An Indissoluble Love di CherryBomb_ (/viewuser.php?uid=89634)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 18 ***
Capitolo 19: *** Capitolo 19 ***
Capitolo 20: *** Capitolo 20 ***
Capitolo 21: *** Capitolo 21 ***
Capitolo 22: *** Capitolo 22 ***
Capitolo 23: *** Capitolo 23 ***
Capitolo 24: *** Capitolo 24 ***
Capitolo 25: *** Capitolo 25 ***
Capitolo 26: *** Capitolo 26 ***
Capitolo 27: *** Capitolo 27 ***
Capitolo 28: *** Capitolo 28 ***
Capitolo 29: *** Capitolo 29 ***
Capitolo 30: *** Capitolo 30 ***
Capitolo 31: *** Capitolo 31 ***
Capitolo 32: *** Capitolo 32 ***
Capitolo 33: *** Epilogo ***
Capitolo 1 *** Capitolo 1 ***
Capitolo 1
Capitolo 1
Bella
POV
Stavo andando a scuola come
ogni mattina. Come uno zombie mi stavo dirigendo verso la fermata
dell’autobus.
Mi maledicevo tutte le volte perché avevo lasciato il mio
pick up a Forks.
Forks.
Era diventata un
tabù. Tutto
quello che era successo in quella cittadina era un tabù. Era
un anno che non ne
parlavo e che cercavo di non pensarci, ma inevitabilmente succedeva
sempre.
Ogni cosa mi portava a pensare a quello che era successo un anno prima,
a
quello che avevo provato e a quello che avevo lasciato, anzi, che mi
aveva
lasciato. Non ero stata io quella che aveva deciso di andarsene, ma
erano state
le circostanze a farmi partire.
Non mi piaceva ammetterlo,
ma
ancora ci soffrivo. Era un anno che era successo, ma ricordavo ancora
tutto con
assoluta meticolosità: il suo sguardo,
la sua voce, le sue
labbra che si posavano sulla mia fronte prima di andarsene
definitivamente da me e dalla mia vita. Le mie lacrime, i miei incubi.
Tutto
era così nitido che mi sembrava di viverlo ogni volta.
La mia decisione di tornare
a
Phoenix era stata dura e sofferta, ma fu la decisione più
giusta che potessi
prendere in tutta la vita.
Allontanarmi da Forks, da
quei luoghi che mi avrebbero fatto ricordare di lui
ogni santo giorno per il resto della mia vita, anche un certo
tipo di alberi mi avrebbero ricordato lui,
era stata la decisione più saggia, ma anche la
più dolorosa.
Avevo vissuto per un anno
con
incubi e con sue improvvise visioni, anche se non sapevo se era davvero
lui o
meno, provavo a non pensarci più di tanto, ma non ce la
facevo: mi mancava,
volevo che tornasse e il fatto di vederlo dappertutto, non migliorava
la
situazione.
Era lui? Non era lui? Era
solo un brutto scherzo che mi tirava il mio cervello? Non lo sapevo e
forse non
volevo nemmeno saperlo. Aveva deciso lui di lasciarmi, di andarsene con
la sua
famiglia e di lasciarmi sola, aveva fatto tutto da solo senza parlarne
prima
con me. Avremmo potuto trovare una soluzione, risolvere e non chiudere
definitivamente la nostra
storia. Aveva sempre detto di tenerci a me, di amarmi e che non mi
avrebbe mai
lasciato, invece l’aveva fatto.
I primi mesi gli incubi e
le
sue visioni mi perseguitavano, lo vedevo dappertutto, in ogni angolo
buio, ma
per mia fortuna con il passare del tempo erano diminuite, tutto era
diminuito,
ma non il suo ricordo. Capitava ancora che mi svegliassi piangendo, ma
almeno
non avevo più incubi, a volte lo vedevo ancora fuori sul
marciapiede apposto a
casa mia che guardava verso la mia finestra.
Erano tutte stupide
illusioni
di una povera ragazza ancora innamorata del ragazzo che
l’aveva lasciata.
Ragazzo, non lo
si poteva definire tale. Era molto di
più di un semplice ragazzo: era un vampiro, un vampiro che
mi aveva stregato il
cuore, che me l’aveva rubato per poi strapparmelo senza
neanche chiedermi il
permesso. Era entrato nelle mia vita senza preavviso,
scombussolandomela
totalmente, era entrato facendomi credere di non lasciarmi mai, ma poi
l’aveva
fatto, mi aveva fatto soffrire, ma stava ancora facendo soffrire, anche
se
nessuno lo sapeva. La cosa bella di cambiare città, o di
tornare nella propria
città, è che puoi decidere quello che devi
raccontare agli altri, puoi decidere
tu cosa far sapere agli altri e io, ovviamente, avevo deciso non
parlare mai di
lui a nessuno, non mi sembrava il
caso. Nemmeno Helena, la mia migliore amica, sapeva qualcosa.
Eravamo solo in due a
sapere
di lui: io e il mio cuore, eravamo
già in troppi.
Non riuscivo a nominarlo,
mi
faceva male addirittura pensarlo e se avessi pronunciato il suo nome solo mentalmente mi sarei messa
a piangere. La sofferenza era troppo grande, il dolore era ancora
troppo
grande.
In quell’anno
avevo vissuto
la mia vita, avevo ricominciato a vedere i miei amici e ad uscire con
loro.
Cercavo di distrarmi, di non pensare a lui e di non farmi mai vedere
triste
altrimenti avrebbero cominciato a fare domande a cui non avrei mai
voluto dare risposta.
Era dura fingere per tutto
il
tempo, era dura far credere agli altri che andasse tutto bene quando in
realtà
mi sarei voluta chiudere in camera a piangere con una vaschetta di
gelato.
Per mia fortuna lui sembrava scomparso, definitivamente
scomparso, ma quando pensavo che finalmente avrei potuto dimenticarlo,
mi
sembrava di scorgerlo tra la gente.
Era difficile andare
avanti,
ma stavo provando con tutta me stessa a farlo.
Ero salita sul pullman e mi
ero persa come al solito tra i miei pensieri, tra i miei ricordi che
non
volevano abbandonarmi.
Non sentivo più
nessuno dei
Cullen, non sentivo più nemmeno Alice che aveva tanto detto
di essere mia
amica. Tutti se n’erano andati dalla mia vita come io me
n’ero andata dalla
loro.
<< Bella
>> mi
sentii chiamare, quando mi girai vidi Helena che avanzava verso di me
con il
suo zaino in spalla.
<< Ciao
Helena. Come
stai? >> le chiesi facendole un sorriso.
Fase
finzione: ON. Pensai
mentalmente.
<< Sono
preoccupata per
il compito di biologia >> sbuffò.
Biologia.
Biologia era la materia in cui avevo cominciato a parlare con lui, in cui si era presentato e avevamo
continuato a parlare ogni giorno per tutta la durata del mio soggiorno
a Forks.
A sentire la parola
biologia
gli occhi mi pizzicarono.
No,
Bella. No. Non piangere. Non puoi piangere. Ti
manca lo so, ma non puoi piangere, non davanti ad Helena, non vuoi che
faccia
domande, vero?
<< Hai
studiato?
>> le chiesi cercando di interessarmi a lei.
Non avevo problemi in
biologia, non ne avevo mai avuti, era la mia materia preferita.
<< Certo
>> mi
rispose muovendo anche il capo.
<< E allora
di che ti
preoccupi? >> le feci un piccolo sorriso.
<< Tu la fai
facile. La
biologia è sempre stata una materia che hai capito al volo,
ma io non ce la
faccio. Io non sono te, io la biologia la odio con tutta me stessa
>>
sbuffò.
<< Stai
tranquilla,
andrà tutto bene >> l’abbracciai per
confortarla.
Io e Helena eravamo
migliori
amiche fin dall’asilo, eravamo sempre state in classe insieme
ed eravamo
cresciute insieme. L’avevo vista cambiare nel corso degli
anni: da piccola,
cicciottella con gli occhiali a slanciata, con un bel seno e dei
capelli lisci
bellissimi. Era diventata davvero una bella ragazza: alta sul metro e
settanta,
mora, capelli lunghi lisci, occhi di un verde speranza, un sorriso
sempre
stampata in faccia e una carnagione abbastanza scura rispetto alla mia.
Era
l’esatto contrario di me: spigliata, solare, divertente e
soprattutto, non
arrossiva per un nonnulla e non inciampava nei propri piedi.
<< Hai
ragione, ma devi
stare tranquilla. Hai studiato, del resto non ti devi preoccupare
>> le
sorrisi nuovamente per poi farle segno di scendere, eravamo arrivate.
Scesi l’ultimo
gradino e mi
avviai insieme ad Helena verso l’entrata della scuola.
La Phoenix High School era
un
unico edificio costruito su due piani con enormi vetrate per far
entrare il
sole. Non era il massimo della scuola, preferivo mille volte quella di
Forks,
ma sapevo che non ci avrei mai più messo piede.
Entrammo
nell’edificio
trovandoci davanti il corridoio pieni di armadietti e ci dirigemmo
verso i
nostri.
<< Ragazze,
finalmente
siete arrivate >> disse Matthew arrivando e mettendoci le
braccia intorno
alle spalle.
<< Ciao, come
mai così
allegro stamattina? >> gli chiesi Helena sorridendogli.
Helena aveva una cotta per
Matthew ormai dai tempi dell’asilo, ma ovviamente lui non se
n’era mai reso
conto perso a correre dietro a Sarah la ragazza più bella
dell’istituto.
<< Forse
chiedo a Sarah
di uscire con me >> sorrise maggiormente.
A quelle parole il sorriso di
Helena scomparve tramutandosi in una smorfia.
Matthew era abbastanza
carino, alto, ricciolino, biondo, occhi stranamente marroni, era anche
simpatico, ma era un cretino che non riusciva a capire i veri
sentimenti di
Helena, anche un cieco avrebbe visto che lei era cotta per lui, ma,
ovviamente,
lui no.
<<
Sarà la centesima
volta che lo dici in un anno >> gli risposi io scrollando
la sua mano
dalle mie spalle ed avviandomi verso la classe.
<< No, ma
stavolta
glielo chiedo sul serio. Insomma, cos’ho da perdere? Cosa
vuoi che succeda se
glielo chiedo? >> mi seguì e
cominciò a gesticolare con le mani.
<< Succede
che Chad ti
spaccherà la faccia >> lo guardai malissimo.
<< Ma lei e
Chad non
sono nemmeno insieme >> mi rispose.
<< Ma vanno a
letto
insieme >> arrossii << e sai che Chad non
apprezza che un altro giochi con
le sue ragazze >> gli
ricordai.
<< Come se
lui non
sapesse che non è l’unico che gioca
con
Sarah, sa benissimo che lei si vede anche con altri. Comunque, non
voglio giocarci, voglio avere una
storia, un
appuntamento. Non mi sembra chiedere troppo >> mi disse
indignato.
<< Se vuoi
farti
spaccare la faccia fai pure >> non sapevo più
cosa dirgli, era anni che
Matthew correva dietro a Sarah e che continuava a voler uscire da lei.
Glielo
chiedeva, ma otteneva sempre la stessa risposta: un secco no e una
risata.
Mi chiedevo come si potesse
essere così stupidi, mi sembrava ovvio che a lei non
interessasse, ma lui
continuava a provarci.
Mi girai a guardare Sarah
che
vicino a me camminava con la testa bassa. Ogni volta che Matthew diceva
qualcosa di sbagliato, lei si chiudeva in se stessa.
Aveva poco autostima di
sé,
era davvero una bella ragazza, ma ogni volta che Matthew le ricordava
che gli
interessava Sarah, la sua autostima si abbassava maggiormente.
<< Forse
è meglio che
vado a dirlo agli altri >> disse Matthew prima di
scappare via.
Non ero la ragazza
più
popolare, ma avevo la mia cerchia di amici, quei pochi ma buoni che mi
aiutavano a far passare la giornata e, soprattutto, a non pensare a lui.
<< Ecco,
sì, forse è
meglio se vai >> gli dissi fulminandolo.
Matthew era davvero
simpatico, ma lo odiavo quando faceva soffrire Sarah. La capivo, la
capivo più
di quanto non avrei mai voluto ammettere. Era innamorata di una persona
che non
la considerava e io ero ancora innamorata di una persona che mi aveva
lasciato.
Eravamo nella stessa situazione, anche se lei non lo sapeva.
<< Ehi, va
tutto bene?
>> le chiesi piegandomi per guardarla in viso.
<< Certo, va
tutto bene
>> fece un sorriso tiratissimo.
<< Helena,
non devi
fingere che tutto vada bene. Stai soffrendo, è inutile che
ti nascondi. Ti
conosco da tutta la vita ormai >>
<< Non sto
soffrendo
>> alzò il viso e mi guardò dura.
<< Ah no?
Dici sul
serio? Va bene, ok. Non stai soffrendo. Allora, andiamo a parlare con
Matthew
per fargli sapere che ha la nostra benedizione >>
cominciai ad
incamminarmi.
<< No
>> la
sentii gridare e mi venne vicino. << Ok, ci soffro, va
bene? >> mi
chiese guardandomi negli occhi.
<< Finalmente
lo
ammetti >> alzai gli occhi al cielo.
<< Non mi
consoli se
fai così >> mi rimproverò.
<< Ammetterlo
è già un
passo avanti >> le sorrisi.
<< E tu
quando
ammetterai che a Forks c’è stato un ragazzo?
>> mi domandò.
A quelle parole sbiancai e
poi arrossii violentemente. Mi imposi di non abbassare lo sguardo, che
la mia
posizione era già compromessa dal mio rossore.
<< Non
c’è stato nessun
ragazzo a Forks >> le risposi guardandola negli occhi.
<< Pensi che
ti creda?
Ma non ti preoccupare, aspetto. Quando vorrai parlarmene, io ci
sarò, ok?
>> mi sorrise.
<< Ok
>> abbassai
lo sguardo imbarazzata.
Mi
dispiace, ma non te ne parlerò mai. Prima o poi
spero che mi passi questa fissa per lui, ma tu scordatelo. Non saprai
niente di
lui. Niente. Perché lui non è mai esistito.
Sarà
come se non fossi mai esistito.
Quelle parole riaffiorarono
nella mia testa, la sua voce era ancora nitida. Ricordavo ancora il
tono esatto
con cui me lo disse, la freddezza nel pronunciare quelle parole.
Gli occhi mi pizzicarono e
decisi di andare in bagno.
<< Bella,
tutto bene?
>> mi chiese lei preoccupata.
<<
Sì, tutto bene. Vai
in classe, io vado un attimo in bagno >> le dissi mentre
cominciavo ad
avviarmi già verso il bagno.
Le lacrime cominciarono a
scendere copiose. Era mai possibile che soffrissi ancora
così tanto? Dopo un
anno che se n’era andato? Era possibile che sentissi ancora
la sua mancanza?
Sì, era ancora possibile dato che stavo andando a piangere
in bagno.
Mi misi a correre nel primo
bagno che trovai aperto e mi chiusi dentro. Mi sedetti sopra la tazza e
cominciai a piangere a dirotto.
Perché
mi hai lasciato? Mi spieghi perché diavolo mi
hai lasciato? Tutte quelle belle parole, quelle belle frasi sono volate
via con
il vento quando tu mi hai detto che te ne andavi, quando hai detto che
te ne
saresti tornato con la tua famiglia senza di me. Mi amavi? Ed era
così che
dimostravi il tuo amore per me? Andandotene? Lasciandomi sola?
Perché devo
essere ancora così innamorata di te? Perché solo
al pensiero di te, mi viene
ancora da piangere? Me lo spieghi? Ecco, sto parlando da sola, come se
tu
potessi sentirmi e rispondere alle mie domande. Chissà dove
sei, chissà con chi
sei, magari hai già tra le braccia un’altra
ragazza, ma che dico, un’altra
vampira. Non potresti mai uscire di nuovo con una stupida ragazzina che
non è
niente paragonata a te. Devi uscire con una vampira, con una tua
simile, con
una vampira che sia bellissima come. Ti immagino già mentre
baci un'altra
mentre io sono ancora qui che piango per te nonostante sia passato un
anno. Un
anno. Te ne rendi conto. Mi avevi detto che sarebbe stato come se non
fossi mai
esistito, ma è un anno che io ti vedo dappertutto, che ti
sogno quasi ogni notte,
questo è il modo in cui non dovevi più esserci?
Piansi per interminabili
minuti, sentii suonare la campanella, ma la ignorai. Non avevo la forza
di
uscire e di affrontare una lezione. Volevo andarmene da quella scuola,
tornare
a casa e sotterrarmi sotto le coperte. Volevo sognarlo, volevo
ricordare i
momenti passati insieme per illudermi che non fosse mai successo
niente, per
ritrovarmi ad essere improvvisamente felice.
Sentii la porta aprirsi.
<< Bella? Sei
qui?
>> la voce di Helena mi arrivò alle orecchie.
<<
Sì >>
sussurrai, ma lei mi sentii benissimo.
<< Stai bene?
>>
mi chiese avvicinandosi al mio cubicolo.
<< Se ti dico
la verità
prometti di non farmi domande di nessun genere? >> tirai
su con il naso.
<< Lo
prometto >>
<< No, non
sto affatto
bene >> e scoppiai nuovamente a piangere.
Rimasi chiusa nel bagno
ancora per qualche minuto fino a quando non mi calmai e uscii
trovandomi
davanti una Helena preoccupata, ma, come mi aveva promesso, non fece
domande.
Tornammo in classe e non
dovette dare nessuna spiegazione al profe, a quanto pareva Helena aveva
trovato
una scusa plausibile.
Passai le tre ore
successive
nel mio mondo, persa a ripensare a quei bellissimi momenti passati a
Forks,
agli amici che avevo perso, alla famiglia che avevo cominciato a
considerare
come la mia.
Camminavo per la scuola
come
un automa, sembrava quasi che fosse il corpo a muoversi da solo e a
sapere cosa
fare.
Arrivai così
fino alla mensa
dove mi sedetti al tavolo insieme ai miei amici.
Helena era già
seduta vicino
a Matthew che lo guardava mentre parlava.
<< Ciao Bella
>>
mi salutò lui prima di tornare a parlare con gli altri Mark
e Luck.
Mark era seduto vicino a
Matthew e annuiva con la testa.
Mark era il primo ragazzo
per
cui avevo avuto una cotta all’asilo, ma poi crescendo eravamo
diventati molto
amici. Andava abbastanza bene a scuola, ma non aveva
l’aspetto del classico
secchione con gli occhiali spessi e i brufoli. Era poco più
alto di me, moro,
con gli occhi di un blu scuro. Molte ragazze gli correvano dietro, ma
lui aveva
occhi solo per la sua ragazza ponpon: Marta. Facevano coppia fissa da
qualche
mese e, al contrario di quello che pensavo, lei era anche simpatica,
non come
le altre cheerleader.
L’altro ragazzo
seduto vicino
a Mark, era Luke di origine indiana: alto, moro, occhi di un nero
petrolio, in
un certo senso mi ricordava Jacob, si assomigliavano parecchio. Lui era
il
classico ragazzo che se ne sbatte di tutto e che vuole solo fare festa
e
sembrava che la stesse per fare.
<< Che cosa
dobbiamo
comprare ancora? Su ragazzi, sta per tornare, bisogna fare una grande
festa. È
stasera. Oggi torna, quindi ragazzi bisogna essere pronti
>> disse
Matthew che si agitava sulla sedia.
<< Matt, stai
calmo.
Chi è che arriva oggi? >> chiesi mordendo un
lato della pizza.
<<
Da… >>
<< Nessuno
>>
concluse velocemente Mark al posto di Matt.
<< Ragazzi,
che è che
torna? >> chiesi posando la pizza nel piatto.
<< Lo
scoprirai
stasera. Tu stai calma e non fare domande. Non sa della tua presenza,
quindi in
un certo senso, sarai tu il suo regalo di bentornato >>
sorrise Matt.
<< Ma di chi?
Chi è che
è partito? >> chiesi cominciando a perdere la
pazienza.
<< Nessuno,
Bella.
Ricordati solo che stasera hai un impegno >> sorrise
nuovamente.
<< E dovrai
vestirti
bene >> mi ricordò Helena.
<< Non
pensare di farmi
mettere un vestito e i tacchi, se non ha intenzione di farmi fare una
figuraccia >> le intimai con l’indice.
<< E come
vuoi sembrare
sexy se non metti i tacchi? >> mi chiese lei sconvolta.
<< Sexy?!?!
Ma mi
spiegate chi sta tornando? >> la campanella
suonò.
<< Bella, ci
vediamo
stasera >> i tre ragazzi presero i loro vassoi e se ne
andarono.
Mi girai immediatamente a
guardare Helena.
<< Mi spieghi
chi
arriva? >> le chiesi assottigliando lo sguardo.
<< Non lo so,
te lo
giuro >> incrociò le dita. << Mi
hanno solo detto di farti carina,
ma non so chi arriva. Credimi >>
Le credetti e mi alzai per
portare via il mio vassoio.
<< Helena,
non dobbiamo
andare a fare shopping, vero? >> mi girai improvvisamente
a guardarla.
<< Hai un
vestito
carino? >> mi chiese.
<<
Sì >> l’unico
vestito che avevo era quello che avevo indossato al mio primo ballo
scolastico
con E… con lui.
<< Un paio di
scarpe?
>>
<<
Sì >> sempre
quelle che avevo usato un anno e mezzo prima.
<< Allora,
no. Non
dobbiamo andare a fare shopping >> mi sorrise.
Tirai un sospiro di
sollievo,
ma al solo pensiero di dover mettere su il vestito di quella bellissima
serata,
mi sentii malissimo. L’avevo usato con lui,
l’avevo indossato per lui,
per andare
al ballo con lui e non volevo ricordare quella sera, non volevo
ricordare quei
bellissimi momenti passati insieme.
Ma non avevo altra scelta,
o
usavo quel vestito o andavo a fare shopping e pur di non andarci, ero
disposta
a stare male, a ricordare momento che non avrei mai dovuto ricordare.
* * * * *
Ero in camera mia che mi
stavo osservando nello specchio a figura intera.
Ero fasciata nel mio
vestito
blu monospalla con un paio di scarpe bianche hai piedi.
In
cosa mi sono cacciata? Chi è questa persona a cui
devo fare da regalo? Mi devo preparare al peggio ne sono sicura.
Mi lisciai il vestito
all’altezza della pancia, un flashback mi fece bloccare: io
che facevo la
stessa cosa un anno e mezzo prima, finché non sentii suonare
il campanello e
scesi le scale con il gesso ai piedi c’era E…
<< Sei
bellissima
>> venni riscossa dai miei pensieri da mia mamma.
<< Non pensi
sia
troppo? >> le chiesi facendo una piroetta.
<<
Assolutamente no
>> mi sorrise e si avvicinò a lasciarmi un
bacio sulla guancia.
<<
È una festa e io ci
vado con un vestito lungo, ma ti rendi conto? Ci manca solo che mi
mettano la
corona in testa e sono perfetta >> sbuffai.
<< Ma stai
benissimo
>> mi ripetè mia mamma avviandosi alla porta.
<< Certo, sto
bene se
dovessi andare ad un matrimonio, ad una festa formale o ad una cena
romantica
in un ristorante di lusso, ma non devo fare niente del genere.
È una festa dove
potrei andare con jeans e maglietta, e invece mi tocca indossare un
vestito
>> sbuffai nuovamente.
Suonarono alla porta.
<<
Sarà sicuramente
Helena, mamma >> urlai per farmi sentire.
Mi contemplai ancora un
po’
nello specchio e i ricordi si impossessarono di nuovo di me: lui che mi sorrideva dalla fine delle
scale, lui bellissimo nel suo
completo nero, lui …
<< Wow,
Bella. Sei
bellissima >> mi disse la mia amica entrando in camera.
Mi girai a guardarla e
spalancai la bocca.
<< Ma tu hai
jeans e
maglietta >> dissi continuando ad esaminarla.
<<
Sì >> fece una
piccola risata.
<<
Anch’io voglio
mettermi jeans, maglietta e converse. Sembrerò una stupida
vestita così, tutto
per cosa? Perché sono il regalo di non so chi? Non ci penso
nemmeno. Io mi
cambio >> tirai giù la slip del vestito e lo
buttai sul letto. Mi tolsi
velocemente le scarpe con il tacco e misi la testa nel mio armadio per
prendere
un paio di jeans e una maglietta che mi infilai senza troppe cerimonie.
Presi
le mie converse e completai l’opera.
Andai a guardarmi allo
specchio.
<<
Così va decisamente
meglio >> sorrise alla figura di me stessa.
<< I ragazzi
si
arrabbieranno con me quando ti vedranno vestita così
>> mi informò.
<< Non mi
interessa.
Sono io che sarei sembrata ridicola a venire con quel vestito e siccome
non mi
piace essere al centro dell’attenzione, mi vesto come una
normale ragazza
>> mi girai a guardarla convinta.
<< Va bene,
come vuoi
tu >> mi sorrise.
Scendemmo le scale e ci
avviammo verso la porta.
<< Ciao mamma
>>
urlai prima di uscire di casa.
<< Non fare
tardi
>> la sentii dire prima che chiudessi definitivamente la
porta.
<< Allora,
chi è che
torna? >> chiesi per la centesima volta a Helena.
<< Non lo so.
Non
chiedermelo più perché riceverai la stessa
risposta sempre >>
Sospirai pesantemente
limitandomi a camminare.
<< Da chi
è che si
tiene la festa? >> chiesi rendendomi conto che non lo
sapessi.
<< Da Matt
>>
fece un sorriso spontaneo a pronunciare il suo nome.
<<
Perché non ti decidi
a dirgli quello che provi per lui? >> le chiesi
semplicemente.
<< Per quale
motivo? A
lui interessa Sarah, rovinerei solo la nostra amicizia >>
<< Magari le
cose
cambierebbero, che ne sai? Dovresti provarci >> le
sorrisi quando mi resi
conto che mi guardava stralunata.
<< Ovviamente
tu stai
scherzando >>
Non riuscii a replicai
perché
arrivammo davanti a casa di Matt da cui proveniva della musica.
Arrivammo alla porta e
suonammo.
<< Finalmente
ragazze.
Vi stavamo dando per disperse. Di solito è
l’ospite d’onore che si lascia
aspettare, non il regalo >> ci accolse Matt con un
sorriso e una birra in
mano. Poi gli cadde l’occhio sul mio abbigliamento
<< Perché sei vestita
così? Non dovevi metterti un vestito e infighettarti?
>> mi chiese
sconvolto.
<< Non mi
metto un
vestito per sembrare ridicola. Sarei stata l’unica con il
vestito. Sai che non
mi piace essere al centro dell’attenzione >>
misi le mani sui fianchi.
<< Sì, lo
so, ma lui…
>>
<< Matt, ma che sta
…
>> e fu in quel momento che sentii una voce a me troppo
famigliare. Una
voce che era da anni che non sentivo più. Era cambiata, era
una voce da uomo,
ma lui no.
Due occhi azzurri si girarono
verso di me e fu lì che mi resi ancora più conto
che fosse davvero lui.
Ciao a tutte. Eccomi tornata
nel fandom Twilight a portare questa mia nuova storia.
Allora, specifico che
è
tratta da una mia shot che ho scritto qualche mese fa (saranno almeno 7
XD)
siccome molte mi hanno chiesto di continuarla, l’ho fatto,
anche se con un po’
di ritardo dato che avevo da finire altre storie.
Secondo me per capire
meglio
dovreste leggerla, anche se penso vi sia chiaro che cosa sia successo.
Comunque
per chi di voi fosse interessato questa è la shot La
decisione.
Lo so, di storie ambientate
dopo l’abbandono di Edward ce ne sono tante, ma spero di fare
qualcosa di
diverso e magari di emozionarvi in qualche modo. =) Questo potrete
dirmelo solo
voi.
Fatemi sapere che ne
pensate
e se vi incuriosisce. =)
Spero di vedervi in numerose.
Ringrazio in anticipo le
persone che leggeranno, recensiranno e metteranno la storia tra le
seguite/preferite/ricordate.
Auguro un buon inizio di scuola a tutte, purtroppo io domani
inizio =( Anche se nessuno avrà voglia di
ricominciare. =)
Al
prossimo capitolo (sperando che ci sia qualcuno ihih ) ^_^
|
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Capitolo 2 *** Capitolo 2 ***
Capitolo 2
Bella POV
Rimanemmo a guardarci per
interminabili minuti.
Non potevo crederci. Era da
anni che non lo vedevo, anni che non pensavo nemmeno più a
lui. Dopo che ci
eravamo salutati, prima della mia partenza per Forks, non avevo
più minimamente
pensato a lui, ma c’era un motivo plausibile: qualcun
altro aveva preso il suo posto.
Dovevo ammetterlo era ancora
più bello di quanto ricordassi: moro, capelli leggermente
mossi e gli occhi di
un azzurro inconfondibile. In quel momento ricordavo perché
avessi perso la
testa per lui.
<< Bella
>> disse
incredulo.
<< Daniel
>> gli
dissi con lo stesso tono.
Ci guardammo ancora non
capendo che cosa dovessimo fare.
Era più di due anni che
non
ci vedevamo e sinceramente trovarmelo davanti mi aveva fatto un certo
effetto.
<< Forse è
meglio se ce
ne andiamo e vi lasciamo parlare >> disse Helena
avviandosi verso
l’interno della casa che prese per un braccio Matt facendolo
entrare.
Continuai a guardare quegli
occhi azzurri non sapendo cosa dire.
<< E-entri o vuoi
rimanere fuori tutti il tempo? >> mi chiese un
po’ titubante per poi
sorridermi.
Arrossii ed entrai in casa
venendo investita dal rumore della musica, ma era mai possibile che
dovessero
ascoltare la musica così alta? Che fastidio.
<< Forse è
meglio se
vado a cercare Helena >>
<< Ma…
>>
Me ne andai prima di sentirlo
dire qualcosa.
Ero confusa, agitata. Pensavo
di non rivederlo mai più, sinceramente tornando a Phoenix
non avevo minimamente
pensato a lui e al fatto che non ci fosse, non me ne ricordavo nemmeno.
Ma
trovarmelo davanti così alla sprovvista, aveva fatto un
certo effetto oltre che
a scombussolarmi.
Cercai immediatamente la
figura di Helena tra la folla e quando la trovai che parlava con Luke e
Mark,
mi aggregai a loro.
<< Vi state
divertendo?
>> chiesi cercando di essere il più tranquilla
possibile.
Tutti e tre si girarono a
guardarmi malissimo.
<< Che ci fai qua?
Non
dovresti essere a parlare con Daniel? >> mi chiese Helena
sconvolta.
<< A parlare con
Daniel? Ma stai scherzando? E perché? >>
arrossii.
<< Bella, prima della
tua partenza vi siete lasciati in malo modo e poi non vi siete
più sentiti,
dovrete parlarvi, no? >>
<< Helly, sono
passati
due anni e mezzo. Ho pensato ad altro in questo periodo
>> le dissi dura
per poi arrossire rendendomi conto che avessi ammesso di aver avuto la
mente
occupata da qualcun altro.
<< Ma questo non
significa che non dobbiate parlare >> mi disse
dolcemente.
Sbuffai.
Non avevo già abbastanza
a
cui pensare? Già c’era lui
costantemente
nei miei pensieri, non avevo voglia di ripensare a quello che era
successo due
anni prima. Insomma, ero andata avanti, avevo trovato un altro e
sicuramente
lui aveva fatto lo stesso. Due anni e mezzo sono tanti, non penso che
mi abbia
aspettato senza andare con nessun’altra.
Rimasi vicina ad Helena e gli
altri, ma non ascoltai nemmeno una parola di quello che stavano
dicendo. Non
volevo stare in quella casa, non volevo stare a quella festa fatta per
il
bentornata a Daniel, ma perché era tornato? Ma, soprattutto,
perché era
partito? Nessuno aveva avuto la decenza di spiegarmi, ma a me non era
nemmeno
passata per la testa di fare domanda.
Non importava, l’avrei
scoperto presto.
<< Bella
>>
sentii delle mani cingermi per i fianchi. Mani che non mi avevano mai
abbracciato e che non riconoscevo.
<< Bella, andiamo in
una stanza ad appartarci? >> dalla voce mi
sembrò Chad, ma non volevo
azzardare niente, era più biascicata e bassa del solito.
Mi girai e trovai davanti il
viso di Chad che mi sorrideva.
<< Mi spieghi che
stai
facendo? >> gli chiesi inorridita togliendogli le mani
dai miei fianchi.
<< Dai, Bella.
Andiamo
in camera ad appartarci? >> mi prese nuovamente per i
fianchi.
<< Chad, sei ubriaco.
Non mi sembra il caso >> gliele tolsi nuovamente.
<< Dai, Bella
>>
cominciò a percorrermi i fianchi con le mani per poi salire
per il ventre.
Mi sentivo sporca,
stranamente sporca. Le mani che mi stavano toccando erano di qualcun
altro e
non le sue, la mia pelle non
reagiva
al contatto con le mani perché non era lui
quello che mi stava accarezzando.
Era un altro. Un altro mi
stava accarezzando, un altro che non era lui.
Mi sentivo sporca perché
mi
consideravo ancora sua, volevo
ancora
essere sua e il solo pensiero di
farmi toccare da un altro mi faceva accapponare la pelle.
Il mio corpo era suo,
le mie labbra erano sue, i miei
gemiti doveva sentirli solo lui e
basta, nessun altro. Io ero solo sua.
<< Chad, lasciami
>> sibilai dura.
<< Dai, Bella.
Lasciati
andare >> ricominciò ad accarezzarmi facendomi
accapponare la pelle.
<< Ch… >> non
riuscii nemmeno a finire la
frase che sentii le mani di Chad scivolare dai miei fianchi per poi
sentire un
tonfo.
Mi girai confusa e trovai
Daniel ansante e Chad steso per terra.
<< Daniel, ma che hai
fatto? >> gli chiesi spostando lo sguardo da lui a Chad
che si teneva il
naso.
<< Non si vede?
>> continuò a guardare il povero malcapitato
con sguardo d’odio e
cominciò a massaggiarsi la mano.
<< Sì, ma,
perché l’hai
fatto? >> sussurrai notando che tutti stessero guardando
la scena.
<< Non deve metterti
le
mani addosso >> digrignò i denti.
<< Era ubriaco
Daniel,
non avrebbe mai fatto niente. Non serviva che lo picchiassi
>> gli urlai
contro rossa in viso.
<< È
così che mi
ringrazi per averti salvato? >> si girò a
guardarmi.
<< Salvato? Non era
uno
stupratore, era solo un ubriaco. Cosa pensi che sarei andata a letto
con lui?
Davvero pensi questo? >> strinsi i pugni lungo i fianchi.
<< No, ma…
>>
abbassò la voce e lo sguardo.
<< Tanto
l’hai sempre
pensato >> dissi andandomene rossa in viso per la rabbia.
<< Bella
>> mi
sentii chiamare e dei passi dietro di me mi fecero capire che Daniel mi
stesse
seguendo.
<< Non puoi andare
Dan,
sei l’anima della festa >> gli disse Matt.
<< Si fotta la festa,
lei è più importante >> gli
urlò Dan.
Avevo sentito bene o era
stata solo una mia impressione?
Io ero più importante? Ero ancora importante per lui? Dopo
due anni e mezzo che
non ci eravamo nemmeno più sentiti, diceva che ero
importante. Se fossi stata
importante mi avrebbe cercato, non mi avrebbe lasciata con quella
stupidissima
litigata.
<< Bella, fermati.
Voglio parlarti >> urlò Dan.
Eravamo già fuori in
strada e
mi stavo dirigendo verso casa mia.
<< Vuoi parlare? Sul
serio, vuoi parlare? E di cosa eh? Di come ci siamo lasciati qualche
giorno
prima che partissi? Di come non mi hai cercato per un anno e mezzo?
>> mi
girai e me lo trovai ad una spanna dal naso.
<< Perché
tu l’hai
fatto? >> mi chiese semplicemente.
<< E
perché dovrei
averlo fatto? Non sono stata io che mi sono data della facile da sola
>>
dissi abbassando il tono.
<< Sai che non era
mia
intenzione >> mi guardò negli occhi.
<< Ma l’hai
fatto
>> gli risposi durante.
<< Senti,
perché non
ricominciamo da capo? Perché facciamo finta che quel giorno
non sia mai
successo niente? >> appoggiò una mano sulla
mia guancia e me l’accarezzò.
Nuovamente mi sentii sporca,
qualcosa mi faceva sentire che quel gesto era sbagliato, che lui non
aveva il
diritto di toccarmi perché non ero sua, perché io
ero già di qualcun altro e
non aveva nessun diritto di toccarmi.
<< Daniel
>>
sussurrai. Non riuscii a continuare, travolta dalla sensazione di
sentire
nuovamente una mano che mi toccava e non una mano fredda che mi aveva
toccato
fino ad un anno prima, ma di una mano calda che sapeva trasmettermi
dolcezza.
Non potevo pensare quelle
cose. Io ero ancora innamorata di lui,
ero ancora incondizionatamente innamorata di lui.
L’avrei amato anche se avesse avuto un occhio e i piedi
palmati. L’avrei amato anche se fosse stato l’uomo
più brutto sulla terra.
L’avrei sempre amato e non potevo pensare che Daniel potesse
sostituirlo. Lui era
insostituibile.
<< Bella, non ho
smesso
di pensare a te in tutti questi anni, cosa pensi che non ci abbia
sofferto per
la tua partenza? Cosa pensi che provassi per te allora? Ero innamorato.
Sono
ancora innamorato di te >> mi sussurrò a
qualche centimetro dalle mie
labbra facendomi sentire il suo respiro fresco sulle mie labbra.
<< Daniel,
io… io non
posso >> gli dissi abbassando la testa.
Non lo amavo. Come potevo
amarlo? Lui non era lui. Lui era un
altro. Non era quello che volevo.
La mia arrabbiatura nei suoi
confronti era scomparsa. Completamente scomparsa. Ero stata travolta
dalla sua
voce calda e dolce e dalla sua gentilezza.
Mi alzò il viso con la
mano
ancora appoggiata alla mia guancia.
Ci guardammo negli occhi, lo
vidi avvicinarsi maggiormente a me e mi scostai.
<< Non puoi pensare
di
tornare all’improvviso e pensare che niente sia cambiato
>> gli dissi con
lo sguardo basso per nascondere il rossore.
Mi ero allontanata da lui e
guardavo il marciapiede.
<< Non sono tornato
all’improvviso. Sei tu quella che l’ha fatto, che
si è materializzata di nuovo
in questa città stravolgendomi di nuovo la vita
>>
<< Io non mi
ricordavo
nemmeno della tua esistenza, non mi ricordavo nemmeno di te. Ti rendi
conto che
non mi sono nemmeno resa conto che non ci fossi? Se non ti avessi visto
stasera, molto probabilmente non ti avrei mai nemmeno più
pensato >>
alzai la testa e puntai gli occhi nei suoi.
<< Grazie. Davvero.
Io
ti ho detto di essere innamorato di te e di non averti mai dimenticato
e tu dici
di non aver mai pensato a me. Mi sento davvero molto felice adesso
>>
disse ironico e ferito.
<< Scusa, non volevo
ferirti, ma è la verità >> mi
sentii accaldata. << Daniel, non
posso dirti di amarti perché io… ecco,
io… >> le parole mi morivano in
gola.
Non potevo ammettere di
essere ancora innamorata di lui. Santo
cielo, mi aveva lasciato e dopo un anno io ero ancora innamorata di
lui. Quale
ragazza è così stupida? Così stupida
da rimanere ancorata ad un ragazzo che non
la vuole?
Solo io. Isabella Swan, lo
ero.
<< Tu cosa?
>>
sentii il suo sguardo su di me per interminabili minuti fino a quando
non
ricominciò a parlare. << Hai avuto un altro,
vero? >> mi chiese
duramente.
Rimasi in silenzio. Definirlo
un altro era riduttivo. Lui era
l’altro. L’altro con cui ogni donna avrebbe voluto
passare il resto della
propria vita. L’altro che era dolce, premuroso, bellissimo.
L’altro che avevo
sognato per anni da poi. L’altro che incarnava perfettamente
lo spirito e la
bellezza del principe azzurro, quello che arriva su un cavallo bianco e
ti
porta nel suo bellissimo castello. L’altro era
l’uomo che ogni donna aspettava
per tutta la vita e che solo una fortunata poteva averlo per
sé, per sempre.
Io ce l’avevo, io ero
quella
fortunata. Ma purtroppo quella fortunata è stata pure
lasciata da questo
fantomatico principe azzurro.
Cos’era meglio? Aspettare
il
principe azzurro per tutta la vita per poi
“accontentarsi” di un uomo che ci
amava oppure avere la possibilità di vivere questo principe
azzurro e poi
essere lasciata? Io sceglievo la prima opzione. Non avrei mai voluto
soffrire
ancora più di quello che stavo facendo. Se avessi saputo che
sarebbe finita
così, non mi sarei mai trasferita a Forks, non gli avrei mai
dato confidenza,
non avrei mai fatto niente di niente. Se avessi saputo, e sarei potuta
tornare
indietro, non avrei mai fatto niente.
Il dolore era troppo grande
da sopportare, il dolore era immenso, era talmente forte che mi sentivo
morire
ogni volta che pensavo a lui. Era
normale? Ero sicura di no.
Nelle favole il principe
azzurro non lascia la principessa, il principe rimane al suo fianco e
la
protegge, sempre, non dice parole al vento che poi non riesce a
mantenere. Il
principe non avrebbe mai preso il suo cavallo bianco per andarsene
lontana
dalla sua principessa.
Sì, nelle favole era
così, ma
ormai avevo capito che la vita vera era diversa.
Quello che mi era successo in
quel periodo era qualcosa che poteva succedere solo in un libro
fantascientifico o in un libro romantico, come poteva succedere nella
vita
reale? Stavo cominciando a pensare che fosse tutto un sogno, che lui e gli altri fossero stati solo un
sogno, che io non li avevo mai conosciuti e che ero ancora innamorata
di un uomo che non esisteva, che
non era mai
nemmeno esistito.
No. Lui non
poteva essere un’illuse. Il mio amore per lui
era vero, il mio dolore era vero.
Cosa ci poteva essere di finto in tutto quello che stavo passando?
Niente.
<< Bella,
è una
semplice domanda a cui devi solo rispondere sì o no: hai
avuto un altro? In
quell’anno e mezzo che sei stata da tuo papà, hai
avuto un altro? >>
domanda diretta fatta con un tono secco e duro.
Presi un profondo respiro.
<< Sì
>> non
c’era nient’altro da aggiungere. Io avevo risposto
alla sua domanda, non dovevo
dire altro.
<< Sei ancora
innamorata
di lui? >> mi assottigliando lo sguardo.
Abbassai gli occhi e non
risposi.
<< Perché
sei tornata
allora? Potevi rimanere là con lui invece di tornare a
stravolgermi la vita.
Potevi startene in quel paesino con quell’altro.
Perché sei tornata, Bella?
>> mi chiese in un sussurro smorzato dalla tensione e
dall’amarezza.
Mi girai e me ne andai, lui
mi raggiunse nuovamente.
<< Ti ha lasciata? E
tu
pensi ancora a lui? Quant’è che sei qua adesso? Un
anno? E tu pensi ancora lui.
Non è tornato Bella. Non è venuto a prenderti per
riportarti a Forks. Tu sei
ancora qui e lui è ancora là. Ti ha lasciato,
devi andare avanti >> si
mise ad urlare.
<< Non sono affari
tuoi
>> gli risposi semplicemente sentendo che le lacrime
volevano uscire.
Aveva colpito nel segno. Aveva
tirato ad indovinare, ma ci aveva preso. Era passato un anno e io ero
ancora
innamorata di lui, lo pensavo ancora. Era passato un anno e lui non era
venuto
a prendermi, quando avrebbe potuto benissimo farlo. Era passato un anno
e di
lui nessuna traccia.
<< Sì che
lo sono. Io
ti amo, ti ho sempre amato. Non posso pensare di vederti soffrire per
uno che
non ti vuole più >> mi disse prendendomi il
viso tra le mani.
Me le scrollai di dosso e lo
guardai negli occhi.
<< Mi spieghi
perché
vuoi rovinare tutto? C’era una bella amicizia tra di noi, che
poi litigassimo
quasi sempre quello è un altro discorso, ma eravamo amici,
semplici amici. Non
potrebbe essere così anche adesso? Perché vuoi
complicare le cose dicendo di
essere innamorato di me? >> gli chiesi quasi per
supplicarlo di non darmi
un motivo per allontanarmi da lui.
Era stato un buon amico negli
anni precedenti, lo era sempre stato e non avevo mai pensato a lui in
modo
diverso, anche se ogni tanto avevo pensato di provare ad uscire con lui
per
vedere come andava, ma capivo che non ci sarebbe stato futuro.
Litigavamo
sempre, non eravamo due persone che potevano stare insieme.
<< Per me non sei mai
stata una semplice amica, Bella. Tu sei sempre stata la ragazza di cui
ero
segretamente attratto. Sei sempre stata quella che ho desiderato da
sempre
>> mi disse dolcemente.
<< Ma sei andato a
letto con Sarah >> gli ricordai io.
<< Dettagli
>>
sorrise leggermente.
<< Daniel, mi
dispiace,
ma io ti ho sempre visto come un semplice amico. Non potremmo rimanere
amici?
Come sempre? Davvero, non sono mai riuscita ad immaginarti
più di un semplice
amico, anche se comunque mi facevi delle scenate di gelosia pazzesche,
ma ho
sempre pensato che fossi molto protettivo nei miei confronti come amico
>> gli sorrisi.
Tolse le mani dal mio viso.
<< È
questo quello che
vuoi? Che siamo semplicemente amici? >> mi chiese
pronunciando l’ultima
parola con ribrezzo.
<< Sì, ti
sto chiedendo
questo >> gli sorrisi.
<< Va bene. Fai come
vuoi. Sappi solo che per me non sarai mai una semplice amica
>> mi disse
prima di andarsene.
Lo guardai camminare nella
parte opposta rispetto alla mia.
L’avevo ferito, sapevo di
averlo fatto, ma non potevo mentirgli dicendogli che l’amavo,
che l’avevo
sempre amato quando non era vero.
Mi girai e mi incamminai
verso casa.
Non potevo mentire a me
stessa. Ero ancora innamorata di lui ed
ero una stupida perché lo stavo ancora aspettando. Non
sarebbe mai tornato, non
l’avrebbe mai fatto.
Alzai lo sguardo dal
marciapiede ed ecco lì, bello come il sole sul marciapiede
opposto al mio che
mi guarda senza sorridere, senza un minimo segno sul suo volto. Non
sorrideva,
non sembrava nemmeno felice di vedermi. Mi scrutava come se dovesse
trovare
qualcosa di sbagliato in me.
Io ti amo ancora.
Pensai sentendo che le lacrime
volevano essere lasciate libere.
Come se avesse sentito il mio
pensiero mi sorrise. Un sorriso che non gli avevo mai visto fare, quasi
colpevole, ma allo stesso tempo pieno d’amore.
No, non poteva essere lui. Il sorriso non era il suo, i
capelli bronzei rilucevano nella notte in modo poco naturale.
No, non era davvero lui.
Era solo una delle mie solite
allucinazioni. Era il mio cervello che voleva vederlo, ogni fibra del
mio corpo
avrebbe voluto vederlo, ma sapevo benissimo che non sarebbe successo.
Una macchina passò
proprio in
quel momento oscurandolo, quando se ne andò, lui non
c’era. Era scomparso, se
n’era andato come un anno prima.
Non era venuto a prendermi, non era venuto a dirmi che mi amava ancora.
Era
solo una mia stupida fantasia, una mia stupidissima fantasia che non si
sarebbe
mai realizzata.
Guardai ancora il punto da
cui era scomparso.
Riuscirò mai a
rivederlo? Lo vedrò mai un giorno mano
nella mano con una bellissima vampire che passeggiano tranquillamente?
Riuscirò
a pensare a lui senza soffrire?
Arrivai a casa, salii le
scale e mi buttai sul letto senza nemmeno rispondere alle domande di
mia mamma
che continuava a parlare senza che io nemmeno la ascoltassi.
Ero sul letto a pancia in su
che guardavo il soffitto e ripensavo a lui,
alla visione che avevo appena avuto. Era sempre più bello.
Come poteva una
persona che non muta mai d’aspetto, diventare sempre
più bella? Non era
possibile.
Ripensandoci era la prima
volta da mesi che avevo nuovamente una visione. Era da almeno un paio
di mesi
che non lo vedevo più, che non lo sentivo vicino a me. Era
da troppo tempo.
In un certo senso mi era
mancato. Anche solo avere l’illusione che fosse lì
per me, che fosse accanto a
me a proteggermi.
Mi addormentai con il mio
solito pensiero in testa: lui.
Ma quella notte,
inaspettatamente, dopo mesi che non mi capitava più: mi
svegliai madida di
sudore che piangevo a dirotto. Avevo fatto un altro incubo.
Ricominciavo a fare
di nuovo gli incubi.
Che cos’era cambiato? Non
lo
sapevo.
Ma mi svegliai con una
strana
sensazione. La sensazione che qualcuno quella notte fosse stato accanto
a me.
Ciao a tutte! Eccomi qui con
un nuovo capitolo. Finalmente scoprire chi è questo nuovo
ragazzo, Daniel. Be,
sono sicura che lo odierete già perché si mette
in mezzo tra Bella e l’Edward
scomparso che non si sa se torna (secondo voi torna?).
Cosa pensate che farà
Bella
adesso? Daniel le ha detto di essere sempre stato innamorato di lei, ma
secondo
voi resteranno davvero amici?
Allora, spero che il capitolo
sia piaciuto e di vedere delle nuove lettrici. =)
Non mi sembra che questa
storia abbia molto successo e spero che con il tempo la situazione
migliori.
Ringrazio le ragazze che mi
hanno aggiunto alle preferite/ricordate/seguite, grazie davvero. In
questo
momento mi sento davvero demoralizzata nel constatare che la storia non
ha
molto successo, ma non posso farci niente. =(
Fatemi sapere che ne pensate,
i consigli e le critiche sono sempre ben accetti se ce ne fosse
bisogno, come
mi fa sempre piacere leggere delle recensioni.
Rispondo alle recensioni:
Lua93: Gemeeee,
piantala di definirla una meraviglia perché a quanto pare
non lo è, ma come ti
ho detto spero che con il tempo la situazione migliori. =) Certo che
dici che
non è la solita trama, ma mi sembra di aver visto altre
storie in cui Bella
cerca di rinascere dalle ceneri, anzi, mi sembra di averne viste
parecchie e
forse è anche per questo che la storia non attira molto
perché le lettrici
saranno stufe di leggere sempre storie dopo l’abbandono di
Edward, ne avranno
lette tantissime e adesso non avranno più voglia di leggerne
un’altra. Be, sono
felice che tu abbia cambiato idea e che la prospettiva di incontrare
nuovi
personaggi ti alletti =) Oddio, ma che paroloni ho usato? Ahahahah
forse è per
quello che non leggono le mie storie perché uso troppi
paroloni ahahah. Basta
pippe mentali? Fosse facile. Che cazzo tutto quello che scrivo non ha
successo
=( Comunque -1 ahahah Non vedo l’ora e spero che ci
farà sapere presto i
risultati. =) Ti voglio bene. Bacioni. ^_^
vanderbit: Ciao!
Sono felice che la storia ti incuriosisca =) Sì,
è una Ed x Bella se a lieto
fine questo non posso dirtelo altrimenti ti tolgo tutto il bello di
leggere la storia
(se continuerai a farlo). Be, per la vecchia conoscenza hai scoperto
che è. =)
Che ne pensi di lui? I Cullen arriveranno un po’
più in là, anche se la prima a
fare la sua apparizione è Alice, dopo gli altri arriveranno
con calma. Sono
contenta che ti sia piaciuta anche la shot. Per quanto riguarda Renee,
Charlie
non le ha parlato di quello che è successo tra Bella ed
Edward perché si aspettava
che lo facesse la figlia, ma dato che lei non gliene ha parlato, Renee
non sa
cosa sia successo davvero. Spero che anche questo capitolo ti sia
piaciuto e
che continuerai a leggere la storia. Un bacione ^_^
Al prossimo capitolo
ragazze,
spero di vedervi in numerose. ^_^
|
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Capitolo 3 *** Capitolo 3 ***
Capitolo 3
Bella POV
Ormai erano passati mesi dal
ritorno di Daniel e avevamo ricominciato ad uscire di nuovo tutti
insieme come
hai vecchi tempi.
Dopo la dichiarazione di
Daniel non eravamo più tornati sull’argomento, o
meglio, io non volevo
pensarci. L’avevo respinto, lui mi amava e io invece no. Non
osavo nemmeno
immaginare quanto lui potesse soffrire a starmi vicino come amico
quando
avrebbe voluto starmi vicino come mio ragazzo.
Ma in quei mesi le cose
cambiarono, molte cose cambiarono.
Da quella sera in cui lo rividi nuovamente, le sue visioni si
fecero sempre più frequenti, come gli incubi che cominciavo
ad avere di nuovo
tutte le notte svegliandomi sudata e piangendo, ma sempre con la
sensazione che
qualcuno fosse stato vicino a me per tutta notte.
Mi sentivo sempre più
irrequieta dopo quei sogni e dopo le visioni, non era normale
continuarlo a
vedere o immaginarlo. Dovevo smetterla, dovevo andare avanti anche se
sarebbe
stato doloroso.
E forse ci stavo riuscendo.
Da quando Daniel era tornata
e avevamo ricominciato ad uscire insieme, l’avevo riscoperto,
l’avevo
riscoperto in senso positivo. Era cambiato nel corso degli anni, non
era più un
mezzo stronzo che fa battutine idiote per prenderti in giro, non era
più il
ragazzino che mi proteggeva da qualsiasi cosa. Era un uomo, un uomo che
stava
maturando e crescendo e che cominciava ad avere la testa sulle spalle e
le idee
chiare.
Mi ritrovai a vederlo con
occhi diversi: non era così brutto fisicamente, anzi
l’avevo sempre detto che
era un bel ragazzo, ma poi non era solo quello era dolce, carino,
divertente,
sapeva farmi ridere sempre e un suo abbraccio sapeva tirarmi su il
morale come
solo qualcun altro sapeva fare.
Il suo ricordo
c’era ancora, ma non potevo pensare di aspettarlo per
l’eternità. Era già passato un anno e
mezzo, e lui non si era fatto ancora
vivo. Cosa dovevo fare? Aspettarlo ancora? Avevo il diritto di vivermi
la mia
vita.
Da quando cominciare a vedere
Daniel con occhi diversi mi resi conto che ero attratta da lui, che un
sentimento stava nascendo in me che andava ben oltre
l’amicizia.
La gelosia mi accecava quando
lo sentivo fare apprezzamenti su un’altra ragazza,
l’invidia mi invadeva quando
mi rendevo conto che non ero più al centro dei suoi pensieri.
Mi sentivo una stupida, una
stupida che stava cominciando ad innamorarsi di un ragazzo che non era
più
innamorato di lei. Mi sembrava di averla già sentita quella
storia.
Cos’era destino che mi
innamorassi di ragazzi che poi non mi avrebbero corrisposto? Prima lui poi Daniel, ma per
quest’ultimo dovevo
dare solo la colpa a me stessa.
Lui mi aveva detto quello che
provava e io gli avevo risposto che lo vedevo solo come un amico, ed
era vero,
quella sera, in quel momento era vero, ma più passava il
tempo e più mi rendevo
conto che lui fosse qualcosa di più di un semplice amico.
Ero divisa in due: la parte
che cominciava ad amarlo e l’altra che continuava a pensare a
lui, alla convinzione che un giorno
sarebbe potuto tornare e proteggermi con il suo corpo perfetto da
qualsiasi
cosa dicendo di amarmi.
Ero seduta sulla panchina del
parco mentre facevo quei pensieri, e stavo ammirando Daniel che dava
qualche
calcio al pallone insieme agli altri. Helena era vicino a me che
guardava Matt.
Dovevo prendere una
decisione, per una volta dovevo decidere cosa fare invece di aspettare
che le
cose succedessero da sole. Avevo due opzioni: la prima era che dovevo
assolutamente farmi passare questa cotta per Daniel e la seconda,
quella meno
probabile, era che dovevo dimenticarmi di lui,
accantonare l’amore che continuavo a provare verso
quell’essere perfetto.
Dovevo muovermi, darmi una
mossa, se avessi aspettato ancora un po’ Daniel avrebbe
incontrato un’altra e
tanti cari saluti alla mia possibilità di essere di nuovo
felice.
Sì, sapevo cosa dovevo
fare,
anche se era molto difficile da attuare: dovevo dimenticarlo,
dovevo dimenticare i suoi
capelli, il suo viso
perfetto, le
sue labbra, i suoi
baci, le sue mani,
il suo corpo alla luce del sole.
Dovevo dimenticare tutto.
Sì, era la cosa
più giusta
per me e non potevo perdere la possibilità di essere felice
perché pensavo che lui
sarebbe tornato, perché aspettavo
che lui tornasse. Era passato un
anno
e mezzo, un dannatissimo anno e mezzo e lui
non era tornato. Come potevo aspettarmi che lo facesse in
quel momento?
Per una volta cominciai a
pensare a me stessa, alla mia felicità prima di quella degli
altri.
Avevo preso la mia decisione,
dovevo solo parlare con Daniel. Come se fosse facile, quella era la
parte più
difficile.
Non sapevo esattamente cosa
provavo per lui, non sapevo che cosa fosse quello strano sentimento che
stava
nascendo dentro di me, ma sapevo benissimo che non era una semplice
amicizia ed
era giusto che lui lo sapesse, perché lui aveva tutto il
diritto di ridermi in
faccia e dirmi che era troppo tardi. L’avevo fatto io
dicendogli che era sempre
stato un amico, poteva farlo benissimo anche lui.
<< Helly, mi spieghi
perché non hai mai detto a Matt quello che provi per lui?
>> le chiesi
continuando a guardare Daniel che si divertiva.
<< Perché
so che lui
non mi ama, che sono solamente un’amica per lui e che non
potrai mai essere
nient’altro >> mi rispose semplicemente non
distogliendo gli occhi da
Matt.
<< Ti hai mai detto
che
sei solo un’amica? >> insistii.
<< No, non me
l’hai mai
detto, ma perché tutte queste domande, Bella?
>> con la coda dell’occhio
vidi che si girò a guardarmi.
<< Mettiti per un
secondo nei suoi panni. Se tu dovessi dirgli quello che provi per lui e
lui ti
dicesse che sei solo un’amica, cosa faresti? >>
non feci nemmeno caso
alla sua domanda.
<< Cercherei di
farmene
una ragione e mi cercherei un’altra o un altro. Non ci sto
capendo niente,
Bella >>
<< E se poi tu
scoprissi dopo qualche mese di essere innamorata di lui, cosa faresti?
>>
continuai imperterrita.
<< Forse glielo direi
>> mi rispose con la confusione dipinta sul volto.
<< Forse, non ne sei
sicura. Cosa ti fa pensare di non dirglielo? >>
<< La
possibilità che
lui mi abbia dimenticato >> sussurrò
lentamente. Forse cominciava a
capire dove volessi arrivare.
<< Come fai a sapere
se
lui non l’ha fatto? >> gli chiesi girandomi
finalmente a guardarla.
<< Dovrei dichiararmi
e
aspettarmi una qualsiasi sua risposta che potrebbe essere “Ti
amo ancora” o “Mi
dispiace, ma è tardi” >> quello che
pensavo anch’io.
<< Allora, tu glielo
diresti? >>
<< La
possibilità che
lui mi ami ancora è alta, insomma sono passati pochi mesi,
una persona che ama
realmente non dimentica in così poco tempo >>
mi sorrise.
Mi ritrovai a riflettere e a
girarmi nuovamente verso Daniel che proprio in quel momento
alzò la testa e
incontrò il mio sguardo. Mi sorrise e io feci lo stesso.
Era ancora innamorato di me?
Sì o forse no.
<< Bella, mi spieghi
che sta succedendo? >> mi chiese Helena guardandomi con
le mani suoi
fianchi nonostante fosse seduta.
<< Niente, che
dovrebbe
succedere? >> le chiesi continuando a guardare Daniel che
correva avanti
e indietro sul prato.
È bello. Cosa ci posso
fare?
Pensai mentalmente facendomi
scappare un sorriso.
Le gambe toniche, ma non
troppo muscolose si intravedevano dai pantaloni corti che indossava. La
maglietta ogni tanto si alzava mostrando il suo ventre piatto e
scolpito. Gli
occhi azzurri risaltavano con il sole donandogli una strana luce negli
occhi. I
muscoli della braccia si muovevano ad ogni suo movimento e sotto la
maglietta potevo
vedere benissimo le sue bellissime spalle larghe.
Lo stavo… desiderando?
Stavo
ammirando il suo corpo con desiderio? L’unica volta che era
successo era stato
con Ed… lui.
Mi piaceva così tanto?
Mi
piaceva così tanto da perdermi ad osservare quel corpo che
cominciavo a vedere
come perfetto? Che cominciavo a definire Daniel perfetto in ogni sua
forma?
<< Bella? >> Helly mi sventolò
una mano davanti alla faccia e
tornai alla realtà.
<< Che
c’è? >> le
chiesi girandomi a guardarla di mala voglia.
<< Cos’ha
catturato il
tuo sguardo? >> fece un sorriso malizioso e furbo come di
una che aveva
già capito tutto.
<< Niente. Stavo solo
pensando e mi sono persa a guardare un punto lontano >>
mi sentii
accaldata.
Merda. Io e la mia stupida
timidezza.
<< Solo pensando? Un
punto lontano? E come mai il tuo sguardo continuava a seguire Daniel?
>>
allargò maggiormente il sorriso.
<< Non lo stavo
guardando >> abbassai il viso imbarazzata.
<< Infatti, scusa ho
sbagliato a parlare, lo stavi mangiando con gli occhi >>
scoppiò a
ridere.
<< Non è
vero >>
alzai leggermente la voce guardandola negli occhi nonostante fossi
ancora rossa
in viso.
<< Oh sì,
Bella mia
>> continuò a ridere.
Sbuffai.
Non lo stavo mangiando con gli
occhi. Lo stavo solo…
guardando.
Arrossii maggiormente.
<< Allora? Devi dirmi
qualcosa? >> mi chiese facendosi ancora più
vicina.
<< No, niente
>>
scossi la testa per enfatizzare la mia risposta.
<< Sicura?
>> si
avvicinò maggiormente.
<< Sicura
>> mi
allontanai.
<< Non stai parlando
di
te prima, vero? >> tutte domande mirate per mettermi in
imbarazzo.
Stronza!
<< Prima quando?
>> le chiesi facendo finta di niente.
<< Come se non lo
sapessi. Comunque, prima quando mi hai fatto tutte quelle domande. Non
stai
parlando di te e del fatto che sei innamorata di Daniel, vero?
>>
ammiccò.
<< Non sono
innamorata
di lui >> arrossii e abbassai lo sguardo.
Accidenti!
<< Oddio, sei
innamorata di lui davvero >> alzai lo sguardo e vidi che
gli occhi
cominciarono a luccicarle.
<< No, non sono
innamorata. È… una piccola cotta. Ecco,
sì. Posso definirla così >>
annuii con la testa.
<< Piccola cotta?
Bella, non guardi un ragazzo come l’hai guardato tu quando
hai una piccola
cotta, tu ormai sei andata partita. Che carini >> si
stava per mettere a
piangere << Tra poco avremo una coppia nella nostra
compagnia >>
<< Una nuova coppia?
Ma
che stai dicendo? >> le chiesi spalancando gli occhi.
<< Devi dirglielo.
Devi
dirgli quello che provi per lui. Lui è ancora innamorato di
te, Bella. Devi
dirglielo >> mi prese per le spalle e mi
guardò intensamente negli occhi.
<< Co-come fai a
saperlo che è ancora innamorato di me? >> le
chiesi.
<< Da come ti guarda,
da come segue ogni tuo più piccolo movimento, da come ti
parla e soprattutto
perché continua a dirlo ai ragazzi, o meglio, parla di te,
continua a parlare
di te >> le lacrime cominciarono a rigarle il viso.
<< E tu come fai a
saperlo? >> sapevo di essere rossa come un pomodoro.
<< Matt mi dici tutto
quello che si dicono >> sorrise.
<< Non penso proprio
tutto. Qualcosa eviterà di dirtela >> le feci
notare.
<< Eh va be, fa
niente.
Comunque non stavamo parlando di questo >> sorrise
nuovamente e
ricominciò a piangere.
L’avevo sempre detto che
era
troppo sentimentale e romantica. Be, anch’io lo ero, ma non
come lei, lei lo
era in modo esagerato.
<< Non glielo
dirò
>>
<< Devi farlo.
Andiamo
Bella. Vi amate perché non dovreste stare insieme?
>> mi chiese in modo
diverso.
Giusto, perché non
dovevamo
stare insieme?
Perché nuovamente la sua immagine
si
era insinuata nella mia testa. Vidi il suo viso, i suoi lineamenti e
gli occhi
dorati.
Mi girai sentendomi osservata
ed eccolo lì, tra i cespugli che mi guardava: lui
in posizione eretta che mi guardava in un modo strano
sembrava…
deluso? Possibile? Lo guardai fin quando non scomparve improvvisamente.
Se n’era andato
com’era
arrivato e ormai non mi potevo nemmeno più la domanda se
fosse vero o se fosse
solo una mia visione perché volevo che tornasse. Sapevo
benissimo che non era
lui, che non poteva essere lui e che il mio cervello giocava brutti
scherzi.
Mi girai a guardare Daniel.
Non esisteva più lui, esisteva solo Daniel: lui era vero,
reale, avrebbe potuto proteggermi, amarmi, cosa che lui
non poteva fare perché non c’era,
perché se n’era andato.
<< Tutto bene?
>>
mi chiese Helena appoggiando una mano sul mio braccio.
Annuii.
<< Matt, Luke, Mark,
perché non andiamo a prendere qualcosa da bere?
>> chiese innocentemente
Helena.
Mi girai e la fulminai con lo
sguardo. Lei fece finta di niente e si alzò per andare verso
i ragazzi.
Daniel venne verso di me e si
sedette sulla panchina.
<< Oddio, non pensavo
di essere così stanco >> disse sbuffando per
poi sorridere.
Mi persi a guardare quel suo
sorriso perfetto che mostrava dei denti bianchi.
Mi ritrovai ad arrossire e mi
girai dall’altra parte.
<< Da-Daniel?
>>
lo chiamai balbettando.
<< Dimmi,
è successo
qualcosa? >> mi si avvicinò maggiormente
preoccupato.
<< No, niente di
preoccupante >> alzai per un secondo lo sguardo per poi
abbassarlo
nuovamente imbarazzata.
Mi cominciò ad
accarezzare il
braccio e chiuso gli occhi per bearmi di quel contatto.
<< Sei sicura che
vada
tutto bene? >> mi chiese alzandomi il viso con una mano.
<< Sì,
sicura. Va tutto
bene >> sorrisi leggermente.
<< Quindi, che
succede?
>> tolse la mano dal mio viso, ma continuò a
guardarmi negli occhi.
Spostai la testa di lato e
guardai la distesa di erba del parco.
<< De-devo dirti una
cosa >> esordì incerta.
Ok, Bella. Ce la puoi fare. Con
Daniel hai sempre
parlato di tutto, non vedo perché adesso non puoi farlo.
È semplice. Devi
dirgli di provare qualcosa per lui, che almeno vuoi provare ad uscire.
Non ci
vuole tanto, è semplice. Semplicissimo.
Le ultime parole famose.
<< Dimmi
>> mi
accarezzò nuovamente un braccio.
<< Ecco…
io… Volevo
parlarti… >> mi fermai e prese un profondo
respiro. << Qualche mese
fa hai detto di amarmi e io ti ho detto che per me eri sempre stato un
amico
>> abbassai lo sguardo imbarazzata. << Ho
mentito, o meglio,
continuerei a mentire se ti facessi credere che è ancora
così. Non dico di
amarti, non ne sono ancora certa, ma sono sicura che possiamo provarci,
che
possiamo almeno provare a costruire qualcosa. Se… se tu lo
vuoi ancora >>
abbassai maggiormente lo sguardo sentendo un calore inaspettato
invadermi il
viso.
Lui rimase in silenzio e non
ebbi nemmeno il coraggio di alzare lo sguardo.
<< Dici sul serio?
>> mi chiese improvvisamente qualche minuto dopo.
Annuii.
<< Quindi,
potremmo….
Possiamo… uscire? >> mi chiese quasi
speranzoso.
Annuii nuovamente.
<<
Ti va se usciamo già stasera? Ci
facciamo una semplice passeggiata e parliamo un po’, va bene?
>> mi
chiese dolcemente.
Annuii nuovamente.
Non avevo più il
coraggio di
dire niente, non avevo più il coraggio di guardarlo negli
occhi ed ero sicura
che non l’avrei fatto mai più. Mi sentivo in
imbarazzo. Troppo in imbarazzo per
poterlo guardare negli occhi.
<< Ehi, Bella?
Guardami
>> mi prese il viso tra le mani alzandomelo.
Di mala voglia incrociai il
suo sguardo trovandolo luminoso e azzurro, dannatamente azzurro.
Mi persi in quegli occhi per
interminabili minuti rimanendo in silenzio.
Non c’erano parole da
dire,
c’erano solo due ragazzi che si guardano con il desiderio di
poter condividere
qualcosa, di poter passare del tempo insieme e conoscerci.
Sì perché, anche se
ci conoscevamo da tuta la vita, io e Daniel non ci conoscevamo affatto.
Era due
anni che non ci parlavamo, avevamo molto da dirci, da scoprire
l’uno
dell’altro, ma avevo tutto il tempo del mondo.
* * * * *
Ero pronta per uscire. Mi ero
messa un semplice paio di jeans, una magliettina e un golfino
perché la sera
non faceva assolutamente caldo.
Erano le otto di sera e
Daniel sarebbe arrivato di lì a pochi minuti.
Ero seduta sul divano
agitata. Era il mio primo vero appuntamento, con lui
non ne avevo mai avuti, a parte quella volta che eravamo
usciti
fuori dopo che mi aveva salvato da un cretino di passaggio.
Quello era il mio primo
appuntamento con Daniel e non sapevo come comportarmi, cosa dire, cosa
fare, ma
ero sicura che qualcosa avrei trovato.
Sentii suonare il campanello
e mi fiondai alla porta.
<< Mamma, ci vediamo
dopo >> dissi aprendo la porta trovandomi davanti Daniel
che sorrideva.
<< Va bene. A dopo
>> la sentii dire da qualche stanza della casa.
Chiusi la porta e mi fermai
davanti a Daniel che continuava a sorridere.
<< Sei bellissima
>> disse guardandomi negli occhi.
Abbassai lo sguardo e
arrossii.
<< Grazie
>>
<< Scusa, non ho
avuto
il tempo di comprarti nessun fiore >> rise imbarazzato.
<< Tranquillo fa
niente
>> camminavo ancora con la testa bassa imbarazzata.
<< Ehi, Bella. Non
devi
essere in imbarazzo, sono io. Siamo sempre usciti insieme
>> mi fece
notare fermandomi.
<< Lo so, ma prima
uscivamo da amici e adesso da… da qualcosa di più
>> ammisi diventando
ancora più rossa.
<< Fai finta che non
sia cambiato niente. Siamo sempre le stesse persone. Non è
cambiato niente
>> alzai lo sguardo e lo vidi sorridere.
<< Va bene. Hai
ragione
>> ricominciai a camminare con lui al mio fianco.
<< Raccontami
cos’hai
fatto da tuo papà per un anno e mezzo >> mi
chiese allegramente.
Mi irrigidii. Non avrei mai
pensato che mi avrebbe chiesto di quell’anno e mezzo, non
l’avevo nemmeno messo
in conto.
Mi sentii spiazzata e
immediatamente l’immagine di lui si
insinuò nella mente e sentivo di sbagliare, che non dovevo
stare con Daniel a
parlare tranquillamente, dovevo starmene a casa ad aspettarlo
perché sarebbe
potuto venirmi a prendere.
Stavo sbagliando a passare
del tempo con Daniel, non era giusto, lo stavo
tradendo.
Ma poi mi disse che non
c’era
niente di male in quello che stavo facendo. Non stavamo passeggiando
mano nella
mano o abbracciati, stavamo semplicemente camminando uno di fianco
all’altro
come dei semplici amici.
Mi rilassai leggermente anche
sentivo i muscoli contratti.
Sentii il suo sguardo su di
me e mi resi conto che non avessi ancora risposto alla sua domanda.
<< Niente di che.
Sono
andata a scuola, mi sono fatta degli amici molto simpatici e mi sono
divertita
tutto qui >> risposi contorcendomi le mani.
<< E lui come
l’hai
conosciuto? >> mi chiese in un sussurro che io sentii
comunque.
Mi irrigidii maggiormente.
<< Lui chi?
>>
chiesi ingenuamente sperando che non si stesse davvero riferendo a lui.
<< L’altro,
quello che
hai incontrato lì a Forks >>
<< A scuola. Eravamo
in
classe insieme a biologia >> dissi semplicemente.
<< Tutto qui?
>>
sembrava leggermente deluso.
<< Non possiamo
parlare
d’altro? Dove sei andato per un anno? >> gli
chiesi ricordandomi che non
l’avevo mai saputo.
<< In Spagna. Ho
fatto
un erasmus per un anno là. Dovevo staccare un po’
da questa città che mi
ricordava sempre di te >> vidi con la coda
dell’occhio che mi guardò e
arrossii.
<< Quando sei
partito?
>> gli chiesi sviando il suo sguardo.
<< Qualche giorno
prima
che arrivassi tu. Se avessi saputo che saresti tornata non sarei mai
partito
>> stavolta incontrò il suo sguardo con il mio.
<< Dov’eri
di bello?
>>
<< Barcellona
>>
<< Oddio, bellissima.
E
com’è? Quanto mi piacerebbe visitarla.
Dev’essere bellissima. Com’è? Che hai
fatto? >> gli sparai una raffica di domande senza
prendere fiato.
<< Ho visitato musei,
sono andato qualche giorno a Madrid. Ho viaggiato un po’ con
la famiglia che mi
ha mostrato i luoghi più belli di Barcellona e della Spagna.
Sono andato in
spiaggia. Mi sono divertito >> sorrise.
<< Hai incontrato
qualcuno? >> gli chiesi tranquillamente.
<< In senso di
ragazze?
>> mi sembrò leggermente nervoso a quella
domanda.
Annuii.
<< No. Nessuna. Come
avrei potuto andare con qualcun’altra quando avevo in testa
te? >> disse
con un sorriso tirato.
<< E vuoi farmi
credere
che sei stato in astinenza per due anni senza fare niente?
>> mi fermai
incrociando le braccia al petto.
<< Certo, come avrei
potuto farlo? >> sorrise nuovamente, ma quando
incontrò il mio sguardo,
scomparve del tutto.
<< Cosa pensi che sia
stupida? Che non capisca che sei un ragazzo e che non riesci a tenere a
freno
il tuo testosterone? Pensi davvero che io mi beva la balla che tu non
sia mai
uscito con nessuna e che magari non te la sia anche portata a letto?
>>
gli urlai indignata.
<< Ok, va bene. Ho
avuto una ragazza con cui ho avuto una storia, va bene?
>> ammise.
<< Ma con che faccia
ti
sei messo a fare il geloso quando hai saputo che ho avuto un altro
quando tu te
la sei anche portata a letto? Io in un anno e mezzo con
l’altro non ci ho fatto
niente, tu ci sei andato a letto. E poi hai anche il coraggio di
venirmi a dire
che hai pensato a me per tutto questo tempo. Certo che sono proprio
stupida.
Sì, davvero stupida. L’unica parole per definirmi
è questa >> gli urlai
nuovamente contro.
<< Pensavo che non ti
avrei mai più rivista >> si
giustificò lui.
<< Lo stesso io, ma
vorrei ricordarti che per me eri un semplice amico. Sia chiaro che non
mi da
fastidio che hai avuto un’altra, mi da fastidio che tu mi
abbia detto tanta
balle, delle grandissime balle. Come pensi che io possa fidarmi di te
dopo che
ti ho scoperto? >> gli chiesi con le mani suoi fianchi.
<< Penso che dovresti
fidarti di me comunque, che dovresti fidarti di quello che ti ho detto.
Io ti
amavo e ti amo sul serio, davvero >> si
avvicinò a me posando una mano
sul mio viso.
<< Davvero belle
parole
>> sussurrai lievemente.
<< È
quello che penso
davvero >> mi sussurrò a qualche centimetro
sulle mie labbra.
<< Non ti sembra di
correre troppo? >> gli chiesi ritardando il momento che
le nostre labbra
si sarebbero unite.
Non mi sentivo pronta, o
meglio, una parte di me non si sentiva ancora pronta.
Sentivo ancora la sua
presenza. Sentivo ancora che lui fosse
presente in me.
<< No, non ce la
faccio
più. Ho bisogno di baciarti è da anni che
desidero farlo >> detto questo
posò delicatamente le sue labbra sulle mie.
Me le saggiò, me le
accarezzò
facendomi sentire completamente le sue labbra.
Era
un bacio diverso da quelli che avevo sempre
ricevuto. Era caldo, pieno di amore, di passione e il contatto con le
sue
labbra calde era davvero piacevole. Ero abituata alle sue
labbra fredde, dure e sensuali, ma pur sempre fredde e dure.
Quelle che mi stavano accarezzando e baciando in quel momento erano
morbide,
calde, che si modellavano alle mie.
Non approfondì
maggiormente
il bacio capendo che non era quello di cui avevo bisogno in quel
momento. Non
volevo che mi forzasse, che mi mettesse la lingua in bocca
perché sentiva il
bisogno di baciarmi, ma volevo che lo sentissi anch’io, che
volessi anch’io
quel bacio almeno la metà di quello che lo voleva lui.
Era ovvio che volevo
baciarlo, avevo osservato le sue labbra per interminabili minuti
cercando di
non farmi scoprire, avevo desiderato di sentirle sulle mie per giorni,
settimane, ma non mi sentivo ancora pronta a fare un passo
così avanti.
Quando aprii gli occhi trovai
un Daniel che mi guardava sorridendo.
<< Ti accompagno a
casa
>> mi disse prendendomi per mano.
<< Lascia stare vado
da
sola. Voglio farmi una passeggiata da sola >> gli sorrisi
leggermente.
<< Stai bene?
>>
mi accarezzò una guancia.
<< Benissimo. Voglio
solo stare un po’ da sola >> gli sorrisi
sinceramente.
<< Ok, allora, a
domani
>> si avvicinò e mi lasciò un lieve
bacio sulle labbra.
<< A domani
>>
risposi prima di girarmi e di tornare sui miei passi.
E in quel momento i pensieri
vorticavano in testa.
Com’era possibile che
nonostante avessi deciso di andare avanti, nonostante lui
mi avesse lasciato, io sentivo ancora che lo stessi tradendo
con Daniel? Insomma, chissà quante ne aveva avute lui in quell’anno e mezzo, e
io mi facevo problemi per Daniel, lo
consideravo tradimento.
Perché dovevo essere
così
stupida? Perché dovevo continuare a pensare a lui?
Però in fondo era
normale,
avevo appena deciso di voltare pagina e si sa che per farlo ce ne vuole
di
tempo perché a parole è sempre tutto facile.
Ero sicura che con il tempo
ce l’avrei fatta, che con il tempo sarei riuscita ad andare
avanti, a superare
– perché era impossibile dimenticare –
quel grande periodo della mia vita.
Arrivando davanti a casa mi
bloccai. Non stupita come al solito perché ormai ci avevo
fatto l’abitudine, ma
felice, felice che fosse ancora lì, davanti a me.
Sembrava assurdo che mi
abituassi alla presenza di una mia fantasia, sembrava assurdo solo
pensare che
la mia fantasia potesse dare vita ad un’immagine
così reale e così minuziosa
nei dettagli, da farmi quasi pensare che fosse lui,
ma sapevo che non poteva esserlo.
Era un anno e mezzo che io non lo vedevo.
Gli sorrisi, non perché
fossi
felice, ma perché fossi felice di vederlo. Quasi tutte le
sere lo rivedo e ne
ero felice. Era una tortura in un certo senso, perché ero
sicura che non sarei
mai riuscita a dimenticarlo del tutto. Ma dovevo dimenticarlo? Dovevo
farlo?
Era la cosa giusta? Sì, per me in quel momento lo ero.
Lui, al
contrario mio, non sorrise, anzi, mi guardava come se fosse deluso,
amareggiato, come se stesse soffrendo. Mi preoccupai. Perché
un’immagine
proiettata dal mio cervello doveva essere triste e amareggiata? Avrei
dovuto
vederlo ridere, vederlo felice e invece era triste e sconsolato come se
stesse
soffrendo per qualcosa che stava succedendo.
Rimasi a guardarlo
finché,
come ogni volta, non sparì, dissolto nell’aria
com’era venuto, dissolto
nell’aria come quando se n’era andato.
Ciao ragazze, come state?
Eccomi, sono tornata con un nuovo capitolo tutto per voi. Allora che vi
sembra?
Lo so, lo so. Molte di voi adesso vorranno uccidermi per aver fatto
mettere
Bella con Daniel, ma vi prego non fatelo. Abbiate pietà di
me. =) Be, diciamo
che doveva esserci qualcuno che stravolgeva la coppia Bella-Edward, no?
Doveva
esserci per forza. Vi avviso che Daniel sarà parecchio in
mezzo, ma tranquille
il nostro bellissimo vampiro arriverà presto, anzi
prestissimo però non voglio
anticipare niente. =)
Comunque per tutte quelle che
sono preoccupate, tranquille, la coppia Bella ed Edward
tornerà, tranquille che
tornerà, sono destinate a stare insieme ricordate? E non
sarò di certo io ad
impedirglielo. Renderò solo le cose più
complicate. =)
Be, vedo che la storia comincia
a piacere. =) Spero davvero di vedervi sempre in più
numerose e per quelle che
leggono mi farebbe davvero piacere sapere un vostro parere.
Ringrazio tutte le ragazze
che hanno aggiunto la storia a seguite/preferite/ricordate. Davvero
grazie
ragazze.
Ringrazio infinitamente le
ragazze che hanno commentato. Se non ci foste voi, forse questa storia
non
andrebbe avanti. =) Secondo me le recensioni sono importanti, non
perché voglio
che la mia storia sia seguita e che abbia successo, ma
perché considero
importante sapere quello che trasmetto o non trasmetto agli altri,
quello che
sentono, che provano, che pensano nel leggere quello che scrivo, i
pensieri, le
riflessioni. Penso che le recensioni siano fatte apposta per avvicinare
il
lettore a quello che scrive la storia (non riesco a definirmi
scrittrice e neanche
autore) per fargli capire quanto sia bravo o quanto magari faccia
schifo. =)
Ok, forse è meglio se rispondo alle quattro persone che
hanno recensito lo
scorso capitolo. Non chiedetemi come mai ho fatto il discorso scritto
poco
sopra. Non fateci caso. XD
Rispondo alle vostre
recensioni:
Edward e Bella: Ciao! Sono contenta che la storia
ti abbia colpito e che la presenza di
Daniel renda ancora più interessante la cosa. Io pensavo che
molte sarebbero
state disturbate da questa nuova presenza, ma sono contenta che non sia
così. =)
Grazie per i complimenti, anche se penso di non meritarli. Spero di non
averti
deluso con questo capitolo e che la nuova coppia Bella-Daniel ti
piaccia. A
presto. Un bacione ^_^
Lua93: Gemeeeee,
ma tranquilla per il ritardo. =) Ma perché usi questi
aggettivi che non si
addicono a quello che scrivo? Meraviglia? Ma quando mai? No, ma
davvero, io mi
chiedo cosa leggi quando leggi i miei capitoli. Ahahahahh Certo che mi
ricordavo il pezzo che ti era piaciuto particolarmente. Ti ricordi che
piaceva
anche a me (stranamente)? Non ci credo che stavi piangendo, ma ti credo
sulla
parola. XD Il nuovo arrivato darà parecchio filo da torcere
a voi lettrici che
adorate tanto Edward. Ahahahah anch’io lo amo *_*
Incondizionatamente *_* Oddio,
innamorata della mia storia e di me, paroloni, Geme. Che non dovrei
nemmeno
sentir dire. =) Se, tra pochi giorni sapremo il risultato. -.- Siamo
ancora qua
che lo stiamo aspettando. -.- Che gente. Ti voglio bene. Un bacione,
geme ^_^
vanderbit: Ciao!
Tranquilla, molte non riesco a leggere Ed x Bella non a lieto fine.
Comunque,
tranquilla, te lo dico subito. È normale che sia a lieto
fine, solo che renderò
le cose un po’ più difficili. Poi non so ancora di
preciso se ci sarà Reneesme
e quindi l’imprintig di Jacob, non mi sono spinta a pensare
fino a quel punto perché
è un punto troppo in là nella storia. =) Allora,
Daniel sarà importante in un
certo senso, diciamo che sarà un po’
più in mezzo alle scatole di quanto lo era
Jacob nel libro. Ecco, sì. Forse ho fatto davvero
l’esempio giusto =) Spero che
comunque la storia ti piaccia nonostante questo piccolo inconveniente
che si
chiama Daniel. =) Allora, scusa, ma mi sono resa conto che non mi sono
spiegata
molto bene. =) Non è esattamente Alice la prima a tornare.
=) Ovviamente è
Edward, ma Alice è la prima della famiglia Cullen
all’infuori di Edward che
arriva, era quello il senso di quello che volevo dire. XD Scusami per
averti
dato un’informazione sbagliata. Grazie per i complimenti. =)
Spero di sentirti
presto. Un bacione ^_^
elisa1755: Ciao!
Sono davvero molto felice che la storia ti piaccia. Pensavo che non
sarebbe piaciuta
proprio per il fatto che sono presenti nuovi personaggi, ma sono
davvero
contenta che ti piaccia perché è particolare. =)
Mi rendi davvero felice nel
dirmelo e dirmi anche come la storia è scritta bene. =) Be,
non voglio
rispondere alla tua domanda e non voglio nemmeno dirti, se la tua
supposizione
è giusta o meno, lo scoprirai nei prossimi capitoli.
Sì, dovrà penare
parecchio, dovrà davvero sudare sette camicie e ti dico
subito che non sarà
facile, che ci sarà qualcuno che ci metterà lo
zampino in qualche modo, ma non
voglio anticipare niente. Spero di sentirti presto. Un bacione ^_^
Al prossimo capitolo
ragazze.
Spero di vedervi in numerose. ^_^
|
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Capitolo 4 *** Capitolo 4 ***
Capitolo 2
Bella POV
Era passata una settimana da
quando io e Daniel eravamo usciti per la prima volta.
Ci eravamo lasciati alle
spalle la nostra “litigata” ed eravamo andati avanti, cominciando a vivere
quella storia che stava nascendo tra di noi.
Con lui mi trovavo bene, ero
felice e ridevo sempre, ma sentivo che qualcosa non andava, che qualcosa in me
mancava, anche se non avevo la minima idea di cosa fosse.
Lui era carino, era
affettuoso, era tutto quello che avevo sempre desiderato, ma lui non era… lui.
Non mi piaceva ammetterlo, ma
continuavo a fare il confronto con lui,
a pensare come mi abbracciasse, baciasse, toccasse lui. Non riuscivo a farne a meno e ogni volta mi davo della
stupida, della stupida colossale perché avevo davanti un ragazzo che amavo e
che mi voleva, che mi desiderava come solo lui
aveva fatto fino a quel momento.
Ero una stupida, mi sentivo
davvero una stupida a fare quei pensieri mentre ero con Daniel, ma la mia mente
vagava da sola, portava alla luce ricordi senza neanche che io le dessi il
comando di farlo.
Ovviamente non avevo mai
parlato con nessuno di quel mio stato d’animo, come potevo farlo? Io non
pensavo a lui perché non tenessi a
Daniel, anzi, io ci tenevo, il sentimento nei suoi confronti stava crescendo
ogni volta di più, ma non potevo ancora considerarmi innamorata.
Ma allora, se ero presa
davvero, perché continuavo a pensare a lui?
Perché continuavo a pensare ai suoi baci anziché a quelli di Daniel?
Non aveva senso come cosa, ma
ormai avevo capire come fossi fatta. Non riuscivo a capirlo io figuriamoci le
altre persone.
Forse il fatto che lo vedessi
tutte le sere sul marciapiede e che lo sognassi per tutta notte svegliandomi
sudata, non migliorava la situazione. Forse era solo colpa di quei sogni se io
continuavo a pensare a lui, ma come potevo dimenticarlo? Io in un certo lo
amavo ancora e avevo capito ormai da tempo, che l’avrei amato per tutta la
vita. Nessuno sarebbe mai riuscito a farmelo dimenticare del tutto, nessuno
sarebbe mai riuscito ad oscurarlo perché non c’era niente di così bello come lo
era lui.
Mi sarei accontentata di un
ragazzo che mi piaceva e che mi avrebbe amato. Sapevo che non era un bel
pensiero da fare, ma che potevo farci? Lui
non c’era e non sarebbe tornato e io non l’avrei mai dimenticato. Non
potevo stare tutta la vita ad aspettarlo, dovevo accontentarmi, anche se non mi
era mai piaciuto usare quella parola. Secondo me aveva un significato orrendo:
non ci si accontenta mai, ma cerca di trovare sempre il meglio per se stessi. E
purtroppo il mio meglio se n’era già andato. La mia occasione di essere felice
per la vita, era sfumata.
Era sdraiata sul mio letto a
guardare il soffitto, i pensieri erano quelli ormai da troppi giorni e capivo
che pure io ero annoiata da me stessa: stessi pensieri, stesse parole, stesse
conclusioni. Non era possibile che fossi così monotona e noiosa. Annoiavo
persino me stessa, figuriamoci gli altri che mi sentivo parlare.
Sbuffai pesantemente pensando
a quanto la mia vita avesse preso una piega sbagliata.
Fino ad un anno e mezzo prima
mi sembrava di vivere in un altro mondo, in un mondo parallelo in cui io amavo
ed ero amata da un vampiro, ma come sapevo, le fantasie ben presto finisco e ti
tocca fare i conti con la realtà.
Io stavo facendo i conti con
la realtà da un anno e mezzo, eppure non mi sembrava che stessi migliorando,
che stessi smettendo di pensare a lui, anzi, mi sembrava di peggiorare di
minuti in minuto, di giorni in giorni. Mi sentivo pesante.
Per fortuna c’era Daniel al mio fianco che mi faceva ridere e mi distraeva.
Non riuscivo a capire come
non mi fossi resa conto prima di lui, di quanto fosse bello e gentile. Un altro
principe azzurro, ma non della stessa categoria di lui. Lui era un principe azzurro a sé. Un principe azzurro che
guida la sua Volvo grigio metallizzata e che ha la capacità di leggerti nel
pensiero.
Sapevo che tutti i principi azzurri non erano uguali, ma a me andava bene
Daniel, anche se non era il tipo che volevo.
<< Bella, non dovresti
cominciare a cambiarti? Tra poco viene a prenderti Daniel >> mi ricordò
mia mamma entrando dalla porta spalancata.
Oh merda, merda. L’appuntamento.
Mi alzai velocemente dal
letto e cominciai a spogliarmi mentre mi dirigevo in bagno.
Quando arrivai davanti alla
porta, era chiusa.
<< Phil? Sei tu?
>> chiesi urlando leggermente per farmi sentire oltre la porta.
<< Certo che sono io.
Chi vuoi che sia? Ci siamo appena noi tre in casa >> cominciò a ridere.
<< Devo farmi la doccia
perché tra poco arriva Daniel a prendermi >> abbassai la voce cercando di
renderla dolce.
<< Sto per entrare io
>> replicò.
<< Stai, quindi vuol
dire che non sei entrato. Dai Phil, ci metto pochissimo. Dopo quando sono
uscita di casa puoi fare tutto quello che vuoi. Puoi girare anche nudo per casa
>> dissi arrossendo.
<< Questo si potrebbe
fare >> cominciò a ridere.
Vidi aprirsi la porta di
scappo e mi trovai davanti Phil con solo un asciugamano in vita. Arrossii
maggiormente e lui rise ancora più forte.
<< Quante volte mi hai
visto senza maglietta da quando sei qui? >> mi chiese allontanandosi dalla
porta.
<< Ogni giorno, più o
meno >> alzai un sopracciglio non capendo dove volesse arrivare.
<< Dovresti smetterla
di arrossire. Sono io, non un estraneo. Ormai dovresti conoscermi a memoria. Mi
chiedo come farai quando dovrai farlo >> disse prima di girarsi per
andare in camera sua e di mia mamma.
Diventai bordeaux, anzi,
forse ero diventata color melanzana da quanto mi sentivo in imbarazzo.
Entrai di corsa in bagno e mi
chiusi dentro.
Sapevo che Phil avesse
ragione, ero troppo timida, arrossivo per tutto. Dovevo darmi una calmata.
Ma non succedeva solo con
Phil, ma anche con Daniel quando me lo ritrovavo a pochi centimetri dal viso
per baciarmi: sussultavo e diventavo rossa. Lui rideva e poi mi baciava
comunque, ma ero consapevole che non fosse una reazione normale. Ero troppo
timida e impacciata.
Accesi l’acqua, finii di
spogliarmi e poi mi gettai sotto il getto caldo.
Devi fare presto. Non perderti via. Devi fare presto.
Continuai a ripetermi
mentalmente.
Avevo la tendenza a stare
troppo tempo sotto la doccia ed ero sicura che se avessi cominciato a
rilassarmi non sarei più uscita dal bagno perdendomi l’appuntamento al cinema
con Daniel.
Mi insaponai velocemente i
capelli e lavai il corpo.
Chiusi l’acqua, uscii, mi
avvolsi un asciugamano intorno alla vita e uscii velocemente.
Lanciai un’occhiata veloce
all’orologio e notai che mancassero solo dieci minuti all’arrivo di Daniel.
Corsi in camera, mi asciugai
velocemente e mi vestii: jeans, maglietta e felpa, non avevo molto tempo per
scegliere qualcosa di diverso, se avevo qualcosa di diverso. Era da un anno e
mezzo a quella parte che non facevo più shopping sfrenato. Da quando me n’ero
andata da Forks ed avevo salutato Alice.
Forse avrei dovuto chiamarla,
o almeno, provare a farlo. Avevo tutto il diritto di sentire una mia amica,
anche se lei era la sorella del ragazzo che mi aveva lasciata. Avevo tutto il
diritto di chiederle come stesse, come andasse con Jasper e se aveva qualche
programmi. Avevo il diritto di farlo, no?
Ma non appena finii di pensare,
mi resi conto che non volevo sapere come stesse Alice –anche se un po’ volevo
saperlo-, ma volevo sapere come stesse lui,
cosa stesse facendo e con chi fosse.
Ero una stronza che voleva
approfittarsi di un’amica per sapere di suo fratello. Io non ero così subdola
da fare una cosa del genere.
Se l’avessi chiamata l’avrei
fatto perché volevo sentirla e non perché volessi sapere qualcosa su di lui.
Andai in bagno ad asciugarmi
velocemente i capelli e scesi le scale di corsa scontrandomi con Phil.
Arrossii e lui rise facendomi
arrossire maggiormente.
Andai in salotto dove trovai
mia mamma che guardava la televisione.
<< Quando arriva
Daniel? >> mi chiese girandosi a guardarmi.
<< Dovrebbe arrivare
>> le sorrisi.
<< Sai, mi sembra
strano vederti uscire con lui. È da quando lo conosco che gli sei sempre
piaciuta e tu non lo degnavi minimamente di uno sguardo. In quel senso intendo.
In un certo senso mi faceva tenerezza. Era così carino quando ti guardava.
Adesso vederti uscire con lui mi fa strano, soprattutto perché tu non lo
guardi, come lui guarda te >> tornò a guardare la televisione.
<< Tu hai sempre saputo
che piacevo a Daniel? >> le chiesi leggermente stupita e non feci caso,
volutamente, all’ultima frase che aveva detto.
Mi rendevo conto che io non
lo guardavo come lui guardava me, che non ero presa da lui come lui da me, ma
spero che un giorno l’avrei guardato allo stesso modo ed ero sicura che sarebbe
successo.
<< Certo che lo sapevo,
anche Phil l’ha sempre saputo, ma non potevamo dirti niente >>
<< E per quale motivo
scusa? >> non riuscivo a capire il senso di non dirmi che Daniel fosse
interessato a me, forse non me ne sarei mai andata e avremmo cominciato la
nostra storia prima, anche se l’idea di non conoscere lui, non mi piaceva.
<< Perché magari ti
potevi spaventare o comunque avresti alzato le spalle fregandotene e magari
l’avresti anche allontanato. Dovevi capire da sola del suo interessamento nei
tuoi confronti e poi dovevi capire se tu provavi qualcosa per lui oppure no.
Ricordati che non bisogna mai forzare gli avvenimenti, quando succedono,
succedono, non ci si può fare niente. Se si cerca di affrettare i tempi si
rischia di rovinare tutto >> il campanello suonò.
<< Hai ragione. Hai
fatto bene a non dirmelo >> le lasciai un bacio sulla guancia e mi
diressi verso la porta dove trovai un Daniel sorridente.
<< Ciao >> mi
salutò avvicinandosi alle mie labbra.
<< Ciao >>
sussurrai sulle sue prima di farle combaciare con le mie.
Ci lasciammo un bacio a
stampo e ci staccammo.
<< Ci vediamo dopo,
mamma >>
<< A dopo. Divertitevi
>> le sentii dire prima di chiudere la porta.
Salimmo in macchina e Daniel
mise in moto dirigendosi verso il cinema che c’era in centro.
Dieci minuti al massimo e
saremmo arrivati.
<< Senti, ma Matt ti ha
mai parlato di Helena? >> chiesi improvvisamente a Daniel.
Volevo smuovere un po’ la
situazione tra i due, o meglio, volevo vedere se Helena avesse qualche
possibilità con Matt. Era anni che gli correva dietro, ma non erano mai stati
più di soli amici. Volevo sapere se un giorno sarebbe stato possibile vederli
qualcosa di più.
<< In che senso?
>> alzò un sopracciglio continuando a guardare la strada.
<< Come ragazza, non
come amica >> gli spiegai.
<< No, cioè, mi ha
sempre detto che è una bella ragazza, ma non è mai andato oltre. Sai che è
fissato con Sarah e che non riesce a non parlare di lei. È insopportabile
quando fa così >>
<< Non hai mai detto di
avere fantasie su di lei? >> chiesi arrossendo.
<< Fantasie? In quel
senso? >> ghignò leggermente guardandomi con la coda dell’occhio.
<< Sì, in quel senso
>> arrossii maggiormente.
<< No, che io mi…
Aspetta, sì, un paio di volte è successo. Ci siamo visti ed era sconvolto
perché aveva sognato Helena in atteggiamenti provocanti e sexy >> scoppiò
a ridere. << Era leggermente sconvolto dal fatto, anche se sembrava non
gli fosse dispiaciuto >> continuò a ridere.
<< Quindi, pensi che a
lui piaccia lei? >> chiesi timidamente.
<< Sì, probabilmente
sì, anche se non se ne rende conto. Io ho scoperto di essere interessato a te
per quel motivo. Ti sognavo tutte le notti e… >>
<< Sì, sì. Va bene. Ho
capito smettila >> agitai le mani imbarazzata sentendomi le guancie
caldissime.
Lui scoppiò a ridere.
Parcheggiò la macchina e ci
dirigemmo verso il cinema.
Mi pagò biglietto e popcorn
come un bravo ragazzo doveva fare.
Entrammo in sala e ci
gustammo il film con le mani intrecciate.
Mi commossi parecchio per il
film e Daniel mi guardò preoccupato quando se ne accorse. Mi abbracciò
facendomi calmare e poi ci dirigemmo verso la macchina.
Prendemmo un gelato, ci
scambiammo le nostre opinioni sul film e su quello che ci era piaciuto e no.
Tornammo alla macchina e ci
ritrovammo a parlare nuovamente del film che avevamo visto. Ci aveva colpito
talmente tanto che non riuscivamo a non parlarne.
Arrivammo davanti a casa e
Daniel parcheggiò.
<< Allora, ci vediamo
domani >> mi sorrise.
<< Assolutamente
>> sorrisi anch’io avvicinandomi a lui.
<< Perfetto >>
sorrise prima di avventarsi sulle mie labbra che massaggiò con le sue.
Ci accarezzammo e ci sfiorammo
finché la sua lingua non disegnò il contorno delle mie labbra che dischiusi per
fare scontrare le nostre lingue. Mi sentii accaldata sulle guancie segno che
fossi arrossita. Capiva sempre quando ci baciavamo.
Le nostre lingue si
strusciarono e si toccarono.
Una cosa che mi piaceva nel
baciare Daniel era che non dovevo preoccuparmi di trattenermi, potevo
assaporare il bacio fino in fondo, cosa che non potevo fare con lui perché avrei rischiato di fargli del
male e che ne facesse a me.
Mi piaceva non sentirmi
limitata, non dovermi trattenere, anche se baciare Daniel e lui non era la stessa cosa. Con Daniel
non provavo quasi niente, anche se la sensazione era piacevole, ma non mi
sconvolgeva, non mi faceva tremare le ginocchia, non mi faceva sentire le farfalle
nello stomaco come quando baciavo lui.
Ci staccammo e mi sorrise.
<< Buona notte >>
dissi aprendo la portiera.
<< Buona notte >>
mi sorrise prima di partire.
Seguii con lo sguardo la
macchina fino a quando non la vidi più.
Girai lo sguardo e… Eccolo lì,
come ogni sera che mi guardava.
Mi stupivo ancora di quanto
la mia fantasia fosse eccezionale, era perfetto in ogni piccolo dettaglio come
se fosse vero, come se fosse realmente lui.
Come se fosse realmente lui.
Quelle parole mi risuonarono
in testa.
E se fosse davvero lui? E se il vero… Edward? E se
tutti questi mesi fosse sempre stato realmente lui?
A quei semplici pensieri una
strana sensazione si fece largo in me, una sensazione che sembrava dirmi che
avevo ragione, che era realmente lui.
Guardai quegli occhi ambrati
che avevo sempre amato, che amavo anche in quel momento. Guardai il suo corpo
perfetto fasciato in un paio di jeans scuri e in una maglietta nera.
Sì, era lui. Ne ero sicura.
Lo vidi girarsi, segno che se
ne stesse per andare, ma il suo nome uscì dalle mie labbra senza nemmeno
accorgermene.
<< Edward >>
Edward POV
Ero di nuovo lì, come ogni
sera da un anno e mezzo a quella parte. Non ero mai riuscito a lasciarla da
sola, non ero mai riuscito ad allontanarmi definitivamente da lei.
La sorvegliavo ogni notte, la
guardavo dormire e vegliavo sui suoi incubi finché non si svegliava.
La osservavo ogni notte per
un anno e mezzo rendendomi conto che mi innamorassi sempre di più di lei con lo
scorrere del tempo.
L’avevo lasciata sperando che
potesse farsi una vita, che potesse ricominciare a vivere con una persona
normale, con una persona che la degnasse e che non l’avrebbe fatta soffrire
come me.
L’avevo vista vivere la sua
vita, l’avevo vista fare gli incubi tutte le volte e il mio corpo ogni volta
stava male. Volevo vederla felice, volevo vederla sorridere, volevo vederla
diventare moglie e madre, anche se ci avrei sofferto parecchio vedendola tra le
braccia di un altro, vederla tenere in braccio un figlio che non era mio,
vederla baciare delle labbra che non erano le mie e vederle fare l’amore con un
uomo che non ero io.
Ci avrei sofferto, ma era
giusto così. Io la mia vita, la mia anima l’avevo già persa, avevo già sofferto
e non volevo che lo facesse anche lei a causa mia.
Doveva dimenticarmi, doveva
voltare pagina.
L’avevo sempre pensata così,
ogni giorno per un anno, ma quando avevo cominciato a vedere come guardava quel
Daniel che era tornato, mi ero sentito ribollire di gelosia.
Lui era innamorato di lei, si
vedeva da come la guardava, da come le parlava, da come l’aveva protetta alla
festa del suo ritorno, da come le aveva detto di essere innamorato di lei. Sì,
lui era innamorato di lei, ma, ne ero certo, non quanto lo fossi io.
All’inizio lei l’aveva
respinto, ma avevo notato il cambiamento che c’era stato in lei nel corso del
tempo. Era interessata a lui. Ero sicuro che stesse cominciando a vederlo in
modo diverso e quando l’avevo sentita fargli quel discorso, avevo sentito il
mio cuore perdere un battito anche se non poteva più farlo.
Lei stava per uscire con un
altro, quindi voleva dire che mi aveva dimenticato, che non gli interessava più
niente di me. In quei momenti avrei tanto voluto leggerle nel pensiero, capire
cosa le stesse passando per la testa, ma non potevo saperlo.
Avevo cominciato a farmi
vedere ogni sera sperando di farle capire che fossi io, ma lei non lo capiva,
fino a quella sera.
Era uscita con Daniel e per
non farmi troppo male, avevo deciso di aspettarla davanti a casa e di vederla
felice.
Vidi la macchina dell’altro fermarsi davanti a casa sua.
Avevo ascoltato quel poco che
si erano detti e per mia sfortuna stavo assistendo in diretta al loro bacio
attraverso i pensieri di quel coso
che la stava baciando.
Avrei vomitato se solo avessi
potuto farlo, mi sarei sentito morire se solo non lo fossi già stato, mi sarei
messo ad urlare se solo non avrei rischiato di svegliare tutto il vicinato.
Un altro stava baciando la mia Bella, la ragazza di cui ero
innamorato, ma che purtroppo avevo lasciato. La stava baciando come io non ero
mai riuscito a fare, come io non potevo fare perché rischiavo di farle del
male.
Vedere in ogni minimo
particolare quel bacio che non avrei mai potuto dargli, mi stava facendo male,
mi stava facendo capire quanto fossi stato stupido a lasciarla, ma l’avevo
fatto per lei, per proteggerla.
Avevo sempre detto che volevo
vederla felice, ma nel momento in cui era arrivato un altro, avrei voluto che
non esistesse, l’avrei quasi ucciso se avessi potuto e se dopo non mi sarei
sentito in colpa.
Si salutarono, scese dalla
macchina e si girò a guardarmi come se si sentisse osservata.
Ci fissammo e quella sera
c’era una luce diversa nei suoi occhi, una luce che attribuivo al fatto che si
stesse innamorando dell’altro, che mi
avesse finalmente dimenticato.
Al solo pensarlo mi sentii
star male e avevo bisogno di sfogarmi in qualche modo. Vederla felice non era
esattamente come pensavo. Non mi faceva piacere perché non era felice per me,
perché non era felice grazia a me, ma grazie a qualcun altro.
Decisi di andarmene prima di
combinare qualche stupidaggine.
Mi girai, ma successe una
cosa che non mi sarei mai aspettato.
<< Edward >> la
sua voce era flebile e quasi sussurrata, ma la sentii benissimo.
Non sapevo se girarmi e farle
capire che fossi realmente io o andarmene come tutte le volte. Ma c’era
qualcosa di diverso: le altre volte non mi aveva mai chiamato, non aveva mai
provato a cercarmi, ma quella volta sì. Il motivo? Non potevo saperlo. Ma
qualcosa mi fece capire che mi avesse riconosciuto, che avesse capito che fossi
realmente io.
Mi girai ed incontrai i suoi
occhi cioccolato che tanto mi avevano fatto innamorare.
Ci fissammo per minuti
interminabili dove neanche i pensieri provavano a rovinare quel momento.
Mi persi a guardarla, a
guardare quegli occhi, quella labbra, quel viso a cuore che mi avevano tanto
fatto innamorare di lei. Ci avvicinammo l’uno all’altra fin quando non eravamo
di fronte.
<< Avevi detto che
sarebbe stato come se non fossi mai esistito >> disse con la voce un po’
rotta dall’emozione.
<< Ho mentito >>
seppi solamente dire rendendomi conto che non sapevo cosa dirle.
<< Come mai sei
tornato? >> mi chiese in un modo talmente freddo che mi fece pentire di
essermi girato.
<< Non me ne sono mai
andato >> per mia fortuna avevo un autocontrollo di ferro, altrimenti
l’emozione avrebbe rovinato la mia voce ferma e perfetta caratteristica di noi
vampiri.
<< Nella mia vita te ne
sei andato un anno fa. Te ne sei andato quando mi hai lasciata sola. È passato
un anno perché adesso? Adesso c’è Daniel nella mia vita >> arrossì
leggermente tradendo la sua emozione nel pronunciare quel nome.
Solo al pensiero che lui le
facesse quell’effetto, strinsi i pugni lungo i fianchi.
<< Lo ami? >> le
chiesi semplicemente.
Dovevo saperlo. Dovevo
saperlo se lo amasse, se mi avesse dimenticato definitivamente. Se con lui
fosse felice. Dovevo sapere che non mi volesse più nella sua vita e me ne sarei
andato.
Il solo pensiero di
andarmene, mi faceva stare male. Io la amavo, volevo stare con lei, ma se lei
non mi avesse voluto non potevo fare altro che andarmene.
Intorno a noi regnò il
silenzio per minuti che mi parvero ore.
<< Sì >> non le
tremò la voce, non le si imporporarono le guancie, non ebbe nessuna reazione a
quella semplice parola, ma al solo sentirla una parte di me morì per la seconda
volta.
Lo amava, amava lui e non me.
Mi aveva dimenticato, non mi amava più.
Era colpa mia, ero stato uno
stupido, ero stato io a lasciarla pensando di fare la cosa giusta, ma avevo
sbagliato, avevo sbagliato completamente.
Lei mi aveva dimenticato e io
non potevo fare altro che andarmene.
<< Allora, addio
>> due parole che mi costarono tantissimo.
Non me ne sarei voluto andare
ed ero sicuro che non me ne sarei mai andato definitivamente, l’avrei
controllata ancora per il resto della mia vita.
Mi girai e feci per
andarmene.
<< Mi lasci di nuovo
così? >> mi chiese e sentii distintamente il sangue che andò a colorare
le sue guancie, mi girai nuovamente e la guardai.
Rimasi a guardarla negli
occhi come per trovare coraggio, per trovare il coraggio di pronunciare le
parole che continuavano a girarmi in testa.
<< Hai detto di amarlo
e ti vedo felice. Io voglio la tua felicità e con me non saresti felice, non lo
saresti mai stata. Ti ho lasciato per proteggerti, non perché non ti amassi,
l’ho fatto solo per proteggerti >> ero stato sincero. Le avevo aperto il
mio cuore dandole anche più informazioni di quanto avessi mai voluto.
<< Per proteggermi? Ti
sei mai chiesto se io volessi essere protetta? >> si avvicinò di qualche passo
a me. Aveva leggermente alzato la voce, ma sentivo benissimo le sue guancie
leggermente rosse.
<< Non mi sembrava che
ce ne fosse bisogno. Sei sempre stata incline a fare qualcosa che io ritenevo
pericolo, quindi era normale che non ti avrei mai chiesto niente >>
Ci rimanemmo a guardare in
silenzio come se non avessimo più niente da dirci. Stavo pensando di girarmi e
di andarmene perché pensavo che la conversazione fosse chiusa, ma Bella
ricominciò a parlare.
<< Prima hai detto che
sono felice, ma, sei sicuro che lo sia? >> mi chiese continuando a
guardarmi negli occhi.
Mi stupivo di quanto fosse
diventata sicura di se stessa anche se tendeva a diventare ancora rossa la
maggior parte delle volte.
<< Non lo sei? >>
le chiesi non lasciandomi scappare l’occasione di sapere la verità.
<< Forse >>
abbassò lo sguardo imbarazzata.
Forse.
Non era una risposta
definitiva. Non era un secco “sì” che non ammetteva nessuna replica. Non era un
“no” che mi dava la certezza che lei non fosse felice. Era una via di mezzo.
Era un modo per tenermi sulle spine e per non darmi nessuna certezza, di nessun
tipo.
Poteva essere felice come
poteva non esserlo. Avevo il cinquanta per cento delle probabilità di
indovinare come si sentisse.
Rimasi a guardarla per
provare a scrutare una sua possibile risposta, ma ogni volta che trovavo un
elemento che mi faceva capire che non era felice, ne trovavo subito un altro
che mi faceva capire che lo era.
Mi sembrava di diventare
pazzo, anzi, forse lo ero diventato davvero, ma non ero un pazzo qualsiasi. Ero
un pazzo che era innamorato follemente di una ragazza che gli aveva rubato un
cuore che non aveva, che gli aveva fatto battere quel cuore che non batteva più
da anni. Ero pazzo di una ragazza che non riusciva a rendersi conto di quanto fosse
bella, affascinante, sensuale. Non mi piaceva ammetterlo, ma la trovavo
dannatamente sensuale ed erotica, ma sapevo che dovevo trattenermi. Se mi fossi
spinto leggermente oltre, avrei rischiato di farle del male, cosa che io non
avevo intenzione di fare.
Continuai a guardarla
rendendomi conto di quanto la volessi abbracciare e baciare, ma non era
possibile. L’avevo lasciata per proteggerla perché con me non era al sicuro e,
di certo, non sarei tornato insieme a lei così su due piedi.
L’amavo, l’avevo sempre amata
e volevo che fosse al sicuro, che non corresse nessun genere di rischio e con
me ne avrebbe corsi fin troppi.
<< Tu devi essere
felice, con lui. Devi essere felice e vivere la tua vita >> le dissi
prima di girarmi.
<< Vuoi che viva la mia
vita? Allora, dovresti smetterla di tornare, dovresti smetterla di venire tutte
le sere a controllarmi. Dovresti andartene definitivamente della mia vita
>> urlò lei.
Non le risposi. Aveva
ragione, sapevo che aveva tremendamente ragione. Avrei dovuto lasciarla andare
definitivamente, smetterla di seguirla e di controllarla, o meglio, potevo
farlo, ma senza farmi vedere. Santo cielo ero un vampiro, era da tutta una vita
che mi nascondevo, potevo farlo anche con lei, ma non ce la facevo.
Non riuscivo a nascondermi,
mi sentivo come in dovere di farle sapere che io ci fossi, che non me ne fossi
mai andato.
Ero sempre stato convinto che
non mi avrebbe mai riconosciuto, che avrebbe sempre pensato che fossi solo
un’illusione, non mi era mai passato per la testa che potessi farla soffrire.
Ero stato un egoista, uno
stupido egoista che aveva pensato solo a se stesso e non a lei.
Forse era meglio che me ne
andavo definitivamente.
Mi nascosi nel buio
aspettando che andasse a dormire. Sentii cosa raccontò alla mamma. Mi sentivo
uno spione, ma ormai ci ero abituato.
Facevo così ogni sera da un
anno e mezzo: ascoltavo i discorsi con la mamma, la sentivo andare a dormire e
quando sentivo che il battito le si era regolarizzato, mi arrampicavo alla
finestra, che per mia fortuna era sempre aperta, e andavo a guardarla dormire.
Avevo fatto così ogni singola
notte per un anno e mezzo e anche quella notte l’avrei fatto, quella notte che
forse sarebbe stata l’unica.
Guardandola dormire decisi
che aveva ragione, che dovevo andarmene definitivamente e lasciarle vivere la
propria vita. Una vita che non poteva essere con me, una vita che non avrebbe
mai potuto vivere con me. Doveva vivere una vita normale e non con un vampiro
centenario.
Era bellissima con il viso
circondato dai capelli castani arruffai sul cuscino, le labbra leggermente
dischiuse e gli occhi chiusi.
Avevo la tentazione di
avvicinarmi maggiormente e di baciarla, ma avevo paura di svegliarla e non
volevo che si arrabbiasse di nuovo con me.
Mi limitai a sdraiarmi vicino
a lei e a osservarla.
Era la cosa più bella che
avessi mai potuto vedere.
La mia esistenza non era
niente senza di lei, io non ero niente senza di lei.
Avevo preso la mia decisione:
l’avrei lasciata andare e io avrei trovato una soluzione per non vivere il
resto dell’eternità senza di lei.
Ciao! Scusate davvero per
questo leggero ritardo, ma la scuola mi sta prendendo un sacco di tempo. =)
Come avete potuto leggere il
nostro carissimo Edward è tornato *_* Abbiamo avuto un POV Edward perché mi
sembrava giusto sapere cosa avesse fatto lui in quel anno e mezzo che non si è
fatto vedere, insomma, era giusto informarvi e questa mi sembrava l’occasione
giusta per farvelo sapere.
Cosa farà il nostro Edward?
Se ne andrà davvero? Cosa passa per quel suo cervellino? Si accettano scommesse
ragazze, fate le vostre ipotesi.
Voglio avvisare che il
prossimo capitolo non è ancora pronto e non so quando riuscirò a scriverlo,
spero di non postarlo in ritardo perché mi sentirei tremendamente in colpa. =(
Questo fine settimana mi metterà d’impegno a scrivere altrimenti qui è un
macello. =)
Ringrazio tutte le persone
che hanno aggiunto questa storia alle preferite, seguite e ricordate e alle
ragazze che hanno recensito lo scorso capitolo davvero grazie.
Un’ultima cosa prima di
rispondere alle recensioni, ho pubblicato una storia che ho scritto per un
concorso indetto sul forum, mi farebbe piacere se la leggeste e lasciate magari
un commento se vi piace. =) Mi farebbe molto piacere vedervi anche lì e sapere
se vi piace anche quella storia. NOTHING IS AS IT SEEMS.
Rispondo alle vostre recensioni:
Lua93: Gemeeeee,
mentre tu sei ad aiutare la mamma in cucina (ahahahah) io rispondo alla tua
recensione. Ho sempre l’abitudine a lasciare la tua recensione per ultima
(nello scriverla) anche se sei la prima, non so come mai. Bah, non so. Sono
strana, ma questo l’ho sempre saputo.
Allora, rispondo al tuo
fringuello che forse è meglio. =)
Althea la chiami solo tua
sorella hai capito? Grrr. Quanto odio che mi si chiami per nome intero. Grrr.
Ma tu sei perdonata. Ahahahah. Oddio, non sei un po’esagerata? Hai sempre la
mania di definire ogni mia cosa una meraviglia, ma secondo me tu hai seri
problemi. No, ma davvero. -.-
Non parliamo del concorso che
tanto ormai è finito ed abbiamo avuto i risultati, quindi, capitolo chiuso. =)
Sì, li ho fatti mettere
insieme anche se tu non sei felice. Poverina, dai. Bella aveva il diritto di
rifarsi una vita, aveva il diritto di continuare ad avere una vita nonostante
Edward non ci fosse più.
Edward farà qualcosa? Ahahah bo. Non lo so e non lo sai nemmeno tu perché non
ho ancora scritto niente. Ahahahah Sono molto cattiva. Ahahahah
-.- Stefano. -.- Quel
coglione. Ma vai a capirlo quello. -.- Ma che cazzo ha al posto del cervello? Merda?
Mi sa proprio di sì, sai? -.-
Appena torni postiamo.
Ahahaha. Ti voglio bene ^_^
meredhit89: Ciao!
Sono felice di sapere che la storia ti ha colpito e che ti è piaciuta. Spero
che con il passare del tempo ti piaccia sempre di più. Un bacione ^_^
poc: Ciao!
Sono contenta che la storia ti piaccia. Speravo davvero che potesse intrigare
il fatto di leggere una nuova prospettiva e, soprattutto, l’aggiunta di alcuni
nuovi personaggi. Come hai detto tu, se Edward avesse ritardato il suo arrivo
era più o meno ovvio che Bella si facesse un’altra vita.
Be, alla tua domanda finale
ho risposto con questo nuovo capitolo sperando che ti sia piaciuto e che non ti
abbia deluso. Un bacione ^_^
eliza1955: Ciao!
Sono felice di leggere ancora una tua recensione. =) Devo essere sincera, anche
per me Bella ha perdonato troppo facilmente Edward, capisco che fosse
innamorata, ma perdonarlo così facilmente, insomma, ci voleva una prova
d’amore, doveva farlo penare un po’ e non ti preoccupare che non lo perdonerà
tanto facilmente in questo storia, se mai lo perdonerà. Chissà, magari non lo
farà. =) No, dai, ti assicuro che torneranno insieme, ma per Edward non sarà
assolutamente facile, ma nemmeno per Bella resistere a non perdonarlo
velocemente. Un bacione ^_^
vanderbit: Ciao!
Sì, Daniel sarà una specie di Jacob. Infatti, dove sarebbe il gusto se tutto
fosse facile? I protagonisti devono penare, come voi che leggete. =)
Esatto, hai colto
perfettamente quello che volevo dire. Per Bella, Daniel è solo una cotta, una
persona con cui potrebbe costruire qualcosa, ma comunque deve sempre fare i
conti con il ricordo di Edward. Il primo amore non si scorda mai ed i ricordi
ce li portiamo fino alla fine. Sono davvero felice di sapere che la storia ti
piace. Un bacione ^_^
Xversa: Ciao!
Non sai quanto mi faccia piacere sapere che ti piace anche questa storia. Sono
davvero molto felice. Ti ringrazio per avermi fatto notare gli errori. Non ho
molto tempo per controllare anche questo capitolo, spero solo che non ci siano
altri errori, e se ci fossero, ti chiedo scusa in anticipo, la prossima volta
controllerò.
Non ti preoccupare Edward
sarà felice e contento. Prima o poi. XD Un bacione ^_^
Alla prossima ^_^
|
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Capitolo 5 *** Capitolo 5 ***
Capitolo 2
Bella POV
Se n’era andato. Si era
girato e se n’era andato. Per quale diavolo motivo aveva seguito alla lettera
quello che avevo detto? Perché non aveva cercato di opporre resistenza al mio
volere? Perché non aveva cercato di farmi capire che lui ci tenesse ancora a
me? Perché si era limitato a girarsi e andarsene? Mi odiavo. Mi odiavo per
quello che avevo detto. Mi odiavo solo per averlo pensato, ma era quello che
volevo dirgli.
In quel momento odiavo
intensamente il fatto che Edward non potesse leggermi nel pensiero, odiavo che
non potesse sapere cosa realmente pensavo e che doveva ascoltare solo le mie
parole. Le mie stupidissime parole. Perché non riuscivo a tener chiusa la
bocca?
Certo, trovarmelo davanti e
poi scoprire che fosse realmente lui non mi aveva lasciato indifferente.
Rivedere i suoi occhi dorati, il suo sorriso, risentire quella voce vellutata e
bellissima. Mi era mancato. Mi era mancato da morire e in un primo momento
tutta la mia “rabbia” nei suoi confronti se n’era andata. Scomparsa. Volatilizzata.
Come se non fosse mai esistita. Sentivo solo il mio cuore battere
all’impazzata, sentivo solo che il mio amore nei suo confronti non fosse mai
diminuito, che non era mai mutato come non poteva mutare lui: il mio angelo
tentatore, l’amore della mia vita, il vampiro che mi aveva rubato il cuore per
poi spezzarmelo. Non era stato facile rivederlo, non era stato facile sapere
che non se ne fosse mai andato.
Quando chiamai il suo nome e
si girò, una consapevolezza si intrufolò in ogni particella del mio corpo: era
sempre stato Edward. Era sempre stato davvero lui tutte le volte che pensavo di
avere le allucinazioni, tutte le volte che pensavo che era solo una mia
illusione la sua immagine, il suo sorriso, ma in realtà era tutto vero. Era
tutto verissimo. Quella consapevolezza mi rese felice, mi fece quasi scoppiare
il petto perché voleva dire che non mi aveva mai lasciato, che mi aveva sempre
protetto, ma dall’altra parte mi sentivo in un certo senso ferita. Era sempre
stato vicino a me e non aveva mai fatto niente, non aveva mai cercato di
parlarmi assieme. Mi resi conto che forse non era interessato a me, che c’era
un altro motivo se lui era venuto tutte le sere.
Quel piccolo pensiero mi
ricordò cosa avevo passato in quei mesi per colpa sua, quanto avevo sofferto e
quanto stavo soffrendo anche in quel momento. Ero sempre stata consapevole che
non avrei potuto dimenticarlo del tutto, ero consapevole del fatto che una
parte di me avrebbe sempre pensato e voluto Edward, ma non pensavo di
rivederlo, non pensavo di sentire ancora il dolore che mi provocava il pensare
a quel terribile giorno.
Da un secondo all’altro ero
passata dall’amore all’odio profondo che provavo per lui, anche se sapevo che
non fosse vero.
Decisi di prendere un tono
freddo e di tenermi un po’ sulla difensiva. Ok, ero ancora innamorata di lui,
ma non ero pronta a soffrire ancora, più di quello che stessi già facendo.
Mi ero ritrovata a mentire, a
dirgli che amavo Daniel quando non era assolutamente vero. Mi ero ritrovata a
quasi urlargli, cosa che non avevo quasi mai osato fare con lui o con nessun
altro.
Mi resi conto in quel momento
che molto era cambiato in un anno e mezzo: io ero cambiata diventando un po’
più sicura di me stessa, anche se in profondità c’era ancora la mia timidezza. Lui
sembrava cambiato, almeno, ai miei occhi sembrava cambiato. L’unica cosa che
non era cambiata in un anno e mezzo, era quello che provavo per lui. Il mio
amore nei suoi confronti era rimasto immutato, non era variato di una virgola.
Se fossi stata la mia vecchia
me forse l’avrei riaccolto a braccia aperte, appena l’avessi visto gli sarei
corsa incontro e l’avrei abbracciato, ma non ero più quella ragazzina, non ero
più così stupida. Era venuto per me? Doveva guadagnarsi il mio perdono.
Mi aveva lasciato, mi aveva
fatto soffrire, mi aveva fatto passare mesi terribili e tutto per cosa? Per poi
continuare a controllarmi? Per poi mostrarmi la sua presenza ogni sera? Tutto
questo per proteggermi?
Ero del parere che mi avrebbe
protetto meglio se fosse stato al mio fianco, il compito gli sarebbe stato più
facile, ma invece no, lui doveva fare tutto il contrario.
Una parte di me avrebbe
voluto che restasse, che mi dicesse di amarmi, sapevo che per un suo più
piccolo gesto gli sarei caduta ai piedi, ma non fece niente. Non disse niente.
In quel momento una parte di
me si sentì persa, vuota.
Se ne stava andando di nuovo,
mi stava lasciando da sola un’altra volta, ma quella volta me l’ero cercata.
Ero stata io a consigliarglielo. Che stupida.
* * * * *
Era passata una settimana da
quando avevo visto per la seconda volta Edward andarsene. Non si era fatto più
vedere, nemmeno una fugace apparizione.
Se n’era andato. Di nuovo. Ma
con la sua scomparsa tornarono nuovamente gli incubi. Ogni notte ne facevo uno,
ogni notte sognavo di venir lasciata da Edward nei posti più strani e per dei
motivi fuori dal normale. Mi svegliavo sudata e con le guancie rigate di
lacrime.
Sapevo che sarebbe successo
di nuovo.
Ero arrabbiata con me stessa,
con lui, con il mondo intero. Con me perché mi sentivo una stupida. Stavo
soffrendo ancora, stavo soffrendo e non ci potevo fare niente. Era colpa mia se
stava succedendo, era colpa mia se lui se n’era andato una volta per tutte. Ero
arrabbiata con lui perché era tornato, perché aveva deciso di tornare. La mia
vita era perfetta prima che ritornasse lui. Perfetta. Che parolona. Cercavo
solo di andare avanti. Era diversa. Avevo provato a cambiare libro aprendone un
altro contemporaneamente e il risultato era che mi piaceva un ragazzo, ma che
ero innamorata di un altro. Bella situazione del cavolo.
Come potevo essere stata così
stupida? Come potevo anche solo aver pensato che Daniel mi avrebbe fatto
dimenticare Edward? Sapevo benissimo che nessun ragazzo sulla terra avrebbe mai
potuto farmi dimenticare Edward, perché lui era lui. Era perfetto, bellissimo,
dolce. Nessun ragazzo “normale” poteva essere paragonato con lui. Nessuno.
Nemmeno Daniel.
Ma. C’era un “ma”. C’era un
grosso e gigantesco “ma”. A me Daniel piaceva, stavo bene con lui ed il nostro
rapporto era migliorato notevolmente in quella settimana. Certo, ogni tanto il
ricordo di Edward tornava, ma cercavo di far finta di niente e di non far
preoccupare in alcun modo Daniel.
In quella settimana avevo
potuto conoscerlo meglio, passare più tempo con lui ed avevo scoperto che non
era cambiato per niente da quando l’avevo visto l’ultima volta, anzi, forse era
anche peggiorato: era diventato protettivo e premuroso all’inverosimile e ogni
volta che vedeva qualcosa di strano in me, si preoccupava.
In un certo senso era un
fatto positivo che mi rendeva anche felice, ma dall’altro lato a volte
diventava una fatto pesante. Va bene, si preoccupava per me, ma non potevo
starmene persa nei miei pensieri per un secondo che lui subito cominciava a
fare domande su domande. A volte non lo sopportavo proprio.
A parte quel piccolo
inconveniente, le cose tra di noi andavano bene, anzi, forse fin troppo.
Andavamo con calme e tranquillità, ma ormai nei nostri baci c’era sempre
qualcosa di più, o meglio, capivo che Daniel cominciasse ad avere bisogno di
più. Dal canto mio non mi sentivo molto pronta, anzi, non lo ero per niente.
Una parte del mio cervello bacato pensava ancora ad Edward, al fatto che mi
sarebbe piaciuto farlo con lui e non con Daniel. Oltre a questo, non mi sentivo
pronta. Sapevo che sarebbe successo, Daniel era un ragazzo già attivo e mi sembrava normale che volesse
approfondire il nostro rapporto, ma era troppo presto, almeno per me.
I suoi baci erano sempre un
po’ troppo passionali, mi davano quasi fastidio.
Ero strana, davvero strana. Con Edward non facevo altro che cercare di
approfondire il bacio e quando Daniel lo faceva mi dava quasi fastidio. Ero
proprio un controsenso. In un senso potevo ottenere quello che volevo, ma mi
rendevo conto che non era con Daniel che volevo farlo. Il mio cervello, il mio
corpo, reclamava ancora Edward nonostante lo avessi visto andarsene solo la
settimana prima.
Ero una stupida, una stupida
che aveva diritto di vivere la propria vita. Ero sicura che con il passare del
tempo il pensiero di Edward avrebbe lasciato spazio a Daniel, una persona in
carne ed ossa, non uno stupido ricordo. Sì, ne ero fermamente convinta, ma
sapevo che mi sarei contraddetta molto presto.
* * * * *
Quella maledetta sveglia mi svegliò
dal mio sonno. Sonno. Se potevo definirlo tale. Anche quella notte avevo avuto
un incubo, un’ulteriore incubo e anche se ormai ci avevo fatto l’abitudine,
quando mi svegliavo mi sentivo sempre scombussolata.
Rimasi nel letto a godermi
quel dormiveglia, rendendomi conto che anche quella mattina avevo la solita
sensazione: avevo come l’impressione che qualcuno fosse stato in quella stanza.
Non sapevo come spiegarlo, non sapevo come potevo percepire la presenza di una
persona quando non l’avevo nemmeno vista, ma lo sentivo. C’era qualcosa
nell’aria, qualcosa di vagamente famigliare che mi faceva sentire strana.
Davvero non riuscivo a spiegare cosa fosse, ma mi faceva sentire stranamente
protetta come non mi ero mai sentita. Anzi, mi sentivo così protetta come quando
stavo con Edward anche se lui pensava che fossi costantemente in pericolo.
Sentii una pioggerella
insolita picchiettare sul tetto. Era decisamente un evento raro a Phoenix. Un
evento che forse non capitava da anni, ma non fu un cambiamento che mi
scombussolò particolarmente: mi faceva ritornare a Forks, mi faceva quasi
sentire come se Edward fosse ancora al mio fianco. In poche parole era un altro
modo per farmi del male.
Mi alzai, uscii dalla stanza
ed andai in bagno a farmi una doccia veloce.
Sotto il getto dell’acqua, mi liberai dell’aria di inquietudine che mi
investiva sempre ogni volta che mi svegliavo. Mi rilassai ed uscii avvolgendomi
nell’accappatoio.
Scesi le scale ed andai in
cucina a fare colazione.
Quando entrai trovai mia mamma
ai fornelli che preparava la colazione.
<< Buongiorno >>
dissi con voce roca.
<< Buongiorno. Dormito
bene? >> mi chiese sorridente.
<< Sì, abbastanza
>> feci un lieve sorriso.
Ovviamente mia mamma non
sapeva niente né di Edward né tanto meno degli incubi che avevo ricominciato ad
avere. Non volevo farla preoccupare. Ce la facevo da sola, ormai sapevo
convivere benissimo con gli incubi. Facevano parte della mia vita, una parte
integrante.
<< Come mai sei già in
piedi? >> le chiesi rendendomi conto che mia mamma non era quasi mai
sveglia a quell’ora della mattina. Era troppo presto.
<< Avevo voglia di
preparare la colazione >> sorrise e mise un paio di pancakes in un piatto
e me lo passò.
<< Grazie >>
guardai il piatto davanti a me e mi resi conto di non avere tanta fame. Era una
settimana che non ne avevo molta, ma cercavo di farmi vedere mangiare, anche se
non ne avevo voglia.
Presi la forchetta in mano e
rimasi a guardare i pancakes come se dovessero dirmi qualcosa da un momento
all’altro.
<< Non mangi? >>
mia mamma mi riportò alla realtà.
<< Certo. è solo che
sono ancora un po’ addormentata >> sorrisi lievemente e tagliai un pezzo
di pancake. Lo addentai e lo assaporai rendendomi conto che era da un sacco che
non ne mangiassi uno. Mi venne improvvisamente fame e finii tutti i pancake nel
piatto in pochissimi minuti.
<< Avevi un po’ di
fame? >> mi chiese ridendo mia mamma.
<< No. Non molta
sinceramente >> sorrisi. << Grazie, erano davvero buonissimi
>> mi avvicinai e le lasciai un bacio sulla guancia.
<< Hai visto che piove?
>> mi chiese guardando fuori dalla finestra leggermente perplessa.
<< Sì, ho visto. È un
evento raro. Magari oggi succederà qualcosa >> le sorrisi.
Mi aspettavo che potesse
succedere di tutto, qualsiasi catastrofe. La pioggia a Phoenix poteva solo
preannunciare un disastro ed ero preparata a qualsiasi cosa.
Salii in camera e mi vestii
velocemente rendendomi conto che il tempo fosse passato più velocemente di
quanto avessi pensato.
Mi pettinai, mi asciugai i
capelli e preparai lo zaino.
Mentre stavo scendendo le
scale, suonarono alla porta: era sicuramente Daniel.
Ero a metà scale quando mia
mamma aprì la porta e salutò Daniel.
Non era nemmeno il caso di
dirlo che mia mamma fosse pazza di Daniel. L’aveva sempre adorato, ma da quando
formavamo una coppia gli era diventato ancora più simpatico.
Vedendoli parlare sulla
soglia della porta mi immaginai la stessa immagine, ma con Edward al posto di
Daniel. Chissà cosa ne avrebbe pensato mia mamma di lui? Gli sarebbe piaciuto?
Avrebbe parlato come parlava con Daniel?
Bella, ma a cosa cavolo stai pensando?
Scossi la testa cercando di
scacciare quel pensiero.
<< Ciao >> dissi
avvicinandomi alla porta.
<< Buongiorno amore
>> Daniel mi diede un leggero bacio sulle labbra davanti agli occhi
sognanti di mia mamma.
<< Ciao mamma. Ci
vediamo più tardi >> le sorrisi e mi avviai verso la macchina di Daniel
che mi seguiva sorridente.
Salii in macchina e appoggiai
lo zaino sul sedile posteriore.
<< Come stai? >>
era tutto allegro. Un sorriso di trentadue denti gli illuminava il viso.
Ma cos’avrà da sorridere così tanto? Occhio che ti
viene una paralisi facciale se continui a sorridere così.
Mi stupii del mio pensiero
tutt’altro che amorevole. Non avevo mai detto una cosa del genere, figuriamoci
pensarla. Non era normale che la pensassi, non era normale che mi desse
fastidio che il mio ragazzo fosse felice.
Anch’io lo ero, in un certo
senso. Togliendo gli incubi e il fatto che una parte di me voleva ancora il mio
ex, stavo benissimo. Alla grande.
<< Bene, grazie. Tu?
>> gli feci un sorriso il più sincero possibile. Non volevo subire un suo
interrogatorio alla mattina presto.
<< Benissimo. >>
<< Lo vedo >>
ridacchiai. << Come mai sorridi? >>
<< Sono felice. Sono
l’uomo più felice su questa terra. Ho una ragazza che amo con cui sto bene e
non potrei desiderare di meglio >> guardava la strada con un sorriso
felice, sinceramente felice.
Guardandolo mi domandai se
anch’io avessi quello sguardo quando stavo con Edward, se anch’io sprizzassi
amore da tutti i pori. Mi rendevo conto dei sentimenti che Daniel provava per
me e mi sentivo un po’ in colpa a non provarli anch’io, ma gliel’avevo detto,
volevo provarci, volevo provare ad avere una relazione con lui e sapeva che non
ero ancora innamorata di lui.
Ma nonostante tutto mi
sentivo in colpa, tremendamente in colpa, mi sembrava quasi di prenderlo in
giro e non volevo essere così stronza.
<< Non ti sembra strano
che piova? >> mi chiese improvvisamente dopo qualche minuto di silenzio.
<< Be, sì, ma sono abituata.
A Forks pioveva quasi sempre, ormai ci avevo fatto l’abitudine >> sorrisi
leggermente malinconica rendendomi conto che quel tempo uggioso mi mancasse
terribilmente.
Arrivammo a scuola e
parcheggiò.
Raggiungemmo gli altri ed
incominciammo un altro noiosissimo giorno di scuola. Almeno, lo considerai tale
fino a quando non uscii da scuola.
Come ogni giorno, al suono
della campanella mi diressi verso l’armadietto di Daniel e degli altri per
ritrovarci ed uscire tutti insieme, per parlare, chiacchierare e raccontarci
qualcosa della giornata.
Eravamo tutti insieme: io,
Daniel, Helena, Matt, Mark e Luke.
Stavamo parlando, o meglio,
stavano parlando, ero un po’ sulle mie da quando Edward era tornato, anzi, se
n’era riandato.
Ero persa nei miei pensieri,
nelle mie riflessioni, quando la voce di Helena mi riportò alla realtà.
<< Ma chi è quel
grandissimo gnocco? >> si mise quasi ad urlare. << Guarda che
sorriso e come mai guarda nella nostra direzione? >> sembrava quasi in
adorazione.
Mi sentii osservata.
Osservata da uno sguardo famigliare, troppo famigliare.
Alzai lo sguardo e mi trovai
davanti l’ultima persona che avrei mai pensato di vedere: Edward era appoggiato
ad un muro con le braccia incrociate mettendo in mostra i muscoli dei bicipiti
che si intravedevano sotto la maglietta nera che portava. Un paio di jeans gli
fasciavano le gambe toniche e perfette. Il suo solito sorriso sghembo gli
increspava le labbra. I capelli arruffati e rossicci gli incorniciavano il viso
e gli occhi dorati che mi guardavano, che mi sorridevano. Non solo le labbra
erano increspate in un sorriso, ma anche gli occhi che lo riflettevano.
Mi bloccai improvvisamente
rendendomi conto che fosse realmente lui, che fosse tornato nuovamente. Persi
un battito nel momento esatto in cui me ne resi conto. Era lì, per me. Di
nuovo.
<< Bella tutto bene?
>> mi chiese Helena scrutandomi preoccupata.
Distolsi lo sguardo da Edward
e guardai Helena.
<< Sì, sto benissimo
>> guardai nuovamente il vampiro più bello che avessi mai visto. <<
Ragazzi, voi andate avanti, io vi raggiungo >> sorrisi.
Daniel si avvicinò
preoccupato.
<< Tutto bene? >>
mi chiese scrutandomi ancora più preoccupato di quanto lo fosse Helena.
<< Sì, benissimo. Non
ti preoccupare. Arrivo subito >> sorrisi. Un sorriso più finto di quello
non l’avevo mai fatto.
Ero felice. Ogni fibra del
mio essere voleva correre da Edward, abbracciarlo, baciarlo, dirgli quanto lo
amassi, ma quando mi girai nuovamente a guardarlo mi resi conto che era la
seconda volta che tornava e che poteva andarsene come se n’era andato altre
volte prima.
Improvvisamente mi resi conto
di quanto fossi stata ridicola solo a pensare di corrergli incontro e di dirgli
che lo amavo.
L’euforia e la gioia nel
vederlo era scomparsa lasciando spazio all’arrabbiatura più totale.
Mi avvicinai con passo deciso
e sicuro guardandolo intensamente negli occhi.
Se ne stava lì, appoggiato al
muro come se niente fosse, come se il mio cuore non facesse una capriola ogni
volta che mi guardava o che sorrideva sghembo.
Mi sentivo un contro senso:
il mio cervello aveva deciso di rimanere duro, freddo, arrabbiato con lui per
quello che mi aveva fatto, ma il mio corpo non voleva collaborare, non aveva la
minima intenzione di farlo, anzi, faceva tutto l’opposto.
Quando arrivai a meno di un
metro da lui mi fermai ed incrociai le braccia al petto.
<< Cosa ci fai di nuovo
qui? >> assottigliai lo sguardo cercando di fargli capire che la sua
presenza non fosse gradita, anche se non era assolutamente vero.
Nonostante il mio sguardo, non
la smise di sorridermi sghembo facendomi quasi pentire di essermi avvicinata.
Si staccò dal muro e sciolse
le braccia lasciandole andare lungo i fianchi.
<< Avevo voglia di
vederti >> sorrise.
<< Edward >> lo
guardai torva. << Piantala di fare questo giochino. Sono stufa marcia di
vederti tornare e poi vedere che te ne vai. Te ne sei andato due volte, sei
tornato una volta, adesso basta. Non sono una stupida. Cosa sei tornato a fare
stavolta? Per darmi ancora false speranze e poi andartene di nuovo? Cos’è ti
diverti? Sul serio Edward, dimmi perché sei tornato >> ero dura, fredda.
Il suo caratteristico sorriso
sghembo scomparve.
Distolse lo sguardo e poi
prese un profondo respiro di cui non avrebbe avuto bisogno.
<< Bella, lo so. Me ne
rendo conto che ti ho fatto soffrire due volte. Sono stato uno stupido ad
andarmene una settimana fa, pensavo che fosse la cosa giusta, pensavo che fosse
giusto lasciarti vivere la tua vita senza di me, ma mi sono reso conto che la
mia esistenza non è niente senza di te. Ti amo Bella e sono tornato per
riconquistarti. Farò qualsiasi cosa pur di farti capire che sono ancora
innamorato di te, che il mio sentimento non è minimamente cambiato da un anno e
mezzo a questa parte. Lo so, ti ho fatto soffrire e ti prometto che stavolta
non me ne andrò. Sono tornato per restare >> mi guardava intensamente
negli occhi facendomi perdere in quelle iridi dorate.
<< Edward, sei in
ritardo. Sto con Daniel. Sei davvero sicuro di quello che stai facendo? Sei
sicuro di non essere tornato per poi andartene? >> il mio scudo di
freddezza era andato a quel paese sostituito da una fragilità che mi era sempre
appartenuta.
<< No, sono tornato per
restare e farò qualsiasi cosa, qualsiasi cosa per farti capire quanto tu valga
per me. Tu vali più di qualsiasi cosa al mondo, vali più della mia stessa
esistenza >> si avvicinò e allungò una mano verso il mio viso per
accarezzarmi una guancia.
Mi beai del contatto con la
sua mano fredda e marmorea, di quel contatto che avevo desiderato di sentire di
nuovo su di me da quel giorno nella radura. Era dolce, gentile. Mi sorrise
teneramente facendomi battere all’impazzata il cuore. Gli occhi mi pizzicavano,
ma mi imposi di non piangere davanti a lui.
Si piegò verso di me e mi
baciò teneramente la fronte.
<< Ti amo Bella
>> sussurrò ancora a contatto con essa.
Si allontanò lasciandomi lì,
a guardare la sua figura allontanarsi.
Il cuore mi batteva
all’impazzata e in quel momento mi ritrovai ancora a Forks, a scuola con
Edward, con tutti i Cullen a passare dei momenti bellissimi.
Una parte di me non voleva
minimamente credere alle parole di Edward, ma l’altra mi gridava a gran voce
che dovevo farlo, dovevo credergli, dovevo fidarmi di lui.
Sì, ero sicurissima che
quella volta non mi avrebbe lasciato, che sarebbe rimasto, che avrebbe fatto di
tutto per farmi capire quanto mi amasse, anche se l’avevo già capito.
Io ero pronta, ero pronta ad
ogni sua mossa, ma ero anche pronta a non perdonarlo tanto facilmente, a non
dargliela vinta subito.
Insomma, mi aveva lasciato
per ben due volte, avrebbe potuto farlo anche una terza.
Lo sapevo, non aveva senso.
Dicevo di fidarmi di lui, ma poi dicevo che non dovevo dargliela vinta
facilmente, che non dovevo lasciarmi andare troppo dell’emozione.
Ma poi mi venne in mente un
particolare non poco scomodo: Daniel. Dovevo pensare anche a lui. Cosa dovevo
pensare? Lasciarlo e tornare tra le braccia di Edward senza neanche battere
ciglio o “usarlo” per farlo ingelosire? Scelsi la seconda opzione, anche se mi
sentii stronza all’inverosimile appena lo pensai. Ma dovevo farlo, era l’unica
cosa che potevo fare, anche se sapevo che forse mi sarei cacciata in una
situazione che mi sarebbe sfuggita di mano.
L’avevo detto io quella
mattina: la pioggia avrebbe portato una catastrofe ed effettivamente l’avevo
fatto.
Non so davvero come farmi
perdonare, non so davvero come chiedere scusa per questo madornale ritardo. È
passato un mese dal mio ultimo aggiornamento e non ho scuse. Non ho davvero
scuse, anche se qualche spiegazione devo darvela.
Dopo il capitolo 4 non avevo
più capitoli pronti e a disposizione. Mi sono maledetta per non aver scritto
più capitoli prima di cominciare a postare la storia, ma non potevo più farci
niente. Ma c’è anche un altro fatto che mi ha impedito di aggiornare:
l’ispirazione, o meglio, c’era qualcosa che mi impediva di scrivere e non
riuscivo a farlo. Ci provavo, ogni sera provavo a scrivere, ma continuavo a
guardare quella pagina vuota di word in cerca di un minimo di ispirazione che
mi facesse andare avanti a scrivere. La cosa che mi faceva imbestialire era che
il capitolo era tutto nella mia testa, ma c’era qualcosa che mi bloccava.
Ma alla fine, finalmente, l’ispirazione è arrivata ed ho cominciato a scrivere,
capitolo, dopo capitolo. Adesso non sono molto avanti, avrei voluto scrivere
più capitoli, ma penso ( e spero) di non farvi mai più aspettare un mese per un
capitolo. Per adesso sono arrivata a scrivere 7 capitoli e spero di andare
avanti e di portarmi abbastanza avanti.
Davvero scusate, spero di non
aver perso lettori, mi dispiacerebbe davvero tantissimo.
Parlo di questo capitolo che
forse è meglio. Avrei voluto farvi aspettare e prorogare il ritorno definitivo
di Edward nel prossimo capitolo, ma non mi sembrava il caso di dedicare tutto il
capitolo alle riflessioni di Bella, sarebbe stato troppo pesante e sinceramente
anche brutto. Sto cercando di andare abbastanza veloce negli avvenimenti di
questi capitoli perché la reale storia comincerà tra qualche capitoli.
Detto questo. Spero che il
capitolo vi sia piaciuto e che come ritorno non vi abbia deluso.
Voglio ricordarvi anche
l’altra mia storia che sto pubblicando: Nothing is as it seems. Mi farebbe
davvero piacere se passaste a darci un’occhiata.
Ringrazio tutte le persone
che hanno inserito la storia tra le seguite, le preferite e le ricordate e a
quelle persone che mi hanno inserito tra gli autori preferiti. Davvero grazie.
*_* Mi rendete davvero felice *_*
Mi sono davvero dilungata
troppo, quindi passo a rispondere alle vostre recensioni:
Lua93: Gemeeeeeeeeeee,
tu in questo momento sarai a Londra a girare con uno starbucks in mano e a divertirti
con la tua best. Ma com’è giusto che sia, devo rispondere alla tua recensione. Noooooo,
ok. È solo da domenica che sei partita e già mi manchi un sacco. Sai già che quando
tornerai dovrai farmi sapere ogni singolo avvenimento. Oddio, ma manca ancora tantissimo
al tuo ritorno, non è nemmeno passata una settimana =(
Va be, mi blocco e continuo a
rispondere alla tua recensioni, anche se non so quando la leggerai e se la leggerai
=)
Lascio stare, volutamente, l’aggettivo
che ha dato al mio capitolo, come se io ci credo. XD
Infatti, noi siamo uniche e chissenefrega
di quello che pensa la gente, ha qualche problema? Se lo risolve, non sono fatti
miei. io vivo lo stesso, forse anche meglio.
Ahahah povera Bella, metti che
Edward non fosse tornato davvero, lei doveva aspettarlo in eterno? Ma anche no.
eh che cazzo. -.-
Ma daiiiiii, Daniel è caruccio.
*_* Davvero molto caruccio *_*
Phil non ha problemi, è solo simpatico
e figo. Se dovessi sapere come me lo sono immaginato io, capiresti subito. Ahahah
È tutti hanno detto un sacco di
stronzate nel vecchio capitolo, soprattutto Bella.
Un bacione Geme. Ti voglio bene.
Non vedo l’ora che torni ^_^
vittoriaKf: Ciao!
Sono davvero felicissima di sapere che la storia ti piaccia.
Bella è una stupida per aver
sempre pensato che Edward fosse un’illusione dettata dalla sua fantasia, è
stata davvero stupida.
Mi sembra più che ovvio che
Bella ed Edward torneranno insieme, ma come? Quando? E dopo quanto tempo? La storia,
ovviamente, non è incentrata solo sulla loro riconciliazione, ma anche su
quello che avverrà dopo che si saranno riconciliati. Ok, sto dicendo troppo.
Meglio che mi fermo.
Ti chiedo immensamente scusa
per il ritardo, non ho davvero scusanti. Spero che ci sarai ancora a seguire la
mia storia. Un bacione ^_^
elisa1755: Ciao
cara! Come stai? Scusa davvero l’immensissimo ritardo, ma tra scuola e piccolo
blocco, non riuscivo davvero a postare prima. Chiedo umilmente perdono. *si
inginocchia*
Ahahahah immagino che in ogni
suo POV avresti voluto ucciderlo, ma risparmialo per i prossimi capitoli. Ci
saranno dei suoi POV in cui lo ucciderai davvero. Ahahahah Davvero, se va di
questo passo non si metteranno più insieme. Ahahah
Spero che sarà ancora
incollata per vedere come va, nonostante sia in ritardo di un mese. Oddio, sto
male solo a pensarci, non sono abituata a fare questi ritardi. =(
Anche a me fa strano scrivere
di Bella che bacia un altro, anche se a me Daniel piace come ragazzo, cioè mi
sta simpatico. Ma ovviamente preferisco Edward. *_* Un bacione. ^_^
vanderbit: Ciao!
Chiedo scusa anche a te per l’immenso ritardo e spero che continuerai comunque
a seguire la mia storia, mi farebbe davvero piacere. =)
Daniel è un impiccio, ma
Bella lo lascerà? Edward vuole morire? E chi lo dice, magari sì, magari no. Ahahah
ti basta seguire la storia e lo saprai =) Un bacione. ^_^
ste87: Ciao!
Sono davvero felice di sapere che la storia ti piaccia. Spero che nonostante questo
mio ritardo continuerai a seguirla e a farmi sapere un tuo parere, ne sarei davvero
felice. =) Un bacione. ^_^
Alla prossima ^_^
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Capitolo 6 *** Capitolo 6 ***
Capitolo 2
Bella POV
Ero ancora lì, ferma da non
so quanti minuti. Avevo visto Edward andarsene e me n’ero rimasta lì a guardare
il punto da cui l’avevo visto sparire.
Mi aveva sconvolto, mi aveva
completamente scioccato il suo ritorno, ma non era solo quello, erano le due
semplici parole che aveva pronunciato qualche minuto prima: Ti amo, Bella.
Quelle due semplici parole
vibrarono nell’aria per poi insinuarsi nella mia pelle, attraversando ogni
singola cellula del mio corpo per poi arrivare al cuore. Quelle parole mi avevano
toccato e il tono di voce di Edward mi fece capire che fosse sincero.
Era sincero. È…è ancora innamorato di me.
Ne avevo davvero dubitato?
Avevo davvero pensato che Edward non mi amasse più? Sì, l’avevo fatto. L’avevo
pensato quando mi aveva lasciato la prima volta e l’avevo fatto anche quando mi
aveva lasciato la seconda. Pensavo che non fosse più innamorato di me. Quando
ero davvero pessimista dicevo che non mi aveva mai amato e che aveva sempre
finto. Erano parole a cui non credevo nemmeno io. Sapevo che Edward mi amava,
almeno, prima che mi lasciasse, quello che provava dopo non lo sapevo, non
potevo saperlo, anche se mi sarebbe piaciuto.
<< Bella >> la
voce di Daniel mi riportò nuovamente alla realtà.
Notai solo in quel momento
che fosse esattamente davanti a me che mi guardava in modo torvo.
Lo guardai, ma era come se
non lo vedessi, come se lui non ci fosse davvero.
<< Bella, mi spieghi
chi era quel ragazzo? >> mi chiese appoggiando le braccia lungo i
fianchi.
Cosa dovevo dirgli la verità?
“Daniel, quello era Edward, il ragazzo con cui ho
avuto una storia mentre ero a Forks. È venuto a riprendermi perché mi ama
ancora e non voleva lasciarmi.”
Bella come frase, ma non
volevo che Daniel dasse fuori di matto. Già immaginavo cosa avrebbe detto se
gliene avessi solo accennato: sarebbe andato a cercare Edward per tutta la
città per poi pestarlo. E non volevo che successe, per niente, anche se Daniel
non avrebbe avuto speranze con Edward, ma non avevo intenzione di fargli
rompere un polso, un braccio o qualsiasi altra parte del suo corpo per aver
dato un pugno in faccia ad Edward. Non mi sembrava il caso.
Cercai di inventarmi una
storia su due piedi. Non ero molto brava a fingere, ma mi concentrai al massimo
per non farmi scoprire da Daniel.
<< Solo un vecchio
amico. Era da un po’ che non ci vedevamo e ci siamo saluti >> gli sorrisi
leggermente.
<< Rimane in città per
tanto? >> mi chiese ancora duro.
<< Sinceramente non lo
so. Non gli ho chiesto >> sorrisi maggiormente. << Non sarai mica
geloso di lui, vero? >> gli chiesi divertita.
<< No, assolutamente.
Perché dovrei essere geloso di lui? >> la sua voce era troppo stridula,
mi dava anche fastidio da quanto strideva, era peggio di un paio di unghie
strisciate sulla lavagna.
Lo avrei ucciso, ma era anche
un segno che fosse geloso di Edward.
<< Non lo so, ma mi
sembra tanto che tu lo sia. Non devi esserlo. È solo un amico che non vedevo da
un po’. Tutto qui. Ora possiamo andarcene? Voglio andare a casa >>
sorrisi cercando di apparire quanto meno sincera.
Sapevo benissimo che Edward
non era un semplice amico, ma era vero che volevo andarmene a casa, a riposare,
a pensare, a riflettere. Non era una situazione semplice da gestire. Non c’era
niente di semplice in quello che stava succedendo, soprattutto per me.
Amavo Edward, lo amavo
ancora, ma non potevo correre tra le sue braccia come se niente fosse successo.
Avevo una dignità di donna da difendere. Non mi lasciavo usare come se niente
fosse per poi tornarci insieme facendo finta che non mi avesse fatto soffrire.
E poi c’era anche Daniel, non lo amavo, questo era certo, ma gli volevo bene,
stavo bene con lui.
<< Certo. Andiamo
>> mi prese per mano ed ebbi come l’istinto di ritrarre la mano e di
sottrarmi a quel contatto, ma non appena mi resi conto di quello che avevo
pensato, mi detti un contegno. Non potevo ritrarre la mano come se fossi
schifata, non potevo comportarmi in quel modo, mi stava dando la mano il mio
ragazzo, non un semplice sconosciuto, non potevo comportarmi in quel modo. Ma
mi dava fastidio, mi dava fastidio dargli la mano.
Sì, ero confusa. Troppo.
Quando arrivammo dagli altri,
Helena mi guardava in un modo strano come se mi dicesse che prima o poi le
avrei spiegato tutto ed ero sicura che l’avrei fatto. Dovevo parlarne con
qualcuno, dovevo chiedere consiglio, altrimenti sarei impazzita.
Io e Daniel salimmo in
macchina e ci dirigemmo verso casa mia.
Durante il viaggio un
silenzio che non ci fu mai stato, albergò nell’abitacolo, ma, quando stavamo
quasi per arrivare, Daniel si mise a parlare.
<< Sei sicura che sia
solo un amico quel ragazzo? >> mi girai a guardarlo.
Guardava la strada con
sguardo duro e fermo.
Cosa vuoi sentirti dire Daniel? Se è il ragazzo che mi
ha fatto innamorare di lui? Sì, dannazione, è lui. Lui. è questo che vuoi
sentirti dire?
<< Certo che sono
sicura. Chi dovrebbe essere scusa? >> gli chiesi cercando di mantenere la
mia voce tranquilla, ma era difficile. Io ero tutt’altro che tranquilla. Avrei
voluto urlare, gridare, chiedere una pausa da tutto e tutti.
<< C’è stato qualcosa
tra di voi? >> domanda diretta. La domanda che non mi sarei mai voluta
sentir fare.
Cosa potevo rispondergli? Non
avevo tante scelte: o sì o no. Una risposta secca. Non c’erano mezze misure, ma
solo due certezze.
<< No, niente. Perché? >>
il mio nervosismo cominciava a farsi sentire. La voce cominciava a tremarmi e
sapevo che di lì a poco non sarei più riuscita a controllarla.
<< Perché si sentiva
una strana complicità tra di voi, una complicità che non ho mai sentito tra di
noi. So che può sembrare strano, ero molto distante da voi, ma la percepivo,
vibrava nell’aria. Sembrava di vedere due calamite con gli stessi poli
fronteggiarsi, ma che, non si sa come, si completassero come se fossero una
calamita di polo opposto. Mi sono sentito quasi ferito da questa sensazione.
Insomma, dovremmo essere così noi due, non tu e quello che tu definisci un tuo
vecchio amico. Bella, tu puoi continuare a mentire o puoi dirmi apertamente se
c’è stato qualcosa tra di voi. Vorrei sapere se devo lottare per continuare a
considerarti la mia ragazza >> si girò a guardarmi leggermente.
Rimasi scioccata dalle sue
parole. Non avevo mai pensato a come le persone potessero vederci quando
eravamo insieme io ed Edward. Non avevo mai pensato che fosse così palese che
tra di noi ci fosse qualcosa. Non ci avevo mai pensato perché mi era sempre
importato poco di quello che pensavano gli altri, avevo sempre vissuto la mia
vita. Ma sentirmi dire come apparivamo io ed Edward al di fuori, mi aveva fatto
un certo effetto.
Daniel descrivendoci non
aveva parlato di quanto lui fosse bello e perfetto e di quanto io sembrassi
insignificante vicino a lui, no, aveva parlato di come sembrassimo uguali, ma
che in qualche modo sapessimo completarci, appartenerci. Non aveva parlato di
opposti che si attraggono, aveva parlato di due persone che si assomigliano.
Un’altra cosa che mi aveva
stupito era quello che aveva detto alla fine, che voleva sapere se doveva
lottare per poter continuare a considerarmi la sua ragazza.
Rimasi a guardarlo non
sapendo cosa rispondere. Lo guardai cercando di capire cosa potessi dirgli, se
la verità o una tremenda bugia. Lui aveva chiesto una verità, una semplice
verità, ma io non ero pronta a dargliela. Non ero ancora pronta ad ammettere
che Edward fosse tornato per riprendermi. Mi sembrava una cosa talmente strana
che avevo paura di dirla ad alta voce. Se l’avessi fatto sarebbe stato tutto
reale e vero e non mi sentivo ancora pronta ad ammetterlo, non riuscivo a
farlo.
Rimasi in silenzio, non avevo
nemmeno il coraggio di guardarlo. Guardavo distrattamente fuori dal finestrino,
vedendo passarmi il paesaggio vicino senza sapere bene dove fossimo.
<< Non hai ancora
risposto >> mi fece notare con voce impaziente.
Solo in quel momento notai
che eravamo fermi davanti a casa mia.
Mi girai a guardarlo e me lo
ritrovai che mi fissava serio. Cercai di sostenerlo, di fargli capire che non
avessi niente da nascondere, ma poco dopo lo abbassai, arrossendo.
<< Mi vuoi spiegare chi
è davvero quel ragazzo o devo tirartelo fuori con la forza? >> mi chiese
alzando leggermente la voce.
<< Te lo spiego, ma non
mi sembra il caso che alzi la voce. Ok, ti ho detto una balla prima, quello non
è un vecchio amico, è… ecco… >> dovevo articolare bene la frase.
<< Avanti parla
>> mi urlò in faccia Daniel.
<< Senti, non urlare. È
un argomento delicato e non voglio che tu ti faccia un’idea sbagliata. Lasciami
almeno il tempo di parlare. Non mi sembra una tragedia se il mio ex ragazzo è
venuto a trovarmi >> gli urlai in faccia.
La sua espressione cambiò
improvvisamente: spalancò gli occhi insieme alla bocca.
<< Quello è…quello è… è
il ragazzo che hai avuto a Forks? >> la sua voce mi parve un sussurro, ma
riuscii a sentirlo perfettamente.
<< Sì, è lui e non mi
sembra il caso di farne una tragedia. Era solo di passaggio qui. Dei suoi
parenti abitano qua ed è passato a trovarmi >> avevo inventato un’altra
balla, ma non me la sentivo di dire a Daniel che fosse tornato per riprendermi,
che aveva tutta l’intenzione di rubarmi a lui e che i suoi sospetti fossero
davvero fondati.
<< Tutto qui? Solo dei
parenti? >> mi chiese perplesso alzando un sopracciglio.
<< Sì, tutto qui
Daniel. Non c’è niente di strano sotto. Non devi preoccuparti. Ora lasciami
andare a casa che ho voglia di riposarmi e farmi una dormita >> gli
sorrisi e mi sporsi per lasciargli un leggero bacio a stampo, ma appoggiò la
mano sulla mia nuca e mi baciò appassionatamente.
Era mai possibile che mi
facesse quasi schifo? Sì, mi stava facendo schifo. Sentivo quasi una specie di
ribrezzo e non era possibile. Non poteva essere possibile. Cercai di rispondere
al bacio nel modo più coinvolto possibile per non far nascere sospetti in
Daniel.
Mi staccai facendo un sorriso
leggermente tirato.
<< Ci vediamo domani
>> mi sussurrò con la voce leggermente roca.
<< A domani >>
scesi dalla macchina velocemente, ma non troppo, portandomi dietro il mio zaino.
Dovevo sembrare naturale e rilassata, ma non mi sentivo in nessuno dei due
modi.
Arrivai alla porta ed entrai
appoggiandomi e sospirando.
<< Tesoro, sei tu?
>> sentii la voce di mia mamma provenire dal salotto.
<< Sì, sono io. Arrivo
subito >> presi ancora dei profondi respiri e mi diressi verso il
salotto, lasciando lo zaino appoggiato al muro.
<< Tesoro, non ci
crederai mai, ma c’è una persona per te >> mia mamma fece appena in tempo
a finire la frase, che mi trovai davanti l’ultima persona che avrei mai
immaginato.
NO! NO! NO! NO! Ho bisogno di pensare, di riposare e
me lo ritrovo davanti.
<< Edward >>
sussurrai leggermente facendolo sorridere con il suo bellissimo sorriso
sghembo.
<< Vi lascio soli
>> mia mamma fece per alzarsi dal divano, ma la fermai.
<< Lascia, andiamo noi
in camera >> assottigliai lo sguardo puntandolo contro Edward.
Lui si alzò senza dire
nemmeno una parola. Sembrava che il lupo gli avesse appena morso la lingua.
Mi diressi verso le scale
prendendo da terra il mio zaino.
Salii al piano superiore e mi
fermai davanti alla porta aprendola per far passare Edward.
<< Grazie >>
sussurrò con una voce suadente.
Arrossii leggermente.
Ma brava Bella, arrossisci anche. Peggiora la
situazione.
Chiusi la porta e buttai lo
zaino per terra.
Edward si sedette sul letto
ed io rimasi a guardarlo vicino alla porta.
<< Non mordo >>
mi disse per poi ridere.
<< In teoria lo faresti
>> gli feci notare seria.
<< Vero >>
continuò a ridere.
La sua risata melodiosa e
celestiale riecheggiò per tutta la stanza facendo vibrare ogni fibra del mio
essere. La sua risata mi aveva tranquillizzato, mi aveva fatto scivolare
addosso tutti gli avvenimenti dell’ultimo anno e mezzo, era quasi riuscita a
farmi dimenticare di cosa mi avesse fatto e di quanto mi avesse fatto soffrire,
ma purtroppo lo ricordavo. Sarebbe stato difficile dimenticare quei momenti,
avrebbe davvero dovuto fare di tutto per farsi perdonare.
Un silenzio imbarazzante si
creò tra di noi. Un silenzio che non c’era mai stato, un silenzio che non era
mai stato così imbarazzante, avevamo sempre qualcosa di cui parlare e anche se
stavamo zitti, erano sempre carichi di significato.
Ma quella volta no, quella
volta c’era tutto tranne che significato in quel silenzio
<< Non sapevo di avere
dei parenti qui a Phoenix >> mi fece notare ridendo.
Lo guardai male, incrociando
le braccia al petto.
<< Cosa volevi che gli
dicessi? Guarda Daniel quello è il mio ex ragazzo che è venuto a riprendermi
perché è ancora innamorato di me. Dovevo forse dirgli questo? >>
<< Sì, sarebbe stato
d’aiuto. Almeno avrebbe saputo di doversi guardare le spalle >> tornò
nuovamente serio.
<< Mi sento tanto un
trofeo. Quello che vince se lo prende. Non ho il diritto di decidere con chi
voglio stare? Chi voglio amare? >> gli chiesi alzando leggermente la
voce.
Rimase leggermente spiazzato
dalla mia domanda.
<< Certo che ce l’hai
ed io ho il diritto di farti capire quanto ancora ti amo? >> mi chiese
sorridendo dolcemente.
La gola era secca, il respiro
accelerato. Era possibile che Edward potesse farmi quell’effetto solo dicendo
che mi amava ancora? Non aveva detto niente di strano, aveva solo detto quello
che sentiva davvero.
<< Sì >> risposi
flebilmente abbassando lo sguardo e arrossendo.
Appoggiò le mani sul mio viso
e me lo alzò lentamente. Arrossii maggiormente per quel contatto inaspettato.
Non l’avevo nemmeno sentito
arrivare, non avevo nemmeno sentito l’aria muoversi.
Mi accarezzò una guancia con
la sua mano freddissima facendomi arrossire maggiormente.
<< Ti amo ancora di più
quando arrossisci >> sussurrò avvicinandosi al mio viso.
Lo guardavo accaldata con gli
occhi sbarrati. Ero immobile, non riuscivo a muovere nemmeno un muscolo o forse
non avevo voglia di farlo.
Con il naso cominciò a
percorrermi la mascella facendomi rabbrividire.
<< Edward >>
sussurrai. << Non mi sembra il caso di… >>
<< Non faccio niente,
ma ho bisogno di sentire il tuo profumo. Non puoi renderti conto di quanto mi
sia mancato in un anno e mezzo. Ne ho bisogno. Te l’ho detto Bella, sei come la
mia qualità preferita di eroina. Mi sono sentito un tossico in astinenza in
questo periodo di distaccato da te. Io ho bisogno di te per vivere, per continuare
questa mia esistenza >> ogni parola produceva un respiro gelido che si
infrangeva sulla mia pelle calda facendomi rabbrividire.
<< L’h-hai vo-voluto tu
>> balbettai in cerca d’aria.
Il cuore batteva
all’impazzata, sembrava che volesse far notare la sua presenza, che voleva
essere partecipe in questa coppia.
<< Per una giusta causa
>> sussurrò nuovamente Edward che scese con il naso sul mio collo.
<< No-non era una
giusta causa, Edward. No-non vo-volevo essere protetta. Io volevo te >> balbettai
in imbarazzo, sentendomi andare in fiamme e sentendo il mio corpo ricoperto di
brividi.
Mi morse leggermente il
collo.
<< Edward >>
gemetti leggermente. << No-non dovresti comportarti in questo modo. Ti
brucerà la gola >> cercai di allontanarlo con la mano, ma fu una cosa
alquanto impossibile.
<< Non mi interessa
>> ripercorse nuovamente il mio collo, salendo fino alla mascella.
Si allontanò improvvisamente
ansante quasi quanto me.
<< Scusa, stavo
leggermente perdendo il controllo >> il suo respiro era accelerato
nonostante non avesse bisogno d’aria.
Lo guardai da lontano
cercando di regolarizzare il mio battito.
Ci continuammo a guardare
fino a quando entrambi non ci eravamo calmati.
<< Bella, io… ti voglio
chiedere scusa. Non avrei dovuto. È solo che… >> abbassò lo sguardo
leggermente.
<< No, fa niente. Solo
che, io ho un ragazzo >> pronunciai quelle parole senza guardarlo negli
occhi. Mi sentivo troppo in imbarazzo a dire ad Edward di avere un ragazzo, un
ragazzo che non fosse lui, un ragazzo che non assomigliava nemmeno per un
decimo a lui.
<< Sì, lo so. Scusa.
Forse è meglio se me ne vado >> disse flebilmente.
Non mi era mai capito di
sentire Edward parlare in quel modo. Sembrava essere cambiato in quel periodo,
sembrava che le sue fragilità fossero uscite allo scoperto. Che fosse stata
tutta colpa mia?
Arrivò davanti a me e mi posò
un bacio sulla fronte come qualche ora prima.
<< Ricorda che ti amo
>> sussurrò.
Chiusi gli occhi beandomi di
quel contatto e inspirai il suo profumo dolce.
Mi risvegliai quando sentii
la porta chiudersi.
Andai alla finestra e vidi
Edward disperdersi tra i cespugli davanti a casa mia.
Mi avvicinai al letto e mi ci
buttai sopra.
Era stata una giornata troppo
pesante, una giornata che si era preannunciata strana già dal mattino con la
pioggia. L’avevo detto io che sarebbe successo qualcosa e alla fine fu così.
Edward era tornato
definitivamente, ma io cosa avevo intenzione di fare? Stare con il piede in due
scarpe? Vedere come si comportava Edward stando con Daniel? Sapevo che non mi
stavo comportando bene nei confronti di Daniel, ma non avevo altra scelta.
Dovevo continuare così almeno per un po’. Dovevo vedere fino a dove si sarebbe
spinto Edward, cosa avrebbe fatto per me.
Ero un egoista? Pensavo solo
a me stessa e non pensavo ai sentimenti di Daniel? Probabile. Ma non potevo
stare solo con lui sapendo che Edward mi amasse ancora.
Era davvero una situazione
strana, una situazione in cui non mi sarei mai dovuta trovare, ma purtroppo
c’ero dentro con tutte le scarpe.
Sentii vibrare il cellulare
nella tasca, lo presi e risposi alla chiamata senza nemmeno guardare chi fosse.
<< Pronto? >>
risposi con voce incolore.
Buonasera! Eccomi di nuovo
qua a postare un nuovo capitolo di questa storia.
Rileggendola mi sono resa
conto che Edward è un po’ diverso da quello che viene descritto nel libro,
avrei voluto cambiarlo per renderlo un po’ simile, ma alla fine ho pensato che
è passato un anno e mezzo e che è normale che almeno un po’ sia cambiato. Spero
che vi piaccia anche così. =)
Allora, in questo capitolo la nostra Bella deve affrontare un Daniel geloso,
pensa di cavarsela con una bugia, ma non ha ancora capito che non è davvero
brava a mentire. Poi si ritrova a dover parlare con Edward, anche se più che
parlare lui fa tutt’altro, ma questi sono solo dettagli.
Spero di non avervi deluso
con questo capitolo e spero che vi sia piaciuto.
Ringrazio le persone che
hanno aggiunto la storia tra le seguite, le preferite e le ricordate e a quelle
che mi hanno inserito tra gli autori preferiti. Davvero grazie *_* mi rendete
davvero felice *_*
Vi ricordo Twitter e Facebook per contattarmi. =)
Rispondo alle vostre recensioni:
Paolina: Ciao!
Sono felice di sapere che hai letto la mia
storia nonostante il ritardo e che ti piaccia soprattutto. L’importante
è quello =)
Non ti preoccupare se non
recensisci sempre, recensisci quanto hai tempo e quando hai “ispirazione”, a me
farà sempre piacere leggerle. Un bacione ^_^
ste87: Ciao!
Sono felice che il capitolo ti sia piaciuto. Oddio, definirlo esplosivo però mi
sembra eccessivo. xD
Spero di averti fatto
aspettare troppo stavolta. =)
Comunque, a me per Daniel
dispiace davvero tanto. =( Povero patato =( Ma in fin dei conti lei non lo sta
proprio prendendo in giro, o forse sì? Un bacione ^_^
vittoriaKf: Ciao!
Il superfigo è tornato per lottare, ma lotterà davvero? Oddio, mi sono lasciata
scappare troppo. xD Un bacione ^_^
eliza1755: Ciao
cara! Oddio non mi molli più? Che sfiga e io che pensavo di essermi liberata di
te, invece niente. -.- Ahahah sto scherzando.
Sì, Bella si è cacciata in un
bel guaio. Dovrà fare i conti con due ragazzi: uno che cercherà di
riconquistarla, con qualche intoppo, anzi molti, e l’altro che comincerà a
volere di più com’è normale che sia. =)
Anche a me per Daniel
dispiace e non poco, ma alla fine potrebbe anche darsi che lei scelga lui, no? Non
è un vero e proprio prenderlo in giro, o forse sì?
Daniel povero orsacchiotto,
se proprio vuole qualcuno io mi offro volontaria, non ho problemi. Non so tu xD
un bacione ^_^
Alla prossima ^_^
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Capitolo 7 *** Capitolo 7 ***
Capitolo 2
Bella POV
Al telefono era Helena. Era
preoccupata, ma allo stesso tempo curiosa di sapere chi fosse quel ragazzo con
cui avevo parlato a scuola.
Sapevo che tutti avrebbero
cominciato a fare domande, sapevo che lei sarebbe stata curiosissima di sapere
tutto ed aveva ragione. Non potevo più nascondermi, non potevo più negare che
Edward era tornato, non potevo più negare chi lui fosse per me.
Dovevo parlare, dovevo
raccontare tutto a qualcuno ed Helena era la persona giusta, anzi giustissima.
Ero sicura che non avrebbe mai rivelato a nessuno tutto quello che le avrei
raccontato quel pomeriggio. Be, non proprio tutto.
Non potevo dirle la vera natura di Edward, mi avrebbe preso per pazza.
Dieci minuti dopo aver chiuso
la chiamata, era già seduta sul mio divano.
<< Allora Helena, come
stai? Tutto bene? >> le chiesi cercando di sviare l’argomento.
Ero un controsenso vivente.
Qualche minuto prima avevo detto che le avrei detto tutto, o quasi tutto, e in
quel momento volevo cambiare argomento. Forse sarebbe stato più difficile di
quanto avrei mai pensato.
<< Non cambiare
discorso. Non voglio parlare di me, ma di te. Voglio sapere chi fosse quel gran
figaccione che è venuto a scuola oggi. Comunque, sto bene grazie >> disse
tutto d’un fiato, sorridendo quando ebbe finito di parlare.
Rimasi in silenzio cercando
tutti i modi per non guardarla in faccia. Sapevo che se avessi incontrato il
suo sguardo mi sarei trovata davanti una persona curiosa e che non stava più
nella pelle. Una persona che voleva sapere ogni dettaglio. Non volevo vederla
quella persona. Non volevo vederla perché non volevo sentirmi in colpa per non
averle mai detto niente, per averle tenuto nascosto per tutto quel tempo cosa
fosse successo realmente mentre io ero a Forks.
Ma perché non volevo parlargliene?
Perché non volevo che qualcuno sapesse la vera storia così poi da potermi
sfogare? Che avessi paura? Ma di cosa?
<< Bella >>
cominciò a parlare dopo interminabili minuti di silenzio Helena. << Non
sei obbligata a parlarmene, cioè, sono curiosa di sapere chi sia, anche se
spero che sia chi penso io, ma non voglio forzarti puoi anche… >>
<< Quello è il mio ex
ragazzo >> dissi velocemente e con voce troppo bassa.
<< Scusa? >> mi
chiese spalancando la bocca.
<< Il mio ex. Quello
che ho avuto a Forks >> abbassai la testa leggermente in imbarazzo.
<< Stai scherzando?
>> dal suo tono potevo capire quanto fosse sconvolta.
<< No. Lo so che lui è
decisamente più bello di me, che non avrei mai potuto avere un ragazzo così
bello, che qua i tipi come lui non mi guardano nemmeno di striscio. Lo so che
lui è troppo vero per essere vero, ma… >>
<< Niente ma, Bella.
Non sono scioccata per il motivo, non sono scioccata per il fatto che un
bellissimo ragazzo come lui sia stato insieme a te, sto solo pensando che è davvero
bellissimo, non sembra nemmeno vero, sembra quasi che… che appartenga ad un
altro mondo, che non sia umano. >>
Appartiene ad un altro mondo e non è umano. Ma è vero.
Vero. Vero. E per fortuna che lo è.
Avrei tanto voluto dirlo,
avrei tanto voluto dire che Edward era vero, non era umano ed apparteneva ad un
altro mondo. Un mondo in cui tutto era perfetto: lui era perfetto, la sua
famiglia era perfetta e tutto quello che li circondava era perfetto. L’unica
cosa che stonava in tutto quella perfezione ero io, povera umano che avrei
voluto vivere in mezzo a loro, essere una di loro, ma a quanto pare non ero
all’altezza di diventare una di loro, di diventare anch’io perfetta in quel
mondo di perfetti. Forse non ero perfetta nemmeno per Edward.
Doveva essere un motivo per
cui mi aveva lasciato, aveva capito che non ero perfetta, ma mi sembrava di non
aver mai niente per farglielo capire in questo modo.
<< Bella >> si
avvicinò a me e mi prese le mani. << è davvero così perfetto come sempre?
>> mi chiese.
Alla sua domanda alzai gli
occhi e li puntai nei suoi.
<< Vuoi sapere se è
perfetto come sembra? >> lei annuì sorridendo. << Sì, lo è. È il
ragazzo più gentile e romantico su questo pianeta, è premuroso, gentile, voleva
sempre che stessi al sicuro. Forse un po’ troppo bacchettone alcune volte, ma
per il resto è perfetto. È il ragazzo che ogni ragazza vorrebbe avere >>
sorrisi guardando fuori dalla finestra.
<< Sei ancora
innamorata di lui >> spostai gli occhi su di lei e notai che fossero
quasi a cuoricino.
<< Non sono innamorata
di lui >> tolsi le mani dalle sue.
<< Sì, Bella. Lo sei.
Sei ancora innamorata di lui >> vidi i suoi occhi riempirsi di lacrime
per la commozione.
<< Non lo sono >>
dissi cercando di tenere la voce ferma, con scarso successo.
<< è tornato per
riprenderti? Ti prego dimmi di sì >> le lacrime erano lì e lì per
fuoriuscire dai suoi occhi.
<< Sì >> abbassai
lo sguardo imbarazzata.
L’avevo ammesso ad alta voce.
Avevo ammesso che fosse tornato a riprendermi.
Mi sembrava tutto più vero,
quello che era successo prima di quel momento sembrava come se fosse stata
un’illusione. Ma dal momento che lo ammisi ad alta voce, avevo quasi reso
ufficiale la cosa.
<< E ti ama ancora?
>> annuii. << Che cosa fai ancora qua? Perché non vai da lui?
>> mi chiese alzandosi di scatta dal divano.
<< Non è così facile
Helena >> le dissi cominciando a torturarmi le mani.
Non era semplice, non poteva
essere tutto semplice. Ero stata ferita e abbandonata, per ben due volte e io
dovevo tornare tra le sue braccia tranquilla? No, no. No. E ancora una volta
no. Non mi andava bene. Sapevo che andavo contro me stessa, contro i miei
sentimenti, contro quello che provavo per Edward, ma dovevo avere una conferma
dei suoi sentimenti.
<< è semplicissimo
Bella. Tu lo ami, lui ti ama. Non ci vedo nessun problema. Secondo me è solo
nella tua testa. Devi abbattere quel muro che ti impedisce di correre da lui e
di baciarlo. Abbattilo. Vedrai che ti sentirai meglio. >>
<< C’è Daniel adesso.
Non posso andare da lui. >>
<< Oh, andiamo Bella.
Daniel è una scusa. È un’altra scusa che prendi per non andare dai lui, è un
altro modo per impedire a te stessa di non correre tra le sue braccia. Non ami
Daniel, non lo ami e forse non lo amerai mai finché questo ragazzo farà parte
della tua vita. Daniel è un ripiego, è solo una scusa per tenerti lontana dal
ragazzo che realmente ami. Si vedi che non lo ami e prima o poi se ne accorgerà
anche Daniel. Lascialo e torna dall’altro. È un bene sia per te che per lui
>> alzai lo sguardo e la vidi sorridermi.
<< Non è così semplice.
Non posso lasciare Daniel per tornare da Edward. È vero non amo Daniel, ma lo
sa anche lui. Non lo amo, ma gli voglio bene, gli voglio sinceramente bene.
>>
<< Ma come ad un
fratello Bella, come una persona con cui hai vissuto tutta una vita, una
persona che ti è sempre stata vicina, una persona che fa parte della tua
famiglia >> alzò leggermente la voce.
Sbuffai.
<< Non è così. Io gli
voglio bene, ma potrei amarlo. Tornare da Edward non è… così… così facile. Se
n’é già andato due volte >> gli occhi cominciarono a pungermi. Solo il
pensiero di quello che avevo passato mentre Edward non c’era, mi faceva stare
male. Non avrei mai più voluto stare in quello stato, soffrire in quel modo e
avrei fatto di tutto per fare in modo che non successe.
<< Come se n’è già
andato? >> mi chiese incredula.
<< è per “colpa” sua se
sono tornata a Phoenix. Mi ha lasciato dicendomi che lui e la sua famiglia si
sarebbero postati, che se ne sarebbero andati per sempre e che non mi avrebbe
mai più rivisto. Ha detto di non amarmi. Sono tornata perché lui mi ha
lasciato, quando ci siamo visti la prima volta mi ha detto di averlo fatto per
la mia protezione, perché con lui non sarò mai al sicuro. Helena, poco dopo che
lui mi lasciò, feci incubi ogni notte, sudando, gridando e mi svegliavo
piangendo. Mi ero isolata da tutti, aspettavo il suo ritorno, ma non tornava
mai. Ho deciso di tornare per staccare da lui, per dimenticarlo, per
ricominciare una vita senza di lui, ma non è stato facile. Ho continuato ad
avere incubi seppur in minor frequenza, ho cominciato a vederlo dappertutto.
<< Quando Daniel mi
disse cosa provava per me, lo vidi come un modo per voltare pagina, per
ricominciare a rivivere, ma fu tutto inutile, lui arrivò, parlammo e gli dissi
di andarsene, che se non era sicuro di restare poteva anche andarsene. Se n’è
andato. Fino ad oggi >> le lacrime scorrevano amare sul mio viso, facendo
pizzicare i lembi di pelle che solcava.
Le lacrime bruciavano sulla
pelle, sembrava quasi che il dolore si fosse concentrato tutto in quelle
lacrime per liberarmi, per cercare di liberarmi, ma era impossibile. Il dolore
che avevo provato in quei mesi, in quell’anno che era troppo grande per poterlo
liberare con lacrime di sfogo, ci sarebbe voluto molto di più.
<< Ma è tornato, Bella
>> mi fece notare Helena con la voce bassa e facendomi alzare il viso
verso di lei.
<< è tornato per la
terza volta, dicendo di amarmi. Secondo te cosa dovrei fare? Tornare tra le sue
braccia ed illudermi che ci possa essere ancora qualcosa tra di noi? Quando
magari potrebbe lasciarmi una settimana dopo? Sono stufa di soffrire Helena, è
un anno e mezzo che soffro e non voglio più farlo >> il pianto logorroico
aveva avuto inizio.
Le lacrime prima amare erano
intrise di amore, amore represso, amore che avevo tenuto dentro per un anno e
mezzo e che avrei dovuto tener dentro ancora per un po’ di tempo.
<< Non soffrirai Bella.
Ti ama. Ti ama >> appoggiò le mani sul mio viso e cominciò ad
accarezzarlo.
<< Non voglio dargliela
vinta così facilmente. Voglio capire se è realmente ancora innamorato di me
>> le dissi tirando su con il naso.
<< Ma così metti di
mezzo Daniel, ci hai pensato? Lui è realmente innamorato di te e tu lo stai
usando come pedina del tuo gioco, come modo per far ingelosire Edward, per
vedere fino a che punto si spingerebbe per riconquistarti. Non vuoi soffrire
tu, ma facendo così farai soffrire lui. Lui è da un vita che è innamorato di
te, quello che sta vivendo è come se fosse un sogno, come se fosse un sogno ad
occhi aperti. Non farlo soffrire, non usarlo, non illuderlo. Sai cosa si prova
quando si viene presi in giro e non si viene corrisposti, non fare lo stesso a
lui >> nella sua voce non c’era rimprovero o rabbia, mi stava facendo
ragione, mi stava facendo capire quello che stessi facendo.
<< Non lo sto usando,
forse in un certo senso sì, ma non lo sto illudendo, io davvero provo qualcosa
per lui, non amore, ma con il tempo ci arriverò. Non voglio cambiare la mia
vita perché Edward è tornato, è lui che deve adeguarsi alla mia, è lui che deve
cercare di fare di tutto per farmi capire quanto ci tenga a me >> mi
asciugai le lacrime e mi asciugai il naso.
Rimanemmo in silenzio, io
persa nei pensieri, lei persa nei suoi.
Avevo molto su cui
riflettere, su cui pensare. Aveva ragione non avrei dovuto far soffrire Daniel,
ma non lo stavo prendendo in giro, io gli volevo davvero bene.
<< Domenica esco con
Matt >> disse improvvisamente e tutto d’un fiato Helena.
Spostai il mio sguardo dal
pavimento a lei, rendendomi conto che la mia bocca fosse spalancata.
<< Co-cosa? >>
chiesi balbettando.
<< Mi hai chiesto di
uscire >> la vidi arrossire leggermente.
<< Wow, Helena. Era ora
che si desse una mossa, ma quando è successo? E soprattutto, perché non me ne
sono resa conto? >> ero stata davvero così assente da non rendermi conto
che tra quei due fosse improvvisamente nato qualcosa? Mi sentivo un’egoista,
avevo solo pensato a me stessa e non ad Helena, l’avevo completamente eliminata
dalle mie “preoccupazioni”.
<< Non sei stata molto
presente in questo periodo >> alzò lo sguardo e lo puntò nel mio.
<< Scusa >>
abbassai gli occhi. << Non era mia intenzione. Io… ecco… >> ero
imbarazzata e anche tanto.
Non mi ero resa conto di
essermi estraniata così tanto dal mondo esterno. Non pensavo di essermi
allontanata così tanto da Helena da non rendermi conto che finalmente era
felice. Non mi stupivo però di averlo fatto. Anche a Forks mi ero estraniata da
tutti dal momento che ero con Edward e con la sua famiglia. Avevo allontanato
tutti i pochi amici che mi ero fatta senza nemmeno rendermene conto. Era colpa
sua in un certo senso se mi ero allontanata dai miei amici. Da quando era
tornato la prima volta, non avevo fatto altro che pensare a lui, ogni giorno,
ogni santo minuto di tutto il giorno.
<< No, Bella. Non devi
preoccuparti. Ora capisco perché sembravi così assente a volte. Non devi
preoccuparti. Non è successo niente di strano. Per caso un giorno ci siamo
ritrovati a parlare da soli. Abbiamo parlato di tutto quello che ci veniva in
mente, non l’avevamo mai fatto e quando gli ho detto che dovevo andarmene, mi
ha chiesto se volevo uscire con lui. Ovviamente ho accettato. È da tanto tempo
che aspetto questo momento e finalmente ora posso viverlo >> era davvero
felice, lo potevo notare dalle gote leggermente rosse e dagli occhi che
luccicavano.
<< Sono felice per te.
Davvero molto. È da quando siamo piccole che stai aspettando questo momento ed
è giusto che adesso tu te lo viva >> le sorrisi sincera e felice.
<< Magari un giorno
potremmo fare un uscita a 4, con Daniel o con Edward. Quello devi deciderlo tu
>> soffocò un risata.
<< Non mettere il dito
nella piaga. Non è una bella situazione. So che forse sto sbagliando, ma penso
che ho il diritto di continuare la mia vita nonostante lui sia tornato. Quello
che deciderò io, dipenderà da lui e da quello che proverò con Daniel. >>
<< Sono felice che me
ne abbia parlato. Ti darò una mano. Per qualsiasi cosa, sai che puoi contare su
di me >> mi sorrise.
Restammo ancora un po’ a
parlare del più e del meno, ridendo e divertendoci.
Dopo tutto quello che era
successo quel giorno, un po’ di tempo con la mia amica mi aveva fatto davvero
bene, anzi benissimo, ma dovevo tornare alle realtà. Dovevo tornare a pensare
seriamente a cosa fare, a come comportarmi.
Da quel momento niente sarebbe stato facile.
Buonasera! Eccomi finalmente
qua. Mi sono accorta stasera che era un sacco che non aggiornavo, ma tra
verifiche, internet che non collaborava causa brutto tempo e altri imprevisti,
non sono riuscita ad aggiornare prima di stasera. Chiedo umilmente scusa.
Allora, avevo avvisato che
questo sarebbe stato un piccolo, anzi piccolissimo, capitolo di passaggio in
cui Bella parla e racconta tutto ad
Helena. Aveva davvero bisogno di sfogarsi e poterne parlare con
qualcuno.
Molte pensavano fosse Alice,
invece mi dispiace dirvelo, ma non era lei. Alice arriverà più avanti. =)
Be, non c’è molto da dire su
questo capitolo. Hanno parlato, si sono raccontate un po’ di cose.
Finalmente Helena e Matt
stanno uscendo insieme *_* Teneri loro *_* era anche l’ora *_*
Sono sicura che molte di voi
vorrebbero vedere Daniel fuori dalle scatole, ma mi dispiace dirvelo ( e
dispiace anche a me credetemi) Daniel ci sarà ancora per un bel po’.
Nel prossimo capitolo Edward
tornerà, ma Bella non lo vedrà e lui si convincerà sempre di più che quello che
vorrebbe fare è giusto. Cosa vuole fare Edward? E cosa succederà nel prossimo
capitolo?
Voglio ringraziare tutte le persone che hanno aggiunto la storia alle seguite,
preferite, ricordate e a quelli che mi hanno aggiunto come autore preferito. Davvero
grazie ragazze *_*
Nella mia pagina autore ci sono i link per contattarmi. =)
Alla prossima ^_^
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Capitolo 8 *** Capitolo 8 ***
Capitolo 2
Bella POV
Edward se n’era andato. Di
nuovo. Cioè non sapevo se se ne fosse andato davvero, ma era da più di una
settimana che non lo vedevo, era passata una settimana da quel momento molto
ravvicinato tra di noi, quel momento che mi era piaciuto di quanto sarei mai
riuscita ad ammettere.
Se n’era andato di nuovo?
Sarebbe tornato? O non l’avrei più visto?
Non sapevo cosa pensare, non
sapevo nemmeno se avevo fatto qualcosa di sbagliato.
Per i primi giorni avevo
continuato ad arrovellarmi il cervello, avevo cercato una soluzione, un
qualcosa che potesse spiegarmi il suo comportamento, ma non ero arrivata a
nessuna conclusione.
In quei giorni Daniel era
quasi sempre arrabbiato e sospettoso, continuava a fare domande, continuava a
tirare in mezzo Edward per ogni mio cambio d’umore. Non lo sopportavo più,
continuava ad insistere che lui fosse tornato per riprendermi, e in fin dei
conti non aveva tutti i torti.
Continuando per giorni a
sentirlo parlare e rompere, ho deciso di mascherare quel mio stato d’animo, altrimenti
sarà arrivata ad odiare Daniel e non volevo che succedesse.
Così, nascondendo e fingendo,
sono riuscita a far andare avanti il mio rapporto con Daniel. Lui, vedendomi
rilassata e tranquilla, aveva cominciato ad esserlo anche lui ed era diventato
più sopportabile.
In presenza sua e degli altri
ero tutta tranquilla e sorridente, ma quando finalmente ero a casa, da sola,
nella mia testa, i pensieri bloccati fino a quel momento cominciavano a
vorticare senza fine, velocemente facendomi venire il mal di testa.
Pensieri che continuavano a
girare intorno ad Edward, per qualsiasi cosa c’era di mezzo lui e non era
normale dato che avrei dovuto pensare al ragazzo che mi amava.
Sapevo di avere qualche
problema, ma non pensavo così gravi.
Passavano i giorni e io la
smettevo di farmi inutili problemi e di pormi domande ancora più inutili.
Edward se n’era andato di nuovo e non doveva più stupirmi quel suo
comportamento, l’aveva fatto per ben due volte e, come si dice, Non c’è due senza tre. Potevo anche
aspettarmelo.
* * * * *
Ormai due settimane erano
passate e di Edward nessuna notizia.
Con mia grande sorpresa ero
riuscita ad andare avanti abbastanza bene. No, non era vero. Non andavo avanti
abbastanza bene, ogni tanto il pensiero di Edward tornava, si insinuava nel mio
cervello per tormentarmi. Avrei potuto dire qualsiasi cosa, ma tutto mi faceva
capire che amavo ancora Edward, che lo amavo ancora con tutta me stessa.
Ma lui non era più tornato e
Daniel lo sostituiva abbastanza bene. Sostituiva, che brutto verbo e che brutta
immagine. Daniel non doveva essere un sostituito di Edward, doveva essere
diverso, doveva cercare di farmi dimenticare quel ragazzo che ormai sembrava
indimenticabile.
Nonostante tutti i miei
pensieri contradditori, con Daniel andava alla grande, il nostro rapporto
cresceva sempre di più e la sua gelosia nei confronti di Edward sembrava
completamente scomparsa, sembrava che non ci pensasse nemmeno più.
Quel giorno eravamo fuori da
scuola che aspettavamo di partire per andare in gita, meta: parco naturale
della città.
Una gita decisamente molto
istruttiva, ma il nostro professore di Biologia si era fissato che dovevamo
vedere un ambiente naturale e che avevamo bisogno di stare all’aria aperta per
una giornata.
Tutto l’ultimo anno stava
chiacchierando fuori da scuola aspettando di partire.
Ero con Helena e gli altri che parlavamo e ridavamo, mi stavo divertendo
parecchio e la giornata non era ancora iniziata in modo definitivo. Prevedevo
risate a non finire.
Il rapporto tra Helena e Matt
era cambiato in quella settimana, dalla loro prima uscita li vedevo davvero
felice e, cosa che non era mai successa, vedevo che Matt ogni tanto lanciava
qualche occhiata ad Helena che arrossiva immediatamente ed abbassava lo
sguardo.
Che bello vedere due persone
che si piacciono, che si guardano, che si scambiano sguardi significativi, che
si perdono negli occhi dell’altro dimenticandosi del mondo tutt’intorno.
Mi piaceva vedere come le
coppie si guardassero,cosa trasmettessero in quello sguardo e non facevo altro
che chiedermi cosa vedevano gli altri quando guardavo Daniel, se vedevano che
non lo amavo, se potevano capire che io amassi un altro e che in un certo senso
lo stessi prendendo in giro.
Ma mi sarebbe piaciuto anche
sapere cosa vedevano gli altri quando guardavo Edward, se percepivano quanto lo
amassi, quanto l’avessi amato. Era una cosa che avrei voluto chiedere ad
Helena. Lei sapeva chi fosse realmente Edward e sapeva anche il motivo per cui
era tornato. Mi avrebbe sicuramente dato una risposta valida, una risposta che
mi avrebbe aiutato, anche se non mi sarebbe piaciuta.
Il professore arrivò
annunciandoci che dovevamo partire e salimmo sul pullman.
Io ed Helena riuscimmo a
sederci vicine e lontane dalle orecchie dei ragazzi che ridevano e scherzavano
a qualche sedile di distanza da noi.
<< Posso chiederti una
cosa? >> le chiesi un po’ titubante.
<< Certo, dimmi
>> mi rispose con un sorriso.
<< Ecco, volevo
chiederti… come guardo Daniel? >> cominciai a torturarmi le mani.
<< In che senso? >>
alzò un sopracciglio perplessa.
<< Lo guardo come… come
tu guardi Matt? >> sperai che il concetto le fosse chiaro. Non sapevo
spiegarlo a parole, non sapevo come farle capire quello che volevo sapere, ma
speravo che avesse capito.
<< Vuoi sapere se si vede
che non sei ancora innamorata di lui? >> sapeva davvero comprendermi al
volo. Annuii.
<< Si vede che non ne
sai innamorata, ma si capisce che tu ci tieni a lui. Certo, non lo guardi come
hai guardato E… >> si bloccò a metà. Sapeva quanto ci stessi soffrendo
per il fatto che Edward se ne fosse andato di nuovo e che era una settimana che
non lo vedevo.
<< Cosa stavi per dire?
>> le chiesi curiosa.
<< Niente. Lascia
stare. Mi stavo sbagliando >> si girò a guardare fuori dal finestrino.
<< Helena >> la ripresi
con voce ferma e gentile. Sbuffò.
<< Stavo dicendo che
non lo guardi come hai guardato Edward quel giorno. Nel tuo sguardo leggevo
quanto lo amassi e quanto lo avessi amato. So che non vorrai ammetterlo, ma so
che lo ami, lo capisco da come ne parli, da come arrossisci non appena il suo
nome viene pronunciato, da come ti si illuminano gli occhi. Non puoi negarlo a
me, forse a Daniel, ma non a me >> sorrise dolcemente.
<< Quindi dici che lui
non l’abbia capito? >> le chiesi preoccupata.
<< Per adesso no, ma
non è stupido. Si accorgerà prima o poi che c’è qualcosa che non va. >>
Aveva ragione, sapevo
perfettamente che aveva ragione. Prima o poi Daniel avrebbe capito che ero
innamorata di un altro e non ci avrebbe messo tanto a fare due più due. Non era
stupido e lo sapevo benissimo.
Passammo quasi tutto il
viaggio in silenzio.
Non avevo molta voglia di
parlare, continuavo a pensare a che fine avesse fatto Edward, a cosa poteva
essergli successo o se se ne fosse andato di nuovo. Avevo sempre paura che se
ne andasse per sempre senza che io lo sapessi. Avevo paura che mi avesse
minimamente illuso di essere ancora interessato a me per poi andarsene di
nuovo, ma sapevo che non aveva molto senso come pensiero. Quel giorno di una
settimana prima avevo creduto alle sue parole, ci credevo anche in quel
momento. Non sapevo come facessi a saperlo, ma ero sicurissima che le sue
parole fossero vere, che fosse ancora innamorato di me e che fosse intenzionato
a conquistarmi di nuovo, ma allora che fine aveva fatto?
* * * * *
Arrivammo davanti al parco
sani e salvi pronti per affrontare quella gita davvero molto interessante,o
almeno, a me sembrava interessante. Mi sembrava di essere l’unica studentessa
interessata realmente a quella gita, gli altri erano solo intenzionati a
perdere un giorno di scuola.
Ero l’unica a cui
interessava, ma facevo finta che non me ne importasse niente.
Una guida ci fece cominciare
il giro del parco.
Era un ragazzo abbastanza
giovane e anche molto carino che sembrava avere molto a cuore il suo
lavoro. Descriveva e ci parlava di ogni
cosa che vedevamo in modo così dettagliato e perfetto, che cominciai a pendere
dalle sue labbra. Sembrava quasi che fossi innamorata di lui da quanto lo
guardavo ammaliata.
Daniel ogni tanto mi
affiancava stringendomi i fianchi e lasciandomi un bacio a fior di labbra o
sulla guancia, ma io non lo calcolavo minimamente, ero molto interessata e
quello che diceva il ragazzo.
Dopo vari tentavi di Daniel
di distrarmi, aveva capito che non c’era niente da fare e se ne andò con gli
altri, infondo al gruppo in modo da non sentire neanche una parola di quello
che stava dicendo la giovane guida.
Ascoltai attentamente ogni
singola parola con molta attenzione, forse fin troppa, ma improvvisamente la
mia attenzione fu catturata da un profumo, un profumo muschiato ed estremamente
pungente. Venni attratta da questo profumo come se fossi un orso e avessi
sentito odore di miele. Mi piaceva, mi piaceva fin troppo, dovevo sapere cosa
fosse, che cosa emanasse quel profumo sublime.
Cominciai ad annusare l’aria
come solo un vero segugio sa fare e mi avviai verso dei sempre verdi che
creavano un piccolo boschetto. Mi inoltrai con il naso all’insù e sempre
all’allerta pronto a trovare la fonte di quel profumo sublime.
E finalmente lo trovai: un
fiore bellissimo bianco. Mi avvicinai e lo annusai lasciandomi invadere da quel
profumo così pungente e fresco. Con una solo annusata mi sentii tutti i sensi
amplificati come se avesse il potere di purificare tutto quello che c’era
intorno a lei.
Rimasi lì a contemplare e ad
annusare quel fiore per non so quanto tempo finché non mi resi conto che non
sentivo più le voci di nessuno.
Mi girai, ma intorno a me
vidi solo alberi, tanti, troppi alberi. Mi sembrava di essere tornata nella
radura dove mi aveva lasciato Edward e al solo pensare quel giorno, il panico
si impossessò di me.
Il battito accellerò, il
respiro affannato, le mani cominciarono a sudarmi.
Girai più e più volte su me
stessa sperando di trovare qualcosa che potesse farmi tornare dagli altri, che
potesse farmi trovare almeno il modo di uscire.
Cominciai a correre verso un
punto non ben definito. Volevo uscire da lì. Dovevo uscire da lì prima che i
ricordi prendessero il sopravvento su di me e mi facessero andare ancora più in
panico di quello che fossi già.
Corsi, corsi con tutto il
fiato che avevo, ma sembrava non bastare. Il paesaggio intorno a me sembrava
non cambiare di una virgola.
Bella, calma. Respira. Sei in un parco. Prima o poi
riuscirai ad uscire.
Solo a pensare di dover
rimanere calma, cominciai ad agitarmi maggiormente e ricominciai a correre.
Corsi finché tutto il corpo
non mi chiese di fermarmi.
Mi sedetti, mi accasciai sul
suolo umido e bagnato, cominciando ad urlare con quel pizzico di fiato che mi
era rimasto in gola.
Mi accasciai come quel giorno
in cui Edward mi aveva lasciata.
Mi sentivo persa, sola, come
se non avessi un posto ben preciso nel mondo. Mi sentivo vulnerabile, fragile.
Qualsiasi cosa fosse successo, sentivo che non sarebbe andata per niente bene.
Edward POV
Avevo detto che ci sarei
stato, che avrei provato a riconquistarla, ma non ce l’avevo fatta.
Ero nuovamente scomparso per una settimana, anche se non lo ero del tutto.
Continuavo a controllarla da lontano, a vigilare sul suo sonno. Non me n’ero
andato, le avevo dato solo l’illusione di averlo fatto.
Mi sentivo un codardo, uno
stupido. Volevo riconquistarla, ma non sapevo cosa fare, come fare.
Mi mancava, mi mancava più di
ogni altra cosa, ma c’era qualcosa che mi bloccava, c’era qualcosa che mi
impediva di pensare, di agire, di trovare un modo appropriato per
riconquistarla, ma niente. Il mio cervello non voleva collaborare.
Mi odiavo come non mi ero mai
odiato in quegli anni.
La amavo con tutto me stesso.
Sapeva farmi battere il cuore nonostante non potesse farlo. Sapeva smuovere e
far nascere qualcosa in me che non sapevo spiegare, che non avevo mai provato
neanche da umano.
Mi sentivo uno stalker con i
fiocchi: la seguivo e la pedinavo dappertutto. Ascoltavo i suoi discorsi con l’altro e con i suoi amici. Ascoltavo i
pensieri degli altri ritrovandomi tremendamente geloso quando sentivo cose che
non mi piacevano.
L’avevo seguita anche quel
giorno quando andò in gita al parco naturale della città. Sapevo che era una
calamita naturale e sapevo che in qualsiasi momento si sarebbe potuta mettere
nei guai.
Avevo affittato una macchina
e seguivo il pulmino a distanza, ascoltando di soppiatto i discorsi ed i
pensieri degli altri, l’unico che non riuscivo a sentire, e che mi sarebbe
piaciuto ascoltare, era quello di Bella. Avrei dato qualsiasi cosa per sapere
cosa le passasse per la testa in quel momento.
Mi stupii parecchio quando
Bella domandò alla sua amica cosa vedevano gli altri quando guardavano lei e l’altro insieme. L’aveva fatta balbettando,
era titubante e in imbarazzo. Per quale motivo?
Se avessi dovuto risponderle, le avrei detto che sembrava completamente
opposti, lui fin troppo preso e lei sembrava non degnarlo nemmeno di uno
sguardo, almeno da quando ero arrivato io.
No. Non andava bene. Avevo
fatto un pensiero decisamente poco gentile e fin troppo ottimista. Quello era
quello che volevo vedere, quello che speravo di vedere e che speravo fosse
vero.
Avrei voluto che lei lo
guardasse con disprezzo, che lo guardasse con indifferenza, ma certe volte
pensavo non fosse così. Certe volte pensavo che lei fosse realmente innamorata
di lui e che non mi amasse più, ma poi tornavo positivo. Sapevo che mi amava,
sapevo che non aveva mai smesso di farlo e non dovevo dubitarne.
Se mi ero stupito sentendo la
domanda, mi stupii maggiormente quando sentii la risposta dell’amica: diceva
che si vedeva che fosse ancora innamorata di me, quanto mi avesse amato in
passato e che lo capisse da molti suo atteggiamenti.
Sapevo che Bella fosse
innamorata di me e che lo fosse stata in passato, ma sentirlo dire da una
persona che non mi conosceva, che sapeva a mala pena chi fossi, mi faceva
sentire bene. Voleva dire che non era tutta una mia illusione, che non era
tutto un mio stupido pensiero e fissazione. Lei era realmente ancora innamorata
di me, avevo davvero qualche possibilità di riconquistarla.
Arrivò al parco sana e salva,
ma sapevo che in quel momento dovevo cominciare ad aguzzare la vista e l’udito,
dovevo tenerla d’occhio più del solito.
Per un paio d’ore, Bella
rimase imbambolata ad ascoltare la guida che parlava amabilmente di tutto
quello che li circondava. In un certo senso ero geloso. Bella guardava quella
guida come se dovesse esserle apparsa la Madonna davanti alla faccia. Pendeva
dalle sue labbra come non aveva mai fatto con me, lo guardava come affascinata,
rapita dalle parole di quell’uomo. Ero geloso, geloso marcio di quel ragazzo
umano che sapeva rapirla in quel modo. Una certa rabbia nacque in me, ma cercai
di calmarmi per il bene di tutti, soprattutto il mio. Non avevo intenzione di
far visita a nessuno, tanto meno alla guida.
Improvvisamente vidi Bella
attratta da qualcosa, la vidi inoltrarsi nel piccolo boschetto come se fosse in
cerca di qualcosa.
La seguii da lontano,
cercando di non far rumore e di non far sentire la mia presenza, anche se avevo
capito che qualsiasi cosa sarebbe successa intorno a lei, non se ne sarebbe
accorta. Era talmente presa a trovare quello che stava cercando, che non si
sarebbe nemmeno resa conto di quello che la circondava.
Resi incantato a guardarla, a
guardare quel suo corpo bellissimo, quei suoi occhi cioccolato che vagavano in
cerca di qualcosa, la sua pelle bianca che sembrava ancora più bianca in quel
boschetto poco illuminato.
Vedo ogni più piccola
espressione del suo viso, ogni movimento di sopracciglia, di ciglia, di
braccia. Vedo ogni cosa e me beo. Vederla muoversi, vederla intenta ad
osservare il paesaggio intorno, era per me qualcosa di perfetto.
La vidi fermarsi e piegarsi
per annusare un fiore bianca, bellissimo. Potevo sentirne l’odore pungente e
fin troppo muschiato che mi invase i sensi, che mi inebriò e mi liberò di ogni
tipo di peso. Sembrava quasi che quel fiore avesse il potere di liberare dai
pensieri, dalle preoccupazione. Sembrava una cosa assurda da pensare, ma fu
quella la sensazione che provai quando il suo profumo mi invase il corpo.
Ero talmente preso ad
analizzare e capire quello che stavo provando in quel momento che non mi ero
reso conto che Bella fosse in panico, che volesse tornare indietro, ma che non
sapeva come.
Mi ritrovai pietrificato.
Sapevo che dovevo aiutarla, sapevo che dovevo farlo, ma ad un certo punto la
vidi cominciare a correre velocemente,di qua e di là, non sapendo dove andare.
Faticavo a connettere cervello
e corpo, faticavo a dare al mio corpo il compito di andare ad aiutarla, sarebbe
stato davvero il momento migliore per farle capire che io ci fossi, che l’avrei
protetta, salvata e che l’amavo.
Ma mentre facevo quei
pensieri, qualcuno arrivò prima di me, anche se non riuscii a capire come: Daniel arrivò davanti a Bella correndo, con
il fiatone e l’abbracciò di slancio. Lei spaventata pianse tra le sue braccia.
Ecco, visto Edward. Invece di star lì a pensare come
uno stupido. Dovevi agire. A-G-I-R-E. In questo momento sarebbe tra le tue
braccia e non tra quelle di quel cretino. Sei uno stupido.
E lo ero davvero. Me ne
rendevo conto.
Osservai Daniel consolare
Bella mentre piangeva tra le sue braccia, lo sentivo sussurrargli parole dolci,
parole che avrei potuto sussurrarle anch’io, parole che avrei voluto
sussurrarle io.
Li vidi raggiungere gli altri
e tornare a casa in silenzio mentre Daniel continuava a coccolare ed
abbracciare Bella. Li vidi a casa sul divano, sotto una coperta che continuavo
a coccolarsi. Vidi Daniel salutare Bella con un bacio appassionato, innamorato,
un bacio che sapevo darle anch’io, un bacio che però le avevo sempre negato.
Sentii e mi sorbii tutti i
pensieri di Daniel pensando che fossero la mia punizione per non aver salvato
Bella. Vedere quello che pensava, quello che avrebbe voluto fare con Bella, la mia Bella, mi faceva venire il volta
stomaco. Vedere quanto il suo amore per lei fosse grande, capirlo, mi faceva
male. Mi resi conto che non fossi l’unico ad amarla con tanta intensità. Mi
convinsi che lui l’avesse di più, che lui fosse più adatto di me di amarla, che
avesse il diritto di passare la sua vita con lei.
Mi sentivo sbagliato, in
difetto, come se io non fossi niente in confronto a lui. Lui la amava, l’aveva
sempre amata, l’aveva vista crescere, diventare donna, cambiare, maturare.
L’aveva sorretta da piccola, l’aveva presa in giro, aveva scherzato e riso con
lei. Io cosa avevo fatto in confronto? Niente. Le avevo solo fatto passare
l’anno peggiore della sua vita. Le avevo fatto rischiare la vita, l’avevo
introdotta in un mondo di cui non sarebbe nemmeno dovuta venire a conoscenza.
Le avevo cambiato la vita, ma in peggio.
Avevo sbagliato a tornare,
avevo sbagliato a dirle che l’avrei riconquistata, non l’avrei fatto. L’avrei
lasciata vivere la sua vita con Daniel, era la cosa giusta, lui era giusto. Io
non lo ero. Non avevo niente da offrirle, non avevo niente da darle, solo una
vita pericolosa, nient’altro.
Il pensiero che mi era venuto
in mente qualche settimana prima si insinuò nuovamente in me.
Ci voleva poco per
realizzarlo, dovevo solo capire che ne valesse davvero la pena, non era facile
lasciare tutto, lasciarla.
Buonasera! Eccomi di nuovo
qua. Sono riuscita a trovare un posticino tra i miei tanti impegni per postare
anche questa storia.
Allora, dopo un capitolo
piatto, eccovi un altro capitolo in cui…..secondo me non succede assolutamente
niente. Ahahaha
Be, effettivamente non
succede niente. Bella è ancora confusa e chiede ad Helena se pensa che Daniel
abbia capito qualcosa di quello che non prova per lui e poi succede questo
piccolo incidente. Edward è lì, con lei, non l’abbandona, ma quando decide di
andare a salvarla, arriva Daniel -.- Sono sicura che molte di voi lo vorrebbero
uccidere, anch’io mentre scrivevo, ma doveva succedere qualcosa di strano, no?
Spero davvero che la storia
non cominci ad annoiarvi, altrimenti ditemelo che cercherò di cambiare qualcosa,
va bene? Vi prometto che succederà qualcosa di interessante presto, molto presto, abbiate pazienza =)
Ringrazio le persone che hanno aggiunto la mia storia alla preferite, alle
seguite e alle ricordate. Grazie davvero ragazze. =)
Se volete rimanere in
contatto con me potete aggiungermi su Facebook e su Twitter.
Alla prossima ^_^
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Capitolo 9 *** Capitolo 9 ***
Capitolo 2
Infondo al capitolo note e auguri.
Scusate gli errori, ma non me la sono sentita di
rileggerlo, altrimenti non sarei riuscita a postare perché non sono molto
sicura di questo capitolo.
Buona lettura ^_^
Bella POV
Dopo essermi “persa” nel
boschetto del parco naturale, ero tornata a casa continuando a stare tra le
braccia di Daniel.
Avevo bisogno di sentirmi
protetta, di sentire il calore di un altro corpo sul mio e stare tra le braccia
di Daniel mi faceva sentire bene, anche se non placava quel mio senso di vuoto,
quel mio bisogno di protezione. Per assopire quel mio bisogno avrei avuto
bisogno di… Edward. Solo ed esclusivamente di lui, ma non c’era. Non c’era di
nuovo. L’unico che c’era davvero era Daniel.
Sapevo che mi stavo comportando in modo sbagliato, sapevo che non avrei dovuto
fingere che mi andasse bene in quel momento la sua compagnia, ma solo riprovare
le sensazioni che avevo provato quel lontano giorno nella radura, mi aveva
spaventato. Non volevo stare da sola, non in quel momento.
Daniel con il passare dei
giorni si era avvicinato sempre di più, mi coccolava e mi faceva sentire amata.
Mi faceva piacere, anche se non avrei voluto sentirmi amata da lui, non avrei
voluto avere accanto lui. Edward. Edward era quello che volevo, colui che avrei
voluto che mi abbracciasse e che mi facesse capire che non dovevo preoccuparmi,
che quello che avevo provato quell’orribile giorno non l’avrei mai più provato.
Avrebbe dovuto rassicurarmi, coccolarmi, amarmi, ma non lo stava facendo. Non
c’era, di nuovo.
Stavo soffrendo nuovamente.
Mi sentivo nuovamente una stupida, ma ormai non mi sarei dovuta stupire. Se
n’era di nuovo andato. Di nuovo. Ed era questo che mi faceva soffrire, mi
faceva soffrire troppo.
Una cosa positiva in tutto
quello però c’era: mi stavo avvicinando a Daniel, ogni giorno di più fino ad
arrivare a capire che una speranza per noi ci fosse, che ci sarebbe potuto
essere un futuro.
Sapevo che ero un
controsenso, lo sapevo, ma non potevo farci niente. Edward se n’era andato di
nuovo e Daniel si era dimostrato davvero carino e avevo capito che ci tenesse a
me.
Un’altra settimana era
passata tranquilla, anzi tranquillissima. Troppo tranquilla, avrei preferito
scoprire che un vampiro assassino mi seguisse, invece niente.
Quella mattina stavo andando
a scuola con il pullman. Daniel aveva una visita ed io volevo passare un po’ di
tempo insieme alla mia amica.
<< Bella. Che strano
vederti qua >> mi sorrise Helena
salendo sul pullman.
Aveva un sorriso a 32 denti
che le illuminava il viso. Era felice, assolutamente felice. Era innamorata
pazza di Matt ed ero felice per lei. Potevo solo essere felice. Anch’io avrei
voluto esserlo, anch’io avrei voluto sorridere in quel modo, vivere la mia vita
spensierata perché avevo accanto una persona che mi amava. Solo che non stava
succedendo, o meglio, non ancora. Speravo che presto sarebbe successo. Con… E…
Daniel.
<< Lo so, ma Daniel
aveva una visita ed ho deciso di prendere il pullman con te >> le feci un
sorriso tirato, molto tirato, forse fin troppo.
<< Come stai? >>
mi chiese facendosi improvvisamente seria.
Come stavo? Male, troppo. Ma
ero anche arrabbiata con Edward, soprattutto con lui perché aveva detto che non
se ne sarebbe andato e invece niente, non aveva mantenuto la sua promessa,
erano due settimane che non si faceva vedere. Stronzo. Stronzo. E ancora una
volta stronzo. Un bellissimo stronzo, ma pur sempre stronzo. Lo odiavo. No, non
era vero. Non lo odiavo, lo amavo con tutta me stessa, lo amavo forse fin
troppo nonostante tutto quello che mi avesse fatto, nonostante tutto quello che
fosse successo. Lo amavo e forse era per quello che lo odiavo. Era un odio
alimentato dall’amore, da un amore grande, troppo grande che non sapevo nemmeno
gestire.
<< Come sto. Bene, da
una parte e dall’altra vorrei spaccare tutto. Non sai quanto lo odio in questo
momento >> sospirai affranta.
<< Vedrai che si rifarà
sentire, che tornerà. Non può essersene andato Bella. Ti ama, te l’ha detto e
il modo in cui ti guardava era inequivocabile >> mi sorrise dolcemente.
<< Non ci credo. Voglio
delle prove, voglio che me lo prova. Voglio che me lo faccia capire, non voglio
capirlo da sola, ma è inutile che ci penso, se n’è andato. Punto >>
sospirai pesantemente.
<< Bella, mi spieghi di
cosa hai paura? Perché non vuoi vivere il tuo sentimento liberamente? Stai
facendo male a te stessa, a lui e a Daniel. Non pensi a lui? A quanto lo stai
prendendo in giro? Lo stai illudendo che tra di voi ci possa essere qualcosa in
un futuro non troppo prossimo, quando sai benissimo anche tu che non ci sarà
nessun futuro con lui. Non sei innamorata di Daniel, gli vuoi bene come puoi
voler bene a un fratello, a un parente, a un cugino, ma non a un fidanzato,
Bella. Forse è questo quello che non capisci >> era seria, tremendamente
seria.
Erano parole dure da
digerire, ma erano sincere, vere. In fondo sapevo anch’io che quello che mi
aveva detto era vero, infatti non ebbi nemmeno il coraggio di arrabbiarmi o di
prendermela con lei. Sarebbe stato sbagliato.
<< Potrà anche amarmi,
ma non c’è. In questo momento non c’è. Le sue parole ormai sono nulla >>
il pullman si fermò proprio in quel momento e scesi velocemente non aspettando
nemmeno Helena.
A passo spedito mi misi a
camminare per il cortile della scuola ed entrai ignorando gli sguardi curiosi
dei ragazzi che mi circondavano.
Per mia fortuna quel giorno
Daniel non ci sarebbe stato, non sarei mai riuscita a fingere ancora per molto,
anzi, quel giorno non sarei proprio riuscita a fingere. Non ce la facevo.
Troppe emozioni da sopportare, troppe cose che mi passavano per la testa e lui
non le avrebbe minimamente capite, non l’avrebbe mai fatto. Sarebbe solo
diventata tanto, troppo protettivo e non volevo subire un interrogatorio.
Forse era davvero vero, mi
ero cacciata davvero in una brutta situazione. Stavo camminando con il piede in
due scarpe e si sa che non va mai bene, ma non sapevo cosa fare avevo troppo
paura di rinunciare ad una persona a cui comunque volevo bene per tentare di
sistemare le cose con una persona che si era dimostrata totalmente
inaffidabile, che diceva di amarmi, ma che non aveva fatto ancora niente per
dimostrarmelo.
Passai tutto il giorno persa
nei miei pensieri a pensare a quello che stessi facendo, a quello che provassi
e a quello che avrei dovuto fare. Dovevo prendere una decisione, dovevo
decidere in quale scarpa mettere il mio piede, non potevo continuare a
camminare in due, non era affatto comodo e io cominciavo a non farcela già più.
Non era una situazione facile di sopportare e da portare avanti, bisogna
davvero essere bravi attori e io non lo ero mai stata.
Pensai e ripensai e pensai
che la soluzione più ovvia fosse continuare la mia storia con Daniel e lasciar
perdere Edward. Era l’unica soluzione, quella che comunque mi avrebbe fatto
soffrire di meno. Amavo ancora Edward, lui amava me, ma non potevo tormentarmi
pensando a quando si sarebbe fatto vivo, perché continuava a non farsi vivo.
Potevo solo continuare la mia storia con Daniel e dire ad Edward che tra di noi
non ci sarebbe più stato niente, che qualsiasi cosa avrebbe fatto, la
situazione non sarebbe cambiata.
Avevo preso la mia decisione,
appena avrei visto Edward gli avrei parlato e avrei messo la situazione in
chiaro una volta per tutte, anche se sarebbe stato difficile.
* * * * *
La scuola era finita, avevo
deciso di prendere una strada secondaria per andare a casa e fare una
passeggiata. A Phoenix c’erano pochi boschetti rispetto a quelli che c’erano a
Forks, ma quei pochi che c’erano erano davvero belli ed erano perfetti per
farci una passeggiata. Poi erano anche comodi perché ci passava una strada,
ogni tanto nei momenti di sconforto in cui mi mancava Edward e l’atmosfera di
Forks, passavo apposta di lì con la macchina. Mi sentivo molto stupida quando lo
facevo, ma mi faceva tanto sentire a Forks, mi faceva tornare nel passato e per
quel breve tragitto mi sentivo felice, il dolore, quello che provavo scompariva
completamente.
Quel giorno avevo deciso di
percorrerla di nuovo, avevo deciso di rivivere le sensazioni che provavo a
Forks per l’ultima volta per poi lasciarmele alle spalle.
Stavo camminando tranquilla,
ascoltando i pochi rumori naturali che sentivo provenire dalla coltra di
alberi. Mi beavo di quel cinguettio, del vento che muoveva le foglie facendole
fare rumore. Mi stavo beando di tutto quello che mi stava circondando, ogni
tanto chiudevo anche gli occhi per immaginarmi di essere di nuovo a Forks. Un
sorriso spontaneo e beato mi si era formato sulle labbra.
Mi sembrava di essere di
nuovo a Forks, potevo sentire la voce di tutti i miei amici, la risata di
Alice, la voce di Emmett, vedevo Jazz sorridere in un angolo, Rose sempre
bellissima, Esme che mi accoglieva in casa con il suo sorriso caloroso,
Carlisle che mi abbracciava facendomi un sorriso. Vedevo di nuovo tutti come se
non fosse un anno e mezzo che non li vedessi. Sentivo il loro “calore”, il loro
affetto nei miei confronti. Potevo ancora sentire tutto come se lo stessi
provando in quel momento.
Venni riportata alla realtà
dal suono di un clacson.
Aprii gli occhi e mi girai a
vedere chi fosse, quando mi trovai davanti un ragazzo giovane su una macchina
sportiva. Feci finta di niente e continuai a camminare non curandomi di lui.
<< Ehi bella, che ne
dici se ti do un passaggio? Non è sicuro che te ne vai in giro da sola per
questa strada >> una frase gentile pronunciata in modo strano. Mi girai a
guardarlo ed aveva stampato in faccia un sorriso che mi fece accapponare la
pelle: furbo, malizioso, di uno che non che aveva buone intenzioni. Andai
avanti a camminare senza degnarlo di uno sguardo.
<< Dai, fermati. Non ti
faccio niente ti puoi fidare. >>
Guarda, mi fido subito, soprattutto perché me l’hai
detto. Ma per favore, vattene e non rompere.
Non avrei mai avuto il
coraggio di dirglielo, avrei anche potuto peggiorare la situazione e non volevo
andare in guai più grossi di quelli in cui già fossi.
Improvvisamente non sentii
più nessuna macchina che mi seguiva e mi rilassai pensando di essere al sicuro,
ma capii di essermi sbagliata quando due braccia a me sconosciute mi
abbracciarono per i fianchi e mi fermarono.
Edward POV
Non ero ancora pronto ad
andarmene. Avevo preso la mia decisione, sapevo cosa fare, ma non riuscivo a
lasciarla andare, non dopo che l’avevo vista cacciarsi nuovamente nei guai. Sì,
ok, Daniel l’aveva salvata, ma non mi sentivo ancora sicuro di lasciarla e di
mettere in atto la mia decisione. Non ero ancora pronto a lasciarla per sempre
e decidere di non vederla mai più. Era troppo importante per me, io la amavo
troppo, non potevo farlo, non riuscivo a farlo.
Così mi ritrovai nuovamente a
pedinarla in modo silenzioso, facendo attenzione a non farmi vedere da nessuno
e soprattutto da lei. Mi sentivo molto uno stalker o forse lo ero davvero.
La seguii a scuola, la guardai
fuori dalla finestra mentre faceva lezione vedendola più pensierosa che mai.
La osservai cercando di
imprimermi maggiormente il suo viso e i suoi lineamenti in mente come se non
fossero ormai disegnati a fuoco in ogni fibra di me stesso. I lineamenti era
tesi e marcati, segno che fosse pensierosa e che ci fosse qualcosa che la
turbasse.
Avrei tanto voluto sapere
cosa la preoccupasse, anche se speravo di indovinare. Avrei voluto essere io al
centro dei suoi pensieri, avrei voluto essere io a farle perdere una lezione,
ma non mi piaceva il suo sguardo perso e vuoto. Non era uno sguardo felice, uno
sguardo sereno, era lo sguardo di una persona tormentata, di una persona che
stesse riflettendo, che stesse prendendo una decisione.
In quei momenti mi odiavo perché
non sapevo leggerle nel pensiero, perché non riuscivo a farlo. Avrei tanto
voluto sapere cosa le passasse per la testa e se fossi io che la preoccupassi
così tanto, anche se non mi sarebbe piaciuto. Era troppo pensierosa.
Forse avevo fatto un ennesimo
errore a tornare da lei, avevo sbagliato, non avrei mai dovuto farlo. Prima che
arrivassi io stava cambiando vita, era riuscita a dimenticarmi ed io come uno
stupido ero tornato. Sì, avevo sbagliato.
La seguii anche quando fece
una strada secondaria che attraversava un boschetto molto simile a quelli che
c’erano a Forks.
Mi sentii tanto a casa, mi
sentii come se tutto quello che era successo nell’ultimo non fosse mai
successo, ma sapevo benissimo quanto tutto fosse vero. Purtroppo. Non era
difficile dimenticare quello che avevo passato in quell’anno e mezzo, quanto
avessi sofferto, quando mi fossi chiuso in me stesso in quel periodo. Nessuno
poteva saperlo meglio di me. Non sarei mai riuscito a dimenticare quel periodo,
mai.
Ero nel boschetto che la seguivo
con lo sguardo mentre facevo quelle riflessioni. Ero perso nei miei pensieri,
ma notai subito la macchina che si avvicinò a Bella.
<< Ehi bella, che ne
dici se ti do un passaggio? Non è sicuro che te ne vai in giro da sola per
questa strada >> le disse lui cercando di essere gentile, ma il suo tono
traspariva ben altro.
Azzardarti a toccarla e ne varrà della tua stessa
vita.
Bella si girò leggermente a
guardarlo e poi continuò a camminare per la sua strada.
Bravissima. Ignoralo. Vai avanti e non succederà
niente, anche se comunque arriverò io prima che ti succeda qualcosa.
<< Dai, fermati. Non ti
faccio niente ti puoi fidare. >>
Oh sì, certo. Una ragazza dovrebbe fidarsi subito di
uno come te, ma per favore. Non azzardarti nemmeno ad avvicinarti altrimenti ti
farò pentire di aver deciso di fare questa strada oggi.
Quello che successe dopo,
avvenne così rapidamente che anch’io vampiro non me n’ero quasi reso conto.
Bella aveva continuato a camminare ignorando volutamente il ragazzo, ma lui,
evidentemente infastidito, aveva fermato la macchina ed aveva camminato
velocemente verso di lei fino ad arrivarle dietro ed afferrarla per i fianchi.
Quando compresi quello che
stessi succedendo, scattai in avanti pronto ad andare a soccorrerla, ma a
quanto pare qualcuno ce l’aveva con me: arrivò Daniel che frenò sulla strada
facendo stridere i freni.
Scese arrabbiatissimo dalla
macchina e prese per le spalle il ragazzo buttandolo per terra. Cominciò a
picchiarlo senza risparmiare neanche un colpo, senza trattenersi.
Bella assisteva alla scena
immobile, non diceva nemmeno una parola.
Io dall’interno del bosco, in
cui mi ero rifugiato quando arrivò Daniel, assistevo alla scena stupido,
affranto, amareggiato.
Nuovamente lui era arrivato
nel momento giusto, non dandomi nemmeno il tempo di intervenire. Ma com’era
possibile che un uomo riuscisse a battere la velocità di un vampiro? Non me lo
sapevo spiegare, ma a quanto pare era possibile, anzi possibilissimo dato che
era la seconda volta che Daniel arrivava prima di me.
Era davvero inspiegabile, ma
non potevo negarlo, non potevo far finta di niente.
Non ero in grado di badare a
Bella, non ero in grado di tenerla al sicuro. Non sapevo nemmeno proteggerla
dai piccoli guai in cui si cacciava nella quotidianità, come avrei potuto
proteggerla da bande di vampiri e da qualsiasi pericolo in cui si sarebbe
trovata a causa del mio mondo? Non ce l’avrei mai fatta, sarebbe stata solo in
pericolo e io volevo che lei fosse al sicuro.
Daniel era perfetto per lei,
l’avrebbe protetta, l’avrebbe amata come forse non sapevo amarla nemmeno io,
lui le avrebbe dato una vita normale, una vita che lei meritava, anzi che lei
doveva avere assolutamente.
Era ufficiale, Bella non
aveva bisogno di me, avrebbe vissuto tranquillamente senza di me.
Che fossi pronto o meno a
lasciarla dovevo farlo, per lei, per me, ma soprattutto per lei. Non la
meritavo, lei meritava qualcuno di meglio, qualcuno che riuscisse a proteggerla
e Daniel, Daniel era quello giusto.
A me non restava altro da
fare che andarmene. Per sempre.
Buonasera! Chiedo
immensamente scusa per il ritardo, ma come ho spiegato ad alcune di voi nelle
recensioni, non ero molto sicura di questo capitolo. Avrei voluto tagliarlo e
andare direttamente al capitolo successivo dove succede qualcosa di più
interessante. Mi rendo conto che questo capitolo è più o meno uguale all’altro
e che è alquanto noioso, ma non me la sono sentita di eliminare il capitolo e
passare direttamente all’altro.
Spero che non vi siate
annoiate e che non abbiate deciso di abbandonare la storia, assicuro che nei
prossimi capitoli si farà interessante.
Comunque, di questo capitolo
non c’è molto da dire. I due cretini sono ancora più cretini, soprattutto
Edward che non è ancora andato a trovare Bella. Sono tutti e due stupidi.
Edward non è come l’Edward della Meyer, ma nei prossimi capitoli lo diventerà,
o almeno lo spero. Dovrebbe tornare un po’ più come l’originale e anche Bella
lo diventerà.
Ringrazio le persone che
hanno aggiunto la storia alle preferite, seguite e ricordate e a quelle che mi
hanno aggiunto come autore preferito. Davvero grazie ragazze *_*
Ho deciso di postare oggi per
farvi sapere che non sono morta e per poi ricominciare a postare con
regolarità. È stato solo a causa di questo capitolo e di una decisione che non
riuscivo a prendere se sono in ritardo, da adesso non lo sarò più, o almeno lo
spero.
Vi voglio fare tanti auguri
di un felice di Natale a voi e alle vostre famiglie, sperando che vi divertiate
^_^
Alla prossima ^_^
|
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Capitolo 10 *** Capitolo 10 ***
Capitolo 2
Bella POV
I giorni passavano e di
Edward nessuna traccia, nessun messaggio, nessun segno della sua presenza.
Sapevo che non mi sarei dovuta preoccupare, ma purtroppo non potevo farci
niente, mi preoccupavo da morire, oltre al fatto che mi sentissi una stupida,
stupidissima ragazza per aver pensato che lui avrebbe fatto di tutto per
conquistarmi.
Ormai erano passate settimane
e con Daniel le cose stavano cominciando ad andare a gonfie vele, io cominciavo
a lasciarmi andare maggiormente e lui sembrava apprezzarlo.
Sentivo che un certo
sentimento nei suoi confronti stesse cominciando a nascere, non potevo
definirlo amore, ma a piccoli passi ci sarebbe arrivato.
Cercando di sgombrare la
mente da Edward, riuscivo a godermi i momenti con Daniel capendo quanto fosse
speciale, carino e affettuoso. Gli volevo davvero bene e ormai non riuscivo a
fare a meno di lui.
Ok, questo era quello che
pensavo quando stavo con lui e anche un po’ di tempo che stavo da sola, ma a
volte non facevo a meno di fare il paragone con Edward. Che stupida. Ci pensavo
ancora.
Mi stavo rassegnando al fatto
che non sarebbe più tornato, che mi avesse di nuovo preso in giro e che ci
avevo anche creduto.
Quando parlavo ad Helena di
questa situazione lei diceva che si sarebbe fatto vivo, che mi avrebbe cercato
e mi avrebbe fatto capire quanto mi amasse, ma capivo benissimo che anche lei
cominciasse a dubitare delle sue parole. Aveva capito anche lei che mi aveva
preso in giro, che mi aveva illuso.
Dovevo farci l’abitudine.
Aprile ormai era arrivato.
Dall’ennesima scomparsa di Edward erano passate tre settimane.
Ero a casa mia con Daniel che
stavamo guardando un film sul divano abbracciati.
Ero accoccolata sul suo petto
e gli stavo accarezzando un fianco. Mi sentivo bene, mi sentivo amata e
rilassata. Non avrei potuto avere di meglio.
Quando il film finì, mi
sdraiai e chiusi gli occhi appoggiando una mano sulla testa.
Pochi secondi dopo sentii il
corpo di Daniel sopra il mio. Aprii immediatamente gli occhi e mi trovai
davanti i suoi in cui mi specchiai.
<< Ch-che stai facendo?
>> gli chiesi balbettando e arrossendo.
<< Niente >> mi
strusciò il naso contro la guancia compiendo piccoli cerchi e facendomi venire
una leggera pelle d’oca.
Dalla guancia scese al collo
mentre la mano saliva e scendeva dal mio fianco.
Brividi mi percorsero la
pelle, brividi che provavo solo con Edward, ma che non avevo mai provato con
nessun’altro.
<< Daniel >>
sussurrai non sapendo cosa dire.
Dovette prenderlo come un
invito a continuare perché appoggiò le sue labbra sulle mie con fin troppa foga
accarezzandomi il corpo con le mani.
Arrivò alla maglietta e
cominciò a sollevarla, accarezzandomi il ventre con i polpastrelli provocandomi
la pelle d’oca.
Scese a baciarmi il collo. Le
sue mani avevano raggiunto il mio seno che cominciò ad accarezzare lievemente
facendomi inturgidire il capezzolo.
Mi sollevai leggermente
permettendogli di togliermi la maglietta e mi ritrovai davanti a lui mezza nuda
con il suo sguardo che vagava sui miei seni.
Ricominciò a baciarmi il collo
toccandomi il seno, sospirai lasciandomi trasportare da quelle nuove
sensazioni.
Non sapevo bene cosa stessi
facendo, non sapevo bene se fossi pronta o meno a fare quel passo, riuscivo
solo a farmi trasportare da quelle nuove sensazioni che mi piacevano da morire.
Mi sentivo accaldata, ma non
me ne importava.
Non mi sentivo in imbarazzo
stranamente, ero rilassata e tranquilla.
Daniel spinse il suo bacino
contro la mia coscia e potei sentire benissimo quanto fosse eccitato.
Scese a baciarmi il seno, mi
alzò leggermente per togliermi il reggiseno quando suonarono alla porta.
<< Non andare ad aprire
>> sussurrò con la voce roca ancora a contatto con la mia pelle.
Suonarono di nuovo. Chiunque
fosse aveva qualcosa di urgente da dirmi.
<< Devo andare Daniel
>> lo guardai.
Lui per tutta risposta prese
nuovamente un mio seno in mano facendomi gemere.
Suonarono nuovamente.
Lo spostai con la mano e mi
alzai recuperando la maglietta e infilandomela.
Mi diressi verso la porta e
suonarono di nuovo.
<< Arrivo >>
alzai leggermente la voce.
Aprii la porta e…
<< Alice, che ci fai
qui? >> le chiesi con la bocca aperta.
<< Bene, spero di aver
interrotto qualcosa >> aveva le braccia incrociate sotto il seno e mi
trucidava con lo sguardo. Se gli sguardi potessero uccidere quello di Alice
l’avrebbe sicuramente fatto.
<< Co-come mai sei qui?
>> balbettai.
Mi aveva preso alla
sprovvista, non mi sarei mai aspettata che venisse a trovarvi e per quale
motivo era venuta? Che fosse successo qualcosa ad Edward?
Appena mi passò per la testa quel pensiero, mi ritrovai ad aver paura ed a
essere preoccupata per lui.
Cosa gli era successo?
<< Devo parlarti
>> era ancora arrabbiata, ma per cosa non riuscivo ancora a capirlo.
Vedere Alice arrabbiata era
un evento raro che si sarebbe dovuto segnare sul calendario, o forse no. Non
l’avevo mai vista arrabbiata e non sapevo di cosa fosse capace.
<< Amore, chi è?
>> mi girai e vidi Daniel senza maglietta che si affacciò dal salotto.
Alice lo fulminò con lo
sguardo e lo vidi tremare.
<< Forse è meglio se ti
rivesti >> gli dissi cercando di non far trasparire la mia agitazione.
<< Ecco, sì. Forse è
meglio se ti rivesti >> gli disse Alice con tono duro.
<< Alice >> la
ripresi stupida.
Lei non si mosse, sembrava
quasi che non avesse sentito le mie parole, ma sapevo benissimo che l’avesse
fatto. Continuava a guardare Daniel fino a quando non scomparve nel salotto.
Ricomparve con la maglietta
addosso e le chiavi in mano.
Mi affiancò e mi baciò sulle
labbra provocando un leggero ringhio ad Alice che lo fece immediatamente
allontanare e spaventare.
<< Forse è meglio se me
ne vado >> guardò prima Alice e poi me.
Io annuii.
<< Ecco, bravo. Vai a
casa >> Alice sembrava davvero arrabbiatissima e la cosa mi sembrava
alquanto strana.
<< Ci sentiamo più
tardi >> mi disse Daniel prima di uscire.
<< A dopo >> gli
sorrisi leggermente cercando di tranquillizzarlo, ma non era semplice, ero la
prima ad avere paura.
Superò Alice senza degnarla
nemmeno di uno sguardo.
<< Mi spieghi che cosa
ti prende? >> le chiesi incrociando anch’io le braccia sotto il seno
mettendomi nella sua stessa posizione.
<< Che cosa prende a
me? Che cosa prende a te se mai. Ti è dato di volta il cervello? >> alzò
la voce.
<< Di cosa stai
parlando? Entra che almeno ne parliamo con calma >> le feci segno di
entrare con la mano.
Alice si diresse verso il
salotto e si girò inchiodandomi con lo sguardo contro il muro.
<< Co-cosa… >>
non riuscii a finire la frase perché mi interruppe.
<< Mi spieghi cosa stavi
per combinare su quel divano insieme a quel
coso che è appena uscito? >>
<< Niente >>
arrossii. << E comunque si chiama Daniel. >>
<< Quel coso va benissimo. Rende di più l’idea. Adesso spiegami cosa
volevi fare. Per fortuna sono arrivata giusto in tempo. >>
Abbassai lo sguardo e poi la
guardai nuovamente.
<< Quello è il mio
ragazzo, Alice. Quello che voglio fare con lui sono solo affari miei >>
le dissi cercando di non lasciarmi spaventare dal suo sguardo.
<< Il tuo ragazzo è
Edward >> urlò facendo quasi tremare i vetri.
<< Edward il mio
ragazzo? Ti sei forse dimenticata che un anno e mezzo fa mi ha lasciata? Non
siamo più insieme >> le ricordai alzando anch’io la voce.
Ma non potevo negare che
quelle sue semplici parole mi avessero colpito in pieno.
Era vero, Edward mi aveva
lasciato, ma avevo sempre avuto come la sensazione che lo stessi tradendo, che
stessi facendo una cosa sbagliata. Era un po’ che non ci pensavo, ma avevo
sempre avuto quella sensazione. Ci mancava solo Alice che mi facesse venire i
sensi di colpa e mi facesse come sentire nel torto perché stessi cercando di
rifarmi una vita dopo che Edward mi aveva lasciato.
<< Sai che non voleva
farlo >> il suo tono di voce tornò normale.
<< Ma l’ha fatto.
Questo è quello che conta >> abbassai lo sguardo perché le lacrime chiedevano
di uscire.
<< Bella, >>
Alice mi si era avvicinata fino ad accarezzarmi una guancia << sai che
non voleva farlo. È tornato per dimostrarti che a te ci tiene ancora >>
sentire nuovamente la sua voce mi aveva fatto sentire di nuovo a casa, di nuovo
a Forks, di nuovo con Edward.
<< Non mi sembra che
sia tornato per dimostrarmi qualcosa, non si è più fatto vivo. È un po’ che non
lo vedo >> le lacrime che cercavo di trattenere, era scivolate sulle mie
guancie bagnando la mano di Alice.
<< Lui ti ama ancora e
tu ami ancora lui. Perché devi comportarti in questo modo? Perché devi farvi
soffrire continuando a stare con quel
coso? Bella, smettila di fare del male ad entrambi >> mi alzò il viso
incontrando il mio sguardo.
Era uno sguardo famigliare,
uno sguardo che mi ricordava tanto quello di Edward.
Rimasi in silenzio.
<< Sono venuta qua per
un altro motivo in realtà, anche se volevo fermarti dal fare l’errore più
grande della tua vita. Edward…ecco… lui… >>
Solo al sentire quel nome e
al sentire il tono basso e serio di Alice, mi preoccupai tantissimo. Che gli
fosse davvero successo qualcosa?
<< L-lui cosa? >>
la mia attenzione era tutta su di lei.
<< Lui ha deciso di
andare dai Volturi >> disse quella frase tutto d’un fiato.
Ricordavo benissimo quando mi
avesse parlato dei Volturi a casa sua prima della mia festa di compleanno.
Erano come la famiglia reale dei vampiri, i capi supremi, coloro che dettavano
leggere.
Rimase in silenzio dandomi la
possibilità di assimilare la notizia, ma mi era chiarissimo fin dall’inizio
cosa volesse fare: voleva farsi uccidere dai Volturi.
<< È già partito?
>> nella mia domanda c’era la speranza che avessi ancora la possibilità
di fermarlo, di bloccare quella sua stupida decisione.
<< No, sta cercando di
prendere il coraggio di andare. Non riesce ancora ad allontanarsi da te
>> le sue parole mi colpirono il cuore.
Non riesce ancora ad allontanarsi da te. Allora era per colpa mia che voleva uccidersi, era per
colpa mia che voleva andare dalla famiglia reale dei vampiri. Tutto a causa
mia.
<< Ci hai già parlato?
>>
<< No, volevo farlo
insieme a te >> mi sorrise leggermente rassicurandomi.
<< Vuoi farlo venire
qua? >> lei annuì.
Prese in mano il cellulare e
fece partire la chiamata.
Edward POV
Mi ero rifugiato in una
piccola radura che avevo trovato nel parco di Phoenix. Quel giorno in cui Bella
si era persa e fu salvata da Daniel, passeggiai tra gli alberi e casualmente la
trovai.
Non assomigliava a quella che
c’era a Forks, era un po’ più piccola e il sole filtrava maggiormente, ma mi
faceva sentire a casa e sembrava fatta apposta per me.
Mi ci sentivo protetto, al
sicuro e può sembrare strana come cosa per un vampiro, ma ogni tanto mi sentivo
in pericolo.
Quel giorno mi sentivo
fragile, frustato. Mi ero rifugiato in quella radura perché volevo staccarmi da
Bella, cercare di convincermi che lei senza di me sarebbe stata meglio, che
avrebbe vissuto una vita felice e che andare dai Volturi era la decisione
giusta, ma non ce la facevo.
Era quasi una settimana che
mi trovavo lì, che passavo giorno e notte a convincermi che fosse la cosa
migliore e lo era, non per me, per lei.
Il fatto che non ero ancora
riuscito a capire però, era che non dovevo convincermi che la sua vita sarebbe
stata migliore senza di me, ma dovevo convincermi che la mia eternità senza di
lei sarebbe stata qualcosa. Certo, avevo deciso di uccidermi, ma ero pronto a
rinunciare a lei, a rinunciare anche solo di vederla da lontano? Ero pronto a
rinunciare al suono della sua voce per sempre?
Venni riscosso dai miei
pensieri dal suono del mio cellulare.
Lo presi in mano e lessi il
nome sul display: Alice.
<< Alice, che succede?
>> le chiesi preoccupato.
<< Edward, devi
assolutamente venire a casa di Bella. Velocemente >> nella sua voce
potevo sentire preoccupazione e mi agitai immediatamente.
<< Cosa succede?
>> le chiesi preoccupato.
<< Vieni qua che poi ti
spiego. Veloce >> chiusi la chiamata e mi fiondai fuori dal bosco,
incurante del fatto se qualcuno mi avrebbe visto, corsi come non avevo mai
fatto prima e mi trovai davanti a casa di Bella.
Entrai velocemente.
<< Edward sono qui
>> sentii la sua voce proveniente dal salotto.
Mi ci fiondai e mi trovai
davanti mia sorella preoccupata.
Mi guardai attorno per vedere
se di Bella ci fosse traccia, ma niente, non c’era niente.
<< Spiegami che
succede. Velocemente >> alzai il tono della voce, ma era più per
disperazione che per il fatto che fossi arrabbiato.
<< Mi spieghi che cosa ti sta saltando in mente?
>> sentii la sua voce
attraverso il pensiero.
<< Perché mi parli nel
pensiero? >> le chiesi alzando un sopracciglio.
<< Dobbiamo parlare di una cosa urgente e non
voglio che qualcuno ci senta. >>
<< Non c’è nessuno in
casa >> le feci notare.
<< Mi spieghi che cosa ti salta in mente? Perché
vuoi andare dai Volturi? >> alzò
la voce anche mentalmente segno che fosse realmente arrabbiata.
<< E me lo chiedi
anche? Non ha senso vivere tutta l’eternità senza che lei sia con me, non ha
senso, non vedo perché continuare ad illudermi che ritorni da me. È insieme ad
un altro, è meglio se mi faccio da parte e le lascio vivere la propria vita
>>
<< Ma ti senti quando parli? Senti le fesserie
che stai dicendo? Da quand’è che getti la spugna così velocemente? Da quand’è
che non lotti per qualcosa a cui tieni davvero? Sei davvero convinto che lei
preferisca stare con un altro invece che con te? Pensi davvero che lei non ti
ami più? >>
<< È insieme ad un
altro, mi sembra una prova molto valida. Sì, lo penso davvero. Preferisce stare
con l’altro invece che con me, ormai è evidente, altrimenti l’avrebbe lasciato
e sarebbe venuta via con me non appena le avessi detto che la amo ancora.
>>
<< È una donna ferita, Edward. È normale che non
ti salti al collo appena ti vede dopo che ha passato un anno e mezzo a soffrire
per te che l’hai lasciata solo perché pensavi che con te non fosse al sicuro. È
normale, io avrei fatto di peggio. Edward, non puoi mollare, lei ti ama ancora,
devi solo insistere, dimostrarle quello che provi per lei. >>
<< Te le ha dette lei
tutte queste cose? >>
<< Non ce n’è stato bisogno. Sono una donna e
capisco come si può sentire, come si sia sentita in questo ultimo periodo e poi
si vede quanto sia ancora innamorata di te come tu lo sei di lei. Non andare
dai Volturi ti prego. Faresti l’errore più grande della tua vita. >>
Rimasi in silenzio.
Improvvisamente sentii un
profumo famigliare, un profumo di sangue, quel
sangue, il sangue che mi mandava più in tentazione di tutti.
Mi girai e me lo trovai lì,
con gli occhi leggermente arrossati che mi guardava.
Rimanemmo a guardarci senza
nemmeno spiccicare parola.
Sembrava arrabbiata. Forse
troppo.
<< Vi lascio soli
>> disse Alice prima di passarmi vicino.
<< Se ti azzardi a rovinare tutto ancora una
volta. Se ti azzardi solo a pensare di nuovo di andare dai Volturi, giuro che
ti uccido io con le mie stesse mani >> mi disse prima che sentissi la porta di casa chiudersi.
Bella era ancora davanti a me
che mi guardava, incrociò le braccia sotto il seno e mi guardò malissimo.
Avevo in un certo senso paura
di quella Bella totalmente sconosciuta. Era cambiata, era maturata,
cresciuta. Non sapevo come comportarmi
perché non sapevo quale sarebbe potuta essere la sua reazione.
La vidi sbuffare e abbassare
lo sguardo. Allungò le braccia lungo il corpo e poi mi guardò nuovamente.
Il suo sguardo color
cioccolato era cambiato, era diventato più tormentato, triste, sembrava quasi
che avesse posato la maschera e mi avesse mostrato quello che stava provando
davvero.
<< Co-come mai vuoi
andare dai Volturi? >> mi chiese titubante, arrossendo leggermente.
<< Alice te l’ha detto
>> affermai dandomi dello stupido da solo per quella mia stupida uscita.
Era ovvio che gliel’avesse detto Alice, chi altro avrebbe potuto farlo?
Lei annuii.
Rimasi in silenzio, non
rispondi alla sua domanda perché non ero pronto a dirle la verità, non ero
pronto ad ammettere che volessi davvero lasciarla andare.
Ero diviso a metà: una parte
di me avrebbe voluto andarsene perché si rendeva conto che Bella non mi amava
più; dall’altra continuavo a pensare alle parole di Alice, al fatto che fosse
convinta che Bella mi amasse ancora e che si comportava in quel modo solo
perché l’avevo ferita e fatta soffrire per un anno e mezzo.
<< Scusa >> le dissi
improvvisamente.
<< Per cosa? >>
mi guardò confusa.
<< Per non essermi
fatto vivo in questi ultimi tempi. Avevo detto che ti avrei fatto capire quanto
ancora ti amassi e invece sono sparito >> abbassai lo sguardo colpevole.
<< Fa niente, tanto
ormai sono abituata ad essere illusa dalle tue parole. Sono abituata a vedere
che te ne vai >> non era arrabbiata, era solo ferita, delusa.
È delusa da me. Bravo, Edward. Bel lavoro.
Sbuffai.
<< Non volevo illuderti
>> alzai lo sguardo e la guardai.
Lei scosse la testa come per
farmi capire che ormai non ci credesse più.
Una parte di me a vedere quel
movimento si spezzò, una parte di quel cuore ormai spento, che non poteva
provare più emozioni, ma che le provava per quell’umana che mi aveva travolto
facendomi innamorare di lei.
<< Forse è meglio se me
ne vado >> dissi cominciando a camminare verso la porta.
<< Non andrai dai
Volturi, vero? >> nella sua domanda scorsi un barlume di speranza,
sembrava quasi che volesse sapere se non sarei andato a farmi uccidere.
Mi girai e la guardai,
ritrovandola con la testa abbassata celandomi così il suo sguardo.
<< No, non ci andrò
>> lo diedi le spalle e mi diressi verso la porta.
Avevo preso la mia decisione.
Non sarei andato dai Volturi, ma come sarebbe stata la mia eternità senza di
lei? Vuota, triste, monotona. Sarebbe stata come era la mia vita prima del suo
arrivo: vuota e noiosa, ma una cosa di diverso c’era, ero perdutamente
innamorato di lei.
Buonpomeriggio! Come state?
Andato bene Natale? Pronte per stasera?
Ecco, come vedete è arrivato
qualcuno che ha fatto ragionare sia Bella sia Edward. Ci voleva proprio Alice.
Da qua le cose cambieranno ragazze e parecchio devo dire. Succederà qualcosa
che farà avvicinare i nostri due piccioncini e farà allontanare Daniel,
purtroppo quest’ultimo non potrà fare niente per impedire che Bella si
allontani. Ok, mi fermo. Sto dicendo troppo. xD
Spero che si sia capito che nella parte POV Edward che le frasi
di Alice scritte in corsivo erano cose che pensava. Spero davvero
che si sia capito. =)
Ringrazio le persone che
hanno aggiunto le storie alle preferite, ricordate e seguite e a quelle che mi
hanno inserito come autore preferito. Davvero grazie *_*
Vi ricordo che nella mia pagina autore potete trovare il link per il mio Fb e
il mio twitter. Aggiungetemi pure.
Be, vi auguro davvero un buon
anno sperando che vi porti tanta felicità e magari Edward *_* Va be, non
fantastichiamo troppo.
Alla prossima ^_^
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Capitolo 11 *** Capitolo 11 ***
Capitolo 2
Bella POV
Edward non voleva andare dai
Volturi. Aveva deciso di non andare, ma sarebbe stato davvero così? Lo speravo
davvero, ma non riuscivo a crederci. Non sapevo il motivo per cui Edward
volesse andare dai Volturi, Alice mi aveva promesso di non uscire dalla cucina
almeno per venti minuti e così ho fatto. Sono rimasta chiusa in cucina una
ventina di minuti dopo che aveva chiuso la chiamata con Edward.
Trovandomi in quella cucina
mi sentivo come un leone in gabbia, la differenza era che io potevo uscire in
qualsiasi momento, avrei potuto origliare quello che Alice ed Edward si stavano
dicendo, ma forse mi avrebbero scoperto. Potevo farlo, ma non l’avevo fatto,
come mai?
Avrei tanto voluto saperlo,
ero curiosa di sapere come mai Edward volesse andare dai Volturi, ma ne avevo
anche paura. Avevo paura di sentire delle parole che non mi sarebbero piaciute.
Forse ero una stupida, avrei
dovuto origliare e sentire quello che si erano detti dato che, quando ho
chiesto spiegazioni ad Edward, lui non me ne ha date. Non che la cosa mi
stupisse, era tipico di lui non darmi spiegazioni o darmene di vaghe, ma volevo
qualcosa di concreto, volevo qualche spiegazioni, ero stufa di risposte vaghe o
a cui non riuscivo a dare un senso logico. Ero davvero stufa.
Dopo che Edward se n’era
andato, nuovamente e non sapevo se per sempre o se sarebbe tornato, mi sono
seduta pesantemente sul divano.
Cosa potevo fare? Cosa avrei
dovuto fare? Ero confusa, divisa in due parti, divisa tra due ragazzi che mi
amavano e che io amavano. Be, no. Io amavo Edward, a Daniel volevo molto bene,
ma non potevo escludere che un giorno sarebbe potuto diventare amore.
Dal comportamento di Edward
non avevo capito molto, non avevo capito se mi amasse ancora, se avesse ancora
intenzione di provare a farmelo capire o se avesse gettato la spugna
definitivamente. Non sapevo davvero cosa aveva deciso di fare, quindi decisi di
continuare ad uscire con Daniel e continuare la nostra storia.
Alice dopo poco che Edward se
n’era andato, era ritornata a casa mia e avevamo parlato un po’, ma non di
quello che era appena successo o di quello che stavo per fare prima che lei mi
fermasse. Sapeva certamente che Edward avesse deciso di non andare più dai
Volturi, quindi non serviva che chiedesse informazioni a me.
Mi parlò specialmente di
quello che stava succedendo a Forks e di quello che era successo, di quello che
mi ero persa. Mi portò anche i saluti di tutti i Cullen facendomi piangere come
una fontana. Mi mancavano tutti, uno per uno. Non c’erano neanche uno che non
mi mancasse, anche Rose mi mancava, anche se pensavo di non andarle molto a
genio. Avrei tanto voluto rivederli, abbracciarli, stringerli, ridere con loro
e sentirmi nuovamente a casa. Li consideravo ancora la mia seconda famiglia,
per me sarebbero sempre stati la mia seconda famiglia anche se con Edward non
sarebbe più successo niente. Certo, sapevo che non avrei potuto rivederli per
magari anni o anche per sempre, ma non mi importava, io li avrei ricordati per
sempre come la mia seconda famiglia.
Alice ed io ci salutammo
sperando di vederci il più presto possibile.
* * * * *
Un’altra settimana era
passata e il pensiero di Edward mi perseguitava peggio del solito.
Avevo paura che fosse andato
davvero dai Volturi per farsi uccidere. Se fosse successo, non avrei mai potuto
sopportarlo. L’uomo che amavo sarebbe morto senza che io avessi potuto fare
qualcosa, senza nemmeno dargli un ultimo saluto, senza nemmeno dirgli
mentalmente per l’ultima volta che lo amavo.
Ero preoccupata, ma sapevo di
non poter darlo a vedere a nessuno, soprattutto a Daniel, avrebbe cominciato a
fare domande su domande e non avevo intenzione di sorbirmi uno dei suoi soliti
interrogatori.
Ovviamente Daniel mi chiese
più volte chi fosse quella ragazza che l’aveva fulminato con lo sguardo e gli
avevo detto la verità: Alice era la sorella del mio ex ragazzo che era venuta a
trovarmi perché sentiva la mia mancanza. Una mezza verità insomma, avevo solo
tralasciato che fosse venuta per darmi la notizia che il fratello aveva
intenzione di farsi uccidere dai Volturi, la famiglia reale dei vampiri. Non
ero così stupida da dirglielo o mi avrebbe preso per pazza o avrebbe cominciato
a ridere pensando che fosse uno scherzo, ma non poteva assolutamente sapere che
fosse vero. Fin troppo vero.
Quel giorno io e Daniel
eravamo nuovamente a casa mia.Lui cercava di spiegarmi un argomento di
trigonometria che non avevo capito e lui da bravo ragazzo provava a
spiegarmelo. Con scarsi risultati.
<< Daniel, non riesco a
capirlo. Te lo giuro >> sbuffai rassegnata convinta che non ce l’avrei
mai fatta a capire quel rompi capo.
<< Bella, non è
difficile. Non sei abbastanza concentrata >> mi disse tranquillo
carezzandomi una guancia.
<< Sono concentrata,
solo che non riesco a capire questo stupido argomento. La prossima verifica
andrà male e verrò bocciata. Io, Isabella Swan, bocciata. Non posso essere
bocciata >> appoggiai la testa sul tavolo.
Avrei voluto prenderlo a
testate invece di limitarmi solo ad appoggiarci la testa.
<< Non essere negativa.
Per una sola verifica non ti bocciano. Puoi sempre chiedere di recuperare la
verifica. >>
<< E cosa cambierebbe?
Prenderei lo stesso un brutto voto. Non cambia niente. Questo roba non riesco a
capirla >> diedi una testata al tavolo.
<< Ok, va bene. Forse è
meglio se prendiamo una pausa >> prese la mia sedia e la avvicinò alla
sua.
Alzai il viso trovandomi
davanti il suo viso sorridente.
<< Rilassati >>
si avvicinò al mio viso e mi lasciò un bacio sulla guancia, poi scese a
baciarmi la mascella, poi l’orecchio e il collo facendomi rilassare.
<< Va meglio? >>
sussurrò a contatto con la mia pelle.
Mugugnai chiudendo gli occhi
e lasciandomi trasportare dai suoi baci.
Mi stavo davvero rilassato e
la tensione sarebbe ben presto sparita.
Fece il percorso al contrario
e arrivò alle labbra, ma prima che riuscì a baciarmele, qualcuno suonò alla
porta.
Sbuffò scocciato ed io
sorrisi, lasciandogli un bacio a fior di labbra prima di alzarmi ed andare alla
porta.
Quando l’aprii…
<< Edward?! Che ci fai
qui? >> una voce più stridula di quello che avrei mai potuto pensare.
Mi aveva preso alla
sprovvista, non pensavo di trovarmelo davanti alla mia porta e in quelle…
condizioni.
Lo scrutai in viso notando la
sua tensione e la mascella contratta.
<< Ch-che succede? >>
gli chiesi balbettando.
<< Posso entrare?
>> mi chiese seriamente.
Annuii con la testa e mi
spostai facendolo entrare, ma si bloccò poco dopo girandosi verso di me.
Non voleva andare in salotto,
sapeva che ci fosse Daniel e a quanto pareva non voleva vederlo.
<< Edward, mi-mi
spieghi che succede? >> ero fin troppo agitata.
La sua serietà, la sua
mascella contratta mi fecero preoccupare ancora di più.
Gli avevo visto in viso
quell’espressione solo poche volte, per mia fortuna, ma ogni volta mi aveva
preoccupato terribilmente.
<< Bella, mi ha
chiamato Carlisle… >> lo guardai curiosa, spaventata, preoccupata.
Carlisle? Che c’entra Carlisle?
<< Per-perché? >>
la mia agitazione era palpabile.
<< Charlie è in
ospedale, ha avuto un infarto >> disse ogni parola con fin troppa
lentezza come se volesse che le assimilassi lentamente, che ne comprendessi il
significato.
Mi sentii mancare, ma Edward
mi prese immediatamente tra le sue braccia.
<< Co-come è in
ospedale? Infarto? Quando? >> tra una domanda e l’altra c’erano
interminabili minuti di silenzio.
Edward mi guardava con quei
suoi pozzi dorati.
<< Stamattina è stato
male in servizio. L’hanno portato subito in ospedale >> mi spiegò
cercando di rimettermi in piedi, ma mi aggrappai immediatamente a lui
sentendomi nuovamente mancare.
<< E come sta adesso?
>>
<< Meglio. L’hanno
operato, Carlisle ha assistito a tutta l’operazione e ha detto che è andata a
buon fine. Mi ha telefono volendo che te lo dicessi, gli sembrava giusto che lo
sapessi >> mi sorrise leggermente. Un sorriso gentile, tenero, quasi
preoccupato.
Mi ritrovai a guardare le sue
labbra desiderando di baciarlo. Sì, in quel momento avrei voluto baciare Edward
nonostante avessi appena saputo che mio papà fosse in ospedale e che avesse
avuto un infarto.
Qualcuno si schiarì la voce e
mi girai trovando Daniel appoggiato allo stipite della porta che trucidava
Edward con lo sguardo.
Cercai di staccarmi da lui,
ma non appena lo lasciai, lui mi riprese vedendomi nuovamente cadere.
<< Devo andare a
trovarlo. Devo andare a Forks >> dissi guardando Daniel e poi spostando
lo sguardo su Edward che annuì.
<< Verrò con te. Faremo
il viaggio insieme. Non voglio lasciarti da sola >> mi disse teneramente.
Avrei tanto voluto
abbracciarlo e fargli sentire quanto mi facesse piacere averlo lì con me in
quel momento, ma c’era Daniel che ci guardava malissimo.
<< Mi sembra il caso
che venga io con te, Bella. Sai com’è, sono io il suo ragazzo, non tu >>
disse con disprezzo Daniel verso Edward.
Se avessi potuto avrei ucciso
Daniel con le mie stesse mani, ma come si permetteva di parlare in quel modo ad
Edward?
<< Daniel, non mi
sembra il caso che tu venga. Qui hai da fare, io devo andare da mio papà. Non
serve che vieni >> gli dissi cercando di sembrare il più tranquilla
possibile sperando che non capisse che ero felice di lasciarlo a casa.
Mi sentivo una stronza, ma in
quel momento, tra le braccia di Edward, mi sentivo in pace con il mondo, mi
sentivo come se tutto fosse tornato a posto, anche se sapevo che niente era
ancora a posto. Daniel era solo un personaggio in un più, un personaggio che
avrei voluto non ci fosse.
<< Ma io VOGLIO esserci
>> calcò parecchio sulla parole voglio,
ma non mi sembrava davvero il caso che lui venisse con me.
Non aveva mai conosciuto mio
papà e non volevo che prendesse un infarto scoprendo che avevo un altro
ragazzo. Aveva fatto fatica a digerire che fossi insieme ad Edward, non osavo
immaginare cosa avrebbe fatto se avesse saputo di Daniel.
<< Daniel, davvero. Non
serve. Tu rimani qua. Un paio di giorni per vedere come sta e per prendere una
decisione e poi torno. Lo prometto >> gli sorrisi e cercai la forza per
staccarmi da Edward.
Alla fine ce la feci con fin
troppa fatica e mi avvicinai a Daniel cercando di tranquillizzarlo con lo
sguardo.
Gli accarezzai un bacio e gli
diedi un bacio a fior di labbra.
Sentivo gli occhi di Edward
sulla mia schiena, li sentivo trapassarmi.
Sapevo che quel gesto gli
desse fastidio, ma era l’unica cosa che potevo fare. Daniel era il mio ragazzo,
era normale che lo baciassi, ma non appena le mie labbra toccarono quelle di
Daniel immaginai che al posto suo ci fosse Edward.
Ero felice che non sapesse
leggermi nel pensiero, non avrei mai voluto che vedesse quello che avevo appena
pensato, non volevo che sapesse quanto avrei voluto baciare lui, anche per
pochi secondi, invece di Daniel.
Mi staccai da lui e mi girai
a guardare Edward che puntò immediatamente il suo sguardo nel mio. Mi sentii
nuovamente mancare, ma quella volta per un motivo diverso rispetto a prima: quello
sguardo mi aveva scombussolata, mi aveva trasmesso tutto il fastidio, il dolore
che Edward aveva provato nel vedere quel semplice gesto. Vedevo le immagini nei
suoi occhi di noi che ci baciavamo, di noi che ci abbracciavamo come una volta.
Mi sembrava di riuscirgli a leggere nel pensiero vedendo quelle immagini
riflesse nei suoi occhi.
Presi vari respiri cercando
di calmarmi, di darmi un controllo. Avevo altro a cui pensare in quel momento.
Dovevo andare a Forks a trovare mio papà e a sentire cosa mi avrebbe detto
Carlisle della sua situazione.
<< Quindi vieni con me?
>> gli chiesi cercando di non far trasparire quanto la cosa mi facesse
piacere, ma capii che fallii nel mio intento quando sentii Daniel vicino a me irrigidirsi.
Bene, Bella. Sei una stupida. Già il tuo ragazzo è
geloso di Edward, se poi gli fai capire che sei anche felice di andare con lui,si
ingelosisce ancora di più e tu non vuoi sorbirti domande inutili, vero?
Lui annuì sorridendo
leggermente.
<< Chiamo per vedere
quand’è il primo aereo per Forks, va bene? >> mi chiese tranquillo.
<< Sì, il primo che
c’è. Io comincio già a preparare la valigia >> sorrisi.
Lo vidi dirigersi verso la
porta.
<< Ti chiamo e ti
faccio sapere l’ora >> si fermò sulla porta e mi sorrise dolcemente.
In quel momento non esisteva
nessuno, non sentivo il tempo scorrere, non sentivo che Daniel vicino a me si
fosse irrigidito. Vedevo solo quelle iridi dorate che mi guardavano come non mi
avevano mai guardato.
<< A dopo >>
dissi quando mi ripresi dal suo sguardo.
Uscì dalla porta e rimasi lì
a fissare la porta sperando di vederlo rientrare.
Daniel si schiarì la voce e
solo in quel momento mi resi conto che lui fosse ancora lì.
<< Vado a preparare la
valigia. Grazie per avermi aiutato, ma penso proprio che la verifica non
riuscirò a farla, sarò ancora a Forks tra un paio di giorni >> dissi
girandomi verso le scale che portavano al piano superiore evitando volutamente
lo sguardo di Daniel.
<< Tu non andrai a
Forks, o meglio, non andrai con lui. Tutti, ma non con lui >> si mise ad
urlare.
Sapevo che fosse arrabbiato,
l’avevo immaginato.
Mi girai e lo vidi infuriato,
le braccia incrociate al petto che mi guardava con sguardo di fuoco.
<< E perché scusa?
Dovrei andare da sola? >> gli chiesi tranquilla.
<< Quando sei arrivata
qua non mi sembra che ti abbia accompagnato, sei arrivata qua da sola, puoi
andarci da sola anche adesso. Tu con lui non vai. Punto. Non c’è altro da dire
>> alzò maggiormente la voce.
<< Daniel, non ti ho
chiesto il permesso di andare con lui. Non è che lui mi accompagna, lui vive a
Forks, poi si ferma là. Doveva tornare a casa comunque prima o poi >>
cominciai a fronteggiarlo sentendo la rabbia montare in me.
<< Tu non vai con
quello che ti guarda come se volesse saltarti addosso da un momento all’altro.
Tu non ci vai. Non voglio che passi del tempo con quello. >>
Il disprezzo che Daniel
provava nei confronti di Edward si poteva palpare dal suo tono di voce, dal
modo in cui pronunciava ogni singola parola.
<< Daniel, tu fidati di
me. Non succederà niente. Siamo solo amici adesso. Davvero, non succederà
niente >> non finché siamo insieme
almeno. Aggiunsi mentalmente stupendomi dei miei stessi pensieri.
Una cosa che non sarei mai
riuscita a fare, era baciare Edward mentre stavo con Daniel. Sapevo perfettamente
che non sarei mai riuscita a farlo. Anche se per Daniel non provavo il
sentimento che provavo per Edward non voleva dire che avevo il diritto di
prenderlo in giro, cosa che stavo già facendo, ma non avevo intenzione di
prenderlo ancora più in giro. Non mi sarebbe sembrato giusto, nei suoi
confronti, nei miei.
Mi avvicinai a lui e gli
presi il viso tra le mani guardandolo intensamente negli occhi. Le sue mani si
posarono sui miei fianchi.
Vidi la sua espressione
mutare: i lineamenti si rilassarono e anche i suoi occhi cominciano a guardarmi
in modo diverso, in modo più amorevole.
Appoggiò la sua fronte sulla
mia e continuò a guardarmi negli occhi fino a quando non li chiuse.
Rimasi a guardarlo, a
guardare quel viso a cui avevo voluto tanto bene, quel viso che avevo visto
cambiare, crescere, mutare, fino a diventare l’uomo che era diventato, quel
viso che avevo visto mutato dalle più svariate emozioni: gioia, dolore,
delusione, rabbia, gelosia, amore. Avevo visto passare di tutto su quel viso. Sì,
avevo visto tutto, ma non ci vedevo qualcosa che andava bene per me, qualcosa
che mi facesse dire che per lui avrei fatto qualsiasi cosa, che per lui
provassi quel forte sentimento che invece provavo per qualcun altro.
Guardando quel viso non
pensavo a quanto lo amavo, ma pensavo a quanto gli volessi bene. Era inutile
che continuavo a prendermi in giro, a pensare che un giorno per Daniel avrei
potuto provare qualcosa, non sarebbe mai successo. Per Daniel provavo del
semplice affetto. L’affetto che si può provare per un fratello. Provavo solo un
affetto sincero, un affetto che non sarebbe mai variato negli anni. Mi resi
conto di essere stata una stupida per aver solo pensato che per Daniel avrei
potuto provare qualcosa di più. Una vera stupida.
Ruppe quel silenzio, la
suoneria del mio cellulare. Edward.
<< Pronto? >>
risposi guardando Daniel che fece una leggera smorfia di disprezzo.
<< Tra tre ore c’è il volo. Ho prenotato i
biglietti. Va bene se passo a prenderti tra mezz’ora? >>
<< Va benissimo. A dopo.
>>
<< A dopo Bella >> sentire il mio nome pronunciato da lui faceva sempre
un certo effetto.
Daniel mi tirò completamente
tra le sue braccia facendo aderire tutto il mio corpo al suo.
<< Lo sai che ti amo,
vero? >> mi sussurrò sulle labbra.
Seppi solo annuire, sviando
il suo sguardo.
Mi sentivo in colpa a non
provare quello che provasse lui, mi sentivo sporca, stronza.
Con due dita prese il mio
mento e mi fece girare a guardarlo.
<< Non preoccuparti.
Non voglio che mi dici anche tu che mi ami quando non è vero. L’ho detto solo
perché volevo che lo sapessi >> mi sorrise e mi pensai di essere una
stronza colossale. Una stronza che sapeva solo pensare a se stessa e ai suoi
scopi. Mi facevo schifo.
<< Vado a preparare la
valigia >> gli lasciai un leggero bacio a stampo.
<< Io vado a casa. Ci
sentiamo mentre sei via, va bene? >> mi trattenne per i fianchi
stringendoli maggiormente come in segno di possessione, come se volesse farmi
capire che fossi sua. O forse avrei potuto esserlo, se non fosse esistito
Edward lo sarei stata, ma lui esisteva, c’era, lo potevo toccare ed amare,
quindi non ero sua. Non ero quella che si poteva considerare sua proprietà.
Annuii alla sua domanda e mi
allontanai da lui, ma non me lo permise, mi prese per un braccio e mi tirò a sé
facendomi completamente aderire al suo corpo e stritolandomi in un abbraccio.
<< Mi mancherai lo sai?
>> mi sussurrò all’orecchio.
<< Anche tu mi
mancherai Daniel >> lo strinsi, ma non con il suo stesso trasporto.
Era vero, mi sarebbe mancato,
ma non come io sarei mancata a lui. Quello non sarebbe mai successo.
Mi allontanai da lui e salii
le scale.
Arrivai in camera mia, presi
un borsone ed aprii i cassetti in cui avevo messo gli indumenti invernali.
Avevo deciso di non buttarli via, sarebbero sempre potuti servire e poi speravo
di poter tornare un giorno o l’altro a Forks. E infatti stava succedendo, ma
avrei preferito tornare per un altro motivo, non perché mio papà fosse in
ospedale.
Presi alcuni vestiti a caso e
li buttai nel borsone, presi l’intimo e altre cose che pensavo mi sarebbero
servite. Avevo deciso di prendere solo lo stretto indispensabile, se avrei
dimenticato qualcosa l’avrei comprata a Forks.
Scesi con il borsone in mano
e mi bloccai all’inizio delle scale.
<< Che ci fai ancora qui?
>> gli chiesi con la bocca aperta.
<< Be, aspetto che
parti e poi posso sempre aspettare tua mamma e farle sapere dove sei. Se non ti
dispiace ovviamente >> mi sorrise.
<< No, affatto. Tanto
dovrebbe arrivare a casa presto >> sorrisi anch’io e ricominciai a
scendere le scale.
Appoggiai il borsone vicino
alla porta e Daniel mi tirò verso di sé, ma prima che potesse fare qualsiasi
cosa, qualcuno suonò alla porta.
Daniel sbuffò evidentemente
infastidito. Lui, come me, aveva capito chi fosse.
Gli sorrisi leggermente, e
anche un po’ sollevata, e andai ad aprire le porta.
<< Ciao >> mi
sorrise con quel suo tipo sorriso Edward.
Sarei potuta svenire in quel
preciso istante.
<< Ciao >> gli
sorrisi.
<< Possiamo andare?
>>
Annuii ed andai a prendere il
borsone che avevo appoggiato poco distante, ma prima che uscissi
definitivamente dalla porta, Daniel mi tirò per un braccio e mi prese il viso
tra le mani baciandomi.
All’inizio non risposi al bacio presa alla sprovvista, ma quando mi resi conto
di quello che stesse succedendo, risposi al suo salito, non troppo convinta.
Mi sentivo comunque in
qualche modo nel torto. Edward era davanti a me e stavo baciando un altro.
L’uomo che amavo mi stava guardando mentre stavo baciando un altro. Era davvero
una bruttissima situazione.
Ci staccammo e io sentii un
nodo stringermi lo stomaco.
<< Ci sentiamo. Fai
buon viaggio >> mi sorrise.
Io mi allontanai e mi diressi
verso la porta.
<< Ti chiamo quando
arrivo >> gli dissi quasi meccanicamente, senza nemmeno pensarci.
Uscii dalla porta e mi
diressi verso la macchina a noleggio che aveva Edward.
Misi il borsone nella
bagagliaio aperto e entrai in macchina in assoluto silenzio.
Edward mi raggiunse e mise in
moto.
Per mezz’ora, il tempo di
raggiungere l’aeroporto, rimasi zitta a guardare fuori dal finestrino.
Ero scombussolata, avevo
ancora quel nodo allo stomaco che mi faceva sentire male.
Ero finalmente in macchina
con Edward, di nuovo, e io cosa facevo? Restavo zitta. Ero proprio scema, non
c’era nessun’altra spiegazione.
Quando ogni tanto lanciavo
un’occhiata verso il sedile di Edward, lo vedevo sereno che sorrideva. Non
l’avevo mai visto in quel modo. Sembrava che non gli pesasse il fatto che
stessi lì zitta e non dicessi niente. Be, almeno non sembrava essere infastidito
dal mio comportamento.
Arrivammo all’aeroporto,
Edward restituì la macchina e facemmo il check in.
Ma quello che non avevo
ancora compreso era che il viaggio doveva ancora iniziare.
Dovevo passare più di 3 ore
con Edward e se quella era l’atmosfera che volevo mantenere, sarebbe davvero
andata male.
Buonasera! Allora, come
state?
Sono già a qua a postare il nuovo capitolo perché volevo arrivare al momento in
cui le cose davvero cambiano.
Questo è il capitolo che darà
una svolta a tutto e da cui cambieranno molte cose, ne succederanno delle
belle, quindi preparatevi.
La nostra Bella sta
cominciando a capire che quello che prova per Edward non potrà mai provarlo per
Daniel. E finalmente che ci è arrivata xD
Comunque, Charlie è stato
male e Bella decide di partire per andare da lui ed Edward, da bravo principe
azzurro, vuole accompagnarla. Che tenero *_*
Be, le cose cambieranno, ci saranno molte svolte, in tutti i sensi e forse
presto, il nostro caro Daniel sarà fuori dai piedi xD
Sono di poche parole stasera
ragazze.
Ringrazio di cuore tutte le
persone che hanno aggiunto la storia alle seguite, preferite e ricordate e a
quelle che mi hanno aggiunto come autore preferito. Davvero grazie grazie
grazie grazie. Non so come ringraziarvi, davvero. *_*
Vi saluto ragazze. Spero che
il capitolo vi sia piaciuto.
Alla prossima ^_^
|
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Capitolo 12 *** Capitolo 12 ***
Capitolo 2
Bella POV
Eravamo nella sala d’imbarco
ad aspettare che passasse quell’ora e mezza abbondante che ci separava dal
salire sul nostro aereo.
Non ci eravamo ancora rivolti
parola da quando eravamo saliti in macchina e la situazione cominciava ad
essere snervante. Ero rigida e in imbarazzo. Per la prima volta da quando
conoscevo Edward, non riuscivo a sostenere il peso del silenzio.
Non era mai successo e non
riuscivo a comprenderne il motivo.
Eravamo seduti uno di fianco
all’altro. Io stavo guardando nel vuoto, cercando di trovare un senso ai miei
pensieri, ai miei gesti di quegli ultimi giorni, di quegli ultimi mesi.
Avevo la possibilità di stare
lontana da Daniel per un po’ e di mettermi finalmente il cuore in pace, di
capire che cosa volessi fare. Non aveva più senso continuare a portare avanti
quella storia se non volevo costruire davvero qualcosa con lui e se continuavo
ad amare Edward, non aveva nessunissimo senso. Quindi dovevo chiarirmi bene le
idee e capire, capire che cosa provassi davvero per Daniel e se era più forte
di quello che provavo per Edward.
Ma cosa andavo a pensare? Era
ovvio che quello che provavo per Daniel non poteva neanche essere minimamente
messo a confronto con quello che provavo per Edward, non avrei nemmeno dovuto
pensarla un’eresia del genere.
Con la coda dell’occhio
cercai di guardare Edward, ma mi resi conto che non ci fosse. Girai la testa a
destra e a sinistra, cercando tra la gente dell’aeroporto i capelli ramati e il
viso di Edward, ma niente, lui non c’era da nessuna parte.
Preoccupata mi mossi sul
seggiolino e quando mi voltai di nuovo alla mia destra trovai un Edward
sorridente che reggeva un caffè.
<< Scusa, non volevo
farti preoccupare >> sfoggiò il suo sorriso sghembo.
<< No-non mi sono
preoccupata. Pensavo solo a dove fossi andato >> abbassai lo sguardo
leggermente imbarazzata.
<< Tieni questo è per
te. Ho pensato che un caffè non ti avrebbe fatto male >> alzai lo sguardo
guardando il contenitore di cartone che Edward mi stava porgendo.
Lo presi dalle sue mani e ne
bevvi subito un sorso.
<< Grazie >> gli
sorrisi timidamente quando quel liquido marrone mi scaldò leggermente.
Notai solo in quel momento di
avere leggermente freddo. Cosa impossibile dato che a Phoenix non faceva mai
freddo, ma ovviamente io ero Bella, avevo sempre qualcosa di anormale, prima su
tutte il fatto che fossi innamorata di un vampiro.
Rimasi in silenzio persa nei
miei pensieri.
<< Sei preoccupata per
tuo papà? >> mi chiese improvvisamente Edward facendomi quasi spaventare.
La sua voce era seria, preoccupata.
Mi girai a guardarlo e
recependo le sue parole mi resi conto che, da quando mi aveva dato la notizia,
non avevo quasi mai minimamente pensato a lui, non mi ero mai preoccupata per
la sua condizione, avevo solo pensato a me stessa. Che bella egoista che ero.
Mi ero dimenticata di mio papà, di quel papà che mi aveva ospitato per quasi un
anno in casa sua, quel papà fin troppo simile a me, quel papà a cui volevo
bene, ma non ero riuscita a pensare a lui nemmeno un secondo. Mi sentivo una
stronza, un’emerita stronza.
Distolsi lo sguardo da Edward
e mi portai la testa fra le mani.
<< Non volevo farti
soffrire Bella >> mi disse appoggiando una mano sulla mia schiena
cominciando ad accarezzarmela. Quel piccolo gesto mi fece sobbalzare e rabbrividire.
Era da un sacco di tempo che
non mi toccava, che non mi accarezzava. Non ci ero più abituata.
Sbuffai dispiaciuta dal mio
comportamento. Ero senza speranze.
<< Non mi hai fatto
soffrire >> dissi in un sussurro che lui sentì benissimo.
<< E allora che
succede? >> con la mano mi tirò su il viso in modo che lo guardassi.
Sbuffai nuovamente chiudendo
gli occhi.
Sono un’egoista. Un’egoista gigantesca. Mio papà è
all’ospedale e io a cosa penso? Alla mia situazione sentimentale attuale? Dio
come sono caduta in basso.
<< Quanto mi piacerebbe
leggerti nel pensiero in questo momento >> tolse la mano dal mio viso che
fino a quel momento aveva sorretto.
Appoggiandosi al seggiolino
sbuffando.
<< Penso che non ti
piacerebbe quello che sentiresti >> lo guardai, ammirando quel profilo
che avevo amato e che amavo ancora, quel profilo così perfetto e bellissimo.
<< Non mi interessa.
Vorrei sapere cosa ti passa per la testa perché non saperlo non mi piace. So
leggere nel pensiero di tutti tranne nel tuo. L’unico pensiero che mi
piacerebbe davvero sentire, non posso farlo. È frustrante >> sbuffò
nuovamente.
<< Non ci capiresti
niente. A volte non capisco niente neppure io >> sorrisi leggermente
quando vidi che mi guardò.
<< Potrei aiutarti a
capirlo allora >> sorrise anche lui continuando a guardarmi con quei suoi
occhi dorati.
Distolsi lo sguardo quando fu
troppo difficile sostenere il suo.
Rimasi in silenzio con il
cervello completamente scollegato dal resto del corpo.
<< Perché hai detto che
non mi sarebbe piaciuto quello che avrei sentito? >> mi chiese dopo
qualche minuto di silenzio.
<< Perché nessuna
persona penserebbe una cosa del genere, anzi, nessuna persona non penserebbe ad
una cosa del genere. L’unica sono io che so solo pensare a me stessa e a quello
che mi sta succedendo, invece di pensare a quello che sta succedendo a mio
papà. Quale persona è così egoista da pensare a sé stessa in un momento del
genere? Io. Solo io posso pensare a me stessa, solo io. Che egoista che sono
>> mi presi la testa tra le mani.
<< Non sei egoista. Non
devi pensare a tuo papà perché non c’è niente di cui ti devi preoccupare. Sta
bene, Carlisle lo ha operato e ha detto che è andato tutto bene. Non è in
pericolo di vita e non c’è motivo per cui tu ti preoccupi. Pensa a quello che
vuoi e non sentirti un egoista perché non lo sei. >> alzai lo sguardo e
vidi che mi sorrise dolcemente.
Rimasi a guardarlo, a
perdermi in quegli occhi dorati, in quegli occhi in cui mi sarei voluta perdere
per sempre.
<< Grazie >> gli
sorrisi timidamente.
<< Di niente >> rimase
a guardarmi e io non avevo il coraggio e non volevo staccare quel filo
invisibile che ci stava collegando, ma dopo qualche minuto non riuscivo più a
sostenerlo, era troppo intenso, troppo emozionante, troppo espressivo. Non ero
capace di sostenerlo.
Guardai tutte le persone con
le valigie in mano che passavano per la stanza. C’era chi era di fretta, chi
camminava tranquilla con il trolley tra le mani, chi era fermo e si stava
bevendo un caffè, chi era seduto a leggersi un libro aspettando che il proprio
volo venisse chiamato.
Quando non sapevo cosa fare e
mi annoiavo particolarmente, fantasticavo sulla vita delle persone che mi
passavano davanti: pensavo a quale fosse il loro lavoro, dove si dirigessero,
se fossero sposati, se avessero figli, gli creavo una loro vita con la mia
testa. Mi divertivo e soprattutto mi faceva passare il tempo.
<< Secondo te, che
lavoro fa quella ragazza che sta sorseggiando il caffè? >> gli chiesi
indicando la ragazza poco lontana da noi.
<< È una studentessa,
sta andando a trovare il fidanzato che vive a Parigi. È da un anno che non si
vedono e lei ha un’immensa voglia di vederlo, come lui del resto. Si sono
sentiti per tutto l’anno, ma non le è bastato. Il suo fidanzato è lì per lavoro
e probabilmente resterà là per un altro anno >> mi rispose Edward
continuando a guardare la ragazza.
Io lo guardai con la bocca
aperta.
<< Non è giusto. Volevo
inventarmi io la sua vita >> incrociai le braccia al petto per fargli
vedere quanto fossi offesa.
<< Ma non l’ho
inventata. È la sua vita vera >> si girò e mi sorrise.
<< Ah sì, dimenticavo
che sai leggere nel pensiero >> sbuffai infastidita. Lui rise.
<< Dai, prova a pensare
a cosa fa quel ragazzo in giacca e cravatta che sta leggendo il giornale.
>>
<< E che senso ha?
Tanto tu lo sai >> lo guardai malissimo.
<< Se vuoi proprio
saperlo, sta pensando a quello che sta leggendo. Sta praticamente riempiendo di
parole gli annunci dell’economia >> mi sorrise.
<< Va bene, ma non
voglio sapere che lavoro fa davvero o se ha davvero una fidanzata, ok? >>
alla fine mi arresi.
Lui annuì ridendo.
Passammo così due ore,
osservando le persone che passavano e fantasticando sulla loro vita. Ridemmo,
scherzammo.
Non ero mai stata così felice
e spensierata insieme ad Edward. Intorno a noi c’era sempre quell’aura di
mistero che mi faceva vivere in una perenne preoccupazione, ma in quel momento
non esisteva niente: non c’erano problemi di vampiri che volevano uccidermi,
non c’erano strane leggende, non c’era niente di strano. C’eravamo solo noi con
le nostre risate. Mi sembrava di stare con un ragazzo normale e non con un
vampiro di più di 100 anni. Ero lì che stavo ridendo e scherzando con un
coetaneo, con l’uomo che amavo, che avevo sempre amato.
Sì, in quel momento non esisteva
niente e nessuno. Io, lui e il nostro amore che si percepiva attorno alle
nostre risate.
Edward POV
Aver passato due ore a ridere
e scherzare con lei, mi aveva fatto vivere in un altro mondo.
Per una volta nella vita non
mi sentivo come il mostro della situazione, ma mi sentivo un ragazzo normale,
un ragazzo di 17 anni che viveva la sua vita felice e spensierato. Per una
volta in quasi 106 anni non mi sentivo senza anima. Mi sembrava di volare, di
librare in aria. Tutto grazie a lei, alle sue risate, alla sua voce. In quelle
due ore non avevo nemmeno sentito la gola bruciare. Ero talmente felice e
spensierato che non pensavo a niente.
Sinceramente prima di partire
per tornare a Forks, non avevo nemmeno pensato che avrei dovuto cacciare per non
rischiare di aver sete, ma non era quello che mi preoccupava in quel momento.
In quel momento non avevo nessuna preoccupazione, in quel momento mi sentivo un
ragazzo come tutti gli altri, anzi, ero migliore degli altri perché avevo la
possibilità di ridere e di scherzare con la ragazza che amavo, con la ragazza
che in quel momento riusciva a farmi provare quelle sensazioni, a farmi sentire
diverso, anzi, mi faceva sentire come tutti gli altri.
Chiamarono il nostro volo e
io e Bella ci dirigemmo verso il gate per imbarcarci.
Dopo più di due ore che il
pensiero non ci solleticava nemmeno minimamente il cervello, il motivo per cui
stavamo partendo ci crollò addosso.
Bella si fece silenziosa e
smise di parlare. Non la forzai, non le chiesi il motivo per cui si fece
improvvisamente silenziosa, le lasciai i suoi spazi, la lasciai da sola.
Per una volta dopo un anno e
mezzo, non mi feci più mille congetture sul motivo per cui si fosse ammutolita,
non pensai immediatamente che la colpa fosse mia, che avessi fatto qualcosa di
sbagliato. Per la prima volta dopo tanto tempo, non mi ero fatto strane pippe
mentali.
Consegnammo le carte
d’imbarco alla signorina all’entrata del gate e salimmo in rigoroso silenzio.
Erano in momenti come quello
che avrei tanto voluto leggere nel pensiero a Bella, per sapere cosa le
passasse per la testa. Sarebbe stato un modo per sentirmi più tranquillo, per
non preoccuparmi.
Arrivammo ai nostri posti e
la osservai guardare perplessa i posti.
<< Che c’è? >> le
chiesi soffocando una leggera risata.
<< Vuoi sederti vicino
al finestrino? >> mi chiese sorridendo leggermente.
<< Se vuoi sederti tu,
siediti. Non ci sono problemi >> sorrisi quando si girò a guardarmi.
La vidi annuire leggermente e
sedersi vicino al finestrino.
Sorrisi e mi sedetti vicino a
lei.
Cominciò a giocare con le
mani distrattamente mentre era persa nei suoi pensieri.
Il capitano dopo almeno una
mezzoretta ci pregò di allacciare le cinture che saremmo partiti.
Decollammo e Bella per tutto
il tempo sembrava terrorizzata. Mi strinse anche la mano quasi come se si
volesse aggrappare a me.
Quando il pilota ci avvisò
che potevamo slacciare le cinture, la vidi rilassarsi e lasciò la mia mano
cominciando a guardare fuori dal finestrino.
Dal mio bagaglio a mano tirai
fuori un libro nuovo di zecca, non l’avevo nemmeno mai sfogliato.
Lo aprii e cominciai a
leggerlo. Leggerlo. Era una parolona. Certo, io come vampiro sapevo benissimo
tutto quello che stava succedendo nella storia, non mi perdevo nemmeno una
parola di quel libro, ma una parte del mio cervello e una parte del mio corpo
stava osservando e ascoltando Bella.
Stava guardando assorta fuori
dal finestrino almeno da mezz’ora. Guardava fuori quell’ammasso di terra
sottostante, guardava le cittadine e le città che superavamo, le nuvole che
ogni tanto venivano a farci un saluto. Osservava tutto come se dovesse farne
una descrizione.
Improvvisamente la sentii
sospirare e girarsi verso di me.
La scrutai con la coda
dell’occhio. Non mi importava minimamente se mi avesse visto osservarla, se
avesse sentito il mio sguardo sul suo viso, sul suo profilo, sulla sua figura.
Non mi importava assolutamente niente. Era normale che la guardassi, no? Era la
donna che amavo, avevo il diritto di guardarla e di perdermi nel farlo.
Si appoggiò al sedile
sospirando pesantemente e chiuse gli occhi.
Distolsi definitivamente lo
sguardo dal libro e guardai Bella con gli occhi chiusi, con le labbra semi
aperte e la fronte leggermente corrugata. Era bellissima, anzi, di più, era
perfetta. Era la perfezione fatta a persona, almeno per quanto mi riguardava,
anche se sapevo benissimo che avesse dei difetti, tanti, ma tutti insieme
facevano quella bellissima donna che io amavo.
Rimasi a guardarla incantato
non rendendomi nemmeno conto che il tempo stesse scorrendo.
Piegò leggermente la testa e
si appoggiò maggiormente al sedile.
Fu quel gesto a risvegliarmi,
a portarmi alla realtà.
Tornai a leggere il mio libro
controllando sempre con la coda dell’occhio quell’angelo seduto accanto a me.
Non mi sembrava vero di poter
passare del tempo con lei. Mi dispiaceva per quello che era successo a Charlie,
ma era anche grazie a questo fatto che potevo ricominciare da capo, potevo
provare a far funzionare di nuovo le cose.
Bella si mosse
improvvisamente e la vidi sporgersi verso di me e appoggiare la testa sulla mia
spalla. Guardai ogni suo più piccolo movimento fino a quando non senti la sua
testa sulla mia spalla e il suo profumo invadermi le narici.
Mi irrigidii a quel contatto.
Non me l’aspettavo. Ma quando sentii che stesse dormendo tranquillamente, cinsi
le sue spalle e la strinsi a me cercando di non farle del male. Sapevo che se
avessi stretto troppo la presa, l’avrei fatta svegliare e magari anche
spaventare. Non era quello che volevo. Volevo solo bearmi di quel calore, di
quel profumo, di quel corpo nuovamente tra le mie braccia.
Mi sembrava di tornare
indietro a quando passavo le notti a casa sua per vederla dormire. Be, non
tornavo poi così indietro. L’avevo fatto anche per il periodo che lei trascorse
a Phoenix, ormai ero abituato a farlo. Mi piaceva vederla dormire, sentire il
suo respiro cadenzato, sentire il suo profumo, vedere il suo corpo che si
muoveva lentamente tra le lenzuola. Era una gioia per i miei occhi.
Preferivo stringerla tra le
braccia piuttosto che guardava. Preferivo toccare i suoi capelli e sentire
quanto fosse morbidi. Preferisco accarezzare un suo braccio sentendo la sua
pelle calda e liscia. Preferivo toccare piuttosto che guardare. E quel giorno,
su quell’aereo, lo stavo facendo di nuovo.
Avevo come l’illusione che
Bella fosse nuovamente mia, che esistessimo solo io e lei e che tutto quello
che era successo in quell’anno e mezzo era scomparso in un battito di ciglia.
Mentre tenevo tra le braccia
Bella, continuai a leggere il mio libro.
Le parole si susseguivano,
giravo pagine su pagine e non mi resi nemmeno conto che avevo cominciato ad
accarezzare il braccio di Bella. Ero talmente immerso nella lettura, talmente
immerso nei miei pensieri che nemmeno il mio cervello vampiro era riuscito a
percepire che Bella si fosse svegliata.
<< Non siamo ancora
arrivati? >> mi chiese ancora con la voce impastata dal sonno
stiracchiandosi leggermente senza andarsene dalle mie braccia.
Mi girai e la guardai. Gli
occhi ancora assonnati, i capelli arruffati in qualche punto. Sembrava tanto
una bambina da proteggere, la mia bambina da proteggere e l’avrei fatto fino a
quando avrei potuto, fino a quando non avrei sentito dalle sue labbra “Edward,
non ti amo più. Vattene.” Solo in quel momento avrei smesso di proteggerla,
anche se avrei cercato sempre di farlo.
<< No, ma penso che non
manchi poi molto >> le sorrisi dolcemente togliendole una ciocca di
capelli dal viso.
La vidi arrossire leggermente
e sentii il suo cuore battere all’impazzata.
Mi veniva da ridere, ma mi
trattenni.
Lessi nel pensiero alle
hostess e al pilota per sapere quanto mancasse.
<< Comunque, adesso
dovremmo atterrare. >>
Si staccò da me con il viso
basso e le guancie leggermente arrossate.
Mi era mancata la sua
timidezza, il suo modo di arrossire quando la sfioravo o la toccavo, il battito
accelerato del suo cuore. Tutto di quella piccola creatura mi era mancato e
vedere di nuovo che avessi lo stesso effetto su di lei, mi rese l’uomo più
felice sulla terra, o meglio, il vampiro.
Il pilota dopo poco ci avvisò
di allacciare le cinture.
Una decina di minuti dopo, io
e Bella stavamo uscendo dal gate per entrare nell’aeroporto di Forks.
Presi un profondo respiro e
subito l’aria di casa mi invase le narici.
Ormai consideravo Forks come
la mia casa, il posto in cui finalmente ero riuscito a trovare qualcuno con cui
avrei potuto condividere qualcosa, quel qualcuno che era riuscito a farmi
battere il cuore dopo tanti anni, che riuscisse a farlo nonostante fosse ormai
morto.
Ero a casa con Bella. Eravamo
dove tutto era iniziato, ma dove tutto era anche finito. Sarebbe stato anche il
luogo in cui sarebbe ricominciato tutto? Lo speravo, ma non ne ero sicuro.
Buonasera! Eccomi qua a
postare un nuovo capitolo. Come state? Io bene dai, a parte il fatto che domani
è lunedì e si torna a scuola. Non voglio =(
Allora, vediamo cosa posso
dire di questo capitolo. Un piccolo capitolo di passaggio, un capitolo che
volevo dedicare completamente a Bella ed Edward e comunque far vedere un
cambiamento, non vi dico che cambiamento perché mi piacerebbe che lo faceste
voi per vedere se l’ho scritto come si deve e non ho scritto solo cazzate.
Un capitolo tranquillo,
molto.
Avviso già che il prossimo
capitolo sarà completamente POV Edward. Sarà un prima, dopo e durante. Vedere cosa
l’ha fatto cambiare, cosa l’ha portato a lasciare Bella, cosa è successo nel
periodo in cui si è visto, i cambiamenti che ha subito, perché è diventato un
emerito cretino e cosa ha intenzione di fare in un futuro. Spiegherò meglio nel
prossimo capitolo. xD
Ringrazio le persone che
hanno aggiunto la storia alle preferite, ricordate e seguite e a quelle che mi
hanno inserito come autore preferito. Grazie davvero *_*
Be, ci sentiamo nel prossimo capitolo.
Ah sì, vi ricordo che potete
contattarmi su Fb, nella mia pagina autore troverete i link.
Alla prossima ^_^
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Capitolo 13 *** Capitolo 13 ***
Capitolo 2
Buonasera! Allora, avviso subito che vi dovrete
sorbire otto pagine di word molto fitte e per me pesanti, poi dovrete dirmelo
voi se è vero.
Vi dico che l’inizio del capitolo è prima ancora
dell’arrivo di Bella nella vita di Edward.
Spero che non vi annoierete.
Vi aspetto nelle note finali.
Buona lettura ^_^
Capitolo 13
Edward POV
In quel periodo la mia
esistenza era vuota. Ogni giorno era sempre uguale. Ogni notte guardavo la luna
brillare nel cielo sperando che qualcosa cambiasse.
Passai anni della mia vita da
vampiro a sperare che qualcuno arrivasse, che qualcuno arrivasse a sconvolgermi
la vita come era successo ai miei fratelli e alle mie sorelle.
Ma niente. Nessuno era
arrivato. Nessuno arrivava.
Gli anni continuavano a
passare e io perdevo sempre di più la speranza, la speranza che qualcuno
arrivasse per farmi sentire di nuovo vivo, per farmi battere quel cuore che non
batteva ormai da anni.
Le speranze scemavano e io mi
buttavo sempre di più nei libri, nella musica. Qualsiasi cosa trovassi che
riuscisse ad appassionarmi, mi ci buttavo a capofitto.
Ormai erano anni che non
pensavo più all’eventualità di poter passare il resto dell’eternità con
un’altra persona al mio fianco. Ormai niente mi dava più lo stimolo di poter
anche solo pensare che qualcuno che per me ci fosse in questo mondo. Avevo
perso completamente le speranze, ma qualcosa, o meglio, qualcuno, mi aveva
fatto cambiare idea.
Avevo sentito delle voci a
scuola, delle voci che dicevano che presto sarebbe arrivato un nuovo studente,
un nuovo arrivato. Non ci prestai troppa attenzione, anche se la maggior parte
degli studenti nella Forks High School ci pensavano. Fantasticavano su chi
potesse essere, come potesse essere, se fosse maschio o femmina, se fosse bello
o brutto. I ragazzi un po’ più maliziosi, cominciavano già a pensare cosa
avrebbero potuto combinare se la nuova arrivata fosse stata una ragazza.
Pensieri normali che avevo sentito e risentito ogni volta che sapevano
dell’arrivo di un nuovo studente. Pensieri che sinceramente avevano poca
importanza, poco rilievo. Non c’era niente di interessante in tutti quei
pensieri.
Non mi interessava molto
nemmeno di questo nuovo studente, non avrebbe cambiato di certo la mia vita.
Una persona in meno o in più in quella scuola non faceva la differenza, almeno
per me. Tutti gli altri studenti consideravano l’arrivo di una persona nuova
come il modo per fare più amicizia, per allargare le loro conoscenze, se
possiamo definirle tali.
A me e ai miei fratelli non
cambiava poi molto – anche se Alice era contenta di vedere facce nuove ogni
tanto –, noi eravamo il gruppo dei belli e impossibile, di quelli strani, di
quelli accoppiati tra loro. Noi eravamo da evitare solo perché non ci
conoscevano e pensavo che facessero bene a non avvicinarsi. Non avevo bisogno
di compagnia, non avevo bisogno di una persona che mi facesse sentire meglio, o
meglio, ne avevo bisogno, ma nessuno in quelle ragazza sembrava andare bene per
me. Ero addirittura arrivato a pensare che avevo qualcosa che non andava, ma
cercai di non pensarci più di tanto, era meglio.
Per una settimana sentii
parlare di questo nuovo studente e quando finalmente il giorno del suo arrivo
giunse, pensai che avrebbero smesso di parlare di lui o di lei e avrebbe
ricominciato ad avere pensieri normali, pensieri sulle loro vite e non
concentrandosi sulla vita di un’altra persona che per giunta non conoscevano
neanche.
Quel giorno, vidi il viso
della nuova arrivata in tutti i pensieri – scoprii che fosse una ragazza-,
tutti pensavano a quel nome: Isabella Swan.
Non mi sembrava niente di
così strano, di così anormale da doverne parlare con tutti. Non sapevo ancora a
cosa sarei andato incontro appena l’avrei vista, appena avessi sentito il suo
odore, l’odore del suo sangue. Non lo sapevo, ero ancora ignaro di tutto quello
che avrei dovuto passare, di quello che avrei sofferto, di quello che avrei
agognato poter accarezzare e toccare un solo centimetro della sua pelle. Non lo
sapevo, ma non ci avrei messo molto a scoprirlo.
Incontrai il suo sguardo a
mensa. Era al tavolo con Jessica Stanley, Eric Newton, Angela Weber e quelli
della loro combriccola. Persone di cui cercavo ignorare i pensieri la maggior
parte delle volte, soprattutto di Angela perché aveva sempre la mania di
pensare a me in gesti decisamente affettuosi e provocanti nei suoi confronti e
la cosa mi dava leggermente fastidio.
Quando incontrai i suoi occhi
di cioccolato, mi sentii strano e per qualche strano motivo mi trovai curioso
nello scoprire che cosa pensasse di me quella sconosciuta. Cercai invano di
sentire i suoi pensieri, mi aiutano anche ascoltando il suono della sua voce,
ma niente, non sentivo niente nella sua testa, non sentivo neanche una minima
parola.
Ne rimasi stranito, affascinato, non sapevo precisamente come mi sentissi a
quella scoperta, pensavo che il potere fosse efficace su tutti, ma a quanto
pareva mi sbagliavo.
Mi ritrovai ad arrovellarmi
il cervello cercando di capire come potessi non sentire i pensieri di quella
ragazza, di Bella. Ero tutto il giorno che la sentivo correggere il suo nome.
Tutti che la chiamavano Isabella e lei che li correggeva, facendosi chiamare
Bella.
Ero seduto al mio banco
nell’aula di biologia quando sentii per la prima volta il suo odore, il suo
odoro così dolciastro e succulento che mi fece bruciare la gola, che fece
rinascere il mostro che c’era in me, il mostro che avevo seppellito nel corso
negli anni. Passai l’ora più infernale della mia vita, dovetti lottare contro
me stessi, contro il mio incubo peggiore, contro quel mostro che cercava di uscire,
quel mostro che per tutta l’ora cercò di trovare un modo per uccidere la
ragazza senza essere visto da nessuno, senza lasciare testimoni, ma non trovai
un piano fattibile.
Passai giorni con il pensiero
del suo odore, con il ricordo del suo profumo, di quel sangue che scorreva
nelle sue vene e che mi tentava sempre di più, anche solo ricordandolo.
Presi la decisione migliore:
decisi di andarmene prima che avessi commesso la catastrofe e avessi messo in
pericolo la mia famiglia, non nel vero senso della parola, ma che avessi messo
in pericolo il nostro segreto, facendo che la mia famiglia si trasferisse
nuovamente per un mio sbaglio. Non potevo permettermelo.
Anche lontano da Forks,
lontano da lei soprattutto, niente
sembrava cambiare. Sentivo ancora il suo profumo e il suo viso mi perseguitava.
Decisi di tornare a casa e di
affrontare la cosa da uomo e cercare di non fare il codardo come invece mi
stavo dimostrando, ma non sapevo che quel passo avrebbe cambiato tutta la mia
esistenza.
In pochi giorni successo
tante cose che mi obbligarono ad avvicinarmi fin troppo a Bella, a mettere in
pericolo il segreto della mia famiglia e il mio.
In pochi giorni mi ritrovai
una metà della famiglia contro perché non volevo che a Bella succedesse niente,
nutrivo come una specie di protezione verso quella ragazza, non volevo che
nessuno la toccasse, che nessuno le facesse del male o che le succedesse
qualcosa di strano.
In pochi giorni mi trovai la
mia vita totalmente ribaltata e cambiata, facendomi passare dalla solitudine
più totale ad un amore fin troppo totalizzante. Capii di essere innamorato di
Bella con il passare del tempo, con il tempo che riuscii a passare con lei,
vedendo quanto fosse bella, come fossero sciocchi tutti quelli che non se ne
rendevano conto e che la volessi proteggere, anche se il vero mostro, il mostro
a cui davvero avrei dovuto proteggerla ero solo io.
Quando scoprii che lei sapeva
chi fossi, mi stupii vedendo che non le importasse, che per lei non aveva
davvero importanza cosa io fossi, come mangiassi e soprattutto cosa mangiassi.
Non le importava. Non aveva nemmeno paura di me quando io avrei desiderato
tanto ne avesse, o almeno, una parte di me desiderava che lei ne avesse, che
lei avesse paura di me scappando e aiutandomi in qualche modo ad allontanarmi
da lei, perché ormai mi ero reso conto che non era facile.
Il suo odore con il passare
del tempo non mi dava nemmeno più fastidio, il bruciore della gola era più
sopportabile, riuscivo a gestirlo benissimo.
Per mia fortuna, - o fortuna,
dipendeva dal punto di vista in cui guardavo la situazione- lei ricambiava il
mio sentimento.
All’inizio sembrava che fossi
attratta da lei solo per il suo odore e per il fatto che non riuscissi a
leggerle nel pensiero, ma poi qualcosa di più grande prese il posto di tutto il
resto: l’amore fin troppo grande e forte che provavo nei suoi confronti.
Con il passare del tempo legò
con tutta la mia famiglia, anche se qualcuno ce l’aveva con lei, qualcuno che
avrebbe volentieri preso il suo posto per tornare umana.
Mi sentivo strano in quel
periodo, non mi ero mai sentito in quel modo, non mi era mai capito di essere
innamorato, ma mi ritrovai, rinato. Ero rinato dalle ceneri delle mie ceneri.
Dopo il periodo buio da cui
pensavo di non poter far più ritorno, mi ritrovai al periodo più felice della
mia vita, al periodo in cui il mio cuore aveva ricominciato a battere, a
scalpitare, come non l’avevo ancora del tutto capito, ancora adesso non l’ho
fatto.
Tutto andava benissimo,
l’amavo, lei mi amava, non poteva andare meglio, ma come tutte le cose belle,
prima o poi dovevano finire.
Non l’avrei voluto, non avrei
assolutamente voluto che quella perfetta storia d’amore finisse, non avrei mai
voluto lasciarla, non avrei mai voluto andarmene. Non avrei mai voluto, ma lo
feci.
Non avevo mai pensato di
andarmene, anche perché non ne trovavo motivo, amavo Bella, ma al suo
compleanno qualcosa cambiò completamente il corso degli eventi: al suo
compleanno, Bella scartò un regalo e mentre lo feci si tagliò. Nulla di grave
per me, Carlisle, Esme, Alice, Emmett e Rose, ma c’era qualcuno tra di noi che
non aveva ancora la forza necessaria per resistere, soprattutto ad un odore
così invitante come quello di Bella: Jasper.
Prevedendo che avrebbe
provato a morderla, mi parai Bella e spinsi Jasper.
Le conseguenze non furono poi
così eccessive, qualche mobile rotto e qualche vetro, niente di grave, se solo
non si aggiungeva il fatto che Jasper si sentisse in colpa ed io pure. Non
c’entravo niente con quella situazione, ma mi resi conto del fatto che Bella
non sarebbe mai stata al sicuro con me e la mia famiglia, un semplice taglietto
aveva scatenato la sete di un vampiro, bella si era solo tagliata un dito e
ferita leggermente, ma sarebbe potuta andare peggio.
Quell’accaduto mi scosse, mi
preoccupò e mi fece pensare per giorni. Bella non poteva permettersi di essere
in pericolo e con me lo era, con la mia famiglia lo era. Avevo sempre cercato
di convincermi che non lo fosse, che io avrei potuto proteggerla, ma non avevo
tenuto in conto di tutto il resto. Non avevo tenuto conto di niente in realtà.
Ero diviso in due. Volevo
rimanere con Bella, convincermi che con me sarebbe stata al sicuro, ma non ce
la facevo a mentire a me stesso, non in quel momento.
Lottai cercando di capire
cosa fare, cosa scegliere, quale fosse la scelta migliore, ma una scelta
migliore non c’era. Lasciarla non era la scelta migliore, stare con lei
mettendola in pericolo non era la scelta migliore.
La amavo troppo per poterla
mettere in pericolo, la amavo troppo per mettere che succedesse un’altra volta
quello che era successo al suo compleanno.
Decisi di lasciarla. La decisione più sofferta di tutta la mia esistenza, la
scelta più difficile, la scelta che mi avrebbe portato a soffrire per sempre,
ma non volevo che succedesse qualcosa di più grave, lei era più importante di
me.
Pronunciare quelle parole,
lasciarla in quel bosco, rimanere freddo e di staccato furono le cose più
complicate da fare per me. Vederla lì, incredula a qualche passo da me aveva
lacerato qualcosa dentro di me, sarei voluto andare ad abbracciarla e a dirle
che era uno scherzo, che non l’avrei lasciata, che non avrei mai voluto farlo,
ma così non feci.
Me ne andai velocemente
sentendo il suo pianto crescere, il mio nome gridato e urlato.
Se fossi stato umano avrei
pianto. Sentivo qualcosa lacerarsi nel petto, sentivo il dolore della
lontananza di Bella e al solo pensiero che non avrei mai più potuto rivederla,
il dolore era peggiorato, triplicato, arrivai ad arrivare per il dolore e non
era facile che un vampiro lo facesse.
Con il mio trasferimento, si
trasferì tutta la mia famiglia. Mi dispiace essere io la causa del loro
spostamento, sarebbero voluti rimanere tutti, ma Carlisle era d’accordo con la
mia decisione.
Ce ne saremmo andati, per un po’, speravo non per sempre, anche se tornare in
quella città magari senza Bella mi avrebbe fatto male, troppo.
La mia famiglia si trasferì
in Alaska dei Denali per un po’, qualcuno di loro, Alice decise di cercare la
sua vera famiglia per poi scoprire che avesse una zia e una cugina a Biloxi.
Io me ne andai,
completamente, mi allontanai, vagando per città sconosciute sperando che il
dolore che provavo diminuisse, che smettessi di pensare a Bella continuamente,
ma era qualcosa di più forte di me, non ce la facevo. In qualsiasi posto fossi,
qualsiasi cosa facessi, il pensiero di Bella era costante, fisso.
Mi ridussi a non andare più a
caccia, lo stomaco contratto dalla sete e la gola che bruciava ad ogni minimo
odore di sangue, ma non volevo bere, non volevo nutrirsi, volevo solo che la
sofferenza finesse, che smettessi di pensare a lei, sperando che tutto si
sarebbe affievolito a causa del bruciare alla gola. Niente cambiò, neanche quel
grandissimo mancamento cambio il mio dolore, anzi, sembrava quasi aumentare, ma
pensavo che quella era la giusta punizione per quello che avevo fatto neanche
un anno prima, era la punizione per essermi lasciato guidare dai miei
sentimenti verso Bella invece che dal mio istinto, dal mio istinto quello che
diceva che non avrei dovuto passare del tempo con lei, che lei meritava di
meglio di un mostro come me. Sì, quella era la mia punizione per quello che
avevo fatto e dovevo accettarlo.
Era colpa mia se in quel
momento stavo soffrendo, era colpa mia se il dolore lancinante, se il viso di
Bella mi stava perseguitando, colpa mia e di nessun altro. Tutti avevano
cercato di farmi capire che fosse sbagliato, con i loro modi, ma avevano
cercato di farmelo capire, ma io niente, avevo continuato andare avanti per la
mia strada perdendo di vista quello che sarebbe stato il futuro.
Ero stato egoista, avevo
pensato al mio amore, a quello provavo invece di pensare al futuro di Bella, a
quello che avrebbe passando vivendo a stretto contatto con dei vampiri.
Ero uno stupido, stupido
vampiro e quello che stavo provando, era qualcosa che dovevo accettare perché
ci avrei dovuto convivere per tutta l’eternità. In cosa mi ero cacciato.
Molto spesso l’idea di andare
dai Volturi mi aveva attraversato la mente, avrei smesso di soffrire, avrei
smesso di vedere il suo viso, di sentire il suo profumo, di sentire il dolore
che stavo provando per averla lasciata. I Volturi erano una tentazione molto
allettante in quel momento, ma una chiamata cambiò completamente i miei piani.
Quando guardai il display del
cellulare, vidi il nome di Alice. Non esitai ad accettare la chiamata
preoccupato che la mia famiglia avesse bisogno di me.
<< Edward, Bella…
>> la fermai prima che potesse aggiungere altro.
<< Alice, ti avevo
esplicitamente detto di non guardare nel suo futuro >> le dissi con la
voce bassa, una voce che non avevo mai sentito a nessuno, tanto meno a me. Era
arrochita a causa della mancanza di sangue, il mio corpo era completamente a
pezzi.
<< Edward, ma che ti
succede? Stai bene? >> mi chiese preoccupata.
<< Sto bene >> le
risposi con un sussurro roco.
<< No, non stai bene.
Dimmi dove sei che ti raggiungo >> era seriamente preoccupata, ma non
volevo vedere nessuno.
<< Non serve. Resta
dove sei. >>
Rimanemmo in silenzio.
<< Edward, Bella ha
deciso di andarsene da Forks >> disse tutto con fin troppa velocità, ma
compresi perfettamente quello che aveva detto.
Improvvisamente sentendo
pronunciare il suo nome, quel nome che ogni tanto le mie labbra pronunciavano
ancora, il mio corpo ebbe un guizzo di lucidità.
<< Dov’è diretta?
>> la voce tornata leggermente normale e tutto solo perché avevo sentito
il nome di Bella.
<< Torna a Phoenix,
dalla madre. >>
<< Ne sei certa?
>> la sentii annuire.
Un’idea improvvisa mi balenò
in testa. Dovevo vederla assolutamente. Dovevo solo vedere il suo viso, dovevo
solo accertarmi che stesse bene, che avessi fatto la scelta giusta a lasciarla
andare, che la sua vita sarebbe stata sicuramente migliore.
Seppi benissimo che Alice
avesse visto quello che avevo in mente, quello che volevo fare, ma non mi disse
niente, non obiettò o non mi diede il suo consiglio.
<< Stai attento,
Edward. >>
<< Alice, quanto tempo
è passato da quel giorno? >> le chiesi improvvisamente.
<< Due mesi >>
sussurrò.
Due mesi e a me sembravano
anni. Sembravano anni che stessi vivendo con quel dolore. Volevo smettere di
soffrire, almeno volevo che si affievolisse. Pensavo che rivederla mi avrebbe
aiutato, mi avrebbe aiutato a diminuire il dolore.
Non poteva eliminare
completamente la mia punizione per quello che avevo fatto, ma poteva almeno
aiutarmi.
<< Voi cosa farete?
>>
<< Penso che torneremo
a Forks. Ci eravamo stabili bene e non vogliamo trasferirci completamente
>> annuii dandole ragione.
Li avevo sradicati da un
posto in cui finalmente si erano ambientati, li avevo obbligati ad andarsene
tutto per un mio stupido sbaglio, dovevo molto a tutti loro.
<< Ciao Alice >>
dissi con un sorriso.
<< Ciao Edward >>
chiusi la chiamata.
Una nuova energia si
impossessò di me, una nuova forza che mi spinse ad uscire da quella casa
abbandonata in mezzo ad una radura bellissima.
Uscii carico per andare a
dissetarmi.
Cominciai con qualche piccolo
animaletto che non mi avrebbe fatto consumare tante energia, erano due mesi con
non toccavo sangue, era due mesi che il mio stomaco si contorceva.
Cominciai con scoiattoli e
qualche piccolo animaletto selvatico.
Avevo ancora la forza per
correre leggermente, quindi, li raggiunsi e affondai i denti nei loro piccoli
colli.
Sentire nuovamente il sangue
scorrere giù nel mio stomaco, era qualcosa di assolutamente perfetto, anche se
sarebbe stato ancora più perfetto se dopo il banchetto avrei potuto andare a
riabbracciare Bella, ma così non poteva essere.
Più mi dissetavo, più le
forze ritornavano e potevo cacciare animali più forti.
Dopo quasi un’ora e mezza di
caccia continua, tornai nella casetta e mi preparai ad andare da Bella.
Chiamai nuovamente Alice
pregandole di prenotarmi un volo per andare a Phoenix, dicendole esattamente dove
mi trovavo in quel momento.
Raggiunsi l’aeroporto e andai
a Phoenix con il cuore a mille.
Volevo rivederla, volevo
vedere nuovamente quel viso a forma di cuore, quei capelli, quegli occhi
cioccolato che sapevano infondere in me tutta la tranquillità possibile.
Avevo bisogno di vederla, più
di quanto sarei mai riuscito a spiegare a parole.
Sull’aereo ero agitato, in
tensione. Pensavo che quell’aereo andasse assurdamente piano e che ci avrei
messo di meno ad arrivare a corse a Phoenix. Per fortuna il sole era già
tramontato, altrimenti il mio compito sarebbe stato ancora più difficile.
Quando l’aereo atterrò,
probabilmente fui uno dei primi ad alzarmi in piedi, a prendere il mio leggero
zainetto e a scendere dall’aereo.
Avevo già aspettato fin
troppo, dovevo vederla, anche se non avrebbe di certo migliorato le cose, forse
le avrebbe semplicemente peggiorate.
Noleggiai un’auto, non mi
importava quale l’importante era raggiungere Bella, dovunque fosse. Sentivo il
bisogno di vederla, dovevo farlo, anche se non le avrei nemmeno rivolto la
parola.
Noleggiai un’auto, un’auto
qualsiasi purché avesse i finestrini oscurati. Uscii dall’aeroporto, comprai
una cartina per assicurarmi di riuscire a girare tutta la città e partii alla
ricerca di casa sua.
Mi aggirai per la città
cercando la sua voce, la sua melodiosa voce che mi era mancata, che avrei
riconosciuto tra tutte.
Non fu facile trovarla,
Phoenix era grande, forse troppo e non sapendo dove abitasse non avevo la
minima idea di dove cercarla, ma quando finalmente la trovai, quando finalmente
sentii la sua voce, sentii il mio cuore sussultare, come se fosse possibile.
La sentii avvisare la mamma
che sarebbe andata in camera.
Decisi di lasciare la
macchina poco distante da casa sua e di andare a guardarla dal boschetto che
c’era davanti a casa sua. Pensavo che una macchina parcheggiata davanti a casa
sua, con qualcuno seduto davanti che guardava verso di lei, sarebbe stato
troppo da…manico, anche se guardarla dal bosco non è che migliorasse tanto le
cose.
Rimasi lì in quel bosco a
guardarla attraverso la finestra ampia della camera.
Era bellissima, forse più di
quanto lo fosse stato prima.
Un leggero vento mi portò il
suo odore sotto le narici e il mostro dentro di me chiedeva di uscire, di
andare ad addentare quel collo e succhiare quel sangue. La gola bruciava, il
dolore era insopportabile, ma non mi mossi, quel dolore, quel tipo di dolore
non era niente in confronto al dolore che avevo passato nei mesi appena
passati. La sua distanzia, il fatto di non averla con me, mi faceva sentire più
male di quanto lo facesse il suo odore. Sentirlo era un sollievo, voleva dire
che esisteva, che era lì relativamente vicino a me, che se avessi voluto avrei
potuto toccarla, baciarla, stringerla come una volta.
Ero talmente preso a
guardarla, a contemplarla in ogni suo più piccolo movimento che non mi accorsi
che si fosse affacciata alla finestra e che mi aveva visto.
Restai lì, fermo a guardarla,
ci guardammo, ma lei non diede segni, nessuno tipo di segno, né di disprezzo,
né di odio. Niente. L’indifferenza più totale. E fece male. Malissimo.
Cos’ero andato a fare? Cosa
pensavo di fare andando da lei? Pensavo che vedendola il dolore sarebbe
diminuito? Che avrei smesso di soffrire? Stupido. Stupido. Stupido. Non avrei
smesso di soffrire fino a quando non l’avrei riavuto, fino a quando non avrei
saputo che lei era di nuovo mia. Ero proprio stupido.
Quella stessa notte la
guardai dormire, la vidi fare incubi, agitarsi nel letto, pronunciare le stesse
parole di quel maledettissimo giorno di due mesi prima.
Decisi di andarmene e di non
tornare più, di lasciarla definitivamente in pace e di lasciarle vivere la
propria vita. Avevo sbagliato ad andare da lei, avevo sbagliato.
Lei non doveva soffrire, io
sì, ma lei no. Non aveva fatto niente di male nella vita per farla soffrire e
con me l’avrebbe fatto.
Tornai in albero e decisi di
tornare a casa, di tornare a Forks dove avrei potuto continuare la mia eternità
con la mia famiglia.
Sì, avrei fatto così, ma non
lo feci.
Passai tutta notte e tutto il
giorno con lo zaino pronto e le chiavi in mano, ma non riuscivo a partire, non
riuscivo ad andarmene di nuovo, ad allontanarmi da lei. Non ce la facevo
proprio.
Adesso che l’avevo vista,
adesso che avevo potuto di nuovo sentirne l’odore, non avevo più la forza di
riuscire a lasciarla nuovamente. Certo, non sarebbe stata più mia, ma pensare
di vederla tutti i giorni, di vederla crescere, maturare, mi sembra la cosa più
bella che potesse succedere.
Mi stavo nuovamente
comportando da codardo, ma lo ero sempre stato, no?
Ero sempre più convinto che
la sua vita sarebbe stata meglio senza di me, che avrebbe potuto vivere, invece
di sognare di diventare un mostro come me un giorno.
L’amavo così tanto che sarei
stato ai margini della sua vita, partecipando a tutti gli eventi più importanti,
vedendola sposarsi, vedendola avere figli, vedendola baciare, tutto con un uomo
che non ero io, ma quella era la mia punizione, no? Era la mia punizione per
averla avvicinata e per averla fatta innamorare di me, per aver ceduto a non
andarmene. Era la mia punizione, dovevo accettarla.
Andai a vegliare sul suo
sonno per notti intere, per giorni intere la guardai andare a casa, a
divertirsi con gli amici.
La vidi concludere la scuola,
cosa che riuscii a fare in qualche modo anch’io. La vidi compiere il suo
19esimo compleanno. La vidi sorridere forzatamente agli altri.
Vidi tutta la sua vita da
fuori, mentre il dolore lentamente si affievoliva, anche se rimanevo sempre,
anche se ogni tanto si faceva sentire.
Il dolore peggiorò quando
nella sua vita entrò Daniel, il ragazzo con cui aveva praticamente passato
tutta la sua vita, il ragazzo che l’aveva vista crescere, che l’amava. Lo vidi
subito da come la guardava che l’amava, non quanto me. Era un pensiero egoista,
ma sapevo che non sarebbe mai esistito nessuno che l’avrebbe amata come me.
Se da una parte ero scontento
dell’arrivo di questo ragazzo, dall’altra ero felice, felice perché finalmente
Bella avrebbe avuto la possibilità di rifarsi un’altra vita, avrebbe avuto la
possibilità di lasciarmi alle spalle, di andare avanti.
Neanche parlare con lei aveva
migliorato la situazione, era arrabbiata, era innamorata dell’altro. Cosa
potevo fare io? Dovevo andarmene? Dovevo nuovamente lasciarla stare.
Ero confuso. Mi sembrava di
vivere un continuo tira e molla. Era impossibile da sopportare.
Per tutto il tempo che rimasi
a Phoenix, non feci altro che illuderla, che illudere me stesso. Le avevo detto
di amarla ancora, che non avrei mai voluto andarmene, avevo detto che
gliel’avrei dimostrato, ma non feci mai nulla per farlo. Ero un codardo. Ero
ancora convinto che la sua vita sarebbe stata migliore con quel Daniel e
speravo che un giorno avrebbe capito di amare lui e non me.
Per l’ennesima volta pensai
di andarmene, in modo definitivo però. Continuavo a pensare che era stato un
errore andarla a trovare, che era stato un errore solo pensare di poterle
rimanere lontano. Era la mia droga, era il mio mondo, come potevo solo aver
pensato di non poter vivere senza di lei.
Vissi per giorni, settimane,
mesi con il pensiero che andandomene avrei risolto tutto, ma mi rendevo conto
che avevo fatto uno sbaglio a dire a Bella di amarla ancora, la stavo facendo
soffrire, io che avrei voluto proteggerla da tutto e da tutti la stavo facendo
soffrire. Che stupido. L’avevo sempre detto che avrei dovuto proteggerla da me
e non dagli altri. Ero io il suo pericolo peggiore, ero io il mostro a cui
dovevo tenerla lontana, ma più io mi allontanavo da lei e più lei sembrava
tornare. Non sarei mai riuscito a lasciarmela alle spalle, a dimenticarla.
Ero uno stupido codardo, un
codardo che nuovamente aveva preso in considerazione l’idea di andare dai
Volturi a farsi uccidere perché il dolore, il dubbio, erano una cosa che non
riuscivo a sopportare. Avrei fatto un piacere sia a me che a Bella. Saremmo
stati tutti più felici.
Questo era il pensiero di un
pazzo, di un pazzo furioso chiamato Edward Cullen. Ero talmente pazzo pensando
che facendo così avrei risolto le cose, ma non avevo capito che anche da morto,
avrei comunque continuato a soffrire, era una cosa che non sapevo, che non
avrei potuto spiegare, ma adesso mi rendo conto che se l’avessi fatto, avrei
sofferto anche da morto. Non avrei sofferto solo io, ma Bella, ancora lei,
ancora lui. Entrambi a soffrire per un mio sbaglio.
L’arrivo di Alice in un
giorno d’Aprile mi aveva stravolto. Non me l’aspettavo. Era quel giorno che
avevo deciso finalmente di andare dai Volturi. Il mio piano era chiaro: andare
dai Volturi chiedermi di uccidermi e se non avessero acconsentito avrei trovato
un altro modo per farlo.
Mi aveva chiamato preoccupata
per Bella. Sapevo benissimo che solo al pronunciare il suo nome sarei partito
velocemente e l’avrei raggiunta.
E infatti fu quelli che feci.
La raggiunsi preoccupatissimo e l’unica cosa che seppe farmi fu una ramanzina,
ma mi disse parole anche importanti. Parole che mi fecero capire che forse,
un’altra soluzione c’era, che potevo fare ancora qualcosa per me e per Bella,
che quel noi non avesse mai smesso di
esistere.
Poi vederla, lì, di fronte a
me, inizialmente arrabbiata e poi preoccupata, mi aveva fatto capire che sì,
c’era ancora un noi.
Andandomene da lì, con la
promessa che non sarei andato dai Volturi, andai nuovamente in albergo a
riflettere, a pensare.
Capii che ero un codardo più
di quanto avessi mai pensato, che non solo ero sempre stato bloccato perché
volevo proteggere Bella, ma anche perché avessi paura di Bella, della nuova
Bella che era diventata, della Bella non più timida, ma diretta. Mi aveva
spaventato. Avevo imparato così bene a conoscerla non potendo leggerle nel
pensiero, che trovarmi davanti una Bella completamente cambiata mi aveva
spiazzato.
Ero un codardo innamorato,
spaventato dal comportamento della donna amata. Non poteva essere niente di
peggio.
Non avevo ancora capito che
sotto quella nuova Bella, c’era ancora la Bella che conoscevo? Che amavo –non
che non l’amassi anche in quel nuovo modo-, che avrei amato per sempre? Ero
talmente stupido ed egoista, pensando che fossi il martire della situazione, da
non rendermi conto che Bella era sempre Bella, la mia fragile e piccola Bella,
che avrei dovuto lottare per riaverla. Non lottare con le unghie e con i denti,
altrimenti qualcuno si sarebbe fatto del mano, ma avrei lottato con il mio
solito modo, il solito modo che avevo sempre usato con lei. Non c’era niente di
più giusto da fare.
Mi resi anche conto che non
avesse senso che mi attaccassi ancora alla solita scusa che Bella non sarebbe
mai stata al sicuro con me, era solo una scusa perché non volevo accettare la
realtà che non ci fosse posto migliore in cui Bella sarebbe potuta stare e lei
voleva stare con me, lo sapevo, lo sentivo, c’era qualcosa, qualcosa nell’aria
che mi aveva fatto capire che lei mi amasse ancora. Ovviamente anche le parole
di Alice mi aiutarono, mi fecero capire meglio la situazione.
Avevo capito ormai tutta la
situazione quando ricevetti la chiamata di Carlisle.
Riceverla mi aveva spiazzato.
Sapevo che fosse successo qualcosa di grave, altrimenti non mi avrebbe mai
chiamato. Di solito l’unica che mi chiamava ogni tanto per sapere come stavo
quando sparivo erano o Esme o Alice, ma mio padre mai. Sapeva benissimo che se
avessi avuto bisogno di qualcosa l’avrei chiamato io.
Quel giorno ricevere quella
chiamata e di conseguenza sapere che Charlie avesse avuto un infarto, mi aveva
spiazzato. Certo, sapere che stesse bene e che era fuori pericolo mi aveva
fatto stare meglio, ma non ero comunque tranquillo.
Decisi di andare a casa di
Bella e di avvisarla. Avrei anche potuto chiamarla, certo, ma non mi sembrava
il caso. Era una cosa troppo importante da poter essere detta tramite
cellulare.
Mi stavo avvicinando a casa
sua, stavo facendo quella strada che ormai conoscevo a memoria da quante volte
l’avevo fatta, quando cominciai a sentire i pensieri di qualcuno che non avrei
mai voluto vedere: Daniel.
Non
avevo niente contro di lui, ma non lo sopportavo. Stava con la mia ragazza, con
la ragazza che amavo e la baciava, l’abbracciava, cosa che non potevo fare io,
cosa che avrei tanto voluto fare io. Lo odiavo solo per il fatto che stesse
facendo qualcosa che avrei dovuto fare io, qualcosa che fino a un anno e mezzo
prima stavo facendo. Avrei dovuto baciarla io, avrei dovuto abbracciarla io, ma
c’era lui.
Quando
cominciai a vedere in lontananza casa sua, cominciai a pensare a come poter
affrontare l’argomento, ma mi rendevo conto che un modo giusto per farlo non ci
fosse.
Cercai
per alcuni minuti di non entrare nella testa di quello che era in casa con lei.
Cercai di concentrarmi in tutti i modi, non dovevo lasciarmi distrarre dai suoi
pensieri e farmi prendere dalla gelosia, non era il momento opportuno.
Riuscii
a stare alla larga dal pensiero di Daniel e affrontai il problema con calma e
gentilezza. Vederla spaventata, inerme tra le mie braccia, mi aveva fatto
scattare nuovamente il bisogno di proteggerla da tutto e da tutti. Capii che in
quel momento avesse bisogno di me, che sarei dovuto andare con lei, che le
sarei dovuto stare accanto, in quel posto che mi apparteneva di diritto, in cui
ci sarei dovuto stare da sempre.
Potevo
percepire benissimo quanto Daniel fosse arrabbiato con me, quanto mi odiasse,
quanto non sopportasse che volessi passare del tempo con Bella, non si era
bevuto la scusa che lei aveva inventato per la mia presenza qualche mese prima
perché lui sapeva benissimo che io fossi tornata per lei, che la amassi ancora.
Uscendo
da quella casa e rimanendo d’accordo con Bella che avrei cercato un volo per
Forks, rimasi ad ascoltare quello che si dissero.
Non
avrei dovuto, ma sentire la scenata di gelosia di Daniel mi aveva fatto
sorridere, mi sembrava tanto di tornare indietro, quando era Mike Newton a dire
e pensare quelle parole di me.
Chiamai
immediatamente Alice, le chiesi di prenotare un aereo e la informai che sarei
tornato a casa. A casa, con Bella. Non eravamo di nuovo insieme, non potevo
considerarci di nuovo una coppia, ma avevo come un presentimento, quel viaggio
avrebbe cambiato ogni cosa o forse le avrebbe fatte solo tornare come una
volta.
Buonasera!
Mi scuso, avrei dovuto postare prima, ma in questi giorni ho avuto davvero
molto da fare, la scuola uccide, dovrebbero scriverlo fuori da ogni istituto.
-.-
Comunque,
passiamo alle cose importanti: il capitolo. Secondo me è un mattoni, un mattone
anche di quelli grossi, potrebbe fare concorrenza con la Divina Commedia, o DC
come la chiamava teneramente un mio ex profe. Era un capitolo che voleva
chiarire il cambiamento di Edward nel corso del tempo, com’era prima che
arrivasse Bella, com’era dopo, cosa gli è passato per la testa quando l’ha lasciata,
cosa ha fatto, cosa ha provato e cosa l’ha portato a diventare di nuovo
“normale” nello scorso capitolo.
Avete
supposto giusto, nello scorso capitolo finalmente Edward ha smesso di farsi
pippe mentali ed è tornato normale, ecco sì, diciamo così. È tornato il solito
vecchio Edward, anche se non so se riuscirò appieno a descriverlo e se lo
descriverò bene, spero davvero di sì.
Quindi,
questo capitolo vuole un po’ entrare nella mente di Edward per farci capire
ogni suo cambiamento e cosa l’ha portato alla decisione di non abbandonare
definitivamente Bella.
Spero
di non avervi annoiato e che il capitolo vi sia piaciuto.
Ho
deciso di metterlo arrivate a questo punto perché volevo sottolineare il fatto
che da questo momento le cose cambieranno o forse diventeranno solo come erano una
volta e quindi come sarebbero sempre dovute essere.
Ringrazio
tutte le persone che hanno aggiunto la storia alle preferite, ricordate e
seguite, sono felice di vedere che ad ogni aggiornamento aumentano sempre di
più. Grazie davvero. *_* Ringrazio anche le persone che mi hanno aggiunto come
autore preferito.
Vi ricordo che potete contattarmi su Twitter e su FB. =)
Alla
prossima ^_^
|
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Capitolo 14 *** Capitolo 14 ***
Capitolo 2
Buonasera! Dopo lo scorso capitolo alquanto pesantuccio,
spero di aver scritto qualcosa di un po’ più soft e leggero.
Ci vediamo sotto con le note.
Buona lettura ^_^
Bella POV
Mi sentivo una stupida, una
completa stupida. Avevo appena fatto una figura di quelle pessime.
Mentre dormivo mi ero
accidentalmente appoggiata alla spalla di Edward. Accidentalmente, lo giuro.
Svegliarmi e ritrovarmi il suo viso a qualche centimetro di distanza, sentirmi
tra le sue braccia di nuovo, era stato qualcosa di assolutamente inaspettato
per me.
Non mi ero minimamente
accorta che fossi appoggiata ad Edward.
Inizialmente, appena sveglia,
non mi sembrava niente di così strano, non mi sembrava che quel gesto fosse
assolutamente inconcepibile. Quando mi scostò una ciocca di capelli dal viso e
mi sorrise, capii in che situazione mi ero cacciata.
Senza volerlo arrossii come
stupida. Santo cielo, la Bella di quel periodo era scomparsa dalla mia vita.
Non ero più arrossita da… dal mio diciottesimo compleanno in pratica.
Dall’ultima volta che io ed Edward avevamo passato del tempo insieme come vera
coppia.
Come potevo arrossire in quel
momento? Pensavo finalmente di aver sconfitto la mia timidezza, non potevo
arrossire dopo un anno e mezzo Dio santo e tutto per cosa? Per un suo sorriso?
Non era possibile.
Ma che sorriso. Uno di quelli
che riescono a mozzarti il fiato, ma allo stesso tempo dolci e pieni d’amore.
Quanto mi erano mancati quei sorrisi? Quanto mi era mancato il suo sorriso
sghembo? Quanto mi erano mancate le sue braccia? Il suo corpo? Il suo calore? Troppo. Troppo.
Ma non sopportavo che avessi
di nuovo cominciato ad arrossire. E come se non bastasse il rossore, il mio
cuore batteva all’impazzata. Come una volta. Tutto stava tornando come una
volta. La Bella che ero diventata in quell’anno e mezzo, la Bella un po’ più
sicura di sé stessa, se ne stava andando, completamente, lasciando spazio a
quella Bella timida ed impacciata che io tanto odiavo.
Non mi sopportavo. Non lo
sopportavo perché Edward poteva vedere l’effetto che mi faceva, poteva sentirlo
e io non volevo, non volevo assolutamente che succedesse. Lui poteva sentire il
mio cuore che pompava più sangue, poteva sentire il mio sangue fluire verso le
mie guancie, poteva sentire tutto. Dannazione.
Speravo che le cose per una
volta sarebbero state diverse, che non mi sarei fatta riconoscere per la mia
timidezza e la mia goffaggine, volevo che capisse, lui prima di tutti, che
fossi cambiata in quegli anni, ma purtroppo, non era così.
Mi staccai da lui con la
testa bassa e le guancie rosse.
Mi sarei data un bel pugno in
testa se non ci fosse stato Edward vicino a me.
Come poteva essere che quel
ragazzo mi facesse ancora quell’effetto? Come poteva essere che non fosse
cambiato niente?
Perché avevo come l’impressione che a Phoenix fossimo delle persone
completamente diverse e tornando a Forks, insieme, stessimo tornando quelli di
una volta? Io stavo tornando timida, goffa e impacciata, lui il vampiro stra
figo che con un sorriso sghembo fa cadere tutte ai suoi piedi.
Perché avevo questa
sensazione? Perché avevo la sensazione che tutto stesse tornando come era un
tempo?
Mi allacciai le cinture
quando il pilota ci pregò di farlo.
Cinque minuti dopo, eravamo
atterrati e lentamente scendemmo dall’aereo.
Rimasi in silenzio per tutto
il tempo troppo imbarazzata per quello che era successo poco prima.
Uscimmo dal gate e vidi un
sacco di gente che aspettava, che correva in ritardo per prendere un volo.
Mi fermai improvvisamente.
Edward davanti a me continuò a camminare senza nemmeno accorgersi che mi fossi
fermata.
Guardai la sua schiena, la
sua figura. Ero a casa. A casa mia. Con lui. Mi sentivo a casa. In quel preciso
istante sembrava che tutto il mio mondo fosse tornato a posto, come se non fosse
passato un anno e mezzo.
Era davvero strano, anzi, stranissimo. La prima volta che avevo messo piede a
Forks lo odiavo, praticamente avrei dato qualsiasi cosa pur di tornare a casa,
ma quel giorno, dopo un anno e mezzo dalla mia partenza, io mi sentivo a casa.
Non era possibile. Non era assolutamente possibile.
Edward si girò e mi sorrise. Il
mondo sembrò quasi bloccarsi. Esisteva solo lui, il suo sorriso e il suo
sguardo.
Come ci si sente quando
finalmente senti di nuovo di essere tornato a casa? Vorresti urlare, saltare,
ballare, vorresti far vedere a tutti quanto sei felice, ma non era possibile.
Mi sarò sentita anche a casa, ma tutto non era come una volta. Uno stupido
viaggio di un paio d’ore, cinque ore passate con Edward a ridere e scherzare,
non facevano tornare tutto come una volta. Ci sarebbe voluto ben altro.
<< Tutto bene, Bella?
>> mi chiese Edward scrutandomi in viso.
<< Sì, tutto a posto
>> gli sorrisi leggermente cercando di rassicurarlo e mi incamminai verso
di lui.
Ero immersa nella folla
cercando di andare a raggiungere il nastro trasportatore per prendere la mia
valigia, ma venni improvvisamente presa in braccio da un armadio. Sul serio,
era veramente un armadio. Presi paura, mi irrigidii e fui tentata di mettermi
ad urlare, ma quando sentii la voce di quel colosso, mi sentii rassicurata.
<< La mia Bellina,
allora come stai? >> venni quasi stritolata dall’abbraccio di Emmett.
Ma se lo ricordava che io ero
umana?
<< Emmett, guarda che le
stai facendo male >> gli disse Edward leggermente divertito.
<< Ma non è vero
>> protestò Emmett.
<< Sì, Emmett. Mi stai
facendo male >> replicai cercando di divincolarmi dal suo abbraccio come
se pensassi davvero di riuscirci. Era praticamente impossibile, come se avessi
voluto sradicare un albero con le mie sole forze. Impossibile.
Emmett mi lasciò andare e
sentii nuovamente la terra sotto i piedi.
In quel momento vidi che vicino
ad Emmett ci fosse anche Jasper. Sempre con quella sua espressione apatica,
quasi agonizzante. Forse stava cercando di non respirare, di non sentire il mio
odore.
<< Jasper, respira
>> gli dissi accarezzandogli un braccio e facendolo irrigidire.
<< Sto semplicemente
cercando di non sentire niente, almeno non succederà quello che è successo
l’altra volta >> parlò lentamente e cercava di fare pochissimi movimenti.
<< Sono sicura che non
succederà, quindi puoi tranquillamente muoverti e respira, anche se non ne
avresti bisogno >> gli sorrisi serena.
Lui tentennò, ma dopo poco lo
vidi rilassarsi e sorridermi.
<< In questo anno e
mezzo ha fatto esercizi sulla resistenza. Si è talmente allenato nel caso tu
fossi tornata. E adesso sei tornata >> spiegò tutto felice e raggiante
Emmett.
Il sorriso sereno che aveva
illuminato il mio viso fino a quel momento, morì al suono delle parole
dell’orso.
Tornata? Pensa che io ed Edward siamo… No, non può
pensarlo sul serio.
Abbassai lo sguardo
leggermente imbarazzata.
<< Non penso di
restare. Vengo solo per assicurarmi che mio papà stia bene, quando uscirà
dall’ospedale penso di tornare a casa >> ammisi a bassa voce, ma sapevo
benissimo che tutti e tre avessero sentito quello che avessi detto.
<< Ah >> la voce
di Emmett era alquanto delusa ed era strano, non l’avevo mai sentita in quel
modo.
<< No >> sentii
dire da Edward in modo quasi affranto.
<< Ok, allora, andiamo
in ospedale. Alice e Rose sono da tuo papà, è per quello che siamo venuti noi a
prendervi >> l’orso sempre burlone e divertente, era scomparso, lasciando
spazio ad un Emmett triste. Che avessi detto qualcosa di sbagliato?
<< Sono felice che
siate venuti voi a prendermi >> dissi sorridente sperando di alleggerire
la situazione.
Emmett mi rivolse un piccolo sorriso
che poi sparì improvvisamente.
Ok, avevo detto qualcosa di
sbagliato, ma cosa?
In assoluto silenzio io ed
Edward andammo a prendere i nostri bagagli per poi dirigerci verso la Jeep di
Emmett.
Il viaggio fu alquanto
estenuante. Il silenzio era opprimente come se volesse soffocarmi, come se
volesse farmi rendere conto che c’era qualcosa di strano in quella situazione.
E infatti c’era: Emmett guidava in silenzio, guardando la strada assorto,
evento alquanto raro; Jasper era in silenzio che osservava chissà che cosa, ma
questa non era affatto una novità;
Edward era vicino a me, seduto nel sedile posteriore, che non parlava, ma ormai
anche con lui ci avevo fatto l’abitudine.
L’unico rumore che si sentiva
era il motore della macchina e il cambio quando Emmett cambiava le marce.
Avrei voluto parlare,
chiedere cosa fosse successo, cosa avessi detto di sbagliato, ma non trovavo
mai il coraggio per farlo. Perché tornando a Forks era come se il tempo si
fosse fermato? Come se l’anno e mezzo che era appena passato, non aveva
cambiato assolutamente niente? Dovevo mettere da parte la timidezza e
l’imbarazzo e chiedere cosa fosse successo, cos’avessi detto di sbagliato.
<< Ho detto forse
qualcosa che non dovevo dire? >> chiesi improvvisamente leggermente
infastidita.
<< No, assolutamente
no, Bella >> mi rispose Emmett senza nemmeno guardarmi.
<< Emmett >> lo
ripresi.
<< Ecco, pensavamo che
fossi tornata per restare >> disse così velocemente che feci quasi fatica
a comprendere quello che disse.
Mi girai vero Edward che
guardava fuori dal finestrino.
<< Oh >> mi
sfuggì quando compresi appieno le parole di Emmett. << Ecco, io… non so se rimarrò. Può darsi, cioè… non ne
sono sicura. >>
<< Be, sappi che se
deciderai di rimanere, noi tutti ne saremo ben felici >> mi disse
sorridendo.
Qualcosa mi si smosse dentro.
Mi sarei messa a piangere se solo non mi fossi sentita una stupida. Forse ero
mancata a loro come loro erano mancati a me. In quell’anno e mezzo, non mi era
mancato solo Edward, ma anche tutta la sua famiglia, quella famiglia che mi
aveva accolto come figlia loro, che mi aveva protetto e festeggiato come se
facessi parte di loro. Avevo instaurato un bellissimo rapporto con tutti loro,
anche se con qualcuno un po’ meno, e quell’anno e mezzo era davvero stato duro.
Emmett e Alice erano quelli che mi erano mancati più di tutti, insieme ad Esme
e Carlisle. Mi era mancata l’esuberanza di Alice, gli scherzi di Emmett, la
cucina di Esme e il fatto che con me si comportasse come una mamma e di
Carlisle mi era mancata la sua saggezza e la sua disponibilità, lui c’era
sempre stato.
Avere almeno la speranza che
fossi mancata anch’io a loro, mi fece ancora più rendere conto di quanto Forks
fosse casa mia, di quanto in questa città nuvolosa e cupa, avessi una famiglia
che aspettava il mio ritorno, che forse in quell’anno e mezzo aveva aspettato
solo che io tornassi.
Non dico che pensassero a me
24 ore su 24, che si fossero disperati nel non sapere cosa stessi facendo, ma
speravo che avessero pensato a me almeno quanto io avevo pensato a loro.
<< Sono felice di
saperlo >> dissi con la voce leggermente incrinata cercando di trattenere
le lacrime.
Non parlammo più per il resto
del viaggio, ma l’atmosfera era meno opprimente di quanto lo fosse prima.
Arrivammo in ospedale ed
Edward mi accompagnò.
<< Buongiorno, stiamo
cercando… >> esordì Edward alla segretaria che c’era all’ingresso.
<< Edward >>
questa era sicuramente la voce di Carlisle.
Mi girai ed eccolo lì, con la
sua carnagione chiara e i capelli biondi.
<< Bella, sono felice
di vederti >> disse sporgendosi ad abbracciarmi.
Lo strinsi anch’io, cercando
di bearmi di quell’abbraccio tanto paterno.
<< Vieni ti porto da
tuo papà >> disse staccandosi e sorridendomi.
Lo seguii lungo il corridoio.
<< Posso dirti che è
migliorato molto nelle ultime ore. Abbiamo cercato di fare tutto il possibile
per lui, l’abbiamo operato e gli abbiamo ingessato il braccio rotto. Dopo
l’operazione sembrava molto affaticato, ma in queste ultime ore si è ripreso.
Ora sta decisamente meglio, deve solo riposare. Lo teniamo in ospedale per
qualche giorno per vedere se magari ha una ricaduta o se qualcosa
dell’operazione è andato male, poi lo lasceremo tornare a casa >> si
fermò davanti ad una porta e si girò a guardarmi << Non preoccuparti. Sta
bene e ha avuto compagnia in queste ore, Rose ed Alice si sono offerte di
fargli compagnia >> mi sorrise.
Mi affacciai nella stanza
dove trovai mio padre nel letto che dormiva e Rose ed Alice che sfogliavano
delle riviste di moda e che ogni tanto si scambiavano qualche parola.
<< Edward, ti dispiace
se parliamo? >> disse Carlisle.
Mi girai verso Edward e lo
vidi annuire.
Seguii con lo sguardo padre e
figlio che si allontanavano da me cercando di immaginare di cosa avrebbero
parlato.
Poi spostai lo sguardo su mio
papà, steso in quel letto che dormiva.
Presi un profondo respiro ed
entrai, facendo spostare su di me gli sguardi delle due sorelle che erano lì.
<< Finalmente ti sei
decisa ad entrare >> disse Alice sorridendomi e venendo ad abbracciarmi.
<< Stavo solo pensando
>> la abbracciai anch’io.
Mi staccai da lei e guardai
Rose, che mi guardava in modo tutt’altro che amichevole, anche se, devo
ammetterlo, mi guardava meglio di come mi guardava una volta.
<< Ciao Rose >>
la salutai con un sorriso.
<< Ciao Bella >>
anche lei accennò ad un sorriso che non capii se fosse finto o sincero, ma
decisi di accontentarmi.
<< Tuo papà sarà
sicuramente felice di vederti, è da ore che siamo qua con lui e si è svegliato
solo una volta, si è stupito di trovarci qui, ci ha parlato un po’ e poi si è
riaddormentato >> spiegò in modo molto approssimato Rose.
Be, almeno avevamo fatto
passi avanti. Una volta a mala pena mi parlava, almeno adesso cercava di
intavolare una conversazione.
<< Grazie per avergli
tenuto compagnia >> le guardai entrambe.
<< Ma figurati, l’abbiamo
fatto con piacere. Speravamo davvero che saresti arrivata >> mi sorrise
Alice. << Dai, su. Siediti. Hai qualche Bella notizia da darci? Hai
lasciato il coso? No, perché sarebbe
una notizia bellissima. >>
<< Alice >> la
ripresi guardandola male.
Lei si incupì leggermente.
<< Quindi vuoi dirmi
che il mio arrivo a Phoenix non ha risolto praticamente niente? >> scossi la testa. << Ma allora non capite
niente >> sbuffò e incrociò le braccia al petto.
Solo in quel momento mi
ricordai che dovevo chiamare Daniel, avrei dovuto farlo appena ero atterrata a
Forks, ma me n’ero completamente dimenticata.
<< Vado a chiamare
Daniel >> dissi alzandomi cercando il cellulare nella tasca dei jeans.
<< Il coso >> disse Alice con disprezzo.
Alzai gli occhi al cielo e
feci finta di non averla sentita.
Accesi il cellulare e feci
partire la chiamata a Daniel
<< Bella, finalmente, pensavo fosse caduto
l’aereo, mi stavo preoccupando >> disse
lui senza nemmeno salutarmi.
<< Stai tranquillo,
sono già in ospedale con mio papà. Scusa se non ti ho chiamato prima, ma sono
stata completamente presa da quello che stava succedendo, mi sono dimenticata
di chiamarti >> Mi sono dimenticata anche che esistessi avrei
voluto aggiungere. Mi sentivo cattiva, ma era la verità. Tornare a Forks mi
aveva come riportato alla mia vecchia vita facendomi dimenticare della nuova.
<< Tranquilla, l’importante è che tu stia bene
>> lo sentii decisamente più
rilassato.
<< Sì, sto bene.
>>
<< Mi ha detto tua mamma di dirti che appena può
ti chiama. >>
<< Si è preoccupata
molto? >>
<< Non più di tanto. Era in pensiero più che
altro per tuo papà e poi era tranquilla perché sapeva che eri con… con…
>> Daniel non riusciva a finire
la frase.
<< Edward? >> lo
aiutati.
<< Sì, con lui. Era felice che non fossi sola e
sa che di lui si può fidare >>
c’era una certa nota di fastidio nella sua voce. Potevo immaginare che non
fosse felice che mia mamma si fidasse di Edward, che forse avrebbe preferito
che avesse detto quelle cose di lui e non di qualcun altro.
<< Be, sono felice che
non sia preoccupata >> feci un piccolo sorriso leggermente rilassata che
mia mamma non avrebbe voluto uccidermi al mio ritorno.
<< C’è Helena che vuole parlarti. >>
<< Passamela >>
dissi con un sorriso, contenta di risentire la mia migliore amica e curiosa di
sapere cosa avesse da dirmi.
<< Helena, vieni c’è Bella al telefono >> si mise ad urlare Daniel stordendomi quasi un
orecchio.
<< Pronto? Bella? Come stai? >> mi chiese velocemente la mia amica appena prese in
mano il telefono.
<< Daniel? Vieni un attimo mi serve una mano
>> sentii Matt urlare.
<< Che sta succedendo?
>> chiesi curiosa.
<< Ho chiesto a Matt di chiamare Daniel così
potevamo parlare senza che lui ci sentisse. Sarebbe meglio se non sapesse
quello di cui stiamo per parlare. >>
<< E di cosa stiamo per
parlare? >> le chiesi confusa.
<< Di Edward >> mi irrigidii improvvisamente. << Allora, successo qualcosa mentre eravate da soli? >>
<< Helena >> la
ripresi.
<< Dai, voglio sapere se è successo qualcosa. Un
bacio? Una scopata nel bagno? >>
disse divertita.
<< Helena >> la
ripresi scioccata.
<< Sto scherzando, sto scherzando. Calmati. A
parte gli scherzi, è successo qualcosa? Finalmente ti ha dimostrato di amarti?
E tu gli hai detto di amarlo ancora? >>
<< Non è successo
niente e non ci siamo detti niente. Abbiamo solo riso e scherzato >>
ammisi.
<< È già un inizio. Ora, vedi di chiarire la
situazione e di tornare con le idee chiare, ok? Voglio bene a Daniel, ma non è
giusto che tu stia con lui quando non provi niente e ami un altro. Quindi,
pensa cosa fare, ok? Spero di sentirti presto >>
<< Ti chiamo in questi
giorni magari >> le dissi con poco entusiasmo.
Le sue parole mi avevano
lasciata alquanto spiazzata. Con poche parole Helena era riuscita a spiegare
quello che io avevo capito con mesi di pensieri.
<< Ciao Bella. >>
<< Ciao Helena >>
chiusi la chiamata ripensando alle sue parole.
Quel viaggio non era solo per
sapere come stesse mio papà, ma sarebbe servito soprattutto a me, a chiarirmi
le idee e a decidermi sul da farsi.
<< La tua amica ha
ragione >> esordì Alice quando entrai nella stanza. << Devi
chiarirti le idee e decidere cosa fare. So che ti potrà sembrare strano, ma
quel ragazzo è davvero preso da te. Se ti dicessi che ogni tanto gli passa per
la testa di volerti sposare, penso non mi crederesti, ma ti assicuro che alcune
volte ne è veramente sicuro. Non prenderti gioco di lui e soprattutto dei suoi
sentimenti, non è giusto. >>
Tutti che volevano che
aprissi gli occhi, tutti che sapevano quali erano i miei veri sentimenti e sapevano
soprattutto cosa provasse Daniel per me, ma non sapevo cosa fare. Poteva
sembrare facile, poteva sembrare una passeggiata prendere una decisione.
Tutti che volevano che facessi
la scelta più ovvia: Edward, ma non riuscivano a capire che non era poi così
semplice la situazione.
<< Lo so, Alice. Lo so
>> le dissi sbuffando e sedendomi su una sedia.
<< Pensaci. Adesso ti
lascio da sola e vado a casa. Ci vediamo Bella >> mi lasciò un bacio
sulla guancia e uscì dalla stanza.
Rimasi a guardare il soffitto
con il cervello totalmente in stand by. Non pensavo assolutamente a niente come
se nel mio cervello ci fosse completamente il buio.
<< So che non sono
affari miei, ma volevo dirti che in un certo senso ti capisco. Non è semplice
prendere una decisione in cui vengono messi in mezzo i propri sentimenti. So
che posso aver dato l’impressione di essere un’antipatica stronza, so che puoi
aver pensato che mi stessi antipatica, ma non è così, anzi, ti rispetto e penso
che Edward non potesse amare persona migliore di te. Pensa bene a quello che
vuoi, a quello che realmente vuoi e poi pensa anche alle persone che sono
coinvolte nella tua vita. Pensa ad Edward o a Daniel, c’entrano anche loro in
questa situazione >> si alzò e fece per andarsene.
<< Rose? >> la chiamai
facendola fermare.
<< Dimmi >> mi
sorrise leggermente.
<< Perché ce l’avevi
con me? >>
<< Un giorno forse,
quando saremo da sole, te lo spiegherò. Quando avrai preso una decisione e
quando forse le cose si saranno sistemate, te lo dirò >> mi sorrise e se
ne andò.
Rimasi a guardare la porta
dal quale era uscita.
Era alquanto strano che Rose
mi avesse parlato insieme, forse in questo anno e mezzo, qui a Forks e nella
famiglia Cullen, era cambiato qualcosa, qualcosa del quale io ne ero
completamente all’oscuro, o forse era solo una mia impressione.
Mi ridestai dalla mia
momentanea assenza e avvicinai la sedia al letto di mio papà.
Lo guardai inerme in quel
letto, con flebo attaccate al braccio e canna nel naso. Sembrava distrutto,
stanco.
Volevo bene a mio papà
nonostante con lui avessi parlato gran poco, ma alla fine io e lui eravamo
simili. Bastava stare in silenzio per capirci. Gli volevo un gran bene e
vederlo lì, in quel letto d’ospedale pensando a quello che aveva appena
passato, mi venne da piangere. Se fosse morto non avrei potuto sopportarlo, non
avevamo questo grande rapporto, ma era pur sempre mio papà.
Improvvisamente sentii la
presenza di qualcuno. Alzai lo sguardo e trovai Edward appoggiato allo stipite
della porta che mi guardava.
Lo guardai, perdendomi in
quegli occhi dorati che tanto amavo.
<< Si è svegliato da
quando sei qua? >> mi chiese avvicinandosi con passo lento, quasi
seducente e ammaliatore.
<< No >> abbassai
lo sguardo leggermente imbarazzata dal suo.
Non parlò più, non mi fece
altre domande.
Mi girai e lo trovai seduto
nella poltrona che mi guardava sorridente.
<< Edward… >>
c’erano tanto modi in cui avrei voluto continuare.
Avrei dovuto dire: Edward, dovresti andare a casa e lasciarmi
da sola con mio papà.
Ma le uniche frasi che il mio
cuore avrebbe voluto gridare erano:
Edward, ti amo ancora.
Edward, non lasciarmi.
Edward, grazie.
Lasciai la frase sospesa a
metà. Decisi di tenere la bocca chiusa altrimenti avrei detto cose che non
avrei mai voluto dire, avrei detto cose di cui poi mi sarei pentita.
Mi girai a guardare mio papà
nel letto. Cominciai ad accarezzargli una mano sperando che magari si
svegliasse. Sapevo che stesse bene, che fosse fuori pericolo, ma finché non
l’avessi visto sveglio, non sarei stata del tutto tranquilla.
Continuai ad accarezzargli la
mano, pensando a quello che avrei dovuto fare, a quello che sarebbe successo
dopo che lui sarebbe tornato a casa. Dovevo cominciare a pensare a chi si
sarebbe preso cura di lui, a chi avrei potuto chiedere, se poteva farcela da
solo. Ero l’unica che avrebbe potuto prendere una decisione, anche se ero
sicurissima che lui si sarebbe opposto ad avere un aiuto, che mi avrebbe detto
di potercela fare benissimo da solo. Ero sicurissima che questo sarebbe
successo.
<< Bella >>
sentii una voce arrochita e flebile chiamarmi.
Alzai lo sguardo e incontrai
gli occhi assonnati di mio papà.
<< Ciao papà >>
lo salutai sorridendo.
Lo vidi seguire con lo
sguardo qualcuno e mi girai proprio nel momento in cui Edward uscì dalla stanza.
Feci finta di niente e
cominciai a parlare con lui.
<< Mi spieghi che cosa
è successo? >> gli chiesi preoccupata.
<< Cominciamo dalle
cose importanti >> prese una pausa ed ebbi quasi paura che mi chiedesse
di Edward o che volesse parlarmi di lui. << Che cosa ci fai qui? >>
mi chiese leggermente in imbarazzo.
Eravamo proprio padre e
figlia io e lui.
<< Edward mi ha
chiamato e mi ha avvisato del tuo incidente, ho deciso di prendere subito un
aereo e di raggiungerti. Quindi, eccomi qua >> feci un gesto teatrale con
le mani indicandomi.
<< Sono felice di
vederti. Era da un po’ che non ci vedevamo >> disse l’ultima frase con
tristezza e abbassò lo sguardo celandomi i propri sentimenti.
<< Un anno e mezzo,
papà >> sussurrai abbassando a mia volta lo sguardo.
Rimanemmo un attimo in
silenzio non sapendo cosa dire, ognuno nascosto dietro il propri imbarazzo.
<< I Cullen sono
davvero tutti molto carini >> esordì improvvisamente. << In queste
ore sono venuti a trovarmi e a farmi compagnia. Non mi hanno detto che saresti
arrivata però. Sono davvero dei bravi ragazzi >> ammise con il sorriso.
<< Sì, sono tutti molto
simpatici, papà. Eri tu che dicevi che non lo fossero >> dissi
leggermente divertita.
<< No, dicevo solo che
non mi piaceva Edward >> fece scomparire il sorriso dalle labbra.
Ecco, appunto. Sapevo che
saremmo arrivati a parlare di quello.
<< Anche lui è come i
suoi fratelli >> sussurrai leggermente e arrossendo al solo pensiero di
Edward. Dio, quanto non mi sopportavo.
<< Non mi sembra
proprio. Lui ti ha lasciato. È colpa sua se te ne sei andata >> urlò.
<< Papà >> lo
guardai allibita.
<< Cosa? Non dirmi che
non è colpa sua se te ne sei andata. >>
<< Forse è meglio se ti
calmi >> gli dissi flebilmente.
<< Non mi calmo. È
colpa sua >> urlò di nuovo.
<< Non è colpa sua.
Sono io che ho deciso di andarmene e sì, ok, me ne sono andata perché lui mi
aveva lasciato, ma non mi sembra il caso di dare tutta la colpa a lui >>
cercai di fronteggiarlo senza ferirlo, cercando di non perdere il controllo di
me stessa.
<< E adesso che cosa ci
fa di nuovo qui? Avete ricominciato ad uscire? Lo hai perdonato? >>
<< No, non usciamo
insieme e no, non l’ho perdonato >> gli dissi tutto con calma,
respirando, cercando di non farmi prendere dall’imbarazzo.
<< Bene, mi fa piacere
saperlo. Perché sei hai intenzione di perdonarlo tanto facilmente, ti diseredo
>> disse seriamente incrociando le braccia al petto.
Scoppia a ridere.
Rimasi un po’ in silenzio.
<< Papà? >> lo
chiamai dopo un po’.
<< Dimmi >>
<< Odi Edward solo perché
mi ha lasciato? >> gli chiesi torturandomi le mani.
<< Oh, ma certo. So che
è un bravo ragazzo, ma come può piacermi se ha lasciato mia figlia? >> mi
accarezzò una mano.
Mi sentii meglio.
Sapere che mio papà odiasse
Edward mi aveva fatto pesare il cuore. Se mai io e lui saremmo riusciti a
sistemare tutto, se mai io e lui saremmo tornare ad essere una coppia, non
volevo che mio papà non sopportasse il mio ragazzo, volevo che almeno gli
piacesse.
Sapere che lo odiasse solo
perché mi aveva lasciato, mi fece sentire meglio.
<< Ti piace ancora,
Bella? >> andai a fuoco solo nel sentire quella domanda.
<< No. No. Proprio no
>> continuai a scuotere la testa.
Mio papà scoppiò a ridere.
Ok, se si metteva a ridere
non migliorava la situazione.
<< Non dovresti
dormire, papà? >>
<< Perché? Per una
volta che mi diverto >> continuò a ridere.
<< Vado a prendere
qualcosa da bere >> uscii velocemente dalla stanza, ma andai a sbattere
contro qualcosa, o meglio, qualcuno. Arrossii immediatamente.
<< Dovresti stare
attenta a dove vai >> mi disse divertito Edward che mi teneva per un
fianco.
Guardai quegli occhi dorati e
rimasi a bocca aperta, sembravo ufficialmente una stupida.
<< Da-da quanto tempo
sei qui? >> balbettai a fatica la domanda.
<< Da tempo sufficiente
>> mi sorrise sghembo e arrossii come una ragazzina cretina.
Abbassai lo sguardo. Lo
sentii ridere leggermente.
<< Questo è per te
>> mi passò una bicchiere di cartone con dentro del caffè.
<< Gr-grazie >>
dissi ancora con la testa bassa.
Entrai velocemente in stanza
senza alzare lo sguardo su di lui, mi sentivo troppo in imbarazzo per quello
che era successo, per quello che sicuramente Edward aveva sentito. Oddio, che
situazione.
Andai a sedermi sulla
poltrona dove poco prima era seduto Edward.
Guardai mio papà nel letto
che dormiva nuovamente. Sembrava che non volesse dormire e invece era crollato
in meno di cinque minuti.
Ma potevo capirlo, anch’io
avevo tanto bisogno di dormire, di staccare un attimo la spina. Avrei pensato
il giorno dopo al da farsi. Avevo tutto il tempo del mondo.
Con il caffè ancora in mano,
mi addormentai.
Poco tempo dopo mi svegliai
avvolta da una coperta e senza il bicchiere di caffè in mano.
Aprii leggermente gli occhi.
Edward.
<< ‘Notte Bella
>> delle labbra fredde mi baciarono la fronte.
Edward.
Buonasera! Scusate il
ritardo, ma sono stata davvero impegnata e qualche piccolo problema personale
mi hanno impedito di postare. Scusate davvero.
Lo scorso capitolo era
davvero un mattone, me ne sono resa conto anch’io, quindi spero che il capitolo
che avete appena letto sia stato più leggero e carino, altrimenti smetto
davvero di scrivere lo giuro. xD
Allora, in questo capitolo
siamo finalmente a Forks. Charlie è in ospedale. Rose parla con Bella. Alice le
dice che deve prendere una decisione, che deve capire quello che vuole. Edward
è diventato di nuovo uno schianto. *Q* Spero che assomigli almeno un po’ a quello
originale (fatemi sapere xD).
Come vi ho detto, le cose
cominceranno a tornare a posto. Piano piano, andranno a posto. Tornare a Forks
farà aprire gli occhi a Bella.
Non vi sembra di esservi
dimenticate di qualcuno? Di un lupacchiotto che non si vede da un po’? Eh sì,
comparirà anche Jacob, ma vi assicuro fin da subito che non sarà una minaccia
in nessun modo. Sarà solamente un buon amico, tutto qua. =)
Ringrazio tutte le persone
che hanno aggiunto la storia alle seguite, preferite e ricordate e a chi mi ha
aggiunto come autore preferito. Grazie davvero *_*
Vi ricordo che potete
contattarmi su FB e Twitter. Aggiungetemi pure =)
Alla prossima, giuro che ci metterò di meno a postare. ^_^
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Capitolo 15 *** Capitolo 15 ***
Capitolo 2
Bella POV
Mi svegliai sentendo qualcosa
che mi accarezzava lentamente.
Mugugnai leggermente
contrariata rigirandomi su me stessa avvolgendomi maggiormente nella coperta.
<< Bella >> una voce
ormai fin troppo familiare mi chiamò.
Sorrisi come un’ebete
pensando che stessi sognando, beandomi di quella voce melodiosa e di quella
mano che continuava ad accarezzarmi.
<< Bella, svegliati
>> mi sussurrò la voce al mio orecchio facendo ricoprire la mia pelle di
brividi.
<< Non ne ho voglia
>> dissi flebilmente.
In quel preciso momento non
mi ricordavo dove fossi, non mi ricordavo quello che era successo, mi sembrava
quasi di essere tornata indietro nel tempo quando mi svegliavo con Edward
accanto, solo che non era mai successo che mi svegliasse. Neanche nei miei
sogni mi aveva mai svegliato.
Mi decisi ad aprire gli occhi
capendo che probabilmente non stessi sognando ed incontrai immediatamente gli
occhi dorati di Edward. Arrossii violentemente solo al rendermi conto di quanto
lui fosse vicino, di quanto i nostri visi fossero vicini. Il mio cuore cominciò
a battere all’impazzata e quando vidi le labbra di Edward contrarsi in un
sorriso, mi sarei voluta sotterrare e maledire. Arrossii maggiormente e sviai
lo sguardo.
Perché deve farmi ancora questo dannatissimo effetto?
Perchè?
Mi schiarii la voce cercando
di ricompormi.
<< Come mai mi hai
svegliato? >> chiesi tirandomi su a sedere.
<< Carlisle vorrebbe
venire a visitare tuo papà >> mi rispose sorridendo.
Il mio cuore perse nuovamente
un battito.
Mi stiracchia leggermente e
sbadigliai.
Ok, ce la posso fare. Posso alzarmi.
Edward se ne andò e io mi
girai a guardare nel letto di mio papà.
<< Buongiorno >>
mi sorrise leggermente divertito.
<< ‘giorno >> gli
risposi arrossendo.
Arrivò Carlisle seguito da
Edward.
<< Buongiorno Charlie.
Va tutto bene? >> gli chiese sorridendo.
<< Sì, tutto a posto. A
parte ogni tanto il braccio che pizzicava, ma per il resto tutto bene >>
gli sorrise.
Mi alzai dalla poltrona
spostando la coperta e piegandola per poi lasciarla sul bracciolo.
<< Ciao Bella. Dormito
bene? >>
<< Sì, benissimo
>> ed era vero. Non avevo mai dormito così bene in tutta la mia vita, non
avevo dormito così bene da quando me n’ero andata da Forks, da quando Edward mi
aveva lasciato.
Uscii dalla stanza e andai in
bagno a mettermi leggermente a posto.
Mi massaggiai la faccia
cercando di risvegliarmi.
Arrivata in bagno mi
sciacquai il viso, mi guardai allo specchio e cercai di darmi una sistemata ai
capelli.
Quel giorno era un giorno
importante. Avrei dovuto capire cosa fare con Charlie, decidere cosa fare per
lui, per aiutarlo e questo forse avrebbe portato ad un cambiamento ulteriore
della mia vita, ad un ribaltamento delle situazioni. Dovevo riflettere bene e
pensare ad ogni alternativa, pensare a cosa fosse possibile fare, vederne i pro
e i contro e poi decidere.
Ce l’avrei fatta. Potevo
farlo.
Non avevo tante alternative:
o pagavo qualcuno che stesse con Charlie almeno finché non si fosse sentito
meglio, anche se avrebbe avuto bisogno di una cura costante, o tornavo io a
Forks a badare a lui finché non avrebbe ricominciato il lavoro. Ma questo
avrebbe portato a tanti cambiamenti, a tanti addii: avrei dovuto lasciare
nuovamente Phoenix, avrei dovuto lasciare Helena e gli altri,ma soprattutto avrei
dovuto lasciare Daniel. Non era una cosa così semplice. Certo, avevo capito di
non amarlo, ma comunque gli volevo bene e sapevo che sarebbe arrivato a tirare
conclusioni affrettate, non volevo farlo soffrire, anche se mi rendevo conto
che in quella situazione mi ci ero messa da sola, ero stata io a dargli il via
libera, a dirgli che potevamo almeno provare ad avere una relazione. Se lui
avesse sofferto sarebbe stata colpa mia e di nessun altro, ero stata io ad
illuderlo che tra di noi ci potesse essere qualcosa di più oltre ad una
profonda amicizia.
Guardandomi allo specchio
tirai un profondo respiro e uscii dal bagno, dirigendomi verso la camera di
Charlie.
<< L’unica cosa che
devi fare adesso è riposare e basta, va bene? >> disse Carlisle a Charlie.
Lui annuì.
Edward era in piedi vicino a
suo papà.
<< Carlisle potrei
parlarti un attimo? >> gli chiesi con voce flebile quando si girò a
guardarmi.
<< Certo, dimmi tutto
>> si fermò fuori dalla porta della stanza e mi sorrise.
<< Volevo sapere come
sta, se sta migliorando e se ha avuto qualche complicazione. >>
<< Sta benissimo, non
devi assolutamente preoccuparti. Tra un paio di giorni lo lasceremo tornare a
casa. >>
Feci un piccolo cenno con la
testa e postai lo sguardo sulla parete verde acqua dell’ospedale.
Rimasi in silenzio un po’,
leggermente in imbarazzo.
<< C’è qualcosa che non
va? >> mi chiese alzando un sopracciglio e guardandomi preoccupato.
<< Ecco, mi stavo
chiedendo di cosa avrà bisogno mio papà quando tornerà a casa, cioè, non so
cosa fare. Non so se sia necessario che assuma qualcuno che lo aiuti, che lo
curi o se serve qualcosa. Mi chiedevo solo questo >> continuavo a giocare
con le mani.
<< Non servono
specialisti o cose simili, ogni tanto avremo bisogno di fargli qualche
controllo, ma niente di grave. Non serve che assumi qualcuno, potrebbe farlo
chiunque, anche tu. Non servono poi così tante premure, solo un’alimentazione
sana e cercare di non fargli fare troppi sforzi, fare una leggera attività
fisica come camminate e passeggiate. Nulla di più semplice. Se vuoi avere un
mio parere, non mi sembra il caso che sbendiate soldi inutili in una donna che
accudisca tuo papà, non è un infermo e non ha niente di così grave da non
poterlo curare tu >> disse tutto con estrema gentilezza e dolcezza.
<< Grazie, vedrò cosa
fare >> gli sorrisi guardandolo negli occhi.
<< Di niente, sono qui
apposta. Ci vediamo più tardi >> mi diede le spalle.
<< Ciao >>
Stetti per varcare la soglia
della porta quando il mio cellulare cominciò a suonare: mamma.
<< Ciao mamma >>
la salutai tutta sorridente.
<< Ciao! Come stai?
Scusa se non ti ho chiamato prima, ma non ho davvero avuto tempo. Tanto mi ha
detto Daniel che ti aveva sentito lui e che stavi bene >> Daniel. Perché solo a sentire quel nome
mi si stringeva lo stomaco?
<< Sto bene, mamma
>> seppi solamente dire.
<< Tuo padre come sta?
>> dal suo tono serio, capii che fosse preoccupata.
<< L’hanno operato e ha
anche un braccio rotto, ma sta bene. Sta migliorando e tra qualche giorno potrà
tornare a casa. >>
<< Sono contenta di
saperlo. >>
Improvvisamente cadde un
silenzio di tomba.
<< Tu stai bene, Bella?
>> mi chiese nuovamente dopo qualche secondo di silenzio.
<< Certo che sto bene,
cosa dovrebbe essere successo? >> ero perplessa. Non riuscivo a capire
dove volesse andare a parare.
<< Non lo so, è
successo qualcosa? >>
<< Mamma >> la
ripresi come per farle capire di arrivare al punto.
<< Che c’è? Non posso
essere preoccupata per mia figlia lontana migliaia di chilometri da casa?
>> era quasi indignata, ma capii benissimo che stesse solo fingendo.
<< Mamma >> la
ripresi nuovamente.
<< Va bene, va bene.
Helena mi ha detto che hai fatto il viaggio con Edward e volevo sapere se…
>>
Ecco, figuriamoci se Helena
non aveva aperto la bocca e non si era lasciata sfuggire troppo.
<< Se cosa? >>
<< Se è successo
qualcosa. Se ci sono sviluppi >> odiavo quando mia mamma faceva così.
<< Pensavo ti piacesse
Daniel >> le dissi cercando di sviare il discorso.
Perché stavamo parlando di
Edward quando il diretto interessato era dentro nella stanza che mi aspettava?
Non potevo nemmeno allontanarmi, tanto avrebbe sentito comunque.
Sbuffai leggermente. Uno
sbuffo che mia mamma non sentii nemmeno, ma sapevo benissimo qualcun altro
avrebbe sentito.
<< Oh, ma certo. Mi è
simpatico Daniel, è carino, è come un figlio per me, l’ho visto scorrazzare per
casa tante di quelle volte, ma Edward è… Edward. Niente a confronto >>
disse in tono quasi sognante.
Alzai gli occhi al cielo. Non
bastavo solo io ad essere innamorata persa per Edward, ci si metteva pure mia
mamma. Eravamo messe bene.
<< Comunque, no, niente
sviluppi >> aggiunsi rispondendo alla sua domanda.
<< Peccato >> la
sentii sbuffare contrariata. Io scossi la testa con un leggero sorriso sulle
labbra.
Sapere che tutti, o quasi tutti,
volessero che tornassi con Edward, mi faceva piacere, anche se era un’ulteriore
illusione per me. Sentire tutti che volessero sapere notizie come se fosse
ormai scritto e ovvio che io e lui saremmo tornati insieme, mi illudeva che
sarebbe potuto succedere davvero, ma non ne ero sicura, non potevo esserne
certa.
<< Ci sentiamo, va bene
mamma? >> le dissi velocemente volendo chiudere quella chiamata.
<< Va bene, ci
sentiamo. Salutami papà e…. Edward >> aggiunse alla fine.
<< Te li saluto
>> entrai nella stanza incontrando subito due occhi dorati alquanto
divertiti e compiaciuti della conversazione che avevano appena sentito.
Arrossii violentemente.
<< Ti saluta Phil. Ciao
tesoro >> chiusi la chiamata e rimisi il cellulare in tasca.
Sentivo lo sguardo di Edward
su di me, sentivo che mi stesse scrutando, che stesse osservando ogni mio
movimento. Non sapevo cosa fare, ma non avevo nessuna intenzione di incontrare
quelli occhi così compiaciuti e sicuri di sé stessi. Non volevo.
Guardai mio papà nel letto
che dormiva nuovamente.
Perfetto. Dorme di nuovo.
<< Si è addormentato
per le medicine che gli hanno dato >> mi spiegò una voce alle mie spalle.
Alle mie spalle?
Mi girai velocemente andando
a sbattere contro il petto di Edward che, per non farmi cadere, mi fermò per i
fianchi. Le mie mani finirono sul suo petto. Mi irrigidii.
Il cuore cominciò a battere
all’impazzata, le guancie erano ormai rosse peggio del naso della renna Rudolf
e quegli occhi ambra a pochi centimetri dai miei non miglioravano la situazione.
<< Scusa, non volevo
spaventarti >> sussurrò flebilmente e suadente a pochi centimetri dal mio
volto.
Mi ritrovai a perdermi nel suo
sguardo, nel suo abbraccio nel quale lentamente cominciai a lasciarmi andare e
a rilassarmi.
Una sua mano risalì sulla mia
schiena facendomi aderire maggiormente a lui, l’altra sua mano arrivò ad
accarezzarmi una guancia. Le sue mani fredde, quelle mani che avevo tanto
sognato e agognato in quell’anno e mezzo, mi stavano accarezzando con
leggerezza e delicatezza come se fossero una leggera piuma che portata dal
vento si muoveva sul mio viso.
Chiusi gli occhi beandomi di
quel movimento così rilassante quanto bello.
Intorno a me c’era il vuoto,
sentivo solo il corpo di Edward, la sua mano fredda che mi accarezzava, la sua
presenza. Non c’era nient’altro solo io e lui, il mio amore nei suoi confronti.
Sentivo che nulla sarebbe stato così perfetto, ma tutte le cose perfette prima
o poi devono finire, infatti, il mio cellulare cominciò a squillare.
Aprii di scatto gli occhi
trovandomi davanti gli occhi dorati di Edward che mi fissavano intensamente.
Allungai una mano verso la
tasca dei jeans e guardai il display: Daniel.
Non potevi scegliere momento migliore, guarda. Il mio sarcasmo era alle stelle.
Mi sembrò di tornare indietro
al giorno precedente quando io e Daniel eravamo abbracciati ed Edward mi aveva
chiamato. Quella era stata una piacevole interruzione, ma questa non lo era.
Alzai lo sguardo su Edward
che, al contrario di quelli di Daniel quando lui ci aveva interrotto, erano
divertiti.
Ero sicura di essere
arrossita come se fossi stata colpa con la mano in un vasetto di biscotti che
la mamma mi aveva detto di non mangiare.
<< Pr-pronto? >>
balbettai leggermente trovandomi a deglutire a fatica.
Edward non si era allontanato
di un millimetro e sembrava non volersene andare, ma non si rendeva conto che
così rendeva tutto più difficile?
<< Amore, come stai? Stai bene? >> mi chiese leggermente preoccupato verso la fine.
<< Tutto bene. Tu?
>> sgattaiolai via dall’abbraccio di Edward e gli diedi le spalle.
<< Bene, a parte il fatto che mi manchi.
>>
Frase che mi scaldò
enormemente il cuore, ma che mi fece sentire tremendamente in colpa. Io ero lì
che stavo quasi baciando il mio ex e a lui mancavo. Io ero ancora innamorata
del mio ex e lui mi stava aspettando a casa. Mi sentivo una stronza, uno
straccio. Gli mancavo ed io ero quasi infastidita dal sentirlo. Cosa stavo
facendo?
Rimasi in silenzio non
sapendo cosa dire, riuscendo solo a pensare che dovevo trovare la soluzione
anche a quella faccenda. Non ce l’avrei fatta ad andare avanti ancora per
molto, non ce l’avrei fatta a continuare a prendere in giro Daniel illudendomi
che non lo stessi facendo. Dovevo accettare la realtà: ero una stronza che
stava illudendo una persona realmente innamorata. Stronza.
<< Quando torni a casa? >> domanda che mi fece nuovamente stringere lo stomaco.
<< Adesso vedo, ok?
>> gli seppi dire con voce incolore.
<< Va bene. Sei sicura di stare bene? Mi sembri…
strana. >>
Nuovamente una stretta allo
stomaco che mi fece quasi venire da piangere. Sensi di colpa. Erano i sensi di colpa che mi facevano sentire in
quel modo.
<< Sto benissimo. Ci
sentiamo più tardi, va bene? >>
<< Ok, ciao. Ti amo >> gli sentii dire prima che chiudessi la chiamata.
Sbuffai pesantemente.
Ti amo. Ti amo. Non è da te che voglio sentirmelo
dire. Voglio sentirmelo dire da lui, da questo uomo che sta alle mie spalle.
Voglio che me le dimostri queste parole invece di limitarsi a dirle.
<< Stavo pensando ad
una cosa >> disse improvvisamente rompendo il silenzio che si era creato.
<< Cosa? >> gli
chiesi poco interessa.
<< Andiamo alla radura.
>>
<< And-andiamo dove?
>> balbettai arrossendo.
Ricordavo ancora la prima
volta che ero andata in quella radura, la prima volta che Edward mi aveva
mostrato quel posto a lui importante, che mi aveva fatto vedere come lui fosse
veramente.
Ricordavo ogni singolo
dettaglio di quella giornata, ogni singola parola, ogni singolo sguardo, ogni
singolo silenzio carico di significato e per nulla imbarazzante.
<< Alla radura, ma non
mi sembra giusto dire andiamo. Io ti accompagno e ti lascio lì. Io intanto vado
a caccia nei paraggi >> alzai lo sguardo verso di lui e lo vidi
sorridere.
<< Come mai vuoi che
vada alla radura? >> gli chiesi curiosa.
<< Penso che tu abbia
una decisione da prendere >> si girò dandomi la schiena.
Di che decisione sta parlando? Che sappia che… no,
impossibile.
Speravo si riferisse alla
decisione che dovevo prendere per mio papà, ma che in un modo o nell’altro
comprendeva anche la decisione che dovevo prendere sulla mia vita sentimentale,
su quello che avrei dovuto fare con Daniel, con Edward.
Tutte le decisione erano
collegate, se facevo una determinata scelta, mi portava a farne un’altra ancora
e ancora. Tutto era strettamente collegato.
<< Grazie >>
abbassai lo sguardo imbarazzata.
Sapere che Edward potesse
ancora capirmi, sentire quello di cui avevo bisogno, mi imbarazzò notevolmente,
non ero pronta ad una simile rivelazione.
<< Sono qua per questo
>> mi disse dolcemente.
Arrossii maggiormente al
suono di quelle parole.
Rimasi in silenzio,
aspettando che il rossore passasse e che non mi sentissi una completa stupida.
<< Forse è meglio se
andiamo, intanto che tuo papà dorme >> mi disse improvvisamente.
Annuii e lo seguii fuori
dalla stanza.
Percorremmo i corridoi
dell’ospedale in silenzio fino a quando non raggiungemmo il parcheggio.
Poco dopo vidi la Volvo
metallizzata di Edward e i ricordi riaffiorarono nella mia mente, tutti i
momenti in cui ero salita su quella macchina, dal primo all’ultimo.
Quando mi ridestai da quei
pensieri, mi trovai davanti Edward che mi teneva la portiera aperta come faceva
una volta, come faceva ogni volta che dovevo salire in macchina.
Abbassai lo sguardo e sorrisi
leggermente, per poi rialzarlo e incontrare i suoi occhi dorati, sulle labbra
il suo solito sorriso sghembo.
<< Gr-grazie >>
gli dissi salendo. Lui sorrise maggiormente.
Lo vidi scomparire per poi
ricomparire un secondo dopo davanti alla sua portiera. Sorrisi, ricordando che
lo faceva sempre, ogni volta che dovevamo andare via in macchina insieme.
Misi la cintura e poi dopo
Edward mise in moto.
<< Secondo te, cosa
dovrei fare? >> gli chiesi improvvisamente.
Non sapevo cosa volessi
sentirmi dire facendogli quella domanda. Forse avrei voluto che mi dicesse
“Resta, ti amo” o forse avrei voluto sentirmi dare un consiglio sincero. Non lo
sapevo, ma attesi una sua risposta con il cuore che batteva a mille.
Mi girai a guardarlo. I
capelli ramati erano scompigliati quasi ad opera d’arte, la pelle perfetta e
bianca, quasi lucente nonostante non ci fosse neanche un minimo raggio di sole.
Era semplicemente perfetto. Il mento, il naso, le labbra, il pomo d’Adamo.
<< Ti riferisci a
quello che dovresti fare per tuo papà? >> mi chiese continuando a
guardare la strada davanti a se.
Annuii.
<< Sul serio me lo stai
chiedendo? >> sembrava quasi divertito nel farmi quella domanda, ma c’era
qualcosa di sensuale e suadente nella sua voce.
Arrossii e smisi di
guardarlo, puntando il mio sguardo sulla strada.
<< Ok, ma non posso
dirti di rimanere per tuo papà, sarei uno stupido se ti dicessi di rimanere
solo per lui, solo per stare accanto a lui e per prenderti cura di lui. Sarei
davvero uno stupido se te lo dicessi. Io voglio dirti: rimani, per me, per
stare vicino a me, per tornare a stare con me, a farmi sentire nuovamente vivo perché
solamente tu ci sei riuscita in tutti questi anni della mia esistenza. Rimani
per me e per tuo papà, abbiamo bisogno di te, ho bisogno di te >> ogni
parola la pronunciò con dolcezza, ammirazione, con dolore. In quelle sue parole
mi sembrava di poter sentire, toccare, tutto quello che aveva provato, a causa
a mia, con me, per me.
Quelle parole mi toccarono il
profondo, mi smossero dentro, ma erano ennesime parole. Parole su parole che
lui continuava a dire, parole che diceva con tutta sincerità, ma erano solo
parole. Certo, mi chiedeva di restare, di restare, forse, per accompagnare
quelle parole ai fatti. Era già un bene che mi avesse chiesto di restare.
La Volvo si fermò
improvvisamente e non ebbi il tempo nemmeno di rispondergli che mi stava già
aprendo la portiera.
<< Edward io… >>
cominciai, ma non mi lasciò finire.
<< Non dirmi niente.
Prendi la tua decisione, io la accetterò >> mi sorrise e si piegò.
Mi aggrappai alle sue spalle
e allacciai le mie gambe al suo bacino.
Edward cominciò a correre, a
correre velocemente. Gli alberi mi sfioravano. Ogni immagine era sfumata e
irregolare dovuta alla troppa velocità a cui stavamo andando.
Il vento mi scompigliava i
capelli, cominciai ad avere freddo e mi strinsi istintivamente ad Edward.
Avevo il cuore a mille. Mi
era sempre piaciuto correre abbracciata ad Edward, raggiungere posti lontani in
così poco tempo. Era bellissimo. Un’emozione unica e pensare che stava facendo
tutto quello con Edward, mi faceva sentire ancora meglio.
Dopo pochissimi minuti ci
ritrovammo nella radura. Era come l’avevo sempre ricordata, non era cambiata di
una virgola. Edward mi lasciò andare e cominciai a guardarmi intorno.
Un leggero sole filtrava
dagli alberi. Mi guardai attorno meravigliata, non pensavo che qualcosa potesse
rimanere immutato in quel modo.
I ricordi della mia prima
visita riaffiorarono, la felicità di quel momento, il corpo di Edward
completamente luccicante.
Mi girai, ricordando che lui
fosse lì con me. Un raggio di sole illuminava il suo viso rendendolo come un
gigantesco diamante. Era stupendo, bellissimo, quello che vidi in quel momento
fu niente in confronto a quello che vidi quasi due anni prima.
Era ancora più perfetto, era
ancora più bello e spettacolare.
Presa da un’insana voglia di
toccarlo, mi avvicinai a lui e gli accarezzai una guancia, per poi toccare
delicatamente tutto il viso.
Lo vidi sorridere
leggermente.
Rimasi fulminata da quel
sorriso, così dolce e tenero che fui ancora più tentata di toccarlo, di
accarezzarlo. Presa da non so quale forza strana, continuai ad accarezzarlo
dolcemente, toccandogli naso, guancia, fronte, tempie, labbra, mento. Ogni
centimetro di pelle illuminato dal sole, veniva accarezzato da un mio dito.
<< Mi sei mancato
>> sussurrai di getto. Quella frase non l’avevo nemmeno pensata, l’avevo
subito detta.
Dovevo ricordarmi di
installare un qualche apparecchio che filtrasse i miei pensieri. Accidenti!
Non appena mi resi conto di
quello che avevo detto, ritrassi la mano e rimasi a guardarlo arrossendo.
L’avevo detto davvero? Avevo
osato dire una cosa del genere? Che magari Edward non avesse sentito? Ma che
assurdità andavo a pensare? Certo che Edward aveva sentito, come poteva non
averlo fatto?
Stupida. Stupida. Stupida.
<< Anche tu mi sei
mancata. Tanto >> sorrise dolcemente portando una mia ciocca di capelli
dietro l’orecchio.
Arrossii maggiormente e
abbassai lo sguardo imbarazzata.
<< Adesso è meglio che
vado. Ti lascio qua, tornerò appena avrò cacciato a sufficienza. Ovviamente ti
terrò d’occhio >> mi sorrise sghembo.
<< Va bene >>
dissi con ancora lo sguardo basso.
Quando rialzai lo sguardo,
lui non c’era più.
Improvvisamente un attacco di
panico mi fece accelerare il battito.
Avevo paura che se ne fosse
andato di nuovo, che mi avesse nuovamente lasciato da sola.
Bella, calmati. È andato solo qua vicino a caccia. Non
è andato via di nuovo, dopo torna. Torna.
Mi sentivo tanto una bambina
complessata. Lui sarebbe tornato, ne ero sicura.
Presi un profondo respiro e
cominciai a pensare a qualcosa di produttivo. Dovevo prendere una decisione,
una decisione importante e dovevo pensarci bene.
Mio papà. Cosa avrei dovuto
fare? Carlisle mi aveva assicurato che non sarebbero servite cure speciali, che
avrei potuto aiutarlo persino io. Mi fidavo di Carlisle e sapevo che mi avrebbe
detto solo qualcosa di assolutamente vero.
Non sapevo se mio padre
avesse soldi da parte, se avrebbe potuto pagare con i propri soldi una donna
che lo potesse aiutare, ma non mi sembrava il caso di fargli spendere soldi,
non soldi che aveva risparmiato negli anni, magari per un suo futuro progetto.
Non volevo che mettesse fondo ai suoi risparmi. Non era giusto.
Ma il “problema” di mio padre
era in qualche modo collegato ad altre due persone, anzi, altre tre: Edward,
Daniel e in qualche modo anch’io.
Tutto era strettamente
collegato, se avessi preso una decisione avrei dovuto dire addio
definitivamente ad una persona, se ne prendevo un’altra avrei dovuto dire addio
a qualcun altro.
Chi ero disposta a perdere?
Chi ero disposta ad allontanare dalla mia vita? O forse la domanda migliore che
mi sarei dovuta fare: a chi non tenevo abbastanza? Chi non volevo perdere?
Alla fine era quello il punto. C’era qualcuno che non volevo perdere? C’era
qualcuno a cui tenevo più che altro? Certo che c’era. C’erano più persone che
non volevo perdere, c’erano più persone che non avevo il coraggio di lasciare
nuovamente adesso che avevano cominciato a far di nuovo parte della mia vita e
sapevo quanto fossi mancata loro.
Non riuscivo a farlo, non
volevo farlo, soprattutto.
Poi tra queste persone ce
n’era una che non riuscivo a dimenticare, che probabilmente non sarei mai
riuscita a dimenticare, che avrei ricordato per sempre. Quello che avevo
provato con lei, non era niente a confronto con quello che avevo provato per
l’altro, niente, assolutamente niente.
Allora perché dovevo
rinunciare a lei? Perché?
Avrei sofferto io prima di tutti, avrei vissuto la mia vita con il pensiero di
cosa sarebbe successo se fossi rimasta.
No! Non dovevo permettere che
accadesse.
Dovevo almeno provare a
sistemare le cose, a migliorarle perché una parte di me, una piccola parte di
me diceva che c’era ancora una possibilità, che non tutto era perduto e che
sarebbe potuto tornare tutto come prima.
Per una volta nella vita
volevo seguire quella parte di me, volevo provarci, almeno provarci.
Si, ormai avevo deciso sarei…
<< Ciao Bella
>>
Eccomi! Mi raccomando, non
uccidetemi. Lo so, lo so, ho chiuso il capitolo in malo modo, ma dovevo farlo,
altrimenti vi sareste sorbite un capitolo di un sacco di pagine e non era
assolutamente mia intenzione.
Ho tagliato qua per lasciarvi
un po’ con il fiato sospeso. Chi sarà nella radura insieme a Bella? Booo.
Allora, vediamo cosa dire di
questo capitolo. È importante, abbastanza almeno, Bella deve prendere una
decisione importante. Alla fine ha preso una decisione, anche se non l’ho
specificato e non l’ho scritto chiaramente, ma spero si capisca. Massimo nei
prossimi capitoli sarà chiaro.
Edward propone a Bella di
andare alla radura, le dice che non si allontanerà e che la terrà d’occhio, ma
sarà sul serio così? Ecco, mi sono lasciata sfuggire già troppo, anche se non
ho detto praticamente niente. xD
Ricordate che Bella è una
calamita per i guai e anche leggermente sfigata, quindi provate ad immaginare
cosa succederà.
Vi anticipo già che nel
prossimo capitolo arriverà Jacob e avrà un po’ di cose da spiegare a Bella.
Ringrazio tutte le persone
che hanno aggiunto la storia alle seguite, preferite e ricordate e a quelle che
mi hanno aggiunto come autore preferito. Grazie davvero *_*
Alla prossima settimana ^_^
|
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Capitolo 16 *** Capitolo 16 ***
Capitolo 2
Bella POV
<>
Non servì che mi girassi per
riconoscere il possessore di quella voce.
Erano anni che non la sentivo
–anche se, quando l’avevo conosciuto aveva parlato ben poco-, ma la ricordavo
ancora benissimo.
Ricordavo ancora nitidamente il
volto di quei tre vampiri che avanzavano verso di noi mentre stavamo giocando a
baseball. Ricordavo benissimo quel biondo, con i capelli lunghi, quel biondo
che mi aveva fatto scappare, ma che alla fine, era riuscito lo stesso in
qualche modo a provare ad uccidermi. E non c’erano solo i ricordi a portarmelo
alla memoria, anche la mezza luna sul mio polso destro faceva la sua parte.
Ogni volta che lo guardavo, mi venivano in mente le immagini del suo viso,
quello che avevo provato, il dolore lancinante che avevo sentito quando lui mi
aveva morso e aveva cominciato a succhiare il mio sangue.
Ma non ricordavo solo lui,
ricordavo anche la sua ragazza, quella rossa che non aveva osato muovere un
dito, quella rossa apparentemente innocua, quella rossa a cui era stato ucciso
il ragazzo. Mi stupivo che non fosse ancora arrivata a reclamare vendetta.
Poteva essere lei, aveva un
motivo per essere lì, ma perché lui era lì? Perché era lì dietro di me? Cosa
voleva?
In quel momento il terrore puro si fece largo in me.
Non sapevo cosa pensare. Non
sapevo nemmeno perché fosse lì, perché fosse venuto a cercarmi proprio in quel
momento.
Speravo nell’arrivo di
Edward, speravo che avrebbe sentito i suoi pensieri.
Mi girai e lo trovai a
qualche metro di distanza.
<< Laurent >>
sussurrai.
<< Vedo che ti ricordi
ancora di me >> sorrise beffardo, mostrando una dentatura bianchissima
che veniva messa ancora più in risalto dalla sua pelle scura.
<< Cosa sei venuto a
fare? >> gli chiesi cercando di riprendere un leggero controllo di me
stessa.
<< Sono venuto a
mettere i conti in pari. A Victoria non è andato giù quello che i tuoi amici
hanno fatto a James. Ha pensato che uccidendo te avrebbe fatto provare al tuo
amico quello che ha provato lei. Una cosa equa, stile Occhio per occhio, dente per dente >> era calmo, tranquillo.
Troppo.
Era immobile, ancora a
qualche metro di distanza, ma in pochi secondi sarebbe potuto arrivare vicino a
me.
Edward, dove sei?
<< Ma i Cullen
saprebbero che è stata lei e la cercherebbe, anzi, i Cullen sono qua con me
>> cercai di essere sicura delle mie parole, ma nella mia voce traspariva
solo puro terrore.
<< Non mi sembra di
vederli >> sogghignò.
Si avvicinò velocemente a me.
<< Sai, Bella? Hai un
odore fantastico >> disse cominciando ad accarezzarmi la gola. <<
Non riesco a capire come tutti i tuoi amici facciano a resistere al desiderio
di saggiare questo nettare così profumato. Per me è impossibile, devo
assolutamente assaggiarlo, provarlo, altrimenti impazzisco. Il bruciore nella
gola è troppo forte. Devo assaggiarti >> per tutto il tempo non aveva
fatto altro che accarezzarmi ed annusarmi il collo.
Lo vidi avvicinarsi
pericolosamente e tirare fuori i canini.
Nella mia testa riecheggiava
un sonorissimo no, ma dalla mia gola
non uscì neanche un suono.
Vedevo già la mia vita
davanti, stavo già pensando a miei genitori, ad Edward, ai Cullen, a tutte le
persone a cui volevo bene, ai momenti felice passati con loro.
Sentivo i canini di Laurent
vicino alla mia giugulare.
Mi sentivo già morta, sentivo
di nuovo il dolore lancinante che avevo provato qualche anno prima, sentivo di
nuovo tutto.
Perché Edward non arrivava?
Perché non mi stava proteggendo come invece aveva detto che avrebbe fatto?
Dov’era?
Edward.
Pensavo che ormai fosse
giunta la mia ora, che ormai la mia vita fosse finita, ma vidi in lontananza
qualcosa che mi spaventò ancora più di quel vampiro che aveva intenzione di
uccidermi: sei cani enormi stavano correndo verso di noi, tutti di colori
diversi. Erano enormi, giganteschi, mi sarei sentita piccolissima vicino a
loro.
Ringhiarono, facendo
allontanare Laurent dalla mia gola che si girò per guardarli.
Mi sembrò di avere uno
spiraglio di possibilità di sopravvivere, ma chi erano quegli enormi animali? E
perché mi stavano salvando?
In una frazione di secondo
vidi un cane dare una zampata a Laurent che lo fece allontanare da me, ma cosa
che mi stupii alquanto, la zampata aveva colpito anche me. Non feci nemmeno in
tempo a rendermi conto di cosa fosse successo, sbattei la testa e dopo buio. Buio
totale.
<< È inutile che ti
lamenti, non è colpa mia se lei è in letto d’ospedale. Avresti dovuto stare con
lei e proteggerla invece di andare a succhiare sangue. >>
<< Io ero con lei, se
solo voi non foste intervenuti, sarei
arrivato a salvarla. >>
<< Certo, saresti
arrivato quando quel succhiasangue l’aveva ormai prosciugata del tutto, in quel
momento avrei voluto proprio sapere che cosa avresti fatto. Dovresti
ringraziarci, invece di continuare a rompere. >>
Sentii qualcuno sospirare.
<< Sono arrivato
qualche secondo dopo di lui >> un ringhio soffocato riecheggiò dentro la
stanza.
<< Edward >>
sussurrai aprendo gli occhi che richiusi immediatamente per la troppa luce.
<< Dimmi, amore. Come
stai? >> la voce vellutata di Edward mi arrivò all’orecchio.
Sentii qualcuno trattenere
una risata e vidi Edward girarsi di scatto infuriato.
<< Ok, la pianto. Lo
giuro >> spostai leggermente lo sguardo e potei vedere la figura di Jacob
ai piedi del mio letto.
<< Cos’è successo? Dove
sono? >> chiesi con la voce ancora roca.
<< Non ricordi proprio
niente? >> mi chiese dolcemente Edward che mi accarezzò una guancia.
Arrossii e scossi la testa,
ma questo semplice movimento mi procurò un certo dolore.
<< Fai piano, hai preso
una bella botta in testa >> mi disse dolcemente Jacob. << Allora,
vuoi spiegarle cos’è successo? >> disse rivolgendosi ad Edward.
Lo sentii ringhiare e
stringere automaticamente il lenzuolo.
Non ero ancora completamente
lucida, ma capivo che ad Edward non andava molto a genio Jacob.
<< Non ricordi proprio
niente? >> Edward si rivolse a me in tono gentile.
<< Ricordo solo che ero
nella radura, stavo pensando e poi improvvisamente qualcuno mi ha chiamato
>> feci una paura cercando di riportare alla memoria quello che era
successo. << Era…era… >> non ci potevo credere, non poteva essere
davvero lui << Laurent >> dissi con un filo di voce.
Presi un profondo respiro
quando i ricordi cominciare a riaffiorare: Laurente che mi guardava, che mi
spiegava che cosa fosse venuto a fare, le sue mani che accarezzavano la mia
gola, i suoi canini che stavano per affondare nel mio collo e poi, dei cani,
dei cani giganteschi che con una zampata avevano fatto volare Laurent a qualche
metro da me.
<< Dei cani giganteschi
mi hanno salvato >> dissi completamente scioccata guardando Edward.
Lo vidi digrignare i denti.
<< Ehi, piano con le
parole, potrei offendermi >> disse in tono ironico Jacob.
Mi girai a guardarlo.
<< Tu…tu…eri tu?
>> gli chiesi scioccata.
<< Sì, io e i miei
amici >> sorrise.
Lo guardai con gli occhi
sbarrati.
<< Cosa sei? >>
<< Ricordi quel giorno
che ti raccontai quella leggenda? >>
<< Quella dei
licantropi e dei freddi >> ricordavo perfettamente quella leggenda, era
grazie a quello che avevo capito cosa fosse Edward, che cominciai comunque a
farmi un’idea di cosa fosse.
<< Esatto, ecco, io
sono un licantropo. Acerrimo nemico dei freddi o succhiasangue, come li chiamo
io >> Edward cominciò a ringhiare.
<< Smettila di
chiamarmi in questo modo >> lo vidi scattare in avanti.
<< Edward >> gli
presi una mano e la strinsi alla mia, facendolo girare di scatto a guardarmi.
Si rilassò leggermente.
Lo guardai negli occhi e gli
sorrisi.
<< Fate i piccioncini
quando sono uscito dalla stanza, grazie >> rise.
<< Quindi tu sei un
licantropo >> tornai a guardarlo.
<< Precisamente.
>>
<< Come fai a
trasformarti? >> ero curiosa di sapere.
<< Ecco, quando mi
arrabbio qualcosa in me scatta e mi trasformo, a volte riesco a farlo anche
senza arrabbiarmi però >> sorrise.
<< E mi hai salvato
>> continuai.
<< Io e i miei amici
>> precisò.
Mi fermai a pensare un
attimo. Perché mi avevano salvato loro e non Edward? Aveva detto che mi avrebbe
protetto, che sarebbe stato nei paraggi per controllarmi, ma perché non era
arrivato quando Laurent era arrivato?
<< E tu quando sei
arrivato? >> gli chiesi guardandolo male.
<< Sono arrivato pochi
secondi dopo, quando tu ormai eri svenuta >> lo vidi fronteggiarmi senza
fatica.
<< E per te non è un
problema, vero? >> ero arrabbiata. Stranamente.
<< Forse è meglio se me
ne vado >> sentii dire da Jacob, ma non lo degnai neanche di un’occhiata.
Lo vidi allontanarsi dal
letto e passarsi una mano tra i capelli.
Sbuffò.
<< Certo che è un
problema. Cosa pensi che non mi stia maledicendo per non essere arrivato nel
momento giusto? Lo sto facendo, ma non posso tornare indietro >> sospirò.
<< Avevi detto che mi
avresti tenuto d’occhio. Avevi detto che saresti venuto in caso di un’eventuale
pericolo, ma dov’eri quando avevo bisogno di te? >> alzai leggermente la
voce.
<< Stavo cacciando,
Bella. Stavo addentando un alce quando ho visto Laurent avvicinarsi, avevo
ancora troppo i sensi acuiti per avvicinarmi a te, avrei rischiato di ucciderti
io stesso se fossi arrivato in quelle condizioni da te. Non ho potuto fare
altrimenti, non volevo ucciderti >> mi guardò negli occhi.
I suoi mi destabilizzarono
parecchio, ma non aveva ancora convinto del tutto.
<< Così hai rischiato
di farmi uccidere da un altro >> gli fece notare.
<< Ma non è successo,
per fortuna. >>
<< Certo, perché è
arrivato Jacob con i suoi amici a salvarmi, se loro non ci fossero stati io
avrei rischiato di morire.
Lo vidi scuotere la testa e
darmi le spalle.
<< Quello che conta è
che non ti sia successo niente, il resto non è importante >> mi dava
ancora le spalle.
<< Certo che è
importante, io volevo essere salvata da te, non da Jacob e i suoi amici. Volevo
essere salvata dall’uomo che dice di amarmi, non da qualcun altro >>
abbassai lo sguardo quando finii la frase.
Non lo sentii nemmeno
avvicinarsi che sentii le sue dita alzarmi il mento.
Mi trovai davanti i suoi
occhi dorati.
<< Lo so, Bella, ho
detto di amarti, ho detto che ti avrei protetto e oggi non l’ho fatto. È solo
colpa mia, capirai se non volessi nemmeno più vedermi. Io ti amo sul serio,
anche se non ho ancora avuto occasione di dimostrarlo. >>
Guardai i suoi occhi così
sinceri, così pieni d’amore che quando capii che i nostri visi si stessero
avvicinando, non avevo la forza di fermarmi e di darmi un contegno.
Avevo voglia di baciarlo,
avevo voglia di sentire quanto mi amasse.
Sentivo il suo alito fresco
sulle mie labbra, quando…
<< Bella, come stai?
>> un folletto aveva spinto in malo modo Edward ed era venuta ad
abbracciarmi cercando di non stritolarmi troppo.
Guardai Edward che era
rimasto sconcertato dall’arrivo della sorella, mi sembrava che non se ne fosse
nemmeno reso conto.
<< Sto bene, grazie
>> misi insieme le prime tre parole che mi erano venute in mente.
Lo stavo davvero facendo?
Stavo per baciare Edward? Sì, lo stavo per fare e sinceramente stavo odiando
quel folletto così simpatico che ci aveva interrotti.
Mi liberò dal suo abbraccio e
la vidi sorridermi.
Gliene avrei dette quattro
quando saremmo state da sole, lo avrei fatto sul serio.
<< Edward, papà prima
ti cercava, voleva parlarti >> si girò verso di lui e gli sorrise.
Lo vidi scrutarla e poi se ne
andò senza dire niente.
Rimase in silenzio per un po’
di minuti.
<< Ok, adesso puoi
parlare liberamente, lui non ci sentirà >> mi sorrise.
<< Di cosa dovremmo
parlare? >> le chiesi alzando un sopracciglio.
<< Dai, lo sai, vuoi
dirmene quattro per poco fa, no? >> ah certo, dimenticavo che Alice
sapeva guardare nel futuro, avrà avuto sicuramente una delle sue visioni.
<< Non potevi arrivare
qualche secondo dopo? >> la guardai male.
<< No, non potevo.
Bella, tu sei ancora insieme ad un altro, non voglio che mio fratello sia il
tuo amante, voglio che sia l’unico e il solo, finché starai con il coso niente baci con mio fratello, ok?
Lo so che è difficile, ma devi farcela >> la vidi sorridere.
A proposito di Daniel, ero
andata nella radura per prendere una decisione e l’avevo presa, la decisione
forse più ovvia: restare a Forks con mio padre, con Edward, con i Cullen, con
le persone che mi volevano bene.
Sì, era quella la mia
decisione e ormai niente e nessuno mi avrebbero fatto cambiare idea, neanche
Daniel e le sue proteste.
<< Alice, dovrei
chiederti un favore >> le dissi in tono serio.
<< Vuoi chiedermi di
accompagnarti a scuola per parlare con il preside per il tuo trasferimento, se
è possibile e cosa potrai fare >> seppi solo annuire.
<< Odio il fatto che tu
sappia vedere il futuro, non riesco mai a dirti niente >> misi il broncio
come una bambina.
<< Sono felice che hai
deciso di restare, mi sei mancata davvero tanto in questo lungo tempo di
separazione >> la vidi avvicinarsi e abbracciarmi.
<< Mi sei mancata anche
tu, non sai nemmeno quanto >> la abbracciai a me chiudendo gli occhi.
Rimanemmo in silenzio,
continuando ad abbracciarmi.
<< Lui lo sa? >>
mi chiese improvvisamente.
<< No, devo ancora
dirglielo. >>
<< Dirmi cosa? >>
la voce di Edward mi fece aprire gli occhi.
<< Non stavamo parlando
di te. Come sei egocentrico >> disse Alice guardando male il fratello e
mettendo le mani sui fianchi. << Comunque, Bella, passo domani e andiamo
a risolvere quella questione >> mi sorrise.
<< Va bene, a domani
>> le sorrisi.
<< A dopo fratellino.
>>
La vidi uscire e il silenzio
si diffuse in tutta la stanza.
Dal nulla mi venne in mente
di mio papà. Oddio, avevo pensato così tanto a me stessa che non avevo pensato
a lui.
<< Come sta mio papà?
>> gli chiesi guardandolo.
<< Meglio, adesso sta
dormendo. Domani sera lo dimetteranno >> mi sorrise dolcemente.
<< Io quando potrò
uscire da questa stanza? >>
<< Sicuramente domani
mattina, Carlisle vuole tenerti in ospedale per la notte, anche se sa che
saresti rimasta comunque, ma vuole che tu stia in un letto e ti riposi, domani
mattina potrai andare tranquillamente con Alice se è questo quello che ti
preoccupa >> lo vidi incupirsi leggermente.
Come mai si comportava in
questo modo? Cosa lo turbava?
<< Voglio risolvere
tutto al più presto. Ecco, io… Edward… >> abbassai lo sguardo imbarazzata
<< Ho deciso di restare per mio papà e per… >> perché era così
difficile dire che ero rimasta anche per lui? << per voi. >>
Voi. Voi.
Perché avevo detto voi e non tu? Stupida.
Alzai leggermente lo sguardo
solo per vedere il suo viso illuminarsi e un sorriso spuntargli su quelle
bellissime labbra.
<< Quindi, rimani
>> ripetè lui.
<< Sì, rimango >>
abbassai nuovamente lo sguardo, ma dovetti rialzarli quando mi sentii mancare
da sotto il corpo la consistenza morbida del letto.
Spalancai gli occhi stupita
quando compresi che Edward mi avesse presa in braccio e che avesse cominciato a
farmi girare.
Puntai lo sguardo nel suo
dorato e mi ci persi. Non vedevo più niente, non vedevo i muri della stanza che
giravano formando un unico colore, non vedevo quanto stessimo girando veloce,
non lo sentivo nemmeno. L’unica cosa che vedevo, che sentivo, era lo sguardo di
Edward, quello sguardo che amavo, che mi stava guardando con tanto amore e
felicità immensa.
Non sapevo più dov’ero,
potevo essere anche all’inferno che sinceramente non mi interessava, potevo
essere nel posto peggiore sulla faccia della terra, ma non ci avrei fatto caso,
l’unica cosa di cui mi importava era di Edward e di quanto in quel momento mi
stesse facendo sentire amata nonostante non stesse facendo niente di strano.
In quel momento, mi resi
conto che era proprio vero, sono i piccoli gesti che ti fanno capire tutto, non
servono grandi dimostrazioni, ma solo qualcosa che sia fatta realmente con il
cuore.
Cercai di parlare per un paio
di volte, ma ogni volta chiusi la bocca.
Non ce la facevo, l’emozione
era troppa.
<< Edward… potresti…
>> non avevo il coraggio di finire la frase, non volevo chiedergli se potesse
mettermi giù, non volevo che pensasse che mi dava fastidio quel gesto, non
volevo che fraintendesse. Sarei rimasta per ore con lui, abbracciata da lui in
quel modo, ma mi girava la testa. Potevo anche non rendermi conto che stessimo
girando, ma il mio corpo lo sentiva, lo avvertiva e il senso di nausea aveva
cominciato a farsi sentire.
Si fermò di colpo,
sorridendomi.
<< Scusa, mi sono
dimenticato che avresti potuto sentirti male >> mi appoggiò delicatamente
sul letto.
<< No-non ti
preoccupare, fa niente >> abbassai lo sguardo imbarazzata ed arrossii.
<< Ora riposa. Ci
vediamo domani >> si avvicinò e mi lasciò un bacio sulla fronte.
Inspirai profondamente il suo
profumo e chiusi gli occhi, assaporandolo meglio.
<< A domani >>
sussurrai quando lo vidi arrivare alla porta.
Si girò, mi sorrise e se ne
andò.
A domani amore mio.
Buonasera! Eccomi qua con un
nuovo capitolo. Ovviamente chi poteva essere se non Laurent? Tornando a Forks,
tornando anche i vecchi guai, non dimenticalo.
Eh sì, Edward non era
presente quando Laurent era nei paraggi e stava per uccidere Bella, per fortuna
c’era Jacob. Dico subito che non sarà una minaccia, non si metterà in mezzo
alla coppia Bella-Edward, non sono così stronza da mettere ancora i bastoni tra
le ruote a questi due, non lo farei mai. C’è già Daniel, basta e avanza quello,
non voglio peggiorare la situazione e annoiarvi.
Molte rimarranno deluse dal
fatto che non sia stato Edward a salvarla, ma vi assicuro che lui ha dato una
mano ai licantropi. Jacob doveva entrare in gioco in qualche modo e questo mi è
sembrato il momento migliore. =)
Odiate Alice, vero? Eh lo so,
ma è arrivata nel momento giusto. Ha spiegato il motivo anche a Bella e spero
che voi capirete.
Bella ha deciso
definitivamente di restare *_* e ovviamente Edward è felice *_*
Ringrazio tutte le persone
che hanno aggiunto la storia alle seguite, preferite e ricordate. Siete davvero
in tantissime, grazie *_* E anche alle persone che mi hanno aggiunto come
autore preferito, grazie di cuore *_*
Vi ricordo che potete aggiungermi su Facebook o su Twitter. Sarei davvero
felice di conoscervi e avervi tra gli amici =)
Alla prossima ^_^
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Capitolo 17 *** Capitolo 17 ***
Capitolo 2
Buon pomeriggio!
Eccomi qua con un nuovo capitolo.
È un capitolo abbastanza lungo, ma prendetelo come un
regalo per voi per farmi perdonare per l’enorme ritardo.
Ci vediamo in fondo con le note finali di scuse e
spiegazioni.
Buona lettura ^_^
Capitolo 17
Bella POV
Non potevo dire di aver
dormito bene quella notte. Ero agitata, mi ero girata e rigirata nel letto come
una forsennata.
Quando i primi raggi di sole
cominciarono a filtrane dalle tapparelle, avevo già un occhio aperto.
La stanchezza si faceva sentire,
non osavo nemmeno immaginare che faccia avessi.
Il mio unico desiderio
sarebbe stato quello di uscire dall’ospedale e dirigermi a casa per sdraiarmi
sul letto e fare una sana dormita, ma c’era qualcosa di più importante da fare
quel giorno: dovevo cominciare a risistemare la mia vita, mettere a posto le
carte per tornare a scuola, organizzarmi per tornare a Phoenix prendere le
stretto necessario, avvisare mia mamma e a compere un compito molto arduo,
lasciare Daniel, definitivamente. Sarebbe stato difficile, ma avrei dovuto
farlo. Dovevo mettere fine a quella presa in giro, sia per me, ma soprattutto
per lui, era lui quello che veniva preso in giro maggiormente, non avrei
voluto, ma lo stavo facendo ed era giusto che lui potesse continuare la sua vita
senza di me. Aveva tutto il diritto di andare avanti.
Mi alzai dal letto, andando
in bagno a vedere come fossi conciata.
Non ero di certo un bello
spettacolo: occhiaie enormi, pelle bianca più del solito, capelli sparati. No,
non ero decisamente un bello spettacolo.
Mi sciacquai la faccia e in
qualche modo provai a sistemarmi i capelli.
Avevo decisamente bisogno di
tornare a casa, farmi una doccia e darmi una sistemata.
Quando uscii dal bagno mi
trovai davanti Edward con in mano un bicchiere di cartone di caffè.
<< Pensavo che ne
avresti avuto bisogno >> sorrise sghembo, allungandomi la mano in cui
c’era il caffè.
<< Grazie >> mi
avvicinai e ne bevvi subito un sorso.
Non dico che mi sentii
rinata, ma mi sentii leggermente meglio.
Mi rimisi nel letto continuando
a sorseggiare il mio caffè.
<< Stanotte eri molto
agitata >> disse Edward continuando a guardarmi quasi in fare
preoccupato.
<< Sei rimasto qua?
>> gli chiesi sorpresa.
<< Come sempre >>
mi sorrise dolcemente.
Il mio cuore non seppe
resistere a questa rivelazione. Cominciò a battere all’impazzata, facendomi
arrossire.
Edward aveva l’abitudine di
passare la notte con me quando stavamo insieme, ma non pensavo l’avrebbe fatto
anche in quel momento. Saperlo mi aveva stupito. Forse troppo.
Sentire il mio cuore battere
all’impazzata, avere le guancie più rosse del solito, mi aveva imbarazzato
ulteriormente e sapere che Edward poteva sentire tutti quei cambiamenti in me
non migliorava certo la situazione.
<< Appena arrivata
Carlisle, ti riporto a casa. Alice, verrà a prenderti lì più tardi >> mi
informò.
Annuii, concentrando tutte le
mie attenzioni sul bicchiere di caffè.
Cercai di darmi una calmata,
di contenermi, non potevo reagire così ogni volta che lui mi parlava insieme o
che mi faceva una rilevazione totalmente inaspettata.
Rimanemmo in silenzio, ognuno
concentrato nei propri pensieri, o meglio, io ero concentrata sui miei pensieri
per quanto lo sguardo di Edward perennemente su di me, non aiutava di certo la
concentrazione.
<< Buongiorno, Bella
>> esordì Carlisle quando varcò la soglia.
<< Buongiorno >>
sorrisi leggermente rilassata. La presenza di Carlisle smorzava leggermente la
tensione.
<< Allora, ti farò
qualche semplice controllo per vedere se va tutto a posto, ma non penso ci
siano problemi >> mi sorrise dolcemente.
Carlisle era sempre stato
calmo, paziente e gentile. Una persona davvero favolosa e pensavo non sarebbe
cambiato mai.
Mi fece seguire con uno
sguardo la luce, mi controllò la pressione e mi fece fare altri piccoli controlli.
<< è tutto a posto.
Puoi andare tranquillamente a casa, non sforzarti troppo, ma è solo una
precauzione, non voglio succeda qualcos’altro. >>
<< Grazie, starò
tranquilla, lo giuro >> gli sorrisi.
<< Ci vediamo, Bella.
Edward, ci vediamo a casa più tardi >> Edward annuì, per poi posare
subito lo sguardo su di me.
<< Vestiti che poi ti
porto a casa >> uscì dalla stanza senza nemmeno darmi il tempo di
rispondere.
Mi avvicinai all’armadietto
della stanza e tirai fuori i miei vestiti che erano piegati perfettamente.
Mi vestii velocemente ed
uscii dalla stanza, trovando Edward appoggiato al muro che mi aspettava.
<< Possiamo andare
>> dissi sorridendo.
Passammo davanti alla stanza
di mio papà e mi fermai.
<< Dici che è sveglio?
>> gli chiesi improvvisamente.
<< Sì, è sveglio,
entra. Sono sicuro che dovrai informarlo della notizia. Ti aspetto qua.
>>
Giusto. Mio papà non sapeva
ancora che avevo deciso di rimanere, di rimanere a Forks per stare con lui, per
aiutarlo, ma soprattutto per riprendere in mano la mia vita e per tornare nel
posto a cui appartenevo.
<< Buongiorno, papà.
Come stai? >> mi avvicinai verso il letto.
<< Bella! Carlisle, mi
ha detto che hai sbattuto la testa e che sei svenuta. Ma come hai fatto?
>> mi chiese preoccupato.
E ora che gli dicevo? Ero
famosa per la mia sbadataggine e per il mio poco equilibrio, non ci voleva
molto a inventare una scusa che sembrasse quanto meno plausibile, si stava pur
sempre parlando di me, no?
<< Sono scivolata. Sai
che il mio equilibrio è alquanto precario. Sono cose che capitano, ma ora sto
meglio >> gli sorrisi cercando di rassicurarlo.
<< Se lo dici tu. Stai
tornando a casa? >> mi chiese curioso.
<< Sì, sto andando a
casa a farmi una doccia e a sistemarmi. Papà, devo dirti una cosa >>
presi un profondo respiro.
<< Oddio, sei incinta.
>>
<< No! Ma cosa stai
dicendo? Non è una brutta cosa, papà, almeno, spero che per te non sia una
brutta cosa >> sorrisi leggermente in imbarazzo.
<< Ah, ok. Ero già
pronto ad andare ad uccidere qualcuno, non intendo Edward, sia chiaro, ma il
responsabile avrebbe pagato con la vita >> disse minaccioso.
<< Tranquillo, nessuno
pagherà con la sua vita >> sorrisi divertita. << Ho deciso di
restare, definitivamente stavolta. Tu hai bisogno di aiuto e… ecco… >>
<< Scommetto che io non
sono l’unico motivo per cui tu vuoi restare. >>
Abbassai lo sguardo in
imbarazzo.
<< No. >>
<< Lo immaginavo
>> si mise a ridere.
<< Oggi vado a scuola e
vedo se riesco a parlare con il preside o il vice, non voglio perdere un anno,
ormai siamo quasi alla fine >> esordì dopo qualche minuto di silenzio.
<< Mi sembra giusto.
Bella, sei sicura di voler tornare a Forks? Non dico che non ti voglio, sia
chiaro, ma, sei davvero sicura? >>
<< Non sono mai stata
più sicura di qualcosa, papà >> lo guardai negli occhi.
<< Va bene,
l’importante è che tu sia sicura, mi fa piacere averti in giro per casa
>> mi sorrise.
<< Adesso vado, vengo
più tardi. Oggi non dovrebbero anche farti uscire? >>
<< In teoria sì
>> sorrise felice.
Potevo solo immaginare quanto
volesse tornare a casa.
<< Ci vediamo più tardi
allora >> gli lasciai un bacio sulla guancia, stupendo anche me stessa e
me ne andai.
<< A dopo. >>
Mi chiusi la porta alle
spalle e sorrisi ad Edward che mi aspettava fuori.
<< Sapevo che l’avrebbe
presa bene >> mi disse sorridendo.
<< Adesso vedi anche tu
nel futuro? >> gli chiesi facendolo ridere.
Era da un sacco che non lo
sentivo ridere in quel modo.
La sua risata cristallina mi
aveva riempito la testa. Mi era entrata per non uscirne mai. Era qualcosa di
estremamente puro, di estremamente bello che non riuscivo a capire come avessi
fatto fino a quel momento senza sentirla.
Mi era mancata, dannatamente
mancata, anzi, penso di non averlo nemmeno mai sentito ridere in quel modo.
<< No, so solo leggere
nel pensiero, anche se con te non funziona, quindi mi tocca tirare ad
indovinare >> continuò a ridere.
Risi anch’io.
Effettivamente con me era
come se il suo potere fosse bloccato, non era ancora riuscito a capire come mai
con me il suo potere non funzionasse.
L’avremmo mai scoperto?
Probabilmente sarebbe rimasto un mistero per sempre.
Arrivammo alla sua macchina e
fui felice di ritrovare e di rivedere la sua Volvo metallizzata. L’avevo sempre
amata e poi era sua, come si poteva non amarla?
Come suo solito, mi aprì la
portiera e mi fece salire. A passo umano raggiunse il suo sportello, salì, mise
in moto e partì verso casa mia.
<< Sei sicura che non
ti serva una mano a scuola? Potrei sempre sfoderare il mio fascino con la
signora Cope, penso che non opporrebbe resistenza se gli chiedessi qualcosa
>> sfoderò il suo sorriso sghembo.
<< Vorrei evitare di
dover chiamare l’ospedale per un suo infarto. No, grazie, penso che io ed Alice
ce la caveremo benissimo anche senza di te. >>
<< Non è che sei un po’
gelosa? >> mi chiese ghignando.
Mi girai a guardarlo
indignata << E di cosa? >>
<< Del fatto che la
Signora Cope faccia pensieri impuri su di me >> ghignò.
<< Ma chi lo sapeva!
Oddio, davvero la Signora Cope fa pensieri impuri su di te? >> lo guardai
scioccata.
<< Qualcuno. A volte.
Non sempre >> stava morendo dalle risate.
<< Ma potrebbe essere
tua mamma >> gli feci notare, poi mi corressi. << Potresti essere
suo nonno! >> urlai indignata.
<< Ehi, non sono così
vecchio, massimo potrei essere suo padre, ma suo nonno di certo no >>
disse offeso.
<< Ma come sei
permaloso >> gli dissi tra le risa.
Rimase imbronciato.
La macchina si fermò davanti
al vialetto di casa mia, prima di quanto me lo immaginassi. Perché Edward
doveva avere il vizio di schiacciare così tanto il piede sull’acceleratore?
Perché aveva il vizio di correre? Avevamo passato troppo poco tempo insieme,
avevamo parlato e scherzato troppo poco.
Ok, dovevo dare una calmata
al mio cervello, stava lavorando troppo.
<< Ci vediamo più
tardi, ok? >> mi chiese guardandomi con il suo sorriso sghembo.
Annuii << A dopo.
>>
Scesi dalla macchina
lentamente, sperando che mi fermasse, sperando che facesse qualcosa, ma volevo
anche che mi lasciasse andare. Se solo mi avesse fermato, se solo mi avesse
fatto rimanere in quella macchina penso che non mi sarei trattenuta, gli sarei
saltata al collo e lo avrei baciato, lì, in quella macchina, dopo un anno e
mezzo di lontananza, avrei appiccicata le labbra sulle sue, avrei cercato un
contatto più profondo, sarei andata contro qualsiasi cosa in cui credevo, avrei
tradito Daniel e non volevo tradirlo, non volevo peggiorare maggiormente la
situazione. Era pur vero che in teoria Daniel lo stavo già tradendo, l’avevo
sempre tradito, con il pensiero, ovvio, ma l’avevo pur sempre fatto.
Ringraziai mentalmente Edward
per non avermi fermato, lo ringraziai nonostante sapessi che non mi potesse
sentire.
Entrai in casa e mi fiondai
in bagno ad aprire l’acqua della doccia per farla scaldare.
Mi spogliai lentamente,
lasciando che i pensieri mi scorressero sulla pelle come quella stoffa che mi
scivolava sul corpo.
Volevo farmi una doccia
rigenerante, volevo che il cervello si scollegasse e viaggiasse libero in
un’altra dimensione, in un mondo parallelo, in un mondo diverso, in un mondo
senza pensieri.
Entrai nel box doccia e mi
lasciai scaldare da quel getto caldo.
I miei pensieri? Non
esistevano. Le mie preoccupazioni? Erano lontane. Daniel? Praticamente non
esisteva. Edward? Sembrerà strano dirlo, ma anche lui in quel momento non
esisteva.
Il mio cervello era
completamente in stand by, l’unica cosa su cui sapeva concentrarsi era lo
scorrere dell’acqua caldo sul mio corpo, del profumo dello shampoo, della
consistenza del mio corpo, della morbidezza dei miei capelli. Sentivo ogni
fibra del mio corpo rilassarsi, sentii la stanchezza, le preoccupazioni di quei
giorni scivolarmi addosso, lasciare il mio corpo, lasciare i miei nervi che
stavano cominciando a rilassarsi.
Rimasi a lungo sotto quel
getto caldo, lasciando il cervello completamente scollegato, lasciando che
l’unico rumore udibile potesse essere il suono dell’acqua e non dei miei
pensieri.
Uscii dalla doccia,
avvolgendomi nel mio accappatoio morbido.
Tornai in camera mia e mi
sdraiai sul letto.
Lentamente i pensieri
ricominciarono a scorrere. Uno dopo l’altro cominciarono a riaffiorare. A molti
avevo già trovato una soluzione, ma ad altri, dovevo ancora pensarci.
Uno dei problemi che dovevo
affrontare era Daniel. Avevo deciso di restare a Forks, avevo deciso di ridare
una possibilità ad Edward, anche se lui non lo sapeva ancora. Avevo deciso di
lasciare Phoenix, probabilmente per l’eternità e questo comportava il fatto che
avrei dovuto lasciare Daniel, dirgli la verità, dirgli che amavo un altro,che
non avevo mai smesso di amarlo. Sapevo che dovevo farlo il più presto
possibile, sapevo che non dovevo perdere tempo, non volevo perdere tempo. Avevo
voglia di poter fare tutto quello che volevo con Edward senza avere il costante
pensiero che stessi tradendo Daniel.
Non l’amavo, questo è vero,
ma gli volevo un bene dell’anima, gli volevo bene come ad un fratello e non
volevo prenderlo ulteriormente in giro, l’avevo fatto fin troppo. Era giusto
che sapesse la verità, era giusto che lo lasciassi e gli dessi la possibilità
di continuare la propria vita, di cercare una nuova ragazza che lo amasse
davvero, che amasse solo lui, che lo amasse come io amavo Edward. Ne aveva
tutto il diritto e io non ero nessuno per impedirglielo.
Avrei preso un aereo il
giorno successivo, avrei controllato i voli e sarei partita immediatamente,
quella farsa non doveva durare un giorno di più, era già durata fin troppo.
Presi in mano il telefono.
Dovevo chiamare mia mamma, dovevo avvisarla della mia decisione, del mio
imminente ritorno e della mia partenza, probabilmente definitiva.
Uno, due, tre squilli…
<< Bella, come stai? Tutto bene? >> la voce squillante e allegra di mia mamma mi giunse
all’orecchio quasi come un colpo allo stomaco.
Mi sarebbe mancata quella
pazza, mi sarebbe mancata quella donna completamente fuori di testa. Mi sarebbe
mancata, davvero, ma ormai la mia decisione l’avevo presa.
Cercai di ricacciare indietro
le lacrime e deglutii il nodo che avevo in gola.
<< Tutto bene, mamma.
Tu? Tutto bene? >> la mia voce mi arrivò all’orecchio parecchio incrinata,
ma mia madre sembrò non notare la differenza.
<< Tutto bene. Come sta Charlie? Quando torni a
casa? >> Eccola la domanda che
non avrei mai voluto sentire. Ecco la domanda la cui risposta avrebbe
probabilmente spento l’umore a mia mamma.
<< Charlie sta bene.
Oggi tornerà a casa >> rimasi un attimo in silenzio e presi un profondo
respiro.
<< C’è qualcosa che non va, Bella? >> mi chiese preoccupata.
<< Ecco… Domani tornerò
a casa, ma rimarrò pochi giorni. Ho deciso di tornare a Forks, di tornare a
vivere qua insieme al papà >> il mio era un flebile sussurro, lo sapevo e
speravo che mia mamma aveva sentito, non avrei avuto la forza di ripeterlo di
nuovo.
Sapevo che probabilmente le
avrei dato un dispiacere, sapevo che probabilmente ci sarebbe rimasta male, ma
era quello che avevo scelto, era quella la mia decisione.
<< C’entra per caso Edward? >> mi chiese ghignado lei.
Rimasi perplessa. <<
Non ci sei rimasta male? >>
<< Bella, sei grande. Anche un anno e mezzo fa
hai deciso di partire e di trasferirti a Forks. Non fraintendermi, ti voglio
bene, averti qua con me è qualcosa di assolutamente fantastico, ma sei grande,
puoi prendere le tue decisioni e io non posso fare altro che accettarle. Non
dico che non mi dispiaccia, ma potrai pur sempre venire a trovarmi ogni tanto,
no? Poi, Bella, so che vuoi tornare a vivere lì anche per Edward, so quanto tu
lo ami e non abbia mai smesso di farlo, quindi, non sarò di certo io a fermarti
>> potei sentire nitidamente il
sorriso sulle sua labbra.
<< Grazie, mamma. Grazie
per aver compreso e comunque non torno solo per Edward, tornò per Charlie, ha
bisogno di qualcuno che gli dia una mano, non voglio abbandonarlo in questo
momento. >>
<< Comprendo, Bella. Non ti preoccupare. Quando
potrò riabbracciare la mia bambina per l’ultima volta? >> chiese ridendo.
A quel punto le lacrime fino
a quel momento trattenute, scivolarono lentamente sulle mie guancie.
<< Domani. Vedo se
domani ci sono dei voli e vengo, ok? >> tirai su con il naso.
<< Va bene, fammi sapere che vengo a prenderti
all’aeroporto. E Bella? >>
<< Cosa? >>
<< Non piangere, per favore >>
<< Mh-mh >>
<< Ci sentiamo più tardi. >>
<< A dopo >>
chiusi il telefono e mi asciugai le lacrime che avevano continuato a scivolare
sulle mie guancie.
Mi alzai e andai a rovinare
nella valigia che avevo portato da Phoenix, presi dei vestiti a caso e della
biancheria e mi vestii.
Poco dopo, sentii il
campanello di casa suonare e mi fiondai giù per le scale.
Quando aprii mi trovai
davanti un’Alice sorridente e vestita come al solito in modo impeccabile, il
sorriso smagliante che le rendeva il viso ancora più bello e luminoso.
Mi guardò in viso, ma quando
scese e vide i miei vestiti, la vidi fare una smorfia.
<< Bella, come ti sei
vestita? Dobbiamo andare ad incontrare il Preside, mica a parlare con la nonna
dei lavoretti di casa che devi fare in giardino. Per la miseria! La prima cosa
che faremo quando tornerai a Forks, sarà andare a fare shopping, devi rifarlo
questo guardaroba, è orrendo >> mi disse quasi indignata.
<< Non è poi così male
>> mi difesi.
<< Non è male? Bella,
va bene che i jeans non passano mai di moda, ma insomma, potresti renderli
carini con un top, con una magliettina un po’ scollata e qualcosa di un po’ più
carino invece di una semplice maglietta e una giacca di… di che tessuto è? Oh
per l’amor del cielo. Qua ci vuole dello shopping. Sì, appena tornerai lo
shopping non te lo toglie nessuno. >>
Sbuffai e uscii di casa.
Non volevo fare shopping, non
volevo sottopormi ad un immenso shopping con Alice. Non osavo immaginare quanto
mi avrebbe fatto diventare pazza.
Mi incamminai lungo il
vialetto, quando alzai lo sguardo, vidi una Porsche Gialla.
La guardai scioccata.
<< Me l’ha regalata
Edward, è sempre stato il mio sogno. Dopo tanto, me ne ha regalata una >>
mi spiegò raggiante.
<< Wow >> quella
fu l’unica cosa sensata che il mio cervello era riuscito a mettere insieme.
Mi avvicinai alla macchina e
salii al posto del passeggero.
<< Allora, quando
abbiamo sbrigato questa piccola faccenda, vieni da noi che guardiamo per il
volo? >>
Sapevo che ormai non mi sarei
dovuta stupire del fatto che Alice sapesse tutto, ma era più forte di me non
rimanere scioccata ogni volta.
<< Va bene >>
seppi solo dire.
<< Non preoccuparti per
Daniel, non preoccuparti, andrà tutto bene. È la cosa giusta, sai anche tu che
è la cosa giusto. Probabilmente lui la prenderà male, si sentirà ferito,
probabilmente usato, ma Bella, devi pensare alla tua felicità, devi pensare a
quello che vuoi tu e non preoccuparti di non far soffrire gli altri. Per una
volta metti davanti i tuoi desideri e metti da parte quelli degli altri
>> sorrise dolcemente.
Alice aveva ragione. Avevo
sempre pensato che i desideri e i bisogni degli altri fossero più importanti
dei miei, tendevo ad annullarmi, ad accontentare gli altri, ma per una volta
avrei dovuto fare solo quello che volevo, per me stessa, per me e per nessun
altro.
Daniel avrebbe sofferto, sapevo che lo avrebbe fatto, non potevo pensare che
non ci sarebbe rimasto male, non potevo pensare che probabilmente sarebbe
rimasto anche deluso dal mio comportamento. Sapevo tutto questo, ma per una
volta volevo la mia felicità, per una volta non volevo vedere soffrire me
stessa.
Quando mi riscossi dai miei
pensieri, eravamo già davanti alla scuola. La cosa che mi piaceva di Alice era
che sapeva lasciarmi i miei spazi, sapeva quando avevo bisogno di pensare,
quando avevo bisogno di una parola di conforto e quando avevo bisogno di essere
ascoltata. Sapeva sempre tutto ed era anche per quello che la adoravo.
Pensando ad Alice pensai
subito ad Helena. La mia dolce e amata Helena. Anche lei era così: sapeva darmi
i miei spazi, sapeva quando insistere, quando spronarmi, a volte faceva tutto
il contrario di quello di cui avevo bisogno facendomi riprendere, facendomi ragionare.
Era la mia più vecchia amica, la mia migliore amica da una vita. Non avrei
voluto lasciarla, se fosse stato possibile l’avrei portata con me e l’avrei
fatta vivere da Charlie. Avrei fatto qualsiasi cosa pur di non lasciarla, ma
dovevo farlo, dovevo farlo per me. Ci saremmo risentite, avremmo potuto fare
qualche videochiamata, vederci in webcam. La nostra amicizia non sarebbe finita
nonostante i chilometri di distanza che ci separavano.
Scesi dalla macchina e
guardai quel cortile deserto segno che le lezioni fossero in corso, quel
cortile che avevo visto per molto tempo.
In un certo senso avevo
voglia di rivedere tutti, di rivedere Angela, Mike, Eric, Jessica, Lauren, ma
non avrei voluto di nuovo essere la nuova arrivata, la ragazza invidiata perché
stava con i Cullen, sapevo che sarebbe stato così.
<< Allora, pronta?
Dovremmo implorare parecchio la Signora Cope. Non penso ci lascerà parlare con
il preside così facilmente. >>
Scoppiai a ridere. <<
Forse era meglio che Edward venisse davvero. >>
<< Sarebbe stato
divertente, ma non penso sarebbe stato il caso. Vorrei lasciare Edward tutto
intero per adesso, serve a qualcun altro >> la vidi guardarmi con fare
malizioso.
<< Serve a me? >>
la guardai arrossendo.
<< E a chi altrimenti?
Insomma, Bella, tutta la famiglia appena ha saputo che saresti rimasta ha
immaginato quello che succederà. Tutti lo speriamo. Vogliamo bene sia a te sia
ad Edward. Sappiamo cos’ha passato nel periodo in cui non c’eri e io posso solo
immaginare quello che hai passato in questo anno e mezzo, vogliamo la vostra
felicità. Lo sai tu, lo sa lui, che l’unico modo per essere felice è di stare
insieme. >>
<< Sai che non è così
facile >> abbassai lo sguardo imbarazzata.
<< Sì, lo so, ma già il
fatto che tu abbia deciso di tornare, è segno che vuoi riprovarci, che almeno
una minima speranza gliela vuoi dare ancora. Certo, so che lo stai facendo
anche per Charlie, ma non è l’unico motivo. >>
<< Non è meglio se
andiamo? Non vorrei incontrare gli altri oggi >> cercai di cambiare discorso
altamente in imbarazzo.
Sentii Alice ridere.
<< Sì, andiamo >>
continuò a ridere mentre ci dirigemmo verso la segreteria.
Camminando per la scuola i
ricordi non fecero altro che riaffiorare, non potevo trattenerli, sinceramente
non ci provai nemmeno. Tutti i singoli momenti che avevo passato in quei posti,
in quelle aule, in quella segreteria.
Come potevo dimenticare quel
giorno in cui Edward mi aveva guardato con quello sguardo scuro? Con quello
sguardo che solo successivamente avrei scoperto che era dovuto dalla sua sete,
dalla sua voglia del mio sangue? Come potevo dimenticare la velocità con cui
lasciò la stanza? Come potrò dimenticare le sensazione che provavo solo in sua
presenza? Non avrei mai potuto farlo.
La signora Cope alzò il viso
appena sentii la porta chiudersi.
<< Alice, cara, c’è
qualche problema? >> le chiese sorridente.
<< No, io non ho nessun
problema. Sono solo venuta ad accompagnare Bella, se la ricorda? >>
<< Ah, sì, Bella. La
nuova arrivata di un paio d’anni fa, vero? La figlia di Charlie? >> aveva
davvero un’ottima memoria o forse dovrei dire che Forks era talmente una
piccola cittadina che tutti sapevano tutto di tutti.
<< Sì, sono proprio io
>> arrossii leggermente.
Non mi sarei mai abituata ad
essere al centro dell’attenzione.
<< Cosa ti serve,
tesoro? Qualche problema? Ma, aspetta un secondo. Tu non sei più studentessa di
questa scuola, sbaglio? >> aveva un sopracciglio inarcato.
<< No, non sbaglia. Mi
sono trasferita un anno e mezzo fa, sono tornata a casa. >>
<< Ah proposito, mi
dispiace per tuo padre. Ho saputo. Come sta? >> odiavo i piccoli paesini,
li odiavo.
<< Sta bene. Oggi torna
a casa, poi io lo aiuterò nelle piccole cose >> aggiunsi sperando di
farle capire che avessi qualcosa di meglio da fare che aggiornarla dei gossip
che mi riguardavano.
<< Hai deciso di
tornare? Vuoi tornare in questa scuola? A questo punto dell’anno? È rischioso.
Tu non dovresti anche prendere il diploma quest’anno? >>
Annuii, messa totalmente in
imbarazzo da quelle domande a raffica.
<< Non so se la cosa
sia possibile. Non sarebbe più facile rifare l’anno? >>
<< COSA?!? Perdere un
anno? Non si potrebbe trovare un accordo? >> chiesi cominciando ad andare
già in panico.
<< Non lo so.
Bisognerebbe vedere. Sarebbero procedure che richiederebbero qualche giorni,
credo. >>
<< Non è possibile
parlare con il Preside? O con il Vice? Magari loro saprebbero trovare una
soluzione a questo piccolo problema >> Alice si mise in mezzo per la
prima volta.
<< Con il Preside?
Alice, sai che bisogna avere un appuntamento >> usò un tono di
ammonimento come per farle capire che non era così semplice.
<< è una cosa
importante. È una situazione speciale e magari se parlassimo con il Preside
riusciremmo a trovare una soluzione tutti insieme. Si renderà conto anche lei
che perdere l’anno a questo punto, sarebbe davvero un peccato e che Bella
comunque viene a Forks per il padre. Ha avuto un infarto, è un caso speciale.
Davvero non potremmo fare niente? >> vedere Alice sfoderare tutta la sua
dolcezza, tutta la sua bellezza, era qualcosa di assolutamente strano.
Sapevo benissimo che noi
umani vedessimo i vampiri come qualcosa di perfetto e di assolutamente
irraggiungibile, ma non pensavo che avessero lo stesso effetto su tutti gli
essere umani, uomini o donne che fossero.
<< Adesso non ha
appuntamenti. Potreste andare a parlargliene e vedere che cosa potete fare
>> le sorrise.
Era stato tutto così facile?
Pensavo ci sarebbe voluto davvero di più.
<< Grazie. Ci vediamo
>> Alice le sorrise.
<< La ringrazio
>> le sorrisi anch’io.
<< Di niente, cara.
Spero di rivederti presto >> mi sorrise cordialmente.
Oltrepassammo la segreteria e
ci dirigemmo verso l’ufficio del preside.
Bussammo.
<< Avanti >> la
voce del Preside White ci arrivò bassa e baritonale.
Non avevo mai visto il
Preside quando ero rimasta in quella scuola, sinceramente non sapevo nemmeno
della sua esistenza. Certo, sapevo che ogni scuola ne avesse uno, ma nella
Forks High School, non avevo mai sentito nominare un preside White, non avevo
mai nemmeno sentito qualche insegnante che minacciasse un alunno di mandarlo
dal preside.
Non ero decisamente preparata
a quello che mi trovai davanti. Il preside è un uomo giovane, sui quarant’anni
o poco più, brizzolato, alto, occhi verdi, corpo possente. Ero pronta a trovarmi
davanti un panzuto con gli occhi e basso, invece mi ero trovata davanti un uomo
decisamente molto sexy, forse era per quello che non ne sapevamo niente,
altrimenti tutte le studentesse avrebbero fatto di tutto per andare da lui.
Ci salutò educatamente e ci
porse la mano, presentandomi. Come se il quadretto non fosse già abbastanza
perfetto, aveva anche un sorriso da infarto. Dovevo ammetterlo, quell’uomo
aveva fascino, un fascino diverso da quello di Edward, ma non era davvero
niente male, anche Alice ne era rimasta parecchio colpita e se colpiva lei…
Cercando di darmi un
contegno, cominciai a spiegare la situazione, spiegai più o meno nei dettagli
quello che era successo, venendo interrotta da lui ogni tanto che mi faceva
qualche domanda.
Quando ebbi finito, rimase
parecchio a pensare. Dalla sua faccia ero già pronta a pensare che non ci
sarebbe stata soluzione e che avrei avuto solo due scelte: tornare a Forks, ma
perdere l’anno oppure restare a Phoenix, finire l’anno, diplomarmi e tornare a
Forks. L’idea non mi piaceva, figuriamoci metterla in pratica.
Non volevo rimandare il mio
ritorno, non volevo aspettare ancora un po’, volevo tornare, volevo stare con
mio papà, ma soprattutto, volevo tornare con Edward. Non avrei accettato l’idea
di passare altri due o tre mesi a Phoenix per diplomarmi, certo, non volevo
nemmeno perdere l’anno.
Speravo che quel preside così
sexy avesse anche una soluzione al mio problema.
Dopo minuti di tensione in
cui mi sarei mangiata volentieri le mani, aprii quella bocca seducente.
Aveva una soluzione! Aveva
una soluzione per me! Lo adoravo, sul serio.
Cominciò a farmi un sacco di
domande sul programma di quell’anno, su cosa avevo fatto, su cosa avevo
studiato. Alla fine di tutto quell’interrogatorio, scoprii che fossi leggermente
più avanti rispetto ai miei compagni di Forks e che non avrei avuto nessuno
problema a tornare a scuola. Mi ritenevo fortunata, possibile che noi di
Phoenix fossimo talmente intelligenti da essere avanti con il programma? Ne
dubitavo, ma la cosa importante era che potevo tornare e che non ci sarebbero
stati problema. Stranamente la fortuna era dalla mia parte.
Feci subito l’iscritto,
compilando carte e scartoffie varie. Il preside si sarebbe messo in contatto
che i professori della mia scuola a Phoenix e si sarebbe fatto dare i miei voti
che sarebbero serviti ai professori di Forks per tenerne conto.
Era fatta! Sarei tornata. Non
ci credevo.
Con Alice andai a casa sua,
trovandomi praticamente a casa metà dei Cullen, tranne Esme e Carlisle che erano
fuori da qualche parte.
Mi trovai davanti un Edward
sorridente che mi venne incontro. Quanto avrei desiderato un suo abbraccio? Un
suo bacio? Lo desideravo più di ogni altra cosa, avrei voluto sentirlo contro
il mio corpo, ma ancora non potevo, mancava poco e poi, avrei potuto fare tutto
ciò che volevo.
Passai un pomeriggio a ridere
e scherzare con i fratelli Cullen, tutti i fratelli, anche Rose che stranamente
sembrava leggermente meno scontrosa nei miei confronti rispetto a prima. Mi
aiutarono a prenotare il volo per il giorno dopo e mi raccontarono tutto quello
che avevano fatto in quei mesi.
Risi, scherzai con tutti,
sentendomi nuovamente a casa, con la mia famiglia, con la mia seconda famiglia
che probabilmente presto sarebbe diventata la mia famiglia.
Sì, non avevo cambiato idea.
Nonostante il tempo fosse passato, volevo ancora che Edward mi trasformasse,
che mi facesse diventare come lui. Lo amavo e non potevo immaginare di passare
tutta la vita sapendo che comunque un giorno io sarei morta e lui se ne sarebbe
andato. Non potevo pensare che un giorno l’avrei lasciato, non potevo
sopportarlo. E poi mi ero sempre sentita sbagliata come umana, mi ero sempre
sentita come se fossi di troppo, invece con loro mi sentivo a casa, mi sentivo
bene, rilassata, in pace con il mondo. Mi sembrava quasi di appartenere al loro
mondo e c’era solo un modo per appartenervi completamente: diventare una di
loro. Lo volevo, lo desideravo.
Verso sera Edward mi
riaccompagnò a casa, riportandomi alla memoria i ricordi di quando stavamo
insieme.
Come sempre arrivammo troppo
velocemente.
<< Domani posso
accompagnarti in aeroporto? >> mi chiese guardandomi con quei suoi occhi
dorati.
<< Non vorrei
disturbarti, in teoria dovresti andare a scuola, sbaglio? >>
<< In realtà domani
danno sole, sono tutto per te >> il suo sorriso sghembo saettò sulle sue
labbra.
<< Quale onore >>
dissi sorridendo divertita. Rise inebriandomi della sua risata.
<< A domani, allora?
>>
<< A domani. >>
Lo guardai intensamente prima
di scendere dalla macchina. Avrei voluto baciarlo, avrei voluto che scendesse e
che mi accompagnasse fino alla porta, ma mi rendevo conto che non fosse una
cosa possibile, mi rendevo conto che sarebbe stata una situazione strana
trovarsi davanti alla porta senza sapere cosa fare. Sarebbe stato imbarazzante
e forse era meglio evitare.
Entrai in casa sentendo il
televisore accesso.
<< Bella? >>
sentii la voce di mio padre e mi diressi verso il salotto.
<< Sì, non ti sei
preoccupato, vero? Ero dai Cullen >> dissi timidamente.
<< Immaginavo.
Comunque, no. Sono appena arrivato >> sorrise.
Mi sedetti vicino a lui sul
divano.
<< Come hai fatto ad
arrivare da solo? >> lo guardai perplessa.
<< Billy era venuto a
trovarmi proprio quando dovevo uscire, mi ha accompagnato lui. Ah, ti saluta
Jacob, mi ha chiesto se stavi meglio. >>
Jacob. Sapere che lui fosse
un licantropo, acerrimo nemico dei vampiri, non mi aveva di certo fatto saltare
di gioia, ma non era neanche una notizia sconvolgente. Non mi sarei stupida
neanche se mi avessero detto che esistessero le fate, gli orchi, gli unicorni e
qualsiasi altro animale fantastico. Ormai non mi sarei davvero stupida più di
niente a quel punto.
Annuii solamente.
<< Potresti uscire con
Jacob ogni tanto, è diventato davvero un bel ragazzo >> disse guardando
la televisione.
<< Papà >> lo
richiamai.
<< Che c’è? >> si
girò a guardarmi allibito.
<< Non voglio avere un
appuntamento con nessuno. >>
<< E chi ti dice che io
intenda un appuntamento? Come amici, insomma, un po’ di tempo l’avete passato insieme,
potreste conoscervi meglio, diventare amici, che ne dici? >>
<< Ci penserò, ok?
>> gli sorrisi.
Non c’era niente di male nel
passare del tempo con Jacob, nel volerlo conoscere, insomma, anche se avessimo
passato del tempo insieme che male avrebbe potuto farci? Nessuno, avrei
solamente avuto un amico di più.
<< Oggi sono andata a
scuola, ho sistemato tutto. Il preside ha detto che non ci saranno problemi e
che non dovrei avere problemi. Ho già prenotato l’aereo per domani mattina e
vado a Phoenix, rimarrò là un paio di giorni e poi torno. Saprai stare da solo?
>>
<< Bella, non sono un
bambino, massimo chiamerò Su… >> lo vidi bloccarsi e sbiancare.
<< Massimo chi
chiamerai? >> gli chiesi curiosa con un sopracciglio alzato.
<< Ecco, vedi… in
questo ultimo periodo… ho frequentato una persona. Mentre tu eri via, Harry, un
mio caro amico ha avuto un infarto ed è morto. Sua moglie era parecchio giù, ho
cominciato a chiamarmi per piccole cose, le avevo detto che per qualsiasi cosa
l’avrei aiutato. Ecco… abbiamo
cominciato a frequentarci. Sue, è la madre di Seth e Leah degli amici di Jacob.
Abbiamo cominciato ad uscire, a frequentarci, ma solo come amici eh, non
pensare che… >>
<< Papà, >> gli
toccai un braccio facendolo fermare << sei grande, sei un adulto, non
devi di certo darmi delle spiegazioni a me, non devi, davvero. Sono felice per
te, come potrei non esserlo? È giusto che anche tu ti rifaccia una vita e se
Sue ti rende felice, per me va bene. Voglio che tu sia felice >> gli
sorrisi.
Lo vidi sorridermi
imbarazzato e abbassò lo sguardo.
<< Quindi verrà lei a
casa ad aiutarti massimo? >> mi faceva piacere sapere che qualcuno che
aiutasse mio padre ci fosse. Be, in un certo senso avrei potuto anche non
tornare a Forks, se esisteva Sue, avrebbe potuto lei prendersi cura di mio
padre.
<< Sì, penso che non ci
siano problemi. >>
Sì, avrebbe potuto aiutare
lei mio padre, ma la verità era che io non volevo restare a Phoenix ora che i
Cullen erano tornati, ora che avrei potuto ricostruire qualcosa, poi se mio
papà non me ne aveva parlato prima, ci sarà stato pure un motivo.
<< Vado a dormire.
Domani devo prendere un aereo >> andai da lui e gli lascia un bacio sulla
guancia che fece arrossire entrambi.
Feci per salire le scale, ma
mio padre mi fermò.
<< Bella? >>
<< Dimmi >> gli
sorrisi sbucando dal muro.
<< Verrai lo stesso a
vivere qua? >> abbassò lo sguardo imbarazzato.
<< Perché non dovrei?
>> sorrisi.
Aveva avuto il mio stesso
pensiero. Pensava davvero che non sarei tornata, ma ormai non potevo lasciare Forks.
Un anno e mezzo prima l’avevo lasciata perché ormai era un posto scomodo in cui
stare, in cui i ricordi mi avrebbero solo fatto stare male, dovevo andarmene,
ma ora, adesso che c’era qualcosa per cui tornare, ora che i Cullen erano
tornati, ora che quella città aveva qualcosa da offrirmi, non potevo non
tornare. E poi volevo bene a Charlie, mi piaceva stare in compagnia e quella
piccola cittadina mi era entrata nel cuore più di quanto volessi ammettere.
<< Be, adesso che sai
di Sue, magari… >>
<< Non preoccuparti,
non tornerò a Phoenix. Verrò ad abitare con te. >>
<< Buonanotte Bella.
>>
<< ‘Notte. >>
Salii le scale ed entrai in
camera mia.
Mi guardai attorno. Quella
sarebbe stata nuovamente la mia stanza, fino a quando non lo sapevo nemmeno io.
Quella era stata la stanza in
cui avevo passato alcuni dei momenti più belli della mia storia con Edward, i
momenti in cui ci baciavamo, parlavamo, rimanevamo semplicemente abbracciati a
coccolarci.
Guardai la finestra. Avrei
voluto aprirla, lasciarla leggermente socchiusa in modo che Edward sarebbe
potuto entrare, speravo sarebbe entrato, speravo che sarebbe venuto. Sì,
speravo, ma come potevo pensare che sarebbe venuto davvero? Su quali basi
pensavo una cosa del genere? Lui non mi aveva detto Ci vediamo dopo, mi aveva detto A
domani come se la notte non fosse un momento importante della giornata. Per
me la notte era il momento migliore, soprattutto quando stavo con Edward. Era
durante la notte che potevamo stare da soli sul serio, da soli senza che gli altri
potessero sentire in alcun modo i nostri discorsi, senza che gli altri
potessero guardarci e guardare la coppia che eravamo. Durante la notte non
c’erano spettatori, non c’era nessuno, solo io ed Edward, nessun altro ed era
quella cosa importante.
Scossi la testa quando capii
che non aveva senso lasciare la finestra leggermente aperta, Edward non sarebbe
venuto, non dovevo nemmeno pensarci.
Non era molto tardi, erano
solo le nove, ma il giorno dopo avrei dovuto affrontare un volo, avrei dovuto
affrontare il giorno più difficile della mia vita.
Sarei dovuta tornare a
Phoenix, avrei dovuto sistemare le cose, salutare tutti e tornare a Forks. Un
paio di giorni e avrei risolto tutto. Speravo. Insomma, la parte più difficile
di quei giorni sarebbe stato parlare con Daniel, fargli capire cosa fosse
successo e cercare di non passare per la stronza di turno, anche se ero la
stronza di turno, insomma, quale ragazza sta insieme ad un ragazzo che la ama
quando lei ama un altro? Solo una stronza.
Daniel non l’avrebbe presa
bene, si sarebbe arrabbiato, avrebbe urlato, lo immaginavo già e immaginavo la
sua faccia quando gli avrei detto la fatidica frase Rimaniamo amici, immaginavo già la sua risata. Ma perché non
potevamo rimanere amici? Cosa ci sarebbe stato di male?
Be, qualcosa di sbagliato ci
sarebbe stato, insomma, Daniel provava qualcosa per me, mentre io… io provavo
solo del semplice affetto, affetto che avrei potuto provare anche con mio
fratello, nulla a confronto con quello che provavo per Edward.
Mi feci una conversazione
mentalmente, immaginando quello che avrei potuto dire a Daniel, ma non mi
sembrava mai di trovare il modo giusto, anche se un modo giusto non c’era.
Sapevo non ci fosse.
Sobbalzai quando sentii
bussare alla finestra.
Mi girai terrorizzata e
quando vidi Edward sorridere divertito, tirai un sospiro di sollievo.
Andai ad aprirgli.
<< Puoi pure ridere se
vuoi >> gli diedi le spalle.
Scoppiò a ridere, cercando
comunque di non fare troppo rumore per non farsi sentire da Charlie.
Ero offesa dalla sua risata,
ma non potevo nemmeno dire che la cosa mi dispiaceva: sentire la sua risata era
sempre qualcosa di stupendo, così cristallina e perfetta che sembrava una dolce
melodia alle mie orecchie.
Non sapevo tenere il broncio
se lui rideva in quel modo.
<< Non pensavo saresti
venuto >> dissi in imbarazzo quando lui smise di ridere facendoci
avvolgere dal silenzio.
<< Volevo venire dopo
che ti fossi addormentata, ma non ho resistito, volevo vederti sveglia.
>>
Il suo sguardo puntato nel
mio fu qualcosa di altamente destabilizzante.
Gli diedi le spalle facendo
finta di mettere a posto qualcosa sul cassettone.
Quando mi girai lo trovai
sdraiato sul letto. Era la visione più celestiale ed erotica che avessi mai
visto: le braccia piegate dietro la testa, i muscoli tirati e in risalto.
Deglutii a vuoto.
<< Almeno togliti le
scarpe >> gli diedi nuovamente le spalle cercando di darmi una calmata.
Averlo nuovamente nella mia
stanza faceva uno strano effetto, soprattutto perché non sapevo come
comportarmi, non sapevo cosa fare, cosa dire, insomma, ero in un imbarazzo
assoluto.
Andai nell’armadio, tirai
fuori un pigiama pulito e mi diressi verso il bagno.
<< Vado a cambiarmi
>> gli occhi bassi che guardavano il pavimento.
Non aspettai nemmeno una sua
risposta, non aspettai nemmeno un suo cenno, mi defilai velocemente.
Mi odiavo, non mi sopportavo,
perché dovevo comportarmi in quel modo solo con Edward? Perché dovevo essere
una completa cretina, imbecille solo quando lui era nelle vicinanze? A Phoenix
non ero mai stata così, a Phoenix ero sicura di quello che facevo e invece
quando c’era Edward nelle vicinanze, tutto era difficile, tutto sembrava così
imbarazzante da fare.
Probabilmente mi sentivo in
imbarazzo ai suoi occhi. Lui era perfetto, era l’essere più perfetto che
sarebbe potuto esistere al mondo, qualsiasi cosa lui avrebbe fatto sarebbe
stata perfetta, era matematicamente provato. Io cos’ero? Una stupida umana che
non sapeva nemmeno quello che faceva, agli occhi di un vampiro sembravo così
insignificante. Quella era la mia paura, avevo paura che qualsiasi cosa avessi
fatto Edward mi avrebbe visto come una stupida, come una stupida ragazza, non
avevo ancora capito niente e l’avrei capito solo con il tempo.
Mi svestii velocemente e
tornai in camera. Appoggiai i vestiti piegati su una sedia e andai alla
finestra.
Rimasi ad ammirare la
boscaglia che si estendeva intorno a casa mia. Cominciai a torcermi le mani,
non sapevo cosa fare, come comportarmi.
<< Bella, guarda che
vuoi venire a letto, non mordo, almeno, per adesso non ne sento il bisogno
>> lo sentii sghignazzare.
Lo guardai, stupendomi di
quanto fosse bello alla luce fioca che entrava dalla finestra, sembrava ancora
più perfetto, più lucente e bello di quanto fosse mai stato.
Mi avvicinai a testa bassa al
letto e mi infilai sotto le coperte cercando di mantenere una certa distanza
tra me e il suo corpo.
<< Forse è meglio se me
ne vado >> non lo sentii nemmeno allontanarsi dal letto che era già alla
finestra.
<< No, aspetta >>
lo fermai cercando di trovare il coraggio di guardarlo negli occhi. <<
Rimani >> mi guardò incerto, non sapendo cosa fare. Poi si avvicinò e si
sdraiò come prima, solo che stavolta era meno rilassato.
Rimanemmo in silenzio, io a
guardare il soffitto, lui perso a guardare chissà che cosa.
Il silenzio era
insopportabile, non potevo pensare che Edward non fosse con me per sentirmi
meglio. Era lì! Sentivo il suo corpo vicino al mio nonostante non ci toccassimo
neanche, sentivo la sua presenza, la percepivo, sentivo la pelle bruciare, la
pelle pizzicare a causa della sua vicinanza, non potevo fare finta di niente,
non ci sarei mai riuscita.
<< Senti, Bella, so che
in questo momento ci troviamo a questo punto per causa mia, ma io vorrei
rimediare. Stai per tornare a Forks e sinceramente una piccola speranza di
poterti riavere mia, mi sta frullando nella testa. Forse non dovrei, forse
dovrei continuare a starmene in disparte come ho fatto negli scorsi mesi, ma,
non ce la faccio, mi dispiace, io ti amo e non voglio fare lo stesso errore
degli scorsi mesi, non voglio nascondermi, non voglio nascondere quello che
provo per te, voglio provare a farti capire che a te ci tengo davvero. Non mi
interessa quanto tempo ci vorrà, io sono eterno, ho tutta l’eternità davanti,
sarò disposto a perdere la mia eternità per farti capire quanto io ti ami. Con
piccoli gesti, con piccole cose che spero ti faranno piacere, voglio provare a
conquistarti, di nuovo >> inutile dire che a quelle parole il mio cuore
aveva cominciare a battere troppo forte, a pompare del sangue che lui avrebbe
sentito benissimo.
Avrebbe fatto di tutto per
riconquistarmi, ma non aveva ancora capito che io ero ancora completamente sua?
Che lo sarei stata per tutta la vita e probabilmente anche altre? Non doveva
conquistarmi, doveva solamente farmi capire che mi amasse, farmi capire che
avesse sbagliato e le sue parole in quel momento erano solo parole. Me le aveva
già dette in passato, aveva già detto che mi avrebbe dimostrato il suo amore,
ma non l’aveva mai fatto, speravo che quella volta le cose sarebbero state
diverse. Anzi, sapevo che quella volta le cose sarebbero state diverso, sentivo
qualcosa nel suo tono di voce, qualcosa che non sapevo spiegare, qualcosa che
non sapevo decifrare, ma che mi lasciava questa sensazione di benessere, di
certezza, di consapevolezza che tutto sarebbe tornato come una volta.
Ma non potevo lasciare il suo
discorso così, sospeso a metà, era giusto che lui sapesse qualcosa, era giusto
chiarirgli le idee, non sarebbe stato facile, ma ce l’avrei fatto.
<< Edward… tu… tu non
devi riconquistarmi, io sono ancora tua, lo sono stata anche in tutto questo
tempo, anche mentre stato con un altro, io ero tua, ho marchiato il tuo nome
nel cuore e non se ne può andare così facilmente, non se ne potrà mai andare. Solo
che, sono rimasta delusa, ferita dal tuo comportamento, non devi
riconquistarmi, devi solo farmi capire quanto tu ci tenga a me e dovrai
promettermi che non mi lascerai mai per nessun motivo e che non penserai più le
assurdità che hai pensato. Edward, io ti amo e non ci può essere posto più
sicuro che con te >> con le gote completamente rosse, conclusi il mio
discorso.
<< No, Bella, non ti
lascerò mai, lo prometto >> mi attirò a sé, facendomi appoggiare al suo
petto.
<< Cerca di mantenere
la promessa, allora >> inspirai profondamente il suo profumo.
Quanto mi era mancato? Quanto
avevo sognato di rifarlo? Quanto era bello sentire il suo profumo
inconfondibile di muschio? Come avevo fatto ad andare avanti senza di esso? Era
stata una tortura e me ne rendevo conto solo in quel momento perché avevo
nuovamente sotto mano quel profumo eccezionale, invitante, bellissimo, di
Edward. Probabilmente era quello che lo rendeva bellissimo, il fatto che fosse
suo, se qualcun altro avesse avuto il suo stesso profumo non mi avrebbe
attirato, non mi sarebbe nemmeno piaciuto, invece, mi piaceva da impazzire.
<< Lo farò. Buonanotte,
Bella >> mi lasciò un bacio tra i capelli che cominciò ad accarezzare.
<< ‘Notte, Edward
>> mi strinsi maggiormente al suo petto cercando di farlo con tutte le
forse per non farlo andare via, volevo che rimanesse tra le mie braccia, che
rimanesse così, con me, per sempre.
Quella fu una delle notte più
belle dopo mesi.
Io ed Edward, un nuovo
inizio, anzi, non ancora.
Buon pomeriggio! Per prima
cosa mi deve scusare con voi per questo ritardo pazzesco con cui sto postando. Premetto
che questo capitolo è stato un parto, non solo perché è abbastanza lungo, ma
anche perché improvvisamente l’ispirazione di scriverlo è andata a quel paese,
o meglio, le idee erano in testa, ma la voglia di scrivere era pochissima. Come
se non fosse già abbastanza questo fatto, quando avevo voglia di scriverlo non
avevo tempo per farlo. In questo periodo ho avuto problemi personali, scuola,
impegni, interrogazioni e non è stato per niente facile finire questo capitolo.
Lo so, avevo promesso che non
sarebbe successo più e spero che nonostante il ritardo voi continuate a
seguirmi e leggermi lo stesso. Non finirò mai di scusarmi e spero che questo
capitolo leggermente più lungo del solito sia servito per farmi almeno
perdonare un po’.
Allora, in questo capitolo si
sistemano parecchio le cose. Bella dà la grande notizia a Charlie, chiama la
mamma, prenota un aereo per andare a Phoenix, sistema il problema della scuola,
ma cosa più importante, Bella ed Edward parlano e si chiariscono diciamo, anche
se non fanno altro che dichiararsi il loro amore. Bella spiega comunque ad
Edward che si è sentita ferita e delusa dal suo comportamento, ma non per
questo non lo ama più.
Scopriamo anche che Charlie
ha cominciato questa relazione con Sue. Mi dispiaceva lasciarlo solo soletto e
pensare che avesse passato un anno e mezzo da solo mi aveva fatto un po’ bene,
quindi, la relazione con Sue doveva esserci per forza. =)
Charlie propone a Bella di uscire con Jacob per conoscersi. So che
molte uccideranno Charlie per questa proposta. Non dirò niente,
voglio vedere cosa dite xD
Spero che il capitolo vi sia
piaciuto e che non sia stato troppo pesante. Diciamo che Bella si è rilassata e
ha risolto un po’ le cose a Forks, ma nel prossimo capitolo tornerà a Forks e
dovrà affrontare Daniel, non sarà facile, ve lo dico subito. Ovviamente lui si
arrabbierà e… be, non posso dirvi tutto.
Ah sì, l’ultima frase che
conclude il capitolo, non pensiate già le peggio cose, vi dico che non ci
saranno più ostacoli tra Bella ed Edward e che sarà solo questione di tempo
prima che tra di loro diventi tutto come prima. Quindi, vi prego, non pensate
male. Non può essere un nuovo inizio perché ancora Bella non ha dato fine a
qualcos’altro, c’è ancora qualcosa da sistemare. Spero che abbiate capito xD
Ringrazio tutte le persone
che hanno aggiunto la storia alle preferite, seguite e ricordate e alle persone
che hanno lasciato una recensione allo scorso capitolo, spero di leggere ancora
i vostri commenti e le vostre opinioni.
Ringrazio anche i lettori
silenzio che spero un giorno troveranno la voglia di scrivere anche solo
qualche riga. =)
Vi ricordo che potete
aggiungere su Fb e su Twitter. Mi farebbe davvero piacere conoscervi. =)
Alla prossima ^_^
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Capitolo 18 *** Capitolo 18 ***
Capitolo 2
Buona sera!
Eccomi qua con un nuovo capitolo.
Non so come mai, ma mi è uscito un altro capitolo lungo, spero non vi dispiaccia.
Ci vediamo in fondo per le note finali.
Buona lettura ^_^
Capitolo 18
Bella POV
Non dormivo così bene da
anni. Non avevo dormito così bene da quando Edward mi aveva lasciata.
Dormire con lui, abbracciata
a lui, era sempre qualcosa di bellissimo. La vicinanza con il suo corpo aveva
come un effetto rilassante per me. Era qualcosa di assolutamente beneficio.
Ero in quel dormiveglia
pacifico,in cui senti tutto, ma sei ancora parzialmente nel mondo dei sogni.
Percependo il corpo di Edward
ancora vicino al mio, un sorriso spuntò sulle mie labbra e mi strinsi
maggiormente al suo petto.
<< Buongiorno >>
la sua voce vellutata mi solleticò l’udito.
Il suo braccio mi cingeva le
spalle in modo protettivo e dolce.
<< ‘Giorno >>
sussurrai con la voce roca.
Con il cervello completamente
scollegato, rimasi in quella posizione bellissima, abbracciata all’uomo che
amavo.
La sera prima io ed Edward
avevamo parlato, non eravamo tornati insieme, ma avevamo capito entrambi che ci
amavamo e ci avremmo riprovato.
Aveva promesso che non mi
avrebbe più lasciato, che avrebbe provato a farmi capire quanto mi amasse, ma
stavolta sul serio, non come le altre volte che aveva solo dato aria ai polmoni
per niente senza alla fine fare qualcosa di concreto. Stavolta ci avrebbe
provato davvero, avrebbe ricominciato a comportarsi come una volta. Ormai tempo
un paio di gironi e sarei tornata definitivamente a Forks, sarei tornata a
scuola come una volta, avevo bisogno di un passaggio, no?
<< Tuo papà sta per
salire. Devo andare. >>
Mugugnai e mi strinsi
maggiormente a lui.
<< Bella, devo andare
>> sussurrò.
<< Devi andare per
forza? >> gli domandai a contatto con il suo petto.
<< A meno che tu non
voglia vedere tuo papà molto arrabbiato e vedere la sua faccia stupita quando
il proiettile mi rimbalzerà addosso, devo andare. >>
<< Solo perché voglio
bene a mio papà, ti lascerò andare >> mugugnai staccandomi da lui.
Lo sentii ridacchiare e
lasciarmi un bacio sulla testa.
<< Ci vediamo tra
un’ora >> mi sussurrò prima di andarsene.
Non sentii neanche il minimo
rumore che mi avvisò che se ne fosse andato definitivamente dalla mia camera.
Un’ora? Perché un’ora?
Ah, giusto. Devo andare a prendere un aereo per
Phoenix.
Non avevo molta voglia di
partire ora che con Edward le cose si stavano più o meno sistemando, ma
comunque non ero ancora del tutto libera di fare ciò che volevo. C’era ancora
Daniel che faceva parte della mia vita, Daniel era ancora il mio ragazzo,
nonostante non lo fosse mai stato davvero.
In fondo in fondo, non
l’avevo mai considerato il mio ragazzo perché lo era sempre stato qualcun
altro, perché nonostante ci fossimo lasciati, mi consideravo ugualmente la sua
ragazza anche se probabilmente non avrei dovuto. Ma non potevo farci niente, mi
sentivo legata a lui anche se non l’avessi mai più rivisto. Una piccola parte
di me si sarebbe sempre considerata la sua ragazza, sempre.
Sentii la porta della mia
stanza aprirsi e alzai leggermente la testa. Vidi mio papà e mi accoccolai di
nuovo tra le coperte.
<< Buongiorno, non
pensavo fossi già sveglia >> sentii il materasso vicino a me abbassarsi.
<< Sono sveglia da un
po’. >>
<< A che ora hai
l’aereo? >> mi chiese, accarezzandomi la testa.
<< A mezzogiorno.
>>
<< Non pensi sia meglio
che ti prepari? >> la sua dolcezza era quasi disarmante. Non l’avevo mai
sentito parlare in modo così dolce.
<< C’è qualcosa che ti
preoccupa? >> gli chiesi girandomi a guardarlo.
Lo vidi sorridere e abbassare
lo sguardo leggermente imbarazzato.
<< Stavo pensando a
quello che stai facendo per me, cioè, lo so che non lo stai facendo solo per
me, ma… penso che stai facendo una cosa davvero bella per me >> si
guardava i piedi come se fossero interessanti.
<< Papà, lo sto facendo
perché ti voglio bene e sì, non lo sto facendo solo per te, in un certo senso
lo faccio anche per me. Insomma, c’è Edward qua, c’è la sua famiglia, i miei
amici e per quanto possano mancarmi i miei amici di Phoenix, a quelli che ho
qua mi ci sono affezionata troppo, sono persone speciali, sono persone che mi
vogliono bene come io ne voglio a loro. E poi, Forks non è poi così male
>> aggiunsi ridendo alla fine.
Mio padre cominciò a ridere
anche lui, contagiato dalla mia risata.
<< Diciamo che prendi
due piccioni con una fava tornando. >>
<< Sì, diciamo così
>> sorrisi.
<< Avanti, preparati
che ti accompagno in aeroporto >> si alzò dal mio letto andando verso la
porta.
<< Veramente… >>
<< Ti accompagna Edward >> completò la mia frase.
<< Sì >> abbassai
lo sguardo imbarazzata, ma con un sorriso sulle labbra che illuminava il mio
viso.
<< Ok >> lo
sentii scendere le scale.
Velocemente uscii dal letto,
andando a farmi una doccia di quelle rigeneranti, una di quelle docce in cui ti
sentii beata e rilassata, in cui niente ti sembra andare storto. Certo in quel
momento tutto andava bene, ma quella giornata sarebbe finita male, molto male.
Dovevo solo arrivare a Phoenix.
Uscii dalla doccia, mi
vestii, preparai la piccola valigia che avevo preso per tornare a Forks che
praticamente non avevo nemmeno toccato e andai giù di sotto.
Improvvisamente, mi resi
conto di una cosa. Era da almeno due giorni che non sentivo Daniel, per quale
motivo? Il cellulare era sempre rimasto accesso, ma di lui nemmeno una traccia.
Pensai di chiamarlo, di
avvisarlo che sarei tornata a casa e avvisarlo della brutta notizia, ma non mi
sembrava il caso, non mi sembrava davvero il caso di dargli quella batosta al
telefono, volevo vederlo, faccia a faccia, a quattr’occhi, dovevamo parlarne.
Presi in mano il telefono e
feci partire la chiamata, decisi che almeno fargli sapere che stessi tornando
fosse il minimo.
<< Amore, come stai? >> la sua voce felice giunse al mio orecchio dopo neanche
due squilli.
<< Bene, tu? >>
mi faceva piacere sentirlo, dovevo ammetterlo, ma non quanto facesse piacere a
lui.
<< Ora che ti ho sentito meglio. Non ti ho più
chiamato perché non volevo disturbarti, ho pensato che avessi altro da fare
invece di stare al telefono con me, spero di non aver fatto preoccupare.
>>
<< No, no. Tranquillo,
ho pensato fosse per questo motivo >> Sinceramente
non ho nemmeno pensato a te.
Era la verità, certo, ma da
dove usciva quella parte di me stronza? Non pensavo di esserlo, anche se ormai
da come mi ero comportata con Daniel fin dall’inizio potevo solo considerarmi
una stronza e nient’altro.
<< Come mai hai telefonato? Successo qualcosa?
>>
<< Sto per tornare a
casa. Adesso mio papà mi accompagnerà in aeroporto e prenderò il volo di
mezzogiorno >> mi misi un dito vicino alle labbra in segno di stare zitto
quando mio papà aprì bocca per replicare.
Non era il momento che
parlasse e dicesse qualcosa di assolutamente improbabile.
<< Davvero? Ma che bellissima notizia. Tuo papà
sta meglio? Chi rimarrà con lui? Posso venirti a prendere all’aeroporto?
>> cominciò come una
macchinetta a sparare un sacco di domande.
<< Sì, torno davvero
>> anche se poi me ne andrò
nuovamente << Mio papà sta benissimo, non ti preoccupare non sarà
solo. Certo che puoi >> mi sentivo una stupida a dover rispondere alle
sue domande poste in così poco tempo, avrei preferito rispondere una ad una.
<< Allora, ti lascio andare, tra poco partirai
per andare all’aeroporto, giusto? Quindi ti lascio andare. Ci vediamo dopo, per
che ora torni? >> mi aveva
posto la domanda come se fossi andata a fare la spesa e ci avrei messo
pochissimo tempo a tornare a casa.
<< Dovrei arrivare per
le due. Penso >> mi sentivo a disagio, appena arrivata a casa avrei
dovuto porre fine a quella storia, immediatamente.
<< Allora, a più tardi. Ti amo, Bella. >>
<< A più tardi >>
chiusi la chiamata sentendomi uno schifo. Quale persona si poteva comportare in
quel modo? Che genere di persona poteva prendere in giro un ragazzo realmente
innamorato? Solo io, Bella, la stronza delle stronze, avevo davvero superato il
limite.
<< Scusa, ma una
domanda mi sorge spontanea, chi era al telefono? Sono sicuro che non fosse la
voce di tua madre, almeno che non fosse un uomo e avessi cominciato a dirti che
ti ama >> mio papà aveva un’aria tra il divertito e il preoccupato. Non
sapevo quale delle due prevalesse sull’altra.
<< Ecco, be, ho un
ragazzo >> sussurrai a bassissima voce.
<< Cosa? Mi è sembrato
di sentirti dire che hai un ragazzo >> mi guardò scioccato.
<< Hai sentito bene, ho
un ragazzo. >>
<< Ok, allora, scusa,
ma non capisco. Hai un ragazzo e torni a Forks per stare con Edward? Sono un
po’ confuso >> mi guardò con un sopracciglio alzato.
<< è un po’ complicato
da spiegare >> gli dissi sperando che smettesse di fare domande.
<< Ho tutto il tempo,
almeno fino a quando arriva Edward, a proposito, lui sa di questo ragazzo?
>>
<< Sì. >>
<< Ok, spiegami, voglio
capire >> andò in salotto e si sedette sulla sua poltrona.
Lo raggiunsi e sbuffando
cominciai a raccontargli tutta la storia, ovviamente non tutta tutta,
tralasciai alcuni particolari, ma gli raccontai di come Edward fosse venuto a
cercarmi, di come avessi deciso di uscire con Daniel perché volevo ricominciare
ad avere una vita, insomma, gli dissi tutto, tutto quello che non gli avrebbe
fatto avere un altro infarto.
<< Wow! La vita di mia
figlia sta cominciando a farsi interessante >> disse serio guardandomi
con gli occhi sgraniti.
<< Papà! >> lo
ripresi indignata.
<< Che c’è? Insomma, ho
sempre pensato che la tua vita fosse alquanto… monotona. >>
<< Sono felice di
sapere che mio papà mi sta dando della noiosa >> sbuffai incrociando le
braccia indignata.
<< Ma non è questo.
Cioè, ho sempre pensato che la tua vita sentimentale fosse alquanto…
inesistente, ecco >> disse imbarazzato.
<< Effettivamente lo
era >> ammisi.
<< Vedi che non ho
tutti i torti allora? >> mi chiese ridendo.
<< Sì, hai ragione. La
mia vita si sta facendo interessante >> risi di gusto.
Sentii bussare alla porta e
andai ad aprire continuando a ridere.
<< Buongiorno! Come
stai? >> Edward mi guardava divertito, probabilmente prima di entrare
aveva ascoltato tutta la conversazione: spione.
<< ‘Giorno. Bene,
grazie. Tu? >> gli sorrisi facendogli segno di entrare.
<< Bene. Signor Swan
>> mosse leggermente il capo in segno di saluto.
<< Edward >> mio
papà se ne andò in cucina.
<< Prendo la borsa,
saluto mio papà e partiamo, va bene? >> lo vidi annuire.
Salii in camera mia, presi la
borsa che avevo lasciato sul pavimento e corsi giù di sotto. Sulla soglia c’era
ancora Edward che mi guardò sorridendo, gli sorrisi leggermente imbarazzata e
andai da mio papà in cucina.
<< Papà, ci vediamo tra
un paio di giorni. Mi raccomando. Chiama Sue e fatti venire a dare una mano
fino a quando non ci sarò io, ok? >> gli lasciai un bacio sulla guancia.
<< Va bene >>
rispose imbarazzato. << Mi raccomando, fai la brava e vedi di risolvere
la situazione, anche se è alquanto interessante sapere che è come se avessi due
ragazzi >> rise.
Scossi la testa pensando che
ormai l’avessi perso.
<< Ci vediamo >>
uscii dalla cucina ridendo e andai verso Edward.
<< Possiamo andare
>> gli sorrisi, ma quando incontrai il suo sguardo serio, si spense
immediatamente.
Mi prese la valigia e si
diresse verso la sua Volvo parcheggiata davanti a casa mia.
Salii al posto del passeggero
e mi aspettai che Edward mettesse in moto.
Partimmo verso l’aeroporto e
un silenzio strano ci avvolse.
Ero agitata, inquieta da quel
silenzio.
<< è successo qualcosa?
>> gli chiesi improvvisamente.
<< Niente. Perché?
>>
<< Ecco, non so, mi è
sembrato di vederti felice prima, invece adesso sei… sembri… arrabbiato
>> lo guardai con la coda dell’occhio.
<< Non sono arrabbiato,
sono solamente infastidito al solo pensiero che tu sei ancora insieme ad un
altro. >>
<< è anche per questo
che torno a Phoenix, per lasciarlo. Edward, te l’ho spiegato ieri sera, io ti
amo e lo ammetto, ho sbagliato ad accettare di uscire con Daniel, ma non posso
tornare indietro. Adesso devo solo mettere a posto le cose con lui e dirgli la
verità, non sarà facile, ma devo farlo. È giusto per lui, ma anche per me… per
noi >> sussurrai alla fine.
<< Non è stato facile
per me vederti con lui, saperti con un altro non mi ha di certo reso felice,
però capisco anche che tu non potessi continuare ad aspettarmi in eterno, era
giusto che ti rifacessi una vita, ma mi dà fastidio. Non posso nasconderlo.
>>
<< Mi fa piacere che ti
dia fastidio >> lo guardai e appoggiai la mia mano sulla sua sul cambio.
Si girò a guardarmi e mi
sorride.
<< Chi è questa Sue che
tuo papà deve chiamare? >> mi chiese improvvisamente curioso.
<< è una donna con cui
sta uscendo da un po’. Era la moglie di un suo amico che ha avuto un infarto un
anno fa più o meno, hanno cominciato ad uscire. È la mamma di due amici di
Jacob >> spiegai tutta sorridente.
<< Hai più sentito
Jacob? >>
<< No, mio papà mi ha
solo detto che mi salutava e basta. Non ci siamo più visti, ma vorrebbe che
cominciassi ad uscire con lui. >>
<< In che senso?
>> chiese Edward che cominciò già a stringere il volante.
<< Non nel senso che
pensi tu, come amici, così per conoscerci un po’. Non fa mai male avere un
amico in più, no? E poi mi è simpatico. Ci ho parlato poco, ma è simpatico.
>>
<< Altro che diventare
amici, quello vorrebbe essere qualcosa di più >> digrignò i denti.
<< Edward, penso che tu
ti stia sbagliando >> gli dissi dolcemente.
<< Bella, vorrei
ricordarti che gli leggo nel pensiero, so che cosa pensa di te. >>
<< Ok, probabilmente mi
trova carina, ma, Edward, il punto non è questo, a me non importa di lui in
quel senso, quindi non devi preoccuparti, ok? >> gli accarezzai un
braccio.
Si rilassò leggermente e mi
sorrise, ma sapevo che non sarebbe stato tranquillo.
Un silenzio per niente opprimente
e imbarazzante ci avvolse, fino a quando non arrivammo in aeroporto.
Erano le dieci e mezza, andai
a fare il check in e mi diressi ad aspettare l’aereo che mi avrebbe riportato a
Phoenix.
<< Ah, dimenticavo,
potresti farmi un favore? >> gli chiesi quando ci sedemmo nella sala
d’attesa.
<< Dimmi tutto >>
mi fece il suo sorriso sghembo.
<< Domani vai a scuola,
giusto? >> lo vidi annuire. << Potresti chiedere quando posso
venire a scuola? Il preside ha solo detto che si sarebbe informato per le
carte, i voti, le pagelle e cose simili, ma non mi ha detto nient’altro.
>>
<< Certo, manderò Alice
in missione segreta. >>
<< Grazie >> gli
sorrisi.
<< Allora, felice di
poter presto rivedere tutti? >>
<< Be, non più di
tanto. Sai che non mi piace stare al centro dell’attenzione, di nuovo. >>
<< Guarda il lato
positivo, non sarai più così interessante come prima. >>
<< Grazie, mi stai
dicendo che sono noiosa? >> lo guardai indignata.
<< Non stavo dicendo
questo >> mi disse con tutta calma portandomi una ciocca di capelli
dietro l’orecchio. << Intendevo che non ti considereranno più di tanto
perché non sei una nuova arrivata, ti conosceranno praticamente tutti e non
avranno più attrazione verso di te nel voler sapere cosa ti piace o cose
simili. Tutti ti conoscono. >>
<< Non tutti, magari i nuovi arrivati… >>
<< Sì, magari solo
quelli, ma che stiano alla larga da ciò che è mio. Sono molto possessivo
>> sussurrò sulla mia guancia prima di lasciarmi un bacio e poi un altro
sulla mascella.
Inizialmente mi irrigidii e
trattenni il respiro.
Che stiano alla larga da ciò che è mio. Sono molto
possessivo.
Quella frase mi martellava
nel cervello. Ero sua, anche se lo ero sempre stata, ma sentirmelo dire era
qualcosa di assolutamente destabilizzante.
Mi girai a guardarlo e mi
persi nelle sue iridi dorate.
Avevo un’immensa voglia di
baciarlo, di sentire le sue labbra fredde e perfette sulle mie.
Mi sporsi verso di lui per
baciarlo, ma lui mi bloccò.
<< Bella, non voglio
essere l’amante, io voglio essere il tuo ragazzo >> mi posò le sue labbra
fredde sulla mia guancia.
Chiusi gli occhi beandomi di
quel contatto.
Maledetto Daniel, perché
doveva esistere? Perché io ero stata talmente stupida da stare insieme a lui
quando non provavo niente? Stupida.
Poco dopo chiamarono il mio
volo e io non mi sarei voluta muovere da quella sedia.
<< Chiamami per farmi
sapere quando torni, ok? Verrò a prenderti >> mi sorrise sghembo.
<< Ok >> mi
sentii arrossire.
<< E se vuoi chiamarmi
anche per qualsiasi altro motivo, per me va bene >> aggiunse ridendo.
<< Me lo ricorderò
>> risi anch’io.
<< Be, allora, ci
sentiamo >> mi abbracciò prima ancora che io capissi cosa stesse per
fare.
Sentivo quanto si stesse
trattenendo dall’abbracciarmi più del dovuto, aveva sempre paura di farmi male,
ma io lo abbracciai con tutta la mia forza, non avrei rischiato di fargli male.
Mi beai del suo abbraccio e
del suo profumo.
<< Spero che non
deciderai di rimanere con lui >> disse improvvisamente rompendo il mio
momento idilliaco.
<< Edward, non devi
neanche dirla una cosa del genere, so chi voglio e chi amo, non ci ripenserò,
tranquillo >> gli lasciai un bacio sulla guancia, presi la mia valigia e
mi diressi verso il gate del mio volo.
Non mi girai a guardare
indietro, non mi girai per vedere se Edward fosse ancora lì e mi stesse
guardando. Sapevo che se mi fossi girata e l’avrei visto, avrei ripreso in mano
la mia valigia e non sarei partita, ma dovevo farlo, dovevo sistemare
quell’ultima faccenda per poi essere completamente libera, per poi essere
completamente di Edward, anche se lo ero sempre stata.
* * * * *
Erano le due esatte quanto
atterrai all’aeroporto di Phoenix. Avevo passato tutto il viaggio a pensare e a
ripensare alle parole che avrei potuto dire a Daniel per chiudere quella
storia, quella storia che non era mai nemmeno iniziata. In un certo senso avevo
paura, non volevo perderlo come amico, ma sapevo che non lo saremmo più stati
dopo la nostra rottura, non avremmo mai più avuto un dialogo tranquillo,
probabilmente mi avrebbe cominciato ad odiare.
Scesi dall’aereo con
tranquillità non volendo arrivare al momento in cui avrei visto Daniel,
sicuramente avrei cominciato a sentirmi male al solo pensiero di dovergli
parlare e poi non sarei riuscita a baciarlo come se niente fosse.
Purtroppo per me, le persone
scendevano davvero velocemente e in poco tempo mi trovai all’interno
dell’aeroporto.
C’era davvero un sacco di
gente che aspettava parenti, amici, magari fidanzati, mariti, mogli che
tornavano da Forks per chissà quale motivo.
E tra quelle persone c’era
sicuramente anche Daniel che mi stava aspettando, che non vedeva l’ora di
vedermi, già mi immaginavo la sua faccia. Me lo immaginavo che come uno struzzo
allungava il collo per vedermi, per scorgere la mia figura prima che lo vedessi
io.
<< Bella! >>
sentii una voce in mezzo alla folla.
Vidi qualcuno corrermi in
contro.
Ed eccolo lì, che correva e
sgomitava per farsi largo tra la folla, per raggiungermi.
Quando me lo trovai davanti,
mi prese di peso e mi abbracciò.
<< Non puoi nemmeno
immaginare quanto mi sei mancata >> mi sussurrò all’orecchio lasciandomi
poi un bacio sulla guancia.
Il mio compito sarebbe stato
ancora più duro di quanto avessi mai pensato.
<< Mi sei mancato anche
tu >> voce incrinata, abbraccio alquanto fiacco.
Se ne accorse, mi mette giù.
<< è successo qualcosa?
>> mi chiede preoccupato alzandomi la testa con due dita.
<< No, niente,
tranquillo. Tutto a posto, mi sei solo mancato >> feci un sorriso tirato,
sperando di averlo convinto.
<< Sono felice di
saperlo >> sussurrò sulle mie labbra prima di baciarmi.
Un bacio davvero molto
passionale, un bacio che mi fece capire quanto gli fossi mancata.
Un enorme nodo mi chiuse lo
stomaco, gli occhi cominciavano a pungere. No, decisamente non sarebbe stato
semplice come avevo pensato.
Immaginare la scena a casa,
in un letto, da sola, non sarebbe mai potuto essere realista perché non avevo
lui davanti, non avevo davanti la persona che conoscevo da tutta la vita, che
mi amava e a cui io volevo un bene dell’anima. Anche se non lo amavo, non
potevo negare che gli volessi bene, fin troppo, gli volevo bene come ad un
fratello, ma non potevo continuare a prenderlo in giro.
Avrei deluso una delle
persone a cui tenevo di più, avrei deluso una persona che per me aveva sempre
fatto molto. Lo avrei deluso e probabilmente avrei perso la sua amicizia per
sempre. Non sarebbe stato davvero facile, per niente.
Mi lasciai condurre da quel
bacio cercando di non pensare, cercando di non lasciar prevalere le mie
emozioni. Dovevo controllarmi, dovevo controllare le lacrime che chiedevano di
uscire.
<< Andiamo, ti stanno
aspettando tutti >> mi prese per mano e mi condusse al nastro
trasportatore da cui sarebbe uscita la mia valigia.
<< Allora, tutto a
posto a Forks? >> mi chiese preoccupato.
<< Certo, tutto a
posto. Doveva andare storto qualcosa? >> gli chiesi con un sopracciglio
alzato.
<< Non so, magari… E…
Edward, ha alzato le mani? >> mi chiese guardando tutte le valige che
stavano passando sul nastro.
Spalancai gli occhi. <<
No, no. Tranquillo, abbiamo solo parlato un po’ >> abbassai lo sguardo
imbarazzata.
<< Davvero ti ha
accompagnato tuo papà in aeroporto a Forks? >>
<< Certo, te l’ho
detto. Chi avrebbe dovuto accompagnarmi? >> gli chiesi guardandolo.
<< Non lo so, forse
Edward. È stato così gentile da
accompagnarti a Forks, da fare il viaggio con te, immaginavo che ti avesse
accompagnato anche all’aeroporto dato che è così gentile >> parlava con così tanto disprezzo che mi si
accapponò la pelle.
Potevo immaginare che fosse
geloso, potevo immaginare che avesse sicuramente capito che Edward era ancora
innamorato di me, sapevo che non fosse stupido, ma tutto questo odio era ingiustificato.
Capisco essere geloso, ma non… cattivo.
<< Daniel, ti prego
>> presi la mia valigia e gli girai le spalle.
<< Ti prego, cosa?
Cazzo, Bella, quello ti guardava come se ti volesse mangiare da un momento
all’altro e io devo stare tranquillo? Ma per favore. Avete passato due ore
insieme e sicuramente altro tempo, quindi è normale che io possa pensare male. Non
ti sei nemmeno più fatta sentire >> alzò leggermente la voce.
<< Perché tu ti sei
forse fatto sentire? Scusa se il mio primo pensiero non eri tu, ma mio papà
>> mi fermai e mi girai cominciando ad urlargli contro.
<< O forse il tuo
pensiero era qualcun altro >> aggiunse guardandomi arrabbiato.
<< Che cosa vorresti
insinuare? >> lo guardai con uno sguardo carico d’odio.
Non avrei voluto dirglielo in
quel modo, ma se continuava a comportarsi in quel modo, gli avrei detto
qualcosa che non era ancora arrivato il momento di dirgli.
<< Hai capito
benissimo. Sai Bella, io non sono stupido. Sono anche un bravo osservatore e
pensi che non ho visto come lo guardi? Gli sguardi che vi scambiavate così
carichi di… di… di attrazione, cazzo! Non sono scemo e non sono di certo nato
ieri. So quando due persone si amano ancora >> alzò maggiormente la voce.
<< Non mi sembra il
caso di fare un discorso del genere mentre siamo in aeroporto >> gli feci
notare dandogli poi la schiena e andando fuori dall’aeroporto.
Dopo poco lui mi superò e si
diresse verso la macchina. Lo seguii a passo spedito, raggiunsi la macchina e
misi la mia valigia sul sedile posteriori, poi mi sedetti davanti, al posto del
passeggero.
Lui mise in moto, uscii
dall’aeroporto e quando ci trovammo per strada cominciò a parlarne.
<< Ora è il luogo
giusto per parlarne? >> mi chiese in tono acido.
<< Come vuoi >>
gli risposi anch’io arrabbiata.
<< Quindi? >>
<< Quindi cosa?
>> mi girai a guardarlo.
<< Vi amate ancora?
>> domanda a bruciapelo, domanda diretta. Sì o no?
Rimasi in silenzio, sospirai
e guardai fuori dal finestrino.
<< Avanti, Bella, o sì
o no, non è difficile. >>
<< Non era in questo
modo che doveva andare >> dissi più a me stessa che a lui, ma mi sentì
benissimo.
<< Be, mi dispiace, ma
purtroppo sta andando in questo modo. >>
Rimasi in silenzio.
Anche se non avrei mai voluto
dirglielo in quel modo, anche se avrei voluto aspettare almeno che fossi a
quattr’occhi, faccia a faccia e non su una macchina in piena corsa, dovevo
dirglielo. Ormai ero stata messa alla stretta, aveva fatto la domanda che non
avrebbe mai dovuto fare Vi amate ancora? Quella
era la domanda che apriva tutto il vaso di Pandora e ormai non potevo più
fuggire.
<< Tra un paio di
giorni riparto, torno a vivere definitivamente a Forks >> dissi
continuando a guardare fuori dal finestrino. << Daniel, io ti ho sempre
voluto bene, un bene dell’anima, ti ho sempre considerato un fratello, ma
purtroppo, non ti amo. So che potrai pensare che ti ho preso in giro per tutto
questo tempo, ma non è così. Ho voluto provarci perché mi piacevi, perché avevo
capito che avremmo potuto passare del tempo insieme e speravo che un giorno mi
sarei potuta innamorare di te, ma così non è stato. L’ho capito, mi dispiace,
ma non mi sembra il caso che andiamo avanti, che continuiamo a provarci,
sarebbe prenderti in giro e io ci tengo troppo a te per poter pensare di farti
soffrire un’ulteriormente e poi sto per tornare a Forks, non mi piacciono i
rapporti a distanza. Potremmo… >>
Scoppiò a ridere.
<< Adesso capisco
tutto. Mi stai lasciando per lui. Ovviamente, mi sembra normale. Io sono stato
solo un ripiego, vero? Solo il povero ragazzo che ti sei trovata davanti, con
cui hai pensato di poter passare del tempo intanto che aspettavi il suo
ritorno. Mi sono solo trovato in mezzo, vero? Un povero cretino che ti dice di
essere innamorato di te da anni e tu prendi la palla al balzo, poi quando il
tuo principe azzurro torna, dici di non amarmi e che non vuoi prendermi in
giro. Ma andiamo, Bella! Tu non ci hai mai nemmeno provato a stare con me sul
serio, insomma, ero solo un ripiego con cui poter aspettare il ritorno del
principe azzurro dallo sguardo dorato e dalla bellezza disarmante >>
c’era odio, rabbia nelle sue parole e potevo capirlo. L’avevo ferito, lo stavo
ferendo dicendogli tutte quelle cose.
<< Non puoi saperlo,
Daniel. Non sai cosa ho provato io nei mesi scorsi e non puoi sapere quello che
provo io adesso. Non ti amo, ma non vuol dire che non abbia provato ad avere
una storia con te. Io ti voglio bene, ti voglio un bene dell’anima, davvero.
Sei una persona fantastica, sei davvero un ottimo amico, ma non… non posso
stare ancora con te. Io… >> no, decisamente quella discussione aveva
preso una piega diversa da quello che avevo pensato, ma non tutto va come la si
immagina, no?
<< Sì, va bene,
risparmiami il fatto che tu lo ami e che lui ti ama, che siete tornati insieme
e che ti trasferisci per stare con lui. Risparmiamelo, ti prego, sono già stato
umiliato abbastanza essendo stato usato come uno stupido giocattolo per tutti
questi mesi, quindi, ti prego. Risparmiami il discorso smielato e romantico di
voi che vi riconciliate facendolo. >>
<< Voglio solo
precisare che non siamo tornati insieme e che non l’abbiamo ancora fatto. Sono
vergine se ti fa piacere saperlo >> gli urlai quasi indignata da tutto il
suo discorso.
Non aveva capito niente di
quello che gli avevo detto. Certo, era normale, era un uomo ferito, ma non
poteva pensare davvero quelle cattiverie.
<< Cos’è lui non voleva
essere l’amante? Fa male pensare che la donna che si ama è insieme ad un altro,
vero? >> perché c’era così tanta cattiveria nella sua voce, perché? Mi
sta facendo vedere un lato di lui che non avevo mai pensato avesse.
<< Daniel, ti prego.
Non dire cose che non pensi davvero. Non vorrei perdere un amico. >>
<< Prima cosa: non puoi
sapere cosa penso davvero. Seconda cosa: l’amico l’hai perso appena mi hai
detto che potevamo provarci. L’amico l’hai perso quel giorno dandoci la
possibilità di provarci. Da quel momento l’amico se n’è andato ed è rimasto
l’uomo innamorato di te. Dovevi pensarci prima, Bella, adesso l’amico non torna
più indietro. Non tornerà più indietro. >>
Le sue parole mi fecero male,
più male di quanto avessi mai pensato. Sentirmi dire di aver perso la sua
amicizia, di aver perso un amico fidato e adorabile, mi faceva male. Aver perso
un fratello era straziante, un fratello che avevi visto crescere e con cui ero
cresciuta.
<< Daniel, ti prego
>> voce strozzata, lacrime ormai pronte a scendere.
<< Bella, non so cosa
ti aspettavi, ma io non posso pensare di esserti amico dopo che hai deciso di
lasciarmi. E poi amici? Te ne vai, santo cielo. Te ne vai a migliaia di
chilometri da qua, come potremmo rimanere amici? Non è un viaggio che fai e poi
ritorni, un viaggio di un paio di settimane, te ne vai per sempre, Bella. Per
sempre. Non so cosa ti faccia capire questa parola, ma a me fa capire fino alla
fine dei giorni, fino a quando il mondo non cesserà d’esistere. Quante volte
tornerai? Una volta all’anno? Due, massimo. Dovrei vederti pur sapendo che mi
hai preso in giro, mi hai spezzato il cuore e poi mi hai pure chiesto di
rimanere amici? No, Bella, mi dispiace, ma non ce la faccio. Ti potrò anche
volere bene, ti potrò amare, ma non puoi chiedermi di mettere la mia dignità
sotto i piedi, mi dispiace >> non era più arrabbiato, ora era calmo, ma
dal tono della sua voce potei capire quanto fosse deluso dal mio comportamento.
Notai solo in quel momento
che il paesaggio attorno a noi non scorreva più, ma che si era fermato. Eravamo
arrivati a casa mia.
Sospirai e mi girai a
guardarlo.
Guardava fuori dal finestrino
con sguardo neutro, come se non stesse pensando a niente.
<< Quindi, questo è un
addio >> dissi con voce roca.
<< Sì, penso proprio di
sì. >>
<< Addio Daniel e per
quanto possa valere: ti voglio bene >> mi avvicinai e gli lasciai un
bacio sulla guancia mentre dai miei occhi sgorgarono le prime lacrime.
<< Non me ne faccio
niente del tuo ti voglio bene >> fu solo un sussurro il suo, ma lo sentii
benissimo.
Un dolore al cuore,
lancinante, mi trafisse.
Avevo appena per un amico e
non l’avrei mai più rivisto. Avevo perso un amico d’infanzia e tutto una mia
stupida decisione presa mesi prima. Quanto ero stata stupida?
Attraversai il vialetto ed
entrai in casa.
<< Mamma, sono a casa
>> cercai di urlare nascondendo la mia voce e il mio stato d’animo.
<< Bella, tesoro
>> mia mamma arrivò nell’entrata. << Che è successo? >> venne
subito verso di me per abbracciarmi.
<< Niente, tutto a
posto. Davvero >> tirai su con il naso e cercai di smettere di piangere,
ma inevitabilmente continuai a farlo.
<< Ok, va bene. Andiamo
in salotto e ti calmi un po’, poi mi spieghi se vuoi, ok? >> mia mamma mi
tirò leggermente per un braccio e mi portò verso il salotto.
Piansi per un po’ di minuti,
forse un’ora, ormai la mia cognizione del tempo era alquanto nulla.
Quando finalmente sgorgai
l’ultima lacrima, mi asciugai le guancie e mi ricomposi.
<< Vuoi spiegarmi cosa
è successo? >> mi chiese dolcemente accarezzandomi una guancia.
<< Ho lasciato Daniel.
>>
<< Se la cosa ti fa
soffrire tanto perché l’hai lasciato? >> cercò in tutti i modi di
nascondere la sua faccia perplessa, ma la vidi benissimo.
<< Non è questo il
punto. L’ho lasciato perché io ed Edward ci vogliamo riprovare, ci amiamo
ancora e vogliamo darci un’altra possibilità. Sto piangendo per quello che
Daniel mi ha detto, per il fatto che ho perso un amico fidato, un amico a cui
tenevo molto >> cominciarono a pizzicarmi di nuovo gli occhi, ma cercai
di mantenere un contegno.
<< Potevi immaginare
che non l’avrebbe presa bene, insomma, lui è innamorato di te forse da anni e
per lui questo è davvero un colpo al cuore. Non potevi pensare di rimanergli
amica, come pensavi che sarebbe stato a sapere che tu fossi di un altro e a far
finta di niente? Non è possibile e lo sai anche tu. Poi ti trasferisci, altra
punto che va a vostro sfavore, penso che stavolta sia definitivo e come pensi
che starebbe lui? Un taglio netto è la cosa più gusta, anche se a te può non
sembrare. >>
<< Forse hai ragione,
staccarci completamente non potrà farci che bene, ma non doveva dirmi quello
che mi ha detto, con quel tono >> singhiozzai leggermente.
<< Be, Bella, è un
ragazzo ferito, ha fatto parlare la rabbia, probabilmente non le pensava
minimamente quelle cose, anzi, ne sono sicura >> mi sorrise dolcemente.
<< Grazie mamma.
>>
<< E di cosa? Sono qua
apposta. Allora, che facciamo stasera? Philip ha una partita e quindi siamo da
sole. Che ne dici di una bella serata tra donne? Io, te e Helena? Film,
pettegolezzi, sfilate di moda di ragazzi, ci divertiremo! >> era davvero
contenta per quella serata.
Accettai, felice di vederla
così entusiasta, ma anche perché pensavo che sicuramente avrebbe fatto bene
anche a me passare una serata, l’ultima serata insieme a mia mamma e alla mia
migliore amica di sempre. Dovevo approfittare di quel momento, chissà quando le
avrei riviste nuovamente, probabilmente tra mesi.
Presi in mano il cellulare e
feci partire la chiamata ad Edward, intanto che mia mamma cominciava ad
organizzare la serata.
<< Pronto? >> la sua voce cristallina fu un tocca sana per la mia
salute emotiva.
<< Ciao >> gli
dissi cercando di tenere un tono di voce almeno normale.
<< Cos’è successo? >> mi chiese preoccupato.
<< Niente, davvero.
Sono solo un po’ stanca dal viaggio >> mentii spudoratamente, sperai che
mi credette, ma ovviamente non fu così.
<< Bella. >>
<< Ho lasciato Daniel.
>>
<< Bella, se volevi rimanere con
lui, guarda che… >> lo bloccai prima che potesse fraintendere.
<< Non è per quello, io
sono felice di averlo mollato, ma abbiamo litigato, parecchio, ha detto cose
brutte e be, l’ho perso come amico >> sussurrai leggermente sperando che
le lacrime non tornassero di nuovo a sgorgare.
<< Mi dispiace Bella, ma se non vuole rimanere
nemmeno tuo amico, allora uno stupido. Dagli tempo, magari capirà e tornerà a
scusarsi. Alla fine penso sia normale che si comporti così, probabilmente se
avessi lasciato me mi sarei comportato allo stesso modo. Non è facile essere
solo amico di una persona che ami >> mi spiegò dolcemente.
<< Posso immaginarlo
anch’io >> sorrisi leggermente.
<< Mi prometti che non piangerai più? >>
<< Sì, lo prometto.
>>
<< Cosa fate stasera di bello? >> mi chiese cercando di rendere la telefonata più
allegra, almeno, fu quello che capii.
<< Mia mamma vuole
passare una serata tra donne: io, lei e Helena. La sta proprio organizzando in
questo momento >> sorrisi vedendo mia mamma che passava proprio in quel
momento con in mano un foglio.
<< Divertiti, allora. Ci sentiamo domani, ok?
>>
<< Sì. Edward? >>
<< Dimmi. >>
<< Penso di tornare a
casa già domani >> mi guardai i piedi leggermente imbarazzata, come se
lui avesse potuto vedermi.
<< Bella, quando vuoi, fai con calma. Io ti
aspetto >> disse tutto in modo
dolce.
<< No, davvero. Stasera
passo la serata con l’uniche due persone con cui vorrei passarla. Ho lasciato
Daniel, non ho più niente da fare qui. Tornerò domani sera, ok? >>
<< Bella… >>
<< Edward, davvero.
Domani torno. >>
<< Non pensare che non ti voglia, ma non
dovresti passare un po’ più di tempo lì? >> mi chiese dolcemente.
<< No, Edward. Domani
comincio ad impacchettare le mie cose e torno. >>
<< Va bene, ci sentiamo domani. Divertiti
stasera. >>
<< Sicuramente >>
sorrisi solo all’idea della serata. << Edward? >>
<< Cosa? >>
<< Ti amo >>
probabilmente era la prima volta che glielo dicevo di mia spontanea volontà,
senza una dichiarazione vera e propria e tutto il resto.
Per un secondo rimase zitto.
<< Anch’io ti amo >> non mi sembrava possibile, ma mi sembrò di sentire
una certa nota d’emozione nella sua voce.
Chiusi la chiamata con un
sorriso ebete stampato in faccia.
Sentire Edward, la sua voce,
sapere che ci fosse lui e tutta la sua famiglia ad attendermi a Forks, mi
faceva sentire meglio.
La serata che passai fu
qualcosa di assolutamente spassoso e divertente. Non ricordo di aver riso mai
così tanto.
Guardammo vari film commedia,
demenziali tipo American Pie, ci guardammo delle sfilate di uomini, cantammo,
ballammo, ridemmo. Una serata davvero memorabile.
Verso le due di notte avevo
raggiunto il mio letto, sfinita e stanca, insieme ad Helena che si era infilata
nel mio letto matrimoniale e si era addormentata, come me in fin dei conti.
Una serata che mi fece
dimenticare di quello che era successo quel pomeriggio, ma c’era una nota
positiva in tutto quello: ora, potevo finalmente avere un nuovo inizio insieme
ad Edward.
Buonasera!
Allora, eccomi qua, stavolta puntuale e senza ritardi.
In
questo capitolo ne sono successe davvero tante. Bella ed Edward si avvicinano,
quasi quasi litigano anche loro, ma cosa davvero importante Bella lascia
Daniel. Come pensavate che andasse? Vi aspettavate una reazione così da parte
sua? E Bella? Cosa pensate del vostro comportamento? Sinceramente una mia amica
che legge in anteprima il capitolo mi ha detto che Bella in questo capitolo è
alquanto ipocrita e che non la sopporta, voi che ne pensate?
Scusate
tutte queste domande, ma sinceramente anche io sono rimasta perplessa dalla
reazione di Bella e il capitolo l’ho scritto io! Solo che quello è quello che è
uscito, Bella voleva fare quello e ha fatto quello, io la situazione l’avevo
immaginata in modo diverso sinceramente. Va be, ormai il capitolo è uscito
così.
Ringrazio
chiunque abbia aggiunto la storia alle seguite, preferite e ricordate. Siete
davvero tantissimi, non pensavo di arrivare ad un numero così. Ringrazio i 7
angeli che hanno recensito e ai lettori silenziosi che spero un giorno
troveranno il coraggio, e la voglia soprattutto, di esprimere la loro opinione.
Grazie davvero a tutti.
Vi
ricordo che potete aggiungermi su Fb e su Twitter.
Alla
prossima ^_^
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Capitolo 19 *** Capitolo 19 ***
Capitolo 2
Buonagiorno!
Eccomi qua con un nuovo capitolo.
Sono nuovamente in ritardo,
ormai non so nemmeno più come scusarmi, quindi, dico solo che il
capitolo è abbastanza lungo e che spero vi piaccia perchè
a me non convince per niente.
Ci vediamo in fondo per le note finali.
Buona lettura ^_^
Capitolo 19
Bella POV
Quella notte dormii come una
bambina, ero talmente stanca per tutto quello che era successo quel giorno che
avevo dormito tutta notte senza nemmeno svegliarmi. Potrà sembrare strano
perché potevo dormire così bene solo quando avevo vicino Edward, ma quella
notte fu tutto tranquillo: niente incubi, niente pensieri, solo sogni,
bellissimi sogni che mi fecero svegliare con un sorrisino sulle labbra.
Avevo sognato di cacciare con
Edward, di guardarmi allo specchio e di vedere qualcuno che non riconoscevo,
una me di versa, una me molto più bella. Sognai di non essere più goffa, ma
anzi, di essere aggraziata come tutti i Cullen. In poche parole avevo sognato
di diventare una vampira.
Ora che con Edward sarebbe
tornato tutto come prima, ora che avrei ricominciato a stare con lui e con la
sua famiglia, si era risvegliato in me la voglia di diventare come loro, di
appartenere veramente alla loro famiglia, avrei dovuto parlarne con Edward,
anche se sapevo già che non avrebbe gradito quella mia richiesta. Sapevo quanto
fosse contrario alla mia trasformazione qualche anno prima e pensavo che non
aveva di certo cambiato idea, forse il suo pensiero si era rafforzato.
Avrei cercato di convincerlo
in tutti i modi perché io volevo appartenere al loro mondo, volevo appartenervi
ancora di più.
Quella mattina mi svegliai e
feci colazione con mia mamma e Phil che mi guardavano come fossi un marziano.
Mia mamma la sera prima mi avevo visto andare a dormire con gli occhi arrossita
dal pianto, nonostante avessi passato tutta sera a ridere e in quel momento mi
vedeva raggiante e con un sorriso enorme stampato in faccia. Di certo il suo
pensiero era che non avesse una figlia normale.
<< Sei sicura di stare
bene? >> mi chiese continuando a guardarmi con occhio indagatore.
<< Sto benissimo,
perché? >> continuai a mangiare i miei cereali lanciandogli ogni tanto
una qualche occhiata.
<< Sei sorridente,
insomma, ieri sera eri praticamente a pezzi, oggi sei rinata, è successo
qualcosa? >>
<< Dicono che la notte
porti consiglio, no? >> sorrisi leggermente.
<< E a te ne ha
portata? >> mi chiese Phil con un sorrisino beffardo.
<< Sì, diciamo di sì.
>>
Smisero di fare domande, ma
continuarono a guardarmi con occhio indagatore.
Passammo tutto il giorno a
fare i miei scatoloni, ad incartare cose, vestiti, libri, qualsiasi cosa avessi
a casa la impacchettammo. Eravamo io, mia mamma, Phil e Helena e passammo tutto
il pomeriggio ad impacchettare e a ridere.
Phil si era fatto prestare un
furgoncino da un suo amico e avrebbe fatto il viaggio fino a Forks per portarmi
le mie cose, imbarcarle sull’aereo sarebbe costato troppo, invece Phil preferì
guidare fino a Forks per portarmi tutte le mie cose. Apprezzai molto il suo
gesto e cercai varie volte di farlo desistere, ma invece lui continuava ad
insistere, alla fine cedetti.
Il viaggio sarebbe stato
lungo, un paio di giorni se non di più, ma lui voleva farlo e probabilmente lo
avrebbe accompagnato mia mamma.
Alle quattro del pomeriggio,
dopo risate, battute e tanto duro lavoro, andai a farmi una doccia Mi sarebbe
mancato tutto quello, mi sarebbe mancato parlare con mia mamma, con Helena,
ridere e scherzare con Phil. Mi sarebbero mancati i miei amici che non si erano
fatti sentire, ma sapevo non lo facessero perché non volevano fare un torto a Daniel,
li comprendevo e comunque mi sarebbero mancati. Mi sarebbe mancata la città del
sole, nonostante fossi bianca e non mi piaceva molto prendere il sole, mi
sarebbe mancata. Ma ero disposta ad allontanarmi da tutto quello, ero disposta
a fare qualsiasi cosa pur di tornare a stare con Edward, pur di passare del
tempo con lui e stare con la sua famiglia. Avrei fatto qualsiasi cosa e la
stavo facendo, non importava cosa abbandonassi e cosa avrei lasciato dietro di
me, andavo verso qualcosa che mi rendeva felicissima, qualcosa che avrebbe
riempito la mia vita per sempre, anzi, per l’eternità, perché anche se Edward
non avrebbe voluto, io avrei trovato un modo per diventare come lui, qualsiasi
modo.
* * * * *
Ero in aeroporto, avevo fatto
il check in da almeno mezz’ora e stavo aspettando nella sala d’aspetto. Con me
erano venuti mia mamma, Phil e Helena, l’unica che avevo visto dei miei amici.
Eravamo seduti l’una vicino
all’altra mentre Phil e mia mamma ci lasciavamo un po’ di tempo da passare da
sole. Avevo già avvisato Edward dell’orario in cui sarei arrivata.
<< Matt mi ha detto che
avrebbe voluto venire, voleva vederti e salutarti perché comunque ti vuole bene
e gli dispiacerà non vederti più in giro per la scuola, ma Daniel sarebbe
andato da lui a sfogarsi, di nuovo. Non voleva disdire e poi pensa che prima o
poi sarebbe venuto a saperlo e si sarebbe arrabbiato con lui, quindi ha
preferito non esserci, ma ti saluta >> mi sorrise dopo il suo lunghissimo
resoconto.
<< Tranquilla Helena,
non mi aspettavo di vedere nessuno degli altri, capisco che essendo Daniel loro
amico non vogliano fargli un torto e non pretendevo che venissero, quindi dì
agli altri che li saluto e che mi mancheranno >> sorrisi rilassata. Ero
felice, finalmente sarei tornata a Forks e avrei potuto ricominciato la mia
vita del resto non mi importava.
Helena mi fece un sorriso
tirato e poi abbassò la testa.
Sospirò e rimase in silenzio
guardandosi le mani.
<< Che succede?
>> le chiesi sorridendo.
Alzò lo sguardo verso di me e
vidi le lacrime scenderle sulle guancia, il mio sorriso scomparve
immediatamente. Tirò su con il naso.
<< Per te è tutto
semplice, vero? Te ne sei tornata tutta triste perché eri stata lasciata,
riparti con la tua vecchia vita come se non te ne fossi mai andata, poi lui
torna, sistemi le cose, lo rivedi e nuovamente lasci la tua vecchia vita come
se niente fosse, come se non avessi persone che ti vogliono bene e che soffrono
al solo pensiero di non poterti più vedere. Tu sei lì, bella e sorridente che
non vedi l’ora di arrivare a Forks per riabbracciare il tuo amato e tutta la
sua famiglia, ma non pensi a quello che provo io mentre vedo tutto questo. Per
la seconda volta dovrò salutarti, per la seconda volta dovrò fare a meno di te,
non potrò più vederti, non potrò più confidarmi e a te non frega praticamente
niente tanto là hai un’altra amica con cui confidarti, un’amica migliore di me.
A te non importa minimamente di come si sentono le persone che ti vedono
partire, ti importa solo di te stessa e di nessun altro >> la vidi
continuare a piangere mentre la mia bocca si spalancava e la guardavo
incredula.
<< Helena, non è
affatto così. Mi dispiace lasciarti di nuovo, mi dispiace dovermene andare di
nuovo, ma la mia unica ragione di vita è là e là c’è mio papà, lui ha bisogno
di me in questo momento >> non credetti nemmeno io alle mie parole, come
potevo pretendere che vi credesse lei?
Scoppiò in una risata.
<< Buona la scusa,
Bella. Facile dire che vai là per tuo papà quando sappiamo benissimo entrambe
che vai là per un altro motivo, lo sappiamo tu, io, tua mamma, Phil e sono
sicura che lo sappia anche tuo papà. Ti piace far soffrire le persone, vero?
>>
<< Helena >>
abbassai la testa e sospirai.
<< Cosa, Bella? Cosa?
Potrà sembrare un pensiero cattivo, ma avrei preferito non fossi tornata, avevi
detto che stavolta saresti rimasta, avevi detto che non te ne saresti più
andata e invece non hai mantenuto la promessa. Sei arrivata qua, hai dato
nuovamente una speranza a tutti, una speranza a me di poterti avere ancora qui
per tanto, hai dato una speranza a Daniel pensando che comunque con lui sarebbe
potuto nascere qualcosa, quando sapevi benissimo che non sarebbe andata bene
perché lui non era lui. Hai seminato
solo dolore, tristezza, era davvero meglio che non tornassi >> nel suo
tono c’era dolore, disprezzo.
Le lacrime chiesero di
scendere e le lasciai fare.
<< Non voglio che ci
lasciamo in questo modo >> sussurrai, sperando che mi sentisse.
Sospirò.
<< Hai ragione, scusa,
solo che Bella capiscimi, io ti voglio bene e mi fa soffrire il fatto che tu te
ne vada di nuovo, che tu mi lasci nuovamente qui, da sola, in mezzo a questi
scapestrati. Sei la mia migliore amica e probabilmente passeranno mesi prima
che ci vedremo di nuovo. Non mi piace questa prospettiva. >>
<< Perché pensi che a
me piaccia? Se potessi ti porterei con me, non vorrei lasciarti, ma Helena,
questa è la situazione. Ci sentiremo, ci vedremo, ogni tanto verrò a trovarti e
magari ogni tanto verrai tu da me, che ne dici? >> sorrisi mentre le
lacrime continuavano a scendere.
<< Mi sembra un’ottima
idea >> mi sorrise.
Probabilmente non avrei mai
potuto mantenere quello che avevo appena detto, volevo diventare un vampiro
entro breve e non avrei più avuto la possibilità di vederla, o meglio, avrei
potuto vederla, ma avrebbe sicuramente notato il mio cambiamento facendo
domande e non volevo che una cosa del genere succedesse.
Al solo pensarlo, la
tristezza di fece largo in me. Probabilmente quella sarebbe stata anche l’unica
occasione di poter abbracciare mia mamma, di poter passare del tempo con lei.
Perché avevo deciso di
partire proprio quella sera? Perché volevo tornare così velocemente a Forks?
Non c’era fretta, non avevo passato abbastanza tempo con le persone che amavo.
Che non dovessi farmi
trasformare? Ma era quello che volevo, volevo diventare come Edward, volevo
poter passare il resto dell’eternità con lui, non c’erano dubbi, ma al solo
pensiero di dover abbandonare la mia famiglia, una stretta allo stomaco mi fece
star male.
Cercai di non pensarci, non era
il momento opportuno, ma non potei fermare le lacrime che continuarono a
solcare il mio viso.
<< Vieni qua >>
Helena mi si avvicinò e mi strinse forte tra le sue braccia.
Piansi, singhiozzai e strinsi
forte la mia amica, mi sarebbe mancata.
Dopo un paio di minuti in cui
le lacrime cessarono di uscire, ci staccammo e ci sorridemmo.
<< Mi chiamerai, vero?
>> le chiesi con la voce leggermente roca.
<< Certo, tutte le
volte che vorrai. Tu mi chiamerai? >>
<< Quando vuoi.
>>
<< Mi raccomando, fammi
sapere se divento zia, mi offenderei se non me lo dicessi >> rise.
<< Helena! >>
finalmente era tornata quella di sempre, non mi piaceva vederla piangere.
<< Che c’è! Se lo ami
davvero così tanto come dici, prima o poi succederà, no? >>
Arrossii << Sì, probabilmente
sì. >>
<< E allora! Avvisami,
neh? Sarò davvero felicissima >> le luccicavano già gli occhi.
<< Non ti sembra di
correre un po’ troppo? >> le chiesi guardandola divertita.
<< Correre? Ma no. Ok,
forse un pochino, ma sapendo come lo ami non mi stupirei se diventassi zia
presto. >>
Arrossi nuovamente.
Avere un figlio da Edward?
Non sarebbe assolutamente stato male, ma non vedevo la possibilità che quel
pensiero strano di Helena sarebbe potuto diventare realtà. Avrei tanto voluto
avere un figlio da Edward, ma non pensavo che sarebbe mai successo.
Certo che l’idea di avere tra
le braccia un piccolo Cullen non era mica tanto male. No, ok, stavo impazzendo,
non avevamo nemmeno fatto l’amore insieme e già stavo pensando ad avere un
figlio con lui, avevo qualche serio problema.
<< No, stai correndo
decisamente troppo, non l’abbiamo nemmeno mai fatto >> arrossii
maggiormente.
<< è anche per quello
che vai a Forks, no? >>
<< Helena! >>
<> mi disse ridendo.
<< Certo che ci ho
pensato. >>
<< E allora, prima o
poi dovrà succedere >> mi sorrise.
<< Non la farei così
facile, è uno…. è uno all’antica >> abbassai lo sguardo imbarazzata.
<< In che senso?
>> immaginavo già il suo sopracciglio alzarsi in fare perplesso.
<< Ecco, oddio, adesso
come te lo dico. Ecco, lui… lui… vuole aspettare la prima notte di nozze
>> ormai non potevo diventare più rossa di com’ero già.
<< No, scusa, quindi…
lui è… è ancora… >>
<< Vergine, sì >>
finii la frase per lei.
Rimase in silenzio e alzai lo
sguardo per vedere la sua espressione. Scoppiai a ridere, era troppo buffa: mi
guardava come se fossi un alieno o come se mi fossi messa a ballare la macarena
in mezzo a tutti, cosa che sicuramente io non avrei mai fatto. Era praticamente
scioccata e si era ammutolita.
<< Ma stai scherzando o
sei seria? >> mi chiese improvvisamente.
<< Sono serissima
>> continuai a ridere.
<< E allora perché
ridi? >> mi guardò malissimo.
<< Perché la tua faccia
è bellissima. >>
<< Immagino! Scusa, ma
non puoi darmi questa notizia e aspettare che non sia scioccata insomma, quanti
anni ha? La nostra età? Ed è ancora vergine? Ma non è quella la cosa che mi
sciocca, anzi, ne conosco di vergini anche più vecchi, la cosa che mi sciocca e
mi fa rimanere senza parole è il fatto che voglia farlo la prima notte di nozze
>> aprì maggiormente la bocca in segno di stupore e io risi.
<< Non dovresti
stupirti, molti ragazzi la pensano ancora in questo modo, non so quanti poi lo
mettano in pratica, però ne parlano. Non dovresti stupirti >> le dissi
cercando di tornare di un colore normale.
<< Lo so, però insomma,
ti rendi conto che se vuoi farlo con lui, dovrai sposarlo? >> mi chiese
ancora più scioccata.
<< Non mi sembra un
problema >> ammisi imbarazzata continuando però a guardarla.
<< Cosa?! Sei disposta
davvero a sposarlo per farlo con lui? >>
<< No, aspetta un
secondo, io non lo sposerei solo perché così farei l’amore con lui, lo sposerei
perché lo amo. >>
Mi guardò sconcertata.
<< Troppe notizie allo stesso momento non va bene. Potrei avere un
infarto alla mia giovane età, vorrei ancora vivere se non ti dispiace. >>
Risi.
<< Ok, allora, la
pianto di parlare. >>
Rimanemmo in silenzio.
<< Ma sei sicura di
avermi detto la verità? >> mi chiese dopo un po’.
<< Certo. >>
<< Non posso crederci.
Ok, quindi, ricapitoliamo, lui vuole aspettare la prima notte di nozze e tu
vorresti sposarlo o hai intenzione di sposarlo? >>
Non le risposi.
<< Questo silenzio mi
fa paura. Hai intenzione davvero di sposarlo? >>
<< Certo, un giorno sì.
Non subito, magari tra un paio di anni >> o mesi avrei voluto aggiungere.
Mi scrutò per un po’ e poi
diventò pensierosa.
Proprio in quel momento
chiamarono il mio volo e mia mamma e Phil arrivarono.
<< Bene, quindi è
arrivata l’ora di salutarci? >> mi chiese mia mamma con gli occhi già
lucidi che commossero anche me.
Annuii. Lei spostò lo sguardo
su Helena.
<< Sta bene? >>
mi chiese preoccupata.
<< Oh sì, sta
benissimo. Non preoccuparti >> le sorrisi alzandomi e avvinandomi verso
di lei.
<< Vieni qua >>
mi prese per le spalle e mi abbracciò.
La strinsi forte, annusandola
e imprimendomi nella mente il calore del suo corpo. Non sapevo quando l’avrei
potuta riabbracciare o se l’avrei fatto.
Scoppiai a piangere, seguita
da mia mamma.
Ci staccammo lentamente,
guardandoci negli occhi e sorridendoci mentre le lacrime solcavano i nostri
visi. Abbracciai Phil, mi sarebbe mancato quel mio fratellone, non riuscivo a
definirlo come un papà, avevamo solo qualche anno di differenza, lo sentivo più
come un fratello maggiore.
Mi staccai da lui e mi
avvicinai ad Helena che nel frattempo si era ripresa e si era alzata in piedi.
Ci abbracciammo.
<< Mi inviterai al tuo
matrimonio, vero? >> mi chiese sorridendo.
<< Perché non dovrei
farlo? >> le sorrisi di rimando.
<< Ah, non lo so,
magari sarai troppo concentrata a pensare alla prima notte di nozze che ti
dimenticherai di invitarmi >> scoppiammo a ridere all’unisono.
Mi sarebbe mancata quella
pazza scatenata, ma sarei tornata da un’altra pazza scatenata, scatenata ancora
più di lei: Alice.
Presi il mio bagaglio a mano,
mi avvicinai alla hostess di terra davanti al gate e mi girai a guardare per
l’ultima volta le persone a cui volevo bene e che probabilmente non avrei più
rivisto.
* * * * *
Il viaggio fu tremendo, due
ore di volo, ma furono le peggiori della mia vita. Non riuscii a chiudere
occhio e non riuscivo a stare ferma seduta al mio posto.
Non riuscivo a far altro che
pensare alla mia famiglia, alle persone che avevo da poco salutato
all’aeroporto. Era davvero l’ultima volta che li avrei rivisti?
Passai tutto il volo divisa
in due: dalla parte ero sicura di voler diventare come Edward, di voler passare
tutta la vita con lui, ma dall’altra non volevo abbandonare la mia famiglia,
non volevo lasciarla, non ce l’avrei fatta. Ma la cosa fondamentale era: cosa
volevo di più? Non avevo dubbi, volevo diventare come Edward e la sua famiglia,
volevo diventare un vampiro e non avevo neanche un solo dubbio. Lui sarebbe
riuscito a farmi dimenticare di tutto, sarebbe riuscito a lenire il dolore, no?
Lui era in grado di fare qualsiasi cosa perché con lui mi sentivo al sicuro, mi
sentivo a casa ed era quello che contava.
Quando atterrai cercai di
cacciare indietro quei bruttissimi pensieri, non avevo intenzione di far preoccupare
Edward per una cosa simile, si sarebbe aggrappato a qualsiasi cosa pur di non
trasformarmi.
Presi il mio bagaglio a mano
e mi misi in fila per scendere.
La gente andava troppo veloce
per i miei gusti, non mi sentivo ancora pronta a vedere Edward, soprattutto
perché non appena avesse visto la mia espressione si sarebbe subito preoccupato
e non volevo assolutamente farlo preoccupare, non ce n’era motivo.
Uscii dal gate e mi ritrovai
davanti un’enorme salone pieno di gente: famigliari, amici, mariti, moglie,
fidanzate, fidanzati che attendevano qualcuno che stava scendendo da
quell’aereo.
Non appena scrutai tra la
folla, lo vidi: bello come il sole che spiccava rispetto a tutti gli altri con
la sua bellezza, i capelli ramati, il sorriso sghembo che era stampato sul suo
viso.
Quando incontrai il suo
sguardo e mi sorrise, mi misi a correre gettandomi tra le sue braccia. Subito
mi strinse a sé e lo sentii irrigidirsi.
<< Scusa >> gli
sussurrai.
<< E di cosa? >>
<< Per esserti saltata
addosso in questo modo, magari ti ho investito troppo velocemente con il mio
odore e non te l’aspettavi >> misi la testa sulla sua spalla inspirando
il suo profumo che cominciò a farmi sentire meglio e a farmi sentire ancora di
più a casa.
<< Bella, ormai il tuo
odore non è più un problema per me, sono stato troppo tempo senza sentirlo che
adesso mi fa solo sentire meglio >> mi lasciò un bacio tra i capelli.
<< Ho per caso cambiato
odore? >> gli chiesi continuando a rimanere stretta a lui. La sua risata
cristallina mi invase l’udito facendomi sentire in paradiso, sembrava quasi che
un coro d’angeli cantasse per me.
<< No, per niente, è
sempre delizioso e buonissimo, ma devo conviverci, fa parte di te e ormai è
come se facesse parte di me. >>
A quelle parole il respiro mi
si mozzò. Erano parole dolcissime e lo strinsi maggiormente.
Edward continuò a stringermi
a sé, cullandomi, accarezzandomi i capelli. Sinceramente non so nemmeno quanto
tempo restammo in quella posizione, so solo che era il posto migliore in cui
potessi essere: ero con Edward, tra le sue braccia e niente e nessuno ci
avrebbe allontanato, niente.
* * * * *
Avevamo appena lasciato
l’aeroporto. Eravamo rimasti quasi una ventina di minuti abbracciati in mezzo
all’enorme stanza. Eravamo rimasti lì, in silenzio, a stringerci senza nemmeno
dire una parola. Ero stata io a decidere di staccarmi da quella posizione, le
gambe cominciavano a dolermi e non riuscivo più a sentire nessuna parte del mio
corpo.
Avevamo raggiunto il mio
bagaglio sempre in silenzio e poi eravamo andati in macchina.
Guardavo fuori il paesaggio
che ci passava vicino, alberi che si allontanavano velocemente, case, palazzi,
pali della luce, anche se non li vedevo sfrecciare come al solito.
Mi girai verso Edward e
guardai la velocità: 80 km/h?
Lo guardai sconcertata
aprendo la bocca.
Poco dopo si girò e alzò un
sopracciglio.
<< Che c’è? >> mi
chiese confuso.
<< Edward, stai bene?
>> ero preoccupata, non gli piaceva andare piano rispettando i limiti di
velocità, ma invece lo stava facendo.
<< Certo che sto bene,
perché me lo chiedi? >> continuò a guardarmi perplesso.
<< Edward, stai andando
a 80 km/h. Tu, Edward Masen Cullen stai andando a 80 km/h. è una cosa strana.
>>
<< Non è poi così strana >> mi sembrò di vederlo arrossire, anche
se sapevo benissimo che non potesse farlo, ma ebbe quest’impressione.
<< Ti rendi conto di
quello che stai dicendo? Hai sempre corso, anche quando ti dicevo di non farlo.
Che succede? >> gli sorrisi dolcemente.
Mi guardò per alcuni minuti
negli occhi e lo sentii sbuffare.
<< Ecco… ecco… >>
Edward che balbetta? Ancora più strano. << Non voglio riportarti a casa
>> continuò a guardare davanti a sé facendo finta di non aver detto
niente.
La mia bocca si spalancò, le
guance si imporporarono e successivamente abbassai gli occhi in imbarazzo.
<< Potevi dirlo subito,
chiamo Charlie e gli dico che torno a casa più tardi >> cercai nel mio
bagaglio a mano il cellulare.
<< No, lascia stare
>> posò la sua mano gelida sulla mia provocandomi un brivido per la
schiena. << Stasera passala con tuo papà, domani non so quanto sarai a
casa. >>
<< Come mai? Che succede domani? >> gli chiesi curiosa.
<< Alice vuole
organizzare un pigiama party tra voi ragazze a casa nostra domani e non accetta
un no come risposta, ha detto di dirti che ti divertirai e che non puoi dirle
di no >> scosse la testa divertito.
<< Domani sera. A casa
tua. Pigiama party con le ragazze >> ripetei più a me stessa che a lui.
<< Sì. >>
<< Tu sarai a casa? >> gli chiesi guardando fuori dal finestrino.
<< Non ne ho la più
pallida idea, Alice non ci ha ancora dato istruzioni, quindi non so se noi
ragazzi ce ne andremo di casa o rimarremo lì e faremmo come se niente fosse. Su
questo fronte deve ancora darci informazioni. Ormai è due giorni che sta
organizzando tutto. >>
<< Ma non ho ancora
detto di sì. >>
<< Sa che non le dirai
di no, lo sai. >>
<< E se dovessi cambiare idea? >>
<< No, ti prego, non
farlo, sarebbe capace di rinfacciartelo per tutta la vita >> mi guardò
quasi supplichevole.
<< Ok, va bene,
facciamo questo pigiama party, che poi, che senso ha? Non ho molta voglia di
rivedere le altre >> sbuffai affranta.
<< Sai com’è fatta
Alice, trova qualsiasi modo per fare una festa e non poteva non cogliere anche
questa occasione >> mi sorrise dolcemente.
Rimanemmo in silenzio e
guardai fuori dal finestrino.
<< Helena, vuole
diventare zia >> dissi improvvisamente ridendo.
<< Cosa?! >> si
girò di scatto verso di me.
<< Vuole avere un
nipotino o una nipotina >> gli dissi guardandolo e ridendo.
<< Bella… >> si
fece serio.
<< Che c’è? >> il
fatto che fosse diventato improvvisamente serio mi fece paura.
<< Sai che non
succederà mai una cosa del genere, ho… ho paura di farti del male e di non
riuscire a trattenermi >> lo vidi sbuffare.
<< Non mi farei del
male, Edward, non me ne hai mai fatto >> strinsi la mia mano alla sua sul
cambio.
<< Bella, tu non sai
cosa si prova quando hai la sete che ti domina, non so cosa mi succederà
quando… quando… quando… sarò dentro di te, ma non voglio nemmeno immaginare che
cosa potrebbe succedere, anzi, lo so benissimo. Tu uccisa da un mio morso come
se fosse una stupida preda come qualsiasi altra. Non voglio che succede una
cosa del genere >> strinse il volante e lo vidi fare una brutta fine, ma
prima che potesse essere completamente sbriciolato, Edward mollò la presa.
<< Non mi farai del
male, non succederà niente di quello che tu pensi. E comunque, Helena stava
scherzando e anch’io, stavo ridendo mentre te lo dicevo, non so se te ne sei
reso conto >> gli dissi delusa dalle sue parole.
Volevo fare l’amore con lui,
certo, non subito, ma presto sì e lui aveva già spento ogni mia possibilità,
come potevo trovare un accordo con lui?
Forse era meglio se non ci
pensavo.
Il discorso cadde, facendoci
avvolgere in un silenzio teso.
Non dovevo dirgli niente. Pensai sbuffando.
<< Tra tre giorni torni
a scuola, non sei felice? >> mi chiese cercando di alleggerire la
situazione.
<< Certo, non vedo
l’ora che arrivi lunedì, guarda >> il sarcasmo faceva parte di me in quel
preciso istante.
<< Se ti fa piacere,
verrò a prenderti in macchina >> mi sussurrò a qualche centimetro dal mio
viso.
Ero talmente persa nei miei
pensieri che non mi ero nemmeno resa conto che fossimo arrivati dato che la
macchina era ferma. Arrossii e abbassai lo sguardo.
Mi accarezzò lo guancia per
poi tirarmi su la testa con un dito.
Mi sorrise sghembo facendo
battere all’impazzata il mio cuore e facendomi arrossire maggiormente.
Lo vidi avvicinarsi
lentamente con gli occhi puntati nei miei che mi scrutavano, il mio sguardo cadde
sulle sue labbra che erano ancora tirare in un sorriso e leggermente schiuse.
Mi passai la lingua sulle
labbra senza nemmeno rendermene conto.
Poco dopo sentii le sue
labbra sopra le mie, le sue labbra gelide che a contato con le mie mi
provocarono un lungo brivido per la schiena e mi fece mugugnare. Chiusi gli
occhi.
Le nostre labbra si
sfiorarono, si modellarono perfettamente l’una all’altra, si incastravano
perfettamente e in quel momento mi resi ancora più conto di quanto fossimo
destinati a stare insieme.
La sua mano si appoggiò alla
mia guancia massaggiandomela con il pollice.
Mi rilassai, portando le mani
tra i capelli di Edward.
Con estrema dolcezza sentii
la sua lingua passare sopra le mie labbra e schiuderle leggermente, era troppo
bello per fermarmi, ero talmente persa e presa da quel bacio che non sapevo
nemmeno più dove mi trovassi.
Dischiusi le labbra e sentii
la sua lingua scontrarsi con la mia e cominciarono ad assaporarsi. Era strano,
il suo sapore era uguale al suo profumo, vaniglia. Edward sapeva tutto di
vaniglia, com’era possibile?
Dopo interminabili minuti che
continuammo a baciarci, con il mondo esterno completamente scollegato, ci
staccammo.
Rimasi con gli occhi chiusi
ancora per un po’ cercando di riportare il mio battito al normale, avrei
rischiato un infarto da quanto batteva forte. Ci eravamo baciati sul serio, non
era stato un semplice bacio a stampo, c’eravamo baciati. Ok, quel giorno avrei
dovuto segnarlo sul calendario, pensavo che non sarei mai riuscita a baciare
Edward in quel modo almeno fino a quando sarei diventata come lui, solo in quel
momento avremmo potuto approfondire il bacio seriamente. Ma tutto quello era
successo, quel giorno, il giorno del mio ritorno, nella sua macchina. Ero la
ragazza più felice sulla faccia della terra.
Edward in quei momenti non si
allontanò minimamente da me, rimase ad accarezzarmi la guancia dolcemente.
Quando spalancai gli occhi,
incontrai i suoi dorati che mi guardavano lucidi. Gli sorrisi, mi sorrisi.
<< Volevo farlo da un
po’ >> mi sussurrò baciandomi a stampo.
<< Anch’io >>
sussurrai arrossendo.
Mi avvicinai ancora a lui per
baciarlo nuovamente.
<< Che cosa ti è
saltato in mente? >> gli chiesi improvvisamente.
<< Cioè? >> mi
strofinò il naso contro la guancia e trattenni il respiro.
<< No-non ti sei mai
comportato in questo modo, avevi-avevi troppa paura di farmi del male, eri
attratto dal mio sangue e… >>
<< Te l’ho spiegato
prima, ho passato talmente tanto tempo senza di te che adesso sentire il tuo
profumo non può fare altro che rendermi felicissimo. Non provo sete quando
sento il tuo profumo, so solo che sei qua con me, vicino, che sei vera, adesso
possiamo fare tutto quello che vuoi >> mi baciò il naso.
<< Tutto? >> gli
chiesi speranzosa.
<< No, non proprio
tutto >> sorrise divertito quando sbuffai.
<< Per quello ci sarà
tempo >> aggiunse baciandomi le labbra.
<< Mh mh >> che
frase sensata che dissi.
<< Sarà meglio che vai
in casa, Charlie è curioso di sapere com’è andata e si sta chiedendo come mai
non scendi più dalla macchina. >>
<< Oddio! Ha visto tutto? >> ero imbarazzata e sconcertata. Non
volevo che mio papà avesse visto quel nostro primo vero bacio.
<< No, ha cercato con
tutta la propria forza di non avvicinarsi alla finestra, voleva darci la nostra
privacy, ma ha davvero lottato parecchio per non dare un’occhiata. >>
Mi misi a ridere immaginando Charlie che camminava agitato per casa, parlando
da solo e sembrando un pazzo.
<< Ok, allora, vado. Ci
vediamo dopo >> mi avvicinai e gli lasciai un bacio a stampo per poi
scendere dalla macchina e prendere la valigia dal sedile posteriore.
Quando arrivai alla porta non
feci nemmeno in tempo a bussare che mio papà aveva già aperto.
Arrossi visibilmente.
<< Non sono arrabbiato,
lo giuro, però non mi sembra il caso di rimanere 10 minuti in macchina >>
incrociò le braccia al petto.
<< Stavamo parlando
>> arrossii ulteriormente. Mi guardò alzando il sopracciglio.
<< Ci siamo baciati, va
bene? >> ammisi sbuffando e abbassando lo sguardo.
<< Grazie per essere
stata sincera con me >> mi fece segno di entrare in casa.
Appoggiai la mia valigia in
mezzo al corridoio ed andai in salotto a sedermi.
<< Hai visto Sue in
questi giorni? >> gli chiesi quando lo vidi sedersi sulla sua poltrona.
<< Non cambiare
discorso, adesso voglio sapere di te. Allora, com’è andata con Daniel? >>
<< Non l’ha presa molto
bene, ha detto che non vuole nemmeno più avermi come amica, ma sono sicura che
tutto quello che ha detto l’ha detto solo perché era arrabbiato, ma non era
sincero >> pensare a quella storia mi faceva stare ancora male. Mi
dispiaceva aver perso un amico. Parecchio.
<< Sicuramente, non gli
sarà piaciuto essere lasciato e non l’ha presa bene, è normale. Probabilmente
anch’io non l’avrei presa molto bene, ma è normale >> mi sorrise.
Annuii con la testa.
<< Domenica dovrebbero
arrivare la mamma e Phil, mi portano le mie cose con un furgoncino >> lo
avvisai.
Lo vedi sorridere e sperai
che non gli desse fastidio. Ero a conoscenza del fatto che per un certo periodo
di tempo papà era ancora innamorato della mamma, ma in quel momento, con la
presenza di Sue, pensavo che fosse tutto passato.
<< Davvero? Mangeremo
tutti insieme, allora? >> il suo entusiasmo sembrava sincero.
<< Anche con Sue?
>> gli chiesi guardandolo perplessa.
<< Perché no. Almeno la
conoscerai e staremo tutti insieme. >>
Lo guardai ancora un po’
pensando al da farsi.
<< Penso non ci siano
problemi >> sorrisi sincera.
Un silenzio si distese su di noi.
<< Allora sei torna con
Edward? >> mi chiese puntando lo sguardo sulle sue scarpe.
<< Sì, a quanto pare sì
>> ammisi imbarazzata, ma felice.
<< Sono felice per te,
davvero Bella, so quanto hai sofferto per lui e sono felice di rivedervi
insieme. Certo, ammetto che ce l’ho leggermente con lui per quello che ti ha
fatto, ma spero che si farà perdonare comportarsi bene >> ora sì che
sembrava un padre.
<< Non ti preoccupare,
ha promesso di farsi perdonare. >>
<< Spero non come penso
io. >>
<< Papà! >>
<< Non devo farti il
discorso dell’ape e del fiore? O quella che eri sotto un cavolo? O della
cicogna, vero? >>
<< Papà! Non mi sembra
il caso di fare questo discorso adesso >> ma perché tutti volevano
parlare della mia vita sessuale? Lasciamo stare che non ne avessi, però tutti
ne volevano parlare, e che cavolo.
<< Prima o poi dovremo
affrontare questo argomento e mi sembra… mi sembra il momento più opportuno per
parlarne finchè… finchè sarai ancora ver…. aspetta, non l’avete già fatto,
vero? >> era in imbarazzo, ma sembrava essere assolutamente convinto a
portare avanti quella conversazione.
<< No, non l’abbiamo
fatto, sono ancora vergine e anche lui >> ammisi rossa.
<< Ah, be, be-bene.
Questo è ancora meglio. Mi sta ancora più simpatico quel ragazzo >>
sorrise tutto felice.
Scossi la testa.
Si alzò dal divano e andò in
cucina.
<< Hai visto Sue?
>> gli chiesi seguendo e appoggiandomi allo stipite.
<< Sì, mi ha fatto
compagnia >> arrossì.
Sorrisi, mi girai, presi la
mia valigia dall’entrata e mi diressi verso camera mia.
<< Bella? >>
<< Sì? >> mi
girai quando ero ormai a metà scale.
<< Sono felice di
averti per casa >> lo affondare le mani in tasca e stringersi su se
stesso.
Presa da uno slancio di
affetto, corsi giù per le scale ed andai ad abbracciarlo.
<< Anch’io sono felice
di essere qua, papà. Buona notte. >>
<< Buona notte, Bella.
>>
Mi staccai da lui, gli
lasciai un bacio sulla guancia ed andai in camera mia.
Disfai la valigia e cercai di
sistemare velocemente la mia camera.
Presi un pigiama dall’armadio
pulito e quando ebbi finito di cambiarmi, sentii bussare alla finestra.
Andai ad aprire con un
sorrisone enorme stampato in faccia.
Con movimenti eleganti e
fluidi fu subito al mio fianco.
<< Buona sera >>
sussurrò già sulle mie labbra.
<< ‘Sera >> le
nostre labbra si incollarono come se fossero delle calamite opposte che si attraevano
inevitabilmente. Non ci potevamo fare niente.
Approfondimmo quasi
immediatamente il bacio, anche perché cominciavo ad adorare quel sapore di
vaniglia che mi rimaneva in bocca dopo averlo baciato.
Le sue mani andarono a
posarsi sui miei fianchi e le mie andarono nei suoi capelli.
Ci perdemmo a baciarci,
lentamente, tutti i miei sensi erano concentrati su quello che stava
succedendo: sulla sua lingua che accarezzava la mia, sulle sue labbra, sul suo
respiro gelido che si infrangeva sulla mia guancia peggiorando ulteriormente i
brividi che mi percorrevano, le sue mani sui miei fianchi che stavano
leggermente stringendo e avvicinandomi a lui.
Ci staccammo con il fiatone,
guardandoci negli occhi e riprendendo fiato. Mi sembrava strano che anche lui dovesse
compiere un gesto così inutile per lui.
<< Vedo che ci stai
prendendo l’abitudine >> lo presi in giro lasciandogli un bacio sulla
mascella.
<< Sì, devo dire che
ogni volta mi piace sempre di più >> sussurrò suadente avvicinando ancora
di più le labbra alle mie.
<< Sono felice di
saperlo >> lo baciai a stampo e andai verso il letto infilandomi
velocemente sotto le coperte.
Battei le ciglia una volta e
me lo trovai vicino a me, disteso, con un sorriso stampato in faccia.
<< Hai-hai voglia di
venire sotto le coperte con me? >> gli chiesi imbarazzata abbassando lo
sguardo.
Lo sentii irrigidirsi vicino
a me.
Brava Bella, fai domande stupide. Complimenti!
<< Hai freddo dopo
>> non riuscii a capire cosa provasse, la sua voce non traspariva niente.
<< Fa niente, voglio…
vorrei che venissi sotto con me >> arrossii come un pomodoro.
Lo sentii sospirare e alzare
le coperte per poi sdraiarsi vicino a me mettendosi sul fianco.
Mi avvicinai a lui.
<< Non eri obbligato a
farlo >> gli sussurrai avvicinandomi fino ad abbracciarlo.
<< Volevo farlo, è solo
che… >> sbuffò nuovamente.
Appoggiò le sue mani sulla
mia schiena a palmo aperto.
<< è solo che? >>
sussurrai sul suo collo facendolo rabbrividire.
Scosse la testa.
<< Edward. >>
<< Non è niente di importante davvero, adesso sono qua con te, no?
>> sorrise ampiamente.
Lo conoscevo fin troppo bene
e sapevo che stesse nascondendo qualcosa, ma cosa?
<< Edward, c’è qualcosa
che non va? >>
<< No, niente che non
possa contenere. Per adesso >>
non fui sicura di sentire l’ultima parola, ma preferii lasciare stare.
Ne avremmo riparlato ne ero
sicura e lui mi avrebbe dato delle spiegazioni.
Non ci misi molto ad
addormentarmi, abbracciata ad Edward accarezzando i suoi capelli setosi.
Bentornata Bella!
Edward POV
Si era addormentata da pochi
secondi, avevo sentito il suo cuore rallentare gradualmente.
Non vedevo l’ora di sentirla
dormire per potermi abbandonare ai miei pensieri.
Quella ragazza era terribile
o forse ero solo io che ero arrivato ad un punto di non ritorno.
Ero arrivato ad un punto che
avevo bisogno di lei, di sentirla contro di me, di sentirla adagiata contro il
mio corpo, sentire la sua morbidezza, sentire le sue labbra.
Ero arrivato ad un punto in
cui qualsiasi cosa mi faceva perdere il controllo delle mie azioni e sapevo
benissimo che non sarebbe mai potuto succedere, se avessi perso il controllo
non osavo immaginare cosa sarebbe successo, cosa le avrei fatto. Non volevo
farle del male, non volevo fare qualcosa per poi pentirmene.
Non volevo perdere il
controllo, ma era anche vero che finché avessi avuto lei vicino rimanere lucido
non sarebbe stato facile.
Che cosa mi stava succedendo?
Prima che la lasciassi non ero in quelle condizioni, riuscivo a limitarmi a
baciarla, riuscivo a non pensare a niente, a lasciarmi andare al bacio, ma fino
ad un certo punto; invece in quel momento, a distanza di anni, mi ritrovavo a
volere sempre di più, non mi bastava più baciarla a stampo, assaporare
solamente le sue labbra, volevo sentire anche il suo sapore.
Ma avevo sbagliato tutto, non
avrei mai dovuto farlo. Adesso che avevo assaggiato il suo sapore volevo altro,
desideravo altro, desideravo di più. Cominciavo a perdere il controllo, a
lasciarmi andare totalmente al bacio e a quello che mi trasmetteva, non pensando
a trattenermi e a limitarmi, ormai diventava sempre più difficile farlo.
Di certo lei non migliorava
la situazione, non si rendeva conto che io non volevo entrare nel letto con lei
per proteggerla? Per non rischiare di peggiorare ancora di più la situazione in
cui mi ero messo da solo? No, non riusciva a capirlo. Lei era un’umana e a lei
sembrava normale voler stare nel proprio letto abbracciata al proprio ragazzo.
Non c’era niente di male, certo, ma io mi sentivo strano e fino a quando non
avessi capito che cosa mi stesse succedendo, avrei dovuto cominciare a evitare
i contatti troppo ravvicinati.
Certo, Edward, e poi cosa vuoi? Smettere di bere
sangue? Come se fosse possibile, ma fai ragionare un po’ il cervello. Non
riuscirai ad aumentare le distanze, Bella è come una droga, lo sai bene, non
riesci più a farne a meno.
Ero un drogato che aveva
bisogno della sua dose di eroina tutti i giorni, ad ogni ora e in ogni momento
della giornata, ormai non riuscivo più a farne a meno, ma fino a quando sarei
riuscito a resistere? Non ne avevo idea.
Buongiorno! Stranamente sono
in ritardo. -.- Non so più davvero come farmi perdonare. Per una settimana sono
stata senza pc e fino a qui tutto bene, o quasi, ma poi mi sono trovata davanti
un ostacolo molto più grande: l’ispirazione non voleva assolutamente farmi
visita e ho dovuto passare giorni senza nemmeno pensare alla storia. Avrei
voluto postare prima, avrei voluto avere un capitolo pronto da farvi leggere,
ma purtroppo è andata così.
Mi sento davvero in colpa per
essere nuovamente in ritardo. Non so come mai, ma con questa storia mi sento
più bloccata del solito, mi capita a volte di avere l’ispirazione contro per la
maggior parte delle volte, ma con questa storia, non so come mai, mi abbandona
sempre e io ormai non so più come scusarmi =(
Allora, forse è meglio se
comincio a parlare di questo capitolo.
Vediamo,
Bella passa un
ultimo giorno con la sua famiglia, all’aeroporto litiga con
Helena, ma poi
risolve. Bella che ride e scherza con Helena. La parte dell'aeroporto e
dell'attesa mi è venuta decisamente lunga e non mi convince
davvero, ma ormai ci sono abituata. Gli viene un tremendo dubbio
esistenziale e ha paura di far
preoccupare Edward. Edward, be, parliamo di lui e della coppia,
sinceramente
non pensavo si sarebbero avvicinato così tanto in questo
capitolo, non si
sarebbero nemmeno dovuti baciare, ma mentre leggevo mi sono ritrovata a
pensare
che la circostanza era perfetta, che ormai non c’era più
niente che li fermasse
e che non avevano nessun motivo per non baciarsi, poi le dica hanno
fatto tutto
da sole e hanno scritto loro, io non ho fatto niente. Così, ecco
la scena del
bacio e tutti i vari avvicinamenti.
Come ho già detto, la mia
idea era ben diversa, avrei voluto farli baciare in un posto diverso, magari
leggermente più romantico, ma non avrebbe avuto senso aspettare, no?
In teoria il POV Edward non
ci sarebbe dovuto essere perché in teoria Edward e Bella non si sarebbero
dovuto avvicinare così tanto, ma dato che è successo, il POV Edward è venuto da
sé, di sua spontanea volontà xD
Il capitolo non mi convince molto ( che strano xD) e quindi spero che almeno a
voi piaccia =)
Ringrazio davvero con tutto
il cuore le persone che stanno leggendo e continuano a seguire questa storia, nonostante
i miei continui ritardi. Vi adoro davvero *_* Grazie di tutto *_*
Ah sì, non so a quante di voi
possa interessare, ma ho rifatto la mia presentazione nella pagina autore, se
volete passare a darci un’occhiata fate
pure. =)
Alla prossima e spero di
postare puntuale stavolta ^_^
|
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Capitolo 20 *** Capitolo 20 ***
Capitolo 2
Buonasera!
Eccomi qua con un nuovo capitolo.
Sono leggermente in ritardo, ma dato che sono a casa oggi mi sono messa a finire il capitolo.
L'ho appena concluso. Mi scuso fin da subito perchè non riesco a
rispondere alle recensioni, ma più tardi lo farò
sicuramente.
Buona lettura ^_^
Capitolo 20
Bella POV
Mi rannicchiai maggiormente
contro quel corpo freddo e marmoreo che conoscevo ormai da tempo. Mi aggrappai
maggiormente al suo petto e premetti il naso contro il suo petto per sentire il
suo profumo.
<< Buongiorno >>
sussurrò lasciandomi un bacio tra i capelli e accarezzandomi la schiena.
<< ‘giorno >>
alzai di poco la testa giusto quel poco che bastò per incontrare i suoi occhi
dorati e il suo sorriso sghembo.
Rimasi in silenzio, ad
ascoltare il mio cuore battere all’impazzita all’interno del mio corpo.
Arrossii quando mi resi conto che Edward avrebbe sentito sicuramente. Mi
nascosi maggiormente contro di lui.
<< Oggi vieni a casa
mia? >> mi chiesi dopo qualche minuto di silenzio.
<< Non devi andare a
scuola? >> alzai la testa dal mio nascondiglio.
Mi indicò con la testa la
finestra e quando mi girai a guardare, mi resi conto che splendesse un sole
inusuale a Forks.
<< Ma che bel sole!
>> esclamai tutta felice.
<< Infatti, quindi, a
meno che tu non voglia che tutti scoprano come sono al sole, oggi devo stare a
casa >> sghignazzò.
<< No, non voglio. Solo
io devo avere il piacere di vedere quello splendore >> gli lasciai un
bacio sulla mascella.
<< Splendore >>
serrò la mascella infastidito.
<< Edward, per me sei
bellissimo quando sei alla luce del sole, sei tu che ti consideri un mostro, ma
non lo sei >> gli accarezzai una guancia cercando di rilassarlo e poco
dopo ci riuscii.
<< Comunque, verrò con
piacere da te oggi, tanto penso che Charlie lavori. >>
<< A proposito di Charlie, non ti sembra il caso di avvisarlo che stasera
non ci sei? >>
<< Cavolo, è vero e
devo anche chiedergli delle cose per domani >> mi alzai velocemente dal
letto.
<< Cosa succede domani?
>> mi chiese perplesso guardandomi da dentro le coperte.
<< Ah, non te l’ho
detto? >>
<< A quanto pare no
>> sorrise divertito.
<< Ecco, mia mamma e
Phil domani arrivano con le mie cose. Hanno deciso di fare un viaggio con il
camioncino e vengono fino a qua. Ieri sera ne ho parlato a Charlie e vuole che
rimangono qua a mangiare, così mi farà conoscere anche Sue >> sorrisi.
<< Va bene >> si
alzò dal letto e mi si avvicinò.
<< Ti vengo a prendere
quando Charlie sarà al lavoro, ok? >> mi prese per i fianchi e mi
sussurrò suadente quella frase a pochi centimetri dalle mie labbra.
La gola mi diventò
improvvisamente secca, deglutii a fatica, ma non riuscii a parlare comunque.
Annuii solamente.
Mi prese il viso tra le mani
e pochi secondi dopo sentii le sue labbra a contatto con le mie. Mi aggrappai
alle sue spalle e mi lasciai trasportare dalle sue labbra perfette che
accarezzarono le mie con delicatezza. Portai le mie mani tra i suoi capelli. Mugugnai
soddisfatta da quel bacio.
<< Forse è meglio se me
ne vado >> sussurrò sulle mie labbra prima di baciarmi di nuovo.
<< No, dai, rimani
>> presi il suo viso tra le mani e lo avvicinai ancora a me.
<< Bella >>
sussurrò non accennando a staccarsi da me, anzi, le sue mani si strinsero
leggermente sui miei fianchi.
Ci baciammo ancora e ancora,
stringendo i nostri corpi sempre di più.
<< Ci vediamo dopo
>> mi lasciò un lieve bacio sulle labbra e andò alla finestra.
<< A dopo >> lo
guardai uscire con un sorriso ebete stampato in faccia.
Ancora con il pigiama addosso, scesi le scale
e mi diressi in cucina dove mio papà stava facendo colazione.
<< Buongiorno! >>
esordii entrando nella stanza.
<< Buongiorno, dormito
bene? >> mi chiese mio papà con un sopracciglio alzato e lo sguardo
perplesso.
<< Perfettamente, tu?
>>
<< Benissimo >>
mi sorrise.
Rimanemmo in silenzio mentre
io prendevo la ciotola, il latte e i cereali. Mi sedetti vicino a mio papà e
cominciai a mangiare.
<< Stavo pensando al
pranzo di domani >> dissi improvvisamente.
<< Perché ci stavi
pensando? >>
<< Perché dovrò andare
a fare la spesa, dovrò pensare a quello che faremo da mangiare e a tutti il
resto. >>
<< Non ti devi
preoccupare, Bella. Sue cucina benissimo e si è proposta per preparare tutto il
pranzo, massimo le daremo una mano se proprio vuoi. >>
<< Davvero? Sono felice
che si sia proposta, non so quanto sarebbe stato commestibile il pranzo se
avessi cucinato io >> scoppiammo a ridere entrambi.
<< Be, sarebbe stato
molto più commestibile di quello che avrei cucinato io >> ridemmo ancora
di più.
<< Oggi lavori tutto il
giorno? >>
<< Sì, praticamente sì,
arriverò stasera tardi, perché? >>
<< Oggi Edward viene a
prendermi e vado a casa sua con la sua famiglia e stasera Alice ha organizzato
un pigiama party con tutte le ragazze, anche quelle di scuola >> spiegai
svogliata.
<< E non ne avresti
voglia >> suppose.
<< Esattamente, ma Alice
ci tiene. Le piace organizzare feste e lo sta facendo anche per festeggiare il
mio ritorno, non posso dirle di no se la prenderebbe troppo. >>
<< Dai, magari ti
diverti. Non pensare subito male. Quindi domani mattina ti porterà Edward qua
per il pranzo? >> mi chiese subito curioso mio papà.
<< Esatto. >>
<< E dov’è che lo fate
questo pigiama party? >>
<< A casa dei Cullen
>> risposi volendo vedere dove volesse andare a parare.
<< E ci sarà anche
Edward? >> ah, ecco, adesso capivo.
<< Sinceramente non so.
Ieri ha detto che Alice non gli aveva ancora dato istruzioni, ma probabilmente
lo spedirà da qualche parte insieme agli altri fratelli. Come mai ti interessa?
>> gli chiesi divertita.
<< Ah no, niente. Così.
Non posso chiedere? >> vago, era troppo vago. Aveva davvero intenzione di
tornare sul discorso di ieri? Speravo di no, non avrei retto nuovamente un
discorso del genere.
<< Certo che puoi
>> ovviamente il discorso cadde lì. Nessuno dei due aveva intenzione di
parlare nuovamente di quel discorso abbastanza imbarazzante.
Rimanemmo in silenzio a
finire di fare colazione.
<< Bella, io devo
andare al lavoro, ci vediamo domani, ok? Mi raccomando divertiti e cerca di non
fare la guasta feste >> si alzò dalla sedia.
<< Io non faccio la
guasta feste >> lo guardai malissimo fulminandolo con lo sguardo.
<< A volte sì >>
rise.
Si infilò il cappotto e uscì
di casa.
Scossi la testa divertita.
Mio papà con gli anni stava peggiorando e ormai ne avevo la prova ogni giorno
di più.
Smisi di fare colazione e poi
salii a cambiarmi e a vestirmi.
Non appena misi piede
sull’ultimo gradino delle scale, suonarono alla porta.
Andai ad aprire ritrovandomi
davanti quei capelli ramati e quegli occhi dorati che tanto amavo.
<< Che tempismo
>> gli dissi divertita prendendo il giubbino e le chiavi di casa.
<< Lo so, me lo dicono
spesso >> sorrise sghembo.
Mi sporsi per dargli un bacio
sulle labbra.
<< Allora? Come
procedono i preparativi? >> gli chiesi avviandomi giù per il portichetto.
Quando mi girai, vidi che
Edward si era infilato degli occhiali che sole che gli coprivano parzialmente
il volto, per qualche secondo avevo dimenticato che ci fosse un sole stupendo e
che lui non avrebbe dovuto essere lì con me, al sole quando sarebbe potuto
passare qualcuno e vederlo risplendere.
Cercando di fare abbastanza
velocemente mi aprì la porta, mi sedetti in macchina e neanche 2 secondi dopo
lui era vicino a me che si toglieva gli occhiali da sole.
<< I preparativi
procedono, ma conosci Alice, sai che non sa fare delle cose normali e che non
sa trattenersi, non so quanto sarà semplice questo pigiama party. Sta cercando
su internet tutti i giochi di gruppo più strani. Voleva anche invitare uno
spogliarellista >> strinse leggermente il volante all’ultima frase.
<< Cos’è che voleva
fare? >> tossicchiai dato che mi stavo per strozzare con la mia stessa
saliva.
<< Voleva chiamare uno
spogliarellista per uno spogliarello. Ovviamente io, Emmett e Jasper ci siamo
apposti con tutte le nostre forze. >>
<< Peccato, avrei
voluto avere un bel spogliarellista che si spogliava a tempo di musica.
>>
Si girò di colpo a guardarmi
e scoppiai a ridere.
<< Stavo scherzando.
>>
<< Volevo vedere
>> tornò a concentrarsi sulla strada.
<< Cos’è, Edward Masen
Cullen è geloso di uno spogliarellista? >> risi maggiormente.
<< è un male se lo
sono? >>
<< No, è una cosa…
carina. Però non dovresti esserlo, lo sai, vero? >> mi girai a guardarlo.
<< Sì, lo so >>
sorrise leggermente.
Strinsi la mano sul sua che
stringeva il cambio.
Poco dopo vidi quel viale
alberato che ormai mi era tanto famigliare.
Finalmente avrei rivisto
tutti: avrei rivisto Esme, Alice, Emmett, Jasper, Carlisle, devo ammettere che
ero anche felice di vedere Rose. Da quanto avevo potuto constatare qualche
giorno prima, sembrava che non mi odiasse più di tante, ma magari le cose erano
cambiate.
Edward parcheggiò in garage e
vidi subito le macchine di tutti gli altri: la Bmw M3 di Rose, la Mercedes SS5
di Carlisle, la Jeep Wrangler di Emmett e la Porsche 911 di Alice. In un
angolo, coperta con un telo, potevo vedere la moto di Jasper.
Scesi dalla macchina e fui
subito raggiunta da Edward che mi misi una mano sui fianchi e mi accompagnò
fino in casa.
Appena entrata sentii la voce
squillante di Alice che parlava e discuteva allegramente con Rose. Stavano
decidendo su cosa fare quella sera al pigiama party. Esme si metteva in mezzo
ogni tanto per cercare di farle abbassare la voce, ma sembrava tutto inutile.
Sorrisi a sentire quelle
voci, ero felice di essere nuovamente lì, in quella casa, con quella famiglia
abbracciata all’uomo che amavo, cosa potevo volere di più?
Entrammo in salotto e subito
tutte e tre si girano a guardarmi con un sorrisone a trentadue denti.
<< Bella >> Esme
si alzò dal divano su cui era seduta e venne ad abbracciarmi.
Era assurdo come quella donna
ti facesse sentire a casa con un solo abbraccio, sembrava di essere abbracciati
da una mamma, dalla propria mamma. Avevo sempre pensato che quella donna fosse
nata per essere mamma e ogni volta che me ne rendevo conto capivo che era sempre
di più così.
<< Esme, sono felice di
rivederti >> l’abbracciai con tutte le mie forze. Mi era mancata, come
tutti gli altri.
<< Sapessi io, non
sopportavo più di vedere Edward in quel modo, anzi, di non vederlo dato che non
era con noi >> alzai un sopracciglio perplessa.
Edward non mi aveva mai
parlato di quello che aveva fatto mentre non ci eravamo visti, mi aveva detto
qualcosa, accennato, ma era tutto in generale.
<< Ok, forse era meglio
se non ne parlavo. Bella, sono contenta di rivederti, ma adesso è meglio se
torno a cucinare per stasera >> se andò in cucina con la solita grazia
che accomunava tutti i Cullen.
<< Che cosa pensi
Bella, che stasera mangeremo pop corn e patatine a volontà? >> mi chiese
quasi disgustata.
<< Be, sì, in realtà
sì, di solito ai pigiama party si mangia pizza, patatine, pop corn, gelato,
torte di ogni genere. Mica caviale e spumante >> le feci notare.
<< Non ti fidi di me,
Bella? >> mise le mani sui fianchi e mi guardò minacciosa.
<< Certo che mi fido di
te. >>
<< Bene, allora
lasciami lavorare >> mi dette la schiena e ricominciò a parlare da sola.
Rose mi si avvicinò
sorridendo comprensiva.
<< Non darle retta,
diventa intrattabile quando organizza una festa, ma non ti preoccupare sarà
tutto perfetto e ci divertiremo tantissimo >> mi abbracciò e mi lasciò un
bacio sulla guancia.
Rimasi immobile, perplessa,
mi sembrava ancora strano che Rose non mi odiasse e che non mi guardasse come
se fossi una nullità, non c’ero abituata, magari con il tempo ci avrei fatto
l’abitudine, ma avevo i miei dubbi.
<< Vi conviene andare
da un’altra parte altrimenti vi toccherà sopportare Alice e non vi conviene
>> ci disse quando si staccò da me.
<< Dove sono Emmett e
Jasper? >> le chiesi.
<< Sono a caccia.
Jasper voleva nutrirsi in vista di stasera. Pensa che non dovrà avere problemi,
ma preferiva andare a cacciare, Emmett l’ha seguito. >>
<< Noi andiamo a fare
un giro se non vi serve il nostro aiuto >> Edward si mise in mezzo solo
in quel momento.
<< No, andate pure.
Alice saprebbe solo rispondervi male, non mi sembra il caso >> Rose ci
sorrise.
Edward mi prese per mano.
<< Ci vediamo dopo
allora. >>
<< Ciao Bella >>
l’unica a salutarmi fu Rose.
Mi lasciai condurre da Edward
che si stava dirigendo verso la cucina.
<< Che buon profumino!
Che cosa stai cucinando, Esme? >> esordì appena entrata in cucina.
<< Pizzette, torte, di
tutto guarda >> si girò e mi sorrise dolcemente.
<< Mi dispiace che devi
faticare così tanto. È solo colpa mia >> abbassai la testa in imbarazzo.
<< Non ti preoccupare,
non è assolutamente colpa tua, ma di mia figlia che non si accontenta di
organizzare qualcosa di semplice con poche persone. E poi sai che mi piace
cucinare, per me non è affatto un problema. >>
<< Sicura? >>
<< Certo, tesoro. Non
mi preoccupare di niente. >>
<< Noi andiamo a fare
un giro nel bosco >> la avvisò Edward.
Lei annuì e tornò a dedicarsi
alla cucina.
Edward mi prese per mano e mi
fece uscire dalla casa.
Non parlammo per tutto il
tragitto, cosa che mi sembrò alquanto strana.
Camminammo a passo d’uomo, o
meglio, al mio passo per quasi dieci minuti addentrandoci nel bosco.
<< Dove stiamo andando?
>> gli chiesi improvvisamente quando quel silenzio si fece fin troppo
pesante.
<< Ci stiamo solo
allontanando un po’ da casa mia >> fu la sua semplice risposta fin troppo
rilassata.
<< E per quale motivo?
>>
<< Dobbiamo parlare
>> quelle parole mi fecero gelare sul posto.
Odiavo quando qualcuno mi
diceva che dovevamo parlare, di solito non erano mai belle notizie e immaginavo
che anche quella volta non lo sarebbero state. Ma cos’era successo? A me
sembrava andasse tutto a gonfie vele, ma forse per lui non era così.
Mi fermai di colpo e lui si
girò a guardarmi.
<< Mi devo preoccupare?
>>
<< No, tranquilla.
Volevo solo parlare senza che i miei famigliari sentissero qualcosa. Dicono di
far finta di niente, ma poi sono dei ficcanaso >> ridacchiò leggermente.
Tirai un sospiro di sollievo
e ricominciai a camminare.
Dopo qualche minuto si fermò
a sedere su una roccia.
<< Ecco, qui è perfetto
>> mi fece segno di andare da lui.
<< Di cosa volevi
parlare? >> gli chiesi giocando con le mie mani imbarazzata.
Sospirò e quel piccolo gesto
mi fece subito spostare l’attenzione su di lui.
<< Esme prima ha
parlato del periodo in cui eravamo insieme e… be, penso che vorrai sapere cos’è
successo, no? >> mi guardò con quei suoi occhi dorati.
<< Sinceramente Edward?
>>
<< Ovvio, voglio sempre
che mi dici la verità >> mi sorrise leggermente.
<< Voglio sapere solo
dove sei stato, ma nient’altro, non voglio sapere cose che magari mi potrebbero
non piacere >> abbassai la testa.
<< Bella, non ho fatto
niente di strano, potrei dirti tutto quello che ho fatto in quel periodo. Non
ho niente da nascondere, non ho fatto niente di male, anzi, stavo facendo male
a me stesso comportandomi in quel modo invece di venire a cercarti e sistemare
le cose. >>
Prese un profondo respiro,
come se ne avesse bisogno, e cominciò a spiegarmi.
<< Pronunciare quelle
parole per me è stata la cosa più difficile che potessi fare, ho dovuto
sforzarmi e cercare di trattenermi da non venire da te e abbracciarti, ma ti ho
lasciato. Quel giorno stesso la mia famiglia si è trasferita da Denali e io me
ne sono andato, staccato completamente da loro. Non volevo vivere con loro, non
volevo passare il resto della loro vita con i loro visi, con le loro
espressioni, con i loro pensieri che mi chiedevano di ripensarci e di tornare
sui miei passi. Non volevo vedere i loro ricordi, soprattutto quelli di Alice,
di quando passava del tempo insieme a te. Non potevo farlo, così decisi di
spostarmi da una città all’altra, di andarmene, di viaggiare, di spostarmi,
pensando che in quel modo avrei smesso di pensarti definitivamente. Smisi di
andare a caccia, mi ridussi a soffrire per ogni minimo odore di sangue, ma
pensavo che fosse la giusta punizione per il mio comportamento. Pensavo che
avendo un altro dolore a cui pensare, non avrei pensato al dolore che mi
provocava la tua lontananza >> parlava con i gomiti appoggiati sulle
gambe e la testa tra le mani.
Mi avvicinai a lui, abbracciandolo
e lasciandogli un bacio sulla guancia.
Mi guardò e gli sorrisi
leggermente cercando di fargli capire che ormai fosse tutto a posto.
<< Chiesi ad Alice di
non guardare nel tuo futuro, la supplicai di non farlo perché avevi diritto di
vivere la tua vita senza che nessuno si intromettesse, ma ovviamente non lo
fece. Mi chiamò un giorno dicendomi che ti saresti trasferita a Phoenix con tua
mamma. Erano solo passati 2 mesi da quel giorno e a me sembrava passata
un’eternità. Decisi di raggiungerti e ti vidi. Vegliai su di te ogni giorno,
cercando di convincermi che la tua vita senza di me era migliora, che non
avresti mai avuto una vita normale e che non importava se io soffrissi,
l’importante era la tua felicità e la tua sicurezza. Ovviamente mi sbagliavo, e
se solo potessi tornare indietro cercherei di non fare lo stesso errore e mi
farei vivo prima, cercherei di parlarti prima, perché tutto questo tempo senza
di te non ha avuto senso. Sono stato solo uno stupido, uno stupido che non
capisce niente, ma non sono disposto a compiere lo stesso errore di nuovo.
>>
<< E non lo farai
>> gli presi il viso tra le mani e lo baciai sulle labbra.
<< Devi solo smetterla
di pensare al posto mio, ok? So io cosa voglio e cosa è meglio per me, non ci
devi pensare tu, ok? >>
<< Va bene >> mi
sorrise dolcemente e mi baciò di nuovo.
Continuammo a baciarci e più
andammo avanti più approfondimmo il bacio.
Mi misi a cavalcioni sopra di
lui e portai le mie mani tra i suoi bellissimi capelli.
Le sue mani si posarono sui
miei fianchi per poi risalire lentamente per la schiena sollevando la
maglietta.
Le sue mani fredde contro la
mia pelle calda, ebbero l’effetto di farmi gemere contro le sue labbra e
stringermi maggiormente a lui.
Lo sentii irrigidirsi e mi
allontanai leggermente da lui per guardarlo in viso.
<< Che è successo?
>> gli chiesi guardandolo perplessa con il respiro leggermente corto.
I suoi occhi erano di un nero
profondo, un nero liquido, bellissimo, stupendo.
<< Bella, stiamo…
stiamo correndo un po’ troppo, non credi? >> mi chiese guardandomi negli
occhi.
<< No, non credo
>> mi avvicinai per baciarlo nuovamente. << Voglio fare l’amore con
te >> sussurrai a contatto con le sue labbra.
Mi strinse ancora i fianci
leggermente, con possessione.
<< Bella, no. Sai come
sono fatto, mi hanno educato in un certa maniera, sono nato in un’epoca in cui
si aspettava il matrimonio per la prima volta e per me è praticamente impossibile
pensare di farlo prima >> mi accarezzò una guancia.
<< Impossibile eh?
>> gli baciai la mascella e scesi per il collo. Un ringhio fuoriuscì
dalla sua bocca.
<< Bella, ti prego
>> sussurrò con la voce fin troppo roca.
<< Bella! >> mi
prese per i polsi e mi allontanò da lui, senza farmi male però.
Lo guardai delusa e afflitta.
Che male c’era in quello che
volevo fare? Perché non lo voleva anche lui?
<< Non vuoi fare l’amore
con me? >> gli chiesi con lo sguardo basso imbarazzata al massimo.
<< Certo, Bella, ma te
l’ho già detto, non riesco ad immaginare di farlo prima delle nozze >> mi
lasciò andare i polsi e mi accarezzò dolcemente le guancie lasciandomi un bacio
sul naso.
<< Bene, quindi vorrà
dire che non lo faremo mai >> sbuffai infastidita.
<< Non è vero, sposami
e lo faremo >> alzai lo sguardo di scatto.
<< Edward, ti prego.
>>
<< Cosa? Sposiamoci, tu
accontenti me e io accontento te. >>
<< Non è un fatto di
accontentare Edward, bisogna sposare una persona perché la si ama, non perché voglio
ottenere qualcos’altro in cambio. >>
<< Stai forse
insinuando che non mi ami? >>
<< Non sto dicendo
questo, sto solo dicendo che se vogliamo sposarci, lo facciamo solo perché ci
amiamo e non perché io voglio fare l’amore con te. Il matrimonio non è la causa
di qualcos’altro, il matrimonio deve essere la conseguenza di un amore
importante, di un amore che nemmeno il tempo potrà sconfiggere >> lo
guardavo negli occhi che ormai gli erano diventati nuovamente dorati.
<< Il nostro è un amore
importante, Bella. Un amore che nemmeno il tempo può scalfire e sconfiggere. Non
ne abbiamo avuto la prova? Nonostante un anno e mezzo distanti non abbiamo mai
smesso di amarci, te ne rendi conto? Questo è solo un amore che può essere
definito indissolubile. Il nostro è un amore indissolubile, quindi sposiamoci
qual è il problema? Non farlo per me, non farlo perché poi ci sarà la prima
notte di nozze, per una volta dimenticati di tutto, pensa solo se vuoi sposarmi
o no e se anche tu credi in questo amore, altrimenti dimmi di no e ci lasciamo,
è giù successo una volta, no? >>
<< Certo che ti amo,
Edward. Mi sembra di avertelo detto ormai tante volte, ma non è questo il
punto. Cosa penserà la gente? Ho 19 anni e ho già intenzione di sposarmi? Penseranno
subito che sia incinta, quando non l’abbiamo nemmeno fatto. A mio padre verrà
un infarto, di nuovo >> lo guardavo stralunata. Tutto intorno a me
girava.
<< Bella, calmati. Pensi
solo al giudizio della gente? Non devono saperlo tutti per forza e se anche
dicessero che sei incinta che ti importa? Noi sappiamo come stanno le cose,
sappiamo perché ci sposiamo, sappiamo che cosa abbiamo fatto insieme, degli
altri che ti importa? A tuo padre parlerei, sono sicura che se gli dici le cose
come stanno non trarrà subito conclusioni affrettate >> Edward era sereno
e tranquillo. Per lui sposarsi era una cosa normale, nella sua epoca sposarsi
era qualcosa di fin troppo comune, soprattutto a quell’età.
<< Non capisci >>
sbuffai.
<< Cosa c’è da capire? >>
mi chiese quasi divertito.
Scossi la testa.
<< Ok, senti,
diplomiamoci, finiamo la scuola e poi ci sposiamo. A giugno o luglio, in un
mese estivo. Ci stai? >> mi sorrise dolcemente.
<< Certo, ma… >>
lasciai volutamente la frase in sospeso.
<< Ma? >> lui era
già preoccupato.
<< Voglio una proposta
come si deve >> scoppiammo a ridere entrambi.
<< Quello mi sembra
ovvio, non è ancora niente di ufficiale, per essere ufficiale ci vuole la proposta
e tutto, quindi, non parliamone con nessuno. >>
Annuii. << Ma con Alice
come facciamo? >> gli chiesi perplessa.
<< Be, Alice non potrà
vedere ancora niente. In questo momento continuerà a vedere noi che cambiamo
idea, ma che vogliamo sposarci, solo non saprà quando e non saprà nemmeno se lo
faremo >> mi sorrise divertito.
<< Giusto, quindi
nessun problema. Per adesso. >>
<< Esatto. >>
Ci sorridemmo e ci baciammo.
Restammo lì nel bosco ancora
per un po’, coccolandoci e baciandoci cercando di non pensare al matrimonio e
di non prendere nessuna decisione.
Tornammo a casa, dove Esme mi
aveva già preparato uno dei suoi manicaretti.
Passai tutto il pomeriggio in
casa Cullen insieme ad Emmett che non mi mollava un secondo e Jasper che si
sentiva meno in colpa per quello che era successo ormai un anno e mezzo prima.
Passai un pomeriggio
tranquillo, cercando di rimanere lontana da Alice che non faceva altro che dare
fuori di matto. Quella ragazza si sarebbe dovuta dare una calmata, non poteva
comportarsi in quel modo per un pigiama party.
Verso le cinque del
pomeriggio, Edward mi riportò a casa dove trovai l’ultima persona che mi sarei
mai aspettata di trovarmi davanti.
<< Che ci fa lui qui?
>> mi chiese Edward che stringeva già il volante alla vista della persona
che era sotto il mio portico davanti alla porta.
<< Non lo so >>
pensai subito a mio padre. Che gli fosse successo qualcosa?
<< Vuoi che rimanga con
te? >>
<< No, vai, qua me la
cavo benissimo da sola >> gli sorrisi e mi girai per dargli un bacio.
<< Se solo allunga le
mani quel cane… >> strinse ancora di più le mani sul volante.
<< Non allungherà le
mani, tranquillo >> gli sorrisi nuovamente e lo baciai con più foga
finché non lo sentii rilassarsi.
<< Vengo a prenderti
per le sette >> sussurrò sulle mie labbra prima di baciarmi di nuovo.
Annuii e scesi dalla
macchina.
Jacob mi guardò e sorrise.
Sentii le gomme della
macchina di Edward stridere sull’asfalto, cosa diavolo stavo pensando quel
cretino di Jacob per farlo partire in quel modo?
<< Ciao Jacob! Come mai
sei da queste parti? >> gli chiesi superandolo e andando ad aprire la
porta.
<< I nostri padri si
sono incontrati e Charlie gli ha detto che eri tornata, volevo salutarti. Ho
visto che lì c’è parcheggiato il tuo pick up, non sembra messo molto bene
>> rise divertito.
<< No, non che quando
lo usavo io era in condizioni migliori, però almeno andava avanti. Adesso è un
anno e mezzo che non lo uso, penso che dovrò cambiare macchina >> sbuffai
leggermente.
Mi sarebbe dispiaciuto cambiare
il mio adorato pick up, ma avrei dovuto farlo prima o poi, no?
<< Non c’è bisogno che
lo cambi, magari gli do un’occhiata io. >>
<< Tu? >>
<< Sì, lo so, è
difficile da credere, ma me la cavo con le macchine, vorrei fare il meccanico. Potrei
dargli un’occhiata. Un pomeriggio vengo qua e ci lavoro, se per te non è un
problema. >>
<< Assolutamente nessun
problema >> gli sorrisi leggermente.
<< Vuoi- vuoi entrare?
>> gli chiesi guardando la porta di casa spalancata.
<< No, vado a casa. Non
ti preoccupare, sono solo passato a salutarti. Non vorrei che il tuo
fidanzatino pensi che sia stato qua troppo tempo perché voglio saltarti
addosso. >>
Avvampai per le sue parole.
<< Sono sicura che non
l’avrebbe pensato. >>
<< Secondo me sì,
comunque, ora vado davvero. Ti telefonerò per chiederti se posso passare per il
pick up. >>
<< Va bene >>
<< Ci vediamo, Bella
>> mi sorrise raggiunge la sua auto a pochi metri di distanza da casa
mia, com’era possibile che prima non l’avessi vista?
<< Ciao Jacob >>
lo vidi salire sulla sua macchina ed entrai in casa.
Forse Charlie aveva ragione,
potevo conoscere Jacob e diventargli amica, non sarebbe successo niente di
male, no?
Sapevo già che a qualcuno non
sarebbe andata molto bene, ma non poteva vietarmi di fare amicizia, no? Avevo
capito fin da subito che vedeva in Jacob un possibile “rivale”, anche se non lo
era per niente. Ero sicurissima che non avessi nessun secondo fine, ma che
volesse solo conoscermi, il fatto che pensava fossi una bella ragazza, era irrilevante,
anch’io pensavo che lui fosse un bel ragazzo, ma questo non voleva dire che avessi
doppi fine nel volerlo conoscere.
Cercai di non pensarci troppo
e di andare a prepararmi e a rilassarmi, mi aspettava una serata che non avrei
nemmeno mai osato immaginare.
Buonasera! Come state?
Stavolta sono in ritardo solo di un giorno. Mi sento fiera di me stessa per
questo. Il capitolo doveva ancora essere concluso e il fatto che ho passato
tutto il fine settimana da mio papà senza pc ha contribuito a questo ritardo,
ma dato che sono già a casa da scuola con un sacco di tempo libero, oggi mi
sono messa a scrivere ed ecco che è uscito questo capitolo.
Be, che posso dire, come al
solito ci sono alcuni punti che non mi convincono, tipo quando Edward e Bella
si baciano nel bosco e gli animi si scaldano. xD Mi sembra di accelerare troppo
le cose, si sono appena rimessi insieme e già vogliono fare l’amore, ma in fin
dei conti si sono sempre amati, quindi è come se non so fossero mai lasciati,
però boh, rimane il fatto che quel pezzo non mi convince.
Edward e Bella hanno parlato
di nozze, di matrimonio. Be, dovranno parlarne prima o poi. Purtroppo mi
dispiace deludere chi pensava che si sarebbero dati alla pazza gioia tra le
lenzuola xD Purtroppo non succederà. Edward rimarrà fermo sul suo pensiero e
non ci sarà niente a fargli cambiare idea.
Jacob. è tornato a farsi
vedere e dico fin da subito che non sarà una minaccia, quando lui andrà a casa
di Bella per vedere il pick up, capirete perché. Come ha detto Bella, non ha
secondi fini e il fatto che la trovi carina non vuol dire che voglia uscire con
lei o cose simili. =)
Questo capitolo sarebbe
dovuto essere più lungo, ci sarebbe dovuto essere il famoso pigiama party, ma
ho pensato che fosse già abbastanza lungo, quindi ho rimandato al prossimo
capitolo.
Mi scuso nuovamente per non
aver risposto alle recensioni, ma più tardi lo farò sicuramente.
Ringrazio tutte le persone
che continuano a leggere questa storia, che l’hanno inserita nelle varie liste
e che mi inseriscono come autore preferito. Davvero grazie ragazze. *_*
Vi ricordo che potete
aggiungermi su Fb e Twitter se volete, mi farebbe davvero piacere conoscervi.
Alla prossima ^_^
|
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Capitolo 21 *** Capitolo 21 ***
Capitolo 2
Buonasera!
Eccomi qua con un nuovo capitolo.
Mi sono ricordata solo oggi
che mi ero dimenticata di avvisarvi che avrei postato martedì 26
anzichè domenica perchè era Pasqua -.- Sono senza
speranze.
Comunque, capitolo del pigiama party.
Buona lettura ^_^
Capitolo 21
Bella POV
Appena rientrai in casa mi
misi a guardare un po’ di televisione e a mettere un po’ a posto la casa,
almeno quando sarebbe tornato Charlie non avrebbe trovato tutto in disordine.
Quando mancò poco più di
un’ora all’arrivo di Edward, andai a farmi un bagno rilassante. Rimasi immersa
per una buona mezz’oretta. Sapevo che avevo bisogno di rilassarmi al massimo,
non osavo immaginare che cosa avesse organizzato Alice, sapevo solo che il
giorno dopo sarei tornata a casa stanchissima.
Uscii dalla vasca e mi vestii
con un semplice jeans, una maglietta e una felpa. Presi il pigiama pulito
dall’armadio e presi il sacco a pelo nel caso servisse.
Scesi le scale e appoggiai le
cose sul cassettone. Andai in cucina, bevvi un sorso d’acqua e subito dopo
suonarono alla porta.
<< Entra! >>
dissi senza nemmeno urlare sapendo che Edward mi avrebbe sentito comunque.
<< Tu fai entrare le
persone in questo modo? E se fossi stato un maniaco? >> mi chiese
divertito abbracciandomi da dietro e appoggiando la testa sulla mia spalla.
<< Sapevo che eri tu e
poi, se fossi stato qualcun altro, non avresti nemmeno sentito >> lo
guardai e gli lasciai un bacio sulla guancia.
<< Giusto, l’hai detto
talmente a bassa voce che quasi quasi non ti sentivo nemmeno io >>
scoppiò a ridere, riempiendomi della sua risata cristallina e profonda.
<< Ah ah ah. Simpatico
>> incrociai le braccia e mi finsi offesa.
<< Sei ancora più bella
quando fai l’offesa >> mi baciò la mascella per poi scendere sul collo.
<< Edward >>
gemetti portando le mie mani tra i suoi capelli.
Percorse la mascella e poi il collo almeno un paio di
volte facendomi battere il cuore a mille e facendomi arrossire.
Mi girai a guardarlo e mi
baciò, spingendomi verso il suo corpo.
Ci baciammo in quella
posizione scomoda, ma anche altamente tenera.
<< Forse è meglio se
andiamo >> sussurrò per poi lasciarmi un bacio sul collo.
<< Sì, lo penso anch’io
>> lo sentii allontanarsi da me di poco.
Mi girai a guardarlo e gli
sorrisi.
Mi diressi verso il mobile su
cui avevo appoggiato le mie cose e aprii la porta.
<< Penso che quello non
ti serva >> Edward mi indicò una delle due cose che avevo in mano.
<< Il pigiama? >>
gli chiesi innocentemente.
<< No >> rise
leggermente imbarazzato. << Intendevo il sacco a pelo. >>
<< Ah >> arrossii
immediatamente.
Avevo appena fatto capire ad
Edward che avrei voluto dormire senza pigiama, nella sua casa, ma anche con lui
vicino nudo e magari che….
Ok, no, dovevo stare calma e
non dovevo cominciare a fare certi pensieri, altrimenti avrei solo peggiorato
la situazione.
<< Perché dovrei
lasciarlo a casa? >> gli chiesi qualche minuto dopo. Mi ero dovuta
rilassare, altrimenti avrei continuato a fare pessime figure.
<< Alice ha organizzato
tutto come si deve. Non chiedermi come abbia fatto, ma ce l’ha fatta. >>
<< Non oso immaginare che
cosa abbia organizzato >> ero davvero preoccupata. Sapevo benissimo che
quando Alice si metteva in testa di fare qualcosa, la faceva davvero in modo
impeccabile, ma avevo paura di sapere che cosa avesse fatto.
<< Credimi, non
riusciresti nemmeno ad immaginarlo >> sorrise.
<< Ok, allora, meglio
andare perché adesso sono troppo curiosa di sapere che cosa ha combinato quella
pazza >> Edward uscii per primo dalla porta, io lo seguii, chiusi casa e
mi diressi verso la sua macchina argentata.
Come al solito, davvero molto
educatamente, mi stava tenendo la portiera aperta.
<< Non riuscirò mai a
farci l’abitudine >> dissi quando anche lui fu nell’abitacolo.
<< A cosa? >>
alzò un sopracciglio perplesso mettendo in moto.
<< A vederti aprirmi la
portiera. Non riuscirò mai a farci l’abitudine. >>
<< Sai che è una cosa
più forte di me >> mi ricordò.
<< Sì, lo so e a me fa
piacere che tu lo faccia, dico solo che è strano. >>
Rimanemmo in silenzio probabilmente ognuno perso nei propri pensieri, anche se
io non ne avevo nemmeno uno.
<< Cosa ti ha detto
prima il ca… Jacob? >> l’aria si fece improvvisamente pesante.
<< Era passato a farmi
un saluto. Mio papà e Billy si sono incontrati e lui gli ha detto che sono
tornata. Mi ha solo fatto un saluto tutto qui >> strinsi la mia mano sul
cambio guardando la strada che scorreva sotto di noi.
<< E nient’altro?
>> sentii il suo sguardo su di me. Alzai la testa ed eccolo lì, che mi
guardava come per scavarmi dentro e capire se gli stessi nascondendo qualcosa.
Dirgli o non dirgli della
proposta di Jacob? Di solito una storia d’amore si basa sulla fiducia e sulla
sincerità, se io non gliel’avessi detto su che basi si basava il nostro amore?
Su nulla. Pretendevo che Edward mi dicesse la verità, che fosse sincero e
volevo che si fidasse di me, ma come potevo pretenderlo da lui se poi non lo
facevo io?
Decisi quindi di dirgli la
verità. Era giusto così.
<< Si è proposto per
dare un’occhiata al mio pick up. Un giorno verrà da me a fargli un controllo,
così potremmo parlare >> sentii la mano sotto di me stringersi e lo
sentii soffocare un ringhio.
<< Certo, e magari dopo
vorrà anche uscire con te >> la sua voce ormai era praticamente un
ringhio unico.
<< Edward, non usciremo
insieme e anche in caso me lo chiedesse, gli direi sicuramente di no >>
gli sorrisi, anche se in quel momento era concentrato su altro.
<< Quello vuole
provarci con te e tu gli lasci via libera. >>
<< Non sappiamo se
vuole provarci, non lo sai neppure tu. Ti basi solo sul fatto che ha pensato
che sono carina, solo su questo, non sono buoni motivi per pensare che ci
voglio provare. Ti stai solo arrabbiando per niente. Fammi parlare con lui, poi
vedremo, ok? >>
<< Come fai a stare
così tranquilla? >>
<< Come fai ad essere
così agitato? Sono tranquilla solo perché sono convinta che Jacob non ci voglia
provare, vuole solo aiutarmi e magari conoscermi. Nulla di più >> gli
sorrisi nuovamente quando mi guardò.
<< Ok, va bene.
Aspettiamo di vedere cosa ti dice quando vi incontrerete, ma se solo osa
metterti le mani addosso, giuro… giuro che lo uccido >> strinse
nuovamente le mani e ringhiò.
<< Va bene, ma ora
calmati. >> mi accoccolai sulla sua spalla.
Pochi minuti dopo imboccammo
il viale alberato di casa sua.
Dall’esterno tutto sembrava
tranquillo, sembrava non essere ancora arrivato nessuno.
Edward andò a parcheggiare in
garage e quando entrammo in casa regnava un silenzio surreale.
<< Ma non c’è nessuno?
>> gli chiesi alzando lo sguardo.
Lui alzò le spalle e tornò a
guardare davanti a sé.
Edward sapeva qualcosa, lo
sentivo. Ovvio che sapeva se ci fosse qualcuno in casa o meno, ovvio che lo
sapeva, ma non me lo voleva dire, perché?
Intorno regnava il silenzio,
le luci erano tutte spente.
<< Bentornata
Bella! >> un coro mi accolse in
salotto facendomi prendere paura.
Il cuore batteva
all’impazzata per lo spavento e lo stupore di trovarmi davanti tutte le ragazze
che avevo conosciuto a scuola: Jessica, Angela, perfino Lauren a cui sapevo di
non stare tanto a genio, anche se speravo che le cose sarebbero cambiate. Poi
c’erano Alice e Rose.
Non eravamo in tantissime, ma
eravamo già troppe persone per i miei gusti.
Una per una vennero a
salutarmi, dandomi baci e abbracciandomi mettendomi completamente in imbarazzo.
Odiavo stare al centro dell’attenzione e in quel momento lo ero fin troppo.
<< Allora, ragazze!
Siete pronte a divertirvi? >> questa era Alice che si sentiva come
l’animatrice della festa.
<< Sììì! >> le
ragazze urlano fin troppo rompendomi un timpano.
Ok, non sarei resistita tanto
con quelle pazze.
Guardai Edward come per
chiedergli di aiutarmi, doveva aiutarmi.
Mi fece un sorriso sghembo e
scosse la testa.
Lo supplicai, ma nulla lo
fece desistere.
Poco dopo vidi arrivare anche
Emmett e Jasper.
<< Ragazzi, ma non
dovevate già essere usciti? >> Alice mise le mani sui fianchi e li guardò
malissimo.
<< Non potevamo
lasciare a casa Edward, dovevamo aspettarlo, no? >> Emmett la guardò
divertito.
<< Ciao Bellina
>> mi prese in braccio e poi mi rimise a terra. << Ti porteremo via
l’uomo per un po’, tanto non ti serve >> solo questa frase servì a farmi
arrossire notevolmente.
Jasper andò a salutare Alice,
Emmett Rose ed Edward mi si avvicinò.
<< Dove andate?
>> gli chiesi curiosa.
<< Penso vogliano
andare nel bosco, a fare qualche gara, ma non ne ho molta voglia, preferirei
restare qua >> mi sussurrò prendendo per i fianchi.
<< E restare qui in
mezzo a tutte donne? Ma neanche per sogno, tu vai con gli altri, divertiti e
non rompere, Bella è in buone mani >> Alice lo prese per le spalle e lo
spinse vicino agli due fratelli.
<< In buone mani? Se
fosse con me lo sarebbe >> scherzò Edward.
<< Edward Cullen, sappi
che devi farti perdonare, sono molto offesa. >>
<< Immagino >>
sghignazzò.
<< Andate fuori da
questa casa se non volete che vi ci butto fuori io a calci >> alzò
leggermente la voce.
<< Jasper, la tua donna
si è arrabbiata >> fu il turno di Emmett di scherzare.
<< Emmett >>
Alice strinse i pugni.
<< Ok, ragazzi,
salutate. Ci vediamo più tardi >> Jasper spinse fuori gli altri due che
continuavano a ridersela come degli scemi, scossi la testa.
Ma io volevo un bacio.
<< Più tardi potrai
baciarlo quanto vuoi, tesoro, ma ora è il momento di stare tra donne >>
Rose mi si era avvicinata e mi rispose come se mi avesse letto nel pensiero.
Le sorrisi e andai dalle
altre.
Mi sembrava che i rapporti
tra me e Rose stessero migliorando parecchio e pensavo che magari quella serata
sarebbe servita per avvicinarci maggiormente.
Presa da quegli scambi di
battute tra fratelli e i vari saluti appena entrata, non mi ero resa conto che
il salotto fosse stato completamente svuotato. I divani non c’erano più, i
mobili superflui erano stato spostati, al posto loro c’erano 6 letti fatti e
muniti di lenzuola. Infondo alla sala c’era una tavolata munita di bibite e
leccornie per il palato.
Non ci potevo credere! Alice
aveva davvero organizzato le cose per bene.
<< Alice, ma come hai
fatto? >> le chiesi scioccata guardando i letti.
<< Sono solo molto
brava, ma non ti svelerò mai il mio segreto >> mi fece la linguaccia.
<< Allora, ragazze,
cambiamoci e cominciamo questo pigiama party! >> si mise a muovere le
braccia come una forsennata.
Ci cambiammo tutte insieme,
una davanti all’altro in quel salotto. Mi sentivo leggermente in imbarazzo,
anche se eravamo tutte donne.
Ognuna scelse il proprio
letto e ci sedemmo sopra, attendendo spiegazioni da Alice che sembrava trovarsi
bene in animatrice della serata.
Cominciammo con qualcosa di
semplice: maschera per il viso, manicure e pedicure. Eravamo a coppie, ognuna
sul letto e mentre una si dedicava alle dita di un’altra, tutte insieme si
parlava.
Cominciammo a spettegolare e
scoprii davvero tante cose.
<< Io e Mike stiamo
insieme >> mi raccontò una Jessica leggermente imbarazzata, ma anche
felice. Si stava godendo il servizio fatto da Lauren.
<< Davvero? Da quanto?
Ricordo che le cose andavano leggermente a riletto quand’ero qua l’ultima volta
>> mi sembrò strano nominare quel periodo della mia vita con così tanta
serenità. Il peggio era passato, il dolore se n’erano andato sostituito da
tanto amore, davvero tanto.
Non avrei potuto chiedere di
meglio. Se in quel periodo buoi della mia vita mi avessero detto che un giorno
avrei sorriso di nuovo e che avrei smesso di sorridere non ci avrei creduto, in
quel momento mi sembrava impossibile, ma invece lo stavo facendo.
<< Diciamo che tutto è
migliorato dalla tua partenza >> Jessica evitava di guardarmi.
<< In che senso?
>>
<< Ecco, non so se
sapessi che Mike avesse una cotta per te e quando tu c’eri ancora sperava che
lasciassi Edward così lui avrebbe potuto farsi avanti. >>
La guardai scioccata, sapevo
che Mike aveva una cotta per me, l’avevo capito, ma non pensavo che pensasse
quelle cose.
<< E? Dopo che me ne
sono andata che è successo? >>
<< Diciamo che si è messo
l’anima in pace, adesso stiamo insieme da un po’ e be, ci amiamo >>
arrossì notevolmente.
<< E l’avete fatto?
>> chiese Alice che stava smaltando le mie unghie.
<< Ma Alice! >>
Jessica era leggermente indignata e rossa come un peperone.
<< Andiamo, siamo tra
donne, stiamo facendo un pigiama party, dovremo parlare anche di certe cose,
no? >>
<< Infatti! Avanti Jess,
raccontaci >> Angela cercò di esortarla a continuare.
<< Ma, Jess, non l’hai
proprio raccontato a nessuno? >> le chiese Rose sconcertata che si staccò
dalle mani di Angela.
<< No, a nessuno. Mi
sento troppo in imbarazzo >> abbassò lo sguardo.
<< Ok, allora, sentite,
comincio io a parlare della mia prima volta con Emmett. È stato due anni fa, in
questa casa, precisamente nella camera su di sopra. Sinceramente avevo
leggermente paura, ma Emmett è stato così tenero e paziente, che alla fine mi
sono lasciata andare. E oggi dico, per fortuna che mi sono lasciata andare, mi
sarei persa un sacco delle sensazioni e emozioni che oggi provo >> aveva
gli occhi lucidi, probabilmente ricordare quel momento le faceva venire da
piangere, anche se non poteva assolutamente farlo.
Sapevo che Rose avesse
mentito, almeno, lo immaginavo. Lei e Emmett si conoscevano da anni e
sicuramente la loro prima volta non era stata due anni prima, ma aveva
raccontato il tutto con tanta tenerezza, che sembrava quasi che stesse dicendo
la verità.
<< Adesso tocca a me.
Io e Jasper l’abbiamo fatto tre anni fa. Anch’io ero ancora vergine e non avevo
avuto nessun tipo di esperienza con altri ragazzi. Non sono mai stata una
facile e non mi concedevo così facilmente. Con lui andammo per gradi, ci
scoprimmo lentamente fino ad arrivare al rapporto completo. Quando avvenne ero
prontissima, non avevo esitazioni o paure, ok, forse paure un po’, ma sapevo
che Jasper fosse la persona giusta e che sarebbe stato tutto perfetto. >>
Era normale che mi stessi
immaginando la mia prima volta con Edward? Era normale che cercassi di
immaginare il suo corpo, di immaginare le sue mani, la sua bocca su di me? Era
normale voler chiamare Edward per fare l’amore con lui? Sì, probabilmente lo
era, lo amavo, l’avevo sempre amato e volevo fare l’amore con lui, era una cosa
assolutamente normale.
Alice mi guardò in modo
strano facendomi risvegliare dai miei pensieri.
Sviai lo sguardo e mi
concentrai su Lauren che stava cominciando a raccontare la sua storia.
<< Be, con Tyler è
stato diverso >> spalancai gli occhi.
<< Tyler? Quante cose
mi sono persa in un anno e mezzo? >> chiesi sconcertata.
<< Tante Bella, tante
>> mi rispose Alice alzando lo sguardo su di me.
<< Ho notato. Lauren,
racconta. >>
<< Io e Tyler siamo amici praticamente da sempre, sono sempre stata cotta
di lui, ma ormai mi ero convinta che tra di non ci sarebbe mai potuto essere
qualcosa di più di una semplice amicizia. Era stato difficile da accettare e
quando ormai capii che dovevo cambiare pagina, mi chiese di uscire. Fu assurdo.
Proprio quando io avevo deciso di chiudere con lui, di smetterla di sperarci,
lui mi chiedeva di uscire. Assurdo. Ovviamente accettai. Cominciammo ad uscire,
a conoscerci meglio, perché scoprii solo in quel momento di non aver mai
conosciuto Tyler sul serio. Dalle uscite alla camera da letto sinceramente non
ricordo nemmeno io come ci siamo arrivati, mi ricordo solo che quella sera è
stato stupendo. Se potessi tornare indietro lo rifarei 100 volte >>
sorrideva felice.
Sembrava davvero innamorata e
quell’odio che provava nei miei confronti sembrava sparito.
<< Ecco, io con Ben,
non ho ancora…. Ecco… >> Angela si mise in mezzo imbarazzata e
balbettante.
<< Non avete ancora
fatto niente? Ma Angie, siete insieme da tantissimo, sarebbe anche ora >>
un’Alice indignata fece sentire il suo parere, facendoci scoppiare tutte a
ridere.
<< Be, non è che non…
abbiamo fatto qualcosa, ma… ma non quello. >>
<< Ok, almeno qualcosa
avete fatto >> Alice sembrava leggermente sollevata. << Jess, ora
raccontaci tu. >>
<< E Bella? >>
solo a sentire quella domanda il mio cuore cominciò a battere a mille, le
guancie si imporporarono e io non sapevo più dove girarmi, avrei voluto
sprofondare.
<< Sinceramente non
voglio rimanere scandalizzata, è mio fratello! >> Alice urlò
scandalizzata.
<< Ma io voglio sapere
>> Jess cominciò ad insistere. << Insomma, voglio sapere se Edward
da sballo ha fatto sballare la nostra Bella >> a quella battuta un po’
strana tutte scoppiarono a ridere, tranne io.
Mi sarei voluta sotterrare
sotto un cumulo di macerie, sotto chilometri e chilometri di terra pur di non
rispondere a quella domanda.
<< Allora, Bella? Edward
ti ha sballato? >> mi chiese Jess ancora ridendo.
<< Ecco… in verità… no
>> sussurrai leggermente.
<< Cosa?!?! Niente?
>> Angela, Lauren e Jessica sembravano scioccate.
<< No, niente >>
tenni lo sguardo basso.
<< Ragazze, ma cosa
pretendete? Sono appena tornati insieme, si sono appena ritrovati, lasciamoli
godersi questo momento per un po’ poi si divertiranno in altro modo e non la
smetteranno più >> Alice scoppiò a ridere, seguita da tutte le altre.
<< Alice! >> la
ripresi scandalizzata.
<< è la verità, Bella,
una volta che lo provi, lo vuoi fare dappertutto. >>
<< Vero >> si
lasciò scappare Jess che subito arrossì.
<< Allora vedi che
l’avete fatto? >> ci ritrovammo ad urlare tutte insieme.
<< Sì, lo ammetto, ma è
successo il mese scorso, sono fresca fresca. >>
<< Bene, ora mancano
solo Bella e Angela, quando succederà il grande evento? >> Lauren fece la
domanda più imbarazzante che avesse mai potuto fare.
<< Non possiamo
cambiare argomento? >> chiesi disperata sperando di togliermi da quella
situazione.
<< Ok, va bene, ma noi
ci stavamo divertendo così tanto >> Alice mise il broncio.
Smettemmo di parlare di quel
discorso alquanto imbarazzante per me e cominciarono a raccontarmi i vari
pettegolezzi della scuola, facendomi letteralmente ridere perché li raccontavano
in un modo così spassoso.
Finito di spettegolare, ma
soprattutto di farli le unghie a vicenda, Alice ci propose vari giochi tra cui
“Verità o penitenza” che tutte acclamarono a gran voce.
Fu divertente, soprattutto
quando erano gli altri che dovevano rispondere alle domande, ma quando toccava
a me ero nel panico più totale. Le ragazze mi fecero praticamente tutte domande
su Edward, tranne una che ebbe la brillante idea di chiedermi se mentre fossi
rimasta a Phoenix avevo incontrato qualcun altro. Purtroppo avevo scelto la
verità e avevo dovuto dire le cose come stavano, si mise in mezzo anche Alice
che raccontò a tutte che lo chiamava il
Coso e che per lei sarebbe rimasto per sempre soprannominato in quel modo.
Dopo quella domanda e il
piccolo racconto di Alice, le ragazze vollero sapere com’era andata e quindi
raccontai tutto. Be, non proprio tutto.
Tra una chiacchierata e una
domanda, cominciammo a mangiare e a bere bibite a raffica. Alice avrebbe voluto
bere alcolici, ma Esme l’aveva vietato categoricamente.
Quando mi resi conto di non
aver visto né Esme né Carlisle quella sera, chiesi subito spiegazioni ad Alice
che mi raccontò che erano andati a Port Angeles a passare una serata loro due
da soli e che sarebbero tornati sul tardi.
Quanto li adoravo. Come
genitori erano stupendi e come coppia erano davvero molto affiatati.
Cominciammo a giocare a
twister, gioco che minò particolarmente il mio equilibrio e al quale non avrei
mai più giocato. Perdevo subito e non c’era gusto. Così, dopo 3 volte che caddi
per terra al primo giro di ruota, mi offrii per girare la freccetta del
tabellone.
Le altre si stavano
divertendo come delle pazze ed io da fuori ridevo per le posizioni strane che
assumevano ogni volta che io facevo girare la freccia.
Le vincitrici alla fine
furono Alice e Jessica che ogni volta si trovavano da sole ad affrontarsi fino
all’ultimo.
Stremate e con il mal di
pancia per le troppe risate decidemmo di guardarci un horror, tanto per
calmarci un attimo.
Dieci minuti dopo il film e il
cuore a mille per la paura, un pensiero andò ad Edward, chissà cosa stava
facendo.
Edward POV
Alice mi aveva cacciato
prepotentemente fuori casa senza nemmeno lasciarmi dare un bacio a Bella, ma me
l’avrebbe pagata, eccome se me l’avrebbe pagata, almeno un bacio avrebbe potuto
lasciarmelo dare.
Con Emmett e Jasper eravamo
usciti e ci eravamo messi a correre nel bosco cercando di allontanarci il più
possibile da casa per non sentire i discorsi delle ragazze, anche se io avrei
tanto voluto farlo.
Ci fermammo in un boschetto
in Canada, sicuri che lì non avremmo mai sentito niente.
<< Che facciamo adesso?
>> chiesi agli altri cercando di distrarmi.
<< Non lo so, io avrei
preferito stare a casa ad origliare e ridere di quello che dicevano le ragazze
>> Emmett rise e si accasciò su una pietra.
<< Sinceramente
anch’io. Chissà di cosa staranno parlando >> aggiunsi.
<< Ragazzi, è giusto
che parlino delle loro cose senza che noi sentiamo niente. Anche noi abbiamo
bisogno di farlo ogni tanto, no? >> Jasper diplomatico ed educato come
sempre, si mise in mezzo difendendo le ragazze.
<< Secondo voi, di cosa
staranno parlando? >> Emmett parlò come se Jasper non avesse minimamente
aperto bocca.
<< Di cosa vuoi che
parlino? Di ragazzi, di gossip, di unghie, di film. Di queste cose >>
Jasper aveva capito che Emmett non avrebbe mai lasciato cadere il discorso.
Non riesco a capire come mai gli interessa tanto. I pensieri di Jasper erano esasperati.
Non parleranno di sesso, vero? Non si racconteranno le
loro esperienze, vero? Ok, be, non sarebbe male. Emmett invece si stava lasciando trasportare dalla
fantasia.
Al suo pensiero sbiancai.
Bella mi aveva confessato di
voler fare l’amore con me, non che non volessi, lo volevo e ormai mi ero reso
conto che quell’improvvisa voglia di avere un contatto più ravvicinato e
profondo con lei, era perché volevo farlo con lei.
Le chiesi di aspettare, che
volevo sposarla prima di fare l’amore con lei. Ero sicuro di quello che dicevo,
ero sempre stato cresciuto in quel modo, ma le cose si stavano facendo sempre
più difficili, sempre più complicate. Ormai avevo assaggiato il sapore della
sua pelle, il profumo del suo sangue non era niente in confronto al sapore
della sua pelle sulla mia lingua, sulle mie labbra.
Da quando l’avevo assaggiato
non riuscivo più a farne a meno, ne volevo ancora e ancora, ma più ne volevo e
più mi rendevo conto che se avessi continuato in quel modo non sarei arrivato
alla prima notte di nozze. Dovevo cercare di darmi una calmata, ma ero peggio
di un drogato, ero peggio di un diabetico che sente ancora il bisogno di
mangiare dolci nonostante sappia benissimo che li faranno male e che potrebbero
addirittura portarlo alla morte. Ero peggio di un fumatore accanito che appena
spegne una sigaretta ne inizia subito un’altra perché sente il bisogno di
nicotina nel corpo.
Io ero peggio di chiunque al
mondo avesse una dipendenza, ero dipendente da Bella, dal suo profumo, dal suo
sapore, da lei, da lei a 360° e non riuscivo più a fermarmi.
Lei mi aveva svegliato, aveva
svegliato sensazioni che non avevo mai provato, sensazioni che mi creavano
troppa dipendenza.
Ero dipendente da Bella, ma
c’era una clinica in cui mi sarei potuto far curare? No, non esistevano e in un
certo senso pensavo che fosse un bene, dall’altra probabilmente la mia
dipendenza mi avrebbe portato a fare cose che non avrei mai voluto fare.
<< Edward, stai bene?
>> mi chiese preoccupato Jasper che mi guardava in modo strano.
<< Sì, sto bene
>> era una bugia, non stavo bene. Avevo appena capito che tutto il mio
corpo richiedeva Bella, tutto il mio corpo avrebbe sempre avuto bisogno di
Bella e io ero lì, con i miei due fratelli e senza di lei. Ero messo male.
Ero talmente innamorato di
Bella che avrei voluta averla vicina per tutta la vita, per sempre e adesso la
possibilità di trasformarla non mi sembrava una tragedia.
NO!
Non appena sentii il mio
ultimo pensiero, il mio cervello urlò, il me interiore urlò. No, Bella non
doveva diventare come me, sì, l’amavo, il mio corpo e tutta la mia essenza
aveva bisogno di lei, ma non l’avrei mai trasformata facendola diventare un
mostro come me, non le avrei mai fatto passare quello che ho passato io per
anni, non volevo farle passare la vita che stavo facendo io, anzi, la vita che
avevo fatto fino al suo arrivo. Non volevo e non sarebbe successo.
<< Edward, mi stai
preoccupando. Le tue emozioni mi stanno travolgendo e non riesco a placarle
>> sul viso di Jasper c’era dipinta un’espressione di pura preoccupazione
e impotenza.
Era sempre riuscito a placare
gli umori di tutti, di chiunque, ma in quel momento con me non ce la stava
facendo. Le mie emozioni erano troppe grandi da devastare, il mio divario
interiore era enorme e nessun altro avrebbe potuto porvi fine, solo io e nessun
altro.
Bella POV
Dopo neanche metà film lo
spegnemmo, avevamo troppa paura e dato che eravamo a casa da sole e la villa
dei Cullen era in mezzo al bosco, ad ogni minimo rumore trasalivamo e ci
mettevamo ad urlare come delle stupide.
All’ennesimo urletto,
decidemmo di spegnere.
Per un paio di minuti
rimanemmo in silenzio, sedute sui nostri letti immobili. Eravamo rimaste
terrorizzate e sembravamo sempre all’erta.
Alice improvvisamente si mise
in mezzo dicendo che dovevamo non pensarci, che i suoi sarebbero tornati presto
e che non ci sarebbe stato nessun pericolo.
Ovviamente nessuna le
credette, ma capimmo tutte una cosa: non avremmo mai più rivisto un horror in
tutta la nostra vita.
Cominciammo a giocare a
giochi stupidi tipo mimo, al gioco con la musica e le sedie e cominciammo a ballare
e a cantare come delle disperate. Nessuna di noi era intonata, ma poco ci
importava. Ci stavamo divertendo e avevamo finalmente dimenticato il film.
Fu così che ci trovarono Esme
e Carlisle quando tornarono a casa, ci guardarono in modo strano e poi si
misero a ridere quando Alice mi saltò sulle spalle senza nemmeno avvisarmi. Con
i miei pochi riflessi, cademmo entrambe sui letti e scoppiammo a ridere.
Non mi ero mai divertita
tanto come quella sera, non avevo mai fatto un pigiama party a Phoenix e anche
se l’avessi fatto non sarebbe mai stato bello come quello. Tutto era stato
perfetto e ci eravamo divertite tantissimo.
Verso l’una di notte tutte
crollarono dal sonno, o meglio, tutte le persone che potevano crollare dal
sonno, tranne io che insieme ad Alice e Rose andammo in cucina con Esme.
<< I ragazzi non sono
ancora arrivati, dovremmo preoccuparci? >> Alice era sempre abbastanza
preoccupata per Jasper, se non lo vedeva tornare a casa ad orari decenti si
preoccupava e si preoccupava ancora di più quando non aveva nessun tipo di
previsione.
<< Non ti preoccupare,
saranno sulla via del ritorno >> Esme sorrideva mentre preparava gli
ingredienti per la colazione del mattino seguente.
<< Non dici che
dovremmo chiamarli? >> anche Rose sembrava alquanto preoccupata.
Tutte erano preoccupate per i
loro ragazzi, tranne io, volevo vedere Edward, ma mi fidavo di lui e sapevo che
non avrebbe combinato niente di stupido e che se non fosse ancora arrivato ci
doveva essere un motivo valido.
Dieci minuti dopo, mentre
Alice e Rose continuavano a chiedersi che fine avessero fatto, varcarono la
soglia in silenzio.
Emmett e Jasper raggiunsero
subito le loro ragazze prendendole per mano e andando in camera loro.
Edward arrivò sulla soglia
della porta con le mani in tasca e si appoggiò allo stipite e guardandomi,
facendo battere il mio cuore all’impazzata.
Esme uscì dalla cucina e io
rimasi a guardare Edward che mi guardava in modo strano.
<< Ti sei divertita?
>> mi chiese non smettendo di guardarmi come… come se… non ne avevo la
più pallida idea.
<< Sì, parecchio. Alice
ha organizzato tutto alla perfezione, tranne per il film horror, quello poteva
evitarlo >> gli sorrisi dolcemente.
Non accennai ad avvicinarmi a
lui, continuai a rimanere seduta e a guardarlo.
Poco dopo lui mi si avvicinò,
prese una sedia, la girò e vi ci si sedette. Era esattamente davanti a me.
Prese la mia sedia e l’avvicinò a sé.
<< Tu dove sei stato?
>> gli chiesi portandogli le braccia dietro il collo.
<< In Canada, in un
boschetto. Noi ragazzi abbiamo parlato un po’, Emmett e Jasper si sono sfidati
a chi arrivava primo in Alaska e ritorno. Ci hanno messo un po’, mi stavo
preoccupando. >>
<< Alice e Rose erano
preoccupate perché non tornavate più >> gli raccontai guardandogli le
labbra.
Da quando erano così rosate e
belle? Da quando? Lo erano sempre state? Ricordavo che le adoravo, che erano
sempre state belle, ma quella sera erano ancora più… sensuali, mi chiedevano di
baciarle, anzi, me lo scongiuravano.
<< Tu eri preoccupata?
>> guardai quelle labbra sensuali muoversi in modo così perfetto.
Arrossii notevolmente.
Gli stavo fissando le labbra,
sembravo una maniaca.
<< No, mi fido di te e
sapevo che non stavi facendo niente di stupido. >>
<< Sono felice di avere
la tua fiducia >> vidi le sue labbra avvicinarsi e fare un sorrisino strano.
Le stavo ancora fissando, cavolo!
Alzai lo sguardo sugli occhi
di Edward e vidi una scintilla di divertimento nei suoi occhi dorati. Sorrisi e
quando sentii le sue labbra posarsi sulle mie, sospirai soddisfatta. Erano ore
che non lo baciavo e adesso che mi ero riappropriata delle sue labbra non
l’avrei lasciato andare per nulla al mondo.
Rimanemmo lì, seduti sulle
sedie a baciarci dolcemente per minuti, forse ore, senza mai approfondire
troppo il bacio. Certo, baciarlo con trasporto e passione era decisamente molto
bello, ma baciarlo dolcemente, senza fretta, ma solo con la voglia di
assaporarlo e assaggiarlo era la cosa che preferivo fare.
Smettemmo di baciarci e mi
accompagnò nel mio letto in salotto, si sdraiò con me e rimanemmo a coccolarci
finché non sprofondai in un sonno profondo.
Era stata davvero una
stupenda serata ed era finita anche in modo migliore.
Buonasera ragazze! Allora,
come avete passato la Pasqua?
Come vi ho detto sopra, mi
sono dimenticata di avvisarvi che avrei postato oggi, anziché domenica, ma come
posso essere così svampita? -.- Comunque spero abbiate capito che non ho
postato domenica perché era Pasqua e magari qualcuno non avrebbe letto. Non
avrei mai voluto rovinarvi un giorno di festa con un mio capitolo. xD
Be, allora, vediamo che posso
dire di questo capitolo. Edward e Bella ormai si attraggono come delle calamite
e non possono farci niente. Per quanto Edward voglia fare le cose con calma,
non si sa quanto ce la farà.
Il pigiama party mi sembra un
po’…. Bo, schifoso. Però siete voi che dovete giudicare quindi. =)
POV Edward, be, qualcuno in
una recensione mi ha detto che le piace leggere ogni tanto dei suoi POV. Scrivendo
mi sono trovata ispirata per scriverne uno e mi sembrava carino inserirlo. Non
so come mai, ma i POV Edward mi vengono sempre non programmati. Così ho
inserito uno squarcio di ciò che i ragazzi stavano facendo, ma soprattutto di
quello che pensava Edward.
Finalmente è arrivato a
capire che vuole di più dal suo rapporto con Bella, ma sta ancora cercando di
contenersi, di cercare di darsi una calmata, ma ormai non è facile.
Ringrazio le persone che
hanno aggiunto la storia alle seguite, ricordate e preferite e alle persone che
continuano e leggere e anche a recensire questa storia. Davvero grazie.
Volevo farvi sapere, che la
storia probabilmente arriverà intorno ai 30 capitoli, quindi non manca poi
molto alla fine. =)
Vi ricordo che potete aggiungermi su Twitter e su FB =)
Spero di riuscire a tornare a pubblicare nuovamente di domenica, altrimenti, ci
vediamo martedì prossimo.
Alla prossima ^_^
|
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Capitolo 22 *** Capitolo 22 ***
Capitolo 2
Buonasera!
Eccomi qua con un nuovo capitolo.
Sono riuscita a ritornare a postare di domenica, mi sento fiera di me stessa *_*
Buona lettura ^_^
Capitolo 22
Bella POV
Mi svegliai per la troppa
luce che mi investiva il viso.
Aprii a fatica un occhio e
poi lo richiusi immediatamente girandomi dall’altra parte.
Volevo dormire, avevo sonno e
mi sentivo le labbra addormentate, ma che avevo fatto?
Subito i ricordi della sera
prima mi colpirono in pieno e mi ricordai subito che cosa fosse successo e
soprattutto dove mi trovassi.
Mi stiracchiai e aprii gli
occhi.
Edward non c’era più,
probabilmente se n’era andato perché aveva paura che qualcuna si svegliasse e
lo vedessero lì con me.
Mi alzai leggermente per
vedere se le altre fossero già sveglie, ma dormivano ancora nei loro letti e
avvolte nelle coperte. Non avevo nessuna intenzione di svegliarle, quindi
pensai di andare a cercare qualcuno, ma dove potevano essere?
Un profumino invitante arrivò dalla cucina,
dove trovai Esme intenta a preparare i pancakes per tutte.
<< Buongiorno Bella!
Dormito bene? >> mi chiese dolcemente staccando solo per qualche secondo
lo sguardo dalla padella.
<< ‘Giorno! Sì, grazie,
ho dormito benissimo >> mi stiracchiai e mi sedetti su una sedia.
<< Vi siete divertiti
ieri tu e Carlisle a Port Angeles? >>
<< Sì, molto, era da
tanto tempo che non andavamo a fare una serata da soli, ci ha fatto bene
>> mi sorrise.
<< Ne sono sicura. Alice
e Rose dove sono? >>
<< Dovrebbero essere
nel bosco con Emmett e Jasper. >>
<< E Ed… >>
<< è in camera sua
>> non mi lasciò nemmeno finire la domanda. Ero così prevedibile?
<< Ti ricordi dov’è? >>
Annuii leggermente e mi
alzai.
Raggiunsi le scale e le salii
arrivando fino alla camera di Edward che era chiusa.
Bussai leggermente.
<< Avanti >>
aprii immediatamente la porta e lo trovai sdraiato sul letto con il libro in
mano.
<< Da quando hai un
letto in camera? >> gli chiesi chiudendo la porta e avvicinandomi a lui.
<< L’ho messo da poco,
da quando mi hai detto che saresti tornata. L’ho messo in caso tu voglia…
rimanere qua a dormire >> mi guardò leggermente in imbarazzo.
<< Sul serio? >>
mi sentii gli occhi lucidi.
<< Certo. Spero non ti
dispiaccia. >>
<< Affatto! >> mi buttai letteralmente su di lui.
Mi guardò intensamente e mi
fece fermare il respiro.
Spostò il libro sul letto e
mi spostai meglio sul suo corpo.
<< Dormito bene
stanotte? >> una sua mano si era già intrufolata tra i miei capelli e mi
accarezzava la nuca.
<< Parecchio, quand’è
che te ne sei andato? >> cominciai a sussurrare anch’io.
<< Qualche ora fa. Le
ragazze ogni tanto parlavano nel sonno e magari si sarebbero svegliate
all’improvviso. >>
<< Parlano nel sonno? >> gli chiesi sconcertata.
<< Te lo giuro. Angela
più di tutte, diceva frasi sconnesse, come i suoi sogni, anzi, quelli erano
molto chiari >> ridacchiò.
<< Edward! Non si
sbircia nei sogni degli altri >> lo ripresi anche se dopo scoppiai a
ridere.
<< Solo qualche minuto,
mi avevano incuriosito le sue parole e sono andato a dare un’occhiata >>
ridacchiò ancora.
<< Posso sapere cosa
stava sognando? >> gli chiesi passandogli un dito sulla mascella e
cominciando ad accarezzargliela.
<< Be, ecco… sognava di
lei e Ben che… che… insomma >> era leggermente in imbarazzo.
<< Che lo facevano?
>> gli chiesi fermando il mio dito.
<< Sì. >>
<< Ah >> l’unico
monosillabo che mi era venuto in mente di dire. L’unica parola possibile perché
sinceramente non sapevo cos’altro dire.
Perché continua sempre ad essere tirato fuori questo
discorso? Perché? Ieri sera con le ragazze, adesso con lei. Ma sono tutti
fissati con il sesso?
Mi sarei quasi voluta mettere
ad urlare. Già il discorso era imbarazzante di per sé, se poi dovevo parlarne
anche con Edward la situazione era ancora peggiore.
Rimasi parecchio persa nei
miei pensieri mentre continuai ad accarezzare con il dito la mascella di
Edward.
<< A volte vorrei
leggerti nel pensiero >> disse improvvisamente dopo non so quanti minuti
di silenzio.
Mi riscosse dai miei pensieri
e mi fece alzare lo sguardo sui suoi occhi anziché sulla sua mascella.
<< Perché? Non sono poi
così interessanti e poi mi piace avere la mia privacy >>ridacchiai
leggermente.
L’atmosfera imbarazzante che
si era creata fino a poco prima, svanì completamente.
<< Per me sarebbero
interessanti, almeno saprei che cosa ti passa per la testa quando fai quella
faccia così corrucciata e pensierosa. >>
<< No, penso che non ti piacerebbe leggermi nel pensiero e comunque, mi
piace la mia privacy >> verso la fine della frase sussurrai sulle sue
labbra per poi baciarle dolcemente.
<< Le ragazze si sono
svegliate >> sussurrò ancora a contatto con le mie labbra.
<< Quindi? >>
aprii gli occhi.
<< Dovresti scendere a
fare colazione con loro, prima che facciano domande tipo “Dov’eri?””Edward è
già sveglio?” Lo sto dicendo perché ti amo e voglio solo che non ti mettano in
imbarazzo >> mi lasciò un bacio sul naso.
<< Come fai a sapere
che mi chiederanno tutte queste cose? >> lo guardai terrorizzata.
<< Perché hanno già
notato che non ci sei e queste sono le domande che frullano nella testa di
tutte. Ah sì, e stanno pensando anche ad un certo…. sballo? >> mi guardò
perplesso.
Avvampai al solo sentire
quella parola.
<< Che cosa significa
“Edward da sballo ha fatto sballare la nostra Bella? >> avvampai e per
l’imbarazzo mi rifugiai con la testa sul suo petto.
<< Ti prego, smettila
di leggere i loro pensieri >> la voce era attutita dal suo corpo.
<< Ma perché non mi
spieghi? >> perché doveva essere così stupido certe volte da non capire
nemmeno l’ovvio?
<< Perché è meglio che
tu non sappia cosa vuol dire e comunque potresti arrivarci anche da solo
>> ok, dovevo uscire da quella stanza per salvarmi dalle domande di
Edward e per andare a sentirmene fare altre.
Mi serviva una scusa, si
erano svegliate da poco quindi avrei potuto essere in… in bagno. In bagno
certo. Poteva funzionare, no?
<< Edward, ora vado
dalle ragazze se non ti dispiace, non vorrei che cominciassero a farsi altre
domande >> sgattaiolai fuori dalla sua presa e mi diressi verso la porta,
ma lui fu più veloce di me e mi si parò davanti.
<< Voglio saperlo
>> fece una faccia da bambino indifeso, che non gli avevo mai visto fare,
e mi sentii stringere il cuore.
No, no e poi no. Non cederò, non gli risponderò solo
perché fa gli occhi dolci da bambino indifeso. No. Ma guardalo quanto è bello.
Per fortuna non poteva
leggere nei miei pensieri altrimenti mi avrebbe preso per matta.
Sbuffai e mi decisi a
parlare, tanto che male avrebbe potuto fare?
<< Vuol dire se hai
fatto l’amore con me >> sussurrai leggermente guardandolo negli occhi
imbarazzata.
I suoi occhi da cucciolo
indifeso furono subito sostituiti da un’espressione strana a cui non seppi
nemmeno interpretarla.
Rimasi in silenzio a
guardarmi.
<< Adesso posso uscire?
>>
Ridacchiò leggermente.
<< Non ti sembra strano
che da quando abbiamo parlato di fare l’amore continuiamo a sentirne parlare?
Ieri Emmett non pensava a nient’altro, pensava che voi ragazze ne stavate
parlando di sicuro e non si sbagliava. Poi Angela che sogna lei e Ben che si…sballano e… be, adesso ne stiamo
parlando di nuovo, non sembra assurdo? >>
<< Troppo, che sia un
segno? >> gli chiesi speranzosa che avesse cambiato idea.
<< No, nessun segno.
Siamo solo circondati da persone che fanno l’amore e non se ne vergognano.
>>
<< Quindi rimani sempre
convinto di quello che mi hai detto >> avere una conferma nuovamente non
poteva essere sbagliato.
<< Sono ancora convinto
>> mi baciò dolcemente a fior di labbra e mi lasciò uscire dalla stanza.
Non mi seguì e io scesi le
scale lentamente.
Perché continuava a rimanere
convinto sui suoi pensieri? Cosa gli costava fare l’amore con me?
Arrivai in cucina e gli occhi
di tutte vennero puntati su di me con fare malizioso.
<< Buongiorno ragazze!
>> mi sedetti su una sedia facendo finta di niente.
<< Allora? Dormito bene
stanotte? Dov’eri? Quando ci siamo svegliate non c’eri nel tuo letto >>
Lauren stava ammiccando senza ritegno e io la stavo odiando con tutto il mio
cuore. Non poteva farsi gli affari suoi?
<< Ho dormito
benissimo. Ero in bagno, mi sono svegliata anch’io poco tempo fa >>
sorrisi leggermente e guardai i pancakes che erano pronti su un piatto.
<< Eri in bagno è?
>> fu il turno di Jessica di ammiccare, ma cosa avevano tutte? Non potevo
essere andata tranquillamente in bagno? Dovevo essere andata per forza a
trovare il mio ragazzo? E poi che male c’era?
<< Sì, ero in bagno
>> stavo per uccidere chiunque avrebbe continuato ad insistere con quella
faccenda.
<< Sì, ragazze, era in
bagno, prima sono salita e il bagno era occupato >> Rose mi aiutò.
Le altre sembrarono
convincersi che fossi stata davvero in bagno e smisero di fare domande.
Cominciammo a mangiare
parlando ancora di pettegolezzi e di scuola, che purtroppo il giorno dopo per me
sarebbe iniziata.
Ok, manca qualche mese alla
fine della scuola, non sarebbe poi stato male, no? Un paio di mesi e avrei
detto addio alla mia vita da liceale e probabilmente sarei andata al collage.
Sì, ma quale collage?
Verso le dieci e mezza Edward
mi accompagnò a casa.
<< Sai che non ho mai
conosciuto il fidanzato di tua mamma? >> mi disse improvvisamente quando
eravamo partiti da almeno cinque minuti.
<< Davvero?
Probabilmente quando sei venuto tu era al lavoro. >>
<< Quando arriva tua
mamma? >>
<< Sinceramente non lo
so, dovrei chiamarla, anzi, aspetta che lo faccio >> tirai fuori il
cellulare dalla tasca e feci partire la chiamata.
<< Pronto? >> la voce di mia mamma mi arrivò chiarissima
all’orecchio.
<< Mamma, come stai?
>>
<< Tutto bene, grazie. Questo viaggio mi sta
distruggendo, ma mi sto davvero divertendo a vedere tutti questi luoghi
meravigliosi. Ti consiglio di farlo una
volta una viaggio del genere. Sono sicura che ti piacerebbe. >>
<< Un giorno lo farò
>> non l’avrei mai fatto neanche se mi avessero pagato. Un viaggio in
macchina per migliaia di chilometri? Ma neanche morta << Sai più o meno
per che ora arriverete? >>
<< Penso per l’una, tesoro. Stiamo arrivando
comunque >> certo, per lei due
ore e mezza di strada voleva dire che stavano arrivando.
<< Allora, ci vediamo
dopo. Ciao mamma. >>
<< Ma ci sarà anche Edward? >> mi girai a guardarlo e lui alzò le spalle.
<< Non lo so, mamma.
Bisogna vedere se papà lo invita >> e non l’avrebbe mai invitato, a meno
che qualcuno non gli avesse fatto il lavaggio del cervello.
<< Oh, andiamo. Dì a tuo padre di non rompere.
Edward devi esserci, Phil vuole conoscerlo. >>
<< Gli hai parlato di Edward? >> la mia voce era sconcertata.
<< Be, sì, ma tesoro stai tranquilla che quando
sei venuta qua non ha sentito parlare dall’altro per un po’ >> arrossii immediatamente quando sentii Edward
sghignazzare leggermente. Gli dirai una sberla sulla gamba che servì a farlo ridere
ancora più forte.
<< Ma è lì con te? >> la voce di mia mamma si fece più acuta, cosa che
succedeva ogni volta che Edward era nelle vicinanze.
<< Sì, mi sta
riaccompagnando a casa. Sua sorella ha organizzato un pigiama party per il mio
ritorno. >>
<< Un pigiama party? Bella, non puoi
semplicemente dirmi che avete dormito insieme? >>
<< Ma non abbiamo
dormito insieme! >> praticamente urlai. Tecnicamente era vero, avevamo
dormito insieme, come ogni notte, ma non nel suo letto e non di certo a fare
quello che pensava lei.
<< Oh, tesoro, è normale quando due persone si
amano >> mi diedi una pacca sulla
fronte.
Non ci potevo credere, anche
lei se ne usciva con quel discorso.
<< Lo so, mamma. In
questi giorni non sto sentendo parlare dall’altro, ma io e Edward NON abbiamo
dormito insieme stanotte. Sua sorella ha organizzato davvero un pigiama party e
ho dormito in salotto su un letto >> cercai di mettere in chiaro le cose
subito, in modo che non dovesse continuare ad insistere su qualcosa che non era
successo.
<< Ah ok, be, sono felice di saperlo. Insomma,
sei ancora troppo giovane. >>
<< Ho quasi 20 anni,
mamma >> sbuffai.
<< Lo so quanti anni hai tesoro, ricordo ancora
il giorno della tua nascita. Comunque, è troppo presto, aspetta ancora un po’.
>>
<< Va bene, mamma
>> secondo lei dovevo rimanere illibata fino a 40 anni?
<< Ci vediamo dopo, tesoro. >>
<< A dopo >> sbuffai sonoramente quando chiusi la chiamata mentre
Edward scoppiò in una fragorosa risata.
<< Non c’è niente da
ridere >> incrociai le braccia al petto.
<< è stato divertente.
>>
<< Certo,
divertentissimo guarda. Non vedi io come rido? >> il mio sarcasmo era
alle stelle.
Quando spense la macchina
davanti a casa mia scesi senza nemmeno aspettare che venisse ad aprirmi la
porta.
<< Andiamo, guarda il
lato divertente della cosa e poi tua mamma ti vuole bene >> mi seguì a
passo umano fino alla porta di casa.
<< Ah be, certo, mi
vuole talmente bene che vuole che non mi sballi
fino ai 40 anni e forse neanche a quell’età gli andrebbe bene >> sbuffai
nuovamente entrando in casa e facendo entrare Edward che continuava a
ridersela.
<< Papà? Sei a casa?
>> un profumo alquanto invitante uscì dalla cucina e seguendo la scia
entrai.
Mio padre stava abbracciando
da dietro una donna dai capelli lunghi e neri. Edward aveva smesso di ridere e
potevo sentire benissimo che stessero parlando a voce bassa.
<< Papà, sono tornata
>> dissi sorridendo felice.
Mio papà sembrava davvero a
suo agio, sembrava davvero preso da quella donna, talmente preso che non ci
aveva nemmeno sentito arrivare a casa.
Si girò di scatto e quando
vide me ed Edward uno vicino all’altro, arrossii visibilmente.
<< Non ti ho sentito
arrivare >> era un pomodoro, ma era adorabile.
<< Ho notato >>
la donna dai capelli neri si girò e mi sorrise dolcemente.
Era una bella donna con la
pelle olivastra e gli occhi leggermente a mandorla, i lineamenti tipici degli
indiani. Rimasi colpita da quella donna.
Ci sorridemmo a vicenda.
<< Ciao Edward >>
improvvisamente mio papà si accorse anche della sua presenza, ma non lo guardò
male, anzi, gli sorrise anche.
<< Buongiorno signor
Swan >> era sempre estremamente educato e di questo potevo andarne fiera.
<< Sue, questa è mia
figlia Bella e il suo ragazzo Edward >> la donna si asciugò le mani e si
avvicinò a noi porgendomi la mano.
<< Piacere di
conoscerti >> disse stringendomi la mano.
<< Sono davvero molto
felice di conoscerla >> le sorrisi.
<< Per favore, dammi
del lei. Ho dei figli della tua stessa età. >>
<< Piacere di
conoscerti Edward. >>
<< Piacere mio >>
le strinse la mano e lo vidi immediatamente irrigidirsi.
Gli altri non se ne resero
conto, ma io sì.
<< Ti andrebbe di
fermarti con noi a pranzo? >> la proposta di mio papà mi lasciò alquanto
stranita.
Guardai Edward che si girò a
guardarmi.
<< Non vorrei essere di
troppo disturbo >> come avrebbe fatto a mangiare davanti a tutti?
<< Non sarai assolutamente
di disturbo. Sarebbe un piacere se rimanessi con noi >> Sue gli sorrise.
<< Allora, accetto ben
volentieri l’invito >> sorrise anche lui.
<< Noi andiamo a
guardare un po’ di televisione >> mentre i due piccioncini tornavano a
cucinare, io trascinai Edward in salotto.
<< Mi spieghi che stai
facendo? >> lo feci sedere sul divano vicino a me.
<< Accetto un invito
che mi è stato fatto. >>
<< E mi spieghi come farai a mangiare? >>
<< Penso che per una
volta riuscirò a mangiare del cibo normale. >>
<< Perché ho come l’impressione che tu non me la racconti giusta?
>> lo scrutai.
Alzò le spalle, ma non mi
rispose.
<< Ma Sue, è una
Quileute? >> ruppe il silenzio dopo alcuni minuti che stavamo guardando
la televisione.
<< Lei no, ha sposato
un Quileute però da quanto ho capito. I suoi figli sono amici di Jacob.
>>
<< Licantropi anche
loro. >>
<< Da quanto ho capito
sì, ma non ne sono molto sicura. Da cosa l’hai capito? >>
<< Prima stringendole
la mano ho sentito come una strana sensazione. Anche se lei non è una Quileute
di sangue ha sposato uno di loro e io lo sento. >>
Mio papà e Sue continuarono a
cucinare fino a quando non sentimmo suonare al campanello.
Andai, sapendo che l’unica
che potesse arrivare a quell’ora fosse mia mamma.
<< Bella! Tesoro! >>
mi abbracciò di slancio.
<< Ciao mamma >>
mi salutò come se non ci vedessimo e sentissimo da una vita.
Entrò in casa e si trovò
davanti Edward.
<< Edward! Come stai?
>> abbracciò anche lui prendendolo leggermente alla sprovvista.
<< Tutto bene grazie. Tu
stai bene? >>
<< Alla grande, caro.
>>
Phil entrò scuotendo la
testa.
<< Ciao Bella. >>
<< Ciao Phil >> gli diedi un bacio sulla guancia.
Edward mi venne vicino e io
gli presentai il fidanzato di mia mamma.
<< Phil, questo è
Edwad, il mio ragazzo. >>
<< Il famoso Edward, finalmente ti conosco >> io arrossì e Edward
rise leggermente.
<< Piacere di
conoscerti. >>
Mia mamma era tranquillamente
entrata in casa ed era andata in cucina da mio papà e Sue, non osavo immaginare
cos’avesse combinato.
Stava parlando ad alta voce e
Phil pensò che fosse il momento di andarla a placare.
<< Ma potrebbe essere
tuo fratello >> mi sussurrò leggermente Edward facendomi ridere.
<< Lo so, è abbastanza
giovane, ma si amano. Non vedo perché non debbano stare insieme. >>
<< Anch’io ti amo >> mi girò verso di sé e gli misi le braccia al
collo. << Devo baciarti perché penso sarà l’unica occasione che avremo
per farlo >> posò le sue labbra delicatamente sulle mie e ci baciammo lì,
sulla porta di casa mia come se all’interno di quell’abitazione non ci fosse
nessuno.
<< Ora però andiamo a
vedere che combinano >> lo presi per mano ed entrai in cucina.
<< Reneè, potevi
sceglierlo addirittura più giovane dato che c’eri >> mio papà scoppiò a
ridere.
Se qualche anno prima mi
avessero detto che mio papà avrebbe riso e scherzato con mia madre come se
niente fosse, non ci avrei mai creduto.
Mio papà era stato per anni
innamorato ancora della sua ex moglie e ogni tanto sperava ancora che qualcosa
tra di loro sarebbe potuto rinascere, ma finalmente se n’era fatto una ragione.
Aveva trovato un’altra donna
che lo rendeva felice, aveva trovato una donna d’amare e che, a quanto pareva,
amava lui. C’era qualcosa di più bello?
In quella stanza c’era tutta
la famiglia Swan, o almeno, l’ex famiglia Swan con i propri rispettivi
compagni: mio papà e Sue, mamma con Phil e io con Edward. Poteva esserci
qualcosa di più bello?
Dieci minuti dopo l’arrivo di mia mamma cominciammo a mangiare come una normale
famiglia, anche se di normale non avevamo assolutamente niente. Eravamo una
famiglia allargata che si voleva bene, ma andava bene così.
Mia mamma spiegò a mio papà
come conobbe Phil –fu mio papà a chiederglielo- e poi fu il suo turno di
raccontare come era sbocciato l’amore tra lui e Sue.
Il pranzo passò in modo
tranquillo, tra risate e chiacchierate. Edward mangiava tutto quello che Sue e
mia mamma gli rifilavano e io continuavo a guardarlo come se fosse un pazzo.
Come poteva continuare a mangiare quando sapevo benissimo che gli facesse
schifo?
Arrivammo al dolce in
tranquillità. Il pranzo era stato ottimo, Sue era un’ottima cuoca e ricevette i
complimenti da tutti.
<< Vorrei dire qualcosa
>> Edward parlò praticamente per la prima volta da quando avevamo
cominciato a mangiare.
Lo guardai cercando di capire
che volesse fare.
<< Dicci tutto, caro
>> mia mamma stava mangiando il dolce, come tutti gli altri del resto.
<< Ecco, voi sapere che
amo vostra figlia >> mi girai di scatto a guardarlo malissimo mentre le
mie guance si imporporarono fin troppo << e vorrei farvi una richiesta.
>>
Ti prego dimmi che è tutto un sogno e che non lo sta
facendo sul serio.
<< Vorrei chiedervi il
permesso per sposare vostra figlia >> tossii notevolmente mentre gli
altri smisero di mangiare il dolce e lo guardarono stupiti.
<< Cosa?!? >> non
riuscii a reprimere quel mezzo urlo.
<< Non vi… non vi sembra
di correre un po’ troppo? >> mio papà era completamente sconvolto.
<< Infatti Edward sta
scherzando >> guardai mio papà per rassicurarlo.
<< Non sto scherzando
>> era serio e mi girai a guardarlo.
<< Sì, che stai
scherzando. Avevamo detto che avremmo aspettato dopo il diploma, non mesi prima
>> mi stavo arrabbiando.
<< Ne avete già
parlato? >> fu il turno di mia mamma di essere sconvolta.
<< Sì, ieri e ho anche
accettato la sua proposta, ma ci eravamo accordati che fino al diploma non se
ne parlava >> guardai malissimo Edward.
<< Ecco, sì, aspettate
fino al diploma, poi vedremo… insomma, siete giovani. >> mio papà era
leggermente in imbarazzo e guardava di sbieco Edward.
<< Ma... >>
Edward voleva parlare.
<< Edward, perché non
andiamo fuori a parlare? >> mi ero già alzata in piedi e mi stavo
dirigendo verso la porta.
Uscii fuori in giardino e
cercai di allontanarmi il più possibile da casa.
Mi girai di scatto e lo
fulminai.
<< Mi spieghi che cosa
ti è saltato in testa? >> non volevo urlare, ero arrabbiata con lui, ma
non dovevo farlo.
<< Volevo chiedere il
permesso a tuo padre di poterti sposare >> sembrava tranquillo.
<< E dovevi farlo
adesso? Oggi? Con mia mamma qua a casa e poi, spiegami a che scopo
chiederglielo adesso quando non sappiamo nemmeno quando ci sposiamo >>
cominciai a gesticolare solo per non urlargli contro.
Lo sentii sospirare e
abbassare leggermente lo sguardo.
<< Non ce la faccio più
>> sospirò nuovamente.
Spalancai gli occhi e lo
guardai perché non capivo che cosa stesse dicendo.
<< A-a fare cosa?
>> ora balbettavo talmente era la mia paura di sentire che cosa volesse
dirmi.
<< Bella, non è così
semplice da dire. >>
<< Be, almeno… almeno
prova a spiegarmi >> nella mia mente stavano passando o ricordi della
prima volta che mi aveva lasciata, il dolore che ricordavo era talmente forte
che mi sentii avvolgere da esso immediatamente.
Non poteva lasciarmi di
nuovo, non poteva lasciarmi ora che tutto stava andando bene. Ma anche l’altra
volta mi aveva lasciato quando pensavo che andasse tutto bene.
<< Ecco… >>
<< Edward, ti prego… >>
<< Non riesco più a
fare a meno di te, ok? >> alzò leggermente la voce. << Non è più
così semplice starti lontano. >>
<< Non me ne vado da
nessuna parte. Sono qui, non mi vedi? Puoi vedermi tutte le volte che vuoi
>> gli risposi leggermente e mi avvicinai.
<< Non mi sto riferendo
a questo >> sbuffò nuovamente.
<< Spiegami allora,
perché sinceramente non posso immaginare che cosa ti passa per la testa
>> mi avvicinai e gli alzai il viso con le mani.
<< Tu non riesci
nemmeno ad immaginare quanto sia difficile per me starti lontano in questo
momento. >>
<< Mi sembra di averla
già sentita questa frase >> dissi divertita e gli strappai un sorriso.
<< Sì, ma adesso è
qualcosa di diverso >> alzai un sopracciglio perplessa. << Tu non
ti rendi nemmeno conto di quanto mi piaccia baciarti, di quanto mi piaccia
baciare la tua pelle. Non ti rendi conto di quanto tu sia sensuale anche in
questo momento, non te ne puoi minimamente rendere conto. Ormai la sete è
scomparsa, l’unica cosa di cui ho bisogno di te, completamente, di ogni più
piccola forma di te >> alzò lo sguardo puntando i suoi occhi dorati nei
miei.
Lo guardai perplessa.
<< St-stai dicendo che…
>>
<< Voglio sposarti al
più presto perché voglio fare l’amore con te >> le parole gli uscirono
con lentezza e con estrema dolcezza.
Spalancai gli occhi, sentii
le gambe cedermi. La gola si fece improvvisamente secca e l’unica cosa che
seppi fare fu guardarlo.
Capii quanto la voglia di
fare l’amore con me fosse grande, lo capii perché pur di farlo voleva sposarmi.
Sapevo che quello non fosse l’unico motivo, che mi amasse con tutto se stesso,
ma il matrimonio sembrava l’unica soluzione per l’educazione che gli era stata
insegnata.
Ma dovevamo arrivare per
forza al matrimonio? Non che volessi, lo amavo, avrei fatto di tutto pur di
passare il resto della mia vita con lui mi sembrava troppo presto.
<< Edward, il
matrimonio non è qualcosa che si fa solo perché si vuole fare l’amore. >>
<< Lo so, ma è l’unico
modo per farlo. Bella, tu non te ne rendi davvero conto, ma per me è sempre più
difficile starti lontano, non baciarti, non stringerti a me e voglio che le
cose vengano fatte per bene. >>
<< Potremmo anche non
sposarci, lo sai >> gli accarezzai le guance e gli sorrisi leggermente.
<< Sai che per come
sono stato cresciuto non è possibile. È come pensare che le persone si sposano
per poi lasciarsi, è qualcosa che non riesco a concepire, anche se mi rendo conto
che ormai il mondo di oggi è pieno di persone separate, ma io non lo
concepisco. Il matrimonio è qualcosa di importante e dura per sempre, nel bene
o nel male. >>
<< Lo so, ma pensarci
adesso sarebbe un suicidio. Sta per finire la scuola, abbiamo altre cose a cui
pensare invece di un matrimonio. Rimandiamo come abbiamo detto a dopo il
diploma >> avevo qualcosa che non andava. Avevo insistito con Edward per
fare l’amore con lui e adesso che lui mi dava la possibilità di diminuire
l’attesa, io rifiutavo.
Ci saremmo sposati comunque,
ma non subito, non così velocemente. Avevamo altre cose a cui pensare e
potevamo benissimo cercare di trattenerci.
Avevamo aspettato anni quel
momento, due mesi non avrebbero fatto differenza.
Edward voleva fare l’amore
dopo il matrimonio, durante la notte di nozze ed io ero pronta ad aspettare, ma
non volevo rendere la cerimonia qualcosa di forzato solo perché non riuscivamo
più a non saltarci addosso.
Potevamo benissimo
trattenerci e ce l’avremmo fatta, insieme.
<< Ok, va bene >>
mi sorrise leggermente e lo baci.
Accarezzai lentamente le sue
labbra e le sue mani si posarono sui miei fianchi.
<< Sai, sono lusingata
che tu mi desideri così tanto, ma possiamo anche aspettare, no? >> mi
baciò di nuovo lasciando la domanda aleggiare intorno a noi.
Tornammo in casa e trovammo
tutti che parlavano allegramente, quando ci videro entrare un silenzio
imbarazzante si levò intorno.
La situazione era strana, io
mi sentivo in imbarazzo e sinceramente non sapevo cosa dire.
<< Ecco, be, non ci
sposiamo subito >> arrossii leggermente.
<< Diciamo tra qualche
anno >> mio papà subito si mise in mezzo.
<< Anni? >>
sussurrò Edward girandosi a guardarmi sconvolto.
Mi scappò una risata che
cercai di trattenere.
<< Sicuramente per
adesso non ne parleremo, abbiamo la scuola a cui pensare >> cercai di
rassicurare mio papà che era rigido seduto sul divano.
<< Sì, la scuola,
pensate a quella. >>
Ricominciammo a parlare tutti insieme come se niente fosse successo, anche se
Charlie ogni tanto lanciava sguardi strani ad Edward che mi accarezzava
dolcemente la mano.
Verso sera, Edward se ne andò
a casa, lasciandomi sola con la mia famiglia.
Non fecero domande, non mi
chiesero spiegazioni e mi lasciarono andare tranquillamente in camera mia.
Cosa alquanto strana che
nessuno volesse commentare, ma ci avrebbe pensato sicuramente Charlie appena
avrebbe avuto l’occasione di trovarmi da sola per farmi l’interrogatorio, in
fin dei conti non era mica un poliziotto?
Mi sdraiai sul letto a stella
e chiusi gli occhi cercando di riprendermi da tutti gli avvenimenti di quei
pochi giorni o addirittura dell’intera settimana. In poche settimane la mia
vita era stata completamente ribaltata e la cosa era alquanto strana, sembrava
che a Forks non fosse mai cambiato niente, che le persone che mi avevano
conosciuto non mi avessero mai dimenticato e che non mi avessero visto partire.
Tutto sembrava essere rimasto immutato.
In quel momento suonò il mio
cellulare, non guardai nemmeno il display e risposi.
<< Pronto? >>
<< Bella! Come stai? >> la voce di Helena mi arrivò forte e chiara.
<< Helena! Tutto bene e
tu? >> la mia voce non era decisamente allegra come quella della mia
amica. Ero leggermente stanca.
<< Diciamo bene dai. >>
<< Successo qualcosa? >> le chiesi subito preoccupata.
<< No, ho avuto una piccola discussione con Matt
a causa di Daniel. Da quanto l’hai lasciato reclama sempre la presenza di Matt,
fino ad un certo punto capisco, ma hai presente che siamo arrivati addirittura
al punto che se non lo chiamo io, lui non mi chiama? Eh certo, è troppo preso a
distrarre il suo amico per passare del tempo con me, con la sua ragazza, ma
ovvio. È giusto che passi del tempo con Daniel, ma non 24 ore su 24, passano
praticamente tutto il giorno in simbiosi, ti rendi conto che abbiamo anche
litigato davanti a lui? A Daniel? Certo perché dicendo a Matt che volevo
parlare con lui, è venuto con la scorta >> sbuffò.
<< E adesso? Che
cos’avete deciso di fare? >>
<< Gli ho detto di vedere un po’ lui cosa vuole.
Non gli ho chiesto di scegliere, non lo farei mai, ma deve rendersi conto se mi
vuole davvero bene o no, altrimenti passi pure tutto il tempo con il suo amico.
>>
<< Hai fatto benissimo Helena, non mi sarei potuta comportare in modo
migliore. >>
<< E tu? Con Mister all’antica come va? >>
Risi leggermente.
<< Mister all’antica
oggi ha chiesto a mio papà il permesso di sposarmi >> glielo dissi con
tranquillità ridendo.
<< Stai scherzando? >> Helena invece era sconvolta.
<< No, per niente.
Inizialmente mi sono arrabbiata, insomma, ne abbiamo parlato giusto ieri e
avevamo deciso di aspettare dopo il diploma e lui cosa fa? Chiede il permesso a
mio papà? Gli ho chiesto spiegazioni e, be, diciamo che sono valide
motivazioni. >>
<< Penso di aver capito. Be, davvero molto
all’antica il ragazzo, però è una cosa carina, non credi? >>
<< Non puoi nemmeno
immaginare quanto la cosa mi abbia resa felice, ma non mi sembra giusto
sposarsi per una ragione come questa. >>
<< Hai ragione, e quindi? Cintura
di castità fino al matrimonio? >> scoppiammo a ridere.
<< Non penso. >>
Saremmo riusciti ad aspettare
davvero la prima notte di nozze? O la passione e la voglia di appartenerci
completamente avrebbe prevalso sopra ogni altra ragione?
Buonasera! Allora, che ne
pensate del capitolo?
Capitolo del pranzo con tutta la famiglia, della conoscenza tra Bella e Sue e
pranzo tutti insieme. Be, che dire. Stranamente c’è qualcosa che non mi
convince, la parte di Edward che chiede a Charlie se può sposarla per l’esattezza.
Ecco, quella parte non mi convince molto, ma poi sta a voi dire che cosa ve ne
pare.
In questo capitolo si parla
ancora molto di fare l’amore e argomenti di questo genere, ma non pensiate che
i prossimi capitoli saranno tutti incentrati su questo, ben presto Edward e Bella
avranno altro a cui pensare. xD
Ringrazio tutte le persone
che continuano a leggere, a recensire e a inserire la storia nelle tre liste, i
numeri continuano ad aumentare e la cosa mi fa davvero tanto piacere *_*
Ho pubblicato una nuova
storia originale romantica, se volete passare a darci un’occhiata ----> Life
is like a puzzle
Alla prossima ^_^
|
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Capitolo 23 *** Capitolo 23 ***
Capitolo 2
Buonasera!
Lo so, è più
di un mese che non posto. Chiedo umilmente perdono. La scuola è
stata un massacro e ho avuto un piccolo blocco per scrivere il
capitolo. Non succede niente di che, è un capitolo più o
meno di passaggio, ma non ho davvero avuto tempo di scrivere.
Adesso dopo tanto tempo ce l'ho fatta. avrei dovuto postare ieri, ma
sono arrivata a casa a mezzanotte e non mi è sembrato il caso di
farlo.
Scusate davvero, non era mia intenzione.
Ci sentiamo sotto nelle note finali . =)
Buona lettura ^_^
Capitolo 23
Bella POV
Quella notte non dormii per niente,
continuai a girarmi e a rigirarmi nel letto pensando agli avvenimenti di quegli
ultimi giorni e il fatto che il giorno seguente sarebbe stato il mio primo
giorno di scuola non migliorava la situazione.
I primi giorni di scuola mi
mettevano sempre un’agitazione addosso che non mi faceva dormire, che mi faceva
sudare sette camicie, non avevo mai capito come mai e probabilmente non l’avrei
mai fatto.
Ma quella sera non era il
panico per il primo giorno di scuola a preoccuparmi. C’era ben altro che mi
occupava la testa: Edward, il matrimonio, la nostra prima volta.
Era una continua ossessione e
forse il fatto che Edward quella notte non dormisse con me, contribuì a non
farmi dormire per niente.
Aveva il potere di calmarmi,
di placare i miei umori senza avere il dono di Jasper di controllarli, sapeva
mettermi a mio agio, ma quella sera non era venuto. Strano? Sì, molto, ma non
mi stupivo.
Se l’avesse fatto quando
stavamo insieme la prima volta probabilmente mi sarei allarmata e avrei pensato
al peggio possibile, al fatto che se ne fosse andato, che mi avesse lasciato e
che non mi avesse detto niente, ma non lo pensavo più, non avrei mai potuto
pensarlo.
Capivo la situazione, capivo
che lui voleva passare del tempo da solo per riflettere. In quei giorni erano
successe troppe cose, quello stesso giorno erano successe troppe cose e avevamo
anche sfiorato la litigata.
Dovevamo pensare, passare del
tempo da soli e chiarire, ne avevamo bisogno entrambi.
Certo, non nego che avrei
voluto averlo vicino a me, avrei voluto abbracciarlo e inspirare il suo
profumo, ma mi rendevo conto della situazione.
Feci sogni strani, incubi: Edward che mi lasciava di nuovo da sola nella
foresta.
Mi svegliai sudata,
spaventata e con il cuore a mille.
Rimasi seduta nel letto
cercando di darmi una calmata, di far regolare il battito e di smetterla di
respirare pesantemente.
Passarono almeno dieci minuti
prima che riuscii a riprendere il controllo di me stessa e a smettere di
respirare affannosamente.
Scesi le scale e preparai la
colazione ancora in pigiama. Apparecchiai la tavola e preparai tutto nei
pianti, risalii e andai a farmi una doccia.
I pensieri sotto il getto
caldo dell’acqua svanirono, gli incubi fatti durante la notte diventarono solo
un miraggio. Quella doccia ebbe l’effetto di tranquillizzarmi e di rilassarmi e
quando uscii dal bagno ero decisamente una nuova persona.
Mi vestii e scesi in cucina
dove trovai mio papà con il giornale in mano e una tazza di caffè.
<< Buongiorno! >>
gli lasciai un bacio sulla guancia e mi sedetti.
Lui abbassò il giornale e mi
guardò con una faccia perplessa.
<< ‘Giorno tesoro!
>> aveva un sopracciglio inarcato. << Tutto bene? >>
<< Mai stata meglio,
tu? >>
<< Sto benissimo
>> continuò a guardarmi per alcuni minuti, mentre io continuai a
mangiare. Dopo un po’ scosse la testa e tornò a leggere il giornale.
Sembrava strano anche a me
essere così felice, soprattutto perché era il primo giorno di scuola. Forse avevo
qualche problema di sbalzi d’umore, non era normale passare da essere
completamente agitata fino a diventare fin troppo felice. Non era affatto
normale.
Mio papà si alzò da tavola,
mise le posate e il piatto nel lavandino.
Mi si avvicinò e mi lasciò un
bacio sulla guancia.
<< Ci vediamo più
tardi, Bella. Fai la brava a scuola. >>
<< Io sono sempre brava
>> gli sorrisi.
Rise leggermente, uscì dalla
stanza e poco dopo sentii la porta chiudersi.
Finii la mia colazione e
corsi in camera a preparare lo zaino.
Ci infilai dentro qualche
libro, qualche penna e giusto qualcosa per riempirlo un attimo.
Scesi le scale, presi le
chiavi dal mobile e uscii di casa chiudendo la porta a chiave.
Avrei raggiunto la scuola a
piedi, non pensavo che Edward sarebbe venuto a prendermi e che mi avrebbe
accompagnato, una camminata non mi avrebbe di certo fatto male.
Quando mi girai, mi trovai
davanti una Volvo metallizzata con Edward appoggiato alla portiera a braccia
incrociate e il suo solito sorriso sghembo.
Mi fermai e rimasi a
guardarlo, ad ammirare quel bellissimo ragazzo che era venuto a prendermi.
<< Buongiorno >>
la sua voce mi riportò alla realtà.
<< ‘Giorno >>
cercai di fermare il battito frenico del mio cuore e ricominciai a camminare
verso di lui che mi aveva già aperto la portiera.
Mi sedetti sul sedile del
passeggero e aspettai che Edward salisse in macchina.
<< Che ci fai qui?
>> gli chiesi improvvisamente.
<< Ti avevo promesso
che ti avrei accompagnato io a scuola come ogni mattina, mantengo sempre le mie
promesse >> mi guardò per un secondo e sorrise leggermente.
<< Beh, io pensavo che…
che non avresti mantenuto subito la promessa. >>
<< E perché? Perché non
sono venuto stanotte? >> annuii leggermente. L’avevo pensato sul serio,
pensavo che comunque volesse ancora avere del tempo per rendersi conto della
situazione e di quello che era successo, ma probabilmente aveva avuto tutto il
tempo che gli serviva.
<< Bella, stanotte
avevo… avevo bisogno di stare un po’ da solo, di rendermi conto di quello che
sta succedendo e dovevo capire che le cose adesso sono leggermente diverse da
quello che erano una volta. Insomma, sto provando sentimenti diversi rispetto a
prima, mi sono reso conto di amarti in modo più profondo e che… ecco… che
adesso ho anche qualche altro bisogno . Troppi sentimenti in una volta sola,
anche per un vampiro. >>
<< E a che conclusione
sei arrivato? >> gli chiesi con il cuore in gola.
Si girò a guardarmi, mi
sorrise e poi tornò a guardare la strada.
Passarono minuti interi in
cui pensai al peggio, ero pronta a qualsiasi cosa.
<< Che non riesco a
fare a meno di te e che sono felice di sentire questi sentimenti con te.
Potranno anche farmi paura, potrò anche averne paura perché non so come
comportarmi, ma non mi importa, non ti lascerò solo perché ho paura di questi
sentimenti che, a quanto pare, sono assolutamente normali >> le sue
parole mi colpirono in pieno. Ci avevo scorto tutta la voglia di continuare a
stare con me e tutto l’amore che provasse nei miei confronti.
Ne rimasi colpita, piacevolmente colpita e
sorrisi leggermente.
<< Come mai dici che a
quanto pare sono normali? >> mi incuriosii.
<< Ne ho parlato con
Emmett e Jasper stanotte. Mi hanno fatto parecchio compagnia e mi hanno aiutato
a capire le cose. Anche loro hanno provato le stesse cose e si sono sentiti
parecchio strani. Quello che ha dovuto resistere maggiormente è stato Emmett
che comunque doveva cercare di non forzare troppo Rose. >>
Rose non aveva passato dei
bei momenti da umana e portava ancora i segni di quell’episodio dentro di sé.
Per Emmett non deve essere stato facile, ma nemmeno per Rose che doveva
convivere con i ricordi di quella sera.
<< Allora oggi dovrò
ringraziarli? >> gli sorrisi.
<< Penso di sì,
altrimenti a quest’ora penso che non saremmo qui. >>
Mi allarmai, che cosa stava
dicendo?
Mi girai a guardarlo preoccupata e lui subito si apprestò a spiegarmi.
<< Cioè, non volevo
andarmene, ma oggi avevo intenzione di non venire a scuola. Grazie a loro ho
capito che cosa fare e che cosa dovrò fare. Poi ho pensato che non avrei mai
potuto lasciarti da sola il tuo primo giorno di scuola. Chi ti salverà da
quegli avvoltoi? >> scoppiammo a ridere entrambi.
<< Non sarà come la
prima volta, vero? Non sono una nuova, mi hanno praticamente conosciuto tutti.
Non sarò più così interessante >> oppure sì?
<< Beh, non voglio
farti preoccupare, ma quelli che ti conoscevano e con cui comunque hai
instaurato un rapporto, voglio sapere quello che hai fatto a Phoenix. >>
<< Per fortuna le
ragazze le ho già viste e hanno fatto già tutte le domande possibili. I ragazzi
sono meno… curiosi? >>
<< Diciamo di sì. Di
certo non verranno a chiederti se hai avuto qualcuno mentre sei stata là
>> Edward disse quella frase assolutamente tranquillo. Non sembrava
minimamente toccato a ricordare che io stessi con qualcun altro mentre lui mi
aveva lasciato. Che fosse solo una maschera?
Lo guardai cercando di carpire una sua qualche espressione che mi facesse
capire che gli desse fastidio, ma non trovai niente.
Perché non era almeno
minimamente geloso? Avrebbe dovuto esserlo, giusto?
Mi lasciai trasportare dai
miei pensieri e non mi accorsi nemmeno che eravamo arrivati a scuola.
Avrei chiesto ad Edward
delucidazioni più tardi.
Parcheggiò la macchina e
venne ad aprirmi la portiera come suo solito.
Ci avviammo verso l’entrata
della scuola e mi prese per mano.
Sorrisi a quel gesto e
camminai per il cortile.
Passammo davanti a ragazze
che mi fulminavano con lo sguardo, ragazze che non avevamo nemmeno mai visto.
Probabilmente erano arrivate dopo che io me ne andai.
<< Mi stanno odiando? >>
chiesi ad Edward.
<< No, si stanno solo
chiedendo da dove sei uscita e perché sei mano nella mano con me. E stanno
facendo una cosa che odio >> digrignò leggermente i denti.
<< Cioè? >>
<< Ti stanno
giudicando, ma perché voi ragazze lo fate sempre? >> strinse il pugno
libero.
<< Di solito lo fanno
sempre, per invidia, ma non vuol dire che tutte lo facciamo >> gli
sorrisi leggermente.
<< Non riesco a capire
come possano dire che tu sei brutta e che non puoi stare con me. Tu sei
stupenda >> mi lasciò un bacio sulla testa.
Il cuore cominciò a battermi
all’impazzata, pensai che mi potesse uscire dal petto da quanto batteva.
Sentirmi dire da Edward
quanto fossi bella, che fossi stupenda, nonostante io comunque pensassi fosse
pazzo, mi riempì di gioia.
Arrossii e continuai a
camminare.
<< Devo andare in
segreteria. Ci vediamo dopo >> dissi quando ci trovammo davanti alla
porta che ci avrebbe portato all’interno della scuola.
<< Perché dopo? Vengo
con te >> mi sorrise e mi trascinò fino alla segreteria.
Quando entrammo mi ritrovai a
viaggiare con la mente attraverso i ricordi. Ero entrata in quella stanza solo
qualche giorno prima, ma immancabilmente i ricordi mi assalirono. Era in quella
stessa stanza che avevo sentito Edward chiedere alla Signorina Cope se fosse
possibile cambiare l’ora di biologia con qualche altra lezione. Le cose era
certamente diverse da quella volta, lo erano molto di più e in meglio.
<< Buongiorno! Sono
venuta a prendere l’orario delle mie lezioni >> esordì non appena arrivai
al bancone.
<< Ah, tu sei Bella,
giusto? Non serve che ti dica cosa devi fare, vero? >> annuì con la testa
e le sorrisi.
La vidi lanciare un’occhiata
ad Edward per poi arrossire leggermente. Trattenni una risata e sperai di poter
uscire da lì il più presto possibile.
Mi diede il foglio che dovevo
far compilare a tutti i professori di quella mattina, la combinazione del mio
armadietto e uscimmo dalla segreteria.
Non appena mi trovai
abbastanza distante, scoppiai a ridere.
<< Non le è ancora
passata la cotta che ha per te? >> chiesi ad Edward tra le risate.
<< A quanto pare no, ma
è frustrante sentire quello che pensa su di me. È vecchia >> era
divertito anche lui, nonostante la parte finale della frase.
<< Edward, abbiamo già
fatto questo discorso. Tu potresti essere il suo bisnonno, quindi non dire
niente che è meglio >> rise ancora più forte.
<< Sì, forse hai
ragione >> rise anche lui.
Uscendo fuori, vedemmo in
lontananza arrivare Alice, Rose, Emmett e Jasper che parlavano tra di loro,
quindi ci videro Alice fu la prima a scattare e a corrermi incontro.
<< Bella! Sei felice di
essere tornata? >> mi chiese abbracciandomi e quasi soffocandomi.
<< Guarda, tantissimo.
Stavo aspettando questo momento da una vita >> le risposi sarcastica.
<< Andiamo! Non è poi
così male, no? >> la guardai male. << Ok, forse è meglio se me ne
vado. >>
Tornò dagli altri che mi
salutarono da lontano ed entrarono nell’edificio.
<< Perché non sono
venuti qua gli altri? Ho fatto qualcosa di male? >> chiesi preoccupata ad
Edward.
<< No, non ti
preoccupare. Vogliono solo lasciarci un po’ da soli, non avremo molte
possibilità di parlare oggi. Comunque, abbiamo cercato di farti avere un orario
più o meno uguale al strano. Abbiamo fatto quello che abbiamo potuto. Qualche
ora l’abbiamo in comune e ci vedremo. >>
<< Che cos’abbiamo in
comune? >>
<< Biologia e
Letteratura >> mi rispose con un sorriso.
<< Vogliamo tornare
come ai vecchi tempi? >> gli chiesi felice.
<< Perché no, alla fine
quelle sono sempre state le mie materie preferite quando c’eri tu, quindi
perché non averle in comune anche adesso? >> mi sorrise sghembo.
Mi alzai sulle punte e gli
lasciai un leggero bacio a stampo.
Mi staccai lentamente, ma lui
mi prese il viso tra le mani e mi baciò con più ardore facendomi attraversare
da mille brividi.
Quel baciò mi stordì più di
ogni altro che ci eravamo dati.
<< Forse è meglio se
andiamo dagli altri, non pensi? >> sussurrò sulle mie labbra prima di
baciarmi nuovamente.
Annuì leggermente, ma non mi
decisi a staccarmi da lui. Le sue labbra avevano un sapore troppo invitante e
dolce per permettermi di staccarmi da esse.
<< Ok, andiamo >>
si staccò e mi prese per mano.
Entrammo nell’edificio e non
appena varcammo la soglia, qualche paio di occhi si posò su di noi. Ragazze e
ragazzi che mi squadravano da capo a piedi, cercai di non arrossire, ma la cosa
fu alquanto difficile da controllare. Immancabilmente arrossii e cercai di
velocizzare il passo mentre mi misi quasi a trascinare Edward che si mise a
ridere.
<< Piantala >>
gli dissi continuando a camminare, lui per tutta risposta rise più forte.
Arrivai al mio armadietto e
ci misi praticamente la testa dentro mentre quel cretino di Edward continuava a
ridere.
<< Hai ancora tanto?
>> gli chiesi spuntando leggermente dall’armadietto.
<< No, direi che ho
finito. Bella, dovevi vederti, eri troppo buffa. >>
<< Certo che sei
simpatico come ragazzo, parecchio guarda. Invece di cercare di farmi sentire a
mio agio mi fai sentire ancora più in imbarazzo. Non ti sopporto >>
gonfiai le guance e lui rise di nuovo.
Si avvicinò e mi lasciò un
bacio sul naso.
<< Scusa, la prossima
volta cercherò di starti vicino e di nasconderti il più possibile. >>
<< Ecco, era questo che
intendevo >> chiusi l’armadietto e gli lasciai un bacio a fior di labbra.
<< Bella! >>
alzai lo sguardo oltre la spalla di Edward e vidi Jessica che si avvicinava con
Mike.
<< Jessy! Come stai?
>> ci abbracciammo.
<< Tutto bene. Tu? Come
sta andando il primo giorno di scuola? >>
<< Non farmici pensare,
ti prego. Spero che la smetteranno presto di guardarmi in quel modo, non li
sopporto >> sbuffai.
<< Domani la
smetteranno, vedrai, anche se certe ragazzine squadrano ancora anche me. Ma chi
si credono di essere? >> Jessica alzò leggermente la testa.
Risi.
<< Ciao Mike! >>
lo salutai e lui si avvicinò a Jessica.
<< Ciao Bella! Sono
felice che tu sia tornata. Tutto a posto? >> mi sorrise felice e gli
sorrisi di rimando anch’io.
<< Sì, tutto a posto,
grazie. >>
<< Noi andiamo, ci
vediamo più tardi >> Jessica prese per mano Mike e se ne andarono.
<< Non mi è mai
piaciuto così tanto leggere nel pensieri a Newton. Questo fatto mi fa piacere.
>>
Lo guardai alzando un
sopracciglio.
<< Che cos’ha pensato?
>>
<< Che cosa non ha
pensato, vorrai dire. Per una volta non ti ha pensato in atteggiamenti provocanti
o non ha pensato di provarci con te. Mi stupisco e ne sono felice >>
sorrise vittorioso.
La campanella suonò e presi
immediatamente in mano il mio orario: Inglese.
<< Quest’ora l’hai in
comune con Alice >> mi informò.
Ci avviammo verso l’aula
fuori dalla quale mi aspettava Alice tutta sorridente.
<< Eccoti finalmente.
>>
<< Ci vediamo più tardi
>> Edward mi si avvicinò e mi lasciò un bacio a fior di labbra.
Lo seguì camminare lungo il
corridoio fino a quando non se ne andò.
Perché doveva essere così dannatamente
bello? Per quale motivo? Non riuscivo a non guardarlo, a non perdermi a guadare
il suo corpo, i suoi occhi, le sue labbra. Era qualcosa di assurdo.
<< Ehi, bella
imbambolata? Andiamo? >> Alice mi sventolò una mano davanti e mi riscosse
dai miei pensieri.
Arrossii leggermente e entrai
in classe dove il professore stava aspettando che tutti ci sedessimo sulle
sedie.
Mi avvicinai con il mio
foglio in mano.
<< Buongiorno,
signorina Swan! Il suo nome non mi è nuovo >> mi disse mentre firmava il
foglio e me lo ridava.
<< Ero qua anche un
anno e mezzo fa, mi sono ritrasferita di nuovo. >>
<< Ha intenzione di finirlo qua l’anno o vuole trasferirsi nuovamente?
>> il professore mi prese leggermente in giro facendomi arrossire.
<< Non si preoccupi, l’anno
lo finisco qua >> mi girai e andai a sedermi vicino ad una Alice che se la
rideva sotto i baffi. Aveva preso dei posti in fondo, dove il professore faceva
quasi fatica a vederci.
La guardai male e mi girai a
seguire la lezione.
<< Non avrai intenzione
di seguire la lezione, vero? >> mi chiese quasi sconvolta.
<< E cosa dovrei fare?
>> sussurrai continuando a guardare il professore.
<< Ad esempio parlare
con me? >>
<< E di cosa vorresti
parlare? >>
<< Ieri Edward è
arrivato a casa sconvolto e abbastanza strano. Che cos’è successo? >>
<< Abbiamo solo avuto
una piccola discussione, tutto qua. Oggi è tutto a posto, hai visto? >>
sperai che non facesse altre domande. Io e Edward avevamo promesso di non
parlare o pensare in alcun modo al matrimonio. L’avevamo promesso e sperai non
continuasse oltre a fare domande, non avrei saputo cosa risponderle.
Rimanemmo in silenzio per tutto
il resto dell’ora nella quale non ascoltai minimamente il professore, avevo
altro a cui pensare.
Ad Edward, a noi, a quello
che volevamo fare, al fatto che avessimo questa grande voglia di fare l’amore
insieme. Era una cosa normale, assolutamente normale, ma un po’ mi spaventava.
Volevo scoprire come sarebbe stato, ma non sapevo cosa avrei provato. Avevo
sempre avuto paura dell’ignoto.
L’ora passò tra mille
pensieri e un Alice abbastanza taciturna, cosa alquanto strana. Alice non stava
zitta nemmeno un secondo, figuriamoci a lezione.
Quando la campanella suonò,
mi girai a guardarla preoccupata.
<< Non è che per caso
stai male? Non hai parlato per tutta la lezione. >>
<< Sai che noi non
possiamo stare male >> mi fece notare. << Stavo solo cercando di
capire cosa mi stiate nascondendo tu ed Edward >> a quell’affermazione
sbiancai, per quanto mi fosse possibile data la mia carnagione molto chiara.
<< Perché dovremmo
nasconderti qualcosa? >> le chiesi cercando di non far inclinare la mia
voce.
Ero in panico, in un panico
assoluto. Non poteva aver capito qualcosa, non poteva averlo fatto.
Uscimmo dall’aula.
<< Non lo so, ho come
una strana sensazione. Non chiedermi da cosa è dovuta, ma a naso sento che
nascondete qualcosa. Prima o poi lo scoprirò, non vi preoccupate. >>
Se ne andò alla fine
dell’affermazione che sembrava tanto una minaccia,
<< Quella donna mi
preoccupa >> la voce di Edward alle mie spalle mi fece prendere paura.
<< Anche a me. Non avrà
veramente capito qualcosa, vero? >>
<< Per me sta bluffando
alla grande. Lei è brava in queste cose. >>
<< Lo spero. >>
Edward mi accompagnò
gentilmente alla lezione successiva che era matematica, materia odiata fin da
quando ero piccola e probabilmente non l’avrei mai amata, neanche se mi
avessero messo sotto tortura.
Le ore successive passarono
velocemente ed arrivai fino all’ora della mensa dove mi sarei seduta al tavolo
insieme a tutti i Cullen.
Ridemmo e scherzammo tutti
insieme mentre io cercavo di non strozzarmi con quello che stavo mangiando.
Quando ebbi finito Alice e io
raggiungemmo Jessica, Angela e Lauren al tavolo insieme ai loro ragazzi.
Restammo un po’ con loro a scambiare qualche parole. Le ragazze si lasciarono
scappare qualche battutina inerte al sabato passato insieme lasciando i loro
ragazzi con un enorme punto di domanda stampato in faccia.
Li lasciammo quando i ragazzi
cominciarono a fare troppe domande, domande a cui io sinceramente non avevo
alcuna voglia di rispondere.
Mi sedetti al tavolo dove mi
trovai improvvisamente da sola con Edward.
<< Il fatto che ci
lascino così tanto da soli mi preoccupa >> dissi ridendo.
<< Non ti preoccupare,
anche a me la cosa sembra alquanto strana. Conoscendoli avrebbero voluto
rimanere a rompere un po’ e a metterci in difficoltà >> rise anche lui.
<< Beh, meglio no?
>> mi avvicinai a lui.
<< Decisamente >>
si piegò verso di me per lasciarmi un leggero bacio a stampo che bastò per farmi
avvampare.
Dio, perché deve ancora farmi quest’effetto? Lo odio!
No, non è vero, non lo odio, ma non posso continuare ad andare avanti così.
Sbuffai sonoramente facendo
ridere Edward che mi investì con il suo respiro fresco facendomi rabbrividire.
Le cose si stavano facendo
fin troppo complicate e non sapevo fino a quando sarei resistita, volevo di
più, volevo lui e sapere che anche lui mi voleva non faceva altro che rendere
le cose ancora più difficili.
<< Sai, Mike e Tyler
cominciano a piacermi >> sorrise leggermente.
Alzai lo sguardo verso di lui
e cominciai a giocare con una sua ciocca ribelle.
<< So perché Mike
comincia a piacerti, ma non ho la minima idea del perché Tyler dovrebbe
piacerti >> guardavo distrattamente quella ciocca che giravo tra le dita.
Era così morbida e soffice, setosa, ma come cavolo faceva ad avere capelli del
genere?
<< Perché ha occhi solo
per Lauren, guarda solo a lei, pensa solo a lei. è diventato alquanto smielato.
>>
Alzai leggermente il
sopracciglio. Proprio lui parlava di essere troppo smielato? Alcune volte lo
era anche lui, era carino, romantico, smielato, ma era un aspetto che adoravo
di lui, era qualcosa di assolutamente introvabile nei ragazzi di adesso, tranne
in Tyler, a quanto pareva.
Rimasi persa minuti a giocare
con la ciocca di capelli di Edward, per poi portare tutta la mano tra i suoi
capelli.
<< Ti stai divertendo?
>> sussurrò.
<< Sì, parecchio. Ti dà
fastidio? >> lo guardai specchiandomi nei suoi occhi dorati altamente
ammalianti.
<< No, per niente
>> scesi a guardare le sue labbra muoversi.
Avevo fatto un grande errore,
non avrei mai dovuto farlo. Grave, gravissimo errore.
Guardai quelle meravigliose
labbra rosate muoversi, il tempo si fermò mentre mi perdevo ad ammirare la
bocca di Edward. Le lettere vennero scandite una ad una facendomi completamente
perdere il senno.
Alternai lo sguardo dalle sue
labbra ai suoi occhi, volevo la mia morte, era sicuro.
Ci avvicinammo all’unisono,
facendo scontrare le nostre labbra che cominciarono ad assaggiarsi e a muoversi
insieme. Ci staccammo con il fiato corto e ansanti. Ci guardammo negli occhi e
sorridemmo compiaciuti.
<< Sai, mi piace il
fatto che tu non abbia più problemi con il mio… profumo. Mi fa sentire meno
sbagliata >> gli sorrisi leggermente.
Mi guardò perplesso. <<
Tu non sei sbagliata, sono io quello sbagliato, sono io il mostro. >>
<< Ti prego Edward, non
affrontiamo ancora una volta quel discorso. Tu non sei un mostro, tu non sei un
dannato e tu hai ancora un’anima. Non pensare il contrario. >>
<< Tu sei di parte.
>>
<< Io non sono di
parte. È la verità >> in quel momento suonò la campana di fine mensa che
ci fece portare giù i nostri vassoi –quello di Edward stranamente pieno- e ci
avviammo verso le nostre classi.
Edward accompagnò prima me,
per poi avviarsi verso la sua classe.
Le successive ore passarono
in fretta, in quasi ogni lezione avevo compagnia o di uno dei Cullen, o delle
altre ragazze. Non ero mai da sola e di certo non mi annoiavo.
Di un fatto mi resi conto,
sentivo che le cose fossero diverso, che il rapporto con tutti fosse diverso.
Sembravamo tutti amici, nessuno si odiava, non c’erano liti, non c’erano
stupide gelosie, non c’era niente di tutto quello che c’era prima.
Forse era tutto troppo
perfetto, non c’erano intoppi, non c’era che cercasse in qualche modo di
rompere l’equilibrio che si era creato. La perfezione non esiste, è solo un
illusione, un momento, un istante che poi verrà inevitabilmente sostituito con
qualcosa di catastrofico, qualcosa che rovinerà la quiete di tutti quanti.
In quel periodo mi rendevo
solo conto che non fosse possibile che tutto andasse bene, ma non avrei mai
potuto immaginare quello che sarebbe successo solo qualche mese dopo.
Alla fine della scuola Edward
mi aspettava fuori, appoggiato alla portiera della sua macchina. Ma si rendeva
conto di quanto fosse attraente? Si rendeva conto di essere una calamita per
gli occhi e che fosse impossibile guardarlo? Tutte lo guardavano, tutte
cercavano di carpire almeno un suo dettaglio. Edward era qualcosa di
spettacolare, così come la sua famiglia.
Andai da lui e gli lasciai un
leggero bacio a stampo per poi entrare in macchina.
<< Allora, è andato
tutto bene il primo giorno o c’è stato qualcuno che ha dovuto rompere la pace
che si è creata? >>
<< L’hai notato anche
tu? Tutti vanno d’accordi, tutti che parlano, ridono e scherzano insieme. Non
ti sembra… strano? Insolito? A noi non va mai tutto bene, c’è sempre qualcosa
che ci rovina tutto. >>
<< Non puoi goderti il
momento? Altrimenti quando arriverà sul serio qualcosa di brutto, avrai perso
il momento felice >> mi sorrise dolcemente.
<< È un pensiero un po’
contorto, non credi? >>
<< Sì, un po’ sì, ma se
capisci il senso, poi alla fine è giusto. >>
Rimasi a riflettere sulla sua
frase. Beh, il succo del discorso era che dovevo godermi il momento invece di
pensare a quello che sarebbe potuto succedere dopo. Sì, effettivamente un senso
lo aveva.
<< Hai ragione!
>>
<< Io ho sempre ragione
>> disse in tono serio.
<< Oooh, ma che
modesto! >> scoppiai a ridere seguita da lui.
Eravamo scemi probabilmente,
ma a noi non ci importava. Stavo cominciando ad amare ancora di più Edward, il
nostro rapporto era diverso, differente. Riuscivamo più a ridere di noi stessi,
come persone e come coppia, e non ci ponevamo più tanti problemi come una
volta.
Quell’aspetto della nostra
storia mi piace, parecchio.
Non ero mai stata molto
favorevole alle zuppe riscaldate, secondo me non avevamo senso, se ci si lascia
una volta ci sarà un motivo, perché tornare insieme? Per me e Edward la questione
sembrava diversa. Ci eravamo lasciati per un malinteso, per qualcosa che
entrambi non avevamo capito o comunque per un errore di valutazione, comunque,
alla fine non era un motivo serio.
Mi lasciò davanti a casa
promettendomi che sarebbe tornato la sera come al solito.
Mio papà non era ancora
tornato dal lavoro, probabilmente avrebbe fatto tardi.
Decisi di mettermi a fare un
po’ di compiti e di non perdermi via tra le nuvole. Avevo molto da fare, dovevo
anche impegnarmi per riuscire a passare almeno l’esame di maturità, non mancava
poi così tanto, solo qualche mese.
L’ora di cena arrivò senza
nemmeno che me ne accorgessi. Preparai qualcosa da mangiare per me e mio papà,
quando in piattai e misi il tutto in tavola, Charlie entrò dalla porta e posò
il giaccone.
<< Buonasera! >>
esordì come ogni sera.
<< ‘Sera! In cucina, è
già pronto. >>
<< Oh, ma che brava
>> si sedette a capo tavola.
<< È ancora tutto
caldo. >>
<< Com’è andato il
primo giorno di scuola? >> mi chiese mentre cominciò a mangiare.
<< Tutto bene.
Sicuramente meglio del primo giorno che ho avuto anni fa >> risi
leggermente.
<< Sono felice di
saperlo. Qualche problema? >>
<< Nessuno.
Stranamente. Tu, tutto bene al lavoro? >> continuai a mangiare
imperterrita, avevo fame.
<< Direi di sì. È stata
una giornata molto tranquilla. >>
Su di noi calò il silenzio,
ma sentivo che ci fosse qualcosa di strano. Percepivo che qualcosa preoccupava
mio papà.
<< Stai bene? >>
gli chiesi improvvisamente.
<< No, no. Tutto a
posto, sul serio. >>
Sì, certo, come no. E io sono il Presidente degli
Stati Uniti.
<< Papà, che succede
veramente? >>
<< Ecco, oggi non ho
potuto far altro che pensare a quello che ci ha chiesto ieri Edward. >>
Non stava parlando sul serio
del fatto che gli aveva chiesto il permesso per sposarmi, vero? Non si riferiva
a quello. Non volevo pensarci, non quel giorno almeno.
<< A cosa ti riferisci?
>> feci finta di niente.
<< Dai, avanti. Non
fare finta di non aver capito a cosa mi riferisco, l’hai capito benissimo.
>>
<< E perché ci hai
pensato? >> appoggiai la forchetta al piatto.
<< Caspita, Bella, mi
ha chiesto il permesso per sposarti! >> era sconvolto, semplicemente
sconvolto. Non c’erano altre parole per descrivere la sua espressione e il suo
tono di voce.
<< Lo so, me sono resa
conto anch’io. >>
<< E tu hai detto che
hai acconsentito a sposarlo. >>
<< Esatto. >>
<< Non fare lo stesso
errore di tua madre, non sposarti così giovane per poi pentirti della tua
scelta. Non farlo. Edward è un bravo ragazzo, sono sicuro che le sue intenzioni
siano buone, ma tu non prendere la decisione troppo in fretta, pensaci. Non
fare l’errore di tua madre. >>
Le sue parole mi fecero
scattare, arrabbiare, come si permetteva di paragonarmi a mia madre? Per quanto
le volessi bene, per quanto lei fosse una parte integrante della mia vita, mi
rendevo conto che quello che aveva fatto fosse sbagliato. No, non avrei
commesso lo stesso errore, io non ero mia madre, Edward non era mio padre e io
sapevo, e sentivo, che il nostro amore fosse qualcosa di troppo grande per
poter finire in un modo così squallido.
<< Papà, so che per te
sarà inconcepibile anche solo pensarlo, ma io ed Edward ci amiamo, di un amore
che non si può spiegare. A volte non lo capisco nemmeno io, ma non è un amore
adolescenziale, è uno di quegli amore che dura nel tempo, per sempre, oltre
ogni difficoltà e ostacolo. Anche se volessimo stare lontani, non possiamo
farlo, siamo nati per stare insieme e tali resteremo. Viviamo un amore
indissolubile, un amore che nemmeno il tempo può consumare. Lo so, sembro
pazza, ma tu fidati di me. Lascia fare a me >> gli sorrisi dolcemente.
Rimase per un po’ a
guardarmi, scrutandomi, osservando il mio viso come se non mi riconoscesse.
Sbuffò e tornò a mangiare.
<< Mi fido di te.
>>
Il resto della cena lo
passammo in assoluto silenzio. Quando finimmo sparecchiai e lavai i piatti,
mentre mio padre andò a guardare la televisione.
Finii di pulire i piatti e
andai in salotto dove salutai mio padre e gli augurai la buona notte.
Andai in camera mia e mi
spogliai mettendomi in pigiama.
Ero stanca, il primo giorno
di scuola e il fatto che la notte prima non avessi dormito più di tanto, non
avevano migliorato la situazione.
Mi sdraiai sul letto e chiusi
gli occhi.
Se Edward avesse voluto
entrare avrebbe sicuramente trovato un modo per farlo.
<< Non penserai mica di
dormire già, vero? >> il sussurro di Edward al mio orecchio mi fece
sussultare.
<< Mi hai fatto
prendere paura >> aprii gli occhi e lo trovai a pochi centimetri da me.
<< Scusa >> fece il
suo sorriso sghembo.
Non gli dispiaceva più di
tanto, si divertiva a farmi prendere paura, ormai l’avevo capito.
<< Mi fai un po’ di
spazio? >> mi chiese ancora più suadente.
Rimasi incatenata ai suoi
occhi dorati, rimasi a fissarli e a contemplarli come se fossero la cosa più
bella del mondo, ed erano la cosa più bella.
Si appoggiò con le ginocchia
al letto e si piegò su di me, avvicinando le sue labbra sempre di più alle mie.
Boccheggiai, il cuore in
fibrillazione, la voglia di baciarlo e di sentire le sue labbra sulle mie.
Stavo impazzendo, lo volevo, in tutti i sensi possibili. Lì, in quel momento mi
resi conto che non potevo aspettare. Al diavolo il fatto che lui fosse uno
all’antica, al diavolo il fatto che non ci eravamo ancora sposati, al diavolo
mio papà che stava al piano di sotto e avrebbe potuto sentire tutto. Non mi
interessava, lo volevo.
Dopo minuti che sembrarono
eterni, le sue labbra soffici e fredde toccarono le mie. Mugugnai mentre quel
bacio diventava qualcosa di più profondo, intenso, passionale.
Edward mi imprigionò con il
suo corpo sul letto mettendosi sopra di me.
Affondai le mani tra i suoi
soffici capelli, desiderando di poter fermare quel momento per sempre.
Per non gravarmi troppo si
teneva su con le braccia, braccia che dopo qualche minuto cominciai ad
accarezzare, salendo verso le spalle e scendendo verso la schiena, giù fino al
suo sedere sodo.
Sentii Edward soffocare un
ringhio e sorrisi leggermente.
<< Bella >>
sussurrò staccando leggermente le sue labbra dalle mie per poi tornare a
baciarmi.
<< Ti voglio >>
sussurrai a contatto con le sue labbra.
Si staccò da me bruscamente e
mi guardò.
Rimasi stranita dalla sua
reazione. Che cosa gli era successo? Perché se n’era andato?
Lo guardai perplessa e ci
rimasi leggermente male.
Mi sembrava chiaro quello che
volesse, quello che volessimo entrambi, ma a quanto pare avevo interpretato
male i suoi atteggiamenti.
Si alzò da me e si mise a
sedere sul letto dandomi le spalle, porta la testa fra le gambe.
<< Edward >> mi
avvicinai a lui e lo abbracciai da dietro, lasciandogli un bacio sul collo.
<< Scusa, scusa. Scusa.
Sono un cretino >> le sue mani torturavano i suoi capelli.
<< Ehi, perché mai
saresti un cretino? >>
<< Ho detto che voglio
fare l’amore con te, ma che non posso farlo prima che ci sposiamo e cosa
faccio? Vengo a… a… a provarti, provocando anche a me? Sono scemo, non ci sono
tante altre spiegazioni. Probabilmente ci sarai rimasta male per il mio
comportamento, per la mia reazione, ma mi sono reso conto solo adesso di quello
che stavo facendo. Io voglio fare l’amore con te, Bella, sul serio, non puoi
nemmeno immaginare quanto, ma sono bloccato. >>
<< Non ti preoccupare
>> lo abbracciai meglio e gli diedi un bacio sulla guancia.
Dopo che mi spiegò tutto, mi
sentii una stupida ad essermela presa. Avrei potuto capirlo. Per nessuno dei
due la situazione si stava rivelando semplice, anzi, era più complicata di
quanto avessi mai pensato.
Avevamo voglia l’uno
dell’altro, ma fin quando Edward non avesse capito che il matrimonio non era
indispensabile per farlo, non saremmo andati da nessuna parte.
Dovevo solo sperare che il
mio adorato vampiro si rendesse conto che non potevamo aspettare fino al
matrimonio, non ci saremmo mai arrivati se i presupposti erano quelli, saremmo impazziti.
Ne ero certa.
Allora, questo è stato un
capitolo abbastanza di passaggio, anche se si dovrebbero capire molte cose. Tipo
il rapporto tra Edward e i fratelli, si parla anche di Emmett e Rose. Si
capisce un po’ come sia adesso il rapporto di Edward e Bella.
Premetto che a me sembra un
po’ piatto, che non sia per niente interessante, ma questo sta a voi dirlo.
Avviso che il prossimo
capitolo è già pronto, devo solo finire di scrivere la parte finale e poi sarà
concluso. Essendo che la scuola adesso è finita e l’estate ormai è cominciata,
anche se dal tempo non si direbbe, mi rendo conto che non tutti saranno a casa
ad aspettare un mio aggiornamento, così, il giorno fisso di aggiornamento per
questa storia sarà sempre la domenica. Ogni domenica avrete un capitolo di
questa storia per quelli che continueranno a leggere.
Mi scuso ancora per il
ritardo, non sono solita fare questi enormi ritardi, anche se questa storia ne
ha avuti parecchi.
Vorrei anche farvi sapere che
ho pubblicato una nuova storia nel fandom Twilight, mi farebbe davvero piacere
se la leggeste e se mi faceste sapere che ne pensate. Sarebbe davvero stupendo.
È ambientata a Venezia e spero che vi piacerà. Masquerade Ball.
Ringrazio davvero tutte le
persone che hanno aggiunto la storia tra le seguite, preferite e ricordate e quelle
che hanno avuto la pazienza di aspettarmi. Davvero grazie *_*
Piccolo spoiler per il prossimo capitolo, ci sarà un salto temporale e vi dico
solo pick up. Vediamo chi capisce.
Alla prossima ^_^
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Capitolo 24 *** Capitolo 24 ***
Capitolo 2
Buonasera!
Ormai non so più
come farmi perdonare e ormai non so nemmeno più come chiedere
scusa. Stavolta la colpa non è della scuola, non è di
niente, se non del mio pc che ha deciso di abbandonarmi per 10 giorni.
-.- Mi ha lasciato un giorno prima che postassi questo capitolo.
10 giorni senza pc. è stato un inferno e io mi sentivo una cacca
perchè avrei postato nuovamente in ritardo. Mi odio, sul serio.
Spero che questo capitolo mi faccia un po' perdonare, almeno lo spero.
Qualcuna ha azzardato qualcosa di giusto, ma non posso dire cos'ha detto però. xD
Beh, meglio che la pianto di parlare e vi lascio al capitolo.
Ci sentiamo nelle note finali.
Buona lettura ^_^
Capitolo 24
Bella POV
Due settimane passarono e io
ero sempre più impegnata con la scuola. I primi giorni i professori non
pretesero da me chissà che cosa, ma con il passare del tempo chiedevano sempre
di più. Verifiche su verifiche e l’avvicinarsi degli esami che avrebbero messo
fine alla mia carriera scolastica, al collage, non migliorava la situazione.
Charlie non poteva ancora
tornare in servizio, nonostante lui dicesse di sentirsi più che bene. Doveva
passare qualche giorno a riposo, poi avrebbe potuto tornare in centrale a
sbrigare qualche lavoro burocratico e piano piano sarebbe potuto tornare a
lavorare normalmente. Dovevo stare attenta a quello che gli facevo mangiare,
non doveva esagerare con i grassi, doveva mangiare leggero. Più cucinavo e più
diventavo brava, mi sentivo così fiera di me stessa.
Il tempo per stare con Edward
c’era sempre, avrei sempre trovato del tempo da passare con lui, ma non ci
eravamo più spinti oltre come quel lunedì sera dopo il mio primo giorno di
scuola.
La situazione non si era più
creata o comunque, in qualche modo, avevamo cercato di non arrivare ad una
situazione così drastica. Ad Edward l’imbarazzo provato quella sera era bastato
per farlo fermare al momento giusto ogni volta.
Non che questo atteggiamento
migliorasse la situazione, anzi, la peggiorava, ma almeno cercavamo di non
superare il limite.
Con gli altri tutto andava
bene, a volte passavo dei pomeriggi con Alice e Rose a parlare di cose da
ragazze, a volte mi incontravo con loro e Angela, Jessica e Laurent. Eravamo
ancora tutti amici, niente aveva scombussolato il nostro equilibrio, né il mio,
né quello della famiglia Cullen e anche se cercassi di non pensarci, mi rendevo
conto che era tutto troppo bello per essere vero. Ridevo e scherzavo con tutti,
parlavo con tutti, avevo degli amici e il rapporto che avevo con tutta la
famiglia Cullen sembrava essere migliorato rispetto a quello che avevamo in
precedenza.
No, non potevo credere che tutto
fosse così perfetto, niente è perfetto e io lo sapevo.
Era un sabato pomeriggio
quando il telefono suonò e sentii dall’altra parte della cornetta l’ultima
persona che avrei mai pensato di sentire: Jacob.
Mio padre era andato in centrale
perché non riusciva più a stare chiuso a casa a fare niente.
Con tutto quello che avevo
avuto da fare non mi ero minimamente ricordata che Jacob mi avesse promesso di
controllare il mio pick up per darci una sistemata. L’avevo scordato e me ne
ricordai quando sentii il suono della sua voce.
<< Ciao Bella! Sono Jacob. >>
<< Ciao! Come stai? >> sorrisi leggermente. Mi sentivo leggermente
in imbarazzo con lui. Ci avevo parlato un paio di volte nel tempo che avevo
passato a Forks qualche anno prima, ma non avevamo avuto un rapporto così
intimo da poter dire di conoscerlo. Era quasi un estraneo e la sua presenza, la
sua voce, tutto il suo essere mi metteva in soggezione.
<< Bene grazie. Tu? >> sembrava felice.
<< Tutto bene, grazie.
Come mai hai chiamato? >>
<< Non so se ti ricordi, ma qualche settimana fa
avevamo parlato del tuo pick. Vorrei venire a darci un’occhiata, se per te non
è un problema. Sono stato abbastanza impegnato e ho trovato solo un po’ di
tempo adesso, scusa. Avrei voluto farlo prima >> sembrava sinceramente dispiaciuto, ma non ne ero così
sicura, non lo conoscevo ancora bene.
<< Non ti preoccupare. Sono stata abbastanza
impegnata anch’io. Certo, puoi venire quando vuoi. >>
<< Anche adesso? Cioè, tempo di arrivare lì da
te >> rise leggermente.
Alla sua affermazione mi
bloccai. Quel pomeriggio? Non avevo niente contro di lui, ma dovevo anche
avvisare Edward, quel pomeriggio ci saremmo dovuti vedere, un pomeriggio libero
in cui non avrei dovuto studiare e che potevamo passarlo tranquillamente
insieme.
<< O-oggi? >>
balbettai.
<< È per caso un problema? Dovevi vederti con il
tuo ragazzo? Posso passare anche domani. >>
<< No, no. Tranquillo.
Fa niente. Non sarà assolutamente un problema, ci vedremo stasera >>
potevo essere agitata in quel modo? Ero stupida.
<< Sicura? Non vorrei che il tuo fidanzatino dia
problemi. Sai, non voglio che pensi che voglia prendere il suo posto. >>
Sbuffai mentre lui scoppiò a
ridere.
<< Ma la finisci? Non è
poi così geloso >> incrociai le braccia al petto come se lui potesse
vedermi.
<< Ah no? Dici? A me non è sembrato >> continuò a ridere.
Sbuffai e rimasi zitta mentre
la risata di Jacob continuava ad arrivarmi alle orecchie.
<< Hai finito? >>
gli chiesi improvvisamente.
<< Sì, sì, penso proprio di sì. Allora, dicevamo?
>> si fece serio.
<< Che oggi puoi venire
a controllare il mio pick up. >>
<< Ok, allora, dammi il tempo di vestirmi ed
arrivo. >>
<< Arrivi sotto forma
di lupo? >> gli chiesi improvvisamente senza neanche pensarci.
<< Vuoi che venga sotto forma di lupo? Tutto
quello che vuoi >> rise
leggermente.
<< Era solo una domanda
>> sbuffai. Non lo conoscevo, ci avevo parlato poco, ma mi stava già
mandando completamente fuori di testa.
Gli dovevo la vita, mi aveva
salvato, voleva aiutarti con il mio pick up, ma non sarei riuscita a
sopportarlo per tanto tempo. Era insopportabile.
<< Ci vediamo tra poco >> continuò a ridere.
Sbuffai. << A dopo.
>>
Chiusi il telefono con ancora
la risata nelle orecchie di Jacob, ma cos’aveva sempre da ridere?
Cercai di darmi una calmata e
presi in mano il cellulare per chiamare Edward.
Dopo un solo squillo mi
rispose.
<< Così impaziente di sentirmi? Ci vedremo tra
poco eh! >> rise leggermente
facendo ridere anche a me.
<< No, non sono così
impaziente. So resistere ore senza sentirti >> non era vero, ma non
volevo che lui lo sapesse. << In realtà ti ho chiamato per un altro
motivo. >>
Non era così semplice da
dire, per quanto pochi minuti prima avessi detto a Jacob che Edward non fosse
geloso. Lo sapevo quanto lo fosse, soprattutto con lui. Non osavo immaginare
cosa avrebbe potuto dire.
<< Dimmi. È successo qualcosa? >>
<< No, ecco. Sì, cioè,
aspetta. >> sospirai.
<< Prendi un respiro, Bella. Devo preoccuparmi?
>>
<< No, assolutamente.
Ecco, volevo dirti che oggi non possiamo vederci perché
Jacobvienedameperilpickup >> l’ultimo pezzo della frase la disse talmente
veloce che non fui sicura che avesse capito qualcosa neanche lui.
<< Sbaglio o hai detto che Jacob viene da te per
il pick up? >> sembrava quasi
sconcertato.
Cavolo, ha sentito.
<< Ehm, sì, in realtà
sì >> dissi flebilmente.
<< Uhm, va… va bene. Credo >> mi rispose un po’ titubante.
<< Sicuro? Ci vediamo
stasera comunque. >>
<< Sì, va bene. Ma sarete da soli? Cioè, Charlie
è a casa? >>
<< No, Charlie è in
centrale >> risposi prima ancora di averci pensato. Avrei potuto dirgli
una bugia, dirgli che Charlie ci avrebbe controllato e che non avremmo potuto
fare niente di strano, ma non mi sembrava il caso di mentirgli. Non volevo
farlo, soprattutto su una cosa di cui non mi importava nulla.
<< Ah. Va bene, ci… vediamo più tardi? >> da quando Edward si comportava in quel modo? Da
quando balbettava, tentennava sulle frasi?
<< Va bene >>
chiuse la chiamata subito dopo.
Sbuffai sonoramente e lasciai
il telefono sul tavolo della cucina.
Il comportamento di Edward
era stato strano, fin troppo. Non si era mai comportato in quel modo e non
sapevo come comportarmi, cosa fare.
Il nostro rapporto era
diverso rispetto a prima, ma questo voleva dire che mi ritrovavo a fare i conti
con comportamenti che non conoscevo, con situazioni in cui non mi ero mai
trovata. Stavo camminando nel vuoto e per me non era facile.
Sbuffai nuovamente e
cominciai a camminare per casa ripensando a cosa fosse successo ad Edward.
Parlai da sola, cominciai a
gesticolare e a farneticare parole senza senso. Se qualcuno mi avesse visto da
fuori mi avrebbe preso per pazza, ma poco importava. Volevo cercare di capire
qualcosa, ma non sarebbe stato facile.
Quando sentii suonare il
campanello sussultai e presi paura. Ero talmente persa nei miei pensieri che
non me lo sarei mai aspettata.
Andai ad aprire e mi trovai
davanti il viso sorridente di Jacob.
<< Ho scelto forse il
momento sbagliato? >> mi chiese alzando leggermente un sopracciglio.
Scossi la testa.
<< Sei sicura? Sembri
un po’… nervosa, preoccupata. Decidi tu l’aggettivo che possa andare bene
>> mi sorrise leggermente piegando la testa di lato. Mi ricordò tanto un
cane, un dolce cane affettuoso che vuole consolarti strusciandosi contro di te
e facendoti compagnia. Mi fece tenerezza e gli sorrisi scuotendo nuovamente la
testa.
<< Ok, va bene. Posso
vedere il pick up? >> mi chiese gentilmente.
<< Sì, certo >>
uscii di casa chiudendomi la porta alle spalle.
Scesi le scalette e mi avviai
verso il mio pick up parcheggiato vicino casa.
<< Non so in che
condizioni sia >> gli dissi mettendomi vicino al pick up e incrociando le
braccia al petto.
<< Non ti preoccupare,
ci do un’occhiata io, tranquilla >> aprì il cofano velocemente e ci
infilò subito dentro la testa.
<< Allora, come mai ti
sei ritrasferita qua? >> la sua voce mi arrivò attutita.
<< Ecco, mi sembra
ovvio il motivo per cui adesso sono qua >> gli risposi guardandolo male.
<< Il vero motivo
>> alzò leggermente la testa e mi guardò per poi tornare al suo lavoro.
<< Quale vero motivo?
Il vero motivo è che sono venuta qua per mio padre, perché ha bisogno di me.
Non ci sono altri motivi >> gli risposi stizzita.
<< Bella, avremo
parlato sì e no un paio di volte, lo so. Ma ho capito molte cose in quelle poche
volte e basta guardarti per capire che sei innamorata di Edward. Di certo non
ci vuole una laurea per capirlo. Basta notare come lo guardi. >>
<< Sono così
prevedibile? >> sorrisi leggermente.
<< Forse solo
innamorata, ma non bisogna mica fartene una colpa >> mi sorrise. <<
Adesso vuoi dirmelo il vero motivo per cui sei qui? >>
<< Per stare con
Edward, di nuovo, ma non voglio che il fatto che mio padre abbia avuto un
infarto passi in secondo piano, sono qui anche per questo. >>
<< Diciamo che hai preso
due piccioni con una fava. >>
<< Esatto >> risi leggermente.
<< Sai, avevo capito
fin da subito che provavi un certo interesse per lui. Fin da quel pomeriggio a
La Push in cui ti ho parlato della leggenda. Sarò stato anche piccolo e
giovane, ma non ero così stupido da non aver capito che ci stessi provando con
me solo per ottenere qualche informazione. Ammetto però che un po’ ci speravo.
Avevo un cotta per te, sai? >> si girò a guardarmi.
<< Davvero? >>
arrossii leggermente.
<< Sì, avevo una cotta
per te. Come avrei potuto non averla? E poi vedere che ci provassi con me, mi
aveva fatto sperare. Speranza vana, ovviamente. Sapere che ti frequentassi con
il succhiasangue non è stato di certo un facile colpo da attutire, ma l’ho
superato. >>
L’imbarazzo iniziale scemò
completamente. Parlare con lui mi risultava facile, anche ascoltarlo era
qualcosa che sentivo di saper fare.
Mi sentivo tanto a mio agio
con lui, ma non sapevo spiegare da cosa fosse dovuto quell’improvviso
rilassamento.
<< Poi me ne sono
andata >> aggiunsi.
<< Esatto, devo dire
che ne sono rimasto stupito. Pensavo che tra te e il tuo ragazzo andassero bene
le cose, ma quando mio padre mi ha dato la notizia ci sono rimasto male
>> fece un sorrisino triste facendomi ridere.
<< Mi dispiace, sul serio,
non avrei voluto farti soffrire >> mi misi una mano sul cuore e feci
un’espressione colpevole.
<< Non ti preoccupare,
avevi già spezzato il mio cuore molto tempo prima, spezzarlo un’altra volta non
fece differenza >> scoppiammo a ridere entrambi.
Mi misi a sedere su un pezzo
di legno lì vicino in modo che potessi continuare a parlare con Jacob.
<< No, dai, a parte gli
scherzi. Non penso di aver sconvolto così tanto la tua vita da averti spezzato
il cuore. >>
<< Beh no,
effettivamente non mi avevi sconvolto così tanto. Mi piacevi, avevo preso una
bella cotta, ci sono rimasto male quando sei partita, ma non mi sono di certo
strappato i capelli. >>
<< E pensare che appena
ti ho rivisto ho pensato che l’avessi fatto >> lo feci ridere.
<< No, non avevo i capelli
corti per quel motivo. Era qualcosa di diverso. >>
<< Cioè? >>
<< Ecco, ho dovuto
tagliare i capelli altrimenti come licantropo avrei avuto il pelo troppo lungo.
Il pelo di quando siamo trasformati dipende dai capelli che abbiamo. Ho dovuto
tagliarli per forza, almeno che non avessi voluto pulire per terra ogni volta
che andavo in giro >> scoppiammo a ridere entrambi.
<< Quindi anche tuo
padre era un licantropo >> conclusi.
<< Sì, è una cosa che
si tramanda di generazione in generazione. È qualcosa di speciale, qualcosa che
vista da fuori può far paura, ma siamo una grande famiglia. >>
<< Andate tutti
d’accordo? >>
<< Più o meno. Abbiamo
dei componenti che danno un po’ di noie, soprattutto per quello che pensano
quando siamo trasformati. >>
Rimasi in silenzio perplessa.
Per quello che pensano quando siamo trasformati.
Che significava?
<< Ok, forse è meglio
se ti spiego >> mi disse quando non proferii più parola. << Quando
siamo trasformarti riusciamo a parlare tramite il pensiero. Tutti sentono i
pensieri di tutti e a volte è frustrante, soprattutto quando si tratta di Leah.
>>
<< Leah? >>
<< Leah è la sorella di
Seth, il più piccolo del gruppo. Sono i figli di Sue. Leah era innamorata di
Sam, erano insieme, ma dopo che lui ha cominciato a trasformarsi le prime volte
le cose sono peggiorate. Sam doveva tenere segreto il suo cambiamento e questo
non ha fatto altro che inclinare ulteriormente il loro rapporto, fino a quando
non è finito definitivamente con l’imprinting che Sam ha avuto con la cugina di
Leah, Emily. >>
Mi stavo confondendo, era una
storia interessante, ma usava termini che non avevo nemmeno mai sentito.
<< Imprinting? >>
mi sentivo tanto come una bambina a cui dovevano spiegare il significato di
ogni singola parola.
<< Sì, l’imprinting è
qualcosa di particolare >> smise di lavorare e si pulì le mani con una
straccio che aveva appeso ai pantaloni. << L’imprinting è una sensazione,
un’emozione che provi una sola volta nella vita, ma che dura per sempre. Vedi
questa persona e non esiste altro che lei, vivi per prenderti cura di lei, per
proteggerla, per impedire che le succeda qualcosa. Vivi solo per lei e per
nessun altro, non hai occhi che per lei. è un emozione che ti avvolge, che ti
segue per anni, che a volte ti impedisce addirittura di respirare. È qualcosa
difficile da spiegare a parole, bisogna provarla. >>
<< E tu l’hai provata?
>>
Lo vidi sorridere
leggermente.
<< Devo dedurre che è
un sì? >> ammiccai leggermente.
<< Beh, sì, sì. Ho avuto
il mio imprinting circa 8 mesi fa. È stato qualcosa di inaspettato ed
estremamente sconvolgente. >>
<< Lei come si chiama?
>>
<< Sarah. Si è
trasferita qua a Forks circa un anno fa, l’ho incontrata un giorno a La Push
con le sue amiche >> lo guardai sorridendo leggermente.
Nonostante avesse la testa
piegata nel cofano, lo vedevo sorridere. Se solo mi avesse guardato avrei
potuto vedere gli occhi luccicare come se stesse parlando della sua unica
ragione di vita, e da quanto avevo capito era proprio così.
<< Quando hai capito
che lei era il tuo imprinting? >>
<< Quando? Subito, nel
momento in cui l’ho vista correre nell’acqua mentre rideva e scherzava con le
sue amiche. Mi sono sentito mancare, il fiato mi si è mozzato come se avessi visto
la cosa più bella al mondo, ed è la cosa più bella al mondo. Ho provato subito
un senso di protezione nei suoi confronti, mi è sembrato di conoscerla da anni,
nonostante non ci avessi ancora parlato. È stato qualcosa di strano, molto
strano. Non avevo ancora sentito la sua voce, ma ne ero già innamorato. Non avevo
visto il colore dei suoi occhi, ma sapevo già che sarebbero stati la cosa più
bella al mondo >> mi guardò leggermente e scorsi immediatamente i suoi
pozzi neri che luccicavano.
Ero rimasta colpita dal suo
racconto, era romantico, dolce e sembrava quasi che lui fosse sempre stato
destinato a conoscerla, ad amarla, a proteggerla.
Mi era piaciuto sapere come
se lui fosse stato quasi folgorato dalla sua presenza, come se sentisse e
sapesse che lei era quella giusta. In un certo senso ero gelosa di quella
ragazza, non perché avesse rubato il cuore a Jacob, non era per quello, ma
perché aveva provocato in un uomo quelle sensazioni. Io che cosa avevo
provocato in Edward? Solo tanta sete, di certo era meno romantico di quanto
fosse la storia di Sarah e Jacob.
<< Gli hai detto cosa
sei? >> ero curiosa, fin troppo.
<< Certo, ho dovuto
farlo. Lei sarà la donna della mia vita, di tutta la mia esistenza. Come potrei
non dirle chi sono? Cosa sono? Diciamo che inizialmente avevo paura di
dirglielo. Insomma, non è una notizia che puoi dare tutti i giorni. “Ciao
Sarah. Sono Jacob e sono un licantropo”. Non era di certo una bella
presentazione. All’inizio volevo essere sicuro che io a lei interessassi,
insomma, non ne ero certo. >>
<< Che cosa vuoi dire?
>> ero perplessa. Non aveva detto che lui provava quell’imprinting e che
sarebbe stato per sempre?
<< Beh, Bella, io provo
l’imprinting, io lo proverò tutta la vita e sarò innamorato di quella persona
per sempre, ma non sono sicuro che lei ricambi. Io sono stato fortunato, così
come Sam, ma non è detto che lei ricambi, tu potrai essere innamorato di tutta
la vita di una persona che non sa nemmeno della tua esistenza o a cui magari
non frega niente di te. >>
Rimasi a bocca aperta. Questa
storia era alquanto strana e sinceramente non avevo nemmeno pensato al fatto
che Jacob sarebbe potuto non essere corrisposto. Era qualcosa di crudele, com’è
possibile rimane innamorati di una persona anche se quella non ti sopporta o
magari non ti parla nemmeno insieme? Beh, no, forse la cosa non era poi così
inconcepibile.
Se Edward avesse smesso di
amarmi e mi avrebbe lasciato, avrei accettato la cosa, ma non avrei smesso un
secondo di amarlo. Non avevo smesso di amarlo dopo che mi aveva lasciato e dopo
un anno e mezzo di lontananza, come avrei potuto smettere di amarlo anche dopo
tutta la mia vita? Non era una cosa concepibile.
Edward era una di quelle
persone che incontri una volta nella vita, una di quelle che ti sconvolgono
talmente tanto l’esistenza che non puoi assolutamente pensare di dimenticarle o
di smettere di amarle. Persone come lui è impossibile smettere di amarle, sono
troppo rare e inestimabili da poter essere dimenticate.
Io avevo la fortuna di aver
conosciuto una di quelle persone e ringraziavo per aver avuto quella possibilità.
<< Quindi, se lei non
ti avesse ricambiato tu avresti passato tutta la vita a proteggerla e amarla
nonostante lei non provasse niente per te? >>
<< Esatto. Lo so, forse
è un concetto un po’ assurdo da capire, ma la realtà è questa. Io sono stato
fortunato e devo ringraziare, non posso nemmeno immaginare come sarebbe la vita
senza di lei con me ogni giorno. >>
Lo vidi pulirsi nuovamente le
mani e appoggiarsi un attimo al cofano.
Ci sorridemmo e potei notare
nei suoi occhi tutto l’amore che provava per quella ragazza.
Nonostante avessi parlato
poco con lui, potevo già affermare che fosse un ragazzo dolce, carino,
simpatico. Probabilmente se lo avessi conosciuto in un momento diverso, se lo
avessi conosciuto prima di Edward, probabilmente avrei potuto farci un
pensierino, probabilmente mi sarei potuta anche innamorare di lui, ma non era
successo.
<< Tutto a posto? Hai
già finito? >>
<< No, in realtà no. Mi
manca ancora qualcosa da fare. Non ti spiego neanche cosa >> rise.
<< Ecco, forse è meglio.
Non voglio assolutamente arrovellarmi il cervello per capire di che cosa stai
parlando >> risi anch’io. << Vuoi qualcosa da bere? >>
<< Sì, grazie. Un
bicchiere d’acqua. >>
Mi incamminai verso casa, ma
mi bloccai subito dopo. Mi sentii osservata, come se qualcuno mi spiasse da
qualche parte.
Guardai verso il bosco, ma
non scorsi assolutamente niente. Mi girai un po’ intorno, ma non vidi niente.
<< Tutto bene? >>
mi chiese Jacob.
<< Sì, tutto a posto
>> gli sorrisi, scossi la testa e camminai verso casa.
Non avevo visto nessuno, ma
ero sicura che qualcuno mi stesse osservando, qualcuno che conoscevo. Lo
sentivo, lo percepivo, non capivo cosa me lo facesse intuire, ma lo sentivo.
POV Edward
Si vede con quel cane, ma come può preferire passare
del tempo con lui piuttosto che con me? Ok, va bene, le deve aggiustare il pick
up, ma non può darmi buca, non può chiamarmi come se niente fosse. Per stare
con chi? Con un cane? Ma non se ne parla.
Ero nel bosco adiacente a
casa mia e mi stavo trattenendo dall’andare a casa di Bella a controllare la
situazione. Ero sicuro che quel cane avrebbe
allungato le mani e ci avrebbe provato. Ne ero sicuro e se solo si azzardava a
mettere le mani addosso a Bella se la sarebbe dovuta vedere con me.
Stavo cercando di tenermi
occupato, camminavo su e giù, a volte correvo, a volte facevo qualche sfuriata
e ringhiavo, ma stavo cercando di non sradicare qualche albero e scaraventarlo
lontano, magari sulla testa di quel brutto cane.
Non avevo mai provato odio
verso nessuno, ma in quel momento ne stavo provando verso di lui. La donna che
amavo stava passando del tempo con lui, del tempo con uno che avrebbe voluto
uscire con lei senza alcun problema.
No, non mi stava bene.
Assolutamente.
Ringhiai per l’ennesima
volta.
<< Edward, datti una
calmata >> la voce di Jasper arrivò alle mie orecchie. << Non
riesco a calmarti. E sai quanto non mi piaccia sentirmi inutile. >>
<< Avanti, Eddy, non
prendertela così. Ma ricorda che se quel cane dovesse riuscire a fare breccia
nel cuore di Bella e ti farà andare fuori dal gioco, te lo rinfaccerò a vita
>> scoppiò a ridere.
Ringhiai e lo attaccai
facendolo ridere maggiormente.
Jasper si mise in mezzo e
riuscì a staccarci, anche se avrei tanto voluto staccare il collo a Emmett. Non
ero nelle condizioni di scherzare e lui non si doveva permettere di farlo.
<< Emmett, ti prego.
Non è il momento di scherzare >> Jasper lo riprese.
<< Ok, va bene. Allora
me ne vado >> girò le spalle e se ne andò.
Sospirai di sollievo.
Avevo troppo i nervi a fior
di pelle. Non avrei dovuto attaccare Emmett, non avrei dovuto ringhiargli
contro, ma non avevo il controllo su me stesso, non quando si tratta di Bella
almeno.
<< Edward, devi fidarti
di lei >> disse improvvisamente Jasper.
<< Ma mi fido di lei, è
di lui che non mi fido. >>
<< Pensi davvero che
Bella preferirebbe lui a te? Andiamo, sii realista. Ha continuato ad amarti per
un anno e mezzo, ti ha perso e poi ti ha ritrovato. Vi siete ritrovati. Pensi
davvero che rischierebbe di rovinare il vostro rapporto di nuovo per andare con
un altro? Bella non è così stupida e lui è innocuo. >>
<< Io vado a
controllare >> mi alzai dal masso su cui mi ero seduto.
<< No, non lo fare e se
ti vedessero? E poi ricorda che lui può sentire il tuo odore. >>
<< Starò lontano
abbastanza da poter tenerli d’occhio senza farmi sentire da lui >> ormai
ero deciso.
<< Secondo me, sbagli,
ma fai come vuoi. Forse se vedi la situazione con i tuoi stessi occhi ti rendi
conto di quanto sia assurda la tua gelosia nei confronti di Jacob. >>
Non avevo voglia di sentirlo
parlare, volevo andare a controllare, a sentire, a vedere con i miei occhi che
cosa stessero combinando.
Mentre correvo nel bosco e
l’aria fresca mi stava schiarendo un po’ le idee, mi resi conto che il mio
comportamento fosse stupido. Stavo sbagliando e più mi avvicinavo alla casa di
Bella e più me ne rendevo conto.
Stavo tradendo la sua fiducia
e non stavo credendo in lei.
Avrei solo dato un’occhiata, avrei
ascoltato un attimo e me ne sarei andato. Non si sarebbero nemmeno resi conto
della mia presenza.
Arrivato, mi misi a una
decina di metri di distanza da loro, non mi avrebbero sentito. Non si sarebbero
nemmeno resi conto della mia presenza.
Ma non appena sentii parlare
di Jacob, mi resi subito conto di quanto fosse stato stupido il mio gesto.
<< Sarah. Si è
trasferita qua a Forks circa un anno fa, l’ho incontrata un giorno a La Push
con le sue amiche >> vidi Bella sorridere.
<< Quando hai capito
che lei era il tuo imprinting? >>
<< Quando? Subito, nel
momento in cui l’ho vista correre nell’acqua mentre rideva e scherzava con le
sue amiche. Mi sono sentito mancare, il fiato mi si è mozzato come se avessi
visto la cosa più bella al mondo ed è la cosa più bella al mondo. Ho provato
subito un senso di protezione nei suoi confronti, mi è sembrato di conoscerla
da anni, nonostante non ci avessi ancora parlato insieme. È stato qualcosa di
strano, molto strano. Non avevo ancora sentito la sua voce, ma ne ero già
innamorato. Non avevo visto il colore dei suoi occhi, ma sapevo già che sarebbero
stati la cosa più bella al mondo >>
Jacob era innamorato. Jacob
era innamorato di un’altra ragazza e io ero geloso di lui. Avevo sentito
parlare dell’imprinting, di quello che provassero.
Era una cosa molto simile
alla cantante per i vampiri, solo che
noi eravamo attratti dal profumo del sangue della persona. Era una cosa molto
simile, profonda, un sentimento che ti sconvolge per sempre la vita e che la
condiziona.
Jacob provava per quella
Sarah ciò che io provavo per Bella. Eravamo più simili di quanto pensassi,
nonostante fossimo acerrimi nemici.
Rimasi ancora più colpito da
una sua successiva frase.
<< Beh, Bella, io provo
l’imprinting, io lo proverò tutta la vita e sarò innamorato di quella persona
per sempre, ma non sono sicuro che lei ricambi. Io sono stato fortunato, così
come Sam, ma non è detto che lei ricambi, tu potrai essere innamorato di tutta
la vita di una persona che non sa nemmeno della tua esistenza o a cui magari
non frega niente di te. >>
Sì, eravamo più simili di
quanto volessi ammettere.
Mi sentivo uno stupido ad
essere lì, ad essere andato lì ad origliare e a controllare Bella. Perché la
stavo controllando, se non lei, stavo controllando lui,
Mi ero lasciato travolgere da
quella mia improvvisa gelosia, mi ero lasciato trascinare da un sentimento che
non avevo mai provato, ma che sinceramente non mi stupii di provare. Ormai
avevo capito che ero cambiato, che stavo cambiando, stavo continuando a provare
dei sentimenti mai provati, delle sensazioni mai provate.
Decisi di andarmene, avevo
sentito abbastanza, abbastanza da farmi sentire un completo cretino.
Bella POV
Dopo che portai un bicchiere
d’acqua a Jacob ricominciammo a parlare del più e del meno, ridendo e
scherzando. Mi chiese di Edward, di come andasse e di come fosse ricominciata
la nostra storia, gli raccontai anche di Daniel e si mise a ridere quando gli
raccontai che Alice lo chiamava il coso.
<< Non oso immaginare
come lo abbia chiamato Edward >> rise maggiormente.
<< Quello dovresti
chiederlo a lui, a me non l’ha mai detto. >>
<< Oh, non ti
preoccupare, di certo non gli avrà dato un soprannome carino. Se Sarah dovesse
avere un altro ragazzo o magari uno spasimante che si dimostra alquanto
insistente, penso che non gli darei un bel nomignolo, anzi. >>
Sorrisi leggermente.
<< Come l’ha presa il
bel vampiro quando gli ha detto che venivo qua? >>
<< Come avrebbe dovuto
prenderla? >> lo guardai perplessa.
<< Di certo non molto
bene. Non gli sto molto simpatico da quanto ho capito. Beh, posso capirlo. Si
sarà sentito minacciato da me, insomma, guardami. Sono uno schianto >> si
indicò con un sorriso sornione.
Scoppiai a ridere.
<< Come sei modesto.
>>
<< No, sono solo
sincero e obiettivo >> mi guardò serio.
<< Certo, molto
obiettivo >> continuai a ridere.
<< Che cosa vuoi dire
che sono brutto? >> mise le mani suoi fianchi.
<< Non ho detto questo,
ma non sei questo schianto che tanto pensi di essere. >>
Fece la faccia scioccata e mi
girò le spalle.
<< Mi sono offeso.
Basta, non parlerò più con te >> chiuse il cofano e si pulì le mani.
<< Andiamo, non te la
sarai presa sul serio, almeno il lavoro finiscilo. >>
<< L’ho finito infatti,
comunque ti perdono solo perché capisco che sei accecata dalla bianchezza del
tuo vampiretto, se non ci fosse lui mi cadresti a piedi. >>
<< L’importante è
crederci, no? >>
<< Forse è meglio se
vado, non vorrei che il tuo ragazzo cominciasse a pensare che voglio provarci
con te, anche se l’avrà già pensato. >> Lo guardai male. << Ci
sentiamo, magari così ci vediamo. >>
<< Sarah non sarà
gelosa? >>
<< No, sa che per me
saresti solo un’amica, un’ottima amica tra l’altro >> mi sorrise.
<< Anche tu lo sei,
Jacob. Queste ore mi sono piaciute, mi sono divertita. Sul serio. >>
<< Anch’io, quindi vuol
dire che ci rivedremo? Magari ti farò conoscere anche gli altri la prossima
volta. >>
<< Va bene, si può
fare. >>
<< Ciao Bella >>
mi sorrise e corse verso il bosco.
Era sul serio venuto
correndo, quel ragazzo era qualcosa di strano.
Rientrai in casa e decisi che
fosse arrivato il momento di chiamare Edward.
Volevo vederlo e chiarire con
lui la situazione. Il suo comportamento al telefono mi era sembrato strano e
volevo capire che cosa gli fosse preso.
Presi in mano il cellulare e
lo chiamai.
<< Pronto? >> rispose dopo pochi squilli. La voce strana. Quello mi
fece preoccupare maggiormente.
<< è successo qualcosa?
>> gli chiesi leggermente preoccupata.
<< No, niente, è che un po’ mi dispiace per come
ti ho risposto oggi al telefono, insomma, mi sono sentito spiazzato dalla
notizia che Jacob venisse a casa tua. Non me lo aspettavo, speravo di passare
del tempo con te, da soli, ma non fa niente. >>
<< Ti ho sentito un po’
strano prima. Mi hai lasciato un po’ perplessa. >>
<< Sì, lo so. È che davvero, non riuscivo a
digerire il fatto che venisse da te, diciamo che ero leggermente geloso, ma
penso sia innocuo, no? >>
<< Assolutamente. Sai,
ha la ragazza. Ci avresti mai creduto? >> risi leggermente.
<< No, per niente. Beh, allora è innocuo sul
serio >> ridemmo entrambi.
<< Sì, è simpatico.
Forse ci rivediamo. >>
<< Ok, no, beh >> sospirò. <<
Penso che non ci siano problemi. >>
<< Sicuro? Per te non è
un problema? >>
<< Assolutamente >>
<< Magari potresti
venire anche tu con noi >> gli proposi.
<< Ecco, non esageriamo. Puoi uscire con lui, ma
non chiedermi di venire con te. Mi sta pur sempre antipatico e siamo acerrimi
nemici, vorrei ricordartelo. >>
Risi leggermente << Ok,
va bene. >>
<< Posso venire da te o tuo papà è a casa?
>>
<< No, è ancora al
lavoro. >>
<< Allora arrivo. >>
Chiusi la chiamata e mi
sdraiai sul divano.
Ero stanca, avevo sonno e
volevo rilassarmi.
Avevo tanto bisogno di un
massaggio e, appena sarebbe arrivato, avrei chiesto ad Edward di farmene uno.
Probabilmente mi appisolai
perché non mi resi nemmeno conto dello scorrere del tempo. Sentii bussare e
mezza addormentata andai ad aprire.
Mi trovai davanti il viso
sorridente di Edward che mi guardò perplesso non appena mi vide.
<< Stavi per caso
dormendo? >> mi chiese.
<< Qualcosa del genere
>> tornai in salotto e mi sdraiai. Edward si sedette ai miei piedi e si
mise le mie gambe sulle sue.
<< Edward? >> gli
chiesi con la voce assonnata.
<< Dimmi >> mi
accarezzò leggermente le gambe.
<< Avresti voglia di
farmi un massaggio? >> aprii gli occhi.
Mi guardò leggermente
perplesso.
<< Bella, potrei farti
male. >>
<< Non me ne faresti.
Ti prego, ne ho davvero bisogno. >>
Sbuffò e mi guardò.
<< Ok, va bene, ma
andiamo in camera tua almeno ti sdrai meglio. >>
Mi alzai e salii le scale
seguita da lui.
Appena vidi il mio letto mi
ci fiondai completamente vestita e a pancia in giù.
<< Bella, non ho mai
fatto un massaggio, ma… non… ecco… non dovresti toglierti la maglietta?
>>
Alzai la testa e lo guardai
leggermente imbarazzato che si passavano una mano tra i capelli.
<< Forse… forse hai
ragione >> arrossii notevolmente e mi misi in ginocchio sul materasso per
tirarmi via la maglietta.
Mi risdraiai nuovamente
cercando di darmi una calmata. Edward non mi aveva mai visto senza maglietta.
Era strano, mi sentivo in imbarazzo, troppo, nonostante fossi senza maglietta
davanti a lui.
Lo sentii avvicinarsi e
mettere le sue mani fredde sulla mia schiena facendomi rabbrividire.
Cominciò a massaggiarmi le
spalle, scendendo lungo la schiena e poi ritorno, ma mi resi conto che
l’effetto del massaggio ancora non c’era. Il reggiseno costituiva un piccolo
ostacolo.
Allungai la mano dietro la
mia schiena e slacciai velocemente il reggiseno e mi tolsi le spalline.
<< Così potrai farlo
meglio >> sussurrai.
Lo sentii sospirare, ma non
osai girarmi per guardarlo. Un minimo movimento e avrei potuto fargli vedere
tutto.
Nuovamente mi sentii toccare
dalle sue mani affusolate e leggere. Nonostante credesse di farmi male, ero
delicato, ma spingeva nei punti giusti. Sembrava che il dono di Edward fosse
quello di fare massaggi, oltre che suonare il piano.
Mugugnai un paio di volte. Mi
stavo rilassando fin troppo, mi sarei potuta addormentare.
Piano piano Edward acquistava
sempre più dimestichezza e massaggiava sempre in modo migliore.
Mi sentivo come un corpo
fluttuante, privo di peso e immune alla forza di gravità. Fluttuavo in un mondo
parallelo dove tutto era perfetto.
Ero talmente persa in quel
mondo che non mi resi conto dell’improvviso cambiamento di tocco sulla mia
schiena.
Quando me ne resi conto ormai
stavo completamente perdendo la testa, i brividi erano alti, il piacere
immenso. Le labbra di Edward mi stavano baciando ogni centimetro di pelle,
leggere, come se fossero un pezzo di seta fatto scorrere sulla mia pelle.
Quelle labbra fredde e
soffici mi stavano facendo perdere la testa e quando le sue mani cominciarono a
massaggiarmi insieme ad esse, il punto di mai ritorno si stava avvicinando.
Ci saremmo fermati anche
quella volta? O saremmo finalmente diventati una cosa sola?
Sì, lo so. Sono una stronza. Come
posso lasciare un capitolo così a metà? Mi dispiace, ma ho dovuto farlo,
altrimenti il capitolo sarebbe diventato troppo lungo. Secondo voi, Edward e
Bella riusciranno finalmente ad avere la loro prima volta? Oppure Edward si
lascerà travolgere nuovamente dai dubbi? Voglio sapere proprio la vostra
opinione. xD
Allora, di questo capitolo c’è
molto da dire.
L’indizio era pick up e mi
riferivo al fatto che Jacob sarebbe dovuto andare da Bella per aggiustarlo. Eh
sì, Jacob e Bella hanno parlato e da quello che avete potuto leggere, è
assolutamente innocuo, ha trovato una ragazza, ha avuto il suo imprinting. In
questo capitolo si capisce quanto il fatto che Bella se ne sia andata da Forks,
abbia condizionato le vite degli altri. Nella storia originale Jacob non
avrebbe mai potuto incontrare Sarah perché stava passando del tempo con Bella,
ma dato che qua lei se n’è andata, ha avuto tutto il tempo di incontrarla.
Hanno stretto un’amicizia,
amicizia che potrà andare avanti anche nel tempo. Non ci sono secondi fini.
Come al solito il POV Edward
mi è venuto mentre scrivevo, non era programmato. L’ho messo perché volevo
farvi capire cosa provava lui, dove arrivasse la sua gelosia e come si sentisse
poi quando ha capito che Jacob non era affatto una minaccia.
Altra cosa che volevo
chiedere è: chi avrà sentito Bella nel bosco? Avrà sentito lo sguardo di
Edward? O forse di qualcun altro?
Mentre ero senza pc ho fatto
una scaletta della storia, dovremmo aggirarci intorno ai 33/35 capitoli. Non di
più. =)
Il prossimo capitolo è già
scritto, quindi potrò postarlo presto. Deciderò quando postarlo in base alle
letture, se vedo che sono poche aspetterò fino a domenica 10, altrimenti
posterò già domenica 3. Dipenderà da voi insomma.
Ricordo che il giorno di
aggiornamento sarà sempre domenica. =)
Ora forse è meglio se chiudo e la smetto di parlare, mi sono venute delle note
lunghissime.
Ringrazio tutte le persone
che hanno inserito la storia nelle seguite, preferite e ricordate e a tutte le
persone che continuano ancora adesso ad aggiungerla in una di queste liste.
Ringrazio le persone che
leggono ogni capitolo e che lasciano una recensione che mi fa sempre piacere
leggere.
Allora, prossima ragazze ^_^
|
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Capitolo 25 *** Capitolo 25 ***
Capitolo 2
Buonasera!
Non mi sembrava il caso di
lasciarvi aspettare ancora una settimana. Ho lasciato il capitolo
proprio sul più bello e farvi aspettare sarebbe stato davvero da
stronza.
Allora, tutte avete avuto la vostra opinione su Edward e il fatto che si sarebbe fermato, ma sarà davvero così?
Mi scuso per gli eventuali errori, ma non ho riletto il capitolo. Scusate.
Ci sentiamo nelle note finali.
Buona lettura ^_^
Capitolo 25
Bella POV
Le sue labbra si muovevano
delicate sulla mia schiena. Le sue mani si muovevano come se si stessero
muovendo delicate sul piano forte, come se stessero suonando una dolce melodia.
Non si era mai spinto oltre,
non aveva mai toccato altri centimetri di pelle, solo la mia schiena.
L’aveva sfiorata con le
labbra soffiandoci sopra il suo respiro freddo facendomi rabbrividire e
inarcare la schiena.
Mi girai lentamente verso di
lui e gli sorrisi dolcemente. Non mi coprii, non gli impedii di vedere il mio
seno completamente nudo. L’imbarazzo e il pudore di poco prima se n’erano
andati, sostituiti dalla dolcezza, dalla tenerezza, dalla voglia di baciarlo.
Lui rimase a guardarmi con il
fiato sospeso, io mi avvicinai a lui e gli accarezzai dolcemente il viso con la
punta delle dita.
Partii dalla mascella, per
salire alla guancia e infine arrivare ai capelli, quei capelli setosi,
stupendi.
Osservai le mie mani che
accarezzavano il suo viso mentre sentivo nettamente quanto Edward stesse
trattenendo il respiro.
Scesi ad accarezzargli le
spalle, il petto, giù fino all’orlo della maglietta per poi attraversarla e
sfiorare quella pelle candida e perfetta. Non alzai la maglietta, esplorai
lentamente la sua pelle nuda sotto di essa.
Per quanto la sua pelle fosse
dura come marmo, era liscia come la seta, come un petalo di rosa che ha si è
appena staccato callo stelo e tocca terra. Non osavo immaginare che profumo
avesse, altrimenti sarei impazzita ancora prima di sentirlo. Se profumava dello
stesso profumo della rosa, se possedeva anche la sua fragranza e non solo la
morbidezza, sarei potuta morire non appena ne avessi sentito il profumo e avrei
tanto voluto farlo quando lo sentii, quando mi investì le narici e mi fece
sentire tutta la sua dolcezza. Me ne inebriai estasiata.
Edward sospirò
improvvisamente quanto ripercorsi la sua pelle al contrario. Alzai gli occhi
sul suo viso, volevo vederlo, volevo vedere le sue espressioni, le sue smorfie.
Aveva chiuso gli occhi e teneva la mascella serrata.
Era qualcosa di assolutamente
stupendo, di sexy, di irresistibile, mi allungai verso le sue labbra e lo
baciai prendendolo alla sprovvista. Mugugnò contro le mie labbra e prese il mio
volto tra le sue mani.
Io continuai ad accarezzare
la sua pelle sotto la maglietta. Gustandole la consistenza, la morbidezza. Gli
sollevai la maglietta e lo aiutai a togliersela.
Tornammo a baciarci e mi fece
sdraiare sul letto venendo sopra di me cercando di non gravarmi troppo.
Ci baciammo, per minuti,
forse ore. Accarezzandoci, toccandoci, assaporando il nostro corpo solo con le
mani, con il tatto. Conoscevo a memoria il suo corpo, la sua schiena.
Quando Edward si staccò dalle
mie labbra e cominciò a scendere dalla mascella verso il collo, trattenni il
respiro. Brividi mi percorsero la pelle, la mia pelle d’oca sarebbe potuta
essere vista anche attraverso il buio della notte.
<< Edward >>
gemetti quando arrivò a baciare l’incavo del mio seno. Gli appoggiai una mano
sulla testa passandola in mezzo ai suoi capelli, tirandoli leggermente.
Risalii e tornò a baciarmi.
Mentre io ricominciai ad
accarezzarlo lentamente per scendere verso i suoi pantaloni, ma quando arrivai
al suo petto mi fermai e smisi di baciarlo, puntando lo sguardo verso le mie
mani.
<< Bella? >> la
voce bassa e roca di Edward mi fece alzare gli occhi verso di lui.
Gli sorrisi dolcemente.
<< Batte Edward.
>>
Mi guardò perplessa, non
capendo a cosa mi riferissi.
<< Cosa batte? >>
<< Il tuo cuore
>> sussurrai lasciandogli un bacio sulla mascella.
<< Sai che non è
possibile, Bella >> mi accarezzò i capelli.
<< Ma batte, senti
>> gli presi la mano e la portai sul suo petto. Nonostante ci fosse la
sua mano ad attutire il suo battito, lo sentivo ancora, forte, nitido, come se
fosse il mio. O forse lo era. Forse era il mio che batteva così forte da farmi
credere di poterlo sentire anche nel corpo di Edward.
Ma lo sapevo bene, a lui non
poteva battere il cuore, eppure lo sentivo nitido, chiaro, cristallino. Era lì
che batteva, che mi faceva sentire la sua presenza. Potevano sentirne ogni
singolo battito, ogni battito accelerato ed affannato.
Rimasi ad ascoltare il mio
cuore, i miei battiti, e mi stupii quando sentii che fossero identici a quelli
del cuore di Edward. Battevano all’unisono come una cosa sola, che se fosse i
battiti d’ali di un’unica farfalla. Farfalla che volava libera nel cielo.
<< Forse dovremmo…
>> Edward si scostò leggermente da me.
<< No. Fermati >>
gli presi il viso e lo portai verso il mio.
Lo baciai cercando di farlo
stare zitto.
Capivo che se si fosse
fermato solo un secondo a pensare si sarebbe fermato e avrebbe rovinato tutto e
io non volevo. Non poteva farlo, non in quel momento.
Scesi verso la cintura dei
suoi pantaloni e slacciai il primo bottone facendo scendere la cerniera. Si
alzò da me e si sfilò i pantaloni mostrandomi la sua figura in tutta la sua
bellezza, il suo corpo coperto solo da un paio di boxer che nascondeva tutto il
desiderio che aveva per me. Desiderio che l’aveva spaventato, che l’aveva
portato a fare gesti stupidi, desiderio che non avevo idea di dove ci avrebbe
portato.
Edward era imprevedibile.
Avrebbe potuto fare qualsiasi cosa.
Quando tornò su di me,
cominciò ad accarezzarmi maggiormente, a saggiare e toccare il mio seno, con le
sue labbra, con le mani, con gli occhi. Il punto di non ritorno era
ufficialmente arrivato, niente e nessuno avrebbe potuto fermarmi, farmi
cambiare idea.
Ero sicura: amavo Edward, un
giorno l’avrei sposato e probabilmente sarei diventata come lui, ma non potevo
assolutamente aspettare ancora, non potevo aspettare il matrimonio per sentirmi
sua in modo completo, in modo profondo e intimo.
La sua mano arrivò ai jeans
che sbottonò velocemente per poi aiutare a sfilarmeli. L’unica cosa che ci
separava dall’essere una cosa sola, era il nostro intimo che rimane lì, fermo,
facendomi solo sentire quanto Edward mi desiderasse.
Mi avvicinai verso l’elastico
dei suoi boxer decisa ad abbassarli e a toglierli, ma la sua mano arrivò sulla
mia, bloccandola.
Lo sentii sospirare e
ringhiare.
<< Bella >>
sussurrò, ma lo potei sentire benissimo.
<< Mh? >> mi
guardò e gli sorrisi.
<< Sei sicura? >>
mi scrutò.
Annuì e gli sorrisi
nuovamente.
<< Sei davvero sicura?
Perché penso che se andremo più avanti non so quanto riuscirò a fermarmi. Già è
difficile adesso >> dal tono della sua voce lo sentivo strano, come se si
stesse trattenendo.
Gli misi le braccia al collo,
mi avvicinai al suo orecchio.
<< Sì, Edward, voglio
fare l’amore con te >> gli sussurrai flebilmente.
Lo sentii rabbrividire e
ringhiare nuovamente.
Da quel momento tutto diventò
sfocato, leggero, sentivo come se fossi su una nuvola e tutto fluttuasse. Mi
sentivo leggera, felice.
Le mani di Edward
continuarono ad accarezzarmi, le sue labbra mi assaggiarono fino a farmi
perdere completamente la testa.
Quando finalmente diventammo
una cosa sola, mi sembrò di vedere tutto intorno una leggere nebbia che
circondava la stanza. Mi sentivo quasi in paradiso. Sorridevo come una stupida
mentre mi beavo del corpo di Edward sul mio, di sentirlo con le mie mani, di
sentire lui finalmente con me, una cosa sola come se fossimo destinati da
sempre a stare insieme. Ci eravamo aspettati, ci eravamo trovati e ora ci
apparteneva completamente, per sempre, o almeno fino a quando il tempo lo
avrebbe permesso.
* * * * *
Quando tornai ad essere nelle
piene facoltà di me stessa, mi sentivo strana, sentivo che ci fosse qualcosa di
diverso. Mi mossi leggermente e sentii di essere appoggiata a qualcuno, non mi
ci volle molto per capire chi fosse. Mi bastò abbracciarlo maggiormente e
stringerlo per capire che fosse lui.
<< Ciao >> mi
sussurrò lisciandomi i capelli e lasciandomi un bacio tra di essi.
<< Ciao >>
sorrisi a contatto con la pelle del suo petto e gli lasciai un bacio.
Mi sembrò di nuovo di sentire
battere qualcosa nel suo petto, ma probabilmente era solo una mia impressione.
Rimasi ancora abbracciata a
lui, fino a quando non mossi la testa e lo guardai, rimanendo colpita dal suo
sguardo. Gli occhi gli luccicavano e mi guardava in modo diverso.
Mi avvicinai a lui e lo
baciai, portando subito le mani tra i suoi capelli.
Mugugnai e lui ringhiò.
<< Ti prego, non girare
la testa e non guardare la stanza >> mi guardò con aria colpevole quando
mi staccai da lui.
Alzai un sopracciglio e mi
girai a guardare la stanza che era completamente ricoperta da piume, da pezzi
di stoffa, infatti mi resi conto solo in quel momento che avessi addosso un
leggero lenzuolo.
Percorsi ogni singolo
centimetro della stanza stupendomi di quello che stavo vedendo.
Mi gira verso Edward che mi
guardava in modo colpevole.
<< Scusa, non volevo è
che… >>
<< Shsh, tranquillo.
Nessun problema >> gli sorrisi e tornai ad appoggiarmi a lui.
Eravamo ancora completamente
nudi, ma la cosa non mi disturbava affatto.
L’immagini di quello che era
successo qualche ora prima mi assalirono la mente, le sensazioni, i gesti, i
sussurri, i ringhi, i gemiti. Ogni cosa. E avrei voluto rifarlo altre cento
volte.
Sorrisi e chiusi gli occhi,
felice.
Avevo condiviso il momento
più bello e intimo della mia vita con l’uomo che amavo e che mi amava con tutta
me stessa, non potevo desiderare altro.
Ero talmente rilassata che mi
stava per addormentare, fino a quando non sentii Edward irrigidirsi.
<< Che succede?
>> mi alzai a guardarlo.
<< Sta arrivando
Charlie >> i suoi occhi leggermente spaventati.
No, no. Non può arrivare Charlie e adesso come faccio
a rimediare a questo casino? Come faccio? Ok, calmati Bella, non farti prendere
dal panico.
Mi staccai da Edward e lo
vidi rivestirsi.
<< No! Non farlo
>> rimasi ad ammirare il suo corpo mentre velocemente trovava i suoi
indumenti e se li metteva.
<< Bella, devo farlo.
Dobbiamo trovare un modo per nascondere tutto questo macello e per riparare il
letto senza che tuo padre se ne accorga. >>
Buttai un’occhiata alla
testiera del letto e notai che fosse scheggiata, in alcuni pezzi rotta.
E adesso come lo nascondo quello?
Guardai Edward.
<< O me la prendevo con
il letto e le lenzuola, o me la prendevo con te >> mi sorrise leggermente
e mi avvicinai a lui ancora nuda per baciarlo.
<< Vestiti >> mi
sussurrò sulle mie labbra.
Mi vestii velocemente, mentre
sentivo la macchina di Charlie arrivare. Mi raccolsi i capelli in una coda,
immaginavo in che stato pietoso fossero.
<< Tu scendi, fai finta
di essere stata in salotto tutto il tempo a guardare la televisione. Non far
salire per nessun motivo Charlie in camera tua, penserò ad un modo per mettere
a posto il letto. >>
<< Ok, quindi, te ne
vai? >> gli chiesi leggermente triste.
<< Sì, vado, ma torno
>> mi baciò e io scesi velocemente ad accendere la televisione e a
mettermi sul divano.
Charlie entrò qualche minuto
dopo.
<< Ciao Bella >>
lo sentii appoggiare le chiavi della macchina sul mobiletto dell’entrata e poco
dopo arrivò in salotto.
<< Ciao papà, com’è
andato il lavoro? >> speravo che in quel momento le mie doti recitative
fossero migliori del mio solito, altrimenti Charlie avrebbe subito capito che
c’era qualcosa che non andava.
<< Tutto bene, grazie.
Mi faccio una doccia veloce e poi vado da Sue. Mi dispiace lasciarti da sola.
>>
<< Non ti preoccupare, ho da studiare. Stai tranquillo >> gli
sorrisi.
<< Ok, allora vado a
farmi una doccia. >>
Ascoltai ogni minimo
movimento di mio papà, sperando che non avesse l’improvvisa voglia di aprire
camera mia. Lo speravo con tutto il cuore, altrimenti come avrei spiegato
centinaia di piume sparse per terra e un letto mezzo rotto? Dovevo inventarmi
qualcosa nel caso avesse deciso di entrare in camera.
Rimasi con le orecchie tese
per tutto il tempo che mio padre ci mise a fare la doccia, le tenni ancora più
tese quando vi uscì e quando entrò in camera sua.
Quando lo sentii scendere
dalle scale, tirai un sospiro di sollievo.
Arrivò in salotto e un
profumo speziato mi solleticò il naso.
<< Ti sei messo il
profumo papà? >> mi girai a guardarlo sorridendo.
Lo vidi arrossire.
<< Ma no! Cosa dici?
>> era in imbarazzo e questa cosa mi fece ridere.
<< Dai, ammettilo. Ti
sei messo il profumo per fare colpo su Sue >> risi maggiormente.
<< Ci vediamo più
tardi, non so a che ora torno. >>
Si mise il cappotto
imbarazzato senza nemmeno alzare lo sguardo su di me.
<< Va bene, divertiti
>> risi nuovamente.
Lo sentii chiudere la porta e
quando il motore della macchina si accese e partì per andare nella riserva,
trassi un respiro di sollievo. Non aveva visto niente, ma ora mi toccava
mettere a posto tutto.
Salii in camera armata di
scopa e paletta. Avrei pulito tutto, ma non appena mi ritrovai davanti il letto
non potei far altro che lasciarmi assalire dalle immagini, dalle sensazioni.
Tutto in quella stanza mi
ricordava quello che era successo, non potevo farne a meno.
Edward POV
Me ne stavo andando come un
fuggitivo, cercando di non farmi vedere da Charlie, anche se sarebbe stato
assolutamente impossibile.
Non ci potevo credere, era
successo sul serio.
Era da almeno un paio d’ore
che continuavo a pensare, che rivivevo i momenti, le sensazioni, il mio
cervello era completamente impegnato a pensare e ripensare. Mi stupivo che
riuscissi a captare gli altri suoni, io mi sentivo completamente inebriato,
appagato, assente. Non ero per niente presente.
Corsi fino a casa, cercando
di smetterla di pensare a quello che era successo. Non volevo che i miei
fratelli cominciassero a fare battute idiote o chiedessero troppo, ero ancora
all’interno della mia bolla e sinceramente non ne sarei mai voluto uscire.
Sentivo ancora il profumo
della pelle di Bella sulla mia, sentivo ancora il suo corpo sotto di me, i suoi
ansiti, il mio sussurrato dalle sua labbra rosate, lei. Mi sentivo ancora avvolto da lei, ero circondata dalla sua
essenza, dal suo profumo, tutto di lei era intorno a me e non avrei mai voluto
farne a meno.
Ero riuscito a lasciarmi
andare, ero riuscito a non pensare alle mie stupide regole, a quello a cui ero
sempre stato abituato e avevo fatto bene. Sì, avevo fatto la cosa migliore che
avessi potuto fare. Avrei dovuto capire che fare l’amore con Bella prima o dopo
il matrimonio non aveva senso, io la amavo con tutto me stessa, lei mi amava,
cosa c’era di male in quell’atto d’amore? Era lei la donna della mia vita,
della mia intera esistenza e non sarei di certo bruciato all’inferno per quel
motivo, per altri forse, ma non per quel motivo.
Entrai in casa e mi diressi
verso camera mia, ma venni bloccato prima ancora di salire le scale.
<< C’è qualcosa che
devi dirmi? >> Alice mi si era parata davanti con le braccia incrociate e
sorridente.
<< Alice, ti prego
>> feci per avviarmi verso le scale, ma mi fermò.
<< Andiamo! >>
<< Non dirmi che hai
visto tutto >> la guardai indignata.
<< Beh, no, non proprio
tutto. Ho solo visto che cosa stavate per fare >> mi sorrise maggiormente.
<< Bene, quindi devo
proprio dirtelo? >> le chiesi non riuscendo a reprimere un sorriso in
ricordo di quella sera.
<< No, mi è bastato il
tuo sorriso per farmi capire tutto >> se ne andò, lasciandomi lì come uno
stupido.
Salii le scale e andai in camera
mia, dove mi aspettava la Santa Inquisizione: Emmett e Jasper che sorridevano
come degli stupidi.
<< Ma è mai possibile
che in questa casa non si riesca mai a tenere niente di segreto? >>
sbuffai.
<< Ma quale nascondere,
noi vogliamo i dettagli >> Emmett si mise quasi a saltellare sul divano.
<< No, niente dettagli,
grazie >> Jasper fulminò Emmett con lo sguardo.
<< Ma andiamo! Io
voglio sapere >> si lamentava come un bambino, a volte mi chiedevo se lo
fosse davvero.
<< No, Emmett, sono
cose private >> in quel momento adoravo Jasper con tutto il cuore.
<< Posso almeno sapere
se ti è piaciuto? >> annuii. << Annuisci per dire che ti è piaciuto
o per dire che posso chiedertelo? >>
<< Perché mi è piaciuto
>> sorrisi.
<< Oh, sì, bene. Queste
sono belle notizie >> e rise. Da solo. Come uno stupido.
Io e Jasper ci guardammo e
alzammo gli occhi al cielo all’unisono per poi sorridere.
<< Ecco, ci sarebbe un
problema però >> mi ricordai improvvisamente del letto.
Bella non poteva impedire a
Charlie di entrare in camera, prima o poi l’avrebbe fatto e di conseguenza
avrebbe visto in che stato era il letto.
<< Oddio, che è
successo? Hai fatto cilecca? >> Emmett non sapeva prendere le cose sul
serio.
<< No, non mi sto
riferendo a quello. Ho rotto il letto >> glielo dissi guardandolo male.
<< Come, hai rotto il
letto? >> Emmett mi guardava scioccato.
<< Ho rotto il letto.
Scheggiato, graffiato, rotto. Più qualche cuscino e lenzuola >> ammisi.
<< E come mai? >>
Jasper alzò gli occhi al cielo alla domanda di Emmett.
<< Non ti sembra
chiaro? Piuttosto che mordere lei ha rotto qualcos’altro >> per Jasper la
cosa sembrava alquanto ovvia.
<< Oh, sì, giusto.
Quindi, che problema c’è? >>
<< Non so come
risistemare il letto. Non posso lasciare quel letto in camera di Bella e se
Charlie dovesse entrare e vederlo? Che cosa dovrebbe dirgli Bella? >>
<< Che avete fatto
l’amore e che tu hai rotto il letto? >>
Certe volte mi chiedevo che
cosa avesse Emmett al posto del cervello.
<< Certo, come no. Così
Charlie tenterà di uccidermi e si renderà conto che non può farlo. Bella
trovata Emmett >> il mio sarcasmo era pienamente palpabile.
<< Lo sostituiamo.
Andiamo da qualche parte a prenderlo >> propose Jasper.
<< E dove vorresti
trovarlo un letto singolo a quest’ora? È sera, i negozi sono chiusi. >>
<< Andiamo a Seattle,
dovrebbe esserci un centro commerciale. >>
Jasper poteva essere il
maggior esperto di centri commerciali dato che era insieme ad Alice.
<< Ho sentito parlare
di centro commerciale? >> Alice sbucò dalla porta della mia camera.
Sbuffai.
<< Non vorrai venire
anche tu, vero? >>
<< Oh, certo. Non dico
mai di no allo shopping >> cominciò a saltellare per la stanza fino a
saltare al collo a Jasper, che la prese al volo.
<< Alice, andiamo solo
per comprare un letto, intesi? >> ci tenni a chiarire la situazione.
<< Certo, certo.
>>
<< Ragazzi, ma come
faremo a portare a casa il letto? >> Emmett ogni tanto diceva qualcosa di
sensato.
<< Dovremo prendere il
pick up di Bella >> propose Jasper.
<< Ok, quindi andiamo
solo io e Alice a prendere il letto >> dissi e tutti annuirono.
Presi in mano il cellulare e
composi il numero di Bella.
Mi rispose poco dopo.
<< Pronto? >>
<< Ciao >>
sorrisi non appena sentii la sua voce.
<< Ciao. >>
<< È a casa Charlie?
>>
<< No, è andato da Sue.
Perché? >>
<< Dovrei venire a
prendere il tuo pick up, andiamo a prenderti un letto nuovo. >>
<< Andate? Tu e chi?
>> mi chiese immediatamente.
<< Alice viene con me.
Possiamo venire a prenderlo? Ci mettiamo poco.
<< Certo, venite pure.
>>
<< Allora a dopo,
tesoro. >>
Per qualche secondo non rispose.
<< A dopo. >>
Riagganciai sorridendo.
Tutti mi guardavano scuotendo
la testa.
Alice e io partimmo correndo
per arrivare fino a casa di Bella. Avevo già bisogno di vederla, sentivo il
bisogno di vederla. Mi sentivo un pazzo, ma volevo baciarla, sentirla,
diventare nuovamente un corpo solo con lei. Ne avevo bisogno. Avevo bisogno di
lei.
Bella POV
Avevo finito di pulire la mia
camera da poco. Avevo buttato via le lenzuola rotte e le avevo cambiate. Avevo
risistemato il letto cercando di nascondere i graffi e i morsi, ma non ottenni
molto successo.
Mi ero seduta da poco sul
divano quando ricevetti la chiamata di Edward.
Mi stupii di sentirlo e di
sapere che si stava già organizzando per andare a prendermi il letto. Mi ero
già scervellata per trovare un modo per nascondere tutto a Charlie e lui aveva
già pensato di comprarne uno nuovo. Lo amavo, non c’erano dubbi.
Neanche cinque minuti dopo
che avevamo chiuso la chiamata, sentii bussare e quando aprii mi trovai davanti
le facce sorridenti di Edward e Alice.
<< Siete già arrivati?
>> li guardai stupefatta.
<< Avevamo una gara in
corso >> mi rispose Alice prima di saltarmi addosso facendomi quasi
cadere.
<< Dove sono le chiavi
del pick up? >> mi chiese Edward mentre mi guardava con gli occhi lucidi
e sorrideva.
<< Dovrebbero essere su
quel mobiletto >> glielo indicai con il dito mentre Alice mi lasciava
andare.
Rimasi a guardare Edward.
Quale essere umano poteva essere più perfetto? Quale persona poteva solo essere
un quarto della perfezione di Edward? Nessuno. Perché lui non era umano, lui
era un angelo caduto dal cielo e venuto a salvarmi, a salvare la mia vita da
mali peggiori. Nonostante lui credesse di essere un mostro, nonostante lui
pensasse di essere dannato per l’eternità, lui per me era un angelo, un angelo
perfetto che amavo. Con tutta me stessa.
<< Torniamo più tardi
con il letto nuovo >> si avvicinò a me e mi baciò.
<< Dopo rimani qua con
me? Non so a che ora torna Charlie e non voglio stare da sola >> lo
baciai nuovamente.
<< Certo, ho voglia di
stare di nuovo da solo con te >> si girò e uscì dalla porta.
<< Ci vediamo dopo
Bella >> Alice era già vicino alla portiera del passeggero del pick up.
<< A dopo >> li
salutai e me ne tornai in casa.
Avrei dovuto studiare, avrei
dovuto prendere in mano un libro e cercare di farlo, ma come potevo? Come
potevo solo pensare ad altro che non fosse Edward? Ne ero completamente
assuefatta, da lui, da tutto il suo essere, quel giorno ancora di più e non
c’era niente che poteva dissuadermi dal pensare a lui.
Mi sdraiai sul divano e mi
rilassai, pensando e ripensando.
Mi svegliai solo quando
sentii il rumore del mio pick up avanzare.
Stavano arrivando.
Mi alzai e andai ad aprire la
porta. Edward scese dal mio pick up e andò subito verso il cassone.
Dal bosco spuntò fuori Emmett
che si avvicinò e lo aiutò a sollevare il letto.
Mi superarono ed Edward mi
sorrise.
Come se letto pesasse niente,
lo portarono su per le scale e lo portarono in camera mia.
<< è più o meno uguale
al tuo. Charlie non noterà di certo la differenza. Non ti preoccupare >>
Alice mi si era avvicinata.
<< Grazie, davvero. Non
so come avrei fatto senza di voi >> le sorrisi.
<< Beh, potevate
scegliere un altro posto per farlo >> Alice scoppiò a ridere mentre io
arrossii e abbassai la testa imbarazzata.
<< Alice! Ti prego
>> sentii la voce di Edward avvicinarsi sempre di più fino a quando non
mi abbracciò.
<< Stavo scherzando
>> continuò a ridere.
<< Ok, va bene. Noi ce
ne andiamo >> Emmett spinse fuori dalla porta Alice mentre mi sorrideva.
<< Scusa Bella, stavo
scherzando. >>
<< Sì, tranquilla, nessun problema >> le sorrisi.
<< Ciao >> ci
salutarono Alice ed Emmett mentre cominciarono a correre nel bosco.
Scossi la testa e chiusi la
porta.
Mi girai e trovai davanti
Edward che mi stava squadrando mentre sorrideva.
<< Ehi, che stavi
facendo? >> lo guardai maliziosa.
<< Io? Assolutamente
niente >> mi si avvicinò fino a farmi arretrare e sbattere contro la
porta.
Le sue mani si portarono
sopra la mia testa e mi baciò.
Mi aggrappai alla sua
maglietta e mugugnai.
Rimanemmo in quella posizione
a baciarci, fino a quando Edward non mi prese in braccio.
<< Non pensi di star
esagerando un po’ troppo adesso? >> gli sussurrai dolcemente.
<< No, non troppo, solo
un po’ >> mi fece sorridere e poi mi baciò.
<< Ehi, mi basta
cambiare un letto alla volta. >>
<< Potremmo rompere il divano, o il tavolo, o la vasca da bagno, o il
pavimento >> lo guardai malissimo e potei notare i suoi occhi luccicare
di divertimento.
<< Certo, come no.
>>
Sbadigliai. Il sonno di quella giornata si stava cominciando a far sentire.
Erano successe troppe cose,
avevo conosciuto una persona fantastica e avevo conosciuto molto meglio
un’altra. Ne erano davvero successe tanto e la stanchezza era tanta.
Arrivammo in camera, dove ci
sdraiammo e ci coccolammo rimanendo in assoluto silenzio, godendoci solo il
corpo dell’altro, la presenza. Godendoci insieme e i ricordi di quella sera, di
quella giornata, ricordando le immagini della nostra via prima volta insieme e
in assoluto.
Con il viso appagato di
Edward sopra di me, mi addormentai, ma una strana consapevolezza si fece largo
in me: la felicità sarebbe durata ancora per poco, la voglia di fare l’amore
con lui non sarebbe più stato il pensiero principale. Stava per succedere
qualcosa, qualcosa che avrebbe cambiato la vita a tutti noi.
Buona sera fanciulle! Allora,
eccovi a voi il tanto atteso capitolo.
Come avete visto Edward
stavolta non si è fermato, è stato abbastanza titubante, ma si è lasciato
andare. Probabilmente questo fatto vi lascerà un po’ stupite perché non ve lo
sareste mai aspettate. Lo so, lo so, come vi ho sempre detto non avevo la più
pallida idea di quando sarebbe successa la loro prima volta, era qualcosa che
veniva con il passare del capitolo e infatti eccola qua. Mi sono resa conto che
se si fossero nuovamente fermati, probabilmente sarebbe successo il peggio. Non
volevo che una cosa del genere accadesse.
Ho deciso di non entrare
troppo nei particolari, nonostante il raiting sia abbastanza altino. Volevo
lasciare tutto velato, tutto in questo modo. Spero che vi sia piaciuto e che
non abbia deluso le vostre aspettative. =)
Il capitolo gira praticamente intorno a tutta la loro prima volta, colpa del
letto rotto e delle cose da sistemare.
Spero che il capitolo vi sia
piaciuto, ora entreremo nella parte finale, la parte quella calda, quella dove
arriverà qualcuno di importante. =)
Grazie davvero a tutte, per
le recensioni, per aver inserito la storia nelle liste. Grazie davvero *_*
Alla prossima ^_^
|
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Capitolo 26 *** Capitolo 26 ***
Capitolo 2
Buonasera!
Ormai sono imperdonabile
per i ritardi. -.- Mi odio, sul serio. Il capitolo non è un
granchè, pensavo di potervi dare almeno un capitolo decente dopo
tutto questo tempo, ma questo è quello che è uscito,
purtroppo.
Ci terrei se leggeste le note finali.
Buona lettura ^_^
Capitolo 26
Bella POV
La fine della scuola ormai
era vicina e così anche gli esami per il diploma. Ero agitata e più i giorni
passavano, più mi rendevo conto che la mia vita da liceale ormai fosse agli
sgoccioli.
In quel periodo tutti quanti
eravamo molto impegnati, o meglio, quella molto impegnata ero io che cercavo di
andare bene a tutti i compiti, di prendere dei bei voti e quindi tendevo ad
isolarmi dagli altri, soprattutto da Edward.
Era successo solo una volta
che mi avesse proposto di studiare insieme, che poi alla fine l’unica che aveva
aperto il libro lì ero io. Era venuto a casa mia con tutto l’occorrente per
studiare, ci mettemmo al tavolo della cucina e ci sedemmo, uno da una parte e
l’altro dall’altra. Ero immersa a studiare una pagina di storia, quando improvvisamente
mi sentii osservata. Alzai lo sguardo e trovai Edward che mi stava guardando,
arrossii violentemente e tornai a concentrarmi sulle parole del libro, con
scarso risultato. Non appena avevo visto lo sguardo di Edward, avevo capito che
la sua voglia di studiare fosse alquanto nulla e che per la sua testa passava
tutt’altra idea. I suoi occhi che mi scrutavano maliziosi, le sue iridi come
petrolio che mi avevano quasi inchiodato al muro. Ormai con il passare del
tempo avevo imparato a decifrare quello sguardo, poteva solo dire una cosa:
desiderio.
Il problema fondamentale era
che dopo la prima esperienza avevo paura nel scegliere il posto in cui farlo,
non volevo che i Cullen mi comprassero un altro letto, non volevo rovinare
qualche altro arredamento della casa, come magari il tavolo della cucina o il
divano. I posti erano praticamente limitati, se non nulli. Avevo voglia di fare
di nuovo l’amore con lui, ma non sapevo immaginare dopo potevamo farlo. In
mezzo al bosco avevamo già dato ed era stato alquanto scomodo.
Lo fulminai con lo sguardo
quando si avvicinò a me. No, non poteva. Non poteva volerlo fare in quel
momento.
Lo buttai fuori di casa prima
che facesse qualsiasi cosa o che mi sfiorasse solo con un dito, sapevo che cosa
sarebbe successo se solo le sue labbra avessero toccato le mie e non potevo
permetterlo. Non volevo mi distruggesse casa.
Dopo la prima volta non ci
eravamo più completati fisicamente, ci fermavamo sempre e solo al toccarci
reciprocamente e il darci piacere in quel modo, anche se non era niente in
confronto a quello che avevo provato facendo l’amore con lui.
Entrambi ci accontentavamo,
consapevoli che non potevamo rischiare di distruggere qualcosa solo per dare
libero sfogo alle nostre voglie. Cercammo di contenerci e ce la facevamo, ma a
volte era impossibile.
Ero a casa da sola quel
giorno, a studiare. Era un sabato pomeriggio ed io ero a casa a studiare.
Ovviamente. La mia voglia era praticamente nulla, non avevo più voglia di
aprire neanche un libro. Mancavano due settimane alla fine della scuola, eppure
ero ancora piena di compiti e di interrogazioni. Non ne potevo più, ero stanca.
Appena suonarono al telefono
mi fiondai subito contenta di trovare un pretesto per allontanarmi da quei
libri maledetti.
<< Pronto? >>
<< Ehi, Bella! Sono Jacob >> la sua voce felice mi arrivò all’orecchio facendomi
spuntare un sorriso sincero.
Dopo il giorno in cui Jacob
venne ad aggiustarmi il pick up, ci vedemmo ogni tanto. Veniva a casa mia e
rimanevamo fuori a parlare, oppure in casa bevendo una cioccolata calda.
La nostra amicizia era
cresciuta parecchio, lo sentivo ormai parte integrante della mia vita e
sembrava che Edward cominciasse ad andare d’accordo con Jake, anche se non
capivo l’improvviso cambiamento che avvenne tra di loro. Si parlavano senza
scannarsi, si salutavo e non si guardavano più in cagnesco, anche se ogni tanto
Edward aveva qualche attacco di gelosia quando Jake allungava un po’ troppo le
mani per farmi i dispetti.
Quella era la prima volta che
lo sentivo in quella settimana.
<< Ciao Jake! Come
stai? >>
<< Tutto bene. Tu? >>
<< Bene. Allora, come
mai hai chiamato? Successo qualcosa? >> non che ci dovesse essere un
motivo reale per sentirlo, però volevo essere sicura.
<< Volevo invitarti a venire qua nella riserva
con me. Voglio farti conoscere gli altri, e Sarah. Ormai vuole vedere chi è
questa Bella di cui gli parlo ogni tanto >> rise leggermente contagiando anche me.
<< Per me non c’è
nessun problema. Sicuro che non disturbo? >>
<< Bella, lo sai, tu non disturbi mai >> mi disse con il suo tono dolce che stavo cominciando
ad adorare.
<< Va bene, ok. Mi faccio accompagnare da
Edward. >>
<< Ti vengo a prendere al confine. A dopo.
>>
<< A dopo, Jake.
>>
Chiusi la chiamata con lui e
chiamai immediatamente Edward per avvisarlo. Il confine era il limite che i
Cullen non dovevano attraversare e che i Quileute non dovevano fare a loro
volta. Dovevano stare nei loro territori per non infastidirsi e creare
incomprensioni, ma a mio avviso quel confine lo avrebbero dovuto abolire. Non
mi sembrava che esiste più questa rivalità tra vampiri e licantropi, e la cosa
mi sollevava, e non poco.
Edward arrivò davanti a casa
mia neanche cinque minuti dopo che lo avevo chiamato. Contrariamente a quello
che avevo pensato, non fece storie, non disse niente, quando in realtà mi
immaginavo già che si sarebbe opposto, invece non aveva fiatato.
Uscii di casa velocemente e
gli andai incontro buttandogli le braccia al collo e baciandolo con ardore.
Mugugnò.
<< A cosa devo questo
bacio? >> mi chiese scostandomi una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
<< Mi mancavi e avevo
voglia di baciarti, ho sbagliato? >> gli accarezzai i capelli della nuca
e gli sorrisi.
<< Niente affatto
>> mi baciò a fior di labbra e mi aprii la portiera per farmi salire in
macchina.
Quando entrambi furono
seduti, avviò il motore e si diresse verso la riserva.
Rimasi per un po’ a guardare
fuori dal finestrino, mentre un silenzio sereno calava su di noi.
I pensieri cominciarono a
vorticarmi nella testa, soprattutto uno, che non smetteva di solleticarmi
quando ero da sola e non avevo niente da fare: la mia trasformazione.
Era da qualche settimana che
quella parola mi circolava in testa, ne avevamo parlato con Edward una volta, o
forse due, ma non avevamo più affrontato il discorso. Era il momento di farlo.
Il mio desiderio era poter stare con lui, per sempre, non mi importava essere
trasformata per poter soddisfare questo desiderio. Era lui che volevo. Punto.
<< Posso chiederti una
cosa? >> gli chiesi un po’ impacciata.
Non avevo la più pallida idea
di come affrontare l’argomento, non era facile, non c’erano tanti giri di
parole da fare.
<< Hai mai pensato quando…
quando avverrà la mia trasformazione?
>> la voce mi uscì in un sussurro quasi strozzato.
<< La tua cosa?
>> Edward si girò a guardarmi indignato.
<< La mia
trasformazione >> mi guardai le mani imbarazzata.
<< Bella, non ti
trasformerò >> il suo tono fu serio, che non ammetteva repliche, ma io ne
avevo da fare, eccome.
<< E perché non
dovresti farlo? >> mi girai sul sedile in modo da guardarlo meglio.
<< Lo sai perché non
voglio farlo. Non voglio che tu diventi come me. >>
<< E cosa ci sarebbe di
male, scusa? >> incrociai le braccia al petto.
<< Non voglio che tu
rimanga dannata per sempre. >>
<< Ancora con questa
storia? Edward, tu non sei un mostro, la tua anima non è destinata all’inferno.
>>
<< Tu non lo puoi
sapere >> ringhiò.
<< Sì che lo so,
invece. La tua anima non può essere dannata, Edward, perché una persona come te
non può essere un mostro. Dato che tu non lo sei, la tua anima non è dannata
>> addolcii leggermente la voce. << Cerca di metterti nei miei
panni. Che cosa vuoi fare? Lasciarmi così? Umana accanto ad un vampiro
dall’aspetto etereo e bellissimo che forse con il passare degli anni sembrerà
sempre più bello solo perché starà accanto a una donna con le rughe e con gli
anni che avanzano? Mi sentirei una stupida, probabilmente passerei anche per la
pedofila se solo dovessero vedermi in giro con te al tuo braccio, magari a
baciarci davanti a tutti. Con il tempo tu ti stancheresti di me, diventerei
bruttissima ai tuoi occhi, invecchierei.
<< Non voglio che tu mi
veda in quel modo, non voglio vedermi in quel modo mentre tu continuerai a
rimanere sempre giovane e bello. E poi sapere che un giorno dovrei morire e
smettere di viverti, è la prospettiva più brutta che potrei pensare per la mia
vecchiaia. >>
L’attenzione di Edward era
completamente catturata dal mio discorso, tanto che non guardava nemmeno più la
strada, ma non mi preoccupavo. Sapevo che comunque fosse ben attento a quello
che stava facendo e che riuscisse a prestare attenzione anche al mio discorso.
Ero stata completamente
sincera, la mia grande paura era che lui si stufasse di me e mi lasciasse,
andando magari con qualche giovane ragazza, mentre io mi ritrovavo ad avere la
vita completamente cambiata da un giorno all’altro. Ormai non più molto
vecchia, mi sarei trovata a dovermi rifare una vita, ma dato che non ce l’avrei
fatto, sarei diventata una zitella con un sacco di gatti.
Forse avevo una visione un
po’ pessimistica del futuro, ma era quello che pensavo e di cui avevo paura.
Non avrei mai voluto perdere Edward, per nessun motivo al mondo. Non volevo
perderlo solo perché io, ormai troppo vecchia, ero costretta a morire. Volevo
vivere per sempre, con lui nella mia vita, volevo far parte della sua
esistenza. Quello era quello che volevo.
<< Bella… >>
trasse un profondo respiro e tornò a concentrarsi sulla strada.
Non riuscivo a capire il
motivo del suo gesto, probabilmente non riusciva più a sostenere il mio
sguardo, non riusciva più a farlo. Si era reso conto anche lui di quanto fossi
sincera, di quanto stessi parlando con il cuore in mano. Lui sapeva leggermi
dentro e aveva intuito quanto i pensieri a cui avevo dato sfogo erano più che
sinceri.
<< Io non voglio
obbligarti ad essere come me. Non voglio farlo, ma non mettermi alle strette
proprio adesso, non convincermi a dirti una data. Prima finiamo la scuola, diplomiamoci,
sposiamoci e poi penserò alla possibilità di trasformarti. >>
<< Hai ancora
intenzione di sposarmi? >> gli chiesi incredula.
<< Perché non dovrei?
Il fatto che abbiamo fatto l’amore insieme non mi impedisce di sposarti
ugualmente. Devo ancora darti l’anello e tutto, ma non ho cambiato idea. Io
voglio sposarti, Isabella Swan e niente al mondo potrà farmi cambiare idea
>> si girò a sorridermi sghembo mentre frenava in una piazzola di sosta
al limite del bosco.
Boccheggiai per quel suo
sorriso e cercai di non smettere di respirare, altrimenti avrei fatto una
brutta fine.
Si sporse per baciarmi quando
sentimmo il rumore di una macchina che si stava avvicinando.
Jacob guidava la sua macchina
rosso fuoco tutta rotta che a mala pena riusciva a rimanere sulla strada.
Edward e io scendemmo dalla
macchina e ci avvicinammo alla sua, da dove scese poco dopo.
<< Ciao ragazzi
>> il suo sorriso smagliante fece subito capolino tra le sue labbra.
Venne ad abbracciarmi
stritolandomi senza farmi male, poi si staccò da me andando a stringere la mano
ad Edward.
Rimasi a guardare gli uomini
più importanti della mia vita che si scambiarono una strano sguardo che non
riuscii a decifrare. C’era qualcosa sotto, qualcosa che io non sapevo, che mi
stavano nascondendo, ma cosa? Si erano scambiati uno sguardo quasi complice,
cosa strana.
Mi avvicinai a lui
lasciandogli uno bacio a fior di labbra.
<< Per che ora vengo?
>> mi chiese.
Io scrollai le spalle non
avendo la più pallida idea di quando sarebbe potuto venire.
<< Per le sei >>
gli rispose Jacob guardando Edward in un modo strano.
<< Che cosa mi state
nascondendo voi due? >> chiesi mettendo le braccia ai fianchi e
alternando lo sguardo tra Edward e Jacob.
<< Noi due?
Assolutamente niente, perché? >> Jacob rispose assolutamente tranquillo
come se non stesse mentendo.
Mi girai a guardare Edward
che si limitò a guardarmi.
<< Se ci fosse qualcosa
te lo direi, lo sai >> si sporse per baciarmi e poi si avviò alla
macchina. << A dopo >> mi sorrise sghembo facendomi perdere un
battito.
Gli sorrisi mentre le guance
si tingevano di rosso.
Non riuscivo ancora a
capacitarmi dell’effetto che Edward mi faceva, non era normale, speravo che
dopo che avessimo condiviso un momento così intimo tra di loro, le cose
cambiassero leggermente, ma la verità era che non era cambiato un bel niente.
Io arrossivo ancora come una ragazzina alla prima cotta, lui faceva ancora il
seduttore. Le uniche differenze erano che riuscivo a lasciarmi andare più
facilmente, ero meno timida in certi momenti e, anzi, mi trasformavo anche una
piccola femme fatale, a detta di Edward, anche se non gli credevo più di tanto.
Salii nella macchina di Jake,
così scomoda rispetto alla macchina di Edward, e lasciai vagare lo sguardo
fuori dal finestrino.
<< Allora, oggi
conoscerò tutti eh? >> girai lo sguardo verso di lui e lo vidi sorridere.
<< Sì, proprio tutti. >>
<< Anche Sarah?
>>
<< Dovrebbe esserci
anche lei, se non ha cambiato idea. Vuole conoscerti e vedere se siamo sul
serio amici come dico >> rise leggermente.
<< Allora è gelosa
>> lo guardai divertita.
<< Uhm, sì, credo,
anche se lei dice di no. >>
<< Jake, è gelosa.
>>
<< Com’è che mi hai
chiamato? >> mi guardò per qualche secondo per poi concentrarsi sulla
strada.
<< Jake. Perché, non ti
piace? >> gli chiesi preoccupata.
<< No, no, è che è
strano. Tutti mi hanno sempre chiamato Jacob >> sorrise leggermente.
<< Da oggi sarai Jake.
>>
Tanti alberi si stanziavano
intorno a me. Anche vicino alla spiaggia c’erano alberi in ogni dove.
La riserva era un posto
davvero stupendo, tranquillo, ancora più tranquillo di quanto lo fosse Forks.
Il mare portava una leggere brezza che ti costringeva ad indossare una felpa,
almeno, io indossavo una felpa, Jake andava comodamente in giro con una
maglietta a mezza maniche come se ci fossero 30°.
<< Mi spieghi come fai
ad avere così caldo? >> gli chiesi scioccata.
<< Ho una temperatura
corporea di 40°, sto praticamente bene dappertutto, anzi, devo confessarti che
adesso ho caldo. >>
Avevo praticamente la bocca
aperta. Avvicinai la mia mano alla sua e la toccai, sentendo immediatamente un
caldo infernale avvolgerla.
<< Sono alquanto…
perplessa. Insomma, tu sei fin troppo caldo, Edward è fin troppo freddo, una
via di mezzo, no eh? >>
Ridacchiò. << Beh, è
normale. Noi siamo gli opposti, siamo nemici, non sarebbe giusto se ci
assomigliassimo, dobbiamo avere qualcosa di diverso. >>
Parcheggiò davanti ad una casettina in legno da dove ne uscì Billy sulla sedia
a rotelle.
<< Bella! Che piacere
rivederti >> mi sorrise raggiante.
<< Ciao! Sono felice
anch’io di rivederti >> gli sorrisi leggermente impacciata.
L’avevo visto sì e no due
volte, ma sapevo benissimo che mi conoscesse più di quanto pensassi. Era amico
di mio padre, sicuramente gli aveva parlato di me.
<< Gli altri dove sono?
>> gli chiese Jake.
Improvvisamente un intenso
odore di carne mi arrivò sotto il naso.
<< Dove vuoi che siano?
>> gli rispose divertito Billy.
<< Vieni, andiamo
>> mi prese per mano e mi trascinò con lui.
Superarmi la casetta e dietro
vidi un sacco di ragazzi, tutti a dorso nudo che stavano ad una tavolata grandissima.
Tutti ridevano e scherzavano
tra di loro. In mezzo a tutti quei maschi, c’erano tre ragazze. Una di loro
doveva essere Sarah, una doveva essere la ragazza del capo della tribù e
l’altra la ragazza che creava problemi. Ma come capire qual’era una e quale
l’altra?
Jacob continuò a tirarmi fino
a quando non ci trovammo davanti alla tavolata improvvisamente ammutolita e
tutti gli sguardi puntati su di me.
Cercai di non arrossire e
Jake lasciò la mia mano.
<< Ragazzi, questa è
Bella. >>
<< Ciao Bella! >>
un coro di voci maschili si levò dal tavolo, mentre le ragazze rimanevano a
guardarmi in silenzio. Una mi stava sorridendo amabilmente, aveva una cicatrice
sul viso, ma sembrava così dolce e carina. Un’altra non mi guardava neanche,
anzi, continuava a tenere lo sguardo puntato sul suo piatto come se non
esistesse nemmeno.
L’ultima, invece, mi guardava
come per trovare qualcosa di strano in me, capii che fosse Sarah. Da come mi
guardava con sguardo critico, cercava di capire se provassi un certo interesse
per Jake. Probabilmente avrei guardato anch’io in quel modo, una possibile
rivale, anzi, forse avrei fatto anche di peggio.
<< Accomodati >>
mi sedetti a capotavola dove mi indicò Jake.
Tutti mi stavano fissando
mentre lui si sedette alla mia destra vicino alla sua ragazza, a cui diede un
leggero bacio sulle labbra.
<< Tu sei la ragazza
vampiro, giusto? >> quello che sembrava un ragazzino in confronto agli
altri, mi fece quella strana domanda.
Inarcai un sopracciglio e
guardai Jake.
<< Embry, per favore.
>>
<< Ma è vero! >>
si difese lui.
<< In che senso
“ragazza vampiro”? >> chiesi perplessa.
<< Beh, perché passi
molto tempo con i Cullen. Di solito le nostre ragazze vengono chiamate “ragazza
lupo” >> mi spiegò brevemente Jake.
<< È una cosa carina >>
proruppi sorridente.
<< Non ti dà fastidio?
>> Jake mi guardò stranito.
<< Perché dovrebbe?
Edward è quello che è, non posso mica rinnegare il fatto che sia un vampiro.
Come Sarah non può rinnegare che tu sia un licantropo. Comunque, sono Bella,
piacere >> allungai una mano verso il posto vicino a Jake.
<< Piacere Sarah
>> mi strinse la mano sorridente.
Potrà sembrare strano, ma
quando le nostre mani si toccarono fu come se avessimo sancito un nostro patto,
un tacito patto. Era stato come se ci capissimo, come se fossimo uguali, in un
certo senso .
<< Oddio, certo che
sono scemo, non ti ho presentato gli altri. Quello vicino a te è Seth, poi c’è
Paul, Embry, Sam, Emily, Quil, Jared, Leah. Ecco, questa è tutta la tribù.
>>
<< Mi sa che farò
fatica a ricordare tutti questi nomi. >>
Tutti risero.
<< Tranquilla, fai con
calma. Vedrai che sarà più semplice di quanto pensi >> Seth il ragazzino
vicino a me mi sorrideva teneramente.
<< Seth, ha un ragazzo
>> lo ammonì Jake.
<< E allora? Non sono
mica geloso. >>
Jake scosse la testa.
<< Ti posso assicurare
che lui sì, è geloso, quindi ti conviene non provarci neanche. >>
<< Cos’hai combinato Jake, per provare l’ira del vampiro? >> chiese
Sam, quello a capo tavolo e capo tribù.
<< Io? Niente, io sono
stato bravo e buono >> fece la faccia da angelo.
Un coro di “Come no” si levò
dalla tavola, sotto lo sguardo divertito di Sarah. Sapeva che stessero
scherzando, ma volevo che le cose fossero messe in chiaro.
<< No, in realtà è
Edward che si è fatto un sacco di film in testa. Pensava che lui volesse
provarci con me. >>
<< Beh, è normale. L’ho
pensato anch’io quando mi ha detto che vi vedevate >> mi confessò Sarah.
<< Penso che sarei
arrivata anch’io ad una conclusione del genere >> ammisi.
La conversazione si spostò su
tutt’altri argomenti.
I ragazzi mi fecero ridere a
crepapelle. Erano uno più simpatico dell’altro.
Ad un certo punto andai sulla
riva del mare a prendere un po’ d’aria e a godermi lo spettacolo.
Ero seduta sul tronco da un
paio di minuti, quando mi raggiunse Sarah.
<< Sai, sono felice di
averti conosciuto >> disse guardando il tramonto.
Mi girai a guardarla
leggermente. Era una ragazza abbastanza alta, mora, capelli lunghi, occhi
nocciola e la pelle un po’ olivastra. Era decisamente una bella ragazza, non
c’erano dubbi.
<< Anch’io,
assolutamente. >>
<< Sinceramente mi sto
sentendo un po’ stupida ad essere stata gelosa di te, insomma, tu ami il tuo
ragazzo, si vede da come ne parli, da come ti brillano gli occhi. >>
<< Dovresti farlo
capire a lui, nonostante sappia che Jake e io siamo amici, ogni tanto fa ancora
il geloso >> ridacchiò leggermente. << Dovrebbe vedere come Jake ti
guarda per capire che non c’è assolutamente niente tra di noi. >>
<< È davvero stupido a
pensarlo. Non dovrebbe. Sono stata stupida anch’io a pensare una cosa del
genere >> si girò e mi sorrise.
<< Non è facile, vero?
>> le chiesi improvvisamente dopo minuti di silenzio.
<< No, non è facile
stare con una persona che è… diversa, diciamo. Sono sempre più preoccupata di
quanto lo sarei di solito, diciamo che Emily mi sta dando una mano a mantenere
il controllo, ma non è facile. >>
<< Ti posso capire.
>>
<< Scusate il disturbo,
ma sono quasi le sei e non vorrei che il Signor Vampiro aspettasse, magari fa
strani pensieri >> Jake da dietro le nostre spalle mi fece paura.
<< Va bene >> mi
alzai. << È stato un piacere conoscerti >> sorrisi a Sarah che si
alzò per darmi due baci sulla guancia.
<< Spero di rivederti
presto. >>
<< Anch’io. >>
Andai a salutare gli altri e poi seguii Jake fino alla sua macchina.
<< Allora, ti sei
divertita? >> mi chiese mentre eravamo in viaggio.
<< Sì, sono tutti molto
simpatici. Emily è molto dolce. Sarah è adorabile. L’unica che mi lascia un po’
perplessa è… >>
<< Leah. Sì, lo
immaginavo. Te l’avevo detto che è un po’ strana. >>
<< Un po’? Non ha
praticamente mai parlato >> gli feci notare.
<< Fa sempre così, è
una cosa normale. Sinceramente non ricordo nemmeno come sia la sua voce
>> scoppiammo a ridere.
Arrivammo al confine in
pochissimo tempo.
Edward aspettava con le
braccia incrociate al petto appoggiato alla macchina.
Al vedere la sua figura un
sorriso spontaneo nacque sulle mie labbra.
<< Lo ami tanto, vero?
>> mi chiese Jake.
<< Non sai nemmeno
quanto >> aprii lo sportello e mi incamminai verso di lui, che vedendomi
si staccò dalla macchina.
<< Allora, tutto a
posto? Ti sei divertita? >> mi chiese sorridendo.
<< Molto, è stata una
bella giornata. Tu che hai fatto? >>
<< Io? Niente di che,
sono andato un po’ a caccia. >>
<< Grazie Jake per la
giornata. Salutami gli altri e spero di tornare presto >> mi girai verso
di lui.
<< Ma figurati, Bella,
è stato un piacere. Sicuramente anche gli altri vorranno rivederti, soprattutto
Sarah, le vai a genio. >>
<< Anche lei. Allora,
ci sentiamo. Ciao >> mi girai, ma riuscii comunque a captare un nuovo
scambio di sguardi strano tra Edward e Jake, e vidi Edward annuire con la
testa.
<< Ok, ok. Fermi tutti.
Mi spiegate cosa succede? >> entrambi mi guardarono, ma non lasciarono
trasparire la benché minima emozione.
<< Cosa vuoi che stia
succedendo, Bella? >> mi chiese dolcemente Edward.
<< Ah non lo so, ma il
fatto che vuoi andiate d’accordo, non mi convince. E quegli sguardi che vi
scambiate? E perché hai annuito? Oddio, non avrete mica una storia tra di voi,
vero? >> portai una mano alla bocca in fare scioccato.
<< Ma no! >>
entrambi urlarono.
<< Allora, spiegatemi
che succede. Non mi bevo il vostro niente >> misi le mani ai fianchi e
alternai lo sguardo da uno all’altro.
<< Forse è meglio se le
raccontiamo tutto >> fu Jake a parlare, rivolgendosi a Edward.
<< No, non mi sembra il
caso, non voglio farla preoccupare. >>
Parlavano come se io non
esistessi, come se io non fossi già preoccupata.
<< Si dà il caso che io
sia già preoccupata. Allora, mi spiegate che succede? >> alzai
leggermente la voce.
<< Sei sicura di voler
sapere? >> annuì, ma forse sarebbe stato meglio se non l’avessi fatto.
Buonasera! Ok, sono imperdonabile, ormai non chiedo
nemmeno più scusa.
Mi sono fatta attendere e torno con cosa? Con questo
schifo. Come avevo già detto il capitolo era quasi pronto, ma poi mi sono
bloccata. Motivo, non lo so nemmeno io.
Comunque, quando l’ho ripreso in mano mi è uscita ‘sta
cosa, ‘sto obbrobio. A me non piace molto, avrei voluto che fosse leggermente
più lungo e diverso, ma scrivendo mi sono resa conto che non era il momento
adatto.
Mi scuso sul serio. Sono imperdonabile =(
Vi ho lasciato sul più bello, lo so. Quando il
capitolo cominciava a farsi interessante io che faccio? Taglio. Beh, mi sembra
ovvio. Il capitolo è abbastanza di passaggio, diciamo che doveva essere una
specie d’introduzione all’altro, ma volevo lasciarvi leggermente con il fiato
sospeso.
Siamo un mese dopo il capitolo scorso, le cose vanno
tutto bene. Jake vuole far conoscere la tribù a Bella e la invita da lui. Conosce
tutti, dal primo all’ultimo senza eccezione, si diverte, ma vede qualcosa di
strano nel modo in cui si guardano Edward e Jacob. Che cosa nasconderanno i
due? Che cosa sta succedendo? Bella fa bene a preoccuparsi? E il fatto che
Jacob l’ha invitata proprio quel giorno, è solo una coincidenza?
Troppe domande, lo so, ma avranno risposta nel prossimo capitolo che spero
riuscirò a pubblicare domenica prossima. Ormai non dico più che pubblicherò
puntualmente perché tanto non lo faccio mai, quindi, spero di risentirvi
domenica prossima e di riuscire a scrivere qualcosa di più decente di questo
capitolo.
Ragazze, ma secondo me, voi volete farmi morire. *_* I
numeri delle liste crescono ogni capitolo sempre di più, ma com’è possibile?
Voi siete assolutamente pazze.
Davvero grazie a tutti *_*
Beh, dato che ci sono pubblicizzo anche l’altra Long che sto pubblicando su
Twilight. Mi piacerebbe se passaste a dare un’occhiata. Masquerade Ball.
Alla prossima, spero presto ^_^
|
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Capitolo 27 *** Capitolo 27 ***
Capitolo 2
Buonasera!
Sono puntuale *_* Mi sento fiera di me stessa *_* Avevo detto che il capitolo era finito e infatti, eccolo qua. xD
Avviso, capitolo abbastanza lungo, spero non vi dispiaccia.
Ci vediamo nelle note finali.
Buona lettura ^_^
Capitolo 27
Bella POV
Ero in macchina con Edward e
regnava il silenzio.
Non correva, stranamente, in
modo che Jacob ci potesse seguire senza alcun problema. Quando gli chiesi come
mai lui sapesse tutto e perché dovesse venire anche lui, non mi rispose, si
limitò a dirmi che appena saremmo arrivati a casa mi avrebbe spiegato tutto.
Ero seduta sul sedile con le
braccia incrociate e guardavo il paesaggio fuori sbuffando.
<< Non sarai mica
arrabbiata >> mi chiese Edward guardandomi leggermente.
<< No, guarda, sono
felice come una Pasqua che il mio ragazzo e il mio amico mi stiano nascondendo
qualcosa e chissà da quanto poi. Devo esserne felice. Sì, hai ragione, guarda
che adesso mi metto a ridere. Ah ah >> lo guardai male.
<< Se ti abbiamo
nascosto qualcosa era solo per non farti preoccupare. Non volevamo che tu ti
preoccupassi troppo, hai altro a cui pensare. Non volevamo coinvolgerti.
>>
<< Chi non voleva
coinvolgermi? Tu o Jacob? >>
<< Io, lui, tutta la
mia famiglia. Abbiamo pensato che non fosse giusto coinvolgerti e preoccuparti
troppo fino a quando non avremmo capito che cosa stava succedendo e avremmo
cercato una soluzione. >>
<< Bene, quindi anche
tutta la tua famiglia sapeva di questo segreto tranne me, sono felice di
saperlo guarda. >>
<< Ti prego, non
mettermi il muso, non mi piace vederti in questo modo >> mi disse quasi
sofferente.
<< Mi dispiace, ma per
oggi ti tocca vedermi così, penso che non cambierò espressione tanto presto.
>>
Girò nel vialetto di casa sua
e andò a parcheggiare la macchina in garage.
Scesi non appena la macchina
si fermò, mi diressi in casa, andai ad aprire la porta a Jacob e lo feci
entrare.
<< Perché sento puzza
di cane? >> chiese un Emmett divertito che stava scendendo dalle scale.
Quando vide Jacob, sorrise. << Ah, ecco perché. Ciao Jacob, non sapevo
saresti passato. Bella! Che piacere vederti, che succede? >> lo guardai
malissimo e lo vidi sobbalzare. << Ok, ho capito, non è giornata. Mi
defilo. >>
<< No, Emmett, fermo.
Dobbiamo dire qualcosa a Bella >> Edward fece il suo ingresso nella
stanza. << Sì >> lo sentii dire. Probabilmente rispose ad una
domanda di Emmett fatta con il pensiero.
Ci trasferimmo in salotto
dove lentamente arrivarono anche gli altri Cullen, compreso Carlisle.
<< Allora, siamo qui per
affrontare una questione. A Jacob è sembrato opportuno che Bella sapesse e sono
d’accordo con lui. Non mi sembra più giusto mentirle. >>
<< Sì, Edward, hai
ragione, è giunto il momento che Bella sappia >> fu Carlisle a prendere
la parola.
<< È circa un paio di
mesi che siamo a conoscenza di alcune sparizioni, ragazze, ragazzi, donne in
giovane età che scompaiono improvvisamente. Negli Stati vicino al nostro sono
stati anche segnalati casi di uccisioni, a volte una persona sola, altre di
più. Non ci siamo preoccupati granchè, anche perché i Volturi non sono
intervenuti, l’avrebbero fatto se la situazione fosse stata grave. Il problema
si è presentato un paio di settimane fa, quando abbiamo sentito l’odore di
Victoria e Alice ha avuto una visione di lei. È tornata. Siamo riusciti a farla
tornare indietro, ma siamo stati costretti a cercare rinforzi. Immaginando il
motivo per cui Victoria è tornata, ho pensato che avere qualcuno in più dalla
nostra parte non sarebbe stato male.
<< Così ho parlato con Jacob e gli ho spiegato la situazione. Non potendo
andare noi dalla loro parte, gli ho chiesto controllo mirato nel loro
territorio e noi avremmo fatto di tutto per controllare il nostro. Alice sta
tenendo tutto sotto controllo. Guarda quello che Victoria sta pensando, ma
purtroppo non ha niente in mente. Pensiamo che dietro a quelle scomparse ci sia
lei e anche alle morti, ma non possiamo esserne così sicuri. A volte avvenivano
morti e scomparse nello stesso giorno in luoghi e stati diversi. Non abbiamo
prove, non ne siamo sicuri, ma sa che tu sei viva e non ci vorrà poi molto
prima che venga a cercarti di nuovo.
<< L’unica cosa che non
riusciamo a capire però, è che cos’ha in mente di fare >> Edward mi
raccontò tutto e sinceramente ero più che scioccata.
Non mi ricordavo nemmeno più
di lei, di quella rossa che voleva praticamente uccidermi. Troppo presa dagli
avvenimenti degli ultimi giorni, non avevo più pensato a lei.
Beh, era un bel problema, non
c’era che dire. In un certo senso ero felice che fino a quel momento Edward non
mi avesse raccontato niente, mi sarei spaventata e probabilmente avrei avuto
anche paura di andare in giro da sola, senza nessuno a proteggermi. Avrei perso
dei momenti della mia vita solo per proteggermi da una vampira che voleva
vendicarsi.
<< Quello che mi
domando io è perché torna adesso, dopo tutti questi anni. I vampiri portano
così tanto rancore? >> chiesi.
<< Non i vampiri, lei
prova del rancore. Era una donna innamorata a cui è stato ucciso l’amato,
porterà rancore fino a quando non verrà vendicata, oppure uccisa >> Rose
sembrava sul piede di guerra, pronta a combattere in caso di un attacco. Mi
faceva paura solo a guardarla.
<< Quale pensate sia il
suo piano? >> mi rivolsi a tutti.
<< Se le persone
scomparse e le varie uccisioni sono opera di Victoria o di qualcuno che è con
lei, vuol dire che sono vampiri neonati che hanno appena subito la
trasformazione, ma che non sanno gestire la loro fame. So come affrontarli, i
segni sul mio corpo ne sono la prova, ma non sapendo quando attaccheranno sarà
difficile. Per Alice è difficile vedere qualcosa, non so se riuscirà mai a
scoprire quando attaccheranno. Per questo ci stiamo già allenando, noi e i
licantropi. Stiamo lavorando insieme in modo che quando succederà una cosa del
genere riusciremo a stare tutti insieme e a sopravvivere >> Jasper mi
spiegò tutto per filo e per segno.
Era stato in un esercito di
neonati e se ne intendeva parecchio.
<< Quindi, da quanto va
avanti questa storia? >> chiesi curiosa.
<< Da un mese, mese e
mezzo >> mi rispose Edward.
Sbuffai.
In un certo senso ero ancora
arrabbiata, mi avevano presa in giro, mi avevano nascosto una cosa che avrei
dovuto sapere, una cosa in cui ero coinvolta personalmente; nell’altro senso,
però, davo loro ragione. Se avessi saputo probabilmente avrei vissuto con
l’angoscia e non era quello che volevo.
<< Adesso che cosa
faremo? >> ruppi nuovamente il silenzio.
<< Quello che stiamo
facendo da un mese a questa parte, se Alice vedrà qualcosa, saremo pronti
>> Edward mi si avvicinò e mi strinse il fianco.
<< Ok, adesso che Bella
sa non serve che la proteggiamo di nascosto. I turni saranno sempre i soliti.
Mi raccomando >> la voce autoritaria fece annuire tutti che si disperso
per la casa.
In salotto rimanemmo solo
lui, Jacob e io.
<< Cioè, vuoi dirmi che
in un mese e mezzo mi avete sempre controllato? >> guardai Edward
sconvolta.
<< Sì, a parte quando
eri con me o con Jacob, in quel caso la sorveglianza era leggermente più
lontana così che se fosse successo qualcosa, sarebbero stati ancora più veloci
ad accorrere. >>
<< Devo dire che vi
siete organizzati parecchio bene >> ridacchiammo tutti e tre insieme.
<< Allora, forse è
meglio se io vado, gli altri si staranno chiedendo che fine abbia fatto. Ci
vediamo domani pomeriggio per l’allenamento. Ciao Edward, ciao Bella >>
venne a lasciarmi un bacio sulla guancia prima di uscire dalla porta.
Edward mi prese per mano e mi
portò in camera sua.
<< Sei ancora
arrabbiata? >> mi chiese quando chiuse la porta alle sue spalle.
Mi ero già sdraiata sul letto
e guardavo il soffitto.
<< Sinceramente?
>> lo vidi annuire. << No, non più di tanto. Adesso che so la
situazione sono contenta che non mi abbiate detto niente. Spero solo che tutto
questo finisca presto. >>
Mi aggrappai a lui quando si
sdraiò vicino a me.
<< Vedrai che andrà
tutto bene, ne sono sicuro. >>
Mi fidavo di lui, se lui
diceva che sarebbe andato tutto bene, lo sarebbe stato, ma forse quella situazione
avrebbe portato a delle conseguenze, sicuramente.
* * * * *
Le ultime settimane di scuola
erano volate, così come gli esami. Senza neppure saperlo, e cercando di non
pensare al fatto che una vampira volesse uccidermi, ero arrivata fino al giorno
degli esami.
Andati benissimo, tra
l’altro. Non mi aspettavo nemmeno che sarebbero andati così bene.
La festa per il diploma si
stava avvicinando. Il pomeriggio ci sarebbe stata la consegna e la sera per noi
ragazzi nella palestra si sarebbe tenuto un ballo.
Ballo. Che stupida
invenzione, a mio parere avrebbero anche potuto eliminarlo. Odiavo vestirmi bene,
mettermi i tacchi. Avrei odiato quella giornata per tutta la mia vita, anzi,
peggio, per tutta la mia eternità se fossi diventata come Edward.
Oddio, no, se fossi diventata
come lui avrei avuto tantissimi altri balli. No, l’idea non mi piaceva per niente.
Quel giorno arrivò, ma ero
completamente al limite. Avevo passato praticamente tutti i pomeriggi della
settimana con Rose e Alice a trovare un vestito adatto per la cerimonia di
consegna del diploma e il vestito per il ballo. Avevo speso così tanti soldi
che sinceramente non pensavo di averne tanti altri.
Odiai tutta la settimana,
odiai con tutta me stessa quella tradizione stupida e il fatto che avessi due
amiche così patite dello shopping.
La mattina ero a casa dei
Cullen. Avevo praticamente tutti i miei vestiti per quel giorno a casa loro e
Alice voleva prepararmi decentemente. Voleva truccarmi, farmi i capelli. Tutte
quelle cose che io odiavo con tutta me stessa.
Passai praticamente tutta la
mattina a farmi torturare da Alice che sembrava non averne mai abbastanza.
Nonostante pensassi mi avesse fatto assomigliare ad un pagliaccio, quando mi
guardai allo specchio ero truccata leggermente, il trucco non era affatto
pesante. I capelli erano leggermente raccolti.
Stavo bene. Sì, mi sentivo
carina.
Indossai il vestito per la
cerimonia e rimasi ad aspettare le ragazze prepararsi.
Mi avevano costretta a
comprare un vestito corto, fin troppo corto per i miei gusti, era azzurro,
semplice, con un copri spalle grigio che mi sinceramente odiavo, ma loro
dicevano che stava bene.
<< Ma mi spiegate che
senso ha fare tutto questo? I vestiti, il trucco. Tanto alla fine è un giorno
come un altro >> sbuffai io mentre Alice e Rose si stavano preparando.
<< Come?! Le mie
orecchie hanno sentito bene? >> Alice era completamente impazzita.
<< Sì, le tue orecchie
hanno sentito bene. Non riesco a capire tutte queste preparazioni, per cosa? La
consegna del diploma? >>
<< Guarda che la foto
rimarrà per sempre nella scuola >> rispose Rose.
<< Ah beh, sì, perché
da lontano si vede se sei truccata o no, ovviamente. Scusate, me n’ero
dimenticata. >>
<< La ragazza fa la
sarcastica, Rose >> Alice la guardò e sorrisero in un modo strano.
<< Me ne vado prima che
ne combiniate una delle vostre. Voi finite e vi ricordo che tra mezz’ora
dobbiamo essere a scuola. >>
Uscii dalla stanza e mi
fermai qualche minuto a guardare la porta di Edward. Ero indecisa sul da farsi:
non sapevo se entrare o aspettare giù di sotto.
Poi aprii la porta ed entrai.
<< Volevo vedere quanti
ci mettevi ad entrare >> mi disse divertito facendomi segno di
avvicinarmi.
<< Scusa, ma non sapevo
se era il caso di entrare o no. >>
<< E perché non saresti
dovuta entrare? >> mi guardò perplesso.
<< Magari ti stavi
preparando ed eri… >>
<< Nudo? Niente che tu
non abbia già visto >> mi raggiunse in un secondo baciandomi le labbra.
Mugugnai rispondendo al suo
bacio.
<< Sei ancora più bella
oggi >> sussurrò sulle mie labbra per poi ribaciarmi.
<< Ti prego, non farti sentire
da Alice e Rose potrebbero ricordarmi la tua frase per tutta la vita >>
gli lasciai un bacio sul collo che lo fece gemere leggermente.
Senza che me ne accorgessi mi
aveva fatto finire contro il muro dove mi aveva imprigionato con il suo corpo.
Scese a baciarmi il collo.
<< Ho voglia di fare
l’amore con te >> sussurrò leggermente quel tanto che bastò per farsi
almeno sentire.
Boccheggiai alla sua frase.
Avevo voglia anch’io di fare
l’amore con lui, non poteva immaginare nemmeno quanto.
<< Se sai dosare la tua
forza e non romperai niente, potrei pensarci >> sussurrai di rimando.
<< Vedila in questo
modo, o te o il letto >> mi strinse un fianco e mi attirò a sé.
<< Ok, quindi il letto
>> annaspai con le parole.
<< Edward Masen Cullen,
togli immediatamente le tue mani da quel vestito! Non oso immaginare come
saranno i capelli! E il trucco! >> Alice urlava da dietro la porta
disperata.
Io scoppiai a ridere, seguita
a ruota da Edward.
Aprimmo la porta trovandoci
davanti Alice con le mani sui fianchi.
Ridemmo ancora di più quando
sorrise.
<< Sono più carini i
capelli così, sai? Sì, mi piacciono. Edward, sei leggermente perdonato, ma le
mani sul vestito non devi metterle >> ci diede le spalle e scese le
scale.
Edward e io continuammo a
ridere.
<< Mettiamo le mani
sotto, allora >> disse malizioso al mio orecchio.
<< Dobbiamo andare
>> lo presi per mano prima che toccasse qualcosa.
Scendemmo le scale dove
trovammo tutti intenti a ridacchiare tra di loro. Arrossii leggermente.
Mi resi conto che quello che
era appena successo in camera non era passato di certo inosservato.
<< Non vi sembra il
caso di andare? >> chiesi cercando di spostare l’attenzione da me alla
festa di diploma.
<< Oh beh, sì, certo
>> Emmett ridacchiava. Cercava di trattenersi, ma improvvisamente rise
sguaiatamente.
<< Emmett! >> lo
ripresi diventando rossissima.
<< Scusa, scusa. Lo so,
non devo, ma la tua faccia è stupenda e poi, insomma ragazzi, un po’ di
contegno. >>
<< Emmett, vorrei
ricordarti che io ho sentito di peggio e il fatto che cercassi di non leggerti
nel pensiero non vuole che certe volte non ho sentito quello che pensavi
>> Edward ringhiò.
<< Quelli sono problemi tuoi, era colpa
tua, ti piaceva guardare, ammettilo. Eri un guardone perché non avevi su che
fantasticare e ti impicciavi quando facevamo qualcosa. Ammettilo >>
rideva come un pazzo, lo vedevo già rotolare per terra da quanto rideva.
Alice ridacchiava, Rose
guardava malissimo Emmett come per ammonirlo, Jasper se ne rimaneva zitto,
scuotendo la testa cercando di calmare Edward che stava per perdere le staffe.
<< Ok, io proporrei di
andare, che ne dite? >> disse Rose cercando di calmare gli animi.
Annuimmo tutti e ci dirigemmo
verso le macchine. Emmett, Rose, Alice e Jasper andarono insieme, Edward e io
andammo con la Volvo.
Salii e rimasi in silenzio.
Edward era ancora teso per colpa di Emmett, anche se non riuscivo a capire per
quale motivo.
<< Edward, stai.. bene?
>> gli chiesi quasi intimorita di rivolgergli la parola.
<< Sì, sto bene
>> sbuffò. << è che queste cose mi fanno andare fuori di testa,
insomma, come io mi facevo, e mi faccio, i fatti miei quando loro sono in
intimità, non vedo perché non debbano farlo anche loro. Ok, va bene, sono in
casa, hanno un udito fine, sentono tutto, ma potrebbero anche evitare di
ascoltare. Io ce la faccio benissimo. >>
<< Tu sei abituato,
loro a quanto pare no. Comunque non serve che ti arrabbi, lasciali fare, sono
fatti loro, a me non interessa >> gli sorrisi dolcemente quando si girò a
guardarmi.
Mi sorrise leggermente e si
concentrò sulla guida.
L’aria intorno a noi non era
più tesa, si era rilassato.
Arrivammo nel parcheggio
della Forks High School e scendemmo. Lo spazio intorno a noi brulicava di
alunni, di famigliari, di insegnanti. C’era così tanta gente che si perdevano a
vista d’occhio.
La consegna dei diplomi si
sarebbe tenuta nel giardino, all’aperto, stranamente il tempo lo permetteva,
anche se era nuvoloso.
Edward mi affiancò e rimasi
persa a guardarlo. Nella frenesia degli avvenimenti non mi ero nemmeno accorta
che era vestito in un completo giacca e cravatta nero che lo rendeva ancora più
bello di quanto non fosse. Lo squadrai da capo a piedi senza ritegno un paio di
volte, godendomi ogni centimetro di lui.
<< Hai finito? >>
mi sussurrò quando mi si avvicinò pericolosamente.
<< Ti ha dato fastidio?
>> chiesi imbarazzata, le guancie sicuramente rosse.
<< No, per niente, anzi
>> mi attirò a sé, una mano sul mio fianco e l’altra sulla mia nuca.
Gemetti quando venni a
contatto con la sua erezione che prepotentemente si fece sentire sulla mia
pancia.
Mi baciò facendomi mancare il
respiro. Fece entrare la sua lingua con irruenza nella mia bocca.
Mi sentii quasi sciogliere
tra le sue braccia, mi sentii come burro fuso, come neve al sole mentre quel
bacio diventa sempre più passionale.
Qualcuno ci interruppe
raschiandosi la gola e facendomi quasi venire voglia di ucciderlo, chiunque
egli fosse.
Edward e io staccammo le
nostre labbra di mala voglia, ma non allontanammo i nostri corpi neanche di un
millimetro.
Girammo la testa e ci
trovammo davanti Alice.
<< Scusate se vi ho
disturbati, ma volevo avvisarvi che stanotte non saremo a casa, andiamo a
caccia >> ci sorrise quasi imbarazzata.
Sì, Alice, imbarazzata. Era
una cosa da segnare sul calendario.
Guardò per un attimo Edward e
poi se ne andò dandoci le spalle.
Alzai un sopracciglio e
guardai l’uomo che amavo.
<< Ci lasciano casa
tutta per noi >> mi spiegò semplicemente prima di lasciarmi un bacio
casto sulle labbra. << Ora però è meglio se andiamo >> mi prese per
mano e mi condusse fino alla stanza in cui c’erano tutte le nostre toghe.
Ero ancora sconvolta per
quello che aveva detto: casa, libera, tutta per noi. Sembrava un sogno.
<< Ehi, che succede?
>> mi chiese quando mi bloccai di colpo.
<< Casa libera >>
dissi guardandolo.
Ridacchio leggermente.
<< Sì, lo so, te l’ho detto io >> mi si avvicinò pericolosamente e
si piegò fino al mio orecchio. << E preparati, io non ho sensi di colpa
se rompo un letto, anzi. Ho un po’ di arretrati da riscuotere >>
rabbrividii nel sentire la sua voce roca e già pregustavo il momento in cui
saremmo arrivati a casa sua.
Allora, tempo, ti sto per chiedere un favore. Vai il
più velocemente possibile, ho qualcosa da fare stasera, qualcosa che voglio
fare da un po’, quindi datti una mossa.
Andammo a cambiarci e
rimanemmo in attesa del momento in cui ci avrebbero detto che saremmo potuti
uscire.
Angela continuava a camminare
avanti e indietro, agitata, con il foglio del suo discorso in mano. Era stata
scelta per tenere il discorso ed era agitatissima. Essendo anche abbastanza
timida, aveva paura di fare una figuraccia, di aver scritto un discorso
orrendo, cosa che non era vera. Aveva fatto sentire il discorso praticamente a
tutti e tutti le avevamo detto la stessa cosa, che era stupendo.
Finalmente vennero a
chiamarci per uscire. In ordine alfabetico ci mettemmo in fila, uno dopo
l’altro. Purtroppo Edward e io eravamo lontani, troppo lontani per i miei
gusti.
Dietro di lui c’era una
ragazza che non avevo praticamente mai visto, ma vedevo perfettamente quello
che stava facendo: guardava spudoratamente il sedere a Edward.
Ok, Bella, contegno. Solo un’occhiata, non c’è niente
di male. Cosa pensi che nessun’altra lo guardi? Sei una povera illusa se lo
pensi.
Sì, ok, poteva guardarlo, ma
se lo stava praticamente mangiando con gli occhi.
Ruppi la fila e andai da
Edward.
Lo guardai e sghignazzai
vedendo la sua faccia.
<< Ti prego, salvami
>> mi sussurrò leggermente.
<< Cosa sta pensando?
>> sussurrai anch’io.
<< Cose che io non
dovrei sentire. Mmm, però una domanda mi sorge spontanea, pensi anche tu quello
che pensa lei sul mio sedere? >> era malizioso e quel suo tono di voce
non faceva altro che farmi perdere la testa.
<< Può darsi >>
gli lasciai un bacio a fior di labbra e me ne andai.
Ci scortarono fuori. Fermi,
vicino alle scale del palco montato apposta per l’occasione, ascoltammo in
silenzio il discorso del presidente. Belle parole, parole di incoraggiamento
per tutti noi, ci augurò un futuro roseo e ricco. Beh, nulla di nuovo insomma,
non aveva detto chissà che cosa.
Uno a uno, venimmo chiamati
sul palco per ritirare il nostro diploma.
Quando arrivò il turno di
Edward rimasi a guardarlo incantata. Lui era mio, semplicemente mio e io ero
sua, con tutta me stessa.
Mi schiacciò l’occhio quando
mi guardò facendomi arrossire.
Esme e Carlisle lo guardavano
fieri di lui come se quello fosse il primo diploma che prendeva in tutta la sua
vita da vampiro.
Lentamente, ogni studente
veniva chiamato sul palco. Al mio turno ero assolutamente in panico. Ero sicura
che avrei fatto una delle mie bellissime figure, ci avrei scommesso qualsiasi
cosa, soprattutto perché Alice e Rose mi avevano fatto indossare un tacco,
piccolo, ma era pur sempre un tacco.
Salii gli scalini lentamente,
quando arrivai a prendere il mio diploma ero ancora tutta intera, sorrisi.
Guardando Edward per poi spostare lo sguardo tra la folla e vedere mio padre,
mia madre e Phil che erano venuti direttamente da Phoenix. Sorrisi raggiante.
Jacob, Sarah e tutti gli
altri avrebbero voluto partecipare, ma dato che i Cullen erano tutti lì
dovevano sorvegliare la situazione.
In quelle settimane avevo
cercato di non pensare a Victoria, al fatto che fosse tornata per uccidermi e
che non si sarebbe fermata fino a quando non mi avrebbe visto morta e Edward
non avrebbe sofferto come aveva sofferto lei.
Forse non era proprio il
momento adatto per pensarci, avrei dovuto rimandare. Non avrei dovuto avere
brutti pensieri in quel giorno, nessun brutto pensiero.
Seduta sulla sedia, osservavo
Edward che era seduto due file più avanti di me. Sorrideva, forse sentiva che
lo stessi guardando. Era mai possibile che più lo guardavo e più sentivo di
amarlo? Più lo guardavo e mi innamoravo di lui, più lo vedevo bello e
irresistibile. Beh, era bello e irresistibile, non c’era niente da fare.
La cerimonia si concluse con
il discorso di Angela. Riuscì a non lasciarsi prendere dal panico. Le sue
guance leggermente tinte di rosso la facevano sembrare ancora più adorabile.
Sorrisi per tutto il tempo. Mi sarebbe davvero mancata, insieme a tutti gli
altri. Forse la prima volta che li avevano conosciuti non si erano comportati
poi così bene nei miei confronti, ma quell’anno si erano dimostrate delle
persone davvero simpatiche ed eccezionali.
No, Bella, non piangere. Ti prego.
Cercai di trattenermi dal non
scoppiare in lacrime.
Lanciammo in aria i nostri
cappellini ed urlammo. Il liceo era finalmente finito, ora potevo pensare alla
mia vita, al resto della mia vita.
Quando abbassai la testa dal
cielo trovai Edward che mi guardava. Gli andai incontro e gli saltai
praticamente in braccio.
<< Ti amo >> gli
sussurrai.
<< Anch’io, non sai
nemmeno quanto. >>
Venimmo assaliti da altri
abbracciaci: Angela, Jessica, Lauren, Ben, Eric e Mike si erano uniti al nostro
abbraccio.
<< Sì, un
bell’abbraccio di gruppo ragazzi >> urlò Ben.
Edward e io scoppiammo a
ridere. Eravamo circondati da una branca di pazzi, ma non ci importava.
Venimmo risucchiati a fare le
foto, a salutare i parenti. Andai dai miei genitori e li abbracciai.
<< Congratulazioni
Bella! >> mi baciò mia madre.
<< Grazie. >>
<< Allora, hai già
pensato all’università? >> d’istinto mi girai a cercare Edward.
Università. Chissà se Edward aveva intenzione di andarci. Sinceramente non ci
avevo ancora pensato, avevo avuto altro da fare.
<< Bella, non puoi
pensare di fare la sua stessa università per non staccarti da lui >> mi
fece presente mia madre.
<< Lo so, ma
sinceramente non so ancora dove andrò. Vedrò, ho ancora un po’ di tempo per
decidere, potrei sempre prendermi un anno sabbatico >> sorrisi.
<< Cosa? >> tutti
e tre mi guardarono scioccati.
<< Bella, vieni che
vogliamo fare un’altra foto >> mi chiamò Alice raggiante.
<< Scusate. >>
Avevo sganciato la bomba.
L’anno sabbatico era solo una scusa, non sapevo che cosa sarebbe potuto succedere.
Tutto sarebbe potuto cambiare in poco tempo e sinceramente non ne avevo ancora
parlato con Edward. Per quanto sapessi che non fosse giusto che decidessi
l’università solo perché ci andava lui, non riuscivo ad immaginarmi la mia vita
senza di lui. Sarebbe stata vuota e insignificante. Anche il solo pensarmi
lontana da lui per dei giorni, magari anche settimane o mesi, era assolutamente
impensabile.
Andai a stringermi contro
Edward.
<< Vuoi sul serio
prenderti un anno sabbatico? >> mi chiese lasciandomi un bacio sulla
testa.
<< No, non credo. Ho
solo inventato la prima cosa che mi è venuta in mente, non ne abbia ancora
parlato. >>
<< Hai il diritto di
scegliere l’università che vuoi indipendentemente da me. >>
<< Fate “cheese”
ragazzi >> la signora davanti a noi che impugnava la macchina fotografica
era pronta a scattare, ma io mi girai a guardare indignata Edward senza nemmeno
pensare alla foto.
<< Non starai dicendo
sul serio >> lo guardai malissimo.
<< Ti sto dando la
possibilità di scegliere, Bella. Di nuovo. Di scegliere che cosa fare della tua
vita invece di passarla con me >> continuò a guardare l’obbiettivo.
<< A volte mi chiedo se
ci sei o ci fai. Ti rendi conto di quello che stai dicendo? Mi sembrava più che
chiaro che la mia decisione l’ho già fatta. Te l’ho detto settimane fa quando
abbiamo parlato della mia… trasformazione >> sussurrai lentamente per
farmi sentire solo da lui << e pensavo fosse chiaro che non riesco a
vivere la mia vita senza di te e che non posso farlo, ma soprattutto, non
voglio farlo. Quindi, Edward, piantala di dire queste cazzate. >>
Guardai anch’io l’obbiettivo
poco prima che la donna scattò la fotografia.
Mi allontanai da lui.
A volte mi chiedevo sul serio
se Edward pensava prima di dirle certe cose, mi sembrava più che ovvio che io
fossi assolutamente decisa sul mio futuro e che stessi aspettando solo lui, lui
che doveva prendere una decisione, perché se fosse stato per me mi sarei già
trasformata da un pezzo, ancora prima che ci lasciassimo.
Andai lontana dai rumori,
lontana dalle centinaia di persone che stavano affollando il giardino.
Ero ferma in mezzo al bosco
vicino alla scuola, regnava il silenzio assoluto e io mi stavo calmando.
Poco dopo mi sentii
abbracciare da dietro, il respiro fresco di Edward che mi solleticava i
capelli, le sue mani strette alla mia vita.
<< Scusa, so quello che
pensi, ma io voglio che tu sia sicura. Anch’io non riuscirei ad immaginare la
mia vita senza di te, ma sarei disposto a lasciarti andare se capissi che non
mi vuoi più nella tua vita. Ne soffrirei, lo ammetto, ma lo accetterei e ti
lascerei andare. >>
<< Io ti voglio nella
mia vita e ti vorrò sempre. Ti amo con tutto il cuore, ma quando te ne esci con
certe frasi vorrei ucciderti. >>
Lo feci ridere.
<< Dai, torniamo dagli
altri. Alice ti sta già cercando perché vuole andare a casa per prepararvi.
>>
<< No, ti prego.
Rimaniamo ancora qua. Non senti quanto è bello il silenzio? Senti, parla, dice
cose stupende. >>
Lo feci ridere.
<< Dai, non sarà poi
così male. >>
<< Oh beh, stai tu con
le tue sorelle e fatti torturare, poi vedremo se dirai ancora che non può
essere così male >> mi prese per mano e lo seguii comunque.
<< E poi, se torniamo a
casa vuol dire che stasera si sta avvicinando sempre di più >> buttò lì
con nonchalance. Come se mi avesse detto che stava per piovere.
Non poteva dirmi delle frasi
del genere e pensare che non gli sarei saltata addosso in mezzo a tutti. No,
dovevo trattenermi, era pur sempre colpa mia se eravamo arrivati fino a quel
punto. Ero stata io a non voler più fare l’amore con lui per paura di rompere
qualcosa. Colpa mia e di nessun altro, me la sarei dovuta prendere solo con me
stessa.
Raggiungemmo gli altri, ci
salutammo dicendoci che ci saremmo visti la sera stessa.
Salutai i miei genitori,
soprattutto mia madre che sarebbe partita il giorno stesso. Era venuta apposta
per il mio diploma, non se lo voleva perdere.
Salutai anche Phil, che
strinse gentilmente la mano di Edward dandogli una sonora pacca sulla spalla.
Forse si aspettava di fargli almeno un po’ male, ma quando vidi la sua faccia
sofferente, mi resi conto che fosse stato lui a farsi del male da solo.
Trattenni una risata fino a
quando non fui lontana abbastanza.
<< Sbaglio, o si è
fatto male? >> chiesi divertita.
<< Parecchio male. Ha pensato
di darmi una bella pacca sulla spalla per vedere come reagivo, ma quando ha
visto che non mi sono praticamente mosso e che si è fatto male, ne è rimasto
stupito >> rideva anche lui.
<< Non pensi di esserti
esposto troppo? >>
<< No, per niente. Non si
porrà troppo domande, è una sciocchezza. >>
Mi aprii la portiera della
macchina e salii. Poco dopo anche lui mi raggiunse.
Rimanemmo in silenzio per
tutto il tempo. Sinceramente ero già stanca, avrei voluto stare a casa a
guardare un film, a mangiare qualcosa e a lasciarmi coccolare da Edward.
<< Che cos’hai?
>> mi chiese improvvisamente.
<< Niente, sono solo un
po’ stanca e vorrei starmene a casa tranquilla. Non ho voglia di agghindarmi
per andare ad una festa. >>
Vidi Edward farsi un attimo
silenzioso.
<< Alice ha detto che
non ti puoi azzardare a non esserci. Devi esserci assolutamente. >>
Lo guardai male.
<< Ho detto quello che
ha pensato lei, non prendertela con me. >>
<< Ma non ne ho voglia,
sul serio. Mi rendo conto che è il ballo dei diplomandi, ma non muore nessuno
se stasera non mi presento. >>
<< Ok, dieci minuti e
ce ne andiamo, va bene? Tempo di salutare tutti e poi torniamo a casa. Che ne
dici? >> Edward aveva sempre una soluzione per tutto, era per quello che
lo amavo con tutta me stessa.
<< Sì, ci può stare.
Quindi posso evitare di passare ore a farmi preparare? >>
Guardavo nella macchina
davanti a noi nell’attesa che Edward mi ripetesse le parole di Alice.
<< Sì, ha detto che va
bene. >>
Mi misi quasi a saltare nella
macchina.
<< Ti voglio bene,
Alice, sappilo. >>
Appena arrivata a casa di
Edward e scesa dalla macchina saltai praticamente addosso a Alice che se ne
stava con il muso lungo.
<< Scusa, scusa,
davvero, ma non me la sento. Sono proprio stanca. Non sei arrabbiata con me,
vero? >>
<< No, non sono
arrabbiata. Non ti preoccupare che prima o poi ti farai perdonare >> mi
schiacciò l’occhio e se ne andò.
<< A cosa si riferiva?
>> mi girai a guardare Edward.
<< Non ne ho la più
pallida idea. >>
<< Mi spieghi che senso
ha poter leggere nel pensiero quando non sai a cosa si riferisce tua sorella?
>> misi le mani sui fianchi.
<< Si vede che ha avuto
una visione e che sta cercando in tutti i modi di non farmi sapere che cos’ha
visto. Ecco perché in questi giorni sento che fa dei pensieri strani. Mmm.
Dovrò indagare. >>
<< Sì, va bene,
indagherai, ma ora andiamo in salotto, ho voglia di sdraiarmi e di togliermi le
scarpe. >>
Entrammo e io subito mi fiondai a sdraiarmi su un divano.
<< Aaah, che bello.
>>
Edward arrivò a togliermi le
scarpe mentre mi massaggiò un piede.
Gli sorrisi.
<< Grazie. >>
Mi sdraiai su un fianco
mentre accessi la televisione.
Edward mi sovrastò,
lasciandomi un bacio sulla guancia e si mise alle mie spalle cingendomi la
vita.
Mi accarezzò dolcemente la
pancia, poi le braccia e per quanto le sue mani sul mio corpo mi accendessero
in pochi istanti, mi addormentai. Cullata dalla dolcezza delle sue carezze.
* * * * *
Una furia chiamata Alice mi
chiamò qualche ora dopo. Mi ero profondamente addormentata mentre Edward… era
rimasto praticamente tutto il tempo dietro di me, almeno credetti. Non ne ero
molto sicura.
<< Su, andiamo. Mettiti
un po’ a posto, è ora di andare >> Alice e la sua esuberanza.
Era vestita in modo
impeccabile: un vestito corto viola le metteva in risalto le belle gambe e la
faceva sembrare anche più alta. Ai piedi delle vertiginose scarpe che mi chiesi
come facesse a portare, io sicuramente sarei caduta a terra rovinosamente.
Mi stiracchiai leggermente
sentendo che dietro di me Edward non c’era.
Andai in bagno, mi lavai la
faccia, mi sistemai un po’ i capelli e andai in camera di Edward dove si stava
cambiando.
Era a dorso nudo e si stava
per mettere la maglietta.
No, ti prego. Stai così, sei una visione celestiale.
Si girò di scatto
travolgendomi con il suo sguardo dorato.
<< Alice mi ha
costretto a salire a cambiarmi. Ti ho lasciato solo qualche minuto fa. >>
<< Scusa, non pensavo
che mi sarei addormentata. Chissà quanto ti sarai annoiato >> mi
avvicinai lentamente a lui,
<< No, per niente.
Adoro vederti dormire >> mi prese per i fianchi e mi baciò sulle labbra.
Quelle labbra così fredde, ma che sapevano accendermi in pochi attimi.
<< Andiamo, così saremo
prima di ritorno. >>
Scendemmo insieme le scale
fino a raggiungere gli altri.
In macchina accesi la radio,
curiosa di sentire qualche canzone, ma non ne trovai nemmeno una decente.
<< Davvero non sai in
che università andare? >>
<< No, non ci ho
pensato. Sono stata parecchio presa in questi ultimi mesi. Non ci ho proprio
pensato. Poi sinceramente speravo di non andarci >> ridacchiai.
<< Ci speravi eh? Non
so, magari può anche succedere che tu non ci vada, no? >>
<< Presto diventerò la
signora Cullen, potrei essere dovunque e da nessuna parte >> gli sorrisi.
<< Esatto, quindi
vedremo. >>
Parcheggiò e scendemmo.
La musica proveniva già
assordante dalla palestra.
Tutto quel frastuono, quella
musica, mi fece venire mal di testa subito. Avrei tanto voluto girare i tacchi
e tornare a casa.
<< Dai, un piccolo
sforzo, salutiamo gli altri e poi ce ne andiamo, ok? >>
<< Va bene. >>
Ci inoltrammo nella palestra.
La musica ci investì immediatamente.
Alcuni diplomati ballavano,
altri erano ai tavoli a chiacchierare tra di loro. Tutti sembravano felice e
spensierati. Non avevano nemmeno un pensiero.
Cercai subito tra la folla
uno dei miei amici, sperando di trovarli subito.
Intravidi Angela che parlava
con Ben. Mi avvicinai a loro.
<< Bella! Che bello
rivederti. >>
<< Ciao Angela, sono
venuta solo per salutarvi. Non sto tanto bene e non me la sento di stare qua a
festeggiare. Volevo almeno salutarvi però >> le sorrisi.
<< No! Quindi questa è
l’ultima volta che ci vedremo? >> vidi i suoi occhi inumidirsi.
<< No, non sarà
sicuramente l’ultima, ma nel caso lo sia voglio avervi salutato >> mi
avvicinai e l’abbracciai. << Mi raccomando, fai la brava e non farti
cambiare da nessuno >> le lasciai un bacio sulla guancia.
<< Anche tu, spero di
rivederti presto. >>
<< Ciao Ben >>
abbracciai anche lui.
<< Ciao ragazzi! Ci
vediamo, magari prima dell’inizio dell’università potremmo organizzare una cena
tutti insieme, che ne dite? >> proposi.
<< Sarebbe il massimo.
Ciao Bella. >>
Me ne andai e cercai di
trattenere le lacrime mentre Edward stringeva il fianco.
<< Andrà tutto bene
>> mi sussurrò.
<< Ti rendi conto che
probabilmente è l’ultima volta che li vedrò? >> lo vidi annuire.
Ero quasi riuscita a
convincerlo a trasformarli, sapevo che ci sarebbe voluto ancora poco tempo.
<< Bella! >> mi
girai e mi trovai davanti Jessica, Mike, Tyler e Lauren. Erano tutti vestiti
eleganti, erano carino.
<< Ciao ragazzi! Sono
venuta per salutarvi. Non mi sento tanto bene, ma volevo almeno darvi un ultimo
saluto. >>
Li abbracciai uno alla volta,
augurandomi di poterli rivedere ancora.
<< Magari un giorno
organizziamo qualcosa, no? >> mi disse Jessica che si stava per mettere a
piangere.
<< è quello che ho
detto io a Angela >> le sorrisi.
<< Beh, allora, ci
vediamo Bella >> Jessica scoppiò a piangere. L’abbracciai ancora una
volta e poi me ne andai.
Due lacrime solcarono le mie
guancie mentre arrivai alla macchina di Edward.
<< Li vedrai ancora.
>>
<< Lo so >> mi
asciugai le due lacrime con il dorso della mano.
Durante il tragitto rimasi
persa nei miei pensieri.
Quando ci saremmo sposati
Edward mi avrebbe trasformato, era ancora abbastanza titubante, ma sapevo che
prima o poi avrebbe ceduto.
Come quel pomeriggio, ogni
tanto continuava a dire frasi che potevamo invogliarmi a ripensarci, ma la
realtà era che non volevo ripensare proprio a niente. Volevo vivermi la mia
vita, vivermi lui, vivermelo per sempre. Era quello che volevo più di qualsiasi
altra cosa.
Arrivammo a casa e andammo in
camera sua dove mi sdraiai e aspettai che lui facesse lo stesso.
<< Bella, ho pensato
che posso accontentarti, anzi, voglio accontentarti. Ho cercato di farti
cambiare idea, ti ho detto più e più volte di cambiare idea, ma non l’hai
fatto, quindi penso che… penso proprio che dopo il matrimonio ti trasformerò.
Non ha più senso ritardare il momento, non ha più senso andare avanti e cercare
di dissuaderti. È quello che vuoi e sono pronto a darti qualsiasi cosa tu
voglia >> si era sdraiato vicino a me.
<< Sul serio? >>
lo guardai con gli occhi lucidi.
<< Sul serio >>
mi sorrise e io gli andai praticamente a cavalcioni e lo abbracciai.
Le sue mani andarono subito sui
miei fianchi e lo sentii respirare tra i miei capelli.
<< Bella >> lo
sentii sussurrare roco.
Avevo fatto decisamente una
cosa sbagliata, una cosa molto sbagliata anzi. Probabilmente mi sarei dovuta
trattenere.
Alzai la testa dal suo collo
e lo guardai negli occhi.
Quello che i suoi occhi
preannunciavano era qualcosa di assolutamente stupendo. Neri, neri come la
pece. Mi guardava desideroso, famelico e non avevo fatto assolutamente niente.
Alternai lo sguardo dalle sue
labbra ai suoi occhi per un’infinità di volte fino a quando non mi abbassai a
baciarlo.
Ci baciammo dolcemente,
assaporando solo le labbra dell’altro inizialmente, per poi farlo diventare
sempre più passionale, sentito. La sua lingua vorticava con la mia mentre sotto
di me sentivo qualcosa crescere, qualcosa che in realtà era già cresciuto da un
bel po’.
Le sue mani sui miei fianchi
mi spingevano verso di lui mentre io cominciavo a muovere lentamente il bacino
facendoci gemere entrambi.
Eravamo al limite ed era solo
colpa mia. Mia. Quello che sarebbe successo quella sera avrei dovuto tenerlo
ben a mente. Non sarei mai più arrivata fino a quel limite, non avrei mai più
costretto Edward ad arrivare ad un’eccitazione così fulminea.
Scesi a baciargli il collo e
a mordicchiarli il pomo d’Adamo che saliva e scendeva lentamente. Gemette roco,
chiamando il mio nome e facendomi impazzire completamente.
<< Ora, Edward, tu stai
buono che ci penso io a te >> dissi mentre intrufolavo una mano sotto la
sua maglietta.
<< Che- che cosa vuoi
fare? >>
<< Tu non ti
preoccupare, stai tranquillo. Non ti faccio del male, lo giuro >> gli
tirai su leggermente la maglietta e cominciai a baciare i suoi addominali, a
leccarli, ad accarezzarli.
Lo sentii ringhiare parecchie
volte mentre teneva il lenzuolo tra le mani.
Alzai la maglietta e salii.
Baciai ogni centimetro di pelle fino a quando non lo feci alzare per sfilargli
quell’indumento inutile.
Tornai a torturare la sua
pelle, il suo petto, il suo collo.
<< Ti prego, Bella
>> inarcò il bacino verso di me facendo scontrare le nostre intimità. Gemetti.
<< Edward, stai fermo.
>>
Arrivai alla cintura dei suoi
pantaloni. Li sbottonai e rimasi a giocarci per un po’ mentre lo vedevo
passarsi la lingua sulle labbra in fare voglioso.
Abbassai la cerniera e gliela
sfilai.
Giocai anche con l’elastico
dei boxer. Edward ringhiava e gemeva.
<< Bella, o li togli, o
li lasci lì. Deciditi >> era impaziente.
Ridacchiai leggermente.
<< Anzi, no, tu sei
troppo vestita. Lasciali lì, per adesso. >>
In un nano secondo capovolse
le posizioni.
Mi sovrastava e si era
posizionato in mezzo alle mie gambe che avevo aperto senza nemmeno
accorgermene.
Torturò il mio collo,
toccandolo ogni tanto anche con i canini.
Scese giù, per la scollatura
del vestito da dove leccò la pelle scoperta del seno facendomi inarcare dal
piacere.
Strinse un mio seno, mi fece
praticamente impazzire mentre mi faceva passare la stessa tortura che avevo
inflitto a lui.
<< Ti prego, Edward
>> quando arrivò a giocare con i miei capezzoli ero praticamente fuori
controllo.
Lo supplicai di prendermi, di
farmi sua, perché non ce la facevo più.
<< Ora capisci che cosa
mi hai fatto passare? >> sussurrò al mio orecchio mentre mi sfilava il
vestito.
Mi strappò praticamente il
reggiseno di dosso.
<< Questo si ricompra.
>>
Eravamo entrambi con
l’intimo, una sopra l’altro e ci stavamo desiderando, troppo. Come una piccola
gattina in calore mi strusciai contro di lui e lo fece ringhiare mentre io
pregavo che mi prendesse.
Il mio intimo e il suo
scomparirono improvvisamente.
Edward si posizionò in mezzo
alle mie gambe e mi fece sua, lentamente, quasi più lentamente di quanto lo fu
la prima volta.
Mi lasciai travolgere dalle
emozioni completamente diverse rispetto a qualche mese prima. Mi lasciai
travolgere dal piacere che mi investiva ogni volta che Edward spingeva in me.
Arpionai le sue spalle, le
graffiai, per quanto ero in grado di farlo.
Portai le mie gambe a
spingere il suo sedere ancora più dentro di me.
Alternava spinte veloci a
spinte fin troppo lente che ebbero l’effetto di farmi impazzire.
Non capivo molto, le
sensazioni erano troppo forti per farmi capire che cosa stesse succedendo. Mi
persi a guardare Edward che ringhiava, che prendeva in mano un cuscino pur di
non mordermi e per quanto avessi dovuto avere paura di lui, lo trovai
infinitamente sexy.
Si piegò sul mio collo e lo
leccò, scese anche sul mio seno, ma poi tornò a concentrarsi sul cuscino, sulle
lenzuola.
Quando le sue spinte si
fecero più veloci e cadenzate, se la prese con la testiera del letto.
Il piacere era intenso, puro,
lo sentivo completamente dentro di me ed era la cosa più stupenda al mondo. Con
un ultimo affondo, venne in me e io lo seguii.
Mi aggrappai completamente a
lui, volendo rendere ancora più intenso quello che avevo provato.
Gli lasciai un dolce bacio
sul collo prima di lasciarmi andare sul letto.
Staccò le mani dalla testiera
del letto e mi guardò. Si piegò a darmi un bacio e fece per alzarsi.
<< No, fermo, rimani un
attimo qua >> lo bloccai con le gambe ancora dentro di me.
Presi il suo viso tra le mani
e lo baciai.
Lo sentii nuovamente pronto a
possedermi.
<< Scusa >>
sussurrò quasi imbarazzato.
<< Niente >>
mossi il bacino verso di lui facendolo gemere.
Ricominciammo a fare l’amore
fino a quando io non caddi stremata sul letto.
Mi addormentai completamente
avvolta da Edward e pensai alla mia eternità, a quell’eternità che mi aspettava.
Ormai era deciso, sarei diventata come Edward, ma non sapevo ancora che la mia
trasformazione sarebbe avvenuta in circostanze strane, in circostanze in cui
nessuno si vorrebbe mai trovare.
Il capitolo è molto più lungo
del solito, lo so, ma mi sono lasciata prendere e devo dire che ho anche unito
due capitoli. Nella scaletta che avevo fatto la consegna del diploma e il ballo
dovevano essere un capitolo a parte, tutto loro perché pensavo venisse più
lungo. Ma poi scrivendo mi sono resa conto che la prima parte era fin troppo
corta e che unirli non avrebbe fatto male.
Capitolo lungo e importante,
anche se penso di averlo scritto con i piedi, ma fa niente. Comunque, dicevo, è
un capitolo abbastanza importante. Victoria è tornata, ma non si sa quando
attaccherà e se lo farà. Edward è ancora un po’ titubante sulla trasformazione
di Bella, ma poi alla fine cede. Edward Cullen ha approvato la trasformazione
di Bella e lo farà.
Ma… c’è un ma, vediamo se qualcuno intuisce qualcosa.
La parte di loro che lo
fanno, non era assolutamente prevista, è nata così, anche perché mi sono resa
conto che se non avessero fatto più niente fino al matrimonio avrebbero anche
potuto impazzire. xD
Come avete potuto leggere
Cullne e Quileute stanno collaborando, ma servirà a qualcosa? Ok, no, meglio se
mi fermo altrimenti vi lascio sicuramente degli spoiler e non mi sembra il
caso. xD
Beh, adesso si fa interessante e si apre anche la parte finale della storia. Eh
sì, ragazze, questa storia sta per finire. Molte penseranno per fortuna che
finisce. xD
No, beh, ma io sono un genio. -.- Non vi ho mai augurato buon vacanze. O forse
sì? No, non l’ho mai fatto. Comunque BUONE VACANZE ragazze! Andate al mare?
Siete già andate? Ci sarete?
Fatemi sapere cosa fate così decido se bloccare per un mese la storia, almeno
fino alla fine di agosto. Per me non ci sono problemi, così magari riesco anche
a scriverla tutta e a non farvi aspettare dopo xD Beh, informatevi e io
prenderò una decisione.
Alla prossima ^_^
|
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Capitolo 28 *** Capitolo 28 ***
Capitolo 2
Buonasera!
Stranamente sono in ritardo
-.- avevo promosso che non avrei bloccato la storia per il mese di
Agosto, ma purtroppo sono stata obbligata a farlo. Se fosse stato per
me non l'avrei fatto, sappiatelo.
Ci vediamo nelle note finali dove vi spiegherò tutto.
Buona lettura ^_^
Capitolo 28
Bella POV
Ormai
la scuola era finita da qualche settimana, ma della mia vita non sapevo ancora
cosa sarebbe successo. Eravamo tutti in stato d’allerta per il fatto di
Victoria. Alice non aveva avuto nessuna visione e non aveva la più pallida idea
di quando avrebbe attaccato.
Io
vivevo i miei giorni in perenne stato di crisi: avevo paura ad uscire di casa,
soprattutto da sola, ma per mia fortuna con me c’erano sempre o Edward o Jake
che controllavano la situazione e mi facevano sentire al sicuro.
Eppure,
più i giorni passavano più mi sentivo in pericolo come se sentivo che il giorno
dell’attacco sarebbe arrivato, anche se non l’avrei mai saputo di preciso.
I
Cullen e i Quileute avevano imparato ad andare d’accorso, avevano cominciato a
volersi bene quasi come fratelli e a me la cosa non poteva far altro che
piacere.
Edward
e Jake avevano lasciato da parte ogni dissapore, ogni malinteso e avevano
cominciato a collaborare insieme come degli amici, secondo me parlavano anche
come amici, ogni tanto sentivo che Jake parlava di Sarah, ma non avevo mai
sentito Edward parlare di me, l’aveva mai fatto?
Comunque, vedere quell’ambiente così sereno intorno a me mi faceva sentire
bene, mi metteva in condizione di essere più positiva riguardo al futuro.
Non
ci sarebbero stati problemi: i Cullen e i Quileute insieme avrebbero sconfitto
Victoria e chiunque si sarebbe presentato con lei e tutto sarebbe andato
benissimo.
Quello
che non riuscivo a tenere a mente a quel tempo, però, era che la realtà è ben
diversa dai sogni e quello che io immaginavo era un puro sogno.
Edward
era riuscito a convincere Charlie a lasciarmi dormire da lui per qualche
giorno, pensava che casa sua fosse più sicura della mia.
Quel
giorno mi svegliai, sentendomi avvolta dal profumo famigliare di Edward.
<<
Buongiorno tesoro! >> sussurrò per poi lasciarmi un bacio tra i capelli.
Mi
girai senza nemmeno aprire gli occhi e mi accoccolai contro il suo petto.
<<
‘Giorno! >> lo strinsi fino a farmi male.
<<
Che è successo? Perché mi stringi così tanto? >> mi domandò dolcemente.
<<
Ho voglia di sentirti oggi. >>
<<
In che senso? >> mi chiese malizioso.
<<
In tutti i sensi. >>
Non
feci nemmeno in tempo a finire di dire la frase che Edward mi ebbe già fatto
appoggiare al materasso con la schiena.
Lanciai
un urletto, ma gemetti quando lo sentii posizionarsi tra le mie gambe facendomi
sentire quanto già mi desiderasse.
Cominciammo
a baciarci con fin troppa foga, strusciandoci e toccandoci facendoci gemere.
Bussarono
alla porta, ma Edward non si fermò nemmeno per un secondo.
<<
Edward… >> gemetti mentre mi accarezzava l’interno coscia << hanno
bussato. >>
<<
Chiunque tu sia, vattene >> disse roco.
<<
Edward, non ti disturberei, sul serio, ma è una cosa urgente >> la voce
di Alice mi arrivò leggermente ovattata.
Lo
sentii sbuffare e imprecare contro la pelle del mio collo.
<<
Entra >> pensai che si staccasse da me, ma non accennò ad andarsene.
Quando
Alice entrò e mi vide sotto di lui, arrossii violentemente. Che situazione
imbarazzante. Edward non poteva sedersi, sdraiarsi accanto a me o fare
qualsiasi altra cosa? Mi stava mettendo in imbarazzo il fatto che continuasse a
stare in quella posizione alquanto equivoca.
Alice
sembrò non farci minimamente caso o se lo fece, non lo diede a vedere.
<<
Che succede? >>
<<
Jacob sta venendo qua, ha detto che deve riferire qualcosa. >>
<<
Ok, tra cinque minuti scendo. >>
Alice uscì velocemente dalla camera.
Edward
spostò lo sguardo su di me e mi guardò dispiaciuto.
<<
Scusa, ma dovremo rimandare, ti dispiace? >> mi sussurrò avvicinandosi
alle mie labbra.
<<
Non puoi immaginare nemmeno quanto >> affondai le mani tra i suoi capelli
e lo accarezzai lentamente sulla schiena.
<<
Meglio se ci sistemiamo e scendiamo, che ne dici? Altrimenti non ci fermiamo
più. >>
Annuii
e lo baciai per l’ultima volta, fino a quando non si alzò da sopra di me e si vestì.
Io
mi alzai, andai in bagno a lavarmi faccia, denti e spazzolarmi i capelli, poi
mi vestii.
Dieci
minuti dopo eravamo in salotto dove ci stava aspettando già tutta la famiglia
Cullen, mancava solo Jake che entrò dalla porta proprio in quel momento.
Mi
fece un sorriso tirato quando mi vide e la cosa mi preoccupò alquanto.
<<
Buongiorno a tutti, scusate il leggero ritardo, ma stavo aiutando gli altri a
controllare il territorio >> si scusò Jake.
<<
Tranquillo, allora che è successo? >> gli chiese immediatamente Edward
volendo arrivare subito al sodo.
<<
Ieri e stanotte abbiamo sentito uno strano odore nei pressi della riserva. Un
odore di un vampiro. Non ne eravamo molto sicuri, ma seguendo la scia siamo
arrivati fino a casa di Bella, poi fino a scuola, nella riserva. Ha fatto un
bel giretto a quanto pare. Siamo stati vigili tutta notte, ma non abbiamo visto
e sentito nient’altro. Nessuna traccia nuova. >>
<<
Pensate che stiano per attaccare? >> chiesi spaventata.
<<
Non possiamo saperlo con esattezza, tutto è possibile. Dovremo comunque essere
pronti >> rispose Jasper risoluto.
<<
Sì, sicuramente. Noi continueremo a… >>
Improvvisamente
vidi gli occhi di Alice diventare vitrei, diventò assente e seppi che quello
non presagiva nulla di buono: stava avendo una visione.
Speravo
solo che fosse qualcosa di bello.
Quando
tornò tra di noi, puntò subito lo sguardo su Jake.
<<
Corri, va alla riserva. Servirà il tuo aiuto >> gli urlò.
Jake
annuì e uscì trafelato da casa.
Io
cominciai a tremare. Edward mi si avvicinò e mi strinse.
<<
Cos’hai visto Alice? >> gli chiesi con la voce tremante.
<<
Un gruppo di vampiri sta per entrare nella riserva. Non so chi siano, tra di
loro non c’era Victoria, ma noi è meglio se rimaniamo qua e teniamo la
situazione sotto controllo. Vedrai Bella, andrà tutto bene. >>
Sì, lo speravo con tutto il cuore. Speravo che sarebbe andato tutto bene,
speravo che quei vampiri che stavano entrando nella riserva non erano stati
mandati da Victoria, speravo molte cose, ma quello era solo il sogno di una
povera illusa.
<<
Ok, Emmett, Rose controllate il perimetro della proprietà. Papà, mamma, voi
controllate l’esterno. Io e Alice rimarremo qua all’entrata e Edward rimarrà con
Bella. Stiamo pronti a tutto. Non sappiamo chi siano quei vampiri, se siano con
Victoria o cosa vogliano, ma teniamoci comunque pronti >> si sentiva che
Jasper era un ex generale.
Tutti
annuirono e si diressero nei luoghi che aveva indicato Jasper.
Quando
Edward e io rimanemmo da soli, mi strinsi maggiormente a lui.
<<
Ho paura, Edward >> gli confessai.
<<
Vedrai che andrà tutto bene. Non ti preoccupare, ci sarò io a proteggerti
>> mi lasciò un bacio sulla fronte.
<<
E se non dovesse andare bene, se dovessi morire o peg… >>
<<
Ehi, ehi, calmati, ok? Andrà bene, ricorda che ti amo e che non ti lascerò mai
morire, va bene? >>
Annuii,
sentendo le lacrime pungere agli angoli degli occhi.
<<
Edward! Proteggi Bella! >> era Alice che stava urlando dalla porta.
Edward
immediatamente mi mise dietro le sue spalle pronto a proteggermi.
Cominciai
a tremare come una foglia. Avevo paura, paura di quello che sarebbe successo,
di quello che sarebbe potuto succedere.
Ma
tutto improvvisamente andò più veloce, la mia vista era troppo poco sviluppata
per rendersi conto di tutto quello che stava succedendo.
Entrarono
dei vampiri seguiti a ruota da Alice e Jasper che combattevano in tutti i modi
per ucciderli, ad alcuni riuscivano a rompere il collo facilmente, con altri
dovevano combattere di più.
Edward
seguiva la scena pronto ad intervenire in caso qualcuno fosse arrivato fino a
lui.
Mi
accostai al muro sperando di diventare piccola piccola, di poter diventare
invisibile, volevo sparire, allontanarmi. Non volevo morire, non volevo
lasciare Edward, i Cullen, Jake, i suoi fratelli, Sarah, Charlie, non ero
pronta per abbandonare tutti. Volevo vivere. Vivere!
Due
vampiri riuscirono a scappare a Jasper e Alice fino ad arrivare a Edward che
cominciò subito a combattere con loro.
Ora
ero sola, indifesa, per quanto Edward fosse a qualche passo da me era troppo
occupato con quei due vampiri per rendersi conto di me o di quello che mi
sarebbe potuto accadere.
Tutto
andava troppo veloce, tutto andò ancora più veloce quando vidi una testa rossa
riccia entrare dalla porta del garage e avvicinarsi fino a me.
Mi
guardava intensamente con uno strano ghigno stampato in faccia. Il suo sguardo
diceva solo una cosa: vendetta.
<<
Bella. Quanto tempo. Finalmente ci rivediamo >> disse sorridendo
mostrando i suoi canini.
<<
Victoria >> sussurrai come una stupida.
Ecco,
quella era la mia morte. Quella vampira dai capelli rosso fuoco mi avrebbe
strappato alla mia vita, ponendovi fine.
<<
Sono passati anni. È anni che ti cerco, ma purtroppo non sono mai riuscita a
trovarti. Vedo che sei tornata insieme al tuo vampiro, ma mi dispiace dirtelo
tra poco non lo sarete più >> mi mostrò i canini facendoli brillare.
<<
Bella! >> Edward si girò di scatto e fece per avvicinarsi, ma quando
diede la schiena ai due vampiri questi gli saltarono addosso.
<<
Edward! >> lanciai un urlo disperato.
No,
non poteva morire, non poteva morire solo perché stava cercando di salvare me,
nessuno dei Cullen sarebbe dovuto morire per causa mia. Speravo almeno che i
Quileute si fossero salvati.
Nessuno
doveva morire per causa mia. Assolutamente nessuno.
Edward
cominciò a lottare con i due vampiri cercando di liberarsi.
Lo
guardai battersi per la propria vita, dimenticandomi completamente di Victoria.
Mi
sentii prendere per un braccio e lanciai un urlo.
Victoria
mi mostrava i canini e li stava per affondare in me quando mi sentii
strattonare e andai a sbattere contro qualcosa.
Sentii
rompersi un vetro, sentii un forte odore di ruggine, qualcosa mi scorreva lungo
il braccio, le gambe. Sangue. Ero ferita, il mio sangue stava sgorgando.
Un
leggero dolore, un intorpidimento si impossessò di me.
Avevo
gli occhi chiusi, troppo spaventata per aprirmi e rendermi conto di quello che
era successo.
Dopo
qualche minuto, vidi il buio. Ero svenuta.
Edward POV
Tutto
stava accadendo troppo velocemente anche per me. Non avevo capito da dove
fossero arrivati, da dove stessero arrivando.
Entravano
un paio alla volta e da tutte le parti. Nascosi il più possibile Bella dietro
il mio corpo sperando di riuscire a salvarla, ma venni aggredito da due vampiri
e dovetti combattere con loro per ucciderli.
Ero
concentrato su quello che stavo facendo, speravo che il mio compito sarebbe
stato più semplice, ma quei due vampiri si dimostrarono più agili di quanto
pensassi.
Improvvisamente
mi resi conto che Victoria stava parlando con Bella, mi avvicinai e girai le
spalle ai due vampiri. Pessima mossa, lo sapevo bene. Se fossi stato lucido non
avrei mai fatto un gesto del genere, era come se mi consegnassi ai nemici per
farmi uccidere.
Mi
presero da dietro e mi attaccarono.
Mi
dimenai, mi dibattei in ogni modo, ma quando sentii Bella lanciare un urlo
alzai lo sguardo.
Victoria
mostrava i canini verso Bella. La stava per uccidere.
Victoria
stava per uccidere la mia Bella, l’amore della mia vita, la donna che avrebbe
fatto parte della mia esistenza. No, non potevo permetterlo.
Bastò
quello a farmi trovare una forza nuova.
In
pochi secondi feci fuori i due vampiri che mi stavano addosso e mi lanciai
contro Victoria.
Presi
Bella e l’allontanai da Victoria.
Mostrai
i denti, ruggii così forte che feci tremare i vetri.
Ero
faccia a faccia con Victoria. La rossa a cui avevo ucciso il ragazzo che adesso
reclamava la sua vendetta, ma non era quello che avrebbe avuto.
Aveva
fatto un grosso errore a mettere le mani addosso a Bella, la mia Bella. Nessuno doveva permettersi di
toccarla, soprattutto se aveva intenzione di farle del male.
Vederla
così indifesa davanti allo sguardo di Victoria, vederla in quello stato mi
aveva risvegliato.
Fu
una battaglia dura con Victoria, fatta di colpi bassi, di passi di furbizia e
di schifate.
Non
fu affatto facile, ma si tradì da sola quando pensò alla mossa successiva. La
anticipai, afferrandola per il collo e torcendoglielo.
Non
la sentii più muoversi tra le mie mani e capii che fosse morta.
Feci
vagare lo sguardo per la stanza e quello che trovai non fece altro che farmi
rabbrividire: Bella era sdraiata per terra circondata migliaia di vetri rotti.
Era ricoperta di sangue e non si muoveva. Mi avvicinai a lei sentendo che il
battito era presente, ma non si muoveva, non dava segni di vita: era svenuta.
Era
colpa mia, colpa mia se Bella si trovava in quello stato. L’avevo spinta troppo
forte ed era andata a sbattere contro la vetrinetta che avevamo in salotto.
Sperai
che non sarebbe morta, sperai con tutto me stesso che non avrebbe perso la
vita.
Sentii
Alice e Jasper gridare tra di loro e mi fiondai fuori di casa dove trovai la
mia famiglia intenta ad uccidere gli ultimi vampiri.
Quando
ebbero finito. Rimasero immobile ad osservare quello che c’era intorno a loro:
corpi di vampiri morti, corpi di tanti vampiri morti.
Posarono
lo sguardo su di me. Mi sentivo spaventato, terrorizzato.
Bella
era moribonda sdraiata per terra.
<<
Dite che è finita? >> chiese Emmett a tutti.
<<
Sicuramente. Ormai è finita >> rispose Jasper.
Guardai
mio padre che si stava osservando intorno.
<<
Carlisle, ho bisogno di te. Bella è svenuta >> gli dissi quasi
implorante.
<<
Arrivo subito. >>
Si
precipitò in casa seguito da me.
Non
appena vide Bella cominciò subito a darle una visita veloce.
<<
Vai a prendere la mia valigetta per favore, Edward. >>
<<
Sta bene? Si riprenderà? >> gli chiesi preoccupato.
<<
Vai a prendermi la valigetta >> mi ripeté dolcemente.
Salii
le scale come un fulmine e tornai subito indietro, giusto in tempo per vedere
Jasper che si caricava sulle spalle il corpo inerte di Victoria.
Si
stavano organizzando per bruciare i corpi.
Carlisle
rimase a visitare Bella per qualche minuto, fino a quando non alzò lo sguardo
su di me.
Sembrava
dispiaciuto e quello bastò per farmi spaventare.
Mi
preparai al peggio.
<<
Edward, Bella è svenuta. Ha preso una brutta botta e i tagli che ha sul corpo
sono abbastanza grandi e profondi >> si prese una pausa.
<<
Quindi? Guarirà? Si riprenderà? >> gli chiesi esasperato.
<<
Ha perso troppo sangue. Devi trasformarla, oppure morirà. >>
Mi
bloccai impietrito.
Dovevo… trasformarla. In quel momento.
L’avevo
immaginata in modo diverso la sua trasformazione: lei sdraiata in un letto che
mi porgeva il collo in modo che vi lasciassi il mio veleno. La immaginavo
sdraiata nel suo letto a passare i momenti più difficile della sua
trasformazione in un bel letto comodo.
Ma
il destino sembrava non avere in serbo quello per lei.
<<
Carlisle, io … io … non posso farlo >> sussurrai terrorizzato.
<<
Edward, sì che puoi farlo. Devi farlo se non vuoi perderla. Non mi avevi mica
detto che avevi intenzione di trasformarla comunque? Posso immaginare che non
era esattamente questo quello che avresti immaginato per lei, ma, Edward, devi
farlo. Vuoi vederla morire? Vuoi che muoia? Vuoi passare il resto della tua
esistenza senza di lei? >>
Certo
che non lo volevo. Non potevo assolutamente immaginare la mia esistenza senza
di lei, era lei la mia esistenza, senza di lei sarebbe stato nulla. Non potevo
lasciare che morisse, non potevo lasciarla morire in quel modo.
Dovevo
salvarla, dovevo assolutamente farlo, ma ero all’altezza della situazione?
Sarei riuscito a trattenermi e a non bere quel poco sangue che le rimaneva in
corpo?
<<
Carlisle, non so se riuscirò a trattenermi, se riuscirò solo a … >>
<<
Edward, tu ce la farai. Non ti preoccupare. >>
Presi
un profondo respiro e mi piegai sul collo di Bella.
Affondai
i canini nel suo collo e sentii immediatamente il veleno fare breccia dalla mia
bocca.
Ingerii
una piccola quantità di sangue che ebbe l’effetto di farmi girare la testa. Era
qualcosa di assolutamente dolce, inebriante, quasi quanto il suo profumo.
Ebbi
il desiderio di berlo, di dissetarmi con quella prelibatezza che scorreva nelle
vene della mia Bella, ma non appena mi resi conto del pensiero che avevo fatto
mi diedi dello stupido. Non dovevo pensare al suo sapore, al sapore del suo
sangue sulla mia lingua, di quanto fosse buono, se ci avessi solo pensato lei
sarebbe morta.
No,
dovevo concentrarmi, dovevo iniettarla abbastanza veleno da permettere che si
attivasse la trasformazione. Non ero pronto per vederla soffrire per tre
giorni, non ero assolutamente pronto, ma doveva succedere se volevo che si
salvasse.
Mi
sentii dare una piccola pacca sulla spalla da Carlisle e mi staccai dal collo di
Bella.
Lo
guardai e nel suo sguardo lessi tutto il conforto di cui avevo bisogno.
Mi
aiutò a portare Bella nella mia camera da letto, dove la poggiai tra le
lenzuola.
Sembrava
così piccola e indifesa in quel letto enorme, vuoto.
I
successivi tre giorni per lei sarebbero stati l’inferno, avrei pagato per poter
mettermi al suo posto, ma non era possibile. L’unica cosa che potevo fare era
rimanerle accanto e sperare che quei tre giorni sarebbero passati velocemente.
Buonasera! Scusate davvero per
tutto, per il mese e passa di attesa, per il capitolo alquanto corto. Scusate,
davvero tanto .
Quest’anno io e il mio pc non
andiamo affatto d’accordo. Ho dovuto portarlo nuovamente a far aggiustare e
purtroppo durante il mese di agosto ci sono anche le ferie di mezzo -.- Quindi
immaginatevi. -.-
Avevo promesso di non fermare
questa storia, ma sono stata costretta a farlo. Ho dovuto. Scusate sul serio.
Mi scuso anche per il capitolo
abbastanza corto. Non è le solite pagine che ho scritto, ma questo è quello che
è uscito scrivendo tutto lo stretto necessario.
Stupite? Edward è stato costretto a
trasformare Bella. Avevo accennato in qualche capitolo che la sua
trasformazione non sarebbe stata come se lo immaginava lei. Edward è stato
costretto a farlo altrimenti sarebbe morta, diciamo anche per causa sua. Per
salvarle la vita, Edward l’ha messa comunque in pericolo. Non è colpa sua, non
vorrebbe trasformarla in quel modo, non vorrebbe farlo, ma è costretto a farlo
se non vuole perderla.
Ve la immaginavate così la
trasformazione di Bella? Se no, come la immaginavate?E la morte di Victoria?
Avviso che se c’è qualcosa di non chiaro su quello che è successo durante la
battaglia verrà chiarito nel prossimo capitolo.
La storia è quasi giunta alla fine,
penso che massimo 5 capitoli e la storia dovrebbe giungere alla fine.
Sapete cos’ho appena scoperto? Il
12 questa storia compierà un anno, quindi per festeggiare posterò quel giorno,
sperando di potervi dare quanto meno un capitolo più lungo di questo e più
decente. Vorrei farvi un altro regalo, ma sinceramente non so davvero cosa
fare. Avete idee?
Ok, penso di essermi dilungata abbastanza con queste note finali.
Ringrazio tutte le persone che
continuano ad aspettare questa storia e che continuano a leggerla, quelli che l’hanno
inserita tra i preferiti, ricordati e seguiti. Grazie davvero di tutto a tutti
*_*
Alla prossima ^_^
|
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Capitolo 29 *** Capitolo 29 ***
Capitolo 2
Buonasera!
Stranamente sono in ritardo
-.- non siete stupite vero?
Ci vediamo nelle note finali dove vi spiegherò tutto.
Buona lettura ^_^
Capitolo 29
Edward POV
Cos’avevo
fatto? Avevo davvero trasformato Bella rendendola come me? Era quello che
volevo, avevo promesso di farlo, ma non avrei mai pensato che sarebbe successo
in una circostanza simile.
Ed
era solo colpa mia, mia e della mia stupidità. Avrei dovuto dosare la mia
forza, spingere più lentamente Bella, ma non ce l’avevo fatta, in quel momento
non avevo ragionato. Neanche una minima parte del mio cervello aveva ragionato,
l’unica cosa che mi interessava era salvarla, impedire che quella rossa
malefica le succhiasse il sangue facendola morire.
Non
doveva nemmeno permettersi di metterle le mani addosso, aveva le mani sporche
di morte e non doveva neanche azzardarsi ad allungare le mani. Purtroppo
l’aveva fatto e non ci avevo più visto. Tutto il mio corpo aveva reagito
d’istinto e per proteggere Bella, ma avevo dimenticato di lasciare collegato
almeno un po’ il cervello. Troppa forza. Ero un vampiro, santo cielo, avrei
dovuto sapere che la mia forza era devastante per un umano, che Bella non era
ancora una vampira come me e che non avrebbe potuto resistere a qualsiasi cosa,
ma per un secondo me l’ero dimenticato. Un secondo che le stava per costare la
vita.
Cos’avrei
fatto senza di lei? Come sarebbe stata la mia vita? Non riuscivo nemmeno ad
immaginarla. All’inizio ero restio dal trasformarla, non volevo che diventasse
come me, non sarei mai riuscito a sopportarlo e pensavo che lei avrebbe potuto
cambiare idea su noi due, sulla nostra storia, ma parlando con lei,
ascoltandola, sentendo che mi ripetesse sempre le stesse cose, capii e mi
convinsi che era quello che realmente voleva. Chi ero io per oppormi? Non avrei
mai potuto farlo dato che io stesso avrei voluto averla per sempre al mio fianco
perché la mia esistenza senza di lei era nulla.
Dopo
tutti i mesi passati a parlarne, dopo tutte le discussioni, le parole sparse al
vento su quella faccenda, avevo dovuta trasformarla in quel modo. In
quell’orribile modo.
Quale
strano destino aveva potuto far succedere una cosa del genere? No, nessun
destino. Era colpa mia. Colpa mia.
Infatti, Edward, colpa tua e della
stupida cosa che sei. Se non fossi stato così forte, non l’avresti uccisa.
Ma non l’avresti nemmeno salvata.
1-0
per la mia voce interiore.
Stavo
camminando avanti e indietro accanto al corpo di Bella che giaceva sul letto
della mia camera. Camminavo come un disperato sperando di riuscire a fermare i
sensi di colpa che cominciavano a nascere in me e ogni volta che guardavo il
corpo di Bella mi sentivo un mostro, un mostro di quelli che dovrebbero
rimanere chiusi in qualche gabbia.
Cos’ero?
Perché dovevo essere in quel modo? Erano più di cent’anni che me lo domandavo,
ma ora quella domanda continuava a frullarmi per la testa.
Carlisle
avrebbe dovuto lasciarmi morire invece di salvarmi, avrebbe risparmiato tanta
sofferenza a tutti, a Bella, a … .
Bella.
Il solo immaginare di non poter scorgere il suo viso almeno una volta mi
strinse lo stomaco, quello stomaco che avrebbe avuto bisogno di sangue, ma a
cui non avevo intenzione di dare nulla. Non volevo lasciare la camera di Bella,
non volevo lasciarla da sola, non riuscivo nemmeno a pensare di farlo.
Il
mio stomaco, la mia sete, la mia gola che bruciava, erano niente in confronto a
quello che Bella avrebbe cominciato a provare di lì a poco.
Stavo
aspettando il momento in cui tutto sarebbe cominciato, anzi, mi stupii che quel
momento non fosse ancora arrivato. Come mai ci stava mettendo tanto? E se non
avesse funzionato? E se non avessi contagiato Bella?
Mi stavo già agitando e mi stavo preparando per chiamare Carlisle quando vidi
Bella cominciare a muoversi convulsivamente.
Eccoci, ci siamo.
Il
suo corpo tremava da cima a fondo. Tremava e sudava. Non ricordavo molto della
mia trasformazione, di come avvenne, ma qualche ricordo di quello che provai
nel periodo di transizione mi fecero trasalire.
La
mia Bella stava passando tutto quel dolore. Non sarebbe sopravvissuta. Se non
era morta a causa mia sarebbe morta per quello che stava provando in quel
momento.
Mi
sembrava di rivivere insieme a lei quei momenti. Un caldo infernale, le fiamme
dell’inferno che ti avvolgo e tu che avresti solo voglia di spogliarti, di fare
un bagno, di andare lontano magari in Alaska o al Polo Nord. Ma non puoi farlo,
non sai dove sei, non puoi muoverti. Senti come se il tuo corpo non ti
appartenesse, come se librassi nell’aria senza corpo, leggero, fluttuante.
Può
sembrare una cosa piacevole, ma non lo è. Il tuo corpo brucia, prende fuoco,
come succederà alla tua gola quando ti sveglierai e avrai voglia di bere
sangue. Quello che vorresti bere è sangue umano, sangue che ti fa pulsare la
gola e bruciare, sangue che scorre nelle vene delle persone che ti circondano.
Quel
dolore lancinante che proverai ogni volta che qualcuno con un odore invitante
arriverà al tuo fianco.
Dio,
perché dovevo far passare tutta quella a sofferenza a Bella? Perché avevo
dovuto trasformarla? Non ricordavo che fosse così, non ricordavo i particolari,
ma vedendo il suo corpo muoversi e sentire la sua voce che ogni tanto si
lamentava mi riportò a galla i ricordi.
Mi
avvicinai al suo corpo e le tamponai la fronte con un panno umido sperando di
farle abbassare la febbre, ma sapevo che non sarebbe servito a niente.
Il
corpo di Bella prese a scuotersi sempre più velocemente, le sue urla
diventarono sempre più forti e acute. Per fortuna abitavamo in mezzo ad un
bosco altrimenti ci avrebbero presi per dei serial killer e chi avrebbe
spiegato poi al capo Swan il motivo per cui la figlia gridava come un’ossessa?
O per quale motivo il suo corpo fosse madido di sudore? O perché tremasse?
Alice aveva telefonato a Charlie chiedendogli se Bella poteva venire con noi un
paio di giorni in campeggio. Sapendo quanto Charlie adorasse Alice la lasciai
fare, le lasciai prendere ogni decisione. Mentre sorvegliavo sul corpo di Bella
ascoltavo la conversazione attraverso il pensiero di Alice.
Non
fu difficile convincerlo. Non avremmo avuto problemi per i prossimi giorni,
fino a quando la trasformazione non sarebbe giunta al termine, ma dopo? Come
avremmo fatto a spiegare tutto? Charlie
avrebbe sicuramente notato delle differenze in Bella, le avrebbe notate
sicuramente e come avremmo potuto spiegargliele?
Era
capitato tutto così, all’improvviso, dovevamo fare le cose con calma, dovevamo
sposarci, dovevo trasformarla quando lei se la sarebbe sentita e non perché
rischiava di morire se non l’avessi fatto. Tutto era andato a rotoli e non
eravamo riusciti a preparare niente.
Continuavo
a tenere il corpo di Bella fermo, cercando di darle un po’ di sollievo con un
panno freddo sopra la testa, anche se sapevo serviva a ben poco.
Sentii
bussare alla porta.
Chi è che rompe?
<<
Edward? Sono Jacob, posso entrare? >> sembrava preoccupato, non avevo mai
sentito quel suo tono di voce.
<<
Entra pure. >>
Entrò
lentamente. Scrutò me, poi il corpo di Bella e rimase a fissarlo. Vedevo lo
stupore sul suo viso, la preoccupazione.
<<
Lei si sta… il suo corpo sta … >>
<<
Sì, si sta trasformando. Purtroppo non so come alleviarle il dolore, è
impossibile >> guardai Bella affranto. Avrei davvero fatto di tutto pur
di risparmiarle quello strazio.
<<
Quanto dura? >>
<<
Tre giorni. >>
Era
rimasto vicino alla porta come se avesse paura di me.
<<
Come mai sei venuto, Jake? >> gli chiesi guardandolo.
Lo
vidi abbassare lo sguardo e guardarsi le scarpe.
Che
cosa gli passava per la testa?
<< Volevo scusarmi, a nome mio e di tutta la tribù. Avremmo voluto darvi
una mano qui, ma la riserva era attaccata, accerchiata. Abbiamo fatto una gran
fatica per fermare tutti i vampiri, non è stato facile. Ci rimproveriamo solo
il fatto di non essere potuti stare qua com’era da piano. Ci dispiace, Edward.
È anche colpa nostra se Bella adesso è in quello stato. >>
Sul
suo volto potei vedere tutto il rammarico per quello che era successo. Il
problema è che si stavano prendendo delle colpe che loro non avevano.
<<
Jake, non è assolutamente colpa vostra. Hanno creato un diversivo per
allontanarvi. Non è colpa vostra se Bella adesso si trova in questo letto
scossa da capo a piedi. È solo … è solo colpa mia, Jake. Di nessun altro.
Volendola salvare l’ho spinta troppo forte e l’ho quasi fatta morire. O le
lasciavo esalare l’ultimo respiro oppure facevo quello che ho fatto. Mi è
sembrata la soluzione migliore. Era quello che anche lei voleva, ne avevamo
parlato, ma non doveva andare così. È solo … solo colpa mia. Di nessun altro.
>>
Era
la prima volta che dicevo i miei pensieri ad alta voce, non ne avevo nemmeno
parlato con i miei fratelli, benché non li avessi quasi mai visti da quando ero
chiuso in quella stanza con Bella. L’unico della famiglia che avevo visto era
stato Carlisle che mi aveva spiegato un po’ cosa fare, per il resto gli altri
si erano dissolti. Probabilmente sapevano che avevo bisogno di pensare, di
stare da solo, di schiarirmi le idee.
<<
Non dire sciocchezze. Non è colpa tua, lo sai bene. Volevi proteggerla e non
hai saputo controllarti. Probabilmente sarebbe successo anche se ci fossi stato
io al tuo posto. Nei momenti di rabbia non sappiamo dosare la nostra forza, ma
è normale. Non ti devi rimproverare. Alla fine era quello che voleva, no?
>> mi disse facendo un piccolo sorriso.
<<
Sì, ma non doveva succedere in questo modo. Non così, sinceramente l’avevo
immaginato diversamente >> sbuffai.
<<
Edward, lo so, ma cosa preferivi fare? Lasciarla andare? Perderla? Penso che la
prospettiva non fosse delle migliori. >>
Lo
guardai un attimo negli occhi. Sapevo che aveva ragione, ero arrivato alle sue
stesse conclusioni, ma non riuscivo a capacitarmi di quello che era successo,
soprattutto perché continuavo a pensare che fosse colpa mia. Tutta mia.
Rimanemmo
a parlare ancora di quello che era successo alla radura. Appena arrivato Jake
aveva trovato tutti i suoi compagni accerchiati. Ce n’erano talmente tanti che
ogni licantropo aveva tre o quattro avversari a cui tenere testa. Non erano
riusciti ad arrivare prima perché quei vampiri erano forti, troppo. Sicuramente
erano vampiri neonati.
Dal
suo racconto mi sorsero delle domande: come aveva fatto Victoria a trovarne
così tanti? Come aveva capito che noi e i licantropi stavamo collaborando? Che
ci spiassero senza che noi ce ne rendessimo conto? Volevo sapere cos’era
successo. Avevo così tante domande in testa a cui non avrei mai avuto risposta.
Erano morti tutti, Victoria compresa, e non avrei mai potuto sapere come erano
andate davvero le cose. Dovevo abituarmi all’idea di non sapere la verità, ma
non sarebbe stato un problema.
L’unica
cosa che mi interessava in quel momento, era che Bella stesse meglio, che si
riprendesse.
*
* * * *
I
giorni passarono, ma furono terribili. Più il tempo passava e più il corpo di
Bella tremava, sudava e lei gridava. Gridava con tutto il fiato che aveva in
gola.
Era
uno strazio per me vederla in quel modo.
Non
uscii mai dalla stanza, rimasi tutto il tempo rinchiuso, con lei, a vegliare
sul suo corpo, sulla mia amata, su di lei. Non osavo immaginare che cos’avrei
potuto fare se le fosse successo qualcosa mentre ero via. Qualsiasi cosa poteva
succedere anche se lei stava subendo la sua trasformazione.
Non
ero per niente tranquillo, anzi, ad ogni minimo rumore scattavo. Avevo paura
che il peggio non fosse passato, che ci fossero altri vampiri rimasti che ci
avrebbero attaccato da un momento all’altro, ma così non avvenne. Per fortuna.
Con
il passare dei giorni i miei famigliari si convinsero a venirmi a trovare in
camera. Ognuno voleva raccontarmi com’era andata la cosa, perché si erano
allontanati da Bella e me e ci avessero lasciati da soli.
Quelli
che si sentivano un po’ più in colpa erano Jasper e Alice, anche se non ne
avevano motivo. Loro avevano fatto quello che dovevano fare. Andarono fuori,
dove la situazione era già insostenibile all’inizio, non potevano immaginare
quello che sarebbe successo successivamente, dentro in casa. Nessuno poteva
immaginarlo e non mi sembrava giusto che qualcuno si incolpasse, qualcuno che
non fossi io ovviamente.
Mi
sentivo sempre più in colpa, mi sentivo quello che aveva sbagliato, quello che
aveva cambiato la vita della propria ragazza così, all’improvviso, per un suo
stupido errore.
Durante
i momenti passati con i miei famigliari mi sfogai raccontando a tutti quello
che pensavo. Ero talmente stanco, provato, assetato, che non avevo nemmeno più
la forza di tenere nascoste le cose.
Tutta
la mia famiglia era d’accordo: io non avevo nessuna colpa, io mi ero solo
dovuto adeguare alle conseguenze di quello che era successo.
In
un certo senso avevano ragione, ma non ero io quello che mi dovevo adeguare, ma
bensì Bella. Lei era quella che si sarebbe trovata la vita stravolta non appena
si sarebbe svegliata.
Aspettavo
quel momento in grazia. Volevo sapere come l’avrebbe presa, cosa aveva passato,
che cosa provava per me dopo quello che avevo fatto, se mi avrebbe amato
ancora, ma volevo anche vedere come sarebbe stata da vampira, come sarebbe
stato bello poter passare tutto il resto della nostra vita insieme, per sempre.
Già immaginavo i momenti felici, già ci vedevo sposati, all’altare. Ormai nella
mia testa la mia vita era stata tutta segnata, preparata, scritta. Era qualcosa
di stupendo. Era stupendo solo perché avrei vissuto con lei, per sempre.
Mi
resi conto che la trasformazione fosse giunta ormai alla fine quando Bella
smise di urlare, il suo corpo si tranquillizzò e tutto quello che c’era intorno
a me era pace, un’immensa pace.
Si
sarebbe risvegliata presto, anche se non sapevo bene quando.
Aspettavo
quel momento con trepidazione.
Mi
persi a guardare il suo viso, i suoi lineamenti, non mi sembrava così diversa,
non mi sembrava che in lei fosse cambiato niente, era sempre la solita Bella.
La
vidi aprire un occhio e poi l’altro, puntandolo su di me. Spalancò gli occhi come frastornata da
qualcosa che stava vedendo.
<<
E-Edward? >> mi chiese titubante?
<< Sì, amore, sono io >> le sorrisi leggermente spaventato da
quello che sarebbe potuto succedere.
<<
Edward, io … ti vedo. Ti vedo sul serio. >>
Bella POV
Non
sapevo cos’era l’inferno. Non sapevo esattamente come fosse e cosa c’era al suo
interno. Avevo solo letto qualche descrizione in qualche libro di letteratura,
ma nulla di più.
Lo
immaginavo rosso, circondato da fiamme, da gente che andava in giro con il
forcone in mano e un paio di corna sulla testa, delle specie di Lucifero in
mignatura.
Immaginavo
un luogo in cui faceva un caldo bestiale, in cui mai e poi mai avrei voluto
viverci.
Sì,
lo immaginavo, ma provarlo fu qualcosa di completamente diverso, di
sconvolgente.
Tutto
intorno non c’erano fiamme o il color rosso, ero avvolta dal nero, dal nero del
petrolio, dal nero invalicabile e che rende tutto e tutti invisibili. Ero
circondata dal nulla, non c’era niente intorno a me.
Ma
qualcosa in me c’era. Un enorme fuoco che mi sconvolgeva dentro, che mi
scaldava il corpo mandandolo completamente in fiamme.
Mi
sentivo sudare, tremare, da quanto caldo faceva sentivo dolore. Dolore al corpo
in nessuna zona precisa, da tutte le parti.
Un
dolore lancinante che mi invadeva anche le ossa, che mi entrava dentro, mi
sembrava di essere stata capovolta come un calzino.
Cosa
stava succedendo? Dove mi trovavo? Cos’era quel dolore lancinante che provavo
in tutto il corpo.
Non
ricordavo assolutamente niente, non riuscivo a ricordare niente, l’unica cosa
che il mio corpo riusciva a percepire era il dolore che lo percorreva da cima a
fondo.
Non
so quanto tempo questo dolore durò, mi rendevo solo conto che andava
aumentando, sempre di più, pensai che sarei morta di lì a poco se continuava
così, invece, improvvisamente, cessò.
Com’era
arrivato improvvisamente se ne andò.
Rimasi
avvolta dal silenzio, dal buio totale. Nessun rumore, nessuna persona, neanche
un pensiero. Sembravo in catalessi, il corpo completamente addormentato,
assente, e la mente sparita chissà dove nei meandri della mia testa.
Non
avevo più la capacità di muovere il mio corpo, mi sentivo intorpidita da
qualcosa, come se fossi rimasta seduta tanto tempo sul piede e mi fossero venute
le formiche. Era qualcosa di assolutamente paralizzante.
Quando
riuscii a muovermi, aprii un ‘occhio.
Per
un attimo il pensiero di essere morta mi era passato per la testa mentre stavo
provando l’inferno, ma quando, aprendo gli occhi, mi trovai davanti il viso di
Edward pensai di essere in paradiso, assolutamente.
Mi
stava guardando preoccupato con quei suoi occhi dorati, la mascella contratta e
lo sguardo serio. Perché mi guardava in quel modo? Dove mi trovavo?
Aspetta, un attimo.
Aprii
l’altro occhio e lo spalancai. Riuscivo a vedere ogni minimo dettaglio di
Edward, anche piccolo particolari che non ero mai riuscita a vedere.
Sembrava
ancora più bello di quanto lo ricordassi. I colori erano amplificati, i
dettagli, l’immagine di Edward era ancora più definita. Tutto sembrava
migliore, ma come mai?
<<
E-Edward? >> di chi era quella voce cristallina? Non era la mia, ma chi
aveva parlato? Nella stanza non c’era nessuno oltre a me e a lui.
Mi
stupii di quanto la mia voce sembrasse diversa, di quanto mi sentissi diversa.
Sentivo che in me qualcosa era cambiato, ma cosa?
<<
Sì, amore, sono io >> mi sorrise leggermente, ma vidi che qualcosa in lui
era diverso.
<<
Edward, io … ti vedo. Ti vedo sul serio. >>
Mi
resi conto che nonostante stessi guardando Edward io mi fossi accorta di tutto
quello che mi circondava, mi ero anche accorta dell’uccellino che cinguettava a
qualche centinaio di metri di distanza dalla casa.
Un
profumo fruttato mi arrivò alle narici e pensai fosse quello di Edward, era
sicuramente il suo, ma più intenso, più … più penetrante.
<<
Bella? Sei sveglia? Stai bene? >> mi chiese preoccupato avvicinandosi a
me.
<<
Certo che sto bene, perché non dovrei? >> gli sorrisi, ma mi sentivo
ancora scombussolata per il suono della mia voce. Era più chiara, più nitida,
non aveva niente a che fare con la voce sgraziata che sentivo di solito.
<<
Bella, è successa una cosa … >> abbassò la testa in fare colpevole e mi
chiesi che cosa fosse capitato.
Cercai
di alzarmi leggermente dal letto, ma mi girò per un secondo la testa.
Immediatamente Edward mi si fece ancora più vicino e mi tenne sdraiata sul
letto.
<<
No, non ti alzare, non sei ancora abituata al tuo nuovo corpo. >>
Lo
guardai per un secondo interrogativa, ma vedendo che abbassasse la testa
compresi appieno.
<<
Mi hai trasformata? >> gli domandai senza tentennamenti.
Lo
vedi annuire leggermente.
Rimasi
impietrita, paralizzata. Ero… ero una vampira. Io, Isabella Swan, ero diventata
una vampira.
Nonostante
il mio cervello, il mio nuovo cervello
continuasse a girare a mille all’ora, io non riuscivo a proferire parola, non
sapevo cosa dire, ero paralizzata. Mille pensieri in testa, ma neanche un
briciolo di forza per dire qualcosa.
<<
Lo so, lo so che ho sbagliato a farlo, ma dovevo farlo, lo capisci? Se non
l’avessi fatto ti avrei perso e io non ho potuto immaginare la mia esistenza
senza di te. Non sai quanto mi sono maledetto in questi tre giorni per quello
che ho fatto, ma mi sono sentito costretto. È un pensiero egoistico, l’ho fatto
solo per me, perché non riuscivo ad immaginare la mia vita senza di te. Avrei
dovuto pensare a te, avrei dovuto pensare alla tua… >>
<<
Hey, hey, calmati un secondo, Edward. È tutto a posto. Ne avevamo parlato,
ricordi? Ti avevo già spiegato in tutti i modi che era quello che volevo, che è
quello che ho sempre voluto. Ho cercato di farti capire che io fossi sicura di
questo passo, e va bene così. Sono diventata quello che volevo, no? Volevo
essere come te, vivere con te per il resto della mia vita e adesso potrò farlo
>> gli sorrisi dolcemente e potei scorgere nel suo sguardo tutto l’amore
che provava nei miei confronti.
<<
Ma non volevo che andasse così, non volevo trasformarti per questo stupido
motivo. Sarebbe dovuto essere diverso, non sarebbero dovute andare così le cose
>> sbuffò sonoramente e abbassò lo sguardo.
Mi
misi a sedere senza più giramenti di testa, gli presi il mento tra le mani e
gli alzai il viso. Incontrai i suoi occhi dorati, quegli occhi dorati che da
umana avevo amato, ma che da vampira amavo ancora di più. Erano così luminosi,
penetranti, sembravano scrutarmi dentro ancora più di quello che avevano sempre
fatto.
<<
Non devi colpevolizzarti per niente, Edward. È andata com’è andata e tu mi hai
salvato la vita, ti devo molto. Troppo. Ma adesso ho tutta l’eternità per
poterti ripagare, in molti modi >> finii la frase con fare malizioso e mi
stupii del fatto che non mi sentissi goffa come al solito, mi sentivo seducente
in qualche modo.
Vidi
i suoi occhi scintillare e sorridere maliziosi.
Mi
osservò le labbra per un po’ di tempo quasi studiandole, io rimasi ad ammirare
il suo viso, a memorizzare quei nuovi dettagli che i miei occhi riuscivano a
percepire.
Mi
sporsi leggermente verso il suo viso volendo far combaciare le nostre labbra.
Se tutto era amplificato, tutto migliore, come sarebbe stato baciarlo?
Le
nostre labbra si sfiorarono lentamente stringendomi lo stomaco, il suo sapore
mi stava facendo girare la testa. Cercai un contatto più profondo con lui,
assaporai le sue labbra con la mia lingua, le leccai fino a quando con un
gemito Edward non schiuse le sue labbra e le nostre lingue non si incontrarono
e cominciarono nuovamente a conoscersi.
Mi
sembrava che stessi baciando Edward per la mia volta, le emozioni, le
sensazioni, tutto era nuovo, tutto era amplificato rispetto a come era una
volta. Potevo percepire ogni mio cambiamento, ma anche quello che accadeva a
lui. Potevo sentire il suo sapore, il suo profumo mandarmi completamente fuori
di testa.
Ero
concentrata e presa dal bacio con Edward, ma nonostante quello continuavo ad
avere un contatto con la realtà, continuavo a sentire tutto quello che ci
circondava.
Ci
staccammo e Edward appoggiò la fronte contro la mia.
Per
la prima volta non avevo il respiro affannoso o il battito accelerato, le
guancie non erano rosse, anche se io internamente mi sentivo andare a fuoco.
Tutto in me era diverso, anche le reazioni a quello che stava succedendo.
<<
Non puoi nemmeno immaginare quanto mi sia mancato baciarti >> sussurrò
lasciandomi un bacio sul naso.
Sorrisi.
<<
Io è come se ti avessi baciato per la prima volta, non mi avevi mai detto che è
così sconvolgente. >>
<<
È qualcosa che non si riesce a spiegare, bisogna provarlo. >>
<<
Giusto, hai ragione >> lo baciai nuovamente.
<<
Comunque, mi vorresti spiegare che cosa è successo? >>
Si
staccò da me abbassando lo sguardo.
<<
Edward, ti prego. Voglio sapere. >>
<<
Che cosa ricordi per ultimo? >>
<<
Ricordo che dei vampiri ci hanno attaccato, ma non ricordo molto altro, sembra
tutto sfocato. Ho come la sensazione che quegli istanti sia andati sempre più
veloci. >>
Sbuffò
leggermente e poi cominciò a parlare << Dei vampiri ci hanno attaccato.
Emmett, Rose e gli altri stavano cercando di tenerli il più lontano possibile
dall’interno della casa, ma qualcuno è sfuggito al loro controllo. Hanno
cominciato ad entrare, volevano attaccarti, attaccarci. Mi sono allontanato da
te quel giusto che bastava per proteggerti e per non farti toccare da nessuno,
ma in quel momento non ricordavo un dettaglio importante: eravamo vicini alla
porta del garage. È da lì che è entrata Victoria che ti si è avvicinata. Troppo
preso a cercare di proteggerti da quei vampiri che mi si erano parati davanti,
mi ero dimenticato di quel dettaglio importante. Così ti si è avvicinata e
quando ho visto che ti stava per toccare o cercare ti allontanarti, ma sono
stato subito preso dai vampiri. Mi sono divincolato, ho lottato perché volevo
salvarti. Victoria ti stava per uccidere quando sono riuscito a liberarmi, mi
sono avvicinato e ti ho spinto via. L’ho fatto troppo forte a quanto pare
perché quando ho distrutto Victoria e ti ho raggiunto, eri in fin di vita.
Avevi perso troppo sangue, se non ti avessi trasformato saresti morta. Lì, in
salotto.
<<
Non volevo farlo, ma sono stato costretto a farlo. Non volevo perderti, non
riuscivo ad immaginare la mia vita senza di te e in quel momento mi sembrava la
cosa migliore. Ma non doveva succedere tutto così in fretta, avremmo dovuto
andare con calma, parlare e cercare di capire come potessimo mettere le cose a
posto con Charlie, con tua madre. Adesso come faremo? Non puoi sparire
improvvisamente, non puoi smettere di cercarli e di chiamarli. Come possiamo
spiegare perché sei diversa? Perché sei ancora più bella di quanto lo fossi
prima? Perché i tuoi occhi sono dorati, o neri, e non più di quel marrone
cioccolato che li caratterizzavano? È andato tutto a rotoli, tutto è sbagliato
ed è solo colpa mia. Se solo ti avessi spinto con meno forza, se solo fossi stato
attento non sarebbe successo niente di tutto questo. >>
Si
sedette meglio sul letto e si prese la testa fra le mani.
Mi
avvicinai a lui.
<<
Certo che tu ti prendi troppe colpe, ti addossi sempre colpe che non hai e ti
fai troppi problemi. Edward, va bene così, era quello che volevo, che volevamo,
no? Perché farne una tragedia. Ok, stavo per morire. Ok, sarà un problema
spiegare ai miei genitori perché sono cambiata, ma non è la fine del mondo, lo
sai? Capisco se l’avessi fatto contro la mia volontà, se io non ero d’accordo,
ma ne abbiamo parlato, ci siamo chiariti varie volte e questo, quello che sono,
è quello che ho sempre voluto essere, quindi ti prego, smettila di fare il
martire. >>
<<
Io non faccio il martire >> mi guardò scioccato.
<<
Ah no? A me sembra tanto di sì. Vuoi sempre addossarti colpe che non hai. Stai
tranquillo, Edward, e cerca di vivere un po’ più tranquillo. E poi guarda il
lato positivo, adesso non dovrai più preoccuparti che io mi faccia del male o
che cada come una stupida da qualche parte, non devi più proteggermi. Non lo
trovi un lato positivo? >> ridacchiai leggermente.
Mi
guardò malissimo per poi salire completamente sul mio corpo e schiacciarmi
contro il materasso.
<<
Io continuerò a proteggerti comunque, chiaro? >> sussurrò a pochi
centimetri da me sconvolgendomi.
<<
Sì, chiaro. >>
<<
Mi mancherà il fatto di non poterti più vedere arrossire, eri così adorabile
quando lo facevi >> mi baciò lentamente.
Edward
mi conosceva a fondo, sapeva che quel suo gesto una volta mi avrebbe
imbarazzato e fatto arrossire, ma ora non era più così, sarebbe stato tutto
diverso. Avrebbe dovuto imparare a conoscermi di nuovo.
Lo
spinsi via.
<<
Ahi, mi hai fatto male >> disse toccandosi il petto.
Ridacchiai.
<<
Dovrai stare attento adesso, io sono più forte di te. Ricordatelo. >>
Mi
alzai dal letto e andai in bagno.
Ero
curiosa di vedermi, di scorgere come fossi diventata, cambiata.
<<
Dove stai andando? >> mi chiese curioso Edward.
<<
Voglio vedere come sono diventata. >>
<< Sei ancora più stupenda di quanto lo fossi prima >> mi abbracciò
da dietro e mi lasciò un bacio sul collo.
<<
Non credo proprio. >>
Spalancai la porta del bagno e rimasi a bocca aperta. Ferma.
Davanti
a me, riflessa nello specchio c’era una giovane donna, una giovane vampira con
lunghi capelli ondulati castani, un viso perfetto, quasi di porcellana. Il
corpo non era cambiata di una virgola, ma ai miei occhi era tutto diverso, ero
più eterea, più bella, più raggiante, emanavo una strana aura che mi rendeva splendente.
Mi
avvicinai e rimasi a fissare le miei iridi rosse. Incutevano terrore. La gola
improvvisamente cominciò a bruciare.
<<
Edward, credo di avere un po’ fame >> lo guardai attraverso lo specchio.
<<
Allora, andiamo a caccia. Ho leggermente fame anch’io. >>
<<
Forse è meglio se prima facciamo una riunione di famiglia, che ne dici?
>> mi girai a guardarlo.
<<
Sì, forse è meglio. Ti stanno tutti aspettando. >>
<<
Li sento, Edward. Li sento. >>
Uscii
dalla stanza pronta a trovarmi davanti tutta la famiglia Cullen, le persone che
avrebbero fatto parte della mia vita per l’eternità.
Quanto
mi piaceva ripetere la parola eternità, suonava bene. Fin troppo.
Buonasera! Ormai non so più come
farmi perdonare per il ritardo. Sono davvero imperdonabile, ma ormai è iniziata
la scuola e mi sta già uccidendo. Perché sono finite le vacanze? =( Penso che
molte di voi se lo staranno chiedendo, soprattutto quelle che vanno a scuola.
Prima di parlare del capitolo
meglio che vi avvisi subito che non so quando posterò il prossimo capitolo,
quando riuscirò a scrivere, ma sappiate che cercherò di fare il possibile per
farlo. Mancano pochi capitoli alla fine e voglio cercare, e provare, a non
farvi attendere troppo la fine. Siete felici di saperlo? Almeno per un po’ non
mi avrete tra le scatole, anche se ho in ballo anche un’altra storia. xD
Comunque, tornando a parlare del
capitolo. Devo dire che mi è piaciuto scriverlo, davvero molto. Come al solito
Edward è uno che si fa un sacco di pippe mentali e ovviamente anche per il
fatto che ha trasformato Bella se ne fa parecchie.
Continua a darsi la colpa per
tutto, che se si fosse controllato sarebbe andata diversamente, ma non ha
pensato al fatto che forse Bella sarebbe stata uccisa da qualche vampiro
neonato mentre lui cercava di uccidere Victoria.
Nel suo POV ho cercato di chiarire
un po’ cos’è successo nella piccola battaglia, se posso chiamarla così. Spero
che sia tutto chiaro, altrimenti chiedete pure, non fatevi problemi =)
Bella finalmente si sveglia, si
ritrova vampira, un nuovo corpo, nuove sensazioni, deve affrontare un Edward
sempre più insicuro, cambierà mai con il tempo?
Nel prossimo capitolo l’incontro con la famiglia Cullen e il primo pranzo! xD
Come vi ho già detto prima, siamo
quasi in dirittura d’arrivo, manca davvero poco. Cercherò di fare di tutto per
finirla velocemente e non farvi attendere troppo, spero solo che voi avrete la
pazienza di aspettarmi per dare l’ultimo saluto a Edward e Bella e a tutti i
Cullen.
Alle vostre recensioni risponderò più tardi, o in questi
giorni, ma state pur sicure che una risposta arriverà. =)
Ringrazio davvero tutte le persone
che nonostante tutto continuano a seguire la storia, a leggerla, a recensirla.
Davvero, davvero grazie.
Spero di leggere le vostre
opinioni.
Alla prossima ^_^
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Capitolo 30 *** Capitolo 30 ***
Capitolo 2
Buon pomeriggio! *Entra in punta di piedi sperando che nessuna voglia ucciderla e sia già armata*
Lo so, sono in un terribile ritardo, sono più di due mesi che
non pubblico questa storia e non potete nemmeno immaginare quanto mi
dispiaccia, ma ho deciso di trattenere le mie parole per lasciarvi alla
lettura del nuovo capitolo.
Mi raccomando, vorrei che leggeste le note finali.
Buona lettura ^_^
Capitolo 30
Bella POV
Quando
scendemmo le scale mi ritrovai davanti tutta la famiglia Cullen davanti a me
che mi sorrideva. Erano così raggianti, così sorridenti che mi fecero quasi
venire le lacrime agli occhi, se avessi potuto piangere l’avrei fatto.
Mi
guardavano con così tanta tenerezza che mi si stringeva il cuore. Tutti, Alice,
Emmett, Rose, Carlisle, Esme mi guardavano con uno sguardo strano, l’unico che
sorrideva quasi impercettibilmente era Jasper che rimaneva sempre nella sua
tranquillità.
La
prima a raggiungermi fu Alice che mi abbracciò con slancio. Se mi avesse
abbracciato in quel modo quando ero un’umana, mi avrebbe di sicuro sbattuto a
terra, ma da vampira non vacillai minimamente.
Internamente,
esultai per quel fatto. Non sarei più stata goffa o impacciata, anzi, sarei
stata sicura di me stessa e aggraziata, qualità che avrei voluto sempre avere,
ma che purtroppo mi mancavano.
<<
Come stai? >> mi chiese Alice tutta contenta.
<<
Un po’ frastornata, ma bene. >>
Uno ad uno tutta la famiglia Cullen venne ad abbracciarmi, tutti che mi
dicevano qualche frase di conforto, Jasper si scusò anche. Era l’unico che
continuava ad incolparsi per quello che mi era successo, gli altri cercavano di
non pensarci e di andare avanti, ormai quello che era successo faceva parte del
passato.
<<
Allora, come ci si sente da vampira? >> mi chiese Emmett sorridendo.
<<
Mi sento forte, invincibile, potente >> lo guardai sorridendo.
<<
Be’, piano con le parole Bella, il più forte fino a prova contraria qua sono
io, quindi non esagerare troppo. >>
<<
Vogliamo provare chi è il più forte? >> lo stuzzicai.
Lo
vidi rimanere senza parole, ma poi si aprì in un sorriso.
<<
Quando vuoi, Bellina. Quando vuoi, basta dirlo. >>
Cominciavamo
assolutamente bene, era da nemmeno un’ora che ero sveglia e stavo già cercando
di dimostrare quanto fossi forte. Se ne sarebbero viste delle belle, di sicuro.
<<
Emmett, datti una calmata, falla abituare al suo corpo e poi vedremo, ok?
>> gli disse Edward stringendomi per la vita.
<<
Che c’è, Edward, paura che la tua Bellina si faccia del male? >>
<<
Se dovessi farle del male stai pure sicuro che te la farei pagare >>
Edward ringhiò facendomi prendere paura.
<<
Ok, ragazzi, datevi una calma. Per adesso Emmett e Bella non faranno niente di stupido,
quindi non succederà niente a nessuno e nessuno dovrà pagarla. Ci siamo capiti?
>> Carlisle fece subito sentire la sua autorità e tutti tornammo
tranquilli.
<<
Che ne dite se ce ne andiamo tutti insieme a caccia? >> propose Rose.
<<
Io direi che ci sto, ho leggermente fame >> le rispose Emmett toccandosi
lo stomaco.
<<
Chissà perché, ma non mi stupisco. >>
Scoppiammo
tutti a ridere. Una risata generale e di massa, che continuò per un po’ mentre
Emmett faceva l’offeso.
Uscimmo
tutti sotto il portico e ci fermammo a guardare il bosco.
In
mezzo a quegli alberi correva e scalpitava quello che sarebbe stato il mio
pasto da quel momento all’eternità. Ero eccitata, curiosa di sapere come
sarebbe stato, cosa avrei provato, cosa avrebbe provato il mio corpo a quel
sapore nuovo.
Esternamente
ero calma, ma internamente stavo scalpitando, non vedevo l’ora di lanciarmi a
tutta velocità e andare a raggiungere la mia preda.
<<
Andiamo? >> chiesi impaziente.
<<
Impaziente, ragazzina? >> Emmett era alquanto divertito.
<<
Non puoi immaginare nemmeno quanto. >>
<<
Allora andiamo. >>
Non fece nemmeno in tempo a finire la frase che tutti eravamo già partiti e
correvamo per il bosco.
Edward
se ne stava vicino a me che mi teneva d’occhio, ma volevo sentirmi libera, per
una volta, finalmente. Libera di correre per il bosco, di gustarmi le
meraviglie della terra senza aver bisogno di sforzarmi troppo. Mi sentivo
forte, potente e volevo gustarmelo fino in fondo.
Accelerai,
ma subito Edward mi fu vicino.
Continuammo
a correre e a superarci, facendo una specie di sfida, ma quando lo sentii
fermarsi, mi fermai anch’io.
<<
Edward, c’è qualcosa che è più veloce di te, a quanto pare >> rise
divertito Emmett.
<<
Non esageriamo. Non ho dato il mio massimo. >>
Emmett
scoppiò a ridere selvaggiamente.
<<
Concentriamoci, ragazzi, c’è qualcuno qui, che è in attesa di avere la sua
prima lezione >> Carlisle mi guardò sorridendo.
Sì,
volevo avere la mia lezione e subito, avevo fame, tanta fame e non vedevo l’ora
di sapere come mi sarei sentita non appena avessi bevuto il sangue di qualche
animale.
Edward
mi si avvicinò immediatamente.
<<
Noi intanto andiamo, ci vediamo qui >> disse Carlisle ad Edward che
annuì.
Tutti
se ne andarono, lasciandoci soli in mezzo al bosco.
<<
Come mai se ne sono andati? >>
<<
Abbiamo bisogno di un po’ di privacy. Devi concentrarti le prime volte e magari
la loro presenza può disturbarti. >
Gli
sorrisi leggermente.
<<
Dimmi cosa devo fare. >>
Scosse
la testa e poi diventò improvvisamente serio.
<<
Chiudi gli occhi. Amplifica i sensi. Concentrati solo sull’olfatto. Capta tutti
gli odori. Tra questi ce ne sarà uno che ti colpirà più di tutti. Seguilo,
tienilo a mente. Focalizza la preda e poi lanciati all’attacco, cercando di
fare il minimo rumore possibile e… >>
Non
lo lasciai finire. Avevo già sentito la mia preda e non volevo aspettare un
minuto di più. Era a qualche chilometro di distanza da noi e aveva un profumo
così invitante. Sentivo il cuore pulsare e pompare il sangue in tutto il corpo.
Corsi,
pronta ad attaccare quell’animale che mi allettava così tanto.
Mi
fermai a poca di stanza da lui, conscia che non mi avesse sentito. Lo osservai.
Era uno stupendo alce dal manto scuro. Se fossi stata umana mi sarebbe
dispiaciuto, era così carino, ma in quel momento non riuscivo a ragionare
lucidamente. L’unica cosa che aveva in mente era l’odore del suo sangue e nelle
orecchie il martellare del suo cuore.
Attesi
ancora e poi mi fiondai su di lui, mostrando i denti e mettendoglieli nel
collo.
Cercò
di dibattersi, di liberarsi, opponeva resistenza, ma io ero molto più forte di
lui, decisamente molto più forte.
Non
appena bucai la sua pelle, il sangue mi inondò la gola facendomi fare un verso
strano. Lo sentivo scendere giù, fino allo stomaco. Non solo quell’alce aveva
un odore sublime, ma il gusto era qualcosa di senza parole.
Sentivo
che mi dissetava, che mi nutriva, che mi ridava vita. Finalmente riuscivo a
mettere qualcosa sotto i denti.
Bevvi
ogni litro del suo sangue, gustandomelo fino all’ultima goccia.
Quando
ebbi finito mi alzai, mi girai e mi passai la lingua sui denti e sulle labbra.
Edward
mi guardava appoggiato ad un albero con uno sguardo strano.
<<
Che c’è? >> gli chiesi non appena gli fui vicino.
<<
Sembra quasi che tu sia nata per cacciare. Non hai fatto nessunissima fatica e
non ti sei nemmeno sporcata di sangue. Io la mia prima volta ne ero
completamente sporco >> mi guarda con ammirazione, quasi adorazione.
<<
Te l’ho detto che questo era la mia vera natura. >>
Scosse
il capo.
Gli
portai le braccia al collo e lui posò le mani sulla mia vita.
<<
Devo confessarti una cosa >> sussurrò suadente.
<<
Cosa? >> gli chiesi maliziosa.
<<
Mi eccita da morire vederti cacciare >> mi morse leggermente il collo
facendomi mugugnare.
<<
Vorrà dire che troverò qualche altra preda allora. >>
Gli
baciai le labbra e poi gli diedi le spalle.
Chiusi
leggermente gli occhi e immediatamente tutti gli odori che mi circondavano mi
stordirono.
Localizzai
lo stesso profumo che avevo sentito prima e cominciai a correre.
Arrivai
dalla mia preda, ero quasi pronta ad attaccare, stavo solo aspettando il
momento giusto.
Edward
era dietro di me che mi osservava, sentivo la sua presenza anche se non aveva
fatto il minimo rumore.
Mi
preparai ad attaccare quando un profumo mi invase le narici e mi fece girare di
scatto.
Non
feci nemmeno in tempo a pensare di partire che avevo già cominciato a correre.
Dovevo
sapere a chi apparteneva quell’odore così speziato e gustoso, immaginavo già di
sentire il sapore di quel sangue nella mia gola.
Corsi,
corsi, pensando solo a quel profumo, a quel sangue che stava aspettando solo
me.
In
lontananza vidi un uomo che era in cerca di legna. Un uomo, in quel momento non
mi era nemmeno scattato il campanello d’allarme, sapevo solo che dovevo provare
quel sangue.
A
qualche centinaio di metri di distanza, Edward riuscì a fermarmi con non poca
fatica.
<<
Bella! Bella, calmati, fermati! È un umano >> ma era come se non lo
sentissi, il predatore che era in me si era svegliato e non sapevo più come
spegnerlo.
Per
fortuna l’uomo si avviò verso la casa, a pochi passi di distanza, da dove
uscirono due bambini che correvano.
Non
appena vidi quei due bambini corrergli incontro, ripresi il controllo di me stessa.
Se
avesse potuto piangere l’avrei fatto, per la disperazione. Che cosa stavo per
fare? Stavo per uccidere un uomo, avrei voluto uccidere il padre di quei poveri
bambini senza alcuna pietà.
<<
Che cosa stavo facendo, Edward? >> gli chiesi in tono disperato.
<<
L’importante è che tu non l’abbia fatto, ok? Adesso calmati. Tutti abbiamo
avuto la tentazione di uccidere degli umani, c’è anche chi l’ha fatto >> mi abbracciò.
Alzai
lo sguardo su di lui e lo fissai.
<<
Non voglio mai uccidere una persona innocente, ok? Se dovesse succedere,
fermarmi come hai fatto adesso. Ti prego >> mi strinsi maggiormente a
lui.
<<
Te lo prometto, ora però è meglio se torniamo a casa, va bene? >>
Annuii
e cominciammo a correre verso il luogo dove dovevamo incontrarci con il resto
dei Cullen.
Rimasi
in silenzio per tutto il tempo, a rimuginare a quello che avrei fatto se Edward
non mi avesse fermato. Avrei potuto uccidere una persona, avrei potuto togliere
la vita ad un padre di famiglia senza che avesse nessunissima colpa, a parte il
fatto che il suo sangue avesse un profumo così succulento da farti venire
voglia di assaggiarlo.
Ricordavo
ancora in modo così nitido quel profumo che quasi mi faceva star male. Avrei
voluto assaggiarlo, solo una volta, ma sapevo che era sbagliato.
Quel
giorno rimasi abbastanza sulle mie, anche se tutta la famiglia cercò di farmi
capire che era una cosa normale, che capitava a tutti e che non dovevo
prendermela. Emmett mi aveva anche detto che dovevo guardare il lato positivo,
almeno non lo avevo ucciso davvero quel poveretto.
Non
mi fece ridere, anzi, fece cominciare una battaglia a suon di cuscinate. Riuscì
a farmi dimenticare per alcuni minuti ciò che quel giorno mi occupava i
pensieri e lo ringraziai.
Durante
la notte rimasi a guardare la luna, era così chiara. Mi persi ad osservarla e
ad esaminare ogni suo più piccolo particolare, ora che vedevo tutto in modo più
nitido dovevo approfittarne.
Quella
sera, con la luna da testimone, giurai a me stessa che avrei fatto di tutto pur
di non uccidere un povero innocente, che mi sarei controllata, che avrei fatto
attenzione, che non avrei più lasciato che il predatore che era in me prendesse
il sopravvento.
Mantenni
la mia promessa. Gli altri mi aiutarono ed insegnarono ad autocontrollarmi e io
durante la caccia cercavo di fare più attenzione possibile.
Ce
la feci, con mio sommo stupore, non uccisi nessuno per le prime settimane
durante le quali andavamo a cacciare praticamente tutte le sere. Lo facevano
per farmi abituare, per abituarmi a quella nuova routine della mia vita.
Fu
così che le settimane passarono e io avevo sempre più padronanza del mio corpo,
della mia nuova forza, della mia velocità. Avevo anche cominciato a fare gare
di braccio di ferro con Emmett, gara che perdeva sempre e la cosa lo faceva
arrabbiare e non poco.
Jacob
e Sara ogni tanto venivano a trovarci e noi andavamo a trovare loro. La
famiglia Cullen e i Quileute andavano d’amore d’accordo, sembravamo una
bellissima famiglia allargata di fenomeni sovrannaturali e ci andava bene così.
C’era
solo una cosa che era un completo mistero per tutti noi: quale fosse il mio
potere, se mai ne avessi avuto uno. Edward non riusciva ancora a leggermi nel
pensiero e questo non faceva altro che farlo sentire impotente. C’era abituato,
ma sperava che diventando una vampira le cose sarebbero cambiate, nulla di più
sbagliato.
Una
sera ero andata a fare una passeggiata nel bosco, a prendere un po’ di aria
fresca. Ero immersa nei miei pensieri, mi chiedevo che fine avesse fatto la mia
famiglia, come stessero mia madre e mio padre. Non sapevo ancora come spiegare
la mia improvvisa sparizione, per un paio di mesi ero coperta, avevo detto che
ero partita improvvisamente per un viaggio e che sarei stata via per un po’.
Ovviamente
mio padre si arrabbiò alquanto, avrebbe almeno voluto che l’avvisassi, ma non
c’era stato tempo.
Quella
era la mia copertura, ma cos’avrei detto dopo alla mia famiglia? Non potevo
farmi vedere, altrimenti come avrei spiegato perché ero diventata così
improvvisamente diversa? Perché tutto in me era completamente diverso?
<<
Disturbo? >> Edward mi fece sussultare. Non l’avevo sentito arrivare,
forse perché ero troppo persa nei miei pensieri.
<<
Non pensavo di poterti spaventare, sei una vampira adesso, devo ricordartelo?
>>
Gli
sorrisi leggermente. << No, non devi. Ero solo persa nei miei pensieri e
non ti ho sentito arrivare, tutto qua. >>
<< Vuoi parlarne? >> mi chiese abbracciandomi da dietro.
Sbuffai
leggermente.
<<
Non so come spiegare alla mia famiglia il mio cambiamento. Non so assolutamente
che cosa potrei dire loro. >>
<<
So che potrà sembrare una cosa cattiva, ma puoi anche non dirglielo. >>
<<
Impedendomi così di vederli per tutta la vita? Mi dispiace, ma non posso farlo,
non voglio farlo. Voglio che i miei genitori facciano parte della mia vita, che
sappiano che cosa sono diventata. >>
<<
Per poi vederli morire? >>
Scossi
la testa e mi slacciai dal suo abbraccio, guardandolo negli occhi.
<<
Prova a pensarci un secondo, Edward. Li vedrei morire comunque, dicendoglielo e
non dicendoglielo, li vedo comunque morire. Sono immortale, sono una vampira,
vivo per l’eternità. So già che li dovrò veder morire, ma sai che cosa voglio
fare? Voglio godermeli adesso, voglio continuare a vedere la mia famiglia, mia
madre, mio padre, anche Phil, perché dovrei privarmi di ricordi? Di loro
ricordi? Dovrei continuare a portare in me ricordi di quando ero umana? Lo sai
meglio di me che con il tempo svaniscono, che poi se ne vanno e io voglio avere
ricordi dei miei famigliari. >>
<<
Hai perfettamente ragione, Bella, ma se gli dicessi quello che sei, quello che
siamo, li metteresti in pericolo. I Volturi verrebbero a sapere che degli umani
sono venuti a sapere troppo e li ucciderebbero. È questo che vuoi? Metterli in
pericolo? >>
<<
Li proteggeremmo noi >> gli risposi risoluta.
<<
Sai che non è possibile, Bella. Mettersi contro i Volturi significa cominciare
una guerra che non vogliamo cominciare. Capisco che tu voglia dirglielo, ma non
puoi metterli in pericolo, capisci? >>
Annuii
e mi ammutolii. Sapevo che aveva ragione, lo sapevo perfettamente, ma non
potevo capacitarmi di perdere la mia famiglia. Non volevo perderla e non
l’avrei permesso. Avrei sicuramente trovato un modo per non allontanarmi da
loro, anche se mi avrebbe costretto a mentire.
Rimanemmo
in silenzio, ognuno perso nei suoi pensieri, almeno a me sembrava.
In
realtà Edward stava architettando qualcosa e se solo l’avessi osservato meglio
me ne sarei resa conto.
<<
Possiamo trovare un posto per sederci? >> mi chiese improvvisamente.
Lo
guardai con un punto interrogativo, ma trovai comunque un masso su cui sedermi,
ma lui non mi raggiunse, rimase davanti a me a guardarmi.
<<
Non ti siedi? >>
Scosse
la testa e lo vidi inginocchiarsi davanti a me.
<<
Che cosa stai facendo? >> lo guardai con occhi sbarrati.
Non
lo stava per fare sul serio, vero?
<<
Qualcosa che avrei voluto fare tanto tempo fa >> lo vidi sorridere
leggermente in imbarazzo.
Sentii
qualcosa pompare nel mio petto, un leggero battito proveniva dalla mia cassa
toracica, ma non ci feci caso, ai vampiri non batte il cuore, no?
<<
Sono stato solo per più di un secolo e sinceramente pensavo che lo sarei stato
per il resto della mia vita. Maledicevo quello che ero, quello che sono, ma
oggi come oggi non posso far altro che ringraziare il fatto che io sia un
vampiro. Il destino aveva già programmato tutto, ma avrei tanto voluto che mi
avesse almeno lasciato un messaggio avvertendomi che presto le mie pene
sarebbero finite.
<< Non avrei mai creduto di incontrare qualcuno di cui mi sarei potuto
innamorare, non avrei mai pensato che mi sarei innamorato di un’umana. Ho fatto
di tutto per non starti accanto all’inizio, soffrivo pur di non stare insieme a
te e impedire che la tua vita procedesse come quella di una normale liceale, ma
sbagliavo. Se tornassi indietro non farei più niente del genere, non ti
lascerei, non ti lascerei andare per nulla al mondo, perché tu, Isabella Marie
Swan, sei la persona che ha cambiato la mia intera esistenza. Vuoi farne parte,
diventando mia moglie? >> aprii una scatola in cui c’era una grande
anello, stupendo, perfetto.
Rimasi
a bocca aperta a fissarlo, a ripensare alle parole che aveva appena
pronunciato.
Ero
una vampira, ma in quel momento i miei tempi di reazione erano praticamente
nulli.
Alzai
lo sguardo su di lui che mi guardò leggermente preoccupato e tornai in me.
<<
Sì, Edward Masen Cullen, voglio far parte della tua eternità come tua moglie
>> gli sorrisi raggiante mentre mi infilava quell’enorme anello al dito.
Gli
saltai praticamente addosso e lo baciai, ma improvvisamente sentii un rumore
strano. Smisi di baciarlo e rimasi a guardarlo.
Qualcosa
batteva nel mio petto, qualcosa pompava. Guardai confusa Edward che guardava
confuso me.
<<
Lo senti anche tu? >> gli chiesi.
Prese
la mia mano e se la portò al petto ed io feci lo stesso con la sua.
<<
Edward, i nostri cuori non possono battere >> gli ricordai.
<<
Lo so >> sussurrò leggermente.
Rimanemmo
a guardarci, mentre il battito dei nostri cuori morti riecheggiava nell’aria.
Bum. Bum. Bum.
<< Baciami, Edward. >>
Non
se lo fece ripetere. Quando le sue labbra si posarono sulle mie, il battito
aumentò di velocità.
Bumbumbum.
Bumbumbum. Bumbumbum.
Sia
il mio che il suo.
Ci
staccammo e rimasi a guardarlo confusa.
<<
L’incontro del vero amore è qualcosa che sconvolge anche le cose più
impensabili. >>
Non
trovammo una spiegazione a quel fatto, ma non ci importava. Ci eravamo
fidanzati e c’era un matrimonio da organizzare.
Oddio,
mi sarei sposata e Alice mi avrebbe fatto venire il mal di testa con i
preparativi delle mie nozze.
*
* * * *
Quando
tornammo a casa ci aspettavamo di trovare tutti ad attendarci per farci i
complimenti e gli auguri, ma non trovammo nessuno.
Pensavo
che Alice non sarebbe stata capace di starsene zitta e che avrebbe subito
diffuso la notizia, ma così non fu.
Quando
entrammo in casa, sembrava completamente deserta, ma facendo il nostro ingresso
nel salotto trovammo Alice intenta a leggere una
rivista di Moda sul divano,
anzi, era una rivista di abiti da sposa.
<<
Tanto per farvelo sapere, avevo avuto già una visione qualche settimana fa. Per
quanto tu abbia cercato di fare di tutto per non prendere una decisione
definitiva sul come e sul quando, io l’ho vista comunque. Non ho detto niente a
nessuno perché mi sembrava giusto che glielo diceste voi. >>
<<
Che pensiero carino, Alice. >>
<< E comunque mi sto già organizzando per tutto. >>
<< Non ne avevo dubbi >> sorrisi felice.
<<
Famiglia Cullen al rapporto >> disse Edward sperando che tutti fossero in
casa.
Uno
per uno scesero lentamente le scale o fecero la loro comparsa in salotto.
<<
Abbiamo una notizia da darvi >> esordì Edward.
Tutti
ci guardavano in attesa, mentre io cercavo in tutti i modi di nascondere
l’anello al mio dito.
<<
Ci sposiamo >> conclusi io mostrando leggermente l’anello.
Se
fossi stata ancora umana sarei diventata rossa come un peperone. Tutte le
attenzioni erano su di me e su Edward, e io odiavo stare al centro
dell’attenzione.
Rose
scoppiò a saltellare come una stupida mentre veniva ad esaminare il mio anello.
Tutti
ci fecero i complimenti e gli auguri.
Non
poteva essere un momento più felice.
<<
Dovremo avvisare tutti. Quando celebrerete il matrimonio? Quanti invitati ci
saranno? Che mi metto? >> Rose era un fiume in pieno, strano dato che di
solito lo era Alice.
<<
Calmati, Rose. Stai tranquilla >> le disse divertito Edward.
<<
Rose, tu ovviamente mi dirai una mano ad organizzare il matrimonio. Se
lasciassimo tutto nelle mani di Bella sono sicura che combinerebbe un disastro.
>>
<< Ehi! >> rimproverai Alice facendola ridacchiare.
Per
tutto il giorno ci fu un vociare generale. Alice e Rose erano già all’opera per
i preparativi ed Emmett e Jasper erano con loro che davano una mano. Ah
l’amore, a volte ti fa fare cose che non vorresti fare, anche se poi alla fina
sia Emmett che Jasper si divertirono parecchio.
Edward
e io, invece, andammo dai Quileute a dare la notizia. Anche loro ne furono
alquanto felici e si offrirono per dare una mano in qualsiasi modo.
Passai
un po’ di tempo con Sara che mi chiese i dettagli della proposta e di come era
stato. Insomma, soliti discorsi da donne.
L’avevo
detto quasi a tutti, anche se mancavano ancora i miei genitori, ma non ne avrei
parlato fino a quando non avessi trovato un modo per non dirgli quello che ero
realmente.
Prima di parlare del capitolo, ci
tengo a spendere qualche parola per il mio terribile ritardo. Sono passati più
di due mesi e non potete nemmeno immaginare quanto mi dispiaccia avervi fatto
aspettare così tanto. La storia era praticamente alla fine e io non riuscivo a
trovare tempo per scrivere niente, nemmeno una parola. Colpa della scuola, ma
anche colpa del fatto che quando avevo un minimo di tempo l’ispirazione per
questa storia se n’era andata a quel paese.
Più i giorni passavano e più mi
sentivo in colpa per farvi aspettare così tanto, dato che non è nemmeno la
prima volta.
Ma c’è un altro motivo se sono così
in ritardo: mi ero messa in testa che non avrei pubblicato nessun capitolo di
questa storia fino a quando non l’avessi finita di scrivere tutta, fino all’epilogo.
Non volevo pubblicare un capitolo e poi farvi aspettare altre settimane, o
mesi, per leggere il capitolo successivo. Ho pensato che almeno questo ve lo
dovevo. Mi sembrava giusto che almeno gli ultimi 3 capitoli+epilogo ve li
leggeste con regolarità e senza aspettare i tempi di pubblicazione di questa
pessima autrice, che poi sarei io.
Quindi eccomi qua, dopo più di due
mesi con i capitoli scritti pronta a farmi prendere a brutte parole e magari
anche a pomodorate per le cazzate che magari ho scritto nei prossimi capitoli.
Scusate, scusate, scusate, davvero
tanto. Mi dispiace e non so davvero come farmi perdonare.
Forse è meglio se parlo un po’ di
questo capitolo.
Li avevamo lasciati che Bella si
era svegliata vampira e che doveva fare i conti con il proprio nuovo corpo, ma
in questo capitolo deve fare i conti con un altro lato di sé: la sete di
sangue. Vediamo la caccia, il momento in cui beve sangue animale, ma anche un
momento che sarebbe potuto sfociare in qualcosa di drammatico. Bella sente l’odore
di un umano e viene così tanto attratta che vorrebbe dissetarsi dalla sua gola
. Per fortuna riesce ad evitare tutto, grazie ad Edward.
Per Bella non è facile, era un’umana
fino a poco tempo prima e pensare che avesse potuto uccidere un suo simile la
manda fuori di testa.
Ma c’è un altro problema che
attanaglia Bella: se dire o non dire ai suoi genitori quello che è diventata.
Ovviamente Edward cerca di farla ragionare, di farle capire che se dovessero
sapere qualcosa rischierebbero la vita. Che cosa farà adesso Bella? Deciderà di
dirglielo o lascerà stare e farà finta di niente? Lo scopriremo nei prossimi capitoli.
E poi… Edward le ha chiesto di
sposarla *_* Amore *_* Quanto lo amo *_* Bella non rimane incinta, ma non
potevo toglierle il matrimonio, glielo dovevo, soprattutto perché Edward era da
almeno dieci capitoli che avrebbe voluto sposarla.
Spero che il capitolo vi sia
piaciuto e che sappiate perdonarmi per l’enorme ritardo con cui ho pubblicato.
Scusate davvero. Farei qualsiasi cosa per farmi perdonare.
Spero tanto di leggervi numerosi
come una volta, o magari anche di più.
Alla prossima ^_^
|
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Capitolo 31 *** Capitolo 31 ***
Capitolo 2
Buona sera!
Eccomi qua con un nuovo capitolo.
Buona lettura ^_^
Capitolo 31
Bella POV
Mancavano
due giorni al matrimonio. Solo due e io non avevo ancora avvisato i miei
genitori dell’imminente evento.
Tutto
era pronto, anche se, secondo Alice, eravamo ancora in alto mare. L’avevo
sempre saputo che fosse pazza, ma non fino a questo punto. Era praticamente
tutto pronto: dalle decorazioni del giardino fino ai tavoli per il ricevimento.
Tutto era pronto e Alice non faceva altro che urlare come una pazza a destra e
a sinistra impartendo ordini a tutta la famiglia Cullen.
Mi
dispiaceva che lavorassero tutti così tanto e io non facevo praticamente
niente, nemmeno Edward. Ci aveva proibito di immischiarci in qualsiasi cosa
c’entrasse con il matrimonio, dovevamo solo pensare ad arrivare rilassati al
grande giorno, freschi e bellissimi.
Mi
sentivo davvero in colpa, avrei dovuto dare una mano, in fondo era il mio
matrimonio, ma Alice faceva tutto in modo che non muovessi nemmeno un dito.
Odiosa.
Mi
scusai varie volte con tutti i Cullen, ma mi guardavano come se stessi dicendo
un’eresia.
Quindi,
avevo tutto il tempo libero, mi dividevo tra la caccia, il leggere un libro, a
guardare i film che volevo vedere da tempo, ma che non ero mai riuscita a
vedere per mancanza di tempo. Riempii ogni istante libero stando con Edward,
andando a visitare luoghi che non avevo mai visto, città, paesi. Posti che
avevo sempre sognato di conoscere, ma che non ne avevo avuta la possibilità.
Ero
sdraiata sul letto intenta a leggere un libro, anche se una parte del mio
cervello pensava ad un modo per dire ai miei genitori che si stava per sposare.
Si sarebbero arrabbiati parecchio, avevo avuto tutto il tempo, ma non mi
trovavo in una situazione facile.
<<
Un bacio per i tuoi pensieri >> la voce di Edward mi spaventò, non
l’avevo sentito arrivare, ma aveva anche il vizio di camminare in modo troppo
silenzioso.
<<
Non sto pensando assolutamente a niente >> gli risposi continuando a
leggere il libro.
<<
Bella, sei diventata una vampira, non sei cambiata completamente. Che cosa ti
passa per la testa? >>
<<
Sai che è strano sentirti dire una frase del genere? Di solito non dovresti
farla. >>
<<
Per me è più difficile di quanto tu possa pensare. Non sono abituato a dirla e
mi fa un certo effetto. A chi dovrei chiedere una cosa del genere? Solo a te.
>>
Abbassai
il libro e lo posai accanto a me sul letto.
Guardai
il soffitto e sbuffai.
<<
Pensi che ci sia qualcosa che non va in me? >>
<<
Perché dovrebbe esserci qualcosa di sbagliato in te? >> lo sentii
appoggiarsi accanto a me sulla sinistra.
Mi
girai a guardarlo. Aveva la testa appoggiata alla mano e mi guardava in modo
serio.
<<
Sinceramente pensavo che quando fossi diventata vampira tutto sarebbe stato
normale per te, insomma, che avresti potuto leggermi nel pensiero, ma invece
non è stato così. Non ce la fai, non
riesci a penetrare nel mio cervello e… >>
<<
Da qualche altra parte penetro benissimo però >> mi rispose malizioso.
<<
Edward! >> se avessi potuto sarei arrossita come un pomodoro. Come gli
venivano in mente certe uscite?
Scoppiò
a ridere e mi fece segno di andare avanti.
<<
Io sono serissima >> lo guardai offesa.
<<
Anch’io sono serio. >>
Sbuffai
e poi ricominciai a parlare. << Dicevo che non riesci a leggermi in
testa, quello che penso, in nessun modo. Deve esserci per forza qualcosa di
sbagliato in me. >>
<<
Da dove ti sono venute in mente tutte queste cazzate? Non c’è niente di
sbagliato in te, ci deve essere una spiegazione logica, qualcosa che non siamo
ancora riusciti a capire, ma non è colpa tua, è solo che non abbiamo ancora
capito cosa mi impedisca di leggerti nel pensiero. Non hai niente di sbagliato,
io ti trovo tremendamente stupenda >> mi si era avvicinato e mi stava
baciando il collo mentre la sua mano mi accarezzava il ventre.
<<
Edward, sto facendo un discorso serio, potresti calmarti un attimo? >> la
mia voce usciva tranquilla, come se l’uomo che amavo non mi stesse stuzzicando
e la cosa non mi facesse alcun effetto, ma non era assolutamente vero. Dentro
di me c’era un fuoco che divampava, un fuoco che chiedeva di uscire e poter
fondersi con il fuoco di Edward. Un fuoco che più passava il tempo, più
divampa, più non lo ascoltavo e non gli davo retta, più si espandeva facendomi
impazzire.
<<
Smettila Bella di pensare che ci sia qualcosa di sbagliato in te. Non c’è mai
stato niente di sbagliato in te, va bene? Sei solo tu che ne sei convinta.
Vedrai che prima o poi riusciremo a capire che cosa c’è che mi blocca di
leggerti nel pensiero, ma per adesso, vuoi lasciarti baciare e scollegare il
cervello per una buona oretta? >> parlava a contatto con la mia pelle
mentre mi veniva sopra e mi sovrastava con il suo corpo perfetto.
<<
Un’oretta? Solo? >> lo guardai finalmente negli occhi lasciandomi andare
a quella passione che mi stava divorando dall’interno.
Volevo
fare l’amore con lui, per ore, giorni, settimane se fosse stato possibile. Da
umana pensavo che quando avrei avuto la prima volta sarebbe stato più semplice
resistere alla voglia, ma non potevo sbagliarmi più di così. Quella era stata
la fine. Quello era stato il punto di non ritorno. Dopo che l’avevo fatto era
sempre più difficile resistere e più ne facevo più volevo farlo. Quando me ne
resi conto da umana, speravo che da vampira le cose sarebbe state migliori, che
ce l’avrei fatta, ma mi sbagliai nuovamente. Diventando vampira era qualcosa a
cui non riuscivo a resistere, avrei voluto fare l’amore con Edward tutti i
giorni per il resto della nostra eternità.
<<
Tutte le ore che vuoi, piccola >> sussurrò sulle mie labbra, prima di
posarle sulle mie.
Il
bacio fu subito passionale, pieno di morsi alle nostre povere labbra.
Con
una leggera spinta capovolsi le posizioni e cominciai a strusciarmi in modo
poco casto contro di lui.
<<
Odio il fatto che tu adesso sia più forte di me >> sussurrò roco.
<<
Non puoi immaginare quanto a me la cosa ecciti invece >> gli confessai.
Non
mi resi minimamente conto di quello che avevo detto, altrimenti sarei subito
scesa da sopra Edward e me ne sarei andata, leggermente in imbarazzo.
Quando
eravamo in atteggiamenti intimi, perdevo qualsiasi freno inibitorio, dicevo
qualsiasi cosa mi passasse per la testa.
Gemette
senza ritegno mentre gli torturavo il collo riempiendolo di baci e di morsi.
Gli strinsi la maglietta con troppa foga e gliela strappai.
<<
Ops >> dissi ammirando il petto di Edward nudo, che cominciai a
percorrere di baci e con le mani.
Eravamo
già sulla via di non ritorno, era chiaro.
Ben
presto anche i pantaloni e i boxer di Edward fecero compagnia al pavimento
mentre io mi dedicavo ad una pratica per me alquanto inconsueta, soprattutto
una volta. Infatti, una volta, ma avevo cominciato a prenderci gusto.
Sentirlo
ansimare mentre leccavo e stringevo la sua intimità tra le mani, era qualcosa
di altamente afrodisiaco. Altro che mangiare cibi strani, mi bastava sentire
come ansimava e come sussurrava il mio nome per farmi andare completamente
fuori di testa.
Stavo
facendo una cosa che non avevo mai fatto, ma che mi veniva in modo naturale.
Cosa toccare, come toccare, cosa fare.
Quando
Edward raggiunse l’orgasmo era completamente sconvolto, se ne rimase sul letto
con gli occhi sbarrati.
<<
Stai bene? >> gli chiesi parandomi davanti al suo viso.
<<
Sì, no… un secondo >> si passò una mano tra i capelli e gli lasciai un
bacio sulla mascella e poi scesi al collo.
<<
Devo chiamare Carlisle? >>
<<
No, sto solo ripensando a quanto sia stato incredibile e… Dio, non ho parole.
>>
Ridacchiai
leggermente mentre gli lasciavo baci da tutte le parti.
Improvvisamente
mi sentii prendere per i fianchi e poi dopo sentii il contatto con il
materasso.
<<
Che stai facendo? >> sorrisi felice.
<<
C’è qualcosa che voglio provare a fare >> mi rispose malizioso scendendo
a baciarmi il collo.
<<
Vorresti spiegarmi o… >> sospirai.
<<
Smettila di parlare e lasciami fare. >>
Seguii
il suo consiglio e mi lasciai andare completamente contro le sue carezze, i
suoi baci, le sue attenzioni.
Cosa
avesse in mente Edward non l’avevo ancora capito, ma l’unica cosa a cui sapevo
pensare era alla sua lingua che torturava i miei capezzoli facendomi impazzire.
C’era
qualcosa per riuscire a capire se fosse morta? Se quello era il Paradiso? Morta
lo ero già, quindi non era possibile e non potevo nemmeno essere in Paradiso,
ma quello lo era sicuramente. Dove potevo essere se non in compagnia di tanti
angeli bianchi con le ali? La cosa sconvolgente erano le mille sensazioni che
stavo provando, la voglia di ridere come una pazza sfrenata. Gridavo il nome di
Edward come se fosse un mantra e non sapessi dire altro.
Si
stava dedicando a me come mai aveva fatto. Mi chiedevo dove avesse imparato,
con chi avesse fatto pratica, da chi avesse avuto lezioni. Era qualcosa
di…sconvolgente, totalmente disarmante.
Il
mio corpo fluttuava nell’aria, leggero, libero. Avevo la sensazione di non
avere più niente sotto di me, che intorno a me non ci fosse più niente. Ero una
vampira, avevo i sensi sviluppati, ma in quel momento erano pari a zero. Tutto
era vuoto, tutto era inutile, tutto era inesistente davanti al piacere che
Edward mi stava dando.
Quando
finalmente l’orgasmo mi travolse, rimasi con il cervello completamente
annebbiato, il cuore che stranamente batteva. Sì, batteva come se non avesse
mai smesso di farlo.
Perché
il mio cuore sembrava non arrendersi al fatto di essere morto? Che la sua ora
di battere era ormai conclusa? Batteva imperterrito come se il fatto che io
dovessi essere morta fosse nulla. Sembrava che volesse correre dietro a
qualcosa.
<<
Bella? >> improvvisamente mi trovai davanti al viso il volto di Edward.
Da
dove era uscito? Avevo chiuso gli occhi? Probabile, dato che non ricordo di
aver visto niente, assolutamente niente.
<<
Mmh? >>
<<
Mi stavo seriamente preoccupando. >>
<<
Perché? >> mi alzai a sedere e lo guardai perplessa.
<<
Era da cinque minuti che ti chiamavo, ma non rispondevi. >>
Lo
guardai ancora più interrogativa non riuscendo a capire di cosa stesse
parlando.
Rimanemmo
in silenzio a guardarci.
<<
Edward, tu hai… >>
<<
Io ho? >> sorrise sghembo comprendendo benissimo a cosa mi stessi riferendo.
<<
Tu hai… >>
<<
Cos’ho fatto Bella? >> sussurrò sulle mie labbra guardandomele in modo
ossessivo.
Se
non la smetteva di guardare le mie labbra in quel modo non avrei risposto delle
mie azioni e non avevo idea di che cos’avrei fatto.
Portai
una mano tra i suoi capelli e con le gambe avvicinai il suo bacino al mio.
Mi
avvicinai alle sue labbra, ma si tirò leggermente indietro. Mugugnai
contrariata. Perché doveva fare così lo stronzo?
<<
Dì cos’ho fatto e potrai baciarmi quanto vorrai. >>
<<
Questo è un ricatto bello e buono >> gli fissavo le labbra in modo
famelico.
<<
Sì >> si avvicinò alle mie labbra e mi lasciò un leggero bacio a stampo.
Gli
bloccai la nuca e approfondii il bacio. Cercò di opporsi in ogni modo, ma non
riusciva a liberarsi dalla mia presa.
<<
Non vale >> sussurrò per poi tornare a baciarmi nuovamente.
Strusciò
la sua intimità contra la mia facendoci gemere entrambi. Poco dopo mi penetrò
con un colpo secco facendomi quasi male, se non fosse che era fin troppo
piacevole averlo in me.
Adoravo
fare l’amore con Edward, lasciarci andare alla passione, sperimentare cose
nuove. Non mi sarei mai stufata di farlo, mai.
*
* * * *
Quella
era stata la giornata delle coccole e del fare l’amore. Passammo praticamente
tutto il giorno nel letto, a parlare, a rimanere in silenzio persi nei nostri
pensieri.
Quali
erano i miei? Semplice, i miei genitori. Cercai di trovare una soluzione, ma la
verità era che non c’era un modo giusto per dirglielo e che non potevo nemmeno
dire cosa io ero veramente.
L’unica
soluzione era che rispondessi in modo vago alle loro domande facendo finta di
niente, come se non ci fosse niente di diverso e loro se stessero immaginando.
Sarebbe stato difficile, ma avrei dovuto farlo, per loro, per proteggerli, per
impedire che venissero uccisi dai Volturi perché sapevano troppo.
<<
Andiamo a trovare Charlie? >> chiesi ad Edward lasciandogli un bacio sul
petto.
<<
Sei riuscita a trovare una soluzione? >>
<<
L’unica soluzione che ho trovato è far finta di niente, rispondere in modo vago
alle loro domande e lasciar stare. Non posso rischiare che loro perdano la vita
per la mia stupidità. >>
<<
Andiamo a cambiarci allora, andiamo subito. >>
Ci
mettemmo dieci minuti a cambiarci perché Edward continuava farmi i dispetti
mentre ero nuda e non riuscivo a fare assolutamente niente. Lo odiavo con tutto
il cuore, un cuore colpo d’amore però.
<<
Dici che la prenderà male nel sapere che mancano due giorni al matrimonio?
>>
Eravamo
in macchina da dieci minuti e non mancava poi molto a casa di mio padre.
<<
Be’, come vorresti che la prenda? Che salti di gioia? >>
<<
Dovrebbe! Insomma, sapeva già che volevamo sposarci, no? Quindi non dovrebbe
prenderla così male. >>
<< Spero solo che non prenda un fucile in mano e cerchi di sperarmi,
perché altrimenti avremo un problema da risolvere >> rise leggermente,
probabilmente per stemperare la situazione.
Per
quanto cercasse di non far trasparire il suo stato d’animo, mi sembrava
alquanto agitato.
Bussammo
e aspettai che mio padre arrivasse ad aprire la porta.
<<
Ciao Bella! >> sorrise raggiante quando mi vide.
<<
Ciao papà! Come stai? >> ci abbracciammo.
<<
Tutto bene, e tu? Come stai? È da un po’ che non ci vediamo e mi sembri…
diversa >> mi squadrò da capo a piedi << Che ti è successo?
>>
<<
Non è successo assolutamente niente, papà. Ti sembrerò diversa solo perché è da
un po’ che non ci vediamo, ma non ti preoccupare, non è successo niente.
>>
<<
Edward! Scusa, che maleducato. Come stai? >>
Ci
sedemmo in salotto, mentre speravo con tutto il cuore che l’argomento “Bella
quanto sei cambiata” fosse chiuso.
<<
Bene, grazie. Ci siamo divertiti molto. >>
<<
Eh be’, ci credo, è da tantissimo che
siete via. Allora, che mi raccontate di bello? >>
Tra due giorni mi sposo e vorrei che mi
accompagnassi all’altare. Ok, forse non è questo quello che vorrebbe sentirsi
dire, vero?
<<
In realtà, siamo venuti qua per un motivo preciso. >>
Lo vidi farsi improvvisamente serio e girò subito lo sguardo verso Edward,
guardandolo in modo torvo.
<<
Cos’hai combinato? >> gli puntò un dito addosso.
Edward
vicino a me si irrigidì leggermente, ma rimase in silenzio lanciando
un’occhiata verso di me.
<<
Non sono incinta, papà, se è questo che ti preoccupa. >>
<< Grazie a Dio. Non sei pronta per diventare madre e io nonno,
ovviamente. Sei ancora troppo giovane. >>
Pensava
che ero anche troppo giovane sposarmi, quindi non c’era niente di strano nel
suo pensiero. Sicuramente non sarebbe diventato nonno, mai.
<<
Ti ricordi quando Edward mi aveva chiesto di sposarlo e avevo accettato?
>> si fece nuovamente serio e annuì. << Ci sposiamo tra due giorni.
>>
<<
Cosa?! Tra due giorni?! E quando avevi intenzione di dirmelo? Poche ore prima
delle nozze? >> aveva gli occhi fuori dalle orbite e aveva alzato
leggermente la voce.
<<
In realtà, è stato tutto una cosa molto improvvisa e veloce. Le ho chiesto di
sposarla solo ieri. La mia famiglia si è messa tutta all’opera per organizzare
il matrimonio e la cerimonia. È stato tutto così improvviso, non l’avevamo
programmato >> Edward inventò una scusa per mio padre. Scusa che sembrò
bersi.
<<
Ma non potevate aspettare ancora qualche giorno? A cosa serve sposarsi già tra
due giorni? Avete tutta la vita davanti. >>
<< L’eternità, per essere sinceri >> sussurrò Edward in modo che lo
sentissi solo io.
Trattenni
un sorriso e continuai a parlare con mio padre che non sembrava averla presa
così male, anche se all’inizio era stato un po’ reticente.
Sapeva
che ero decisa, gliel’avevo già spiegato quando Edward gli aveva chiesto la mia
mano, quindi sapeva che non doveva opporsi tanto o fare la paternale, ero
decisa, lo sarei stata sempre.
Per
il resto del tempo mio padre continuò a guardarmi in modo strano, come per
cercare di capire che cosa ci fosse di diverso in me. Ce ne andammo prima che
cominciasse a fare domande strane, per fortuna, non sapevo cosa avrei risposto
se avesse cominciato a parlare.
Prima
di uscire di casa promisi che avrei chiamato immediatamente mia madre e che le
avrei dato la grande notizia.
Fu
quello che feci in macchina.
<< Pronto? >>
<<
Ciao mamma! Sono Bella. >>
<< Bella! Come stai? È da un po’
di tempo che ci sentiamo. Com’è andato il viaggio? >>
<<
Sto bene grazie. Il viaggio è stato una meraviglia. E tu, come stai? Phil?
>>
<< Oh, noi stiamo bene, cara, non
ti preoccupare. Allora, raccontami qualcosa di bello. Mi sarebbe tanto piaciuto
venire con te, almeno avremmo passato un po’ di tempo insieme. >>
<<
In realtà, tra un paio di giorni passeremo del tempo insieme. >>
<< Perché tra un paio di giorni?
>> immaginavo già la faccia di mia madre leggermente corrucciata.
<<
Mamma, tra due giorni Edward e io ci sposiamo. >>
Seguì
un silenzio di tomba. Silenzio in cui credetti che mia madre fosse morta o
avesse avuto un infarto.
<< Sììììììììì! >> l’urlò che
seguì mi ruppe un orecchio, ne ero certa. <<
E dimmi, come ha fatto a chiedertelo? Hai pianto? Com’è l’anello? Oddio! Mia
figlia si sposa >> la sentii tirare su con il naso.
<<
Non stai piangendo, vero mamma? >> Edward se la stava ridendo mentre
ascoltava la conversazione.
<< E come potrei non piangere,
tesoro? La mia bambina è diventata grande, si sta per sposare, con un uomo
adorabile, bellissimo. E chi se lo sarebbe immaginato? >> si soffiò il
naso e io scossi la testa.
<< E com’è il vestito? >>
<<
Ci credi che non l’ho ancora visto? >>
<< Come no? E quando hai
intenzione di vederlo? Mancano due giorni al matrimonio. Cavolo, devo avvisare
Phil e dirgli di prenotare i biglietti. Dobbiamo assolutamente esserci.
>>
<<
Fammi sapere quando arrivate in aeroporto che passiamo a prendervi, ok?
>>
<< Ma non vi disturbate, troveremo
sicuramente un modo per arrivare. Ci vediamo presto, Bella. >>
<<
Ciao mamma. >>
Riattaccai e sorrisi. Mia madre era unica, semplicemente unica, non ci poteva
essere un modo per descriverla meglio.
<<
Non poteva andare meglio >> disse Edward.
<<
Assolutamente. >>
<< Ha detto che sono un uomo adorabile e bellissimo >> si
pavoneggiò.
Lo
guardai malissimo e non appena parcheggiò in garage scesi in garage e correndo
andai in camera.
Poco
dopo arrivò anche lui.
<<
Che ho detto di strano? >> mi guardò perplesso.
<<
Sei troppo sicuro di te, Edward Anthony Masen Cullen. >>
<<
Ma io so di essere bellissimo, non vedi quanto lo sono? >>
Scossi
la testa e scesi andando a cercare Alice, Jasper e gli altri che stavano
sicuramente lavorando per organizzare il matrimonio.
*
* * * *
Mancavano
meno di dodici ore al mio matrimonio ed era tutto il giorno che non vedevo
Edward.
Alice ci stava facendo seguire tutte le tradizioni, quindi non dovevamo vederci
o passare la notte nello stesso letto. Che tradizioni stupide, come se non
avessimo già fatto l’amore insieme, che senso aveva?
Non
sapevo più come far passare il tempo, anche se Alice e Rose mi stavano tenendo
alquanto occupate mentre passavamo una serata tra donne facendo maschere di
bellezza, unghie, docce e qualsiasi altro trucco di bellezza per farci apparire
al meglio il giorno seguente, come se avessimo bisogno di tutti quegli
accorgimenti per migliorare il nostro aspetto.
Quando
finalmente rimasi un po’ solo, cominciai ad avere un po’ di paura. Ma era
normale, vero?
Insomma, sapevo di amare Edward, l’avevo sempre amato e probabilmente ancora
prima di conoscerlo lo amavo, ma avevo paura. Di cosa non lo sapevo di preciso
nemmeno io.
Dell’ignoto?
Del futuro che non avrebbe mai avuto fine? Del matrimonio? Della vita di coppia
da sposati? Non sapevo esattamente di cosa avessi paura, ma mi sentivo
attanagliata dai dubbi.
E
se avessi fatto la scelta sbagliata? Se
sposarlo fosse la scelta sbagliata? Se avergli detto che volevo diventare una
vampira era sbagliato? Se essere una vampira fosse sbagliato?
Non
ero più sicura di niente, forse solo dell’amore che provavo per Edward, ma
sembrava non bastare. Tutte le scelte che avevo fatto da quando l’avevo
conosciuto furono messe in discussione, ogni singola scelta.
Ero
nel letto ad occhi sbarrati che pensavo e ripensavo senza mai fermarmi. Per mia
fortuna i ricordi da umana erano ancora abbastanza chiari e ricordavo tutto,
ogni singolo momento passato con Edward e non.
Avevo
fatto bene a fidarmi di quel ragazzo così strano? A volerlo conoscere
nonostante sapessi cosa fosse? Avevo fatto bene ad andarmene da Forks? O
perdonarlo quando era tornato a cercarmi a Phoenix come se il tempo non fosse
passato?
Dubbi, troppi dubbi che mi spingevano a scappare, a correre, ad andare lontano.
Scesi
le scale ed uscii di corsa nel bosco.
Aria,
forse avevo solo bisogno d’aria.
Mi
fermai in un luogo sperduto, non sapevo neppure io dov’ero esattamente.
Sposarlo
o non sposarlo? E se non l’avessi fatto dove sarei andata? Non avrei potuto
continuare a vivere con i Cullen, non sarebbe stato giusto per Edward e neanche
per me, eppure… non riuscivo a pensare di lasciarlo.
<<
Bella >> una voce a me famigliare mi chiamò.
Mi
girai immediatamente e mi trovai davanti Esme che mi sorrideva gentilmente.
<<
Esme, che ci fai qui? >>
<<
Ti ho visto uscire di corsa dalla porta e ho pensato di seguirti. Forse hai
bisogno di parlare con qualcuno. >>
<<
Parlare. Avrei bisogno di qualcuno che mi dica che sto facendo la cosa giusta,
ma… Forse a dirla così sembra una cosa brutta. Non so se sono pronta a
sposarmi, se voglio sposarmi. So di amare Edward, però, allo stesso tempo, ho
paura, anche se non so di cosa. Perché dovrei paura? Ne abbiamo già passate
tante noi due, ma siamo ancora qua. Vorrei rovinare tutto adesso? Decidendo di
non sposarlo? Sarebbe un errore, giusto? >>
Esme
sorrideva come se comprendesse il mio sentimento.
<<
So come ti senti, Bella, anch’io mi sono sentita così quando dovevo sposare
Carlisle. Penso sia normale, per ogni donna, ma anche per ogni uomo. Forse per
noi vampiri è una cosa diversa. Abbia un’eternità davanti e possiamo fare
qualsiasi cosa vogliamo. Pensare di impegnarci per sempre, per quel per sempre
che per noi sarà sul serio l’eternità, può fare ancora più paura che per gli
umani. Ma è normale, è capitato a tutti, capita a tutti. Devi solo pensare al
sentimento che ti lega ad Edward e non pensare a nient’altro. Pensa solo a lui,
se senti che il tuo cuore vuole passare solo del tempo con lui, allora vuol
dire che stai facendo la cosa giusta. >>
<<
Grazie, vedrò che cosa vuole il mio cuore >> l’abbracciai.
<<
Sai già cosa vuole, solo che adesso stai facendo ragionare la paura. Rilassati,
è solo un matrimonio >> mi lasciò un bacio sulla guancia e se ne andò.
Sposarsi
o non sposarsi? Diventare la signora Cullen e far parte definitivamente della
famiglia, oppure rimanere Isabella Swan? Il mio amore era così forte da
spingermi a sposarmi davvero?
La notte avrebbe portato consiglio e mi avrebbe sicuramente rischiarato le
idee, o almeno, lo speravo.
Eh sì, ragazze, la nostra cara Bellina
sta cominciando ad avere dei dubbi. Una cosa normale, no? Insomma, ha paura, è
una cosa di cui probabilmente non si rendeva conto davvero, ma adesso dovrà
farlo. Sposerà alla fine Edward, o deciderà di lasciarlo? O di non sposarsi?
Eheh, chi lo sa.
Questo capitolo è cominciato con una
parte alquanto passionale, no? I nostri due ragazzi si sono lasciati andare
finalmente del tutto, anche Edward, dato che prima Bella era vampira. E
sinceramente ho adorato Edward in ogni sua forma *Q*
Charlie e Renee sanno finalmente del
matrimonio. Charlie non l’ha preso per niente bene, Renee invece sembra non
veder l’ora di assistere al matrimonio.
Stavo dimenticando di chiedervi scusa
per il leggero ritardo. Avrei dovuto postare ieri sera, ma sono arrivata a casa
tardi e non ho assolutamente trovato il tempo per postare, quindi eccomi qua
adesso.
Avviso che il prossimo aggiornamento
arriverà Martedì 27 Dicembre, dato che Domenica e Lunedì è festa.
Approfitto per farvi gli Auguri di Buon
Natale a tutte voi *_*
Ringrazio chiunque abbia letto e abbia commentato. Grazie anche alle
persone che hanno aggiunto la storia alle seguite, preferite e
ricordate e alle nuove lettrici che hanno cominciato a leggere la
storia. Grazie davvero *_*
Un bacione e alla prossima ^_^
|
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Capitolo 32 *** Capitolo 32 ***
Capitolo 2
Buona sera!
Oggi ho fatto tutto con calma, ma mi stavo dimenticando di una cosa
importante: avevo promesso di postare il capitolo -.- che testa -.-
Vi lascio al capitolo.
Buona lettura ^_^
Capitolo 32
Edward POV
Mi
stavo per sposare, con Bella, la donna che amavo da quando i miei occhi si
posarono su di lei. Possibile? Non mi sembrava ancora vero.
Con
i ragazzi eravamo andati a fare un giro per il Canada, a cacciare e a fare gare
di corsa. Nulla di strano insomma, ma mi sentivo come se librassi nell’aria.
Finalmente il mio desiderio si sarebbe realizzato.
Avrei
sposato Bella e sarebbe diventata ufficialmente la signora Cullen. Signora
Cullen, solo a pensarlo mi spuntava un sorriso da deficiente. Suonava bene,
aveva qualcosa di melodioso, di strano, o forse mi sembrava solo perché si
trattava di lei.
<<
Guardalo, Jasper, ha la faccia da pesce lesso e per fortuna Bella non è qua.
>>
Era
tutta sera che Emmett mi prendeva in giro, ma non me la prendevo neanche, non
mi interessava. Volevo solo che il tempo andasse più veloce, che le ore
diventassero in pochi minuti secondi. Sì, era una pensiero assurdo, lo sapevo,
ma non mi importava.
Volevo
vedere Bella percorrere la navata nel suo vestito bianco, vederla davanti a me
e guardarla negli occhi, sentire le parole del Padre e imprimerle nella memoria
in modo da ripeterle all’infinito e ricordare l’espressioni di Bella mentre
venivano pronunciate.
Ero
così in fibrillazione per il momento che non riuscivo a stare fermo.
<<
Almeno tu non senti la sua eccessiva felicità. Non che mi dispiaccia, ma è
alquanto fastidioso >> Jasper rise leggermente.
<<
Ti ricordi in che condizioni eri quando ti sei sposato con Alice? >> gli
chiese Emmett.
<<
Oddio, ero in condizioni pietose, non riuscivo a stare fermo e non perché fossi
felice, ma perché me la stavo facendo sotto. Ero convinto di amare Alice, ma
non mi sentivo pronto a stare con lei per il resto della vita, o per il resto
dell’eternità. Insomma, conosci Alice, è una piccola pazza, fuori di testa, mi
avrebbe sconvolto la vita. È completamente l’opposto di me e non sapevo ero
seriamente pronto per tutto quello. >>
<<
Stai scherzando? >> gli chiesi sentendo che non ero così tranquillo come
volevo credere.
<<
No, perché dovrei scherzare? Ero agitato e non puoi nemmeno immaginare quanto.
Molte volte mi sono anche deciso a scappare ed andarmene, a farmi un’altra vita
da un’altra parte, ma poi tornavo sempre sui miei passi. >>
<< Assurdo, non l’avrei mai detto >> Jasper agitato era impossibile
da immaginare, ma sembrava che fosse successo davvero.
<<
Il ragazzo qua sa tenere nascosti bene i suoi sentimenti. Io invece non ne sono
capace >> rise leggermente.
<<
Eri agitato anche tu? >>
<<
Eccome, non puoi immaginare nemmeno quanto. >>
Mentre
Emmett raccontava più o meno le stesse cose di Jasper, mi resi conto di quanto
la mia vita era cambiata. Non mi ero reso conto di come stessero i miei
fratelli in quel periodo perché io non vivevo, avevo deciso di smettere di
farlo e non avevo motivo per farlo. Il mio potere avevo smesso di usarlo,
almeno con i miei famigliari, sentire quanto loro fossero felici, quanto
fossero innamorati, mi faceva star male. Sapere che io non avrei mai raggiunto
la stessa felicità mi faceva sentire in errore e piuttosto di star male,
piuttosto di sentire tutte quelle smancerie avevo smesso di ascoltare
semplicemente i loro pensieri. Era stato abbastanza facile.
Se
entrambi erano stati così agitati prima del matrimonio, perché io non lo ero?
Ero così sicuro di quello che provavo per Bella? Ero così sicuro di voler
passare il resto della mia eternità con lei?
Sì, lo ero, non c’erano dubbi. L’avevo aspettata per anni, avevo aspettato una
persona come lei per anni, più di un secolo e volevo lasciarmi scappare
l’occasione? Non ci pensavo nemmeno.
L’amavo
con tutto il mio povero cuore fermo, come avrei potuto non sposarla?
Sì, sarei diventato il marito di Isabella Swan e lei mia moglie. Ne ero certo.
Bella POV
Tutta
notte a pensare e a ripensare. Sì, no, sì, no, sì, no.
Per dire no ci avresti dovuto pensare
quando ti ha fatto la proposta, non adesso. Adesso sarebbe un po’ tardi per
dirgli di no, non trovi?
Non
solo sarebbe stato tardi, ma lo avrei fatto anche parecchio soffrire, ma non
volevo lasciarlo, perderlo e sposarsi… mi sembrava troppo.
Mi
sentivo una stronza, una grande gigantesca stronza. Avevo sbandierato il mio
amore ai quattro venti, ero anche arrivata a dire che per amore sarei anche
morta –cosa che effettivamente ho fatto-, avevo dato delle conferme ad Edward e
volevo tirarmi indietro? Solo la parola stronza mi si addiceva in quel momento.
Alice
cominciò a prepararmi ancora alla mattina alle sette e il matrimonio era alle
undici. Aveva tutto il tempo per prepararmi come si dice, ma ormai conoscevo
Alice e sapevo che per lei non c’era mai tempo abbastanza per prepararsi e
farsi bella.
Lei
e Rose si occuparono del mio trucco e della mia acconciatura e più passava il
tempo e più non ero sicura del grande passo che stavo per compiere.
Mancavano
pochi minuti all’inizio della cerimonia ed ero da sola nella mia stanza.
Evitavo di guardarmi allo specchio, evitavo di fare qualsiasi
cosa in realtà. Stare
ferma immobile a guardare un punto fisso, mi sembrava la cosa più giusta da
fare e l’unica cosa che riuscissi a fare.
<<
Bella? Ti disturbo? >> l’arrivo di mia madre mi prese alquanto di
sorpresa.
Non
l’avevo sentita arrivare, non avevo sentito minimamente niente.
<<
Ciao mamma! Come stai? >> mi girai a guardarla e le sorrisi.
<<
Oddio! Ma sei stupenda! Alice e Rose sono assolutamente delle maghe nel
truccare. Guarda che pelle e che occhio. Nemmeno alla tua età avevo una pelle
del genere. Adesso che ci faccio caso assomiglia tanto alla loro. Devi
spiegarmi che segreto avete, assolutamente, voglio saperlo
>> mi guardava
con gli occhi sbarrati.
Per
due giorni avevo sperato che quando mia madre mi avesse visto non avrebbe
notato nessunissima differenza, ma purtroppo non era stato così. Il mio
cambiamento era stato notevole ed ero stata una stupida solo a pensare che una
cosa del genere fosse possibile.
Come
potevo spiegarle che il nostro segreto era il fatto che fossimo morte? Che il
nostro cuore non batteva più? Che ci nutrivamo di sangue, anche se animale? Per
quanto avrei voluto dirglielo, non potevo farlo, per lei, non volevo che
venisse uccisa dai Volturi.
<<
Dovresti chiederlo a loro, sai che non mi intendo molto di queste cose.
>>
Mi
alzai e andai verso di lei, mentre camminavo su quelli che una volta sarebbero
stati la mia morte, i tacchi.
<<
Glielo chiederò sicuramente, puoi starne certa. Tesoro, ma sei bellissima.
Fatti vedere >> mi fece girare su me stessa. << E le scarpe?
>>
Le
alzai il vestito e le feci vedere un paio di scarpe bianche tacco a spillo 12
con un’applicazione sul fianco.
<<
Ma tu non odiavi i tacchi? >> mi guardò perplessa.
<<
Alice e Rose mi hanno quasi obbligata a metterle, come se si vedessero sotto il
vestito. >>
Ridacchiò leggermente, ma poi su di noi cadde un silenzio innaturale. Forse era
la mia agitazione che mi portava a fare scena muta con mia madre.
<<
Che succede, Bella? Stai bene? >>
<<
Sì, sto bene. Nessun problema >> le sorrisi e mi sedetti sul divano.
<<
Bella, avanti, sai che puoi parlarne con me >> si sedette al mio fianco.
<<
Sto bene, mamma. >>
Sospirò e poi prese le mie mani tra le sue.
<<
Sai, anch’io ero agitata il giorno del mio matrimonio. Amavo tuo padre,
davvero, pensavo che sarebbe stato l’uomo della mia vita, sentivo che lo
sarebbe stato. Ma per quanto lo amassi, per quanto volessi stare con lui, non
ero molto sicura di volerlo sposare. Il giorno del matrimonio, e anche la notte
se devo essere sincera, non facevo che pensare ad altro “Sposarlo o non
sposarlo?” Era come un mantra per me, continuavo a ripeterlo all’infinito. Una,
due, tre volte e poi ancora e ancora. Ti giuro, stavo diventando pazza.
<<
Ti confesso una cosa: pochi minuti prima di andare in chiesa avevo deciso di
lasciar perdere tutto e di tornarmene a casa mia, alla mia vita, alla mia
famiglia. Non chiedermi come mai sono salita in macchina e mi sono fatta
accompagnare in chiesa. Davvero, non chiedermelo perché non so che cosa mi
spinse a farlo, dato che avevo già deciso di andarmene. Ma quando entrai in
chiesa e vidi tuo padre che mi aspettava all’altare be’, lì capii che avrei
fatto un grosso sbaglio se l’avessi lasciato e me ne fossi andata. Così lo
sposai.
<<
Ok, forse il mio esempio non va tanto bene, guarda come siamo finiti, siamo
entrambi insieme ad altre persone. Ma, Bella, devi capire che io quel giorno
amavo tuo padre, sentivo che fosse quello giusto, lo sentivo. Potrai sempre
trovare abiti migliori, fare scelte migliori, ma quando senti in quel momento
che sono giusti, devi prenderli al volo, lo stesso con gli uomini, con Edward.
>>
Si
asciugò le lacrime che le erano cominciate a scivolare dagli occhi e tirò su
leggermente con il naso.
<<
Non voglio farti pressioni, voglio solo farti capire una cosa. Avere paura è
normale, è un grande passo per ogni persona, per ogni donna, da qui cambierà
tutta la tua vita, ma non fare lo sbaglio di perdere Edward. Ho visto come vi
guardate, come ti guarda, come lo guardi, come vi comportate l’uno con l’altro
e se il vostro non è vero amore, non so cosa lo sia, sinceramente. Ogni giorno
vedo poche persone come voi, che sprizzano amore in ogni loro gesto. Pensaci,
sei disposta a perdere Edward, a lasciarlo andare per sempre? Perché se dovessi
decidere di farlo, è questo quello che otterresti. Vuoi che accada? L’uomo
giusto si incontra una volta nella vita e tu che hai avuto la fortuna di
incontrarlo al primo colpo, non lasciartelo scappare >> mi lasciò un
bacio sulla fronte e se ne uscì dalla stanza, lasciandomi da sola con i miei
pensieri.
Poco
dopo arrivò anche mio padre, che stranamente se ne stava alquanto zitto.
<<
Stai bene? >> mi chiese improvvisamente.
<<
Sì, sto bene. >>
<<
Non mi sembra, Bella, sembri… spaventata >> mi guardò preoccupato
<<
Forse ho solo un po’ di paura, è normale, no? >> gli sorrisi leggermente.
Annuì
con la testa e poi chinò il capo guardando il pavimento.
<<
Tua madre mi ha detto che ti ha parlato e vorrebbe che te lo facessi anch’io.
Devo ammettere che non so che cosa dirti perché io sarei felicissimo se tu
decidessi di non sposarti. Insomma, sei ancora troppo giovane, sei ancora la
mia bambina, ti vedo scorrazzare per casa con un peluche in mano. >>
Sorrisi
delle sue parole. I papà sono sempre così, no? Vorrebbero che la figlia non
crescesse mai, che rimanesse sempre loro e che non avesse nessun ragazzo,ma
purtroppo non succede quasi mai.
Sospirò
pesantemente. << Per quanto non mi piaccia ammetterlo, Edward è un bravo
ragazzo e per quanto ti abbia fatto soffrire, lo è sul serio. Si vede che ci
tiene a te, che ti ama e… tu lo guardi come… come… come se esistesse solo lui,
come se il tuo mondo fosse lui e il resto fosse niente. Non sono molto bravo
con le parole, lo sai, ma di una cosa sono certo. Pensa a quello che vuoi
davvero, a quanto ami quel ragazzo. Non pensare a me, o alla mamma, a quello
che vogliamo noi, pensa a ciò che vuoi tu. Lo ami? Vuoi passare il resto della
tua vita con lui? Sei sicura? Sposalo. E non lasciarti prendere dalla paura,
sei forte, puoi superare qualsiasi cosa. >>
Lo
abbracciai stando attenta a non stringerlo troppo.
Apprezzavo
il fatto che avesse deciso di parlarmi, per lui non era facile, lo sapevo, ma
mi aveva fatto piacere sentire le sue parole.
<<
Tra poco la cerimonia inizia, ti aspetto giù >> mi sorrise e se ne andò.
Rimasi
nuovamente sola con i miei pensieri, con la mia decisione da prendere ed ero
ancora più confusa di prima. Avevo capito tutto di quello che i miei genitori
mi avevano detto, ma non sapevo ancora prendere una decisione. Ero sicura dei
miei sentimenti di Edward, lo ero, ma…
C’era
un ma che non capivo, un qualcosa che mi impediva di dare con sicurezza la mia
risposta e non avere dubbi. Non ne avevo mai avuti, perché dovevo averne
proprio in quel momento?
Scesi
lentamente le scale di casa Cullen e cercai di darmi una calmata. Il cuore non
batteva, il mio corpo era tranquillo, ma io internamente stavo morendo.
Quando
arrivai alla porta sul retro, prontamente chiusa, mi fermai e presi un profondo
respiro.
<<
Sei pronta? >> mio padre si girò a guardarmi anche lui agitato.
Era
come me, non gli piaceva stare al centro dell’attenzione e per un paio di
minuti lo sarebbe stato.
Annuii
e mi appoggiai al suo braccio.
Aprimmo
la porta ed uscimmo sul portico. Scesi i piccoli scalini e mi preparati a
girare l’angolo dove mi sarei trovata la schiera di invitati, amici e parenti,
che erano venuti per assistere al mio matrimonio.
Strinsi
il braccio di mio padre, strinsi senza controllare nemmeno più la mia forza,
tanto che non seppi nemmeno se strinsi troppo. Camminammo piano, lentamente,
mentre sentivo che da un momento all’altro sarei anche potuta svenire, anche se
non sarebbe successo.
Arrivati
all’angolo lo fermai e vidi Alice che guardava nella nostra direzione. Mi
sorrideva felice e sembrava quasi incoraggiarmi, dirmi di non avere paura.
Ricominciammo
a camminare, mentre qualcosa nel mio petto cominciava a battere, o forse stavo
solo impazzendo.
In
sottofondo cominciai a distinguere le note della ninna nanna che Edward aveva
scritto per me. Quel battito nel petto aumentò maggiormente la sua corsa.
Era
impazzito, sembrava quasi voler farsi sentire da tutti, ma fu quando incontrai
lo sguardo di Edward che mi guardava con gli occhi luccicante e il sorriso
smagliante che cominciò a galoppare, libero, nell’aria. Tutti avrebbero potuto
sentirlo, non serviva un udito sopraffino per sentire quel battito impazzito
che non facevo altro che aumentare, aumentare man mano che mi avvicinavo ad
Edward, all’uomo che amavo.
E
improvvisamente non ebbi più dubbi, lo avrei sposato, dovevo sposarlo, perché
non farlo sarebbe stato un crimine. Lo amavo, con tutta me stessa e lui mi
amava, lo sentivo, lo sapevo, ne ero certa.
*
* * * *
Ero
ufficialmente la Signora Cullen. Oddio, Signora Cullen, sentirlo dire e dirlo
mi sembrava ancora strano.
Era
da due ore che continuavamo a girare per i tavoli andando a salutare e a
scambiare quattro chiacchiere con tutti gli invitati tra una portata e l’altra.
Be’, portate, la maggior parte degli invitati non mangiavano neanche si
limitavano a bere qualcosa ogni tanto e a fare finta di mangiare, dato che
c’erano pur sempre invitati umani, che non sapevano niente del nostro segreto.
Alla
fine Alice aveva invitato praticamente tutti: i Denali, amici dei Cullen, che
io non ero mai riuscita a conoscere; Jessica, Lauren, Angela, Mike, Ben, Tyler;
Jacob e tutti i Quileute, Sara, Sue., mio padre, mia madre, purtroppo Phil
aveva un impegno sportivo, ma sapevo che c’era col cuore.
Mi
sembrava quasi che ci fosse tutta Forks al mio matrimonio, ma ero felice di
averli tutti lì, le persone che comunque avevano fatto parte della mia vita e
che ne avrebbero fatto parte per sempre.
<<
Jessica si sta chiedendo se sei incinta >> sussurrò al mio orecchio
Edward mentre mi teneva stretta per la vita.
<<
Perché dovrei essere incinta, scusa? >>
<<
Perché non si spiega il motivo di questo matrimonio. Dice che siamo pazzi a
sposarci così giovani. >>
Mi
girai verso di lui e gli portai le mani dietro il collo.
<<
Io sono giovane, tu sei vecchio e decrepito ed era anche ora che ti sposassi.
Comunque sì, siamo dei pazzi. >>
<<
Voglio vedere te quando arriverai alla mia età. Io sono sano come un pesce e
senza acciacchi. Se non lo avessi notato, non ho problemi di nessun genere
>> calcò parecchio su nessun
<<
A cosa ti riferisci, Signor Cullen? >> gli sussurrai suadente
avvicinandomi pericolosamente alle sue labbra.
<<
Non vedo l’ora di stare solo per dimostrartelo. >>
Le
sue labbra erano a pochi millimetri dalle mie e le stavo agognando più di
qualsiasi altra cosa.
<<
Scusate, so che in questo momento mi odierete, ma state dando spettacolo e
vorrei ricordare che la prima notte di nozze si consuma dopo la ricevimento,
non durante >> Jacob arrivò ad interromperci.
E
per quanto gli volessi bene lo avrei ucciso con le mie stesse mani.
Mi
girai a guardarlo malissimo mentre Edward sghignazzò lasciandoci soli.
<<
Guastafeste >> lo rimproverai.
Cominciammo
a ballare.
<<
Guastafeste? Io? Siete voi i pervertiti che stavate amoreggiando in mezzo alla
pista da ballo. E dico amoreggiare per non usare un’altra parola. Capisco la
gioia di essere novelli sposi, ma mettervi quasi a farlo in mezzo alla pista
non mi sembrava davvero il caso. >>
Lo guardai scioccata.
<<
Non fare quella faccia, è vero. Sono un cane, ricordi? Certi odori li
riconosco. >>
Scoppiai
a ridere non riuscendo a trattenermi e contagiando anche lui.
<<
Parliamo di cose serie, per esempio, chi è quella spilungona bionda che ti
guarda come se volesse ucciderti. >>
<<
Guarda che ti sente >> gli feci notare.
<<
Grazie per avermi ricordato l’ovvio, allora, chi è? >>
<<
È Tanya, una cugina di Edward, da quanto ho capito è sempre stata interessata a
lui. >>
<< Ma tu gliel’hai fregato! Così mi piaci! >> rise.
<<
Jacob! Io non ho fregato proprio niente a nessuno. >>
<<
Dici? Se non glielo avessi fregato, pensi che ti guarderebbe in quel modo?
>>
Mi
girai a guardarla e ci stava guardando come se avesse voluto saltarci addosso e
staccarci la testa.
<<
Ok, forse è leggermente arrabbiata. >>
<<
Leggermente, dici? A me sembra alquanto incazzata, nera anche. >>
Gli
diedi una sberla sul braccio facendolo ridere.
<<
Eri una schiappa da umana e rimani una schiappa come vampira >> rise di
gusto stringendosi lo stomaco con le
braccia.
<<
Jacob, comincia a correre perché se ti prendo sei finito >> gli ringhiai
contro.
<<
Uuuh, sto morendo dalla paura >> se ne andò lasciandomi in mezzo alla
pista.
Mi
girai e mi trovai davanti un uomo che non avevo mai visto, anch’esso vampiro.
Biondo, occhi cremisi, alto, muscoloso. Sicuramente faceva parte del clan dei
Denali, ma non ricordavo esattamente il suo nome.
<<
Posso ballare con la sposa? >> mi chiese molto gentilmente.
Annuii,
ritrovandomi tra le braccia di un uomo che non avevo mai visto e che mi stava
osservando in modo strano.
<<
C’è qualcosa che non va? >> gli chiesi preoccupata.
Scosse
la testa e sorrise.
<<
Mi stavo solo chiedendo se hai idea di quale sia il tuo potere. >>
<<
Il mio… potere? >> lo guardai perplessa.
<<
Sì, il tuo potere. Non hai mai pensato che diventando vampira tu potessi avere
una certa peculiarità? Un potere tipo quello dei Cullen? >>
<<
Non ci ho mai pensato, sinceramente. >>
<<
Eleazar, c’è qualche problema? >> Edward mi fu vicino e mi strinse.
<<
Nessuno, stavamo solo scambiando quattro chiacchiere. >>
<< Di cosa stavate parlando? >>
<<
Hai idea di che potere possieda Bella? >>
Lo
guardò perplesso e poi probabilmente Eleazar cominciò a pensare.
<<
Ne parliamo più tardi, dopo il matrimonio, prima che noi partiamo per la luna
di miele. >>
Annuì
e se ne andò.
<<
Che cos’ha detto? >> gli chiesi curiosa.
<<
Lo scoprirai più tardi, ora andiamo a salutare gli altri invitati. >>
Per
un po’ cercai di capire che cosa fosse successo, che cos’avesse detto Eleazar
ad Edward di così importante, ma poi lasciai perdere, era pur sempre il mio
matrimonio e volevo godermelo fino infondo.
Ballai
con Jacob e gli altri, balli di gruppo, balli idioti, cantai a squarciagola
scoprendo che diventando vampira mi fosse venuta anche una bella voce. Balla
con mio padre, mia madre, con Carlisle e con chiunque avesse piacere di ballare
con me. Ballare non era più un problema, non rischiavo di cadere ad ogni passo
e questo mi permetteva di poter fare più di un passo alla volta.
Verso
mezzanotte alcuni cominciarono ad andarsene
e lentamente gli invitati se ne andarono
tutti fino a quando non rimanemmo noi Cullen, i Denali e i Quileute, mia
madre era andata a dormire a casa di Sue, che le aveva gentilmente offerto una
stanza. Eravamo
riuniti tutti in salotto e stavamo parlando tranquillamente, o meglio, i Cullen
e i Quileute parlavano, i Denali, soprattutto le ragazze, sembravano alquanto
reticenti nel parlare con loro.
<<
Questi cani devono proprio rimanere qua? >> chiese con disprezzo Tanya.
Stavo
per alzarmi e dirgliene quattro a quella stronza, come si permetteva di
offendere dei miei amici?
<<
Tanya, sono amici nostri, porta un po’ di rispetto >> le rispose Edward,
sempre con molto garbo.
<<
Amici? Da quando Edward sei amico di quei cani rognosi? Hanno ucciso Laurent,
ricordi? >> gli ringhiò quasi dietro.
<<
Da quando mia moglie è amica loro e sono andato oltre i pregiudizi di anni, li
ho conosciuti e mi stanno simpatici. Stava per uccidere Bella, volevi che la
uccidesse? >>
Sentire
Edward dire mia moglie era qualcosa di assolutamente destabilizzante, non ci
avrei mai fatto l’abitudine.
Tanya
se andò ringhiando, facendo tremare i vetri.
<<
Scusala, è che non siamo abituati ad avere a che fare con loro. L’ultima volta
che siamo venuti qua non potevate nemmeno vederli e adesso state parlando con
loro come se niente fosse successo negli anni >> si era messa di mezzo
Kate, altra cugina di Edward, meno stronza di Tanya.
<<
Il passato è passato, Kate >> si intromise Carlisle, che entrò nella
stanza.
<<
Hai ragione >> gli sorrise.
<<
Allora, ragazzi, che ne dite se concludiamo qua la serata e ce ne andiamo tutti
a letto? >> propose Carlisle facendo ridere Jacob.
<<
Certo, dormire, come se voi dormite >> lo guardai male. << Va bene,
ce ne andiamo. Abbiamo già disturbato abbastanza. >>
Li
salutammo uno per uno e se ne andarono, lasciandoci finalmente soli.
<<
Allora, di cosa ci dovevi parlare Eleazar? >> introdusse il discorso
Carlisle.
<<
Avete idea di quale sia il potere di Bella? >>
<<
Sinceramente ho sempre pensato che consistesse in un autocontrollo smisurato.
Da quando è diventata vampira non avuto nessun tipo di problema, di istinto
strano, sembra che sia anni che caccia animali, nemmeno io ho così tanto
autocontrollo >> gli spiegò Carlisle.
<<
Sì, sarebbe stato un buon potere, anche se abbastanza inutile. Io un’idea ce
l’avrei. >>
Tutta l’attenzione era su di lui, la mia più di tutti.
<<
Edward non riesce a leggerle nel pensiero e penso che non sia l’unico che non
riesca ad usare i suoi poteri su di lei. Kate, prova a toccarla >> si
girò a guardare una ragazza dai capelli biondi.
<<
Eleazar, sei forse impazzito? >> gli chiese lei.
<<
Fidati di me, ok? Toccala. >>
La ragazza si girò a guardarmi e si avvicinò. Edward si parò subito davanti a
me proteggendomi.
<<
Edward, lasciala fare, non ti preoccupare. >>
Per
un secondo ci fu un attimo di silenzio, poi Edward si spostò ringhiando,
rimanendomi comunque a pochi metri di distanza.
Non
sapevo che potere avesse questa Kate, ma non volevo nemmeno saperlo o provarlo
sulla mia pelle.
Mi
tocco la mano e rimase a guardarmi. Tutto intorno a me c’era silenzio, un silenzio
d’attesa, carico di aspettativa.
Non
successe assolutamente niente.
<<
Com’è possibile? >> si chiese Kate staccando la mano dalla mia e
riprovando a toccarmi.
<<
Semplice, Bella ha uno scudo mentale, uno scudo che la protegge. Per questo il
tuo potere non funziona, o quello di Edward. >>
Rimasi
in silenzio. Dopo anni a chiedermi se in me ci fosse qualcosa di sbagliato, a
chiedermi per quale motivo Edward non riuscisse a leggermi nel pensiero, ora
riuscivo a capire ogni cosa.
Avevo
un potere, un dono, anche se non riuscivo a definirlo tale. Era uno scudo che
difendeva solo me stessa, ma non gli altri. Che senso aveva possederlo? Era
semplicemente una difesa per me, non per gli altri. Il mio potere era inutile.
<<
Ho semplicemente uno scudo? Be’, bel potere del cavolo >> proferii
improvvisamente facendomi guardare da tutti.
<<
Non è così brutto come possa sembrare, potresti anche espanderlo, con
l’esercizio riuscendo a proteggere anche gli altri. >
Come
se cambiasse qualcosa, erano tutte supposizioni e nient’altro.
Vidi
Eleazar indicare a Kate Edward con il capo. Mi girai a guardare mio marito
cercando di capire che cosa stesse succedendo, ma non si mosse neanche di un
millimetro.
Fu
questione di pochi istanti, istanti in cui non mi resi minimamente conto di
cosa sarebbe successo. Kate toccò Edward come aveva toccato me, ma quella volta
lui rimase tramortito al suolo muovendosi a scossoni.
<<
Edward! >> mi buttai verso di lui mentre gli altri se ne stava immobili.
Poco
dopo si risvegliò e lo aiutai a tirarsi su.
Eleazar
gli fece segno a Kate di farlo ancora, ma questa volta mi preparai e mi misi in
posizione d’attacco con Edward appoggiato a me.
Era
a pochi passi da me e lo avrebbe toccato, non potevo permetterlo, non doveva
toccare Edward di nuovo.
Improvvisamente
mi sentii liberata da un peso, ma gli diedi poco conto.
Giuro che se tocchi mio marito, ti
uccido.
<<
Bella? >> la voce di Edward era flebile, ma non lo ascoltai.
Guardavo
Kate cercando di capire dove volesse arrivare, quando la vidi fermarsi guardò
Eleazar.
<<
Non riesco ad andare avanti. >>
<<
Bella? >>
Qualcosa
mi cadde nuovamente addosso e mi abbassai a guardare Edward.
<<
Stai bene? >> gli chiesi preoccupata.
<<
Ti ho sentita. >>
<< Tu hai… cosa? >> lo guardai sconvolta pensando che stesse
vaneggiando .
<<
Ho sentito quello che hai pensato >> si tirò leggermente su.
<<
Com’è possibile? >>
<<
Hai avuto la prova che puoi allargare il tuo scudo anche per proteggere gli
altri, coloro che ami. Quando hai alzato il tuo scudo, hai permesso ad Edward
di leggerti nel pensiero >> per Eleazar sembrava tutto così semplice,
così normale, per me non lo era.
Scoprire
dal giorno alla notte, che avevo un potere non era così semplice, soprattutto
scoprire che era un potere che avrebbe potuto aiutare chiunque.
Feci
altre domande ad Eleazar, ma non mi seppe rispondere. Alla fine Carlisle disse
che dovevamo andare alla nostra luna di miele e che ne avremmo parlato quando
saremmo tornati. Avevamo tutto il tempo per capire bene come funzionava il mio
potere, per capire come allargare quello scudo che mi proteggeva.
Tutti
sembravano così tranquilli mentre io volevo sapere, capire come funzionasse
quel mio potere.
Cercai
di mettere da parte la mia curiosità e andai a prepararmi per andare a fare la
luna di miele. Destinazione? Non lo sapevo, ma mi fidavo di Alice e immaginavo
che sarebbe stato tutto perfetto.
Prima di cominciare a parlare di questo
capitolo, vorrei avvisarvi di una cosa:
questo è stato l’ULTIMO capitolo di questa storia. Lunedì 2 Gennaio, posterò l’epilogo
in conclusione di questa storia.
Cercherò di trattenere ogni parola per
quel giorno.
Detto questo, parliamo di questo
capitolo. Tutti hanno dato una loro testimonianza ai futuri sposini. Avere paura
prima di un grande passo come il matrimonio deve essere normale, pensarci e
ripensarci anche, ma non si può pensare di lasciare la persona che si è amata
fin da subito, la persona per cui hai sacrificato tanto, solo per delle stupide
paure. Alla fine Bella prende una decisione solo quando lo vede e lo dico,
aveva paura solo perché non l’aveva più visto, solo perché le era stato
distante per un po’ di tempo.
Pensavate davvero che non li avrei fatti
sposare? Non lo potrei mai fare, soprattutto perché mancava davvero poco alla
fine e non avrebbe avuto senso farne passare un’altra ai nostri due amati.
Quindi, alla fine, Bella è diventata la
Signora Cullen *-* Ho evitato di descrivere la cerimonia, sinceramente penso
che tutti sappiamo come vada un matrimonio e mi sembrava una scena poco
interessante, anche se in questo momento mi è venuto in mente come avrei potuto
scriverla. Va be’, ormai è fatta.
Il ricevimento va benissimo, a parte per
qualche rara eccezione che rompe la pelle, chiamatasi Tanya, ma non importa.
In questo capitolo, Eleazar cerca di
spiegare a Bella il suo potere e in un modo o nell’altro riescono a capire
quale sia davvero il suo potere. Rileggendo il capitolo per postarlo mi sembra
di aver velocizzato troppo le cose e che probabilmente avrei potuto allungarla
ancora di un capitolo e fare le cose con calma, ma ormai è andata.
Be’, spero che questo ultimo capitolo vi
sia piaciuto.
Lunedì posterò l’epilogo e vi farò i
dovuti saluti.
Ringrazio tutte le persone che hanno
seguito la storia, che continuano a seguirla nonostante i grossi ritardo.
Grazie davvero di tutto *-*
Un bacione ^_^
|
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Capitolo 33 *** Epilogo ***
Capitolo 2
Buona sera!
Ebbe, eccomi qua con l'epilogo, è più corto del solito, ma spero l'apprezzerete comunque.
Leggete le note finali, mi raccomando.
Buona lettura ^_^
Epilogo
Bella POV
Isola
Esme. Questo era il nome dell’isola su cui avremmo passato quindici giorni di
luna di miele.
Era
l’isola che Carlisle aveva regalato ad Esme ed era un paradiso terrestre:
vegetazione stupenda, acqua cristallina, sabbia bianca e fina, una casa divina,
ma non mi dovevo stupire, tutto quello che avevano i Cullen era da togliere il
fiato.
Arrivammo
in barca, dopo aver attraversato San Paolo.
Appena
arrivati in casa andai a sdraiarmi sul letto.
<<
Sono stanca >> proruppi emettendo un forte sospiro.
<<
E pensare che sei una vampira, se dovevi essere un’umana che cosa facevi?
>> rise Edward sdraiandosi vicino a me.
<<
Sai che cosa ho capito? >> mi girai a guardarlo.
<<
Cosa? >>
<<
Che i novelli sposi la prima notte di nozze non fanno l’amore, dormono.
Insomma, tutto il giorno in piedi, stressati, impauriti, poi devono girare da
una parte all’altra per salutare parenti e amici. Come si fa arrivare in camera
e avere voglia di fare qualcosa? Ti passa tutta. >>
Edward
sorrise sghembo guardandomi.
<<
Vuoi dire che non hai intenzione di fare niente? >> mi si avvicinò
pericolosamente stringendomi i fianchi.
<<
Assolutamente niente >> gli portai le mani al collo accarezzandogli i
capelli.
<<
E come vorresti passare il resto della nottata? O della giornata che sta per
iniziare? >>
Il
cielo si stava schiarendo lentamente. Il sole stava per illuminare quella che
era stata una nottata limpida e serena.
<<
A giocare a carte? Scacchi? A suonare il piano, magari? >>
<<
Tutte cose molto interessanti, ma che sinceramente in questo momento non
catturano la mia attenzione. >>
Perché doveva parlare con quella voce suadente? Perché doveva farmi perdere la
testa solo parlando? Odioso uomo. Pardon, vampiro.
<<
E cosa cattura la tua attenzione precisamente? >> stavo flirtando, con
mio marito. Non ero mai stata molto afferrata in queste cose, soprattutto per
la mia timidezza, ma con Edward usciva sempre una parte di me che non
conoscevo, che non pensavo nemmeno potessi avere.
<<
Tu. Il tuo corpo. Tutto di te attrae la mia intenzione in questo momento. È da
quando Jacob ci ha interrotti che ho una voglia matta di stare da solo con te.
>>
<<
A fare cosa precisamente? >> ingenua. Stavo facendo l’ingenua e flirtavo
pure. Cosa mi aveva fatto Edward?
<<
Non la facevo così innocente, signora Cullen >> sussurrò sulle mie labbra
facendomi tremare.
<<
Non sono innocente, preferisco solo i fatti alle parole. >>
Detto
questo mi spinse sul materasso e mi sovrastò con il suo corpo.
<<
Preferisci i fatti, eh? >> spinse il suo bacino verso il mio facendomi
gemere e inarcare.
<<
Decisamente >> sospirai.
Da
quel momento in poi persi la ragione, completamente. Ci amammo e ci coccolammo per il resto della giornata,
fino a quando stremata gli chiesi basta.
Eravamo
abbracciati sul letto.
Mi
sentivo calma, serena, tranquilla.
<<
Pensi di riuscire a farmi entrare nella tua testa? >> mi chiese
improvvisamente Edward rompendo il silenzio che si era creato.
Mi
alzai e lo guardai.
<<
Perché me lo chiedi? >>
Si
passò una mano tra i capelli leggermente imbarazzato.
<<
Perché… mi è piaciuto sentire la tua voce anche nella mia testa, è una cosa che
ho sempre voluto sentire, ma che non ho mai avuto la possibilità di fare.
Insomma, adesso che abbiamo scoperto che cosa puoi fare, vorrei approfittarne.
>>
<<
Sinceramente non so come ho fatto, Edward. So solo che nel momento in cui ho
capito che Kate ti avrebbe voluto far di nuovo del male, si è alzato da solo.
Come, perché, non lo so. È solo successo. >>
<<
Vuoi dire che devo essere in pericolo perché succeda di nuovo? >> alzò un
sopracciglio perplesso.
<<
Oh sì, certo. Così da farmi preoccupare per niente. Saresti davvero un genio.
L’unica cosa che mi domando è perché non ti sei spostato quando Kate si è
avvicinata. Immagino sapessi quello che voleva fare. >>
<< E sapevo anche il motivo per cui lo stava facendo. Ero curioso di
sapere cosa sarebbe successo e se non fosse successo niente, avrei sofferto
leggermente. >>
<<
Sofferto leggermente? Dio, ma ho sposato un pazzo, questo è sicuro. >>
Mi
alzai dal letto ancora completamente nuda.
<<
Non fare la melodrammatica. Cosa vuoi che sia un po’ di dolore? >> mi
guardò per un secondo negli occhi per poi guardare da tutt’altra parte.
<<
Ho sposato un masochista, oltre che pazzo. >>
<< Dipende da che tipo di dolore è, se me lo infliggi tu poi, è ancora
meglio. >>
Alzai
gli occhi al cielo sorridendo me ne andai in bagno a farmi una doccia. Ne avevo
seriamente bisogno.
Mi
buttai immediatamente sotto la doccia fredda godendomi il contatto con l’acqua.
<<
Comunque non stavo scherzando, vorrei sul serio rileggerti nel pensiero
>> proruppe Edward che era entrato in doccia con me.
<<
Anch’io vorrei, alzerei il mio scudo senza problemi, ma non so come fare.
Quando capirò come funziona, ti darò libero accesso ai miei pensieri >>
gli sorrisi continuando a frizionarmi i capelli.
<<
Libero accesso? Quindi mi farai ascoltare ogni tuo pensiero? >>
<<
Non esageriamo, ci tengo ancora alla privacy. Non so come facciano gli altri a
rimanere così impassibili dal fatto che puoi ascoltare tutto quello che
pensano. >>
<< Non ci posso far niente, lo sai. Se fosse per me smetterei di
ascoltare tutti, anche se comunque già lo faccio. Non pensare che sono un
ficcanaso che vuole solo farsi i fatti degli altri. So quando posso ascoltare e
quando no. Per esempio evito di ascoltare i pensieri di Emmett quando ripensa
alla notte passata con Rose. Ti faccio immaginare che pensieri. È imbarazzante.
>>
Risi
di gusto.
<<
Edward Cullen che si imbarazza ad ascoltare certi pensieri quando non ha
problemi a metterli in pratica? >> risi ancora di più.
<<
Sono i miei fratelli! Insomma, non voglio vederli che si danno alla pazza
gioia. >>
Continuai
a ridere.
<<
Non prendermi in giro però >> in quel momento sembrò tanto un bambino
offeso. Era imbronciato, mi guardava con un paio di occhi tenerissimi.
Non
l’avevo mai visto così indifeso, come
se Edward potesse esserlo davvero.
<<
Non ti sto prendendo in giro, solo che sembri così innocente in questo momento
>> e dannatamente sexy, avrei
voluto aggiungere, con quel broncio era adorabile.
Uscii
dalla doccia prima che i miei istinti prendessero sopravvento su tutto.
Dovevamo smetterla di passare tutto il tempo a letto a fare l’amore.
Mi
vestii mentre Edward finì di farsi la doccia e andai fuori sulla spiaggia, ad
ammirare il tramonto.
Quel
posto era perfetto, la temperatura, il tempo, tutto era qualcosa di stupendo.
L’acqua del mare, il solo rumore degli uccelli a disturbare la quiete, o il
rumore delle onde che toccavano la riva.
C’era
pace, tranquillità intorno a me e questo mi
faceva sentire in paradiso.
Ero
lì con l’uomo che amavo, che avevo sempre amato con tutto il cuore dal primo
momento in cui i miei occhi avevano incontrato i suoi. Ne avevamo passate
tante, forse troppe. Ci eravamo lasciati, avevamo sofferto, ci eravamo
allontanati, ma alla fine eravamo tornati insieme più uniti che mai, decisi a
non lasciarsi per nessun motivo al mondo.
Ero
una vampira finalmente, ero diventata come lui e il passare del tempo ormai non
mi preoccupava più, non era un più un problema, un ostacolo per il mio amore
per Edward.
Tutto
sembrava perfetto , o forse lo era davvero.
<<
Sei felice? >> mi chiese Edward abbracciandomi da dietro.
<<
Non lo sono mai stata così tanto. Tu? >> appoggiai la mia schiena al suo
petto.
<<
Penso che la felicità che sto provando in questo momento è solo un pizzico
della felicità che potrò provare in tutta l’eternità. Ti amo. >>
<<
Ti amo anch’io, fino a quando non saremo della cenere nel vento. >>
THE
END
Ebbe sì, siamo arrivati davvero alla
fine di questa storia. Ormai non c’era più niente da dire, tutto è successo,
tutto ha avuto fine, tutto è a posto, ci sarebbe un’eternità da descrivere, ma perché
rovinare tutto cadendo nel banale o nel noioso?
È più di un anno che ho pubblicato
questa storia e nonostante vari ritardi, alla fine è giunta alla fine. Al
classico happyending per quanto sia scontato e banale è quello che adoro
sempre. Alla fine Bella è vampira, Edward la ama più di prima, licantropi e
vampiri vanno d’amore e d’accordo e Jacob non è stato molto in mezzo ai due
piccioncini perché ha trovato la sua donna.
Bella ha un’eternità davanti da passare
con Edward, per conoscere meglio il suo potere e lasciare Edward libero di
viaggiarle nel pensiero. Gli aspetta solo un’eternità da vivere e da godersi,
insieme, perché alla fine l’amore può tutto, può davvero ogni cosa.
Mi dispiace lasciare questa storia,
abbandonare Edward e Bella, questi Edward e Bella perché mi hanno accompagnato
per un anno, mi ha fatto penare, mi hanno fatto incazzare perché non riuscivano
a tornare da me a permettermi di scrivere di loro, ma alla fine ce l’ho fatta.
Hanno avuto la loro fine e quindi anche questa storia.
Mi scuso per gli immensi ritardi che ha
avuto questa storia, vi scuso per tutto il tempo che vi ho fatto aspettare per
leggere la parola fine, probabilmente sarebbe potuta finire anche molto prima.
Ma sappiate che questa storia è andata avanti grazie a voi, a tutte voi che
avete letto e recensito, che avete seguito la mia storia, GRAZIE davvero per
tutto. Per la pazienza, per avermi dato la forza di andare avanti a volte.
Davvero grazie, grazie, grazie.
Prima di lasciarvi definitivamente,
vorrei avvisarvi che entro fine di questa settimana posterò una nuova storia,
sempre in Twilight, sempre di EdwardxBella, due Edward e Bella diversi da
quello che avete letto qua. Sinceramente ho un po’ paura a postarla, non so
come la prenderete, anche se spero che l’apprezzerete. Avviso che la posto perché
sono sicura che non farvi aspettare tanto, ho già parecchi capitoli pronti. Se
vi farebbe piacere leggerla, tenete d’occhio il mio profilo, mi farebbe piacere
sapere la vostra opinione e sapere che mi seguirete anche in un’altra storia.
Ora, me ne vado sul serio.
Grazie ancora a tutti voi, a voi che
avete messo la storia nelle seguite, preferite e ricordate, che avete letto in
silenzio, che avete recensito, che avete fatto in modo che questa storia andasse
avanti. GRAZIE DAVVERO!
Un bacione, alla prossima storia, spero ^_^
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