An Indissoluble Love

di CherryBomb_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 18 ***
Capitolo 19: *** Capitolo 19 ***
Capitolo 20: *** Capitolo 20 ***
Capitolo 21: *** Capitolo 21 ***
Capitolo 22: *** Capitolo 22 ***
Capitolo 23: *** Capitolo 23 ***
Capitolo 24: *** Capitolo 24 ***
Capitolo 25: *** Capitolo 25 ***
Capitolo 26: *** Capitolo 26 ***
Capitolo 27: *** Capitolo 27 ***
Capitolo 28: *** Capitolo 28 ***
Capitolo 29: *** Capitolo 29 ***
Capitolo 30: *** Capitolo 30 ***
Capitolo 31: *** Capitolo 31 ***
Capitolo 32: *** Capitolo 32 ***
Capitolo 33: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Capitolo 1














Capitolo 1

Bella POV
Stavo andando a scuola come ogni mattina. Come uno zombie mi stavo dirigendo verso la fermata dell’autobus. Mi maledicevo tutte le volte perché avevo lasciato il mio pick up a Forks.
Forks.
Era diventata un tabù. Tutto quello che era successo in quella cittadina era un tabù. Era un anno che non ne parlavo e che cercavo di non pensarci, ma inevitabilmente succedeva sempre. Ogni cosa mi portava a pensare a quello che era successo un anno prima, a quello che avevo provato e a quello che avevo lasciato, anzi, che mi aveva lasciato. Non ero stata io quella che aveva deciso di andarsene, ma erano state le circostanze a farmi partire.
Non mi piaceva ammetterlo, ma ancora ci soffrivo. Era un anno che era successo, ma ricordavo ancora tutto con assoluta meticolosità: il suo sguardo, la sua voce, le sue labbra che si posavano sulla mia fronte prima di andarsene definitivamente da me e dalla mia vita. Le mie lacrime, i miei incubi. Tutto era così nitido che mi sembrava di viverlo ogni volta.
La mia decisione di tornare a Phoenix era stata dura e sofferta, ma fu la decisione più giusta che potessi prendere in tutta la vita.
Allontanarmi da Forks, da quei luoghi che mi avrebbero fatto ricordare di lui ogni santo giorno per il resto della mia vita, anche un certo tipo di alberi mi avrebbero ricordato lui, era stata la decisione più saggia, ma anche la più dolorosa.
Avevo vissuto per un anno con incubi e con sue improvvise visioni, anche se non sapevo se era davvero lui o meno, provavo a non pensarci più di tanto, ma non ce la facevo: mi mancava, volevo che tornasse e il fatto di vederlo dappertutto, non migliorava la situazione.
Era lui? Non era lui? Era solo un brutto scherzo che mi tirava il mio cervello? Non lo sapevo e forse non volevo nemmeno saperlo. Aveva deciso lui di lasciarmi, di andarsene con la sua famiglia e di lasciarmi sola, aveva fatto tutto da solo senza parlarne prima con me. Avremmo potuto trovare una soluzione, risolvere e  non chiudere definitivamente la nostra storia. Aveva sempre detto di tenerci a me, di amarmi e che non mi avrebbe mai lasciato, invece l’aveva fatto.
I primi mesi gli incubi e le sue visioni mi perseguitavano, lo vedevo dappertutto, in ogni angolo buio, ma per mia fortuna con il passare del tempo erano diminuite, tutto era diminuito, ma non il suo ricordo. Capitava ancora che mi svegliassi piangendo, ma almeno non avevo più incubi, a volte lo vedevo ancora fuori sul marciapiede apposto a casa mia che guardava verso la mia finestra.
Erano tutte stupide illusioni di una povera ragazza ancora innamorata del ragazzo che l’aveva lasciata.
Ragazzo, non lo si poteva definire tale. Era molto di più di un semplice ragazzo: era un vampiro, un vampiro che mi aveva stregato il cuore, che me l’aveva rubato per poi strapparmelo senza neanche chiedermi il permesso. Era entrato nelle mia vita senza preavviso, scombussolandomela totalmente, era entrato facendomi credere di non lasciarmi mai, ma poi l’aveva fatto, mi aveva fatto soffrire, ma stava ancora facendo soffrire, anche se nessuno lo sapeva. La cosa bella di cambiare città, o di tornare nella propria città, è che puoi decidere quello che devi raccontare agli altri, puoi decidere tu cosa far sapere agli altri e io, ovviamente, avevo deciso non parlare mai di lui a nessuno, non mi sembrava il caso. Nemmeno Helena, la mia migliore amica, sapeva qualcosa.
Eravamo solo in due a sapere di lui: io e il mio cuore, eravamo già in troppi.
Non riuscivo a nominarlo, mi faceva male addirittura pensarlo e se avessi pronunciato il suo nome solo mentalmente mi sarei messa a piangere. La sofferenza era troppo grande, il dolore era ancora troppo grande.
In quell’anno avevo vissuto la mia vita, avevo ricominciato a vedere i miei amici e ad uscire con loro. Cercavo di distrarmi, di non pensare a lui e di non farmi mai vedere triste altrimenti avrebbero cominciato a fare domande a cui non avrei mai voluto dare risposta.
Era dura fingere per tutto il tempo, era dura far credere agli altri che andasse tutto bene quando in realtà mi sarei voluta chiudere in camera a piangere con una vaschetta di gelato.
Per mia fortuna lui sembrava scomparso, definitivamente scomparso, ma quando pensavo che finalmente avrei potuto dimenticarlo, mi sembrava di scorgerlo tra la gente.
Era difficile andare avanti, ma stavo provando con tutta me stessa a farlo.
Ero salita sul pullman e mi ero persa come al solito tra i miei pensieri, tra i miei ricordi che non volevano abbandonarmi.
Non sentivo più nessuno dei Cullen, non sentivo più nemmeno Alice che aveva tanto detto di essere mia amica. Tutti se n’erano andati dalla mia vita come io me n’ero andata dalla loro.
<< Bella >> mi sentii chiamare, quando mi girai vidi Helena che avanzava verso di me con il suo zaino in spalla.
<< Ciao Helena. Come stai? >> le chiesi facendole un sorriso.
Fase finzione: ON. Pensai mentalmente.
<< Sono preoccupata per il compito di biologia >> sbuffò.
Biologia. Biologia era la materia in cui avevo cominciato a parlare con lui, in cui si era presentato e avevamo continuato a parlare ogni giorno per tutta la durata del mio soggiorno a Forks.
A sentire la parola biologia gli occhi mi pizzicarono.
No, Bella. No. Non piangere. Non puoi piangere. Ti manca lo so, ma non puoi piangere, non davanti ad Helena, non vuoi che faccia domande, vero?
<< Hai studiato? >> le chiesi cercando di interessarmi a lei.
Non avevo problemi in biologia, non ne avevo mai avuti, era la mia materia preferita.
<< Certo >> mi rispose muovendo anche il capo.
<< E allora di che ti preoccupi? >> le feci un piccolo sorriso.
<< Tu la fai facile. La biologia è sempre stata una materia che hai capito al volo, ma io non ce la faccio. Io non sono te, io la biologia la odio con tutta me stessa >> sbuffò.
<< Stai tranquilla, andrà tutto bene >> l’abbracciai per confortarla.
Io e Helena eravamo migliori amiche fin dall’asilo, eravamo sempre state in classe insieme ed eravamo cresciute insieme. L’avevo vista cambiare nel corso degli anni: da piccola, cicciottella con gli occhiali a slanciata, con un bel seno e dei capelli lisci bellissimi. Era diventata davvero una bella ragazza: alta sul metro e settanta, mora, capelli lunghi lisci, occhi di un verde speranza, un sorriso sempre stampata in faccia e una carnagione abbastanza scura rispetto alla mia. Era l’esatto contrario di me: spigliata, solare, divertente e soprattutto, non arrossiva per un nonnulla e non inciampava nei propri piedi.
<< Hai ragione, ma devi stare tranquilla. Hai studiato, del resto non ti devi preoccupare >> le sorrisi nuovamente per poi farle segno di scendere, eravamo arrivate.
Scesi l’ultimo gradino e mi avviai insieme ad Helena verso l’entrata della scuola.
La Phoenix High School era un unico edificio costruito su due piani con enormi vetrate per far entrare il sole. Non era il massimo della scuola, preferivo mille volte quella di Forks, ma sapevo che non ci avrei mai più messo piede.
Entrammo nell’edificio trovandoci davanti il corridoio pieni di armadietti e ci dirigemmo verso i nostri.
<< Ragazze, finalmente siete arrivate >> disse Matthew arrivando e mettendoci le braccia intorno alle spalle.
<< Ciao, come mai così allegro stamattina? >> gli chiesi Helena sorridendogli.
Helena aveva una cotta per Matthew ormai dai tempi dell’asilo, ma ovviamente lui non se n’era mai reso conto perso a correre dietro a Sarah la ragazza più bella dell’istituto.
<< Forse chiedo a Sarah di uscire con me >> sorrise maggiormente.
A quelle parole il sorriso di Helena scomparve tramutandosi in una smorfia.
Matthew era abbastanza carino, alto, ricciolino, biondo, occhi stranamente marroni, era anche simpatico, ma era un cretino che non riusciva a capire i veri sentimenti di Helena, anche un cieco avrebbe visto che lei era cotta per lui, ma, ovviamente, lui no.
<< Sarà la centesima volta che lo dici in un anno >> gli risposi io scrollando la sua mano dalle mie spalle ed avviandomi verso la classe.
<< No, ma stavolta glielo chiedo sul serio. Insomma, cos’ho da perdere? Cosa vuoi che succeda se glielo chiedo? >> mi seguì e cominciò a gesticolare con le mani.
<< Succede che Chad ti spaccherà la faccia >> lo guardai malissimo.
<< Ma lei e Chad non sono nemmeno insieme >> mi rispose.
<< Ma vanno a letto insieme >> arrossii << e sai che Chad non apprezza che un altro giochi con le sue ragazze >> gli ricordai.
<< Come se lui non sapesse che non è l’unico che gioca con Sarah, sa benissimo che lei si vede anche con altri. Comunque, non voglio giocarci, voglio avere una storia, un appuntamento. Non mi sembra chiedere troppo >> mi disse indignato.
<< Se vuoi farti spaccare la faccia fai pure >> non sapevo più cosa dirgli, era anni che Matthew correva dietro a Sarah e che continuava a voler uscire da lei. Glielo chiedeva, ma otteneva sempre la stessa risposta: un secco no e una risata.
Mi chiedevo come si potesse essere così stupidi, mi sembrava ovvio che a lei non interessasse, ma lui continuava a provarci.
Mi girai a guardare Sarah che vicino a me camminava con la testa bassa. Ogni volta che Matthew diceva qualcosa di sbagliato, lei si chiudeva in se stessa.
Aveva poco autostima di sé, era davvero una bella ragazza, ma ogni volta che Matthew le ricordava che gli interessava Sarah, la sua autostima si abbassava maggiormente.
<< Forse è meglio che vado a dirlo agli altri >> disse Matthew prima di scappare via.
Non ero la ragazza più popolare, ma avevo la mia cerchia di amici, quei pochi ma buoni che mi aiutavano a far passare la giornata e, soprattutto, a non pensare a lui.
<< Ecco, sì, forse è meglio se vai >> gli dissi fulminandolo.
Matthew era davvero simpatico, ma lo odiavo quando faceva soffrire Sarah. La capivo, la capivo più di quanto non avrei mai voluto ammettere. Era innamorata di una persona che non la considerava e io ero ancora innamorata di una persona che mi aveva lasciato. Eravamo nella stessa situazione, anche se lei non lo sapeva.
<< Ehi, va tutto bene? >> le chiesi piegandomi per guardarla in viso.
<< Certo, va tutto bene >> fece un sorriso tiratissimo.
<< Helena, non devi fingere che tutto vada bene. Stai soffrendo, è inutile che ti nascondi. Ti conosco da tutta la vita ormai >>
<< Non sto soffrendo >> alzò il viso e mi guardò dura.
<< Ah no? Dici sul serio? Va bene, ok. Non stai soffrendo. Allora, andiamo a parlare con Matthew per fargli sapere che ha la nostra benedizione >> cominciai ad incamminarmi.
<< No >> la sentii gridare e mi venne vicino. << Ok, ci soffro, va bene? >> mi chiese guardandomi negli occhi.
<< Finalmente lo ammetti >> alzai gli occhi al cielo.
<< Non mi consoli se fai così >> mi rimproverò.
<< Ammetterlo è già un passo avanti >> le sorrisi.
<< E tu quando ammetterai che a Forks c’è stato un ragazzo? >> mi domandò.
A quelle parole sbiancai e poi arrossii violentemente. Mi imposi di non abbassare lo sguardo, che la mia posizione era già compromessa dal mio rossore.
<< Non c’è stato nessun ragazzo a Forks >> le risposi guardandola negli occhi.
<< Pensi che ti creda? Ma non ti preoccupare, aspetto. Quando vorrai parlarmene, io ci sarò, ok? >> mi sorrise.
<< Ok >> abbassai lo sguardo imbarazzata.
Mi dispiace, ma non te ne parlerò mai. Prima o poi spero che mi passi questa fissa per lui, ma tu scordatelo. Non saprai niente di lui. Niente. Perché lui non è mai esistito.
Sarà come se non fossi mai esistito.
Quelle parole riaffiorarono nella mia testa, la sua voce era ancora nitida. Ricordavo ancora il tono esatto con cui me lo disse, la freddezza nel pronunciare quelle parole.
Gli occhi mi pizzicarono e decisi di andare in bagno.
<< Bella, tutto bene? >> mi chiese lei preoccupata.
<< Sì, tutto bene. Vai in classe, io vado un attimo in bagno >> le dissi mentre cominciavo ad avviarmi già verso il bagno.
Le lacrime cominciarono a scendere copiose. Era mai possibile che soffrissi ancora così tanto? Dopo un anno che se n’era andato? Era possibile che sentissi ancora la sua mancanza? Sì, era ancora possibile dato che stavo andando a piangere in bagno.
Mi misi a correre nel primo bagno che trovai aperto e mi chiusi dentro. Mi sedetti sopra la tazza e cominciai a piangere a dirotto.
Perché mi hai lasciato? Mi spieghi perché diavolo mi hai lasciato? Tutte quelle belle parole, quelle belle frasi sono volate via con il vento quando tu mi hai detto che te ne andavi, quando hai detto che te ne saresti tornato con la tua famiglia senza di me. Mi amavi? Ed era così che dimostravi il tuo amore per me? Andandotene? Lasciandomi sola? Perché devo essere ancora così innamorata di te? Perché solo al pensiero di te, mi viene ancora da piangere? Me lo spieghi? Ecco, sto parlando da sola, come se tu potessi sentirmi e rispondere alle mie domande. Chissà dove sei, chissà con chi sei, magari hai già tra le braccia un’altra ragazza, ma che dico, un’altra vampira. Non potresti mai uscire di nuovo con una stupida ragazzina che non è niente paragonata a te. Devi uscire con una vampira, con una tua simile, con una vampira che sia bellissima come. Ti immagino già mentre baci un'altra mentre io sono ancora qui che piango per te nonostante sia passato un anno. Un anno. Te ne rendi conto. Mi avevi detto che sarebbe stato come se non fossi mai esistito, ma è un anno che io ti vedo dappertutto, che ti sogno quasi ogni notte, questo è il modo in cui non dovevi più esserci?
Piansi per interminabili minuti, sentii suonare la campanella, ma la ignorai. Non avevo la forza di uscire e di affrontare una lezione. Volevo andarmene da quella scuola, tornare a casa e sotterrarmi sotto le coperte. Volevo sognarlo, volevo ricordare i momenti passati insieme per illudermi che non fosse mai successo niente, per ritrovarmi ad essere improvvisamente felice.
Sentii la porta aprirsi.
<< Bella? Sei qui? >> la voce di Helena mi arrivò alle orecchie.
<< Sì >> sussurrai, ma lei mi sentii benissimo.
<< Stai bene? >> mi chiese avvicinandosi al mio cubicolo.
<< Se ti dico la verità prometti di non farmi domande di nessun genere? >> tirai su con il naso.
<< Lo prometto >>
<< No, non sto affatto bene >> e scoppiai nuovamente a piangere.
Rimasi chiusa nel bagno ancora per qualche minuto fino a quando non mi calmai e uscii trovandomi davanti una Helena preoccupata, ma, come mi aveva promesso, non fece domande.
Tornammo in classe e non dovette dare nessuna spiegazione al profe, a quanto pareva Helena aveva trovato una scusa plausibile.
Passai le tre ore successive nel mio mondo, persa a ripensare a quei bellissimi momenti passati a Forks, agli amici che avevo perso, alla famiglia che avevo cominciato a considerare come la mia.
Camminavo per la scuola come un automa, sembrava quasi che fosse il corpo a muoversi da solo e a sapere cosa fare.
Arrivai così fino alla mensa dove mi sedetti al tavolo insieme ai miei amici.
Helena era già seduta vicino a Matthew che lo guardava mentre parlava.
<< Ciao Bella >> mi salutò lui prima di tornare a parlare con gli altri Mark e Luck.
Mark era seduto vicino a Matthew e annuiva con la testa.
Mark era il primo ragazzo per cui avevo avuto una cotta all’asilo, ma poi crescendo eravamo diventati molto amici. Andava abbastanza bene a scuola, ma non aveva l’aspetto del classico secchione con gli occhiali spessi e i brufoli. Era poco più alto di me, moro, con gli occhi di un blu scuro. Molte ragazze gli correvano dietro, ma lui aveva occhi solo per la sua ragazza ponpon: Marta. Facevano coppia fissa da qualche mese e, al contrario di quello che pensavo, lei era anche simpatica, non come le altre cheerleader.
L’altro ragazzo seduto vicino a Mark, era Luke di origine indiana: alto, moro, occhi di un nero petrolio, in un certo senso mi ricordava Jacob, si assomigliavano parecchio. Lui era il classico ragazzo che se ne sbatte di tutto e che vuole solo fare festa e sembrava che la stesse per fare.
<< Che cosa dobbiamo comprare ancora? Su ragazzi, sta per tornare, bisogna fare una grande festa. È stasera. Oggi torna, quindi ragazzi bisogna essere pronti >> disse Matthew che si agitava sulla sedia.
<< Matt, stai calmo. Chi è che arriva oggi? >> chiesi mordendo un lato della pizza.
<< Da… >>
<< Nessuno >> concluse velocemente Mark al posto di Matt.
<< Ragazzi, che è che torna? >> chiesi posando la pizza nel piatto.
<< Lo scoprirai stasera. Tu stai calma e non fare domande. Non sa della tua presenza, quindi in un certo senso, sarai tu il suo regalo di bentornato >> sorrise Matt.
<< Ma di chi? Chi è che è partito? >> chiesi cominciando a perdere la pazienza.
<< Nessuno, Bella. Ricordati solo che stasera hai un impegno >> sorrise nuovamente.
<< E dovrai vestirti bene >> mi ricordò Helena.
<< Non pensare di farmi mettere un vestito e i tacchi, se non ha intenzione di farmi fare una figuraccia >> le intimai con l’indice.
<< E come vuoi sembrare sexy se non metti i tacchi? >> mi chiese lei sconvolta.
<< Sexy?!?! Ma mi spiegate chi sta tornando? >> la campanella suonò.
<< Bella, ci vediamo stasera >> i tre ragazzi presero i loro vassoi e se ne andarono.
Mi girai immediatamente a guardare Helena.
<< Mi spieghi chi arriva? >> le chiesi assottigliando lo sguardo.
<< Non lo so, te lo giuro >> incrociò le dita. << Mi hanno solo detto di farti carina, ma non so chi arriva. Credimi >>
Le credetti e mi alzai per portare via il mio vassoio.
<< Helena, non dobbiamo andare a fare shopping, vero? >> mi girai improvvisamente a guardarla.
<< Hai un vestito carino? >> mi chiese.
<< Sì >> l’unico vestito che avevo era quello che avevo indossato al mio primo ballo scolastico con E… con lui.
<< Un paio di scarpe? >>
<< Sì >> sempre quelle che avevo usato un anno e mezzo prima.
<< Allora, no. Non dobbiamo andare a fare shopping >> mi sorrise.
Tirai un sospiro di sollievo, ma al solo pensiero di dover mettere su il vestito di quella bellissima serata, mi sentii malissimo. L’avevo usato con lui, l’avevo indossato per lui, per andare al ballo con lui e non volevo ricordare quella sera, non volevo ricordare quei bellissimi momenti passati insieme.
Ma non avevo altra scelta, o usavo quel vestito o andavo a fare shopping e pur di non andarci, ero disposta a stare male, a ricordare momento che non avrei mai dovuto ricordare.
 
* * * * *
 
Ero in camera mia che mi stavo osservando nello specchio a figura intera.
Ero fasciata nel mio vestito blu monospalla con un paio di scarpe bianche hai piedi.
In cosa mi sono cacciata? Chi è questa persona a cui devo fare da regalo? Mi devo preparare al peggio ne sono sicura.
Mi lisciai il vestito all’altezza della pancia, un flashback mi fece bloccare: io che facevo la stessa cosa un anno e mezzo prima, finché non sentii suonare il campanello e scesi le scale con il gesso ai piedi c’era E…
<< Sei bellissima >> venni riscossa dai miei pensieri da mia mamma.
<< Non pensi sia troppo? >> le chiesi facendo una piroetta.
<< Assolutamente no >> mi sorrise e si avvicinò a lasciarmi un bacio sulla guancia.
<< È una festa e io ci vado con un vestito lungo, ma ti rendi conto? Ci manca solo che mi mettano la corona in testa e sono perfetta >> sbuffai.
<< Ma stai benissimo >> mi ripetè mia mamma avviandosi alla porta.
<< Certo, sto bene se dovessi andare ad un matrimonio, ad una festa formale o ad una cena romantica in un ristorante di lusso, ma non devo fare niente del genere. È una festa dove potrei andare con jeans e maglietta, e invece mi tocca indossare un vestito >> sbuffai nuovamente.
Suonarono alla porta.
<< Sarà sicuramente Helena, mamma >> urlai per farmi sentire.
Mi contemplai ancora un po’ nello specchio e i ricordi si impossessarono di nuovo di me: lui che mi sorrideva dalla fine delle scale, lui bellissimo nel suo completo nero, lui
<< Wow, Bella. Sei bellissima >> mi disse la mia amica entrando in camera.
Mi girai a guardarla e spalancai la bocca.
<< Ma tu hai jeans e maglietta >> dissi continuando ad esaminarla.
<< Sì >> fece una piccola risata.
<< Anch’io voglio mettermi jeans, maglietta e converse. Sembrerò una stupida vestita così, tutto per cosa? Perché sono il regalo di non so chi? Non ci penso nemmeno. Io mi cambio >> tirai giù la slip del vestito e lo buttai sul letto. Mi tolsi velocemente le scarpe con il tacco e misi la testa nel mio armadio per prendere un paio di jeans e una maglietta che mi infilai senza troppe cerimonie. Presi le mie converse e completai l’opera.
Andai a guardarmi allo specchio.
<< Così va decisamente meglio >> sorrise alla figura di me stessa.
<< I ragazzi si arrabbieranno con me quando ti vedranno vestita così >> mi informò.
<< Non mi interessa. Sono io che sarei sembrata ridicola a venire con quel vestito e siccome non mi piace essere al centro dell’attenzione, mi vesto come una normale ragazza >> mi girai a guardarla convinta.
<< Va bene, come vuoi tu >> mi sorrise.
Scendemmo le scale e ci avviammo verso la porta.
<< Ciao mamma >> urlai prima di uscire di casa.
<< Non fare tardi >> la sentii dire prima che chiudessi definitivamente la porta.
<< Allora, chi è che torna? >> chiesi per la centesima volta a Helena.
<< Non lo so. Non chiedermelo più perché riceverai la stessa risposta sempre >>
Sospirai pesantemente limitandomi a camminare.
<< Da chi è che si tiene la festa? >> chiesi rendendomi conto che non lo sapessi.
<< Da Matt >> fece un sorriso spontaneo a pronunciare il suo nome.
<< Perché non ti decidi a dirgli quello che provi per lui? >> le chiesi semplicemente.
<< Per quale motivo? A lui interessa Sarah, rovinerei solo la nostra amicizia >>
<< Magari le cose cambierebbero, che ne sai? Dovresti provarci >> le sorrisi quando mi resi conto che mi guardava stralunata.
<< Ovviamente tu stai scherzando >>
Non riuscii a replicai perché arrivammo davanti a casa di Matt da cui proveniva della musica.
Arrivammo alla porta e suonammo.
<< Finalmente ragazze. Vi stavamo dando per disperse. Di solito è l’ospite d’onore che si lascia aspettare, non il regalo >> ci accolse Matt con un sorriso e una birra in mano. Poi gli cadde l’occhio sul mio abbigliamento << Perché sei vestita così? Non dovevi metterti un vestito e infighettarti? >> mi chiese sconvolto.
<< Non mi metto un vestito per sembrare ridicola. Sarei stata l’unica con il vestito. Sai che non mi piace essere al centro dell’attenzione >> misi le mani sui fianchi.
<< Sì, lo so, ma lui… >>
<< Matt, ma che sta … >> e fu in quel momento che sentii una voce a me troppo famigliare. Una voce che era da anni che non sentivo più. Era cambiata, era una voce da uomo, ma lui no.
Due occhi azzurri si girarono verso di me e fu lì che mi resi ancora più conto che fosse davvero lui.

 





Ciao a tutte. Eccomi tornata nel fandom Twilight a portare questa mia nuova storia.
Allora, specifico che è tratta da una mia shot che ho scritto qualche mese fa (saranno almeno 7 XD) siccome molte mi hanno chiesto di continuarla, l’ho fatto, anche se con un po’ di ritardo dato che avevo da finire altre storie.
Secondo me per capire meglio dovreste leggerla, anche se penso vi sia chiaro che cosa sia successo. Comunque per chi di voi fosse interessato questa è la shot La decisione.
Lo so, di storie ambientate dopo l’abbandono di Edward ce ne sono tante, ma spero di fare qualcosa di diverso e magari di emozionarvi in qualche modo. =) Questo potrete dirmelo solo voi.
Fatemi sapere che ne pensate e se vi incuriosisce. =)
Spero di vedervi in numerose.
 Ringrazio in anticipo le persone che leggeranno, recensiranno e metteranno la storia tra le seguite/preferite/ricordate.
Auguro un  buon inizio di scuola a tutte, purtroppo io domani inizio =(  Anche se nessuno avrà voglia di ricominciare.  =)
Al prossimo capitolo (sperando che ci sia qualcuno ihih ) ^_^

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Capitolo 2









Capitolo 2

Bella POV
Rimanemmo a guardarci per interminabili minuti.
Non potevo crederci. Era da anni che non lo vedevo, anni che non pensavo nemmeno più a lui. Dopo che ci eravamo salutati, prima della mia partenza per Forks, non avevo più minimamente pensato a lui, ma c’era un motivo plausibile: qualcun altro aveva preso il suo posto.
Dovevo ammetterlo era ancora più bello di quanto ricordassi: moro, capelli leggermente mossi e gli occhi di un azzurro inconfondibile. In quel momento ricordavo perché avessi perso la testa per lui.
<< Bella >> disse incredulo.
<< Daniel >> gli dissi con lo stesso tono.
Ci guardammo ancora non capendo che cosa dovessimo fare.
Era più di due anni che non ci vedevamo e sinceramente trovarmelo davanti mi aveva fatto un certo effetto.
<< Forse è meglio se ce ne andiamo e vi lasciamo parlare >> disse Helena avviandosi verso l’interno della casa che prese per un braccio Matt facendolo entrare.
Continuai a guardare quegli occhi azzurri non sapendo cosa dire.
<< E-entri o vuoi rimanere fuori tutti il tempo? >> mi chiese un po’ titubante per poi sorridermi.
Arrossii ed entrai in casa venendo investita dal rumore della musica, ma era mai possibile che dovessero ascoltare la musica così alta? Che fastidio.
<< Forse è meglio se vado a cercare Helena >>
<< Ma… >>
Me ne andai prima di sentirlo dire qualcosa.
Ero confusa, agitata. Pensavo di non rivederlo mai più, sinceramente tornando a Phoenix non avevo minimamente pensato a lui e al fatto che non ci fosse, non me ne ricordavo nemmeno. Ma trovarmelo davanti così alla sprovvista, aveva fatto un certo effetto oltre che a scombussolarmi.
Cercai immediatamente la figura di Helena tra la folla e quando la trovai che parlava con Luke e Mark, mi aggregai a loro.
<< Vi state divertendo? >> chiesi cercando di essere il più tranquilla possibile.
Tutti e tre si girarono a guardarmi malissimo.
<< Che ci fai qua? Non dovresti essere a parlare con Daniel? >> mi chiese Helena sconvolta.
<< A parlare con Daniel? Ma stai scherzando? E perché? >> arrossii.
<< Bella, prima della tua partenza vi siete lasciati in malo modo e poi non vi siete più sentiti, dovrete parlarvi, no? >>
<< Helly, sono passati due anni e mezzo. Ho pensato ad altro in questo periodo >> le dissi dura per poi arrossire rendendomi conto che avessi ammesso di aver avuto la mente occupata da qualcun altro.
<< Ma questo non significa che non dobbiate parlare >> mi disse dolcemente.
Sbuffai.
Non avevo già abbastanza a cui pensare? Già c’era lui costantemente nei miei pensieri, non avevo voglia di ripensare a quello che era successo due anni prima. Insomma, ero andata avanti, avevo trovato un altro e sicuramente lui aveva fatto lo stesso. Due anni e mezzo sono tanti, non penso che mi abbia aspettato senza andare con nessun’altra.
Rimasi vicina ad Helena e gli altri, ma non ascoltai nemmeno una parola di quello che stavano dicendo. Non volevo stare in quella casa, non volevo stare a quella festa fatta per il bentornata a Daniel, ma perché era tornato? Ma, soprattutto, perché era partito? Nessuno aveva avuto la decenza di spiegarmi, ma a me non era nemmeno passata per la testa di fare domanda.
Non importava, l’avrei scoperto presto.
<< Bella >> sentii delle mani cingermi per i fianchi. Mani che non mi avevano mai abbracciato e che non riconoscevo.
<< Bella, andiamo in una stanza ad appartarci? >> dalla voce mi sembrò Chad, ma non volevo azzardare niente, era più biascicata e bassa del solito.
Mi girai e trovai davanti il viso di Chad che mi sorrideva.
<< Mi spieghi che stai facendo? >> gli chiesi inorridita togliendogli le mani dai miei fianchi.
<< Dai, Bella. Andiamo in camera ad appartarci? >> mi prese nuovamente per i fianchi.
<< Chad, sei ubriaco. Non mi sembra il caso >> gliele tolsi nuovamente.
<< Dai, Bella >> cominciò a percorrermi i fianchi con le mani per poi salire per il ventre.
Mi sentivo sporca, stranamente sporca. Le mani che mi stavano toccando erano di qualcun altro e non le sue, la mia pelle non reagiva al contatto con le mani perché non era lui quello che mi stava accarezzando.
Era un altro. Un altro mi stava accarezzando, un altro che non era lui.
Mi sentivo sporca perché mi consideravo ancora sua, volevo ancora essere sua e il solo pensiero di farmi toccare da un altro mi faceva accapponare la pelle.
Il mio corpo era suo, le mie labbra erano sue, i miei gemiti doveva sentirli solo lui e basta, nessun altro. Io ero solo sua.
<< Chad, lasciami >> sibilai dura.
<< Dai, Bella. Lasciati andare >> ricominciò ad accarezzarmi facendomi accapponare la pelle.
<< Ch…  >> non riuscii nemmeno a finire la frase che sentii le mani di Chad scivolare dai miei fianchi per poi sentire un tonfo.
Mi girai confusa e trovai Daniel ansante e Chad steso per terra.
<< Daniel, ma che hai fatto? >> gli chiesi spostando lo sguardo da lui a Chad che si teneva il naso.
<< Non si vede? >> continuò a guardare il povero malcapitato con sguardo d’odio e cominciò a massaggiarsi la mano.
<< Sì, ma, perché l’hai fatto? >> sussurrai notando che tutti stessero guardando la scena.
<< Non deve metterti le mani addosso >> digrignò i denti.
<< Era ubriaco Daniel, non avrebbe mai fatto niente. Non serviva che lo picchiassi >> gli urlai contro rossa in viso.
<< È così che mi ringrazi per averti salvato? >> si girò a guardarmi.
<< Salvato? Non era uno stupratore, era solo un ubriaco. Cosa pensi che sarei andata a letto con lui? Davvero pensi questo? >> strinsi i pugni lungo i fianchi.
<< No, ma… >> abbassò la voce e lo sguardo.
<< Tanto l’hai sempre pensato >> dissi andandomene rossa in viso per la rabbia.
<< Bella >> mi sentii chiamare e dei passi dietro di me mi fecero capire che Daniel mi stesse seguendo.
<< Non puoi andare Dan, sei l’anima della festa >> gli disse Matt.
<< Si fotta la festa, lei è più importante >> gli urlò Dan.
Avevo sentito bene o era stata solo una mia impressione?
Io ero più importante? Ero ancora importante per lui? Dopo due anni e mezzo che non ci eravamo nemmeno più sentiti, diceva che ero importante. Se fossi stata importante mi avrebbe cercato, non mi avrebbe lasciata con quella stupidissima litigata.
<< Bella, fermati. Voglio parlarti >> urlò Dan.
Eravamo già fuori in strada e mi stavo dirigendo verso casa mia.
<< Vuoi parlare? Sul serio, vuoi parlare? E di cosa eh? Di come ci siamo lasciati qualche giorno prima che partissi? Di come non mi hai cercato per un anno e mezzo? >> mi girai e me lo trovai ad una spanna dal naso.
<< Perché tu l’hai fatto? >> mi chiese semplicemente.
<< E perché dovrei averlo fatto? Non sono stata io che mi sono data della facile da sola >> dissi abbassando il tono.
<< Sai che non era mia intenzione >> mi guardò negli occhi.
<< Ma l’hai fatto >> gli risposi durante.
<< Senti, perché non ricominciamo da capo? Perché facciamo finta che quel giorno non sia mai successo niente? >> appoggiò una mano sulla mia guancia e me l’accarezzò.
Nuovamente mi sentii sporca, qualcosa mi faceva sentire che quel gesto era sbagliato, che lui non aveva il diritto di toccarmi perché non ero sua, perché io ero già di qualcun altro e non aveva nessun diritto di toccarmi.
<< Daniel >> sussurrai. Non riuscii a continuare, travolta dalla sensazione di sentire nuovamente una mano che mi toccava e non una mano fredda che mi aveva toccato fino ad un anno prima, ma di una mano calda che sapeva trasmettermi dolcezza.
Non potevo pensare quelle cose. Io ero ancora innamorata di lui, ero ancora incondizionatamente innamorata di lui. L’avrei amato anche se avesse avuto un occhio e i piedi palmati. L’avrei amato anche se fosse stato l’uomo più brutto sulla terra. L’avrei sempre amato e non potevo pensare che Daniel potesse sostituirlo. Lui era insostituibile.
<< Bella, non ho smesso di pensare a te in tutti questi anni, cosa pensi che non ci abbia sofferto per la tua partenza? Cosa pensi che provassi per te allora? Ero innamorato. Sono ancora innamorato di te >> mi sussurrò a qualche centimetro dalle mie labbra facendomi sentire il suo respiro fresco sulle mie labbra.
<< Daniel, io… io non posso >> gli dissi abbassando la testa.
Non lo amavo. Come potevo amarlo? Lui non era lui. Lui era un altro. Non era quello che volevo.
La mia arrabbiatura nei suoi confronti era scomparsa. Completamente scomparsa. Ero stata travolta dalla sua voce calda e dolce e dalla sua gentilezza.
Mi alzò il viso con la mano ancora appoggiata alla mia guancia.
Ci guardammo negli occhi, lo vidi avvicinarsi maggiormente a me e mi scostai.
<< Non puoi pensare di tornare all’improvviso e pensare che niente sia cambiato >> gli dissi con lo sguardo basso per nascondere il rossore.
Mi ero allontanata da lui e guardavo il marciapiede.
<< Non sono tornato all’improvviso. Sei tu quella che l’ha fatto, che si è materializzata di nuovo in questa città stravolgendomi di nuovo la vita >>
<< Io non mi ricordavo nemmeno della tua esistenza, non mi ricordavo nemmeno di te. Ti rendi conto che non mi sono nemmeno resa conto che non ci fossi? Se non ti avessi visto stasera, molto probabilmente non ti avrei mai nemmeno più pensato >> alzai la testa e puntai gli occhi nei suoi.
<< Grazie. Davvero. Io ti ho detto di essere innamorato di te e di non averti mai dimenticato e tu dici di non aver mai pensato a me. Mi sento davvero molto felice adesso >> disse ironico e ferito.
<< Scusa, non volevo ferirti, ma è la verità >> mi sentii accaldata. << Daniel, non posso dirti di amarti perché io… ecco, io… >> le parole mi morivano in gola.
Non potevo ammettere di essere ancora innamorata di lui. Santo cielo, mi aveva lasciato e dopo un anno io ero ancora innamorata di lui. Quale ragazza è così stupida? Così stupida da rimanere ancorata ad un ragazzo che non la vuole?
Solo io. Isabella Swan, lo ero.
<< Tu cosa? >> sentii il suo sguardo su di me per interminabili minuti fino a quando non ricominciò a parlare. << Hai avuto un altro, vero? >> mi chiese duramente.
Rimasi in silenzio. Definirlo un altro era riduttivo. Lui era l’altro. L’altro con cui ogni donna avrebbe voluto passare il resto della propria vita. L’altro che era dolce, premuroso, bellissimo. L’altro che avevo sognato per anni da poi. L’altro che incarnava perfettamente lo spirito e la bellezza del principe azzurro, quello che arriva su un cavallo bianco e ti porta nel suo bellissimo castello. L’altro era l’uomo che ogni donna aspettava per tutta la vita e che solo una fortunata poteva averlo per sé, per sempre.
Io ce l’avevo, io ero quella fortunata. Ma purtroppo quella fortunata è stata pure lasciata da questo fantomatico principe azzurro.
Cos’era meglio? Aspettare il principe azzurro per tutta la vita per poi “accontentarsi” di un uomo che ci amava oppure avere la possibilità di vivere questo principe azzurro e poi essere lasciata? Io sceglievo la prima opzione. Non avrei mai voluto soffrire ancora più di quello che stavo facendo. Se avessi saputo che sarebbe finita così, non mi sarei mai trasferita a Forks, non gli avrei mai dato confidenza, non avrei mai fatto niente di niente. Se avessi saputo, e sarei potuta tornare indietro, non avrei mai fatto niente.
Il dolore era troppo grande da sopportare, il dolore era immenso, era talmente forte che mi sentivo morire ogni volta che pensavo a lui. Era normale? Ero sicura di no.
Nelle favole il principe azzurro non lascia la principessa, il principe rimane al suo fianco e la protegge, sempre, non dice parole al vento che poi non riesce a mantenere. Il principe non avrebbe mai preso il suo cavallo bianco per andarsene lontana dalla sua principessa.
Sì, nelle favole era così, ma ormai avevo capito che la vita vera era diversa.
Quello che mi era successo in quel periodo era qualcosa che poteva succedere solo in un libro fantascientifico o in un libro romantico, come poteva succedere nella vita reale? Stavo cominciando a pensare che fosse tutto un sogno, che lui e gli altri fossero stati solo un sogno, che io non li avevo mai conosciuti e che ero ancora innamorata di un uomo che non esisteva, che non era mai nemmeno esistito.
No. Lui non poteva essere un’illuse. Il mio amore per lui era vero, il mio dolore era vero. Cosa ci poteva essere di finto in tutto quello che stavo passando? Niente.
<< Bella, è una semplice domanda a cui devi solo rispondere sì o no: hai avuto un altro? In quell’anno e mezzo che sei stata da tuo papà, hai avuto un altro? >> domanda diretta fatta con un tono secco e duro.
Presi un profondo respiro.
<< Sì >> non c’era nient’altro da aggiungere. Io avevo risposto alla sua domanda, non dovevo dire altro.
<< Sei ancora innamorata di lui? >> mi assottigliando lo sguardo.
Abbassai gli occhi e non risposi.
<< Perché sei tornata allora? Potevi rimanere là con lui invece di tornare a stravolgermi la vita. Potevi startene in quel paesino con quell’altro. Perché sei tornata, Bella? >> mi chiese in un sussurro smorzato dalla tensione e dall’amarezza.
Mi girai e me ne andai, lui mi raggiunse nuovamente.
<< Ti ha lasciata? E tu pensi ancora a lui? Quant’è che sei qua adesso? Un anno? E tu pensi ancora lui. Non è tornato Bella. Non è venuto a prenderti per riportarti a Forks. Tu sei ancora qui e lui è ancora là. Ti ha lasciato, devi andare avanti >> si mise ad urlare.
<< Non sono affari tuoi >> gli risposi semplicemente sentendo che le lacrime volevano uscire.
Aveva colpito nel segno. Aveva tirato ad indovinare, ma ci aveva preso. Era passato un anno e io ero ancora innamorata di lui, lo pensavo ancora. Era passato un anno e lui non era venuto a prendermi, quando avrebbe potuto benissimo farlo. Era passato un anno e di lui nessuna traccia.
<< Sì che lo sono. Io ti amo, ti ho sempre amato. Non posso pensare di vederti soffrire per uno che non ti vuole più >> mi disse prendendomi il viso tra le mani.
Me le scrollai di dosso e lo guardai negli occhi.
<< Mi spieghi perché vuoi rovinare tutto? C’era una bella amicizia tra di noi, che poi litigassimo quasi sempre quello è un altro discorso, ma eravamo amici, semplici amici. Non potrebbe essere così anche adesso? Perché vuoi complicare le cose dicendo di essere innamorato di me? >> gli chiesi quasi per supplicarlo di non darmi un motivo per allontanarmi da lui.
Era stato un buon amico negli anni precedenti, lo era sempre stato e non avevo mai pensato a lui in modo diverso, anche se ogni tanto avevo pensato di provare ad uscire con lui per vedere come andava, ma capivo che non ci sarebbe stato futuro. Litigavamo sempre, non eravamo due persone che potevano stare insieme.
<< Per me non sei mai stata una semplice amica, Bella. Tu sei sempre stata la ragazza di cui ero segretamente attratto. Sei sempre stata quella che ho desiderato da sempre >> mi disse dolcemente.
<< Ma sei andato a letto con Sarah >> gli ricordai io.
<< Dettagli >> sorrise leggermente.
<< Daniel, mi dispiace, ma io ti ho sempre visto come un semplice amico. Non potremmo rimanere amici? Come sempre? Davvero, non sono mai riuscita ad immaginarti più di un semplice amico, anche se comunque mi facevi delle scenate di gelosia pazzesche, ma ho sempre pensato che fossi molto protettivo nei miei confronti come amico >> gli sorrisi.
Tolse le mani dal mio viso.
<< È questo quello che vuoi? Che siamo semplicemente amici? >> mi chiese pronunciando l’ultima parola con ribrezzo.
<< Sì, ti sto chiedendo questo >> gli sorrisi.
<< Va bene. Fai come vuoi. Sappi solo che per me non sarai mai una semplice amica >> mi disse prima di andarsene.
Lo guardai camminare nella parte opposta rispetto alla mia.
L’avevo ferito, sapevo di averlo fatto, ma non potevo mentirgli dicendogli che l’amavo, che l’avevo sempre amato quando non era vero.
Mi girai e mi incamminai verso casa.
Non potevo mentire a me stessa. Ero ancora innamorata di lui ed ero una stupida perché lo stavo ancora aspettando. Non sarebbe mai tornato, non l’avrebbe mai fatto.
Alzai lo sguardo dal marciapiede ed ecco lì, bello come il sole sul marciapiede opposto al mio che mi guarda senza sorridere, senza un minimo segno sul suo volto. Non sorrideva, non sembrava nemmeno felice di vedermi. Mi scrutava come se dovesse trovare qualcosa di sbagliato in me.
Io ti amo ancora.
Pensai sentendo che le lacrime volevano essere lasciate libere.
Come se avesse sentito il mio pensiero mi sorrise. Un sorriso che non gli avevo mai visto fare, quasi colpevole, ma allo stesso tempo pieno d’amore.
No, non poteva essere lui. Il sorriso non era il suo, i capelli bronzei rilucevano nella notte in modo poco naturale.
No, non era davvero lui. Era solo una delle mie solite allucinazioni. Era il mio cervello che voleva vederlo, ogni fibra del mio corpo avrebbe voluto vederlo, ma sapevo benissimo che non sarebbe successo.
Una macchina passò proprio in quel momento oscurandolo, quando se ne andò, lui non c’era. Era scomparso, se n’era andato come un anno prima.
Non era venuto a prendermi, non era venuto a dirmi che mi amava ancora. Era solo una mia stupida fantasia, una mia stupidissima fantasia che non si sarebbe mai realizzata.
Guardai ancora il punto da cui era scomparso.
Riuscirò mai a rivederlo? Lo vedrò mai un giorno mano nella mano con una bellissima vampire che passeggiano tranquillamente? Riuscirò a pensare a lui senza soffrire?
Arrivai a casa, salii le scale e mi buttai sul letto senza nemmeno rispondere alle domande di mia mamma che continuava a parlare senza che io nemmeno la ascoltassi.
Ero sul letto a pancia in su che guardavo il soffitto e ripensavo a lui, alla visione che avevo appena avuto. Era sempre più bello. Come poteva una persona che non muta mai d’aspetto, diventare sempre più bella? Non era possibile.
Ripensandoci era la prima volta da mesi che avevo nuovamente una visione. Era da almeno un paio di mesi che non lo vedevo più, che non lo sentivo vicino a me. Era da troppo tempo.
In un certo senso mi era mancato. Anche solo avere l’illusione che fosse lì per me, che fosse accanto a me a proteggermi.
Mi addormentai con il mio solito pensiero in testa: lui.
Ma quella notte, inaspettatamente, dopo mesi che non mi capitava più: mi svegliai madida di sudore che piangevo a dirotto. Avevo fatto un altro incubo. Ricominciavo a fare di nuovo gli incubi.
Che cos’era cambiato? Non lo sapevo.
Ma mi svegliai con una strana sensazione. La sensazione che qualcuno quella notte fosse stato accanto a me.

 

 

 

 

Ciao a tutte! Eccomi qui con un nuovo capitolo. Finalmente scoprire chi è questo nuovo ragazzo, Daniel. Be, sono sicura che lo odierete già perché si mette in mezzo tra Bella e l’Edward scomparso che non si sa se torna (secondo voi torna?).
Cosa pensate che farà Bella adesso? Daniel le ha detto di essere sempre stato innamorato di lei, ma secondo voi resteranno davvero amici?
Allora, spero che il capitolo sia piaciuto e di vedere delle nuove lettrici. =)
Non mi sembra che questa storia abbia molto successo e spero che con il tempo la situazione migliori.
Ringrazio le ragazze che mi hanno aggiunto alle preferite/ricordate/seguite, grazie davvero. In questo momento mi sento davvero demoralizzata nel constatare che la storia non ha molto successo, ma non posso farci niente. =(
Fatemi sapere che ne pensate, i consigli e le critiche sono sempre ben accetti se ce ne fosse bisogno, come mi fa sempre piacere leggere delle recensioni.
Rispondo alle recensioni:
Lua93: Gemeeee, piantala di definirla una meraviglia perché a quanto pare non lo è, ma come ti ho detto spero che con il tempo la situazione migliori. =) Certo che dici che non è la solita trama, ma mi sembra di aver visto altre storie in cui Bella cerca di rinascere dalle ceneri, anzi, mi sembra di averne viste parecchie e forse è anche per questo che la storia non attira molto perché le lettrici saranno stufe di leggere sempre storie dopo l’abbandono di Edward, ne avranno lette tantissime e adesso non avranno più voglia di leggerne un’altra. Be, sono felice che tu abbia cambiato idea e che la prospettiva di incontrare nuovi personaggi ti alletti =) Oddio, ma che paroloni ho usato? Ahahahah forse è per quello che non leggono le mie storie perché uso troppi paroloni ahahah. Basta pippe mentali? Fosse facile. Che cazzo tutto quello che scrivo non ha successo =( Comunque -1 ahahah Non vedo l’ora e spero che ci farà sapere presto i risultati. =) Ti voglio bene. Bacioni. ^_^
vanderbit: Ciao! Sono felice che la storia ti incuriosisca =) Sì, è una Ed x Bella se a lieto fine questo non posso dirtelo altrimenti ti tolgo tutto il bello di leggere la storia (se continuerai a farlo). Be, per la vecchia conoscenza hai scoperto che è. =) Che ne pensi di lui? I Cullen arriveranno un po’ più in là, anche se la prima a fare la sua apparizione è Alice, dopo gli altri arriveranno con calma. Sono contenta che ti sia piaciuta anche la shot. Per quanto riguarda Renee, Charlie non le ha parlato di quello che è successo tra Bella ed Edward perché si aspettava che lo facesse la figlia, ma dato che lei non gliene ha parlato, Renee non sa cosa sia successo davvero. Spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto e che continuerai a leggere la storia. Un bacione ^_^
 
 
Al prossimo capitolo ragazze, spero di vedervi in numerose. ^_^
 

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Capitolo 3

Bella POV
Ormai erano passati mesi dal ritorno di Daniel e avevamo ricominciato ad uscire di nuovo tutti insieme come hai vecchi tempi.
Dopo la dichiarazione di Daniel non eravamo più tornati sull’argomento, o meglio, io non volevo pensarci. L’avevo respinto, lui mi amava e io invece no. Non osavo nemmeno immaginare quanto lui potesse soffrire a starmi vicino come amico quando avrebbe voluto starmi vicino come mio ragazzo.
Ma in quei mesi le cose cambiarono, molte cose cambiarono.
Da quella sera in cui lo rividi nuovamente, le sue visioni si fecero sempre più frequenti, come gli incubi che cominciavo ad avere di nuovo tutte le notte svegliandomi sudata e piangendo, ma sempre con la sensazione che qualcuno fosse stato vicino a me per tutta notte.
Mi sentivo sempre più irrequieta dopo quei sogni e dopo le visioni, non era normale continuarlo a vedere o immaginarlo. Dovevo smetterla, dovevo andare avanti anche se sarebbe stato doloroso.
E forse ci stavo riuscendo.
Da quando Daniel era tornata e avevamo ricominciato ad uscire insieme, l’avevo riscoperto, l’avevo riscoperto in senso positivo. Era cambiato nel corso degli anni, non era più un mezzo stronzo che fa battutine idiote per prenderti in giro, non era più il ragazzino che mi proteggeva da qualsiasi cosa. Era un uomo, un uomo che stava maturando e crescendo e che cominciava ad avere la testa sulle spalle e le idee chiare.
Mi ritrovai a vederlo con occhi diversi: non era così brutto fisicamente, anzi l’avevo sempre detto che era un bel ragazzo, ma poi non era solo quello era dolce, carino, divertente, sapeva farmi ridere sempre e un suo abbraccio sapeva tirarmi su il morale come solo qualcun altro sapeva fare.
Il suo ricordo c’era ancora, ma non potevo pensare di aspettarlo per l’eternità. Era già passato un anno e mezzo, e lui non si era fatto ancora vivo. Cosa dovevo fare? Aspettarlo ancora? Avevo il diritto di vivermi la mia vita.
Da quando cominciare a vedere Daniel con occhi diversi mi resi conto che ero attratta da lui, che un sentimento stava nascendo in me che andava ben oltre l’amicizia.
La gelosia mi accecava quando lo sentivo fare apprezzamenti su un’altra ragazza, l’invidia mi invadeva quando mi rendevo conto che non ero più al centro dei suoi pensieri.
Mi sentivo una stupida, una stupida che stava cominciando ad innamorarsi di un ragazzo che non era più innamorato di lei. Mi sembrava di averla già sentita quella storia.
Cos’era destino che mi innamorassi di ragazzi che poi non mi avrebbero corrisposto? Prima lui poi Daniel, ma per quest’ultimo dovevo dare solo la colpa a me stessa.
Lui mi aveva detto quello che provava e io gli avevo risposto che lo vedevo solo come un amico, ed era vero, quella sera, in quel momento era vero, ma più passava il tempo e più mi rendevo conto che lui fosse qualcosa di più di un semplice amico.
Ero divisa in due: la parte che cominciava ad amarlo e l’altra che continuava a pensare a lui, alla convinzione che un giorno sarebbe potuto tornare e proteggermi con il suo corpo perfetto da qualsiasi cosa dicendo di amarmi.
Ero seduta sulla panchina del parco mentre facevo quei pensieri, e stavo ammirando Daniel che dava qualche calcio al pallone insieme agli altri. Helena era vicino a me che guardava Matt.
Dovevo prendere una decisione, per una volta dovevo decidere cosa fare invece di aspettare che le cose succedessero da sole. Avevo due opzioni: la prima era che dovevo assolutamente farmi passare questa cotta per Daniel e la seconda, quella meno probabile, era che dovevo dimenticarmi di lui, accantonare l’amore che continuavo a provare verso quell’essere perfetto.
Dovevo muovermi, darmi una mossa, se avessi aspettato ancora un po’ Daniel avrebbe incontrato un’altra e tanti cari saluti alla mia possibilità di essere di nuovo felice.
Sì, sapevo cosa dovevo fare, anche se era molto difficile da attuare: dovevo dimenticarlo, dovevo dimenticare i suoi capelli, il suo viso perfetto, le sue labbra, i suoi baci, le sue mani, il suo corpo alla luce del sole. Dovevo dimenticare tutto.
Sì, era la cosa più giusta per me e non potevo perdere la possibilità di essere felice perché pensavo che lui sarebbe tornato, perché aspettavo che lui tornasse. Era passato un anno e mezzo, un dannatissimo anno e mezzo e lui non era tornato. Come potevo aspettarmi che lo facesse in quel momento?
Per una volta cominciai a pensare a me stessa, alla mia felicità prima di quella degli altri.
Avevo preso la mia decisione, dovevo solo parlare con Daniel. Come se fosse facile, quella era la parte più difficile.
Non sapevo esattamente cosa provavo per lui, non sapevo che cosa fosse quello strano sentimento che stava nascendo dentro di me, ma sapevo benissimo che non era una semplice amicizia ed era giusto che lui lo sapesse, perché lui aveva tutto il diritto di ridermi in faccia e dirmi che era troppo tardi. L’avevo fatto io dicendogli che era sempre stato un amico, poteva farlo benissimo anche lui.
<< Helly, mi spieghi perché non hai mai detto a Matt quello che provi per lui? >> le chiesi continuando a guardare Daniel che si divertiva.
<< Perché so che lui non mi ama, che sono solamente un’amica per lui e che non potrai mai essere nient’altro >> mi rispose semplicemente non distogliendo gli occhi da Matt.
<< Ti hai mai detto che sei solo un’amica? >> insistii.
<< No, non me l’hai mai detto, ma perché tutte queste domande, Bella? >> con la coda dell’occhio vidi che si girò a guardarmi.
<< Mettiti per un secondo nei suoi panni. Se tu dovessi dirgli quello che provi per lui e lui ti dicesse che sei solo un’amica, cosa faresti? >> non feci nemmeno caso alla sua domanda.
<< Cercherei di farmene una ragione e mi cercherei un’altra o un altro. Non ci sto capendo niente, Bella >>
<< E se poi tu scoprissi dopo qualche mese di essere innamorata di lui, cosa faresti? >> continuai imperterrita.
<< Forse glielo direi >> mi rispose con la confusione dipinta sul volto.
<< Forse, non ne sei sicura. Cosa ti fa pensare di non dirglielo? >>
<< La possibilità che lui mi abbia dimenticato >> sussurrò lentamente. Forse cominciava a capire dove volessi arrivare.
<< Come fai a sapere se lui non l’ha fatto? >> gli chiesi girandomi finalmente a guardarla.
<< Dovrei dichiararmi e aspettarmi una qualsiasi sua risposta che potrebbe essere “Ti amo ancora” o “Mi dispiace, ma è tardi” >> quello che pensavo anch’io.
<< Allora, tu glielo diresti? >>
<< La possibilità che lui mi ami ancora è alta, insomma sono passati pochi mesi, una persona che ama realmente non dimentica in così poco tempo >> mi sorrise.
Mi ritrovai a riflettere e a girarmi nuovamente verso Daniel che proprio in quel momento alzò la testa e incontrò il mio sguardo. Mi sorrise e io feci lo stesso.
Era ancora innamorato di me? Sì o forse no.
<< Bella, mi spieghi che sta succedendo? >> mi chiese Helena guardandomi con le mani suoi fianchi nonostante fosse seduta.
<< Niente, che dovrebbe succedere? >> le chiesi continuando a guardare Daniel che correva avanti e indietro sul prato.
È bello. Cosa ci posso fare?
Pensai mentalmente facendomi scappare un sorriso.
Le gambe toniche, ma non troppo muscolose si intravedevano dai pantaloni corti che indossava. La maglietta ogni tanto si alzava mostrando il suo ventre piatto e scolpito. Gli occhi azzurri risaltavano con il sole donandogli una strana luce negli occhi. I muscoli della braccia si muovevano ad ogni suo movimento e sotto la maglietta potevo vedere benissimo le sue bellissime spalle larghe.
Lo stavo… desiderando? Stavo ammirando il suo corpo con desiderio? L’unica volta che era successo era stato con Ed… lui.
Mi piaceva così tanto? Mi piaceva così tanto da perdermi ad osservare quel corpo che cominciavo a vedere come perfetto? Che cominciavo a definire Daniel perfetto in ogni sua forma?
<< Bella? >> Helly mi sventolò una mano davanti alla faccia e tornai alla realtà.
<< Che c’è? >> le chiesi girandomi a guardarla di mala voglia.
<< Cos’ha catturato il tuo sguardo? >> fece un sorriso malizioso e furbo come di una che aveva già capito tutto.
<< Niente. Stavo solo pensando e mi sono persa a guardare un punto lontano >> mi sentii accaldata.
Merda. Io e la mia stupida timidezza.
<< Solo pensando? Un punto lontano? E come mai il tuo sguardo continuava a seguire Daniel? >> allargò maggiormente il sorriso.
<< Non lo stavo guardando >> abbassai il viso imbarazzata.
<< Infatti, scusa ho sbagliato a parlare, lo stavi mangiando con gli occhi >> scoppiò a ridere.
<< Non è vero >> alzai leggermente la voce guardandola negli occhi nonostante fossi ancora rossa in viso.
<< Oh sì, Bella mia >> continuò a ridere.
Sbuffai.
Non lo stavo mangiando con gli occhi. Lo stavo solo… guardando.
Arrossii maggiormente.
<< Allora? Devi dirmi qualcosa? >> mi chiese facendosi ancora più vicina.
<< No, niente >> scossi la testa per enfatizzare la mia risposta.
<< Sicura? >> si avvicinò maggiormente.
<< Sicura >> mi allontanai.
<< Non stai parlando di te prima, vero? >> tutte domande mirate per mettermi in imbarazzo. Stronza!
<< Prima quando? >> le chiesi facendo finta di niente.
<< Come se non lo sapessi. Comunque, prima quando mi hai fatto tutte quelle domande. Non stai parlando di te e del fatto che sei innamorata di Daniel, vero? >> ammiccò.
<< Non sono innamorata di lui >> arrossii e abbassai lo sguardo.
Accidenti!
<< Oddio, sei innamorata di lui davvero >> alzai lo sguardo e vidi che gli occhi cominciarono a luccicarle.
<< No, non sono innamorata. È… una piccola cotta. Ecco, sì. Posso definirla così >> annuii con la testa.
<< Piccola cotta? Bella, non guardi un ragazzo come l’hai guardato tu quando hai una piccola cotta, tu ormai sei andata partita. Che carini >> si stava per mettere a piangere << Tra poco avremo una coppia nella nostra compagnia >>
<< Una nuova coppia? Ma che stai dicendo? >> le chiesi spalancando gli occhi.
<< Devi dirglielo. Devi dirgli quello che provi per lui. Lui è ancora innamorato di te, Bella. Devi dirglielo >> mi prese per le spalle e mi guardò intensamente negli occhi.
<< Co-come fai a saperlo che è ancora innamorato di me? >> le chiesi.
<< Da come ti guarda, da come segue ogni tuo più piccolo movimento, da come ti parla e soprattutto perché continua a dirlo ai ragazzi, o meglio, parla di te, continua a parlare di te >> le lacrime cominciarono a rigarle il viso.
<< E tu come fai a saperlo? >> sapevo di essere rossa come un pomodoro.
<< Matt mi dici tutto quello che si dicono >> sorrise.
<< Non penso proprio tutto. Qualcosa eviterà di dirtela >> le feci notare.
<< Eh va be, fa niente. Comunque non stavamo parlando di questo >> sorrise nuovamente e ricominciò a piangere.
L’avevo sempre detto che era troppo sentimentale e romantica. Be, anch’io lo ero, ma non come lei, lei lo era in modo esagerato.
<< Non glielo dirò >>
<< Devi farlo. Andiamo Bella. Vi amate perché non dovreste stare insieme? >> mi chiese in modo diverso.
Giusto, perché non dovevamo stare insieme?
Perché nuovamente la sua immagine si era insinuata nella mia testa. Vidi il suo viso, i suoi lineamenti e gli occhi dorati.
Mi girai sentendomi osservata ed eccolo lì, tra i cespugli che mi guardava: lui in posizione eretta che mi guardava in un modo strano sembrava… deluso? Possibile? Lo guardai fin quando non scomparve improvvisamente.
Se n’era andato com’era arrivato e ormai non mi potevo nemmeno più la domanda se fosse vero o se fosse solo una mia visione perché volevo che tornasse. Sapevo benissimo che non era lui, che non poteva essere lui e che il mio cervello giocava brutti scherzi.
Mi girai a guardare Daniel.
Non esisteva più lui, esisteva solo Daniel: lui era vero, reale, avrebbe potuto proteggermi, amarmi, cosa che lui non poteva fare perché non c’era, perché se n’era andato.
<< Tutto bene? >> mi chiese Helena appoggiando una mano sul mio braccio.
Annuii.
<< Matt, Luke, Mark, perché non andiamo a prendere qualcosa da bere? >> chiese innocentemente Helena.
Mi girai e la fulminai con lo sguardo. Lei fece finta di niente e si alzò per andare verso i ragazzi.
Daniel venne verso di me e si sedette sulla panchina.
<< Oddio, non pensavo di essere così stanco >> disse sbuffando per poi sorridere.
Mi persi a guardare quel suo sorriso perfetto che mostrava dei denti bianchi.
Mi ritrovai ad arrossire e mi girai dall’altra parte.
<< Da-Daniel? >> lo chiamai balbettando.
<< Dimmi, è successo qualcosa? >> mi si avvicinò maggiormente preoccupato.
<< No, niente di preoccupante >> alzai per un secondo lo sguardo per poi abbassarlo nuovamente imbarazzata.
Mi cominciò ad accarezzare il braccio e chiuso gli occhi per bearmi di quel contatto.
<< Sei sicura che vada tutto bene? >> mi chiese alzandomi il viso con una mano.
<< Sì, sicura. Va tutto bene >> sorrisi leggermente.
<< Quindi, che succede? >> tolse la mano dal mio viso, ma continuò a guardarmi negli occhi.
Spostai la testa di lato e guardai la distesa di erba del parco.
<< De-devo dirti una cosa >> esordì incerta.
Ok, Bella. Ce la puoi fare. Con Daniel hai sempre parlato di tutto, non vedo perché adesso non puoi farlo. È semplice. Devi dirgli di provare qualcosa per lui, che almeno vuoi provare ad uscire. Non ci vuole tanto, è semplice. Semplicissimo.
Le ultime parole famose.
<< Dimmi >> mi accarezzò nuovamente un braccio.
<< Ecco… io… Volevo parlarti… >> mi fermai e prese un profondo respiro. << Qualche mese fa hai detto di amarmi e io ti ho detto che per me eri sempre stato un amico >> abbassai lo sguardo imbarazzata. << Ho mentito, o meglio, continuerei a mentire se ti facessi credere che è ancora così. Non dico di amarti, non ne sono ancora certa, ma sono sicura che possiamo provarci, che possiamo almeno provare a costruire qualcosa. Se… se tu lo vuoi ancora >> abbassai maggiormente lo sguardo sentendo un calore inaspettato invadermi il viso.
Lui rimase in silenzio e non ebbi nemmeno il coraggio di alzare lo sguardo.
<< Dici sul serio? >> mi chiese improvvisamente qualche minuto dopo.
Annuii.
<< Quindi, potremmo…. Possiamo… uscire? >> mi chiese quasi speranzoso.
Annuii nuovamente.
 << Ti va se usciamo già stasera? Ci facciamo una semplice passeggiata e parliamo un po’, va bene? >> mi chiese dolcemente.
Annuii nuovamente.
Non avevo più il coraggio di dire niente, non avevo più il coraggio di guardarlo negli occhi ed ero sicura che non l’avrei fatto mai più. Mi sentivo in imbarazzo. Troppo in imbarazzo per poterlo guardare negli occhi.
<< Ehi, Bella? Guardami >> mi prese il viso tra le mani alzandomelo.
Di mala voglia incrociai il suo sguardo trovandolo luminoso e azzurro, dannatamente azzurro.
Mi persi in quegli occhi per interminabili minuti rimanendo in silenzio.
Non c’erano parole da dire, c’erano solo due ragazzi che si guardano con il desiderio di poter condividere qualcosa, di poter passare del tempo insieme e conoscerci. Sì perché, anche se ci conoscevamo da tuta la vita, io e Daniel non ci conoscevamo affatto. Era due anni che non ci parlavamo, avevamo molto da dirci, da scoprire l’uno dell’altro, ma avevo tutto il tempo del mondo.
 
* * * * *
 
Ero pronta per uscire. Mi ero messa un semplice paio di jeans, una magliettina e un golfino perché la sera non faceva assolutamente caldo.
Erano le otto di sera e Daniel sarebbe arrivato di lì a pochi minuti.
Ero seduta sul divano agitata. Era il mio primo vero appuntamento, con lui non ne avevo mai avuti, a parte quella volta che eravamo usciti fuori dopo che mi aveva salvato da un cretino di passaggio.
Quello era il mio primo appuntamento con Daniel e non sapevo come comportarmi, cosa dire, cosa fare, ma ero sicura che qualcosa avrei trovato.
Sentii suonare il campanello e mi fiondai alla porta.
<< Mamma, ci vediamo dopo >> dissi aprendo la porta trovandomi davanti Daniel che sorrideva.
<< Va bene. A dopo >> la sentii dire da qualche stanza della casa.
Chiusi la porta e mi fermai davanti a Daniel che continuava a sorridere.
<< Sei bellissima >> disse guardandomi negli occhi.
Abbassai lo sguardo e arrossii.
<< Grazie >>
<< Scusa, non ho avuto il tempo di comprarti nessun fiore >> rise imbarazzato.
<< Tranquillo fa niente >> camminavo ancora con la testa bassa imbarazzata.
<< Ehi, Bella. Non devi essere in imbarazzo, sono io. Siamo sempre usciti insieme >> mi fece notare fermandomi.
<< Lo so, ma prima uscivamo da amici e adesso da… da qualcosa di più >> ammisi diventando ancora più rossa.
<< Fai finta che non sia cambiato niente. Siamo sempre le stesse persone. Non è cambiato niente >> alzai lo sguardo e lo vidi sorridere.
<< Va bene. Hai ragione >> ricominciai a camminare con lui al mio fianco.
<< Raccontami cos’hai fatto da tuo papà per un anno e mezzo >> mi chiese allegramente.
Mi irrigidii. Non avrei mai pensato che mi avrebbe chiesto di quell’anno e mezzo, non l’avevo nemmeno messo in conto.
Mi sentii spiazzata e immediatamente l’immagine di lui si insinuò nella mente e sentivo di sbagliare, che non dovevo stare con Daniel a parlare tranquillamente, dovevo starmene a casa ad aspettarlo perché sarebbe potuto venirmi a prendere.
Stavo sbagliando a passare del tempo con Daniel, non era giusto, lo stavo tradendo.
Ma poi mi disse che non c’era niente di male in quello che stavo facendo. Non stavamo passeggiando mano nella mano o abbracciati, stavamo semplicemente camminando uno di fianco all’altro come dei semplici amici.
Mi rilassai leggermente anche sentivo i muscoli contratti.
Sentii il suo sguardo su di me e mi resi conto che non avessi ancora risposto alla sua domanda.
<< Niente di che. Sono andata a scuola, mi sono fatta degli amici molto simpatici e mi sono divertita tutto qui >> risposi contorcendomi le mani.
<< E lui come l’hai conosciuto? >> mi chiese in un sussurro che io sentii comunque.
Mi irrigidii maggiormente.
<< Lui chi? >> chiesi ingenuamente sperando che non si stesse davvero riferendo a lui.
<< L’altro, quello che hai incontrato lì a Forks >>
<< A scuola. Eravamo in classe insieme a biologia >> dissi semplicemente.
<< Tutto qui? >> sembrava leggermente deluso.
<< Non possiamo parlare d’altro? Dove sei andato per un anno? >> gli chiesi ricordandomi che non l’avevo mai saputo.
<< In Spagna. Ho fatto un erasmus per un anno là. Dovevo staccare un po’ da questa città che mi ricordava sempre di te >> vidi con la coda dell’occhio che mi guardò e arrossii.
<< Quando sei partito? >> gli chiesi sviando il suo sguardo.
<< Qualche giorno prima che arrivassi tu. Se avessi saputo che saresti tornata non sarei mai partito >> stavolta incontrò il suo sguardo con il mio.
<< Dov’eri di bello? >>
<< Barcellona >>
<< Oddio, bellissima. E com’è? Quanto mi piacerebbe visitarla. Dev’essere bellissima. Com’è? Che hai fatto? >> gli sparai una raffica di domande senza prendere fiato.
<< Ho visitato musei, sono andato qualche giorno a Madrid. Ho viaggiato un po’ con la famiglia che mi ha mostrato i luoghi più belli di Barcellona e della Spagna. Sono andato in spiaggia. Mi sono divertito >> sorrise.
<< Hai incontrato qualcuno? >> gli chiesi tranquillamente.
<< In senso di ragazze? >> mi sembrò leggermente nervoso a quella domanda.
Annuii.
<< No. Nessuna. Come avrei potuto andare con qualcun’altra quando avevo in testa te? >> disse con un sorriso tirato.
<< E vuoi farmi credere che sei stato in astinenza per due anni senza fare niente? >> mi fermai incrociando le braccia al petto.
<< Certo, come avrei potuto farlo? >> sorrise nuovamente, ma quando incontrò il mio sguardo, scomparve del tutto.
<< Cosa pensi che sia stupida? Che non capisca che sei un ragazzo e che non riesci a tenere a freno il tuo testosterone? Pensi davvero che io mi beva la balla che tu non sia mai uscito con nessuna e che magari non te la sia anche portata a letto? >> gli urlai indignata.
<< Ok, va bene. Ho avuto una ragazza con cui ho avuto una storia, va bene? >> ammise.
<< Ma con che faccia ti sei messo a fare il geloso quando hai saputo che ho avuto un altro quando tu te la sei anche portata a letto? Io in un anno e mezzo con l’altro non ci ho fatto niente, tu ci sei andato a letto. E poi hai anche il coraggio di venirmi a dire che hai pensato a me per tutto questo tempo. Certo che sono proprio stupida. Sì, davvero stupida. L’unica parole per definirmi è questa >> gli urlai nuovamente contro.
<< Pensavo che non ti avrei mai più rivista >> si giustificò lui.
<< Lo stesso io, ma vorrei ricordarti che per me eri un semplice amico. Sia chiaro che non mi da fastidio che hai avuto un’altra, mi da fastidio che tu mi abbia detto tanta balle, delle grandissime balle. Come pensi che io possa fidarmi di te dopo che ti ho scoperto? >> gli chiesi con le mani suoi fianchi.
<< Penso che dovresti fidarti di me comunque, che dovresti fidarti di quello che ti ho detto. Io ti amavo e ti amo sul serio, davvero >> si avvicinò a me posando una mano sul mio viso.
<< Davvero belle parole >> sussurrai lievemente.
<< È quello che penso davvero >> mi sussurrò a qualche centimetro sulle mie labbra.
<< Non ti sembra di correre troppo? >> gli chiesi ritardando il momento che le nostre labbra si sarebbero unite.
Non mi sentivo pronta, o meglio, una parte di me non si sentiva ancora pronta.
Sentivo ancora la sua presenza. Sentivo ancora che lui fosse presente in me.
<< No, non ce la faccio più. Ho bisogno di baciarti è da anni che desidero farlo >> detto questo posò delicatamente le sue labbra sulle mie.
Me le saggiò, me le accarezzò facendomi sentire completamente le sue labbra.
Era  un bacio diverso da quelli che avevo sempre ricevuto. Era caldo, pieno di amore, di passione e il contatto con le sue labbra calde era davvero piacevole. Ero abituata alle sue labbra fredde, dure e sensuali, ma pur sempre fredde e dure. Quelle che mi stavano accarezzando e baciando in quel momento erano morbide, calde, che si modellavano alle mie.
Non approfondì maggiormente il bacio capendo che non era quello di cui avevo bisogno in quel momento. Non volevo che mi forzasse, che mi mettesse la lingua in bocca perché sentiva il bisogno di baciarmi, ma volevo che lo sentissi anch’io, che volessi anch’io quel bacio almeno la metà di quello che lo voleva lui.
Era ovvio che volevo baciarlo, avevo osservato le sue labbra per interminabili minuti cercando di non farmi scoprire, avevo desiderato di sentirle sulle mie per giorni, settimane, ma non mi sentivo ancora pronta a fare un passo così avanti.
Quando aprii gli occhi trovai un Daniel che mi guardava sorridendo.
<< Ti accompagno a casa >> mi disse prendendomi per mano.
<< Lascia stare vado da sola. Voglio farmi una passeggiata da sola >> gli sorrisi leggermente.
<< Stai bene? >> mi accarezzò una guancia.
<< Benissimo. Voglio solo stare un po’ da sola >> gli sorrisi sinceramente.
<< Ok, allora, a domani >> si avvicinò e mi lasciò un lieve bacio sulle labbra.
<< A domani >> risposi prima di girarmi e di tornare sui miei passi.
E in quel momento i pensieri vorticavano in testa.
Com’era possibile che nonostante avessi deciso di andare avanti, nonostante lui mi avesse lasciato, io sentivo ancora che lo stessi tradendo con Daniel? Insomma, chissà quante ne aveva avute lui in quell’anno e mezzo, e io mi facevo problemi per Daniel, lo consideravo tradimento.
Perché dovevo essere così stupida? Perché dovevo continuare a pensare a lui?
Però in fondo era normale, avevo appena deciso di voltare pagina e si sa che per farlo ce ne vuole di tempo perché a parole è sempre tutto facile.
Ero sicura che con il tempo ce l’avrei fatta, che con il tempo sarei riuscita ad andare avanti, a superare – perché era impossibile dimenticare – quel grande periodo della mia vita.
Arrivando davanti a casa mi bloccai. Non stupita come al solito perché ormai ci avevo fatto l’abitudine, ma felice, felice che fosse ancora lì, davanti a me.
Sembrava assurdo che mi abituassi alla presenza di una mia fantasia, sembrava assurdo solo pensare che la mia fantasia potesse dare vita ad un’immagine così reale e così minuziosa nei dettagli, da farmi quasi pensare che fosse lui, ma sapevo che non poteva esserlo.  Era un anno e mezzo che io non lo vedevo.
Gli sorrisi, non perché fossi felice, ma perché fossi felice di vederlo. Quasi tutte le sere lo rivedo e ne ero felice. Era una tortura in un certo senso, perché ero sicura che non sarei mai riuscita a dimenticarlo del tutto. Ma dovevo dimenticarlo? Dovevo farlo? Era la cosa giusta? Sì, per me in quel momento lo ero.
Lui, al contrario mio, non sorrise, anzi, mi guardava come se fosse deluso, amareggiato, come se stesse soffrendo. Mi preoccupai. Perché un’immagine proiettata dal mio cervello doveva essere triste e amareggiata? Avrei dovuto vederlo ridere, vederlo felice e invece era triste e sconsolato come se stesse soffrendo per qualcosa che stava succedendo.
Rimasi a guardarlo finché, come ogni volta, non sparì, dissolto nell’aria com’era venuto, dissolto nell’aria come quando se n’era andato.

 









Ciao ragazze, come state? Eccomi, sono tornata con un nuovo capitolo tutto per voi. Allora che vi sembra? Lo so, lo so. Molte di voi adesso vorranno uccidermi per aver fatto mettere Bella con Daniel, ma vi prego non fatelo. Abbiate pietà di me. =) Be, diciamo che doveva esserci qualcuno che stravolgeva la coppia Bella-Edward, no? Doveva esserci per forza. Vi avviso che Daniel sarà parecchio in mezzo, ma tranquille il nostro bellissimo vampiro arriverà presto, anzi prestissimo però non voglio anticipare niente. =)
Comunque per tutte quelle che sono preoccupate, tranquille, la coppia Bella ed Edward tornerà, tranquille che tornerà, sono destinate a stare insieme ricordate? E non sarò di certo io ad impedirglielo. Renderò solo le cose più complicate. =)
Be, vedo che la storia comincia a piacere. =) Spero davvero di vedervi sempre in più numerose e per quelle che leggono mi farebbe davvero piacere sapere un vostro parere.
Ringrazio tutte le ragazze che hanno aggiunto la storia a seguite/preferite/ricordate. Davvero grazie ragazze.
Ringrazio infinitamente le ragazze che hanno commentato. Se non ci foste voi, forse questa storia non andrebbe avanti. =) Secondo me le recensioni sono importanti, non perché voglio che la mia storia sia seguita e che abbia successo, ma perché considero importante sapere quello che trasmetto o non trasmetto agli altri, quello che sentono, che provano, che pensano nel leggere quello che scrivo, i pensieri, le riflessioni. Penso che le recensioni siano fatte apposta per avvicinare il lettore a quello che scrive la storia (non riesco a definirmi scrittrice e neanche autore) per fargli capire quanto sia bravo o quanto magari faccia schifo. =)
Ok, forse è meglio se rispondo alle quattro persone che hanno recensito lo scorso capitolo. Non chiedetemi come mai ho fatto il discorso scritto poco sopra. Non fateci caso. XD
Rispondo alle vostre recensioni:
Edward e Bella: Ciao! Sono contenta che la storia ti abbia colpito e che la presenza di Daniel renda ancora più interessante la cosa. Io pensavo che molte sarebbero state disturbate da questa nuova presenza, ma sono contenta che non sia così. =) Grazie per i complimenti, anche se penso di non meritarli. Spero di non averti deluso con questo capitolo e che la nuova coppia Bella-Daniel ti piaccia. A presto. Un bacione ^_^
Lua93: Gemeeeee, ma tranquilla per il ritardo. =) Ma perché usi questi aggettivi che non si addicono a quello che scrivo? Meraviglia? Ma quando mai? No, ma davvero, io mi chiedo cosa leggi quando leggi i miei capitoli. Ahahahahh Certo che mi ricordavo il pezzo che ti era piaciuto particolarmente. Ti ricordi che piaceva anche a me (stranamente)? Non ci credo che stavi piangendo, ma ti credo sulla parola. XD Il nuovo arrivato darà parecchio filo da torcere a voi lettrici che adorate tanto Edward. Ahahahah anch’io lo amo *_* Incondizionatamente *_* Oddio, innamorata della mia storia e di me, paroloni, Geme. Che non dovrei nemmeno sentir dire. =) Se, tra pochi giorni sapremo il risultato. -.- Siamo ancora qua che lo stiamo aspettando. -.- Che gente. Ti voglio bene. Un bacione, geme ^_^
vanderbit: Ciao! Tranquilla, molte non riesco a leggere Ed x Bella non a lieto fine. Comunque, tranquilla, te lo dico subito. È normale che sia a lieto fine, solo che renderò le cose un po’ più difficili. Poi non so ancora di preciso se ci sarà Reneesme e quindi l’imprintig di Jacob, non mi sono spinta a pensare fino a quel punto perché è un punto troppo in là nella storia. =) Allora, Daniel sarà importante in un certo senso, diciamo che sarà un po’ più in mezzo alle scatole di quanto lo era Jacob nel libro. Ecco, sì. Forse ho fatto davvero l’esempio giusto =) Spero che comunque la storia ti piaccia nonostante questo piccolo inconveniente che si chiama Daniel. =) Allora, scusa, ma mi sono resa conto che non mi sono spiegata molto bene. =) Non è esattamente Alice la prima a tornare. =) Ovviamente è Edward, ma Alice è la prima della famiglia Cullen all’infuori di Edward che arriva, era quello il senso di quello che volevo dire. XD Scusami per averti dato un’informazione sbagliata. Grazie per i complimenti. =) Spero di sentirti presto. Un bacione ^_^
elisa1755: Ciao! Sono davvero molto felice che la storia ti piaccia. Pensavo che non sarebbe piaciuta proprio per il fatto che sono presenti nuovi personaggi, ma sono davvero contenta che ti piaccia perché è particolare. =) Mi rendi davvero felice nel dirmelo e dirmi anche come la storia è scritta bene. =) Be, non voglio rispondere alla tua domanda e non voglio nemmeno dirti, se la tua supposizione è giusta o meno, lo scoprirai nei prossimi capitoli. Sì, dovrà penare parecchio, dovrà davvero sudare sette camicie e ti dico subito che non sarà facile, che ci sarà qualcuno che ci metterà lo zampino in qualche modo, ma non voglio anticipare niente. Spero di sentirti presto. Un bacione ^_^
Al prossimo capitolo ragazze. Spero di vedervi in numerose. ^_^

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Capitolo 2









Capitolo 4

Bella POV
Era passata una settimana da quando io e Daniel eravamo usciti per la prima volta.
Ci eravamo lasciati alle spalle la nostra “litigata” ed eravamo andati avanti, cominciando a vivere quella storia che stava nascendo tra di noi.
Con lui mi trovavo bene, ero felice e ridevo sempre, ma sentivo che qualcosa non andava, che qualcosa in me mancava, anche se non avevo la minima idea di cosa fosse.
Lui era carino, era affettuoso, era tutto quello che avevo sempre desiderato, ma lui non era… lui.
Non mi piaceva ammetterlo, ma continuavo a fare il confronto con lui, a pensare come mi abbracciasse, baciasse, toccasse lui. Non riuscivo a farne a meno e ogni volta mi davo della stupida, della stupida colossale perché avevo davanti un ragazzo che amavo e che mi voleva, che mi desiderava come solo lui aveva fatto fino a quel momento.
Ero una stupida, mi sentivo davvero una stupida a fare quei pensieri mentre ero con Daniel, ma la mia mente vagava da sola, portava alla luce ricordi senza neanche che io le dessi il comando di farlo.
Ovviamente non avevo mai parlato con nessuno di quel mio stato d’animo, come potevo farlo? Io non pensavo a lui perché non tenessi a Daniel, anzi, io ci tenevo, il sentimento nei suoi confronti stava crescendo ogni volta di più, ma non potevo ancora considerarmi innamorata.
Ma allora, se ero presa davvero, perché continuavo a pensare a lui? Perché continuavo a pensare ai suoi baci anziché a quelli di Daniel?
Non aveva senso come cosa, ma ormai avevo capire come fossi fatta. Non riuscivo a capirlo io figuriamoci le altre persone.
Forse il fatto che lo vedessi tutte le sere sul marciapiede e che lo sognassi per tutta notte svegliandomi sudata, non migliorava la situazione. Forse era solo colpa di quei sogni se io continuavo a pensare a lui, ma come potevo dimenticarlo? Io in un certo lo amavo ancora e avevo capito ormai da tempo, che l’avrei amato per tutta la vita. Nessuno sarebbe mai riuscito a farmelo dimenticare del tutto, nessuno sarebbe mai riuscito ad oscurarlo perché non c’era niente di così bello come lo era lui.
Mi sarei accontentata di un ragazzo che mi piaceva e che mi avrebbe amato. Sapevo che non era un bel pensiero da fare, ma che potevo farci? Lui non c’era e non sarebbe tornato e io non l’avrei mai dimenticato. Non potevo stare tutta la vita ad aspettarlo, dovevo accontentarmi, anche se non mi era mai piaciuto usare quella parola. Secondo me aveva un significato orrendo: non ci si accontenta mai, ma cerca di trovare sempre il meglio per se stessi. E purtroppo il mio meglio se n’era già andato. La mia occasione di essere felice per la vita, era sfumata.
Era sdraiata sul mio letto a guardare il soffitto, i pensieri erano quelli ormai da troppi giorni e capivo che pure io ero annoiata da me stessa: stessi pensieri, stesse parole, stesse conclusioni. Non era possibile che fossi così monotona e noiosa. Annoiavo persino me stessa, figuriamoci gli altri che mi sentivo parlare.
Sbuffai pesantemente pensando a quanto la mia vita avesse preso una piega sbagliata.
Fino ad un anno e mezzo prima mi sembrava di vivere in un altro mondo, in un mondo parallelo in cui io amavo ed ero amata da un vampiro, ma come sapevo, le fantasie ben presto finisco e ti tocca fare i conti con la realtà.
Io stavo facendo i conti con la realtà da un anno e mezzo, eppure non mi sembrava che stessi migliorando, che stessi smettendo di pensare a lui, anzi, mi sembrava di peggiorare di minuti in minuto, di giorni in giorni. Mi sentivo pesante.
Per fortuna c’era Daniel al mio fianco che mi faceva ridere e mi distraeva.
Non riuscivo a capire come non mi fossi resa conto prima di lui, di quanto fosse bello e gentile. Un altro principe azzurro, ma non della stessa categoria di lui. Lui era un principe azzurro a sé. Un principe azzurro che guida la sua Volvo grigio metallizzata e che ha la capacità di leggerti nel pensiero.
Sapevo che tutti i principi azzurri non erano uguali, ma a me andava bene Daniel, anche se non era il tipo che volevo.
<< Bella, non dovresti cominciare a cambiarti? Tra poco viene a prenderti Daniel >> mi ricordò mia mamma entrando dalla porta spalancata.
Oh merda, merda. L’appuntamento.
Mi alzai velocemente dal letto e cominciai a spogliarmi mentre mi dirigevo in bagno.
Quando arrivai davanti alla porta, era chiusa.
<< Phil? Sei tu? >> chiesi urlando leggermente per farmi sentire oltre la porta.
<< Certo che sono io. Chi vuoi che sia? Ci siamo appena noi tre in casa >> cominciò a ridere.
<< Devo farmi la doccia perché tra poco arriva Daniel a prendermi >> abbassai la voce cercando di renderla dolce.
<< Sto per entrare io >> replicò.
<< Stai, quindi vuol dire che non sei entrato. Dai Phil, ci metto pochissimo. Dopo quando sono uscita di casa puoi fare tutto quello che vuoi. Puoi girare anche nudo per casa >> dissi arrossendo.
<< Questo si potrebbe fare >> cominciò a ridere.
Vidi aprirsi la porta di scappo e mi trovai davanti Phil con solo un asciugamano in vita. Arrossii maggiormente e lui rise ancora più forte.
<< Quante volte mi hai visto senza maglietta da quando sei qui? >> mi chiese allontanandosi dalla porta.
<< Ogni giorno, più o meno >> alzai un sopracciglio non capendo dove volesse arrivare.
<< Dovresti smetterla di arrossire. Sono io, non un estraneo. Ormai dovresti conoscermi a memoria. Mi chiedo come farai quando dovrai farlo >> disse prima di girarsi per andare in camera sua e di mia mamma.
Diventai bordeaux, anzi, forse ero diventata color melanzana da quanto mi sentivo in imbarazzo.
Entrai di corsa in bagno e mi chiusi dentro.
Sapevo che Phil avesse ragione, ero troppo timida, arrossivo per tutto. Dovevo darmi una calmata.
Ma non succedeva solo con Phil, ma anche con Daniel quando me lo ritrovavo a pochi centimetri dal viso per baciarmi: sussultavo e diventavo rossa. Lui rideva e poi mi baciava comunque, ma ero consapevole che non fosse una reazione normale. Ero troppo timida e impacciata.
Accesi l’acqua, finii di spogliarmi e poi mi gettai sotto il getto caldo.
Devi fare presto. Non perderti via. Devi fare presto.
Continuai a ripetermi mentalmente.
Avevo la tendenza a stare troppo tempo sotto la doccia ed ero sicura che se avessi cominciato a rilassarmi non sarei più uscita dal bagno perdendomi l’appuntamento al cinema con Daniel.
Mi insaponai velocemente i capelli e lavai il corpo.
Chiusi l’acqua, uscii, mi avvolsi un asciugamano intorno alla vita e uscii velocemente.
Lanciai un’occhiata veloce all’orologio e notai che mancassero solo dieci minuti all’arrivo di Daniel.
Corsi in camera, mi asciugai velocemente e mi vestii: jeans, maglietta e felpa, non avevo molto tempo per scegliere qualcosa di diverso, se avevo qualcosa di diverso. Era da un anno e mezzo a quella parte che non facevo più shopping sfrenato. Da quando me n’ero andata da Forks ed avevo salutato Alice.
Forse avrei dovuto chiamarla, o almeno, provare a farlo. Avevo tutto il diritto di sentire una mia amica, anche se lei era la sorella del ragazzo che mi aveva lasciata. Avevo tutto il diritto di chiederle come stesse, come andasse con Jasper e se aveva qualche programmi. Avevo il diritto di farlo, no?
Ma non appena finii di pensare, mi resi conto che non volevo sapere come stesse Alice –anche se un po’ volevo saperlo-, ma volevo sapere come stesse lui, cosa stesse facendo e con chi fosse.
Ero una stronza che voleva approfittarsi di un’amica per sapere di suo fratello. Io non ero così subdola da fare una cosa del genere.
Se l’avessi chiamata l’avrei fatto perché volevo sentirla e non perché volessi sapere qualcosa su di lui.
Andai in bagno ad asciugarmi velocemente i capelli e scesi le scale di corsa scontrandomi con Phil.
Arrossii e lui rise facendomi arrossire maggiormente.
Andai in salotto dove trovai mia mamma che guardava la televisione.
<< Quando arriva Daniel? >> mi chiese girandosi a guardarmi.
<< Dovrebbe arrivare >> le sorrisi.
<< Sai, mi sembra strano vederti uscire con lui. È da quando lo conosco che gli sei sempre piaciuta e tu non lo degnavi minimamente di uno sguardo. In quel senso intendo. In un certo senso mi faceva tenerezza. Era così carino quando ti guardava. Adesso vederti uscire con lui mi fa strano, soprattutto perché tu non lo guardi, come lui guarda te >> tornò a guardare la televisione.
<< Tu hai sempre saputo che piacevo a Daniel? >> le chiesi leggermente stupita e non feci caso, volutamente, all’ultima frase che aveva detto.
Mi rendevo conto che io non lo guardavo come lui guardava me, che non ero presa da lui come lui da me, ma spero che un giorno l’avrei guardato allo stesso modo ed ero sicura che sarebbe successo.
<< Certo che lo sapevo, anche Phil l’ha sempre saputo, ma non potevamo dirti niente >>
<< E per quale motivo scusa? >> non riuscivo a capire il senso di non dirmi che Daniel fosse interessato a me, forse non me ne sarei mai andata e avremmo cominciato la nostra storia prima, anche se l’idea di non conoscere lui, non mi piaceva.
<< Perché magari ti potevi spaventare o comunque avresti alzato le spalle fregandotene e magari l’avresti anche allontanato. Dovevi capire da sola del suo interessamento nei tuoi confronti e poi dovevi capire se tu provavi qualcosa per lui oppure no. Ricordati che non bisogna mai forzare gli avvenimenti, quando succedono, succedono, non ci si può fare niente. Se si cerca di affrettare i tempi si rischia di rovinare tutto >> il campanello suonò.
<< Hai ragione. Hai fatto bene a non dirmelo >> le lasciai un bacio sulla guancia e mi diressi verso la porta dove trovai un Daniel sorridente.
<< Ciao >> mi salutò avvicinandosi alle mie labbra.
<< Ciao >> sussurrai sulle sue prima di farle combaciare con le mie.
Ci lasciammo un bacio a stampo e ci staccammo.
<< Ci vediamo dopo, mamma >>
<< A dopo. Divertitevi >> le sentii dire prima di chiudere la porta.
Salimmo in macchina e Daniel mise in moto dirigendosi verso il cinema che c’era in centro.
Dieci minuti al massimo e saremmo arrivati.
<< Senti, ma Matt ti ha mai parlato di Helena? >> chiesi improvvisamente a Daniel.
Volevo smuovere un po’ la situazione tra i due, o meglio, volevo vedere se Helena avesse qualche possibilità con Matt. Era anni che gli correva dietro, ma non erano mai stati più di soli amici. Volevo sapere se un giorno sarebbe stato possibile vederli qualcosa di più.
<< In che senso? >> alzò un sopracciglio continuando a guardare la strada.
<< Come ragazza, non come amica >> gli spiegai.
<< No, cioè, mi ha sempre detto che è una bella ragazza, ma non è mai andato oltre. Sai che è fissato con Sarah e che non riesce a non parlare di lei. È insopportabile quando fa così >>
<< Non hai mai detto di avere fantasie su di lei? >> chiesi arrossendo.
<< Fantasie? In quel senso? >> ghignò leggermente guardandomi con la coda dell’occhio.
<< Sì, in quel senso >> arrossii maggiormente.
<< No, che io mi… Aspetta, sì, un paio di volte è successo. Ci siamo visti ed era sconvolto perché aveva sognato Helena in atteggiamenti provocanti e sexy >> scoppiò a ridere. << Era leggermente sconvolto dal fatto, anche se sembrava non gli fosse dispiaciuto >> continuò a ridere.
<< Quindi, pensi che a lui piaccia lei? >> chiesi timidamente.
<< Sì, probabilmente sì, anche se non se ne rende conto. Io ho scoperto di essere interessato a te per quel motivo. Ti sognavo tutte le notti e… >>
<< Sì, sì. Va bene. Ho capito smettila >> agitai le mani imbarazzata sentendomi le guancie caldissime.
Lui scoppiò a ridere.
Parcheggiò la macchina e ci dirigemmo verso il cinema.
Mi pagò biglietto e popcorn come un bravo ragazzo doveva fare.
Entrammo in sala e ci gustammo il film con le mani intrecciate.
Mi commossi parecchio per il film e Daniel mi guardò preoccupato quando se ne accorse. Mi abbracciò facendomi calmare e poi ci dirigemmo verso la macchina.
Prendemmo un gelato, ci scambiammo le nostre opinioni sul film e su quello che ci era piaciuto e no.
Tornammo alla macchina e ci ritrovammo a parlare nuovamente del film che avevamo visto. Ci aveva colpito talmente tanto che non riuscivamo a non parlarne.
Arrivammo davanti a casa e Daniel parcheggiò.
<< Allora, ci vediamo domani >> mi sorrise.
<< Assolutamente >> sorrisi anch’io avvicinandomi a lui.
<< Perfetto >> sorrise prima di avventarsi sulle mie labbra che massaggiò con le sue.
Ci accarezzammo e ci sfiorammo finché la sua lingua non disegnò il contorno delle mie labbra che dischiusi per fare scontrare le nostre lingue. Mi sentii accaldata sulle guancie segno che fossi arrossita. Capiva sempre quando ci baciavamo.
Le nostre lingue si strusciarono e si toccarono.
Una cosa che mi piaceva nel baciare Daniel era che non dovevo preoccuparmi di trattenermi, potevo assaporare il bacio fino in fondo, cosa che non potevo fare con lui perché avrei rischiato di fargli del male e che ne facesse a me.
Mi piaceva non sentirmi limitata, non dovermi trattenere, anche se baciare Daniel e lui non era la stessa cosa. Con Daniel non provavo quasi niente, anche se la sensazione era piacevole, ma non mi sconvolgeva, non mi faceva tremare le ginocchia, non mi faceva sentire le farfalle nello stomaco come quando baciavo lui.
Ci staccammo e mi sorrise.
<< Buona notte >> dissi aprendo la portiera.
<< Buona notte >> mi sorrise prima di partire.
Seguii con lo sguardo la macchina fino a quando non la vidi più.
Girai lo sguardo e… Eccolo lì, come ogni sera che mi guardava.
Mi stupivo ancora di quanto la mia fantasia fosse eccezionale, era perfetto in ogni piccolo dettaglio come se fosse vero, come se fosse realmente lui.
Come se fosse realmente lui.
Quelle parole mi risuonarono in testa.
E se fosse davvero lui? E se il vero… Edward? E se tutti questi mesi fosse sempre stato realmente lui?
A quei semplici pensieri una strana sensazione si fece largo in me, una sensazione che sembrava dirmi che avevo ragione, che era realmente lui.
Guardai quegli occhi ambrati che avevo sempre amato, che amavo anche in quel momento. Guardai il suo corpo perfetto fasciato in un paio di jeans scuri e in una maglietta nera.
Sì, era lui. Ne ero sicura.
Lo vidi girarsi, segno che se ne stesse per andare, ma il suo nome uscì dalle mie labbra senza nemmeno accorgermene.
<< Edward >>
 
 
 
Edward POV
Ero di nuovo lì, come ogni sera da un anno e mezzo a quella parte. Non ero mai riuscito a lasciarla da sola, non ero mai riuscito ad allontanarmi definitivamente da lei.
La sorvegliavo ogni notte, la guardavo dormire e vegliavo sui suoi incubi finché non si svegliava.
La osservavo ogni notte per un anno e mezzo rendendomi conto che mi innamorassi sempre di più di lei con lo scorrere del tempo.
L’avevo lasciata sperando che potesse farsi una vita, che potesse ricominciare a vivere con una persona normale, con una persona che la degnasse e che non l’avrebbe fatta soffrire come me.
L’avevo vista vivere la sua vita, l’avevo vista fare gli incubi tutte le volte e il mio corpo ogni volta stava male. Volevo vederla felice, volevo vederla sorridere, volevo vederla diventare moglie e madre, anche se ci avrei sofferto parecchio vedendola tra le braccia di un altro, vederla tenere in braccio un figlio che non era mio, vederla baciare delle labbra che non erano le mie e vederle fare l’amore con un uomo che non ero io.
Ci avrei sofferto, ma era giusto così. Io la mia vita, la mia anima l’avevo già persa, avevo già sofferto e non volevo che lo facesse anche lei a causa mia.
Doveva dimenticarmi, doveva voltare pagina.
L’avevo sempre pensata così, ogni giorno per un anno, ma quando avevo cominciato a vedere come guardava quel Daniel che era tornato, mi ero sentito ribollire di gelosia.
Lui era innamorato di lei, si vedeva da come la guardava, da come le parlava, da come l’aveva protetta alla festa del suo ritorno, da come le aveva detto di essere innamorato di lei. Sì, lui era innamorato di lei, ma, ne ero certo, non quanto lo fossi io.
All’inizio lei l’aveva respinto, ma avevo notato il cambiamento che c’era stato in lei nel corso del tempo. Era interessata a lui. Ero sicuro che stesse cominciando a vederlo in modo diverso e quando l’avevo sentita fargli quel discorso, avevo sentito il mio cuore perdere un battito anche se non poteva più farlo.
Lei stava per uscire con un altro, quindi voleva dire che mi aveva dimenticato, che non gli interessava più niente di me. In quei momenti avrei tanto voluto leggerle nel pensiero, capire cosa le stesse passando per la testa, ma non potevo saperlo.
Avevo cominciato a farmi vedere ogni sera sperando di farle capire che fossi io, ma lei non lo capiva, fino a quella sera.
Era uscita con Daniel e per non farmi troppo male, avevo deciso di aspettarla davanti a casa e di vederla felice.
Vidi la macchina dell’altro fermarsi davanti a casa sua.
Avevo ascoltato quel poco che si erano detti e per mia sfortuna stavo assistendo in diretta al loro bacio attraverso i pensieri di quel coso che la stava baciando.
Avrei vomitato se solo avessi potuto farlo, mi sarei sentito morire se solo non lo fossi già stato, mi sarei messo ad urlare se solo non avrei rischiato di svegliare tutto il vicinato.
Un altro stava baciando la mia Bella, la ragazza di cui ero innamorato, ma che purtroppo avevo lasciato. La stava baciando come io non ero mai riuscito a fare, come io non potevo fare perché rischiavo di farle del male.
Vedere in ogni minimo particolare quel bacio che non avrei mai potuto dargli, mi stava facendo male, mi stava facendo capire quanto fossi stato stupido a lasciarla, ma l’avevo fatto per lei, per proteggerla.
Avevo sempre detto che volevo vederla felice, ma nel momento in cui era arrivato un altro, avrei voluto che non esistesse, l’avrei quasi ucciso se avessi potuto e se dopo non mi sarei sentito in colpa.
Si salutarono, scese dalla macchina e si girò a guardarmi come se si sentisse osservata.
Ci fissammo e quella sera c’era una luce diversa nei suoi occhi, una luce che attribuivo al fatto che si stesse innamorando dell’altro, che mi avesse finalmente dimenticato.
Al solo pensarlo mi sentii star male e avevo bisogno di sfogarmi in qualche modo. Vederla felice non era esattamente come pensavo. Non mi faceva piacere perché non era felice per me, perché non era felice grazia a me, ma grazie a qualcun altro.
Decisi di andarmene prima di combinare qualche stupidaggine.
Mi girai, ma successe una cosa che non mi sarei mai aspettato.
<< Edward >> la sua voce era flebile e quasi sussurrata, ma la sentii benissimo.
Non sapevo se girarmi e farle capire che fossi realmente io o andarmene come tutte le volte. Ma c’era qualcosa di diverso: le altre volte non mi aveva mai chiamato, non aveva mai provato a cercarmi, ma quella volta sì. Il motivo? Non potevo saperlo. Ma qualcosa mi fece capire che mi avesse riconosciuto, che avesse capito che fossi realmente io.
Mi girai ed incontrai i suoi occhi cioccolato che tanto mi avevano fatto innamorare.
Ci fissammo per minuti interminabili dove neanche i pensieri provavano a rovinare quel momento.
Mi persi a guardarla, a guardare quegli occhi, quella labbra, quel viso a cuore che mi avevano tanto fatto innamorare di lei. Ci avvicinammo l’uno all’altra fin quando non eravamo di fronte.
<< Avevi detto che sarebbe stato come se non fossi mai esistito >> disse con la voce un po’ rotta dall’emozione.
<< Ho mentito >> seppi solamente dire rendendomi conto che non sapevo cosa dirle.
<< Come mai sei tornato? >> mi chiese in un modo talmente freddo che mi fece pentire di essermi girato.
<< Non me ne sono mai andato >> per mia fortuna avevo un autocontrollo di ferro, altrimenti l’emozione avrebbe rovinato la mia voce ferma e perfetta caratteristica di noi vampiri.
<< Nella mia vita te ne sei andato un anno fa. Te ne sei andato quando mi hai lasciata sola. È passato un anno perché adesso? Adesso c’è Daniel nella mia vita >> arrossì leggermente tradendo la sua emozione nel pronunciare quel nome.
Solo al pensiero che lui le facesse quell’effetto, strinsi i pugni lungo i fianchi.
<< Lo ami? >> le chiesi semplicemente.
Dovevo saperlo. Dovevo saperlo se lo amasse, se mi avesse dimenticato definitivamente. Se con lui fosse felice. Dovevo sapere che non mi volesse più nella sua vita e me ne sarei andato.
Il solo pensiero di andarmene, mi faceva stare male. Io la amavo, volevo stare con lei, ma se lei non mi avesse voluto non potevo fare altro che andarmene.
Intorno a noi regnò il silenzio per minuti che mi parvero ore.
<< Sì >> non le tremò la voce, non le si imporporarono le guancie, non ebbe nessuna reazione a quella semplice parola, ma al solo sentirla una parte di me morì per la seconda volta.
Lo amava, amava lui e non me. Mi aveva dimenticato, non mi amava più.
Era colpa mia, ero stato uno stupido, ero stato io a lasciarla pensando di fare la cosa giusta, ma avevo sbagliato, avevo sbagliato completamente.
Lei mi aveva dimenticato e io non potevo fare altro che andarmene.
<< Allora, addio >> due parole che mi costarono tantissimo.
Non me ne sarei voluto andare ed ero sicuro che non me ne sarei mai andato definitivamente, l’avrei controllata ancora per il resto della mia vita.
Mi girai e feci per andarmene.
<< Mi lasci di nuovo così? >> mi chiese e sentii distintamente il sangue che andò a colorare le sue guancie, mi girai nuovamente e la guardai.
Rimasi a guardarla negli occhi come per trovare coraggio, per trovare il coraggio di pronunciare le parole che continuavano a girarmi in testa.
<< Hai detto di amarlo e ti vedo felice. Io voglio la tua felicità e con me non saresti felice, non lo saresti mai stata. Ti ho lasciato per proteggerti, non perché non ti amassi, l’ho fatto solo per proteggerti >> ero stato sincero. Le avevo aperto il mio cuore dandole anche più informazioni di quanto avessi mai voluto.
<< Per proteggermi? Ti sei mai chiesto se io volessi essere protetta? >> si avvicinò di qualche passo a me. Aveva leggermente alzato la voce, ma sentivo benissimo le sue guancie leggermente rosse.
<< Non mi sembrava che ce ne fosse bisogno. Sei sempre stata incline a fare qualcosa che io ritenevo pericolo, quindi era normale che non ti avrei mai chiesto niente >>
Ci rimanemmo a guardare in silenzio come se non avessimo più niente da dirci. Stavo pensando di girarmi e di andarmene perché pensavo che la conversazione fosse chiusa, ma Bella ricominciò a parlare.
<< Prima hai detto che sono felice, ma, sei sicuro che lo sia? >> mi chiese continuando a guardarmi negli occhi.
Mi stupivo di quanto fosse diventata sicura di se stessa anche se tendeva a diventare ancora rossa la maggior parte delle volte.
<< Non lo sei? >> le chiesi non lasciandomi scappare l’occasione di sapere la verità.
<< Forse >> abbassò lo sguardo imbarazzata.
Forse.
Non era una risposta definitiva. Non era un secco “sì” che non ammetteva nessuna replica. Non era un “no” che mi dava la certezza che lei non fosse felice. Era una via di mezzo. Era un modo per tenermi sulle spine e per non darmi nessuna certezza, di nessun tipo.
Poteva essere felice come poteva non esserlo. Avevo il cinquanta per cento delle probabilità di indovinare come si sentisse.
Rimasi a guardarla per provare a scrutare una sua possibile risposta, ma ogni volta che trovavo un elemento che mi faceva capire che non era felice, ne trovavo subito un altro che mi faceva capire che lo era.
Mi sembrava di diventare pazzo, anzi, forse lo ero diventato davvero, ma non ero un pazzo qualsiasi. Ero un pazzo che era innamorato follemente di una ragazza che gli aveva rubato un cuore che non aveva, che gli aveva fatto battere quel cuore che non batteva più da anni. Ero pazzo di una ragazza che non riusciva a rendersi conto di quanto fosse bella, affascinante, sensuale. Non mi piaceva ammetterlo, ma la trovavo dannatamente sensuale ed erotica, ma sapevo che dovevo trattenermi. Se mi fossi spinto leggermente oltre, avrei rischiato di farle del male, cosa che io non avevo intenzione di fare.
Continuai a guardarla rendendomi conto di quanto la volessi abbracciare e baciare, ma non era possibile. L’avevo lasciata per proteggerla perché con me non era al sicuro e, di certo, non sarei tornato insieme a lei così su due piedi.
L’amavo, l’avevo sempre amata e volevo che fosse al sicuro, che non corresse nessun genere di rischio e con me ne avrebbe corsi fin troppi.
<< Tu devi essere felice, con lui. Devi essere felice e vivere la tua vita >> le dissi prima di girarmi.
<< Vuoi che viva la mia vita? Allora, dovresti smetterla di tornare, dovresti smetterla di venire tutte le sere a controllarmi. Dovresti andartene definitivamente della mia vita >> urlò lei.
Non le risposi. Aveva ragione, sapevo che aveva tremendamente ragione. Avrei dovuto lasciarla andare definitivamente, smetterla di seguirla e di controllarla, o meglio, potevo farlo, ma senza farmi vedere. Santo cielo ero un vampiro, era da tutta una vita che mi nascondevo, potevo farlo anche con lei, ma non ce la facevo.
Non riuscivo a nascondermi, mi sentivo come in dovere di farle sapere che io ci fossi, che non me ne fossi mai andato.
Ero sempre stato convinto che non mi avrebbe mai riconosciuto, che avrebbe sempre pensato che fossi solo un’illusione, non mi era mai passato per la testa che potessi farla soffrire.
Ero stato un egoista, uno stupido egoista che aveva pensato solo a se stesso e non a lei.
Forse era meglio che me ne andavo definitivamente.
Mi nascosi nel buio aspettando che andasse a dormire. Sentii cosa raccontò alla mamma. Mi sentivo uno spione, ma ormai ci ero abituato.
Facevo così ogni sera da un anno e mezzo: ascoltavo i discorsi con la mamma, la sentivo andare a dormire e quando sentivo che il battito le si era regolarizzato, mi arrampicavo alla finestra, che per mia fortuna era sempre aperta, e andavo a guardarla dormire.
Avevo fatto così ogni singola notte per un anno e mezzo e anche quella notte l’avrei fatto, quella notte che forse sarebbe stata l’unica.
Guardandola dormire decisi che aveva ragione, che dovevo andarmene definitivamente e lasciarle vivere la propria vita. Una vita che non poteva essere con me, una vita che non avrebbe mai potuto vivere con me. Doveva vivere una vita normale e non con un vampiro centenario.
Era bellissima con il viso circondato dai capelli castani arruffai sul cuscino, le labbra leggermente dischiuse e gli occhi chiusi.
Avevo la tentazione di avvicinarmi maggiormente e di baciarla, ma avevo paura di svegliarla e non volevo che si arrabbiasse di nuovo con me.
Mi limitai a sdraiarmi vicino a lei e a osservarla.
Era la cosa più bella che avessi mai potuto vedere.
La mia esistenza non era niente senza di lei, io non ero niente senza di lei.
Avevo preso la mia decisione: l’avrei lasciata andare e io avrei trovato una soluzione per non vivere il resto dell’eternità senza di lei.

 

 






Ciao! Scusate davvero per questo leggero ritardo, ma la scuola mi sta prendendo un sacco di tempo. =)
Come avete potuto leggere il nostro carissimo Edward è tornato *_* Abbiamo avuto un POV Edward perché mi sembrava giusto sapere cosa avesse fatto lui in quel anno e mezzo che non si è fatto vedere, insomma, era giusto informarvi e questa mi sembrava l’occasione giusta per farvelo sapere.
Cosa farà il nostro Edward? Se ne andrà davvero? Cosa passa per quel suo cervellino? Si accettano scommesse ragazze, fate le vostre ipotesi.
Voglio avvisare che il prossimo capitolo non è ancora pronto e non so quando riuscirò a scriverlo, spero di non postarlo in ritardo perché mi sentirei tremendamente in colpa. =( Questo fine settimana mi metterà d’impegno a scrivere altrimenti qui è un macello. =)
Ringrazio tutte le persone che hanno aggiunto questa storia alle preferite, seguite e ricordate e alle ragazze che hanno recensito lo scorso capitolo davvero grazie.
Un’ultima cosa prima di rispondere alle recensioni, ho pubblicato una storia che ho scritto per un concorso indetto sul forum, mi farebbe piacere se la leggeste e lasciate magari un commento se vi piace. =) Mi farebbe molto piacere vedervi anche lì e sapere se vi piace anche quella storia. NOTHING IS AS IT SEEMS.
Rispondo alle vostre recensioni:
Lua93: Gemeeeee, mentre tu sei ad aiutare la mamma in cucina (ahahahah) io rispondo alla tua recensione. Ho sempre l’abitudine a lasciare la tua recensione per ultima (nello scriverla) anche se sei la prima, non so come mai. Bah, non so. Sono strana, ma questo l’ho sempre saputo.
Allora, rispondo al tuo fringuello che forse  è meglio. =)
Althea la chiami solo tua sorella hai capito? Grrr. Quanto odio che mi si chiami per nome intero. Grrr. Ma tu sei perdonata. Ahahahah. Oddio, non sei un po’esagerata? Hai sempre la mania di definire ogni mia cosa una meraviglia, ma secondo me tu hai seri problemi. No, ma davvero. -.-
Non parliamo del concorso che tanto ormai è finito ed abbiamo avuto i risultati, quindi, capitolo chiuso. =)
Sì, li ho fatti mettere insieme anche se tu non sei felice. Poverina, dai. Bella aveva il diritto di rifarsi una vita, aveva il diritto di continuare ad avere una vita nonostante Edward non ci fosse più.
Edward farà qualcosa? Ahahah bo. Non lo so e non lo sai nemmeno tu perché non ho ancora scritto niente. Ahahahah Sono molto cattiva. Ahahahah
-.- Stefano. -.- Quel coglione. Ma vai a capirlo quello. -.- Ma che cazzo ha al posto del cervello? Merda? Mi sa proprio di sì, sai? -.-
Appena torni postiamo. Ahahaha. Ti voglio bene ^_^
meredhit89: Ciao! Sono felice di sapere che la storia ti ha colpito e che ti è piaciuta. Spero che con il passare del tempo ti piaccia sempre di più. Un bacione ^_^
poc: Ciao! Sono contenta che la storia ti piaccia. Speravo davvero che potesse intrigare il fatto di leggere una nuova prospettiva e, soprattutto, l’aggiunta di alcuni nuovi personaggi. Come hai detto tu, se Edward avesse ritardato il suo arrivo era più o meno ovvio che Bella si facesse un’altra vita.
Be, alla tua domanda finale ho risposto con questo nuovo capitolo sperando che ti sia piaciuto e che non ti abbia deluso. Un bacione ^_^
eliza1955: Ciao! Sono felice di leggere ancora una tua recensione. =) Devo essere sincera, anche per me Bella ha perdonato troppo facilmente Edward, capisco che fosse innamorata, ma perdonarlo così facilmente, insomma, ci voleva una prova d’amore, doveva farlo penare un po’ e non ti preoccupare che non lo perdonerà tanto facilmente in questo storia, se mai lo perdonerà. Chissà, magari non lo farà. =) No, dai, ti assicuro che torneranno insieme, ma per Edward non sarà assolutamente facile, ma nemmeno per Bella resistere a non perdonarlo velocemente. Un bacione ^_^
vanderbit: Ciao! Sì, Daniel sarà una specie di Jacob. Infatti, dove sarebbe il gusto se tutto fosse facile? I protagonisti devono penare, come voi che leggete. =)
Esatto, hai colto perfettamente quello che volevo dire. Per Bella, Daniel è solo una cotta, una persona con cui potrebbe costruire qualcosa, ma comunque deve sempre fare i conti con il ricordo di Edward. Il primo amore non si scorda mai ed i ricordi ce li portiamo fino alla fine. Sono davvero felice di sapere che la storia ti piace. Un bacione ^_^
Xversa: Ciao! Non sai quanto mi faccia piacere sapere che ti piace anche questa storia. Sono davvero molto felice. Ti ringrazio per avermi fatto notare gli errori. Non ho molto tempo per controllare anche questo capitolo, spero solo che non ci siano altri errori, e se ci fossero, ti chiedo scusa in anticipo, la prossima volta controllerò.
Non ti preoccupare Edward sarà felice e contento. Prima o poi. XD Un bacione ^_^

 

 

 

Alla prossima ^_^



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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Capitolo 2









Capitolo 5
Bella POV
Se n’era andato. Si era girato e se n’era andato. Per quale diavolo motivo aveva seguito alla lettera quello che avevo detto? Perché non aveva cercato di opporre resistenza al mio volere? Perché non aveva cercato di farmi capire che lui ci tenesse ancora a me? Perché si era limitato a girarsi e andarsene? Mi odiavo. Mi odiavo per quello che avevo detto. Mi odiavo solo per averlo pensato, ma era quello che volevo dirgli.
In quel momento odiavo intensamente il fatto che Edward non potesse leggermi nel pensiero, odiavo che non potesse sapere cosa realmente pensavo e che doveva ascoltare solo le mie parole. Le mie stupidissime parole. Perché non riuscivo a tener chiusa la bocca?
Certo, trovarmelo davanti e poi scoprire che fosse realmente lui non mi aveva lasciato indifferente. Rivedere i suoi occhi dorati, il suo sorriso, risentire quella voce vellutata e bellissima. Mi era mancato. Mi era mancato da morire e in un primo momento tutta la mia “rabbia” nei suoi confronti se n’era andata. Scomparsa. Volatilizzata. Come se non fosse mai esistita. Sentivo solo il mio cuore battere all’impazzata, sentivo solo che il mio amore nei suo confronti non fosse mai diminuito, che non era mai mutato come non poteva mutare lui: il mio angelo tentatore, l’amore della mia vita, il vampiro che mi aveva rubato il cuore per poi spezzarmelo. Non era stato facile rivederlo, non era stato facile sapere che non se ne fosse mai andato.
Quando chiamai il suo nome e si girò, una consapevolezza si intrufolò in ogni particella del mio corpo: era sempre stato Edward. Era sempre stato davvero lui tutte le volte che pensavo di avere le allucinazioni, tutte le volte che pensavo che era solo una mia illusione la sua immagine, il suo sorriso, ma in realtà era tutto vero. Era tutto verissimo. Quella consapevolezza mi rese felice, mi fece quasi scoppiare il petto perché voleva dire che non mi aveva mai lasciato, che mi aveva sempre protetto, ma dall’altra parte mi sentivo in un certo senso ferita. Era sempre stato vicino a me e non aveva mai fatto niente, non aveva mai cercato di parlarmi assieme. Mi resi conto che forse non era interessato a me, che c’era un altro motivo se lui era venuto tutte le sere.
Quel piccolo pensiero mi ricordò cosa avevo passato in quei mesi per colpa sua, quanto avevo sofferto e quanto stavo soffrendo anche in quel momento. Ero sempre stata consapevole che non avrei potuto dimenticarlo del tutto, ero consapevole del fatto che una parte di me avrebbe sempre pensato e voluto Edward, ma non pensavo di rivederlo, non pensavo di sentire ancora il dolore che mi provocava il pensare a quel terribile giorno.
Da un secondo all’altro ero passata dall’amore all’odio profondo che provavo per lui, anche se sapevo che non fosse vero.
Decisi di prendere un tono freddo e di tenermi un po’ sulla difensiva. Ok, ero ancora innamorata di lui, ma non ero pronta a soffrire ancora, più di quello che stessi già facendo.
Mi ero ritrovata a mentire, a dirgli che amavo Daniel quando non era assolutamente vero. Mi ero ritrovata a quasi urlargli, cosa che non avevo quasi mai osato fare con lui o con nessun altro.
Mi resi conto in quel momento che molto era cambiato in un anno e mezzo: io ero cambiata diventando un po’ più sicura di me stessa, anche se in profondità c’era ancora la mia timidezza. Lui sembrava cambiato, almeno, ai miei occhi sembrava cambiato. L’unica cosa che non era cambiata in un anno e mezzo, era quello che provavo per lui. Il mio amore nei suoi confronti era rimasto immutato, non era variato di una virgola.
Se fossi stata la mia vecchia me forse l’avrei riaccolto a braccia aperte, appena l’avessi visto gli sarei corsa incontro e l’avrei abbracciato, ma non ero più quella ragazzina, non ero più così stupida. Era venuto per me? Doveva guadagnarsi il mio perdono.
Mi aveva lasciato, mi aveva fatto soffrire, mi aveva fatto passare mesi terribili e tutto per cosa? Per poi continuare a controllarmi? Per poi mostrarmi la sua presenza ogni sera? Tutto questo per proteggermi?
Ero del parere che mi avrebbe protetto meglio se fosse stato al mio fianco, il compito gli sarebbe stato più facile, ma invece no, lui doveva fare tutto il contrario.
Una parte di me avrebbe voluto che restasse, che mi dicesse di amarmi, sapevo che per un suo più piccolo gesto gli sarei caduta ai piedi, ma non fece niente. Non disse niente.
In quel momento una parte di me si sentì persa, vuota.
Se ne stava andando di nuovo, mi stava lasciando da sola un’altra volta, ma quella volta me l’ero cercata. Ero stata io a consigliarglielo. Che stupida.
 
* * * * *
 
Era passata una settimana da quando avevo visto per la seconda volta Edward andarsene. Non si era fatto più vedere, nemmeno una fugace apparizione.
Se n’era andato. Di nuovo. Ma con la sua scomparsa tornarono nuovamente gli incubi. Ogni notte ne facevo uno, ogni notte sognavo di venir lasciata da Edward nei posti più strani e per dei motivi fuori dal normale. Mi svegliavo sudata e con le guancie rigate di lacrime.
Sapevo che sarebbe successo di nuovo.
Ero arrabbiata con me stessa, con lui, con il mondo intero. Con me perché mi sentivo una stupida. Stavo soffrendo ancora, stavo soffrendo e non ci potevo fare niente. Era colpa mia se stava succedendo, era colpa mia se lui se n’era andato una volta per tutte. Ero arrabbiata con lui perché era tornato, perché aveva deciso di tornare. La mia vita era perfetta prima che ritornasse lui. Perfetta. Che parolona. Cercavo solo di andare avanti. Era diversa. Avevo provato a cambiare libro aprendone un altro contemporaneamente e il risultato era che mi piaceva un ragazzo, ma che ero innamorata di un altro. Bella situazione del cavolo.
Come potevo essere stata così stupida? Come potevo anche solo aver pensato che Daniel mi avrebbe fatto dimenticare Edward? Sapevo benissimo che nessun ragazzo sulla terra avrebbe mai potuto farmi dimenticare Edward, perché lui era lui. Era perfetto, bellissimo, dolce. Nessun ragazzo “normale” poteva essere paragonato con lui. Nessuno. Nemmeno Daniel.
Ma. C’era un “ma”. C’era un grosso e gigantesco “ma”. A me Daniel piaceva, stavo bene con lui ed il nostro rapporto era migliorato notevolmente in quella settimana. Certo, ogni tanto il ricordo di Edward tornava, ma cercavo di far finta di niente e di non far preoccupare in alcun modo Daniel.
In quella settimana avevo potuto conoscerlo meglio, passare più tempo con lui ed avevo scoperto che non era cambiato per niente da quando l’avevo visto l’ultima volta, anzi, forse era anche peggiorato: era diventato protettivo e premuroso all’inverosimile e ogni volta che vedeva qualcosa di strano in me, si preoccupava.
In un certo senso era un fatto positivo che mi rendeva anche felice, ma dall’altro lato a volte diventava una fatto pesante. Va bene, si preoccupava per me, ma non potevo starmene persa nei miei pensieri per un secondo che lui subito cominciava a fare domande su domande. A volte non lo sopportavo proprio.
A parte quel piccolo inconveniente, le cose tra di noi andavano bene, anzi, forse fin troppo. Andavamo con calme e tranquillità, ma ormai nei nostri baci c’era sempre qualcosa di più, o meglio, capivo che Daniel cominciasse ad avere bisogno di più. Dal canto mio non mi sentivo molto pronta, anzi, non lo ero per niente. Una parte del mio cervello bacato pensava ancora ad Edward, al fatto che mi sarebbe piaciuto farlo con lui e non con Daniel. Oltre a questo, non mi sentivo pronta. Sapevo che sarebbe successo, Daniel era un ragazzo già attivo e mi sembrava normale che volesse approfondire il nostro rapporto, ma era troppo presto, almeno per me.
I suoi baci erano sempre un po’ troppo passionali, mi davano quasi fastidio.
Ero strana, davvero strana. Con Edward non facevo altro che cercare di approfondire il bacio e quando Daniel lo faceva mi dava quasi fastidio. Ero proprio un controsenso. In un senso potevo ottenere quello che volevo, ma mi rendevo conto che non era con Daniel che volevo farlo. Il mio cervello, il mio corpo, reclamava ancora Edward nonostante lo avessi visto andarsene solo la settimana prima.
Ero una stupida, una stupida che aveva diritto di vivere la propria vita. Ero sicura che con il passare del tempo il pensiero di Edward avrebbe lasciato spazio a Daniel, una persona in carne ed ossa, non uno stupido ricordo. Sì, ne ero fermamente convinta, ma sapevo che mi sarei contraddetta molto presto.
 
* * * * *

Quella maledetta sveglia mi svegliò dal mio sonno. Sonno. Se potevo definirlo tale. Anche quella notte avevo avuto un incubo, un’ulteriore incubo e anche se ormai ci avevo fatto l’abitudine, quando mi svegliavo mi sentivo sempre scombussolata.
Rimasi nel letto a godermi quel dormiveglia, rendendomi conto che anche quella mattina avevo la solita sensazione: avevo come l’impressione che qualcuno fosse stato in quella stanza. Non sapevo come spiegarlo, non sapevo come potevo percepire la presenza di una persona quando non l’avevo nemmeno vista, ma lo sentivo. C’era qualcosa nell’aria, qualcosa di vagamente famigliare che mi faceva sentire strana. Davvero non riuscivo a spiegare cosa fosse, ma mi faceva sentire stranamente protetta come non mi ero mai sentita. Anzi, mi sentivo così protetta come quando stavo con Edward anche se lui pensava che fossi costantemente in pericolo.
Sentii una pioggerella insolita picchiettare sul tetto. Era decisamente un evento raro a Phoenix. Un evento che forse non capitava da anni, ma non fu un cambiamento che mi scombussolò particolarmente: mi faceva ritornare a Forks, mi faceva quasi sentire come se Edward fosse ancora al mio fianco. In poche parole era un altro modo per farmi del male.
Mi alzai, uscii dalla stanza ed andai in bagno a farmi una doccia veloce.
Sotto il getto dell’acqua, mi liberai dell’aria di inquietudine che mi investiva sempre ogni volta che mi svegliavo. Mi rilassai ed uscii avvolgendomi nell’accappatoio.
Scesi le scale ed andai in cucina a fare colazione.
Quando entrai trovai mia mamma ai fornelli che preparava la colazione.
<< Buongiorno >> dissi con voce roca.
<< Buongiorno. Dormito bene? >> mi chiese sorridente.
<< Sì, abbastanza >> feci un lieve sorriso.
Ovviamente mia mamma non sapeva niente né di Edward né tanto meno degli incubi che avevo ricominciato ad avere. Non volevo farla preoccupare. Ce la facevo da sola, ormai sapevo convivere benissimo con gli incubi. Facevano parte della mia vita, una parte integrante.
<< Come mai sei già in piedi? >> le chiesi rendendomi conto che mia mamma non era quasi mai sveglia a quell’ora della mattina. Era troppo presto.
<< Avevo voglia di preparare la colazione >> sorrise e mise un paio di pancakes in un piatto e me lo passò.
<< Grazie >> guardai il piatto davanti a me e mi resi conto di non avere tanta fame. Era una settimana che non ne avevo molta, ma cercavo di farmi vedere mangiare, anche se non ne avevo voglia.
Presi la forchetta in mano e rimasi a guardare i pancakes come se dovessero dirmi qualcosa da un momento all’altro.
<< Non mangi? >> mia mamma mi riportò alla realtà.
<< Certo. è solo che sono ancora un po’ addormentata >> sorrisi lievemente e tagliai un pezzo di pancake. Lo addentai e lo assaporai rendendomi conto che era da un sacco che non ne mangiassi uno. Mi venne improvvisamente fame e finii tutti i pancake nel piatto in pochissimi minuti.
<< Avevi un po’ di fame? >> mi chiese ridendo mia mamma.
<< No. Non molta sinceramente >> sorrisi. << Grazie, erano davvero buonissimi >> mi avvicinai e le lasciai un bacio sulla guancia.
<< Hai visto che piove? >> mi chiese guardando fuori dalla finestra leggermente perplessa.
<< Sì, ho visto. È un evento raro. Magari oggi succederà qualcosa >> le sorrisi.
Mi aspettavo che potesse succedere di tutto, qualsiasi catastrofe. La pioggia a Phoenix poteva solo preannunciare un disastro ed ero preparata a qualsiasi cosa.
Salii in camera e mi vestii velocemente rendendomi conto che il tempo fosse passato più velocemente di quanto avessi pensato.
Mi pettinai, mi asciugai i capelli e preparai lo zaino.
Mentre stavo scendendo le scale, suonarono alla porta: era sicuramente Daniel.
Ero a metà scale quando mia mamma aprì la porta e salutò Daniel.
Non era nemmeno il caso di dirlo che mia mamma fosse pazza di Daniel. L’aveva sempre adorato, ma da quando formavamo una coppia gli era diventato ancora più simpatico.
Vedendoli parlare sulla soglia della porta mi immaginai la stessa immagine, ma con Edward al posto di Daniel. Chissà cosa ne avrebbe pensato mia mamma di lui? Gli sarebbe piaciuto? Avrebbe parlato come parlava con Daniel?
Bella, ma a cosa cavolo stai pensando?
Scossi la testa cercando di scacciare quel pensiero.
<< Ciao >> dissi avvicinandomi alla porta.
<< Buongiorno amore >> Daniel mi diede un leggero bacio sulle labbra davanti agli occhi sognanti di mia mamma.
<< Ciao mamma. Ci vediamo più tardi >> le sorrisi e mi avviai verso la macchina di Daniel che mi seguiva sorridente.
Salii in macchina e appoggiai lo zaino sul sedile posteriore.
<< Come stai? >> era tutto allegro. Un sorriso di trentadue denti gli illuminava il viso.
Ma cos’avrà da sorridere così tanto? Occhio che ti viene una paralisi facciale se continui a sorridere così.
Mi stupii del mio pensiero tutt’altro che amorevole. Non avevo mai detto una cosa del genere, figuriamoci pensarla. Non era normale che la pensassi, non era normale che mi desse fastidio che il mio ragazzo fosse felice.
Anch’io lo ero, in un certo senso. Togliendo gli incubi e il fatto che una parte di me voleva ancora il mio ex, stavo benissimo. Alla grande.
<< Bene, grazie. Tu? >> gli feci un sorriso il più sincero possibile. Non volevo subire un suo interrogatorio alla mattina presto.
<< Benissimo. >>
<< Lo vedo >> ridacchiai. << Come mai sorridi? >>
<< Sono felice. Sono l’uomo più felice su questa terra. Ho una ragazza che amo con cui sto bene e non potrei desiderare di meglio >> guardava la strada con un sorriso felice, sinceramente felice.
Guardandolo mi domandai se anch’io avessi quello sguardo quando stavo con Edward, se anch’io sprizzassi amore da tutti i pori. Mi rendevo conto dei sentimenti che Daniel provava per me e mi sentivo un po’ in colpa a non provarli anch’io, ma gliel’avevo detto, volevo provarci, volevo provare ad avere una relazione con lui e sapeva che non ero ancora innamorata di lui.
Ma nonostante tutto mi sentivo in colpa, tremendamente in colpa, mi sembrava quasi di prenderlo in giro e non volevo essere così stronza.
<< Non ti sembra strano che piova? >> mi chiese improvvisamente dopo qualche minuto di silenzio.
<< Be, sì, ma sono abituata. A Forks pioveva quasi sempre, ormai ci avevo fatto l’abitudine >> sorrisi leggermente malinconica rendendomi conto che quel tempo uggioso mi mancasse terribilmente.
Arrivammo a scuola e parcheggiò.
Raggiungemmo gli altri ed incominciammo un altro noiosissimo giorno di scuola. Almeno, lo considerai tale fino a quando non uscii da scuola.
Come ogni giorno, al suono della campanella mi diressi verso l’armadietto di Daniel e degli altri per ritrovarci ed uscire tutti insieme, per parlare, chiacchierare e raccontarci qualcosa della giornata.
Eravamo tutti insieme: io, Daniel, Helena, Matt, Mark e Luke.
Stavamo parlando, o meglio, stavano parlando, ero un po’ sulle mie da quando Edward era tornato, anzi, se n’era riandato.
Ero persa nei miei pensieri, nelle mie riflessioni, quando la voce di Helena mi riportò alla realtà.
<< Ma chi è quel grandissimo gnocco? >> si mise quasi ad urlare. << Guarda che sorriso e come mai guarda nella nostra direzione? >> sembrava quasi in adorazione.
Mi sentii osservata. Osservata da uno sguardo famigliare, troppo famigliare.
Alzai lo sguardo e mi trovai davanti l’ultima persona che avrei mai pensato di vedere: Edward era appoggiato ad un muro con le braccia incrociate mettendo in mostra i muscoli dei bicipiti che si intravedevano sotto la maglietta nera che portava. Un paio di jeans gli fasciavano le gambe toniche e perfette. Il suo solito sorriso sghembo gli increspava le labbra. I capelli arruffati e rossicci gli incorniciavano il viso e gli occhi dorati che mi guardavano, che mi sorridevano. Non solo le labbra erano increspate in un sorriso, ma anche gli occhi che lo riflettevano.
Mi bloccai improvvisamente rendendomi conto che fosse realmente lui, che fosse tornato nuovamente. Persi un battito nel momento esatto in cui me ne resi conto. Era lì, per me. Di nuovo.
<< Bella tutto bene? >> mi chiese Helena scrutandomi preoccupata.
Distolsi lo sguardo da Edward e guardai Helena.
<< Sì, sto benissimo >> guardai nuovamente il vampiro più bello che avessi mai visto. << Ragazzi, voi andate avanti, io vi raggiungo >> sorrisi.
Daniel si avvicinò preoccupato.
<< Tutto bene? >> mi chiese scrutandomi ancora più preoccupato di quanto lo fosse Helena.
<< Sì, benissimo. Non ti preoccupare. Arrivo subito >> sorrisi. Un sorriso più finto di quello non l’avevo mai fatto.
Ero felice. Ogni fibra del mio essere voleva correre da Edward, abbracciarlo, baciarlo, dirgli quanto lo amassi, ma quando mi girai nuovamente a guardarlo mi resi conto che era la seconda volta che tornava e che poteva andarsene come se n’era andato altre volte prima.
Improvvisamente mi resi conto di quanto fossi stata ridicola solo a pensare di corrergli incontro e di dirgli che lo amavo.
L’euforia e la gioia nel vederlo era scomparsa lasciando spazio all’arrabbiatura più totale.
Mi avvicinai con passo deciso e sicuro guardandolo intensamente negli occhi.
Se ne stava lì, appoggiato al muro come se niente fosse, come se il mio cuore non facesse una capriola ogni volta che mi guardava o che sorrideva sghembo.
Mi sentivo un contro senso: il mio cervello aveva deciso di rimanere duro, freddo, arrabbiato con lui per quello che mi aveva fatto, ma il mio corpo non voleva collaborare, non aveva la minima intenzione di farlo, anzi, faceva tutto l’opposto.
Quando arrivai a meno di un metro da lui mi fermai ed incrociai le braccia al petto.
<< Cosa ci fai di nuovo qui? >> assottigliai lo sguardo cercando di fargli capire che la sua presenza non fosse gradita, anche se non era assolutamente vero.
Nonostante il mio sguardo, non la smise di sorridermi sghembo facendomi quasi pentire di essermi avvicinata.
Si staccò dal muro e sciolse le braccia lasciandole andare lungo i fianchi.
<< Avevo voglia di vederti >> sorrise.
<< Edward >> lo guardai torva. << Piantala di fare questo giochino. Sono stufa marcia di vederti tornare e poi vedere che te ne vai. Te ne sei andato due volte, sei tornato una volta, adesso basta. Non sono una stupida. Cosa sei tornato a fare stavolta? Per darmi ancora false speranze e poi andartene di nuovo? Cos’è ti diverti? Sul serio Edward, dimmi perché sei tornato >> ero dura, fredda.
Il suo caratteristico sorriso sghembo scomparve.
Distolse lo sguardo e poi prese un profondo respiro di cui non avrebbe avuto bisogno.
<< Bella, lo so. Me ne rendo conto che ti ho fatto soffrire due volte. Sono stato uno stupido ad andarmene una settimana fa, pensavo che fosse la cosa giusta, pensavo che fosse giusto lasciarti vivere la tua vita senza di me, ma mi sono reso conto che la mia esistenza non è niente senza di te. Ti amo Bella e sono tornato per riconquistarti. Farò qualsiasi cosa pur di farti capire che sono ancora innamorato di te, che il mio sentimento non è minimamente cambiato da un anno e mezzo a questa parte. Lo so, ti ho fatto soffrire e ti prometto che stavolta non me ne andrò. Sono tornato per restare >> mi guardava intensamente negli occhi facendomi perdere in quelle iridi dorate.
<< Edward, sei in ritardo. Sto con Daniel. Sei davvero sicuro di quello che stai facendo? Sei sicuro di non essere tornato per poi andartene? >> il mio scudo di freddezza era andato a quel paese sostituito da una fragilità che mi era sempre appartenuta.
<< No, sono tornato per restare e farò qualsiasi cosa, qualsiasi cosa per farti capire quanto tu valga per me. Tu vali più di qualsiasi cosa al mondo, vali più della mia stessa esistenza >> si avvicinò e allungò una mano verso il mio viso per accarezzarmi una guancia.
Mi beai del contatto con la sua mano fredda e marmorea, di quel contatto che avevo desiderato di sentire di nuovo su di me da quel giorno nella radura. Era dolce, gentile. Mi sorrise teneramente facendomi battere all’impazzata il cuore. Gli occhi mi pizzicavano, ma mi imposi di non piangere davanti a lui.
Si piegò verso di me e mi baciò teneramente la fronte.
<< Ti amo Bella >> sussurrò ancora a contatto con essa.
Si allontanò lasciandomi lì, a guardare la sua figura allontanarsi.
Il cuore mi batteva all’impazzata e in quel momento mi ritrovai ancora a Forks, a scuola con Edward, con tutti i Cullen a passare dei momenti bellissimi.
Una parte di me non voleva minimamente credere alle parole di Edward, ma l’altra mi gridava a gran voce che dovevo farlo, dovevo credergli, dovevo fidarmi di lui.
Sì, ero sicurissima che quella volta non mi avrebbe lasciato, che sarebbe rimasto, che avrebbe fatto di tutto per farmi capire quanto mi amasse, anche se l’avevo già capito.
Io ero pronta, ero pronta ad ogni sua mossa, ma ero anche pronta a non perdonarlo tanto facilmente, a non dargliela vinta subito.
Insomma, mi aveva lasciato per ben due volte, avrebbe potuto farlo anche una terza.
Lo sapevo, non aveva senso. Dicevo di fidarmi di lui, ma poi dicevo che non dovevo dargliela vinta facilmente, che non dovevo lasciarmi andare troppo dell’emozione.
Ma poi mi venne in mente un particolare non poco scomodo: Daniel. Dovevo pensare anche a lui. Cosa dovevo pensare? Lasciarlo e tornare tra le braccia di Edward senza neanche battere ciglio o “usarlo” per farlo ingelosire? Scelsi la seconda opzione, anche se mi sentii stronza all’inverosimile appena lo pensai. Ma dovevo farlo, era l’unica cosa che potevo fare, anche se sapevo che forse mi sarei cacciata in una situazione che mi sarebbe sfuggita di mano.
L’avevo detto io quella mattina: la pioggia avrebbe portato una catastrofe ed effettivamente l’avevo fatto.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Non so davvero come farmi perdonare, non so davvero come chiedere scusa per questo madornale ritardo. È passato un mese dal mio ultimo aggiornamento e non ho scuse. Non ho davvero scuse, anche se qualche spiegazione devo darvela.
Dopo il capitolo 4 non avevo più capitoli pronti e a disposizione. Mi sono maledetta per non aver scritto più capitoli prima di cominciare a postare la storia, ma non potevo più farci niente. Ma c’è anche un altro fatto che mi ha impedito di aggiornare: l’ispirazione, o meglio, c’era qualcosa che mi impediva di scrivere e non riuscivo a farlo. Ci provavo, ogni sera provavo a scrivere, ma continuavo a guardare quella pagina vuota di word in cerca di un minimo di ispirazione che mi facesse andare avanti a scrivere. La cosa che mi faceva imbestialire era che il capitolo era tutto nella mia testa, ma c’era qualcosa che mi bloccava.
Ma alla fine, finalmente, l’ispirazione è arrivata ed ho cominciato a scrivere, capitolo, dopo capitolo. Adesso non sono molto avanti, avrei voluto scrivere più capitoli, ma penso ( e spero) di non farvi mai più aspettare un mese per un capitolo. Per adesso sono arrivata a scrivere 7 capitoli e spero di andare avanti e di portarmi abbastanza avanti.
Davvero scusate, spero di non aver perso lettori, mi dispiacerebbe davvero tantissimo.
Parlo di questo capitolo che forse è meglio. Avrei voluto farvi aspettare e prorogare il ritorno definitivo di Edward nel prossimo capitolo, ma non mi sembrava il caso di dedicare tutto il capitolo alle riflessioni di Bella, sarebbe stato troppo pesante e sinceramente anche brutto. Sto cercando di andare abbastanza veloce negli avvenimenti di questi capitoli perché la reale storia comincerà tra qualche capitoli.
Detto questo. Spero che il capitolo vi sia piaciuto e che come ritorno non vi abbia deluso.
Voglio ricordarvi i modi per contattarmi: Twitter e Facebook. =)
Voglio ricordarvi anche l’altra mia storia che sto pubblicando: Nothing is as it seems. Mi farebbe davvero piacere se passaste a darci un’occhiata.
Ringrazio tutte le persone che hanno inserito la storia tra le seguite, le preferite e le ricordate e a quelle persone che mi hanno inserito tra gli autori preferiti. Davvero grazie. *_* Mi rendete davvero felice *_*
Mi sono davvero dilungata troppo, quindi passo a rispondere alle vostre recensioni:
Lua93: Gemeeeeeeeeeee, tu in questo momento sarai a Londra a girare con uno starbucks in mano e a divertirti con la tua best. Ma com’è giusto che sia, devo rispondere alla tua recensione. Noooooo, ok. È solo da domenica che sei partita e già mi manchi un sacco. Sai già che quando tornerai dovrai farmi sapere ogni singolo avvenimento. Oddio, ma manca ancora tantissimo al tuo ritorno, non è nemmeno passata una settimana =(
Va be, mi blocco e continuo a rispondere alla tua recensioni, anche se non so quando la leggerai e se la leggerai =)
Lascio stare, volutamente, l’aggettivo che ha dato al mio capitolo, come se io ci credo. XD
Infatti, noi siamo uniche e chissenefrega di quello che pensa la gente, ha qualche problema? Se lo risolve, non sono fatti miei. io vivo lo stesso, forse anche meglio.
Ahahah povera Bella, metti che Edward non fosse tornato davvero, lei doveva aspettarlo in eterno? Ma anche no. eh che cazzo. -.-
Ma daiiiiii, Daniel è caruccio. *_* Davvero molto caruccio *_*
Phil non ha problemi, è solo simpatico e figo. Se dovessi sapere come me lo sono immaginato io, capiresti subito. Ahahah
È tutti hanno detto un sacco di stronzate nel vecchio capitolo, soprattutto Bella.
Un bacione Geme. Ti voglio bene. Non vedo l’ora che torni ^_^
vittoriaKf: Ciao! Sono davvero felicissima di sapere che la storia ti piaccia.
Bella è una stupida per aver sempre pensato che Edward fosse un’illusione dettata dalla sua fantasia, è stata davvero stupida.
Mi sembra più che ovvio che Bella ed Edward torneranno insieme, ma come? Quando? E dopo quanto tempo? La storia, ovviamente, non è incentrata solo sulla loro riconciliazione, ma anche su quello che avverrà dopo che si saranno riconciliati. Ok, sto dicendo troppo. Meglio che mi fermo.
Ti chiedo immensamente scusa per il ritardo, non ho davvero scusanti. Spero che ci sarai ancora a seguire la mia storia. Un bacione ^_^
elisa1755: Ciao cara! Come stai? Scusa davvero l’immensissimo ritardo, ma tra scuola e piccolo blocco, non riuscivo davvero a postare prima. Chiedo umilmente perdono. *si inginocchia*
Ahahahah immagino che in ogni suo POV avresti voluto ucciderlo, ma risparmialo per i prossimi capitoli. Ci saranno dei suoi POV in cui lo ucciderai davvero. Ahahahah Davvero, se va di questo passo non si metteranno più insieme. Ahahah
Spero che sarà ancora incollata per vedere come va, nonostante sia in ritardo di un mese. Oddio, sto male solo a pensarci, non sono abituata a fare questi ritardi. =(
Anche a me fa strano scrivere di Bella che bacia un altro, anche se a me Daniel piace come ragazzo, cioè mi sta simpatico. Ma ovviamente preferisco Edward. *_* Un bacione. ^_^
vanderbit: Ciao! Chiedo scusa anche a te per l’immenso ritardo e spero che continuerai comunque a seguire la mia storia, mi farebbe davvero piacere. =)
Daniel è un impiccio, ma Bella lo lascerà? Edward vuole morire? E chi lo dice, magari sì, magari no. Ahahah ti basta seguire la storia e lo saprai =) Un bacione. ^_^
ste87: Ciao! Sono davvero felice di sapere che la storia ti piaccia. Spero che nonostante questo mio ritardo continuerai a seguirla e a farmi sapere un tuo parere, ne sarei davvero felice. =) Un bacione. ^_^

 

 

 

Alla prossima ^_^

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


Capitolo 2









Capitolo 6

Bella POV
Ero ancora lì, ferma da non so quanti minuti. Avevo visto Edward andarsene e me n’ero rimasta lì a guardare il punto da cui l’avevo visto sparire.
Mi aveva sconvolto, mi aveva completamente scioccato il suo ritorno, ma non era solo quello, erano le due semplici parole che aveva pronunciato qualche minuto prima: Ti amo, Bella.
Quelle due semplici parole vibrarono nell’aria per poi insinuarsi nella mia pelle, attraversando ogni singola cellula del mio corpo per poi arrivare al cuore. Quelle parole mi avevano toccato e il tono di voce di Edward mi fece capire che fosse sincero.
Era sincero. È…è ancora innamorato di me.
Ne avevo davvero dubitato? Avevo davvero pensato che Edward non mi amasse più? Sì, l’avevo fatto. L’avevo pensato quando mi aveva lasciato la prima volta e l’avevo fatto anche quando mi aveva lasciato la seconda. Pensavo che non fosse più innamorato di me. Quando ero davvero pessimista dicevo che non mi aveva mai amato e che aveva sempre finto. Erano parole a cui non credevo nemmeno io. Sapevo che Edward mi amava, almeno, prima che mi lasciasse, quello che provava dopo non lo sapevo, non potevo saperlo, anche se mi sarebbe piaciuto.
<< Bella >> la voce di Daniel mi riportò nuovamente alla realtà.
Notai solo in quel momento che fosse esattamente davanti a me che mi guardava in modo torvo.
Lo guardai, ma era come se non lo vedessi, come se lui non ci fosse davvero.
<< Bella, mi spieghi chi era quel ragazzo? >> mi chiese appoggiando le braccia lungo i fianchi.
Cosa dovevo dirgli la verità?
“Daniel, quello era Edward, il ragazzo con cui ho avuto una storia mentre ero a Forks. È venuto a riprendermi perché mi ama ancora e non voleva lasciarmi.”
Bella come frase, ma non volevo che Daniel dasse fuori di matto. Già immaginavo cosa avrebbe detto se gliene avessi solo accennato: sarebbe andato a cercare Edward per tutta la città per poi pestarlo. E non volevo che successe, per niente, anche se Daniel non avrebbe avuto speranze con Edward, ma non avevo intenzione di fargli rompere un polso, un braccio o qualsiasi altra parte del suo corpo per aver dato un pugno in faccia ad Edward. Non mi sembrava il caso.
Cercai di inventarmi una storia su due piedi. Non ero molto brava a fingere, ma mi concentrai al massimo per non farmi scoprire da Daniel.
<< Solo un vecchio amico. Era da un po’ che non ci vedevamo e ci siamo saluti >> gli sorrisi leggermente.
<< Rimane in città per tanto? >> mi chiese ancora duro.
<< Sinceramente non lo so. Non gli ho chiesto >> sorrisi maggiormente. << Non sarai mica geloso di lui, vero? >> gli chiesi divertita.
<< No, assolutamente. Perché dovrei essere geloso di lui? >> la sua voce era troppo stridula, mi dava anche fastidio da quanto strideva, era peggio di un paio di unghie strisciate sulla lavagna.
Lo avrei ucciso, ma era anche un segno che fosse geloso di Edward.
<< Non lo so, ma mi sembra tanto che tu lo sia. Non devi esserlo. È solo un amico che non vedevo da un po’. Tutto qui. Ora possiamo andarcene? Voglio andare a casa >> sorrisi cercando di apparire quanto meno sincera.
Sapevo benissimo che Edward non era un semplice amico, ma era vero che volevo andarmene a casa, a riposare, a pensare, a riflettere. Non era una situazione semplice da gestire. Non c’era niente di semplice in quello che stava succedendo, soprattutto per me.
Amavo Edward, lo amavo ancora, ma non potevo correre tra le sue braccia come se niente fosse successo. Avevo una dignità di donna da difendere. Non mi lasciavo usare come se niente fosse per poi tornarci insieme facendo finta che non mi avesse fatto soffrire. E poi c’era anche Daniel, non lo amavo, questo era certo, ma gli volevo bene, stavo bene con lui.
<< Certo. Andiamo >> mi prese per mano ed ebbi come l’istinto di ritrarre la mano e di sottrarmi a quel contatto, ma non appena mi resi conto di quello che avevo pensato, mi detti un contegno. Non potevo ritrarre la mano come se fossi schifata, non potevo comportarmi in quel modo, mi stava dando la mano il mio ragazzo, non un semplice sconosciuto, non potevo comportarmi in quel modo. Ma mi dava fastidio, mi dava fastidio dargli la mano.
Sì, ero confusa. Troppo.
Quando arrivammo dagli altri, Helena mi guardava in un modo strano come se mi dicesse che prima o poi le avrei spiegato tutto ed ero sicura che l’avrei fatto. Dovevo parlarne con qualcuno, dovevo chiedere consiglio, altrimenti sarei impazzita.
Io e Daniel salimmo in macchina e ci dirigemmo verso casa mia.
Durante il viaggio un silenzio che non ci fu mai stato, albergò nell’abitacolo, ma, quando stavamo quasi per arrivare, Daniel si mise a parlare.
<< Sei sicura che sia solo un amico quel ragazzo? >> mi girai a guardarlo.
Guardava la strada con sguardo duro e fermo.
Cosa vuoi sentirti dire Daniel? Se è il ragazzo che mi ha fatto innamorare di lui? Sì, dannazione, è lui. Lui. è questo che vuoi sentirti dire?
<< Certo che sono sicura. Chi dovrebbe essere scusa? >> gli chiesi cercando di mantenere la mia voce tranquilla, ma era difficile. Io ero tutt’altro che tranquilla. Avrei voluto urlare, gridare, chiedere una pausa da tutto e tutti.
<< C’è stato qualcosa tra di voi? >> domanda diretta. La domanda che non mi sarei mai voluta sentir fare.
Cosa potevo rispondergli? Non avevo tante scelte: o sì o no. Una risposta secca. Non c’erano mezze misure, ma solo due certezze.
<< No, niente. Perché? >> il mio nervosismo cominciava a farsi sentire. La voce cominciava a tremarmi e sapevo che di lì a poco non sarei più riuscita a controllarla.
<< Perché si sentiva una strana complicità tra di voi, una complicità che non ho mai sentito tra di noi. So che può sembrare strano, ero molto distante da voi, ma la percepivo, vibrava nell’aria. Sembrava di vedere due calamite con gli stessi poli fronteggiarsi, ma che, non si sa come, si completassero come se fossero una calamita di polo opposto. Mi sono sentito quasi ferito da questa sensazione. Insomma, dovremmo essere così noi due, non tu e quello che tu definisci un tuo vecchio amico. Bella, tu puoi continuare a mentire o puoi dirmi apertamente se c’è stato qualcosa tra di voi. Vorrei sapere se devo lottare per continuare a considerarti la mia ragazza >> si girò a guardarmi leggermente.
Rimasi scioccata dalle sue parole. Non avevo mai pensato a come le persone potessero vederci quando eravamo insieme io ed Edward. Non avevo mai pensato che fosse così palese che tra di noi ci fosse qualcosa. Non ci avevo mai pensato perché mi era sempre importato poco di quello che pensavano gli altri, avevo sempre vissuto la mia vita. Ma sentirmi dire come apparivamo io ed Edward al di fuori, mi aveva fatto un certo effetto.
Daniel descrivendoci non aveva parlato di quanto lui fosse bello e perfetto e di quanto io sembrassi insignificante vicino a lui, no, aveva parlato di come sembrassimo uguali, ma che in qualche modo sapessimo completarci, appartenerci. Non aveva parlato di opposti che si attraggono, aveva parlato di due persone che si assomigliano.
Un’altra cosa che mi aveva stupito era quello che aveva detto alla fine, che voleva sapere se doveva lottare per poter continuare a considerarmi la sua ragazza.
Rimasi a guardarlo non sapendo cosa rispondere. Lo guardai cercando di capire cosa potessi dirgli, se la verità o una tremenda bugia. Lui aveva chiesto una verità, una semplice verità, ma io non ero pronta a dargliela. Non ero ancora pronta ad ammettere che Edward fosse tornato per riprendermi. Mi sembrava una cosa talmente strana che avevo paura di dirla ad alta voce. Se l’avessi fatto sarebbe stato tutto reale e vero e non mi sentivo ancora pronta ad ammetterlo, non riuscivo a farlo.
Rimasi in silenzio, non avevo nemmeno il coraggio di guardarlo. Guardavo distrattamente fuori dal finestrino, vedendo passarmi il paesaggio vicino senza sapere bene dove fossimo.
<< Non hai ancora risposto >> mi fece notare con voce impaziente.
Solo in quel momento notai che eravamo fermi davanti a casa mia.
Mi girai a guardarlo e me lo ritrovai che mi fissava serio. Cercai di sostenerlo, di fargli capire che non avessi niente da nascondere, ma poco dopo lo abbassai, arrossendo.
<< Mi vuoi spiegare chi è davvero quel ragazzo o devo tirartelo fuori con la forza? >> mi chiese alzando leggermente la voce.
<< Te lo spiego, ma non mi sembra il caso che alzi la voce. Ok, ti ho detto una balla prima, quello non è un vecchio amico, è… ecco… >> dovevo articolare bene la frase.
<< Avanti parla >> mi urlò in faccia Daniel.
<< Senti, non urlare. È un argomento delicato e non voglio che tu ti faccia un’idea sbagliata. Lasciami almeno il tempo di parlare. Non mi sembra una tragedia se il mio ex ragazzo è venuto a trovarmi >> gli urlai in faccia.
La sua espressione cambiò improvvisamente: spalancò gli occhi insieme alla bocca.
<< Quello è…quello è… è il ragazzo che hai avuto a Forks? >> la sua voce mi parve un sussurro, ma riuscii a sentirlo perfettamente.
<< Sì, è lui e non mi sembra il caso di farne una tragedia. Era solo di passaggio qui. Dei suoi parenti abitano qua ed è passato a trovarmi >> avevo inventato un’altra balla, ma non me la sentivo di dire a Daniel che fosse tornato per riprendermi, che aveva tutta l’intenzione di rubarmi a lui e che i suoi sospetti fossero davvero fondati.
<< Tutto qui? Solo dei parenti? >> mi chiese perplesso alzando un sopracciglio.
<< Sì, tutto qui Daniel. Non c’è niente di strano sotto. Non devi preoccuparti. Ora lasciami andare a casa che ho voglia di riposarmi e farmi una dormita >> gli sorrisi e mi sporsi per lasciargli un leggero bacio a stampo, ma appoggiò la mano sulla mia nuca e mi baciò appassionatamente.
Era mai possibile che mi facesse quasi schifo? Sì, mi stava facendo schifo. Sentivo quasi una specie di ribrezzo e non era possibile. Non poteva essere possibile. Cercai di rispondere al bacio nel modo più coinvolto possibile per non far nascere sospetti in Daniel.
Mi staccai facendo un sorriso leggermente tirato.
<< Ci vediamo domani >> mi sussurrò con la voce leggermente roca.
<< A domani >> scesi dalla macchina velocemente, ma non troppo, portandomi dietro il mio zaino. Dovevo sembrare naturale e rilassata, ma non mi sentivo in nessuno dei due modi.
Arrivai alla porta ed entrai appoggiandomi e sospirando.
<< Tesoro, sei tu? >> sentii la voce di mia mamma provenire dal salotto.
<< Sì, sono io. Arrivo subito >> presi ancora dei profondi respiri e mi diressi verso il salotto, lasciando lo zaino appoggiato al muro.
<< Tesoro, non ci crederai mai, ma c’è una persona per te >> mia mamma fece appena in tempo a finire la frase, che mi trovai davanti l’ultima persona che avrei mai immaginato.
NO! NO! NO! NO! Ho bisogno di pensare, di riposare e me lo ritrovo davanti.
<< Edward >> sussurrai leggermente facendolo sorridere con il suo bellissimo sorriso sghembo.
<< Vi lascio soli >> mia mamma fece per alzarsi dal divano, ma la fermai.
<< Lascia, andiamo noi in camera >> assottigliai lo sguardo puntandolo contro Edward.
Lui si alzò senza dire nemmeno una parola. Sembrava che il lupo gli avesse appena morso la lingua.
Mi diressi verso le scale prendendo da terra il mio zaino.
Salii al piano superiore e mi fermai davanti alla porta aprendola per far passare Edward.
<< Grazie >> sussurrò con una voce suadente.
Arrossii leggermente.
Ma brava Bella, arrossisci anche. Peggiora la situazione.
Chiusi la porta e buttai lo zaino per terra.
Edward si sedette sul letto ed io rimasi a guardarlo vicino alla porta.
<< Non mordo >> mi disse per poi ridere.
<< In teoria lo faresti >> gli feci notare seria.
<< Vero >> continuò a ridere.
La sua risata melodiosa e celestiale riecheggiò per tutta la stanza facendo vibrare ogni fibra del mio essere. La sua risata mi aveva tranquillizzato, mi aveva fatto scivolare addosso tutti gli avvenimenti dell’ultimo anno e mezzo, era quasi riuscita a farmi dimenticare di cosa mi avesse fatto e di quanto mi avesse fatto soffrire, ma purtroppo lo ricordavo. Sarebbe stato difficile dimenticare quei momenti, avrebbe davvero dovuto fare di tutto per farsi perdonare.
Un silenzio imbarazzante si creò tra di noi. Un silenzio che non c’era mai stato, un silenzio che non era mai stato così imbarazzante, avevamo sempre qualcosa di cui parlare e anche se stavamo zitti, erano sempre carichi di significato.
Ma quella volta no, quella volta c’era tutto tranne che significato in quel silenzio
<< Non sapevo di avere dei parenti qui a Phoenix >> mi fece notare ridendo.
Lo guardai male, incrociando le braccia al petto.
<< Cosa volevi che gli dicessi? Guarda Daniel quello è il mio ex ragazzo che è venuto a riprendermi perché è ancora innamorato di me. Dovevo forse dirgli questo? >>
<< Sì, sarebbe stato d’aiuto. Almeno avrebbe saputo di doversi guardare le spalle >> tornò nuovamente serio.
<< Mi sento tanto un trofeo. Quello che vince se lo prende. Non ho il diritto di decidere con chi voglio stare? Chi voglio amare? >> gli chiesi alzando leggermente la voce.
Rimase leggermente spiazzato dalla mia domanda.
<< Certo che ce l’hai ed io ho il diritto di farti capire quanto ancora ti amo? >> mi chiese sorridendo dolcemente.
La gola era secca, il respiro accelerato. Era possibile che Edward potesse farmi quell’effetto solo dicendo che mi amava ancora? Non aveva detto niente di strano, aveva solo detto quello che sentiva davvero.
<< Sì >> risposi flebilmente abbassando lo sguardo e arrossendo.
Appoggiò le mani sul mio viso e me lo alzò lentamente. Arrossii maggiormente per quel contatto inaspettato.
Non l’avevo nemmeno sentito arrivare, non avevo nemmeno sentito l’aria muoversi.
Mi accarezzò una guancia con la sua mano freddissima facendomi arrossire maggiormente.
<< Ti amo ancora di più quando arrossisci >> sussurrò avvicinandosi al mio viso.
Lo guardavo accaldata con gli occhi sbarrati. Ero immobile, non riuscivo a muovere nemmeno un muscolo o forse non avevo voglia di farlo.
Con il naso cominciò a percorrermi la mascella facendomi rabbrividire.
<< Edward >> sussurrai. << Non mi sembra il caso di… >>
<< Non faccio niente, ma ho bisogno di sentire il tuo profumo. Non puoi renderti conto di quanto mi sia mancato in un anno e mezzo. Ne ho bisogno. Te l’ho detto Bella, sei come la mia qualità preferita di eroina. Mi sono sentito un tossico in astinenza in questo periodo di distaccato da te. Io ho bisogno di te per vivere, per continuare questa mia esistenza >> ogni parola produceva un respiro gelido che si infrangeva sulla mia pelle calda facendomi rabbrividire.
<< L’h-hai vo-voluto tu >> balbettai in cerca d’aria.
Il cuore batteva all’impazzata, sembrava che volesse far notare la sua presenza, che voleva essere partecipe in questa coppia.
<< Per una giusta causa >> sussurrò nuovamente Edward che scese con il naso sul mio collo.
<< No-non era una giusta causa, Edward. No-non vo-volevo essere protetta. Io volevo te >> balbettai in imbarazzo, sentendomi andare in fiamme e sentendo il mio corpo ricoperto di brividi.
Mi morse leggermente il collo.
<< Edward >> gemetti leggermente. << No-non dovresti comportarti in questo modo. Ti brucerà la gola >> cercai di allontanarlo con la mano, ma fu una cosa alquanto impossibile.
<< Non mi interessa >> ripercorse nuovamente il mio collo, salendo fino alla mascella.
Si allontanò improvvisamente ansante quasi quanto me.
<< Scusa, stavo leggermente perdendo il controllo >> il suo respiro era accelerato nonostante non avesse bisogno d’aria.
Lo guardai da lontano cercando di regolarizzare il mio battito.
Ci continuammo a guardare fino a quando entrambi non ci eravamo calmati.
<< Bella, io… ti voglio chiedere scusa. Non avrei dovuto. È solo che… >> abbassò lo sguardo leggermente.
<< No, fa niente. Solo che, io ho un ragazzo >> pronunciai quelle parole senza guardarlo negli occhi. Mi sentivo troppo in imbarazzo a dire ad Edward di avere un ragazzo, un ragazzo che non fosse lui, un ragazzo che non assomigliava nemmeno per un decimo a lui.
<< Sì, lo so. Scusa. Forse è meglio se me ne vado >> disse flebilmente.
Non mi era mai capito di sentire Edward parlare in quel modo. Sembrava essere cambiato in quel periodo, sembrava che le sue fragilità fossero uscite allo scoperto. Che fosse stata tutta colpa mia?
Arrivò davanti a me e mi posò un bacio sulla fronte come qualche ora prima.
<< Ricorda che ti amo >> sussurrò.
Chiusi gli occhi beandomi di quel contatto e inspirai il suo profumo dolce.
Mi risvegliai quando sentii la porta chiudersi.
Andai alla finestra e vidi Edward disperdersi tra i cespugli davanti a casa mia.
Mi avvicinai al letto e mi ci buttai sopra.
Era stata una giornata troppo pesante, una giornata che si era preannunciata strana già dal mattino con la pioggia. L’avevo detto io che sarebbe successo qualcosa e alla fine fu così.
Edward era tornato definitivamente, ma io cosa avevo intenzione di fare? Stare con il piede in due scarpe? Vedere come si comportava Edward stando con Daniel? Sapevo che non mi stavo comportando bene nei confronti di Daniel, ma non avevo altra scelta. Dovevo continuare così almeno per un po’. Dovevo vedere fino a dove si sarebbe spinto Edward, cosa avrebbe fatto per me.
Ero un egoista? Pensavo solo a me stessa e non pensavo ai sentimenti di Daniel? Probabile. Ma non potevo stare solo con lui sapendo che Edward mi amasse ancora.
Era davvero una situazione strana, una situazione in cui non mi sarei mai dovuta trovare, ma purtroppo c’ero dentro con tutte le scarpe.
Sentii vibrare il cellulare nella tasca, lo presi e risposi alla chiamata senza nemmeno guardare chi fosse.
<< Pronto? >> risposi con voce incolore.

 

 

 

 

 

 

 

Buonasera! Eccomi di nuovo qua a postare un nuovo capitolo di questa storia.
Rileggendola mi sono resa conto che Edward è un po’ diverso da quello che viene descritto nel libro, avrei voluto cambiarlo per renderlo un po’ simile, ma alla fine ho pensato che è passato un anno e mezzo e che è normale che almeno un po’ sia cambiato. Spero che vi piaccia anche così. =)
Allora, in questo capitolo la nostra Bella deve affrontare un Daniel geloso, pensa di cavarsela con una bugia, ma non ha ancora capito che non è davvero brava a mentire. Poi si ritrova a dover parlare con Edward, anche se più che parlare lui fa tutt’altro, ma questi sono solo dettagli.
Spero di non avervi deluso con questo capitolo e spero che vi sia piaciuto.
Ringrazio le persone che hanno aggiunto la storia tra le seguite, le preferite e le ricordate e a quelle che mi hanno inserito tra gli autori preferiti. Davvero grazie *_* mi rendete davvero felice *_*
Vi ricordo Twitter e Facebook per contattarmi. =)
Rispondo alle vostre recensioni:
Paolina: Ciao! Sono felice di sapere che hai letto la mia  storia nonostante il ritardo e che ti piaccia soprattutto. L’importante è quello =)
Non ti preoccupare se non recensisci sempre, recensisci quanto hai tempo e quando hai “ispirazione”, a me farà sempre piacere leggerle. Un bacione ^_^
ste87: Ciao! Sono felice che il capitolo ti sia piaciuto. Oddio, definirlo esplosivo però mi sembra eccessivo. xD
Spero di averti fatto aspettare troppo stavolta. =)
Comunque, a me per Daniel dispiace davvero tanto. =( Povero patato =( Ma in fin dei conti lei non lo sta proprio prendendo in giro, o forse sì? Un bacione ^_^
vittoriaKf: Ciao! Il superfigo è tornato per lottare, ma lotterà davvero? Oddio, mi sono lasciata scappare troppo. xD Un bacione ^_^
eliza1755: Ciao cara! Oddio non mi molli più? Che sfiga e io che pensavo di essermi liberata di te, invece niente. -.- Ahahah sto scherzando.
Sì, Bella si è cacciata in un bel guaio. Dovrà fare i conti con due ragazzi: uno che cercherà di riconquistarla, con qualche intoppo, anzi molti, e l’altro che comincerà a volere di più com’è normale che sia. =)
Anche a me per Daniel dispiace e non poco, ma alla fine potrebbe anche darsi che lei scelga lui, no? Non è un vero e proprio prenderlo in giro, o forse sì?
Daniel povero orsacchiotto, se proprio vuole qualcuno io mi offro volontaria, non ho problemi. Non so tu xD un bacione ^_^

 

 

 

 

 

Alla prossima ^_^

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 



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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


Capitolo 2









Capitolo 7
Bella POV
Al telefono era Helena. Era preoccupata, ma allo stesso tempo curiosa di sapere chi fosse quel ragazzo con cui avevo parlato a scuola.
Sapevo che tutti avrebbero cominciato a fare domande, sapevo che lei sarebbe stata curiosissima di sapere tutto ed aveva ragione. Non potevo più nascondermi, non potevo più negare che Edward era tornato, non potevo più negare chi lui fosse per me.
Dovevo parlare, dovevo raccontare tutto a qualcuno ed Helena era la persona giusta, anzi giustissima. Ero sicura che non avrebbe mai rivelato a nessuno tutto quello che le avrei raccontato quel pomeriggio. Be, non proprio tutto. Non potevo dirle la vera natura di Edward, mi avrebbe preso per pazza.
Dieci minuti dopo aver chiuso la chiamata, era già seduta sul mio divano.
<< Allora Helena, come stai? Tutto bene? >> le chiesi cercando di sviare l’argomento.
Ero un controsenso vivente. Qualche minuto prima avevo detto che le avrei detto tutto, o quasi tutto, e in quel momento volevo cambiare argomento. Forse sarebbe stato più difficile di quanto avrei mai pensato.
<< Non cambiare discorso. Non voglio parlare di me, ma di te. Voglio sapere chi fosse quel gran figaccione che è venuto a scuola oggi. Comunque, sto bene grazie >> disse tutto d’un fiato, sorridendo quando ebbe finito di parlare.
Rimasi in silenzio cercando tutti i modi per non guardarla in faccia. Sapevo che se avessi incontrato il suo sguardo mi sarei trovata davanti una persona curiosa e che non stava più nella pelle. Una persona che voleva sapere ogni dettaglio. Non volevo vederla quella persona. Non volevo vederla perché non volevo sentirmi in colpa per non averle mai detto niente, per averle tenuto nascosto per tutto quel tempo cosa fosse successo realmente mentre io ero a Forks.
Ma perché non volevo parlargliene? Perché non volevo che qualcuno sapesse la vera storia così poi da potermi sfogare? Che avessi paura? Ma di cosa?
<< Bella >> cominciò a parlare dopo interminabili minuti di silenzio Helena. << Non sei obbligata a parlarmene, cioè, sono curiosa di sapere chi sia, anche se spero che sia chi penso io, ma non voglio forzarti puoi anche… >>
<< Quello è il mio ex ragazzo >> dissi velocemente e con voce troppo bassa.
<< Scusa? >> mi chiese spalancando la bocca.
<< Il mio ex. Quello che ho avuto a Forks >> abbassai la testa leggermente in imbarazzo.
<< Stai scherzando? >> dal suo tono potevo capire quanto fosse sconvolta.
<< No. Lo so che lui è decisamente più bello di me, che non avrei mai potuto avere un ragazzo così bello, che qua i tipi come lui non mi guardano nemmeno di striscio. Lo so che lui è troppo vero per essere vero, ma… >>
<< Niente ma, Bella. Non sono scioccata per il motivo, non sono scioccata per il fatto che un bellissimo ragazzo come lui sia stato insieme a te, sto solo pensando che è davvero bellissimo, non sembra nemmeno vero, sembra quasi che… che appartenga ad un altro mondo, che non sia umano. >>
Appartiene ad un altro mondo e non è umano. Ma è vero. Vero. Vero. E per fortuna che lo è.
Avrei tanto voluto dirlo, avrei tanto voluto dire che Edward era vero, non era umano ed apparteneva ad un altro mondo. Un mondo in cui tutto era perfetto: lui era perfetto, la sua famiglia era perfetta e tutto quello che li circondava era perfetto. L’unica cosa che stonava in tutto quella perfezione ero io, povera umano che avrei voluto vivere in mezzo a loro, essere una di loro, ma a quanto pare non ero all’altezza di diventare una di loro, di diventare anch’io perfetta in quel mondo di perfetti. Forse non ero perfetta nemmeno per Edward.
Doveva essere un motivo per cui mi aveva lasciato, aveva capito che non ero perfetta, ma mi sembrava di non aver mai niente per farglielo capire in questo modo.
<< Bella >> si avvicinò a me e mi prese le mani. << è davvero così perfetto come sempre? >> mi chiese.
Alla sua domanda alzai gli occhi e li puntai nei suoi.
<< Vuoi sapere se è perfetto come sembra? >> lei annuì sorridendo. << Sì, lo è. È il ragazzo più gentile e romantico su questo pianeta, è premuroso, gentile, voleva sempre che stessi al sicuro. Forse un po’ troppo bacchettone alcune volte, ma per il resto è perfetto. È il ragazzo che ogni ragazza vorrebbe avere >> sorrisi guardando fuori dalla finestra.
<< Sei ancora innamorata di lui >> spostai gli occhi su di lei e notai che fossero quasi a cuoricino.
<< Non sono innamorata di lui >> tolsi le mani dalle sue.
<< Sì, Bella. Lo sei. Sei ancora innamorata di lui >> vidi i suoi occhi riempirsi di lacrime per la commozione.
<< Non lo sono >> dissi cercando di tenere la voce ferma, con scarso successo.
<< è tornato per riprenderti? Ti prego dimmi di sì >> le lacrime erano lì e lì per fuoriuscire dai suoi occhi.
<< Sì >> abbassai lo sguardo imbarazzata.
L’avevo ammesso ad alta voce. Avevo ammesso che fosse tornato a riprendermi.
Mi sembrava tutto più vero, quello che era successo prima di quel momento sembrava come se fosse stata un’illusione. Ma dal momento che lo ammisi ad alta voce, avevo quasi reso ufficiale la cosa.
<< E ti ama ancora? >> annuii. << Che cosa fai ancora qua? Perché non vai da lui? >> mi chiese alzandosi di scatta dal divano.
<< Non è così facile Helena >> le dissi cominciando a torturarmi le mani.
Non era semplice, non poteva essere tutto semplice. Ero stata ferita e abbandonata, per ben due volte e io dovevo tornare tra le sue braccia tranquilla? No, no. No. E ancora una volta no. Non mi andava bene. Sapevo che andavo contro me stessa, contro i miei sentimenti, contro quello che provavo per Edward, ma dovevo avere una conferma dei suoi sentimenti.
<< è semplicissimo Bella. Tu lo ami, lui ti ama. Non ci vedo nessun problema. Secondo me è solo nella tua testa. Devi abbattere quel muro che ti impedisce di correre da lui e di baciarlo. Abbattilo. Vedrai che ti sentirai meglio. >>
<< C’è Daniel adesso. Non posso andare da lui. >>
<< Oh, andiamo Bella. Daniel è una scusa. È un’altra scusa che prendi per non andare dai lui, è un altro modo per impedire a te stessa di non correre tra le sue braccia. Non ami Daniel, non lo ami e forse non lo amerai mai finché questo ragazzo farà parte della tua vita. Daniel è un ripiego, è solo una scusa per tenerti lontana dal ragazzo che realmente ami. Si vedi che non lo ami e prima o poi se ne accorgerà anche Daniel. Lascialo e torna dall’altro. È un bene sia per te che per lui >> alzai lo sguardo e la vidi sorridermi.
<< Non è così semplice. Non posso lasciare Daniel per tornare da Edward. È vero non amo Daniel, ma lo sa anche lui. Non lo amo, ma gli voglio bene, gli voglio sinceramente bene. >>
<< Ma come ad un fratello Bella, come una persona con cui hai vissuto tutta una vita, una persona che ti è sempre stata vicina, una persona che fa parte della tua famiglia >> alzò leggermente la voce.
Sbuffai.
<< Non è così. Io gli voglio bene, ma potrei amarlo. Tornare da Edward non è… così… così facile. Se n’é già andato due volte >> gli occhi cominciarono a pungermi. Solo il pensiero di quello che avevo passato mentre Edward non c’era, mi faceva stare male. Non avrei mai più voluto stare in quello stato, soffrire in quel modo e avrei fatto di tutto per fare in modo che non successe.
<< Come se n’è già andato? >> mi chiese incredula.
<< è per “colpa” sua se sono tornata a Phoenix. Mi ha lasciato dicendomi che lui e la sua famiglia si sarebbero postati, che se ne sarebbero andati per sempre e che non mi avrebbe mai più rivisto. Ha detto di non amarmi. Sono tornata perché lui mi ha lasciato, quando ci siamo visti la prima volta mi ha detto di averlo fatto per la mia protezione, perché con lui non sarò mai al sicuro. Helena, poco dopo che lui mi lasciò, feci incubi ogni notte, sudando, gridando e mi svegliavo piangendo. Mi ero isolata da tutti, aspettavo il suo ritorno, ma non tornava mai. Ho deciso di tornare per staccare da lui, per dimenticarlo, per ricominciare una vita senza di lui, ma non è stato facile. Ho continuato ad avere incubi seppur in minor frequenza, ho cominciato a vederlo dappertutto.
<< Quando Daniel mi disse cosa provava per me, lo vidi come un modo per voltare pagina, per ricominciare a rivivere, ma fu tutto inutile, lui arrivò, parlammo e gli dissi di andarsene, che se non era sicuro di restare poteva anche andarsene. Se n’è andato. Fino ad oggi >> le lacrime scorrevano amare sul mio viso, facendo pizzicare i lembi di pelle che solcava.
Le lacrime bruciavano sulla pelle, sembrava quasi che il dolore si fosse concentrato tutto in quelle lacrime per liberarmi, per cercare di liberarmi, ma era impossibile. Il dolore che avevo provato in quei mesi, in quell’anno che era troppo grande per poterlo liberare con lacrime di sfogo, ci sarebbe voluto molto di più.
<< Ma è tornato, Bella >> mi fece notare Helena con la voce bassa e facendomi alzare il viso verso di lei.
<< è tornato per la terza volta, dicendo di amarmi. Secondo te cosa dovrei fare? Tornare tra le sue braccia ed illudermi che ci possa essere ancora qualcosa tra di noi? Quando magari potrebbe lasciarmi una settimana dopo? Sono stufa di soffrire Helena, è un anno e mezzo che soffro e non voglio più farlo >> il pianto logorroico aveva avuto inizio.
Le lacrime prima amare erano intrise di amore, amore represso, amore che avevo tenuto dentro per un anno e mezzo e che avrei dovuto tener dentro ancora per un po’ di tempo.
<< Non soffrirai Bella. Ti ama. Ti ama >> appoggiò le mani sul mio viso e cominciò ad accarezzarlo.
<< Non voglio dargliela vinta così facilmente. Voglio capire se è realmente ancora innamorato di me >> le dissi tirando su con il naso.
<< Ma così metti di mezzo Daniel, ci hai pensato? Lui è realmente innamorato di te e tu lo stai usando come pedina del tuo gioco, come modo per far ingelosire Edward, per vedere fino a che punto si spingerebbe per riconquistarti. Non vuoi soffrire tu, ma facendo così farai soffrire lui. Lui è da un vita che è innamorato di te, quello che sta vivendo è come se fosse un sogno, come se fosse un sogno ad occhi aperti. Non farlo soffrire, non usarlo, non illuderlo. Sai cosa si prova quando si viene presi in giro e non si viene corrisposti, non fare lo stesso a lui >> nella sua voce non c’era rimprovero o rabbia, mi stava facendo ragione, mi stava facendo capire quello che stessi facendo.
<< Non lo sto usando, forse in un certo senso sì, ma non lo sto illudendo, io davvero provo qualcosa per lui, non amore, ma con il tempo ci arriverò. Non voglio cambiare la mia vita perché Edward è tornato, è lui che deve adeguarsi alla mia, è lui che deve cercare di fare di tutto per farmi capire quanto ci tenga a me >> mi asciugai le lacrime e mi asciugai il naso.
Rimanemmo in silenzio, io persa nei pensieri, lei persa nei suoi.
Avevo molto su cui riflettere, su cui pensare. Aveva ragione non avrei dovuto far soffrire Daniel, ma non lo stavo prendendo in giro, io gli volevo davvero bene.
<< Domenica esco con Matt >> disse improvvisamente e tutto d’un fiato Helena.
Spostai il mio sguardo dal pavimento a lei, rendendomi conto che la mia bocca fosse spalancata.
<< Co-cosa? >> chiesi balbettando.
<< Mi hai chiesto di uscire >> la vidi arrossire leggermente.
<< Wow, Helena. Era ora che si desse una mossa, ma quando è successo? E soprattutto, perché non me ne sono resa conto? >> ero stata davvero così assente da non rendermi conto che tra quei due fosse improvvisamente nato qualcosa? Mi sentivo un’egoista, avevo solo pensato a me stessa e non ad Helena, l’avevo completamente eliminata dalle mie “preoccupazioni”.
<< Non sei stata molto presente in questo periodo >> alzò lo sguardo e lo puntò nel mio.
<< Scusa >> abbassai gli occhi. << Non era mia intenzione. Io… ecco… >> ero imbarazzata e anche tanto.
Non mi ero resa conto di essermi estraniata così tanto dal mondo esterno. Non pensavo di essermi allontanata così tanto da Helena da non rendermi conto che finalmente era felice. Non mi stupivo però di averlo fatto. Anche a Forks mi ero estraniata da tutti dal momento che ero con Edward e con la sua famiglia. Avevo allontanato tutti i pochi amici che mi ero fatta senza nemmeno rendermene conto. Era colpa sua in un certo senso se mi ero allontanata dai miei amici. Da quando era tornato la prima volta, non avevo fatto altro che pensare a lui, ogni giorno, ogni santo minuto di tutto il giorno.
<< No, Bella. Non devi preoccuparti. Ora capisco perché sembravi così assente a volte. Non devi preoccuparti. Non è successo niente di strano. Per caso un giorno ci siamo ritrovati a parlare da soli. Abbiamo parlato di tutto quello che ci veniva in mente, non l’avevamo mai fatto e quando gli ho detto che dovevo andarmene, mi ha chiesto se volevo uscire con lui. Ovviamente ho accettato. È da tanto tempo che aspetto questo momento e finalmente ora posso viverlo >> era davvero felice, lo potevo notare dalle gote leggermente rosse e dagli occhi che luccicavano.
<< Sono felice per te. Davvero molto. È da quando siamo piccole che stai aspettando questo momento ed è giusto che adesso tu te lo viva >> le sorrisi sincera e felice.
<< Magari un giorno potremmo fare un uscita a 4, con Daniel o con Edward. Quello devi deciderlo tu >> soffocò un risata.
<< Non mettere il dito nella piaga. Non è una bella situazione. So che forse sto sbagliando, ma penso che ho il diritto di continuare la mia vita nonostante lui sia tornato. Quello che deciderò io, dipenderà da lui e da quello che proverò con Daniel. >>
<< Sono felice che me ne abbia parlato. Ti darò una mano. Per qualsiasi cosa, sai che puoi contare su di me >> mi sorrise.
Restammo ancora un po’ a parlare del più e del meno, ridendo e divertendoci.
Dopo tutto quello che era successo quel giorno, un po’ di tempo con la mia amica mi aveva fatto davvero bene, anzi benissimo, ma dovevo tornare alle realtà. Dovevo tornare a pensare seriamente a cosa fare, a come comportarmi.
Da quel momento niente sarebbe stato facile.

 

 

 

 

 

 

 

Buonasera! Eccomi finalmente qua. Mi sono accorta stasera che era un sacco che non aggiornavo, ma tra verifiche, internet che non collaborava causa brutto tempo e altri imprevisti, non sono riuscita ad aggiornare prima di stasera. Chiedo umilmente scusa.
Allora, avevo avvisato che questo sarebbe stato un piccolo, anzi piccolissimo, capitolo di passaggio in cui Bella parla e racconta tutto ad  Helena. Aveva davvero bisogno di sfogarsi e poterne parlare con qualcuno.
Molte pensavano fosse Alice, invece mi dispiace dirvelo, ma non era lei. Alice arriverà più avanti. =) 
Be, non c’è molto da dire su questo capitolo. Hanno parlato, si sono raccontate un po’ di cose.
Finalmente Helena e Matt stanno uscendo insieme *_* Teneri loro *_* era anche l’ora *_*
Sono sicura che molte di voi vorrebbero vedere Daniel fuori dalle scatole, ma mi dispiace dirvelo ( e dispiace anche a me credetemi) Daniel ci sarà ancora per un bel po’.
Nel prossimo capitolo Edward tornerà, ma Bella non lo vedrà e lui si convincerà sempre di più che quello che vorrebbe fare è giusto. Cosa vuole fare Edward? E cosa succederà nel prossimo capitolo?
Voglio ringraziare tutte le persone che hanno aggiunto la storia alle seguite, preferite, ricordate e a quelli che mi hanno aggiunto come autore preferito. Davvero grazie ragazze *_*
Nella mia pagina autore ci sono i link per contattarmi. =)
Alla prossima ^_^


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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


Capitolo 2









Capitolo 8
Bella POV
Edward se n’era andato. Di nuovo. Cioè non sapevo se se ne fosse andato davvero, ma era da più di una settimana che non lo vedevo, era passata una settimana da quel momento molto ravvicinato tra di noi, quel momento che mi era piaciuto di quanto sarei mai riuscita ad ammettere.
Se n’era andato di nuovo? Sarebbe tornato? O non l’avrei più visto?
Non sapevo cosa pensare, non sapevo nemmeno se avevo fatto qualcosa di sbagliato.
Per i primi giorni avevo continuato ad arrovellarmi il cervello, avevo cercato una soluzione, un qualcosa che potesse spiegarmi il suo comportamento, ma non ero arrivata a nessuna conclusione.
In quei giorni Daniel era quasi sempre arrabbiato e sospettoso, continuava a fare domande, continuava a tirare in mezzo Edward per ogni mio cambio d’umore. Non lo sopportavo più, continuava ad insistere che lui fosse tornato per riprendermi, e in fin dei conti non aveva tutti i torti.
Continuando per giorni a sentirlo parlare e rompere, ho deciso di mascherare quel mio stato d’animo, altrimenti sarà arrivata ad odiare Daniel e non volevo che succedesse.
Così, nascondendo e fingendo, sono riuscita a far andare avanti il mio rapporto con Daniel. Lui, vedendomi rilassata e tranquilla, aveva cominciato ad esserlo anche lui ed era diventato più sopportabile.
In presenza sua e degli altri ero tutta tranquilla e sorridente, ma quando finalmente ero a casa, da sola, nella mia testa, i pensieri bloccati fino a quel momento cominciavano a vorticare senza fine, velocemente facendomi venire il mal di testa.
Pensieri che continuavano a girare intorno ad Edward, per qualsiasi cosa c’era di mezzo lui e non era normale dato che avrei dovuto pensare al ragazzo che mi amava.
Sapevo di avere qualche problema, ma non pensavo così gravi.
Passavano i giorni e io la smettevo di farmi inutili problemi e di pormi domande ancora più inutili. Edward se n’era andato di nuovo e non doveva più stupirmi quel suo comportamento, l’aveva fatto per ben due volte e, come si dice, Non c’è due senza tre. Potevo anche aspettarmelo.
 
* * * * *
 
Ormai due settimane erano passate e di Edward nessuna notizia.
Con mia grande sorpresa ero riuscita ad andare avanti abbastanza bene. No, non era vero. Non andavo avanti abbastanza bene, ogni tanto il pensiero di Edward tornava, si insinuava nel mio cervello per tormentarmi. Avrei potuto dire qualsiasi cosa, ma tutto mi faceva capire che amavo ancora Edward, che lo amavo ancora con tutta me stessa.
Ma lui non era più tornato e Daniel lo sostituiva abbastanza bene. Sostituiva, che brutto verbo e che brutta immagine. Daniel non doveva essere un sostituito di Edward, doveva essere diverso, doveva cercare di farmi dimenticare quel ragazzo che ormai sembrava indimenticabile.
Nonostante tutti i miei pensieri contradditori, con Daniel andava alla grande, il nostro rapporto cresceva sempre di più e la sua gelosia nei confronti di Edward sembrava completamente scomparsa, sembrava che non ci pensasse nemmeno più.
Quel giorno eravamo fuori da scuola che aspettavamo di partire per andare in gita, meta: parco naturale della città.
Una gita decisamente molto istruttiva, ma il nostro professore di Biologia si era fissato che dovevamo vedere un ambiente naturale e che avevamo bisogno di stare all’aria aperta per una giornata.
Tutto l’ultimo anno stava chiacchierando fuori da scuola aspettando di partire.
Ero con Helena e gli altri che parlavamo e ridavamo, mi stavo divertendo parecchio e la giornata non era ancora iniziata in modo definitivo. Prevedevo risate a non finire.
Il rapporto tra Helena e Matt era cambiato in quella settimana, dalla loro prima uscita li vedevo davvero felice e, cosa che non era mai successa, vedevo che Matt ogni tanto lanciava qualche occhiata ad Helena che arrossiva immediatamente ed abbassava lo sguardo.
Che bello vedere due persone che si piacciono, che si guardano, che si scambiano sguardi significativi, che si perdono negli occhi dell’altro dimenticandosi del mondo tutt’intorno.
Mi piaceva vedere come le coppie si guardassero,cosa trasmettessero in quello sguardo e non facevo altro che chiedermi cosa vedevano gli altri quando guardavo Daniel, se vedevano che non lo amavo, se potevano capire che io amassi un altro e che in un certo senso lo stessi prendendo in giro.
Ma mi sarebbe piaciuto anche sapere cosa vedevano gli altri quando guardavo Edward, se percepivano quanto lo amassi, quanto l’avessi amato. Era una cosa che avrei voluto chiedere ad Helena. Lei sapeva chi fosse realmente Edward e sapeva anche il motivo per cui era tornato. Mi avrebbe sicuramente dato una risposta valida, una risposta che mi avrebbe aiutato, anche se non mi sarebbe piaciuta.
Il professore arrivò annunciandoci che dovevamo partire e salimmo sul pullman.
Io ed Helena riuscimmo a sederci vicine e lontane dalle orecchie dei ragazzi che ridevano e scherzavano a qualche sedile di distanza da noi.
<< Posso chiederti una cosa? >> le chiesi un po’ titubante.
<< Certo, dimmi >> mi rispose con un sorriso.
<< Ecco, volevo chiederti… come guardo Daniel? >> cominciai a torturarmi le mani.
<< In che senso? >> alzò un sopracciglio perplessa.
<< Lo guardo come… come tu guardi Matt? >> sperai che il concetto le fosse chiaro. Non sapevo spiegarlo a parole, non sapevo come farle capire quello che volevo sapere, ma speravo che avesse capito.
<< Vuoi sapere se si vede che non sei ancora innamorata di lui? >> sapeva davvero comprendermi al volo. Annuii.
<< Si vede che non ne sai innamorata, ma si capisce che tu ci tieni a lui. Certo, non lo guardi come hai guardato E… >> si bloccò a metà. Sapeva quanto ci stessi soffrendo per il fatto che Edward se ne fosse andato di nuovo e che era una settimana che non lo vedevo.
<< Cosa stavi per dire? >> le chiesi curiosa.
<< Niente. Lascia stare. Mi stavo sbagliando >> si girò a guardare fuori dal finestrino.
<< Helena >> la ripresi con voce ferma e gentile. Sbuffò.
<< Stavo dicendo che non lo guardi come hai guardato Edward quel giorno. Nel tuo sguardo leggevo quanto lo amassi e quanto lo avessi amato. So che non vorrai ammetterlo, ma so che lo ami, lo capisco da come ne parli, da come arrossisci non appena il suo nome viene pronunciato, da come ti si illuminano gli occhi. Non puoi negarlo a me, forse a Daniel, ma non a me >> sorrise dolcemente.
<< Quindi dici che lui non l’abbia capito? >> le chiesi preoccupata.
<< Per adesso no, ma non è stupido. Si accorgerà prima o poi che c’è qualcosa che non va. >>
Aveva ragione, sapevo perfettamente che aveva ragione. Prima o poi Daniel avrebbe capito che ero innamorata di un altro e non ci avrebbe messo tanto a fare due più due. Non era stupido e lo sapevo benissimo.
Passammo quasi tutto il viaggio in silenzio.
Non avevo molta voglia di parlare, continuavo a pensare a che fine avesse fatto Edward, a cosa poteva essergli successo o se se ne fosse andato di nuovo. Avevo sempre paura che se ne andasse per sempre senza che io lo sapessi. Avevo paura che mi avesse minimamente illuso di essere ancora interessato a me per poi andarsene di nuovo, ma sapevo che non aveva molto senso come pensiero. Quel giorno di una settimana prima avevo creduto alle sue parole, ci credevo anche in quel momento. Non sapevo come facessi a saperlo, ma ero sicurissima che le sue parole fossero vere, che fosse ancora innamorato di me e che fosse intenzionato a conquistarmi di nuovo, ma allora che fine aveva fatto?
 
* * * * *
 
Arrivammo davanti al parco sani e salvi pronti per affrontare quella gita davvero molto interessante,o almeno, a me sembrava interessante. Mi sembrava di essere l’unica studentessa interessata realmente a quella gita, gli altri erano solo intenzionati a perdere un giorno di scuola.
Ero l’unica a cui interessava, ma facevo finta che non me ne importasse niente.
Una guida ci fece cominciare il giro del parco.
Era un ragazzo abbastanza giovane e anche molto carino che sembrava avere molto a cuore il suo lavoro.  Descriveva e ci parlava di ogni cosa che vedevamo in modo così dettagliato e perfetto, che cominciai a pendere dalle sue labbra. Sembrava quasi che fossi innamorata di lui da quanto lo guardavo ammaliata.
Daniel ogni tanto mi affiancava stringendomi i fianchi e lasciandomi un bacio a fior di labbra o sulla guancia, ma io non lo calcolavo minimamente, ero molto interessata e quello che diceva il ragazzo.
Dopo vari tentavi di Daniel di distrarmi, aveva capito che non c’era niente da fare e se ne andò con gli altri, infondo al gruppo in modo da non sentire neanche una parola di quello che stava dicendo la giovane guida.
Ascoltai attentamente ogni singola parola con molta attenzione, forse fin troppa, ma improvvisamente la mia attenzione fu catturata da un profumo, un profumo muschiato ed estremamente pungente. Venni attratta da questo profumo come se fossi un orso e avessi sentito odore di miele. Mi piaceva, mi piaceva fin troppo, dovevo sapere cosa fosse, che cosa emanasse quel profumo sublime.
Cominciai ad annusare l’aria come solo un vero segugio sa fare e mi avviai verso dei sempre verdi che creavano un piccolo boschetto. Mi inoltrai con il naso all’insù e sempre all’allerta pronto a trovare la fonte di quel profumo sublime.
E finalmente lo trovai: un fiore bellissimo bianco. Mi avvicinai e lo annusai lasciandomi invadere da quel profumo così pungente e fresco. Con una solo annusata mi sentii tutti i sensi amplificati come se avesse il potere di purificare tutto quello che c’era intorno a lei.
Rimasi lì a contemplare e ad annusare quel fiore per non so quanto tempo finché non mi resi conto che non sentivo più le voci di nessuno.
Mi girai, ma intorno a me vidi solo alberi, tanti, troppi alberi. Mi sembrava di essere tornata nella radura dove mi aveva lasciato Edward e al solo pensare quel giorno, il panico si impossessò di me.
Il battito accellerò, il respiro affannato, le mani cominciarono a sudarmi.
Girai più e più volte su me stessa sperando di trovare qualcosa che potesse farmi tornare dagli altri, che potesse farmi trovare almeno il modo di uscire.
Cominciai a correre verso un punto non ben definito. Volevo uscire da lì. Dovevo uscire da lì prima che i ricordi prendessero il sopravvento su di me e mi facessero andare ancora più in panico di quello che fossi già.
Corsi, corsi con tutto il fiato che avevo, ma sembrava non bastare. Il paesaggio intorno a me sembrava non cambiare di una virgola.
Bella, calma. Respira. Sei in un parco. Prima o poi riuscirai ad uscire.
Solo a pensare di dover rimanere calma, cominciai ad agitarmi maggiormente e ricominciai a correre.
Corsi finché tutto il corpo non mi chiese di fermarmi.
Mi sedetti, mi accasciai sul suolo umido e bagnato, cominciando ad urlare con quel pizzico di fiato che mi era rimasto in gola.
Mi accasciai come quel giorno in cui Edward mi aveva lasciata.
Mi sentivo persa, sola, come se non avessi un posto ben preciso nel mondo. Mi sentivo vulnerabile, fragile. Qualsiasi cosa fosse successo, sentivo che non sarebbe andata per niente bene.
 
 
 
Edward POV
Avevo detto che ci sarei stato, che avrei provato a riconquistarla, ma non ce l’avevo fatta.
Ero nuovamente scomparso per una settimana, anche se non lo ero del tutto. Continuavo a controllarla da lontano, a vigilare sul suo sonno. Non me n’ero andato, le avevo dato solo l’illusione di averlo fatto.
Mi sentivo un codardo, uno stupido. Volevo riconquistarla, ma non sapevo cosa fare, come fare.
Mi mancava, mi mancava più di ogni altra cosa, ma c’era qualcosa che mi bloccava, c’era qualcosa che mi impediva di pensare, di agire, di trovare un modo appropriato per riconquistarla, ma niente. Il mio cervello non voleva collaborare.
Mi odiavo come non mi ero mai odiato in quegli anni.
La amavo con tutto me stesso. Sapeva farmi battere il cuore nonostante non potesse farlo. Sapeva smuovere e far nascere qualcosa in me che non sapevo spiegare, che non avevo mai provato neanche da umano.
Mi sentivo uno stalker con i fiocchi: la seguivo e la pedinavo dappertutto. Ascoltavo i suoi discorsi con l’altro e con i suoi amici. Ascoltavo i pensieri degli altri ritrovandomi tremendamente geloso quando sentivo cose che non mi piacevano.
L’avevo seguita anche quel giorno quando andò in gita al parco naturale della città. Sapevo che era una calamita naturale e sapevo che in qualsiasi momento si sarebbe potuta mettere nei guai.
Avevo affittato una macchina e seguivo il pulmino a distanza, ascoltando di soppiatto i discorsi ed i pensieri degli altri, l’unico che non riuscivo a sentire, e che mi sarebbe piaciuto ascoltare, era quello di Bella. Avrei dato qualsiasi cosa per sapere cosa le passasse per la testa in quel momento.
Mi stupii parecchio quando Bella domandò alla sua amica cosa vedevano gli altri quando guardavano lei e l’altro insieme. L’aveva fatta balbettando, era titubante e in imbarazzo. Per quale motivo?
Se avessi dovuto risponderle, le avrei detto che sembrava completamente opposti, lui fin troppo preso e lei sembrava non degnarlo nemmeno di uno sguardo, almeno da quando ero arrivato io.
No. Non andava bene. Avevo fatto un pensiero decisamente poco gentile e fin troppo ottimista. Quello era quello che volevo vedere, quello che speravo di vedere e che speravo fosse vero.
Avrei voluto che lei lo guardasse con disprezzo, che lo guardasse con indifferenza, ma certe volte pensavo non fosse così. Certe volte pensavo che lei fosse realmente innamorata di lui e che non mi amasse più, ma poi tornavo positivo. Sapevo che mi amava, sapevo che non aveva mai smesso di farlo e non dovevo dubitarne.
Se mi ero stupito sentendo la domanda, mi stupii maggiormente quando sentii la risposta dell’amica: diceva che si vedeva che fosse ancora innamorata di me, quanto mi avesse amato in passato e che lo capisse da molti suo atteggiamenti.
Sapevo che Bella fosse innamorata di me e che lo fosse stata in passato, ma sentirlo dire da una persona che non mi conosceva, che sapeva a mala pena chi fossi, mi faceva sentire bene. Voleva dire che non era tutta una mia illusione, che non era tutto un mio stupido pensiero e fissazione. Lei era realmente ancora innamorata di me, avevo davvero qualche possibilità di riconquistarla.
Arrivò al parco sana e salva, ma sapevo che in quel momento dovevo cominciare ad aguzzare la vista e l’udito, dovevo tenerla d’occhio più del solito.
Per un paio d’ore, Bella rimase imbambolata ad ascoltare la guida che parlava amabilmente di tutto quello che li circondava. In un certo senso ero geloso. Bella guardava quella guida come se dovesse esserle apparsa la Madonna davanti alla faccia. Pendeva dalle sue labbra come non aveva mai fatto con me, lo guardava come affascinata, rapita dalle parole di quell’uomo. Ero geloso, geloso marcio di quel ragazzo umano che sapeva rapirla in quel modo. Una certa rabbia nacque in me, ma cercai di calmarmi per il bene di tutti, soprattutto il mio. Non avevo intenzione di far visita a nessuno, tanto meno alla guida.
Improvvisamente vidi Bella attratta da qualcosa, la vidi inoltrarsi nel piccolo boschetto come se fosse in cerca di qualcosa.
La seguii da lontano, cercando di non far rumore e di non far sentire la mia presenza, anche se avevo capito che qualsiasi cosa sarebbe successa intorno a lei, non se ne sarebbe accorta. Era talmente presa a trovare quello che stava cercando, che non si sarebbe nemmeno resa conto di quello che la circondava.
Resi incantato a guardarla, a guardare quel suo corpo bellissimo, quei suoi occhi cioccolato che vagavano in cerca di qualcosa, la sua pelle bianca che sembrava ancora più bianca in quel boschetto poco illuminato.
Vedo ogni più piccola espressione del suo viso, ogni movimento di sopracciglia, di ciglia, di braccia. Vedo ogni cosa e me beo. Vederla muoversi, vederla intenta ad osservare il paesaggio intorno, era per me qualcosa di perfetto.
La vidi fermarsi e piegarsi per annusare un fiore bianca, bellissimo. Potevo sentirne l’odore pungente e fin troppo muschiato che mi invase i sensi, che mi inebriò e mi liberò di ogni tipo di peso. Sembrava quasi che quel fiore avesse il potere di liberare dai pensieri, dalle preoccupazione. Sembrava una cosa assurda da pensare, ma fu quella la sensazione che provai quando il suo profumo mi invase il corpo.
Ero talmente preso ad analizzare e capire quello che stavo provando in quel momento che non mi ero reso conto che Bella fosse in panico, che volesse tornare indietro, ma che non sapeva come.
Mi ritrovai pietrificato. Sapevo che dovevo aiutarla, sapevo che dovevo farlo, ma ad un certo punto la vidi cominciare a correre velocemente,di qua e di là, non sapendo dove andare.
Faticavo a connettere cervello e corpo, faticavo a dare al mio corpo il compito di andare ad aiutarla, sarebbe stato davvero il momento migliore per farle capire che io ci fossi, che l’avrei protetta, salvata e che l’amavo.
Ma mentre facevo quei pensieri, qualcuno arrivò prima di me, anche se non riuscii a capire come:  Daniel arrivò davanti a Bella correndo, con il fiatone e l’abbracciò di slancio. Lei spaventata pianse tra le sue braccia.
Ecco, visto Edward. Invece di star lì a pensare come uno stupido. Dovevi agire. A-G-I-R-E. In questo momento sarebbe tra le tue braccia e non tra quelle di quel cretino. Sei uno stupido.
E lo ero davvero. Me ne rendevo conto.
Osservai Daniel consolare Bella mentre piangeva tra le sue braccia, lo sentivo sussurrargli parole dolci, parole che avrei potuto sussurrarle anch’io, parole che avrei voluto sussurrarle io.
Li vidi raggiungere gli altri e tornare a casa in silenzio mentre Daniel continuava a coccolare ed abbracciare Bella. Li vidi a casa sul divano, sotto una coperta che continuavo a coccolarsi. Vidi Daniel salutare Bella con un bacio appassionato, innamorato, un bacio che sapevo darle anch’io, un bacio che però le avevo sempre negato.
Sentii e mi sorbii tutti i pensieri di Daniel pensando che fossero la mia punizione per non aver salvato Bella. Vedere quello che pensava, quello che avrebbe voluto fare con Bella, la mia Bella, mi faceva venire il volta stomaco. Vedere quanto il suo amore per lei fosse grande, capirlo, mi faceva male. Mi resi conto che non fossi l’unico ad amarla con tanta intensità. Mi convinsi che lui l’avesse di più, che lui fosse più adatto di me di amarla, che avesse il diritto di passare la sua vita con lei.
Mi sentivo sbagliato, in difetto, come se io non fossi niente in confronto a lui. Lui la amava, l’aveva sempre amata, l’aveva vista crescere, diventare donna, cambiare, maturare. L’aveva sorretta da piccola, l’aveva presa in giro, aveva scherzato e riso con lei. Io cosa avevo fatto in confronto? Niente. Le avevo solo fatto passare l’anno peggiore della sua vita. Le avevo fatto rischiare la vita, l’avevo introdotta in un mondo di cui non sarebbe nemmeno dovuta venire a conoscenza. Le avevo cambiato la vita, ma in peggio.
Avevo sbagliato a tornare, avevo sbagliato a dirle che l’avrei riconquistata, non l’avrei fatto. L’avrei lasciata vivere la sua vita con Daniel, era la cosa giusta, lui era giusto. Io non lo ero. Non avevo niente da offrirle, non avevo niente da darle, solo una vita pericolosa, nient’altro.
Il pensiero che mi era venuto in mente qualche settimana prima si insinuò nuovamente in me.
Ci voleva poco per realizzarlo, dovevo solo capire che ne valesse davvero la pena, non era facile lasciare tutto, lasciarla.

 

 

 

 

 

Buonasera! Eccomi di nuovo qua. Sono riuscita a trovare un posticino tra i miei tanti impegni per postare anche questa storia.
Allora, dopo un capitolo piatto, eccovi un altro capitolo in cui…..secondo me non succede assolutamente niente. Ahahaha
Be, effettivamente non succede niente. Bella è ancora confusa e chiede ad Helena se pensa che Daniel abbia capito qualcosa di quello che non prova per lui e poi succede questo piccolo incidente. Edward è lì, con lei, non l’abbandona, ma quando decide di andare a salvarla, arriva Daniel -.- Sono sicura che molte di voi lo vorrebbero uccidere, anch’io mentre scrivevo, ma doveva succedere qualcosa di strano, no?
Spero davvero che la storia non cominci ad annoiarvi, altrimenti ditemelo che cercherò di cambiare qualcosa, va bene? Vi prometto che succederà qualcosa di interessante presto, molto presto, abbiate pazienza =)
Ringrazio le persone che hanno aggiunto la mia storia alla preferite, alle seguite e alle ricordate. Grazie davvero ragazze. =)
Se volete rimanere in contatto con me potete aggiungermi su Facebook e su Twitter.
Alla prossima ^_^

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


Capitolo 2









Capitolo 9

Infondo al capitolo note e auguri.
Scusate gli errori, ma non me la sono sentita di rileggerlo, altrimenti non sarei riuscita a postare perché non sono molto sicura di questo capitolo.
Buona lettura ^_^

 

 

 

Bella POV
Dopo essermi “persa” nel boschetto del parco naturale, ero tornata a casa continuando a stare tra le braccia di Daniel.
Avevo bisogno di sentirmi protetta, di sentire il calore di un altro corpo sul mio e stare tra le braccia di Daniel mi faceva sentire bene, anche se non placava quel mio senso di vuoto, quel mio bisogno di protezione. Per assopire quel mio bisogno avrei avuto bisogno di… Edward. Solo ed esclusivamente di lui, ma non c’era. Non c’era di nuovo. L’unico che c’era davvero era Daniel.
Sapevo che mi stavo comportando in modo sbagliato, sapevo che non avrei dovuto fingere che mi andasse bene in quel momento la sua compagnia, ma solo riprovare le sensazioni che avevo provato quel lontano giorno nella radura, mi aveva spaventato. Non volevo stare da sola, non in quel momento.
Daniel con il passare dei giorni si era avvicinato sempre di più, mi coccolava e mi faceva sentire amata. Mi faceva piacere, anche se non avrei voluto sentirmi amata da lui, non avrei voluto avere accanto lui. Edward. Edward era quello che volevo, colui che avrei voluto che mi abbracciasse e che mi facesse capire che non dovevo preoccuparmi, che quello che avevo provato quell’orribile giorno non l’avrei mai più provato. Avrebbe dovuto rassicurarmi, coccolarmi, amarmi, ma non lo stava facendo. Non c’era, di nuovo.
Stavo soffrendo nuovamente. Mi sentivo nuovamente una stupida, ma ormai non mi sarei dovuta stupire. Se n’era di nuovo andato. Di nuovo. Ed era questo che mi faceva soffrire, mi faceva soffrire troppo.
Una cosa positiva in tutto quello però c’era: mi stavo avvicinando a Daniel, ogni giorno di più fino ad arrivare a capire che una speranza per noi ci fosse, che ci sarebbe potuto essere un futuro.
Sapevo che ero un controsenso, lo sapevo, ma non potevo farci niente. Edward se n’era andato di nuovo e Daniel si era dimostrato davvero carino e avevo capito che ci tenesse a me.
Un’altra settimana era passata tranquilla, anzi tranquillissima. Troppo tranquilla, avrei preferito scoprire che un vampiro assassino mi seguisse, invece niente.
Quella mattina stavo andando a scuola con il pullman. Daniel aveva una visita ed io volevo passare un po’ di tempo insieme alla mia amica.
<< Bella. Che strano vederti qua >>  mi sorrise Helena salendo sul pullman.
Aveva un sorriso a 32 denti che le illuminava il viso. Era felice, assolutamente felice. Era innamorata pazza di Matt ed ero felice per lei. Potevo solo essere felice. Anch’io avrei voluto esserlo, anch’io avrei voluto sorridere in quel modo, vivere la mia vita spensierata perché avevo accanto una persona che mi amava. Solo che non stava succedendo, o meglio, non ancora. Speravo che presto sarebbe successo. Con… E… Daniel.
<< Lo so, ma Daniel aveva una visita ed ho deciso di prendere il pullman con te >> le feci un sorriso tirato, molto tirato, forse fin troppo.
<< Come stai? >> mi chiese facendosi improvvisamente seria.
Come stavo? Male, troppo. Ma ero anche arrabbiata con Edward, soprattutto con lui perché aveva detto che non se ne sarebbe andato e invece niente, non aveva mantenuto la sua promessa, erano due settimane che non si faceva vedere. Stronzo. Stronzo. E ancora una volta stronzo. Un bellissimo stronzo, ma pur sempre stronzo. Lo odiavo. No, non era vero. Non lo odiavo, lo amavo con tutta me stessa, lo amavo forse fin troppo nonostante tutto quello che mi avesse fatto, nonostante tutto quello che fosse successo. Lo amavo e forse era per quello che lo odiavo. Era un odio alimentato dall’amore, da un amore grande, troppo grande che non sapevo nemmeno gestire.
<< Come sto. Bene, da una parte e dall’altra vorrei spaccare tutto. Non sai quanto lo odio in questo momento >> sospirai affranta.
<< Vedrai che si rifarà sentire, che tornerà. Non può essersene andato Bella. Ti ama, te l’ha detto e il modo in cui ti guardava era inequivocabile >> mi sorrise dolcemente.
<< Non ci credo. Voglio delle prove, voglio che me lo prova. Voglio che me lo faccia capire, non voglio capirlo da sola, ma è inutile che ci penso, se n’è andato. Punto >> sospirai pesantemente.
<< Bella, mi spieghi di cosa hai paura? Perché non vuoi vivere il tuo sentimento liberamente? Stai facendo male a te stessa, a lui e a Daniel. Non pensi a lui? A quanto lo stai prendendo in giro? Lo stai illudendo che tra di voi ci possa essere qualcosa in un futuro non troppo prossimo, quando sai benissimo anche tu che non ci sarà nessun futuro con lui. Non sei innamorata di Daniel, gli vuoi bene come puoi voler bene a un fratello, a un parente, a un cugino, ma non a un fidanzato, Bella. Forse è questo quello che non capisci >> era seria, tremendamente seria.
Erano parole dure da digerire, ma erano sincere, vere. In fondo sapevo anch’io che quello che mi aveva detto era vero, infatti non ebbi nemmeno il coraggio di arrabbiarmi o di prendermela con lei. Sarebbe stato sbagliato.
<< Potrà anche amarmi, ma non c’è. In questo momento non c’è. Le sue parole ormai sono nulla >> il pullman si fermò proprio in quel momento e scesi velocemente non aspettando nemmeno Helena.
A passo spedito mi misi a camminare per il cortile della scuola ed entrai ignorando gli sguardi curiosi dei ragazzi che mi circondavano.
Per mia fortuna quel giorno Daniel non ci sarebbe stato, non sarei mai riuscita a fingere ancora per molto, anzi, quel giorno non sarei proprio riuscita a fingere. Non ce la facevo. Troppe emozioni da sopportare, troppe cose che mi passavano per la testa e lui non le avrebbe minimamente capite, non l’avrebbe mai fatto. Sarebbe solo diventata tanto, troppo protettivo e non volevo subire un interrogatorio.
Forse era davvero vero, mi ero cacciata davvero in una brutta situazione. Stavo camminando con il piede in due scarpe e si sa che non va mai bene, ma non sapevo cosa fare avevo troppo paura di rinunciare ad una persona a cui comunque volevo bene per tentare di sistemare le cose con una persona che si era dimostrata totalmente inaffidabile, che diceva di amarmi, ma che non aveva fatto ancora niente per dimostrarmelo.
Passai tutto il giorno persa nei miei pensieri a pensare a quello che stessi facendo, a quello che provassi e a quello che avrei dovuto fare. Dovevo prendere una decisione, dovevo decidere in quale scarpa mettere il mio piede, non potevo continuare a camminare in due, non era affatto comodo e io cominciavo a non farcela già più. Non era una situazione facile di sopportare e da portare avanti, bisogna davvero essere bravi attori e io non lo ero mai stata.
Pensai e ripensai e pensai che la soluzione più ovvia fosse continuare la mia storia con Daniel e lasciar perdere Edward. Era l’unica soluzione, quella che comunque mi avrebbe fatto soffrire di meno. Amavo ancora Edward, lui amava me, ma non potevo tormentarmi pensando a quando si sarebbe fatto vivo, perché continuava a non farsi vivo. Potevo solo continuare la mia storia con Daniel e dire ad Edward che tra di noi non ci sarebbe più stato niente, che qualsiasi cosa avrebbe fatto, la situazione non sarebbe cambiata.
Avevo preso la mia decisione, appena avrei visto Edward gli avrei parlato e avrei messo la situazione in chiaro una volta per tutte, anche se sarebbe stato difficile.
 
* * * * *
 
La scuola era finita, avevo deciso di prendere una strada secondaria per andare a casa e fare una passeggiata. A Phoenix c’erano pochi boschetti rispetto a quelli che c’erano a Forks, ma quei pochi che c’erano erano davvero belli ed erano perfetti per farci una passeggiata. Poi erano anche comodi perché ci passava una strada, ogni tanto nei momenti di sconforto in cui mi mancava Edward e l’atmosfera di Forks, passavo apposta di lì con la macchina. Mi sentivo molto stupida quando lo facevo, ma mi faceva tanto sentire a Forks, mi faceva tornare nel passato e per quel breve tragitto mi sentivo felice, il dolore, quello che provavo scompariva completamente.
Quel giorno avevo deciso di percorrerla di nuovo, avevo deciso di rivivere le sensazioni che provavo a Forks per l’ultima volta per poi lasciarmele alle spalle.
Stavo camminando tranquilla, ascoltando i pochi rumori naturali che sentivo provenire dalla coltra di alberi. Mi beavo di quel cinguettio, del vento che muoveva le foglie facendole fare rumore. Mi stavo beando di tutto quello che mi stava circondando, ogni tanto chiudevo anche gli occhi per immaginarmi di essere di nuovo a Forks. Un sorriso spontaneo e beato mi si era formato sulle labbra.
Mi sembrava di essere di nuovo a Forks, potevo sentire la voce di tutti i miei amici, la risata di Alice, la voce di Emmett, vedevo Jazz sorridere in un angolo, Rose sempre bellissima, Esme che mi accoglieva in casa con il suo sorriso caloroso, Carlisle che mi abbracciava facendomi un sorriso. Vedevo di nuovo tutti come se non fosse un anno e mezzo che non li vedessi. Sentivo il loro “calore”, il loro affetto nei miei confronti. Potevo ancora sentire tutto come se lo stessi provando in quel momento.
Venni riportata alla realtà dal suono di un clacson.
Aprii gli occhi e mi girai a vedere chi fosse, quando mi trovai davanti un ragazzo giovane su una macchina sportiva. Feci finta di niente e continuai a camminare non curandomi di lui.
<< Ehi bella, che ne dici se ti do un passaggio? Non è sicuro che te ne vai in giro da sola per questa strada >> una frase gentile pronunciata in modo strano. Mi girai a guardarlo ed aveva stampato in faccia un sorriso che mi fece accapponare la pelle: furbo, malizioso, di uno che non che aveva buone intenzioni. Andai avanti a camminare senza degnarlo di uno sguardo.
<< Dai, fermati. Non ti faccio niente ti puoi fidare. >>
Guarda, mi fido subito, soprattutto perché me l’hai detto. Ma per favore, vattene e non rompere.
Non avrei mai avuto il coraggio di dirglielo, avrei anche potuto peggiorare la situazione e non volevo andare in guai più grossi di quelli in cui già fossi.
Improvvisamente non sentii più nessuna macchina che mi seguiva e mi rilassai pensando di essere al sicuro, ma capii di essermi sbagliata quando due braccia a me sconosciute mi abbracciarono per i fianchi e mi fermarono.
 
 
 
 
Edward POV
Non ero ancora pronto ad andarmene. Avevo preso la mia decisione, sapevo cosa fare, ma non riuscivo a lasciarla andare, non dopo che l’avevo vista cacciarsi nuovamente nei guai. Sì, ok, Daniel l’aveva salvata, ma non mi sentivo ancora sicuro di lasciarla e di mettere in atto la mia decisione. Non ero ancora pronto a lasciarla per sempre e decidere di non vederla mai più. Era troppo importante per me, io la amavo troppo, non potevo farlo, non riuscivo a farlo.
Così mi ritrovai nuovamente a pedinarla in modo silenzioso, facendo attenzione a non farmi vedere da nessuno e soprattutto da lei. Mi sentivo molto uno stalker o forse lo ero davvero.
La seguii a scuola, la guardai fuori dalla finestra mentre faceva lezione vedendola più pensierosa che mai.
La osservai cercando di imprimermi maggiormente il suo viso e i suoi lineamenti in mente come se non fossero ormai disegnati a fuoco in ogni fibra di me stesso. I lineamenti era tesi e marcati, segno che fosse pensierosa e che ci fosse qualcosa che la turbasse.
Avrei tanto voluto sapere cosa la preoccupasse, anche se speravo di indovinare. Avrei voluto essere io al centro dei suoi pensieri, avrei voluto essere io a farle perdere una lezione, ma non mi piaceva il suo sguardo perso e vuoto. Non era uno sguardo felice, uno sguardo sereno, era lo sguardo di una persona tormentata, di una persona che stesse riflettendo, che stesse prendendo una decisione.
In quei momenti mi odiavo perché non sapevo leggerle nel pensiero, perché non riuscivo a farlo. Avrei tanto voluto sapere cosa le passasse per la testa e se fossi io che la preoccupassi così tanto, anche se non mi sarebbe piaciuto. Era troppo pensierosa.
Forse avevo fatto un ennesimo errore a tornare da lei, avevo sbagliato, non avrei mai dovuto farlo. Prima che arrivassi io stava cambiando vita, era riuscita a dimenticarmi ed io come uno stupido ero tornato. Sì, avevo sbagliato.
La seguii anche quando fece una strada secondaria che attraversava un boschetto molto simile a quelli che c’erano a Forks.
Mi sentii tanto a casa, mi sentii come se tutto quello che era successo nell’ultimo non fosse mai successo, ma sapevo benissimo quanto tutto fosse vero. Purtroppo. Non era difficile dimenticare quello che avevo passato in quell’anno e mezzo, quanto avessi sofferto, quando mi fossi chiuso in me stesso in quel periodo. Nessuno poteva saperlo meglio di me. Non sarei mai riuscito a dimenticare quel periodo, mai.
Ero nel boschetto che la seguivo con lo sguardo mentre facevo quelle riflessioni. Ero perso nei miei pensieri, ma notai subito la macchina che si avvicinò a Bella.
<< Ehi bella, che ne dici se ti do un passaggio? Non è sicuro che te ne vai in giro da sola per questa strada >> le disse lui cercando di essere gentile, ma il suo tono traspariva ben altro.
Azzardarti a toccarla e ne varrà della tua stessa vita.
Bella si girò leggermente a guardarlo e poi continuò a camminare per la sua strada.
Bravissima. Ignoralo. Vai avanti e non succederà niente, anche se comunque arriverò io prima che ti succeda qualcosa.
<< Dai, fermati. Non ti faccio niente ti puoi fidare. >>
Oh sì, certo. Una ragazza dovrebbe fidarsi subito di uno come te, ma per favore. Non azzardarti nemmeno ad avvicinarti altrimenti ti farò pentire di aver deciso di fare questa strada oggi.
Quello che successe dopo, avvenne così rapidamente che anch’io vampiro non me n’ero quasi reso conto. Bella aveva continuato a camminare ignorando volutamente il ragazzo, ma lui, evidentemente infastidito, aveva fermato la macchina ed aveva camminato velocemente verso di lei fino ad arrivarle dietro ed afferrarla per i fianchi.
Quando compresi quello che stessi succedendo, scattai in avanti pronto ad andare a soccorrerla, ma a quanto pare qualcuno ce l’aveva con me: arrivò Daniel che frenò sulla strada facendo stridere i freni.
Scese arrabbiatissimo dalla macchina e prese per le spalle il ragazzo buttandolo per terra. Cominciò a picchiarlo senza risparmiare neanche un colpo, senza trattenersi.
Bella assisteva alla scena immobile, non diceva nemmeno una parola.
Io dall’interno del bosco, in cui mi ero rifugiato quando arrivò Daniel, assistevo alla scena stupido, affranto, amareggiato.
Nuovamente lui era arrivato nel momento giusto, non dandomi nemmeno il tempo di intervenire. Ma com’era possibile che un uomo riuscisse a battere la velocità di un vampiro? Non me lo sapevo spiegare, ma a quanto pare era possibile, anzi possibilissimo dato che era la seconda volta che Daniel arrivava prima di me.
Era davvero inspiegabile, ma non potevo negarlo, non potevo far finta di niente.
Non ero in grado di badare a Bella, non ero in grado di tenerla al sicuro. Non sapevo nemmeno proteggerla dai piccoli guai in cui si cacciava nella quotidianità, come avrei potuto proteggerla da bande di vampiri e da qualsiasi pericolo in cui si sarebbe trovata a causa del mio mondo? Non ce l’avrei mai fatta, sarebbe stata solo in pericolo e io volevo che lei fosse al sicuro.
Daniel era perfetto per lei, l’avrebbe protetta, l’avrebbe amata come forse non sapevo amarla nemmeno io, lui le avrebbe dato una vita normale, una vita che lei meritava, anzi che lei doveva avere assolutamente.
Era ufficiale, Bella non aveva bisogno di me, avrebbe vissuto tranquillamente senza di me.
Che fossi pronto o meno a lasciarla dovevo farlo, per lei, per me, ma soprattutto per lei. Non la meritavo, lei meritava qualcuno di meglio, qualcuno che riuscisse a proteggerla e Daniel, Daniel era quello giusto.
A me non restava altro da fare che andarmene. Per sempre.

 

 

 

 

 

 

 

Buonasera! Chiedo immensamente scusa per il ritardo, ma come ho spiegato ad alcune di voi nelle recensioni, non ero molto sicura di questo capitolo. Avrei voluto tagliarlo e andare direttamente al capitolo successivo dove succede qualcosa di più interessante. Mi rendo conto che questo capitolo è più o meno uguale all’altro e che è alquanto noioso, ma non me la sono sentita di eliminare il capitolo e passare direttamente all’altro.
Spero che non vi siate annoiate e che non abbiate deciso di abbandonare la storia, assicuro che nei prossimi capitoli si farà interessante.
Comunque, di questo capitolo non c’è molto da dire. I due cretini sono ancora più cretini, soprattutto Edward che non è ancora andato a trovare Bella. Sono tutti e due stupidi. Edward non è come l’Edward della Meyer, ma nei prossimi capitoli lo diventerà, o almeno lo spero. Dovrebbe tornare un po’ più come l’originale e anche Bella lo diventerà.
Ringrazio le persone che hanno aggiunto la storia alle preferite, seguite e ricordate e a quelle che mi hanno aggiunto come autore preferito. Davvero grazie ragazze *_*
Ho deciso di postare oggi per farvi sapere che non sono morta e per poi ricominciare a postare con regolarità. È stato solo a causa di questo capitolo e di una decisione che non riuscivo a prendere se sono in ritardo, da adesso non lo sarò più, o almeno lo spero.
Vi voglio fare tanti auguri di un felice di Natale a voi e alle vostre famiglie, sperando che vi divertiate ^_^
Alla prossima ^_^

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


Capitolo 2









Capitolo 10
Bella POV
I giorni passavano e di Edward nessuna traccia, nessun messaggio, nessun segno della sua presenza. Sapevo che non mi sarei dovuta preoccupare, ma purtroppo non potevo farci niente, mi preoccupavo da morire, oltre al fatto che mi sentissi una stupida, stupidissima ragazza per aver pensato che lui avrebbe fatto di tutto per conquistarmi.
Ormai erano passate settimane e con Daniel le cose stavano cominciando ad andare a gonfie vele, io cominciavo a lasciarmi andare maggiormente e lui sembrava apprezzarlo.
Sentivo che un certo sentimento nei suoi confronti stesse cominciando a nascere, non potevo definirlo amore, ma a piccoli passi ci sarebbe arrivato.
Cercando di sgombrare la mente da Edward, riuscivo a godermi i momenti con Daniel capendo quanto fosse speciale, carino e affettuoso. Gli volevo davvero bene e ormai non riuscivo a fare a meno di lui.
Ok, questo era quello che pensavo quando stavo con lui e anche un po’ di tempo che stavo da sola, ma a volte non facevo a meno di fare il paragone con Edward. Che stupida. Ci pensavo ancora.
Mi stavo rassegnando al fatto che non sarebbe più tornato, che mi avesse di nuovo preso in giro e che ci avevo anche creduto.
Quando parlavo ad Helena di questa situazione lei diceva che si sarebbe fatto vivo, che mi avrebbe cercato e mi avrebbe fatto capire quanto mi amasse, ma capivo benissimo che anche lei cominciasse a dubitare delle sue parole. Aveva capito anche lei che mi aveva preso in giro, che mi aveva illuso.
Dovevo farci l’abitudine.
Aprile ormai era arrivato. Dall’ennesima scomparsa di Edward erano passate tre settimane.
Ero a casa mia con Daniel che stavamo guardando un film sul divano abbracciati.
Ero accoccolata sul suo petto e gli stavo accarezzando un fianco. Mi sentivo bene, mi sentivo amata e rilassata. Non avrei potuto avere di meglio.
Quando il film finì, mi sdraiai e chiusi gli occhi appoggiando una mano sulla testa.
Pochi secondi dopo sentii il corpo di Daniel sopra il mio. Aprii immediatamente gli occhi e mi trovai davanti i suoi in cui mi specchiai.
<< Ch-che stai facendo? >> gli chiesi balbettando e arrossendo.
<< Niente >> mi strusciò il naso contro la guancia compiendo piccoli cerchi e facendomi venire una leggera pelle d’oca.
Dalla guancia scese al collo mentre la mano saliva e scendeva dal mio fianco.
Brividi mi percorsero la pelle, brividi che provavo solo con Edward, ma che non avevo mai provato con nessun’altro.
<< Daniel >> sussurrai non sapendo cosa dire.
Dovette prenderlo come un invito a continuare perché appoggiò le sue labbra sulle mie con fin troppa foga accarezzandomi il corpo con le mani.
Arrivò alla maglietta e cominciò a sollevarla, accarezzandomi il ventre con i polpastrelli provocandomi la pelle d’oca.
Scese a baciarmi il collo. Le sue mani avevano raggiunto il mio seno che cominciò ad accarezzare lievemente facendomi inturgidire il capezzolo.
Mi sollevai leggermente permettendogli di togliermi la maglietta e mi ritrovai davanti a lui mezza nuda con il suo sguardo che vagava sui miei seni.
Ricominciò a baciarmi il collo toccandomi il seno, sospirai lasciandomi trasportare da quelle nuove sensazioni.
Non sapevo bene cosa stessi facendo, non sapevo bene se fossi pronta o meno a fare quel passo, riuscivo solo a farmi trasportare da quelle nuove sensazioni che mi piacevano da morire.
Mi sentivo accaldata, ma non me ne importava.
Non mi sentivo in imbarazzo stranamente, ero rilassata e tranquilla.
Daniel spinse il suo bacino contro la mia coscia e potei sentire benissimo quanto fosse eccitato.
Scese a baciarmi il seno, mi alzò leggermente per togliermi il reggiseno quando suonarono alla porta.
<< Non andare ad aprire >> sussurrò con la voce roca ancora a contatto con la mia pelle.
Suonarono di nuovo. Chiunque fosse aveva qualcosa di urgente da dirmi.
<< Devo andare Daniel >> lo guardai.
Lui per tutta risposta prese nuovamente un mio seno in mano facendomi gemere.
Suonarono nuovamente.
Lo spostai con la mano e mi alzai recuperando la maglietta e infilandomela.
Mi diressi verso la porta e suonarono di nuovo.
<< Arrivo >> alzai leggermente la voce.
Aprii la porta e…
<< Alice, che ci fai qui? >> le chiesi con la bocca aperta.
<< Bene, spero di aver interrotto qualcosa >> aveva le braccia incrociate sotto il seno e mi trucidava con lo sguardo. Se gli sguardi potessero uccidere quello di Alice l’avrebbe sicuramente fatto.
<< Co-come mai sei qui? >> balbettai.
Mi aveva preso alla sprovvista, non mi sarei mai aspettata che venisse a trovarvi e per quale motivo era venuta? Che fosse successo qualcosa ad Edward?
Appena mi passò per la testa quel pensiero, mi ritrovai ad aver paura ed a essere preoccupata per lui.
Cosa gli era successo?
<< Devo parlarti >> era ancora arrabbiata, ma per cosa non riuscivo ancora a capirlo.
Vedere Alice arrabbiata era un evento raro che si sarebbe dovuto segnare sul calendario, o forse no. Non l’avevo mai vista arrabbiata e non sapevo di cosa fosse capace.
<< Amore, chi è? >> mi girai e vidi Daniel senza maglietta che si affacciò dal salotto.
Alice lo fulminò con lo sguardo e lo vidi tremare.
<< Forse è meglio se ti rivesti >> gli dissi cercando di non far trasparire la mia agitazione.
<< Ecco, sì. Forse è meglio se ti rivesti >> gli disse Alice con tono duro.
<< Alice >> la ripresi stupida.
Lei non si mosse, sembrava quasi che non avesse sentito le mie parole, ma sapevo benissimo che l’avesse fatto. Continuava a guardare Daniel fino a quando non scomparve nel salotto.
Ricomparve con la maglietta addosso e le chiavi in mano.
Mi affiancò e mi baciò sulle labbra provocando un leggero ringhio ad Alice che lo fece immediatamente allontanare e spaventare.
<< Forse è meglio se me ne vado >> guardò prima Alice e poi me.
Io annuii.
<< Ecco, bravo. Vai a casa >> Alice sembrava davvero arrabbiatissima e la cosa mi sembrava alquanto strana.
<< Ci sentiamo più tardi >> mi disse Daniel prima di uscire.
<< A dopo >> gli sorrisi leggermente cercando di tranquillizzarlo, ma non era semplice, ero la prima ad avere paura.
Superò Alice senza degnarla nemmeno di uno sguardo.
<< Mi spieghi che cosa ti prende? >> le chiesi incrociando anch’io le braccia sotto il seno mettendomi nella sua stessa posizione.
<< Che cosa prende a me? Che cosa prende a te se mai. Ti è dato di volta il cervello? >> alzò la voce.
<< Di cosa stai parlando? Entra che almeno ne parliamo con calma >> le feci segno di entrare con la mano.
Alice si diresse verso il salotto e si girò inchiodandomi con lo sguardo contro il muro.
<< Co-cosa… >> non riuscii a finire la frase perché mi interruppe.
<< Mi spieghi cosa stavi per combinare su quel divano insieme a quel coso che è appena uscito? >>
<< Niente >> arrossii. << E comunque si chiama Daniel. >>
<< Quel coso va benissimo. Rende di più l’idea. Adesso spiegami cosa volevi fare. Per fortuna sono arrivata giusto in tempo. >>
Abbassai lo sguardo e poi la guardai nuovamente.
<< Quello è il mio ragazzo, Alice. Quello che voglio fare con lui sono solo affari miei >> le dissi cercando di non lasciarmi spaventare dal suo sguardo.
<< Il tuo ragazzo è Edward >> urlò facendo quasi tremare i vetri.
<< Edward il mio ragazzo? Ti sei forse dimenticata che un anno e mezzo fa mi ha lasciata? Non siamo più insieme >> le ricordai alzando anch’io la voce.
Ma non potevo negare che quelle sue semplici parole mi avessero colpito in pieno.
Era vero, Edward mi aveva lasciato, ma avevo sempre avuto come la sensazione che lo stessi tradendo, che stessi facendo una cosa sbagliata. Era un po’ che non ci pensavo, ma avevo sempre avuto quella sensazione. Ci mancava solo Alice che mi facesse venire i sensi di colpa e mi facesse come sentire nel torto perché stessi cercando di rifarmi una vita dopo che Edward mi aveva lasciato.
<< Sai che non voleva farlo >> il suo tono di voce tornò normale.
<< Ma l’ha fatto. Questo è quello che conta >> abbassai lo sguardo perché le lacrime chiedevano di uscire.
<< Bella, >> Alice mi si era avvicinata fino ad accarezzarmi una guancia << sai che non voleva farlo. È tornato per dimostrarti che a te ci tiene ancora >> sentire nuovamente la sua voce mi aveva fatto sentire di nuovo a casa, di nuovo a Forks, di nuovo con Edward.
<< Non mi sembra che sia tornato per dimostrarmi qualcosa, non si è più fatto vivo. È un po’ che non lo vedo >> le lacrime che cercavo di trattenere, era scivolate sulle mie guancie bagnando la mano di Alice.
<< Lui ti ama ancora e tu ami ancora lui. Perché devi comportarti in questo modo? Perché devi farvi soffrire continuando a stare con quel coso? Bella, smettila di fare del male ad entrambi >> mi alzò il viso incontrando il mio sguardo.
Era uno sguardo famigliare, uno sguardo che mi ricordava tanto quello di Edward.
Rimasi in silenzio.
<< Sono venuta qua per un altro motivo in realtà, anche se volevo fermarti dal fare l’errore più grande della tua vita. Edward…ecco… lui… >>
Solo al sentire quel nome e al sentire il tono basso e serio di Alice, mi preoccupai tantissimo. Che gli fosse davvero successo qualcosa?
<< L-lui cosa? >> la mia attenzione era tutta su di lei.
<< Lui ha deciso di andare dai Volturi >> disse quella frase tutto d’un fiato.
Ricordavo benissimo quando mi avesse parlato dei Volturi a casa sua prima della mia festa di compleanno. Erano come la famiglia reale dei vampiri, i capi supremi, coloro che dettavano leggere.
Rimase in silenzio dandomi la possibilità di assimilare la notizia, ma mi era chiarissimo fin dall’inizio cosa volesse fare: voleva farsi uccidere dai Volturi.
<< È già partito? >> nella mia domanda c’era la speranza che avessi ancora la possibilità di fermarlo, di bloccare quella sua stupida decisione.
<< No, sta cercando di prendere il coraggio di andare. Non riesce ancora ad allontanarsi da te >> le sue parole mi colpirono il cuore.
Non riesce ancora ad allontanarsi da te. Allora era per colpa mia che voleva uccidersi, era per colpa mia che voleva andare dalla famiglia reale dei vampiri. Tutto a causa mia.
<< Ci hai già parlato? >>
<< No, volevo farlo insieme a te >> mi sorrise leggermente rassicurandomi.
<< Vuoi farlo venire qua? >> lei annuì.
Prese in mano il cellulare e fece partire la chiamata.
 
 
 
 
Edward POV
Mi ero rifugiato in una piccola radura che avevo trovato nel parco di Phoenix. Quel giorno in cui Bella si era persa e fu salvata da Daniel, passeggiai tra gli alberi e casualmente la trovai.
Non assomigliava a quella che c’era a Forks, era un po’ più piccola e il sole filtrava maggiormente, ma mi faceva sentire a casa e sembrava fatta apposta per me.
Mi ci sentivo protetto, al sicuro e può sembrare strana come cosa per un vampiro, ma ogni tanto mi sentivo in pericolo.
Quel giorno mi sentivo fragile, frustato. Mi ero rifugiato in quella radura perché volevo staccarmi da Bella, cercare di convincermi che lei senza di me sarebbe stata meglio, che avrebbe vissuto una vita felice e che andare dai Volturi era la decisione giusta, ma non ce la facevo.
Era quasi una settimana che mi trovavo lì, che passavo giorno e notte a convincermi che fosse la cosa migliore e lo era, non per me, per lei.
Il fatto che non ero ancora riuscito a capire però, era che non dovevo convincermi che la sua vita sarebbe stata migliore senza di me, ma dovevo convincermi che la mia eternità senza di lei sarebbe stata qualcosa. Certo, avevo deciso di uccidermi, ma ero pronto a rinunciare a lei, a rinunciare anche solo di vederla da lontano? Ero pronto a rinunciare al suono della sua voce per sempre?
Venni riscosso dai miei pensieri dal suono del mio cellulare.
Lo presi in mano e lessi il nome sul display: Alice.
<< Alice, che succede? >> le chiesi preoccupato.
<< Edward, devi assolutamente venire a casa di Bella. Velocemente >> nella sua voce potevo sentire preoccupazione e mi agitai immediatamente.
<< Cosa succede? >> le chiesi preoccupato.
<< Vieni qua che poi ti spiego. Veloce >> chiusi la chiamata e mi fiondai fuori dal bosco, incurante del fatto se qualcuno mi avrebbe visto, corsi come non avevo mai fatto prima e mi trovai davanti a casa di Bella.
Entrai velocemente.
<< Edward sono qui >> sentii la sua voce proveniente dal salotto.
Mi ci fiondai e mi trovai davanti mia sorella preoccupata.
Mi guardai attorno per vedere se di Bella ci fosse traccia, ma niente, non c’era niente.
<< Spiegami che succede. Velocemente >> alzai il tono della voce, ma era più per disperazione che per il fatto che fossi arrabbiato.
<< Mi spieghi che cosa ti sta saltando in mente? >> sentii la sua voce attraverso il pensiero.
<< Perché mi parli nel pensiero? >> le chiesi alzando un sopracciglio.
<< Dobbiamo parlare di una cosa urgente e non voglio che qualcuno ci senta. >>
<< Non c’è nessuno in casa >> le feci notare.
<< Mi spieghi che cosa ti salta in mente? Perché vuoi andare dai Volturi? >> alzò la voce anche mentalmente segno che fosse realmente arrabbiata.
<< E me lo chiedi anche? Non ha senso vivere tutta l’eternità senza che lei sia con me, non ha senso, non vedo perché continuare ad illudermi che ritorni da me. È insieme ad un altro, è meglio se mi faccio da parte e le lascio vivere la propria vita >>
<< Ma ti senti quando parli? Senti le fesserie che stai dicendo? Da quand’è che getti la spugna così velocemente? Da quand’è che non lotti per qualcosa a cui tieni davvero? Sei davvero convinto che lei preferisca stare con un altro invece che con te? Pensi davvero che lei non ti ami più? >>
<< È insieme ad un altro, mi sembra una prova molto valida. Sì, lo penso davvero. Preferisce stare con l’altro invece che con me, ormai è evidente, altrimenti l’avrebbe lasciato e sarebbe venuta via con me non appena le avessi detto che la amo ancora. >>
<< È una donna ferita, Edward. È normale che non ti salti al collo appena ti vede dopo che ha passato un anno e mezzo a soffrire per te che l’hai lasciata solo perché pensavi che con te non fosse al sicuro. È normale, io avrei fatto di peggio. Edward, non puoi mollare, lei ti ama ancora, devi solo insistere, dimostrarle quello che provi per lei. >>
<< Te le ha dette lei tutte queste cose? >>
<< Non ce n’è stato bisogno. Sono una donna e capisco come si può sentire, come si sia sentita in questo ultimo periodo e poi si vede quanto sia ancora innamorata di te come tu lo sei di lei. Non andare dai Volturi ti prego. Faresti l’errore più grande della tua vita. >>
Rimasi in silenzio.
Improvvisamente sentii un profumo famigliare, un profumo di sangue, quel sangue, il sangue che mi mandava più in tentazione di tutti.
Mi girai e me lo trovai lì, con gli occhi leggermente arrossati che mi guardava.
Rimanemmo a guardarci senza nemmeno spiccicare parola.
Sembrava arrabbiata. Forse troppo.
<< Vi lascio soli >> disse Alice prima di passarmi vicino.
<< Se ti azzardi a rovinare tutto ancora una volta. Se ti azzardi solo a pensare di nuovo di andare dai Volturi, giuro che ti uccido io con le mie stesse mani >> mi disse prima che sentissi la porta di casa chiudersi.
Bella era ancora davanti a me che mi guardava, incrociò le braccia sotto il seno e mi guardò malissimo.
Avevo in un certo senso paura di quella Bella totalmente sconosciuta. Era cambiata, era maturata, cresciuta.  Non sapevo come comportarmi perché non sapevo quale sarebbe potuta essere la sua reazione.
La vidi sbuffare e abbassare lo sguardo. Allungò le braccia lungo il corpo e poi mi guardò nuovamente.
Il suo sguardo color cioccolato era cambiato, era diventato più tormentato, triste, sembrava quasi che avesse posato la maschera e mi avesse mostrato quello che stava provando davvero.
<< Co-come mai vuoi andare dai Volturi? >> mi chiese titubante, arrossendo leggermente.
<< Alice te l’ha detto >> affermai dandomi dello stupido da solo per quella mia stupida uscita. Era ovvio che gliel’avesse detto Alice, chi altro avrebbe potuto farlo?
Lei annuii.
Rimasi in silenzio, non rispondi alla sua domanda perché non ero pronto a dirle la verità, non ero pronto ad ammettere che volessi davvero lasciarla andare.
Ero diviso a metà: una parte di me avrebbe voluto andarsene perché si rendeva conto che Bella non mi amava più; dall’altra continuavo a pensare alle parole di Alice, al fatto che fosse convinta che Bella mi amasse ancora e che si comportava in quel modo solo perché l’avevo ferita e fatta soffrire per un anno e mezzo.
<< Scusa >> le dissi improvvisamente.
<< Per cosa? >> mi guardò confusa.
<< Per non essermi fatto vivo in questi ultimi tempi. Avevo detto che ti avrei fatto capire quanto ancora ti amassi e invece sono sparito >> abbassai lo sguardo colpevole.
<< Fa niente, tanto ormai sono abituata ad essere illusa dalle tue parole. Sono abituata a vedere che te ne vai >> non era arrabbiata, era solo ferita, delusa.
È delusa da me. Bravo, Edward. Bel lavoro.
Sbuffai.
<< Non volevo illuderti >> alzai lo sguardo e la guardai.
Lei scosse la testa come per farmi capire che ormai non ci credesse più.
Una parte di me a vedere quel movimento si spezzò, una parte di quel cuore ormai spento, che non poteva provare più emozioni, ma che le provava per quell’umana che mi aveva travolto facendomi innamorare di lei.
<< Forse è meglio se me ne vado >> dissi cominciando a camminare verso la porta.
<< Non andrai dai Volturi, vero? >> nella sua domanda scorsi un barlume di speranza, sembrava quasi che volesse sapere se non sarei andato a farmi uccidere.
Mi girai e la guardai, ritrovandola con la testa abbassata celandomi così il suo sguardo.
<< No, non ci andrò >> lo diedi le spalle e mi diressi verso la porta.
Avevo preso la mia decisione. Non sarei andato dai Volturi, ma come sarebbe stata la mia eternità senza di lei? Vuota, triste, monotona. Sarebbe stata come era la mia vita prima del suo arrivo: vuota e noiosa, ma una cosa di diverso c’era, ero perdutamente innamorato di lei.
 

 

 

 

 

 

 

Buonpomeriggio! Come state? Andato bene Natale? Pronte per stasera?
Ecco, come vedete è arrivato qualcuno che ha fatto ragionare sia Bella sia Edward. Ci voleva proprio Alice. Da qua le cose cambieranno ragazze e parecchio devo dire. Succederà qualcosa che farà avvicinare i nostri due piccioncini e farà allontanare Daniel, purtroppo quest’ultimo non potrà fare niente per impedire che Bella si allontani. Ok, mi fermo. Sto dicendo troppo. xD
Spero che si sia capito che nella parte POV Edward che le frasi  di Alice scritte in corsivo erano cose che pensava. Spero davvero che si sia capito. =)
Ringrazio le persone che hanno aggiunto le storie alle preferite, ricordate e seguite e a quelle che mi hanno inserito come autore preferito. Davvero grazie *_*
Vi ricordo che nella mia pagina autore potete trovare il link per il mio Fb e il mio twitter. Aggiungetemi pure.
Be, vi auguro davvero un buon anno sperando che vi porti tanta felicità e magari Edward *_* Va be, non fantastichiamo troppo.
Alla prossima ^_^

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


Capitolo 2









Capitolo 11
Bella POV
Edward non voleva andare dai Volturi. Aveva deciso di non andare, ma sarebbe stato davvero così? Lo speravo davvero, ma non riuscivo a crederci. Non sapevo il motivo per cui Edward volesse andare dai Volturi, Alice mi aveva promesso di non uscire dalla cucina almeno per venti minuti e così ho fatto. Sono rimasta chiusa in cucina una ventina di minuti dopo che aveva chiuso la chiamata con Edward.
Trovandomi in quella cucina mi sentivo come un leone in gabbia, la differenza era che io potevo uscire in qualsiasi momento, avrei potuto origliare quello che Alice ed Edward si stavano dicendo, ma forse mi avrebbero scoperto. Potevo farlo, ma non l’avevo fatto, come mai?
Avrei tanto voluto saperlo, ero curiosa di sapere come mai Edward volesse andare dai Volturi, ma ne avevo anche paura. Avevo paura di sentire delle parole che non mi sarebbero piaciute.
Forse ero una stupida, avrei dovuto origliare e sentire quello che si erano detti dato che, quando ho chiesto spiegazioni ad Edward, lui non me ne ha date. Non che la cosa mi stupisse, era tipico di lui non darmi spiegazioni o darmene di vaghe, ma volevo qualcosa di concreto, volevo qualche spiegazioni, ero stufa di risposte vaghe o a cui non riuscivo a dare un senso logico. Ero davvero stufa.
Dopo che Edward se n’era andato, nuovamente e non sapevo se per sempre o se sarebbe tornato, mi sono seduta pesantemente sul divano.
Cosa potevo fare? Cosa avrei dovuto fare? Ero confusa, divisa in due parti, divisa tra due ragazzi che mi amavano e che io amavano. Be, no. Io amavo Edward, a Daniel volevo molto bene, ma non potevo escludere che un giorno sarebbe potuto diventare amore.
Dal comportamento di Edward non avevo capito molto, non avevo capito se mi amasse ancora, se avesse ancora intenzione di provare a farmelo capire o se avesse gettato la spugna definitivamente. Non sapevo davvero cosa aveva deciso di fare, quindi decisi di continuare ad uscire con Daniel e continuare la nostra storia.
Alice dopo poco che Edward se n’era andato, era ritornata a casa mia e avevamo parlato un po’, ma non di quello che era appena successo o di quello che stavo per fare prima che lei mi fermasse. Sapeva certamente che Edward avesse deciso di non andare più dai Volturi, quindi non serviva che chiedesse informazioni a me.
Mi parlò specialmente di quello che stava succedendo a Forks e di quello che era successo, di quello che mi ero persa. Mi portò anche i saluti di tutti i Cullen facendomi piangere come una fontana. Mi mancavano tutti, uno per uno. Non c’erano neanche uno che non mi mancasse, anche Rose mi mancava, anche se pensavo di non andarle molto a genio. Avrei tanto voluto rivederli, abbracciarli, stringerli, ridere con loro e sentirmi nuovamente a casa. Li consideravo ancora la mia seconda famiglia, per me sarebbero sempre stati la mia seconda famiglia anche se con Edward non sarebbe più successo niente. Certo, sapevo che non avrei potuto rivederli per magari anni o anche per sempre, ma non mi importava, io li avrei ricordati per sempre come la mia seconda famiglia.
Alice ed io ci salutammo sperando di vederci il più presto possibile.
 
* * * * *
 
Un’altra settimana era passata e il pensiero di Edward mi perseguitava peggio del solito.
Avevo paura che fosse andato davvero dai Volturi per farsi uccidere. Se fosse successo, non avrei mai potuto sopportarlo. L’uomo che amavo sarebbe morto senza che io avessi potuto fare qualcosa, senza nemmeno dargli un ultimo saluto, senza nemmeno dirgli mentalmente per l’ultima volta che lo amavo.
Ero preoccupata, ma sapevo di non poter darlo a vedere a nessuno, soprattutto a Daniel, avrebbe cominciato a fare domande su domande e non avevo intenzione di sorbirmi uno dei suoi soliti interrogatori.
Ovviamente Daniel mi chiese più volte chi fosse quella ragazza che l’aveva fulminato con lo sguardo e gli avevo detto la verità: Alice era la sorella del mio ex ragazzo che era venuta a trovarmi perché sentiva la mia mancanza. Una mezza verità insomma, avevo solo tralasciato che fosse venuta per darmi la notizia che il fratello aveva intenzione di farsi uccidere dai Volturi, la famiglia reale dei vampiri. Non ero così stupida da dirglielo o mi avrebbe preso per pazza o avrebbe cominciato a ridere pensando che fosse uno scherzo, ma non poteva assolutamente sapere che fosse vero. Fin troppo vero.
Quel giorno io e Daniel eravamo nuovamente a casa mia.Lui cercava di spiegarmi un argomento di trigonometria che non avevo capito e lui da bravo ragazzo provava a spiegarmelo. Con scarsi risultati.
<< Daniel, non riesco a capirlo. Te lo giuro >> sbuffai rassegnata convinta che non ce l’avrei mai fatta a capire quel rompi capo.
<< Bella, non è difficile. Non sei abbastanza concentrata >> mi disse tranquillo carezzandomi una guancia.
<< Sono concentrata, solo che non riesco a capire questo stupido argomento. La prossima verifica andrà male e verrò bocciata. Io, Isabella Swan, bocciata. Non posso essere bocciata >> appoggiai la testa sul tavolo.
Avrei voluto prenderlo a testate invece di limitarmi solo ad appoggiarci la testa.
<< Non essere negativa. Per una sola verifica non ti bocciano. Puoi sempre chiedere di recuperare la verifica. >>
<< E cosa cambierebbe? Prenderei lo stesso un brutto voto. Non cambia niente. Questo roba non riesco a capirla >> diedi una testata al tavolo.
<< Ok, va bene. Forse è meglio se prendiamo una pausa >> prese la mia sedia e la avvicinò alla sua.
Alzai il viso trovandomi davanti il suo viso sorridente.
<< Rilassati >> si avvicinò al mio viso e mi lasciò un bacio sulla guancia, poi scese a baciarmi la mascella, poi l’orecchio e il collo facendomi rilassare.
<< Va meglio? >> sussurrò a contatto con la mia pelle.
Mugugnai chiudendo gli occhi e lasciandomi trasportare dai suoi baci.
Mi stavo davvero rilassato e la tensione sarebbe ben presto sparita.
Fece il percorso al contrario e arrivò alle labbra, ma prima che riuscì a baciarmele, qualcuno suonò alla porta.
Sbuffò scocciato ed io sorrisi, lasciandogli un bacio a fior di labbra prima di alzarmi ed andare alla porta.
Quando l’aprii…
<< Edward?! Che ci fai qui? >> una voce più stridula di quello che avrei mai potuto pensare.
Mi aveva preso alla sprovvista, non pensavo di trovarmelo davanti alla mia porta e in quelle… condizioni.
Lo scrutai in viso notando la sua tensione e la mascella contratta.
<< Ch-che succede? >> gli chiesi balbettando.
<< Posso entrare? >> mi chiese seriamente.
Annuii con la testa e mi spostai facendolo entrare, ma si bloccò poco dopo girandosi verso di me.
Non voleva andare in salotto, sapeva che ci fosse Daniel e a quanto pareva non voleva vederlo.
<< Edward, mi-mi spieghi che succede? >> ero fin troppo agitata.
La sua serietà, la sua mascella contratta mi fecero preoccupare ancora di più.
Gli avevo visto in viso quell’espressione solo poche volte, per mia fortuna, ma ogni volta mi aveva preoccupato terribilmente.
<< Bella, mi ha chiamato Carlisle… >> lo guardai curiosa, spaventata, preoccupata.
Carlisle? Che c’entra Carlisle?
<< Per-perché? >> la mia agitazione era palpabile.
<< Charlie è in ospedale, ha avuto un infarto >> disse ogni parola con fin troppa lentezza come se volesse che le assimilassi lentamente, che ne comprendessi il significato.
Mi sentii mancare, ma Edward mi prese immediatamente tra le sue braccia.
<< Co-come è in ospedale? Infarto? Quando? >> tra una domanda e l’altra c’erano interminabili minuti di silenzio.
Edward mi guardava con quei suoi pozzi dorati.
<< Stamattina è stato male in servizio. L’hanno portato subito in ospedale >> mi spiegò cercando di rimettermi in piedi, ma mi aggrappai immediatamente a lui sentendomi nuovamente mancare.
<< E come sta adesso? >>
<< Meglio. L’hanno operato, Carlisle ha assistito a tutta l’operazione e ha detto che è andata a buon fine. Mi ha telefono volendo che te lo dicessi, gli sembrava giusto che lo sapessi >> mi sorrise leggermente. Un sorriso gentile, tenero, quasi preoccupato.
Mi ritrovai a guardare le sue labbra desiderando di baciarlo. Sì, in quel momento avrei voluto baciare Edward nonostante avessi appena saputo che mio papà fosse in ospedale e che avesse avuto un infarto.
Qualcuno si schiarì la voce e mi girai trovando Daniel appoggiato allo stipite della porta che trucidava Edward con lo sguardo.
Cercai di staccarmi da lui, ma non appena lo lasciai, lui mi riprese vedendomi nuovamente cadere.
<< Devo andare a trovarlo. Devo andare a Forks >> dissi guardando Daniel e poi spostando lo sguardo su Edward che annuì.
<< Verrò con te. Faremo il viaggio insieme. Non voglio lasciarti da sola >> mi disse teneramente.
Avrei tanto voluto abbracciarlo e fargli sentire quanto mi facesse piacere averlo lì con me in quel momento, ma c’era Daniel che ci guardava malissimo.
<< Mi sembra il caso che venga io con te, Bella. Sai com’è, sono io il suo ragazzo, non tu >> disse con disprezzo Daniel verso Edward.
Se avessi potuto avrei ucciso Daniel con le mie stesse mani, ma come si permetteva di parlare in quel modo ad Edward?
<< Daniel, non mi sembra il caso che tu venga. Qui hai da fare, io devo andare da mio papà. Non serve che vieni >> gli dissi cercando di sembrare il più tranquilla possibile sperando che non capisse che ero felice di lasciarlo a casa.
Mi sentivo una stronza, ma in quel momento, tra le braccia di Edward, mi sentivo in pace con il mondo, mi sentivo come se tutto fosse tornato a posto, anche se sapevo che niente era ancora a posto. Daniel era solo un personaggio in un più, un personaggio che avrei voluto non ci fosse.
<< Ma io VOGLIO esserci >> calcò parecchio sulla parole voglio, ma non mi sembrava davvero il caso che lui venisse con me.
Non aveva mai conosciuto mio papà e non volevo che prendesse un infarto scoprendo che avevo un altro ragazzo. Aveva fatto fatica a digerire che fossi insieme ad Edward, non osavo immaginare cosa avrebbe fatto se avesse saputo di Daniel.
<< Daniel, davvero. Non serve. Tu rimani qua. Un paio di giorni per vedere come sta e per prendere una decisione e poi torno. Lo prometto >> gli sorrisi e cercai la forza per staccarmi da Edward.
Alla fine ce la feci con fin troppa fatica e mi avvicinai a Daniel cercando di tranquillizzarlo con lo sguardo.
Gli accarezzai un bacio e gli diedi un bacio a fior di labbra.
Sentivo gli occhi di Edward sulla mia schiena, li sentivo trapassarmi.
Sapevo che quel gesto gli desse fastidio, ma era l’unica cosa che potevo fare. Daniel era il mio ragazzo, era normale che lo baciassi, ma non appena le mie labbra toccarono quelle di Daniel immaginai che al posto suo ci fosse Edward.
Ero felice che non sapesse leggermi nel pensiero, non avrei mai voluto che vedesse quello che avevo appena pensato, non volevo che sapesse quanto avrei voluto baciare lui, anche per pochi secondi, invece di Daniel.
Mi staccai da lui e mi girai a guardare Edward che puntò immediatamente il suo sguardo nel mio. Mi sentii nuovamente mancare, ma quella volta per un motivo diverso rispetto a prima: quello sguardo mi aveva scombussolata, mi aveva trasmesso tutto il fastidio, il dolore che Edward aveva provato nel vedere quel semplice gesto. Vedevo le immagini nei suoi occhi di noi che ci baciavamo, di noi che ci abbracciavamo come una volta. Mi sembrava di riuscirgli a leggere nel pensiero vedendo quelle immagini riflesse nei suoi occhi.
Presi vari respiri cercando di calmarmi, di darmi un controllo. Avevo altro a cui pensare in quel momento. Dovevo andare a Forks a trovare mio papà e a sentire cosa mi avrebbe detto Carlisle della sua situazione.
<< Quindi vieni con me? >> gli chiesi cercando di non far trasparire quanto la cosa mi facesse piacere, ma capii che fallii nel mio intento quando sentii Daniel vicino a me irrigidirsi.
Bene, Bella. Sei una stupida. Già il tuo ragazzo è geloso di Edward, se poi gli fai capire che sei anche felice di andare con lui,si ingelosisce ancora di più e tu non vuoi sorbirti domande inutili, vero?
Lui annuì sorridendo leggermente.
<< Chiamo per vedere quand’è il primo aereo per Forks, va bene? >> mi chiese tranquillo.
<< Sì, il primo che c’è. Io comincio già a preparare la valigia >> sorrisi.
Lo vidi dirigersi verso la porta.
<< Ti chiamo e ti faccio sapere l’ora >> si fermò sulla porta e mi sorrise dolcemente.
In quel momento non esisteva nessuno, non sentivo il tempo scorrere, non sentivo che Daniel vicino a me si fosse irrigidito. Vedevo solo quelle iridi dorate che mi guardavano come non mi avevano mai guardato.
<< A dopo >> dissi quando mi ripresi dal suo sguardo.
Uscì dalla porta e rimasi lì a fissare la porta sperando di vederlo rientrare.
Daniel si schiarì la voce e solo in quel momento mi resi conto che lui fosse ancora lì.
<< Vado a preparare la valigia. Grazie per avermi aiutato, ma penso proprio che la verifica non riuscirò a farla, sarò ancora a Forks tra un paio di giorni >> dissi girandomi verso le scale che portavano al piano superiore evitando volutamente lo sguardo di Daniel.
<< Tu non andrai a Forks, o meglio, non andrai con lui. Tutti, ma non con lui >> si mise ad urlare.
Sapevo che fosse arrabbiato, l’avevo immaginato.
Mi girai e lo vidi infuriato, le braccia incrociate al petto che mi guardava con sguardo di fuoco.
<< E perché scusa? Dovrei andare da sola? >> gli chiesi tranquilla.
<< Quando sei arrivata qua non mi sembra che ti abbia accompagnato, sei arrivata qua da sola, puoi andarci da sola anche adesso. Tu con lui non vai. Punto. Non c’è altro da dire >> alzò maggiormente la voce.
<< Daniel, non ti ho chiesto il permesso di andare con lui. Non è che lui mi accompagna, lui vive a Forks, poi si ferma là. Doveva tornare a casa comunque prima o poi >> cominciai a fronteggiarlo sentendo la rabbia montare in me.
<< Tu non vai con quello che ti guarda come se volesse saltarti addosso da un momento all’altro. Tu non ci vai. Non voglio che passi del tempo con quello. >>
Il disprezzo che Daniel provava nei confronti di Edward si poteva palpare dal suo tono di voce, dal modo in cui pronunciava ogni singola parola.
<< Daniel, tu fidati di me. Non succederà niente. Siamo solo amici adesso. Davvero, non succederà niente >> non finché siamo insieme almeno. Aggiunsi mentalmente stupendomi dei miei stessi pensieri.
Una cosa che non sarei mai riuscita a fare, era baciare Edward mentre stavo con Daniel. Sapevo perfettamente che non sarei mai riuscita a farlo. Anche se per Daniel non provavo il sentimento che provavo per Edward non voleva dire che avevo il diritto di prenderlo in giro, cosa che stavo già facendo, ma non avevo intenzione di prenderlo ancora più in giro. Non mi sarebbe sembrato giusto, nei suoi confronti, nei miei.
Mi avvicinai a lui e gli presi il viso tra le mani guardandolo intensamente negli occhi. Le sue mani si posarono sui miei fianchi.
Vidi la sua espressione mutare: i lineamenti si rilassarono e anche i suoi occhi cominciano a guardarmi in modo diverso, in modo più amorevole.
Appoggiò la sua fronte sulla mia e continuò a guardarmi negli occhi fino a quando non li chiuse.
Rimasi a guardarlo, a guardare quel viso a cui avevo voluto tanto bene, quel viso che avevo visto cambiare, crescere, mutare, fino a diventare l’uomo che era diventato, quel viso che avevo visto mutato dalle più svariate emozioni: gioia, dolore, delusione, rabbia, gelosia, amore. Avevo visto passare di tutto su quel viso. Sì, avevo visto tutto, ma non ci vedevo qualcosa che andava bene per me, qualcosa che mi facesse dire che per lui avrei fatto qualsiasi cosa, che per lui provassi quel forte sentimento che invece provavo per qualcun altro.
Guardando quel viso non pensavo a quanto lo amavo, ma pensavo a quanto gli volessi bene. Era inutile che continuavo a prendermi in giro, a pensare che un giorno per Daniel avrei potuto provare qualcosa, non sarebbe mai successo. Per Daniel provavo del semplice affetto. L’affetto che si può provare per un fratello. Provavo solo un affetto sincero, un affetto che non sarebbe mai variato negli anni. Mi resi conto di essere stata una stupida per aver solo pensato che per Daniel avrei potuto provare qualcosa di più. Una vera stupida.
Ruppe quel silenzio, la suoneria del mio cellulare. Edward.
<< Pronto? >> risposi guardando Daniel che fece una leggera smorfia di disprezzo.
<< Tra tre ore c’è il volo. Ho prenotato i biglietti. Va bene se passo a prenderti tra mezz’ora? >>
<< Va benissimo. A dopo. >>
<< A dopo Bella >> sentire il mio nome pronunciato da lui faceva sempre un certo effetto.
Daniel mi tirò completamente tra le sue braccia facendo aderire tutto il mio corpo al suo.
<< Lo sai che ti amo, vero? >> mi sussurrò sulle labbra.
Seppi solo annuire, sviando il suo sguardo.
Mi sentivo in colpa a non provare quello che provasse lui, mi sentivo sporca, stronza.
Con due dita prese il mio mento e mi fece girare a guardarlo.
<< Non preoccuparti. Non voglio che mi dici anche tu che mi ami quando non è vero. L’ho detto solo perché volevo che lo sapessi >> mi sorrise e mi pensai di essere una stronza colossale. Una stronza che sapeva solo pensare a se stessa e ai suoi scopi. Mi facevo schifo.
<< Vado a preparare la valigia >> gli lasciai un leggero bacio a stampo.
<< Io vado a casa. Ci sentiamo mentre sei via, va bene? >> mi trattenne per i fianchi stringendoli maggiormente come in segno di possessione, come se volesse farmi capire che fossi sua. O forse avrei potuto esserlo, se non fosse esistito Edward lo sarei stata, ma lui esisteva, c’era, lo potevo toccare ed amare, quindi non ero sua. Non ero quella che si poteva considerare sua proprietà.
Annuii alla sua domanda e mi allontanai da lui, ma non me lo permise, mi prese per un braccio e mi tirò a sé facendomi completamente aderire al suo corpo e stritolandomi in un abbraccio.
<< Mi mancherai lo sai? >> mi sussurrò all’orecchio.
<< Anche tu mi mancherai Daniel >> lo strinsi, ma non con il suo stesso trasporto.
Era vero, mi sarebbe mancato, ma non come io sarei mancata a lui. Quello non sarebbe mai successo.
Mi allontanai da lui e salii le scale.
Arrivai in camera mia, presi un borsone ed aprii i cassetti in cui avevo messo gli indumenti invernali. Avevo deciso di non buttarli via, sarebbero sempre potuti servire e poi speravo di poter tornare un giorno o l’altro a Forks. E infatti stava succedendo, ma avrei preferito tornare per un altro motivo, non perché mio papà fosse in ospedale.
Presi alcuni vestiti a caso e li buttai nel borsone, presi l’intimo e altre cose che pensavo mi sarebbero servite. Avevo deciso di prendere solo lo stretto indispensabile, se avrei dimenticato qualcosa l’avrei comprata a Forks.
Scesi con il borsone in mano e mi bloccai all’inizio delle scale.
<< Che ci fai ancora qui? >> gli chiesi con la bocca aperta.
<< Be, aspetto che parti e poi posso sempre aspettare tua mamma e farle sapere dove sei. Se non ti dispiace ovviamente >> mi sorrise.
<< No, affatto. Tanto dovrebbe arrivare a casa presto >> sorrisi anch’io e ricominciai a scendere le scale.
Appoggiai il borsone vicino alla porta e Daniel mi tirò verso di sé, ma prima che potesse fare qualsiasi cosa, qualcuno suonò alla porta.
Daniel sbuffò evidentemente infastidito. Lui, come me, aveva capito chi fosse.
Gli sorrisi leggermente, e anche un po’ sollevata, e andai ad aprire le porta.
<< Ciao >> mi sorrise con quel suo tipo sorriso Edward.
Sarei potuta svenire in quel preciso istante.
<< Ciao >> gli sorrisi.
<< Possiamo andare? >>
Annuii ed andai a prendere il borsone che avevo appoggiato poco distante, ma prima che uscissi definitivamente dalla porta, Daniel mi tirò per un braccio e mi prese il viso tra le mani baciandomi.
All’inizio non risposi al bacio presa alla sprovvista, ma quando mi resi conto di quello che stesse succedendo, risposi al suo salito, non troppo convinta.
Mi sentivo comunque in qualche modo nel torto. Edward era davanti a me e stavo baciando un altro. L’uomo che amavo mi stava guardando mentre stavo baciando un altro. Era davvero una bruttissima situazione.
Ci staccammo e io sentii un nodo stringermi lo stomaco.
<< Ci sentiamo. Fai buon viaggio >> mi sorrise.
Io mi allontanai e mi diressi verso la porta.
<< Ti chiamo quando arrivo >> gli dissi quasi meccanicamente, senza nemmeno pensarci.
Uscii dalla porta e mi diressi verso la macchina a noleggio che aveva Edward.
Misi il borsone nella bagagliaio aperto e entrai in macchina in assoluto silenzio.
Edward mi raggiunse e mise in moto.
Per mezz’ora, il tempo di raggiungere l’aeroporto, rimasi zitta a guardare fuori dal finestrino.
Ero scombussolata, avevo ancora quel nodo allo stomaco che mi faceva sentire male.
Ero finalmente in macchina con Edward, di nuovo, e io cosa facevo? Restavo zitta. Ero proprio scema, non c’era nessun’altra spiegazione.
Quando ogni tanto lanciavo un’occhiata verso il sedile di Edward, lo vedevo sereno che sorrideva. Non l’avevo mai visto in quel modo. Sembrava che non gli pesasse il fatto che stessi lì zitta e non dicessi niente. Be, almeno non sembrava essere infastidito dal mio comportamento.
Arrivammo all’aeroporto, Edward restituì la macchina e facemmo il check in.
Ma quello che non avevo ancora compreso era che il viaggio doveva ancora iniziare.
Dovevo passare più di 3 ore con Edward e se quella era l’atmosfera che volevo mantenere, sarebbe davvero andata male.

 

 

 

 

 

Buonasera! Allora, come state?
Sono già a qua a postare il nuovo capitolo perché volevo arrivare al momento in cui le cose davvero cambiano.
Questo è il capitolo che darà una svolta a tutto e da cui cambieranno molte cose, ne succederanno delle belle, quindi preparatevi.
La nostra Bella sta cominciando a capire che quello che prova per Edward non potrà mai provarlo per Daniel. E finalmente che ci è arrivata xD
Comunque, Charlie è stato male e Bella decide di partire per andare da lui ed Edward, da bravo principe azzurro, vuole accompagnarla. Che tenero *_*
Be, le cose cambieranno, ci saranno molte svolte, in tutti i sensi e forse presto, il nostro caro Daniel sarà fuori dai piedi xD
Sono di poche parole stasera ragazze.
Ringrazio di cuore tutte le persone che hanno aggiunto la storia alle seguite, preferite e ricordate e a quelle che mi hanno aggiunto come autore preferito. Davvero grazie grazie grazie grazie. Non so come ringraziarvi, davvero. *_*
Vi saluto ragazze. Spero che il capitolo vi sia piaciuto.
Alla prossima ^_^

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Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***


Capitolo 2









Capitolo 12
Bella POV
Eravamo nella sala d’imbarco ad aspettare che passasse quell’ora e mezza abbondante che ci separava dal salire sul nostro aereo.
Non ci eravamo ancora rivolti parola da quando eravamo saliti in macchina e la situazione cominciava ad essere snervante. Ero rigida e in imbarazzo. Per la prima volta da quando conoscevo Edward, non riuscivo a sostenere il peso del silenzio.
Non era mai successo e non riuscivo a comprenderne il motivo.
Eravamo seduti uno di fianco all’altro. Io stavo guardando nel vuoto, cercando di trovare un senso ai miei pensieri, ai miei gesti di quegli ultimi giorni, di quegli ultimi mesi.
Avevo la possibilità di stare lontana da Daniel per un po’ e di mettermi finalmente il cuore in pace, di capire che cosa volessi fare. Non aveva più senso continuare a portare avanti quella storia se non volevo costruire davvero qualcosa con lui e se continuavo ad amare Edward, non aveva nessunissimo senso. Quindi dovevo chiarirmi bene le idee e capire, capire che cosa provassi davvero per Daniel e se era più forte di quello che provavo per Edward.
Ma cosa andavo a pensare? Era ovvio che quello che provavo per Daniel non poteva neanche essere minimamente messo a confronto con quello che provavo per Edward, non avrei nemmeno dovuto pensarla un’eresia del genere.
Con la coda dell’occhio cercai di guardare Edward, ma mi resi conto che non ci fosse. Girai la testa a destra e a sinistra, cercando tra la gente dell’aeroporto i capelli ramati e il viso di Edward, ma niente, lui non c’era da nessuna parte.
Preoccupata mi mossi sul seggiolino e quando mi voltai di nuovo alla mia destra trovai un Edward sorridente che reggeva un caffè.
<< Scusa, non volevo farti preoccupare >> sfoggiò il suo sorriso sghembo.
<< No-non mi sono preoccupata. Pensavo solo a dove fossi andato >> abbassai lo sguardo leggermente imbarazzata.
<< Tieni questo è per te. Ho pensato che un caffè non ti avrebbe fatto male >> alzai lo sguardo guardando il contenitore di cartone che Edward mi stava porgendo.
Lo presi dalle sue mani e ne bevvi subito un sorso.
<< Grazie >> gli sorrisi timidamente quando quel liquido marrone mi scaldò leggermente.
Notai solo in quel momento di avere leggermente freddo. Cosa impossibile dato che a Phoenix non faceva mai freddo, ma ovviamente io ero Bella, avevo sempre qualcosa di anormale, prima su tutte il fatto che fossi innamorata di un vampiro.
Rimasi in silenzio persa nei miei pensieri.
<< Sei preoccupata per tuo papà? >> mi chiese improvvisamente Edward facendomi quasi spaventare. La sua voce era seria, preoccupata.
Mi girai a guardarlo e recependo le sue parole mi resi conto che, da quando mi aveva dato la notizia, non avevo quasi mai minimamente pensato a lui, non mi ero mai preoccupata per la sua condizione, avevo solo pensato a me stessa. Che bella egoista che ero. Mi ero dimenticata di mio papà, di quel papà che mi aveva ospitato per quasi un anno in casa sua, quel papà fin troppo simile a me, quel papà a cui volevo bene, ma non ero riuscita a pensare a lui nemmeno un secondo. Mi sentivo una stronza, un’emerita stronza.
Distolsi lo sguardo da Edward e mi portai la testa fra le mani.
<< Non volevo farti soffrire Bella >> mi disse appoggiando una mano sulla mia schiena cominciando ad accarezzarmela. Quel piccolo gesto mi fece sobbalzare e rabbrividire.
Era da un sacco di tempo che non mi toccava, che non mi accarezzava. Non ci ero più abituata.
Sbuffai dispiaciuta dal mio comportamento. Ero senza speranze.
<< Non mi hai fatto soffrire >> dissi in un sussurro che lui sentì benissimo.
<< E allora che succede? >> con la mano mi tirò su il viso in modo che lo guardassi.
Sbuffai nuovamente chiudendo gli occhi.
Sono un’egoista. Un’egoista gigantesca. Mio papà è all’ospedale e io a cosa penso? Alla mia situazione sentimentale attuale? Dio come sono caduta in basso.
<< Quanto mi piacerebbe leggerti nel pensiero in questo momento >> tolse la mano dal mio viso che fino a quel momento aveva sorretto.
Appoggiandosi al seggiolino sbuffando.
<< Penso che non ti piacerebbe quello che sentiresti >> lo guardai, ammirando quel profilo che avevo amato e che amavo ancora, quel profilo così perfetto e bellissimo.
<< Non mi interessa. Vorrei sapere cosa ti passa per la testa perché non saperlo non mi piace. So leggere nel pensiero di tutti tranne nel tuo. L’unico pensiero che mi piacerebbe davvero sentire, non posso farlo. È frustrante >> sbuffò nuovamente.
<< Non ci capiresti niente. A volte non capisco niente neppure io >> sorrisi leggermente quando vidi che mi guardò.
<< Potrei aiutarti a capirlo allora >> sorrise anche lui continuando a guardarmi con quei suoi occhi dorati.
Distolsi lo sguardo quando fu troppo difficile sostenere il suo.
Rimasi in silenzio con il cervello completamente scollegato dal resto del corpo.
<< Perché hai detto che non mi sarebbe piaciuto quello che avrei sentito? >> mi chiese dopo qualche minuto di silenzio.
<< Perché nessuna persona penserebbe una cosa del genere, anzi, nessuna persona non penserebbe ad una cosa del genere. L’unica sono io che so solo pensare a me stessa e a quello che mi sta succedendo, invece di pensare a quello che sta succedendo a mio papà. Quale persona è così egoista da pensare a sé stessa in un momento del genere? Io. Solo io posso pensare a me stessa, solo io. Che egoista che sono >> mi presi la testa tra le mani.
<< Non sei egoista. Non devi pensare a tuo papà perché non c’è niente di cui ti devi preoccupare. Sta bene, Carlisle lo ha operato e ha detto che è andato tutto bene. Non è in pericolo di vita e non c’è motivo per cui tu ti preoccupi. Pensa a quello che vuoi e non sentirti un egoista perché non lo sei. >> alzai lo sguardo e vidi che mi sorrise dolcemente.
Rimasi a guardarlo, a perdermi in quegli occhi dorati, in quegli occhi in cui mi sarei voluta perdere per sempre.
<< Grazie >> gli sorrisi timidamente.
<< Di niente >> rimase a guardarmi e io non avevo il coraggio e non volevo staccare quel filo invisibile che ci stava collegando, ma dopo qualche minuto non riuscivo più a sostenerlo, era troppo intenso, troppo emozionante, troppo espressivo. Non ero capace di sostenerlo.
Guardai tutte le persone con le valigie in mano che passavano per la stanza. C’era chi era di fretta, chi camminava tranquilla con il trolley tra le mani, chi era fermo e si stava bevendo un caffè, chi era seduto a leggersi un libro aspettando che il proprio volo venisse chiamato.
Quando non sapevo cosa fare e mi annoiavo particolarmente, fantasticavo sulla vita delle persone che mi passavano davanti: pensavo a quale fosse il loro lavoro, dove si dirigessero, se fossero sposati, se avessero figli, gli creavo una loro vita con la mia testa. Mi divertivo e soprattutto mi faceva passare il tempo.
<< Secondo te, che lavoro fa quella ragazza che sta sorseggiando il caffè? >> gli chiesi indicando la ragazza poco lontana da noi.
<< È una studentessa, sta andando a trovare il fidanzato che vive a Parigi. È da un anno che non si vedono e lei ha un’immensa voglia di vederlo, come lui del resto. Si sono sentiti per tutto l’anno, ma non le è bastato. Il suo fidanzato è lì per lavoro e probabilmente resterà là per un altro anno >> mi rispose Edward continuando a guardare la ragazza.
Io lo guardai con la bocca aperta.
<< Non è giusto. Volevo inventarmi io la sua vita >> incrociai le braccia al petto per fargli vedere quanto fossi offesa.
<< Ma non l’ho inventata. È la sua vita vera >> si girò e mi sorrise.
<< Ah sì, dimenticavo che sai leggere nel pensiero >> sbuffai infastidita. Lui rise.
<< Dai, prova a pensare a cosa fa quel ragazzo in giacca e cravatta che sta leggendo il giornale. >>
<< E che senso ha? Tanto tu lo sai >> lo guardai malissimo.
<< Se vuoi proprio saperlo, sta pensando a quello che sta leggendo. Sta praticamente riempiendo di parole gli annunci dell’economia >> mi sorrise.
<< Va bene, ma non voglio sapere che lavoro fa davvero o se ha davvero una fidanzata, ok? >> alla fine mi arresi.
Lui annuì ridendo.
Passammo così due ore, osservando le persone che passavano e fantasticando sulla loro vita. Ridemmo, scherzammo.
Non ero mai stata così felice e spensierata insieme ad Edward. Intorno a noi c’era sempre quell’aura di mistero che mi faceva vivere in una perenne preoccupazione, ma in quel momento non esisteva niente: non c’erano problemi di vampiri che volevano uccidermi, non c’erano strane leggende, non c’era niente di strano. C’eravamo solo noi con le nostre risate. Mi sembrava di stare con un ragazzo normale e non con un vampiro di più di 100 anni. Ero lì che stavo ridendo e scherzando con un coetaneo, con l’uomo che amavo, che avevo sempre amato.
Sì, in quel momento non esisteva niente e nessuno. Io, lui e il nostro amore che si percepiva attorno alle nostre risate.
 
 
 
 
Edward POV
Aver passato due ore a ridere e scherzare con lei, mi aveva fatto vivere in un altro mondo.
Per una volta nella vita non mi sentivo come il mostro della situazione, ma mi sentivo un ragazzo normale, un ragazzo di 17 anni che viveva la sua vita felice e spensierato. Per una volta in quasi 106 anni non mi sentivo senza anima. Mi sembrava di volare, di librare in aria. Tutto grazie a lei, alle sue risate, alla sua voce. In quelle due ore non avevo nemmeno sentito la gola bruciare. Ero talmente felice e spensierato che non pensavo a niente.
Sinceramente prima di partire per tornare a Forks, non avevo nemmeno pensato che avrei dovuto cacciare per non rischiare di aver sete, ma non era quello che mi preoccupava in quel momento. In quel momento non avevo nessuna preoccupazione, in quel momento mi sentivo un ragazzo come tutti gli altri, anzi, ero migliore degli altri perché avevo la possibilità di ridere e di scherzare con la ragazza che amavo, con la ragazza che in quel momento riusciva a farmi provare quelle sensazioni, a farmi sentire diverso, anzi, mi faceva sentire come tutti gli altri.
Chiamarono il nostro volo e io e Bella ci dirigemmo verso il gate per imbarcarci.
Dopo più di due ore che il pensiero non ci solleticava nemmeno minimamente il cervello, il motivo per cui stavamo partendo ci crollò addosso.
Bella si fece silenziosa e smise di parlare. Non la forzai, non le chiesi il motivo per cui si fece improvvisamente silenziosa, le lasciai i suoi spazi, la lasciai da sola.
Per una volta dopo un anno e mezzo, non mi feci più mille congetture sul motivo per cui si fosse ammutolita, non pensai immediatamente che la colpa fosse mia, che avessi fatto qualcosa di sbagliato. Per la prima volta dopo tanto tempo, non mi ero fatto strane pippe mentali.
Consegnammo le carte d’imbarco alla signorina all’entrata del gate e salimmo in rigoroso silenzio.
Erano in momenti come quello che avrei tanto voluto leggere nel pensiero a Bella, per sapere cosa le passasse per la testa. Sarebbe stato un modo per sentirmi più tranquillo, per non preoccuparmi.
Arrivammo ai nostri posti e la osservai guardare perplessa i posti.
<< Che c’è? >> le chiesi soffocando una leggera risata.
<< Vuoi sederti vicino al finestrino? >> mi chiese sorridendo leggermente.
<< Se vuoi sederti tu, siediti. Non ci sono problemi >> sorrisi quando si girò a guardarmi.
La vidi annuire leggermente e sedersi vicino al finestrino.
Sorrisi e mi sedetti vicino a lei.
Cominciò a giocare con le mani distrattamente mentre era persa nei suoi pensieri.
Il capitano dopo almeno una mezzoretta ci pregò di allacciare le cinture che saremmo partiti.
Decollammo e Bella per tutto il tempo sembrava terrorizzata. Mi strinse anche la mano quasi come se si volesse aggrappare a me.
Quando il pilota ci avvisò che potevamo slacciare le cinture, la vidi rilassarsi e lasciò la mia mano cominciando a guardare fuori dal finestrino.
Dal mio bagaglio a mano tirai fuori un libro nuovo di zecca, non l’avevo nemmeno mai sfogliato.
Lo aprii e cominciai a leggerlo. Leggerlo. Era una parolona. Certo, io come vampiro sapevo benissimo tutto quello che stava succedendo nella storia, non mi perdevo nemmeno una parola di quel libro, ma una parte del mio cervello e una parte del mio corpo stava osservando e ascoltando Bella.
Stava guardando assorta fuori dal finestrino almeno da mezz’ora. Guardava fuori quell’ammasso di terra sottostante, guardava le cittadine e le città che superavamo, le nuvole che ogni tanto venivano a farci un saluto. Osservava tutto come se dovesse farne una descrizione.
Improvvisamente la sentii sospirare e girarsi verso di me.
La scrutai con la coda dell’occhio. Non mi importava minimamente se mi avesse visto osservarla, se avesse sentito il mio sguardo sul suo viso, sul suo profilo, sulla sua figura. Non mi importava assolutamente niente. Era normale che la guardassi, no? Era la donna che amavo, avevo il diritto di guardarla e di perdermi nel farlo.
Si appoggiò al sedile sospirando pesantemente e chiuse gli occhi.
Distolsi definitivamente lo sguardo dal libro e guardai Bella con gli occhi chiusi, con le labbra semi aperte e la fronte leggermente corrugata. Era bellissima, anzi, di più, era perfetta. Era la perfezione fatta a persona, almeno per quanto mi riguardava, anche se sapevo benissimo che avesse dei difetti, tanti, ma tutti insieme facevano quella bellissima donna che io amavo.
Rimasi a guardarla incantato non rendendomi nemmeno conto che il tempo stesse scorrendo.
Piegò leggermente la testa e si appoggiò maggiormente al sedile.
Fu quel gesto a risvegliarmi, a portarmi alla realtà.
Tornai a leggere il mio libro controllando sempre con la coda dell’occhio quell’angelo seduto accanto a me.
Non mi sembrava vero di poter passare del tempo con lei. Mi dispiaceva per quello che era successo a Charlie, ma era anche grazie a questo fatto che potevo ricominciare da capo, potevo provare a far funzionare di nuovo le cose.
Bella si mosse improvvisamente e la vidi sporgersi verso di me e appoggiare la testa sulla mia spalla. Guardai ogni suo più piccolo movimento fino a quando non senti la sua testa sulla mia spalla e il suo profumo invadermi le narici.
Mi irrigidii a quel contatto. Non me l’aspettavo. Ma quando sentii che stesse dormendo tranquillamente, cinsi le sue spalle e la strinsi a me cercando di non farle del male. Sapevo che se avessi stretto troppo la presa, l’avrei fatta svegliare e magari anche spaventare. Non era quello che volevo. Volevo solo bearmi di quel calore, di quel profumo, di quel corpo nuovamente tra le mie braccia.
Mi sembrava di tornare indietro a quando passavo le notti a casa sua per vederla dormire. Be, non tornavo poi così indietro. L’avevo fatto anche per il periodo che lei trascorse a Phoenix, ormai ero abituato a farlo. Mi piaceva vederla dormire, sentire il suo respiro cadenzato, sentire il suo profumo, vedere il suo corpo che si muoveva lentamente tra le lenzuola. Era una gioia per i miei occhi.
Preferivo stringerla tra le braccia piuttosto che guardava. Preferivo toccare i suoi capelli e sentire quanto fosse morbidi. Preferisco accarezzare un suo braccio sentendo la sua pelle calda e liscia. Preferivo toccare piuttosto che guardare. E quel giorno, su quell’aereo, lo stavo facendo di nuovo.
Avevo come l’illusione che Bella fosse nuovamente mia, che esistessimo solo io e lei e che tutto quello che era successo in quell’anno e mezzo era scomparso in un battito di ciglia.
Mentre tenevo tra le braccia Bella, continuai a leggere il mio libro.
Le parole si susseguivano, giravo pagine su pagine e non mi resi nemmeno conto che avevo cominciato ad accarezzare il braccio di Bella. Ero talmente immerso nella lettura, talmente immerso nei miei pensieri che nemmeno il mio cervello vampiro era riuscito a percepire che Bella si fosse svegliata.
<< Non siamo ancora arrivati? >> mi chiese ancora con la voce impastata dal sonno stiracchiandosi leggermente senza andarsene dalle mie braccia.
Mi girai e la guardai. Gli occhi ancora assonnati, i capelli arruffati in qualche punto. Sembrava tanto una bambina da proteggere, la mia bambina da proteggere e l’avrei fatto fino a quando avrei potuto, fino a quando non avrei sentito dalle sue labbra “Edward, non ti amo più. Vattene.” Solo in quel momento avrei smesso di proteggerla, anche se avrei cercato sempre di farlo.
<< No, ma penso che non manchi poi molto >> le sorrisi dolcemente togliendole una ciocca di capelli dal viso.
La vidi arrossire leggermente e sentii il suo cuore battere all’impazzata.
Mi veniva da ridere, ma mi trattenni.
Lessi nel pensiero alle hostess e al pilota per sapere quanto mancasse.
<< Comunque, adesso dovremmo atterrare. >>
Si staccò da me con il viso basso e le guancie leggermente arrossate.
Mi era mancata la sua timidezza, il suo modo di arrossire quando la sfioravo o la toccavo, il battito accelerato del suo cuore. Tutto di quella piccola creatura mi era mancato e vedere di nuovo che avessi lo stesso effetto su di lei, mi rese l’uomo più felice sulla terra, o meglio, il vampiro.
Il pilota dopo poco ci avvisò di allacciare le cinture.
Una decina di minuti dopo, io e Bella stavamo uscendo dal gate per entrare nell’aeroporto di Forks.
Presi un profondo respiro e subito l’aria di casa mi invase le narici.
Ormai consideravo Forks come la mia casa, il posto in cui finalmente ero riuscito a trovare qualcuno con cui avrei potuto condividere qualcosa, quel qualcuno che era riuscito a farmi battere il cuore dopo tanti anni, che riuscisse a farlo nonostante fosse ormai morto.
Ero a casa con Bella. Eravamo dove tutto era iniziato, ma dove tutto era anche finito. Sarebbe stato anche il luogo in cui sarebbe ricominciato tutto? Lo speravo, ma non ne ero sicuro.
 

 

 

 

 

 

Buonasera! Eccomi qua a postare un nuovo capitolo. Come state? Io bene dai, a parte il fatto che domani è lunedì e si torna a scuola. Non voglio =(
Allora, vediamo cosa posso dire di questo capitolo. Un piccolo capitolo di passaggio, un capitolo che volevo dedicare completamente a Bella ed Edward e comunque far vedere un cambiamento, non vi dico che cambiamento perché mi piacerebbe che lo faceste voi per vedere se l’ho scritto come si deve e non ho scritto solo cazzate.
Un capitolo tranquillo, molto.
Avviso già che il prossimo capitolo sarà completamente POV Edward. Sarà un prima, dopo e durante. Vedere cosa l’ha fatto cambiare, cosa l’ha portato a lasciare Bella, cosa è successo nel periodo in cui si è visto, i cambiamenti che ha subito, perché è diventato un emerito cretino e cosa ha intenzione di fare in un futuro. Spiegherò meglio nel prossimo capitolo. xD
Ringrazio le persone che hanno aggiunto la storia alle preferite, ricordate e seguite e a quelle che mi hanno inserito come autore preferito. Grazie davvero *_*
Be, ci sentiamo nel prossimo capitolo.
Ah sì, vi ricordo che potete contattarmi su Fb, nella mia pagina autore troverete i link.
Alla prossima ^_^
 

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Capitolo 13
*** Capitolo 13 ***


Capitolo 2







Buonasera! Allora, avviso subito che vi dovrete sorbire otto pagine di word molto fitte e per me pesanti, poi dovrete dirmelo voi se è vero.
Vi dico che l’inizio del capitolo è prima ancora dell’arrivo di Bella nella vita di Edward.
Spero che non vi annoierete.
Vi aspetto nelle note finali.  
Buona lettura ^_^


Capitolo 13

Edward POV
In quel periodo la mia esistenza era vuota. Ogni giorno era sempre uguale. Ogni notte guardavo la luna brillare nel cielo sperando che qualcosa cambiasse.
Passai anni della mia vita da vampiro a sperare che qualcuno arrivasse, che qualcuno arrivasse a sconvolgermi la vita come era successo ai miei fratelli e alle mie sorelle.
Ma niente. Nessuno era arrivato. Nessuno arrivava.
Gli anni continuavano a passare e io perdevo sempre di più la speranza, la speranza che qualcuno arrivasse per farmi sentire di nuovo vivo, per farmi battere quel cuore che non batteva ormai da anni.
Le speranze scemavano e io mi buttavo sempre di più nei libri, nella musica. Qualsiasi cosa trovassi che riuscisse ad appassionarmi, mi ci buttavo a capofitto.
Ormai erano anni che non pensavo più all’eventualità di poter passare il resto dell’eternità con un’altra persona al mio fianco. Ormai niente mi dava più lo stimolo di poter anche solo pensare che qualcuno che per me ci fosse in questo mondo. Avevo perso completamente le speranze, ma qualcosa, o meglio, qualcuno, mi aveva fatto cambiare idea.
Avevo sentito delle voci a scuola, delle voci che dicevano che presto sarebbe arrivato un nuovo studente, un nuovo arrivato. Non ci prestai troppa attenzione, anche se la maggior parte degli studenti nella Forks High School ci pensavano. Fantasticavano su chi potesse essere, come potesse essere, se fosse maschio o femmina, se fosse bello o brutto. I ragazzi un po’ più maliziosi, cominciavano già a pensare cosa avrebbero potuto combinare se la nuova arrivata fosse stata una ragazza. Pensieri normali che avevo sentito e risentito ogni volta che sapevano dell’arrivo di un nuovo studente. Pensieri che sinceramente avevano poca importanza, poco rilievo. Non c’era niente di interessante in tutti quei pensieri.
Non mi interessava molto nemmeno di questo nuovo studente, non avrebbe cambiato di certo la mia vita. Una persona in meno o in più in quella scuola non faceva la differenza, almeno per me. Tutti gli altri studenti consideravano l’arrivo di una persona nuova come il modo per fare più amicizia, per allargare le loro conoscenze, se possiamo definirle tali.
A me e ai miei fratelli non cambiava poi molto – anche se Alice era contenta di vedere facce nuove ogni tanto –, noi eravamo il gruppo dei belli e impossibile, di quelli strani, di quelli accoppiati tra loro. Noi eravamo da evitare solo perché non ci conoscevano e pensavo che facessero bene a non avvicinarsi. Non avevo bisogno di compagnia, non avevo bisogno di una persona che mi facesse sentire meglio, o meglio, ne avevo bisogno, ma nessuno in quelle ragazza sembrava andare bene per me. Ero addirittura arrivato a pensare che avevo qualcosa che non andava, ma cercai di non pensarci più di tanto, era meglio.
Per una settimana sentii parlare di questo nuovo studente e quando finalmente il giorno del suo arrivo giunse, pensai che avrebbero smesso di parlare di lui o di lei e avrebbe ricominciato ad avere pensieri normali, pensieri sulle loro vite e non concentrandosi sulla vita di un’altra persona che per giunta non conoscevano neanche.
Quel giorno, vidi il viso della nuova arrivata in tutti i pensieri – scoprii che fosse una ragazza-, tutti pensavano a quel nome: Isabella Swan.
Non mi sembrava niente di così strano, di così anormale da doverne parlare con tutti. Non sapevo ancora a cosa sarei andato incontro appena l’avrei vista, appena avessi sentito il suo odore, l’odore del suo sangue. Non lo sapevo, ero ancora ignaro di tutto quello che avrei dovuto passare, di quello che avrei sofferto, di quello che avrei agognato poter accarezzare e toccare un solo centimetro della sua pelle. Non lo sapevo, ma non ci avrei messo molto a scoprirlo.
Incontrai il suo sguardo a mensa. Era al tavolo con Jessica Stanley, Eric Newton, Angela Weber e quelli della loro combriccola. Persone di cui cercavo ignorare i pensieri la maggior parte delle volte, soprattutto di Angela perché aveva sempre la mania di pensare a me in gesti decisamente affettuosi e provocanti nei suoi confronti e la cosa mi dava leggermente fastidio.
Quando incontrai i suoi occhi di cioccolato, mi sentii strano e per qualche strano motivo mi trovai curioso nello scoprire che cosa pensasse di me quella sconosciuta. Cercai invano di sentire i suoi pensieri, mi aiutano anche ascoltando il suono della sua voce, ma niente, non sentivo niente nella sua testa, non sentivo neanche una minima parola.
Ne rimasi stranito, affascinato, non sapevo precisamente come mi sentissi a quella scoperta, pensavo che il potere fosse efficace su tutti, ma a quanto pareva mi sbagliavo.
Mi ritrovai ad arrovellarmi il cervello cercando di capire come potessi non sentire i pensieri di quella ragazza, di Bella. Ero tutto il giorno che la sentivo correggere il suo nome. Tutti che la chiamavano Isabella e lei che li correggeva, facendosi chiamare Bella.
Ero seduto al mio banco nell’aula di biologia quando sentii per la prima volta il suo odore, il suo odoro così dolciastro e succulento che mi fece bruciare la gola, che fece rinascere il mostro che c’era in me, il mostro che avevo seppellito nel corso negli anni. Passai l’ora più infernale della mia vita, dovetti lottare contro me stessi, contro il mio incubo peggiore, contro quel mostro che cercava di uscire, quel mostro che per tutta l’ora cercò di trovare un modo per uccidere la ragazza senza essere visto da nessuno, senza lasciare testimoni, ma non trovai un piano fattibile.
Passai giorni con il pensiero del suo odore, con il ricordo del suo profumo, di quel sangue che scorreva nelle sue vene e che mi tentava sempre di più, anche solo ricordandolo.
Presi la decisione migliore: decisi di andarmene prima che avessi commesso la catastrofe e avessi messo in pericolo la mia famiglia, non nel vero senso della parola, ma che avessi messo in pericolo il nostro segreto, facendo che la mia famiglia si trasferisse nuovamente per un mio sbaglio. Non potevo permettermelo.
Anche lontano da Forks, lontano da lei soprattutto, niente sembrava cambiare. Sentivo ancora il suo profumo e il suo viso mi perseguitava.
Decisi di tornare a casa e di affrontare la cosa da uomo e cercare di non fare il codardo come invece mi stavo dimostrando, ma non sapevo che quel passo avrebbe cambiato tutta la mia esistenza.
In pochi giorni successo tante cose che mi obbligarono ad avvicinarmi fin troppo a Bella, a mettere in pericolo il segreto della mia famiglia e il mio.
In pochi giorni mi ritrovai una metà della famiglia contro perché non volevo che a Bella succedesse niente, nutrivo come una specie di protezione verso quella ragazza, non volevo che nessuno la toccasse, che nessuno le facesse del male o che le succedesse qualcosa di strano.
In pochi giorni mi trovai la mia vita totalmente ribaltata e cambiata, facendomi passare dalla solitudine più totale ad un amore fin troppo totalizzante. Capii di essere innamorato di Bella con il passare del tempo, con il tempo che riuscii a passare con lei, vedendo quanto fosse bella, come fossero sciocchi tutti quelli che non se ne rendevano conto e che la volessi proteggere, anche se il vero mostro, il mostro a cui davvero avrei dovuto proteggerla ero solo io.
Quando scoprii che lei sapeva chi fossi, mi stupii vedendo che non le importasse, che per lei non aveva davvero importanza cosa io fossi, come mangiassi e soprattutto cosa mangiassi. Non le importava. Non aveva nemmeno paura di me quando io avrei desiderato tanto ne avesse, o almeno, una parte di me desiderava che lei ne avesse, che lei avesse paura di me scappando e aiutandomi in qualche modo ad allontanarmi da lei, perché ormai mi ero reso conto che non era facile.
Il suo odore con il passare del tempo non mi dava nemmeno più fastidio, il bruciore della gola era più sopportabile, riuscivo a gestirlo benissimo.
Per mia fortuna, - o fortuna, dipendeva dal punto di vista in cui guardavo la situazione- lei ricambiava il mio sentimento.
All’inizio sembrava che fossi attratta da lei solo per il suo odore e per il fatto che non riuscissi a leggerle nel pensiero, ma poi qualcosa di più grande prese il posto di tutto il resto: l’amore fin troppo grande e forte che provavo nei suoi confronti.
Con il passare del tempo legò con tutta la mia famiglia, anche se qualcuno ce l’aveva con lei, qualcuno che avrebbe volentieri preso il suo posto per tornare umana.
Mi sentivo strano in quel periodo, non mi ero mai sentito in quel modo, non mi era mai capito di essere innamorato, ma mi ritrovai, rinato. Ero rinato dalle ceneri delle mie ceneri.
Dopo il periodo buio da cui pensavo di non poter far più ritorno, mi ritrovai al periodo più felice della mia vita, al periodo in cui il mio cuore aveva ricominciato a battere, a scalpitare, come non l’avevo ancora del tutto capito, ancora adesso non l’ho fatto.
Tutto andava benissimo, l’amavo, lei mi amava, non poteva andare meglio, ma come tutte le cose belle, prima o poi dovevano finire.
Non l’avrei voluto, non avrei assolutamente voluto che quella perfetta storia d’amore finisse, non avrei mai voluto lasciarla, non avrei mai voluto andarmene. Non avrei mai voluto, ma lo feci.
Non avevo mai pensato di andarmene, anche perché non ne trovavo motivo, amavo Bella, ma al suo compleanno qualcosa cambiò completamente il corso degli eventi: al suo compleanno, Bella scartò un regalo e mentre lo feci si tagliò. Nulla di grave per me, Carlisle, Esme, Alice, Emmett e Rose, ma c’era qualcuno tra di noi che non aveva ancora la forza necessaria per resistere, soprattutto ad un odore così invitante come quello di Bella: Jasper.
Prevedendo che avrebbe provato a morderla, mi parai Bella e spinsi Jasper.
Le conseguenze non furono poi così eccessive, qualche mobile rotto e qualche vetro, niente di grave, se solo non si aggiungeva il fatto che Jasper si sentisse in colpa ed io pure. Non c’entravo niente con quella situazione, ma mi resi conto del fatto che Bella non sarebbe mai stata al sicuro con me e la mia famiglia, un semplice taglietto aveva scatenato la sete di un vampiro, bella si era solo tagliata un dito e ferita leggermente, ma sarebbe potuta andare peggio.
Quell’accaduto mi scosse, mi preoccupò e mi fece pensare per giorni. Bella non poteva permettersi di essere in pericolo e con me lo era, con la mia famiglia lo era. Avevo sempre cercato di convincermi che non lo fosse, che io avrei potuto proteggerla, ma non avevo tenuto in conto di tutto il resto. Non avevo tenuto conto di niente in realtà.
Ero diviso in due. Volevo rimanere con Bella, convincermi che con me sarebbe stata al sicuro, ma non ce la facevo a mentire a me stesso, non in quel momento.
Lottai cercando di capire cosa fare, cosa scegliere, quale fosse la scelta migliore, ma una scelta migliore non c’era. Lasciarla non era la scelta migliore, stare con lei mettendola in pericolo non era la scelta migliore.
La amavo troppo per poterla mettere in pericolo, la amavo troppo per mettere che succedesse un’altra volta quello che era successo al suo compleanno.
Decisi di lasciarla. La decisione più sofferta di tutta la mia esistenza, la scelta più difficile, la scelta che mi avrebbe portato a soffrire per sempre, ma non volevo che succedesse qualcosa di più grave, lei era più importante di me.
Pronunciare quelle parole, lasciarla in quel bosco, rimanere freddo e di staccato furono le cose più complicate da fare per me. Vederla lì, incredula a qualche passo da me aveva lacerato qualcosa dentro di me, sarei voluto andare ad abbracciarla e a dirle che era uno scherzo, che non l’avrei lasciata, che non avrei mai voluto farlo, ma così non feci.
Me ne andai velocemente sentendo il suo pianto crescere, il mio nome gridato e urlato.
Se fossi stato umano avrei pianto. Sentivo qualcosa lacerarsi nel petto, sentivo il dolore della lontananza di Bella e al solo pensiero che non avrei mai più potuto rivederla, il dolore era peggiorato, triplicato, arrivai ad arrivare per il dolore e non era facile che un vampiro lo facesse.
Con il mio trasferimento, si trasferì tutta la mia famiglia. Mi dispiace essere io la causa del loro spostamento, sarebbero voluti rimanere tutti, ma Carlisle era d’accordo con la mia decisione.
Ce ne saremmo andati, per un po’, speravo non per sempre, anche se tornare in quella città magari senza Bella mi avrebbe fatto male, troppo.
La mia famiglia si trasferì in Alaska dei Denali per un po’, qualcuno di loro, Alice decise di cercare la sua vera famiglia per poi scoprire che avesse una zia e una cugina a Biloxi.
Io me ne andai, completamente, mi allontanai, vagando per città sconosciute sperando che il dolore che provavo diminuisse, che smettessi di pensare a Bella continuamente, ma era qualcosa di più forte di me, non ce la facevo. In qualsiasi posto fossi, qualsiasi cosa facessi, il pensiero di Bella era costante, fisso.
Mi ridussi a non andare più a caccia, lo stomaco contratto dalla sete e la gola che bruciava ad ogni minimo odore di sangue, ma non volevo bere, non volevo nutrirsi, volevo solo che la sofferenza finesse, che smettessi di pensare a lei, sperando che tutto si sarebbe affievolito a causa del bruciare alla gola. Niente cambiò, neanche quel grandissimo mancamento cambio il mio dolore, anzi, sembrava quasi aumentare, ma pensavo che quella era la giusta punizione per quello che avevo fatto neanche un anno prima, era la punizione per essermi lasciato guidare dai miei sentimenti verso Bella invece che dal mio istinto, dal mio istinto quello che diceva che non avrei dovuto passare del tempo con lei, che lei meritava di meglio di un mostro come me. Sì, quella era la mia punizione per quello che avevo fatto e dovevo accettarlo.
Era colpa mia se in quel momento stavo soffrendo, era colpa mia se il dolore lancinante, se il viso di Bella mi stava perseguitando, colpa mia e di nessun altro. Tutti avevano cercato di farmi capire che fosse sbagliato, con i loro modi, ma avevano cercato di farmelo capire, ma io niente, avevo continuato andare avanti per la mia strada perdendo di vista quello che sarebbe stato il futuro.
Ero stato egoista, avevo pensato al mio amore, a quello provavo invece di pensare al futuro di Bella, a quello che avrebbe passando vivendo a stretto contatto con dei vampiri.
Ero uno stupido, stupido vampiro e quello che stavo provando, era qualcosa che dovevo accettare perché ci avrei dovuto convivere per tutta l’eternità. In cosa mi ero cacciato.
Molto spesso l’idea di andare dai Volturi mi aveva attraversato la mente, avrei smesso di soffrire, avrei smesso di vedere il suo viso, di sentire il suo profumo, di sentire il dolore che stavo provando per averla lasciata. I Volturi erano una tentazione molto allettante in quel momento, ma una chiamata cambiò completamente i miei piani.
Quando guardai il display del cellulare, vidi il nome di Alice. Non esitai ad accettare la chiamata preoccupato che la mia famiglia avesse bisogno di me.
<< Edward, Bella… >> la fermai prima che potesse aggiungere altro.
<< Alice, ti avevo esplicitamente detto di non guardare nel suo futuro >> le dissi con la voce bassa, una voce che non avevo mai sentito a nessuno, tanto meno a me. Era arrochita a causa della mancanza di sangue, il mio corpo era completamente a pezzi.
<< Edward, ma che ti succede? Stai bene? >> mi chiese preoccupata.
<< Sto bene >> le risposi con un sussurro roco.
<< No, non stai bene. Dimmi dove sei che ti raggiungo >> era seriamente preoccupata, ma non volevo vedere nessuno.
<< Non serve. Resta dove sei. >>
Rimanemmo in silenzio.
<< Edward, Bella ha deciso di andarsene da Forks >> disse tutto con fin troppa velocità, ma compresi perfettamente quello che aveva detto. 
Improvvisamente sentendo pronunciare il suo nome, quel nome che ogni tanto le mie labbra pronunciavano ancora, il mio corpo ebbe un guizzo di lucidità.
<< Dov’è diretta? >> la voce tornata leggermente normale e tutto solo perché avevo sentito il nome di Bella.
<< Torna a Phoenix, dalla madre. >>
<< Ne sei certa? >> la sentii annuire.
Un’idea improvvisa mi balenò in testa. Dovevo vederla assolutamente. Dovevo solo vedere il suo viso, dovevo solo accertarmi che stesse bene, che avessi fatto la scelta giusta a lasciarla andare, che la sua vita sarebbe stata sicuramente migliore.
Seppi benissimo che Alice avesse visto quello che avevo in mente, quello che volevo fare, ma non mi disse niente, non obiettò o non mi diede il suo consiglio.
<< Stai attento, Edward. >>
<< Alice, quanto tempo è passato da quel giorno? >> le chiesi improvvisamente.
<< Due mesi >> sussurrò.
Due mesi e a me sembravano anni. Sembravano anni che stessi vivendo con quel dolore. Volevo smettere di soffrire, almeno volevo che si affievolisse. Pensavo che rivederla mi avrebbe aiutato, mi avrebbe aiutato a diminuire il dolore.
Non poteva eliminare completamente la mia punizione per quello che avevo fatto, ma poteva almeno aiutarmi.
<< Voi cosa farete? >>
<< Penso che torneremo a Forks. Ci eravamo stabili bene e non vogliamo trasferirci completamente >> annuii dandole ragione.
Li avevo sradicati da un posto in cui finalmente si erano ambientati, li avevo obbligati ad andarsene tutto per un mio stupido sbaglio, dovevo molto a tutti loro.
<< Ciao Alice >> dissi con un sorriso.
<< Ciao Edward >> chiusi la chiamata.
Una nuova energia si impossessò di me, una nuova forza che mi spinse ad uscire da quella casa abbandonata in mezzo ad una radura bellissima.
Uscii carico per andare a dissetarmi.
Cominciai con qualche piccolo animaletto che non mi avrebbe fatto consumare tante energia, erano due mesi con non toccavo sangue, era due mesi che il mio stomaco si contorceva.
Cominciai con scoiattoli e qualche piccolo animaletto selvatico.
Avevo ancora la forza per correre leggermente, quindi, li raggiunsi e affondai i denti nei loro piccoli colli.
Sentire nuovamente il sangue scorrere giù nel mio stomaco, era qualcosa di assolutamente perfetto, anche se sarebbe stato ancora più perfetto se dopo il banchetto avrei potuto andare a riabbracciare Bella, ma così non poteva essere.
Più mi dissetavo, più le forze ritornavano e potevo cacciare animali più forti.
Dopo quasi un’ora e mezza di caccia continua, tornai nella casetta e mi preparai ad andare da Bella.
Chiamai nuovamente Alice pregandole di prenotarmi un volo per andare a Phoenix, dicendole esattamente dove mi trovavo in quel momento.  
Raggiunsi l’aeroporto e andai a Phoenix con il cuore a mille.
Volevo rivederla, volevo vedere nuovamente quel viso a forma di cuore, quei capelli, quegli occhi cioccolato che sapevano infondere in me tutta la tranquillità possibile.
Avevo bisogno di vederla, più di quanto sarei mai riuscito a spiegare a parole.
Sull’aereo ero agitato, in tensione. Pensavo che quell’aereo andasse assurdamente piano e che ci avrei messo di meno ad arrivare a corse a Phoenix. Per fortuna il sole era già tramontato, altrimenti il mio compito sarebbe stato ancora più difficile.
Quando l’aereo atterrò, probabilmente fui uno dei primi ad alzarmi in piedi, a prendere il mio leggero zainetto e a scendere dall’aereo.
Avevo già aspettato fin troppo, dovevo vederla, anche se non avrebbe di certo migliorato le cose, forse le avrebbe semplicemente peggiorate.
Noleggiai un’auto, non mi importava quale l’importante era raggiungere Bella, dovunque fosse. Sentivo il bisogno di vederla, dovevo farlo, anche se non le avrei nemmeno rivolto la parola.
Noleggiai un’auto, un’auto qualsiasi purché avesse i finestrini oscurati. Uscii dall’aeroporto, comprai una cartina per assicurarmi di riuscire a girare tutta la città e partii alla ricerca di casa sua.
Mi aggirai per la città cercando la sua voce, la sua melodiosa voce che mi era mancata, che avrei riconosciuto tra tutte.
Non fu facile trovarla, Phoenix era grande, forse troppo e non sapendo dove abitasse non avevo la minima idea di dove cercarla, ma quando finalmente la trovai, quando finalmente sentii la sua voce, sentii il mio cuore sussultare, come se fosse possibile.
La sentii avvisare la mamma che sarebbe andata in camera.
Decisi di lasciare la macchina poco distante da casa sua e di andare a guardarla dal boschetto che c’era davanti a casa sua. Pensavo che una macchina parcheggiata davanti a casa sua, con qualcuno seduto davanti che guardava verso di lei, sarebbe stato troppo da…manico, anche se guardarla dal bosco non è che migliorasse tanto le cose.
Rimasi lì in quel bosco a guardarla attraverso la finestra ampia della camera.
Era bellissima, forse più di quanto lo fosse stato prima.
Un leggero vento mi portò il suo odore sotto le narici e il mostro dentro di me chiedeva di uscire, di andare ad addentare quel collo e succhiare quel sangue. La gola bruciava, il dolore era insopportabile, ma non mi mossi, quel dolore, quel tipo di dolore non era niente in confronto al dolore che avevo passato nei mesi appena passati. La sua distanzia, il fatto di non averla con me, mi faceva sentire più male di quanto lo facesse il suo odore. Sentirlo era un sollievo, voleva dire che esisteva, che era lì relativamente vicino a me, che se avessi voluto avrei potuto toccarla, baciarla, stringerla come una volta.
Ero talmente preso a guardarla, a contemplarla in ogni suo più piccolo movimento che non mi accorsi che si fosse affacciata alla finestra e che mi aveva visto.
Restai lì, fermo a guardarla, ci guardammo, ma lei non diede segni, nessuno tipo di segno, né di disprezzo, né di odio. Niente. L’indifferenza più totale. E fece male. Malissimo.
Cos’ero andato a fare? Cosa pensavo di fare andando da lei? Pensavo che vedendola il dolore sarebbe diminuito? Che avrei smesso di soffrire? Stupido. Stupido. Stupido. Non avrei smesso di soffrire fino a quando non l’avrei riavuto, fino a quando non avrei saputo che lei era di nuovo mia. Ero proprio stupido.
Quella stessa notte la guardai dormire, la vidi fare incubi, agitarsi nel letto, pronunciare le stesse parole di quel maledettissimo giorno di due mesi prima.
Decisi di andarmene e di non tornare più, di lasciarla definitivamente in pace e di lasciarle vivere la propria vita. Avevo sbagliato ad andare da lei, avevo sbagliato.
Lei non doveva soffrire, io sì, ma lei no. Non aveva fatto niente di male nella vita per farla soffrire e con me l’avrebbe fatto.
Tornai in albero e decisi di tornare a casa, di tornare a Forks dove avrei potuto continuare la mia eternità con la mia famiglia.
Sì, avrei fatto così, ma non lo feci.
Passai tutta notte e tutto il giorno con lo zaino pronto e le chiavi in mano, ma non riuscivo a partire, non riuscivo ad andarmene di nuovo, ad allontanarmi da lei. Non ce la facevo proprio.
Adesso che l’avevo vista, adesso che avevo potuto di nuovo sentirne l’odore, non avevo più la forza di riuscire a lasciarla nuovamente. Certo, non sarebbe stata più mia, ma pensare di vederla tutti i giorni, di vederla crescere, maturare, mi sembra la cosa più bella che potesse succedere.
Mi stavo nuovamente comportando da codardo, ma lo ero sempre stato, no?
Ero sempre più convinto che la sua vita sarebbe stata meglio senza di me, che avrebbe potuto vivere, invece di sognare di diventare un mostro come me un giorno.
L’amavo così tanto che sarei stato ai margini della sua vita, partecipando a tutti gli eventi più importanti, vedendola sposarsi, vedendola avere figli, vedendola baciare, tutto con un uomo che non ero io, ma quella era la mia punizione, no? Era la mia punizione per averla avvicinata e per averla fatta innamorare di me, per aver ceduto a non andarmene. Era la mia punizione, dovevo accettarla.
Andai a vegliare sul suo sonno per notti intere, per giorni intere la guardai andare a casa, a divertirsi con gli amici.
La vidi concludere la scuola, cosa che riuscii a fare in qualche modo anch’io. La vidi compiere il suo 19esimo compleanno. La vidi sorridere forzatamente agli altri.
Vidi tutta la sua vita da fuori, mentre il dolore lentamente si affievoliva, anche se rimanevo sempre, anche se ogni tanto si faceva sentire.
Il dolore peggiorò quando nella sua vita entrò Daniel, il ragazzo con cui aveva praticamente passato tutta la sua vita, il ragazzo che l’aveva vista crescere, che l’amava. Lo vidi subito da come la guardava che l’amava, non quanto me. Era un pensiero egoista, ma sapevo che non sarebbe mai esistito nessuno che l’avrebbe amata come me.
Se da una parte ero scontento dell’arrivo di questo ragazzo, dall’altra ero felice, felice perché finalmente Bella avrebbe avuto la possibilità di rifarsi un’altra vita, avrebbe avuto la possibilità di lasciarmi alle spalle, di andare avanti.
Neanche parlare con lei aveva migliorato la situazione, era arrabbiata, era innamorata dell’altro. Cosa potevo fare io? Dovevo andarmene? Dovevo nuovamente lasciarla stare.
Ero confuso. Mi sembrava di vivere un continuo tira e molla. Era impossibile da sopportare.
Per tutto il tempo che rimasi a Phoenix, non feci altro che illuderla, che illudere me stesso. Le avevo detto di amarla ancora, che non avrei mai voluto andarmene, avevo detto che gliel’avrei dimostrato, ma non feci mai nulla per farlo. Ero un codardo. Ero ancora convinto che la sua vita sarebbe stata migliore con quel Daniel e speravo che un giorno avrebbe capito di amare lui e non me.
Per l’ennesima volta pensai di andarmene, in modo definitivo però. Continuavo a pensare che era stato un errore andarla a trovare, che era stato un errore solo pensare di poterle rimanere lontano. Era la mia droga, era il mio mondo, come potevo solo aver pensato di non poter vivere senza di lei.
Vissi per giorni, settimane, mesi con il pensiero che andandomene avrei risolto tutto, ma mi rendevo conto che avevo fatto uno sbaglio a dire a Bella di amarla ancora, la stavo facendo soffrire, io che avrei voluto proteggerla da tutto e da tutti la stavo facendo soffrire. Che stupido. L’avevo sempre detto che avrei dovuto proteggerla da me e non dagli altri. Ero io il suo pericolo peggiore, ero io il mostro a cui dovevo tenerla lontana, ma più io mi allontanavo da lei e più lei sembrava tornare. Non sarei mai riuscito a lasciarmela alle spalle, a dimenticarla.
Ero uno stupido codardo, un codardo che nuovamente aveva preso in considerazione l’idea di andare dai Volturi a farsi uccidere perché il dolore, il dubbio, erano una cosa che non riuscivo a sopportare. Avrei fatto un piacere sia a me che a Bella. Saremmo stati tutti più felici.
Questo era il pensiero di un pazzo, di un pazzo furioso chiamato Edward Cullen. Ero talmente pazzo pensando che facendo così avrei risolto le cose, ma non avevo capito che anche da morto, avrei comunque continuato a soffrire, era una cosa che non sapevo, che non avrei potuto spiegare, ma adesso mi rendo conto che se l’avessi fatto, avrei sofferto anche da morto. Non avrei sofferto solo io, ma Bella, ancora lei, ancora lui. Entrambi a soffrire per un mio sbaglio.
L’arrivo di Alice in un giorno d’Aprile mi aveva stravolto. Non me l’aspettavo. Era quel giorno che avevo deciso finalmente di andare dai Volturi. Il mio piano era chiaro: andare dai Volturi chiedermi di uccidermi e se non avessero acconsentito avrei trovato un altro modo per farlo.
Mi aveva chiamato preoccupata per Bella. Sapevo benissimo che solo al pronunciare il suo nome sarei partito velocemente e l’avrei raggiunta.
E infatti fu quelli che feci. La raggiunsi preoccupatissimo e l’unica cosa che seppe farmi fu una ramanzina, ma mi disse parole anche importanti. Parole che mi fecero capire che forse, un’altra soluzione c’era, che potevo fare ancora qualcosa per me e per Bella, che quel noi non avesse mai smesso di esistere.
Poi vederla, lì, di fronte a me, inizialmente arrabbiata e poi preoccupata, mi aveva fatto capire che sì, c’era ancora un noi.
Andandomene da lì, con la promessa che non sarei andato dai Volturi, andai nuovamente in albergo a riflettere, a pensare.
Capii che ero un codardo più di quanto avessi mai pensato, che non solo ero sempre stato bloccato perché volevo proteggere Bella, ma anche perché avessi paura di Bella, della nuova Bella che era diventata, della Bella non più timida, ma diretta. Mi aveva spaventato. Avevo imparato così bene a conoscerla non potendo leggerle nel pensiero, che trovarmi davanti una Bella completamente cambiata mi aveva spiazzato.
Ero un codardo innamorato, spaventato dal comportamento della donna amata. Non poteva essere niente di peggio.
Non avevo ancora capito che sotto quella nuova Bella, c’era ancora la Bella che conoscevo? Che amavo –non che non l’amassi anche in quel nuovo modo-, che avrei amato per sempre? Ero talmente stupido ed egoista, pensando che fossi il martire della situazione, da non rendermi conto che Bella era sempre Bella, la mia fragile e piccola Bella, che avrei dovuto lottare per riaverla. Non lottare con le unghie e con i denti, altrimenti qualcuno si sarebbe fatto del mano, ma avrei lottato con il mio solito modo, il solito modo che avevo sempre usato con lei. Non c’era niente di più giusto da fare.
Mi resi anche conto che non avesse senso che mi attaccassi ancora alla solita scusa che Bella non sarebbe mai stata al sicuro con me, era solo una scusa perché non volevo accettare la realtà che non ci fosse posto migliore in cui Bella sarebbe potuta stare e lei voleva stare con me, lo sapevo, lo sentivo, c’era qualcosa, qualcosa nell’aria che mi aveva fatto capire che lei mi amasse ancora. Ovviamente anche le parole di Alice mi aiutarono, mi fecero capire meglio la situazione.
Avevo capito ormai tutta la situazione quando ricevetti la chiamata di Carlisle.
Riceverla mi aveva spiazzato.
Sapevo che fosse successo qualcosa di grave, altrimenti non mi avrebbe mai chiamato. Di solito l’unica che mi chiamava ogni tanto per sapere come stavo quando sparivo erano o Esme o Alice, ma mio padre mai. Sapeva benissimo che se avessi avuto bisogno di qualcosa l’avrei chiamato io.
Quel giorno ricevere quella chiamata e di conseguenza sapere che Charlie avesse avuto un infarto, mi aveva spiazzato. Certo, sapere che stesse bene e che era fuori pericolo mi aveva fatto stare meglio, ma non ero comunque tranquillo.
Decisi di andare a casa di Bella e di avvisarla. Avrei anche potuto chiamarla, certo, ma non mi sembrava il caso. Era una cosa troppo importante da poter essere detta tramite cellulare.
Mi stavo avvicinando a casa sua, stavo facendo quella strada che ormai conoscevo a memoria da quante volte l’avevo fatta, quando cominciai a sentire i pensieri di qualcuno che non avrei mai voluto vedere: Daniel.
Non avevo niente contro di lui, ma non lo sopportavo. Stava con la mia ragazza, con la ragazza che amavo e la baciava, l’abbracciava, cosa che non potevo fare io, cosa che avrei tanto voluto fare io. Lo odiavo solo per il fatto che stesse facendo qualcosa che avrei dovuto fare io, qualcosa che fino a un anno e mezzo prima stavo facendo. Avrei dovuto baciarla io, avrei dovuto abbracciarla io, ma c’era lui.
Quando cominciai a vedere in lontananza casa sua, cominciai a pensare a come poter affrontare l’argomento, ma mi rendevo conto che un modo giusto per farlo non ci fosse.
Cercai per alcuni minuti di non entrare nella testa di quello che era in casa con lei. Cercai di concentrarmi in tutti i modi, non dovevo lasciarmi distrarre dai suoi pensieri e farmi prendere dalla gelosia, non era il momento opportuno.
Riuscii a stare alla larga dal pensiero di Daniel e affrontai il problema con calma e gentilezza. Vederla spaventata, inerme tra le mie braccia, mi aveva fatto scattare nuovamente il bisogno di proteggerla da tutto e da tutti. Capii che in quel momento avesse bisogno di me, che sarei dovuto andare con lei, che le sarei dovuto stare accanto, in quel posto che mi apparteneva di diritto, in cui ci sarei dovuto stare da sempre.
Potevo percepire benissimo quanto Daniel fosse arrabbiato con me, quanto mi odiasse, quanto non sopportasse che volessi passare del tempo con Bella, non si era bevuto la scusa che lei aveva inventato per la mia presenza qualche mese prima perché lui sapeva benissimo che io fossi tornata per lei, che la amassi ancora.
Uscendo da quella casa e rimanendo d’accordo con Bella che avrei cercato un volo per Forks, rimasi ad ascoltare quello che si dissero.
Non avrei dovuto, ma sentire la scenata di gelosia di Daniel mi aveva fatto sorridere, mi sembrava tanto di tornare indietro, quando era Mike Newton a dire e pensare quelle parole di me.
Chiamai immediatamente Alice, le chiesi di prenotare un aereo e la informai che sarei tornato a casa. A casa, con Bella. Non eravamo di nuovo insieme, non potevo considerarci di nuovo una coppia, ma avevo come un presentimento, quel viaggio avrebbe cambiato ogni cosa o forse le avrebbe fatte solo tornare come una volta.
 
 
 

 
Buonasera! Mi scuso, avrei dovuto postare prima, ma in questi giorni ho avuto davvero molto da fare, la scuola uccide, dovrebbero scriverlo fuori da ogni istituto. -.-
Comunque, passiamo alle cose importanti: il capitolo. Secondo me è un mattoni, un mattone anche di quelli grossi, potrebbe fare concorrenza con la Divina Commedia, o DC come la chiamava teneramente un mio ex profe. Era un capitolo che voleva chiarire il cambiamento di Edward nel corso del tempo, com’era prima che arrivasse Bella, com’era dopo, cosa gli è passato per la testa quando l’ha lasciata, cosa ha fatto, cosa ha provato e cosa l’ha portato a diventare di nuovo “normale” nello scorso capitolo.
Avete supposto giusto, nello scorso capitolo finalmente Edward ha smesso di farsi pippe mentali ed è tornato normale, ecco sì, diciamo così. È tornato il solito vecchio Edward, anche se non so se riuscirò appieno a descriverlo e se lo descriverò bene, spero davvero di sì.
Quindi, questo capitolo vuole un po’ entrare nella mente di Edward per farci capire ogni suo cambiamento e cosa l’ha portato alla decisione di non abbandonare definitivamente Bella.
Spero di non avervi annoiato e che il capitolo vi sia piaciuto.
Ho deciso di metterlo arrivate a questo punto perché volevo sottolineare il fatto che da questo momento le cose cambieranno o forse diventeranno solo come erano una volta e quindi come sarebbero sempre dovute essere.
Ringrazio tutte le persone che hanno aggiunto la storia alle preferite, ricordate e seguite, sono felice di vedere che ad ogni aggiornamento aumentano sempre di più. Grazie davvero. *_* Ringrazio anche le persone che mi hanno aggiunto come autore preferito.
Vi ricordo che potete contattarmi su Twitter e su FB. =) 
Alla prossima ^_^

 

 

 

 

 

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Capitolo 14
*** Capitolo 14 ***


Capitolo 2










Capitolo 14


Buonasera! Dopo lo scorso capitolo alquanto pesantuccio, spero di aver scritto qualcosa di un po’ più soft e leggero.
Ci vediamo sotto con le note.
Buona lettura ^_^

 

 

 

Bella POV
Mi sentivo una stupida, una completa stupida. Avevo appena fatto una figura di quelle pessime.
Mentre dormivo mi ero accidentalmente appoggiata alla spalla di Edward. Accidentalmente, lo giuro. Svegliarmi e ritrovarmi il suo viso a qualche centimetro di distanza, sentirmi tra le sue braccia di nuovo, era stato qualcosa di assolutamente inaspettato per me.
Non mi ero minimamente accorta che fossi appoggiata ad Edward.
Inizialmente, appena sveglia, non mi sembrava niente di così strano, non mi sembrava che quel gesto fosse assolutamente inconcepibile. Quando mi scostò una ciocca di capelli dal viso e mi sorrise, capii in che situazione mi ero cacciata.
Senza volerlo arrossii come stupida. Santo cielo, la Bella di quel periodo era scomparsa dalla mia vita. Non ero più arrossita da… dal mio diciottesimo compleanno in pratica. Dall’ultima volta che io ed Edward avevamo passato del tempo insieme come vera coppia.
Come potevo arrossire in quel momento? Pensavo finalmente di aver sconfitto la mia timidezza, non potevo arrossire dopo un anno e mezzo Dio santo e tutto per cosa? Per un suo sorriso? Non era possibile.
Ma che sorriso. Uno di quelli che riescono a mozzarti il fiato, ma allo stesso tempo dolci e pieni d’amore. Quanto mi erano mancati quei sorrisi? Quanto mi era mancato il suo sorriso sghembo? Quanto mi erano mancate le sue braccia? Il suo corpo? Il suo calore? Troppo. Troppo.
Ma non sopportavo che avessi di nuovo cominciato ad arrossire. E come se non bastasse il rossore, il mio cuore batteva all’impazzata. Come una volta. Tutto stava tornando come una volta. La Bella che ero diventata in quell’anno e mezzo, la Bella un po’ più sicura di sé stessa, se ne stava andando, completamente, lasciando spazio a quella Bella timida ed impacciata che io tanto odiavo.
Non mi sopportavo. Non lo sopportavo perché Edward poteva vedere l’effetto che mi faceva, poteva sentirlo e io non volevo, non volevo assolutamente che succedesse. Lui poteva sentire il mio cuore che pompava più sangue, poteva sentire il mio sangue fluire verso le mie guancie, poteva sentire tutto. Dannazione.
Speravo che le cose per una volta sarebbero state diverse, che non mi sarei fatta riconoscere per la mia timidezza e la mia goffaggine, volevo che capisse, lui prima di tutti, che fossi cambiata in quegli anni, ma purtroppo, non era così.
Mi staccai da lui con la testa bassa e le guancie rosse.
Mi sarei data un bel pugno in testa se non ci fosse stato Edward vicino a me.
Come poteva essere che quel ragazzo mi facesse ancora quell’effetto? Come poteva essere che non fosse cambiato niente?
Perché avevo come l’impressione che a Phoenix fossimo delle persone completamente diverse e tornando a Forks, insieme, stessimo tornando quelli di una volta? Io stavo tornando timida, goffa e impacciata, lui il vampiro stra figo che con un sorriso sghembo fa cadere tutte ai suoi piedi.
Perché avevo questa sensazione? Perché avevo la sensazione che tutto stesse tornando come era un tempo?
Mi allacciai le cinture quando il pilota ci pregò di farlo.
Cinque minuti dopo, eravamo atterrati e lentamente scendemmo dall’aereo.
Rimasi in silenzio per tutto il tempo troppo imbarazzata per quello che era successo poco prima.
Uscimmo dal gate e vidi un sacco di gente che aspettava, che correva in ritardo per prendere un volo.
Mi fermai improvvisamente. Edward davanti a me continuò a camminare senza nemmeno accorgersi che mi fossi fermata.
Guardai la sua schiena, la sua figura. Ero a casa. A casa mia. Con lui. Mi sentivo a casa. In quel preciso istante sembrava che tutto il mio mondo fosse tornato a posto, come se non fosse passato un anno e mezzo.
Era davvero strano, anzi, stranissimo. La prima volta che avevo messo piede a Forks lo odiavo, praticamente avrei dato qualsiasi cosa pur di tornare a casa, ma quel giorno, dopo un anno e mezzo dalla mia partenza, io mi sentivo a casa. Non era possibile. Non era assolutamente possibile.
Edward si girò e mi sorrise. Il mondo sembrò quasi bloccarsi. Esisteva solo lui, il suo sorriso e il suo sguardo.
Come ci si sente quando finalmente senti di nuovo di essere tornato a casa? Vorresti urlare, saltare, ballare, vorresti far vedere a tutti quanto sei felice, ma non era possibile. Mi sarò sentita anche a casa, ma tutto non era come una volta. Uno stupido viaggio di un paio d’ore, cinque ore passate con Edward a ridere e scherzare, non facevano tornare tutto come una volta. Ci sarebbe voluto ben altro.
<< Tutto bene, Bella? >> mi chiese Edward scrutandomi in viso.
<< Sì, tutto a posto >> gli sorrisi leggermente cercando di rassicurarlo e mi incamminai verso di lui.
Ero immersa nella folla cercando di andare a raggiungere il nastro trasportatore per prendere la mia valigia, ma venni improvvisamente presa in braccio da un armadio. Sul serio, era veramente un armadio. Presi paura, mi irrigidii e fui tentata di mettermi ad urlare, ma quando sentii la voce di quel colosso, mi sentii rassicurata.
<< La mia Bellina, allora come stai? >> venni quasi stritolata dall’abbraccio di Emmett.
Ma se lo ricordava che io ero umana?
<< Emmett, guarda che le stai facendo male >> gli disse Edward leggermente divertito.
<< Ma non è vero >> protestò Emmett.
<< Sì, Emmett. Mi stai facendo male >> replicai cercando di divincolarmi dal suo abbraccio come se pensassi davvero di riuscirci. Era praticamente impossibile, come se avessi voluto sradicare un albero con le mie sole forze. Impossibile.
Emmett mi lasciò andare e sentii nuovamente la terra sotto i piedi.
In quel momento vidi che vicino ad Emmett ci fosse anche Jasper. Sempre con quella sua espressione apatica, quasi agonizzante. Forse stava cercando di non respirare, di non sentire il mio odore.
<< Jasper, respira >> gli dissi accarezzandogli un braccio e facendolo irrigidire.
<< Sto semplicemente cercando di non sentire niente, almeno non succederà quello che è successo l’altra volta >> parlò lentamente e cercava di fare pochissimi movimenti.
<< Sono sicura che non succederà, quindi puoi tranquillamente muoverti e respira, anche se non ne avresti bisogno >> gli sorrisi serena.
Lui tentennò, ma dopo poco lo vidi rilassarsi e sorridermi.
<< In questo anno e mezzo ha fatto esercizi sulla resistenza. Si è talmente allenato nel caso tu fossi tornata. E adesso sei tornata >> spiegò tutto felice e raggiante Emmett.
Il sorriso sereno che aveva illuminato il mio viso fino a quel momento, morì al suono delle parole dell’orso.
Tornata? Pensa che io ed Edward siamo… No, non può pensarlo sul serio.
Abbassai lo sguardo leggermente imbarazzata.
<< Non penso di restare. Vengo solo per assicurarmi che mio papà stia bene, quando uscirà dall’ospedale penso di tornare a casa >> ammisi a bassa voce, ma sapevo benissimo che tutti e tre avessero sentito quello che avessi detto.
<< Ah >> la voce di Emmett era alquanto delusa ed era strano, non l’avevo mai sentita in quel modo.
<< No >> sentii dire da Edward in modo quasi affranto.
<< Ok, allora, andiamo in ospedale. Alice e Rose sono da tuo papà, è per quello che siamo venuti noi a prendervi >> l’orso sempre burlone e divertente, era scomparso, lasciando spazio ad un Emmett triste. Che avessi detto qualcosa di sbagliato?
<< Sono felice che siate venuti voi a prendermi >> dissi sorridente sperando di alleggerire la situazione.
Emmett mi rivolse un piccolo sorriso che poi sparì improvvisamente.
Ok, avevo detto qualcosa di sbagliato, ma cosa?
In assoluto silenzio io ed Edward andammo a prendere i nostri bagagli per poi dirigerci verso la Jeep di Emmett.
Il viaggio fu alquanto estenuante. Il silenzio era opprimente come se volesse soffocarmi, come se volesse farmi rendere conto che c’era qualcosa di strano in quella situazione. E infatti c’era: Emmett guidava in silenzio, guardando la strada assorto, evento alquanto raro; Jasper era in silenzio che osservava chissà che cosa, ma questa  non era affatto una novità; Edward era vicino a me, seduto nel sedile posteriore, che non parlava, ma ormai anche con lui ci avevo fatto l’abitudine.
L’unico rumore che si sentiva era il motore della macchina e il cambio quando Emmett cambiava le marce.
Avrei voluto parlare, chiedere cosa fosse successo, cosa avessi detto di sbagliato, ma non trovavo mai il coraggio per farlo. Perché tornando a Forks era come se il tempo si fosse fermato? Come se l’anno e mezzo che era appena passato, non aveva cambiato assolutamente niente? Dovevo mettere da parte la timidezza e l’imbarazzo e chiedere cosa fosse successo, cos’avessi detto di sbagliato.
<< Ho detto forse qualcosa che non dovevo dire? >> chiesi improvvisamente leggermente infastidita.
<< No, assolutamente no, Bella >> mi rispose Emmett senza nemmeno guardarmi.
<< Emmett >> lo ripresi.
<< Ecco, pensavamo che fossi tornata per restare >> disse così velocemente che feci quasi fatica a comprendere quello che disse.
Mi girai vero Edward che guardava fuori dal finestrino.
<< Oh >> mi sfuggì quando compresi appieno le parole di Emmett. << Ecco, io…  non so se rimarrò. Può darsi, cioè… non ne sono sicura. >>
<< Be, sappi che se deciderai di rimanere, noi tutti ne saremo ben felici >> mi disse sorridendo.
Qualcosa mi si smosse dentro. Mi sarei messa a piangere se solo non mi fossi sentita una stupida. Forse ero mancata a loro come loro erano mancati a me. In quell’anno e mezzo, non mi era mancato solo Edward, ma anche tutta la sua famiglia, quella famiglia che mi aveva accolto come figlia loro, che mi aveva protetto e festeggiato come se facessi parte di loro. Avevo instaurato un bellissimo rapporto con tutti loro, anche se con qualcuno un po’ meno, e quell’anno e mezzo era davvero stato duro. Emmett e Alice erano quelli che mi erano mancati più di tutti, insieme ad Esme e Carlisle. Mi era mancata l’esuberanza di Alice, gli scherzi di Emmett, la cucina di Esme e il fatto che con me si comportasse come una mamma e di Carlisle mi era mancata la sua saggezza e la sua disponibilità, lui c’era sempre stato.
Avere almeno la speranza che fossi mancata anch’io a loro, mi fece ancora più rendere conto di quanto Forks fosse casa mia, di quanto in questa città nuvolosa e cupa, avessi una famiglia che aspettava il mio ritorno, che forse in quell’anno e mezzo aveva aspettato solo che io tornassi.
Non dico che pensassero a me 24 ore su 24, che si fossero disperati nel non sapere cosa stessi facendo, ma speravo che avessero pensato a me almeno quanto io avevo pensato a loro.
<< Sono felice di saperlo >> dissi con la voce leggermente incrinata cercando di trattenere le lacrime.
Non parlammo più per il resto del viaggio, ma l’atmosfera era meno opprimente di quanto lo fosse prima.
Arrivammo in ospedale ed Edward mi accompagnò.
<< Buongiorno, stiamo cercando… >> esordì Edward alla segretaria che c’era all’ingresso.
<< Edward >> questa era sicuramente la voce di Carlisle.
Mi girai ed eccolo lì, con la sua carnagione chiara e i capelli biondi.
<< Bella, sono felice di vederti >> disse sporgendosi ad abbracciarmi.
Lo strinsi anch’io, cercando di bearmi di quell’abbraccio tanto paterno.
<< Vieni ti porto da tuo papà >> disse staccandosi e sorridendomi.
Lo seguii lungo il corridoio.
<< Posso dirti che è migliorato molto nelle ultime ore. Abbiamo cercato di fare tutto il possibile per lui, l’abbiamo operato e gli abbiamo ingessato il braccio rotto. Dopo l’operazione sembrava molto affaticato, ma in queste ultime ore si è ripreso. Ora sta decisamente meglio, deve solo riposare. Lo teniamo in ospedale per qualche giorno per vedere se magari ha una ricaduta o se qualcosa dell’operazione è andato male, poi lo lasceremo tornare a casa >> si fermò davanti ad una porta e si girò a guardarmi << Non preoccuparti. Sta bene e ha avuto compagnia in queste ore, Rose ed Alice si sono offerte di fargli compagnia >> mi sorrise.
Mi affacciai nella stanza dove trovai mio padre nel letto che dormiva e Rose ed Alice che sfogliavano delle riviste di moda e che ogni tanto si scambiavano qualche parola.
<< Edward, ti dispiace se parliamo? >> disse Carlisle.
Mi girai verso Edward e lo vidi annuire.
Seguii con lo sguardo padre e figlio che si allontanavano da me cercando di immaginare di cosa avrebbero parlato.
Poi spostai lo sguardo su mio papà, steso in quel letto che dormiva.
Presi un profondo respiro ed entrai, facendo spostare su di me gli sguardi delle due sorelle che erano lì.
<< Finalmente ti sei decisa ad entrare >> disse Alice sorridendomi e venendo ad abbracciarmi.
<< Stavo solo pensando >> la abbracciai anch’io.
Mi staccai da lei e guardai Rose, che mi guardava in modo tutt’altro che amichevole, anche se, devo ammetterlo, mi guardava meglio di come mi guardava una volta.
<< Ciao Rose >> la salutai con un sorriso.
<< Ciao Bella >> anche lei accennò ad un sorriso che non capii se fosse finto o sincero, ma decisi di accontentarmi.
<< Tuo papà sarà sicuramente felice di vederti, è da ore che siamo qua con lui e si è svegliato solo una volta, si è stupito di trovarci qui, ci ha parlato un po’ e poi si è riaddormentato >> spiegò in modo molto approssimato Rose.
Be, almeno avevamo fatto passi avanti. Una volta a mala pena mi parlava, almeno adesso cercava di intavolare una conversazione.
<< Grazie per avergli tenuto compagnia >> le guardai entrambe.
<< Ma figurati, l’abbiamo fatto con piacere. Speravamo davvero che saresti arrivata >> mi sorrise Alice. << Dai, su. Siediti. Hai qualche Bella notizia da darci? Hai lasciato il coso? No, perché sarebbe una notizia bellissima. >>
<< Alice >> la ripresi guardandola male.
Lei si incupì leggermente.
<< Quindi vuoi dirmi che il mio arrivo a Phoenix non ha risolto praticamente niente? >>  scossi la testa. << Ma allora non capite niente >> sbuffò e incrociò le braccia al petto.
Solo in quel momento mi ricordai che dovevo chiamare Daniel, avrei dovuto farlo appena ero atterrata a Forks, ma me n’ero completamente dimenticata.
<< Vado a chiamare Daniel >> dissi alzandomi cercando il cellulare nella tasca dei jeans.
<< Il coso >> disse Alice con disprezzo.
Alzai gli occhi al cielo e feci finta di non averla sentita.
Accesi il cellulare e feci partire la chiamata a Daniel
<< Bella, finalmente, pensavo fosse caduto l’aereo, mi stavo preoccupando >> disse lui senza nemmeno salutarmi.
<< Stai tranquillo, sono già in ospedale con mio papà. Scusa se non ti ho chiamato prima, ma sono stata completamente presa da quello che stava succedendo, mi sono dimenticata di chiamarti >>  Mi sono dimenticata anche che esistessi avrei voluto aggiungere. Mi sentivo cattiva, ma era la verità. Tornare a Forks mi aveva come riportato alla mia vecchia vita facendomi dimenticare della nuova.
<< Tranquilla, l’importante è che tu stia bene >> lo sentii decisamente più rilassato.
<< Sì, sto bene. >>
<< Mi ha detto tua mamma di dirti che appena può ti chiama. >>
<< Si è preoccupata molto? >>
<< Non più di tanto. Era in pensiero più che altro per tuo papà e poi era tranquilla perché sapeva che eri con… con… >> Daniel non riusciva a finire la frase.
<< Edward? >> lo aiutati.
<< Sì, con lui. Era felice che non fossi sola e sa che di lui si può fidare >> c’era una certa nota di fastidio nella sua voce. Potevo immaginare che non fosse felice che mia mamma si fidasse di Edward, che forse avrebbe preferito che avesse detto quelle cose di lui e non di qualcun altro.
<< Be, sono felice che non sia preoccupata >> feci un piccolo sorriso leggermente rilassata che mia mamma non avrebbe voluto uccidermi al mio ritorno.
<< C’è Helena che vuole parlarti. >>
<< Passamela >> dissi con un sorriso, contenta di risentire la mia migliore amica e curiosa di sapere cosa avesse da dirmi.
<< Helena, vieni c’è Bella al telefono >> si mise ad urlare Daniel stordendomi quasi un orecchio.
<< Pronto? Bella? Come stai? >> mi chiese velocemente la mia amica appena prese in mano il telefono.
<< Daniel? Vieni un attimo mi serve una mano >> sentii Matt urlare.
<< Che sta succedendo? >> chiesi curiosa.
<< Ho chiesto a Matt di chiamare Daniel così potevamo parlare senza che lui ci sentisse. Sarebbe meglio se non sapesse quello di cui stiamo per parlare. >>
<< E di cosa stiamo per parlare? >> le chiesi confusa.
<< Di Edward >> mi irrigidii improvvisamente. << Allora, successo qualcosa mentre eravate da soli? >>
<< Helena >> la ripresi.
<< Dai, voglio sapere se è successo qualcosa. Un bacio? Una scopata nel bagno? >> disse divertita.
<< Helena >> la ripresi scioccata.
<< Sto scherzando, sto scherzando. Calmati. A parte gli scherzi, è successo qualcosa? Finalmente ti ha dimostrato di amarti? E tu gli hai detto di amarlo ancora? >>
<< Non è successo niente e non ci siamo detti niente. Abbiamo solo riso e scherzato >> ammisi.
<< È già un inizio. Ora, vedi di chiarire la situazione e di tornare con le idee chiare, ok? Voglio bene a Daniel, ma non è giusto che tu stia con lui quando non provi niente e ami un altro. Quindi, pensa cosa fare, ok? Spero di sentirti presto >>
<< Ti chiamo in questi giorni magari >> le dissi con poco entusiasmo.
Le sue parole mi avevano lasciata alquanto spiazzata. Con poche parole Helena era riuscita a spiegare quello che io avevo capito con mesi di pensieri.
<< Ciao Bella. >>
<< Ciao Helena >> chiusi la chiamata ripensando alle sue parole.
Quel viaggio non era solo per sapere come stesse mio papà, ma sarebbe servito soprattutto a me, a chiarirmi le idee e a decidermi sul da farsi.
<< La tua amica ha ragione >> esordì Alice quando entrai nella stanza. << Devi chiarirti le idee e decidere cosa fare. So che ti potrà sembrare strano, ma quel ragazzo è davvero preso da te. Se ti dicessi che ogni tanto gli passa per la testa di volerti sposare, penso non mi crederesti, ma ti assicuro che alcune volte ne è veramente sicuro. Non prenderti gioco di lui e soprattutto dei suoi sentimenti, non è giusto. >>
Tutti che volevano che aprissi gli occhi, tutti che sapevano quali erano i miei veri sentimenti e sapevano soprattutto cosa provasse Daniel per me, ma non sapevo cosa fare. Poteva sembrare facile, poteva sembrare una passeggiata prendere una decisione.
Tutti che volevano che facessi la scelta più ovvia: Edward, ma non riuscivano a capire che non era poi così semplice la situazione.
<< Lo so, Alice. Lo so >> le dissi sbuffando e sedendomi su una sedia.
<< Pensaci. Adesso ti lascio da sola e vado a casa. Ci vediamo Bella >> mi lasciò un bacio sulla guancia e uscì dalla stanza.
Rimasi a guardare il soffitto con il cervello totalmente in stand by. Non pensavo assolutamente a niente come se nel mio cervello ci fosse completamente il buio.
<< So che non sono affari miei, ma volevo dirti che in un certo senso ti capisco. Non è semplice prendere una decisione in cui vengono messi in mezzo i propri sentimenti. So che posso aver dato l’impressione di essere un’antipatica stronza, so che puoi aver pensato che mi stessi antipatica, ma non è così, anzi, ti rispetto e penso che Edward non potesse amare persona migliore di te. Pensa bene a quello che vuoi, a quello che realmente vuoi e poi pensa anche alle persone che sono coinvolte nella tua vita. Pensa ad Edward o a Daniel, c’entrano anche loro in questa situazione >> si alzò e fece per andarsene.
<< Rose? >> la chiamai facendola fermare.
<< Dimmi >> mi sorrise leggermente.
<< Perché ce l’avevi con me? >>
<< Un giorno forse, quando saremo da sole, te lo spiegherò. Quando avrai preso una decisione e quando forse le cose si saranno sistemate, te lo dirò >> mi sorrise e se ne andò.
Rimasi a guardare la porta dal quale era uscita.
Era alquanto strano che Rose mi avesse parlato insieme, forse in questo anno e mezzo, qui a Forks e nella famiglia Cullen, era cambiato qualcosa, qualcosa del quale io ne ero completamente all’oscuro, o forse era solo una mia impressione.
Mi ridestai dalla mia momentanea assenza e avvicinai la sedia al letto di mio papà.
Lo guardai inerme in quel letto, con flebo attaccate al braccio e canna nel naso. Sembrava distrutto, stanco.
Volevo bene a mio papà nonostante con lui avessi parlato gran poco, ma alla fine io e lui eravamo simili. Bastava stare in silenzio per capirci. Gli volevo un gran bene e vederlo lì, in quel letto d’ospedale pensando a quello che aveva appena passato, mi venne da piangere. Se fosse morto non avrei potuto sopportarlo, non avevamo questo grande rapporto, ma era pur sempre mio papà.
Improvvisamente sentii la presenza di qualcuno. Alzai lo sguardo e trovai Edward appoggiato allo stipite della porta che mi guardava.
Lo guardai, perdendomi in quegli occhi dorati che tanto amavo.
<< Si è svegliato da quando sei qua? >> mi chiese avvicinandosi con passo lento, quasi seducente e ammaliatore.
<< No >> abbassai lo sguardo leggermente imbarazzata dal suo.
Non parlò più, non mi fece altre domande.
Mi girai e lo trovai seduto nella poltrona che mi guardava sorridente.
<< Edward… >> c’erano tanto modi in cui avrei voluto continuare.
Avrei dovuto dire: Edward, dovresti andare a casa e lasciarmi da sola con mio papà.
Ma le uniche frasi che il mio cuore avrebbe voluto gridare erano:
Edward, ti amo ancora.
Edward, non lasciarmi.
Edward, grazie.
Lasciai la frase sospesa a metà. Decisi di tenere la bocca chiusa altrimenti avrei detto cose che non avrei mai voluto dire, avrei detto cose di cui poi mi sarei pentita.
Mi girai a guardare mio papà nel letto. Cominciai ad accarezzargli una mano sperando che magari si svegliasse. Sapevo che stesse bene, che fosse fuori pericolo, ma finché non l’avessi visto sveglio, non sarei stata del tutto tranquilla.
Continuai ad accarezzargli la mano, pensando a quello che avrei dovuto fare, a quello che sarebbe successo dopo che lui sarebbe tornato a casa. Dovevo cominciare a pensare a chi si sarebbe preso cura di lui, a chi avrei potuto chiedere, se poteva farcela da solo. Ero l’unica che avrebbe potuto prendere una decisione, anche se ero sicurissima che lui si sarebbe opposto ad avere un aiuto, che mi avrebbe detto di potercela fare benissimo da solo. Ero sicurissima che questo sarebbe successo.
<< Bella >> sentii una voce arrochita e flebile chiamarmi.
Alzai lo sguardo e incontrai gli occhi assonnati di mio papà.
<< Ciao papà >> lo salutai sorridendo.
Lo vidi seguire con lo sguardo qualcuno e mi girai proprio nel momento in cui Edward uscì dalla stanza.
Feci finta di niente e cominciai a parlare con lui.
<< Mi spieghi che cosa è successo? >> gli chiesi preoccupata.
<< Cominciamo dalle cose importanti >> prese una pausa ed ebbi quasi paura che mi chiedesse di Edward o che volesse parlarmi di lui. << Che cosa ci fai qui? >> mi chiese leggermente in imbarazzo.
Eravamo proprio padre e figlia io e lui.
<< Edward mi ha chiamato e mi ha avvisato del tuo incidente, ho deciso di prendere subito un aereo e di raggiungerti. Quindi, eccomi qua >> feci un gesto teatrale con le mani indicandomi.
<< Sono felice di vederti. Era da un po’ che non ci vedevamo >> disse l’ultima frase con tristezza e abbassò lo sguardo celandomi i propri sentimenti.
<< Un anno e mezzo, papà >> sussurrai abbassando a mia volta lo sguardo.
Rimanemmo un attimo in silenzio non sapendo cosa dire, ognuno nascosto dietro il propri imbarazzo.
<< I Cullen sono davvero tutti molto carini >> esordì improvvisamente. << In queste ore sono venuti a trovarmi e a farmi compagnia. Non mi hanno detto che saresti arrivata però. Sono davvero dei bravi ragazzi >> ammise con il sorriso.
<< Sì, sono tutti molto simpatici, papà. Eri tu che dicevi che non lo fossero >> dissi leggermente divertita.
<< No, dicevo solo che non mi piaceva Edward >> fece scomparire il sorriso dalle labbra.
Ecco, appunto. Sapevo che saremmo arrivati a parlare di quello.
<< Anche lui è come i suoi fratelli >> sussurrai leggermente e arrossendo al solo pensiero di Edward. Dio, quanto non mi sopportavo.
<< Non mi sembra proprio. Lui ti ha lasciato. È colpa sua se te ne sei andata >> urlò.
<< Papà >> lo guardai allibita.
<< Cosa? Non dirmi che non è colpa sua se te ne sei andata. >>
<< Forse è meglio se ti calmi >> gli dissi flebilmente.
<< Non mi calmo. È colpa sua >> urlò di nuovo.
<< Non è colpa sua. Sono io che ho deciso di andarmene e sì, ok, me ne sono andata perché lui mi aveva lasciato, ma non mi sembra il caso di dare tutta la colpa a lui >> cercai di fronteggiarlo senza ferirlo, cercando di non perdere il controllo di me stessa.
<< E adesso che cosa ci fa di nuovo qui? Avete ricominciato ad uscire? Lo hai perdonato? >>
<< No, non usciamo insieme e no, non l’ho perdonato >> gli dissi tutto con calma, respirando, cercando di non farmi prendere dall’imbarazzo.
<< Bene, mi fa piacere saperlo. Perché sei hai intenzione di perdonarlo tanto facilmente, ti diseredo >> disse seriamente incrociando le braccia al petto.
Scoppia a ridere.
Rimasi un po’ in silenzio.
<< Papà? >> lo chiamai dopo un po’.
<< Dimmi >>
<< Odi Edward solo perché mi ha lasciato? >> gli chiesi torturandomi le mani.
<< Oh, ma certo. So che è un bravo ragazzo, ma come può piacermi se ha lasciato mia figlia? >> mi accarezzò una mano.
Mi sentii meglio.
Sapere che mio papà odiasse Edward mi aveva fatto pesare il cuore. Se mai io e lui saremmo riusciti a sistemare tutto, se mai io e lui saremmo tornare ad essere una coppia, non volevo che mio papà non sopportasse il mio ragazzo, volevo che almeno gli piacesse.
Sapere che lo odiasse solo perché mi aveva lasciato, mi fece sentire meglio.
<< Ti piace ancora, Bella? >> andai a fuoco solo nel sentire quella domanda.
<< No. No. Proprio no >> continuai a scuotere la testa.
Mio papà scoppiò a ridere.
Ok, se si metteva a ridere non migliorava la situazione.
<< Non dovresti dormire, papà? >>
<< Perché? Per una volta che mi diverto >> continuò a ridere.
<< Vado a prendere qualcosa da bere >> uscii velocemente dalla stanza, ma andai a sbattere contro qualcosa, o meglio, qualcuno. Arrossii immediatamente.
<< Dovresti stare attenta a dove vai >> mi disse divertito Edward che mi teneva per un fianco.
Guardai quegli occhi dorati e rimasi a bocca aperta, sembravo ufficialmente una stupida.
<< Da-da quanto tempo sei qui? >> balbettai a fatica la domanda.
<< Da tempo sufficiente >> mi sorrise sghembo e arrossii come una ragazzina cretina.
Abbassai lo sguardo. Lo sentii ridere leggermente.
<< Questo è per te >> mi passò una bicchiere di cartone con dentro del caffè.
<< Gr-grazie >> dissi ancora con la testa bassa.
Entrai velocemente in stanza senza alzare lo sguardo su di lui, mi sentivo troppo in imbarazzo per quello che era successo, per quello che sicuramente Edward aveva sentito. Oddio, che situazione.
Andai a sedermi sulla poltrona dove poco prima era seduto Edward.
Guardai mio papà nel letto che dormiva nuovamente. Sembrava che non volesse dormire e invece era crollato in meno di cinque minuti.
Ma potevo capirlo, anch’io avevo tanto bisogno di dormire, di staccare un attimo la spina. Avrei pensato il giorno dopo al da farsi. Avevo tutto il tempo del mondo.
Con il caffè ancora in mano, mi addormentai.
Poco tempo dopo mi svegliai avvolta da una coperta e senza il bicchiere di caffè in mano.
Aprii leggermente gli occhi.
Edward.
<< ‘Notte Bella >> delle labbra fredde mi baciarono la fronte.
Edward.
 

 

 

 

 

Buonasera! Scusate il ritardo, ma sono stata davvero impegnata e qualche piccolo problema personale mi hanno impedito di postare. Scusate davvero.
Lo scorso capitolo era davvero un mattone, me ne sono resa conto anch’io, quindi spero che il capitolo che avete appena letto sia stato più leggero e carino, altrimenti smetto davvero di scrivere lo giuro. xD
Allora, in questo capitolo siamo finalmente a Forks. Charlie è in ospedale. Rose parla con Bella. Alice le dice che deve prendere una decisione, che deve capire quello che vuole. Edward è diventato di nuovo uno schianto. *Q* Spero che assomigli almeno un po’ a quello originale (fatemi sapere xD).
Come vi ho detto, le cose cominceranno a tornare a posto. Piano piano, andranno a posto. Tornare a Forks farà aprire gli occhi a Bella.
Non vi sembra di esservi dimenticate di qualcuno? Di un lupacchiotto che non si vede da un po’? Eh sì, comparirà anche Jacob, ma vi assicuro fin da subito che non sarà una minaccia in nessun modo. Sarà solamente un buon amico, tutto qua. =)
Ringrazio tutte le persone che hanno aggiunto la storia alle seguite, preferite e ricordate e a chi mi ha aggiunto come autore preferito. Grazie davvero *_*
Vi ricordo che potete contattarmi su FB e Twitter. Aggiungetemi pure =)
Alla prossima, giuro che ci metterò di meno a postare. ^_^

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Capitolo 15
*** Capitolo 15 ***


Capitolo 2










Capitolo 15
Bella POV
Mi svegliai sentendo qualcosa che mi accarezzava lentamente.
Mugugnai leggermente contrariata rigirandomi su me stessa avvolgendomi maggiormente nella coperta.
<< Bella >> una voce ormai fin troppo familiare mi chiamò.
Sorrisi come un’ebete pensando che stessi sognando, beandomi di quella voce melodiosa e di quella mano che continuava ad accarezzarmi.
<< Bella, svegliati >> mi sussurrò la voce al mio orecchio facendo ricoprire la mia pelle di brividi.
<< Non ne ho voglia >> dissi flebilmente.
In quel preciso momento non mi ricordavo dove fossi, non mi ricordavo quello che era successo, mi sembrava quasi di essere tornata indietro nel tempo quando mi svegliavo con Edward accanto, solo che non era mai successo che mi svegliasse. Neanche nei miei sogni mi aveva mai svegliato.
Mi decisi ad aprire gli occhi capendo che probabilmente non stessi sognando ed incontrai immediatamente gli occhi dorati di Edward. Arrossii violentemente solo al rendermi conto di quanto lui fosse vicino, di quanto i nostri visi fossero vicini. Il mio cuore cominciò a battere all’impazzata e quando vidi le labbra di Edward contrarsi in un sorriso, mi sarei voluta sotterrare e maledire. Arrossii maggiormente e sviai lo sguardo.
Perché deve farmi ancora questo dannatissimo effetto? Perchè?
Mi schiarii la voce cercando di ricompormi.
<< Come mai mi hai svegliato? >> chiesi tirandomi su a sedere.
<< Carlisle vorrebbe venire a visitare tuo papà >> mi rispose sorridendo.
Il mio cuore perse nuovamente un battito.
Mi stiracchia leggermente e sbadigliai.
Ok, ce la posso fare. Posso alzarmi.
Edward se ne andò e io mi girai a guardare nel letto di mio papà.
<< Buongiorno >> mi sorrise leggermente divertito.
<< ‘giorno >> gli risposi arrossendo.
Arrivò Carlisle seguito da Edward.
<< Buongiorno Charlie. Va tutto bene? >> gli chiese sorridendo.
<< Sì, tutto a posto. A parte ogni tanto il braccio che pizzicava, ma per il resto tutto bene >> gli sorrise.
Mi alzai dalla poltrona spostando la coperta e piegandola per poi lasciarla sul bracciolo.
<< Ciao Bella. Dormito bene? >>
<< Sì, benissimo >> ed era vero. Non avevo mai dormito così bene in tutta la mia vita, non avevo dormito così bene da quando me n’ero andata da Forks, da quando Edward mi aveva lasciato.
Uscii dalla stanza e andai in bagno a mettermi leggermente a posto.
Mi massaggiai la faccia cercando di risvegliarmi.
Arrivata in bagno mi sciacquai il viso, mi guardai allo specchio e cercai di darmi una sistemata ai capelli.
Quel giorno era un giorno importante. Avrei dovuto capire cosa fare con Charlie, decidere cosa fare per lui, per aiutarlo e questo forse avrebbe portato ad un cambiamento ulteriore della mia vita, ad un ribaltamento delle situazioni. Dovevo riflettere bene e pensare ad ogni alternativa, pensare a cosa fosse possibile fare, vederne i pro e i contro e poi decidere.
Ce l’avrei fatta. Potevo farlo.
Non avevo tante alternative: o pagavo qualcuno che stesse con Charlie almeno finché non si fosse sentito meglio, anche se avrebbe avuto bisogno di una cura costante, o tornavo io a Forks a badare a lui finché non avrebbe ricominciato il lavoro. Ma questo avrebbe portato a tanti cambiamenti, a tanti addii: avrei dovuto lasciare nuovamente Phoenix, avrei dovuto lasciare Helena e gli altri,ma soprattutto avrei dovuto lasciare Daniel. Non era una cosa così semplice. Certo, avevo capito di non amarlo, ma comunque gli volevo bene e sapevo che sarebbe arrivato a tirare conclusioni affrettate, non volevo farlo soffrire, anche se mi rendevo conto che in quella situazione mi ci ero messa da sola, ero stata io a dargli il via libera, a dirgli che potevamo almeno provare ad avere una relazione. Se lui avesse sofferto sarebbe stata colpa mia e di nessun altro, ero stata io ad illuderlo che tra di noi ci potesse essere qualcosa di più oltre ad una profonda amicizia.
Guardandomi allo specchio tirai un profondo respiro e uscii dal bagno, dirigendomi verso la camera di Charlie.
<< L’unica cosa che devi fare adesso è riposare e basta, va bene? >> disse Carlisle a Charlie.
Lui annuì.
Edward era in piedi vicino a suo papà.
<< Carlisle potrei parlarti un attimo? >> gli chiesi con voce flebile quando si girò a guardarmi.
<< Certo, dimmi tutto >> si fermò fuori dalla porta della stanza e mi sorrise.
<< Volevo sapere come sta, se sta migliorando e se ha avuto qualche complicazione. >>
<< Sta benissimo, non devi assolutamente preoccuparti. Tra un paio di giorni lo lasceremo tornare a casa. >>
Feci un piccolo cenno con la testa e postai lo sguardo sulla parete verde acqua dell’ospedale.
Rimasi in silenzio un po’, leggermente in imbarazzo.
<< C’è qualcosa che non va? >> mi chiese alzando un sopracciglio e guardandomi preoccupato.
<< Ecco, mi stavo chiedendo di cosa avrà bisogno mio papà quando tornerà a casa, cioè, non so cosa fare. Non so se sia necessario che assuma qualcuno che lo aiuti, che lo curi o se serve qualcosa. Mi chiedevo solo questo >> continuavo a giocare con le mani.
<< Non servono specialisti o cose simili, ogni tanto avremo bisogno di fargli qualche controllo, ma niente di grave. Non serve che assumi qualcuno, potrebbe farlo chiunque, anche tu. Non servono poi così tante premure, solo un’alimentazione sana e cercare di non fargli fare troppi sforzi, fare una leggera attività fisica come camminate e passeggiate. Nulla di più semplice. Se vuoi avere un mio parere, non mi sembra il caso che sbendiate soldi inutili in una donna che accudisca tuo papà, non è un infermo e non ha niente di così grave da non poterlo curare tu >> disse tutto con estrema gentilezza e dolcezza.
<< Grazie, vedrò cosa fare >> gli sorrisi guardandolo negli occhi.
<< Di niente, sono qui apposta. Ci vediamo più tardi >> mi diede le spalle.
<< Ciao >>
Stetti per varcare la soglia della porta quando il mio cellulare cominciò a suonare: mamma.
<< Ciao mamma >> la salutai tutta sorridente.
<< Ciao! Come stai? Scusa se non ti ho chiamato prima, ma non ho davvero avuto tempo. Tanto mi ha detto Daniel che ti aveva sentito lui e che stavi bene >> Daniel. Perché solo a sentire quel nome mi si stringeva lo stomaco?
<< Sto bene, mamma >> seppi solamente dire.
<< Tuo padre come sta? >> dal suo tono serio, capii che fosse preoccupata.
<< L’hanno operato e ha anche un braccio rotto, ma sta bene. Sta migliorando e tra qualche giorno potrà tornare a casa. >>
<< Sono contenta di saperlo. >>
Improvvisamente cadde un silenzio di tomba.
<< Tu stai bene, Bella? >> mi chiese nuovamente dopo qualche secondo di silenzio.
<< Certo che sto bene, cosa dovrebbe essere successo? >> ero perplessa. Non riuscivo a capire dove volesse andare a parare.
<< Non lo so, è successo qualcosa? >>
<< Mamma >> la ripresi come per farle capire di arrivare al punto.
<< Che c’è? Non posso essere preoccupata per mia figlia lontana migliaia di chilometri da casa? >> era quasi indignata, ma capii benissimo che stesse solo fingendo.
<< Mamma >> la ripresi nuovamente.
<< Va bene, va bene. Helena mi ha detto che hai fatto il viaggio con Edward e volevo sapere se… >>
Ecco, figuriamoci se Helena non aveva aperto la bocca e non si era lasciata sfuggire troppo.
<< Se cosa? >>
<< Se è successo qualcosa. Se ci sono sviluppi >> odiavo quando mia mamma faceva così.
<< Pensavo ti piacesse Daniel >> le dissi cercando di sviare il discorso.
Perché stavamo parlando di Edward quando il diretto interessato era dentro nella stanza che mi aspettava? Non potevo nemmeno allontanarmi, tanto avrebbe sentito comunque.
Sbuffai leggermente. Uno sbuffo che mia mamma non sentii nemmeno, ma sapevo benissimo qualcun altro avrebbe sentito.
<< Oh, ma certo. Mi è simpatico Daniel, è carino, è come un figlio per me, l’ho visto scorrazzare per casa tante di quelle volte, ma Edward è… Edward. Niente a confronto >> disse in tono quasi sognante.
Alzai gli occhi al cielo. Non bastavo solo io ad essere innamorata persa per Edward, ci si metteva pure mia mamma. Eravamo messe bene.
<< Comunque, no, niente sviluppi >> aggiunsi rispondendo alla sua domanda.
<< Peccato >> la sentii sbuffare contrariata. Io scossi la testa con un leggero sorriso sulle labbra.
Sapere che tutti, o quasi tutti, volessero che tornassi con Edward, mi faceva piacere, anche se era un’ulteriore illusione per me. Sentire tutti che volessero sapere notizie come se fosse ormai scritto e ovvio che io e lui saremmo tornati insieme, mi illudeva che sarebbe potuto succedere davvero, ma non ne ero sicura, non potevo esserne certa.
<< Ci sentiamo, va bene mamma? >> le dissi velocemente volendo chiudere quella chiamata.
<< Va bene, ci sentiamo. Salutami papà e…. Edward >> aggiunse alla fine.
<< Te li saluto >> entrai nella stanza incontrando subito due occhi dorati alquanto divertiti e compiaciuti della conversazione che avevano appena sentito.
Arrossii violentemente.
<< Ti saluta Phil. Ciao tesoro >> chiusi la chiamata e rimisi il cellulare in tasca.
Sentivo lo sguardo di Edward su di me, sentivo che mi stesse scrutando, che stesse osservando ogni mio movimento. Non sapevo cosa fare, ma non avevo nessuna intenzione di incontrare quelli occhi così compiaciuti e sicuri di sé stessi. Non volevo.
Guardai mio papà nel letto che dormiva nuovamente.
Perfetto. Dorme di nuovo.
<< Si è addormentato per le medicine che gli hanno dato >> mi spiegò una voce alle mie spalle.
Alle mie spalle?
Mi girai velocemente andando a sbattere contro il petto di Edward che, per non farmi cadere, mi fermò per i fianchi. Le mie mani finirono sul suo petto. Mi irrigidii.
Il cuore cominciò a battere all’impazzata, le guancie erano ormai rosse peggio del naso della renna Rudolf e quegli occhi ambra a pochi centimetri dai miei non miglioravano la situazione.
<< Scusa, non volevo spaventarti >> sussurrò flebilmente e suadente a pochi centimetri dal mio volto.
Mi ritrovai a perdermi nel suo sguardo, nel suo abbraccio nel quale lentamente cominciai a lasciarmi andare e a rilassarmi.
Una sua mano risalì sulla mia schiena facendomi aderire maggiormente a lui, l’altra sua mano arrivò ad accarezzarmi una guancia. Le sue mani fredde, quelle mani che avevo tanto sognato e agognato in quell’anno e mezzo, mi stavano accarezzando con leggerezza e delicatezza come se fossero una leggera piuma che portata dal vento si muoveva sul mio viso.
Chiusi gli occhi beandomi di quel movimento così rilassante quanto bello.
Intorno a me c’era il vuoto, sentivo solo il corpo di Edward, la sua mano fredda che mi accarezzava, la sua presenza. Non c’era nient’altro solo io e lui, il mio amore nei suoi confronti. Sentivo che nulla sarebbe stato così perfetto, ma tutte le cose perfette prima o poi devono finire, infatti, il mio cellulare cominciò a squillare.
Aprii di scatto gli occhi trovandomi davanti gli occhi dorati di Edward che mi fissavano intensamente.
Allungai una mano verso la tasca dei jeans e guardai il display: Daniel.
Non potevi scegliere momento migliore, guarda. Il mio sarcasmo era alle stelle.
Mi sembrò di tornare indietro al giorno precedente quando io e Daniel eravamo abbracciati ed Edward mi aveva chiamato. Quella era stata una piacevole interruzione, ma questa non lo era.
Alzai lo sguardo su Edward che, al contrario di quelli di Daniel quando lui ci aveva interrotto, erano divertiti.
Ero sicura di essere arrossita come se fossi stata colpa con la mano in un vasetto di biscotti che la mamma mi aveva detto di non mangiare.
<< Pr-pronto? >> balbettai leggermente trovandomi a deglutire a fatica.
Edward non si era allontanato di un millimetro e sembrava non volersene andare, ma non si rendeva conto che così rendeva tutto più difficile?
<< Amore, come stai? Stai bene? >> mi chiese leggermente preoccupato verso la fine.
<< Tutto bene. Tu? >> sgattaiolai via dall’abbraccio di Edward e gli diedi le spalle.
<< Bene, a parte il fatto che mi manchi. >>
Frase che mi scaldò enormemente il cuore, ma che mi fece sentire tremendamente in colpa. Io ero lì che stavo quasi baciando il mio ex e a lui mancavo. Io ero ancora innamorata del mio ex e lui mi stava aspettando a casa. Mi sentivo una stronza, uno straccio. Gli mancavo ed io ero quasi infastidita dal sentirlo. Cosa stavo facendo?
Rimasi in silenzio non sapendo cosa dire, riuscendo solo a pensare che dovevo trovare la soluzione anche a quella faccenda. Non ce l’avrei fatta ad andare avanti ancora per molto, non ce l’avrei fatta a continuare a prendere in giro Daniel illudendomi che non lo stessi facendo. Dovevo accettare la realtà: ero una stronza che stava illudendo una persona realmente innamorata. Stronza.
<< Quando torni a casa? >> domanda che mi fece nuovamente stringere lo stomaco.
<< Adesso vedo, ok? >> gli seppi dire con voce incolore.
<< Va bene. Sei sicura di stare bene? Mi sembri… strana. >>
Nuovamente una stretta allo stomaco che mi fece quasi venire da piangere. Sensi di colpa. Erano i sensi di colpa che mi facevano sentire in quel modo.
<< Sto benissimo. Ci sentiamo più tardi, va bene? >>
<< Ok, ciao. Ti amo >> gli sentii dire prima che chiudessi la chiamata.
Sbuffai pesantemente.
Ti amo. Ti amo. Non è da te che voglio sentirmelo dire. Voglio sentirmelo dire da lui, da questo uomo che sta alle mie spalle. Voglio che me le dimostri queste parole invece di limitarsi a dirle.
<< Stavo pensando ad una cosa >> disse improvvisamente rompendo il silenzio che si era creato.
<< Cosa? >> gli chiesi poco interessa.
<< Andiamo alla radura. >>
<< And-andiamo dove? >> balbettai arrossendo.
Ricordavo ancora la prima volta che ero andata in quella radura, la prima volta che Edward mi aveva mostrato quel posto a lui importante, che mi aveva fatto vedere come lui fosse veramente.
Ricordavo ogni singolo dettaglio di quella giornata, ogni singola parola, ogni singolo sguardo, ogni singolo silenzio carico di significato e per nulla imbarazzante.
<< Alla radura, ma non mi sembra giusto dire andiamo. Io ti accompagno e ti lascio lì. Io intanto vado a caccia nei paraggi >> alzai lo sguardo verso di lui e lo vidi sorridere.
<< Come mai vuoi che vada alla radura? >> gli chiesi curiosa.
<< Penso che tu abbia una decisione da prendere >> si girò dandomi la schiena.
Di che decisione sta parlando? Che sappia che… no, impossibile.
Speravo si riferisse alla decisione che dovevo prendere per mio papà, ma che in un modo o nell’altro comprendeva anche la decisione che dovevo prendere sulla mia vita sentimentale, su quello che avrei dovuto fare con Daniel, con Edward.
Tutte le decisione erano collegate, se facevo una determinata scelta, mi portava a farne un’altra ancora e ancora. Tutto era strettamente collegato.
<< Grazie >> abbassai lo sguardo imbarazzata.
Sapere che Edward potesse ancora capirmi, sentire quello di cui avevo bisogno, mi imbarazzò notevolmente, non ero pronta ad una simile rivelazione.
<< Sono qua per questo >> mi disse dolcemente.
Arrossii maggiormente al suono di quelle parole.
Rimasi in silenzio, aspettando che il rossore passasse e che non mi sentissi una completa stupida.
<< Forse è meglio se andiamo, intanto che tuo papà dorme >> mi disse improvvisamente.
Annuii e lo seguii fuori dalla stanza.
Percorremmo i corridoi dell’ospedale in silenzio fino a quando non raggiungemmo il parcheggio.
Poco dopo vidi la Volvo metallizzata di Edward e i ricordi riaffiorarono nella mia mente, tutti i momenti in cui ero salita su quella macchina, dal primo all’ultimo.
Quando mi ridestai da quei pensieri, mi trovai davanti Edward che mi teneva la portiera aperta come faceva una volta, come faceva ogni volta che dovevo salire in macchina.
Abbassai lo sguardo e sorrisi leggermente, per poi rialzarlo e incontrare i suoi occhi dorati, sulle labbra il suo solito sorriso sghembo.
<< Gr-grazie >> gli dissi salendo. Lui sorrise maggiormente.
Lo vidi scomparire per poi ricomparire un secondo dopo davanti alla sua portiera. Sorrisi, ricordando che lo faceva sempre, ogni volta che dovevamo andare via in macchina insieme.
Misi la cintura e poi dopo Edward mise in moto.
<< Secondo te, cosa dovrei fare? >> gli chiesi improvvisamente. 
Non sapevo cosa volessi sentirmi dire facendogli quella domanda. Forse avrei voluto che mi dicesse “Resta, ti amo” o forse avrei voluto sentirmi dare un consiglio sincero. Non lo sapevo, ma attesi una sua risposta con il cuore che batteva a mille.
Mi girai a guardarlo. I capelli ramati erano scompigliati quasi ad opera d’arte, la pelle perfetta e bianca, quasi lucente nonostante non ci fosse neanche un minimo raggio di sole. Era semplicemente perfetto. Il mento, il naso, le labbra, il pomo d’Adamo.
<< Ti riferisci a quello che dovresti fare per tuo papà? >> mi chiese continuando a guardare la strada davanti a se.
Annuii.
<< Sul serio me lo stai chiedendo? >> sembrava quasi divertito nel farmi quella domanda, ma c’era qualcosa di sensuale e suadente nella sua voce.
Arrossii e smisi di guardarlo, puntando il mio sguardo sulla strada.
<< Ok, ma non posso dirti di rimanere per tuo papà, sarei uno stupido se ti dicessi di rimanere solo per lui, solo per stare accanto a lui e per prenderti cura di lui. Sarei davvero uno stupido se te lo dicessi. Io voglio dirti: rimani, per me, per stare vicino a me, per tornare a stare con me, a  farmi sentire nuovamente vivo perché solamente tu ci sei riuscita in tutti questi anni della mia esistenza. Rimani per me e per tuo papà, abbiamo bisogno di te, ho bisogno di te >> ogni parola la pronunciò con dolcezza, ammirazione, con dolore. In quelle sue parole mi sembrava di poter sentire, toccare, tutto quello che aveva provato, a causa a mia, con me, per me.
Quelle parole mi toccarono il profondo, mi smossero dentro, ma erano ennesime parole. Parole su parole che lui continuava a dire, parole che diceva con tutta sincerità, ma erano solo parole. Certo, mi chiedeva di restare, di restare, forse, per accompagnare quelle parole ai fatti. Era già un bene che mi avesse chiesto di restare.
La Volvo si fermò improvvisamente e non ebbi il tempo nemmeno di rispondergli che mi stava già aprendo la portiera.
<< Edward io… >> cominciai, ma non mi lasciò finire.
<< Non dirmi niente. Prendi la tua decisione, io la accetterò >> mi sorrise e si piegò.
Mi aggrappai alle sue spalle e allacciai le mie gambe al suo bacino.
Edward cominciò a correre, a correre velocemente. Gli alberi mi sfioravano. Ogni immagine era sfumata e irregolare dovuta alla troppa velocità a cui stavamo andando.
Il vento mi scompigliava i capelli, cominciai ad avere freddo e mi strinsi istintivamente ad Edward.
Avevo il cuore a mille. Mi era sempre piaciuto correre abbracciata ad Edward, raggiungere posti lontani in così poco tempo. Era bellissimo. Un’emozione unica e pensare che stava facendo tutto quello con Edward, mi faceva sentire ancora meglio.
Dopo pochissimi minuti ci ritrovammo nella radura. Era come l’avevo sempre ricordata, non era cambiata di una virgola. Edward mi lasciò andare e cominciai a guardarmi intorno.
Un leggero sole filtrava dagli alberi. Mi guardai attorno meravigliata, non pensavo che qualcosa potesse rimanere immutato in quel modo.
I ricordi della mia prima visita riaffiorarono, la felicità di quel momento, il corpo di Edward completamente luccicante.
Mi girai, ricordando che lui fosse lì con me. Un raggio di sole illuminava il suo viso rendendolo come un gigantesco diamante. Era stupendo, bellissimo, quello che vidi in quel momento fu niente in confronto a quello che vidi quasi due anni prima.
Era ancora più perfetto, era ancora più bello e spettacolare.
Presa da un’insana voglia di toccarlo, mi avvicinai a lui e gli accarezzai una guancia, per poi toccare delicatamente tutto il viso.
Lo vidi sorridere leggermente.
Rimasi fulminata da quel sorriso, così dolce e tenero che fui ancora più tentata di toccarlo, di accarezzarlo. Presa da non so quale forza strana, continuai ad accarezzarlo dolcemente, toccandogli naso, guancia, fronte, tempie, labbra, mento. Ogni centimetro di pelle illuminato dal sole, veniva accarezzato da un mio dito.
<< Mi sei mancato >> sussurrai di getto. Quella frase non l’avevo nemmeno pensata, l’avevo subito detta.
Dovevo ricordarmi di installare un qualche apparecchio che filtrasse i miei pensieri. Accidenti!
Non appena mi resi conto di quello che avevo detto, ritrassi la mano e rimasi a guardarlo arrossendo.
L’avevo detto davvero? Avevo osato dire una cosa del genere? Che magari Edward non avesse sentito? Ma che assurdità andavo a pensare? Certo che Edward aveva sentito, come poteva non averlo fatto?
Stupida. Stupida. Stupida.
<< Anche tu mi sei mancata. Tanto >> sorrise dolcemente portando una mia ciocca di capelli dietro l’orecchio.
Arrossii maggiormente e abbassai lo sguardo imbarazzata.
<< Adesso è meglio che vado. Ti lascio qua, tornerò appena avrò cacciato a sufficienza. Ovviamente ti terrò d’occhio >> mi sorrise sghembo.
<< Va bene >> dissi con ancora lo sguardo basso.
Quando rialzai lo sguardo, lui non c’era più.
Improvvisamente un attacco di panico mi fece accelerare il battito.
Avevo paura che se ne fosse andato di nuovo, che mi avesse nuovamente lasciato da sola.
Bella, calmati. È andato solo qua vicino a caccia. Non è andato via di nuovo, dopo torna. Torna.
Mi sentivo tanto una bambina complessata. Lui sarebbe tornato, ne ero sicura.
Presi un profondo respiro e cominciai a pensare a qualcosa di produttivo. Dovevo prendere una decisione, una decisione importante e dovevo pensarci bene.
Mio papà. Cosa avrei dovuto fare? Carlisle mi aveva assicurato che non sarebbero servite cure speciali, che avrei potuto aiutarlo persino io. Mi fidavo di Carlisle e sapevo che mi avrebbe detto solo qualcosa di assolutamente vero.
Non sapevo se mio padre avesse soldi da parte, se avrebbe potuto pagare con i propri soldi una donna che lo potesse aiutare, ma non mi sembrava il caso di fargli spendere soldi, non soldi che aveva risparmiato negli anni, magari per un suo futuro progetto. Non volevo che mettesse fondo ai suoi risparmi. Non era giusto.
Ma il “problema” di mio padre era in qualche modo collegato ad altre due persone, anzi, altre tre: Edward, Daniel e in qualche modo anch’io.
Tutto era strettamente collegato, se avessi preso una decisione avrei dovuto dire addio definitivamente ad una persona, se ne prendevo un’altra avrei dovuto dire addio a qualcun altro.
Chi ero disposta a perdere? Chi ero disposta ad allontanare dalla mia vita? O forse la domanda migliore che mi sarei dovuta fare: a chi non tenevo abbastanza? Chi non volevo perdere?
Alla fine era quello il punto. C’era qualcuno che non volevo perdere? C’era qualcuno a cui tenevo più che altro? Certo che c’era. C’erano più persone che non volevo perdere, c’erano più persone che non avevo il coraggio di lasciare nuovamente adesso che avevano cominciato a far di nuovo parte della mia vita e sapevo quanto fossi mancata loro.
Non riuscivo a farlo, non volevo farlo, soprattutto.
Poi tra queste persone ce n’era una che non riuscivo a dimenticare, che probabilmente non sarei mai riuscita a dimenticare, che avrei ricordato per sempre. Quello che avevo provato con lei, non era niente a confronto con quello che avevo provato per l’altro, niente, assolutamente niente.
Allora perché dovevo rinunciare a lei? Perché?
Avrei sofferto io prima di tutti, avrei vissuto la mia vita con il pensiero di cosa sarebbe successo se fossi rimasta.
No! Non dovevo permettere che accadesse.
Dovevo almeno provare a sistemare le cose, a migliorarle perché una parte di me, una piccola parte di me diceva che c’era ancora una possibilità, che non tutto era perduto e che sarebbe potuto tornare tutto come prima.
Per una volta nella vita volevo seguire quella parte di me, volevo provarci, almeno provarci.
Si, ormai avevo deciso sarei…
<< Ciao Bella >> 
 

 

 

 

 

Eccomi! Mi raccomando, non uccidetemi. Lo so, lo so, ho chiuso il capitolo in malo modo, ma dovevo farlo, altrimenti vi sareste sorbite un capitolo di un sacco di pagine e non era assolutamente mia intenzione.
Ho tagliato qua per lasciarvi un po’ con il fiato sospeso. Chi sarà nella radura insieme a Bella? Booo.
Allora, vediamo cosa dire di questo capitolo. È importante, abbastanza almeno, Bella deve prendere una decisione importante. Alla fine ha preso una decisione, anche se non l’ho specificato e non l’ho scritto chiaramente, ma spero si capisca. Massimo nei prossimi capitoli sarà chiaro.
Edward propone a Bella di andare alla radura, le dice che non si allontanerà e che la terrà d’occhio, ma sarà sul serio così? Ecco, mi sono lasciata sfuggire già troppo, anche se non ho detto praticamente niente. xD
Ricordate che Bella è una calamita per i guai e anche leggermente sfigata, quindi provate ad immaginare cosa succederà.
Vi anticipo già che nel prossimo capitolo arriverà Jacob e avrà un po’ di cose da spiegare a Bella.
Ringrazio tutte le persone che hanno aggiunto la storia alle seguite, preferite e ricordate e a quelle che mi hanno aggiunto come autore preferito. Grazie davvero *_*
Alla prossima settimana ^_^


 

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Capitolo 16
*** Capitolo 16 ***


Capitolo 2










Capitolo 16
Bella POV
<>
Non servì che mi girassi per riconoscere il possessore di quella voce.
Erano anni che non la sentivo –anche se, quando l’avevo conosciuto aveva parlato ben poco-, ma la ricordavo ancora benissimo.
Ricordavo ancora nitidamente il volto di quei tre vampiri che avanzavano verso di noi mentre stavamo giocando a baseball. Ricordavo benissimo quel biondo, con i capelli lunghi, quel biondo che mi aveva fatto scappare, ma che alla fine, era riuscito lo stesso in qualche modo a provare ad uccidermi. E non c’erano solo i ricordi a portarmelo alla memoria, anche la mezza luna sul mio polso destro faceva la sua parte. Ogni volta che lo guardavo, mi venivano in mente le immagini del suo viso, quello che avevo provato, il dolore lancinante che avevo sentito quando lui mi aveva morso e aveva cominciato a succhiare il mio sangue.
Ma non ricordavo solo lui, ricordavo anche la sua ragazza, quella rossa che non aveva osato muovere un dito, quella rossa apparentemente innocua, quella rossa a cui era stato ucciso il ragazzo. Mi stupivo che non fosse ancora arrivata a reclamare vendetta.
Poteva essere lei, aveva un motivo per essere lì, ma perché lui era lì? Perché era lì dietro di me? Cosa voleva?
In quel momento il terrore puro si fece largo in me.
Non sapevo cosa pensare. Non sapevo nemmeno perché fosse lì, perché fosse venuto a cercarmi proprio in quel momento.
Speravo nell’arrivo di Edward, speravo che avrebbe sentito i suoi pensieri.
Mi girai e lo trovai a qualche metro di distanza.
<< Laurent >> sussurrai.
<< Vedo che ti ricordi ancora di me >> sorrise beffardo, mostrando una dentatura bianchissima che veniva messa ancora più in risalto dalla sua pelle scura.
<< Cosa sei venuto a fare? >> gli chiesi cercando di riprendere un leggero controllo di me stessa.
<< Sono venuto a mettere i conti in pari. A Victoria non è andato giù quello che i tuoi amici hanno fatto a James. Ha pensato che uccidendo te avrebbe fatto provare al tuo amico quello che ha provato lei. Una cosa equa, stile Occhio per occhio, dente per dente >> era calmo, tranquillo. Troppo.
Era immobile, ancora a qualche metro di distanza, ma in pochi secondi sarebbe potuto arrivare vicino a me.
Edward, dove sei?
<< Ma i Cullen saprebbero che è stata lei e la cercherebbe, anzi, i Cullen sono qua con me >> cercai di essere sicura delle mie parole, ma nella mia voce traspariva solo puro terrore.
<< Non mi sembra di vederli >> sogghignò.
Si avvicinò velocemente a me.
<< Sai, Bella? Hai un odore fantastico >> disse cominciando ad accarezzarmi la gola. << Non riesco a capire come tutti i tuoi amici facciano a resistere al desiderio di saggiare questo nettare così profumato. Per me è impossibile, devo assolutamente assaggiarlo, provarlo, altrimenti impazzisco. Il bruciore nella gola è troppo forte. Devo assaggiarti >> per tutto il tempo non aveva fatto altro che accarezzarmi ed annusarmi il collo.
Lo vidi avvicinarsi pericolosamente e tirare fuori i canini.
Nella mia testa riecheggiava un sonorissimo no, ma dalla mia gola non uscì neanche un suono.
Vedevo già la mia vita davanti, stavo già pensando a miei genitori, ad Edward, ai Cullen, a tutte le persone a cui volevo bene, ai momenti felice passati con loro.
Sentivo i canini di Laurent vicino alla mia giugulare.
Mi sentivo già morta, sentivo di nuovo il dolore lancinante che avevo provato qualche anno prima, sentivo di nuovo tutto.
Perché Edward non arrivava? Perché non mi stava proteggendo come invece aveva detto che avrebbe fatto? Dov’era?
Edward.
Pensavo che ormai fosse giunta la mia ora, che ormai la mia vita fosse finita, ma vidi in lontananza qualcosa che mi spaventò ancora più di quel vampiro che aveva intenzione di uccidermi: sei cani enormi stavano correndo verso di noi, tutti di colori diversi. Erano enormi, giganteschi, mi sarei sentita piccolissima vicino a loro.
Ringhiarono, facendo allontanare Laurent dalla mia gola che si girò per guardarli.
Mi sembrò di avere uno spiraglio di possibilità di sopravvivere, ma chi erano quegli enormi animali? E perché mi stavano salvando?
In una frazione di secondo vidi un cane dare una zampata a Laurent che lo fece allontanare da me, ma cosa che mi stupii alquanto, la zampata aveva colpito anche me. Non feci nemmeno in tempo a rendermi conto di cosa fosse successo, sbattei la testa e dopo buio. Buio totale.
 
 
 
<< È inutile che ti lamenti, non è colpa mia se lei è in letto d’ospedale. Avresti dovuto stare con lei e proteggerla invece di andare a succhiare sangue. >>
<< Io ero con lei, se solo voi non foste intervenuti, sarei arrivato a salvarla. >>
<< Certo, saresti arrivato quando quel succhiasangue l’aveva ormai prosciugata del tutto, in quel momento avrei voluto proprio sapere che cosa avresti fatto. Dovresti ringraziarci, invece di continuare a rompere. >>
Sentii qualcuno sospirare.
<< Sono arrivato qualche secondo dopo di lui >> un ringhio soffocato riecheggiò dentro la stanza.
<< Edward >> sussurrai aprendo gli occhi che richiusi immediatamente per la troppa luce.
<< Dimmi, amore. Come stai? >> la voce vellutata di Edward mi arrivò all’orecchio.
Sentii qualcuno trattenere una risata e vidi Edward girarsi di scatto infuriato.
<< Ok, la pianto. Lo giuro >> spostai leggermente lo sguardo e potei vedere la figura di Jacob ai piedi del mio letto.
<< Cos’è successo? Dove sono? >> chiesi con la voce ancora roca.
<< Non ricordi proprio niente? >> mi chiese dolcemente Edward che mi accarezzò una guancia.
Arrossii e scossi la testa, ma questo semplice movimento mi procurò un certo dolore.
<< Fai piano, hai preso una bella botta in testa >> mi disse dolcemente Jacob. << Allora, vuoi spiegarle cos’è successo? >> disse rivolgendosi ad Edward.
Lo sentii ringhiare e stringere automaticamente il lenzuolo.
Non ero ancora completamente lucida, ma capivo che ad Edward non andava molto a genio Jacob.
<< Non ricordi proprio niente? >> Edward si rivolse a me in tono gentile.
<< Ricordo solo che ero nella radura, stavo pensando e poi improvvisamente qualcuno mi ha chiamato >> feci una paura cercando di riportare alla memoria quello che era successo. << Era…era… >> non ci potevo credere, non poteva essere davvero lui << Laurent >> dissi con un filo di voce.
Presi un profondo respiro quando i ricordi cominciare a riaffiorare: Laurente che mi guardava, che mi spiegava che cosa fosse venuto a fare, le sue mani che accarezzavano la mia gola, i suoi canini che stavano per affondare nel mio collo e poi, dei cani, dei cani giganteschi che con una zampata avevano fatto volare Laurent a qualche metro da me.
<< Dei cani giganteschi mi hanno salvato >> dissi completamente scioccata guardando Edward.
Lo vidi digrignare i denti.
<< Ehi, piano con le parole, potrei offendermi >> disse in tono ironico Jacob.
Mi girai a guardarlo.
<< Tu…tu…eri tu? >> gli chiesi scioccata.
<< Sì, io e i miei amici >> sorrise.
Lo guardai con gli occhi sbarrati.
<< Cosa sei? >>
<< Ricordi quel giorno che ti raccontai quella leggenda? >>
<< Quella dei licantropi e dei freddi >> ricordavo perfettamente quella leggenda, era grazie a quello che avevo capito cosa fosse Edward, che cominciai comunque a farmi un’idea di cosa fosse.
<< Esatto, ecco, io sono un licantropo. Acerrimo nemico dei freddi o succhiasangue, come li chiamo io >> Edward cominciò a ringhiare.
<< Smettila di chiamarmi in questo modo >> lo vidi scattare in avanti.
<< Edward >> gli presi una mano e la strinsi alla mia, facendolo girare di scatto a guardarmi.
Si rilassò leggermente.
Lo guardai negli occhi e gli sorrisi.
<< Fate i piccioncini quando sono uscito dalla stanza, grazie >> rise.
<< Quindi tu sei un licantropo >> tornai a guardarlo.
<< Precisamente. >>
<< Come fai a trasformarti? >> ero curiosa di sapere.
<< Ecco, quando mi arrabbio qualcosa in me scatta e mi trasformo, a volte riesco a farlo anche senza arrabbiarmi però >> sorrise.
<< E mi hai salvato >> continuai.
<< Io e i miei amici >> precisò.
Mi fermai a pensare un attimo. Perché mi avevano salvato loro e non Edward? Aveva detto che mi avrebbe protetto, che sarebbe stato nei paraggi per controllarmi, ma perché non era arrivato quando Laurent era arrivato?
<< E tu quando sei arrivato? >> gli chiesi guardandolo male.
<< Sono arrivato pochi secondi dopo, quando tu ormai eri svenuta >> lo vidi fronteggiarmi senza fatica.
<< E per te non è un problema, vero? >> ero arrabbiata. Stranamente.
<< Forse è meglio se me ne vado >> sentii dire da Jacob, ma non lo degnai neanche di un’occhiata.
Lo vidi allontanarsi dal letto e passarsi una mano tra i capelli.
Sbuffò.
<< Certo che è un problema. Cosa pensi che non mi stia maledicendo per non essere arrivato nel momento giusto? Lo sto facendo, ma non posso tornare indietro >> sospirò.
<< Avevi detto che mi avresti tenuto d’occhio. Avevi detto che saresti venuto in caso di un’eventuale pericolo, ma dov’eri quando avevo bisogno di te? >> alzai leggermente la voce.
<< Stavo cacciando, Bella. Stavo addentando un alce quando ho visto Laurent avvicinarsi, avevo ancora troppo i sensi acuiti per avvicinarmi a te, avrei rischiato di ucciderti io stesso se fossi arrivato in quelle condizioni da te. Non ho potuto fare altrimenti, non volevo ucciderti >> mi guardò negli occhi.
I suoi mi destabilizzarono parecchio, ma non aveva ancora convinto del tutto.
<< Così hai rischiato di farmi uccidere da un altro >> gli fece notare.
<< Ma non è successo, per fortuna. >>
<< Certo, perché è arrivato Jacob con i suoi amici a salvarmi, se loro non ci fossero stati io avrei rischiato di morire.
Lo vidi scuotere la testa e darmi le spalle.
<< Quello che conta è che non ti sia successo niente, il resto non è importante >> mi dava ancora le spalle.
<< Certo che è importante, io volevo essere salvata da te, non da Jacob e i suoi amici. Volevo essere salvata dall’uomo che dice di amarmi, non da qualcun altro >> abbassai lo sguardo quando finii la frase.
Non lo sentii nemmeno avvicinarsi che sentii le sue dita alzarmi il mento.
Mi trovai davanti i suoi occhi dorati.
<< Lo so, Bella, ho detto di amarti, ho detto che ti avrei protetto e oggi non l’ho fatto. È solo colpa mia, capirai se non volessi nemmeno più vedermi. Io ti amo sul serio, anche se non ho ancora avuto occasione di dimostrarlo. >>
Guardai i suoi occhi così sinceri, così pieni d’amore che quando capii che i nostri visi si stessero avvicinando, non avevo la forza di fermarmi e di darmi un contegno.
Avevo voglia di baciarlo, avevo voglia di sentire quanto mi amasse.
Sentivo il suo alito fresco sulle mie labbra, quando…
<< Bella, come stai? >> un folletto aveva spinto in malo modo Edward ed era venuta ad abbracciarmi cercando di non stritolarmi troppo.
Guardai Edward che era rimasto sconcertato dall’arrivo della sorella, mi sembrava che non se ne fosse nemmeno reso conto.
<< Sto bene, grazie >> misi insieme le prime tre parole che mi erano venute in mente.
Lo stavo davvero facendo? Stavo per baciare Edward? Sì, lo stavo per fare e sinceramente stavo odiando quel folletto così simpatico che ci aveva interrotti.
Mi liberò dal suo abbraccio e la vidi sorridermi.
Gliene avrei dette quattro quando saremmo state da sole, lo avrei fatto sul serio.
<< Edward, papà prima ti cercava, voleva parlarti >> si girò verso di lui e gli sorrise.
Lo vidi scrutarla e poi se ne andò senza dire niente.
Rimase in silenzio per un po’ di minuti.
<< Ok, adesso puoi parlare liberamente, lui non ci sentirà >> mi sorrise.
<< Di cosa dovremmo parlare? >> le chiesi alzando un sopracciglio.
<< Dai, lo sai, vuoi dirmene quattro per poco fa, no? >> ah certo, dimenticavo che Alice sapeva guardare nel futuro, avrà avuto sicuramente una delle sue visioni.
<< Non potevi arrivare qualche secondo dopo? >> la guardai male.
<< No, non potevo. Bella, tu sei ancora insieme ad un altro, non voglio che mio fratello sia il tuo amante, voglio che sia l’unico e il solo, finché starai con il coso niente baci con mio fratello, ok? Lo so che è difficile, ma devi farcela >> la vidi sorridere.
A proposito di Daniel, ero andata nella radura per prendere una decisione e l’avevo presa, la decisione forse più ovvia: restare a Forks con mio padre, con Edward, con i Cullen, con le persone che mi volevano bene.
Sì, era quella la mia decisione e ormai niente e nessuno mi avrebbero fatto cambiare idea, neanche Daniel e le sue proteste.
<< Alice, dovrei chiederti un favore >> le dissi in tono serio.
<< Vuoi chiedermi di accompagnarti a scuola per parlare con il preside per il tuo trasferimento, se è possibile e cosa potrai fare >> seppi solo annuire.
<< Odio il fatto che tu sappia vedere il futuro, non riesco mai a dirti niente >> misi il broncio come una bambina.
<< Sono felice che hai deciso di restare, mi sei mancata davvero tanto in questo lungo tempo di separazione >> la vidi avvicinarsi e abbracciarmi.
<< Mi sei mancata anche tu, non sai nemmeno quanto >> la abbracciai a me chiudendo gli occhi.
Rimanemmo in silenzio, continuando ad abbracciarmi.
<< Lui lo sa? >> mi chiese improvvisamente.
<< No, devo ancora dirglielo. >>
<< Dirmi cosa? >> la voce di Edward mi fece aprire gli occhi.
<< Non stavamo parlando di te. Come sei egocentrico >> disse Alice guardando male il fratello e mettendo le mani sui fianchi. << Comunque, Bella, passo domani e andiamo a risolvere quella questione >> mi sorrise.
<< Va bene, a domani >> le sorrisi.
<< A dopo fratellino. >>
La vidi uscire e il silenzio si diffuse in tutta la stanza.
Dal nulla mi venne in mente di mio papà. Oddio, avevo pensato così tanto a me stessa che non avevo pensato a lui.
<< Come sta mio papà? >> gli chiesi guardandolo.
<< Meglio, adesso sta dormendo. Domani sera lo dimetteranno >> mi sorrise dolcemente.
<< Io quando potrò uscire da questa stanza? >>
<< Sicuramente domani mattina, Carlisle vuole tenerti in ospedale per la notte, anche se sa che saresti rimasta comunque, ma vuole che tu stia in un letto e ti riposi, domani mattina potrai andare tranquillamente con Alice se è questo quello che ti preoccupa >> lo vidi incupirsi leggermente.
Come mai si comportava in questo modo? Cosa lo turbava?
<< Voglio risolvere tutto al più presto. Ecco, io… Edward… >> abbassai lo sguardo imbarazzata << Ho deciso di restare per mio papà e per… >> perché era così difficile dire che ero rimasta anche per lui? << per voi. >>
Voi. Voi. Perché avevo detto voi e non tu? Stupida.
Alzai leggermente lo sguardo solo per vedere il suo viso illuminarsi e un sorriso spuntargli su quelle bellissime labbra.
<< Quindi, rimani >> ripetè lui.
<< Sì, rimango >> abbassai nuovamente lo sguardo, ma dovetti rialzarli quando mi sentii mancare da sotto il corpo la consistenza morbida del letto.
Spalancai gli occhi stupita quando compresi che Edward mi avesse presa in braccio e che avesse cominciato a farmi girare.
Puntai lo sguardo nel suo dorato e mi ci persi. Non vedevo più niente, non vedevo i muri della stanza che giravano formando un unico colore, non vedevo quanto stessimo girando veloce, non lo sentivo nemmeno. L’unica cosa che vedevo, che sentivo, era lo sguardo di Edward, quello sguardo che amavo, che mi stava guardando con tanto amore e felicità immensa.
Non sapevo più dov’ero, potevo essere anche all’inferno che sinceramente non mi interessava, potevo essere nel posto peggiore sulla faccia della terra, ma non ci avrei fatto caso, l’unica cosa di cui mi importava era di Edward e di quanto in quel momento mi stesse facendo sentire amata nonostante non stesse facendo niente di strano.
In quel momento, mi resi conto che era proprio vero, sono i piccoli gesti che ti fanno capire tutto, non servono grandi dimostrazioni, ma solo qualcosa che sia fatta realmente con il cuore.
Cercai di parlare per un paio di volte, ma ogni volta chiusi la bocca.
Non ce la facevo, l’emozione era troppa.
<< Edward… potresti… >> non avevo il coraggio di finire la frase, non volevo chiedergli se potesse mettermi giù, non volevo che pensasse che mi dava fastidio quel gesto, non volevo che fraintendesse. Sarei rimasta per ore con lui, abbracciata da lui in quel modo, ma mi girava la testa. Potevo anche non rendermi conto che stessimo girando, ma il mio corpo lo sentiva, lo avvertiva e il senso di nausea aveva cominciato a farsi sentire.
Si fermò di colpo, sorridendomi.
<< Scusa, mi sono dimenticato che avresti potuto sentirti male >> mi appoggiò delicatamente sul letto.
<< No-non ti preoccupare, fa niente >> abbassai lo sguardo imbarazzata ed arrossii.
<< Ora riposa. Ci vediamo domani >> si avvicinò e mi lasciò un bacio sulla fronte.
Inspirai profondamente il suo profumo e chiusi gli occhi, assaporandolo meglio.
<< A domani >> sussurrai quando lo vidi arrivare alla porta.
Si girò, mi sorrise e se ne andò.
A domani amore mio.
 

 

 

Buonasera! Eccomi qua con un nuovo capitolo. Ovviamente chi poteva essere se non Laurent? Tornando a Forks, tornando anche i vecchi guai, non dimenticalo.
Eh sì, Edward non era presente quando Laurent era nei paraggi e stava per uccidere Bella, per fortuna c’era Jacob. Dico subito che non sarà una minaccia, non si metterà in mezzo alla coppia Bella-Edward, non sono così stronza da mettere ancora i bastoni tra le ruote a questi due, non lo farei mai. C’è già Daniel, basta e avanza quello, non voglio peggiorare la situazione e annoiarvi.
Molte rimarranno deluse dal fatto che non sia stato Edward a salvarla, ma vi assicuro che lui ha dato una mano ai licantropi. Jacob doveva entrare in gioco in qualche modo e questo mi è sembrato il momento migliore. =)
Odiate Alice, vero? Eh lo so, ma è arrivata nel momento giusto. Ha spiegato il motivo anche a Bella e spero che voi capirete.
Bella ha deciso definitivamente di restare *_* e ovviamente Edward è felice *_*
Ringrazio tutte le persone che hanno aggiunto la storia alle seguite, preferite e ricordate. Siete davvero in tantissime, grazie *_* E anche alle persone che mi hanno aggiunto come autore preferito, grazie di cuore *_*
Vi ricordo che potete aggiungermi su Facebook o su Twitter. Sarei davvero felice di conoscervi e avervi tra gli amici =)
Alla prossima ^_^
 

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Capitolo 17
*** Capitolo 17 ***


Capitolo 2








Buon pomeriggio!
Eccomi qua con un nuovo capitolo.
È un capitolo abbastanza lungo, ma prendetelo come un regalo per voi per farmi perdonare per l’enorme ritardo.
Ci vediamo in fondo con le note finali di scuse e spiegazioni.
Buona lettura ^_^

 

Capitolo 17

 

 

Bella POV
Non potevo dire di aver dormito bene quella notte. Ero agitata, mi ero girata e rigirata nel letto come una forsennata.
Quando i primi raggi di sole cominciarono a filtrane dalle tapparelle, avevo già un occhio aperto.
La stanchezza si faceva sentire, non osavo nemmeno immaginare che faccia avessi.
Il mio unico desiderio sarebbe stato quello di uscire dall’ospedale e dirigermi a casa per sdraiarmi sul letto e fare una sana dormita, ma c’era qualcosa di più importante da fare quel giorno: dovevo cominciare a risistemare la mia vita, mettere a posto le carte per tornare a scuola, organizzarmi per tornare a Phoenix prendere le stretto necessario, avvisare mia mamma e a compere un compito molto arduo, lasciare Daniel, definitivamente. Sarebbe stato difficile, ma avrei dovuto farlo. Dovevo mettere fine a quella presa in giro, sia per me, ma soprattutto per lui, era lui quello che veniva preso in giro maggiormente, non avrei voluto, ma lo stavo facendo ed era giusto che lui potesse continuare la sua vita senza di me. Aveva tutto il diritto di andare avanti.
Mi alzai dal letto, andando in bagno a vedere come fossi conciata.
Non ero di certo un bello spettacolo: occhiaie enormi, pelle bianca più del solito, capelli sparati. No, non ero decisamente un bello spettacolo.
Mi sciacquai la faccia e in qualche modo provai a sistemarmi i capelli.
Avevo decisamente bisogno di tornare a casa, farmi una doccia e darmi una sistemata.
Quando uscii dal bagno mi trovai davanti Edward con in mano un bicchiere di cartone di caffè.
<< Pensavo che ne avresti avuto bisogno >> sorrise sghembo, allungandomi la mano in cui c’era il caffè.
<< Grazie >> mi avvicinai e ne bevvi subito un sorso.
Non dico che mi sentii rinata, ma mi sentii leggermente meglio.
Mi rimisi nel letto continuando a sorseggiare il mio caffè.
<< Stanotte eri molto agitata >> disse Edward continuando a guardarmi quasi in fare preoccupato.
<< Sei rimasto qua? >> gli chiesi sorpresa.
<< Come sempre >> mi sorrise dolcemente.
Il mio cuore non seppe resistere a questa rivelazione. Cominciò a battere all’impazzata, facendomi arrossire.
Edward aveva l’abitudine di passare la notte con me quando stavamo insieme, ma non pensavo l’avrebbe fatto anche in quel momento. Saperlo mi aveva stupito. Forse troppo.
Sentire il mio cuore battere all’impazzata, avere le guancie più rosse del solito, mi aveva imbarazzato ulteriormente e sapere che Edward poteva sentire tutti quei cambiamenti in me non migliorava certo la situazione.
<< Appena arrivata Carlisle, ti riporto a casa. Alice, verrà a prenderti lì più tardi >> mi informò.
Annuii, concentrando tutte le mie attenzioni sul bicchiere di caffè.
Cercai di darmi una calmata, di contenermi, non potevo reagire così ogni volta che lui mi parlava insieme o che mi faceva una rilevazione totalmente inaspettata.
Rimanemmo in silenzio, ognuno concentrato nei propri pensieri, o meglio, io ero concentrata sui miei pensieri per quanto lo sguardo di Edward perennemente su di me, non aiutava di certo la concentrazione.
<< Buongiorno, Bella >> esordì Carlisle quando varcò la soglia.
<< Buongiorno >> sorrisi leggermente rilassata. La presenza di Carlisle smorzava leggermente la tensione.
<< Allora, ti farò qualche semplice controllo per vedere se va tutto a posto, ma non penso ci siano problemi >> mi sorrise dolcemente.
Carlisle era sempre stato calmo, paziente e gentile. Una persona davvero favolosa e pensavo non sarebbe cambiato mai.
Mi fece seguire con uno sguardo la luce, mi controllò la pressione e mi fece fare altri piccoli controlli.
<< è tutto a posto. Puoi andare tranquillamente a casa, non sforzarti troppo, ma è solo una precauzione, non voglio succeda qualcos’altro. >>
<< Grazie, starò tranquilla, lo giuro >> gli sorrisi.
<< Ci vediamo, Bella. Edward, ci vediamo a casa più tardi >> Edward annuì, per poi posare subito lo sguardo su di me.
<< Vestiti che poi ti porto a casa >> uscì dalla stanza senza nemmeno darmi il tempo di rispondere.
Mi avvicinai all’armadietto della stanza e tirai fuori i miei vestiti che erano piegati perfettamente.
Mi vestii velocemente ed uscii dalla stanza, trovando Edward appoggiato al muro che mi aspettava.
<< Possiamo andare >> dissi sorridendo.
Passammo davanti alla stanza di mio papà e mi fermai.
<< Dici che è sveglio? >> gli chiesi improvvisamente.
<< Sì, è sveglio, entra. Sono sicuro che dovrai informarlo della notizia. Ti aspetto qua. >>
Giusto. Mio papà non sapeva ancora che avevo deciso di rimanere, di rimanere a Forks per stare con lui, per aiutarlo, ma soprattutto per riprendere in mano la mia vita e per tornare nel posto a cui appartenevo.
<< Buongiorno, papà. Come stai? >> mi avvicinai verso il letto.
<< Bella! Carlisle, mi ha detto che hai sbattuto la testa e che sei svenuta. Ma come hai fatto? >> mi chiese preoccupato.
E ora che gli dicevo? Ero famosa per la mia sbadataggine e per il mio poco equilibrio, non ci voleva molto a inventare una scusa che sembrasse quanto meno plausibile, si stava pur sempre parlando di me, no?
<< Sono scivolata. Sai che il mio equilibrio è alquanto precario. Sono cose che capitano, ma ora sto meglio >> gli sorrisi cercando di rassicurarlo.
<< Se lo dici tu. Stai tornando a casa? >> mi chiese curioso.
<< Sì, sto andando a casa a farmi una doccia e a sistemarmi. Papà, devo dirti una cosa >> presi un profondo respiro.
<< Oddio, sei incinta. >>
<< No! Ma cosa stai dicendo? Non è una brutta cosa, papà, almeno, spero che per te non sia una brutta cosa >> sorrisi leggermente in imbarazzo.
<< Ah, ok. Ero già pronto ad andare ad uccidere qualcuno, non intendo Edward, sia chiaro, ma il responsabile avrebbe pagato con la vita >> disse minaccioso.
<< Tranquillo, nessuno pagherà con la sua vita >> sorrisi divertita. << Ho deciso di restare, definitivamente stavolta. Tu hai bisogno di aiuto e… ecco… >>
<< Scommetto che io non sono l’unico motivo per cui tu vuoi restare. >>
Abbassai lo sguardo in imbarazzo.
<< No. >>
<< Lo immaginavo >> si mise a ridere.
<< Oggi vado a scuola e vedo se riesco a parlare con il preside o il vice, non voglio perdere un anno, ormai siamo quasi alla fine >> esordì dopo qualche minuto di silenzio.
<< Mi sembra giusto. Bella, sei sicura di voler tornare a Forks? Non dico che non ti voglio, sia chiaro, ma, sei davvero sicura? >>
<< Non sono mai stata più sicura di qualcosa, papà >> lo guardai negli occhi.
<< Va bene, l’importante è che tu sia sicura, mi fa piacere averti in giro per casa >> mi sorrise.
<< Adesso vado, vengo più tardi. Oggi non dovrebbero anche farti uscire? >>
<< In teoria sì >> sorrise felice.
Potevo solo immaginare quanto volesse tornare a casa.
<< Ci vediamo più tardi allora >> gli lasciai un bacio sulla guancia, stupendo anche me stessa e me ne andai.
<< A dopo. >>
Mi chiusi la porta alle spalle e sorrisi ad Edward che mi aspettava fuori.
<< Sapevo che l’avrebbe presa bene >> mi disse sorridendo.
<< Adesso vedi anche tu nel futuro? >> gli chiesi facendolo ridere.
Era da un sacco che non lo sentivo ridere in quel modo.
La sua risata cristallina mi aveva riempito la testa. Mi era entrata per non uscirne mai. Era qualcosa di estremamente puro, di estremamente bello che non riuscivo a capire come avessi fatto fino a quel momento senza sentirla.
Mi era mancata, dannatamente mancata, anzi, penso di non averlo nemmeno mai sentito ridere in quel modo.
<< No, so solo leggere nel pensiero, anche se con te non funziona, quindi mi tocca tirare ad indovinare >> continuò a ridere.
Risi anch’io.
Effettivamente con me era come se il suo potere fosse bloccato, non era ancora riuscito a capire come mai con me il suo potere non funzionasse.
L’avremmo mai scoperto? Probabilmente sarebbe rimasto un mistero per sempre.
Arrivammo alla sua macchina e fui felice di ritrovare e di rivedere la sua Volvo metallizzata. L’avevo sempre amata e poi era sua, come si poteva non amarla?
Come suo solito, mi aprì la portiera e mi fece salire. A passo umano raggiunse il suo sportello, salì, mise in moto e partì verso casa mia.
<< Sei sicura che non ti serva una mano a scuola? Potrei sempre sfoderare il mio fascino con la signora Cope, penso che non opporrebbe resistenza se gli chiedessi qualcosa >> sfoderò il suo sorriso sghembo.
<< Vorrei evitare di dover chiamare l’ospedale per un suo infarto. No, grazie, penso che io ed Alice ce la caveremo benissimo anche senza di te. >>
<< Non è che sei un po’ gelosa? >> mi chiese ghignando.
Mi girai a guardarlo indignata << E di cosa? >>
<< Del fatto che la Signora Cope faccia pensieri impuri su di me >> ghignò.
<< Ma chi lo sapeva! Oddio, davvero la Signora Cope fa pensieri impuri su di te? >> lo guardai scioccata.
<< Qualcuno. A volte. Non sempre >> stava morendo dalle risate.
<< Ma potrebbe essere tua mamma >> gli feci notare, poi mi corressi. << Potresti essere suo nonno! >> urlai indignata.
<< Ehi, non sono così vecchio, massimo potrei essere suo padre, ma suo nonno di certo no >> disse offeso.
<< Ma come sei permaloso >> gli dissi tra le risa.
Rimase imbronciato.
La macchina si fermò davanti al vialetto di casa mia, prima di quanto me lo immaginassi. Perché Edward doveva avere il vizio di schiacciare così tanto il piede sull’acceleratore? Perché aveva il vizio di correre? Avevamo passato troppo poco tempo insieme, avevamo parlato e scherzato troppo poco.
Ok, dovevo dare una calmata al mio cervello, stava lavorando troppo.
<< Ci vediamo più tardi, ok? >> mi chiese guardandomi con il suo sorriso sghembo.
Annuii << A dopo. >>
Scesi dalla macchina lentamente, sperando che mi fermasse, sperando che facesse qualcosa, ma volevo anche che mi lasciasse andare. Se solo mi avesse fermato, se solo mi avesse fatto rimanere in quella macchina penso che non mi sarei trattenuta, gli sarei saltata al collo e lo avrei baciato, lì, in quella macchina, dopo un anno e mezzo di lontananza, avrei appiccicata le labbra sulle sue, avrei cercato un contatto più profondo, sarei andata contro qualsiasi cosa in cui credevo, avrei tradito Daniel e non volevo tradirlo, non volevo peggiorare maggiormente la situazione. Era pur vero che in teoria Daniel lo stavo già tradendo, l’avevo sempre tradito, con il pensiero, ovvio, ma l’avevo pur sempre fatto.
Ringraziai mentalmente Edward per non avermi fermato, lo ringraziai nonostante sapessi che non mi potesse sentire.
Entrai in casa e mi fiondai in bagno ad aprire l’acqua della doccia per farla scaldare.
Mi spogliai lentamente, lasciando che i pensieri mi scorressero sulla pelle come quella stoffa che mi scivolava sul corpo.
Volevo farmi una doccia rigenerante, volevo che il cervello si scollegasse e viaggiasse libero in un’altra dimensione, in un mondo parallelo, in un mondo diverso, in un mondo senza pensieri.
Entrai nel box doccia e mi lasciai scaldare da quel getto caldo.
I miei pensieri? Non esistevano. Le mie preoccupazioni? Erano lontane. Daniel? Praticamente non esisteva. Edward? Sembrerà strano dirlo, ma anche lui in quel momento non esisteva.
Il mio cervello era completamente in stand by, l’unica cosa su cui sapeva concentrarsi era lo scorrere dell’acqua caldo sul mio corpo, del profumo dello shampoo, della consistenza del mio corpo, della morbidezza dei miei capelli. Sentivo ogni fibra del mio corpo rilassarsi, sentii la stanchezza, le preoccupazioni di quei giorni scivolarmi addosso, lasciare il mio corpo, lasciare i miei nervi che stavano cominciando a rilassarsi.
Rimasi a lungo sotto quel getto caldo, lasciando il cervello completamente scollegato, lasciando che l’unico rumore udibile potesse essere il suono dell’acqua e non dei miei pensieri.
Uscii dalla doccia, avvolgendomi nel mio accappatoio morbido.
Tornai in camera mia e mi sdraiai sul letto.
Lentamente i pensieri ricominciarono a scorrere. Uno dopo l’altro cominciarono a riaffiorare. A molti avevo già trovato una soluzione, ma ad altri, dovevo ancora pensarci.
Uno dei problemi che dovevo affrontare era Daniel. Avevo deciso di restare a Forks, avevo deciso di ridare una possibilità ad Edward, anche se lui non lo sapeva ancora. Avevo deciso di lasciare Phoenix, probabilmente per l’eternità e questo comportava il fatto che avrei dovuto lasciare Daniel, dirgli la verità, dirgli che amavo un altro,che non avevo mai smesso di amarlo. Sapevo che dovevo farlo il più presto possibile, sapevo che non dovevo perdere tempo, non volevo perdere tempo. Avevo voglia di poter fare tutto quello che volevo con Edward senza avere il costante pensiero che stessi tradendo Daniel.
Non l’amavo, questo è vero, ma gli volevo un bene dell’anima, gli volevo bene come ad un fratello e non volevo prenderlo ulteriormente in giro, l’avevo fatto fin troppo. Era giusto che sapesse la verità, era giusto che lo lasciassi e gli dessi la possibilità di continuare la propria vita, di cercare una nuova ragazza che lo amasse davvero, che amasse solo lui, che lo amasse come io amavo Edward. Ne aveva tutto il diritto e io non ero nessuno per impedirglielo.
Avrei preso un aereo il giorno successivo, avrei controllato i voli e sarei partita immediatamente, quella farsa non doveva durare un giorno di più, era già durata fin troppo.
Presi in mano il telefono. Dovevo chiamare mia mamma, dovevo avvisarla della mia decisione, del mio imminente ritorno e della mia partenza, probabilmente definitiva.
Uno, due, tre squilli…
<< Bella, come stai? Tutto bene? >> la voce squillante e allegra di mia mamma mi giunse all’orecchio quasi come un colpo allo stomaco.
Mi sarebbe mancata quella pazza, mi sarebbe mancata quella donna completamente fuori di testa. Mi sarebbe mancata, davvero, ma ormai la mia decisione l’avevo presa.
Cercai di ricacciare indietro le lacrime e deglutii il nodo che avevo in gola.
<< Tutto bene, mamma. Tu? Tutto bene? >> la mia voce mi arrivò all’orecchio parecchio incrinata, ma mia madre sembrò non notare la differenza.
<< Tutto bene. Come sta Charlie? Quando torni a casa? >> Eccola la domanda che non avrei mai voluto sentire. Ecco la domanda la cui risposta avrebbe probabilmente spento l’umore a mia mamma.
<< Charlie sta bene. Oggi tornerà a casa >> rimasi un attimo in silenzio e presi un profondo respiro.
<< C’è qualcosa che non va, Bella? >> mi chiese preoccupata.
<< Ecco… Domani tornerò a casa, ma rimarrò pochi giorni. Ho deciso di tornare a Forks, di tornare a vivere qua insieme al papà >> il mio era un flebile sussurro, lo sapevo e speravo che mia mamma aveva sentito, non avrei avuto la forza di ripeterlo di nuovo.
Sapevo che probabilmente le avrei dato un dispiacere, sapevo che probabilmente ci sarebbe rimasta male, ma era quello che avevo scelto, era quella la mia decisione.
<< C’entra per caso Edward? >> mi chiese ghignado lei.
Rimasi perplessa. << Non ci sei rimasta male? >>
<< Bella, sei grande. Anche un anno e mezzo fa hai deciso di partire e di trasferirti a Forks. Non fraintendermi, ti voglio bene, averti qua con me è qualcosa di assolutamente fantastico, ma sei grande, puoi prendere le tue decisioni e io non posso fare altro che accettarle. Non dico che non mi dispiaccia, ma potrai pur sempre venire a trovarmi ogni tanto, no? Poi, Bella, so che vuoi tornare a vivere lì anche per Edward, so quanto tu lo ami e non abbia mai smesso di farlo, quindi, non sarò di certo io a fermarti >> potei sentire nitidamente il sorriso sulle sua labbra.
<< Grazie, mamma. Grazie per aver compreso e comunque non torno solo per Edward, tornò per Charlie, ha bisogno di qualcuno che gli dia una mano, non voglio abbandonarlo in questo momento. >>
<< Comprendo, Bella. Non ti preoccupare. Quando potrò riabbracciare la mia bambina per l’ultima volta? >> chiese ridendo.
A quel punto le lacrime fino a quel momento trattenute, scivolarono lentamente sulle mie guancie.
<< Domani. Vedo se domani ci sono dei voli e vengo, ok? >> tirai su con il naso.
<< Va bene, fammi sapere che vengo a prenderti all’aeroporto. E Bella? >>
<< Cosa? >>
<< Non piangere, per favore >>
<< Mh-mh >>
<< Ci sentiamo più tardi. >>
<< A dopo >> chiusi il telefono e mi asciugai le lacrime che avevano continuato a scivolare sulle mie guancie.
Mi alzai e andai a rovinare nella valigia che avevo portato da Phoenix, presi dei vestiti a caso e della biancheria e mi vestii.
Poco dopo, sentii il campanello di casa suonare e mi fiondai giù per le scale.
Quando aprii mi trovai davanti un’Alice sorridente e vestita come al solito in modo impeccabile, il sorriso smagliante che le rendeva il viso ancora più bello e luminoso.
Mi guardò in viso, ma quando scese e vide i miei vestiti, la vidi fare una smorfia.
<< Bella, come ti sei vestita? Dobbiamo andare ad incontrare il Preside, mica a parlare con la nonna dei lavoretti di casa che devi fare in giardino. Per la miseria! La prima cosa che faremo quando tornerai a Forks, sarà andare a fare shopping, devi rifarlo questo guardaroba, è orrendo >> mi disse quasi indignata.
<< Non è poi così male >> mi difesi.
<< Non è male? Bella, va bene che i jeans non passano mai di moda, ma insomma, potresti renderli carini con un top, con una magliettina un po’ scollata e qualcosa di un po’ più carino invece di una semplice maglietta e una giacca di… di che tessuto è? Oh per l’amor del cielo. Qua ci vuole dello shopping. Sì, appena tornerai lo shopping non te lo toglie nessuno. >>
Sbuffai e uscii di casa.
Non volevo fare shopping, non volevo sottopormi ad un immenso shopping con Alice. Non osavo immaginare quanto mi avrebbe fatto diventare pazza.
Mi incamminai lungo il vialetto, quando alzai lo sguardo, vidi una Porsche Gialla.
La guardai scioccata.
<< Me l’ha regalata Edward, è sempre stato il mio sogno. Dopo tanto, me ne ha regalata una >> mi spiegò raggiante.
<< Wow >> quella fu l’unica cosa sensata che il mio cervello era riuscito a mettere insieme.
Mi avvicinai alla macchina e salii al posto del passeggero.
<< Allora, quando abbiamo sbrigato questa piccola faccenda, vieni da noi che guardiamo per il volo? >>
Sapevo che ormai non mi sarei dovuta stupire del fatto che Alice sapesse tutto, ma era più forte di me non rimanere scioccata ogni volta.
<< Va bene >> seppi solo dire.
<< Non preoccuparti per Daniel, non preoccuparti, andrà tutto bene. È la cosa giusta, sai anche tu che è la cosa giusto. Probabilmente lui la prenderà male, si sentirà ferito, probabilmente usato, ma Bella, devi pensare alla tua felicità, devi pensare a quello che vuoi tu e non preoccuparti di non far soffrire gli altri. Per una volta metti davanti i tuoi desideri e metti da parte quelli degli altri >> sorrise dolcemente.
Alice aveva ragione. Avevo sempre pensato che i desideri e i bisogni degli altri fossero più importanti dei miei, tendevo ad annullarmi, ad accontentare gli altri, ma per una volta avrei dovuto fare solo quello che volevo, per me stessa, per me e per nessun altro.
Daniel avrebbe sofferto, sapevo che lo avrebbe fatto, non potevo pensare che non ci sarebbe rimasto male, non potevo pensare che probabilmente sarebbe rimasto anche deluso dal mio comportamento. Sapevo tutto questo, ma per una volta volevo la mia felicità, per una volta non volevo vedere soffrire me stessa.
Quando mi riscossi dai miei pensieri, eravamo già davanti alla scuola. La cosa che mi piaceva di Alice era che sapeva lasciarmi i miei spazi, sapeva quando avevo bisogno di pensare, quando avevo bisogno di una parola di conforto e quando avevo bisogno di essere ascoltata. Sapeva sempre tutto ed era anche per quello che la adoravo.
Pensando ad Alice pensai subito ad Helena. La mia dolce e amata Helena. Anche lei era così: sapeva darmi i miei spazi, sapeva quando insistere, quando spronarmi, a volte faceva tutto il contrario di quello di cui avevo bisogno facendomi riprendere, facendomi ragionare. Era la mia più vecchia amica, la mia migliore amica da una vita. Non avrei voluto lasciarla, se fosse stato possibile l’avrei portata con me e l’avrei fatta vivere da Charlie. Avrei fatto qualsiasi cosa pur di non lasciarla, ma dovevo farlo, dovevo farlo per me. Ci saremmo risentite, avremmo potuto fare qualche videochiamata, vederci in webcam. La nostra amicizia non sarebbe finita nonostante i chilometri di distanza che ci separavano.
Scesi dalla macchina e guardai quel cortile deserto segno che le lezioni fossero in corso, quel cortile che avevo visto per molto tempo.
In un certo senso avevo voglia di rivedere tutti, di rivedere Angela, Mike, Eric, Jessica, Lauren, ma non avrei voluto di nuovo essere la nuova arrivata, la ragazza invidiata perché stava con i Cullen, sapevo che sarebbe stato così.
<< Allora, pronta? Dovremmo implorare parecchio la Signora Cope. Non penso ci lascerà parlare con il preside così facilmente. >>
Scoppiai a ridere. << Forse era meglio che Edward venisse davvero. >>
<< Sarebbe stato divertente, ma non penso sarebbe stato il caso. Vorrei lasciare Edward tutto intero per adesso, serve a qualcun altro >> la vidi guardarmi con fare malizioso.
<< Serve a me? >> la guardai arrossendo.
<< E a chi altrimenti? Insomma, Bella, tutta la famiglia appena ha saputo che saresti rimasta ha immaginato quello che succederà. Tutti lo speriamo. Vogliamo bene sia a te sia ad Edward. Sappiamo cos’ha passato nel periodo in cui non c’eri e io posso solo immaginare quello che hai passato in questo anno e mezzo, vogliamo la vostra felicità. Lo sai tu, lo sa lui, che l’unico modo per essere felice è di stare insieme. >>
<< Sai che non è così facile >> abbassai lo sguardo imbarazzata.
<< Sì, lo so, ma già il fatto che tu abbia deciso di tornare, è segno che vuoi riprovarci, che almeno una minima speranza gliela vuoi dare ancora. Certo, so che lo stai facendo anche per Charlie, ma non è l’unico motivo. >>
<< Non è meglio se andiamo? Non vorrei incontrare gli altri oggi >> cercai di cambiare discorso altamente in imbarazzo.
Sentii Alice ridere.
<< Sì, andiamo >> continuò a ridere mentre ci dirigemmo verso la segreteria.
Camminando per la scuola i ricordi non fecero altro che riaffiorare, non potevo trattenerli, sinceramente non ci provai nemmeno. Tutti i singoli momenti che avevo passato in quei posti, in quelle aule, in quella segreteria.
Come potevo dimenticare quel giorno in cui Edward mi aveva guardato con quello sguardo scuro? Con quello sguardo che solo successivamente avrei scoperto che era dovuto dalla sua sete, dalla sua voglia del mio sangue? Come potevo dimenticare la velocità con cui lasciò la stanza? Come potrò dimenticare le sensazione che provavo solo in sua presenza? Non avrei mai potuto farlo.
La signora Cope alzò il viso appena sentii la porta chiudersi.
<< Alice, cara, c’è qualche problema? >> le chiese sorridente.
<< No, io non ho nessun problema. Sono solo venuta ad accompagnare Bella, se la ricorda? >>
<< Ah, sì, Bella. La nuova arrivata di un paio d’anni fa, vero? La figlia di Charlie? >> aveva davvero un’ottima memoria o forse dovrei dire che Forks era talmente una piccola cittadina che tutti sapevano tutto di tutti.
<< Sì, sono proprio io >> arrossii leggermente.
Non mi sarei mai abituata ad essere al centro dell’attenzione.
<< Cosa ti serve, tesoro? Qualche problema? Ma, aspetta un secondo. Tu non sei più studentessa di questa scuola, sbaglio? >> aveva un sopracciglio inarcato.
<< No, non sbaglia. Mi sono trasferita un anno e mezzo fa, sono tornata a casa. >>
<< Ah proposito, mi dispiace per tuo padre. Ho saputo. Come sta? >> odiavo i piccoli paesini, li odiavo.
<< Sta bene. Oggi torna a casa, poi io lo aiuterò nelle piccole cose >> aggiunsi sperando di farle capire che avessi qualcosa di meglio da fare che aggiornarla dei gossip che mi riguardavano.
<< Hai deciso di tornare? Vuoi tornare in questa scuola? A questo punto dell’anno? È rischioso. Tu non dovresti anche prendere il diploma quest’anno? >>
Annuii, messa totalmente in imbarazzo da quelle domande a raffica.
<< Non so se la cosa sia possibile. Non sarebbe più facile rifare l’anno? >>
<< COSA?!? Perdere un anno? Non si potrebbe trovare un accordo? >> chiesi cominciando ad andare già in panico.
<< Non lo so. Bisognerebbe vedere. Sarebbero procedure che richiederebbero qualche giorni, credo. >>
<< Non è possibile parlare con il Preside? O con il Vice? Magari loro saprebbero trovare una soluzione a questo piccolo problema >> Alice si mise in mezzo per la prima volta.
<< Con il Preside? Alice, sai che bisogna avere un appuntamento >> usò un tono di ammonimento come per farle capire che non era così semplice.
<< è una cosa importante. È una situazione speciale e magari se parlassimo con il Preside riusciremmo a trovare una soluzione tutti insieme. Si renderà conto anche lei che perdere l’anno a questo punto, sarebbe davvero un peccato e che Bella comunque viene a Forks per il padre. Ha avuto un infarto, è un caso speciale. Davvero non potremmo fare niente? >> vedere Alice sfoderare tutta la sua dolcezza, tutta la sua bellezza, era qualcosa di assolutamente strano.
Sapevo benissimo che noi umani vedessimo i vampiri come qualcosa di perfetto e di assolutamente irraggiungibile, ma non pensavo che avessero lo stesso effetto su tutti gli essere umani, uomini o donne che fossero.
<< Adesso non ha appuntamenti. Potreste andare a parlargliene e vedere che cosa potete fare >> le sorrise.
Era stato tutto così facile? Pensavo ci sarebbe voluto davvero di più.
<< Grazie. Ci vediamo >> Alice le sorrise.
<< La ringrazio >> le sorrisi anch’io.
<< Di niente, cara. Spero di rivederti presto >> mi sorrise cordialmente.
Oltrepassammo la segreteria e ci dirigemmo verso l’ufficio del preside.
Bussammo.
<< Avanti >> la voce del Preside White ci arrivò bassa e baritonale.
Non avevo mai visto il Preside quando ero rimasta in quella scuola, sinceramente non sapevo nemmeno della sua esistenza. Certo, sapevo che ogni scuola ne avesse uno, ma nella Forks High School, non avevo mai sentito nominare un preside White, non avevo mai nemmeno sentito qualche insegnante che minacciasse un alunno di mandarlo dal preside.
Non ero decisamente preparata a quello che mi trovai davanti. Il preside è un uomo giovane, sui quarant’anni o poco più, brizzolato, alto, occhi verdi, corpo possente. Ero pronta a trovarmi davanti un panzuto con gli occhi e basso, invece mi ero trovata davanti un uomo decisamente molto sexy, forse era per quello che non ne sapevamo niente, altrimenti tutte le studentesse avrebbero fatto di tutto per andare da lui.
Ci salutò educatamente e ci porse la mano, presentandomi. Come se il quadretto non fosse già abbastanza perfetto, aveva anche un sorriso da infarto. Dovevo ammetterlo, quell’uomo aveva fascino, un fascino diverso da quello di Edward, ma non era davvero niente male, anche Alice ne era rimasta parecchio colpita e se colpiva lei…
Cercando di darmi un contegno, cominciai a spiegare la situazione, spiegai più o meno nei dettagli quello che era successo, venendo interrotta da lui ogni tanto che mi faceva qualche domanda.
Quando ebbi finito, rimase parecchio a pensare. Dalla sua faccia ero già pronta a pensare che non ci sarebbe stata soluzione e che avrei avuto solo due scelte: tornare a Forks, ma perdere l’anno oppure restare a Phoenix, finire l’anno, diplomarmi e tornare a Forks. L’idea non mi piaceva, figuriamoci metterla in pratica.
Non volevo rimandare il mio ritorno, non volevo aspettare ancora un po’, volevo tornare, volevo stare con mio papà, ma soprattutto, volevo tornare con Edward. Non avrei accettato l’idea di passare altri due o tre mesi a Phoenix per diplomarmi, certo, non volevo nemmeno perdere l’anno.
Speravo che quel preside così sexy avesse anche una soluzione al mio problema.
Dopo minuti di tensione in cui mi sarei mangiata volentieri le mani, aprii quella bocca seducente.
Aveva una soluzione! Aveva una soluzione per me! Lo adoravo, sul serio.
Cominciò a farmi un sacco di domande sul programma di quell’anno, su cosa avevo fatto, su cosa avevo studiato. Alla fine di tutto quell’interrogatorio, scoprii che fossi leggermente più avanti rispetto ai miei compagni di Forks e che non avrei avuto nessuno problema a tornare a scuola. Mi ritenevo fortunata, possibile che noi di Phoenix fossimo talmente intelligenti da essere avanti con il programma? Ne dubitavo, ma la cosa importante era che potevo tornare e che non ci sarebbero stati problema. Stranamente la fortuna era dalla mia parte.
Feci subito l’iscritto, compilando carte e scartoffie varie. Il preside si sarebbe messo in contatto che i professori della mia scuola a Phoenix e si sarebbe fatto dare i miei voti che sarebbero serviti ai professori di Forks per tenerne conto.
Era fatta! Sarei tornata. Non ci credevo.
Con Alice andai a casa sua, trovandomi praticamente a casa metà dei Cullen, tranne Esme e Carlisle che erano fuori da qualche parte.
Mi trovai davanti un Edward sorridente che mi venne incontro. Quanto avrei desiderato un suo abbraccio? Un suo bacio? Lo desideravo più di ogni altra cosa, avrei voluto sentirlo contro il mio corpo, ma ancora non potevo, mancava poco e poi, avrei potuto fare tutto ciò che volevo.
Passai un pomeriggio a ridere e scherzare con i fratelli Cullen, tutti i fratelli, anche Rose che stranamente sembrava leggermente meno scontrosa nei miei confronti rispetto a prima. Mi aiutarono a prenotare il volo per il giorno dopo e mi raccontarono tutto quello che avevano fatto in quei mesi.
Risi, scherzai con tutti, sentendomi nuovamente a casa, con la mia famiglia, con la mia seconda famiglia che probabilmente presto sarebbe diventata la mia famiglia.
Sì, non avevo cambiato idea. Nonostante il tempo fosse passato, volevo ancora che Edward mi trasformasse, che mi facesse diventare come lui. Lo amavo e non potevo immaginare di passare tutta la vita sapendo che comunque un giorno io sarei morta e lui se ne sarebbe andato. Non potevo pensare che un giorno l’avrei lasciato, non potevo sopportarlo. E poi mi ero sempre sentita sbagliata come umana, mi ero sempre sentita come se fossi di troppo, invece con loro mi sentivo a casa, mi sentivo bene, rilassata, in pace con il mondo. Mi sembrava quasi di appartenere al loro mondo e c’era solo un modo per appartenervi completamente: diventare una di loro. Lo volevo, lo desideravo.
Verso sera Edward mi riaccompagnò a casa, riportandomi alla memoria i ricordi di quando stavamo insieme.
Come sempre arrivammo troppo velocemente.
<< Domani posso accompagnarti in aeroporto? >> mi chiese guardandomi con quei suoi occhi dorati.
<< Non vorrei disturbarti, in teoria dovresti andare a scuola, sbaglio? >>
<< In realtà domani danno sole, sono tutto per te >> il suo sorriso sghembo saettò sulle sue labbra.
<< Quale onore >> dissi sorridendo divertita. Rise inebriandomi della sua risata.
<< A domani, allora? >>
<< A domani. >>
Lo guardai intensamente prima di scendere dalla macchina. Avrei voluto baciarlo, avrei voluto che scendesse e che mi accompagnasse fino alla porta, ma mi rendevo conto che non fosse una cosa possibile, mi rendevo conto che sarebbe stata una situazione strana trovarsi davanti alla porta senza sapere cosa fare. Sarebbe stato imbarazzante e forse era meglio evitare.
Entrai in casa sentendo il televisore accesso.
<< Bella? >> sentii la voce di mio padre e mi diressi verso il salotto.
<< Sì, non ti sei preoccupato, vero? Ero dai Cullen >> dissi timidamente.
<< Immaginavo. Comunque, no. Sono appena arrivato >> sorrise.
Mi sedetti vicino a lui sul divano.
<< Come hai fatto ad arrivare da solo? >> lo guardai perplessa.
<< Billy era venuto a trovarmi proprio quando dovevo uscire, mi ha accompagnato lui. Ah, ti saluta Jacob, mi ha chiesto se stavi meglio. >>
Jacob. Sapere che lui fosse un licantropo, acerrimo nemico dei vampiri, non mi aveva di certo fatto saltare di gioia, ma non era neanche una notizia sconvolgente. Non mi sarei stupida neanche se mi avessero detto che esistessero le fate, gli orchi, gli unicorni e qualsiasi altro animale fantastico. Ormai non mi sarei davvero stupida più di niente a quel punto.
Annuii solamente.
<< Potresti uscire con Jacob ogni tanto, è diventato davvero un bel ragazzo >> disse guardando la televisione.
<< Papà >> lo richiamai.
<< Che c’è? >> si girò a guardarmi allibito.
<< Non voglio avere un appuntamento con nessuno. >>
<< E chi ti dice che io intenda un appuntamento? Come amici, insomma, un po’ di tempo l’avete passato insieme, potreste conoscervi meglio, diventare amici, che ne dici? >>
<< Ci penserò, ok? >> gli sorrisi.
Non c’era niente di male nel passare del tempo con Jacob, nel volerlo conoscere, insomma, anche se avessimo passato del tempo insieme che male avrebbe potuto farci? Nessuno, avrei solamente avuto un amico di più.
<< Oggi sono andata a scuola, ho sistemato tutto. Il preside ha detto che non ci saranno problemi e che non dovrei avere problemi. Ho già prenotato l’aereo per domani mattina e vado a Phoenix, rimarrò là un paio di giorni e poi torno. Saprai stare da solo? >>
<< Bella, non sono un bambino, massimo chiamerò Su… >> lo vidi bloccarsi e sbiancare.
<< Massimo chi chiamerai? >> gli chiesi curiosa con un sopracciglio alzato.
<< Ecco, vedi… in questo ultimo periodo… ho frequentato una persona. Mentre tu eri via, Harry, un mio caro amico ha avuto un infarto ed è morto. Sua moglie era parecchio giù, ho cominciato a chiamarmi per piccole cose, le avevo detto che per qualsiasi cosa l’avrei aiutato.  Ecco… abbiamo cominciato a frequentarci. Sue, è la madre di Seth e Leah degli amici di Jacob. Abbiamo cominciato ad uscire, a frequentarci, ma solo come amici eh, non pensare che… >>
<< Papà, >> gli toccai un braccio facendolo fermare << sei grande, sei un adulto, non devi di certo darmi delle spiegazioni a me, non devi, davvero. Sono felice per te, come potrei non esserlo? È giusto che anche tu ti rifaccia una vita e se Sue ti rende felice, per me va bene. Voglio che tu sia felice >> gli sorrisi.
Lo vidi sorridermi imbarazzato e abbassò lo sguardo.
<< Quindi verrà lei a casa ad aiutarti massimo? >> mi faceva piacere sapere che qualcuno che aiutasse mio padre ci fosse. Be, in un certo senso avrei potuto anche non tornare a Forks, se esisteva Sue, avrebbe potuto lei prendersi cura di mio padre.
<< Sì, penso che non ci siano problemi. >>
Sì, avrebbe potuto aiutare lei mio padre, ma la verità era che io non volevo restare a Phoenix ora che i Cullen erano tornati, ora che avrei potuto ricostruire qualcosa, poi se mio papà non me ne aveva parlato prima, ci sarà stato pure un motivo.
<< Vado a dormire. Domani devo prendere un aereo >> andai da lui e gli lascia un bacio sulla guancia che fece arrossire entrambi.
Feci per salire le scale, ma mio padre mi fermò.
<< Bella? >>
<< Dimmi >> gli sorrisi sbucando dal muro.
<< Verrai lo stesso a vivere qua? >> abbassò lo sguardo imbarazzato.
<< Perché non dovrei? >> sorrisi.
Aveva avuto il mio stesso pensiero. Pensava davvero che non sarei tornata, ma ormai non potevo lasciare Forks. Un anno e mezzo prima l’avevo lasciata perché ormai era un posto scomodo in cui stare, in cui i ricordi mi avrebbero solo fatto stare male, dovevo andarmene, ma ora, adesso che c’era qualcosa per cui tornare, ora che i Cullen erano tornati, ora che quella città aveva qualcosa da offrirmi, non potevo non tornare. E poi volevo bene a Charlie, mi piaceva stare in compagnia e quella piccola cittadina mi era entrata nel cuore più di quanto volessi ammettere.
<< Be, adesso che sai di Sue, magari… >>
<< Non preoccuparti, non tornerò a Phoenix. Verrò ad abitare con te. >>
<< Buonanotte Bella. >>
<< ‘Notte. >>
Salii le scale ed entrai in camera mia.
Mi guardai attorno. Quella sarebbe stata nuovamente la mia stanza, fino a quando non lo sapevo nemmeno io.
Quella era stata la stanza in cui avevo passato alcuni dei momenti più belli della mia storia con Edward, i momenti in cui ci baciavamo, parlavamo, rimanevamo semplicemente abbracciati a coccolarci.
Guardai la finestra. Avrei voluto aprirla, lasciarla leggermente socchiusa in modo che Edward sarebbe potuto entrare, speravo sarebbe entrato, speravo che sarebbe venuto. Sì, speravo, ma come potevo pensare che sarebbe venuto davvero? Su quali basi pensavo una cosa del genere? Lui non mi aveva detto Ci vediamo dopo, mi aveva detto A domani come se la notte non fosse un momento importante della giornata. Per me la notte era il momento migliore, soprattutto quando stavo con Edward. Era durante la notte che potevamo stare da soli sul serio, da soli senza che gli altri potessero sentire in alcun modo i nostri discorsi, senza che gli altri potessero guardarci e guardare la coppia che eravamo. Durante la notte non c’erano spettatori, non c’era nessuno, solo io ed Edward, nessun altro ed era quella cosa importante.
Scossi la testa quando capii che non aveva senso lasciare la finestra leggermente aperta, Edward non sarebbe venuto, non dovevo nemmeno pensarci.
Non era molto tardi, erano solo le nove, ma il giorno dopo avrei dovuto affrontare un volo, avrei dovuto affrontare il giorno più difficile della mia vita.
Sarei dovuta tornare a Phoenix, avrei dovuto sistemare le cose, salutare tutti e tornare a Forks. Un paio di giorni e avrei risolto tutto. Speravo. Insomma, la parte più difficile di quei giorni sarebbe stato parlare con Daniel, fargli capire cosa fosse successo e cercare di non passare per la stronza di turno, anche se ero la stronza di turno, insomma, quale ragazza sta insieme ad un ragazzo che la ama quando lei ama un altro? Solo una stronza.
Daniel non l’avrebbe presa bene, si sarebbe arrabbiato, avrebbe urlato, lo immaginavo già e immaginavo la sua faccia quando gli avrei detto la fatidica frase Rimaniamo amici, immaginavo già la sua risata. Ma perché non potevamo rimanere amici? Cosa ci sarebbe stato di male?
Be, qualcosa di sbagliato ci sarebbe stato, insomma, Daniel provava qualcosa per me, mentre io… io provavo solo del semplice affetto, affetto che avrei potuto provare anche con mio fratello, nulla a confronto con quello che provavo per Edward.
Mi feci una conversazione mentalmente, immaginando quello che avrei potuto dire a Daniel, ma non mi sembrava mai di trovare il modo giusto, anche se un modo giusto non c’era. Sapevo non ci fosse.
Sobbalzai quando sentii bussare alla finestra.
Mi girai terrorizzata e quando vidi Edward sorridere divertito, tirai un sospiro di sollievo.
Andai ad aprirgli.
<< Puoi pure ridere se vuoi >> gli diedi le spalle.
Scoppiò a ridere, cercando comunque di non fare troppo rumore per non farsi sentire da Charlie.
Ero offesa dalla sua risata, ma non potevo nemmeno dire che la cosa mi dispiaceva: sentire la sua risata era sempre qualcosa di stupendo, così cristallina e perfetta che sembrava una dolce melodia alle mie orecchie.
Non sapevo tenere il broncio se lui rideva in quel modo.
<< Non pensavo saresti venuto >> dissi in imbarazzo quando lui smise di ridere facendoci avvolgere dal silenzio.
<< Volevo venire dopo che ti fossi addormentata, ma non ho resistito, volevo vederti sveglia. >>
Il suo sguardo puntato nel mio fu qualcosa di altamente destabilizzante.
Gli diedi le spalle facendo finta di mettere a posto qualcosa sul cassettone.
Quando mi girai lo trovai sdraiato sul letto. Era la visione più celestiale ed erotica che avessi mai visto: le braccia piegate dietro la testa, i muscoli tirati e in risalto.
Deglutii a vuoto.
<< Almeno togliti le scarpe >> gli diedi nuovamente le spalle cercando di darmi una calmata.
Averlo nuovamente nella mia stanza faceva uno strano effetto, soprattutto perché non sapevo come comportarmi, non sapevo cosa fare, cosa dire, insomma, ero in un imbarazzo assoluto.
Andai nell’armadio, tirai fuori un pigiama pulito e mi diressi verso il bagno.
<< Vado a cambiarmi >> gli occhi bassi che guardavano il pavimento.
Non aspettai nemmeno una sua risposta, non aspettai nemmeno un suo cenno, mi defilai velocemente.
Mi odiavo, non mi sopportavo, perché dovevo comportarmi in quel modo solo con Edward? Perché dovevo essere una completa cretina, imbecille solo quando lui era nelle vicinanze? A Phoenix non ero mai stata così, a Phoenix ero sicura di quello che facevo e invece quando c’era Edward nelle vicinanze, tutto era difficile, tutto sembrava così imbarazzante da fare.
Probabilmente mi sentivo in imbarazzo ai suoi occhi. Lui era perfetto, era l’essere più perfetto che sarebbe potuto esistere al mondo, qualsiasi cosa lui avrebbe fatto sarebbe stata perfetta, era matematicamente provato. Io cos’ero? Una stupida umana che non sapeva nemmeno quello che faceva, agli occhi di un vampiro sembravo così insignificante. Quella era la mia paura, avevo paura che qualsiasi cosa avessi fatto Edward mi avrebbe visto come una stupida, come una stupida ragazza, non avevo ancora capito niente e l’avrei capito solo con il tempo.
Mi svestii velocemente e tornai in camera. Appoggiai i vestiti piegati su una sedia e andai alla finestra.
Rimasi ad ammirare la boscaglia che si estendeva intorno a casa mia. Cominciai a torcermi le mani, non sapevo cosa fare, come comportarmi.
<< Bella, guarda che vuoi venire a letto, non mordo, almeno, per adesso non ne sento il bisogno >> lo sentii sghignazzare.
Lo guardai, stupendomi di quanto fosse bello alla luce fioca che entrava dalla finestra, sembrava ancora più perfetto, più lucente e bello di quanto fosse mai stato.
Mi avvicinai a testa bassa al letto e mi infilai sotto le coperte cercando di mantenere una certa distanza tra me e il suo corpo.
<< Forse è meglio se me ne vado >> non lo sentii nemmeno allontanarsi dal letto che era già alla finestra.
<< No, aspetta >> lo fermai cercando di trovare il coraggio di guardarlo negli occhi. << Rimani >> mi guardò incerto, non sapendo cosa fare. Poi si avvicinò e si sdraiò come prima, solo che stavolta era meno rilassato.
Rimanemmo in silenzio, io a guardare il soffitto, lui perso a guardare chissà che cosa.
Il silenzio era insopportabile, non potevo pensare che Edward non fosse con me per sentirmi meglio. Era lì! Sentivo il suo corpo vicino al mio nonostante non ci toccassimo neanche, sentivo la sua presenza, la percepivo, sentivo la pelle bruciare, la pelle pizzicare a causa della sua vicinanza, non potevo fare finta di niente, non ci sarei mai riuscita.
<< Senti, Bella, so che in questo momento ci troviamo a questo punto per causa mia, ma io vorrei rimediare. Stai per tornare a Forks e sinceramente una piccola speranza di poterti riavere mia, mi sta frullando nella testa. Forse non dovrei, forse dovrei continuare a starmene in disparte come ho fatto negli scorsi mesi, ma, non ce la faccio, mi dispiace, io ti amo e non voglio fare lo stesso errore degli scorsi mesi, non voglio nascondermi, non voglio nascondere quello che provo per te, voglio provare a farti capire che a te ci tengo davvero. Non mi interessa quanto tempo ci vorrà, io sono eterno, ho tutta l’eternità davanti, sarò disposto a perdere la mia eternità per farti capire quanto io ti ami. Con piccoli gesti, con piccole cose che spero ti faranno piacere, voglio provare a conquistarti, di nuovo >> inutile dire che a quelle parole il mio cuore aveva cominciare a battere troppo forte, a pompare del sangue che lui avrebbe sentito benissimo.
Avrebbe fatto di tutto per riconquistarmi, ma non aveva ancora capito che io ero ancora completamente sua? Che lo sarei stata per tutta la vita e probabilmente anche altre? Non doveva conquistarmi, doveva solamente farmi capire che mi amasse, farmi capire che avesse sbagliato e le sue parole in quel momento erano solo parole. Me le aveva già dette in passato, aveva già detto che mi avrebbe dimostrato il suo amore, ma non l’aveva mai fatto, speravo che quella volta le cose sarebbero state diverse. Anzi, sapevo che quella volta le cose sarebbero state diverso, sentivo qualcosa nel suo tono di voce, qualcosa che non sapevo spiegare, qualcosa che non sapevo decifrare, ma che mi lasciava questa sensazione di benessere, di certezza, di consapevolezza che tutto sarebbe tornato come una volta.
Ma non potevo lasciare il suo discorso così, sospeso a metà, era giusto che lui sapesse qualcosa, era giusto chiarirgli le idee, non sarebbe stato facile, ma ce l’avrei fatto.
<< Edward… tu… tu non devi riconquistarmi, io sono ancora tua, lo sono stata anche in tutto questo tempo, anche mentre stato con un altro, io ero tua, ho marchiato il tuo nome nel cuore e non se ne può andare così facilmente, non se ne potrà mai andare. Solo che, sono rimasta delusa, ferita dal tuo comportamento, non devi riconquistarmi, devi solo farmi capire quanto tu ci tenga a me e dovrai promettermi che non mi lascerai mai per nessun motivo e che non penserai più le assurdità che hai pensato. Edward, io ti amo e non ci può essere posto più sicuro che con te >> con le gote completamente rosse, conclusi il mio discorso.
<< No, Bella, non ti lascerò mai, lo prometto >> mi attirò a sé, facendomi appoggiare al suo petto.
<< Cerca di mantenere la promessa, allora >> inspirai profondamente il suo profumo.
Quanto mi era mancato? Quanto avevo sognato di rifarlo? Quanto era bello sentire il suo profumo inconfondibile di muschio? Come avevo fatto ad andare avanti senza di esso? Era stata una tortura e me ne rendevo conto solo in quel momento perché avevo nuovamente sotto mano quel profumo eccezionale, invitante, bellissimo, di Edward. Probabilmente era quello che lo rendeva bellissimo, il fatto che fosse suo, se qualcun altro avesse avuto il suo stesso profumo non mi avrebbe attirato, non mi sarebbe nemmeno piaciuto, invece, mi piaceva da impazzire.
<< Lo farò. Buonanotte, Bella >> mi lasciò un bacio tra i capelli che cominciò ad accarezzare.
<< ‘Notte, Edward >> mi strinsi maggiormente al suo petto cercando di farlo con tutte le forse per non farlo andare via, volevo che rimanesse tra le mie braccia, che rimanesse così, con me, per sempre.
Quella fu una delle notte più belle dopo mesi.
Io ed Edward, un nuovo inizio, anzi, non ancora.

 

 

 

 

 

 

 

Buon pomeriggio! Per prima cosa mi deve scusare con voi per questo ritardo pazzesco con cui sto postando. Premetto che questo capitolo è stato un parto, non solo perché è abbastanza lungo, ma anche perché improvvisamente l’ispirazione di scriverlo è andata a quel paese, o meglio, le idee erano in testa, ma la voglia di scrivere era pochissima. Come se non fosse già abbastanza questo fatto, quando avevo voglia di scriverlo non avevo tempo per farlo. In questo periodo ho avuto problemi personali, scuola, impegni, interrogazioni e non è stato per niente facile finire questo capitolo.
Lo so, avevo promesso che non sarebbe successo più e spero che nonostante il ritardo voi continuate a seguirmi e leggermi lo stesso. Non finirò mai di scusarmi e spero che questo capitolo leggermente più lungo del solito sia servito per farmi almeno perdonare un po’.
Allora, in questo capitolo si sistemano parecchio le cose. Bella dà la grande notizia a Charlie, chiama la mamma, prenota un aereo per andare a Phoenix, sistema il problema della scuola, ma cosa più importante, Bella ed Edward parlano e si chiariscono diciamo, anche se non fanno altro che dichiararsi il loro amore. Bella spiega comunque ad Edward che si è sentita ferita e delusa dal suo comportamento, ma non per questo non lo ama più.
Scopriamo anche che Charlie ha cominciato questa relazione con Sue. Mi dispiaceva lasciarlo solo soletto e pensare che avesse passato un anno e mezzo da solo mi aveva fatto un po’ bene, quindi, la relazione con Sue doveva esserci per forza. =)
Charlie propone a Bella di uscire con Jacob per conoscersi. So che molte uccideranno Charlie per questa proposta. Non dirò niente, voglio vedere cosa dite xD
Spero che il capitolo vi sia piaciuto e che non sia stato troppo pesante. Diciamo che Bella si è rilassata e ha risolto un po’ le cose a Forks, ma nel prossimo capitolo tornerà a Forks e dovrà affrontare Daniel, non sarà facile, ve lo dico subito. Ovviamente lui si arrabbierà e… be, non posso dirvi tutto.
Ah sì, l’ultima frase che conclude il capitolo, non pensiate già le peggio cose, vi dico che non ci saranno più ostacoli tra Bella ed Edward e che sarà solo questione di tempo prima che tra di loro diventi tutto come prima. Quindi, vi prego, non pensate male. Non può essere un nuovo inizio perché ancora Bella non ha dato fine a qualcos’altro, c’è ancora qualcosa da sistemare. Spero che abbiate capito xD
Ringrazio tutte le persone che hanno aggiunto la storia alle preferite, seguite e ricordate e alle persone che hanno lasciato una recensione allo scorso capitolo, spero di leggere ancora i vostri commenti e le vostre opinioni.
Ringrazio anche i lettori silenzio che spero un giorno troveranno la voglia di scrivere anche solo qualche riga. =)
Vi ricordo che potete aggiungere su Fb e su Twitter. Mi farebbe davvero piacere conoscervi. =)
Alla prossima ^_^
 

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Capitolo 18
*** Capitolo 18 ***


Capitolo 2








Buona sera!
Eccomi qua con un nuovo capitolo.
Non so come mai, ma mi è uscito un altro capitolo lungo, spero non vi dispiaccia.
Ci vediamo in fondo per le note finali.
Buona lettura  ^_^  

 

Capitolo 18

 

 

Bella POV
Non dormivo così bene da anni. Non avevo dormito così bene da quando Edward mi aveva lasciata.
Dormire con lui, abbracciata a lui, era sempre qualcosa di bellissimo. La vicinanza con il suo corpo aveva come un effetto rilassante per me. Era qualcosa di assolutamente beneficio.
Ero in quel dormiveglia pacifico,in cui senti tutto, ma sei ancora parzialmente nel mondo dei sogni.
Percependo il corpo di Edward ancora vicino al mio, un sorriso spuntò sulle mie labbra e mi strinsi maggiormente al suo petto.
<< Buongiorno >> la sua voce vellutata mi solleticò l’udito.
Il suo braccio mi cingeva le spalle in modo protettivo e dolce.
<< ‘Giorno >> sussurrai con la voce roca.
Con il cervello completamente scollegato, rimasi in quella posizione bellissima, abbracciata all’uomo che amavo.
La sera prima io ed Edward avevamo parlato, non eravamo tornati insieme, ma avevamo capito entrambi che ci amavamo e ci avremmo riprovato.
Aveva promesso che non mi avrebbe più lasciato, che avrebbe provato a farmi capire quanto mi amasse, ma stavolta sul serio, non come le altre volte che aveva solo dato aria ai polmoni per niente senza alla fine fare qualcosa di concreto. Stavolta ci avrebbe provato davvero, avrebbe ricominciato a comportarsi come una volta. Ormai tempo un paio di gironi e sarei tornata definitivamente a Forks, sarei tornata a scuola come una volta, avevo bisogno di un passaggio, no?
<< Tuo papà sta per salire. Devo andare. >>
Mugugnai e mi strinsi maggiormente a lui.
<< Bella, devo andare >> sussurrò.
<< Devi andare per forza? >> gli domandai a contatto con il suo petto.
<< A meno che tu non voglia vedere tuo papà molto arrabbiato e vedere la sua faccia stupita quando il proiettile mi rimbalzerà addosso, devo andare. >>
<< Solo perché voglio bene a mio papà, ti lascerò andare >> mugugnai staccandomi da lui.
Lo sentii ridacchiare e lasciarmi un bacio sulla testa.
<< Ci vediamo tra un’ora >> mi sussurrò prima di andarsene.
Non sentii neanche il minimo rumore che mi avvisò che se ne fosse andato definitivamente dalla mia camera.
Un’ora? Perché un’ora?
Ah, giusto. Devo andare a prendere un aereo per Phoenix.
Non avevo molta voglia di partire ora che con Edward le cose si stavano più o meno sistemando, ma comunque non ero ancora del tutto libera di fare ciò che volevo. C’era ancora Daniel che faceva parte della mia vita, Daniel era ancora il mio ragazzo, nonostante non lo fosse mai stato davvero.
In fondo in fondo, non l’avevo mai considerato il mio ragazzo perché lo era sempre stato qualcun altro, perché nonostante ci fossimo lasciati, mi consideravo ugualmente la sua ragazza anche se probabilmente non avrei dovuto. Ma non potevo farci niente, mi sentivo legata a lui anche se non l’avessi mai più rivisto. Una piccola parte di me si sarebbe sempre considerata la sua ragazza, sempre.
Sentii la porta della mia stanza aprirsi e alzai leggermente la testa. Vidi mio papà e mi accoccolai di nuovo tra le coperte.
<< Buongiorno, non pensavo fossi già sveglia >> sentii il materasso vicino a me abbassarsi.
<< Sono sveglia da un po’. >>
<< A che ora hai l’aereo? >> mi chiese, accarezzandomi la testa.
<< A mezzogiorno. >>
<< Non pensi sia meglio che ti prepari? >> la sua dolcezza era quasi disarmante. Non l’avevo mai sentito parlare in modo così dolce.
<< C’è qualcosa che ti preoccupa? >> gli chiesi girandomi a guardarlo.
Lo vidi sorridere e abbassare lo sguardo leggermente imbarazzato.
<< Stavo pensando a quello che stai facendo per me, cioè, lo so che non lo stai facendo solo per me, ma… penso che stai facendo una cosa davvero bella per me >> si guardava i piedi come se fossero interessanti.
<< Papà, lo sto facendo perché ti voglio bene e sì, non lo sto facendo solo per te, in un certo senso lo faccio anche per me. Insomma, c’è Edward qua, c’è la sua famiglia, i miei amici e per quanto possano mancarmi i miei amici di Phoenix, a quelli che ho qua mi ci sono affezionata troppo, sono persone speciali, sono persone che mi vogliono bene come io ne voglio a loro. E poi, Forks non è poi così male >> aggiunsi ridendo alla fine.
Mio padre cominciò a ridere anche lui, contagiato dalla mia risata.
<< Diciamo che prendi due piccioni con una fava tornando. >>
<< Sì, diciamo così >> sorrisi.
<< Avanti, preparati che ti accompagno in aeroporto >> si alzò dal mio letto andando verso la porta.
<< Veramente… >>
<< Ti accompagna Edward >> completò la mia frase.
<< Sì >> abbassai lo sguardo imbarazzata, ma con un sorriso sulle labbra che illuminava il mio viso.
<< Ok >> lo sentii scendere le scale.
Velocemente uscii dal letto, andando a farmi una doccia di quelle rigeneranti, una di quelle docce in cui ti sentii beata e rilassata, in cui niente ti sembra andare storto. Certo in quel momento tutto andava bene, ma quella giornata sarebbe finita male, molto male. Dovevo solo arrivare a Phoenix.
Uscii dalla doccia, mi vestii, preparai la piccola valigia che avevo preso per tornare a Forks che praticamente non avevo nemmeno toccato e andai giù di sotto.
Improvvisamente, mi resi conto di una cosa. Era da almeno due giorni che non sentivo Daniel, per quale motivo? Il cellulare era sempre rimasto accesso, ma di lui nemmeno una traccia.
Pensai di chiamarlo, di avvisarlo che sarei tornata a casa e avvisarlo della brutta notizia, ma non mi sembrava il caso, non mi sembrava davvero il caso di dargli quella batosta al telefono, volevo vederlo, faccia a faccia, a quattr’occhi, dovevamo parlarne.
Presi in mano il telefono e feci partire la chiamata, decisi che almeno fargli sapere che stessi tornando fosse il minimo.
<< Amore, come stai? >> la sua voce felice giunse al mio orecchio dopo neanche due squilli.
<< Bene, tu? >> mi faceva piacere sentirlo, dovevo ammetterlo, ma non quanto facesse piacere a lui.
<< Ora che ti ho sentito meglio. Non ti ho più chiamato perché non volevo disturbarti, ho pensato che avessi altro da fare invece di stare al telefono con me, spero di non aver fatto preoccupare. >>
<< No, no. Tranquillo, ho pensato fosse per questo motivo >> Sinceramente non ho nemmeno pensato a te.
Era la verità, certo, ma da dove usciva quella parte di me stronza? Non pensavo di esserlo, anche se ormai da come mi ero comportata con Daniel fin dall’inizio potevo solo considerarmi una stronza e nient’altro.
<< Come mai hai telefonato? Successo qualcosa? >>
<< Sto per tornare a casa. Adesso mio papà mi accompagnerà in aeroporto e prenderò il volo di mezzogiorno >> mi misi un dito vicino alle labbra in segno di stare zitto quando mio papà aprì bocca per replicare.
Non era il momento che parlasse e dicesse qualcosa di assolutamente improbabile.
<< Davvero? Ma che bellissima notizia. Tuo papà sta meglio? Chi rimarrà con lui? Posso venirti a prendere all’aeroporto? >> cominciò come una macchinetta a sparare un sacco di domande.
<< Sì, torno davvero >> anche se poi me ne andrò nuovamente << Mio papà sta benissimo, non ti preoccupare non sarà solo. Certo che puoi >> mi sentivo una stupida a dover rispondere alle sue domande poste in così poco tempo, avrei preferito rispondere una ad una.
<< Allora, ti lascio andare, tra poco partirai per andare all’aeroporto, giusto? Quindi ti lascio andare. Ci vediamo dopo, per che ora torni? >> mi aveva posto la domanda come se fossi andata a fare la spesa e ci avrei messo pochissimo tempo a tornare a casa.
<< Dovrei arrivare per le due. Penso >> mi sentivo a disagio, appena arrivata a casa avrei dovuto porre fine a quella storia, immediatamente.
<< Allora, a più tardi. Ti amo, Bella. >>
<< A più tardi >> chiusi la chiamata sentendomi uno schifo. Quale persona si poteva comportare in quel modo? Che genere di persona poteva prendere in giro un ragazzo realmente innamorato? Solo io, Bella, la stronza delle stronze, avevo davvero superato il limite.
<< Scusa, ma una domanda mi sorge spontanea, chi era al telefono? Sono sicuro che non fosse la voce di tua madre, almeno che non fosse un uomo e avessi cominciato a dirti che ti ama >> mio papà aveva un’aria tra il divertito e il preoccupato. Non sapevo quale delle due prevalesse sull’altra.
<< Ecco, be, ho un ragazzo >> sussurrai a bassissima voce.
<< Cosa? Mi è sembrato di sentirti dire che hai un ragazzo >> mi guardò scioccato.
<< Hai sentito bene, ho un ragazzo. >>
<< Ok, allora, scusa, ma non capisco. Hai un ragazzo e torni a Forks per stare con Edward? Sono un po’ confuso >> mi guardò con un sopracciglio alzato.
<< è un po’ complicato da spiegare >> gli dissi sperando che smettesse di fare domande.
<< Ho tutto il tempo, almeno fino a quando arriva Edward, a proposito, lui sa di questo ragazzo? >>
<< Sì. >>
<< Ok, spiegami, voglio capire >> andò in salotto e si sedette sulla sua poltrona.
Lo raggiunsi e sbuffando cominciai a raccontargli tutta la storia, ovviamente non tutta tutta, tralasciai alcuni particolari, ma gli raccontai di come Edward fosse venuto a cercarmi, di come avessi deciso di uscire con Daniel perché volevo ricominciare ad avere una vita, insomma, gli dissi tutto, tutto quello che non gli avrebbe fatto avere un altro infarto.
<< Wow! La vita di mia figlia sta cominciando a farsi interessante >> disse serio guardandomi con gli occhi sgraniti.
<< Papà! >> lo ripresi indignata.
<< Che c’è? Insomma, ho sempre pensato che la tua vita fosse alquanto… monotona. >>
<< Sono felice di sapere che mio papà mi sta dando della noiosa >> sbuffai incrociando le braccia indignata.
<< Ma non è questo. Cioè, ho sempre pensato che la tua vita sentimentale fosse alquanto… inesistente, ecco >> disse imbarazzato.
<< Effettivamente lo era >> ammisi.
<< Vedi che non ho tutti i torti allora? >> mi chiese ridendo.
<< Sì, hai ragione. La mia vita si sta facendo interessante >> risi di gusto.
Sentii bussare alla porta e andai ad aprire continuando a ridere.
<< Buongiorno! Come stai? >> Edward mi guardava divertito, probabilmente prima di entrare aveva ascoltato tutta la conversazione: spione.
<< ‘Giorno. Bene, grazie. Tu? >> gli sorrisi facendogli segno di entrare.
<< Bene. Signor Swan >> mosse leggermente il capo in segno di saluto.
<< Edward >> mio papà se ne andò in cucina.
<< Prendo la borsa, saluto mio papà e partiamo, va bene? >> lo vidi annuire.
Salii in camera mia, presi la borsa che avevo lasciato sul pavimento e corsi giù di sotto. Sulla soglia c’era ancora Edward che mi guardò sorridendo, gli sorrisi leggermente imbarazzata e andai da mio papà in cucina.
<< Papà, ci vediamo tra un paio di giorni. Mi raccomando. Chiama Sue e fatti venire a dare una mano fino a quando non ci sarò io, ok? >> gli lasciai un bacio sulla guancia.
<< Va bene >> rispose imbarazzato. << Mi raccomando, fai la brava e vedi di risolvere la situazione, anche se è alquanto interessante sapere che è come se avessi due ragazzi >> rise.
Scossi la testa pensando che ormai l’avessi perso.
<< Ci vediamo >> uscii dalla cucina ridendo e andai verso Edward.
<< Possiamo andare >> gli sorrisi, ma quando incontrai il suo sguardo serio, si spense immediatamente.
Mi prese la valigia e si diresse verso la sua Volvo parcheggiata davanti a casa mia.
Salii al posto del passeggero e mi aspettai che Edward mettesse in moto.
Partimmo verso l’aeroporto e un silenzio strano ci avvolse.
Ero agitata, inquieta da quel silenzio.
<< è successo qualcosa? >> gli chiesi improvvisamente.
<< Niente. Perché? >>
<< Ecco, non so, mi è sembrato di vederti felice prima, invece adesso sei… sembri… arrabbiato >> lo guardai con la coda dell’occhio.
<< Non sono arrabbiato, sono solamente infastidito al solo pensiero che tu sei ancora insieme ad un altro. >>
<< è anche per questo che torno a Phoenix, per lasciarlo. Edward, te l’ho spiegato ieri sera, io ti amo e lo ammetto, ho sbagliato ad accettare di uscire con Daniel, ma non posso tornare indietro. Adesso devo solo mettere a posto le cose con lui e dirgli la verità, non sarà facile, ma devo farlo. È giusto per lui, ma anche per me… per noi >> sussurrai alla fine.
<< Non è stato facile per me vederti con lui, saperti con un altro non mi ha di certo reso felice, però capisco anche che tu non potessi continuare ad aspettarmi in eterno, era giusto che ti rifacessi una vita, ma mi dà fastidio. Non posso nasconderlo. >>
<< Mi fa piacere che ti dia fastidio >> lo guardai e appoggiai la mia mano sulla sua sul cambio.
Si girò a guardarmi e mi sorride.
<< Chi è questa Sue che tuo papà deve chiamare? >> mi chiese improvvisamente curioso.
<< è una donna con cui sta uscendo da un po’. Era la moglie di un suo amico che ha avuto un infarto un anno fa più o meno, hanno cominciato ad uscire. È la mamma di due amici di Jacob >> spiegai tutta sorridente.
<< Hai più sentito Jacob? >>
<< No, mio papà mi ha solo detto che mi salutava e basta. Non ci siamo più visti, ma vorrebbe che cominciassi ad uscire con lui. >>
<< In che senso? >> chiese Edward che cominciò già a stringere il volante.
<< Non nel senso che pensi tu, come amici, così per conoscerci un po’. Non fa mai male avere un amico in più, no? E poi mi è simpatico. Ci ho parlato poco, ma è simpatico. >>
<< Altro che diventare amici, quello vorrebbe essere qualcosa di più >> digrignò i denti.
<< Edward, penso che tu ti stia sbagliando >> gli dissi dolcemente.
<< Bella, vorrei ricordarti che gli leggo nel pensiero, so che cosa pensa di te. >>
<< Ok, probabilmente mi trova carina, ma, Edward, il punto non è questo, a me non importa di lui in quel senso, quindi non devi preoccuparti, ok? >> gli accarezzai un braccio.
Si rilassò leggermente e mi sorrise, ma sapevo che non sarebbe stato tranquillo.
Un silenzio per niente opprimente e imbarazzante ci avvolse, fino a quando non arrivammo in aeroporto.
Erano le dieci e mezza, andai a fare il check in e mi diressi ad aspettare l’aereo che mi avrebbe riportato a Phoenix.
<< Ah, dimenticavo, potresti farmi un favore? >> gli chiesi quando ci sedemmo nella sala d’attesa.
<< Dimmi tutto >> mi fece il suo sorriso sghembo.
<< Domani vai a scuola, giusto? >> lo vidi annuire. << Potresti chiedere quando posso venire a scuola? Il preside ha solo detto che si sarebbe informato per le carte, i voti, le pagelle e cose simili, ma non mi ha detto nient’altro. >>
<< Certo, manderò Alice in missione segreta. >>
<< Grazie >> gli sorrisi.
<< Allora, felice di poter presto rivedere tutti? >>
<< Be, non più di tanto. Sai che non mi piace stare al centro dell’attenzione, di nuovo. >>
<< Guarda il lato positivo, non sarai più così interessante come prima. >>
<< Grazie, mi stai dicendo che sono noiosa? >> lo guardai indignata.
<< Non stavo dicendo questo >> mi disse con tutta calma portandomi una ciocca di capelli dietro l’orecchio. << Intendevo che non ti considereranno più di tanto perché non sei una nuova arrivata, ti conosceranno praticamente tutti e non avranno più attrazione verso di te nel voler sapere cosa ti piace o cose simili. Tutti ti conoscono. >>
<< Non tutti, magari i nuovi arrivati… >>
<< Sì, magari solo quelli, ma che stiano alla larga da ciò che è mio. Sono molto possessivo >> sussurrò sulla mia guancia prima di lasciarmi un bacio e poi un altro sulla mascella.
Inizialmente mi irrigidii e trattenni il respiro.
Che stiano alla larga da ciò che è mio. Sono molto possessivo.
Quella frase mi martellava nel cervello. Ero sua, anche se lo ero sempre stata, ma sentirmelo dire era qualcosa di assolutamente destabilizzante.
Mi girai a guardarlo e mi persi nelle sue iridi dorate.
Avevo un’immensa voglia di baciarlo, di sentire le sue labbra fredde e perfette sulle mie.
Mi sporsi verso di lui per baciarlo, ma lui mi bloccò.
<< Bella, non voglio essere l’amante, io voglio essere il tuo ragazzo >> mi posò le sue labbra fredde sulla mia guancia.
Chiusi gli occhi beandomi di quel contatto.
Maledetto Daniel, perché doveva esistere? Perché io ero stata talmente stupida da stare insieme a lui quando non provavo niente? Stupida.
Poco dopo chiamarono il mio volo e io non mi sarei voluta muovere da quella sedia.
<< Chiamami per farmi sapere quando torni, ok? Verrò a prenderti >> mi sorrise sghembo.
<< Ok >> mi sentii arrossire.
<< E se vuoi chiamarmi anche per qualsiasi altro motivo, per me va bene >> aggiunse ridendo.
<< Me lo ricorderò >> risi anch’io.
<< Be, allora, ci sentiamo >> mi abbracciò prima ancora che io capissi cosa stesse per fare.
Sentivo quanto si stesse trattenendo dall’abbracciarmi più del dovuto, aveva sempre paura di farmi male, ma io lo abbracciai con tutta la mia forza, non avrei rischiato di fargli male.
Mi beai del suo abbraccio e del suo profumo.
<< Spero che non deciderai di rimanere con lui >> disse improvvisamente rompendo il mio momento idilliaco.
<< Edward, non devi neanche dirla una cosa del genere, so chi voglio e chi amo, non ci ripenserò, tranquillo >> gli lasciai un bacio sulla guancia, presi la mia valigia e mi diressi verso il gate del mio volo.
Non mi girai a guardare indietro, non mi girai per vedere se Edward fosse ancora lì e mi stesse guardando. Sapevo che se mi fossi girata e l’avrei visto, avrei ripreso in mano la mia valigia e non sarei partita, ma dovevo farlo, dovevo sistemare quell’ultima faccenda per poi essere completamente libera, per poi essere completamente di Edward, anche se lo ero sempre stata.
 
* * * * *
 
Erano le due esatte quanto atterrai all’aeroporto di Phoenix. Avevo passato tutto il viaggio a pensare e a ripensare alle parole che avrei potuto dire a Daniel per chiudere quella storia, quella storia che non era mai nemmeno iniziata. In un certo senso avevo paura, non volevo perderlo come amico, ma sapevo che non lo saremmo più stati dopo la nostra rottura, non avremmo mai più avuto un dialogo tranquillo, probabilmente mi avrebbe cominciato ad odiare.
Scesi dall’aereo con tranquillità non volendo arrivare al momento in cui avrei visto Daniel, sicuramente avrei cominciato a sentirmi male al solo pensiero di dovergli parlare e poi non sarei riuscita a baciarlo come se niente fosse.
Purtroppo per me, le persone scendevano davvero velocemente e in poco tempo mi trovai all’interno dell’aeroporto.
C’era davvero un sacco di gente che aspettava parenti, amici, magari fidanzati, mariti, mogli che tornavano da Forks per chissà quale motivo.
E tra quelle persone c’era sicuramente anche Daniel che mi stava aspettando, che non vedeva l’ora di vedermi, già mi immaginavo la sua faccia. Me lo immaginavo che come uno struzzo allungava il collo per vedermi, per scorgere la mia figura prima che lo vedessi io.
<< Bella! >> sentii una voce in mezzo alla folla.
Vidi qualcuno corrermi in contro.
Ed eccolo lì, che correva e sgomitava per farsi largo tra la folla, per raggiungermi.
Quando me lo trovai davanti, mi prese di peso e mi abbracciò.
<< Non puoi nemmeno immaginare quanto mi sei mancata >> mi sussurrò all’orecchio lasciandomi poi un bacio sulla guancia.
Il mio compito sarebbe stato ancora più duro di quanto avessi mai pensato.
<< Mi sei mancato anche tu >> voce incrinata, abbraccio alquanto fiacco.
Se ne accorse, mi mette giù.
<< è successo qualcosa? >> mi chiede preoccupato alzandomi la testa con due dita.
<< No, niente, tranquillo. Tutto a posto, mi sei solo mancato >> feci un sorriso tirato, sperando di averlo convinto.
<< Sono felice di saperlo >> sussurrò sulle mie labbra prima di baciarmi.
Un bacio davvero molto passionale, un bacio che mi fece capire quanto gli fossi mancata.
Un enorme nodo mi chiuse lo stomaco, gli occhi cominciavano a pungere. No, decisamente non sarebbe stato semplice come avevo pensato.
Immaginare la scena a casa, in un letto, da sola, non sarebbe mai potuto essere realista perché non avevo lui davanti, non avevo davanti la persona che conoscevo da tutta la vita, che mi amava e a cui io volevo un bene dell’anima. Anche se non lo amavo, non potevo negare che gli volessi bene, fin troppo, gli volevo bene come ad un fratello, ma non potevo continuare a prenderlo in giro.
Avrei deluso una delle persone a cui tenevo di più, avrei deluso una persona che per me aveva sempre fatto molto. Lo avrei deluso e probabilmente avrei perso la sua amicizia per sempre. Non sarebbe stato davvero facile, per niente.
Mi lasciai condurre da quel bacio cercando di non pensare, cercando di non lasciar prevalere le mie emozioni. Dovevo controllarmi, dovevo controllare le lacrime che chiedevano di uscire.
<< Andiamo, ti stanno aspettando tutti >> mi prese per mano e mi condusse al nastro trasportatore da cui sarebbe uscita la mia valigia.
<< Allora, tutto a posto a Forks? >> mi chiese preoccupato.
<< Certo, tutto a posto. Doveva andare storto qualcosa? >> gli chiesi con un sopracciglio alzato.
<< Non so, magari… E… Edward, ha alzato le mani? >> mi chiese guardando tutte le valige che stavano passando sul nastro.
Spalancai gli occhi. << No, no. Tranquillo, abbiamo solo parlato un po’ >> abbassai lo sguardo imbarazzata.
<< Davvero ti ha accompagnato tuo papà in aeroporto a Forks? >>
<< Certo, te l’ho detto. Chi avrebbe dovuto accompagnarmi? >> gli chiesi guardandolo.
<< Non lo so, forse Edward. È stato così gentile da accompagnarti a Forks, da fare il viaggio con te, immaginavo che ti avesse accompagnato anche all’aeroporto dato che è così gentile >> parlava con così tanto disprezzo che mi si accapponò la pelle.
Potevo immaginare che fosse geloso, potevo immaginare che avesse sicuramente capito che Edward era ancora innamorato di me, sapevo che non fosse stupido, ma tutto questo odio era ingiustificato. Capisco essere geloso, ma non… cattivo.
<< Daniel, ti prego >> presi la mia valigia e gli girai le spalle.
<< Ti prego, cosa? Cazzo, Bella, quello ti guardava come se ti volesse mangiare da un momento all’altro e io devo stare tranquillo? Ma per favore. Avete passato due ore insieme e sicuramente altro tempo, quindi è normale che io possa pensare male. Non ti sei nemmeno più fatta sentire >> alzò leggermente la voce.
<< Perché tu ti sei forse fatto sentire? Scusa se il mio primo pensiero non eri tu, ma mio papà >> mi fermai e mi girai cominciando ad urlargli contro.
<< O forse il tuo pensiero era qualcun altro >> aggiunse guardandomi arrabbiato.
<< Che cosa vorresti insinuare? >> lo guardai con uno sguardo carico d’odio.
Non avrei voluto dirglielo in quel modo, ma se continuava a comportarsi in quel modo, gli avrei detto qualcosa che non era ancora arrivato il momento di dirgli.
<< Hai capito benissimo. Sai Bella, io non sono stupido. Sono anche un bravo osservatore e pensi che non ho visto come lo guardi? Gli sguardi che vi scambiavate così carichi di… di… di attrazione, cazzo! Non sono scemo e non sono di certo nato ieri. So quando due persone si amano ancora >> alzò maggiormente la voce.
<< Non mi sembra il caso di fare un discorso del genere mentre siamo in aeroporto >> gli feci notare dandogli poi la schiena e andando fuori dall’aeroporto.
Dopo poco lui mi superò e si diresse verso la macchina. Lo seguii a passo spedito, raggiunsi la macchina e misi la mia valigia sul sedile posteriori, poi mi sedetti davanti, al posto del passeggero.
Lui mise in moto, uscii dall’aeroporto e quando ci trovammo per strada cominciò a parlarne.
<< Ora è il luogo giusto per parlarne? >> mi chiese in tono acido.
<< Come vuoi >> gli risposi anch’io arrabbiata.
<< Quindi? >>
<< Quindi cosa? >> mi girai a guardarlo.
<< Vi amate ancora? >> domanda a bruciapelo, domanda diretta. Sì o no?
Rimasi in silenzio, sospirai e guardai fuori dal finestrino.
<< Avanti, Bella, o sì o no, non è difficile. >>
<< Non era in questo modo che doveva andare >> dissi più a me stessa che a lui, ma mi sentì benissimo.
<< Be, mi dispiace, ma purtroppo sta andando in questo modo. >>
Rimasi in silenzio.
Anche se non avrei mai voluto dirglielo in quel modo, anche se avrei voluto aspettare almeno che fossi a quattr’occhi, faccia a faccia e non su una macchina in piena corsa, dovevo dirglielo. Ormai ero stata messa alla stretta, aveva fatto la domanda che non avrebbe mai dovuto fare Vi amate ancora? Quella era la domanda che apriva tutto il vaso di Pandora e ormai non potevo più fuggire.
<< Tra un paio di giorni riparto, torno a vivere definitivamente a Forks >> dissi continuando a guardare fuori dal finestrino. << Daniel, io ti ho sempre voluto bene, un bene dell’anima, ti ho sempre considerato un fratello, ma purtroppo, non ti amo. So che potrai pensare che ti ho preso in giro per tutto questo tempo, ma non è così. Ho voluto provarci perché mi piacevi, perché avevo capito che avremmo potuto passare del tempo insieme e speravo che un giorno mi sarei potuta innamorare di te, ma così non è stato. L’ho capito, mi dispiace, ma non mi sembra il caso che andiamo avanti, che continuiamo a provarci, sarebbe prenderti in giro e io ci tengo troppo a te per poter pensare di farti soffrire un’ulteriormente e poi sto per tornare a Forks, non mi piacciono i rapporti a distanza. Potremmo… >>
Scoppiò a ridere.
<< Adesso capisco tutto. Mi stai lasciando per lui. Ovviamente, mi sembra normale. Io sono stato solo un ripiego, vero? Solo il povero ragazzo che ti sei trovata davanti, con cui hai pensato di poter passare del tempo intanto che aspettavi il suo ritorno. Mi sono solo trovato in mezzo, vero? Un povero cretino che ti dice di essere innamorato di te da anni e tu prendi la palla al balzo, poi quando il tuo principe azzurro torna, dici di non amarmi e che non vuoi prendermi in giro. Ma andiamo, Bella! Tu non ci hai mai nemmeno provato a stare con me sul serio, insomma, ero solo un ripiego con cui poter aspettare il ritorno del principe azzurro dallo sguardo dorato e dalla bellezza disarmante >> c’era odio, rabbia nelle sue parole e potevo capirlo. L’avevo ferito, lo stavo ferendo dicendogli tutte quelle cose.
<< Non puoi saperlo, Daniel. Non sai cosa ho provato io nei mesi scorsi e non puoi sapere quello che provo io adesso. Non ti amo, ma non vuol dire che non abbia provato ad avere una storia con te. Io ti voglio bene, ti voglio un bene dell’anima, davvero. Sei una persona fantastica, sei davvero un ottimo amico, ma non… non posso stare ancora con te. Io… >> no, decisamente quella discussione aveva preso una piega diversa da quello che avevo pensato, ma non tutto va come la si immagina, no?
<< Sì, va bene, risparmiami il fatto che tu lo ami e che lui ti ama, che siete tornati insieme e che ti trasferisci per stare con lui. Risparmiamelo, ti prego, sono già stato umiliato abbastanza essendo stato usato come uno stupido giocattolo per tutti questi mesi, quindi, ti prego. Risparmiami il discorso smielato e romantico di voi che vi riconciliate facendolo. >>
<< Voglio solo precisare che non siamo tornati insieme e che non l’abbiamo ancora fatto. Sono vergine se ti fa piacere saperlo >> gli urlai quasi indignata da tutto il suo discorso.
Non aveva capito niente di quello che gli avevo detto. Certo, era normale, era un uomo ferito, ma non poteva pensare davvero quelle cattiverie.
<< Cos’è lui non voleva essere l’amante? Fa male pensare che la donna che si ama è insieme ad un altro, vero? >> perché c’era così tanta cattiveria nella sua voce, perché? Mi sta facendo vedere un lato di lui che non avevo mai pensato avesse.
<< Daniel, ti prego. Non dire cose che non pensi davvero. Non vorrei perdere un amico. >>
<< Prima cosa: non puoi sapere cosa penso davvero. Seconda cosa: l’amico l’hai perso appena mi hai detto che potevamo provarci. L’amico l’hai perso quel giorno dandoci la possibilità di provarci. Da quel momento l’amico se n’è andato ed è rimasto l’uomo innamorato di te. Dovevi pensarci prima, Bella, adesso l’amico non torna più indietro. Non tornerà più indietro. >>
Le sue parole mi fecero male, più male di quanto avessi mai pensato. Sentirmi dire di aver perso la sua amicizia, di aver perso un amico fidato e adorabile, mi faceva male. Aver perso un fratello era straziante, un fratello che avevi visto crescere e con cui ero cresciuta.
<< Daniel, ti prego >> voce strozzata, lacrime ormai pronte a scendere.
<< Bella, non so cosa ti aspettavi, ma io non posso pensare di esserti amico dopo che hai deciso di lasciarmi. E poi amici? Te ne vai, santo cielo. Te ne vai a migliaia di chilometri da qua, come potremmo rimanere amici? Non è un viaggio che fai e poi ritorni, un viaggio di un paio di settimane, te ne vai per sempre, Bella. Per sempre. Non so cosa ti faccia capire questa parola, ma a me fa capire fino alla fine dei giorni, fino a quando il mondo non cesserà d’esistere. Quante volte tornerai? Una volta all’anno? Due, massimo. Dovrei vederti pur sapendo che mi hai preso in giro, mi hai spezzato il cuore e poi mi hai pure chiesto di rimanere amici? No, Bella, mi dispiace, ma non ce la faccio. Ti potrò anche volere bene, ti potrò amare, ma non puoi chiedermi di mettere la mia dignità sotto i piedi, mi dispiace >> non era più arrabbiato, ora era calmo, ma dal tono della sua voce potei capire quanto fosse deluso dal mio comportamento.
Notai solo in quel momento che il paesaggio attorno a noi non scorreva più, ma che si era fermato. Eravamo arrivati a casa mia.
Sospirai e mi girai a guardarlo.
Guardava fuori dal finestrino con sguardo neutro, come se non stesse pensando a niente.
<< Quindi, questo è un addio >> dissi con voce roca.
<< Sì, penso proprio di sì. >>
<< Addio Daniel e per quanto possa valere: ti voglio bene >> mi avvicinai e gli lasciai un bacio sulla guancia mentre dai miei occhi sgorgarono le prime lacrime.
<< Non me ne faccio niente del tuo ti voglio bene >> fu solo un sussurro il suo, ma lo sentii benissimo.
Un dolore al cuore, lancinante, mi trafisse.
Avevo appena per un amico e non l’avrei mai più rivisto. Avevo perso un amico d’infanzia e tutto una mia stupida decisione presa mesi prima. Quanto ero stata stupida?
Attraversai il vialetto ed entrai in casa.
<< Mamma, sono a casa >> cercai di urlare nascondendo la mia voce e il mio stato d’animo.
<< Bella, tesoro >> mia mamma arrivò nell’entrata. << Che è successo? >> venne subito verso di me per abbracciarmi.
<< Niente, tutto a posto. Davvero >> tirai su con il naso e cercai di smettere di piangere, ma inevitabilmente continuai a farlo.
<< Ok, va bene. Andiamo in salotto e ti calmi un po’, poi mi spieghi se vuoi, ok? >> mia mamma mi tirò leggermente per un braccio e mi portò verso il salotto.
Piansi per un po’ di minuti, forse un’ora, ormai la mia cognizione del tempo era alquanto nulla.
Quando finalmente sgorgai l’ultima lacrima, mi asciugai le guancie e mi ricomposi.
<< Vuoi spiegarmi cosa è successo? >> mi chiese dolcemente accarezzandomi una guancia.
<< Ho lasciato Daniel. >>
<< Se la cosa ti fa soffrire tanto perché l’hai lasciato? >> cercò in tutti i modi di nascondere la sua faccia perplessa, ma la vidi benissimo.
<< Non è questo il punto. L’ho lasciato perché io ed Edward ci vogliamo riprovare, ci amiamo ancora e vogliamo darci un’altra possibilità. Sto piangendo per quello che Daniel mi ha detto, per il fatto che ho perso un amico fidato, un amico a cui tenevo molto >> cominciarono a pizzicarmi di nuovo gli occhi, ma cercai di mantenere un contegno.
<< Potevi immaginare che non l’avrebbe presa bene, insomma, lui è innamorato di te forse da anni e per lui questo è davvero un colpo al cuore. Non potevi pensare di rimanergli amica, come pensavi che sarebbe stato a sapere che tu fossi di un altro e a far finta di niente? Non è possibile e lo sai anche tu. Poi ti trasferisci, altra punto che va a vostro sfavore, penso che stavolta sia definitivo e come pensi che starebbe lui? Un taglio netto è la cosa più gusta, anche se a te può non sembrare. >>
<< Forse hai ragione, staccarci completamente non potrà farci che bene, ma non doveva dirmi quello che mi ha detto, con quel tono >> singhiozzai leggermente.
<< Be, Bella, è un ragazzo ferito, ha fatto parlare la rabbia, probabilmente non le pensava minimamente quelle cose, anzi, ne sono sicura >> mi sorrise dolcemente.
<< Grazie mamma. >>
<< E di cosa? Sono qua apposta. Allora, che facciamo stasera? Philip ha una partita e quindi siamo da sole. Che ne dici di una bella serata tra donne? Io, te e Helena? Film, pettegolezzi, sfilate di moda di ragazzi, ci divertiremo! >> era davvero contenta per quella serata.
Accettai, felice di vederla così entusiasta, ma anche perché pensavo che sicuramente avrebbe fatto bene anche a me passare una serata, l’ultima serata insieme a mia mamma e alla mia migliore amica di sempre. Dovevo approfittare di quel momento, chissà quando le avrei riviste nuovamente, probabilmente tra mesi.
Presi in mano il cellulare e feci partire la chiamata ad Edward, intanto che mia mamma cominciava ad organizzare la serata.
<< Pronto? >> la sua voce cristallina fu un tocca sana per la mia salute emotiva.
<< Ciao >> gli dissi cercando di tenere un tono di voce almeno normale.
<< Cos’è successo? >> mi chiese preoccupato.
<< Niente, davvero. Sono solo un po’ stanca dal viaggio >> mentii spudoratamente, sperai che mi credette, ma ovviamente non fu così.
<< Bella. >>
<< Ho lasciato Daniel. >>
<< Bella, se volevi rimanere con lui, guarda che… >> lo bloccai prima che potesse fraintendere.
<< Non è per quello, io sono felice di averlo mollato, ma abbiamo litigato, parecchio, ha detto cose brutte e be, l’ho perso come amico >> sussurrai leggermente sperando che le lacrime non tornassero di nuovo a sgorgare.
<< Mi dispiace Bella, ma se non vuole rimanere nemmeno tuo amico, allora uno stupido. Dagli tempo, magari capirà e tornerà a scusarsi. Alla fine penso sia normale che si comporti così, probabilmente se avessi lasciato me mi sarei comportato allo stesso modo. Non è facile essere solo amico di una persona che ami >> mi spiegò dolcemente.
<< Posso immaginarlo anch’io >> sorrisi leggermente.
<< Mi prometti che non piangerai più? >>
<< Sì, lo prometto. >>
<< Cosa fate stasera di bello? >> mi chiese cercando di rendere la telefonata più allegra, almeno, fu quello che capii.
<< Mia mamma vuole passare una serata tra donne: io, lei e Helena. La sta proprio organizzando in questo momento >> sorrisi vedendo mia mamma che passava proprio in quel momento con in mano un foglio.
<< Divertiti, allora. Ci sentiamo domani, ok? >>
<< Sì. Edward? >>
<< Dimmi. >>
<< Penso di tornare a casa già domani >> mi guardai i piedi leggermente imbarazzata, come se lui avesse potuto vedermi.
<< Bella, quando vuoi, fai con calma. Io ti aspetto >> disse tutto in modo dolce.
<< No, davvero. Stasera passo la serata con l’uniche due persone con cui vorrei passarla. Ho lasciato Daniel, non ho più niente da fare qui. Tornerò domani sera, ok? >>
<< Bella… >>
<< Edward, davvero. Domani torno. >>
<< Non pensare che non ti voglia, ma non dovresti passare un po’ più di tempo lì? >> mi chiese dolcemente.
<< No, Edward. Domani comincio ad impacchettare le mie cose e torno. >>
<< Va bene, ci sentiamo domani. Divertiti stasera. >>
<< Sicuramente >> sorrisi solo all’idea della serata. << Edward? >>
<< Cosa? >>
<< Ti amo >> probabilmente era la prima volta che glielo dicevo di mia spontanea volontà, senza una dichiarazione vera e propria e tutto il resto.
Per un secondo rimase zitto.
<< Anch’io ti amo >> non mi sembrava possibile, ma mi sembrò di sentire una certa nota d’emozione nella sua voce.
Chiusi la chiamata con un sorriso ebete stampato in faccia.
Sentire Edward, la sua voce, sapere che ci fosse lui e tutta la sua famiglia ad attendermi a Forks, mi faceva sentire meglio.
La serata che passai fu qualcosa di assolutamente spassoso e divertente. Non ricordo di aver riso mai così tanto.
Guardammo vari film commedia, demenziali tipo American Pie, ci guardammo delle sfilate di uomini, cantammo, ballammo, ridemmo. Una serata davvero memorabile.
Verso le due di notte avevo raggiunto il mio letto, sfinita e stanca, insieme ad Helena che si era infilata nel mio letto matrimoniale e si era addormentata, come me in fin dei conti.
Una serata che mi fece dimenticare di quello che era successo quel pomeriggio, ma c’era una nota positiva in tutto quello: ora, potevo finalmente avere un nuovo inizio insieme ad Edward.

 

 

 

 

 

 

 

Buonasera! Allora, eccomi qua, stavolta puntuale e senza ritardi.
In questo capitolo ne sono successe davvero tante. Bella ed Edward si avvicinano, quasi quasi litigano anche loro, ma cosa davvero importante Bella lascia Daniel. Come pensavate che andasse? Vi aspettavate una reazione così da parte sua? E Bella? Cosa pensate del vostro comportamento? Sinceramente una mia amica che legge in anteprima il capitolo mi ha detto che Bella in questo capitolo è alquanto ipocrita e che non la sopporta, voi che ne pensate?
Scusate tutte queste domande, ma sinceramente anche io sono rimasta perplessa dalla reazione di Bella e il capitolo l’ho scritto io! Solo che quello è quello che è uscito, Bella voleva fare quello e ha fatto quello, io la situazione l’avevo immaginata in modo diverso sinceramente. Va be, ormai il capitolo è uscito così.
Ringrazio chiunque abbia aggiunto la storia alle seguite, preferite e ricordate. Siete davvero tantissimi, non pensavo di arrivare ad un numero così. Ringrazio i 7 angeli che hanno recensito e ai lettori silenziosi che spero un giorno troveranno il coraggio, e la voglia soprattutto, di esprimere la loro opinione. Grazie davvero a tutti.
Vi ricordo che potete aggiungermi su Fb e su Twitter.
Alla prossima ^_^

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Capitolo 19
*** Capitolo 19 ***


Capitolo 2








Buonagiorno!
Eccomi qua con un nuovo capitolo.
Sono nuovamente in ritardo, ormai non so nemmeno più come scusarmi, quindi, dico solo che il capitolo è abbastanza lungo e che spero vi piaccia perchè a me non convince per niente.
Ci vediamo in fondo per le note finali.
Buona lettura  ^_^  

 

Capitolo 19

 

 

Bella POV
Quella notte dormii come una bambina, ero talmente stanca per tutto quello che era successo quel giorno che avevo dormito tutta notte senza nemmeno svegliarmi. Potrà sembrare strano perché potevo dormire così bene solo quando avevo vicino Edward, ma quella notte fu tutto tranquillo: niente incubi, niente pensieri, solo sogni, bellissimi sogni che mi fecero svegliare con un sorrisino sulle labbra.
Avevo sognato di cacciare con Edward, di guardarmi allo specchio e di vedere qualcuno che non riconoscevo, una me di versa, una me molto più bella. Sognai di non essere più goffa, ma anzi, di essere aggraziata come tutti i Cullen. In poche parole avevo sognato di diventare una vampira.
Ora che con Edward sarebbe tornato tutto come prima, ora che avrei ricominciato a stare con lui e con la sua famiglia, si era risvegliato in me la voglia di diventare come loro, di appartenere veramente alla loro famiglia, avrei dovuto parlarne con Edward, anche se sapevo già che non avrebbe gradito quella mia richiesta. Sapevo quanto fosse contrario alla mia trasformazione qualche anno prima e pensavo che non aveva di certo cambiato idea, forse il suo pensiero si era rafforzato.
Avrei cercato di convincerlo in tutti i modi perché io volevo appartenere al loro mondo, volevo appartenervi ancora di più.
Quella mattina mi svegliai e feci colazione con mia mamma e Phil che mi guardavano come fossi un marziano. Mia mamma la sera prima mi avevo visto andare a dormire con gli occhi arrossita dal pianto, nonostante avessi passato tutta sera a ridere e in quel momento mi vedeva raggiante e con un sorriso enorme stampato in faccia. Di certo il suo pensiero era che non avesse una figlia normale.
<< Sei sicura di stare bene? >> mi chiese continuando a guardarmi con occhio indagatore.
<< Sto benissimo, perché? >> continuai a mangiare i miei cereali lanciandogli ogni tanto una qualche occhiata.
<< Sei sorridente, insomma, ieri sera eri praticamente a pezzi, oggi sei rinata, è successo qualcosa? >>
<< Dicono che la notte porti consiglio, no? >> sorrisi leggermente.
<< E a te ne ha portata? >> mi chiese Phil con un sorrisino beffardo.
<< Sì, diciamo di sì. >>
Smisero di fare domande, ma continuarono a guardarmi con occhio indagatore.
Passammo tutto il giorno a fare i miei scatoloni, ad incartare cose, vestiti, libri, qualsiasi cosa avessi a casa la impacchettammo. Eravamo io, mia mamma, Phil e Helena e passammo tutto il pomeriggio ad impacchettare e a ridere.
Phil si era fatto prestare un furgoncino da un suo amico e avrebbe fatto il viaggio fino a Forks per portarmi le mie cose, imbarcarle sull’aereo sarebbe costato troppo, invece Phil preferì guidare fino a Forks per portarmi tutte le mie cose. Apprezzai molto il suo gesto e cercai varie volte di farlo desistere, ma invece lui continuava ad insistere, alla fine cedetti.
Il viaggio sarebbe stato lungo, un paio di giorni se non di più, ma lui voleva farlo e probabilmente lo avrebbe accompagnato mia mamma.
Alle quattro del pomeriggio, dopo risate, battute e tanto duro lavoro, andai a farmi una doccia Mi sarebbe mancato tutto quello, mi sarebbe mancato parlare con mia mamma, con Helena, ridere e scherzare con Phil. Mi sarebbero mancati i miei amici che non si erano fatti sentire, ma sapevo non lo facessero perché non volevano fare un torto a Daniel, li comprendevo e comunque mi sarebbero mancati. Mi sarebbe mancata la città del sole, nonostante fossi bianca e non mi piaceva molto prendere il sole, mi sarebbe mancata. Ma ero disposta ad allontanarmi da tutto quello, ero disposta a fare qualsiasi cosa pur di tornare a stare con Edward, pur di passare del tempo con lui e stare con la sua famiglia. Avrei fatto qualsiasi cosa e la stavo facendo, non importava cosa abbandonassi e cosa avrei lasciato dietro di me, andavo verso qualcosa che mi rendeva felicissima, qualcosa che avrebbe riempito la mia vita per sempre, anzi, per l’eternità, perché anche se Edward non avrebbe voluto, io avrei trovato un modo per diventare come lui, qualsiasi modo.
 
* * * * *

Ero in aeroporto, avevo fatto il check in da almeno mezz’ora e stavo aspettando nella sala d’aspetto. Con me erano venuti mia mamma, Phil e Helena, l’unica che avevo visto dei miei amici.
Eravamo seduti l’una vicino all’altra mentre Phil e mia mamma ci lasciavamo un po’ di tempo da passare da sole. Avevo già avvisato Edward dell’orario in cui sarei arrivata.
<< Matt mi ha detto che avrebbe voluto venire, voleva vederti e salutarti perché comunque ti vuole bene e gli dispiacerà non vederti più in giro per la scuola, ma Daniel sarebbe andato da lui a sfogarsi, di nuovo. Non voleva disdire e poi pensa che prima o poi sarebbe venuto a saperlo e si sarebbe arrabbiato con lui, quindi ha preferito non esserci, ma ti saluta >> mi sorrise dopo il suo lunghissimo resoconto.
<< Tranquilla Helena, non mi aspettavo di vedere nessuno degli altri, capisco che essendo Daniel loro amico non vogliano fargli un torto e non pretendevo che venissero, quindi dì agli altri che li saluto e che mi mancheranno >> sorrisi rilassata. Ero felice, finalmente sarei tornata a Forks e avrei potuto ricominciato la mia vita del resto non mi importava.
Helena mi fece un sorriso tirato e poi abbassò la testa.
Sospirò e rimase in silenzio guardandosi le mani.
<< Che succede? >> le chiesi sorridendo.
Alzò lo sguardo verso di me e vidi le lacrime scenderle sulle guancia, il mio sorriso scomparve immediatamente. Tirò su con il naso.
<< Per te è tutto semplice, vero? Te ne sei tornata tutta triste perché eri stata lasciata, riparti con la tua vecchia vita come se non te ne fossi mai andata, poi lui torna, sistemi le cose, lo rivedi e nuovamente lasci la tua vecchia vita come se niente fosse, come se non avessi persone che ti vogliono bene e che soffrono al solo pensiero di non poterti più vedere. Tu sei lì, bella e sorridente che non vedi l’ora di arrivare a Forks per riabbracciare il tuo amato e tutta la sua famiglia, ma non pensi a quello che provo io mentre vedo tutto questo. Per la seconda volta dovrò salutarti, per la seconda volta dovrò fare a meno di te, non potrò più vederti, non potrò più confidarmi e a te non frega praticamente niente tanto là hai un’altra amica con cui confidarti, un’amica migliore di me. A te non importa minimamente di come si sentono le persone che ti vedono partire, ti importa solo di te stessa e di nessun altro >> la vidi continuare a piangere mentre la mia bocca si spalancava e la guardavo incredula.
<< Helena, non è affatto così. Mi dispiace lasciarti di nuovo, mi dispiace dovermene andare di nuovo, ma la mia unica ragione di vita è là e là c’è mio papà, lui ha bisogno di me in questo momento >> non credetti nemmeno io alle mie parole, come potevo pretendere che vi credesse lei?
Scoppiò in una risata.
<< Buona la scusa, Bella. Facile dire che vai là per tuo papà quando sappiamo benissimo entrambe che vai là per un altro motivo, lo sappiamo tu, io, tua mamma, Phil e sono sicura che lo sappia anche tuo papà. Ti piace far soffrire le persone, vero? >>
<< Helena >> abbassai la testa e sospirai.
<< Cosa, Bella? Cosa? Potrà sembrare un pensiero cattivo, ma avrei preferito non fossi tornata, avevi detto che stavolta saresti rimasta, avevi detto che non te ne saresti più andata e invece non hai mantenuto la promessa. Sei arrivata qua, hai dato nuovamente una speranza a tutti, una speranza a me di poterti avere ancora qui per tanto, hai dato una speranza a Daniel pensando che comunque con lui sarebbe potuto nascere qualcosa, quando sapevi benissimo che non sarebbe andata bene perché lui non era lui. Hai seminato solo dolore, tristezza, era davvero meglio che non tornassi >> nel suo tono c’era dolore, disprezzo.
Le lacrime chiesero di scendere e le lasciai fare.
<< Non voglio che ci lasciamo in questo modo >> sussurrai, sperando che mi sentisse.
Sospirò.
<< Hai ragione, scusa, solo che Bella capiscimi, io ti voglio bene e mi fa soffrire il fatto che tu te ne vada di nuovo, che tu mi lasci nuovamente qui, da sola, in mezzo a questi scapestrati. Sei la mia migliore amica e probabilmente passeranno mesi prima che ci vedremo di nuovo. Non mi piace questa prospettiva. >>
<< Perché pensi che a me piaccia? Se potessi ti porterei con me, non vorrei lasciarti, ma Helena, questa è la situazione. Ci sentiremo, ci vedremo, ogni tanto verrò a trovarti e magari ogni tanto verrai tu da me, che ne dici? >> sorrisi mentre le lacrime continuavano a scendere.
<< Mi sembra un’ottima idea >> mi sorrise.
Probabilmente non avrei mai potuto mantenere quello che avevo appena detto, volevo diventare un vampiro entro breve e non avrei più avuto la possibilità di vederla, o meglio, avrei potuto vederla, ma avrebbe sicuramente notato il mio cambiamento facendo domande e non volevo che una cosa del genere succedesse.
Al solo pensarlo, la tristezza di fece largo in me. Probabilmente quella sarebbe stata anche l’unica occasione di poter abbracciare mia mamma, di poter passare del tempo con lei.
Perché avevo deciso di partire proprio quella sera? Perché volevo tornare così velocemente a Forks? Non c’era fretta, non avevo passato abbastanza tempo con le persone che amavo.
Che non dovessi farmi trasformare? Ma era quello che volevo, volevo diventare come Edward, volevo poter passare il resto dell’eternità con lui, non c’erano dubbi, ma al solo pensiero di dover abbandonare la mia famiglia, una stretta allo stomaco mi fece star male.
Cercai di non pensarci, non era il momento opportuno, ma non potei fermare le lacrime che continuarono a solcare il mio viso.
<< Vieni qua >> Helena mi si avvicinò e mi strinse forte tra le sue braccia.
Piansi, singhiozzai e strinsi forte la mia amica, mi sarebbe mancata.
Dopo un paio di minuti in cui le lacrime cessarono di uscire, ci staccammo e ci sorridemmo.
<< Mi chiamerai, vero? >> le chiesi con la voce leggermente roca.
<< Certo, tutte le volte che vorrai. Tu mi chiamerai? >>
<< Quando vuoi. >>
<< Mi raccomando, fammi sapere se divento zia, mi offenderei se non me lo dicessi >> rise.
<< Helena! >> finalmente era tornata quella di sempre, non mi piaceva vederla piangere.
<< Che c’è! Se lo ami davvero così tanto come dici, prima o poi succederà, no? >>
Arrossii << Sì, probabilmente sì. >>
<< E allora! Avvisami, neh? Sarò davvero felicissima >> le luccicavano già gli occhi.
<< Non ti sembra di correre un po’ troppo? >> le chiesi guardandola divertita.
<< Correre? Ma no. Ok, forse un pochino, ma sapendo come lo ami non mi stupirei se diventassi zia presto. >>
Arrossi nuovamente.
Avere un figlio da Edward? Non sarebbe assolutamente stato male, ma non vedevo la possibilità che quel pensiero strano di Helena sarebbe potuto diventare realtà. Avrei tanto voluto avere un figlio da Edward, ma non pensavo che sarebbe mai successo.
Certo che l’idea di avere tra le braccia un piccolo Cullen non era mica tanto male. No, ok, stavo impazzendo, non avevamo nemmeno fatto l’amore insieme e già stavo pensando ad avere un figlio con lui, avevo qualche serio problema.
<< No, stai correndo decisamente troppo, non l’abbiamo nemmeno mai fatto >> arrossii maggiormente.
<< è anche per quello che vai a Forks, no? >>
<< Helena! >>
<> mi disse ridendo.
<< Certo che ci ho pensato. >>
<< E allora, prima o poi dovrà succedere >> mi sorrise.
<< Non la farei così facile, è uno…. è uno all’antica >> abbassai lo sguardo imbarazzata.
<< In che senso? >> immaginavo già il suo sopracciglio alzarsi in fare perplesso.
<< Ecco, oddio, adesso come te lo dico. Ecco, lui… lui… vuole aspettare la prima notte di nozze >> ormai non potevo diventare più rossa di com’ero già.
<< No, scusa, quindi… lui è… è ancora… >>
<< Vergine, sì >> finii la frase per lei.
Rimase in silenzio e alzai lo sguardo per vedere la sua espressione. Scoppiai a ridere, era troppo buffa: mi guardava come se fossi un alieno o come se mi fossi messa a ballare la macarena in mezzo a tutti, cosa che sicuramente io non avrei mai fatto. Era praticamente scioccata e si era ammutolita.
<< Ma stai scherzando o sei seria? >> mi chiese improvvisamente.
<< Sono serissima >> continuai a ridere.
<< E allora perché ridi? >> mi guardò malissimo.
<< Perché la tua faccia è bellissima. >>
<< Immagino! Scusa, ma non puoi darmi questa notizia e aspettare che non sia scioccata insomma, quanti anni ha? La nostra età? Ed è ancora vergine? Ma non è quella la cosa che mi sciocca, anzi, ne conosco di vergini anche più vecchi, la cosa che mi sciocca e mi fa rimanere senza parole è il fatto che voglia farlo la prima notte di nozze >> aprì maggiormente la bocca in segno di stupore e io risi.
<< Non dovresti stupirti, molti ragazzi la pensano ancora in questo modo, non so quanti poi lo mettano in pratica, però ne parlano. Non dovresti stupirti >> le dissi cercando di tornare di un colore normale.
<< Lo so, però insomma, ti rendi conto che se vuoi farlo con lui, dovrai sposarlo? >> mi chiese ancora più scioccata.
<< Non mi sembra un problema >> ammisi imbarazzata continuando però a guardarla.
<< Cosa?! Sei disposta davvero a sposarlo per farlo con lui? >>
<< No, aspetta un secondo, io non lo sposerei solo perché così farei l’amore con lui, lo sposerei perché lo amo. >>
Mi guardò sconcertata. << Troppe notizie allo stesso momento non va bene. Potrei avere un infarto alla mia giovane età, vorrei ancora vivere se non ti dispiace. >>
Risi.
<< Ok, allora, la pianto di parlare. >>
Rimanemmo in silenzio.
<< Ma sei sicura di avermi detto la verità? >> mi chiese dopo un po’.
<< Certo. >>
<< Non posso crederci. Ok, quindi, ricapitoliamo, lui vuole aspettare la prima notte di nozze e tu vorresti sposarlo o hai intenzione di sposarlo? >>
Non le risposi.
<< Questo silenzio mi fa paura. Hai intenzione davvero di sposarlo? >>
<< Certo, un giorno sì. Non subito, magari tra un paio di anni >> o mesi avrei voluto aggiungere.
Mi scrutò per un po’ e poi diventò pensierosa.
Proprio in quel momento chiamarono il mio volo e mia mamma e Phil arrivarono.
<< Bene, quindi è arrivata l’ora di salutarci? >> mi chiese mia mamma con gli occhi già lucidi che commossero anche me.
Annuii. Lei spostò lo sguardo su Helena.
<< Sta bene? >> mi chiese preoccupata.
<< Oh sì, sta benissimo. Non preoccuparti >> le sorrisi alzandomi e avvinandomi verso di lei.
<< Vieni qua >> mi prese per le spalle e mi abbracciò.
La strinsi forte, annusandola e imprimendomi nella mente il calore del suo corpo. Non sapevo quando l’avrei potuta riabbracciare o se l’avrei fatto.
Scoppiai a piangere, seguita da mia mamma.
Ci staccammo lentamente, guardandoci negli occhi e sorridendoci mentre le lacrime solcavano i nostri visi. Abbracciai Phil, mi sarebbe mancato quel mio fratellone, non riuscivo a definirlo come un papà, avevamo solo qualche anno di differenza, lo sentivo più come un fratello maggiore.
Mi staccai da lui e mi avvicinai ad Helena che nel frattempo si era ripresa e si era alzata in piedi.
Ci abbracciammo.
<< Mi inviterai al tuo matrimonio, vero? >> mi chiese sorridendo.
<< Perché non dovrei farlo? >> le sorrisi di rimando.
<< Ah, non lo so, magari sarai troppo concentrata a pensare alla prima notte di nozze che ti dimenticherai di invitarmi >> scoppiammo a ridere all’unisono.
Mi sarebbe mancata quella pazza scatenata, ma sarei tornata da un’altra pazza scatenata, scatenata ancora più di lei: Alice.
Presi il mio bagaglio a mano, mi avvicinai alla hostess di terra davanti al gate e mi girai a guardare per l’ultima volta le persone a cui volevo bene e che probabilmente non avrei più rivisto.
 
* * * * *
Il viaggio fu tremendo, due ore di volo, ma furono le peggiori della mia vita. Non riuscii a chiudere occhio e non riuscivo a stare ferma seduta al mio posto.
Non riuscivo a far altro che pensare alla mia famiglia, alle persone che avevo da poco salutato all’aeroporto. Era davvero l’ultima volta che li avrei rivisti?
Passai tutto il volo divisa in due: dalla parte ero sicura di voler diventare come Edward, di voler passare tutta la vita con lui, ma dall’altra non volevo abbandonare la mia famiglia, non volevo lasciarla, non ce l’avrei fatta. Ma la cosa fondamentale era: cosa volevo di più? Non avevo dubbi, volevo diventare come Edward e la sua famiglia, volevo diventare un vampiro e non avevo neanche un solo dubbio. Lui sarebbe riuscito a farmi dimenticare di tutto, sarebbe riuscito a lenire il dolore, no? Lui era in grado di fare qualsiasi cosa perché con lui mi sentivo al sicuro, mi sentivo a casa ed era quello che contava.
Quando atterrai cercai di cacciare indietro quei bruttissimi pensieri, non avevo intenzione di far preoccupare Edward per una cosa simile, si sarebbe aggrappato a qualsiasi cosa pur di non trasformarmi.
Presi il mio bagaglio a mano e mi misi in fila per scendere.
La gente andava troppo veloce per i miei gusti, non mi sentivo ancora pronta a vedere Edward, soprattutto perché non appena avesse visto la mia espressione si sarebbe subito preoccupato e non volevo assolutamente farlo preoccupare, non ce n’era motivo.
Uscii dal gate e mi ritrovai davanti un’enorme salone pieno di gente: famigliari, amici, mariti, moglie, fidanzate, fidanzati che attendevano qualcuno che stava scendendo da quell’aereo.
Non appena scrutai tra la folla, lo vidi: bello come il sole che spiccava rispetto a tutti gli altri con la sua bellezza, i capelli ramati, il sorriso sghembo che era stampato sul suo viso.
Quando incontrai il suo sguardo e mi sorrise, mi misi a correre gettandomi tra le sue braccia. Subito mi strinse a sé e lo sentii irrigidirsi.
<< Scusa >> gli sussurrai.
<< E di cosa? >>
<< Per esserti saltata addosso in questo modo, magari ti ho investito troppo velocemente con il mio odore e non te l’aspettavi >> misi la testa sulla sua spalla inspirando il suo profumo che cominciò a farmi sentire meglio e a farmi sentire ancora di più a casa.
<< Bella, ormai il tuo odore non è più un problema per me, sono stato troppo tempo senza sentirlo che adesso mi fa solo sentire meglio >> mi lasciò un bacio tra i capelli.
<< Ho per caso cambiato odore? >> gli chiesi continuando a rimanere stretta a lui. La sua risata cristallina mi invase l’udito facendomi sentire in paradiso, sembrava quasi che un coro d’angeli cantasse per me.
<< No, per niente, è sempre delizioso e buonissimo, ma devo conviverci, fa parte di te e ormai è come se facesse parte di me. >>
A quelle parole il respiro mi si mozzò. Erano parole dolcissime e lo strinsi maggiormente.
Edward continuò a stringermi a sé, cullandomi, accarezzandomi i capelli. Sinceramente non so nemmeno quanto tempo restammo in quella posizione, so solo che era il posto migliore in cui potessi essere: ero con Edward, tra le sue braccia e niente e nessuno ci avrebbe allontanato, niente. 
 
* * * * *
 
Avevamo appena lasciato l’aeroporto. Eravamo rimasti quasi una ventina di minuti abbracciati in mezzo all’enorme stanza. Eravamo rimasti lì, in silenzio, a stringerci senza nemmeno dire una parola. Ero stata io a decidere di staccarmi da quella posizione, le gambe cominciavano a dolermi e non riuscivo più a sentire nessuna parte del mio corpo.
Avevamo raggiunto il mio bagaglio sempre in silenzio e poi eravamo andati in macchina.
Guardavo fuori il paesaggio che ci passava vicino, alberi che si allontanavano velocemente, case, palazzi, pali della luce, anche se non li vedevo sfrecciare come al solito.
Mi girai verso Edward e guardai la velocità: 80 km/h?
Lo guardai sconcertata aprendo la bocca.
Poco dopo si girò e alzò un sopracciglio.
<< Che c’è? >> mi chiese confuso.
<< Edward, stai bene? >> ero preoccupata, non gli piaceva andare piano rispettando i limiti di velocità, ma invece lo stava facendo.
<< Certo che sto bene, perché me lo chiedi? >> continuò a guardarmi perplesso.
<< Edward, stai andando a 80 km/h. Tu, Edward Masen Cullen stai andando a 80 km/h. è una cosa strana. >>
<< Non è poi così strana >> mi sembrò di vederlo arrossire, anche se sapevo benissimo che non potesse farlo, ma ebbe quest’impressione.
<< Ti rendi conto di quello che stai dicendo? Hai sempre corso, anche quando ti dicevo di non farlo. Che succede? >> gli sorrisi dolcemente.
Mi guardò per alcuni minuti negli occhi e lo sentii sbuffare.
<< Ecco… ecco… >> Edward che balbetta? Ancora più strano. << Non voglio riportarti a casa >> continuò a guardare davanti a sé facendo finta di non aver detto niente.
La mia bocca si spalancò, le guance si imporporarono e successivamente abbassai gli occhi in imbarazzo.
<< Potevi dirlo subito, chiamo Charlie e gli dico che torno a casa più tardi >> cercai nel mio bagaglio a mano il cellulare.
<< No, lascia stare >> posò la sua mano gelida sulla mia provocandomi un brivido per la schiena. << Stasera passala con tuo papà, domani non so quanto sarai a casa. >>
<< Come mai? Che succede domani? >> gli chiesi curiosa.
<< Alice vuole organizzare un pigiama party tra voi ragazze a casa nostra domani e non accetta un no come risposta, ha detto di dirti che ti divertirai e che non puoi dirle di no >> scosse la testa divertito.
<< Domani sera. A casa tua. Pigiama party con le ragazze >> ripetei più a me stessa che a lui.
<< Sì. >>
<< Tu sarai a casa? >> gli chiesi guardando fuori dal finestrino.
<< Non ne ho la più pallida idea, Alice non ci ha ancora dato istruzioni, quindi non so se noi ragazzi ce ne andremo di casa o rimarremo lì e faremmo come se niente fosse. Su questo fronte deve ancora darci informazioni. Ormai è due giorni che sta organizzando tutto. >>
<< Ma non ho ancora detto di sì. >>
<< Sa che non le dirai di no, lo sai. >>
<< E se dovessi cambiare idea? >>
<< No, ti prego, non farlo, sarebbe capace di rinfacciartelo per tutta la vita >> mi guardò quasi supplichevole.
<< Ok, va bene, facciamo questo pigiama party, che poi, che senso ha? Non ho molta voglia di rivedere le altre >> sbuffai affranta.
<< Sai com’è fatta Alice, trova qualsiasi modo per fare una festa e non poteva non cogliere anche questa occasione >> mi sorrise dolcemente.
Rimanemmo in silenzio e guardai fuori dal finestrino.
<< Helena, vuole diventare zia >> dissi improvvisamente ridendo.
<< Cosa?! >> si girò di scatto verso di me.
<< Vuole avere un nipotino o una nipotina >> gli dissi guardandolo e ridendo.
<< Bella… >> si fece serio.
<< Che c’è? >> il fatto che fosse diventato improvvisamente serio mi fece paura.
<< Sai che non succederà mai una cosa del genere, ho… ho paura di farti del male e di non riuscire a trattenermi >> lo vidi sbuffare.
<< Non mi farei del male, Edward, non me ne hai mai fatto >> strinsi la mia mano alla sua sul cambio.
<< Bella, tu non sai cosa si prova quando hai la sete che ti domina, non so cosa mi succederà quando… quando… quando… sarò dentro di te, ma non voglio nemmeno immaginare che cosa potrebbe succedere, anzi, lo so benissimo. Tu uccisa da un mio morso come se fosse una stupida preda come qualsiasi altra. Non voglio che succede una cosa del genere >> strinse il volante e lo vidi fare una brutta fine, ma prima che potesse essere completamente sbriciolato, Edward mollò la presa.
<< Non mi farai del male, non succederà niente di quello che tu pensi. E comunque, Helena stava scherzando e anch’io, stavo ridendo mentre te lo dicevo, non so se te ne sei reso conto >> gli dissi delusa dalle sue parole.
Volevo fare l’amore con lui, certo, non subito, ma presto sì e lui aveva già spento ogni mia possibilità, come potevo trovare un accordo con lui?
Forse era meglio se non ci pensavo.
Il discorso cadde, facendoci avvolgere in un silenzio teso.
Non dovevo dirgli niente. Pensai sbuffando.
<< Tra tre giorni torni a scuola, non sei felice? >> mi chiese cercando di alleggerire la situazione.
<< Certo, non vedo l’ora che arrivi lunedì, guarda >> il sarcasmo faceva parte di me in quel preciso istante.
<< Se ti fa piacere, verrò a prenderti in macchina >> mi sussurrò a qualche centimetro dal mio viso.
Ero talmente persa nei miei pensieri che non mi ero nemmeno resa conto che fossimo arrivati dato che la macchina era ferma. Arrossii e abbassai lo sguardo.
Mi accarezzò lo guancia per poi tirarmi su la testa con un dito.
Mi sorrise sghembo facendo battere all’impazzata il mio cuore e facendomi arrossire maggiormente.
Lo vidi avvicinarsi lentamente con gli occhi puntati nei miei che mi scrutavano, il mio sguardo cadde sulle sue labbra che erano ancora tirare in un sorriso e leggermente schiuse.
Mi passai la lingua sulle labbra senza nemmeno rendermene conto.
Poco dopo sentii le sue labbra sopra le mie, le sue labbra gelide che a contato con le mie mi provocarono un lungo brivido per la schiena e mi fece mugugnare. Chiusi gli occhi.
Le nostre labbra si sfiorarono, si modellarono perfettamente l’una all’altra, si incastravano perfettamente e in quel momento mi resi ancora più conto di quanto fossimo destinati a stare insieme.
La sua mano si appoggiò alla mia guancia massaggiandomela con il pollice.
Mi rilassai, portando le mani tra i capelli di Edward.
Con estrema dolcezza sentii la sua lingua passare sopra le mie labbra e schiuderle leggermente, era troppo bello per fermarmi, ero talmente persa e presa da quel bacio che non sapevo nemmeno più dove mi trovassi.
Dischiusi le labbra e sentii la sua lingua scontrarsi con la mia e cominciarono ad assaporarsi. Era strano, il suo sapore era uguale al suo profumo, vaniglia. Edward sapeva tutto di vaniglia, com’era possibile?
Dopo interminabili minuti che continuammo a baciarci, con il mondo esterno completamente scollegato, ci staccammo.
Rimasi con gli occhi chiusi ancora per un po’ cercando di riportare il mio battito al normale, avrei rischiato un infarto da quanto batteva forte. Ci eravamo baciati sul serio, non era stato un semplice bacio a stampo, c’eravamo baciati. Ok, quel giorno avrei dovuto segnarlo sul calendario, pensavo che non sarei mai riuscita a baciare Edward in quel modo almeno fino a quando sarei diventata come lui, solo in quel momento avremmo potuto approfondire il bacio seriamente. Ma tutto quello era successo, quel giorno, il giorno del mio ritorno, nella sua macchina. Ero la ragazza più felice sulla faccia della terra.
Edward in quei momenti non si allontanò minimamente da me, rimase ad accarezzarmi la guancia dolcemente.
Quando spalancai gli occhi, incontrai i suoi dorati che mi guardavano lucidi. Gli sorrisi, mi sorrisi.
<< Volevo farlo da un po’ >> mi sussurrò baciandomi a stampo.
<< Anch’io >> sussurrai arrossendo.
Mi avvicinai ancora a lui per baciarlo nuovamente.
<< Che cosa ti è saltato in mente? >> gli chiesi improvvisamente.
<< Cioè? >> mi strofinò il naso contro la guancia e trattenni il respiro.
<< No-non ti sei mai comportato in questo modo, avevi-avevi troppa paura di farmi del male, eri attratto dal mio sangue e… >>
<< Te l’ho spiegato prima, ho passato talmente tanto tempo senza di te che adesso sentire il tuo profumo non può fare altro che rendermi felicissimo. Non provo sete quando sento il tuo profumo, so solo che sei qua con me, vicino, che sei vera, adesso possiamo fare tutto quello che vuoi >> mi baciò il naso.
<< Tutto? >> gli chiesi speranzosa.
<< No, non proprio tutto >> sorrise divertito quando sbuffai.
<< Per quello ci sarà tempo >> aggiunse baciandomi le labbra.
<< Mh mh >> che frase sensata che dissi.
<< Sarà meglio che vai in casa, Charlie è curioso di sapere com’è andata e si sta chiedendo come mai non scendi più dalla macchina. >>
<< Oddio! Ha visto tutto? >> ero imbarazzata e sconcertata. Non volevo che mio papà avesse visto quel nostro primo vero bacio.
<< No, ha cercato con tutta la propria forza di non avvicinarsi alla finestra, voleva darci la nostra privacy, ma ha davvero lottato parecchio per non dare un’occhiata. >>
Mi misi a ridere immaginando Charlie che camminava agitato per casa, parlando da solo e sembrando un pazzo.
<< Ok, allora, vado. Ci vediamo dopo >> mi avvicinai e gli lasciai un bacio a stampo per poi scendere dalla macchina e prendere la valigia dal sedile posteriore.
Quando arrivai alla porta non feci nemmeno in tempo a bussare che mio papà aveva già aperto.
Arrossi visibilmente.
<< Non sono arrabbiato, lo giuro, però non mi sembra il caso di rimanere 10 minuti in macchina >> incrociò le braccia al petto.
<< Stavamo parlando >> arrossii ulteriormente. Mi guardò alzando il sopracciglio.
<< Ci siamo baciati, va bene? >> ammisi sbuffando e abbassando lo sguardo.
<< Grazie per essere stata sincera con me >> mi fece segno di entrare in casa.
Appoggiai la mia valigia in mezzo al corridoio ed andai in salotto a sedermi.
<< Hai visto Sue in questi giorni? >> gli chiesi quando lo vidi sedersi sulla sua poltrona.
<< Non cambiare discorso, adesso voglio sapere di te. Allora, com’è andata con Daniel? >>
<< Non l’ha presa molto bene, ha detto che non vuole nemmeno più avermi come amica, ma sono sicura che tutto quello che ha detto l’ha detto solo perché era arrabbiato, ma non era sincero >> pensare a quella storia mi faceva stare ancora male. Mi dispiaceva aver perso un amico. Parecchio.
<< Sicuramente, non gli sarà piaciuto essere lasciato e non l’ha presa bene, è normale. Probabilmente anch’io non l’avrei presa molto bene, ma è normale >> mi sorrise.
Annuii con la testa.
<< Domenica dovrebbero arrivare la mamma e Phil, mi portano le mie cose con un furgoncino >> lo avvisai.
Lo vedi sorridere e sperai che non gli desse fastidio. Ero a conoscenza del fatto che per un certo periodo di tempo papà era ancora innamorato della mamma, ma in quel momento, con la presenza di Sue, pensavo che fosse tutto passato.
<< Davvero? Mangeremo tutti insieme, allora? >> il suo entusiasmo sembrava sincero.
<< Anche con Sue? >> gli chiesi guardandolo perplessa.
<< Perché no. Almeno la conoscerai e staremo tutti insieme. >>
Lo guardai ancora un po’ pensando al da farsi.
<< Penso non ci siano problemi >> sorrisi sincera.
Un silenzio si distese  su di noi.
<< Allora sei torna con Edward? >> mi chiese puntando lo sguardo sulle sue scarpe.
<< Sì, a quanto pare sì >> ammisi imbarazzata, ma felice.
<< Sono felice per te, davvero Bella, so quanto hai sofferto per lui e sono felice di rivedervi insieme. Certo, ammetto che ce l’ho leggermente con lui per quello che ti ha fatto, ma spero che si farà perdonare comportarsi bene >> ora sì che sembrava un padre.
<< Non ti preoccupare, ha promesso di farsi perdonare. >>
<< Spero non come penso io. >>
<< Papà! >>
<< Non devo farti il discorso dell’ape e del fiore? O quella che eri sotto un cavolo? O della cicogna, vero? >>
<< Papà! Non mi sembra il caso di fare questo discorso adesso >> ma perché tutti volevano parlare della mia vita sessuale? Lasciamo stare che non ne avessi, però tutti ne volevano parlare, e che cavolo.
<< Prima o poi dovremo affrontare questo argomento e mi sembra… mi sembra il momento più opportuno per parlarne finchè… finchè sarai ancora ver…. aspetta, non l’avete già fatto, vero? >> era in imbarazzo, ma sembrava essere assolutamente convinto a portare avanti quella conversazione.
<< No, non l’abbiamo fatto, sono ancora vergine e anche lui >> ammisi rossa.
<< Ah, be, be-bene. Questo è ancora meglio. Mi sta ancora più simpatico quel ragazzo >> sorrise tutto felice.
Scossi la testa.
Si alzò dal divano e andò in cucina.
<< Hai visto Sue? >> gli chiesi seguendo e appoggiandomi allo stipite.
<< Sì, mi ha fatto compagnia >> arrossì.
Sorrisi, mi girai, presi la mia valigia dall’entrata e mi diressi verso camera mia.
<< Bella? >>
<< Sì? >> mi girai quando ero ormai a metà scale.
<< Sono felice di averti per casa >> lo affondare le mani in tasca e stringersi su se stesso.
Presa da uno slancio di affetto, corsi giù per le scale ed andai ad abbracciarlo.
<< Anch’io sono felice di essere qua, papà. Buona notte. >>
<< Buona notte, Bella. >>
Mi staccai da lui, gli lasciai un bacio sulla guancia ed andai in camera mia.
Disfai la valigia e cercai di sistemare velocemente la mia camera.
Presi un pigiama dall’armadio pulito e quando ebbi finito di cambiarmi, sentii bussare alla finestra.
Andai ad aprire con un sorrisone enorme stampato in faccia.
Con movimenti eleganti e fluidi fu subito al mio fianco.
<< Buona sera >> sussurrò già sulle mie labbra.
<< ‘Sera >> le nostre labbra si incollarono come se fossero delle calamite opposte che si attraevano inevitabilmente. Non ci potevamo fare niente.
Approfondimmo quasi immediatamente il bacio, anche perché cominciavo ad adorare quel sapore di vaniglia che mi rimaneva in bocca dopo averlo baciato.
Le sue mani andarono a posarsi sui miei fianchi e le mie andarono nei suoi capelli.
Ci perdemmo a baciarci, lentamente, tutti i miei sensi erano concentrati su quello che stava succedendo: sulla sua lingua che accarezzava la mia, sulle sue labbra, sul suo respiro gelido che si infrangeva sulla mia guancia peggiorando ulteriormente i brividi che mi percorrevano, le sue mani sui miei fianchi che stavano leggermente stringendo e avvicinandomi a lui.
Ci staccammo con il fiatone, guardandoci negli occhi e riprendendo fiato. Mi sembrava strano che anche lui dovesse compiere un gesto così inutile per lui.
<< Vedo che ci stai prendendo l’abitudine >> lo presi in giro lasciandogli un bacio sulla mascella.
<< Sì, devo dire che ogni volta mi piace sempre di più >> sussurrò suadente avvicinando ancora di più le labbra alle mie.
<< Sono felice di saperlo >> lo baciai a stampo e andai verso il letto infilandomi velocemente sotto le coperte.
Battei le ciglia una volta e me lo trovai vicino a me, disteso, con un sorriso stampato in faccia.
<< Hai-hai voglia di venire sotto le coperte con me? >> gli chiesi imbarazzata abbassando lo sguardo.
Lo sentii irrigidirsi vicino a me.
Brava Bella, fai domande stupide. Complimenti!
<< Hai freddo dopo >> non riuscii a capire cosa provasse, la sua voce non traspariva niente.
<< Fa niente, voglio… vorrei che venissi sotto con me >> arrossii come un pomodoro.
Lo sentii sospirare e alzare le coperte per poi sdraiarsi vicino a me mettendosi sul fianco.
Mi avvicinai a lui.
<< Non eri obbligato a farlo >> gli sussurrai avvicinandomi fino ad abbracciarlo.
<< Volevo farlo, è solo che… >> sbuffò nuovamente.
Appoggiò le sue mani sulla mia schiena a palmo aperto.
<< è solo che? >> sussurrai sul suo collo facendolo rabbrividire.
Scosse la testa.
<< Edward. >>
<< Non è niente di importante davvero, adesso sono qua con te, no? >> sorrise ampiamente.
Lo conoscevo fin troppo bene e sapevo che stesse nascondendo qualcosa, ma cosa?
<< Edward, c’è qualcosa che non va? >>
<< No, niente che non possa contenere. Per adesso >> non fui sicura di sentire l’ultima parola, ma preferii lasciare stare.
Ne avremmo riparlato ne ero sicura e lui mi avrebbe dato delle spiegazioni.
Non ci misi molto ad addormentarmi, abbracciata ad Edward accarezzando i suoi capelli setosi.
Bentornata Bella!
 
 
 
 
Edward POV
Si era addormentata da pochi secondi, avevo sentito il suo cuore rallentare gradualmente.
Non vedevo l’ora di sentirla dormire per potermi abbandonare ai miei pensieri.
Quella ragazza era terribile o forse ero solo io che ero arrivato ad un punto di non ritorno.
Ero arrivato ad un punto che avevo bisogno di lei, di sentirla contro di me, di sentirla adagiata contro il mio corpo, sentire la sua morbidezza, sentire le sue labbra.
Ero arrivato ad un punto in cui qualsiasi cosa mi faceva perdere il controllo delle mie azioni e sapevo benissimo che non sarebbe mai potuto succedere, se avessi perso il controllo non osavo immaginare cosa sarebbe successo, cosa le avrei fatto. Non volevo farle del male, non volevo fare qualcosa per poi pentirmene.
Non volevo perdere il controllo, ma era anche vero che finché avessi avuto lei vicino rimanere lucido non sarebbe stato facile.
Che cosa mi stava succedendo? Prima che la lasciassi non ero in quelle condizioni, riuscivo a limitarmi a baciarla, riuscivo a non pensare a niente, a lasciarmi andare al bacio, ma fino ad un certo punto; invece in quel momento, a distanza di anni, mi ritrovavo a volere sempre di più, non mi bastava più baciarla a stampo, assaporare solamente le sue labbra, volevo sentire anche il suo sapore.
Ma avevo sbagliato tutto, non avrei mai dovuto farlo. Adesso che avevo assaggiato il suo sapore volevo altro, desideravo altro, desideravo di più. Cominciavo a perdere il controllo, a lasciarmi andare totalmente al bacio e a quello che mi trasmetteva, non pensando a trattenermi e a limitarmi, ormai diventava sempre più difficile farlo.
Di certo lei non migliorava la situazione, non si rendeva conto che io non volevo entrare nel letto con lei per proteggerla? Per non rischiare di peggiorare ancora di più la situazione in cui mi ero messo da solo? No, non riusciva a capirlo. Lei era un’umana e a lei sembrava normale voler stare nel proprio letto abbracciata al proprio ragazzo. Non c’era niente di male, certo, ma io mi sentivo strano e fino a quando non avessi capito che cosa mi stesse succedendo, avrei dovuto cominciare a evitare i contatti troppo ravvicinati.
Certo, Edward, e poi cosa vuoi? Smettere di bere sangue? Come se fosse possibile, ma fai ragionare un po’ il cervello. Non riuscirai ad aumentare le distanze, Bella è come una droga, lo sai bene, non riesci più a farne a meno.
Ero un drogato che aveva bisogno della sua dose di eroina tutti i giorni, ad ogni ora e in ogni momento della giornata, ormai non riuscivo più a farne a meno, ma fino a quando sarei riuscito a resistere? Non ne avevo idea.
 

 

 

 

 

 
Buongiorno! Stranamente sono in ritardo. -.- Non so più davvero come farmi perdonare. Per una settimana sono stata senza pc e fino a qui tutto bene, o quasi, ma poi mi sono trovata davanti un ostacolo molto più grande: l’ispirazione non voleva assolutamente farmi visita e ho dovuto passare giorni senza nemmeno pensare alla storia. Avrei voluto postare prima, avrei voluto avere un capitolo pronto da farvi leggere, ma purtroppo è andata così.
Mi sento davvero in colpa per essere nuovamente in ritardo. Non so come mai, ma con questa storia mi sento più bloccata del solito, mi capita a volte di avere l’ispirazione contro per la maggior parte delle volte, ma con questa storia, non so come mai, mi abbandona sempre e io ormai non so più come scusarmi =(
Allora, forse è meglio se comincio a parlare di questo capitolo.
Vediamo, Bella passa un ultimo giorno con la sua famiglia, all’aeroporto litiga con Helena, ma poi risolve. Bella che ride e scherza con Helena. La parte dell'aeroporto e dell'attesa mi è venuta decisamente lunga e non mi convince davvero, ma ormai ci sono abituata. Gli viene un tremendo dubbio esistenziale e ha paura di far preoccupare Edward. Edward, be, parliamo di lui e della coppia, sinceramente non pensavo si sarebbero avvicinato così tanto in questo capitolo, non si sarebbero nemmeno dovuti baciare, ma mentre leggevo mi sono ritrovata a pensare che la circostanza era perfetta, che ormai non c’era più niente che li fermasse e che non avevano nessun motivo per non baciarsi, poi le dica hanno fatto tutto da sole e hanno scritto loro, io non ho fatto niente. Così, ecco la scena del bacio e tutti i vari avvicinamenti.
Come ho già detto, la mia idea era ben diversa, avrei voluto farli baciare in un posto diverso, magari leggermente più romantico, ma non avrebbe avuto senso aspettare, no?
In teoria il POV Edward non ci sarebbe dovuto essere perché in teoria Edward e Bella non si sarebbero dovuto avvicinare così tanto, ma dato che è successo, il POV Edward è venuto da sé, di sua spontanea volontà xD

Il capitolo non mi convince molto ( che strano xD) e quindi spero che almeno a voi piaccia =)
Ringrazio davvero con tutto il cuore le persone che stanno leggendo e continuano a seguire questa storia, nonostante i miei continui ritardi. Vi adoro davvero *_* Grazie di tutto *_*
Ah sì, non so a quante di voi possa interessare, ma ho rifatto la mia presentazione nella pagina autore, se volete passare  a darci un’occhiata fate pure. =)
Alla prossima e spero di postare puntuale stavolta ^_^
 

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Capitolo 20
*** Capitolo 20 ***


Capitolo 2








Buonasera!
Eccomi qua con un nuovo capitolo.
Sono leggermente in ritardo, ma dato che sono a casa oggi mi sono messa a finire il capitolo.  
L'ho appena concluso. Mi scuso fin da subito perchè non riesco a rispondere alle recensioni, ma più tardi lo farò sicuramente.
Buona lettura ^_^ 

 

Capitolo 20

 

 

Bella POV
Mi rannicchiai maggiormente contro quel corpo freddo e marmoreo che conoscevo ormai da tempo. Mi aggrappai maggiormente al suo petto e premetti il naso contro il suo petto per sentire il suo profumo.
<< Buongiorno >> sussurrò lasciandomi un bacio tra i capelli e accarezzandomi la schiena.
<< ‘giorno >> alzai di poco la testa giusto quel poco che bastò per incontrare i suoi occhi dorati e il suo sorriso sghembo.
Rimasi in silenzio, ad ascoltare il mio cuore battere all’impazzita all’interno del mio corpo. Arrossii quando mi resi conto che Edward avrebbe sentito sicuramente. Mi nascosi maggiormente contro di lui.
<< Oggi vieni a casa mia? >> mi chiesi dopo qualche minuto di silenzio.
<< Non devi andare a scuola? >> alzai la testa dal mio nascondiglio.
Mi indicò con la testa la finestra e quando mi girai a guardare, mi resi conto che splendesse un sole inusuale a Forks.
<< Ma che bel sole! >> esclamai tutta felice.
<< Infatti, quindi, a meno che tu non voglia che tutti scoprano come sono al sole, oggi devo stare a casa >> sghignazzò.
<< No, non voglio. Solo io devo avere il piacere di vedere quello splendore >> gli lasciai un bacio sulla mascella.
<< Splendore >> serrò la mascella infastidito.
<< Edward, per me sei bellissimo quando sei alla luce del sole, sei tu che ti consideri un mostro, ma non lo sei >> gli accarezzai una guancia cercando di rilassarlo e poco dopo ci riuscii.
<< Comunque, verrò con piacere da te oggi, tanto penso che Charlie lavori. >>
<< A proposito di Charlie, non ti sembra il caso di avvisarlo che stasera non ci sei? >>
<< Cavolo, è vero e devo anche chiedergli delle cose per domani >> mi alzai velocemente dal letto.
<< Cosa succede domani? >> mi chiese perplesso guardandomi da dentro le coperte.
<< Ah, non te l’ho detto? >>
<< A quanto pare no >> sorrise divertito.
<< Ecco, mia mamma e Phil domani arrivano con le mie cose. Hanno deciso di fare un viaggio con il camioncino e vengono fino a qua. Ieri sera ne ho parlato a Charlie e vuole che rimangono qua a mangiare, così mi farà conoscere anche Sue >> sorrisi.
<< Va bene >> si alzò dal letto e mi si avvicinò.
<< Ti vengo a prendere quando Charlie sarà al lavoro, ok? >> mi prese per i fianchi e mi sussurrò suadente quella frase a pochi centimetri dalle mie labbra.
La gola mi diventò improvvisamente secca, deglutii a fatica, ma non riuscii a parlare comunque.
Annuii solamente.
Mi prese il viso tra le mani e pochi secondi dopo sentii le sue labbra a contatto con le mie. Mi aggrappai alle sue spalle e mi lasciai trasportare dalle sue labbra perfette che accarezzarono le mie con delicatezza. Portai le mie mani tra i suoi capelli. Mugugnai soddisfatta da quel bacio.
<< Forse è meglio se me ne vado >> sussurrò sulle mie labbra prima di baciarmi di nuovo.
<< No, dai, rimani >> presi il suo viso tra le mani e lo avvicinai ancora a me.
<< Bella >> sussurrò non accennando a staccarsi da me, anzi, le sue mani si strinsero leggermente sui miei fianchi.
Ci baciammo ancora e ancora, stringendo i nostri corpi sempre di più.
<< Ci vediamo dopo >> mi lasciò un lieve bacio sulle labbra e andò alla finestra.
<< A dopo >> lo guardai uscire con un sorriso ebete stampato in faccia.
 Ancora con il pigiama addosso, scesi le scale e mi diressi in cucina dove mio papà stava facendo colazione.
<< Buongiorno! >> esordii entrando nella stanza.
<< Buongiorno, dormito bene? >> mi chiese mio papà con un sopracciglio alzato e lo sguardo perplesso.
<< Perfettamente, tu? >>
<< Benissimo >> mi sorrise.
Rimanemmo in silenzio mentre io prendevo la ciotola, il latte e i cereali. Mi sedetti vicino a mio papà e cominciai a mangiare.
<< Stavo pensando al pranzo di domani >> dissi improvvisamente.
<< Perché ci stavi pensando? >>
<< Perché dovrò andare a fare la spesa, dovrò pensare a quello che faremo da mangiare e a tutti il resto. >>
<< Non ti devi preoccupare, Bella. Sue cucina benissimo e si è proposta per preparare tutto il pranzo, massimo le daremo una mano se proprio vuoi. >>
<< Davvero? Sono felice che si sia proposta, non so quanto sarebbe stato commestibile il pranzo se avessi cucinato io >> scoppiammo a ridere entrambi.
<< Be, sarebbe stato molto più commestibile di quello che avrei cucinato io >> ridemmo ancora di più.
<< Oggi lavori tutto il giorno? >>
<< Sì, praticamente sì, arriverò stasera tardi, perché? >>
<< Oggi Edward viene a prendermi e vado a casa sua con la sua famiglia e stasera Alice ha organizzato un pigiama party con tutte le ragazze, anche quelle di scuola >> spiegai svogliata.
<< E non ne avresti voglia >> suppose.
<< Esattamente, ma Alice ci tiene. Le piace organizzare feste e lo sta facendo anche per festeggiare il mio ritorno, non posso dirle di no se la prenderebbe troppo. >>
<< Dai, magari ti diverti. Non pensare subito male. Quindi domani mattina ti porterà Edward qua per il pranzo? >> mi chiese subito curioso mio papà.
<< Esatto. >>
<< E dov’è che lo fate questo pigiama party? >>
<< A casa dei Cullen >> risposi volendo vedere dove volesse andare a parare.
<< E ci sarà anche Edward? >> ah, ecco, adesso capivo.
<< Sinceramente non so. Ieri ha detto che Alice non gli aveva ancora dato istruzioni, ma probabilmente lo spedirà da qualche parte insieme agli altri fratelli. Come mai ti interessa? >> gli chiesi divertita.
<< Ah no, niente. Così. Non posso chiedere? >> vago, era troppo vago. Aveva davvero intenzione di tornare sul discorso di ieri? Speravo di no, non avrei retto nuovamente un discorso del genere.
<< Certo che puoi >> ovviamente il discorso cadde lì. Nessuno dei due aveva intenzione di parlare nuovamente di quel discorso abbastanza imbarazzante.
Rimanemmo in silenzio a finire di fare colazione.
<< Bella, io devo andare al lavoro, ci vediamo domani, ok? Mi raccomando divertiti e cerca di non fare la guasta feste >> si alzò dalla sedia.
<< Io non faccio la guasta feste >> lo guardai malissimo fulminandolo con lo sguardo.
<< A volte sì >> rise.
Si infilò il cappotto e uscì di casa.
Scossi la testa divertita. Mio papà con gli anni stava peggiorando e ormai ne avevo la prova ogni giorno di più.
Smisi di fare colazione e poi salii a cambiarmi e a vestirmi.
Non appena misi piede sull’ultimo gradino delle scale, suonarono alla porta.
Andai ad aprire ritrovandomi davanti quei capelli ramati e quegli occhi dorati che tanto amavo.
<< Che tempismo >> gli dissi divertita prendendo il giubbino e le chiavi di casa.
<< Lo so, me lo dicono spesso >> sorrise sghembo.
Mi sporsi per dargli un bacio sulle labbra.
<< Allora? Come procedono i preparativi? >> gli chiesi avviandomi giù per il portichetto.
Quando mi girai, vidi che Edward si era infilato degli occhiali che sole che gli coprivano parzialmente il volto, per qualche secondo avevo dimenticato che ci fosse un sole stupendo e che lui non avrebbe dovuto essere lì con me, al sole quando sarebbe potuto passare qualcuno e vederlo risplendere.
Cercando di fare abbastanza velocemente mi aprì la porta, mi sedetti in macchina e neanche 2 secondi dopo lui era vicino a me che si toglieva gli occhiali da sole.
<< I preparativi procedono, ma conosci Alice, sai che non sa fare delle cose normali e che non sa trattenersi, non so quanto sarà semplice questo pigiama party. Sta cercando su internet tutti i giochi di gruppo più strani. Voleva anche invitare uno spogliarellista >> strinse leggermente il volante all’ultima frase.
<< Cos’è che voleva fare? >> tossicchiai dato che mi stavo per strozzare con la mia stessa saliva.
<< Voleva chiamare uno spogliarellista per uno spogliarello. Ovviamente io, Emmett e Jasper ci siamo apposti con tutte le nostre forze. >>
<< Peccato, avrei voluto avere un bel spogliarellista che si spogliava a tempo di musica. >>
Si girò di colpo a guardarmi e scoppiai a ridere.
<< Stavo scherzando. >>
<< Volevo vedere >> tornò a concentrarsi sulla strada.
<< Cos’è, Edward Masen Cullen è geloso di uno spogliarellista? >> risi maggiormente.
<< è un male se lo sono? >>
<< No, è una cosa… carina. Però non dovresti esserlo, lo sai, vero? >> mi girai a guardarlo.
<< Sì, lo so >> sorrise leggermente.
Strinsi la mano sul sua che stringeva il cambio.
Poco dopo vidi quel viale alberato che ormai mi era tanto famigliare.
Finalmente avrei rivisto tutti: avrei rivisto Esme, Alice, Emmett, Jasper, Carlisle, devo ammettere che ero anche felice di vedere Rose. Da quanto avevo potuto constatare qualche giorno prima, sembrava che non mi odiasse più di tante, ma magari le cose erano cambiate.
Edward parcheggiò in garage e vidi subito le macchine di tutti gli altri: la Bmw M3 di Rose, la Mercedes SS5 di Carlisle, la Jeep Wrangler di Emmett e la Porsche 911 di Alice. In un angolo, coperta con un telo, potevo vedere la moto di Jasper.
Scesi dalla macchina e fui subito raggiunta da Edward che mi misi una mano sui fianchi e mi accompagnò fino in casa.
Appena entrata sentii la voce squillante di Alice che parlava e discuteva allegramente con Rose. Stavano decidendo su cosa fare quella sera al pigiama party. Esme si metteva in mezzo ogni tanto per cercare di farle abbassare la voce, ma sembrava tutto inutile.
Sorrisi a sentire quelle voci, ero felice di essere nuovamente lì, in quella casa, con quella famiglia abbracciata all’uomo che amavo, cosa potevo volere di più?
Entrammo in salotto e subito tutte e tre si girano a guardarmi con un sorrisone a trentadue denti.
<< Bella >> Esme si alzò dal divano su cui era seduta e venne ad abbracciarmi.
Era assurdo come quella donna ti facesse sentire a casa con un solo abbraccio, sembrava di essere abbracciati da una mamma, dalla propria mamma. Avevo sempre pensato che quella donna fosse nata per essere mamma e ogni volta che me ne rendevo conto capivo che era sempre di più così.
<< Esme, sono felice di rivederti >> l’abbracciai con tutte le mie forze. Mi era mancata, come tutti gli altri.
<< Sapessi io, non sopportavo più di vedere Edward in quel modo, anzi, di non vederlo dato che non era con noi >> alzai un sopracciglio perplessa.
Edward non mi aveva mai parlato di quello che aveva fatto mentre non ci eravamo visti, mi aveva detto qualcosa, accennato, ma era tutto in generale.
<< Ok, forse era meglio se non ne parlavo. Bella, sono contenta di rivederti, ma adesso è meglio se torno a cucinare per stasera >> se andò in cucina con la solita grazia che accomunava tutti i Cullen.
<< Che cosa pensi Bella, che stasera mangeremo pop corn e patatine a volontà? >> mi chiese quasi disgustata.
<< Be, sì, in realtà sì, di solito ai pigiama party si mangia pizza, patatine, pop corn, gelato, torte di ogni genere. Mica caviale e spumante >> le feci notare.
<< Non ti fidi di me, Bella? >> mise le mani sui fianchi e mi guardò minacciosa.
<< Certo che mi fido di te. >>
<< Bene, allora lasciami lavorare >> mi dette la schiena e ricominciò a parlare da sola.
Rose mi si avvicinò sorridendo comprensiva.
<< Non darle retta, diventa intrattabile quando organizza una festa, ma non ti preoccupare sarà tutto perfetto e ci divertiremo tantissimo >> mi abbracciò e mi lasciò un bacio sulla guancia.
Rimasi immobile, perplessa, mi sembrava ancora strano che Rose non mi odiasse e che non mi guardasse come se fossi una nullità, non c’ero abituata, magari con il tempo ci avrei fatto l’abitudine, ma avevo i miei dubbi.
<< Vi conviene andare da un’altra parte altrimenti vi toccherà sopportare Alice e non vi conviene >> ci disse quando si staccò da me.
<< Dove sono Emmett e Jasper? >> le chiesi.
<< Sono a caccia. Jasper voleva nutrirsi in vista di stasera. Pensa che non dovrà avere problemi, ma preferiva andare a cacciare, Emmett l’ha seguito. >>
<< Noi andiamo a fare un giro se non vi serve il nostro aiuto >> Edward si mise in mezzo solo in quel momento.
<< No, andate pure. Alice saprebbe solo rispondervi male, non mi sembra il caso >> Rose ci sorrise.
Edward mi prese per mano.
<< Ci vediamo dopo allora. >>
<< Ciao Bella >> l’unica a salutarmi fu Rose.
Mi lasciai condurre da Edward che si stava dirigendo verso la cucina.
<< Che buon profumino! Che cosa stai cucinando, Esme? >> esordì appena entrata in cucina.
<< Pizzette, torte, di tutto guarda >> si girò e mi sorrise dolcemente.
<< Mi dispiace che devi faticare così tanto. È solo colpa mia >> abbassai la testa in imbarazzo.
<< Non ti preoccupare, non è assolutamente colpa tua, ma di mia figlia che non si accontenta di organizzare qualcosa di semplice con poche persone. E poi sai che mi piace cucinare, per me non è affatto un problema. >>
<< Sicura? >>
<< Certo, tesoro. Non mi preoccupare di niente. >>
<< Noi andiamo a fare un giro nel bosco >> la avvisò Edward.
Lei annuì e tornò a dedicarsi alla cucina.
Edward mi prese per mano e mi fece uscire dalla casa.
Non parlammo per tutto il tragitto, cosa che mi sembrò alquanto strana.
Camminammo a passo d’uomo, o meglio, al mio passo per quasi dieci minuti addentrandoci nel bosco.
<< Dove stiamo andando? >> gli chiesi improvvisamente quando quel silenzio si fece fin troppo pesante.
<< Ci stiamo solo allontanando un po’ da casa mia >> fu la sua semplice risposta fin troppo rilassata.
<< E per quale motivo? >>
<< Dobbiamo parlare >> quelle parole mi fecero gelare sul posto.
Odiavo quando qualcuno mi diceva che dovevamo parlare, di solito non erano mai belle notizie e immaginavo che anche quella volta non lo sarebbero state. Ma cos’era successo? A me sembrava andasse tutto a gonfie vele, ma forse per lui non era così.
Mi fermai di colpo e lui si girò a guardarmi.
<< Mi devo preoccupare? >>
<< No, tranquilla. Volevo solo parlare senza che i miei famigliari sentissero qualcosa. Dicono di far finta di niente, ma poi sono dei ficcanaso >> ridacchiò leggermente.
Tirai un sospiro di sollievo e ricominciai a camminare.
Dopo qualche minuto si fermò a sedere su una roccia.
<< Ecco, qui è perfetto >> mi fece segno di andare da lui.
<< Di cosa volevi parlare? >> gli chiesi giocando con le mie mani imbarazzata.
Sospirò e quel piccolo gesto mi fece subito spostare l’attenzione su di lui.
<< Esme prima ha parlato del periodo in cui eravamo insieme e… be, penso che vorrai sapere cos’è successo, no? >> mi guardò con quei suoi occhi dorati.
<< Sinceramente Edward? >>
<< Ovvio, voglio sempre che mi dici la verità >> mi sorrise leggermente.
<< Voglio sapere solo dove sei stato, ma nient’altro, non voglio sapere cose che magari mi potrebbero non piacere >> abbassai la testa.
<< Bella, non ho fatto niente di strano, potrei dirti tutto quello che ho fatto in quel periodo. Non ho niente da nascondere, non ho fatto niente di male, anzi, stavo facendo male a me stesso comportandomi in quel modo invece di venire a cercarti e sistemare le cose. >>
Prese un profondo respiro, come se ne avesse bisogno, e cominciò a spiegarmi.
<< Pronunciare quelle parole per me è stata la cosa più difficile che potessi fare, ho dovuto sforzarmi e cercare di trattenermi da non venire da te e abbracciarti, ma ti ho lasciato. Quel giorno stesso la mia famiglia si è trasferita da Denali e io me ne sono andato, staccato completamente da loro. Non volevo vivere con loro, non volevo passare il resto della loro vita con i loro visi, con le loro espressioni, con i loro pensieri che mi chiedevano di ripensarci e di tornare sui miei passi. Non volevo vedere i loro ricordi, soprattutto quelli di Alice, di quando passava del tempo insieme a te. Non potevo farlo, così decisi di spostarmi da una città all’altra, di andarmene, di viaggiare, di spostarmi, pensando che in quel modo avrei smesso di pensarti definitivamente. Smisi di andare a caccia, mi ridussi a soffrire per ogni minimo odore di sangue, ma pensavo che fosse la giusta punizione per il mio comportamento. Pensavo che avendo un altro dolore a cui pensare, non avrei pensato al dolore che mi provocava la tua lontananza >> parlava con i gomiti appoggiati sulle gambe e la testa tra le mani.
Mi avvicinai a lui, abbracciandolo e lasciandogli un bacio sulla guancia.
Mi guardò e gli sorrisi leggermente cercando di fargli capire che ormai fosse tutto a posto.
<< Chiesi ad Alice di non guardare nel tuo futuro, la supplicai di non farlo perché avevi diritto di vivere la tua vita senza che nessuno si intromettesse, ma ovviamente non lo fece. Mi chiamò un giorno dicendomi che ti saresti trasferita a Phoenix con tua mamma. Erano solo passati 2 mesi da quel giorno e a me sembrava passata un’eternità. Decisi di raggiungerti e ti vidi. Vegliai su di te ogni giorno, cercando di convincermi che la tua vita senza di me era migliora, che non avresti mai avuto una vita normale e che non importava se io soffrissi, l’importante era la tua felicità e la tua sicurezza. Ovviamente mi sbagliavo, e se solo potessi tornare indietro cercherei di non fare lo stesso errore e mi farei vivo prima, cercherei di parlarti prima, perché tutto questo tempo senza di te non ha avuto senso. Sono stato solo uno stupido, uno stupido che non capisce niente, ma non sono disposto a compiere lo stesso errore di nuovo. >>
<< E non lo farai >> gli presi il viso tra le mani e lo baciai sulle labbra.
<< Devi solo smetterla di pensare al posto mio, ok? So io cosa voglio e cosa è meglio per me, non ci devi pensare tu, ok? >>
<< Va bene >> mi sorrise dolcemente e mi baciò di nuovo.
Continuammo a baciarci e più andammo avanti più approfondimmo il bacio.
Mi misi a cavalcioni sopra di lui e portai le mie mani tra i suoi bellissimi capelli.
Le sue mani si posarono sui miei fianchi per poi risalire lentamente per la schiena sollevando la maglietta.
Le sue mani fredde contro la mia pelle calda, ebbero l’effetto di farmi gemere contro le sue labbra e stringermi maggiormente a lui.
Lo sentii irrigidirsi e mi allontanai leggermente da lui per guardarlo in viso.
<< Che è successo? >> gli chiesi guardandolo perplessa con il respiro leggermente corto.
I suoi occhi erano di un nero profondo, un nero liquido, bellissimo, stupendo.
<< Bella, stiamo… stiamo correndo un po’ troppo, non credi? >> mi chiese guardandomi negli occhi.
<< No, non credo >> mi avvicinai per baciarlo nuovamente. << Voglio fare l’amore con te >> sussurrai a contatto con le sue labbra.
Mi strinse ancora i fianci leggermente, con possessione.
<< Bella, no. Sai come sono fatto, mi hanno educato in un certa maniera, sono nato in un’epoca in cui si aspettava il matrimonio per la prima volta e per me è praticamente impossibile pensare di farlo prima >> mi accarezzò una guancia.
<< Impossibile eh? >> gli baciai la mascella e scesi per il collo. Un ringhio fuoriuscì dalla sua bocca.
<< Bella, ti prego >> sussurrò con la voce fin troppo roca.
<< Bella! >> mi prese per i polsi e mi allontanò da lui, senza farmi male però.
Lo guardai delusa e afflitta.
Che male c’era in quello che volevo fare? Perché non lo voleva anche lui?
<< Non vuoi fare l’amore con me? >> gli chiesi con lo sguardo basso imbarazzata al massimo.
<< Certo, Bella, ma te l’ho già detto, non riesco ad immaginare di farlo prima delle nozze >> mi lasciò andare i polsi e mi accarezzò dolcemente le guancie lasciandomi un bacio sul naso.
<< Bene, quindi vorrà dire che non lo faremo mai >> sbuffai infastidita.
<< Non è vero, sposami e lo faremo >> alzai lo sguardo di scatto.
<< Edward, ti prego. >>
<< Cosa? Sposiamoci, tu accontenti me e io accontento te. >>
<< Non è un fatto di accontentare Edward, bisogna sposare una persona perché la si ama, non perché voglio ottenere qualcos’altro in cambio. >>
<< Stai forse insinuando che non mi ami? >>
<< Non sto dicendo questo, sto solo dicendo che se vogliamo sposarci, lo facciamo solo perché ci amiamo e non perché io voglio fare l’amore con te. Il matrimonio non è la causa di qualcos’altro, il matrimonio deve essere la conseguenza di un amore importante, di un amore che nemmeno il tempo potrà sconfiggere >> lo guardavo negli occhi che ormai gli erano diventati nuovamente dorati.
<< Il nostro è un amore importante, Bella. Un amore che nemmeno il tempo può scalfire e sconfiggere. Non ne abbiamo avuto la prova? Nonostante un anno e mezzo distanti non abbiamo mai smesso di amarci, te ne rendi conto? Questo è solo un amore che può essere definito indissolubile. Il nostro è un amore indissolubile, quindi sposiamoci qual è il problema? Non farlo per me, non farlo perché poi ci sarà la prima notte di nozze, per una volta dimenticati di tutto, pensa solo se vuoi sposarmi o no e se anche tu credi in questo amore, altrimenti dimmi di no e ci lasciamo, è giù successo una volta, no? >>
<< Certo che ti amo, Edward. Mi sembra di avertelo detto ormai tante volte, ma non è questo il punto. Cosa penserà la gente? Ho 19 anni e ho già intenzione di sposarmi? Penseranno subito che sia incinta, quando non l’abbiamo nemmeno fatto. A mio padre verrà un infarto, di nuovo >> lo guardavo stralunata. Tutto intorno a me girava.
<< Bella, calmati. Pensi solo al giudizio della gente? Non devono saperlo tutti per forza e se anche dicessero che sei incinta che ti importa? Noi sappiamo come stanno le cose, sappiamo perché ci sposiamo, sappiamo che cosa abbiamo fatto insieme, degli altri che ti importa? A tuo padre parlerei, sono sicura che se gli dici le cose come stanno non trarrà subito conclusioni affrettate >> Edward era sereno e tranquillo. Per lui sposarsi era una cosa normale, nella sua epoca sposarsi era qualcosa di fin troppo comune, soprattutto a quell’età.
<< Non capisci >> sbuffai.
<< Cosa c’è da capire? >> mi chiese quasi divertito.
Scossi la testa.
<< Ok, senti, diplomiamoci, finiamo la scuola e poi ci sposiamo. A giugno o luglio, in un mese estivo. Ci stai? >> mi sorrise dolcemente.
<< Certo, ma… >> lasciai volutamente la frase in sospeso.
<< Ma? >> lui era già preoccupato.
<< Voglio una proposta come si deve >> scoppiammo a ridere entrambi.
<< Quello mi sembra ovvio, non è ancora niente di ufficiale, per essere ufficiale ci vuole la proposta e tutto, quindi, non parliamone con nessuno. >>
Annuii. << Ma con Alice come facciamo? >> gli chiesi perplessa.
<< Be, Alice non potrà vedere ancora niente. In questo momento continuerà a vedere noi che cambiamo idea, ma che vogliamo sposarci, solo non saprà quando e non saprà nemmeno se lo faremo >> mi sorrise divertito.
<< Giusto, quindi nessun problema. Per adesso. >>
<< Esatto. >>
Ci sorridemmo e ci baciammo.
Restammo lì nel bosco ancora per un po’, coccolandoci e baciandoci cercando di non pensare al matrimonio e di non prendere nessuna decisione.
Tornammo a casa, dove Esme mi aveva già preparato uno dei suoi manicaretti.
Passai tutto il pomeriggio in casa Cullen insieme ad Emmett che non mi mollava un secondo e Jasper che si sentiva meno in colpa per quello che era successo ormai un anno e mezzo prima.
Passai un pomeriggio tranquillo, cercando di rimanere lontana da Alice che non faceva altro che dare fuori di matto. Quella ragazza si sarebbe dovuta dare una calmata, non poteva comportarsi in quel modo per un pigiama party.
Verso le cinque del pomeriggio, Edward mi riportò a casa dove trovai l’ultima persona che mi sarei mai aspettata di trovarmi davanti.
<< Che ci fa lui qui? >> mi chiese Edward che stringeva già il volante alla vista della persona che era sotto il mio portico davanti alla porta.
<< Non lo so >> pensai subito a mio padre. Che gli fosse successo qualcosa?
<< Vuoi che rimanga con te? >>
<< No, vai, qua me la cavo benissimo da sola >> gli sorrisi e mi girai per dargli un bacio.
<< Se solo allunga le mani quel cane… >> strinse ancora di più le mani sul volante.
<< Non allungherà le mani, tranquillo >> gli sorrisi nuovamente e lo baciai con più foga finché non lo sentii rilassarsi.
<< Vengo a prenderti per le sette >> sussurrò sulle mie labbra prima di baciarmi di nuovo.
Annuii e scesi dalla macchina.
Jacob mi guardò e sorrise.
Sentii le gomme della macchina di Edward stridere sull’asfalto, cosa diavolo stavo pensando quel cretino di Jacob per farlo partire in quel modo?
<< Ciao Jacob! Come mai sei da queste parti? >> gli chiesi superandolo e andando ad aprire la porta.
<< I nostri padri si sono incontrati e Charlie gli ha detto che eri tornata, volevo salutarti. Ho visto che lì c’è parcheggiato il tuo pick up, non sembra messo molto bene >> rise divertito.
<< No, non che quando lo usavo io era in condizioni migliori, però almeno andava avanti. Adesso è un anno e mezzo che non lo uso, penso che dovrò cambiare macchina >> sbuffai leggermente.
Mi sarebbe dispiaciuto cambiare il mio adorato pick up, ma avrei dovuto farlo prima o poi, no?
<< Non c’è bisogno che lo cambi, magari gli do un’occhiata io. >>
<< Tu? >>
<< Sì, lo so, è difficile da credere, ma me la cavo con le macchine, vorrei fare il meccanico. Potrei dargli un’occhiata. Un pomeriggio vengo qua e ci lavoro, se per te non è un problema. >>
<< Assolutamente nessun problema >> gli sorrisi leggermente.
<< Vuoi- vuoi entrare? >> gli chiesi guardando la porta di casa spalancata.
<< No, vado a casa. Non ti preoccupare, sono solo passato a salutarti. Non vorrei che il tuo fidanzatino pensi che sia stato qua troppo tempo perché voglio saltarti addosso. >>
Avvampai per le sue parole.
<< Sono sicura che non l’avrebbe pensato. >>
<< Secondo me sì, comunque, ora vado davvero. Ti telefonerò per chiederti se posso passare per il pick up. >>
<< Va bene >>
<< Ci vediamo, Bella >> mi sorrise raggiunge la sua auto a pochi metri di distanza da casa mia, com’era possibile che prima non l’avessi vista?
<< Ciao Jacob >> lo vidi salire sulla sua macchina ed entrai in casa.
Forse Charlie aveva ragione, potevo conoscere Jacob e diventargli amica, non sarebbe successo niente di male, no?
Sapevo già che a qualcuno non sarebbe andata molto bene, ma non poteva vietarmi di fare amicizia, no? Avevo capito fin da subito che vedeva in Jacob un possibile “rivale”, anche se non lo era per niente. Ero sicurissima che non avessi nessun secondo fine, ma che volesse solo conoscermi, il fatto che pensava fossi una bella ragazza, era irrilevante, anch’io pensavo che lui fosse un bel ragazzo, ma questo non voleva dire che avessi doppi fine nel volerlo conoscere.
Cercai di non pensarci troppo e di andare a prepararmi e a rilassarmi, mi aspettava una serata che non avrei nemmeno mai osato immaginare.

 

 

 

 

 

 

 

 

Buonasera! Come state? Stavolta sono in ritardo solo di un giorno. Mi sento fiera di me stessa per questo. Il capitolo doveva ancora essere concluso e il fatto che ho passato tutto il fine settimana da mio papà senza pc ha contribuito a questo ritardo, ma dato che sono già a casa da scuola con un sacco di tempo libero, oggi mi sono messa a scrivere ed ecco che è uscito questo capitolo.
Be, che posso dire, come al solito ci sono alcuni punti che non mi convincono, tipo quando Edward e Bella si baciano nel bosco e gli animi si scaldano. xD Mi sembra di accelerare troppo le cose, si sono appena rimessi insieme e già vogliono fare l’amore, ma in fin dei conti si sono sempre amati, quindi è come se non so fossero mai lasciati, però boh, rimane il fatto che quel pezzo non mi convince.
Edward e Bella hanno parlato di nozze, di matrimonio. Be, dovranno parlarne prima o poi. Purtroppo mi dispiace deludere chi pensava che si sarebbero dati alla pazza gioia tra le lenzuola xD Purtroppo non succederà. Edward rimarrà fermo sul suo pensiero e non ci sarà niente a fargli cambiare idea.
Jacob. è tornato a farsi vedere e dico fin da subito che non sarà una minaccia, quando lui andrà a casa di Bella per vedere il pick up, capirete perché. Come ha detto Bella, non ha secondi fini e il fatto che la trovi carina non vuol dire che voglia uscire con lei o cose simili. =)
Questo capitolo sarebbe dovuto essere più lungo, ci sarebbe dovuto essere il famoso pigiama party, ma ho pensato che fosse già abbastanza lungo, quindi ho rimandato al prossimo capitolo.
Mi scuso nuovamente per non aver risposto alle recensioni, ma più tardi lo farò sicuramente.
Ringrazio tutte le persone che continuano a leggere questa storia, che l’hanno inserita nelle varie liste e che mi inseriscono come autore preferito. Davvero grazie ragazze. *_*
Vi ricordo che potete aggiungermi su Fb e Twitter se volete, mi farebbe davvero piacere conoscervi.
Alla prossima ^_^

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Capitolo 21
*** Capitolo 21 ***


Capitolo 2








Buonasera!
Eccomi qua con un nuovo capitolo.
Mi sono ricordata solo oggi che mi ero dimenticata di avvisarvi che avrei postato martedì 26 anzichè domenica perchè era Pasqua -.- Sono senza speranze.
Comunque, capitolo del pigiama party.
Buona lettura ^_^ 

 

Capitolo 21

 

 

Bella POV
Appena rientrai in casa mi misi a guardare un po’ di televisione e a mettere un po’ a posto la casa, almeno quando sarebbe tornato Charlie non avrebbe trovato tutto in disordine.
Quando mancò poco più di un’ora all’arrivo di Edward, andai a farmi un bagno rilassante. Rimasi immersa per una buona mezz’oretta. Sapevo che avevo bisogno di rilassarmi al massimo, non osavo immaginare che cosa avesse organizzato Alice, sapevo solo che il giorno dopo sarei tornata a casa stanchissima.
Uscii dalla vasca e mi vestii con un semplice jeans, una maglietta e una felpa. Presi il pigiama pulito dall’armadio e presi il sacco a pelo nel caso servisse.
Scesi le scale e appoggiai le cose sul cassettone. Andai in cucina, bevvi un sorso d’acqua e subito dopo suonarono alla porta.
<< Entra! >> dissi senza nemmeno urlare sapendo che Edward mi avrebbe sentito comunque.
<< Tu fai entrare le persone in questo modo? E se fossi stato un maniaco? >> mi chiese divertito abbracciandomi da dietro e appoggiando la testa sulla mia spalla.
<< Sapevo che eri tu e poi, se fossi stato qualcun altro, non avresti nemmeno sentito >> lo guardai e gli lasciai un bacio sulla guancia.
<< Giusto, l’hai detto talmente a bassa voce che quasi quasi non ti sentivo nemmeno io >> scoppiò a ridere, riempiendomi della sua risata cristallina e profonda.
<< Ah ah ah. Simpatico >> incrociai le braccia e mi finsi offesa.
<< Sei ancora più bella quando fai l’offesa >> mi baciò la mascella per poi scendere sul collo.
<< Edward >> gemetti portando le mie mani tra i suoi capelli.
Percorse la  mascella e poi il collo almeno un paio di volte facendomi battere il cuore a mille e facendomi arrossire.
Mi girai a guardarlo e mi baciò, spingendomi verso il suo corpo.
Ci baciammo in quella posizione scomoda, ma anche altamente tenera.
<< Forse è meglio se andiamo >> sussurrò per poi lasciarmi un bacio sul collo.
<< Sì, lo penso anch’io >> lo sentii allontanarsi da me di poco.
Mi girai a guardarlo e gli sorrisi.
Mi diressi verso il mobile su cui avevo appoggiato le mie cose e aprii la porta.
<< Penso che quello non ti serva >> Edward mi indicò una delle due cose che avevo in mano.
<< Il pigiama? >> gli chiesi innocentemente.
<< No >> rise leggermente imbarazzato. << Intendevo il sacco a pelo. >>
<< Ah >> arrossii immediatamente.
Avevo appena fatto capire ad Edward che avrei voluto dormire senza pigiama, nella sua casa, ma anche con lui vicino nudo e magari che….
Ok, no, dovevo stare calma e non dovevo cominciare a fare certi pensieri, altrimenti avrei solo peggiorato la situazione.
<< Perché dovrei lasciarlo a casa? >> gli chiesi qualche minuto dopo. Mi ero dovuta rilassare, altrimenti avrei continuato a fare pessime figure.
<< Alice ha organizzato tutto come si deve. Non chiedermi come abbia fatto, ma ce l’ha fatta. >>
<< Non oso immaginare che cosa abbia organizzato >> ero davvero preoccupata. Sapevo benissimo che quando Alice si metteva in testa di fare qualcosa, la faceva davvero in modo impeccabile, ma avevo paura di sapere che cosa avesse fatto.
<< Credimi, non riusciresti nemmeno ad immaginarlo >> sorrise.
<< Ok, allora, meglio andare perché adesso sono troppo curiosa di sapere che cosa ha combinato quella pazza >> Edward uscii per primo dalla porta, io lo seguii, chiusi casa e mi diressi verso la sua macchina argentata.
Come al solito, davvero molto educatamente, mi stava tenendo la portiera aperta.
<< Non riuscirò mai a farci l’abitudine >> dissi quando anche lui fu nell’abitacolo.
<< A cosa? >> alzò un sopracciglio perplesso mettendo in moto.
<< A vederti aprirmi la portiera. Non riuscirò mai a farci l’abitudine. >>
<< Sai che è una cosa più forte di me >> mi ricordò.
<< Sì, lo so e a me fa piacere che tu lo faccia, dico solo che è strano. >>
Rimanemmo in silenzio probabilmente ognuno perso nei propri pensieri, anche se io non ne avevo nemmeno uno.
<< Cosa ti ha detto prima il ca… Jacob? >> l’aria si fece improvvisamente pesante.
<< Era passato a farmi un saluto. Mio papà e Billy si sono incontrati e lui gli ha detto che sono tornata. Mi ha solo fatto un saluto tutto qui >> strinsi la mia mano sul cambio guardando la strada che scorreva sotto di noi.
<< E nient’altro? >> sentii il suo sguardo su di me. Alzai la testa ed eccolo lì, che mi guardava come per scavarmi dentro e capire se gli stessi nascondendo qualcosa.
Dirgli o non dirgli della proposta di Jacob? Di solito una storia d’amore si basa sulla fiducia e sulla sincerità, se io non gliel’avessi detto su che basi si basava il nostro amore? Su nulla. Pretendevo che Edward mi dicesse la verità, che fosse sincero e volevo che si fidasse di me, ma come potevo pretenderlo da lui se poi non lo facevo io?
Decisi quindi di dirgli la verità. Era giusto così.
<< Si è proposto per dare un’occhiata al mio pick up. Un giorno verrà da me a fargli un controllo, così potremmo parlare >> sentii la mano sotto di me stringersi e lo sentii soffocare un ringhio.
<< Certo, e magari dopo vorrà anche uscire con te >> la sua voce ormai era praticamente un ringhio unico.
<< Edward, non usciremo insieme e anche in caso me lo chiedesse, gli direi sicuramente di no >> gli sorrisi, anche se in quel momento era concentrato su altro.
<< Quello vuole provarci con te e tu gli lasci via libera. >>
<< Non sappiamo se vuole provarci, non lo sai neppure tu. Ti basi solo sul fatto che ha pensato che sono carina, solo su questo, non sono buoni motivi per pensare che ci voglio provare. Ti stai solo arrabbiando per niente. Fammi parlare con lui, poi vedremo, ok? >>
<< Come fai a stare così tranquilla? >>
<< Come fai ad essere così agitato? Sono tranquilla solo perché sono convinta che Jacob non ci voglia provare, vuole solo aiutarmi e magari conoscermi. Nulla di più >> gli sorrisi nuovamente quando mi guardò.
<< Ok, va bene. Aspettiamo di vedere cosa ti dice quando vi incontrerete, ma se solo osa metterti le mani addosso, giuro… giuro che lo uccido >> strinse nuovamente le mani e ringhiò.
<< Va bene, ma ora calmati. >> mi accoccolai sulla sua spalla.
Pochi minuti dopo imboccammo il viale alberato di casa sua.
Dall’esterno tutto sembrava tranquillo, sembrava non essere ancora arrivato nessuno.
Edward andò a parcheggiare in garage e quando entrammo in casa regnava un silenzio surreale.
<< Ma non c’è nessuno? >> gli chiesi alzando lo sguardo.
Lui alzò le spalle e tornò a guardare davanti a sé.
Edward sapeva qualcosa, lo sentivo. Ovvio che sapeva se ci fosse qualcuno in casa o meno, ovvio che lo sapeva, ma non me lo voleva dire, perché?
Intorno regnava il silenzio, le luci erano tutte spente.
<< Bentornata Bella!  >> un coro mi accolse in salotto facendomi prendere paura.
Il cuore batteva all’impazzata per lo spavento e lo stupore di trovarmi davanti tutte le ragazze che avevo conosciuto a scuola: Jessica, Angela, perfino Lauren a cui sapevo di non stare tanto a genio, anche se speravo che le cose sarebbero cambiate. Poi c’erano Alice e Rose.
Non eravamo in tantissime, ma eravamo già troppe persone per i miei gusti.
Una per una vennero a salutarmi, dandomi baci e abbracciandomi mettendomi completamente in imbarazzo. Odiavo stare al centro dell’attenzione e in quel momento lo ero fin troppo.
<< Allora, ragazze! Siete pronte a divertirvi? >> questa era Alice che si sentiva come l’animatrice della festa.
<< Sììì! >> le ragazze urlano fin troppo rompendomi un timpano.
Ok, non sarei resistita tanto con quelle pazze.
Guardai Edward come per chiedergli di aiutarmi, doveva aiutarmi.
Mi fece un sorriso sghembo e scosse la testa.
Lo supplicai, ma nulla lo fece desistere.
Poco dopo vidi arrivare anche Emmett e Jasper.
<< Ragazzi, ma non dovevate già essere usciti? >> Alice mise le mani sui fianchi e li guardò malissimo.
<< Non potevamo lasciare a casa Edward, dovevamo aspettarlo, no? >> Emmett la guardò divertito.
<< Ciao Bellina >> mi prese in braccio e poi mi rimise a terra. << Ti porteremo via l’uomo per un po’, tanto non ti serve >> solo questa frase servì a farmi arrossire notevolmente.
Jasper andò a salutare Alice, Emmett Rose ed Edward mi si avvicinò.
<< Dove andate? >> gli chiesi curiosa.
<< Penso vogliano andare nel bosco, a fare qualche gara, ma non ne ho molta voglia, preferirei restare qua >> mi sussurrò prendendo per i fianchi.
<< E restare qui in mezzo a tutte donne? Ma neanche per sogno, tu vai con gli altri, divertiti e non rompere, Bella è in buone mani >> Alice lo prese per le spalle e lo spinse vicino agli due fratelli.
<< In buone mani? Se fosse con me lo sarebbe >> scherzò Edward.
<< Edward Cullen, sappi che devi farti perdonare, sono molto offesa. >>
<< Immagino >> sghignazzò.
<< Andate fuori da questa casa se non volete che vi ci butto fuori io a calci >> alzò leggermente la voce.
<< Jasper, la tua donna si è arrabbiata >> fu il turno di Emmett di scherzare.
<< Emmett >> Alice strinse i pugni.
<< Ok, ragazzi, salutate. Ci vediamo più tardi >> Jasper spinse fuori gli altri due che continuavano a ridersela come degli scemi, scossi la testa.
Ma io volevo un bacio.
<< Più tardi potrai baciarlo quanto vuoi, tesoro, ma ora è il momento di stare tra donne >> Rose mi si era avvicinata e mi rispose come se mi avesse letto nel pensiero.
Le sorrisi e andai dalle altre.
Mi sembrava che i rapporti tra me e Rose stessero migliorando parecchio e pensavo che magari quella serata sarebbe servita per avvicinarci maggiormente.
Presa da quegli scambi di battute tra fratelli e i vari saluti appena entrata, non mi ero resa conto che il salotto fosse stato completamente svuotato. I divani non c’erano più, i mobili superflui erano stato spostati, al posto loro c’erano 6 letti fatti e muniti di lenzuola. Infondo alla sala c’era una tavolata munita di bibite e leccornie per il palato.
Non ci potevo credere! Alice aveva davvero organizzato le cose per bene.
<< Alice, ma come hai fatto? >> le chiesi scioccata guardando i letti.
<< Sono solo molto brava, ma non ti svelerò mai il mio segreto >> mi fece la linguaccia.
<< Allora, ragazze, cambiamoci e cominciamo questo pigiama party! >> si mise a muovere le braccia come una forsennata.
Ci cambiammo tutte insieme, una davanti all’altro in quel salotto. Mi sentivo leggermente in imbarazzo, anche se eravamo tutte donne.
Ognuna scelse il proprio letto e ci sedemmo sopra, attendendo spiegazioni da Alice che sembrava trovarsi bene in animatrice della serata.
Cominciammo con qualcosa di semplice: maschera per il viso, manicure e pedicure. Eravamo a coppie, ognuna sul letto e mentre una si dedicava alle dita di un’altra, tutte insieme si parlava.
Cominciammo a spettegolare e scoprii davvero tante cose.
<< Io e Mike stiamo insieme >> mi raccontò una Jessica leggermente imbarazzata, ma anche felice. Si stava godendo il servizio fatto da Lauren.
<< Davvero? Da quanto? Ricordo che le cose andavano leggermente a riletto quand’ero qua l’ultima volta >> mi sembrò strano nominare quel periodo della mia vita con così tanta serenità. Il peggio era passato, il dolore se n’erano andato sostituito da tanto amore, davvero tanto.
Non avrei potuto chiedere di meglio. Se in quel periodo buoi della mia vita mi avessero detto che un giorno avrei sorriso di nuovo e che avrei smesso di sorridere non ci avrei creduto, in quel momento mi sembrava impossibile, ma invece lo stavo facendo.
<< Diciamo che tutto è migliorato dalla tua partenza >> Jessica evitava di guardarmi.
<< In che senso? >>
<< Ecco, non so se sapessi che Mike avesse una cotta per te e quando tu c’eri ancora sperava che lasciassi Edward così lui avrebbe potuto farsi avanti. >>
La guardai scioccata, sapevo che Mike aveva una cotta per me, l’avevo capito, ma non pensavo che pensasse quelle cose.
<< E? Dopo che me ne sono andata che è successo? >>
<< Diciamo che si è messo l’anima in pace, adesso stiamo insieme da un po’ e be, ci amiamo >> arrossì notevolmente.
<< E l’avete fatto? >> chiese Alice che stava smaltando le mie unghie.
<< Ma Alice! >> Jessica era leggermente indignata e rossa come un peperone.
<< Andiamo, siamo tra donne, stiamo facendo un pigiama party, dovremo parlare anche di certe cose, no? >>
<< Infatti! Avanti Jess, raccontaci >> Angela cercò di esortarla a continuare.
<< Ma, Jess, non l’hai proprio raccontato a nessuno? >> le chiese Rose sconcertata che si staccò dalle mani di Angela.
<< No, a nessuno. Mi sento troppo in imbarazzo >> abbassò lo sguardo.
<< Ok, allora, sentite, comincio io a parlare della mia prima volta con Emmett. È stato due anni fa, in questa casa, precisamente nella camera su di sopra. Sinceramente avevo leggermente paura, ma Emmett è stato così tenero e paziente, che alla fine mi sono lasciata andare. E oggi dico, per fortuna che mi sono lasciata andare, mi sarei persa un sacco delle sensazioni e emozioni che oggi provo >> aveva gli occhi lucidi, probabilmente ricordare quel momento le faceva venire da piangere, anche se non poteva assolutamente farlo.
Sapevo che Rose avesse mentito, almeno, lo immaginavo. Lei e Emmett si conoscevano da anni e sicuramente la loro prima volta non era stata due anni prima, ma aveva raccontato il tutto con tanta tenerezza, che sembrava quasi che stesse dicendo la verità.
<< Adesso tocca a me. Io e Jasper l’abbiamo fatto tre anni fa. Anch’io ero ancora vergine e non avevo avuto nessun tipo di esperienza con altri ragazzi. Non sono mai stata una facile e non mi concedevo così facilmente. Con lui andammo per gradi, ci scoprimmo lentamente fino ad arrivare al rapporto completo. Quando avvenne ero prontissima, non avevo esitazioni o paure, ok, forse paure un po’, ma sapevo che Jasper fosse la persona giusta e che sarebbe stato tutto perfetto. >>
Era normale che mi stessi immaginando la mia prima volta con Edward? Era normale che cercassi di immaginare il suo corpo, di immaginare le sue mani, la sua bocca su di me? Era normale voler chiamare Edward per fare l’amore con lui? Sì, probabilmente lo era, lo amavo, l’avevo sempre amato e volevo fare l’amore con lui, era una cosa assolutamente normale.
Alice mi guardò in modo strano facendomi risvegliare dai miei pensieri.
Sviai lo sguardo e mi concentrai su Lauren che stava cominciando a raccontare la sua storia.
<< Be, con Tyler è stato diverso >> spalancai gli occhi.
<< Tyler? Quante cose mi sono persa in un anno e mezzo? >> chiesi sconcertata.
<< Tante Bella, tante >> mi rispose Alice alzando lo sguardo su di me.
<< Ho notato. Lauren, racconta. >>
<< Io e Tyler siamo amici praticamente da sempre, sono sempre stata cotta di lui, ma ormai mi ero convinta che tra di non ci sarebbe mai potuto essere qualcosa di più di una semplice amicizia. Era stato difficile da accettare e quando ormai capii che dovevo cambiare pagina, mi chiese di uscire. Fu assurdo. Proprio quando io avevo deciso di chiudere con lui, di smetterla di sperarci, lui mi chiedeva di uscire. Assurdo. Ovviamente accettai. Cominciammo ad uscire, a conoscerci meglio, perché scoprii solo in quel momento di non aver mai conosciuto Tyler sul serio. Dalle uscite alla camera da letto sinceramente non ricordo nemmeno io come ci siamo arrivati, mi ricordo solo che quella sera è stato stupendo. Se potessi tornare indietro lo rifarei 100 volte >> sorrideva felice.
Sembrava davvero innamorata e quell’odio che provava nei miei confronti sembrava sparito.
<< Ecco, io con Ben, non ho ancora…. Ecco… >> Angela si mise in mezzo imbarazzata e balbettante.
<< Non avete ancora fatto niente? Ma Angie, siete insieme da tantissimo, sarebbe anche ora >> un’Alice indignata fece sentire il suo parere, facendoci scoppiare tutte a ridere.
<< Be, non è che non… abbiamo fatto qualcosa, ma… ma non quello. >>
<< Ok, almeno qualcosa avete fatto >> Alice sembrava leggermente sollevata. << Jess, ora raccontaci tu. >>
<< E Bella? >> solo a sentire quella domanda il mio cuore cominciò a battere a mille, le guancie si imporporarono e io non sapevo più dove girarmi, avrei voluto sprofondare.
<< Sinceramente non voglio rimanere scandalizzata, è mio fratello! >> Alice urlò scandalizzata.
<< Ma io voglio sapere >> Jess cominciò ad insistere. << Insomma, voglio sapere se Edward da sballo ha fatto sballare la nostra Bella >> a quella battuta un po’ strana tutte scoppiarono a ridere, tranne io.
Mi sarei voluta sotterrare sotto un cumulo di macerie, sotto chilometri e chilometri di terra pur di non rispondere a quella domanda.
<< Allora, Bella? Edward ti ha sballato? >> mi chiese Jess ancora ridendo.
<< Ecco… in verità… no >> sussurrai leggermente.
<< Cosa?!?! Niente? >> Angela, Lauren e Jessica sembravano scioccate.
<< No, niente >> tenni lo sguardo basso.
<< Ragazze, ma cosa pretendete? Sono appena tornati insieme, si sono appena ritrovati, lasciamoli godersi questo momento per un po’ poi si divertiranno in altro modo e non la smetteranno più >> Alice scoppiò a ridere, seguita da tutte le altre.
<< Alice! >> la ripresi scandalizzata.
<< è la verità, Bella, una volta che lo provi, lo vuoi fare dappertutto. >>
<< Vero >> si lasciò scappare Jess che subito arrossì.
<< Allora vedi che l’avete fatto? >> ci ritrovammo ad urlare tutte insieme.
<< Sì, lo ammetto, ma è successo il mese scorso, sono fresca fresca. >>
<< Bene, ora mancano solo Bella e Angela, quando succederà il grande evento? >> Lauren fece la domanda più imbarazzante che avesse mai potuto fare.
<< Non possiamo cambiare argomento? >> chiesi disperata sperando di togliermi da quella situazione.
<< Ok, va bene, ma noi ci stavamo divertendo così tanto >> Alice mise il broncio.
Smettemmo di parlare di quel discorso alquanto imbarazzante per me e cominciarono a raccontarmi i vari pettegolezzi della scuola, facendomi letteralmente ridere perché li raccontavano in un modo così spassoso.
Finito di spettegolare, ma soprattutto di farli le unghie a vicenda, Alice ci propose vari giochi tra cui “Verità o penitenza” che tutte acclamarono a gran voce.
Fu divertente, soprattutto quando erano gli altri che dovevano rispondere alle domande, ma quando toccava a me ero nel panico più totale. Le ragazze mi fecero praticamente tutte domande su Edward, tranne una che ebbe la brillante idea di chiedermi se mentre fossi rimasta a Phoenix avevo incontrato qualcun altro. Purtroppo avevo scelto la verità e avevo dovuto dire le cose come stavano, si mise in mezzo anche Alice che raccontò a tutte che lo chiamava il Coso e che per lei sarebbe rimasto per sempre soprannominato in quel modo.
Dopo quella domanda e il piccolo racconto di Alice, le ragazze vollero sapere com’era andata e quindi raccontai tutto. Be, non proprio tutto.
Tra una chiacchierata e una domanda, cominciammo a mangiare e a bere bibite a raffica. Alice avrebbe voluto bere alcolici, ma Esme l’aveva vietato categoricamente.
Quando mi resi conto di non aver visto né Esme né Carlisle quella sera, chiesi subito spiegazioni ad Alice che mi raccontò che erano andati a Port Angeles a passare una serata loro due da soli e che sarebbero tornati sul tardi.
Quanto li adoravo. Come genitori erano stupendi e come coppia erano davvero molto affiatati.
Cominciammo a giocare a twister, gioco che minò particolarmente il mio equilibrio e al quale non avrei mai più giocato. Perdevo subito e non c’era gusto. Così, dopo 3 volte che caddi per terra al primo giro di ruota, mi offrii per girare la freccetta del tabellone.
Le altre si stavano divertendo come delle pazze ed io da fuori ridevo per le posizioni strane che assumevano ogni volta che io facevo girare la freccia.
Le vincitrici alla fine furono Alice e Jessica che ogni volta si trovavano da sole ad affrontarsi fino all’ultimo.
Stremate e con il mal di pancia per le troppe risate decidemmo di guardarci un horror, tanto per calmarci un attimo.
Dieci minuti dopo il film e il cuore a mille per la paura, un pensiero andò ad Edward, chissà cosa stava facendo.
 
 
 
 
Edward POV
Alice mi aveva cacciato prepotentemente fuori casa senza nemmeno lasciarmi dare un bacio a Bella, ma me l’avrebbe pagata, eccome se me l’avrebbe pagata, almeno un bacio avrebbe potuto lasciarmelo dare.
Con Emmett e Jasper eravamo usciti e ci eravamo messi a correre nel bosco cercando di allontanarci il più possibile da casa per non sentire i discorsi delle ragazze, anche se io avrei tanto voluto farlo.
Ci fermammo in un boschetto in Canada, sicuri che lì non avremmo mai sentito niente.
<< Che facciamo adesso? >> chiesi agli altri cercando di distrarmi.
<< Non lo so, io avrei preferito stare a casa ad origliare e ridere di quello che dicevano le ragazze >> Emmett rise e si accasciò su una pietra.
<< Sinceramente anch’io. Chissà di cosa staranno parlando >> aggiunsi.
<< Ragazzi, è giusto che parlino delle loro cose senza che noi sentiamo niente. Anche noi abbiamo bisogno di farlo ogni tanto, no? >> Jasper diplomatico ed educato come sempre, si mise in mezzo difendendo le ragazze.
<< Secondo voi, di cosa staranno parlando? >> Emmett parlò come se Jasper non avesse minimamente aperto bocca.
<< Di cosa vuoi che parlino? Di ragazzi, di gossip, di unghie, di film. Di queste cose >> Jasper aveva capito che Emmett non avrebbe mai lasciato cadere il discorso.
Non riesco a capire come mai gli interessa tanto. I pensieri di Jasper erano esasperati.
Non parleranno di sesso, vero? Non si racconteranno le loro esperienze, vero? Ok, be, non sarebbe male. Emmett invece si stava lasciando trasportare dalla fantasia.
Al suo pensiero sbiancai.
Bella mi aveva confessato di voler fare l’amore con me, non che non volessi, lo volevo e ormai mi ero reso conto che quell’improvvisa voglia di avere un contatto più ravvicinato e profondo con lei, era perché volevo farlo con lei.
Le chiesi di aspettare, che volevo sposarla prima di fare l’amore con lei. Ero sicuro di quello che dicevo, ero sempre stato cresciuto in quel modo, ma le cose si stavano facendo sempre più difficili, sempre più complicate. Ormai avevo assaggiato il sapore della sua pelle, il profumo del suo sangue non era niente in confronto al sapore della sua pelle sulla mia lingua, sulle mie labbra.
Da quando l’avevo assaggiato non riuscivo più a farne a meno, ne volevo ancora e ancora, ma più ne volevo e più mi rendevo conto che se avessi continuato in quel modo non sarei arrivato alla prima notte di nozze. Dovevo cercare di darmi una calmata, ma ero peggio di un drogato, ero peggio di un diabetico che sente ancora il bisogno di mangiare dolci nonostante sappia benissimo che li faranno male e che potrebbero addirittura portarlo alla morte. Ero peggio di un fumatore accanito che appena spegne una sigaretta ne inizia subito un’altra perché sente il bisogno di nicotina nel corpo.
Io ero peggio di chiunque al mondo avesse una dipendenza, ero dipendente da Bella, dal suo profumo, dal suo sapore, da lei, da lei a 360° e non riuscivo più a fermarmi.
Lei mi aveva svegliato, aveva svegliato sensazioni che non avevo mai provato, sensazioni che mi creavano troppa dipendenza.
Ero dipendente da Bella, ma c’era una clinica in cui mi sarei potuto far curare? No, non esistevano e in un certo senso pensavo che fosse un bene, dall’altra probabilmente la mia dipendenza mi avrebbe portato a fare cose che non avrei mai voluto fare.
<< Edward, stai bene? >> mi chiese preoccupato Jasper che mi guardava in modo strano.
<< Sì, sto bene >> era una bugia, non stavo bene. Avevo appena capito che tutto il mio corpo richiedeva Bella, tutto il mio corpo avrebbe sempre avuto bisogno di Bella e io ero lì, con i miei due fratelli e senza di lei. Ero messo male.
Ero talmente innamorato di Bella che avrei voluta averla vicina per tutta la vita, per sempre e adesso la possibilità di trasformarla non mi sembrava una tragedia.
NO!
Non appena sentii il mio ultimo pensiero, il mio cervello urlò, il me interiore urlò. No, Bella non doveva diventare come me, sì, l’amavo, il mio corpo e tutta la mia essenza aveva bisogno di lei, ma non l’avrei mai trasformata facendola diventare un mostro come me, non le avrei mai fatto passare quello che ho passato io per anni, non volevo farle passare la vita che stavo facendo io, anzi, la vita che avevo fatto fino al suo arrivo. Non volevo e non sarebbe successo.
<< Edward, mi stai preoccupando. Le tue emozioni mi stanno travolgendo e non riesco a placarle >> sul viso di Jasper c’era dipinta un’espressione di pura preoccupazione e impotenza.
Era sempre riuscito a placare gli umori di tutti, di chiunque, ma in quel momento con me non ce la stava facendo. Le mie emozioni erano troppe grandi da devastare, il mio divario interiore era enorme e nessun altro avrebbe potuto porvi fine, solo io e nessun altro.
 
 
 
Bella POV
Dopo neanche metà film lo spegnemmo, avevamo troppa paura e dato che eravamo a casa da sole e la villa dei Cullen era in mezzo al bosco, ad ogni minimo rumore trasalivamo e ci mettevamo ad urlare come delle stupide.
All’ennesimo urletto, decidemmo di spegnere.
Per un paio di minuti rimanemmo in silenzio, sedute sui nostri letti immobili. Eravamo rimaste terrorizzate e sembravamo sempre all’erta.
Alice improvvisamente si mise in mezzo dicendo che dovevamo non pensarci, che i suoi sarebbero tornati presto e che non ci sarebbe stato nessun pericolo.
Ovviamente nessuna le credette, ma capimmo tutte una cosa: non avremmo mai più rivisto un horror in tutta la nostra vita.
Cominciammo a giocare a giochi stupidi tipo mimo, al gioco con la musica e le sedie e cominciammo a ballare e a cantare come delle disperate. Nessuna di noi era intonata, ma poco ci importava. Ci stavamo divertendo e avevamo finalmente dimenticato il film.
Fu così che ci trovarono Esme e Carlisle quando tornarono a casa, ci guardarono in modo strano e poi si misero a ridere quando Alice mi saltò sulle spalle senza nemmeno avvisarmi. Con i miei pochi riflessi, cademmo entrambe sui letti e scoppiammo a ridere.
Non mi ero mai divertita tanto come quella sera, non avevo mai fatto un pigiama party a Phoenix e anche se l’avessi fatto non sarebbe mai stato bello come quello. Tutto era stato perfetto e ci eravamo divertite tantissimo.
Verso l’una di notte tutte crollarono dal sonno, o meglio, tutte le persone che potevano crollare dal sonno, tranne io che insieme ad Alice e Rose andammo in cucina con Esme.
<< I ragazzi non sono ancora arrivati, dovremmo preoccuparci? >> Alice era sempre abbastanza preoccupata per Jasper, se non lo vedeva tornare a casa ad orari decenti si preoccupava e si preoccupava ancora di più quando non aveva nessun tipo di previsione.
<< Non ti preoccupare, saranno sulla via del ritorno >> Esme sorrideva mentre preparava gli ingredienti per la colazione del mattino seguente.
<< Non dici che dovremmo chiamarli? >> anche Rose sembrava alquanto preoccupata.
Tutte erano preoccupate per i loro ragazzi, tranne io, volevo vedere Edward, ma mi fidavo di lui e sapevo che non avrebbe combinato niente di stupido e che se non fosse ancora arrivato ci doveva essere un motivo valido.
Dieci minuti dopo, mentre Alice e Rose continuavano a chiedersi che fine avessero fatto, varcarono la soglia in silenzio.
Emmett e Jasper raggiunsero subito le loro ragazze prendendole per mano e andando in camera loro.
Edward arrivò sulla soglia della porta con le mani in tasca e si appoggiò allo stipite e guardandomi, facendo battere il mio cuore all’impazzata.
Esme uscì dalla cucina e io rimasi a guardare Edward che mi guardava in modo strano.
<< Ti sei divertita? >> mi chiese non smettendo di guardarmi come… come se… non ne avevo la più pallida idea.
<< Sì, parecchio. Alice ha organizzato tutto alla perfezione, tranne per il film horror, quello poteva evitarlo >> gli sorrisi dolcemente.
Non accennai ad avvicinarmi a lui, continuai a rimanere seduta e a guardarlo.
Poco dopo lui mi si avvicinò, prese una sedia, la girò e vi ci si sedette. Era esattamente davanti a me. Prese la mia sedia e l’avvicinò a sé.
<< Tu dove sei stato? >> gli chiesi portandogli le braccia dietro il collo.
<< In Canada, in un boschetto. Noi ragazzi abbiamo parlato un po’, Emmett e Jasper si sono sfidati a chi arrivava primo in Alaska e ritorno. Ci hanno messo un po’, mi stavo preoccupando. >>
<< Alice e Rose erano preoccupate perché non tornavate più >> gli raccontai guardandogli le labbra.
Da quando erano così rosate e belle? Da quando? Lo erano sempre state? Ricordavo che le adoravo, che erano sempre state belle, ma quella sera erano ancora più… sensuali, mi chiedevano di baciarle, anzi, me lo scongiuravano.
<< Tu eri preoccupata? >> guardai quelle labbra sensuali muoversi in modo così perfetto. Arrossii notevolmente.
Gli stavo fissando le labbra, sembravo una maniaca.
<< No, mi fido di te e sapevo che non stavi facendo niente di stupido. >>
<< Sono felice di avere la tua fiducia >> vidi le sue labbra avvicinarsi e fare un sorrisino strano. Le stavo ancora fissando, cavolo!
Alzai lo sguardo sugli occhi di Edward e vidi una scintilla di divertimento nei suoi occhi dorati. Sorrisi e quando sentii le sue labbra posarsi sulle mie, sospirai soddisfatta. Erano ore che non lo baciavo e adesso che mi ero riappropriata delle sue labbra non l’avrei lasciato andare per nulla al mondo.
Rimanemmo lì, seduti sulle sedie a baciarci dolcemente per minuti, forse ore, senza mai approfondire troppo il bacio. Certo, baciarlo con trasporto e passione era decisamente molto bello, ma baciarlo dolcemente, senza fretta, ma solo con la voglia di assaporarlo e assaggiarlo era la cosa che preferivo fare.
Smettemmo di baciarci e mi accompagnò nel mio letto in salotto, si sdraiò con me e rimanemmo a coccolarci finché non sprofondai in un sonno profondo.
Era stata davvero una stupenda serata ed era finita anche in modo migliore.

 

 

 

 

 

 

 

 

Buonasera ragazze! Allora, come avete passato la Pasqua?
Come vi ho detto sopra, mi sono dimenticata di avvisarvi che avrei postato oggi, anziché domenica, ma come posso essere così svampita? -.- Comunque spero abbiate capito che non ho postato domenica perché era Pasqua e magari qualcuno non avrebbe letto. Non avrei mai voluto rovinarvi un giorno di festa con un mio capitolo. xD
Be, allora, vediamo che posso dire di questo capitolo. Edward e Bella ormai si attraggono come delle calamite e non possono farci niente. Per quanto Edward voglia fare le cose con calma, non si sa quanto ce la farà.
Il pigiama party mi sembra un po’…. Bo, schifoso. Però siete voi che dovete giudicare quindi. =)
POV Edward, be, qualcuno in una recensione mi ha detto che le piace leggere ogni tanto dei suoi POV. Scrivendo mi sono trovata ispirata per scriverne uno e mi sembrava carino inserirlo. Non so come mai, ma i POV Edward mi vengono sempre non programmati. Così ho inserito uno squarcio di ciò che i ragazzi stavano facendo, ma soprattutto di quello che pensava Edward.
Finalmente è arrivato a capire che vuole di più dal suo rapporto con Bella, ma sta ancora cercando di contenersi, di cercare di darsi una calmata, ma ormai non è facile.
Ringrazio le persone che hanno aggiunto la storia alle seguite, ricordate e preferite e alle persone che continuano e leggere e anche a recensire questa storia. Davvero grazie.
Volevo farvi sapere, che la storia probabilmente arriverà intorno ai 30 capitoli, quindi non manca poi molto alla fine. =)
Vi ricordo che potete aggiungermi su Twitter e su FB =)
Spero di riuscire a tornare a pubblicare nuovamente di domenica, altrimenti, ci vediamo martedì prossimo.
Alla prossima ^_^

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Capitolo 22
*** Capitolo 22 ***


Capitolo 2








Buonasera!
Eccomi qua con un nuovo capitolo.
Sono riuscita a ritornare a postare di domenica, mi sento fiera di me stessa *_*
Buona lettura ^_^ 

 

Capitolo 22

 

Bella POV
Mi svegliai per la troppa luce che mi investiva il viso.
Aprii a fatica un occhio e poi lo richiusi immediatamente girandomi dall’altra parte.
Volevo dormire, avevo sonno e mi sentivo le labbra addormentate, ma che avevo fatto?
Subito i ricordi della sera prima mi colpirono in pieno e mi ricordai subito che cosa fosse successo e soprattutto dove mi trovassi.
Mi stiracchiai e aprii gli occhi.
Edward non c’era più, probabilmente se n’era andato perché aveva paura che qualcuna si svegliasse e lo vedessero lì con me.
Mi alzai leggermente per vedere se le altre fossero già sveglie, ma dormivano ancora nei loro letti e avvolte nelle coperte. Non avevo nessuna intenzione di svegliarle, quindi pensai di andare a cercare qualcuno, ma dove potevano essere?
Un profumino invitante  arrivò dalla cucina, dove trovai Esme intenta a preparare i pancakes per tutte.
<< Buongiorno Bella! Dormito bene? >> mi chiese dolcemente staccando solo per qualche secondo lo sguardo dalla padella.
<< ‘Giorno! Sì, grazie, ho dormito benissimo >> mi stiracchiai e mi sedetti su una sedia.
<< Vi siete divertiti ieri tu e Carlisle a Port Angeles? >>
<< Sì, molto, era da tanto tempo che non andavamo a fare una serata da soli, ci ha fatto bene >> mi sorrise.
<< Ne sono sicura. Alice e Rose dove sono? >>
<< Dovrebbero essere nel bosco con Emmett e Jasper. >>
<< E Ed… >>
<< è in camera sua >> non mi lasciò nemmeno finire la domanda. Ero così prevedibile? << Ti ricordi dov’è? >>
Annuii leggermente e mi alzai.
Raggiunsi le scale e le salii arrivando fino alla camera di Edward che era chiusa.
Bussai leggermente.
<< Avanti >> aprii immediatamente la porta e lo trovai sdraiato sul letto con il libro in mano.
<< Da quando hai un letto in camera? >> gli chiesi chiudendo la porta e avvicinandomi a lui.
<< L’ho messo da poco, da quando mi hai detto che saresti tornata. L’ho messo in caso tu voglia… rimanere qua a dormire >> mi guardò leggermente in imbarazzo.
<< Sul serio? >> mi sentii gli occhi lucidi.
<< Certo. Spero non ti dispiaccia. >>
<< Affatto! >> mi buttai letteralmente su di lui.
Mi guardò intensamente e mi fece fermare il respiro.
Spostò il libro sul letto e mi spostai meglio sul suo corpo.
<< Dormito bene stanotte? >> una sua mano si era già intrufolata tra i miei capelli e mi accarezzava la nuca.
<< Parecchio, quand’è che te ne sei andato? >> cominciai a sussurrare anch’io.
<< Qualche ora fa. Le ragazze ogni tanto parlavano nel sonno e magari si sarebbero svegliate all’improvviso. >>
<< Parlano nel sonno? >> gli chiesi sconcertata.
<< Te lo giuro. Angela più di tutte, diceva frasi sconnesse, come i suoi sogni, anzi, quelli erano molto chiari >> ridacchiò.
<< Edward! Non si sbircia nei sogni degli altri >> lo ripresi anche se dopo scoppiai a ridere.
<< Solo qualche minuto, mi avevano incuriosito le sue parole e sono andato a dare un’occhiata >> ridacchiò ancora.
<< Posso sapere cosa stava sognando? >> gli chiesi passandogli un dito sulla mascella e cominciando ad accarezzargliela.
<< Be, ecco… sognava di lei e Ben che… che… insomma >> era leggermente in imbarazzo.
<< Che lo facevano? >> gli chiesi fermando il mio dito.
<< Sì. >>
<< Ah >> l’unico monosillabo che mi era venuto in mente di dire. L’unica parola possibile perché sinceramente non sapevo cos’altro dire.
Perché continua sempre ad essere tirato fuori questo discorso? Perché? Ieri sera con le ragazze, adesso con lei. Ma sono tutti fissati con il sesso?
Mi sarei quasi voluta mettere ad urlare. Già il discorso era imbarazzante di per sé, se poi dovevo parlarne anche con Edward la situazione era ancora peggiore.
Rimasi parecchio persa nei miei pensieri mentre continuai ad accarezzare con il dito la mascella di Edward.
<< A volte vorrei leggerti nel pensiero >> disse improvvisamente dopo non so quanti minuti di silenzio.
Mi riscosse dai miei pensieri e mi fece alzare lo sguardo sui suoi occhi anziché sulla sua mascella.
<< Perché? Non sono poi così interessanti e poi mi piace avere la mia privacy >>ridacchiai leggermente.
L’atmosfera imbarazzante che si era creata fino a poco prima, svanì completamente.
<< Per me sarebbero interessanti, almeno saprei che cosa ti passa per la testa quando fai quella faccia così corrucciata e pensierosa. >>
<< No, penso che non ti piacerebbe leggermi nel pensiero e comunque, mi piace la mia privacy >> verso la fine della frase sussurrai sulle sue labbra per poi baciarle dolcemente.
<< Le ragazze si sono svegliate >> sussurrò ancora a contatto con le mie labbra.
<< Quindi? >> aprii gli occhi.
<< Dovresti scendere a fare colazione con loro, prima che facciano domande tipo “Dov’eri?””Edward è già sveglio?” Lo sto dicendo perché ti amo e voglio solo che non ti mettano in imbarazzo >> mi lasciò un bacio sul naso.
<< Come fai a sapere che mi chiederanno tutte queste cose? >> lo guardai terrorizzata.
<< Perché hanno già notato che non ci sei e queste sono le domande che frullano nella testa di tutte. Ah sì, e stanno pensando anche ad un certo…. sballo? >> mi guardò perplesso.
Avvampai al solo sentire quella parola.
<< Che cosa significa “Edward da sballo ha fatto sballare la nostra Bella? >> avvampai e per l’imbarazzo mi rifugiai con la testa sul suo petto.
<< Ti prego, smettila di leggere i loro pensieri >> la voce era attutita dal suo corpo.
<< Ma perché non mi spieghi? >> perché doveva essere così stupido certe volte da non capire nemmeno l’ovvio?
<< Perché è meglio che tu non sappia cosa vuol dire e comunque potresti arrivarci anche da solo >> ok, dovevo uscire da quella stanza per salvarmi dalle domande di Edward e per andare a sentirmene fare altre.
Mi serviva una scusa, si erano svegliate da poco quindi avrei potuto essere in… in bagno. In bagno certo. Poteva funzionare, no?
<< Edward, ora vado dalle ragazze se non ti dispiace, non vorrei che cominciassero a farsi altre domande >> sgattaiolai fuori dalla sua presa e mi diressi verso la porta, ma lui fu più veloce di me e mi si parò davanti.
<< Voglio saperlo >> fece una faccia da bambino indifeso, che non gli avevo mai visto fare, e mi sentii stringere il cuore.
No, no e poi no. Non cederò, non gli risponderò solo perché fa gli occhi dolci da bambino indifeso. No. Ma guardalo quanto è bello.
Per fortuna non poteva leggere nei miei pensieri altrimenti mi avrebbe preso per matta.
Sbuffai e mi decisi a parlare, tanto che male avrebbe potuto fare?
<< Vuol dire se hai fatto l’amore con me >> sussurrai leggermente guardandolo negli occhi imbarazzata.
I suoi occhi da cucciolo indifeso furono subito sostituiti da un’espressione strana a cui non seppi nemmeno interpretarla.
Rimasi in silenzio a guardarmi.
<< Adesso posso uscire? >>
Ridacchiò leggermente.
<< Non ti sembra strano che da quando abbiamo parlato di fare l’amore continuiamo a sentirne parlare? Ieri Emmett non pensava a nient’altro, pensava che voi ragazze ne stavate parlando di sicuro e non si sbagliava. Poi Angela che sogna lei e Ben che si…sballano e… be, adesso ne stiamo parlando di nuovo, non sembra assurdo? >>
<< Troppo, che sia un segno? >> gli chiesi speranzosa che avesse cambiato idea.
<< No, nessun segno. Siamo solo circondati da persone che fanno l’amore e non se ne vergognano. >>
<< Quindi rimani sempre convinto di quello che mi hai detto >> avere una conferma nuovamente non poteva essere sbagliato.
<< Sono ancora convinto >> mi baciò dolcemente a fior di labbra e mi lasciò uscire dalla stanza.
Non mi seguì e io scesi le scale lentamente.
Perché continuava a rimanere convinto sui suoi pensieri? Cosa gli costava fare l’amore con me?
Arrivai in cucina e gli occhi di tutte vennero puntati su di me con fare malizioso.
<< Buongiorno ragazze! >> mi sedetti su una sedia facendo finta di niente.
<< Allora? Dormito bene stanotte? Dov’eri? Quando ci siamo svegliate non c’eri nel tuo letto >> Lauren stava ammiccando senza ritegno e io la stavo odiando con tutto il mio cuore. Non poteva farsi gli affari suoi?
<< Ho dormito benissimo. Ero in bagno, mi sono svegliata anch’io poco tempo fa >> sorrisi leggermente e guardai i pancakes che erano pronti su un piatto.
<< Eri in bagno è? >> fu il turno di Jessica di ammiccare, ma cosa avevano tutte? Non potevo essere andata tranquillamente in bagno? Dovevo essere andata per forza a trovare il mio ragazzo? E poi che male c’era?
<< Sì, ero in bagno >> stavo per uccidere chiunque avrebbe continuato ad insistere con quella faccenda.
<< Sì, ragazze, era in bagno, prima sono salita e il bagno era occupato >> Rose mi aiutò.
Le altre sembrarono convincersi che fossi stata davvero in bagno e smisero di fare domande.
Cominciammo a mangiare parlando ancora di pettegolezzi e di scuola, che purtroppo il giorno dopo per me sarebbe iniziata.
Ok, manca qualche mese alla fine della scuola, non sarebbe poi stato male, no? Un paio di mesi e avrei detto addio alla mia vita da liceale e probabilmente sarei andata al collage. Sì, ma quale collage?
Verso le dieci e mezza Edward mi accompagnò a casa.
<< Sai che non ho mai conosciuto il fidanzato di tua mamma? >> mi disse improvvisamente quando eravamo partiti da almeno cinque minuti.
<< Davvero? Probabilmente quando sei venuto tu era al lavoro. >>
<< Quando arriva tua mamma? >>
<< Sinceramente non lo so, dovrei chiamarla, anzi, aspetta che lo faccio >> tirai fuori il cellulare dalla tasca e feci partire la chiamata.
<< Pronto? >> la voce di mia mamma mi arrivò chiarissima all’orecchio.
<< Mamma, come stai? >>
<< Tutto bene, grazie. Questo viaggio mi sta distruggendo, ma mi sto davvero divertendo a vedere tutti questi luoghi meravigliosi. Ti  consiglio di farlo una volta una viaggio del genere. Sono sicura che ti piacerebbe. >>
<< Un giorno lo farò >> non l’avrei mai fatto neanche se mi avessero pagato. Un viaggio in macchina per migliaia di chilometri? Ma neanche morta << Sai più o meno per che ora arriverete? >>
<< Penso per l’una, tesoro. Stiamo arrivando comunque >> certo, per lei due ore e mezza di strada voleva dire che stavano arrivando.
<< Allora, ci vediamo dopo. Ciao mamma. >>
<< Ma ci sarà anche Edward? >> mi girai a guardarlo e lui alzò le spalle.
<< Non lo so, mamma. Bisogna vedere se papà lo invita >> e non l’avrebbe mai invitato, a meno che qualcuno non gli avesse fatto il lavaggio del cervello.
<< Oh, andiamo. Dì a tuo padre di non rompere. Edward devi esserci, Phil vuole conoscerlo. >>
<< Gli hai parlato di Edward? >> la mia voce era sconcertata.
<< Be, sì, ma tesoro stai tranquilla che quando sei venuta qua non ha sentito parlare dall’altro per un po’ >> arrossii immediatamente quando sentii Edward sghignazzare leggermente. Gli dirai una sberla sulla gamba che servì a farlo ridere ancora più forte.
<< Ma è lì con te? >> la voce di mia mamma si fece più acuta, cosa che succedeva ogni volta che Edward era nelle vicinanze.
<< Sì, mi sta riaccompagnando a casa. Sua sorella ha organizzato un pigiama party per il mio ritorno. >>
<< Un pigiama party? Bella, non puoi semplicemente dirmi che avete dormito insieme? >>
<< Ma non abbiamo dormito insieme! >> praticamente urlai. Tecnicamente era vero, avevamo dormito insieme, come ogni notte, ma non nel suo letto e non di certo a fare quello che pensava lei.
<< Oh, tesoro, è normale quando due persone si amano >> mi diedi una pacca sulla fronte.
Non ci potevo credere, anche lei se ne usciva con quel discorso.
<< Lo so, mamma. In questi giorni non sto sentendo parlare dall’altro, ma io e Edward NON abbiamo dormito insieme stanotte. Sua sorella ha organizzato davvero un pigiama party e ho dormito in salotto su un letto >> cercai di mettere in chiaro le cose subito, in modo che non dovesse continuare ad insistere su qualcosa che non era successo.
<< Ah ok, be, sono felice di saperlo. Insomma, sei ancora troppo giovane. >>
<< Ho quasi 20 anni, mamma >> sbuffai.
<< Lo so quanti anni hai tesoro, ricordo ancora il giorno della tua nascita. Comunque, è troppo presto, aspetta ancora un po’. >>
<< Va bene, mamma >> secondo lei dovevo rimanere illibata fino a 40 anni?
<< Ci vediamo dopo, tesoro. >>
<< A dopo >> sbuffai sonoramente quando chiusi la chiamata mentre Edward scoppiò in una fragorosa risata.
<< Non c’è niente da ridere >> incrociai le braccia al petto.
<< è stato divertente. >>
<< Certo, divertentissimo guarda. Non vedi io come rido? >> il mio sarcasmo era alle stelle.
Quando spense la macchina davanti a casa mia scesi senza nemmeno aspettare che venisse ad aprirmi la porta.
<< Andiamo, guarda il lato divertente della cosa e poi tua mamma ti vuole bene >> mi seguì a passo umano fino alla porta di casa.
<< Ah be, certo, mi vuole talmente bene che vuole che non mi sballi fino ai 40 anni e forse neanche a quell’età gli andrebbe bene >> sbuffai nuovamente entrando in casa e facendo entrare Edward che continuava a ridersela.
<< Papà? Sei a casa? >> un profumo alquanto invitante uscì dalla cucina e seguendo la scia entrai.
Mio padre stava abbracciando da dietro una donna dai capelli lunghi e neri. Edward aveva smesso di ridere e potevo sentire benissimo che stessero parlando a voce bassa.
<< Papà, sono tornata >> dissi sorridendo felice.
Mio papà sembrava davvero a suo agio, sembrava davvero preso da quella donna, talmente preso che non ci aveva nemmeno sentito arrivare a casa.
Si girò di scatto e quando vide me ed Edward uno vicino all’altro, arrossii visibilmente.
<< Non ti ho sentito arrivare >> era un pomodoro, ma era adorabile.
<< Ho notato >> la donna dai capelli neri si girò e mi sorrise dolcemente.
Era una bella donna con la pelle olivastra e gli occhi leggermente a mandorla, i lineamenti tipici degli indiani. Rimasi colpita da quella donna.
Ci sorridemmo a vicenda.
<< Ciao Edward >> improvvisamente mio papà si accorse anche della sua presenza, ma non lo guardò male, anzi, gli sorrise anche.
<< Buongiorno signor Swan >> era sempre estremamente educato e di questo potevo andarne fiera.
<< Sue, questa è mia figlia Bella e il suo ragazzo Edward >> la donna si asciugò le mani e si avvicinò a noi porgendomi la mano.
<< Piacere di conoscerti >> disse stringendomi la mano.
<< Sono davvero molto felice di conoscerla >> le sorrisi.
<< Per favore, dammi del lei. Ho dei figli della tua stessa età. >>
<< Piacere di conoscerti Edward. >>
<< Piacere mio >> le strinse la mano e lo vidi immediatamente irrigidirsi.
Gli altri non se ne resero conto, ma io sì.
<< Ti andrebbe di fermarti con noi a pranzo? >> la proposta di mio papà mi lasciò alquanto stranita.
Guardai Edward che si girò a guardarmi.
<< Non vorrei essere di troppo disturbo >> come avrebbe fatto a mangiare davanti a tutti?
<< Non sarai assolutamente di disturbo. Sarebbe un piacere se rimanessi con noi >> Sue gli sorrise.
<< Allora, accetto ben volentieri l’invito >> sorrise anche lui.
<< Noi andiamo a guardare un po’ di televisione >> mentre i due piccioncini tornavano a cucinare, io trascinai Edward in salotto.
<< Mi spieghi che stai facendo? >> lo feci sedere sul divano vicino a me.
<< Accetto un invito che mi è stato fatto. >>
<< E mi spieghi come farai a mangiare? >>
<< Penso che per una volta riuscirò a mangiare del cibo normale. >>
<< Perché ho come l’impressione che tu non me la racconti giusta? >> lo scrutai.
Alzò le spalle, ma non mi rispose.
<< Ma Sue, è una Quileute? >> ruppe il silenzio dopo alcuni minuti che stavamo guardando la televisione.
<< Lei no, ha sposato un Quileute però da quanto ho capito. I suoi figli sono amici di Jacob. >>
<< Licantropi anche loro. >>
<< Da quanto ho capito sì, ma non ne sono molto sicura. Da cosa l’hai capito? >>
<< Prima stringendole la mano ho sentito come una strana sensazione. Anche se lei non è una Quileute di sangue ha sposato uno di loro e io lo sento. >>
Mio papà e Sue continuarono a cucinare fino a quando non sentimmo suonare al campanello.
Andai, sapendo che l’unica che potesse arrivare a quell’ora fosse mia mamma.
<< Bella! Tesoro! >> mi abbracciò di slancio.
<< Ciao mamma >> mi salutò come se non ci vedessimo e sentissimo da una vita.
Entrò in casa e si trovò davanti Edward.
<< Edward! Come stai? >> abbracciò anche lui prendendolo leggermente alla sprovvista.
<< Tutto bene grazie. Tu stai bene? >>
<< Alla grande, caro. >>
Phil entrò scuotendo la testa.
<< Ciao Bella. >>
<< Ciao Phil >> gli diedi un bacio sulla guancia.
Edward mi venne vicino e io gli presentai il fidanzato di mia mamma.
<< Phil, questo è Edwad, il mio ragazzo. >>
<< Il famoso Edward, finalmente ti conosco >> io arrossì e Edward rise leggermente.
<< Piacere di conoscerti. >>
Mia mamma era tranquillamente entrata in casa ed era andata in cucina da mio papà e Sue, non osavo immaginare cos’avesse combinato.
Stava parlando ad alta voce e Phil pensò che fosse il momento di andarla a placare.
<< Ma potrebbe essere tuo fratello >> mi sussurrò leggermente Edward facendomi ridere.
<< Lo so, è abbastanza giovane, ma si amano. Non vedo perché non debbano stare insieme. >>
<< Anch’io ti amo >> mi girò verso di sé e gli misi le braccia al collo. << Devo baciarti perché penso sarà l’unica occasione che avremo per farlo >> posò le sue labbra delicatamente sulle mie e ci baciammo lì, sulla porta di casa mia come se all’interno di quell’abitazione non ci fosse nessuno.
<< Ora però andiamo a vedere che combinano >> lo presi per mano ed entrai in cucina.
<< Reneè, potevi sceglierlo addirittura più giovane dato che c’eri >> mio papà scoppiò a ridere.
Se qualche anno prima mi avessero detto che mio papà avrebbe riso e scherzato con mia madre come se niente fosse, non ci avrei mai creduto.
Mio papà era stato per anni innamorato ancora della sua ex moglie e ogni tanto sperava ancora che qualcosa tra di loro sarebbe potuto rinascere, ma finalmente se n’era fatto una ragione.
Aveva trovato un’altra donna che lo rendeva felice, aveva trovato una donna d’amare e che, a quanto pareva, amava lui. C’era qualcosa di più bello?
In quella stanza c’era tutta la famiglia Swan, o almeno, l’ex famiglia Swan con i propri rispettivi compagni: mio papà e Sue, mamma con Phil e io con Edward. Poteva esserci qualcosa di più bello?
Dieci minuti dopo l’arrivo di mia mamma cominciammo a mangiare come una normale famiglia, anche se di normale non avevamo assolutamente niente. Eravamo una famiglia allargata che si voleva bene, ma andava bene così.
Mia mamma spiegò a mio papà come conobbe Phil –fu mio papà a chiederglielo- e poi fu il suo turno di raccontare come era sbocciato l’amore tra lui e Sue.
Il pranzo passò in modo tranquillo, tra risate e chiacchierate. Edward mangiava tutto quello che Sue e mia mamma gli rifilavano e io continuavo a guardarlo come se fosse un pazzo. Come poteva continuare a mangiare quando sapevo benissimo che gli facesse schifo?
Arrivammo al dolce in tranquillità. Il pranzo era stato ottimo, Sue era un’ottima cuoca e ricevette i complimenti da tutti.
<< Vorrei dire qualcosa >> Edward parlò praticamente per la prima volta da quando avevamo cominciato a mangiare.
Lo guardai cercando di capire che volesse fare.
<< Dicci tutto, caro >> mia mamma stava mangiando il dolce, come tutti gli altri del resto.
<< Ecco, voi sapere che amo vostra figlia >> mi girai di scatto a guardarlo malissimo mentre le mie guance si imporporarono fin troppo << e vorrei farvi una richiesta. >>
Ti prego dimmi che è tutto un sogno e che non lo sta facendo sul serio.
<< Vorrei chiedervi il permesso per sposare vostra figlia >> tossii notevolmente mentre gli altri smisero di mangiare il dolce e lo guardarono stupiti.
<< Cosa?!? >> non riuscii a reprimere quel mezzo urlo.
<< Non vi… non vi sembra di correre un po’ troppo? >> mio papà era completamente sconvolto.
<< Infatti Edward sta scherzando >> guardai mio papà per rassicurarlo.
<< Non sto scherzando >> era serio e mi girai a guardarlo.
<< Sì, che stai scherzando. Avevamo detto che avremmo aspettato dopo il diploma, non mesi prima >> mi stavo arrabbiando.
<< Ne avete già parlato? >> fu il turno di mia mamma di essere sconvolta.
<< Sì, ieri e ho anche accettato la sua proposta, ma ci eravamo accordati che fino al diploma non se ne parlava >> guardai malissimo Edward.
<< Ecco, sì, aspettate fino al diploma, poi vedremo… insomma, siete giovani. >> mio papà era leggermente in imbarazzo e guardava di sbieco Edward.
<< Ma... >> Edward voleva parlare.
<< Edward, perché non andiamo fuori a parlare? >> mi ero già alzata in piedi e mi stavo dirigendo verso la porta. 
Uscii fuori in giardino e cercai di allontanarmi il più possibile da casa.
Mi girai di scatto e lo fulminai.
<< Mi spieghi che cosa ti è saltato in testa? >> non volevo urlare, ero arrabbiata con lui, ma non dovevo farlo.
<< Volevo chiedere il permesso a tuo padre di poterti sposare >> sembrava tranquillo.
<< E dovevi farlo adesso? Oggi? Con mia mamma qua a casa e poi, spiegami a che scopo chiederglielo adesso quando non sappiamo nemmeno quando ci sposiamo >> cominciai a gesticolare solo per non urlargli contro.
Lo sentii sospirare e abbassare leggermente lo sguardo.
<< Non ce la faccio più >> sospirò nuovamente.
Spalancai gli occhi e lo guardai perché non capivo che cosa stesse dicendo.
<< A-a fare cosa? >> ora balbettavo talmente era la mia paura di sentire che cosa volesse dirmi.
<< Bella, non è così semplice da dire. >>
<< Be, almeno… almeno prova a spiegarmi >> nella mia mente stavano passando o ricordi della prima volta che mi aveva lasciata, il dolore che ricordavo era talmente forte che mi sentii avvolgere da esso immediatamente.
Non poteva lasciarmi di nuovo, non poteva lasciarmi ora che tutto stava andando bene. Ma anche l’altra volta mi aveva lasciato quando pensavo che andasse tutto bene.
<< Ecco… >>
<< Edward, ti prego… >>
<< Non riesco più a fare a meno di te, ok? >> alzò leggermente la voce. << Non è più così semplice starti lontano. >>
<< Non me ne vado da nessuna parte. Sono qui, non mi vedi? Puoi vedermi tutte le volte che vuoi >> gli risposi leggermente e mi avvicinai.
<< Non mi sto riferendo a questo >> sbuffò nuovamente.
<< Spiegami allora, perché sinceramente non posso immaginare che cosa ti passa per la testa >> mi avvicinai e gli alzai il viso con le mani.
<< Tu non riesci nemmeno ad immaginare quanto sia difficile per me starti lontano in questo momento. >>
<< Mi sembra di averla già sentita questa frase >> dissi divertita e gli strappai un sorriso.
<< Sì, ma adesso è qualcosa di diverso >> alzai un sopracciglio perplessa. << Tu non ti rendi nemmeno conto di quanto mi piaccia baciarti, di quanto mi piaccia baciare la tua pelle. Non ti rendi conto di quanto tu sia sensuale anche in questo momento, non te ne puoi minimamente rendere conto. Ormai la sete è scomparsa, l’unica cosa di cui ho bisogno di te, completamente, di ogni più piccola forma di te >> alzò lo sguardo puntando i suoi occhi dorati nei miei.
Lo guardai perplessa.
<< St-stai dicendo che… >>
<< Voglio sposarti al più presto perché voglio fare l’amore con te >> le parole gli uscirono con lentezza e con estrema dolcezza.
Spalancai gli occhi, sentii le gambe cedermi. La gola si fece improvvisamente secca e l’unica cosa che seppi fare fu guardarlo.
Capii quanto la voglia di fare l’amore con me fosse grande, lo capii perché pur di farlo voleva sposarmi. Sapevo che quello non fosse l’unico motivo, che mi amasse con tutto se stesso, ma il matrimonio sembrava l’unica soluzione per l’educazione che gli era stata insegnata.
Ma dovevamo arrivare per forza al matrimonio? Non che volessi, lo amavo, avrei fatto di tutto pur di passare il resto della mia vita con lui mi sembrava troppo presto.
<< Edward, il matrimonio non è qualcosa che si fa solo perché si vuole fare l’amore. >>
<< Lo so, ma è l’unico modo per farlo. Bella, tu non te ne rendi davvero conto, ma per me è sempre più difficile starti lontano, non baciarti, non stringerti a me e voglio che le cose vengano fatte per bene. >>
<< Potremmo anche non sposarci, lo sai >> gli accarezzai le guance e gli sorrisi leggermente.
<< Sai che per come sono stato cresciuto non è possibile. È come pensare che le persone si sposano per poi lasciarsi, è qualcosa che non riesco a concepire, anche se mi rendo conto che ormai il mondo di oggi è pieno di persone separate, ma io non lo concepisco. Il matrimonio è qualcosa di importante e dura per sempre, nel bene o nel male. >>
<< Lo so, ma pensarci adesso sarebbe un suicidio. Sta per finire la scuola, abbiamo altre cose a cui pensare invece di un matrimonio. Rimandiamo come abbiamo detto a dopo il diploma >> avevo qualcosa che non andava. Avevo insistito con Edward per fare l’amore con lui e adesso che lui mi dava la possibilità di diminuire l’attesa, io rifiutavo.
Ci saremmo sposati comunque, ma non subito, non così velocemente. Avevamo altre cose a cui pensare e potevamo benissimo cercare di trattenerci.
Avevamo aspettato anni quel momento, due mesi non avrebbero fatto differenza.
Edward voleva fare l’amore dopo il matrimonio, durante la notte di nozze ed io ero pronta ad aspettare, ma non volevo rendere la cerimonia qualcosa di forzato solo perché non riuscivamo più a non saltarci addosso.
Potevamo benissimo trattenerci e ce l’avremmo fatta, insieme.
<< Ok, va bene >> mi sorrise leggermente e lo baci.
Accarezzai lentamente le sue labbra e le sue mani si posarono sui miei fianchi.
<< Sai, sono lusingata che tu mi desideri così tanto, ma possiamo anche aspettare, no? >> mi baciò di nuovo lasciando la domanda aleggiare intorno a noi.
Tornammo in casa e trovammo tutti che parlavano allegramente, quando ci videro entrare un silenzio imbarazzante si levò intorno.
La situazione era strana, io mi sentivo in imbarazzo e sinceramente non sapevo cosa dire.
<< Ecco, be, non ci sposiamo subito >> arrossii leggermente.
<< Diciamo tra qualche anno >> mio papà subito si mise in mezzo.
<< Anni? >> sussurrò Edward girandosi a guardarmi sconvolto.
Mi scappò una risata che cercai di trattenere.
<< Sicuramente per adesso non ne parleremo, abbiamo la scuola a cui pensare >> cercai di rassicurare mio papà che era rigido seduto sul divano.
<< Sì, la scuola, pensate a quella. >>
Ricominciammo a parlare tutti insieme come se niente fosse successo, anche se Charlie ogni tanto lanciava sguardi strani ad Edward che mi accarezzava dolcemente la mano.
Verso sera, Edward se ne andò a casa, lasciandomi sola con la mia famiglia.
Non fecero domande, non mi chiesero spiegazioni e mi lasciarono andare tranquillamente in camera mia.
Cosa alquanto strana che nessuno volesse commentare, ma ci avrebbe pensato sicuramente Charlie appena avrebbe avuto l’occasione di trovarmi da sola per farmi l’interrogatorio, in fin dei conti non era mica un poliziotto?
Mi sdraiai sul letto a stella e chiusi gli occhi cercando di riprendermi da tutti gli avvenimenti di quei pochi giorni o addirittura dell’intera settimana. In poche settimane la mia vita era stata completamente ribaltata e la cosa era alquanto strana, sembrava che a Forks non fosse mai cambiato niente, che le persone che mi avevano conosciuto non mi avessero mai dimenticato e che non mi avessero visto partire. Tutto sembrava essere rimasto immutato.
In quel momento suonò il mio cellulare, non guardai nemmeno il display e risposi.
<< Pronto? >>
<< Bella! Come stai? >> la voce di Helena mi arrivò forte e chiara.
<< Helena! Tutto bene e tu? >> la mia voce non era decisamente allegra come quella della mia amica. Ero leggermente stanca.
<< Diciamo bene dai. >>
<< Successo qualcosa? >> le chiesi subito preoccupata.
<< No, ho avuto una piccola discussione con Matt a causa di Daniel. Da quanto l’hai lasciato reclama sempre la presenza di Matt, fino ad un certo punto capisco, ma hai presente che siamo arrivati addirittura al punto che se non lo chiamo io, lui non mi chiama? Eh certo, è troppo preso a distrarre il suo amico per passare del tempo con me, con la sua ragazza, ma ovvio. È giusto che passi del tempo con Daniel, ma non 24 ore su 24, passano praticamente tutto il giorno in simbiosi, ti rendi conto che abbiamo anche litigato davanti a lui? A Daniel? Certo perché dicendo a Matt che volevo parlare con lui, è venuto con la scorta >> sbuffò.
<< E adesso? Che cos’avete deciso di fare? >>
<< Gli ho detto di vedere un po’ lui cosa vuole. Non gli ho chiesto di scegliere, non lo farei mai, ma deve rendersi conto se mi vuole davvero bene o no, altrimenti passi pure tutto il tempo con il suo amico. >>
<< Hai fatto benissimo Helena, non mi sarei potuta comportare in modo migliore. >>
<< E tu? Con Mister all’antica come va? >>
Risi leggermente.
<< Mister all’antica oggi ha chiesto a mio papà il permesso di sposarmi >> glielo dissi con tranquillità ridendo.
<< Stai scherzando? >> Helena invece era sconvolta.
<< No, per niente. Inizialmente mi sono arrabbiata, insomma, ne abbiamo parlato giusto ieri e avevamo deciso di aspettare dopo il diploma e lui cosa fa? Chiede il permesso a mio papà? Gli ho chiesto spiegazioni e, be, diciamo che sono valide motivazioni. >>
<< Penso di aver capito. Be, davvero molto all’antica il ragazzo, però è una cosa carina, non credi? >>
<< Non puoi nemmeno immaginare quanto la cosa mi abbia resa felice, ma non mi sembra giusto sposarsi per una ragione come questa. >>
<< Hai ragione, e quindi? Cintura di castità fino al matrimonio? >> scoppiammo a ridere.
<< Non penso. >>
Saremmo riusciti ad aspettare davvero la prima notte di nozze? O la passione e la voglia di appartenerci completamente avrebbe prevalso sopra ogni altra ragione?

 

 

 

 

 

 

Buonasera! Allora, che ne pensate del capitolo?
Capitolo del pranzo con tutta la famiglia, della conoscenza tra Bella e Sue e pranzo tutti insieme. Be, che dire. Stranamente c’è qualcosa che non mi convince, la parte di Edward che chiede a Charlie se può sposarla per l’esattezza. Ecco, quella parte non mi convince molto, ma poi sta a voi dire che cosa ve ne pare.
In questo capitolo si parla ancora molto di fare l’amore e argomenti di questo genere, ma non pensiate che i prossimi capitoli saranno tutti incentrati su questo, ben presto Edward e Bella avranno altro a cui pensare. xD
Ringrazio tutte le persone che continuano a leggere, a recensire e a inserire la storia nelle tre liste, i numeri continuano ad aumentare e la cosa mi fa davvero tanto piacere *_*
Ho pubblicato una nuova storia originale romantica, se volete passare a darci un’occhiata ----> Life is like a puzzle
Alla prossima ^_^
 

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Capitolo 23
*** Capitolo 23 ***


Capitolo 2








Buonasera!
Lo so, è più di un mese che non posto. Chiedo umilmente perdono. La scuola è stata un massacro e ho avuto un piccolo blocco per scrivere il capitolo. Non succede niente di che, è un capitolo più o meno di passaggio, ma non ho davvero avuto tempo di scrivere.
Adesso dopo tanto tempo ce l'ho fatta. avrei dovuto postare ieri, ma sono arrivata a casa a mezzanotte e non mi è sembrato il caso di farlo.
Scusate davvero, non era mia intenzione.
Ci sentiamo sotto nelle note finali . =)
Buona lettura ^_^ 

 

Capitolo 23

 

Bella POV
Quella notte non dormii per niente, continuai a girarmi e a rigirarmi nel letto pensando agli avvenimenti di quegli ultimi giorni e il fatto che il giorno seguente sarebbe stato il mio primo giorno di scuola non migliorava la situazione.
I primi giorni di scuola mi mettevano sempre un’agitazione addosso che non mi faceva dormire, che mi faceva sudare sette camicie, non avevo mai capito come mai e probabilmente non l’avrei mai fatto.
Ma quella sera non era il panico per il primo giorno di scuola a preoccuparmi. C’era ben altro che mi occupava la testa: Edward, il matrimonio, la nostra prima volta.
Era una continua ossessione e forse il fatto che Edward quella notte non dormisse con me, contribuì a non farmi dormire per niente.
Aveva il potere di calmarmi, di placare i miei umori senza avere il dono di Jasper di controllarli, sapeva mettermi a mio agio, ma quella sera non era venuto. Strano? Sì, molto, ma non mi stupivo.
Se l’avesse fatto quando stavamo insieme la prima volta probabilmente mi sarei allarmata e avrei pensato al peggio possibile, al fatto che se ne fosse andato, che mi avesse lasciato e che non mi avesse detto niente, ma non lo pensavo più, non avrei mai potuto pensarlo.
Capivo la situazione, capivo che lui voleva passare del tempo da solo per riflettere. In quei giorni erano successe troppe cose, quello stesso giorno erano successe troppe cose e avevamo anche sfiorato la litigata.
Dovevamo pensare, passare del tempo da soli e chiarire, ne avevamo bisogno entrambi.
Certo, non nego che avrei voluto averlo vicino a me, avrei voluto abbracciarlo e inspirare il suo profumo, ma mi rendevo conto della situazione.
Feci sogni strani, incubi:  Edward che mi lasciava di nuovo da sola nella foresta.
Mi svegliai sudata, spaventata e con il cuore a mille.
Rimasi seduta nel letto cercando di darmi una calmata, di far regolare il battito e di smetterla di respirare pesantemente.
Passarono almeno dieci minuti prima che riuscii a riprendere il controllo di me stessa e a smettere di respirare affannosamente.
Scesi le scale e preparai la colazione ancora in pigiama. Apparecchiai la tavola e preparai tutto nei pianti, risalii e andai a farmi una doccia.
I pensieri sotto il getto caldo dell’acqua svanirono, gli incubi fatti durante la notte diventarono solo un miraggio. Quella doccia ebbe l’effetto di tranquillizzarmi e di rilassarmi e quando uscii dal bagno ero decisamente una nuova persona.
Mi vestii e scesi in cucina dove trovai mio papà con il giornale in mano e una tazza di caffè.
<< Buongiorno! >> gli lasciai un bacio sulla guancia e mi sedetti.
Lui abbassò il giornale e mi guardò con una faccia perplessa.
<< ‘Giorno tesoro! >> aveva un sopracciglio inarcato. << Tutto bene? >>
<< Mai stata meglio, tu? >>
<< Sto benissimo >> continuò a guardarmi per alcuni minuti, mentre io continuai a mangiare. Dopo un po’ scosse la testa e tornò a leggere il giornale.
Sembrava strano anche a me essere così felice, soprattutto perché era il primo giorno di scuola. Forse avevo qualche problema di sbalzi d’umore, non era normale passare da essere completamente agitata fino a diventare fin troppo felice. Non era affatto normale.
Mio papà si alzò da tavola, mise le posate e il piatto nel lavandino.
Mi si avvicinò e mi lasciò un bacio sulla guancia.
<< Ci vediamo più tardi, Bella. Fai la brava a scuola. >>
<< Io sono sempre brava >> gli sorrisi.
Rise leggermente, uscì dalla stanza e poco dopo sentii la porta chiudersi.
Finii la mia colazione e corsi in camera a preparare lo zaino.
Ci infilai dentro qualche libro, qualche penna e giusto qualcosa per riempirlo un attimo.
Scesi le scale, presi le chiavi dal mobile e uscii di casa chiudendo la porta a chiave.
Avrei raggiunto la scuola a piedi, non pensavo che Edward sarebbe venuto a prendermi e che mi avrebbe accompagnato, una camminata non mi avrebbe di certo fatto male.
Quando mi girai, mi trovai davanti una Volvo metallizzata con Edward appoggiato alla portiera a braccia incrociate e il suo solito sorriso sghembo.
Mi fermai e rimasi a guardarlo, ad ammirare quel bellissimo ragazzo che era venuto a prendermi.
<< Buongiorno >> la sua voce mi riportò alla realtà.
<< ‘Giorno >> cercai di fermare il battito frenico del mio cuore e ricominciai a camminare verso di lui che mi aveva già aperto la portiera.
Mi sedetti sul sedile del passeggero e aspettai che Edward salisse in macchina.
<< Che ci fai qui? >> gli chiesi improvvisamente.
<< Ti avevo promesso che ti avrei accompagnato io a scuola come ogni mattina, mantengo sempre le mie promesse >> mi guardò per un secondo e sorrise leggermente.
<< Beh, io pensavo che… che non avresti mantenuto subito la promessa. >>
<< E perché? Perché non sono venuto stanotte? >> annuii leggermente. L’avevo pensato sul serio, pensavo che comunque volesse ancora avere del tempo per rendersi conto della situazione e di quello che era successo, ma probabilmente aveva avuto tutto il tempo che gli serviva.
<< Bella, stanotte avevo… avevo bisogno di stare un po’ da solo, di rendermi conto di quello che sta succedendo e dovevo capire che le cose adesso sono leggermente diverse da quello che erano una volta. Insomma, sto provando sentimenti diversi rispetto a prima, mi sono reso conto di amarti in modo più profondo e che… ecco… che adesso ho anche qualche altro bisogno . Troppi sentimenti in una volta sola, anche per un vampiro. >>
<< E a che conclusione sei arrivato? >> gli chiesi con il cuore in gola.
Si girò a guardarmi, mi sorrise e poi tornò a guardare la strada.
Passarono minuti interi in cui pensai al peggio, ero pronta a qualsiasi cosa.
<< Che non riesco a fare a meno di te e che sono felice di sentire questi sentimenti con te. Potranno anche farmi paura, potrò anche averne paura perché non so come comportarmi, ma non mi importa, non ti lascerò solo perché ho paura di questi sentimenti che, a quanto pare, sono assolutamente normali >> le sue parole mi colpirono in pieno. Ci avevo scorto tutta la voglia di continuare a stare con me e tutto l’amore che provasse nei miei confronti.
 Ne rimasi colpita, piacevolmente colpita e sorrisi leggermente.
<< Come mai dici che a quanto pare sono normali? >> mi incuriosii.
<< Ne ho parlato con Emmett e Jasper stanotte. Mi hanno fatto parecchio compagnia e mi hanno aiutato a capire le cose. Anche loro hanno provato le stesse cose e si sono sentiti parecchio strani. Quello che ha dovuto resistere maggiormente è stato Emmett che comunque doveva cercare di non forzare troppo Rose. >>
Rose non aveva passato dei bei momenti da umana e portava ancora i segni di quell’episodio dentro di sé. Per Emmett non deve essere stato facile, ma nemmeno per Rose che doveva convivere con i ricordi di quella sera.
<< Allora oggi dovrò ringraziarli? >> gli sorrisi.
<< Penso di sì, altrimenti a quest’ora penso che non saremmo qui. >>
Mi allarmai, che cosa stava dicendo?
Mi girai a guardarlo preoccupata e lui subito si apprestò a spiegarmi.
<< Cioè, non volevo andarmene, ma oggi avevo intenzione di non venire a scuola. Grazie a loro ho capito che cosa fare e che cosa dovrò fare. Poi ho pensato che non avrei mai potuto lasciarti da sola il tuo primo giorno di scuola. Chi ti salverà da quegli avvoltoi? >> scoppiammo a ridere entrambi.
<< Non sarà come la prima volta, vero? Non sono una nuova, mi hanno praticamente conosciuto tutti. Non sarò più così interessante >> oppure sì?
<< Beh, non voglio farti preoccupare, ma quelli che ti conoscevano e con cui comunque hai instaurato un rapporto, voglio sapere quello che hai fatto a Phoenix. >>
<< Per fortuna le ragazze le ho già viste e hanno fatto già tutte le domande possibili. I ragazzi sono meno… curiosi? >>
<< Diciamo di sì. Di certo non verranno a chiederti se hai avuto qualcuno mentre sei stata là >> Edward disse quella frase assolutamente tranquillo. Non sembrava minimamente toccato a ricordare che io stessi con qualcun altro mentre lui mi aveva lasciato. Che fosse solo una maschera?
Lo guardai cercando di carpire una sua qualche espressione che mi facesse capire che gli desse fastidio, ma non trovai niente.
Perché non era almeno minimamente geloso? Avrebbe dovuto esserlo, giusto?
Mi lasciai trasportare dai miei pensieri e non mi accorsi nemmeno che eravamo arrivati a scuola.
Avrei chiesto ad Edward delucidazioni più tardi.
Parcheggiò la macchina e venne ad aprirmi la portiera come suo solito.
Ci avviammo verso l’entrata della scuola e mi prese per mano.
Sorrisi a quel gesto e camminai per il cortile.
Passammo davanti a ragazze che mi fulminavano con lo sguardo, ragazze che non avevamo nemmeno mai visto. Probabilmente erano arrivate dopo che io me ne andai.
<< Mi stanno odiando? >> chiesi ad Edward.
<< No, si stanno solo chiedendo da dove sei uscita e perché sei mano nella mano con me. E stanno facendo una cosa che odio >> digrignò leggermente  i denti.
<< Cioè? >>
<< Ti stanno giudicando, ma perché voi ragazze lo fate sempre? >> strinse il pugno libero.
<< Di solito lo fanno sempre, per invidia, ma non vuol dire che tutte lo facciamo >> gli sorrisi leggermente.
<< Non riesco a capire come possano dire che tu sei brutta e che non puoi stare con me. Tu sei stupenda >> mi lasciò un bacio sulla testa.
Il cuore cominciò a battermi all’impazzata, pensai che mi potesse uscire dal petto da quanto batteva.
Sentirmi dire da Edward quanto fossi bella, che fossi stupenda, nonostante io comunque pensassi fosse pazzo, mi riempì di gioia.
Arrossii e continuai a camminare.
<< Devo andare in segreteria. Ci vediamo dopo >> dissi quando ci trovammo davanti alla porta che ci avrebbe portato all’interno della scuola.
<< Perché dopo? Vengo con te >> mi sorrise e mi trascinò fino alla segreteria.
Quando entrammo mi ritrovai a viaggiare con la mente attraverso i ricordi. Ero entrata in quella stanza solo qualche giorno prima, ma immancabilmente i ricordi mi assalirono. Era in quella stessa stanza che avevo sentito Edward chiedere alla Signorina Cope se fosse possibile cambiare l’ora di biologia con qualche altra lezione. Le cose era certamente diverse da quella volta, lo erano molto di più e in meglio.
<< Buongiorno! Sono venuta a prendere l’orario delle mie lezioni >> esordì non appena arrivai al bancone.
<< Ah, tu sei Bella, giusto? Non serve che ti dica cosa devi fare, vero? >> annuì con la testa e le sorrisi.
La vidi lanciare un’occhiata ad Edward per poi arrossire leggermente. Trattenni una risata e sperai di poter uscire da lì il più presto possibile.
Mi diede il foglio che dovevo far compilare a tutti i professori di quella mattina, la combinazione del mio armadietto e uscimmo dalla segreteria.
Non appena mi trovai abbastanza distante, scoppiai a ridere.
<< Non le è ancora passata la cotta che ha per te? >> chiesi ad Edward tra le risate.
<< A quanto pare no, ma è frustrante sentire quello che pensa su di me. È vecchia >> era divertito anche lui, nonostante la parte finale della frase.
<< Edward, abbiamo già fatto questo discorso. Tu potresti essere il suo bisnonno, quindi non dire niente che è meglio >> rise ancora più forte.
<< Sì, forse hai ragione >> rise anche lui.
Uscendo fuori, vedemmo in lontananza arrivare Alice, Rose, Emmett e Jasper che parlavano tra di loro, quindi ci videro Alice fu la prima a scattare e a corrermi incontro.
<< Bella! Sei felice di essere tornata? >> mi chiese abbracciandomi e quasi soffocandomi.
<< Guarda, tantissimo. Stavo aspettando questo momento da una vita >> le risposi sarcastica.
<< Andiamo! Non è poi così male, no? >> la guardai male. << Ok, forse è meglio se me ne vado. >>
Tornò dagli altri che mi salutarono da lontano ed entrarono nell’edificio.
<< Perché non sono venuti qua gli altri? Ho fatto qualcosa di male? >> chiesi preoccupata ad Edward.
<< No, non ti preoccupare. Vogliono solo lasciarci un po’ da soli, non avremo molte possibilità di parlare oggi. Comunque, abbiamo cercato di farti avere un orario più o meno uguale al strano. Abbiamo fatto quello che abbiamo potuto. Qualche ora l’abbiamo in comune e ci vedremo. >>
<< Che cos’abbiamo in comune? >>
<< Biologia e Letteratura >> mi rispose con un sorriso.
<< Vogliamo tornare come ai vecchi tempi? >> gli chiesi felice.
<< Perché no, alla fine quelle sono sempre state le mie materie preferite quando c’eri tu, quindi perché non averle in comune anche adesso? >> mi sorrise sghembo.
Mi alzai sulle punte e gli lasciai un leggero bacio a stampo.
Mi staccai lentamente, ma lui mi prese il viso tra le mani e mi baciò con più ardore facendomi attraversare da mille brividi.
Quel baciò mi stordì più di ogni altro che ci eravamo dati.
<< Forse è meglio se andiamo dagli altri, non pensi? >> sussurrò sulle mie labbra prima di baciarmi nuovamente.
Annuì leggermente, ma non mi decisi a staccarmi da lui. Le sue labbra avevano un sapore troppo invitante e dolce per permettermi di staccarmi da esse.
<< Ok, andiamo >> si staccò e mi prese per mano.
Entrammo nell’edificio e non appena varcammo la soglia, qualche paio di occhi si posò su di noi. Ragazze e ragazzi che mi squadravano da capo a piedi, cercai di non arrossire, ma la cosa fu alquanto difficile da controllare. Immancabilmente arrossii e cercai di velocizzare il passo mentre mi misi quasi a trascinare Edward che si mise a ridere.
<< Piantala >> gli dissi continuando a camminare, lui per tutta risposta rise più forte.
Arrivai al mio armadietto e ci misi praticamente la testa dentro mentre quel cretino di Edward continuava a ridere.
<< Hai ancora tanto? >> gli chiesi spuntando leggermente dall’armadietto.
<< No, direi che ho finito. Bella, dovevi vederti, eri troppo buffa. >>
<< Certo che sei simpatico come ragazzo, parecchio guarda. Invece di cercare di farmi sentire a mio agio mi fai sentire ancora più in imbarazzo. Non ti sopporto >> gonfiai le guance e lui rise di nuovo.
Si avvicinò e mi lasciò un bacio sul naso.
<< Scusa, la prossima volta cercherò di starti vicino e di nasconderti il più possibile. >>
<< Ecco, era questo che intendevo >> chiusi l’armadietto e gli lasciai un bacio a fior di labbra.
<< Bella! >> alzai lo sguardo oltre la spalla di Edward e vidi Jessica che si avvicinava con Mike.
<< Jessy! Come stai? >> ci abbracciammo.
<< Tutto bene. Tu? Come sta andando il primo giorno di scuola? >>
<< Non farmici pensare, ti prego. Spero che la smetteranno presto di guardarmi in quel modo, non li sopporto >> sbuffai.
<< Domani la smetteranno, vedrai, anche se certe ragazzine squadrano ancora anche me. Ma chi si credono di essere? >> Jessica alzò leggermente la testa.
Risi.
<< Ciao Mike! >> lo salutai e lui si avvicinò a Jessica.
<< Ciao Bella! Sono felice che tu sia tornata. Tutto a posto? >> mi sorrise felice e gli sorrisi di rimando anch’io.
<< Sì, tutto a posto, grazie. >>
<< Noi andiamo, ci vediamo più tardi >> Jessica prese per mano Mike e se ne andarono.
<< Non mi è mai piaciuto così tanto leggere nel pensieri a Newton. Questo fatto mi fa piacere. >>
Lo guardai alzando un sopracciglio.
<< Che cos’ha pensato? >>
<< Che cosa non ha pensato, vorrai dire. Per una volta non ti ha pensato in atteggiamenti provocanti o non ha pensato di provarci con te. Mi stupisco e ne sono felice >> sorrise vittorioso.
La campanella suonò e presi immediatamente in mano il mio orario: Inglese.
<< Quest’ora l’hai in comune con Alice >> mi informò.
Ci avviammo verso l’aula fuori dalla quale mi aspettava Alice tutta sorridente.
<< Eccoti finalmente. >>
<< Ci vediamo più tardi >> Edward mi si avvicinò e mi lasciò un bacio a fior di labbra.
Lo seguì camminare lungo il corridoio fino a quando non se ne andò.
Perché doveva essere così dannatamente bello? Per quale motivo? Non riuscivo a non guardarlo, a non perdermi a guadare il suo corpo, i suoi occhi, le sue labbra. Era qualcosa di assurdo.
<< Ehi, bella imbambolata? Andiamo? >> Alice mi sventolò una mano davanti e mi riscosse dai miei pensieri.
Arrossii leggermente e entrai in classe dove il professore stava aspettando che tutti ci sedessimo sulle sedie.
Mi avvicinai con il mio foglio in mano.
<< Buongiorno, signorina Swan! Il suo nome non mi è nuovo >> mi disse mentre firmava il foglio e me lo ridava.
<< Ero qua anche un anno e mezzo fa, mi sono ritrasferita di nuovo. >>
<< Ha intenzione di finirlo qua l’anno o vuole trasferirsi nuovamente? >> il professore mi prese leggermente in giro facendomi arrossire.
<< Non si preoccupi, l’anno lo finisco qua >> mi girai e andai a sedermi vicino ad una Alice che se la rideva sotto i baffi. Aveva preso dei posti in fondo, dove il professore faceva quasi fatica a vederci.
La guardai male e mi girai a seguire la lezione.
<< Non avrai intenzione di seguire la lezione, vero? >> mi chiese quasi sconvolta.
<< E cosa dovrei fare? >> sussurrai continuando a guardare il professore.
<< Ad esempio parlare con me? >>
<< E di cosa vorresti parlare? >>
<< Ieri Edward è arrivato a casa sconvolto e abbastanza strano. Che cos’è successo? >>
<< Abbiamo solo avuto una piccola discussione, tutto qua. Oggi è tutto a posto, hai visto? >> sperai che non facesse altre domande. Io e Edward avevamo promesso di non parlare o pensare in alcun modo al matrimonio. L’avevamo promesso e sperai non continuasse oltre a fare domande, non avrei saputo cosa risponderle.
Rimanemmo in silenzio per tutto il resto dell’ora nella quale non ascoltai minimamente il professore, avevo altro a cui pensare.
Ad Edward, a noi, a quello che volevamo fare, al fatto che avessimo questa grande voglia di fare l’amore insieme. Era una cosa normale, assolutamente normale, ma un po’ mi spaventava. Volevo scoprire come sarebbe stato, ma non sapevo cosa avrei provato. Avevo sempre avuto paura dell’ignoto.
L’ora passò tra mille pensieri e un Alice abbastanza taciturna, cosa alquanto strana. Alice non stava zitta nemmeno un secondo, figuriamoci a lezione.
Quando la campanella suonò, mi girai a guardarla preoccupata.
<< Non è che per caso stai male? Non hai parlato per tutta la lezione. >>
<< Sai che noi non possiamo stare male >> mi fece notare. << Stavo solo cercando di capire cosa mi stiate nascondendo tu ed Edward >> a quell’affermazione sbiancai, per quanto mi fosse possibile data la mia carnagione molto chiara.
<< Perché dovremmo nasconderti qualcosa? >> le chiesi cercando di non far inclinare la mia voce.
Ero in panico, in un panico assoluto. Non poteva aver capito qualcosa, non poteva averlo fatto.
Uscimmo dall’aula.
<< Non lo so, ho come una strana sensazione. Non chiedermi da cosa è dovuta, ma a naso sento che nascondete qualcosa. Prima o poi lo scoprirò, non vi preoccupate. >>
Se ne andò alla fine dell’affermazione che sembrava tanto una minaccia,
<< Quella donna mi preoccupa >> la voce di Edward alle mie spalle mi fece prendere paura.
<< Anche a me. Non avrà veramente capito qualcosa, vero? >>
<< Per me sta bluffando alla grande. Lei è brava in queste cose. >>
<< Lo spero. >>
Edward mi accompagnò gentilmente alla lezione successiva che era matematica, materia odiata fin da quando ero piccola e probabilmente non l’avrei mai amata, neanche se mi avessero messo sotto tortura.
Le ore successive passarono velocemente ed arrivai fino all’ora della mensa dove mi sarei seduta al tavolo insieme a tutti i Cullen.
Ridemmo e scherzammo tutti insieme mentre io cercavo di non strozzarmi con quello che stavo mangiando.
Quando ebbi finito Alice e io raggiungemmo Jessica, Angela e Lauren al tavolo insieme ai loro ragazzi. Restammo un po’ con loro a scambiare qualche parole. Le ragazze si lasciarono scappare qualche battutina inerte al sabato passato insieme lasciando i loro ragazzi con un enorme punto di domanda stampato in faccia.
Li lasciammo quando i ragazzi cominciarono a fare troppe domande, domande a cui io sinceramente non avevo alcuna voglia di rispondere.
Mi sedetti al tavolo dove mi trovai improvvisamente da sola con Edward.
<< Il fatto che ci lascino così tanto da soli mi preoccupa >> dissi ridendo.
<< Non ti preoccupare, anche a me la cosa sembra alquanto strana. Conoscendoli avrebbero voluto rimanere a rompere un po’ e a metterci in difficoltà >> rise anche lui.
<< Beh, meglio no? >> mi avvicinai a lui.
<< Decisamente >> si piegò verso di me per lasciarmi un leggero bacio a stampo che bastò per farmi avvampare.
Dio, perché deve ancora farmi quest’effetto? Lo odio! No, non è vero, non lo odio, ma non posso continuare ad andare avanti così.
Sbuffai sonoramente facendo ridere Edward che mi investì con il suo respiro fresco facendomi rabbrividire.
Le cose si stavano facendo fin troppo complicate e non sapevo fino a quando sarei resistita, volevo di più, volevo lui e sapere che anche lui mi voleva non faceva altro che rendere le cose ancora più difficili.
<< Sai, Mike e Tyler cominciano a piacermi >> sorrise leggermente.
Alzai lo sguardo verso di lui e cominciai a giocare con una sua ciocca ribelle.
<< So perché Mike comincia a piacerti, ma non ho la minima idea del perché Tyler dovrebbe piacerti >> guardavo distrattamente quella ciocca che giravo tra le dita. Era così morbida e soffice, setosa, ma come cavolo faceva ad avere capelli del genere?
<< Perché ha occhi solo per Lauren, guarda solo a lei, pensa solo a lei. è diventato alquanto smielato. >>
Alzai leggermente il sopracciglio. Proprio lui parlava di essere troppo smielato? Alcune volte lo era anche lui, era carino, romantico, smielato, ma era un aspetto che adoravo di lui, era qualcosa di assolutamente introvabile nei ragazzi di adesso, tranne in Tyler, a quanto pareva.
Rimasi persa minuti a giocare con la ciocca di capelli di Edward, per poi portare tutta la mano tra i suoi capelli.
<< Ti stai divertendo? >> sussurrò.
<< Sì, parecchio. Ti dà fastidio? >> lo guardai specchiandomi nei suoi occhi dorati altamente ammalianti.
<< No, per niente >> scesi a guardare le sue labbra muoversi.
Avevo fatto un grande errore, non avrei mai dovuto farlo. Grave, gravissimo errore.
Guardai quelle meravigliose labbra rosate muoversi, il tempo si fermò mentre mi perdevo ad ammirare la bocca di Edward. Le lettere vennero scandite una ad una facendomi completamente perdere il senno.
Alternai lo sguardo dalle sue labbra ai suoi occhi, volevo la mia morte, era sicuro.
Ci avvicinammo all’unisono, facendo scontrare le nostre labbra che cominciarono ad assaggiarsi e a muoversi insieme. Ci staccammo con il fiato corto e ansanti. Ci guardammo negli occhi e sorridemmo compiaciuti.
<< Sai, mi piace il fatto che tu non abbia più problemi con il mio… profumo. Mi fa sentire meno sbagliata >> gli sorrisi leggermente.
Mi guardò perplesso. << Tu non sei sbagliata, sono io quello sbagliato, sono io il mostro. >>
<< Ti prego Edward, non affrontiamo ancora una volta quel discorso. Tu non sei un mostro, tu non sei un dannato e tu hai ancora un’anima. Non pensare il contrario. >>
<< Tu sei di parte. >>
<< Io non sono di parte. È la verità >> in quel momento suonò la campana di fine mensa che ci fece portare giù i nostri vassoi –quello di Edward stranamente pieno- e ci avviammo verso le nostre classi.
Edward accompagnò prima me, per poi avviarsi verso la sua classe.
Le successive ore passarono in fretta, in quasi ogni lezione avevo compagnia o di uno dei Cullen, o delle altre ragazze. Non ero mai da sola e di certo non mi annoiavo.
Di un fatto mi resi conto, sentivo che le cose fossero diverso, che il rapporto con tutti fosse diverso. Sembravamo tutti amici, nessuno si odiava, non c’erano liti, non c’erano stupide gelosie, non c’era niente di tutto quello che c’era prima.
Forse era tutto troppo perfetto, non c’erano intoppi, non c’era che cercasse in qualche modo di rompere l’equilibrio che si era creato. La perfezione non esiste, è solo un illusione, un momento, un istante che poi verrà inevitabilmente sostituito con qualcosa di catastrofico, qualcosa che rovinerà la quiete di tutti quanti.
In quel periodo mi rendevo solo conto che non fosse possibile che tutto andasse bene, ma non avrei mai potuto immaginare quello che sarebbe successo solo qualche mese dopo.
Alla fine della scuola Edward mi aspettava fuori, appoggiato alla portiera della sua macchina. Ma si rendeva conto di quanto fosse attraente? Si rendeva conto di essere una calamita per gli occhi e che fosse impossibile guardarlo? Tutte lo guardavano, tutte cercavano di carpire almeno un suo dettaglio. Edward era qualcosa di spettacolare, così come la sua famiglia.
Andai da lui e gli lasciai un leggero bacio a stampo per poi entrare in macchina. 
<< Allora, è andato tutto bene il primo giorno o c’è stato qualcuno che ha dovuto rompere la pace che si è creata? >>
<< L’hai notato anche tu? Tutti vanno d’accordi, tutti che parlano, ridono e scherzano insieme. Non ti sembra… strano? Insolito? A noi non va mai tutto bene, c’è sempre qualcosa che ci rovina tutto. >>
<< Non puoi goderti il momento? Altrimenti quando arriverà sul serio qualcosa di brutto, avrai perso il momento felice >> mi sorrise dolcemente.
<< È un pensiero un po’ contorto, non credi? >>
<< Sì, un po’ sì, ma se capisci il senso, poi alla fine è giusto. >>
Rimasi a riflettere sulla sua frase. Beh, il succo del discorso era che dovevo godermi il momento invece di pensare a quello che sarebbe potuto succedere dopo. Sì, effettivamente un senso lo aveva.
<< Hai ragione! >>
<< Io ho sempre ragione >> disse in tono serio.
<< Oooh, ma che modesto! >> scoppiai a ridere seguita da lui.
Eravamo scemi probabilmente, ma a noi non ci importava. Stavo cominciando ad amare ancora di più Edward, il nostro rapporto era diverso, differente. Riuscivamo più a ridere di noi stessi, come persone e come coppia, e non ci ponevamo più tanti problemi come una volta.
Quell’aspetto della nostra storia mi piace, parecchio.
Non ero mai stata molto favorevole alle zuppe riscaldate, secondo me non avevamo senso, se ci si lascia una volta ci sarà un motivo, perché tornare insieme? Per me e Edward la questione sembrava diversa. Ci eravamo lasciati per un malinteso, per qualcosa che entrambi non avevamo capito o comunque per un errore di valutazione, comunque, alla fine non era un motivo serio.
Mi lasciò davanti a casa promettendomi che sarebbe tornato la sera come al solito.
Mio papà non era ancora tornato dal lavoro, probabilmente avrebbe fatto tardi.
Decisi di mettermi a fare un po’ di compiti e di non perdermi via tra le nuvole. Avevo molto da fare, dovevo anche impegnarmi per riuscire a passare almeno l’esame di maturità, non mancava poi così tanto, solo qualche mese.
L’ora di cena arrivò senza nemmeno che me ne accorgessi. Preparai qualcosa da mangiare per me e mio papà, quando in piattai e misi il tutto in tavola, Charlie entrò dalla porta e posò il giaccone.
<< Buonasera! >> esordì come ogni sera.
<< ‘Sera! In cucina, è già pronto. >>
<< Oh, ma che brava >> si sedette a capo tavola.
<< È ancora tutto caldo. >>
<< Com’è andato il primo giorno di scuola? >> mi chiese mentre cominciò a mangiare.
<< Tutto bene. Sicuramente meglio del primo giorno che ho avuto anni fa >> risi leggermente.
<< Sono felice di saperlo. Qualche problema? >>
<< Nessuno. Stranamente. Tu, tutto bene al lavoro? >> continuai a mangiare imperterrita, avevo fame.
<< Direi di sì. È stata una giornata molto tranquilla. >>
Su di noi calò il silenzio, ma sentivo che ci fosse qualcosa di strano. Percepivo che qualcosa preoccupava mio papà.
<< Stai bene? >> gli chiesi improvvisamente.
<< No, no. Tutto a posto, sul serio. >>
Sì, certo, come no. E io sono il Presidente degli Stati Uniti.
<< Papà, che succede veramente? >>
<< Ecco, oggi non ho potuto far altro che pensare a quello che ci ha chiesto ieri Edward. >>
Non stava parlando sul serio del fatto che gli aveva chiesto il permesso per sposarmi, vero? Non si riferiva a quello. Non volevo pensarci, non quel giorno almeno.
<< A cosa ti riferisci? >> feci finta di niente.
<< Dai, avanti. Non fare finta di non aver capito a cosa mi riferisco, l’hai capito benissimo. >>
<< E perché ci hai pensato? >> appoggiai la forchetta al piatto.
<< Caspita, Bella, mi ha chiesto il permesso per sposarti! >> era sconvolto, semplicemente sconvolto. Non c’erano altre parole per descrivere la sua espressione e il suo tono di voce.
<< Lo so, me sono resa conto anch’io. >>
<< E tu hai detto che hai acconsentito a sposarlo. >>
<< Esatto. >>
<< Non fare lo stesso errore di tua madre, non sposarti così giovane per poi pentirti della tua scelta. Non farlo. Edward è un bravo ragazzo, sono sicuro che le sue intenzioni siano buone, ma tu non prendere la decisione troppo in fretta, pensaci. Non fare l’errore di tua madre. >>
Le sue parole mi fecero scattare, arrabbiare, come si permetteva di paragonarmi a mia madre? Per quanto le volessi bene, per quanto lei fosse una parte integrante della mia vita, mi rendevo conto che quello che aveva fatto fosse sbagliato. No, non avrei commesso lo stesso errore, io non ero mia madre, Edward non era mio padre e io sapevo, e sentivo, che il nostro amore fosse qualcosa di troppo grande per poter finire in un modo così squallido.
<< Papà, so che per te sarà inconcepibile anche solo pensarlo, ma io ed Edward ci amiamo, di un amore che non si può spiegare. A volte non lo capisco nemmeno io, ma non è un amore adolescenziale, è uno di quegli amore che dura nel tempo, per sempre, oltre ogni difficoltà e ostacolo. Anche se volessimo stare lontani, non possiamo farlo, siamo nati per stare insieme e tali resteremo. Viviamo un amore indissolubile, un amore che nemmeno il tempo può consumare. Lo so, sembro pazza, ma tu fidati di me. Lascia fare a me >> gli sorrisi dolcemente.
Rimase per un po’ a guardarmi, scrutandomi, osservando il mio viso come se non mi riconoscesse. Sbuffò e tornò a mangiare.
<< Mi fido di te. >>
Il resto della cena lo passammo in assoluto silenzio. Quando finimmo sparecchiai e lavai i piatti, mentre mio padre andò a guardare la televisione.
Finii di pulire i piatti e andai in salotto dove salutai mio padre e gli augurai la buona notte.
Andai in camera mia e mi spogliai mettendomi in pigiama.
Ero stanca, il primo giorno di scuola e il fatto che la notte prima non avessi dormito più di tanto, non avevano migliorato la situazione.
Mi sdraiai sul letto e chiusi gli occhi.
Se Edward avesse voluto entrare avrebbe sicuramente trovato un modo per farlo.
<< Non penserai mica di dormire già, vero? >> il sussurro di Edward al mio orecchio mi fece sussultare.
<< Mi hai fatto prendere paura >> aprii gli occhi e lo trovai a pochi centimetri da me.
<< Scusa >> fece il suo sorriso sghembo.
Non gli dispiaceva più di tanto, si divertiva a farmi prendere paura, ormai l’avevo capito.
<< Mi fai un po’ di spazio? >> mi chiese ancora più suadente.
Rimasi incatenata ai suoi occhi dorati, rimasi a fissarli e a contemplarli come se fossero la cosa più bella del mondo, ed erano la cosa più bella.
Si appoggiò con le ginocchia al letto e si piegò su di me, avvicinando le sue labbra sempre di più alle mie.
Boccheggiai, il cuore in fibrillazione, la voglia di baciarlo e di sentire le sue labbra sulle mie. Stavo impazzendo, lo volevo, in tutti i sensi possibili. Lì, in quel momento mi resi conto che non potevo aspettare. Al diavolo il fatto che lui fosse uno all’antica, al diavolo il fatto che non ci eravamo ancora sposati, al diavolo mio papà che stava al piano di sotto e avrebbe potuto sentire tutto. Non mi interessava, lo volevo.
Dopo minuti che sembrarono eterni, le sue labbra soffici e fredde toccarono le mie. Mugugnai mentre quel bacio diventava qualcosa di più profondo, intenso, passionale.
Edward mi imprigionò con il suo corpo sul letto mettendosi sopra di me.
Affondai le mani tra i suoi soffici capelli, desiderando di poter fermare quel momento per sempre.
Per non gravarmi troppo si teneva su con le braccia, braccia che dopo qualche minuto cominciai ad accarezzare, salendo verso le spalle e scendendo verso la schiena, giù fino al suo sedere sodo.
Sentii Edward soffocare un ringhio e sorrisi leggermente.
<< Bella >> sussurrò staccando leggermente le sue labbra dalle mie per poi tornare a baciarmi.
<< Ti voglio >> sussurrai a contatto con le sue labbra.
Si staccò da me bruscamente e mi guardò.
Rimasi stranita dalla sua reazione. Che cosa gli era successo? Perché se n’era andato?
Lo guardai perplessa e ci rimasi leggermente male.
Mi sembrava chiaro quello che volesse, quello che volessimo entrambi, ma a quanto pare avevo interpretato male i suoi atteggiamenti.
Si alzò da me e si mise a sedere sul letto dandomi le spalle, porta la testa fra le gambe.
<< Edward >> mi avvicinai a lui e lo abbracciai da dietro, lasciandogli un bacio sul collo.
<< Scusa, scusa. Scusa. Sono un cretino >> le sue mani torturavano i suoi capelli.
<< Ehi, perché mai saresti un cretino? >>
<< Ho detto che voglio fare l’amore con te, ma che non posso farlo prima che ci sposiamo e cosa faccio? Vengo a… a… a provarti, provocando anche a me? Sono scemo, non ci sono tante altre spiegazioni. Probabilmente ci sarai rimasta male per il mio comportamento, per la mia reazione, ma mi sono reso conto solo adesso di quello che stavo facendo. Io voglio fare l’amore con te, Bella, sul serio, non puoi nemmeno immaginare quanto, ma sono bloccato. >>
<< Non ti preoccupare >> lo abbracciai meglio e gli diedi un bacio sulla guancia.
Dopo che mi spiegò tutto, mi sentii una stupida ad essermela presa. Avrei potuto capirlo. Per nessuno dei due la situazione si stava rivelando semplice, anzi, era più complicata di quanto avessi mai pensato.
Avevamo voglia l’uno dell’altro, ma fin quando Edward non avesse capito che il matrimonio non era indispensabile per farlo, non saremmo andati da nessuna parte.
Dovevo solo sperare che il mio adorato vampiro si rendesse conto che non potevamo aspettare fino al matrimonio, non ci saremmo mai arrivati se i presupposti erano quelli, saremmo impazziti. Ne ero certa.
 

 

 

 

Allora, questo è stato un capitolo abbastanza di passaggio, anche se si dovrebbero capire molte cose. Tipo il rapporto tra Edward e i fratelli, si parla anche di Emmett e Rose. Si capisce un po’ come sia adesso il rapporto di Edward e Bella.
Premetto che a me sembra un po’ piatto, che non sia per niente interessante, ma questo sta a voi dirlo.
Avviso che il prossimo capitolo è già pronto, devo solo finire di scrivere la parte finale e poi sarà concluso. Essendo che la scuola adesso è finita e l’estate ormai è cominciata, anche se dal tempo non si direbbe, mi rendo conto che non tutti saranno a casa ad aspettare un mio aggiornamento, così, il giorno fisso di aggiornamento per questa storia sarà sempre la domenica. Ogni domenica avrete un capitolo di questa storia per quelli che continueranno a leggere.
Mi scuso ancora per il ritardo, non sono solita fare questi enormi ritardi, anche se questa storia ne ha avuti parecchi.
Vorrei anche farvi sapere che ho pubblicato una nuova storia nel fandom Twilight, mi farebbe davvero piacere se la leggeste e se mi faceste sapere che ne pensate. Sarebbe davvero stupendo. È ambientata a Venezia e spero che vi piacerà. Masquerade Ball.
Ringrazio davvero tutte le persone che hanno aggiunto la storia tra le seguite, preferite e ricordate e quelle che hanno avuto la pazienza di aspettarmi. Davvero grazie *_*
Piccolo spoiler per il prossimo capitolo, ci sarà un salto temporale e vi dico solo pick up. Vediamo chi capisce.
Alla prossima ^_^

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Capitolo 24
*** Capitolo 24 ***


Capitolo 2








Buonasera!
Ormai non so più come farmi perdonare e ormai non so nemmeno più come chiedere scusa. Stavolta la colpa non è della scuola, non è di niente, se non del mio pc che ha deciso di abbandonarmi per 10 giorni. -.- Mi ha lasciato un giorno prima che postassi questo capitolo.
10 giorni senza pc. è stato un inferno e io mi sentivo una cacca perchè avrei postato nuovamente in ritardo. Mi odio, sul serio.
Spero che questo capitolo mi faccia un po' perdonare, almeno lo spero.
Qualcuna ha azzardato qualcosa di giusto, ma non posso dire cos'ha detto però. xD
Beh, meglio che la pianto di parlare e vi lascio al capitolo.
Ci sentiamo nelle note finali.
Buona lettura ^_^ 

 

Capitolo 24

 

Bella POV
Due settimane passarono e io ero sempre più impegnata con la scuola. I primi giorni i professori non pretesero da me chissà che cosa, ma con il passare del tempo chiedevano sempre di più. Verifiche su verifiche e l’avvicinarsi degli esami che avrebbero messo fine alla mia carriera scolastica, al collage, non migliorava la situazione.
Charlie non poteva ancora tornare in servizio, nonostante lui dicesse di sentirsi più che bene. Doveva passare qualche giorno a riposo, poi avrebbe potuto tornare in centrale a sbrigare qualche lavoro burocratico e piano piano sarebbe potuto tornare a lavorare normalmente. Dovevo stare attenta a quello che gli facevo mangiare, non doveva esagerare con i grassi, doveva mangiare leggero. Più cucinavo e più diventavo brava, mi sentivo così fiera di me stessa.
Il tempo per stare con Edward c’era sempre, avrei sempre trovato del tempo da passare con lui, ma non ci eravamo più spinti oltre come quel lunedì sera dopo il mio primo giorno di scuola.
La situazione non si era più creata o comunque, in qualche modo, avevamo cercato di non arrivare ad una situazione così drastica. Ad Edward l’imbarazzo provato quella sera era bastato per farlo fermare al momento giusto ogni volta.
Non che questo atteggiamento migliorasse la situazione, anzi, la peggiorava, ma almeno cercavamo di non superare il limite.
Con gli altri tutto andava bene, a volte passavo dei pomeriggi con Alice e Rose a parlare di cose da ragazze, a volte mi incontravo con loro e Angela, Jessica e Laurent. Eravamo ancora tutti amici, niente aveva scombussolato il nostro equilibrio, né il mio, né quello della famiglia Cullen e anche se cercassi di non pensarci, mi rendevo conto che era tutto troppo bello per essere vero. Ridevo e scherzavo con tutti, parlavo con tutti, avevo degli amici e il rapporto che avevo con tutta la famiglia Cullen sembrava essere migliorato rispetto a quello che avevamo in precedenza.
No, non potevo credere che tutto fosse così perfetto, niente è perfetto e io lo sapevo.
Era un sabato pomeriggio quando il telefono suonò e sentii dall’altra parte della cornetta l’ultima persona che avrei mai pensato di sentire: Jacob.
Mio padre era andato in centrale perché non riusciva più a stare chiuso a casa a fare niente.
Con tutto quello che avevo avuto da fare non mi ero minimamente ricordata che Jacob mi avesse promesso di controllare il mio pick up per darci una sistemata. L’avevo scordato e me ne ricordai quando sentii il suono della sua voce.
<< Ciao Bella! Sono Jacob. >>
<< Ciao! Come stai? >> sorrisi leggermente. Mi sentivo leggermente in imbarazzo con lui. Ci avevo parlato un paio di volte nel tempo che avevo passato a Forks qualche anno prima, ma non avevamo avuto un rapporto così intimo da poter dire di conoscerlo. Era quasi un estraneo e la sua presenza, la sua voce, tutto il suo essere mi metteva in soggezione.
<< Bene grazie. Tu? >> sembrava felice.
<< Tutto bene, grazie. Come mai hai chiamato? >> 
<< Non so se ti ricordi, ma qualche settimana fa avevamo parlato del tuo pick. Vorrei venire a darci un’occhiata, se per te non è un problema. Sono stato abbastanza impegnato e ho trovato solo un po’ di tempo adesso, scusa. Avrei voluto farlo prima >> sembrava sinceramente dispiaciuto, ma non ne ero così sicura, non lo conoscevo ancora bene.
<< Non ti preoccupare. Sono stata abbastanza impegnata anch’io. Certo, puoi venire quando vuoi. >>
<< Anche adesso? Cioè, tempo di arrivare lì da te >> rise leggermente.
Alla sua affermazione mi bloccai. Quel pomeriggio? Non avevo niente contro di lui, ma dovevo anche avvisare Edward, quel pomeriggio ci saremmo dovuti vedere, un pomeriggio libero in cui non avrei dovuto studiare e che potevamo passarlo tranquillamente insieme.
<< O-oggi? >> balbettai.
<< È per caso un problema? Dovevi vederti con il tuo ragazzo? Posso passare anche domani. >>
<< No, no. Tranquillo. Fa niente. Non sarà assolutamente un problema, ci vedremo stasera >> potevo essere agitata in quel modo? Ero stupida.
<< Sicura? Non vorrei che il tuo fidanzatino dia problemi. Sai, non voglio che pensi che voglia prendere il suo posto. >>
Sbuffai mentre lui scoppiò a ridere.
<< Ma la finisci? Non è poi così geloso >> incrociai le braccia al petto come se lui potesse vedermi.
<< Ah no? Dici? A me non è sembrato >> continuò a ridere.
Sbuffai e rimasi zitta mentre la risata di Jacob continuava ad arrivarmi alle orecchie.
<< Hai finito? >> gli chiesi improvvisamente.
<< Sì, sì, penso proprio di sì. Allora, dicevamo? >> si fece serio.
<< Che oggi puoi venire a controllare il mio pick up. >>
<< Ok, allora, dammi il tempo di vestirmi ed arrivo. >>
<< Arrivi sotto forma di lupo? >> gli chiesi improvvisamente senza neanche pensarci.
<< Vuoi che venga sotto forma di lupo? Tutto quello che vuoi >> rise leggermente.
<< Era solo una domanda >> sbuffai. Non lo conoscevo, ci avevo parlato poco, ma mi stava già mandando completamente fuori di testa.
Gli dovevo la vita, mi aveva salvato, voleva aiutarti con il mio pick up, ma non sarei riuscita a sopportarlo per tanto tempo. Era insopportabile.
<< Ci vediamo tra poco >> continuò a ridere.
Sbuffai. << A dopo. >>
Chiusi il telefono con ancora la risata nelle orecchie di Jacob, ma cos’aveva sempre da ridere?
Cercai di darmi una calmata e presi in mano il cellulare per chiamare Edward.
Dopo un solo squillo mi rispose.
<< Così impaziente di sentirmi? Ci vedremo tra poco eh! >> rise leggermente facendo ridere anche a me.
<< No, non sono così impaziente. So resistere ore senza sentirti >> non era vero, ma non volevo che lui lo sapesse. << In realtà ti ho chiamato per un altro motivo. >>
Non era così semplice da dire, per quanto pochi minuti prima avessi detto a Jacob che Edward non fosse geloso. Lo sapevo quanto lo fosse, soprattutto con lui. Non osavo immaginare cosa avrebbe potuto dire.
<< Dimmi. È successo qualcosa? >>
<< No, ecco. Sì, cioè, aspetta. >> sospirai.
<< Prendi un respiro, Bella. Devo preoccuparmi? >>
<< No, assolutamente. Ecco, volevo dirti che oggi non possiamo vederci perché Jacobvienedameperilpickup >> l’ultimo pezzo della frase la disse talmente veloce che non fui sicura che avesse capito qualcosa neanche lui.
<< Sbaglio o hai detto che Jacob viene da te per il pick up? >> sembrava quasi sconcertato.
Cavolo, ha sentito.
<< Ehm, sì, in realtà sì >> dissi flebilmente.
<< Uhm, va… va bene. Credo >> mi rispose un po’ titubante.
<< Sicuro? Ci vediamo stasera comunque. >>
<< Sì, va bene. Ma sarete da soli? Cioè, Charlie è a casa? >>
<< No, Charlie è in centrale >> risposi prima ancora di averci pensato. Avrei potuto dirgli una bugia, dirgli che Charlie ci avrebbe controllato e che non avremmo potuto fare niente di strano, ma non mi sembrava il caso di mentirgli. Non volevo farlo, soprattutto su una cosa di cui non mi importava nulla.
<< Ah. Va bene, ci… vediamo più tardi? >> da quando Edward si comportava in quel modo? Da quando balbettava, tentennava sulle frasi?
<< Va bene >> chiuse la chiamata subito dopo.
Sbuffai sonoramente e lasciai il telefono sul tavolo della cucina.
Il comportamento di Edward era stato strano, fin troppo. Non si era mai comportato in quel modo e non sapevo come comportarmi, cosa fare.
Il nostro rapporto era diverso rispetto a prima, ma questo voleva dire che mi ritrovavo a fare i conti con comportamenti che non conoscevo, con situazioni in cui non mi ero mai trovata. Stavo camminando nel vuoto e per me non era facile.
Sbuffai nuovamente e cominciai a camminare per casa ripensando a cosa fosse successo ad Edward.
Parlai da sola, cominciai a gesticolare e a farneticare parole senza senso. Se qualcuno mi avesse visto da fuori mi avrebbe preso per pazza, ma poco importava. Volevo cercare di capire qualcosa, ma non sarebbe stato facile.
Quando sentii suonare il campanello sussultai e presi paura. Ero talmente persa nei miei pensieri che non me lo sarei mai aspettata.
Andai ad aprire e mi trovai davanti il viso sorridente di Jacob.
<< Ho scelto forse il momento sbagliato? >> mi chiese alzando leggermente un sopracciglio.
Scossi la testa.
<< Sei sicura? Sembri un po’… nervosa, preoccupata. Decidi tu l’aggettivo che possa andare bene >> mi sorrise leggermente piegando la testa di lato. Mi ricordò tanto un cane, un dolce cane affettuoso che vuole consolarti strusciandosi contro di te e facendoti compagnia. Mi fece tenerezza e gli sorrisi scuotendo nuovamente la testa.
<< Ok, va bene. Posso vedere il pick up? >> mi chiese gentilmente.
<< Sì, certo >> uscii di casa chiudendomi la porta alle spalle.
Scesi le scalette e mi avviai verso il mio pick up parcheggiato vicino casa.
<< Non so in che condizioni sia >> gli dissi mettendomi vicino al pick up e incrociando le braccia al petto.
<< Non ti preoccupare, ci do un’occhiata io, tranquilla >> aprì il cofano velocemente e ci infilò subito dentro la  testa.
<< Allora, come mai ti sei ritrasferita qua? >> la sua voce mi arrivò attutita.
<< Ecco, mi sembra ovvio il motivo per cui adesso sono qua >> gli risposi guardandolo male.
<< Il vero motivo >> alzò leggermente la testa e mi guardò per poi tornare al suo lavoro.
<< Quale vero motivo? Il vero motivo è che sono venuta qua per mio padre, perché ha bisogno di me. Non ci sono altri motivi >> gli risposi stizzita.
<< Bella, avremo parlato sì e no un paio di volte, lo so. Ma ho capito molte cose in quelle poche volte e basta guardarti per capire che sei innamorata di Edward. Di certo non ci vuole una laurea per capirlo. Basta notare come lo guardi. >>
<< Sono così prevedibile? >> sorrisi leggermente.
<< Forse solo innamorata, ma non bisogna mica fartene una colpa >> mi sorrise. << Adesso vuoi dirmelo il vero motivo per cui sei qui? >>
<< Per stare con Edward, di nuovo, ma non voglio che il fatto che mio padre abbia avuto un infarto passi in secondo piano, sono qui anche per questo. >>
<< Diciamo che hai preso due piccioni con una fava. >>
<< Esatto >> risi leggermente.
<< Sai, avevo capito fin da subito che provavi un certo interesse per lui. Fin da quel pomeriggio a La Push in cui ti ho parlato della leggenda. Sarò stato anche piccolo e giovane, ma non ero così stupido da non aver capito che ci stessi provando con me solo per ottenere qualche informazione. Ammetto però che un po’ ci speravo. Avevo un cotta per te, sai? >> si girò a guardarmi.
<< Davvero? >> arrossii leggermente.
<< Sì, avevo una cotta per te. Come avrei potuto non averla? E poi vedere che ci provassi con me, mi aveva fatto sperare. Speranza vana, ovviamente. Sapere che ti frequentassi con il succhiasangue non è stato di certo un facile colpo da attutire, ma l’ho superato. >>
L’imbarazzo iniziale scemò completamente. Parlare con lui mi risultava facile, anche ascoltarlo era qualcosa che sentivo di saper fare.
Mi sentivo tanto a mio agio con lui, ma non sapevo spiegare da cosa fosse dovuto quell’improvviso rilassamento.
<< Poi me ne sono andata >> aggiunsi.
<< Esatto, devo dire che ne sono rimasto stupito. Pensavo che tra te e il tuo ragazzo andassero bene le cose, ma quando mio padre mi ha dato la notizia ci sono rimasto male >> fece un sorrisino triste facendomi ridere.
<< Mi dispiace, sul serio, non avrei voluto farti soffrire >> mi misi una mano sul cuore e feci un’espressione colpevole.
<< Non ti preoccupare, avevi già spezzato il mio cuore molto tempo prima, spezzarlo un’altra volta non fece differenza >> scoppiammo a ridere entrambi.
Mi misi a sedere su un pezzo di legno lì vicino in modo che potessi continuare a parlare con Jacob.
<< No, dai, a parte gli scherzi. Non penso di aver sconvolto così tanto la tua vita da averti spezzato il cuore. >>
<< Beh no, effettivamente non mi avevi sconvolto così tanto. Mi piacevi, avevo preso una bella cotta, ci sono rimasto male quando sei partita, ma non mi sono di certo strappato i capelli. >>
<< E pensare che appena ti ho rivisto ho pensato che l’avessi fatto >> lo feci ridere.
<< No, non avevo i capelli corti per quel motivo. Era qualcosa di diverso. >>
<< Cioè? >>
<< Ecco, ho dovuto tagliare i capelli altrimenti come licantropo avrei avuto il pelo troppo lungo. Il pelo di quando siamo trasformati dipende dai capelli che abbiamo. Ho dovuto tagliarli per forza, almeno che non avessi voluto pulire per terra ogni volta che andavo in giro >> scoppiammo a ridere entrambi.
<< Quindi anche tuo padre era un licantropo >> conclusi.
<< Sì, è una cosa che si tramanda di generazione in generazione. È qualcosa di speciale, qualcosa che vista da fuori può far paura, ma siamo una grande famiglia. >>
<< Andate tutti d’accordo? >>
<< Più o meno. Abbiamo dei componenti che danno un po’ di noie, soprattutto per quello che pensano quando siamo trasformati. >>
Rimasi in silenzio perplessa.
Per quello che pensano quando siamo trasformati.
Che significava?
<< Ok, forse è meglio se ti spiego >> mi disse quando non proferii più parola. << Quando siamo trasformarti riusciamo a parlare tramite il pensiero. Tutti sentono i pensieri di tutti e a volte è frustrante, soprattutto quando si tratta di Leah. >>
<< Leah? >>
<< Leah è la sorella di Seth, il più piccolo del gruppo. Sono i figli di Sue. Leah era innamorata di Sam, erano insieme, ma dopo che lui ha cominciato a trasformarsi le prime volte le cose sono peggiorate. Sam doveva tenere segreto il suo cambiamento e questo non ha fatto altro che inclinare ulteriormente il loro rapporto, fino a quando non è finito definitivamente con l’imprinting che Sam ha avuto con la cugina di Leah, Emily. >>
Mi stavo confondendo, era una storia interessante, ma usava termini che non avevo nemmeno mai sentito.
<< Imprinting? >> mi sentivo tanto come una bambina a cui dovevano spiegare il significato di ogni singola parola.
<< Sì, l’imprinting è qualcosa di particolare >> smise di lavorare e si pulì le mani con una straccio che aveva appeso ai pantaloni. << L’imprinting è una sensazione, un’emozione che provi una sola volta nella vita, ma che dura per sempre. Vedi questa persona e non esiste altro che lei, vivi per prenderti cura di lei, per proteggerla, per impedire che le succeda qualcosa. Vivi solo per lei e per nessun altro, non hai occhi che per lei. è un emozione che ti avvolge, che ti segue per anni, che a volte ti impedisce addirittura di respirare. È qualcosa difficile da spiegare a parole, bisogna provarla. >>
<< E tu l’hai provata? >>
Lo vidi sorridere leggermente.
<< Devo dedurre che è un sì? >> ammiccai leggermente.
<< Beh, sì, sì. Ho avuto il mio imprinting circa 8 mesi fa. È stato qualcosa di inaspettato ed estremamente sconvolgente. >>
<< Lei come si chiama? >>
<< Sarah. Si è trasferita qua a Forks circa un anno fa, l’ho incontrata un giorno a La Push con le sue amiche >> lo guardai sorridendo leggermente.
Nonostante avesse la testa piegata nel cofano, lo vedevo sorridere. Se solo mi avesse guardato avrei potuto vedere gli occhi luccicare come se stesse parlando della sua unica ragione di vita, e da quanto avevo capito era proprio così.
<< Quando hai capito che lei era il tuo imprinting? >>
<< Quando? Subito, nel momento in cui l’ho vista correre nell’acqua mentre rideva e scherzava con le sue amiche. Mi sono sentito mancare, il fiato mi si è mozzato come se avessi visto la cosa più bella al mondo, ed è la cosa più bella al mondo. Ho provato subito un senso di protezione nei suoi confronti, mi è sembrato di conoscerla da anni, nonostante non ci avessi ancora parlato. È stato qualcosa di strano, molto strano. Non avevo ancora sentito la sua voce, ma ne ero già innamorato. Non avevo visto il colore dei suoi occhi, ma sapevo già che sarebbero stati la cosa più bella al mondo >> mi guardò leggermente e scorsi immediatamente i suoi pozzi neri che luccicavano.
Ero rimasta colpita dal suo racconto, era romantico, dolce e sembrava quasi che lui fosse sempre stato destinato a conoscerla, ad amarla, a proteggerla.
Mi era piaciuto sapere come se lui fosse stato quasi folgorato dalla sua presenza, come se sentisse e sapesse che lei era quella giusta. In un certo senso ero gelosa di quella ragazza, non perché avesse rubato il cuore a Jacob, non era per quello, ma perché aveva provocato in un uomo quelle sensazioni. Io che cosa avevo provocato in Edward? Solo tanta sete, di certo era meno romantico di quanto fosse la storia di Sarah e Jacob.
<< Gli hai detto cosa sei? >> ero curiosa, fin troppo.
<< Certo, ho dovuto farlo. Lei sarà la donna della mia vita, di tutta la mia esistenza. Come potrei non dirle chi sono? Cosa sono? Diciamo che inizialmente avevo paura di dirglielo. Insomma, non è una notizia che puoi dare tutti i giorni. “Ciao Sarah. Sono Jacob e sono un licantropo”. Non era di certo una bella presentazione. All’inizio volevo essere sicuro che io a lei interessassi, insomma, non ne ero certo. >>
<< Che cosa vuoi dire? >> ero perplessa. Non aveva detto che lui provava quell’imprinting e che sarebbe stato per sempre?
<< Beh, Bella, io provo l’imprinting, io lo proverò tutta la vita e sarò innamorato di quella persona per sempre, ma non sono sicuro che lei ricambi. Io sono stato fortunato, così come Sam, ma non è detto che lei ricambi, tu potrai essere innamorato di tutta la vita di una persona che non sa nemmeno della tua esistenza o a cui magari non frega niente di te. >>
Rimasi a bocca aperta. Questa storia era alquanto strana e sinceramente non avevo nemmeno pensato al fatto che Jacob sarebbe potuto non essere corrisposto. Era qualcosa di crudele, com’è possibile rimane innamorati di una persona anche se quella non ti sopporta o magari non ti parla nemmeno insieme? Beh, no, forse la cosa non era poi così inconcepibile.
Se Edward avesse smesso di amarmi e mi avrebbe lasciato, avrei accettato la cosa, ma non avrei smesso un secondo di amarlo. Non avevo smesso di amarlo dopo che mi aveva lasciato e dopo un anno e mezzo di lontananza, come avrei potuto smettere di amarlo anche dopo tutta la mia vita? Non era una cosa concepibile.
Edward era una di quelle persone che incontri una volta nella vita, una di quelle che ti sconvolgono talmente tanto l’esistenza che non puoi assolutamente pensare di dimenticarle o di smettere di amarle. Persone come lui è impossibile smettere di amarle, sono troppo rare e inestimabili da poter essere dimenticate.
Io avevo la fortuna di aver conosciuto una di quelle persone e ringraziavo per aver avuto quella possibilità.
<< Quindi, se lei non ti avesse ricambiato tu avresti passato tutta la vita a proteggerla e amarla nonostante lei non provasse niente per te? >>
<< Esatto. Lo so, forse è un concetto un po’ assurdo da capire, ma la realtà è questa. Io sono stato fortunato e devo ringraziare, non posso nemmeno immaginare come sarebbe la vita senza di lei con me ogni giorno. >>
Lo vidi pulirsi nuovamente le mani e appoggiarsi un attimo al cofano.
Ci sorridemmo e potei notare nei suoi occhi tutto l’amore che provava per quella ragazza.
Nonostante avessi parlato poco con lui, potevo già affermare che fosse un ragazzo dolce, carino, simpatico. Probabilmente se lo avessi conosciuto in un momento diverso, se lo avessi conosciuto prima di Edward, probabilmente avrei potuto farci un pensierino, probabilmente mi sarei potuta anche innamorare di lui, ma non era successo.
<< Tutto a posto? Hai già finito? >>
<< No, in realtà no. Mi manca ancora qualcosa da fare. Non ti spiego neanche cosa >> rise.
<< Ecco, forse è meglio. Non voglio assolutamente arrovellarmi il cervello per capire di che cosa stai parlando >> risi anch’io. << Vuoi qualcosa da bere? >>
<< Sì, grazie. Un bicchiere d’acqua. >>
Mi incamminai verso casa, ma mi bloccai subito dopo. Mi sentii osservata, come se qualcuno mi spiasse da qualche parte.
Guardai verso il bosco, ma non scorsi assolutamente niente. Mi girai un po’ intorno, ma non vidi niente.
<< Tutto bene? >> mi chiese Jacob.
<< Sì, tutto a posto >> gli sorrisi, scossi la testa e camminai verso casa.
Non avevo visto nessuno, ma ero sicura che qualcuno mi stesse osservando, qualcuno che conoscevo. Lo sentivo, lo percepivo, non capivo cosa me lo facesse intuire, ma lo sentivo.
 
 
 
POV Edward
Si vede con quel cane, ma come può preferire passare del tempo con lui piuttosto che con me? Ok, va bene, le deve aggiustare il pick up, ma non può darmi buca, non può chiamarmi come se niente fosse. Per stare con chi? Con un cane? Ma non se ne parla.
Ero nel bosco adiacente a casa mia e mi stavo trattenendo dall’andare a casa di Bella a controllare la situazione. Ero sicuro che quel cane avrebbe allungato le mani e ci avrebbe provato. Ne ero sicuro e se solo si azzardava a mettere le mani addosso a Bella se la sarebbe dovuta vedere con me.
Stavo cercando di tenermi occupato, camminavo su e giù, a volte correvo, a volte facevo qualche sfuriata e ringhiavo, ma stavo cercando di non sradicare qualche albero e scaraventarlo lontano, magari sulla testa di quel brutto cane.
Non avevo mai provato odio verso nessuno, ma in quel momento ne stavo provando verso di lui. La donna che amavo stava passando del tempo con lui, del tempo con uno che avrebbe voluto uscire con lei senza alcun problema.
No, non mi stava bene. Assolutamente.
Ringhiai per l’ennesima volta.
<< Edward, datti una calmata >> la voce di Jasper arrivò alle mie orecchie. << Non riesco a calmarti. E sai quanto non mi piaccia sentirmi inutile. >>
<< Avanti, Eddy, non prendertela così. Ma ricorda che se quel cane dovesse riuscire a fare breccia nel cuore di Bella e ti farà andare fuori dal gioco, te lo rinfaccerò a vita >> scoppiò a ridere.
Ringhiai e lo attaccai facendolo ridere maggiormente.
Jasper si mise in mezzo e riuscì a staccarci, anche se avrei tanto voluto staccare il collo a Emmett. Non ero nelle condizioni di scherzare e lui non si doveva permettere di farlo.
<< Emmett, ti prego. Non è il momento di scherzare >> Jasper lo riprese.
<< Ok, va bene. Allora me ne vado >> girò le spalle e se ne andò.
Sospirai di sollievo.
Avevo troppo i nervi a fior di pelle. Non avrei dovuto attaccare Emmett, non avrei dovuto ringhiargli contro, ma non avevo il controllo su me stesso, non quando si tratta di Bella almeno.
<< Edward, devi fidarti di lei >> disse improvvisamente Jasper.
<< Ma mi fido di lei, è di lui che non mi fido. >>
<< Pensi davvero che Bella preferirebbe lui a te? Andiamo, sii realista. Ha continuato ad amarti per un anno e mezzo, ti ha perso e poi ti ha ritrovato. Vi siete ritrovati. Pensi davvero che rischierebbe di rovinare il vostro rapporto di nuovo per andare con un altro? Bella non è così stupida e lui è innocuo. >>
<< Io vado a controllare >> mi alzai dal masso su cui mi ero seduto.
<< No, non lo fare e se ti vedessero? E poi ricorda che lui può sentire il tuo odore. >>
<< Starò lontano abbastanza da poter tenerli d’occhio senza farmi sentire da lui >> ormai ero deciso.
<< Secondo me, sbagli, ma fai come vuoi. Forse se vedi la situazione con i tuoi stessi occhi ti rendi conto di quanto sia assurda la tua gelosia nei confronti di Jacob. >>
Non avevo voglia di sentirlo parlare, volevo andare a controllare, a sentire, a vedere con i miei occhi che cosa stessero combinando.
Mentre correvo nel bosco e l’aria fresca mi stava schiarendo un po’ le idee, mi resi conto che il mio comportamento fosse stupido. Stavo sbagliando e più mi avvicinavo alla casa di Bella e più me ne rendevo conto.
Stavo tradendo la sua fiducia e non stavo credendo in lei.
Avrei solo dato un’occhiata, avrei ascoltato un attimo e me ne sarei andato. Non si sarebbero nemmeno resi conto della mia presenza.
Arrivato, mi misi a una decina di metri di distanza da loro, non mi avrebbero sentito. Non si sarebbero nemmeno resi conto della mia presenza.
Ma non appena sentii parlare di Jacob, mi resi subito conto di quanto fosse stato stupido il mio gesto.
<< Sarah. Si è trasferita qua a Forks circa un anno fa, l’ho incontrata un giorno a La Push con le sue amiche >> vidi Bella sorridere.
<< Quando hai capito che lei era il tuo imprinting? >>
<< Quando? Subito, nel momento in cui l’ho vista correre nell’acqua mentre rideva e scherzava con le sue amiche. Mi sono sentito mancare, il fiato mi si è mozzato come se avessi visto la cosa più bella al mondo ed è la cosa più bella al mondo. Ho provato subito un senso di protezione nei suoi confronti, mi è sembrato di conoscerla da anni, nonostante non ci avessi ancora parlato insieme. È stato qualcosa di strano, molto strano. Non avevo ancora sentito la sua voce, ma ne ero già innamorato. Non avevo visto il colore dei suoi occhi, ma sapevo già che sarebbero stati la cosa più bella al mondo >>
Jacob era innamorato. Jacob era innamorato di un’altra ragazza e io ero geloso di lui. Avevo sentito parlare dell’imprinting, di quello che provassero.
Era una cosa molto simile alla cantante per i vampiri, solo che noi eravamo attratti dal profumo del sangue della persona. Era una cosa molto simile, profonda, un sentimento che ti sconvolge per sempre la vita e che la condiziona.
Jacob provava per quella Sarah ciò che io provavo per Bella. Eravamo più simili di quanto pensassi, nonostante fossimo acerrimi nemici.
Rimasi ancora più colpito da una sua successiva frase.
<< Beh, Bella, io provo l’imprinting, io lo proverò tutta la vita e sarò innamorato di quella persona per sempre, ma non sono sicuro che lei ricambi. Io sono stato fortunato, così come Sam, ma non è detto che lei ricambi, tu potrai essere innamorato di tutta la vita di una persona che non sa nemmeno della tua esistenza o a cui magari non frega niente di te. >>
Sì, eravamo più simili di quanto volessi ammettere.
Mi sentivo uno stupido ad essere lì, ad essere andato lì ad origliare e a controllare Bella. Perché la stavo controllando, se non lei, stavo controllando lui,
Mi ero lasciato travolgere da quella mia improvvisa gelosia, mi ero lasciato trascinare da un sentimento che non avevo mai provato, ma che sinceramente non mi stupii di provare. Ormai avevo capito che ero cambiato, che stavo cambiando, stavo continuando a provare dei sentimenti mai provati, delle sensazioni mai provate.
Decisi di andarmene, avevo sentito abbastanza, abbastanza da farmi sentire un completo cretino.
 
Bella POV
Dopo che portai un bicchiere d’acqua a Jacob ricominciammo a parlare del più e del meno, ridendo e scherzando. Mi chiese di Edward, di come andasse e di come fosse ricominciata la nostra storia, gli raccontai anche di Daniel e si mise a ridere quando gli raccontai che Alice lo chiamava il coso.
<< Non oso immaginare come lo abbia chiamato Edward >> rise maggiormente.
<< Quello dovresti chiederlo a lui, a me non l’ha mai detto. >>
<< Oh, non ti preoccupare, di certo non gli avrà dato un soprannome carino. Se Sarah dovesse avere un altro ragazzo o magari uno spasimante che si dimostra alquanto insistente, penso che non gli darei un bel nomignolo, anzi. >>
Sorrisi leggermente.
<< Come l’ha presa il bel vampiro quando gli ha detto che venivo qua? >>
<< Come avrebbe dovuto prenderla? >> lo guardai perplessa.
<< Di certo non molto bene. Non gli sto molto simpatico da quanto ho capito. Beh, posso capirlo. Si sarà sentito minacciato da me, insomma, guardami. Sono uno schianto >> si indicò con un sorriso sornione.
Scoppiai a ridere.
<< Come sei modesto. >>
<< No, sono solo sincero e obiettivo >> mi guardò serio.
<< Certo, molto obiettivo >> continuai a ridere.
<< Che cosa vuoi dire che sono brutto? >> mise le mani suoi fianchi.
<< Non ho detto questo, ma non sei questo schianto che tanto pensi di essere. >>
Fece la faccia scioccata e mi girò le spalle.
<< Mi sono offeso. Basta, non parlerò più con te >> chiuse il cofano e si pulì le mani.
<< Andiamo, non te la sarai presa sul serio, almeno il lavoro finiscilo. >>
<< L’ho finito infatti, comunque ti perdono solo perché capisco che sei accecata dalla bianchezza del tuo vampiretto, se non ci fosse lui mi cadresti a piedi. >>
<< L’importante è crederci, no? >>
<< Forse è meglio se vado, non vorrei che il tuo ragazzo cominciasse a pensare che voglio provarci con te, anche se l’avrà già pensato. >> Lo guardai male. << Ci sentiamo, magari così ci vediamo. >>
<< Sarah non sarà gelosa? >>
<< No, sa che per me saresti solo un’amica, un’ottima amica tra l’altro >> mi sorrise.
<< Anche tu lo sei, Jacob. Queste ore mi sono piaciute, mi sono divertita. Sul serio. >>
<< Anch’io, quindi vuol dire che ci rivedremo? Magari ti farò conoscere anche gli altri la prossima volta. >>
<< Va bene, si può fare. >>
<< Ciao Bella >> mi sorrise e corse verso il bosco.
Era sul serio venuto correndo, quel ragazzo era qualcosa di strano.
Rientrai in casa e decisi che fosse arrivato il momento di chiamare Edward.
Volevo vederlo e chiarire con lui la situazione. Il suo comportamento al telefono mi era sembrato strano e volevo capire che cosa gli fosse preso.
Presi in mano il cellulare e lo chiamai.
<< Pronto? >> rispose dopo pochi squilli. La voce strana. Quello mi fece preoccupare maggiormente.
<< è successo qualcosa? >> gli chiesi leggermente preoccupata.
<< No, niente, è che un po’ mi dispiace per come ti ho risposto oggi al telefono, insomma, mi sono sentito spiazzato dalla notizia che Jacob venisse a casa tua. Non me lo aspettavo, speravo di passare del tempo con te, da soli, ma non fa niente. >>
<< Ti ho sentito un po’ strano prima. Mi hai lasciato un po’ perplessa. >>
<< Sì, lo so. È che davvero, non riuscivo a digerire il fatto che venisse da te, diciamo che ero leggermente geloso, ma penso sia innocuo, no? >>
<< Assolutamente. Sai, ha la ragazza. Ci avresti mai creduto? >> risi leggermente.
<< No, per niente. Beh, allora è innocuo sul serio >> ridemmo entrambi.
<< Sì, è simpatico. Forse ci rivediamo. >>
<< Ok, no, beh >> sospirò. << Penso che non ci siano problemi. >>
<< Sicuro? Per te non è un problema? >>
<< Assolutamente >>
<< Magari potresti venire anche tu con noi >> gli proposi.
<< Ecco, non esageriamo. Puoi uscire con lui, ma non chiedermi di venire con te. Mi sta pur sempre antipatico e siamo acerrimi nemici, vorrei ricordartelo. >>
Risi leggermente << Ok, va bene. >>
<< Posso venire da te o tuo papà è a casa? >>
<< No, è ancora al lavoro. >>
<< Allora arrivo. >>
Chiusi la chiamata e mi sdraiai sul divano.
Ero stanca, avevo sonno e volevo rilassarmi.
Avevo tanto bisogno di un massaggio e, appena sarebbe arrivato, avrei chiesto ad Edward di farmene uno.
Probabilmente mi appisolai perché non mi resi nemmeno conto dello scorrere del tempo. Sentii bussare e mezza addormentata andai ad aprire.
Mi trovai davanti il viso sorridente di Edward che mi guardò perplesso non appena mi vide.
<< Stavi per caso dormendo? >> mi chiese.
<< Qualcosa del genere >> tornai in salotto e mi sdraiai. Edward si sedette ai miei piedi e si mise le mie gambe sulle sue.
<< Edward? >> gli chiesi con la voce assonnata.
<< Dimmi >> mi accarezzò leggermente le gambe.
<< Avresti voglia di farmi un massaggio? >> aprii gli occhi.
Mi guardò leggermente perplesso.
<< Bella, potrei farti male. >>
<< Non me ne faresti. Ti prego, ne ho davvero bisogno. >>
Sbuffò e mi guardò.
<< Ok, va bene, ma andiamo in camera tua almeno ti sdrai meglio. >>
Mi alzai e salii le scale seguita da lui.
Appena vidi il mio letto mi ci fiondai completamente vestita e a pancia in giù.
<< Bella, non ho mai fatto un massaggio, ma… non… ecco… non dovresti toglierti la maglietta? >>
Alzai la testa e lo guardai leggermente imbarazzato che si passavano una mano tra i capelli.
<< Forse… forse hai ragione >> arrossii notevolmente e mi misi in ginocchio sul materasso per tirarmi via la maglietta.
Mi risdraiai nuovamente cercando di darmi una calmata. Edward non mi aveva mai visto senza maglietta. Era strano, mi sentivo in imbarazzo, troppo, nonostante fossi senza maglietta davanti a lui.
Lo sentii avvicinarsi e mettere le sue mani fredde sulla mia schiena facendomi rabbrividire.
Cominciò a massaggiarmi le spalle, scendendo lungo la schiena e poi ritorno, ma mi resi conto che l’effetto del massaggio ancora non c’era. Il reggiseno costituiva un piccolo ostacolo.
Allungai la mano dietro la mia schiena e slacciai velocemente il reggiseno e mi tolsi le spalline.
<< Così potrai farlo meglio >> sussurrai.
Lo sentii sospirare, ma non osai girarmi per guardarlo. Un minimo movimento e avrei potuto fargli vedere tutto.
Nuovamente mi sentii toccare dalle sue mani affusolate e leggere. Nonostante credesse di farmi male, ero delicato, ma spingeva nei punti giusti. Sembrava che il dono di Edward fosse quello di fare massaggi, oltre che suonare il piano.
Mugugnai un paio di volte. Mi stavo rilassando fin troppo, mi sarei potuta addormentare.
Piano piano Edward acquistava sempre più dimestichezza e massaggiava sempre in modo migliore.
Mi sentivo come un corpo fluttuante, privo di peso e immune alla forza di gravità. Fluttuavo in un mondo parallelo dove tutto era perfetto.
Ero talmente persa in quel mondo che non mi resi conto dell’improvviso cambiamento di tocco sulla mia schiena.
Quando me ne resi conto ormai stavo completamente perdendo la testa, i brividi erano alti, il piacere immenso. Le labbra di Edward mi stavano baciando ogni centimetro di pelle, leggere, come se fossero un pezzo di seta fatto scorrere sulla mia pelle.
Quelle labbra fredde e soffici mi stavano facendo perdere la testa e quando le sue mani cominciarono a massaggiarmi insieme ad esse, il punto di mai ritorno si stava avvicinando.
Ci saremmo fermati anche quella volta? O saremmo finalmente diventati una cosa sola?

 

 

 

Sì, lo so. Sono una stronza. Come posso lasciare un capitolo così a metà? Mi dispiace, ma ho dovuto farlo, altrimenti il capitolo sarebbe diventato troppo lungo. Secondo voi, Edward e Bella riusciranno finalmente ad avere la loro prima volta? Oppure Edward si lascerà travolgere nuovamente dai dubbi? Voglio sapere proprio la vostra opinione. xD
Allora, di questo capitolo c’è molto da dire.
L’indizio era pick up e mi riferivo al fatto che Jacob sarebbe dovuto andare da Bella per aggiustarlo. Eh sì, Jacob e Bella hanno parlato e da quello che avete potuto leggere, è assolutamente innocuo, ha trovato una ragazza, ha avuto il suo imprinting. In questo capitolo si capisce quanto il fatto che Bella se ne sia andata da Forks, abbia condizionato le vite degli altri. Nella storia originale Jacob non avrebbe mai potuto incontrare Sarah perché stava passando del tempo con Bella, ma dato che qua lei se n’è andata, ha avuto tutto il tempo di incontrarla.
Hanno stretto un’amicizia, amicizia che potrà andare avanti anche nel tempo. Non ci sono secondi fini.
Come al solito il POV Edward mi è venuto mentre scrivevo, non era programmato. L’ho messo perché volevo farvi capire cosa provava lui, dove arrivasse la sua gelosia e come si sentisse poi quando ha capito che Jacob non era affatto una minaccia.
Altra cosa che volevo chiedere è: chi avrà sentito Bella nel bosco? Avrà sentito lo sguardo di Edward? O forse di qualcun altro?
Mentre ero senza pc ho fatto una scaletta della storia, dovremmo aggirarci intorno ai 33/35 capitoli. Non di più. =)
Il prossimo capitolo è già scritto, quindi potrò postarlo presto. Deciderò quando postarlo in base alle letture, se vedo che sono poche aspetterò fino a domenica 10, altrimenti posterò già domenica 3. Dipenderà da voi insomma.
Ricordo che il giorno di aggiornamento sarà sempre domenica. =)
Ora forse è meglio se chiudo e la smetto di parlare, mi sono venute delle note lunghissime.
Ringrazio tutte le persone che hanno inserito la storia nelle seguite, preferite e ricordate e a tutte le persone che continuano ancora adesso ad aggiungerla in una di queste liste.
Ringrazio le persone che leggono ogni capitolo e che lasciano una recensione che mi fa sempre piacere leggere.
Allora, prossima ragazze ^_^

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Capitolo 25
*** Capitolo 25 ***


Capitolo 2








Buonasera!
Non mi sembrava il caso di lasciarvi aspettare ancora una settimana. Ho lasciato il capitolo proprio sul più bello e farvi aspettare sarebbe stato davvero da stronza.
Allora, tutte avete avuto la vostra opinione su Edward e il fatto che si sarebbe fermato, ma sarà davvero così?
Mi scuso per gli eventuali errori, ma non ho riletto il capitolo. Scusate.
Ci sentiamo nelle note finali.
Buona lettura ^_^ 

 

Capitolo 25
Bella POV
Le sue labbra si muovevano delicate sulla mia schiena. Le sue mani si muovevano come se si stessero muovendo delicate sul piano forte, come se stessero suonando una dolce melodia.
Non si era mai spinto oltre, non aveva mai toccato altri centimetri di pelle, solo la mia schiena.
L’aveva sfiorata con le labbra soffiandoci sopra il suo respiro freddo facendomi rabbrividire e inarcare la schiena.
Mi girai lentamente verso di lui e gli sorrisi dolcemente. Non mi coprii, non gli impedii di vedere il mio seno completamente nudo. L’imbarazzo e il pudore di poco prima se n’erano andati, sostituiti dalla dolcezza, dalla tenerezza, dalla voglia di baciarlo.
Lui rimase a guardarmi con il fiato sospeso, io mi avvicinai a lui e gli accarezzai dolcemente il viso con la punta delle dita.
Partii dalla mascella, per salire alla guancia e infine arrivare ai capelli, quei capelli setosi, stupendi.
Osservai le mie mani che accarezzavano il suo viso mentre sentivo nettamente quanto Edward stesse trattenendo il respiro.
Scesi ad accarezzargli le spalle, il petto, giù fino all’orlo della maglietta per poi attraversarla e sfiorare quella pelle candida e perfetta. Non alzai la maglietta, esplorai lentamente la sua pelle nuda sotto di essa.
Per quanto la sua pelle fosse dura come marmo, era liscia come la seta, come un petalo di rosa che ha si è appena staccato callo stelo e tocca terra. Non osavo immaginare che profumo avesse, altrimenti sarei impazzita ancora prima di sentirlo. Se profumava dello stesso profumo della rosa, se possedeva anche la sua fragranza e non solo la morbidezza, sarei potuta morire non appena ne avessi sentito il profumo e avrei tanto voluto farlo quando lo sentii, quando mi investì le narici e mi fece sentire tutta la sua dolcezza. Me ne inebriai estasiata.
Edward sospirò improvvisamente quanto ripercorsi la sua pelle al contrario. Alzai gli occhi sul suo viso, volevo vederlo, volevo vedere le sue espressioni, le sue smorfie. Aveva chiuso gli occhi e teneva la mascella serrata.
Era qualcosa di assolutamente stupendo, di sexy, di irresistibile, mi allungai verso le sue labbra e lo baciai prendendolo alla sprovvista. Mugugnò contro le mie labbra e prese il mio volto tra le sue mani.
Io continuai ad accarezzare la sua pelle sotto la maglietta. Gustandole la consistenza, la morbidezza. Gli sollevai la maglietta e lo aiutai a togliersela.
Tornammo a baciarci e mi fece sdraiare sul letto venendo sopra di me cercando di non gravarmi troppo.
Ci baciammo, per minuti, forse ore. Accarezzandoci, toccandoci, assaporando il nostro corpo solo con le mani, con il tatto. Conoscevo a memoria il suo corpo, la sua schiena.
Quando Edward si staccò dalle mie labbra e cominciò a scendere dalla mascella verso il collo, trattenni il respiro. Brividi mi percorsero la pelle, la mia pelle d’oca sarebbe potuta essere vista anche attraverso il buio della notte.
<< Edward >> gemetti quando arrivò a baciare l’incavo del mio seno. Gli appoggiai una mano sulla testa passandola in mezzo ai suoi capelli, tirandoli leggermente.
Risalii e tornò a baciarmi.
Mentre io ricominciai ad accarezzarlo lentamente per scendere verso i suoi pantaloni, ma quando arrivai al suo petto mi fermai e smisi di baciarlo, puntando lo sguardo verso le mie mani.
<< Bella? >> la voce bassa e roca di Edward mi fece alzare gli occhi verso di lui.
Gli sorrisi dolcemente.
<< Batte Edward. >>
Mi guardò perplessa, non capendo a cosa mi riferissi.
<< Cosa batte? >>
<< Il tuo cuore >> sussurrai lasciandogli un bacio sulla mascella.
<< Sai che non è possibile, Bella >> mi accarezzò i capelli.
<< Ma batte, senti >> gli presi la mano e la portai sul suo petto. Nonostante ci fosse la sua mano ad attutire il suo battito, lo sentivo ancora, forte, nitido, come se fosse il mio. O forse lo era. Forse era il mio che batteva così forte da farmi credere di poterlo sentire anche nel corpo di Edward.
Ma lo sapevo bene, a lui non poteva battere il cuore, eppure lo sentivo nitido, chiaro, cristallino. Era lì che batteva, che mi faceva sentire la sua presenza. Potevano sentirne ogni singolo battito, ogni battito accelerato ed affannato.
Rimasi ad ascoltare il mio cuore, i miei battiti, e mi stupii quando sentii che fossero identici a quelli del cuore di Edward. Battevano all’unisono come una cosa sola, che se fosse i battiti d’ali di un’unica farfalla. Farfalla che volava libera nel cielo.
<< Forse dovremmo… >> Edward si scostò leggermente da me.
<< No. Fermati >> gli presi il viso e lo portai verso il mio.
Lo baciai cercando di farlo stare zitto.
Capivo che se si fosse fermato solo un secondo a pensare si sarebbe fermato e avrebbe rovinato tutto e io non volevo. Non poteva farlo, non in quel momento.
Scesi verso la cintura dei suoi pantaloni e slacciai il primo bottone facendo scendere la cerniera. Si alzò da me e si sfilò i pantaloni mostrandomi la sua figura in tutta la sua bellezza, il suo corpo coperto solo da un paio di boxer che nascondeva tutto il desiderio che aveva per me. Desiderio che l’aveva spaventato, che l’aveva portato a fare gesti stupidi, desiderio che non avevo idea di dove ci avrebbe portato.
Edward era imprevedibile. Avrebbe potuto fare qualsiasi cosa.
Quando tornò su di me, cominciò ad accarezzarmi maggiormente, a saggiare e toccare il mio seno, con le sue labbra, con le mani, con gli occhi. Il punto di non ritorno era ufficialmente arrivato, niente e nessuno avrebbe potuto fermarmi, farmi cambiare idea.
Ero sicura: amavo Edward, un giorno l’avrei sposato e probabilmente sarei diventata come lui, ma non potevo assolutamente aspettare ancora, non potevo aspettare il matrimonio per sentirmi sua in modo completo, in modo profondo e intimo.
La sua mano arrivò ai jeans che sbottonò velocemente per poi aiutare a sfilarmeli. L’unica cosa che ci separava dall’essere una cosa sola, era il nostro intimo che rimane lì, fermo, facendomi solo sentire quanto Edward mi desiderasse.
Mi avvicinai verso l’elastico dei suoi boxer decisa ad abbassarli e a toglierli, ma la sua mano arrivò sulla mia, bloccandola.
Lo sentii sospirare e ringhiare.
<< Bella >> sussurrò, ma lo potei sentire benissimo.
<< Mh? >> mi guardò e gli sorrisi.
<< Sei sicura? >> mi scrutò.
Annuì e gli sorrisi nuovamente.
<< Sei davvero sicura? Perché penso che se andremo più avanti non so quanto riuscirò a fermarmi. Già è difficile adesso >> dal tono della sua voce lo sentivo strano, come se si stesse trattenendo.
Gli misi le braccia al collo, mi avvicinai al suo orecchio.
<< Sì, Edward, voglio fare l’amore con te >> gli sussurrai flebilmente.
Lo sentii rabbrividire e ringhiare nuovamente.
Da quel momento tutto diventò sfocato, leggero, sentivo come se fossi su una nuvola e tutto fluttuasse. Mi sentivo leggera, felice.
Le mani di Edward continuarono ad accarezzarmi, le sue labbra mi assaggiarono fino a farmi perdere completamente la testa.
Quando finalmente diventammo una cosa sola, mi sembrò di vedere tutto intorno una leggere nebbia che circondava la stanza. Mi sentivo quasi in paradiso. Sorridevo come una stupida mentre mi beavo del corpo di Edward sul mio, di sentirlo con le mie mani, di sentire lui finalmente con me, una cosa sola come se fossimo destinati da sempre a stare insieme. Ci eravamo aspettati, ci eravamo trovati e ora ci apparteneva completamente, per sempre, o almeno fino a quando il tempo lo avrebbe permesso.
* * * * *
 
Quando tornai ad essere nelle piene facoltà di me stessa, mi sentivo strana, sentivo che ci fosse qualcosa di diverso. Mi mossi leggermente e sentii di essere appoggiata a qualcuno, non mi ci volle molto per capire chi fosse. Mi bastò abbracciarlo maggiormente e stringerlo per capire che fosse lui.
<< Ciao >> mi sussurrò lisciandomi i capelli e lasciandomi un bacio tra di essi.
<< Ciao >> sorrisi a contatto con la pelle del suo petto e gli lasciai un bacio.
Mi sembrò di nuovo di sentire battere qualcosa nel suo petto, ma probabilmente era solo una mia impressione.
Rimasi ancora abbracciata a lui, fino a quando non mossi la testa e lo guardai, rimanendo colpita dal suo sguardo. Gli occhi gli luccicavano e mi guardava in modo diverso.
Mi avvicinai a lui e lo baciai, portando subito le mani tra i suoi capelli.
Mugugnai e lui ringhiò.
<< Ti prego, non girare la testa e non guardare la stanza >> mi guardò con aria colpevole quando mi staccai da lui.
Alzai un sopracciglio e mi girai a guardare la stanza che era completamente ricoperta da piume, da pezzi di stoffa, infatti mi resi conto solo in quel momento che avessi addosso un leggero lenzuolo.
Percorsi ogni singolo centimetro della stanza stupendomi di quello che stavo vedendo.
Mi gira verso Edward che mi guardava in modo colpevole.
<< Scusa, non volevo è che… >>
<< Shsh, tranquillo. Nessun problema >> gli sorrisi e tornai ad appoggiarmi a lui.
Eravamo ancora completamente nudi, ma la cosa non mi disturbava affatto.
L’immagini di quello che era successo qualche ora prima mi assalirono la mente, le sensazioni, i gesti, i sussurri, i ringhi, i gemiti. Ogni cosa. E avrei voluto rifarlo altre cento volte.
Sorrisi e chiusi gli occhi, felice.
Avevo condiviso il momento più bello e intimo della mia vita con l’uomo che amavo e che mi amava con tutta me stessa, non potevo desiderare altro.
Ero talmente rilassata che mi stava per addormentare, fino a quando non sentii Edward irrigidirsi.
<< Che succede? >> mi alzai a guardarlo.
<< Sta arrivando Charlie >> i suoi occhi leggermente spaventati.
No, no. Non può arrivare Charlie e adesso come faccio a rimediare a questo casino? Come faccio? Ok, calmati Bella, non farti prendere dal panico.
Mi staccai da Edward e lo vidi rivestirsi.
<< No! Non farlo >> rimasi ad ammirare il suo corpo mentre velocemente trovava i suoi indumenti e se li metteva.
<< Bella, devo farlo. Dobbiamo trovare un modo per nascondere tutto questo macello e per riparare il letto senza che tuo padre se ne accorga. >>
Buttai un’occhiata alla testiera del letto e notai che fosse scheggiata, in alcuni pezzi rotta.
E adesso come lo nascondo quello?
Guardai Edward.
<< O me la prendevo con il letto e le lenzuola, o me la prendevo con te >> mi sorrise leggermente e mi avvicinai a lui ancora nuda per baciarlo.
<< Vestiti >> mi sussurrò sulle mie labbra.
Mi vestii velocemente, mentre sentivo la macchina di Charlie arrivare. Mi raccolsi i capelli in una coda, immaginavo in che stato pietoso fossero.
<< Tu scendi, fai finta di essere stata in salotto tutto il tempo a guardare la televisione. Non far salire per nessun motivo Charlie in camera tua, penserò ad un modo per mettere a posto il letto. >>
<< Ok, quindi, te ne vai? >> gli chiesi leggermente triste.
<< Sì, vado, ma torno >> mi baciò e io scesi velocemente ad accendere la televisione e a mettermi sul divano.
Charlie entrò qualche minuto dopo.
<< Ciao Bella >> lo sentii appoggiare le chiavi della macchina sul mobiletto dell’entrata e poco dopo arrivò in salotto.
<< Ciao papà, com’è andato il lavoro? >> speravo che in quel momento le mie doti recitative fossero migliori del mio solito, altrimenti Charlie avrebbe subito capito che c’era qualcosa che non andava.
<< Tutto bene, grazie. Mi faccio una doccia veloce e poi vado da Sue. Mi dispiace lasciarti da sola. >>
<< Non ti preoccupare, ho da studiare. Stai tranquillo >> gli sorrisi.
<< Ok, allora vado a farmi una doccia. >>
Ascoltai ogni minimo movimento di mio papà, sperando che non avesse l’improvvisa voglia di aprire camera mia. Lo speravo con tutto il cuore, altrimenti come avrei spiegato centinaia di piume sparse per terra e un letto mezzo rotto? Dovevo inventarmi qualcosa nel caso avesse deciso di entrare in camera.
Rimasi con le orecchie tese per tutto il tempo che mio padre ci mise a fare la doccia, le tenni ancora più tese quando vi uscì e quando entrò in camera sua.
Quando lo sentii scendere dalle scale, tirai un sospiro di sollievo.
Arrivò in salotto e un profumo speziato mi solleticò il naso.
<< Ti sei messo il profumo papà? >> mi girai a guardarlo sorridendo.
Lo vidi arrossire.
<< Ma no! Cosa dici? >> era in imbarazzo e questa cosa mi fece ridere.
<< Dai, ammettilo. Ti sei messo il profumo per fare colpo su Sue >> risi maggiormente.
<< Ci vediamo più tardi, non so a che ora torno. >>
Si mise il cappotto imbarazzato senza nemmeno alzare lo sguardo su di me.
<< Va bene, divertiti >> risi nuovamente.
Lo sentii chiudere la porta e quando il motore della macchina si accese e partì per andare nella riserva, trassi un respiro di sollievo. Non aveva visto niente, ma ora mi toccava mettere a posto tutto.
Salii in camera armata di scopa e paletta. Avrei pulito tutto, ma non appena mi ritrovai davanti il letto non potei far altro che lasciarmi assalire dalle immagini, dalle sensazioni.
Tutto in quella stanza mi ricordava quello che era successo, non potevo farne a meno.
 
 
Edward POV
Me ne stavo andando come un fuggitivo, cercando di non farmi vedere da Charlie, anche se sarebbe stato assolutamente impossibile.
Non ci potevo credere, era successo sul serio.
Era da almeno un paio d’ore che continuavo a pensare, che rivivevo i momenti, le sensazioni, il mio cervello era completamente impegnato a pensare e ripensare. Mi stupivo che riuscissi a captare gli altri suoni, io mi sentivo completamente inebriato, appagato, assente. Non ero per niente presente.
Corsi fino a casa, cercando di smetterla di pensare a quello che era successo. Non volevo che i miei fratelli cominciassero a fare battute idiote o chiedessero troppo, ero ancora all’interno della mia bolla e sinceramente non ne sarei mai voluto uscire.
Sentivo ancora il profumo della pelle di Bella sulla mia, sentivo ancora il suo corpo sotto di me, i suoi ansiti, il mio sussurrato dalle sua labbra rosate, lei. Mi sentivo ancora avvolto da lei, ero circondata dalla sua essenza, dal suo profumo, tutto di lei era intorno a me e non avrei mai voluto farne a meno.
Ero riuscito a lasciarmi andare, ero riuscito a non pensare alle mie stupide regole, a quello a cui ero sempre stato abituato e avevo fatto bene. Sì, avevo fatto la cosa migliore che avessi potuto fare. Avrei dovuto capire che fare l’amore con Bella prima o dopo il matrimonio non aveva senso, io la amavo con tutto me stessa, lei mi amava, cosa c’era di male in quell’atto d’amore? Era lei la donna della mia vita, della mia intera esistenza e non sarei di certo bruciato all’inferno per quel motivo, per altri forse, ma non per quel motivo.
Entrai in casa e mi diressi verso camera mia, ma venni bloccato prima ancora di salire le scale.
<< C’è qualcosa che devi dirmi? >> Alice mi si era parata davanti con le braccia incrociate e sorridente.
<< Alice, ti prego >> feci per avviarmi verso le scale, ma mi fermò.
<< Andiamo! >>
<< Non dirmi che hai visto tutto >> la guardai indignata.
<< Beh, no, non proprio tutto. Ho solo visto che cosa stavate per fare >> mi sorrise maggiormente.
<< Bene, quindi devo proprio dirtelo? >> le chiesi non riuscendo a reprimere un sorriso in ricordo di quella sera.
<< No, mi è bastato il tuo sorriso per farmi capire tutto >> se ne andò, lasciandomi lì come uno stupido.
Salii le scale e andai in camera mia, dove mi aspettava la Santa Inquisizione: Emmett e Jasper che sorridevano come degli stupidi.
<< Ma è mai possibile che in questa casa non si riesca mai a tenere niente di segreto? >> sbuffai.
<< Ma quale nascondere, noi vogliamo i dettagli >> Emmett si mise quasi a saltellare sul divano.
<< No, niente dettagli, grazie >> Jasper fulminò Emmett con lo sguardo.
<< Ma andiamo! Io voglio sapere >> si lamentava come un bambino, a volte mi chiedevo se lo fosse davvero.
<< No, Emmett, sono cose private >> in quel momento adoravo Jasper con tutto il cuore.
<< Posso almeno sapere se ti è piaciuto? >> annuii. << Annuisci per dire che ti è piaciuto o per dire che posso chiedertelo? >>
<< Perché mi è piaciuto >> sorrisi.
<< Oh, sì, bene. Queste sono belle notizie >> e rise. Da solo. Come uno stupido.
Io e Jasper ci guardammo e alzammo gli occhi al cielo all’unisono per poi sorridere.
<< Ecco, ci sarebbe un problema però >> mi ricordai improvvisamente del letto.
Bella non poteva impedire a Charlie di entrare in camera, prima o poi l’avrebbe fatto e di conseguenza avrebbe visto in che stato era il letto.
<< Oddio, che è successo? Hai fatto cilecca? >> Emmett non sapeva prendere le cose sul serio.
<< No, non mi sto riferendo a quello. Ho rotto il letto >> glielo dissi guardandolo male.
<< Come, hai rotto il letto? >> Emmett mi guardava scioccato.
<< Ho rotto il letto. Scheggiato, graffiato, rotto. Più qualche cuscino e lenzuola >> ammisi.
<< E come mai? >> Jasper alzò gli occhi al cielo alla domanda di Emmett.
<< Non ti sembra chiaro? Piuttosto che mordere lei ha rotto qualcos’altro >> per Jasper la cosa sembrava alquanto ovvia.
<< Oh, sì, giusto. Quindi, che problema c’è? >>
<< Non so come risistemare il letto. Non posso lasciare quel letto in camera di Bella e se Charlie dovesse entrare e vederlo? Che cosa dovrebbe dirgli Bella? >>
<< Che avete fatto l’amore e che tu hai rotto il letto? >>
Certe volte mi chiedevo che cosa avesse Emmett al posto del cervello.
<< Certo, come no. Così Charlie tenterà di uccidermi e si renderà conto che non può farlo. Bella trovata Emmett >> il mio sarcasmo era pienamente palpabile.
<< Lo sostituiamo. Andiamo da qualche parte a prenderlo >> propose Jasper.
<< E dove vorresti trovarlo un letto singolo a quest’ora? È sera, i negozi sono chiusi. >>
<< Andiamo a Seattle, dovrebbe esserci un centro commerciale. >>
Jasper poteva essere il maggior esperto di centri commerciali dato che era insieme ad Alice.
<< Ho sentito parlare di centro commerciale? >> Alice sbucò dalla porta della mia camera.
Sbuffai.
<< Non vorrai venire anche tu, vero? >>
<< Oh, certo. Non dico mai di no allo shopping >> cominciò a saltellare per la stanza fino a saltare al collo a Jasper, che la prese al volo.
<< Alice, andiamo solo per comprare un letto, intesi? >> ci tenni a chiarire la situazione.
<< Certo, certo. >>
<< Ragazzi, ma come faremo a portare a casa il letto? >> Emmett ogni tanto diceva qualcosa di sensato.
<< Dovremo prendere il pick up di Bella >> propose Jasper.
<< Ok, quindi andiamo solo io e Alice a prendere il letto >> dissi e tutti annuirono.
Presi in mano il cellulare e composi il numero di Bella.
Mi rispose poco dopo.
<< Pronto? >>
<< Ciao >> sorrisi non appena sentii la sua voce.
<< Ciao. >>
<< È a casa Charlie? >>
<< No, è andato da Sue. Perché? >>
<< Dovrei venire a prendere il tuo pick up, andiamo a prenderti un letto nuovo. >>
<< Andate? Tu e chi? >> mi chiese immediatamente.
<< Alice viene con me. Possiamo venire a prenderlo? Ci mettiamo poco.
<< Certo, venite pure. >>
<< Allora a dopo, tesoro. >>
Per qualche secondo non rispose.
<< A dopo. >>
Riagganciai sorridendo.
Tutti mi guardavano scuotendo la testa.
Alice e io partimmo correndo per arrivare fino a casa di Bella. Avevo già bisogno di vederla, sentivo il bisogno di vederla. Mi sentivo un pazzo, ma volevo baciarla, sentirla, diventare nuovamente un corpo solo con lei. Ne avevo bisogno. Avevo bisogno di lei.
 
Bella POV
Avevo finito di pulire la mia camera da poco. Avevo buttato via le lenzuola rotte e le avevo cambiate. Avevo risistemato il letto cercando di nascondere i graffi e i morsi, ma non ottenni molto successo.
Mi ero seduta da poco sul divano quando ricevetti la chiamata di Edward.
Mi stupii di sentirlo e di sapere che si stava già organizzando per andare a prendermi il letto. Mi ero già scervellata per trovare un modo per nascondere tutto a Charlie e lui aveva già pensato di comprarne uno nuovo. Lo amavo, non c’erano dubbi.
Neanche cinque minuti dopo che avevamo chiuso la chiamata, sentii bussare e quando aprii mi trovai davanti le facce sorridenti di Edward e Alice.
<< Siete già arrivati? >> li guardai stupefatta.
<< Avevamo una gara in corso >> mi rispose Alice prima di saltarmi addosso facendomi quasi cadere.
<< Dove sono le chiavi del pick up? >> mi chiese Edward mentre mi guardava con gli occhi lucidi e sorrideva.
<< Dovrebbero essere su quel mobiletto >> glielo indicai con il dito mentre Alice mi lasciava andare.
Rimasi a guardare Edward. Quale essere umano poteva essere più perfetto? Quale persona poteva solo essere un quarto della perfezione di Edward? Nessuno. Perché lui non era umano, lui era un angelo caduto dal cielo e venuto a salvarmi, a salvare la mia vita da mali peggiori. Nonostante lui credesse di essere un mostro, nonostante lui pensasse di essere dannato per l’eternità, lui per me era un angelo, un angelo perfetto che amavo. Con tutta me stessa.
<< Torniamo più tardi con il letto nuovo >> si avvicinò a me e mi baciò.
<< Dopo rimani qua con me? Non so a che ora torna Charlie e non voglio stare da sola >> lo baciai nuovamente.
<< Certo, ho voglia di stare di nuovo da solo con te >> si girò e uscì dalla porta.
<< Ci vediamo dopo Bella >> Alice era già vicino alla portiera del passeggero del pick up.
<< A dopo >> li salutai e me ne tornai in casa.
Avrei dovuto studiare, avrei dovuto prendere in mano un libro e cercare di farlo, ma come potevo? Come potevo solo pensare ad altro che non fosse Edward? Ne ero completamente assuefatta, da lui, da tutto il suo essere, quel giorno ancora di più e non c’era niente che poteva dissuadermi dal pensare a lui.
Mi sdraiai sul divano e mi rilassai, pensando e ripensando.
Mi svegliai solo quando sentii il rumore del mio pick up avanzare.
Stavano arrivando.
Mi alzai e andai ad aprire la porta. Edward scese dal mio pick up e andò subito verso il cassone.
Dal bosco spuntò fuori Emmett che si avvicinò e lo aiutò a sollevare il letto.
Mi superarono ed Edward mi sorrise.
Come se letto pesasse niente, lo portarono su per le scale e lo portarono in camera mia.
<< è più o meno uguale al tuo. Charlie non noterà di certo la differenza. Non ti preoccupare >> Alice mi si era avvicinata.
<< Grazie, davvero. Non so come avrei fatto senza di voi >> le sorrisi.
<< Beh, potevate scegliere un altro posto per farlo >> Alice scoppiò a ridere mentre io arrossii e abbassai la testa imbarazzata.
<< Alice! Ti prego >> sentii la voce di Edward avvicinarsi sempre di più fino a quando non mi abbracciò.
<< Stavo scherzando >> continuò a ridere.
<< Ok, va bene. Noi ce ne andiamo >> Emmett spinse fuori dalla porta Alice mentre mi sorrideva.
<< Scusa Bella, stavo scherzando. >>
<< Sì, tranquilla, nessun problema >> le sorrisi.
<< Ciao >> ci salutarono Alice ed Emmett mentre cominciarono a correre nel bosco.
Scossi la testa e chiusi la porta.
Mi girai e trovai davanti Edward che mi stava squadrando mentre sorrideva.
<< Ehi, che stavi facendo? >> lo guardai maliziosa.
<< Io? Assolutamente niente >> mi si avvicinò fino a farmi arretrare e sbattere contro la porta.
Le sue mani si portarono sopra la mia testa e mi baciò.
Mi aggrappai alla sua maglietta e mugugnai.
Rimanemmo in quella posizione a baciarci, fino a quando Edward non mi prese in braccio.
<< Non pensi di star esagerando un po’ troppo adesso? >> gli sussurrai dolcemente.
<< No, non troppo, solo un po’ >> mi fece sorridere e poi mi baciò.
<< Ehi, mi basta cambiare un letto alla volta. >>
<< Potremmo rompere il divano, o il tavolo, o la vasca da bagno, o il pavimento >> lo guardai malissimo e potei notare i suoi occhi luccicare di divertimento.
<< Certo, come no. >>
Sbadigliai. Il sonno di quella giornata si stava cominciando a far sentire.
Erano successe troppe cose, avevo conosciuto una persona fantastica e avevo conosciuto molto meglio un’altra. Ne erano davvero successe tanto e la stanchezza era tanta.
Arrivammo in camera, dove ci sdraiammo e ci coccolammo rimanendo in assoluto silenzio, godendoci solo il corpo dell’altro, la presenza. Godendoci insieme e i ricordi di quella sera, di quella giornata, ricordando le immagini della nostra via prima volta insieme e in assoluto.
Con il viso appagato di Edward sopra di me, mi addormentai, ma una strana consapevolezza si fece largo in me: la felicità sarebbe durata ancora per poco, la voglia di fare l’amore con lui non sarebbe più stato il pensiero principale. Stava per succedere qualcosa, qualcosa che avrebbe cambiato la vita a tutti noi.

 

 

Buona sera fanciulle! Allora, eccovi a voi il tanto atteso capitolo.
Come avete visto Edward stavolta non si è fermato, è stato abbastanza titubante, ma si è lasciato andare. Probabilmente questo fatto vi lascerà un po’ stupite perché non ve lo sareste mai aspettate. Lo so, lo so, come vi ho sempre detto non avevo la più pallida idea di quando sarebbe successa la loro prima volta, era qualcosa che veniva con il passare del capitolo e infatti eccola qua. Mi sono resa conto che se si fossero nuovamente fermati, probabilmente sarebbe successo il peggio. Non volevo che una cosa del genere accadesse.
Ho deciso di non entrare troppo nei particolari, nonostante il raiting sia abbastanza altino. Volevo lasciare tutto velato, tutto in questo modo. Spero che vi sia piaciuto e che non abbia deluso le vostre aspettative. =)
Il capitolo gira praticamente intorno a tutta la loro prima volta, colpa del letto rotto e delle cose da sistemare.
Spero che il capitolo vi sia piaciuto, ora entreremo nella parte finale, la parte quella calda, quella dove arriverà qualcuno di importante. =)
Grazie davvero a tutte, per le recensioni, per aver inserito la storia nelle liste. Grazie davvero *_*
Alla prossima ^_^
 

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Capitolo 26
*** Capitolo 26 ***


Capitolo 2








Buonasera!
Ormai sono imperdonabile per i ritardi. -.- Mi odio, sul serio. Il capitolo non è un granchè, pensavo di potervi dare almeno un capitolo decente dopo tutto questo tempo, ma questo è quello che è uscito, purtroppo.
Ci terrei se leggeste le note finali.
Buona lettura ^_^ 

 

Capitolo 26
Bella POV
La fine della scuola ormai era vicina e così anche gli esami per il diploma. Ero agitata e più i giorni passavano, più mi rendevo conto che la mia vita da liceale ormai fosse agli sgoccioli.
In quel periodo tutti quanti eravamo molto impegnati, o meglio, quella molto impegnata ero io che cercavo di andare bene a tutti i compiti, di prendere dei bei voti e quindi tendevo ad isolarmi dagli altri, soprattutto da Edward.
Era successo solo una volta che mi avesse proposto di studiare insieme, che poi alla fine l’unica che aveva aperto il libro lì ero io. Era venuto a casa mia con tutto l’occorrente per studiare, ci mettemmo al tavolo della cucina e ci sedemmo, uno da una parte e l’altro dall’altra. Ero immersa a studiare una pagina di storia, quando improvvisamente mi sentii osservata. Alzai lo sguardo e trovai Edward che mi stava guardando, arrossii violentemente e tornai a concentrarmi sulle parole del libro, con scarso risultato. Non appena avevo visto lo sguardo di Edward, avevo capito che la sua voglia di studiare fosse alquanto nulla e che per la sua testa passava tutt’altra idea. I suoi occhi che mi scrutavano maliziosi, le sue iridi come petrolio che mi avevano quasi inchiodato al muro. Ormai con il passare del tempo avevo imparato a decifrare quello sguardo, poteva solo dire una cosa: desiderio.
Il problema fondamentale era che dopo la prima esperienza avevo paura nel scegliere il posto in cui farlo, non volevo che i Cullen mi comprassero un altro letto, non volevo rovinare qualche altro arredamento della casa, come magari il tavolo della cucina o il divano. I posti erano praticamente limitati, se non nulli. Avevo voglia di fare di nuovo l’amore con lui, ma non sapevo immaginare dopo potevamo farlo. In mezzo al bosco avevamo già dato ed era stato alquanto scomodo.
Lo fulminai con lo sguardo quando si avvicinò a me. No, non poteva. Non poteva volerlo fare in quel momento.
Lo buttai fuori di casa prima che facesse qualsiasi cosa o che mi sfiorasse solo con un dito, sapevo che cosa sarebbe successo se solo le sue labbra avessero toccato le mie e non potevo permetterlo. Non volevo mi distruggesse casa.
Dopo la prima volta non ci eravamo più completati fisicamente, ci fermavamo sempre e solo al toccarci reciprocamente e il darci piacere in quel modo, anche se non era niente in confronto a quello che avevo provato facendo l’amore con lui.
Entrambi ci accontentavamo, consapevoli che non potevamo rischiare di distruggere qualcosa solo per dare libero sfogo alle nostre voglie. Cercammo di contenerci e ce la facevamo, ma a volte era impossibile.
Ero a casa da sola quel giorno, a studiare. Era un sabato pomeriggio ed io ero a casa a studiare. Ovviamente. La mia voglia era praticamente nulla, non avevo più voglia di aprire neanche un libro. Mancavano due settimane alla fine della scuola, eppure ero ancora piena di compiti e di interrogazioni. Non ne potevo più, ero stanca.
Appena suonarono al telefono mi fiondai subito contenta di trovare un pretesto per allontanarmi da quei libri maledetti.
<< Pronto? >>
<< Ehi, Bella! Sono Jacob >> la sua voce felice mi arrivò all’orecchio facendomi spuntare un sorriso sincero.
Dopo il giorno in cui Jacob venne ad aggiustarmi il pick up, ci vedemmo ogni tanto. Veniva a casa mia e rimanevamo fuori a parlare, oppure in casa bevendo una cioccolata calda.
La nostra amicizia era cresciuta parecchio, lo sentivo ormai parte integrante della mia vita e sembrava che Edward cominciasse ad andare d’accordo con Jake, anche se non capivo l’improvviso cambiamento che avvenne tra di loro. Si parlavano senza scannarsi, si salutavo e non si guardavano più in cagnesco, anche se ogni tanto Edward aveva qualche attacco di gelosia quando Jake allungava un po’ troppo le mani per farmi i dispetti.
Quella era la prima volta che lo sentivo in quella settimana.
<< Ciao Jake! Come stai? >>
<< Tutto bene. Tu? >>
<< Bene. Allora, come mai hai chiamato? Successo qualcosa? >> non che ci dovesse essere un motivo reale per sentirlo, però volevo essere sicura.
<< Volevo invitarti a venire qua nella riserva con me. Voglio farti conoscere gli altri, e Sarah. Ormai vuole vedere chi è questa Bella di cui gli parlo ogni tanto >> rise leggermente contagiando anche me.
<< Per me non c’è nessun problema. Sicuro che non disturbo? >>
<< Bella, lo sai, tu non disturbi mai >> mi disse con il suo tono dolce che stavo cominciando ad adorare.
<< Va bene, ok. Mi faccio accompagnare da Edward. >>
<< Ti vengo a prendere al confine. A dopo. >>
<< A dopo, Jake. >>
Chiusi la chiamata con lui e chiamai immediatamente Edward per avvisarlo. Il confine era il limite che i Cullen non dovevano attraversare e che i Quileute non dovevano fare a loro volta. Dovevano stare nei loro territori per non infastidirsi e creare incomprensioni, ma a mio avviso quel confine lo avrebbero dovuto abolire. Non mi sembrava che esiste più questa rivalità tra vampiri e licantropi, e la cosa mi sollevava, e non poco.
Edward arrivò davanti a casa mia neanche cinque minuti dopo che lo avevo chiamato. Contrariamente a quello che avevo pensato, non fece storie, non disse niente, quando in realtà mi immaginavo già che si sarebbe opposto, invece non aveva fiatato.
Uscii di casa velocemente e gli andai incontro buttandogli le braccia al collo e baciandolo con ardore. Mugugnò.
<< A cosa devo questo bacio? >> mi chiese scostandomi una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
<< Mi mancavi e avevo voglia di baciarti, ho sbagliato? >> gli accarezzai i capelli della nuca e gli sorrisi.
<< Niente affatto >> mi baciò a fior di labbra e mi aprii la portiera per farmi salire in macchina.
Quando entrambi furono seduti, avviò il motore e si diresse verso la riserva.
Rimasi per un po’ a guardare fuori dal finestrino, mentre un silenzio sereno calava su di noi.
I pensieri cominciarono a vorticarmi nella testa, soprattutto uno, che non smetteva di solleticarmi quando ero da sola e non avevo niente da fare: la mia trasformazione.
Era da qualche settimana che quella parola mi circolava in testa, ne avevamo parlato con Edward una volta, o forse due, ma non avevamo più affrontato il discorso. Era il momento di farlo. Il mio desiderio era poter stare con lui, per sempre, non mi importava essere trasformata per poter soddisfare questo desiderio. Era lui che volevo. Punto.
<< Posso chiederti una cosa? >> gli chiesi un po’ impacciata.
Non avevo la più pallida idea di come affrontare l’argomento, non era facile, non c’erano tanti giri di parole da fare.
<< Hai mai pensato quando…  quando avverrà la mia trasformazione? >> la voce mi uscì in un sussurro quasi strozzato.
<< La tua cosa? >> Edward si girò a guardarmi indignato.
<< La mia trasformazione >> mi guardai le mani imbarazzata.
<< Bella, non ti trasformerò >> il suo tono fu serio, che non ammetteva repliche, ma io ne avevo da fare, eccome.
<< E perché non dovresti farlo? >> mi girai sul sedile in modo da guardarlo meglio.
<< Lo sai perché non voglio farlo. Non voglio che tu diventi come me. >>
<< E cosa ci sarebbe di male, scusa? >> incrociai le braccia al petto.
<< Non voglio che tu rimanga dannata per sempre. >>
<< Ancora con questa storia? Edward, tu non sei un mostro, la tua anima non è destinata all’inferno. >>
<< Tu non lo puoi sapere >> ringhiò.
<< Sì che lo so, invece. La tua anima non può essere dannata, Edward, perché una persona come te non può essere un mostro. Dato che tu non lo sei, la tua anima non è dannata >> addolcii leggermente la voce. << Cerca di metterti nei miei panni. Che cosa vuoi fare? Lasciarmi così? Umana accanto ad un vampiro dall’aspetto etereo e bellissimo che forse con il passare degli anni sembrerà sempre più bello solo perché starà accanto a una donna con le rughe e con gli anni che avanzano? Mi sentirei una stupida, probabilmente passerei anche per la pedofila se solo dovessero vedermi in giro con te al tuo braccio, magari a baciarci davanti a tutti. Con il tempo tu ti stancheresti di me, diventerei bruttissima ai tuoi occhi, invecchierei.
<< Non voglio che tu mi veda in quel modo, non voglio vedermi in quel modo mentre tu continuerai a rimanere sempre giovane e bello. E poi sapere che un giorno dovrei morire e smettere di viverti, è la prospettiva più brutta che potrei pensare per la mia vecchiaia. >>
L’attenzione di Edward era completamente catturata dal mio discorso, tanto che non guardava nemmeno più la strada, ma non mi preoccupavo. Sapevo che comunque fosse ben attento a quello che stava facendo e che riuscisse a prestare attenzione anche al mio discorso.
Ero stata completamente sincera, la mia grande paura era che lui si stufasse di me e mi lasciasse, andando magari con qualche giovane ragazza, mentre io mi ritrovavo ad avere la vita completamente cambiata da un giorno all’altro. Ormai non più molto vecchia, mi sarei trovata a dovermi rifare una vita, ma dato che non ce l’avrei fatto, sarei diventata una zitella con un sacco di gatti.
Forse avevo una visione un po’ pessimistica del futuro, ma era quello che pensavo e di cui avevo paura. Non avrei mai voluto perdere Edward, per nessun motivo al mondo. Non volevo perderlo solo perché io, ormai troppo vecchia, ero costretta a morire. Volevo vivere per sempre, con lui nella mia vita, volevo far parte della sua esistenza. Quello era quello che volevo.
<< Bella… >> trasse un profondo respiro e tornò a concentrarsi sulla strada.
Non riuscivo a capire il motivo del suo gesto, probabilmente non riusciva più a sostenere il mio sguardo, non riusciva più a farlo. Si era reso conto anche lui di quanto fossi sincera, di quanto stessi parlando con il cuore in mano. Lui sapeva leggermi dentro e aveva intuito quanto i pensieri a cui avevo dato sfogo erano più che sinceri.
<< Io non voglio obbligarti ad essere come me. Non voglio farlo, ma non mettermi alle strette proprio adesso, non convincermi a dirti una data. Prima finiamo la scuola, diplomiamoci, sposiamoci e poi penserò alla possibilità di trasformarti. >>
<< Hai ancora intenzione di sposarmi? >> gli chiesi incredula.
<< Perché non dovrei? Il fatto che abbiamo fatto l’amore insieme non mi impedisce di sposarti ugualmente. Devo ancora darti l’anello e tutto, ma non ho cambiato idea. Io voglio sposarti, Isabella Swan e niente al mondo potrà farmi cambiare idea >> si girò a sorridermi sghembo mentre frenava in una piazzola di sosta al limite del bosco.
Boccheggiai per quel suo sorriso e cercai di non smettere di respirare, altrimenti avrei fatto una brutta fine.
Si sporse per baciarmi quando sentimmo il rumore di una macchina che si stava avvicinando.
Jacob guidava la sua macchina rosso fuoco tutta rotta che a mala pena riusciva a rimanere sulla strada.
Edward e io scendemmo dalla macchina e ci avvicinammo alla sua, da dove scese poco dopo.
<< Ciao ragazzi >> il suo sorriso smagliante fece subito capolino tra le sue labbra.
Venne ad abbracciarmi stritolandomi senza farmi male, poi si staccò da me andando a stringere la mano ad Edward.
Rimasi a guardare gli uomini più importanti della mia vita che si scambiarono una strano sguardo che non riuscii a decifrare. C’era qualcosa sotto, qualcosa che io non sapevo, che mi stavano nascondendo, ma cosa? Si erano scambiati uno sguardo quasi complice, cosa strana.
Mi avvicinai a lui lasciandogli uno bacio a fior di labbra.
<< Per che ora vengo? >> mi chiese.
Io scrollai le spalle non avendo la più pallida idea di quando sarebbe potuto venire.
<< Per le sei >> gli rispose Jacob guardando Edward in un modo strano.
<< Che cosa mi state nascondendo voi due? >> chiesi mettendo le braccia ai fianchi e alternando lo sguardo tra Edward e Jacob.
<< Noi due? Assolutamente niente, perché? >> Jacob rispose assolutamente tranquillo come se non stesse mentendo.
Mi girai a guardare Edward che si limitò a guardarmi.
<< Se ci fosse qualcosa te lo direi, lo sai >> si sporse per baciarmi e poi si avviò alla macchina. << A dopo >> mi sorrise sghembo facendomi perdere un battito.
Gli sorrisi mentre le guance si tingevano di rosso.
Non riuscivo ancora a capacitarmi dell’effetto che Edward mi faceva, non era normale, speravo che dopo che avessimo condiviso un momento così intimo tra di loro, le cose cambiassero leggermente, ma la verità era che non era cambiato un bel niente. Io arrossivo ancora come una ragazzina alla prima cotta, lui faceva ancora il seduttore. Le uniche differenze erano che riuscivo a lasciarmi andare più facilmente, ero meno timida in certi momenti e, anzi, mi trasformavo anche una piccola femme fatale, a detta di Edward, anche se non gli credevo più di tanto.
Salii nella macchina di Jake, così scomoda rispetto alla macchina di Edward, e lasciai vagare lo sguardo fuori dal finestrino.
<< Allora, oggi conoscerò tutti eh? >> girai lo sguardo verso di lui e lo vidi sorridere.
<< Sì, proprio tutti. >>
<< Anche Sarah? >>
<< Dovrebbe esserci anche lei, se non ha cambiato idea. Vuole conoscerti e vedere se siamo sul serio amici come dico >> rise leggermente.
<< Allora è gelosa >> lo guardai divertita.
<< Uhm, sì, credo, anche se lei dice di no. >>
<< Jake, è gelosa. >>
<< Com’è che mi hai chiamato? >> mi guardò per qualche secondo per poi concentrarsi sulla strada.
<< Jake. Perché, non ti piace? >> gli chiesi preoccupata.
<< No, no, è che è strano. Tutti mi hanno sempre chiamato Jacob >> sorrise leggermente.
<< Da oggi sarai Jake. >>
Tanti alberi si stanziavano intorno a me. Anche vicino alla spiaggia c’erano alberi in ogni dove.
La riserva era un posto davvero stupendo, tranquillo, ancora più tranquillo di quanto lo fosse Forks. Il mare portava una leggere brezza che ti costringeva ad indossare una felpa, almeno, io indossavo una felpa, Jake andava comodamente in giro con una maglietta a mezza maniche come se ci fossero 30°.
<< Mi spieghi come fai ad avere così caldo? >> gli chiesi scioccata.
<< Ho una temperatura corporea di 40°, sto praticamente bene dappertutto, anzi, devo confessarti che adesso ho caldo. >>
Avevo praticamente la bocca aperta. Avvicinai la mia mano alla sua e la toccai, sentendo immediatamente un caldo infernale avvolgerla.
<< Sono alquanto… perplessa. Insomma, tu sei fin troppo caldo, Edward è fin troppo freddo, una via di mezzo, no eh? >>
Ridacchiò. << Beh, è normale. Noi siamo gli opposti, siamo nemici, non sarebbe giusto se ci assomigliassimo, dobbiamo avere qualcosa di diverso. >>
Parcheggiò davanti ad una casettina in legno da dove ne uscì Billy sulla sedia a rotelle.
<< Bella! Che piacere rivederti >> mi sorrise raggiante.
<< Ciao! Sono felice anch’io di rivederti >> gli sorrisi leggermente impacciata.
L’avevo visto sì e no due volte, ma sapevo benissimo che mi conoscesse più di quanto pensassi. Era amico di mio padre, sicuramente gli aveva parlato di me.
<< Gli altri dove sono? >> gli chiese Jake.
Improvvisamente un intenso odore di carne mi arrivò sotto il naso.
<< Dove vuoi che siano? >> gli rispose divertito Billy.
<< Vieni, andiamo >> mi prese per mano e mi trascinò con lui.
Superarmi la casetta e dietro vidi un sacco di ragazzi, tutti a dorso nudo che stavano ad una tavolata grandissima.
Tutti ridevano e scherzavano tra di loro. In mezzo a tutti quei maschi, c’erano tre ragazze. Una di loro doveva essere Sarah, una doveva essere la ragazza del capo della tribù e l’altra la ragazza che creava problemi. Ma come capire qual’era una e quale l’altra?
Jacob continuò a tirarmi fino a quando non ci trovammo davanti alla tavolata improvvisamente ammutolita e tutti gli sguardi puntati su di me.
Cercai di non arrossire e Jake lasciò la mia mano.
<< Ragazzi, questa è Bella. >>
<< Ciao Bella! >> un coro di voci maschili si levò dal tavolo, mentre le ragazze rimanevano a guardarmi in silenzio. Una mi stava sorridendo amabilmente, aveva una cicatrice sul viso, ma sembrava così dolce e carina. Un’altra non mi guardava neanche, anzi, continuava a tenere lo sguardo puntato sul suo piatto come se non esistesse nemmeno.
L’ultima, invece, mi guardava come per trovare qualcosa di strano in me, capii che fosse Sarah. Da come mi guardava con sguardo critico, cercava di capire se provassi un certo interesse per Jake. Probabilmente avrei guardato anch’io in quel modo, una possibile rivale, anzi, forse avrei fatto anche di peggio.
<< Accomodati >> mi sedetti a capotavola dove mi indicò Jake.
Tutti mi stavano fissando mentre lui si sedette alla mia destra vicino alla sua ragazza, a cui diede un leggero bacio sulle labbra.
<< Tu sei la ragazza vampiro, giusto? >> quello che sembrava un ragazzino in confronto agli altri, mi fece quella strana domanda.
Inarcai un sopracciglio e guardai Jake.
<< Embry, per favore. >>
<< Ma è vero! >> si difese lui.
<< In che senso “ragazza vampiro”? >> chiesi perplessa.
<< Beh, perché passi molto tempo con i Cullen. Di solito le nostre ragazze vengono chiamate “ragazza lupo” >> mi spiegò brevemente Jake.
<< È una cosa carina >> proruppi sorridente.
<< Non ti dà fastidio? >> Jake mi guardò stranito.
<< Perché dovrebbe? Edward è quello che è, non posso mica rinnegare il fatto che sia un vampiro. Come Sarah non può rinnegare che tu sia un licantropo. Comunque, sono Bella, piacere >> allungai una mano verso il posto vicino a Jake.
<< Piacere Sarah >> mi strinse la mano sorridente.
Potrà sembrare strano, ma quando le nostre mani si toccarono fu come se avessimo sancito un nostro patto, un tacito patto. Era stato come se ci capissimo, come se fossimo uguali, in un certo senso .
<< Oddio, certo che sono scemo, non ti ho presentato gli altri. Quello vicino a te è Seth, poi c’è Paul, Embry, Sam, Emily, Quil, Jared, Leah. Ecco, questa è tutta la tribù. >>
<< Mi sa che farò fatica a ricordare tutti questi nomi. >>
Tutti risero.
<< Tranquilla, fai con calma. Vedrai che sarà più semplice di quanto pensi >> Seth il ragazzino vicino a me mi sorrideva teneramente.
<< Seth, ha un ragazzo >> lo ammonì Jake.
<< E allora? Non sono mica geloso. >>
Jake scosse la testa.
<< Ti posso assicurare che lui sì, è geloso, quindi ti conviene non provarci neanche. >>
<< Cos’hai combinato Jake, per provare l’ira del vampiro? >> chiese Sam, quello a capo tavolo e capo tribù.
<< Io? Niente, io sono stato bravo e buono >> fece la faccia da angelo.
Un coro di “Come no” si levò dalla tavola, sotto lo sguardo divertito di Sarah. Sapeva che stessero scherzando, ma volevo che le cose fossero messe in chiaro.
<< No, in realtà è Edward che si è fatto un sacco di film in testa. Pensava che lui volesse provarci con me. >>
<< Beh, è normale. L’ho pensato anch’io quando mi ha detto che vi vedevate >> mi confessò Sarah.
<< Penso che sarei arrivata anch’io ad una conclusione del genere >> ammisi.
La conversazione si spostò su tutt’altri argomenti.
I ragazzi mi fecero ridere a crepapelle. Erano uno più simpatico dell’altro.
Ad un certo punto andai sulla riva del mare a prendere un po’ d’aria e a godermi lo spettacolo.
Ero seduta sul tronco da un paio di minuti, quando mi raggiunse Sarah.
<< Sai, sono felice di averti conosciuto >> disse guardando il tramonto.
Mi girai a guardarla leggermente. Era una ragazza abbastanza alta, mora, capelli lunghi, occhi nocciola e la pelle un po’ olivastra. Era decisamente una bella ragazza, non c’erano dubbi.
<< Anch’io, assolutamente. >>
<< Sinceramente mi sto sentendo un po’ stupida ad essere stata gelosa di te, insomma, tu ami il tuo ragazzo, si vede da come ne parli, da come ti brillano gli occhi. >>
<< Dovresti farlo capire a lui, nonostante sappia che Jake e io siamo amici, ogni tanto fa ancora il geloso >> ridacchiò leggermente. << Dovrebbe vedere come Jake ti guarda per capire che non c’è assolutamente niente tra di noi. >>
<< È davvero stupido a pensarlo. Non dovrebbe. Sono stata stupida anch’io a pensare una cosa del genere >> si girò e mi sorrise.
<< Non è facile, vero? >> le chiesi improvvisamente dopo minuti di silenzio.
<< No, non è facile stare con una persona che è… diversa, diciamo. Sono sempre più preoccupata di quanto lo sarei di solito, diciamo che Emily mi sta dando una mano a mantenere il controllo, ma non è facile. >>
<< Ti posso capire. >>
<< Scusate il disturbo, ma sono quasi le sei e non vorrei che il Signor Vampiro aspettasse, magari fa strani pensieri >> Jake da dietro le nostre spalle mi fece paura.
<< Va bene >> mi alzai. << È stato un piacere conoscerti >> sorrisi a Sarah che si alzò per darmi due baci sulla guancia.
<< Spero di rivederti presto. >>
<< Anch’io. >>
Andai a salutare gli altri e poi seguii Jake fino alla sua macchina.
<< Allora, ti sei divertita? >> mi chiese mentre eravamo in viaggio.
<< Sì, sono tutti molto simpatici. Emily è molto dolce. Sarah è adorabile. L’unica che mi lascia un po’ perplessa è… >>
<< Leah. Sì, lo immaginavo. Te l’avevo detto che è un po’ strana. >>
<< Un po’? Non ha praticamente mai parlato >> gli feci notare.
<< Fa sempre così, è una cosa normale. Sinceramente non ricordo nemmeno come sia la sua voce >> scoppiammo a ridere.
Arrivammo al confine in pochissimo tempo.
Edward aspettava con le braccia incrociate al petto appoggiato alla macchina.
Al vedere la sua figura un sorriso spontaneo nacque sulle mie labbra.
<< Lo ami tanto, vero? >> mi chiese Jake.
<< Non sai nemmeno quanto >> aprii lo sportello e mi incamminai verso di lui, che vedendomi si staccò dalla macchina.
<< Allora, tutto a posto? Ti sei divertita? >> mi chiese sorridendo.
<< Molto, è stata una bella giornata. Tu che hai fatto? >>
<< Io? Niente di che, sono andato un po’ a caccia. >>
<< Grazie Jake per la giornata. Salutami gli altri e spero di tornare presto >> mi girai verso di lui.
<< Ma figurati, Bella, è stato un piacere. Sicuramente anche gli altri vorranno rivederti, soprattutto Sarah, le vai a genio. >>
<< Anche lei. Allora, ci sentiamo. Ciao >> mi girai, ma riuscii comunque a captare un nuovo scambio di sguardi strano tra Edward e Jake, e vidi Edward annuire con la testa.
<< Ok, ok. Fermi tutti. Mi spiegate cosa succede? >> entrambi mi guardarono, ma non lasciarono trasparire la benché minima emozione.
<< Cosa vuoi che stia succedendo, Bella? >> mi chiese dolcemente Edward.
<< Ah non lo so, ma il fatto che vuoi andiate d’accordo, non mi convince. E quegli sguardi che vi scambiate? E perché hai annuito? Oddio, non avrete mica una storia tra di voi, vero? >> portai una mano alla bocca in fare scioccato.
<< Ma no! >> entrambi urlarono.
<< Allora, spiegatemi che succede. Non mi bevo il vostro niente >> misi le mani ai fianchi e alternai lo sguardo da uno all’altro.
<< Forse è meglio se le raccontiamo tutto >> fu Jake a parlare, rivolgendosi a Edward.
<< No, non mi sembra il caso, non voglio farla preoccupare. >>
Parlavano come se io non esistessi, come se io non fossi già preoccupata.
<< Si dà il caso che io sia già preoccupata. Allora, mi spiegate che succede? >> alzai leggermente la voce.
<< Sei sicura di voler sapere? >> annuì, ma forse sarebbe stato meglio se non l’avessi fatto.
 

 

 

 

 

Buonasera! Ok, sono imperdonabile, ormai non chiedo nemmeno più scusa.
Mi sono fatta attendere e torno con cosa? Con questo schifo. Come avevo già detto il capitolo era quasi pronto, ma poi mi sono bloccata. Motivo, non lo so nemmeno io.
Comunque, quando l’ho ripreso in mano mi è uscita ‘sta cosa, ‘sto obbrobio. A me non piace molto, avrei voluto che fosse leggermente più lungo e diverso, ma scrivendo mi sono resa conto che non era il momento adatto.
Mi scuso sul serio. Sono imperdonabile =(
Vi ho lasciato sul più bello, lo so. Quando il capitolo cominciava a farsi interessante io che faccio? Taglio. Beh, mi sembra ovvio. Il capitolo è abbastanza di passaggio, diciamo che doveva essere una specie d’introduzione all’altro, ma volevo lasciarvi leggermente con il fiato sospeso.
Siamo un mese dopo il capitolo scorso, le cose vanno tutto bene. Jake vuole far conoscere la tribù a Bella e la invita da lui. Conosce tutti, dal primo all’ultimo senza eccezione, si diverte, ma vede qualcosa di strano nel modo in cui si guardano Edward e Jacob. Che cosa nasconderanno i due? Che cosa sta succedendo? Bella fa bene a preoccuparsi? E il fatto che Jacob l’ha invitata proprio quel giorno, è solo una coincidenza?
Troppe domande, lo so, ma avranno risposta nel prossimo capitolo che spero riuscirò a pubblicare domenica prossima. Ormai non dico più che pubblicherò puntualmente perché tanto non lo faccio mai, quindi, spero di risentirvi domenica prossima e di riuscire a scrivere qualcosa di più decente di questo capitolo.
Ragazze, ma secondo me, voi volete farmi morire. *_* I numeri delle liste crescono ogni capitolo sempre di più, ma com’è possibile? Voi siete assolutamente pazze.
Davvero grazie a tutti *_*
Beh, dato che ci sono pubblicizzo anche l’altra Long che sto pubblicando su Twilight. Mi piacerebbe se passaste a dare un’occhiata. Masquerade Ball.
Alla prossima, spero presto ^_^

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Capitolo 27
*** Capitolo 27 ***


Capitolo 2








Buonasera!
Sono puntuale *_* Mi sento fiera di me stessa *_* Avevo detto che il capitolo era finito e infatti, eccolo qua. xD
Avviso, capitolo abbastanza lungo, spero non vi dispiaccia.
Ci vediamo nelle note finali.
Buona lettura ^_^ 

 

Capitolo 27
Bella POV
Ero in macchina con Edward e regnava il silenzio.
Non correva, stranamente, in modo che Jacob ci potesse seguire senza alcun problema. Quando gli chiesi come mai lui sapesse tutto e perché dovesse venire anche lui, non mi rispose, si limitò a dirmi che appena saremmo arrivati a casa mi avrebbe spiegato tutto.
Ero seduta sul sedile con le braccia incrociate e guardavo il paesaggio fuori sbuffando.
<< Non sarai mica arrabbiata >> mi chiese Edward guardandomi leggermente.
<< No, guarda, sono felice come una Pasqua che il mio ragazzo e il mio amico mi stiano nascondendo qualcosa e chissà da quanto poi. Devo esserne felice. Sì, hai ragione, guarda che adesso mi metto a ridere. Ah ah >> lo guardai male.
<< Se ti abbiamo nascosto qualcosa era solo per non farti preoccupare. Non volevamo che tu ti preoccupassi troppo, hai altro a cui pensare. Non volevamo coinvolgerti. >>
<< Chi non voleva coinvolgermi? Tu o Jacob? >>
<< Io, lui, tutta la mia famiglia. Abbiamo pensato che non fosse giusto coinvolgerti e preoccuparti troppo fino a quando non avremmo capito che cosa stava succedendo e avremmo cercato una soluzione. >>
<< Bene, quindi anche tutta la tua famiglia sapeva di questo segreto tranne me, sono felice di saperlo guarda. >>
<< Ti prego, non mettermi il muso, non mi piace vederti in questo modo >> mi disse quasi sofferente.
<< Mi dispiace, ma per oggi ti tocca vedermi così, penso che non cambierò espressione tanto presto. >>
Girò nel vialetto di casa sua e andò a parcheggiare la macchina in garage.
Scesi non appena la macchina si fermò, mi diressi in casa, andai ad aprire la porta a Jacob e lo feci entrare.
<< Perché sento puzza di cane? >> chiese un Emmett divertito che stava scendendo dalle scale. Quando vide Jacob, sorrise. << Ah, ecco perché. Ciao Jacob, non sapevo saresti passato. Bella! Che piacere vederti, che succede? >> lo guardai malissimo e lo vidi sobbalzare. << Ok, ho capito, non è giornata. Mi defilo. >>
<< No, Emmett, fermo. Dobbiamo dire qualcosa a Bella >> Edward fece il suo ingresso nella stanza. << Sì >> lo sentii dire. Probabilmente rispose ad una domanda di Emmett fatta con il pensiero.
Ci trasferimmo in salotto dove lentamente arrivarono anche gli altri Cullen, compreso Carlisle.
<< Allora, siamo qui per affrontare una questione. A Jacob è sembrato opportuno che Bella sapesse e sono d’accordo con lui. Non mi sembra più giusto mentirle. >>
<< Sì, Edward, hai ragione, è giunto il momento che Bella sappia >> fu Carlisle a prendere la parola.
<< È circa un paio di mesi che siamo a conoscenza di alcune sparizioni, ragazze, ragazzi, donne in giovane età che scompaiono improvvisamente. Negli Stati vicino al nostro sono stati anche segnalati casi di uccisioni, a volte una persona sola, altre di più. Non ci siamo preoccupati granchè, anche perché i Volturi non sono intervenuti, l’avrebbero fatto se la situazione fosse stata grave. Il problema si è presentato un paio di settimane fa, quando abbiamo sentito l’odore di Victoria e Alice ha avuto una visione di lei. È tornata. Siamo riusciti a farla tornare indietro, ma siamo stati costretti a cercare rinforzi. Immaginando il motivo per cui Victoria è tornata, ho pensato che avere qualcuno in più dalla nostra parte non sarebbe stato male.
<< Così ho parlato con Jacob e gli ho spiegato la situazione. Non potendo andare noi dalla loro parte, gli ho chiesto controllo mirato nel loro territorio e noi avremmo fatto di tutto per controllare il nostro. Alice sta tenendo tutto sotto controllo. Guarda quello che Victoria sta pensando, ma purtroppo non ha niente in mente. Pensiamo che dietro a quelle scomparse ci sia lei e anche alle morti, ma non possiamo esserne così sicuri. A volte avvenivano morti e scomparse nello stesso giorno in luoghi e stati diversi. Non abbiamo prove, non ne siamo sicuri, ma sa che tu sei viva e non ci vorrà poi molto prima che venga a cercarti di nuovo.
<< L’unica cosa che non riusciamo a capire però, è che cos’ha in mente di fare >> Edward mi raccontò tutto e sinceramente ero più che scioccata.
Non mi ricordavo nemmeno più di lei, di quella rossa che voleva praticamente uccidermi. Troppo presa dagli avvenimenti degli ultimi giorni, non avevo più pensato a lei.
Beh, era un bel problema, non c’era che dire. In un certo senso ero felice che fino a quel momento Edward non mi avesse raccontato niente, mi sarei spaventata e probabilmente avrei avuto anche paura di andare in giro da sola, senza nessuno a proteggermi. Avrei perso dei momenti della mia vita solo per proteggermi da una vampira che voleva vendicarsi.
<< Quello che mi domando io è perché torna adesso, dopo tutti questi anni. I vampiri portano così tanto rancore? >> chiesi.
<< Non i vampiri, lei prova del rancore. Era una donna innamorata a cui è stato ucciso l’amato, porterà rancore fino a quando non verrà vendicata, oppure uccisa >> Rose sembrava sul piede di guerra, pronta a combattere in caso di un attacco. Mi faceva paura solo a guardarla.
<< Quale pensate sia il suo piano? >> mi rivolsi a tutti.
<< Se le persone scomparse e le varie uccisioni sono opera di Victoria o di qualcuno che è con lei, vuol dire che sono vampiri neonati che hanno appena subito la trasformazione, ma che non sanno gestire la loro fame. So come affrontarli, i segni sul mio corpo ne sono la prova, ma non sapendo quando attaccheranno sarà difficile. Per Alice è difficile vedere qualcosa, non so se riuscirà mai a scoprire quando attaccheranno. Per questo ci stiamo già allenando, noi e i licantropi. Stiamo lavorando insieme in modo che quando succederà una cosa del genere riusciremo a stare tutti insieme e a sopravvivere >> Jasper mi spiegò tutto per filo e per segno.
Era stato in un esercito di neonati e se ne intendeva parecchio.
<< Quindi, da quanto va avanti questa storia? >> chiesi curiosa.
<< Da un mese, mese e mezzo >> mi rispose Edward.
Sbuffai.
In un certo senso ero ancora arrabbiata, mi avevano presa in giro, mi avevano nascosto una cosa che avrei dovuto sapere, una cosa in cui ero coinvolta personalmente; nell’altro senso, però, davo loro ragione. Se avessi saputo probabilmente avrei vissuto con l’angoscia e non era quello che volevo.
<< Adesso che cosa faremo? >> ruppi nuovamente il silenzio.
<< Quello che stiamo facendo da un mese a questa parte, se Alice vedrà qualcosa, saremo pronti >> Edward mi si avvicinò e mi strinse il fianco.
<< Ok, adesso che Bella sa non serve che la proteggiamo di nascosto. I turni saranno sempre i soliti. Mi raccomando >> la voce autoritaria fece annuire tutti che si disperso per la casa.
In salotto rimanemmo solo lui, Jacob e io.
<< Cioè, vuoi dirmi che in un mese e mezzo mi avete sempre controllato? >> guardai Edward sconvolta.
<< Sì, a parte quando eri con me o con Jacob, in quel caso la sorveglianza era leggermente più lontana così che se fosse successo qualcosa, sarebbero stati ancora più veloci ad accorrere. >>
<< Devo dire che vi siete organizzati parecchio bene >> ridacchiammo tutti e tre insieme.
<< Allora, forse è meglio se io vado, gli altri si staranno chiedendo che fine abbia fatto. Ci vediamo domani pomeriggio per l’allenamento. Ciao Edward, ciao Bella >> venne a lasciarmi un bacio sulla guancia prima di uscire dalla porta.
Edward mi prese per mano e mi portò in camera sua.
<< Sei ancora arrabbiata? >> mi chiese quando chiuse la porta alle sue spalle.
Mi ero già sdraiata sul letto e guardavo il soffitto.
<< Sinceramente? >> lo vidi annuire. << No, non più di tanto. Adesso che so la situazione sono contenta che non mi abbiate detto niente. Spero solo che tutto questo finisca presto. >>
Mi aggrappai a lui quando si sdraiò vicino a me. 
<< Vedrai che andrà tutto bene, ne sono sicuro. >>
Mi fidavo di lui, se lui diceva che sarebbe andato tutto bene, lo sarebbe stato, ma forse quella situazione avrebbe portato a delle conseguenze, sicuramente.
 
* * * * *
 
Le ultime settimane di scuola erano volate, così come gli esami. Senza neppure saperlo, e cercando di non pensare al fatto che una vampira volesse uccidermi, ero arrivata fino al giorno degli esami.
Andati benissimo, tra l’altro. Non mi aspettavo nemmeno che sarebbero andati così bene.
La festa per il diploma si stava avvicinando. Il pomeriggio ci sarebbe stata la consegna e la sera per noi ragazzi nella palestra si sarebbe tenuto un ballo.
Ballo. Che stupida invenzione, a mio parere avrebbero anche potuto eliminarlo. Odiavo vestirmi bene, mettermi i tacchi. Avrei odiato quella giornata per tutta la mia vita, anzi, peggio, per tutta la mia eternità se fossi diventata come Edward.
Oddio, no, se fossi diventata come lui avrei avuto tantissimi altri balli. No, l’idea non mi piaceva per niente.
Quel giorno arrivò, ma ero completamente al limite. Avevo passato praticamente tutti i pomeriggi della settimana con Rose e Alice a trovare un vestito adatto per la cerimonia di consegna del diploma e il vestito per il ballo. Avevo speso così tanti soldi che sinceramente non pensavo di averne tanti altri.
Odiai tutta la settimana, odiai con tutta me stessa quella tradizione stupida e il fatto che avessi due amiche così patite dello shopping.
La mattina ero a casa dei Cullen. Avevo praticamente tutti i miei vestiti per quel giorno a casa loro e Alice voleva prepararmi decentemente. Voleva truccarmi, farmi i capelli. Tutte quelle cose che io odiavo con tutta me stessa.
Passai praticamente tutta la mattina a farmi torturare da Alice che sembrava non averne mai abbastanza. Nonostante pensassi mi avesse fatto assomigliare ad un pagliaccio, quando mi guardai allo specchio ero truccata leggermente, il trucco non era affatto pesante. I capelli erano leggermente raccolti.
Stavo bene. Sì, mi sentivo carina.
Indossai il vestito per la cerimonia e rimasi ad aspettare le ragazze prepararsi.
Mi avevano costretta a comprare un vestito corto, fin troppo corto per i miei gusti, era azzurro, semplice, con un copri spalle grigio che mi sinceramente odiavo, ma loro dicevano che stava bene.
<< Ma mi spiegate che senso ha fare tutto questo? I vestiti, il trucco. Tanto alla fine è un giorno come un altro >> sbuffai io mentre Alice e Rose si stavano preparando.
<< Come?! Le mie orecchie hanno sentito bene? >> Alice era completamente impazzita.
<< Sì, le tue orecchie hanno sentito bene. Non riesco a capire tutte queste preparazioni, per cosa? La consegna del diploma? >>
<< Guarda che la foto rimarrà per sempre nella scuola >> rispose Rose.
<< Ah beh, sì, perché da lontano si vede se sei truccata o no, ovviamente. Scusate, me n’ero dimenticata. >>
<< La ragazza fa la sarcastica, Rose >> Alice la guardò e sorrisero in un modo strano.
<< Me ne vado prima che ne combiniate una delle vostre. Voi finite e vi ricordo che tra mezz’ora dobbiamo essere a scuola. >>
Uscii dalla stanza e mi fermai qualche minuto a guardare la porta di Edward. Ero indecisa sul da farsi: non sapevo se entrare o aspettare giù di sotto.
Poi aprii la porta ed entrai.
<< Volevo vedere quanti ci mettevi ad entrare >> mi disse divertito facendomi segno di avvicinarmi.
<< Scusa, ma non sapevo se era il caso di entrare o no. >>
<< E perché non saresti dovuta entrare? >> mi guardò perplesso.
<< Magari ti stavi preparando ed eri… >>
<< Nudo? Niente che tu non abbia già visto >> mi raggiunse in un secondo baciandomi le labbra.
Mugugnai rispondendo al suo bacio.
<< Sei ancora più bella oggi >> sussurrò sulle mie labbra per poi ribaciarmi.
<< Ti prego, non farti sentire da Alice e Rose potrebbero ricordarmi la tua frase per tutta la vita >> gli lasciai un bacio sul collo che lo fece gemere leggermente.
Senza che me ne accorgessi mi aveva fatto finire contro il muro dove mi aveva imprigionato con il suo corpo.
Scese a baciarmi il collo.
<< Ho voglia di fare l’amore con te >> sussurrò leggermente quel tanto che bastò per farsi almeno sentire.
Boccheggiai alla sua frase.
Avevo voglia anch’io di fare l’amore con lui, non poteva immaginare nemmeno quanto.
<< Se sai dosare la tua forza e non romperai niente, potrei pensarci >> sussurrai di rimando.
<< Vedila in questo modo, o te o il letto >> mi strinse un fianco e mi attirò a sé.
<< Ok, quindi il letto >> annaspai con le parole.
<< Edward Masen Cullen, togli immediatamente le tue mani da quel vestito! Non oso immaginare come saranno i capelli! E il trucco! >> Alice urlava da dietro la porta disperata.
Io scoppiai a ridere, seguita a ruota da Edward.
Aprimmo la porta trovandoci davanti Alice con le mani sui fianchi.
Ridemmo ancora di più quando sorrise.
<< Sono più carini i capelli così, sai? Sì, mi piacciono. Edward, sei leggermente perdonato, ma le mani sul vestito non devi metterle >> ci diede le spalle e scese le scale.
Edward e io continuammo a ridere.
<< Mettiamo le mani sotto, allora >> disse malizioso al mio orecchio.
<< Dobbiamo andare >> lo presi per mano prima che toccasse qualcosa.
Scendemmo le scale dove trovammo tutti intenti a ridacchiare tra di loro. Arrossii leggermente.
Mi resi conto che quello che era appena successo in camera non era passato di certo inosservato.
<< Non vi sembra il caso di andare? >> chiesi cercando di spostare l’attenzione da me alla festa di diploma.
<< Oh beh, sì, certo >> Emmett ridacchiava. Cercava di trattenersi, ma improvvisamente rise sguaiatamente.
<< Emmett! >> lo ripresi diventando rossissima.
<< Scusa, scusa. Lo so, non devo, ma la tua faccia è stupenda e poi, insomma ragazzi, un po’ di contegno. >>
<< Emmett, vorrei ricordarti che io ho sentito di peggio e il fatto che cercassi di non leggerti nel pensiero non vuole che certe volte non ho sentito quello che pensavi >> Edward ringhiò.
 << Quelli sono problemi tuoi, era colpa tua, ti piaceva guardare, ammettilo. Eri un guardone perché non avevi su che fantasticare e ti impicciavi quando facevamo qualcosa. Ammettilo >> rideva come un pazzo, lo vedevo già rotolare per terra da quanto rideva.
Alice ridacchiava, Rose guardava malissimo Emmett come per ammonirlo, Jasper se ne rimaneva zitto, scuotendo la testa cercando di calmare Edward che stava per perdere le staffe.
<< Ok, io proporrei di andare, che ne dite? >> disse Rose cercando di calmare gli animi.
Annuimmo tutti e ci dirigemmo verso le macchine. Emmett, Rose, Alice e Jasper andarono insieme, Edward e io andammo con la Volvo.
Salii e rimasi in silenzio. Edward era ancora teso per colpa di Emmett, anche se non riuscivo a capire per quale motivo.
<< Edward, stai.. bene? >> gli chiesi quasi intimorita di rivolgergli la parola.
<< Sì, sto bene >> sbuffò. << è che queste cose mi fanno andare fuori di testa, insomma, come io mi facevo, e mi faccio, i fatti miei quando loro sono in intimità, non vedo perché non debbano farlo anche loro. Ok, va bene, sono in casa, hanno un udito fine, sentono tutto, ma potrebbero anche evitare di ascoltare. Io ce la faccio benissimo. >>
<< Tu sei abituato, loro a quanto pare no. Comunque non serve che ti arrabbi, lasciali fare, sono fatti loro, a me non interessa >> gli sorrisi dolcemente quando si girò a guardarmi.
Mi sorrise leggermente e si concentrò sulla guida.
L’aria intorno a noi non era più tesa, si era rilassato.
Arrivammo nel parcheggio della Forks High School e scendemmo. Lo spazio intorno a noi brulicava di alunni, di famigliari, di insegnanti. C’era così tanta gente che si perdevano a vista d’occhio.
La consegna dei diplomi si sarebbe tenuta nel giardino, all’aperto, stranamente il tempo lo permetteva, anche se era nuvoloso.
Edward mi affiancò e rimasi persa a guardarlo. Nella frenesia degli avvenimenti non mi ero nemmeno accorta che era vestito in un completo giacca e cravatta nero che lo rendeva ancora più bello di quanto non fosse. Lo squadrai da capo a piedi senza ritegno un paio di volte, godendomi ogni centimetro di lui.
<< Hai finito? >> mi sussurrò quando mi si avvicinò pericolosamente.
<< Ti ha dato fastidio? >> chiesi imbarazzata, le guancie sicuramente rosse.
<< No, per niente, anzi >> mi attirò a sé, una mano sul mio fianco e l’altra sulla mia nuca.
Gemetti quando venni a contatto con la sua erezione che prepotentemente si fece sentire sulla mia pancia.
Mi baciò facendomi mancare il respiro. Fece entrare la sua lingua con irruenza nella mia bocca.
Mi sentii quasi sciogliere tra le sue braccia, mi sentii come burro fuso, come neve al sole mentre quel bacio diventa sempre più passionale.
Qualcuno ci interruppe raschiandosi la gola e facendomi quasi venire voglia di ucciderlo, chiunque egli fosse.
Edward e io staccammo le nostre labbra di mala voglia, ma non allontanammo i nostri corpi neanche di un millimetro.
Girammo la testa e ci trovammo davanti Alice.
<< Scusate se vi ho disturbati, ma volevo avvisarvi che stanotte non saremo a casa, andiamo a caccia >> ci sorrise quasi imbarazzata.
Sì, Alice, imbarazzata. Era una cosa da segnare sul calendario.
Guardò per un attimo Edward e poi se ne andò dandoci le spalle.
Alzai un sopracciglio e guardai l’uomo che amavo.
<< Ci lasciano casa tutta per noi >> mi spiegò semplicemente prima di lasciarmi un bacio casto sulle labbra. << Ora però è meglio se andiamo >> mi prese per mano e mi condusse fino alla stanza in cui c’erano tutte le nostre toghe.
Ero ancora sconvolta per quello che aveva detto: casa, libera, tutta per noi. Sembrava un sogno.
<< Ehi, che succede? >> mi chiese quando mi bloccai di colpo.
<< Casa libera >> dissi guardandolo.
Ridacchio leggermente. << Sì, lo so, te l’ho detto io >> mi si avvicinò pericolosamente e si piegò fino al mio orecchio. << E preparati, io non ho sensi di colpa se rompo un letto, anzi. Ho un po’ di arretrati da riscuotere >> rabbrividii nel sentire la sua voce roca e già pregustavo il momento in cui saremmo arrivati a casa sua.
Allora, tempo, ti sto per chiedere un favore. Vai il più velocemente possibile, ho qualcosa da fare stasera, qualcosa che voglio fare da un po’, quindi datti una mossa.
Andammo a cambiarci e rimanemmo in attesa del momento in cui ci avrebbero detto che saremmo potuti uscire.
Angela continuava a camminare avanti e indietro, agitata, con il foglio del suo discorso in mano. Era stata scelta per tenere il discorso ed era agitatissima. Essendo anche abbastanza timida, aveva paura di fare una figuraccia, di aver scritto un discorso orrendo, cosa che non era vera. Aveva fatto sentire il discorso praticamente a tutti e tutti le avevamo detto la stessa cosa, che era stupendo.
Finalmente vennero a chiamarci per uscire. In ordine alfabetico ci mettemmo in fila, uno dopo l’altro. Purtroppo Edward e io eravamo lontani, troppo lontani per i miei gusti.
Dietro di lui c’era una ragazza che non avevo praticamente mai visto, ma vedevo perfettamente quello che stava facendo: guardava spudoratamente il sedere a Edward.
Ok, Bella, contegno. Solo un’occhiata, non c’è niente di male. Cosa pensi che nessun’altra lo guardi? Sei una povera illusa se lo pensi.
Sì, ok, poteva guardarlo, ma se lo stava praticamente mangiando con gli occhi.
Ruppi la fila e andai da Edward.
Lo guardai e sghignazzai vedendo la sua faccia.
<< Ti prego, salvami >> mi sussurrò leggermente.
<< Cosa sta pensando? >> sussurrai anch’io.
<< Cose che io non dovrei sentire. Mmm, però una domanda mi sorge spontanea, pensi anche tu quello che pensa lei sul mio sedere? >> era malizioso e quel suo tono di voce non faceva altro che farmi perdere la testa.
<< Può darsi >> gli lasciai un bacio a fior di labbra e me ne andai.
Ci scortarono fuori. Fermi, vicino alle scale del palco montato apposta per l’occasione, ascoltammo in silenzio il discorso del presidente. Belle parole, parole di incoraggiamento per tutti noi, ci augurò un futuro roseo e ricco. Beh, nulla di nuovo insomma, non aveva detto chissà che cosa.
Uno a uno, venimmo chiamati sul palco per ritirare il nostro diploma.
Quando arrivò il turno di Edward rimasi a guardarlo incantata. Lui era mio, semplicemente mio e io ero sua, con tutta me stessa.
Mi schiacciò l’occhio quando mi guardò facendomi arrossire.
Esme e Carlisle lo guardavano fieri di lui come se quello fosse il primo diploma che prendeva in tutta la sua vita da vampiro.
Lentamente, ogni studente veniva chiamato sul palco. Al mio turno ero assolutamente in panico. Ero sicura che avrei fatto una delle mie bellissime figure, ci avrei scommesso qualsiasi cosa, soprattutto perché Alice e Rose mi avevano fatto indossare un tacco, piccolo, ma era pur sempre un tacco.
Salii gli scalini lentamente, quando arrivai a prendere il mio diploma ero ancora tutta intera, sorrisi. Guardando Edward per poi spostare lo sguardo tra la folla e vedere mio padre, mia madre e Phil che erano venuti direttamente da Phoenix. Sorrisi raggiante.
Jacob, Sarah e tutti gli altri avrebbero voluto partecipare, ma dato che i Cullen erano tutti lì dovevano sorvegliare la situazione.
In quelle settimane avevo cercato di non pensare a Victoria, al fatto che fosse tornata per uccidermi e che non si sarebbe fermata fino a quando non mi avrebbe visto morta e Edward non avrebbe sofferto come aveva sofferto lei.
Forse non era proprio il momento adatto per pensarci, avrei dovuto rimandare. Non avrei dovuto avere brutti pensieri in quel giorno, nessun brutto pensiero.
Seduta sulla sedia, osservavo Edward che era seduto due file più avanti di me. Sorrideva, forse sentiva che lo stessi guardando. Era mai possibile che più lo guardavo e più sentivo di amarlo? Più lo guardavo e mi innamoravo di lui, più lo vedevo bello e irresistibile. Beh, era bello e irresistibile, non c’era niente da fare.
La cerimonia si concluse con il discorso di Angela. Riuscì a non lasciarsi prendere dal panico. Le sue guance leggermente tinte di rosso la facevano sembrare ancora più adorabile. Sorrisi per tutto il tempo. Mi sarebbe davvero mancata, insieme a tutti gli altri. Forse la prima volta che li avevano conosciuti non si erano comportati poi così bene nei miei confronti, ma quell’anno si erano dimostrate delle persone davvero simpatiche ed eccezionali.
No, Bella, non piangere. Ti prego.
Cercai di trattenermi dal non scoppiare in lacrime.
Lanciammo in aria i nostri cappellini ed urlammo. Il liceo era finalmente finito, ora potevo pensare alla mia vita, al resto della mia vita.
Quando abbassai la testa dal cielo trovai Edward che mi guardava. Gli andai incontro e gli saltai praticamente in braccio.
<< Ti amo >> gli sussurrai.
<< Anch’io, non sai nemmeno quanto. >>
Venimmo assaliti da altri abbracciaci: Angela, Jessica, Lauren, Ben, Eric e Mike si erano uniti al nostro abbraccio.
<< Sì, un bell’abbraccio di gruppo ragazzi >> urlò Ben.
Edward e io scoppiammo a ridere. Eravamo circondati da una branca di pazzi, ma non ci importava.
Venimmo risucchiati a fare le foto, a salutare i parenti. Andai dai miei genitori e li abbracciai.
<< Congratulazioni Bella! >> mi baciò mia madre.
<< Grazie. >>
<< Allora, hai già pensato all’università? >> d’istinto mi girai a cercare Edward.
Università. Chissà se Edward aveva intenzione di andarci. Sinceramente non ci avevo ancora pensato, avevo avuto altro da fare.
<< Bella, non puoi pensare di fare la sua stessa università per non staccarti da lui >> mi fece presente mia madre.
<< Lo so, ma sinceramente non so ancora dove andrò. Vedrò, ho ancora un po’ di tempo per decidere, potrei sempre prendermi un anno sabbatico >> sorrisi.
<< Cosa? >> tutti e tre mi guardarono scioccati.
<< Bella, vieni che vogliamo fare un’altra foto >> mi chiamò Alice raggiante.
<< Scusate. >>
Avevo sganciato la bomba. L’anno sabbatico era solo una scusa, non sapevo che cosa sarebbe potuto succedere. Tutto sarebbe potuto cambiare in poco tempo e sinceramente non ne avevo ancora parlato con Edward. Per quanto sapessi che non fosse giusto che decidessi l’università solo perché ci andava lui, non riuscivo ad immaginarmi la mia vita senza di lui. Sarebbe stata vuota e insignificante. Anche il solo pensarmi lontana da lui per dei giorni, magari anche settimane o mesi, era assolutamente impensabile.
Andai a stringermi contro Edward.
<< Vuoi sul serio prenderti un anno sabbatico? >> mi chiese lasciandomi un bacio sulla testa.
<< No, non credo. Ho solo inventato la prima cosa che mi è venuta in mente, non ne abbia ancora parlato. >>
<< Hai il diritto di scegliere l’università che vuoi indipendentemente da me. >>
<< Fate “cheese” ragazzi >> la signora davanti a noi che impugnava la macchina fotografica era pronta a scattare, ma io mi girai a guardare indignata Edward senza nemmeno pensare alla foto.
<< Non starai dicendo sul serio >> lo guardai malissimo.
<< Ti sto dando la possibilità di scegliere, Bella. Di nuovo. Di scegliere che cosa fare della tua vita invece di passarla con me >> continuò a guardare l’obbiettivo.
<< A volte mi chiedo se ci sei o ci fai. Ti rendi conto di quello che stai dicendo? Mi sembrava più che chiaro che la mia decisione l’ho già fatta. Te l’ho detto settimane fa quando abbiamo parlato della mia… trasformazione >> sussurrai lentamente per farmi sentire solo da lui << e pensavo fosse chiaro che non riesco a vivere la mia vita senza di te e che non posso farlo, ma soprattutto, non voglio farlo. Quindi, Edward, piantala di dire queste cazzate. >>
Guardai anch’io l’obbiettivo poco prima che la donna scattò la fotografia.
Mi allontanai da lui.
A volte mi chiedevo sul serio se Edward pensava prima di dirle certe cose, mi sembrava più che ovvio che io fossi assolutamente decisa sul mio futuro e che stessi aspettando solo lui, lui che doveva prendere una decisione, perché se fosse stato per me mi sarei già trasformata da un pezzo, ancora prima che ci lasciassimo.
Andai lontana dai rumori, lontana dalle centinaia di persone che stavano affollando il giardino.
Ero ferma in mezzo al bosco vicino alla scuola, regnava il silenzio assoluto e io mi stavo calmando.
Poco dopo mi sentii abbracciare da dietro, il respiro fresco di Edward che mi solleticava i capelli, le sue mani strette alla mia vita.
<< Scusa, so quello che pensi, ma io voglio che tu sia sicura. Anch’io non riuscirei ad immaginare la mia vita senza di te, ma sarei disposto a lasciarti andare se capissi che non mi vuoi più nella tua vita. Ne soffrirei, lo ammetto, ma lo accetterei e ti lascerei andare. >>
<< Io ti voglio nella mia vita e ti vorrò sempre. Ti amo con tutto il cuore, ma quando te ne esci con certe frasi vorrei ucciderti. >>
Lo feci ridere.
<< Dai, torniamo dagli altri. Alice ti sta già cercando perché vuole andare a casa per prepararvi. >>
<< No, ti prego. Rimaniamo ancora qua. Non senti quanto è bello il silenzio? Senti, parla, dice cose stupende. >>
Lo feci ridere.
<< Dai, non sarà poi così male. >>
<< Oh beh, stai tu con le tue sorelle e fatti torturare, poi vedremo se dirai ancora che non può essere così male >> mi prese per mano e lo seguii comunque.
<< E poi, se torniamo a casa vuol dire che stasera si sta avvicinando sempre di più >> buttò lì con nonchalance. Come se mi avesse detto che stava per piovere.
Non poteva dirmi delle frasi del genere e pensare che non gli sarei saltata addosso in mezzo a tutti. No, dovevo trattenermi, era pur sempre colpa mia se eravamo arrivati fino a quel punto. Ero stata io a non voler più fare l’amore con lui per paura di rompere qualcosa. Colpa mia e di nessun altro, me la sarei dovuta prendere solo con me stessa.
Raggiungemmo gli altri, ci salutammo dicendoci che ci saremmo visti la sera stessa.
Salutai i miei genitori, soprattutto mia madre che sarebbe partita il giorno stesso. Era venuta apposta per il mio diploma, non se lo voleva perdere.
Salutai anche Phil, che strinse gentilmente la mano di Edward dandogli una sonora pacca sulla spalla. Forse si aspettava di fargli almeno un po’ male, ma quando vidi la sua faccia sofferente, mi resi conto che fosse stato lui a farsi del male da solo.
Trattenni una risata fino a quando non fui lontana abbastanza.
<< Sbaglio, o si è fatto male? >> chiesi divertita.
<< Parecchio male. Ha pensato di darmi una bella pacca sulla spalla per vedere come reagivo, ma quando ha visto che non mi sono praticamente mosso e che si è fatto male, ne è rimasto stupito >> rideva anche lui.
<< Non pensi di esserti esposto troppo? >>
<< No, per niente. Non si porrà troppo domande, è una sciocchezza. >>
Mi aprii la portiera della macchina e salii. Poco dopo anche lui mi raggiunse.
Rimanemmo in silenzio per tutto il tempo. Sinceramente ero già stanca, avrei voluto stare a casa a guardare un film, a mangiare qualcosa e a lasciarmi coccolare da Edward.
<< Che cos’hai? >> mi chiese improvvisamente.
<< Niente, sono solo un po’ stanca e vorrei starmene a casa tranquilla. Non ho voglia di agghindarmi per andare ad una festa. >>
Vidi Edward farsi un attimo silenzioso.
<< Alice ha detto che non ti puoi azzardare a non esserci. Devi esserci assolutamente. >>
Lo guardai male.
<< Ho detto quello che ha pensato lei, non prendertela con me. >>
<< Ma non ne ho voglia, sul serio. Mi rendo conto che è il ballo dei diplomandi, ma non muore nessuno se stasera non mi presento. >>
<< Ok, dieci minuti e ce ne andiamo, va bene? Tempo di salutare tutti e poi torniamo a casa. Che ne dici? >> Edward aveva sempre una soluzione per tutto, era per quello che lo amavo con tutta me stessa.
<< Sì, ci può stare. Quindi posso evitare di passare ore a farmi preparare? >>
Guardavo nella macchina davanti a noi nell’attesa che Edward mi ripetesse le parole di Alice.
<< Sì, ha detto che va bene. >>
Mi misi quasi a saltare nella macchina.
<< Ti voglio bene, Alice, sappilo. >>
Appena arrivata a casa di Edward e scesa dalla macchina saltai praticamente addosso a Alice che se ne stava con il muso lungo.
<< Scusa, scusa, davvero, ma non me la sento. Sono proprio stanca. Non sei arrabbiata con me, vero? >>
<< No, non sono arrabbiata. Non ti preoccupare che prima o poi ti farai perdonare >> mi schiacciò l’occhio e se ne andò.
<< A cosa si riferiva? >> mi girai a guardare Edward.
<< Non ne ho la più pallida idea. >>
<< Mi spieghi che senso ha poter leggere nel pensiero quando non sai a cosa si riferisce tua sorella? >> misi le mani sui fianchi.
<< Si vede che ha avuto una visione e che sta cercando in tutti i modi di non farmi sapere che cos’ha visto. Ecco perché in questi giorni sento che fa dei pensieri strani. Mmm. Dovrò indagare. >>
<< Sì, va bene, indagherai, ma ora andiamo in salotto, ho voglia di sdraiarmi e di togliermi le scarpe. >>
Entrammo e io subito mi fiondai a sdraiarmi su un divano.
<< Aaah, che bello. >>
Edward arrivò a togliermi le scarpe mentre mi massaggiò un piede.
Gli sorrisi.
<< Grazie. >>
Mi sdraiai su un fianco mentre accessi la televisione.
Edward mi sovrastò, lasciandomi un bacio sulla guancia e si mise alle mie spalle cingendomi la vita.
Mi accarezzò dolcemente la pancia, poi le braccia e per quanto le sue mani sul mio corpo mi accendessero in pochi istanti, mi addormentai. Cullata dalla dolcezza delle sue carezze.
 
* * * * *
 
Una furia chiamata Alice mi chiamò qualche ora dopo. Mi ero profondamente addormentata mentre Edward… era rimasto praticamente tutto il tempo dietro di me, almeno credetti. Non ne ero molto sicura.
<< Su, andiamo. Mettiti un po’ a posto, è ora di andare >> Alice e la sua esuberanza.
Era vestita in modo impeccabile: un vestito corto viola le metteva in risalto le belle gambe e la faceva sembrare anche più alta. Ai piedi delle vertiginose scarpe che mi chiesi come facesse a portare, io sicuramente sarei caduta a terra rovinosamente.
Mi stiracchiai leggermente sentendo che dietro di me Edward non c’era.
Andai in bagno, mi lavai la faccia, mi sistemai un po’ i capelli e andai in camera di Edward dove si stava cambiando.
Era a dorso nudo e si stava per mettere la maglietta.
No, ti prego. Stai così, sei una visione celestiale.
Si girò di scatto travolgendomi con il suo sguardo dorato.
<< Alice mi ha costretto a salire a cambiarmi. Ti ho lasciato solo qualche minuto fa. >>
<< Scusa, non pensavo che mi sarei addormentata. Chissà quanto ti sarai annoiato >> mi avvicinai lentamente a lui,
<< No, per niente. Adoro vederti dormire >> mi prese per i fianchi e mi baciò sulle labbra. Quelle labbra così fredde, ma che sapevano accendermi in pochi attimi.
<< Andiamo, così saremo prima di ritorno. >>
Scendemmo insieme le scale fino a raggiungere gli altri.
In macchina accesi la radio, curiosa di sentire qualche canzone, ma non ne trovai nemmeno una decente.
<< Davvero non sai in che università andare? >>
<< No, non ci ho pensato. Sono stata parecchio presa in questi ultimi mesi. Non ci ho proprio pensato. Poi sinceramente speravo di non andarci >> ridacchiai.
<< Ci speravi eh? Non so, magari può anche succedere che tu non ci vada, no? >>
<< Presto diventerò la signora Cullen, potrei essere dovunque e da nessuna parte >> gli sorrisi.
<< Esatto, quindi vedremo. >>
Parcheggiò e scendemmo.
La musica proveniva già assordante dalla palestra.
Tutto quel frastuono, quella musica, mi fece venire mal di testa subito. Avrei tanto voluto girare i tacchi e tornare a casa.
<< Dai, un piccolo sforzo, salutiamo gli altri e poi ce ne andiamo, ok? >>
<< Va bene. >>
Ci inoltrammo nella palestra. La musica ci investì immediatamente.
Alcuni diplomati ballavano, altri erano ai tavoli a chiacchierare tra di loro. Tutti sembravano felice e spensierati. Non avevano nemmeno un pensiero.
Cercai subito tra la folla uno dei miei amici, sperando di trovarli subito.
Intravidi Angela che parlava con Ben. Mi avvicinai a loro.
<< Bella! Che bello rivederti. >>
<< Ciao Angela, sono venuta solo per salutarvi. Non sto tanto bene e non me la sento di stare qua a festeggiare. Volevo almeno salutarvi però >> le sorrisi.
<< No! Quindi questa è l’ultima volta che ci vedremo? >> vidi i suoi occhi inumidirsi.
<< No, non sarà sicuramente l’ultima, ma nel caso lo sia voglio avervi salutato >> mi avvicinai e l’abbracciai. << Mi raccomando, fai la brava e non farti cambiare da nessuno >> le lasciai un bacio sulla guancia.
<< Anche tu, spero di rivederti presto. >>
<< Ciao Ben >> abbracciai anche lui.
<< Ciao ragazzi! Ci vediamo, magari prima dell’inizio dell’università potremmo organizzare una cena tutti insieme, che ne dite? >> proposi.
<< Sarebbe il massimo. Ciao Bella. >>
Me ne andai e cercai di trattenere le lacrime mentre Edward stringeva il fianco.
<< Andrà tutto bene >> mi sussurrò.
<< Ti rendi conto che probabilmente è l’ultima volta che li vedrò? >> lo vidi annuire.
Ero quasi riuscita a convincerlo a trasformarli, sapevo che ci sarebbe voluto ancora poco tempo.
<< Bella! >> mi girai e mi trovai davanti Jessica, Mike, Tyler e Lauren. Erano tutti vestiti eleganti, erano carino.
<< Ciao ragazzi! Sono venuta per salutarvi. Non mi sento tanto bene, ma volevo almeno darvi un ultimo saluto. >>
Li abbracciai uno alla volta, augurandomi di poterli rivedere ancora.
<< Magari un giorno organizziamo qualcosa, no? >> mi disse Jessica che si stava per mettere a piangere.
<< è quello che ho detto io a Angela >> le sorrisi.
<< Beh, allora, ci vediamo Bella >> Jessica scoppiò a piangere. L’abbracciai ancora una volta e poi me ne andai.
Due lacrime solcarono le mie guancie mentre arrivai alla macchina di Edward.
<< Li vedrai ancora. >>
<< Lo so >> mi asciugai le due lacrime con il dorso della mano.
Durante il tragitto rimasi persa nei miei pensieri.
Quando ci saremmo sposati Edward mi avrebbe trasformato, era ancora abbastanza titubante, ma sapevo che prima o poi avrebbe ceduto.
Come quel pomeriggio, ogni tanto continuava a dire frasi che potevamo invogliarmi a ripensarci, ma la realtà era che non volevo ripensare proprio a niente. Volevo vivermi la mia vita, vivermi lui, vivermelo per sempre. Era quello che volevo più di qualsiasi altra cosa.
Arrivammo a casa e andammo in camera sua dove mi sdraiai e aspettai che lui facesse lo stesso.
<< Bella, ho pensato che posso accontentarti, anzi, voglio accontentarti. Ho cercato di farti cambiare idea, ti ho detto più e più volte di cambiare idea, ma non l’hai fatto, quindi penso che… penso proprio che dopo il matrimonio ti trasformerò. Non ha più senso ritardare il momento, non ha più senso andare avanti e cercare di dissuaderti. È quello che vuoi e sono pronto a darti qualsiasi cosa tu voglia >> si era sdraiato vicino a me.
<< Sul serio? >> lo guardai con gli occhi lucidi.
<< Sul serio >> mi sorrise e io gli andai praticamente a cavalcioni e lo abbracciai.
Le sue mani andarono subito sui miei fianchi e lo sentii respirare tra i miei capelli.
<< Bella >> lo sentii sussurrare roco.
Avevo fatto decisamente una cosa sbagliata, una cosa molto sbagliata anzi. Probabilmente mi sarei dovuta trattenere.
Alzai la testa dal suo collo e lo guardai negli occhi.
Quello che i suoi occhi preannunciavano era qualcosa di assolutamente stupendo. Neri, neri come la pece. Mi guardava desideroso, famelico e non avevo fatto assolutamente niente.
Alternai lo sguardo dalle sue labbra ai suoi occhi per un’infinità di volte fino a quando non mi abbassai a baciarlo.
Ci baciammo dolcemente, assaporando solo le labbra dell’altro inizialmente, per poi farlo diventare sempre più passionale, sentito. La sua lingua vorticava con la mia mentre sotto di me sentivo qualcosa crescere, qualcosa che in realtà era già cresciuto da un bel po’.
Le sue mani sui miei fianchi mi spingevano verso di lui mentre io cominciavo a muovere lentamente il bacino facendoci gemere entrambi.
Eravamo al limite ed era solo colpa mia. Mia. Quello che sarebbe successo quella sera avrei dovuto tenerlo ben a mente. Non sarei mai più arrivata fino a quel limite, non avrei mai più costretto Edward ad arrivare ad un’eccitazione così fulminea.
Scesi a baciargli il collo e a mordicchiarli il pomo d’Adamo che saliva e scendeva lentamente. Gemette roco, chiamando il mio nome e facendomi impazzire completamente.
<< Ora, Edward, tu stai buono che ci penso io a te >> dissi mentre intrufolavo una mano sotto la sua maglietta.
<< Che- che cosa vuoi fare? >>
<< Tu non ti preoccupare, stai tranquillo. Non ti faccio del male, lo giuro >> gli tirai su leggermente la maglietta e cominciai a baciare i suoi addominali, a leccarli, ad accarezzarli.
Lo sentii ringhiare parecchie volte mentre teneva il lenzuolo tra le mani.
Alzai la maglietta e salii. Baciai ogni centimetro di pelle fino a quando non lo feci alzare per sfilargli quell’indumento inutile.
Tornai a torturare la sua pelle, il suo petto, il suo collo.
<< Ti prego, Bella >> inarcò il bacino verso di me facendo scontrare le nostre intimità. Gemetti.
<< Edward, stai fermo. >>
Arrivai alla cintura dei suoi pantaloni. Li sbottonai e rimasi a giocarci per un po’ mentre lo vedevo passarsi la lingua sulle labbra in fare voglioso.
Abbassai la cerniera e gliela sfilai.
Giocai anche con l’elastico dei boxer. Edward ringhiava e gemeva.
<< Bella, o li togli, o li lasci lì. Deciditi >> era impaziente.
Ridacchiai leggermente.
<< Anzi, no, tu sei troppo vestita. Lasciali lì, per adesso. >>
In un nano secondo capovolse le posizioni.
Mi sovrastava e si era posizionato in mezzo alle mie gambe che avevo aperto senza nemmeno accorgermene.
Torturò il mio collo, toccandolo ogni tanto anche con i canini.
Scese giù, per la scollatura del vestito da dove leccò la pelle scoperta del seno facendomi inarcare dal piacere.
Strinse un mio seno, mi fece praticamente impazzire mentre mi faceva passare la stessa tortura che avevo inflitto a lui.
<< Ti prego, Edward >> quando arrivò a giocare con i miei capezzoli ero praticamente fuori controllo.
Lo supplicai di prendermi, di farmi sua, perché non ce la facevo più.
<< Ora capisci che cosa mi hai fatto passare? >> sussurrò al mio orecchio mentre mi sfilava il vestito.
Mi strappò praticamente il reggiseno di dosso.
<< Questo si ricompra. >>
Eravamo entrambi con l’intimo, una sopra l’altro e ci stavamo desiderando, troppo. Come una piccola gattina in calore mi strusciai contro di lui e lo fece ringhiare mentre io pregavo che mi prendesse.
Il mio intimo e il suo scomparirono improvvisamente.
Edward si posizionò in mezzo alle mie gambe e mi fece sua, lentamente, quasi più lentamente di quanto lo fu la prima volta.
Mi lasciai travolgere dalle emozioni completamente diverse rispetto a qualche mese prima. Mi lasciai travolgere dal piacere che mi investiva ogni volta che Edward spingeva in me.
Arpionai le sue spalle, le graffiai, per quanto ero in grado di farlo.
Portai le mie gambe a spingere il suo sedere ancora più dentro di me.
Alternava spinte veloci a spinte fin troppo lente che ebbero l’effetto di farmi impazzire.
Non capivo molto, le sensazioni erano troppo forti per farmi capire che cosa stesse succedendo. Mi persi a guardare Edward che ringhiava, che prendeva in mano un cuscino pur di non mordermi e per quanto avessi dovuto avere paura di lui, lo trovai infinitamente sexy.
Si piegò sul mio collo e lo leccò, scese anche sul mio seno, ma poi tornò a concentrarsi sul cuscino, sulle lenzuola.
Quando le sue spinte si fecero più veloci e cadenzate, se la prese con la testiera del letto.
Il piacere era intenso, puro, lo sentivo completamente dentro di me ed era la cosa più stupenda al mondo. Con un ultimo affondo, venne in me e io lo seguii.
Mi aggrappai completamente a lui, volendo rendere ancora più intenso quello che avevo provato.
Gli lasciai un dolce bacio sul collo prima di lasciarmi andare sul letto.
Staccò le mani dalla testiera del letto e mi guardò. Si piegò a darmi un bacio e fece per alzarsi.
<< No, fermo, rimani un attimo qua >> lo bloccai con le gambe ancora dentro di me.
Presi il suo viso tra le mani e lo baciai.
Lo sentii nuovamente pronto a possedermi.
<< Scusa >> sussurrò quasi imbarazzato.
<< Niente >> mossi il bacino verso di lui facendolo gemere.
Ricominciammo a fare l’amore fino a quando io non caddi stremata sul letto.
Mi addormentai completamente avvolta da Edward e pensai alla mia eternità, a quell’eternità che mi aspettava. Ormai era deciso, sarei diventata come Edward, ma non sapevo ancora che la mia trasformazione sarebbe avvenuta in circostanze strane, in circostanze in cui nessuno si vorrebbe mai trovare.
 
 

 

Il capitolo è molto più lungo del solito, lo so, ma mi sono lasciata prendere e devo dire che ho anche unito due capitoli. Nella scaletta che avevo fatto la consegna del diploma e il ballo dovevano essere un capitolo a parte, tutto loro perché pensavo venisse più lungo. Ma poi scrivendo mi sono resa conto che la prima parte era fin troppo corta e che unirli non avrebbe fatto male.
Capitolo lungo e importante, anche se penso di averlo scritto con i piedi, ma fa niente. Comunque, dicevo, è un capitolo abbastanza importante. Victoria è tornata, ma non si sa quando attaccherà e se lo farà. Edward è ancora un po’ titubante sulla trasformazione di Bella, ma poi alla fine cede. Edward Cullen ha approvato la trasformazione di Bella e lo farà.
Ma… c’è un ma, vediamo se qualcuno intuisce qualcosa.
La parte di loro che lo fanno, non era assolutamente prevista, è nata così, anche perché mi sono resa conto che se non avessero fatto più niente fino al matrimonio avrebbero anche potuto impazzire. xD
Come avete potuto leggere Cullne e Quileute stanno collaborando, ma servirà a qualcosa? Ok, no, meglio se mi fermo altrimenti vi lascio sicuramente degli spoiler e non mi sembra il caso. xD
Beh, adesso si fa interessante e si apre anche la parte finale della storia. Eh sì, ragazze, questa storia sta per finire. Molte penseranno per fortuna che finisce. xD
No, beh, ma io sono un genio. -.- Non vi ho mai augurato buon vacanze. O forse sì? No, non l’ho mai fatto. Comunque BUONE VACANZE ragazze! Andate al mare? Siete già andate? Ci sarete?
Fatemi sapere cosa fate così decido se bloccare per un mese la storia, almeno fino alla fine di agosto. Per me non ci sono problemi, così magari riesco anche a scriverla tutta e a non farvi aspettare dopo xD Beh, informatevi e io prenderò una decisione.
Alla prossima ^_^

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Capitolo 28
*** Capitolo 28 ***


Capitolo 2








Buonasera!
Stranamente sono in ritardo -.- avevo promosso che non avrei bloccato la storia per il mese di Agosto, ma purtroppo sono stata obbligata a farlo. Se fosse stato per me non l'avrei fatto, sappiatelo.
Ci vediamo nelle note finali dove vi spiegherò tutto.
Buona lettura ^_^ 

 

Capitolo 28
Bella POV
Ormai la scuola era finita da qualche settimana, ma della mia vita non sapevo ancora cosa sarebbe successo. Eravamo tutti in stato d’allerta per il fatto di Victoria. Alice non aveva avuto nessuna visione e non aveva la più pallida idea di quando avrebbe attaccato.
Io vivevo i miei giorni in perenne stato di crisi: avevo paura ad uscire di casa, soprattutto da sola, ma per mia fortuna con me c’erano sempre o Edward o Jake che controllavano la situazione e mi facevano sentire al sicuro.
Eppure, più i giorni passavano più mi sentivo in pericolo come se sentivo che il giorno dell’attacco sarebbe arrivato, anche se non l’avrei mai saputo di preciso.
I Cullen e i Quileute avevano imparato ad andare d’accorso, avevano cominciato a volersi bene quasi come fratelli e a me la cosa non poteva far altro che piacere.
Edward e Jake avevano lasciato da parte ogni dissapore, ogni malinteso e avevano cominciato a collaborare insieme come degli amici, secondo me parlavano anche come amici, ogni tanto sentivo che Jake parlava di Sarah, ma non avevo mai sentito Edward parlare di me, l’aveva mai fatto?
Comunque, vedere quell’ambiente così sereno intorno a me mi faceva sentire bene, mi metteva in condizione di essere più positiva riguardo al futuro.
Non ci sarebbero stati problemi: i Cullen e i Quileute insieme avrebbero sconfitto Victoria e chiunque si sarebbe presentato con lei e tutto sarebbe andato benissimo.
Quello che non riuscivo a tenere a mente a quel tempo, però, era che la realtà è ben diversa dai sogni e quello che io immaginavo era un puro sogno.
Edward era riuscito a convincere Charlie a lasciarmi dormire da lui per qualche giorno, pensava che casa sua fosse più sicura della mia.
Quel giorno mi svegliai, sentendomi avvolta dal profumo famigliare di Edward.
<< Buongiorno tesoro! >> sussurrò per poi lasciarmi un bacio tra i capelli.
Mi girai senza nemmeno aprire gli occhi e mi accoccolai contro il suo petto.
<< ‘Giorno! >> lo strinsi fino a farmi male.
<< Che è successo? Perché mi stringi così tanto? >> mi domandò dolcemente.
<< Ho voglia di sentirti oggi. >>
<< In che senso? >> mi chiese malizioso.
<< In tutti i sensi. >>
Non feci nemmeno in tempo a finire di dire la frase che Edward mi ebbe già fatto appoggiare al materasso con la schiena.
Lanciai un urletto, ma gemetti quando lo sentii posizionarsi tra le mie gambe facendomi sentire quanto già mi desiderasse.
Cominciammo a baciarci con fin troppa foga, strusciandoci e toccandoci facendoci gemere.
Bussarono alla porta, ma Edward non si fermò nemmeno per un secondo.
<< Edward… >> gemetti mentre mi accarezzava l’interno coscia << hanno bussato. >>
<< Chiunque tu sia, vattene >> disse roco.
<< Edward, non ti disturberei, sul serio, ma è una cosa urgente >> la voce di Alice mi arrivò leggermente ovattata.
Lo sentii sbuffare e imprecare contro la pelle del mio collo.
<< Entra >> pensai che si staccasse da me, ma non accennò ad andarsene.
Quando Alice entrò e mi vide sotto di lui, arrossii violentemente. Che situazione imbarazzante. Edward non poteva sedersi, sdraiarsi accanto a me o fare qualsiasi altra cosa? Mi stava mettendo in imbarazzo il fatto che continuasse a stare in quella posizione alquanto equivoca.
Alice sembrò non farci minimamente caso o se lo fece, non lo diede a vedere.
<< Che succede? >>
<< Jacob sta venendo qua, ha detto che deve riferire qualcosa. >>
<< Ok, tra cinque minuti scendo. >>
Alice uscì velocemente dalla camera.
Edward spostò lo sguardo su di me e mi guardò dispiaciuto.
<< Scusa, ma dovremo rimandare, ti dispiace? >> mi sussurrò avvicinandosi alle mie labbra.
<< Non puoi immaginare nemmeno quanto >> affondai le mani tra i suoi capelli e lo accarezzai lentamente sulla schiena.
<< Meglio se ci sistemiamo e scendiamo, che ne dici? Altrimenti non ci fermiamo più. >>
Annuii e lo baciai per l’ultima volta, fino a quando non si alzò da sopra di me e si vestì.
Io mi alzai, andai in bagno a lavarmi faccia, denti e spazzolarmi i capelli, poi mi vestii.
Dieci minuti dopo eravamo in salotto dove ci stava aspettando già tutta la famiglia Cullen, mancava solo Jake che entrò dalla porta proprio in quel momento.
Mi fece un sorriso tirato quando mi vide e la cosa mi preoccupò alquanto.
<< Buongiorno a tutti, scusate il leggero ritardo, ma stavo aiutando gli altri a controllare il territorio >> si scusò Jake.
<< Tranquillo, allora che è successo? >> gli chiese immediatamente Edward volendo arrivare subito al sodo.
<< Ieri e stanotte abbiamo sentito uno strano odore nei pressi della riserva. Un odore di un vampiro. Non ne eravamo molto sicuri, ma seguendo la scia siamo arrivati fino a casa di Bella, poi fino a scuola, nella riserva. Ha fatto un bel giretto a quanto pare. Siamo stati vigili tutta notte, ma non abbiamo visto e sentito nient’altro. Nessuna traccia nuova. >>
<< Pensate che stiano per attaccare? >> chiesi spaventata.
<< Non possiamo saperlo con esattezza, tutto è possibile. Dovremo comunque essere pronti >> rispose Jasper risoluto.
<< Sì, sicuramente. Noi continueremo a… >>
Improvvisamente vidi gli occhi di Alice diventare vitrei, diventò assente e seppi che quello non presagiva nulla di buono: stava avendo una visione.
Speravo solo che fosse qualcosa di bello.
Quando tornò tra di noi, puntò subito lo sguardo su Jake.
<< Corri, va alla riserva. Servirà il tuo aiuto >> gli urlò.
Jake annuì e uscì trafelato da casa.
Io cominciai a tremare. Edward mi si avvicinò e mi strinse.
<< Cos’hai visto Alice? >> gli chiesi con la voce tremante.
<< Un gruppo di vampiri sta per entrare nella riserva. Non so chi siano, tra di loro non c’era Victoria, ma noi è meglio se rimaniamo qua e teniamo la situazione sotto controllo. Vedrai Bella, andrà tutto bene. >>
Sì, lo speravo con tutto il cuore. Speravo che sarebbe andato tutto bene, speravo che quei vampiri che stavano entrando nella riserva non erano stati mandati da Victoria, speravo molte cose, ma quello era solo il sogno di una povera illusa.
<< Ok, Emmett, Rose controllate il perimetro della proprietà. Papà, mamma, voi controllate l’esterno. Io e Alice rimarremo qua all’entrata e Edward rimarrà con Bella. Stiamo pronti a tutto. Non sappiamo chi siano quei vampiri, se siano con Victoria o cosa vogliano, ma teniamoci comunque pronti >> si sentiva che Jasper era un ex generale.
Tutti annuirono e si diressero nei luoghi che aveva indicato Jasper.
Quando Edward e io rimanemmo da soli, mi strinsi maggiormente a lui.
<< Ho paura, Edward >> gli confessai.
<< Vedrai che andrà tutto bene. Non ti preoccupare, ci sarò io a proteggerti >> mi lasciò un bacio sulla fronte.
<< E se non dovesse andare bene, se dovessi morire o peg… >>
<< Ehi, ehi, calmati, ok? Andrà bene, ricorda che ti amo e che non ti lascerò mai morire, va bene? >>
Annuii, sentendo le lacrime pungere agli angoli degli occhi.
<< Edward! Proteggi Bella! >> era Alice che stava urlando dalla porta.
Edward immediatamente mi mise dietro le sue spalle pronto a proteggermi.
Cominciai a tremare come una foglia. Avevo paura, paura di quello che sarebbe successo, di quello che sarebbe potuto succedere.
Ma tutto improvvisamente andò più veloce, la mia vista era troppo poco sviluppata per rendersi conto di tutto quello che stava succedendo.
Entrarono dei vampiri seguiti a ruota da Alice e Jasper che combattevano in tutti i modi per ucciderli, ad alcuni riuscivano a rompere il collo facilmente, con altri dovevano combattere di più.
Edward seguiva la scena pronto ad intervenire in caso qualcuno fosse arrivato fino a lui.
Mi accostai al muro sperando di diventare piccola piccola, di poter diventare invisibile, volevo sparire, allontanarmi. Non volevo morire, non volevo lasciare Edward, i Cullen, Jake, i suoi fratelli, Sarah, Charlie, non ero pronta per abbandonare tutti. Volevo vivere. Vivere!
Due vampiri riuscirono a scappare a Jasper e Alice fino ad arrivare a Edward che cominciò subito a combattere con loro.
Ora ero sola, indifesa, per quanto Edward fosse a qualche passo da me era troppo occupato con quei due vampiri per rendersi conto di me o di quello che mi sarebbe potuto accadere.
Tutto andava troppo veloce, tutto andò ancora più veloce quando vidi una testa rossa riccia entrare dalla porta del garage e avvicinarsi fino a me.
Mi guardava intensamente con uno strano ghigno stampato in faccia. Il suo sguardo diceva solo una cosa: vendetta.
<< Bella. Quanto tempo. Finalmente ci rivediamo >> disse sorridendo mostrando i suoi canini.
<< Victoria >> sussurrai come una stupida.
Ecco, quella era la mia morte. Quella vampira dai capelli rosso fuoco mi avrebbe strappato alla mia vita, ponendovi fine.
<< Sono passati anni. È anni che ti cerco, ma purtroppo non sono mai riuscita a trovarti. Vedo che sei tornata insieme al tuo vampiro, ma mi dispiace dirtelo tra poco non lo sarete più >> mi mostrò i canini facendoli brillare.
<< Bella! >> Edward si girò di scatto e fece per avvicinarsi, ma quando diede la schiena ai due vampiri questi gli saltarono addosso.
<< Edward! >> lanciai un urlo disperato.
No, non poteva morire, non poteva morire solo perché stava cercando di salvare me, nessuno dei Cullen sarebbe dovuto morire per causa mia. Speravo almeno che i Quileute si fossero salvati.
Nessuno doveva morire per causa mia. Assolutamente nessuno.
Edward cominciò a lottare con i due vampiri cercando di liberarsi.
Lo guardai battersi per la propria vita, dimenticandomi completamente di Victoria.
Mi sentii prendere per un braccio e lanciai un urlo.
Victoria mi mostrava i canini e li stava per affondare in me quando mi sentii strattonare e andai a sbattere contro qualcosa.
Sentii rompersi un vetro, sentii un forte odore di ruggine, qualcosa mi scorreva lungo il braccio, le gambe. Sangue. Ero ferita, il mio sangue stava sgorgando.
Un leggero dolore, un intorpidimento si impossessò di me.
Avevo gli occhi chiusi, troppo spaventata per aprirmi e rendermi conto di quello che era successo.
Dopo qualche minuto, vidi il buio. Ero svenuta.
 
 
Edward POV
Tutto stava accadendo troppo velocemente anche per me. Non avevo capito da dove fossero arrivati, da dove stessero arrivando.
Entravano un paio alla volta e da tutte le parti. Nascosi il più possibile Bella dietro il mio corpo sperando di riuscire a salvarla, ma venni aggredito da due vampiri e dovetti combattere con loro per ucciderli.
Ero concentrato su quello che stavo facendo, speravo che il mio compito sarebbe stato più semplice, ma quei due vampiri si dimostrarono più agili di quanto pensassi.
Improvvisamente mi resi conto che Victoria stava parlando con Bella, mi avvicinai e girai le spalle ai due vampiri. Pessima mossa, lo sapevo bene. Se fossi stato lucido non avrei mai fatto un gesto del genere, era come se mi consegnassi ai nemici per farmi uccidere.
Mi presero da dietro e mi attaccarono.
Mi dimenai, mi dibattei in ogni modo, ma quando sentii Bella lanciare un urlo alzai lo sguardo.
Victoria mostrava i canini verso Bella. La stava per uccidere.
Victoria stava per uccidere la mia Bella, l’amore della mia vita, la donna che avrebbe fatto parte della mia esistenza. No, non potevo permetterlo.
Bastò quello a farmi trovare una forza nuova.
In pochi secondi feci fuori i due vampiri che mi stavano addosso e mi lanciai contro Victoria.
Presi Bella e l’allontanai da Victoria.
Mostrai i denti, ruggii così forte che feci tremare i vetri.
Ero faccia a faccia con Victoria. La rossa a cui avevo ucciso il ragazzo che adesso reclamava la sua vendetta, ma non era quello che avrebbe avuto.
Aveva fatto un grosso errore a mettere le mani addosso a Bella, la mia Bella. Nessuno doveva permettersi di toccarla, soprattutto se aveva intenzione di farle del male.
Vederla così indifesa davanti allo sguardo di Victoria, vederla in quello stato mi aveva risvegliato.
Fu una battaglia dura con Victoria, fatta di colpi bassi, di passi di furbizia e di schifate.
Non fu affatto facile, ma si tradì da sola quando pensò alla mossa successiva. La anticipai, afferrandola per il collo e torcendoglielo.
Non la sentii più muoversi tra le mie mani e capii che fosse morta.
Feci vagare lo sguardo per la stanza e quello che trovai non fece altro che farmi rabbrividire: Bella era sdraiata per terra circondata migliaia di vetri rotti. Era ricoperta di sangue e non si muoveva. Mi avvicinai a lei sentendo che il battito era presente, ma non si muoveva, non dava segni di vita: era svenuta.
Era colpa mia, colpa mia se Bella si trovava in quello stato. L’avevo spinta troppo forte ed era andata a sbattere contro la vetrinetta che avevamo in salotto.
Sperai che non sarebbe morta, sperai con tutto me stesso che non avrebbe perso la vita.
Sentii Alice e Jasper gridare tra di loro e mi fiondai fuori di casa dove trovai la mia famiglia intenta ad uccidere gli ultimi vampiri.
Quando ebbero finito. Rimasero immobile ad osservare quello che c’era intorno a loro: corpi di vampiri morti, corpi di tanti vampiri morti.
Posarono lo sguardo su di me. Mi sentivo spaventato, terrorizzato.
Bella era moribonda sdraiata per terra.
<< Dite che è finita? >> chiese Emmett a tutti.
<< Sicuramente. Ormai è finita >> rispose Jasper.
Guardai mio padre che si stava osservando intorno.
<< Carlisle, ho bisogno di te. Bella è svenuta >> gli dissi quasi implorante.
<< Arrivo subito. >>
Si precipitò in casa seguito da me.
Non appena vide Bella cominciò subito a darle una visita veloce.
<< Vai a prendere la mia valigetta per favore, Edward. >>
<< Sta bene? Si riprenderà? >> gli chiesi preoccupato.
<< Vai a prendermi la valigetta >> mi ripeté dolcemente.
Salii le scale come un fulmine e tornai subito indietro, giusto in tempo per vedere Jasper che si caricava sulle spalle il corpo inerte di Victoria.
Si stavano organizzando per bruciare i corpi.
Carlisle rimase a visitare Bella per qualche minuto, fino a quando non alzò lo sguardo su di me.
Sembrava dispiaciuto e quello bastò per farmi spaventare.
Mi preparai al peggio.
<< Edward, Bella è svenuta. Ha preso una brutta botta e i tagli che ha sul corpo sono abbastanza grandi e profondi >> si prese una pausa.
<< Quindi? Guarirà? Si riprenderà? >> gli chiesi esasperato.
<< Ha perso troppo sangue. Devi trasformarla, oppure morirà. >>
Mi bloccai impietrito.
Dovevo… trasformarla. In quel momento.
L’avevo immaginata in modo diverso la sua trasformazione: lei sdraiata in un letto che mi porgeva il collo in modo che vi lasciassi il mio veleno. La immaginavo sdraiata nel suo letto a passare i momenti più difficile della sua trasformazione in un bel letto comodo.
Ma il destino sembrava non avere in serbo quello per lei.
<< Carlisle, io … io … non posso farlo >> sussurrai terrorizzato.
<< Edward, sì che puoi farlo. Devi farlo se non vuoi perderla. Non mi avevi mica detto che avevi intenzione di trasformarla comunque? Posso immaginare che non era esattamente questo quello che avresti immaginato per lei, ma, Edward, devi farlo. Vuoi vederla morire? Vuoi che muoia? Vuoi passare il resto della tua esistenza senza di lei? >>
Certo che non lo volevo. Non potevo assolutamente immaginare la mia esistenza senza di lei, era lei la mia esistenza, senza di lei sarebbe stato nulla. Non potevo lasciare che morisse, non potevo lasciarla morire in quel modo.
Dovevo salvarla, dovevo assolutamente farlo, ma ero all’altezza della situazione? Sarei riuscito a trattenermi e a non bere quel poco sangue che le rimaneva in corpo?
<< Carlisle, non so se riuscirò a trattenermi, se riuscirò solo a … >>
<< Edward, tu ce la farai. Non ti preoccupare. >>
Presi un profondo respiro e mi piegai sul collo di Bella.
Affondai i canini nel suo collo e sentii immediatamente il veleno fare breccia dalla mia bocca.
Ingerii una piccola quantità di sangue che ebbe l’effetto di farmi girare la testa. Era qualcosa di assolutamente dolce, inebriante, quasi quanto il suo profumo.
Ebbi il desiderio di berlo, di dissetarmi con quella prelibatezza che scorreva nelle vene della mia Bella, ma non appena mi resi conto del pensiero che avevo fatto mi diedi dello stupido. Non dovevo pensare al suo sapore, al sapore del suo sangue sulla mia lingua, di quanto fosse buono, se ci avessi solo pensato lei sarebbe morta.
No, dovevo concentrarmi, dovevo iniettarla abbastanza veleno da permettere che si attivasse la trasformazione. Non ero pronto per vederla soffrire per tre giorni, non ero assolutamente pronto, ma doveva succedere se volevo che si salvasse.
Mi sentii dare una piccola pacca sulla spalla da Carlisle e mi staccai dal collo di Bella.
Lo guardai e nel suo sguardo lessi tutto il conforto di cui avevo bisogno.
Mi aiutò a portare Bella nella mia camera da letto, dove la poggiai tra le lenzuola.
Sembrava così piccola e indifesa in quel letto enorme, vuoto.
I successivi tre giorni per lei sarebbero stati l’inferno, avrei pagato per poter mettermi al suo posto, ma non era possibile. L’unica cosa che potevo fare era rimanerle accanto e sperare che quei tre giorni sarebbero passati velocemente.

 

 

 

 

Buonasera! Scusate davvero per tutto, per il mese e passa di attesa, per il capitolo alquanto corto. Scusate, davvero tanto .
Quest’anno io e il mio pc non andiamo affatto d’accordo. Ho dovuto portarlo nuovamente a far aggiustare e purtroppo durante il mese di agosto ci sono anche le ferie di mezzo -.- Quindi immaginatevi. -.-
Avevo promesso di non fermare questa storia, ma sono stata costretta a farlo. Ho dovuto. Scusate sul serio.
Mi scuso anche per il capitolo abbastanza corto. Non è le solite pagine che ho scritto, ma questo è quello che è uscito scrivendo tutto lo stretto necessario.
Stupite? Edward è stato costretto a trasformare Bella. Avevo accennato in qualche capitolo che la sua trasformazione non sarebbe stata come se lo immaginava lei. Edward è stato costretto a farlo altrimenti sarebbe morta, diciamo anche per causa sua. Per salvarle la vita, Edward l’ha messa comunque in pericolo. Non è colpa sua, non vorrebbe trasformarla in quel modo, non vorrebbe farlo, ma è costretto a farlo se non vuole perderla.
Ve la immaginavate così la trasformazione di Bella? Se no, come la immaginavate?E la morte di Victoria?
Avviso che se c’è qualcosa di non chiaro su quello che è successo durante la battaglia verrà chiarito nel prossimo capitolo.
La storia è quasi giunta alla fine, penso che massimo 5 capitoli e la storia dovrebbe giungere alla fine.
Sapete cos’ho appena scoperto? Il 12 questa storia compierà un anno, quindi per festeggiare posterò quel giorno, sperando di potervi dare quanto meno un capitolo più lungo di questo e più decente. Vorrei farvi un altro regalo, ma sinceramente non so davvero cosa fare. Avete idee?
Ok, penso di essermi dilungata abbastanza con queste note finali.
Ringrazio tutte le persone che continuano ad aspettare questa storia e che continuano a leggerla, quelli che l’hanno inserita tra i preferiti, ricordati e seguiti. Grazie davvero di tutto a tutti *_*
Alla prossima ^_^
 

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Capitolo 29
*** Capitolo 29 ***


Capitolo 2








Buonasera!
Stranamente sono in ritardo -.- non siete stupite vero?
Ci vediamo nelle note finali dove vi spiegherò tutto.
Buona lettura ^_^ 

 

Capitolo 29

Edward POV
Cos’avevo fatto? Avevo davvero trasformato Bella rendendola come me? Era quello che volevo, avevo promesso di farlo, ma non avrei mai pensato che sarebbe successo in una circostanza simile.
Ed era solo colpa mia, mia e della mia stupidità. Avrei dovuto dosare la mia forza, spingere più lentamente Bella, ma non ce l’avevo fatta, in quel momento non avevo ragionato. Neanche una minima parte del mio cervello aveva ragionato, l’unica cosa che mi interessava era salvarla, impedire che quella rossa malefica le succhiasse il sangue facendola morire.
Non doveva nemmeno permettersi di metterle le mani addosso, aveva le mani sporche di morte e non doveva neanche azzardarsi ad allungare le mani. Purtroppo l’aveva fatto e non ci avevo più visto. Tutto il mio corpo aveva reagito d’istinto e per proteggere Bella, ma avevo dimenticato di lasciare collegato almeno un po’ il cervello. Troppa forza. Ero un vampiro, santo cielo, avrei dovuto sapere che la mia forza era devastante per un umano, che Bella non era ancora una vampira come me e che non avrebbe potuto resistere a qualsiasi cosa, ma per un secondo me l’ero dimenticato. Un secondo che le stava per costare la vita.
Cos’avrei fatto senza di lei? Come sarebbe stata la mia vita? Non riuscivo nemmeno ad immaginarla. All’inizio ero restio dal trasformarla, non volevo che diventasse come me, non sarei mai riuscito a sopportarlo e pensavo che lei avrebbe potuto cambiare idea su noi due, sulla nostra storia, ma parlando con lei, ascoltandola, sentendo che mi ripetesse sempre le stesse cose, capii e mi convinsi che era quello che realmente voleva. Chi ero io per oppormi? Non avrei mai potuto farlo dato che io stesso avrei voluto averla per sempre al mio fianco perché la mia esistenza senza di lei era nulla.
Dopo tutti i mesi passati a parlarne, dopo tutte le discussioni, le parole sparse al vento su quella faccenda, avevo dovuta trasformarla in quel modo. In quell’orribile modo.
Quale strano destino aveva potuto far succedere una cosa del genere? No, nessun destino. Era colpa mia. Colpa mia.
Infatti, Edward, colpa tua e della stupida cosa che sei. Se non fossi stato così forte, non l’avresti uccisa.
Ma non l’avresti nemmeno salvata.
1-0         per la mia voce interiore.
Stavo camminando avanti e indietro accanto al corpo di Bella che giaceva sul letto della mia camera. Camminavo come un disperato sperando di riuscire a fermare i sensi di colpa che cominciavano a nascere in me e ogni volta che guardavo il corpo di Bella mi sentivo un mostro, un mostro di quelli che dovrebbero rimanere chiusi in qualche gabbia.
Cos’ero? Perché dovevo essere in quel modo? Erano più di cent’anni che me lo domandavo, ma ora quella domanda continuava a frullarmi per la testa.
Carlisle avrebbe dovuto lasciarmi morire invece di salvarmi, avrebbe risparmiato tanta sofferenza a tutti, a Bella, a … .
Bella. Il solo immaginare di non poter scorgere il suo viso almeno una volta mi strinse lo stomaco, quello stomaco che avrebbe avuto bisogno di sangue, ma a cui non avevo intenzione di dare nulla. Non volevo lasciare la camera di Bella, non volevo lasciarla da sola, non riuscivo nemmeno a pensare di farlo.
Il mio stomaco, la mia sete, la mia gola che bruciava, erano niente in confronto a quello che Bella avrebbe cominciato a provare di lì a poco.
Stavo aspettando il momento in cui tutto sarebbe cominciato, anzi, mi stupii che quel momento non fosse ancora arrivato. Come mai ci stava mettendo tanto? E se non avesse funzionato? E se non avessi contagiato Bella?
Mi stavo già agitando e mi stavo preparando per chiamare Carlisle quando vidi Bella cominciare a muoversi convulsivamente.
Eccoci, ci siamo.
Il suo corpo tremava da cima a fondo. Tremava e sudava. Non ricordavo molto della mia trasformazione, di come avvenne, ma qualche ricordo di quello che provai nel periodo di transizione mi fecero trasalire.
La mia Bella stava passando tutto quel dolore. Non sarebbe sopravvissuta. Se non era morta a causa mia sarebbe morta per quello che stava provando in quel momento.
Mi sembrava di rivivere insieme a lei quei momenti. Un caldo infernale, le fiamme dell’inferno che ti avvolgo e tu che avresti solo voglia di spogliarti, di fare un bagno, di andare lontano magari in Alaska o al Polo Nord. Ma non puoi farlo, non sai dove sei, non puoi muoverti. Senti come se il tuo corpo non ti appartenesse, come se librassi nell’aria senza corpo, leggero, fluttuante.
Può sembrare una cosa piacevole, ma non lo è. Il tuo corpo brucia, prende fuoco, come succederà alla tua gola quando ti sveglierai e avrai voglia di bere sangue. Quello che vorresti bere è sangue umano, sangue che ti fa pulsare la gola e bruciare, sangue che scorre nelle vene delle persone che ti circondano.
Quel dolore lancinante che proverai ogni volta che qualcuno con un odore invitante arriverà al tuo fianco.
Dio, perché dovevo far passare tutta quella a sofferenza a Bella? Perché avevo dovuto trasformarla? Non ricordavo che fosse così, non ricordavo i particolari, ma vedendo il suo corpo muoversi e sentire la sua voce che ogni tanto si lamentava mi riportò a galla i ricordi.
Mi avvicinai al suo corpo e le tamponai la fronte con un panno umido sperando di farle abbassare la febbre, ma sapevo che non sarebbe servito a niente.
Il corpo di Bella prese a scuotersi sempre più velocemente, le sue urla diventarono sempre più forti e acute. Per fortuna abitavamo in mezzo ad un bosco altrimenti ci avrebbero presi per dei serial killer e chi avrebbe spiegato poi al capo Swan il motivo per cui la figlia gridava come un’ossessa? O per quale motivo il suo corpo fosse madido di sudore? O perché tremasse?
Alice aveva telefonato a Charlie chiedendogli se Bella poteva venire con noi un paio di giorni in campeggio. Sapendo quanto Charlie adorasse Alice la lasciai fare, le lasciai prendere ogni decisione. Mentre sorvegliavo sul corpo di Bella ascoltavo la conversazione attraverso il pensiero di Alice.
Non fu difficile convincerlo. Non avremmo avuto problemi per i prossimi giorni, fino a quando la trasformazione non sarebbe giunta al termine, ma dopo? Come avremmo fatto a spiegare tutto?  Charlie avrebbe sicuramente notato delle differenze in Bella, le avrebbe notate sicuramente e come avremmo potuto spiegargliele?
Era capitato tutto così, all’improvviso, dovevamo fare le cose con calma, dovevamo sposarci, dovevo trasformarla quando lei se la sarebbe sentita e non perché rischiava di morire se non l’avessi fatto. Tutto era andato a rotoli e non eravamo riusciti a preparare niente.
Continuavo a tenere il corpo di Bella fermo, cercando di darle un po’ di sollievo con un panno freddo sopra la testa, anche se sapevo serviva a ben poco.
Sentii bussare alla porta.
Chi è che rompe?
<< Edward? Sono Jacob, posso entrare? >> sembrava preoccupato, non avevo mai sentito quel suo tono di voce.
<< Entra pure. >>
Entrò lentamente. Scrutò me, poi il corpo di Bella e rimase a fissarlo. Vedevo lo stupore sul suo viso, la preoccupazione.
<< Lei si sta… il suo corpo sta … >>
<< Sì, si sta trasformando. Purtroppo non so come alleviarle il dolore, è impossibile >> guardai Bella affranto. Avrei davvero fatto di tutto pur di risparmiarle quello strazio.
<< Quanto dura? >>
<< Tre giorni. >>
Era rimasto vicino alla porta come se avesse paura di me.
<< Come mai sei venuto, Jake? >> gli chiesi guardandolo.
Lo vidi abbassare lo sguardo e guardarsi le scarpe.
Che cosa gli passava per la testa?
<< Volevo scusarmi, a nome mio e di tutta la tribù. Avremmo voluto darvi una mano qui, ma la riserva era attaccata, accerchiata. Abbiamo fatto una gran fatica per fermare tutti i vampiri, non è stato facile. Ci rimproveriamo solo il fatto di non essere potuti stare qua com’era da piano. Ci dispiace, Edward. È anche colpa nostra se Bella adesso è in quello stato. >>
Sul suo volto potei vedere tutto il rammarico per quello che era successo. Il problema è che si stavano prendendo delle colpe che loro non avevano.
<< Jake, non è assolutamente colpa vostra. Hanno creato un diversivo per allontanarvi. Non è colpa vostra se Bella adesso si trova in questo letto scossa da capo a piedi. È solo … è solo colpa mia, Jake. Di nessun altro. Volendola salvare l’ho spinta troppo forte e l’ho quasi fatta morire. O le lasciavo esalare l’ultimo respiro oppure facevo quello che ho fatto. Mi è sembrata la soluzione migliore. Era quello che anche lei voleva, ne avevamo parlato, ma non doveva andare così. È solo … solo colpa mia. Di nessun altro. >>
Era la prima volta che dicevo i miei pensieri ad alta voce, non ne avevo nemmeno parlato con i miei fratelli, benché non li avessi quasi mai visti da quando ero chiuso in quella stanza con Bella. L’unico della famiglia che avevo visto era stato Carlisle che mi aveva spiegato un po’ cosa fare, per il resto gli altri si erano dissolti. Probabilmente sapevano che avevo bisogno di pensare, di stare da solo, di schiarirmi le idee.
<< Non dire sciocchezze. Non è colpa tua, lo sai bene. Volevi proteggerla e non hai saputo controllarti. Probabilmente sarebbe successo anche se ci fossi stato io al tuo posto. Nei momenti di rabbia non sappiamo dosare la nostra forza, ma è normale. Non ti devi rimproverare. Alla fine era quello che voleva, no? >> mi disse facendo un piccolo sorriso.
<< Sì, ma non doveva succedere in questo modo. Non così, sinceramente l’avevo immaginato diversamente >> sbuffai.
<< Edward, lo so, ma cosa preferivi fare? Lasciarla andare? Perderla? Penso che la prospettiva non fosse delle migliori. >>
Lo guardai un attimo negli occhi. Sapevo che aveva ragione, ero arrivato alle sue stesse conclusioni, ma non riuscivo a capacitarmi di quello che era successo, soprattutto perché continuavo a pensare che fosse colpa mia. Tutta mia.
Rimanemmo a parlare ancora di quello che era successo alla radura. Appena arrivato Jake aveva trovato tutti i suoi compagni accerchiati. Ce n’erano talmente tanti che ogni licantropo aveva tre o quattro avversari a cui tenere testa. Non erano riusciti ad arrivare prima perché quei vampiri erano forti, troppo. Sicuramente erano vampiri neonati.
Dal suo racconto mi sorsero delle domande: come aveva fatto Victoria a trovarne così tanti? Come aveva capito che noi e i licantropi stavamo collaborando? Che ci spiassero senza che noi ce ne rendessimo conto? Volevo sapere cos’era successo. Avevo così tante domande in testa a cui non avrei mai avuto risposta. Erano morti tutti, Victoria compresa, e non avrei mai potuto sapere come erano andate davvero le cose. Dovevo abituarmi all’idea di non sapere la verità, ma non sarebbe stato un problema.
L’unica cosa che mi interessava in quel momento, era che Bella stesse meglio, che si riprendesse.
 
* * * * *
I giorni passarono, ma furono terribili. Più il tempo passava e più il corpo di Bella tremava, sudava e lei gridava. Gridava con tutto il fiato che aveva in gola.
Era uno strazio per me vederla in quel modo.
Non uscii mai dalla stanza, rimasi tutto il tempo rinchiuso, con lei, a vegliare sul suo corpo, sulla mia amata, su di lei. Non osavo immaginare che cos’avrei potuto fare se le fosse successo qualcosa mentre ero via. Qualsiasi cosa poteva succedere anche se lei stava subendo la sua trasformazione.
Non ero per niente tranquillo, anzi, ad ogni minimo rumore scattavo. Avevo paura che il peggio non fosse passato, che ci fossero altri vampiri rimasti che ci avrebbero attaccato da un momento all’altro, ma così non avvenne. Per fortuna.
Con il passare dei giorni i miei famigliari si convinsero a venirmi a trovare in camera. Ognuno voleva raccontarmi com’era andata la cosa, perché si erano allontanati da Bella e me e ci avessero lasciati da soli.
Quelli che si sentivano un po’ più in colpa erano Jasper e Alice, anche se non ne avevano motivo. Loro avevano fatto quello che dovevano fare. Andarono fuori, dove la situazione era già insostenibile all’inizio, non potevano immaginare quello che sarebbe successo successivamente, dentro in casa. Nessuno poteva immaginarlo e non mi sembrava giusto che qualcuno si incolpasse, qualcuno che non fossi io ovviamente.
Mi sentivo sempre più in colpa, mi sentivo quello che aveva sbagliato, quello che aveva cambiato la vita della propria ragazza così, all’improvviso, per un suo stupido errore.
Durante i momenti passati con i miei famigliari mi sfogai raccontando a tutti quello che pensavo. Ero talmente stanco, provato, assetato, che non avevo nemmeno più la forza di tenere nascoste le cose.
Tutta la mia famiglia era d’accordo: io non avevo nessuna colpa, io mi ero solo dovuto adeguare alle conseguenze di quello che era successo.
In un certo senso avevano ragione, ma non ero io quello che mi dovevo adeguare, ma bensì Bella. Lei era quella che si sarebbe trovata la vita stravolta non appena si sarebbe svegliata.
Aspettavo quel momento in grazia. Volevo sapere come l’avrebbe presa, cosa aveva passato, che cosa provava per me dopo quello che avevo fatto, se mi avrebbe amato ancora, ma volevo anche vedere come sarebbe stata da vampira, come sarebbe stato bello poter passare tutto il resto della nostra vita insieme, per sempre. Già immaginavo i momenti felici, già ci vedevo sposati, all’altare. Ormai nella mia testa la mia vita era stata tutta segnata, preparata, scritta. Era qualcosa di stupendo. Era stupendo solo perché avrei vissuto con lei, per sempre.
Mi resi conto che la trasformazione fosse giunta ormai alla fine quando Bella smise di urlare, il suo corpo si tranquillizzò e tutto quello che c’era intorno a me era pace, un’immensa pace.
Si sarebbe risvegliata presto, anche se non sapevo bene quando.
Aspettavo quel momento con trepidazione.
Mi persi a guardare il suo viso, i suoi lineamenti, non mi sembrava così diversa, non mi sembrava che in lei fosse cambiato niente, era sempre la solita Bella.
La vidi aprire un occhio e poi l’altro, puntandolo su di  me. Spalancò gli occhi come frastornata da qualcosa che stava vedendo.
<< E-Edward? >> mi chiese titubante?
<< Sì, amore, sono io >> le sorrisi leggermente spaventato da quello che sarebbe potuto succedere.
<< Edward, io … ti vedo. Ti vedo sul serio. >>
 
 
Bella POV
Non sapevo cos’era l’inferno. Non sapevo esattamente come fosse e cosa c’era al suo interno. Avevo solo letto qualche descrizione in qualche libro di letteratura, ma nulla di più.
Lo immaginavo rosso, circondato da fiamme, da gente che andava in giro con il forcone in mano e un paio di corna sulla testa, delle specie di Lucifero in mignatura.
Immaginavo un luogo in cui faceva un caldo bestiale, in cui mai e poi mai avrei voluto viverci.
Sì, lo immaginavo, ma provarlo fu qualcosa di completamente diverso, di sconvolgente.
Tutto intorno non c’erano fiamme o il color rosso, ero avvolta dal nero, dal nero del petrolio, dal nero invalicabile e che rende tutto e tutti invisibili. Ero circondata dal nulla, non c’era niente intorno a me.
Ma qualcosa in me c’era. Un enorme fuoco che mi sconvolgeva dentro, che mi scaldava il corpo mandandolo completamente in fiamme.
Mi sentivo sudare, tremare, da quanto caldo faceva sentivo dolore. Dolore al corpo in nessuna zona precisa, da tutte le parti.
Un dolore lancinante che mi invadeva anche le ossa, che mi entrava dentro, mi sembrava di essere stata capovolta come un calzino.
Cosa stava succedendo? Dove mi trovavo? Cos’era quel dolore lancinante che provavo in tutto il corpo.
Non ricordavo assolutamente niente, non riuscivo a ricordare niente, l’unica cosa che il mio corpo riusciva a percepire era il dolore che lo percorreva da cima a fondo.
Non so quanto tempo questo dolore durò, mi rendevo solo conto che andava aumentando, sempre di più, pensai che sarei morta di lì a poco se continuava così, invece, improvvisamente, cessò.
Com’era arrivato improvvisamente se ne andò.
Rimasi avvolta dal silenzio, dal buio totale. Nessun rumore, nessuna persona, neanche un pensiero. Sembravo in catalessi, il corpo completamente addormentato, assente, e la mente sparita chissà dove nei meandri della mia testa.
Non avevo più la capacità di muovere il mio corpo, mi sentivo intorpidita da qualcosa, come se fossi rimasta seduta tanto tempo sul piede e mi fossero venute le formiche. Era qualcosa di assolutamente paralizzante.
Quando riuscii a muovermi, aprii un ‘occhio.
Per un attimo il pensiero di essere morta mi era passato per la testa mentre stavo provando l’inferno, ma quando, aprendo gli occhi, mi trovai davanti il viso di Edward pensai di essere in paradiso, assolutamente.
Mi stava guardando preoccupato con quei suoi occhi dorati, la mascella contratta e lo sguardo serio. Perché mi guardava in quel modo? Dove mi trovavo?
Aspetta, un attimo.
Aprii l’altro occhio e lo spalancai. Riuscivo a vedere ogni minimo dettaglio di Edward, anche piccolo particolari che non ero mai riuscita a vedere.
Sembrava ancora più bello di quanto lo ricordassi. I colori erano amplificati, i dettagli, l’immagine di Edward era ancora più definita. Tutto sembrava migliore, ma come mai?
<< E-Edward? >> di chi era quella voce cristallina? Non era la mia, ma chi aveva parlato? Nella stanza non c’era nessuno oltre a me e a lui.
Mi stupii di quanto la mia voce sembrasse diversa, di quanto mi sentissi diversa. Sentivo che in me qualcosa era cambiato, ma cosa?
<< Sì, amore, sono io >> mi sorrise leggermente, ma vidi che qualcosa in lui era diverso.
<< Edward, io … ti vedo. Ti vedo sul serio. >>
Mi resi conto che nonostante stessi guardando Edward io mi fossi accorta di tutto quello che mi circondava, mi ero anche accorta dell’uccellino che cinguettava a qualche centinaio di metri di distanza dalla casa.
Un profumo fruttato mi arrivò alle narici e pensai fosse quello di Edward, era sicuramente il suo, ma più intenso, più … più penetrante.
<< Bella? Sei sveglia? Stai bene? >> mi chiese preoccupato avvicinandosi a me.
<< Certo che sto bene, perché non dovrei? >> gli sorrisi, ma mi sentivo ancora scombussolata per il suono della mia voce. Era più chiara, più nitida, non aveva niente a che fare con la voce sgraziata che sentivo di solito.
<< Bella, è successa una cosa … >> abbassò la testa in fare colpevole e mi chiesi che cosa fosse capitato.
Cercai di alzarmi leggermente dal letto, ma mi girò per un secondo la testa. Immediatamente Edward mi si fece ancora più vicino e mi tenne sdraiata sul letto.
<< No, non ti alzare, non sei ancora abituata al tuo nuovo corpo. >>
Lo guardai per un secondo interrogativa, ma vedendo che abbassasse la testa compresi appieno.
<< Mi hai trasformata? >> gli domandai senza tentennamenti.
Lo vedi annuire leggermente.
Rimasi impietrita, paralizzata. Ero… ero una vampira. Io, Isabella Swan, ero diventata una vampira.
Nonostante il mio cervello, il mio nuovo cervello continuasse a girare a mille all’ora, io non riuscivo a proferire parola, non sapevo cosa dire, ero paralizzata. Mille pensieri in testa, ma neanche un briciolo di forza per dire qualcosa.
<< Lo so, lo so che ho sbagliato a farlo, ma dovevo farlo, lo capisci? Se non l’avessi fatto ti avrei perso e io non ho potuto immaginare la mia esistenza senza di te. Non sai quanto mi sono maledetto in questi tre giorni per quello che ho fatto, ma mi sono sentito costretto. È un pensiero egoistico, l’ho fatto solo per me, perché non riuscivo ad immaginare la mia vita senza di te. Avrei dovuto pensare a te, avrei dovuto pensare alla tua… >>
<< Hey, hey, calmati un secondo, Edward. È tutto a posto. Ne avevamo parlato, ricordi? Ti avevo già spiegato in tutti i modi che era quello che volevo, che è quello che ho sempre voluto. Ho cercato di farti capire che io fossi sicura di questo passo, e va bene così. Sono diventata quello che volevo, no? Volevo essere come te, vivere con te per il resto della mia vita e adesso potrò farlo >> gli sorrisi dolcemente e potei scorgere nel suo sguardo tutto l’amore che provava nei miei confronti.
<< Ma non volevo che andasse così, non volevo trasformarti per questo stupido motivo. Sarebbe dovuto essere diverso, non sarebbero dovute andare così le cose >> sbuffò sonoramente e abbassò lo sguardo.
Mi misi a sedere senza più giramenti di testa, gli presi il mento tra le mani e gli alzai il viso. Incontrai i suoi occhi dorati, quegli occhi dorati che da umana avevo amato, ma che da vampira amavo ancora di più. Erano così luminosi, penetranti, sembravano scrutarmi dentro ancora più di quello che avevano sempre fatto.
<< Non devi colpevolizzarti per niente, Edward. È andata com’è andata e tu mi hai salvato la vita, ti devo molto. Troppo. Ma adesso ho tutta l’eternità per poterti ripagare, in molti modi >> finii la frase con fare malizioso e mi stupii del fatto che non mi sentissi goffa come al solito, mi sentivo seducente in qualche modo.
Vidi i suoi occhi scintillare e sorridere maliziosi.
Mi osservò le labbra per un po’ di tempo quasi studiandole, io rimasi ad ammirare il suo viso, a memorizzare quei nuovi dettagli che i miei occhi riuscivano a percepire.
Mi sporsi leggermente verso il suo viso volendo far combaciare le nostre labbra. Se tutto era amplificato, tutto migliore, come sarebbe stato baciarlo?
Le nostre labbra si sfiorarono lentamente stringendomi lo stomaco, il suo sapore mi stava facendo girare la testa. Cercai un contatto più profondo con lui, assaporai le sue labbra con la mia lingua, le leccai fino a quando con un gemito Edward non schiuse le sue labbra e le nostre lingue non si incontrarono e cominciarono nuovamente a conoscersi.
Mi sembrava che stessi baciando Edward per la mia volta, le emozioni, le sensazioni, tutto era nuovo, tutto era amplificato rispetto a come era una volta. Potevo percepire ogni mio cambiamento, ma anche quello che accadeva a lui. Potevo sentire il suo sapore, il suo profumo mandarmi completamente fuori di testa.
Ero concentrata e presa dal bacio con Edward, ma nonostante quello continuavo ad avere un contatto con la realtà, continuavo a sentire tutto quello che ci circondava.
Ci staccammo e Edward appoggiò la fronte contro la mia.
Per la prima volta non avevo il respiro affannoso o il battito accelerato, le guancie non erano rosse, anche se io internamente mi sentivo andare a fuoco. Tutto in me era diverso, anche le reazioni a quello che stava succedendo.
<< Non puoi nemmeno immaginare quanto mi sia mancato baciarti >> sussurrò lasciandomi un bacio sul naso.
Sorrisi.
<< Io è come se ti avessi baciato per la prima volta, non mi avevi mai detto che è così sconvolgente. >>
<< È qualcosa che non si riesce a spiegare, bisogna provarlo. >>
<< Giusto, hai ragione >> lo baciai nuovamente.
<< Comunque, mi vorresti spiegare che cosa è successo? >>
Si staccò da me abbassando lo sguardo.
<< Edward, ti prego. Voglio sapere. >>
<< Che cosa ricordi per ultimo? >>
<< Ricordo che dei vampiri ci hanno attaccato, ma non ricordo molto altro, sembra tutto sfocato. Ho come la sensazione che quegli istanti sia andati sempre più veloci. >>
Sbuffò leggermente e poi cominciò a parlare << Dei vampiri ci hanno attaccato. Emmett, Rose e gli altri stavano cercando di tenerli il più lontano possibile dall’interno della casa, ma qualcuno è sfuggito al loro controllo. Hanno cominciato ad entrare, volevano attaccarti, attaccarci. Mi sono allontanato da te quel giusto che bastava per proteggerti e per non farti toccare da nessuno, ma in quel momento non ricordavo un dettaglio importante: eravamo vicini alla porta del garage. È da lì che è entrata Victoria che ti si è avvicinata. Troppo preso a cercare di proteggerti da quei vampiri che mi si erano parati davanti, mi ero dimenticato di quel dettaglio importante. Così ti si è avvicinata e quando ho visto che ti stava per toccare o cercare ti allontanarti, ma sono stato subito preso dai vampiri. Mi sono divincolato, ho lottato perché volevo salvarti. Victoria ti stava per uccidere quando sono riuscito a liberarmi, mi sono avvicinato e ti ho spinto via. L’ho fatto troppo forte a quanto pare perché quando ho distrutto Victoria e ti ho raggiunto, eri in fin di vita. Avevi perso troppo sangue, se non ti avessi trasformato saresti morta. Lì, in salotto.
<< Non volevo farlo, ma sono stato costretto a farlo. Non volevo perderti, non riuscivo ad immaginare la mia vita senza di te e in quel momento mi sembrava la cosa migliore. Ma non doveva succedere tutto così in fretta, avremmo dovuto andare con calma, parlare e cercare di capire come potessimo mettere le cose a posto con Charlie, con tua madre. Adesso come faremo? Non puoi sparire improvvisamente, non puoi smettere di cercarli e di chiamarli. Come possiamo spiegare perché sei diversa? Perché sei ancora più bella di quanto lo fossi prima? Perché i tuoi occhi sono dorati, o neri, e non più di quel marrone cioccolato che li caratterizzavano? È andato tutto a rotoli, tutto è sbagliato ed è solo colpa mia. Se solo ti avessi spinto con meno forza, se solo fossi stato attento non sarebbe successo niente di tutto questo. >>
Si sedette meglio sul letto e si prese la testa fra le mani.
Mi avvicinai a lui.
<< Certo che tu ti prendi troppe colpe, ti addossi sempre colpe che non hai e ti fai troppi problemi. Edward, va bene così, era quello che volevo, che volevamo, no? Perché farne una tragedia. Ok, stavo per morire. Ok, sarà un problema spiegare ai miei genitori perché sono cambiata, ma non è la fine del mondo, lo sai? Capisco se l’avessi fatto contro la mia volontà, se io non ero d’accordo, ma ne abbiamo parlato, ci siamo chiariti varie volte e questo, quello che sono, è quello che ho sempre voluto essere, quindi ti prego, smettila di fare il martire. >>
<< Io non faccio il martire >> mi guardò scioccato.
<< Ah no? A me sembra tanto di sì. Vuoi sempre addossarti colpe che non hai. Stai tranquillo, Edward, e cerca di vivere un po’ più tranquillo. E poi guarda il lato positivo, adesso non dovrai più preoccuparti che io mi faccia del male o che cada come una stupida da qualche parte, non devi più proteggermi. Non lo trovi un lato positivo? >> ridacchiai leggermente.
Mi guardò malissimo per poi salire completamente sul mio corpo e schiacciarmi contro il materasso.
<< Io continuerò a proteggerti comunque, chiaro? >> sussurrò a pochi centimetri da me sconvolgendomi.
<< Sì, chiaro. >>
<< Mi mancherà il fatto di non poterti più vedere arrossire, eri così adorabile quando lo facevi >> mi baciò lentamente.
Edward mi conosceva a fondo, sapeva che quel suo gesto una volta mi avrebbe imbarazzato e fatto arrossire, ma ora non era più così, sarebbe stato tutto diverso. Avrebbe dovuto imparare a conoscermi di nuovo.
Lo spinsi via.
<< Ahi, mi hai fatto male >> disse toccandosi il petto.
Ridacchiai.
<< Dovrai stare attento adesso, io sono più forte di te. Ricordatelo. >>
Mi alzai dal letto e andai in bagno.
Ero curiosa di vedermi, di scorgere come fossi diventata, cambiata.
<< Dove stai andando? >> mi chiese curioso Edward.
<< Voglio vedere come sono diventata. >>
<< Sei ancora più stupenda di quanto lo fossi prima >> mi abbracciò da dietro e mi lasciò un bacio sul collo.
<< Non credo proprio. >>
Spalancai la porta del bagno e rimasi a bocca aperta. Ferma.
Davanti a me, riflessa nello specchio c’era una giovane donna, una giovane vampira con lunghi capelli ondulati castani, un viso perfetto, quasi di porcellana. Il corpo non era cambiata di una virgola, ma ai miei occhi era tutto diverso, ero più eterea, più bella, più raggiante, emanavo una strana aura che mi rendeva splendente.
Mi avvicinai e rimasi a fissare le miei iridi rosse. Incutevano terrore. La gola improvvisamente cominciò a bruciare.
<< Edward, credo di avere un po’ fame >> lo guardai attraverso lo specchio.
<< Allora, andiamo a caccia. Ho leggermente fame anch’io. >>
<< Forse è meglio se prima facciamo una riunione di famiglia, che ne dici? >> mi girai a guardarlo.
<< Sì, forse è meglio. Ti stanno tutti aspettando. >>
<< Li sento, Edward. Li sento. >>
Uscii dalla stanza pronta a trovarmi davanti tutta la famiglia Cullen, le persone che avrebbero fatto parte della mia vita per l’eternità.
Quanto mi piaceva ripetere la parola eternità, suonava bene. Fin troppo.
 

 

 

 

 

 

Buonasera! Ormai non so più come farmi perdonare per il ritardo. Sono davvero imperdonabile, ma ormai è iniziata la scuola e mi sta già uccidendo. Perché sono finite le vacanze? =( Penso che molte di voi se lo staranno chiedendo, soprattutto quelle che vanno a scuola.
Prima di parlare del capitolo meglio che vi avvisi subito che non so quando posterò il prossimo capitolo, quando riuscirò a scrivere, ma sappiate che cercherò di fare il possibile per farlo. Mancano pochi capitoli alla fine e voglio cercare, e provare, a non farvi attendere troppo la fine. Siete felici di saperlo? Almeno per un po’ non mi avrete tra le scatole, anche se ho in ballo anche un’altra storia. xD
Comunque, tornando a parlare del capitolo. Devo dire che mi è piaciuto scriverlo, davvero molto. Come al solito Edward è uno che si fa un sacco di pippe mentali e ovviamente anche per il fatto che ha trasformato Bella se ne fa parecchie.
Continua a darsi la colpa per tutto, che se si fosse controllato sarebbe andata diversamente, ma non ha pensato al fatto che forse Bella sarebbe stata uccisa da qualche vampiro neonato mentre lui cercava di uccidere Victoria.
Nel suo POV ho cercato di chiarire un po’ cos’è successo nella piccola battaglia, se posso chiamarla così. Spero che sia tutto chiaro, altrimenti chiedete pure, non fatevi problemi =)
Bella finalmente si sveglia, si ritrova vampira, un nuovo corpo, nuove sensazioni, deve affrontare un Edward sempre più insicuro, cambierà mai con il tempo?
Nel prossimo capitolo l’incontro con la famiglia Cullen e il primo pranzo!  xD
Come vi ho già detto prima, siamo quasi in dirittura d’arrivo, manca davvero poco. Cercherò di fare di tutto per finirla velocemente e non farvi attendere troppo, spero solo che voi avrete la pazienza di aspettarmi per dare l’ultimo saluto a Edward e Bella e a tutti i Cullen.
Alle vostre recensioni risponderò più tardi, o in questi giorni, ma state pur sicure che una risposta arriverà. =)
Ringrazio davvero tutte le persone che nonostante tutto continuano a seguire la storia, a leggerla, a recensirla. Davvero, davvero grazie.
Spero di leggere le vostre opinioni.
Alla prossima ^_^

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Capitolo 30
*** Capitolo 30 ***


Capitolo 2








Buon pomeriggio! *Entra in punta di piedi sperando che nessuna voglia ucciderla e sia già armata*
Lo so, sono in un terribile ritardo, sono più di due mesi che non pubblico questa storia e non potete nemmeno immaginare quanto mi dispiaccia, ma ho deciso di trattenere le mie parole per lasciarvi alla lettura del nuovo capitolo.
Mi raccomando, vorrei che leggeste le note finali.
Buona lettura ^_^ 

 

Capitolo 30

Bella POV
Quando scendemmo le scale mi ritrovai davanti tutta la famiglia Cullen davanti a me che mi sorrideva. Erano così raggianti, così sorridenti che mi fecero quasi venire le lacrime agli occhi, se avessi potuto piangere l’avrei fatto.
Mi guardavano con così tanta tenerezza che mi si stringeva il cuore. Tutti, Alice, Emmett, Rose, Carlisle, Esme mi guardavano con uno sguardo strano, l’unico che sorrideva quasi impercettibilmente era Jasper che rimaneva sempre nella sua tranquillità.
La prima a raggiungermi fu Alice che mi abbracciò con slancio. Se mi avesse abbracciato in quel modo quando ero un’umana, mi avrebbe di sicuro sbattuto a terra, ma da vampira non vacillai minimamente.
Internamente, esultai per quel fatto. Non sarei più stata goffa o impacciata, anzi, sarei stata sicura di me stessa e aggraziata, qualità che avrei voluto sempre avere, ma che purtroppo mi mancavano.
<< Come stai? >> mi chiese Alice tutta contenta.
<< Un po’ frastornata, ma bene. >>
Uno ad uno tutta la famiglia Cullen venne ad abbracciarmi, tutti che mi dicevano qualche frase di conforto, Jasper si scusò anche. Era l’unico che continuava ad incolparsi per quello che mi era successo, gli altri cercavano di non pensarci e di andare avanti, ormai quello che era successo faceva parte del passato.
<< Allora, come ci si sente da vampira? >> mi chiese Emmett sorridendo.
<< Mi sento forte, invincibile, potente >> lo guardai sorridendo.
<< Be’, piano con le parole Bella, il più forte fino a prova contraria qua sono io, quindi non esagerare troppo. >>
<< Vogliamo provare chi è il più forte? >> lo stuzzicai.
Lo vidi rimanere senza parole, ma poi si aprì in un sorriso.
<< Quando vuoi, Bellina. Quando vuoi, basta dirlo. >>
Cominciavamo assolutamente bene, era da nemmeno un’ora che ero sveglia e stavo già cercando di dimostrare quanto fossi forte. Se ne sarebbero viste delle belle, di sicuro.
<< Emmett, datti una calmata, falla abituare al suo corpo e poi vedremo, ok? >> gli disse Edward stringendomi per la vita.
<< Che c’è, Edward, paura che la tua Bellina si faccia del male? >>
<< Se dovessi farle del male stai pure sicuro che te la farei pagare >> Edward ringhiò facendomi prendere paura.
<< Ok, ragazzi, datevi una calma. Per adesso Emmett e Bella non faranno niente di stupido, quindi non succederà niente a nessuno e nessuno dovrà pagarla. Ci siamo capiti? >> Carlisle fece subito sentire la sua autorità e tutti tornammo tranquilli.
<< Che ne dite se ce ne andiamo tutti insieme a caccia? >> propose Rose.
<< Io direi che ci sto, ho leggermente fame >> le rispose Emmett toccandosi lo stomaco.
<< Chissà perché, ma non mi stupisco. >>
Scoppiammo tutti a ridere. Una risata generale e di massa, che continuò per un po’ mentre Emmett faceva l’offeso.
Uscimmo tutti sotto il portico e ci fermammo a guardare il bosco.
In mezzo a quegli alberi correva e scalpitava quello che sarebbe stato il mio pasto da quel momento all’eternità. Ero eccitata, curiosa di sapere come sarebbe stato, cosa avrei provato, cosa avrebbe provato il mio corpo a quel sapore nuovo.
Esternamente ero calma, ma internamente stavo scalpitando, non vedevo l’ora di lanciarmi a tutta velocità e andare a raggiungere la mia preda.
<< Andiamo? >> chiesi impaziente.
<< Impaziente, ragazzina? >> Emmett era alquanto divertito.
<< Non puoi immaginare nemmeno quanto. >>
<< Allora andiamo. >>
Non fece nemmeno in tempo a finire la frase che tutti eravamo già partiti e correvamo per il bosco.
Edward se ne stava vicino a me che mi teneva d’occhio, ma volevo sentirmi libera, per una volta, finalmente. Libera di correre per il bosco, di gustarmi le meraviglie della terra senza aver bisogno di sforzarmi troppo. Mi sentivo forte, potente e volevo gustarmelo fino in fondo.
Accelerai, ma subito Edward mi fu vicino.
Continuammo a correre e a superarci, facendo una specie di sfida, ma quando lo sentii fermarsi, mi fermai anch’io.
<< Edward, c’è qualcosa che è più veloce di te, a quanto pare >> rise divertito Emmett.
<< Non esageriamo. Non ho dato il mio massimo. >>
Emmett scoppiò a ridere selvaggiamente.
<< Concentriamoci, ragazzi, c’è qualcuno qui, che è in attesa di avere la sua prima lezione >> Carlisle mi guardò sorridendo.
Sì, volevo avere la mia lezione e subito, avevo fame, tanta fame e non vedevo l’ora di sapere come mi sarei sentita non appena avessi bevuto il sangue di qualche animale.
Edward mi si avvicinò immediatamente.
<< Noi intanto andiamo, ci vediamo qui >> disse Carlisle ad Edward che annuì.
Tutti se ne andarono, lasciandoci soli in mezzo al bosco.
<< Come mai se ne sono andati? >>
<< Abbiamo bisogno di un po’ di privacy. Devi concentrarti le prime volte e magari la loro presenza può disturbarti. >
Gli sorrisi leggermente.
<< Dimmi cosa devo fare. >>
Scosse la testa e poi diventò improvvisamente serio.
<< Chiudi gli occhi. Amplifica i sensi. Concentrati solo sull’olfatto. Capta tutti gli odori. Tra questi ce ne sarà uno che ti colpirà più di tutti. Seguilo, tienilo a mente. Focalizza la preda e poi lanciati all’attacco, cercando di fare il minimo rumore possibile e… >>
Non lo lasciai finire. Avevo già sentito la mia preda e non volevo aspettare un minuto di più. Era a qualche chilometro di distanza da noi e aveva un profumo così invitante. Sentivo il cuore pulsare e pompare il sangue in tutto il corpo.
Corsi, pronta ad attaccare quell’animale che mi allettava così tanto.
Mi fermai a poca di stanza da lui, conscia che non mi avesse sentito. Lo osservai. Era uno stupendo alce dal manto scuro. Se fossi stata umana mi sarebbe dispiaciuto, era così carino, ma in quel momento non riuscivo a ragionare lucidamente. L’unica cosa che aveva in mente era l’odore del suo sangue e nelle orecchie il martellare del suo cuore.
Attesi ancora e poi mi fiondai su di lui, mostrando i denti e mettendoglieli nel collo.
Cercò di dibattersi, di liberarsi, opponeva resistenza, ma io ero molto più forte di lui, decisamente molto più forte.
Non appena bucai la sua pelle, il sangue mi inondò la gola facendomi fare un verso strano. Lo sentivo scendere giù, fino allo stomaco. Non solo quell’alce aveva un odore sublime, ma il gusto era qualcosa di senza parole.
Sentivo che mi dissetava, che mi nutriva, che mi ridava vita. Finalmente riuscivo a mettere qualcosa sotto i denti.
Bevvi ogni litro del suo sangue, gustandomelo fino all’ultima goccia.
Quando ebbi finito mi alzai, mi girai e mi passai la lingua sui denti e sulle labbra.
Edward mi guardava appoggiato ad un albero con uno sguardo strano.
<< Che c’è? >> gli chiesi non appena gli fui vicino.
<< Sembra quasi che tu sia nata per cacciare. Non hai fatto nessunissima fatica e non ti sei nemmeno sporcata di sangue. Io la mia prima volta ne ero completamente sporco >> mi guarda con ammirazione, quasi adorazione.
<< Te l’ho detto che questo era la mia vera natura. >>
Scosse il capo.
Gli portai le braccia al collo e lui posò le mani sulla mia vita.
<< Devo confessarti una cosa >> sussurrò suadente.
<< Cosa? >> gli chiesi maliziosa.
<< Mi eccita da morire vederti cacciare >> mi morse leggermente il collo facendomi mugugnare.
<< Vorrà dire che troverò qualche altra preda allora. >>
Gli baciai le labbra e poi gli diedi le spalle.
Chiusi leggermente gli occhi e immediatamente tutti gli odori che mi circondavano mi stordirono.
Localizzai lo stesso profumo che avevo sentito prima e cominciai a correre.
Arrivai dalla mia preda, ero quasi pronta ad attaccare, stavo solo aspettando il momento giusto.
Edward era dietro di me che mi osservava, sentivo la sua presenza anche se non aveva fatto il minimo rumore.
Mi preparai ad attaccare quando un profumo mi invase le narici e mi fece girare di scatto.
Non feci nemmeno in tempo a pensare di partire che avevo già cominciato a correre.
Dovevo sapere a chi apparteneva quell’odore così speziato e gustoso, immaginavo già di sentire il sapore di quel sangue nella mia gola.
Corsi, corsi, pensando solo a quel profumo, a quel sangue che stava aspettando solo me.
In lontananza vidi un uomo che era in cerca di legna. Un uomo, in quel momento non mi era nemmeno scattato il campanello d’allarme, sapevo solo che dovevo provare quel sangue.
A qualche centinaio di metri di distanza, Edward riuscì a fermarmi con non poca fatica.
<< Bella! Bella, calmati, fermati! È un umano >> ma era come se non lo sentissi, il predatore che era in me si era svegliato e non sapevo più come spegnerlo.
Per fortuna l’uomo si avviò verso la casa, a pochi passi di distanza, da dove uscirono due bambini che correvano.
Non appena vidi quei due bambini corrergli incontro, ripresi il controllo di me stessa.
Se avesse potuto piangere l’avrei fatto, per la disperazione. Che cosa stavo per fare? Stavo per uccidere un uomo, avrei voluto uccidere il padre di quei poveri bambini senza alcuna pietà.
<< Che cosa stavo facendo, Edward? >> gli chiesi in tono disperato.
<< L’importante è che tu non l’abbia fatto, ok? Adesso calmati. Tutti abbiamo avuto la tentazione di uccidere degli umani, c’è anche chi l’ha fatto  >> mi abbracciò.
Alzai lo sguardo su di lui e lo fissai.
<< Non voglio mai uccidere una persona innocente, ok? Se dovesse succedere, fermarmi come hai fatto adesso. Ti prego >> mi strinsi maggiormente a lui.
<< Te lo prometto, ora però è meglio se torniamo a casa, va bene? >>
Annuii e cominciammo a correre verso il luogo dove dovevamo incontrarci con il resto dei Cullen.
Rimasi in silenzio per tutto il tempo, a rimuginare a quello che avrei fatto se Edward non mi avesse fermato. Avrei potuto uccidere una persona, avrei potuto togliere la vita ad un padre di famiglia senza che avesse nessunissima colpa, a parte il fatto che il suo sangue avesse un profumo così succulento da farti venire voglia di assaggiarlo.
Ricordavo ancora in modo così nitido quel profumo che quasi mi faceva star male. Avrei voluto assaggiarlo, solo una volta, ma sapevo che era sbagliato.
Quel giorno rimasi abbastanza sulle mie, anche se tutta la famiglia cercò di farmi capire che era una cosa normale, che capitava a tutti e che non dovevo prendermela. Emmett mi aveva anche detto che dovevo guardare il lato positivo, almeno non lo avevo ucciso davvero quel poveretto.
Non mi fece ridere, anzi, fece cominciare una battaglia a suon di cuscinate. Riuscì a farmi dimenticare per alcuni minuti ciò che quel giorno mi occupava i pensieri e lo ringraziai.
Durante la notte rimasi a guardare la luna, era così chiara. Mi persi ad osservarla e ad esaminare ogni suo più piccolo particolare, ora che vedevo tutto in modo più nitido dovevo approfittarne.
Quella sera, con la luna da testimone, giurai a me stessa che avrei fatto di tutto pur di non uccidere un povero innocente, che mi sarei controllata, che avrei fatto attenzione, che non avrei più lasciato che il predatore che era in me prendesse il sopravvento.
Mantenni la mia promessa. Gli altri mi aiutarono ed insegnarono ad autocontrollarmi e io durante la caccia cercavo di fare più attenzione possibile.
Ce la feci, con mio sommo stupore, non uccisi nessuno per le prime settimane durante le quali andavamo a cacciare praticamente tutte le sere. Lo facevano per farmi abituare, per abituarmi a quella nuova routine della mia vita.
Fu così che le settimane passarono e io avevo sempre più padronanza del mio corpo, della mia nuova forza, della mia velocità. Avevo anche cominciato a fare gare di braccio di ferro con Emmett, gara che perdeva sempre e la cosa lo faceva arrabbiare e non poco.
Jacob e Sara ogni tanto venivano a trovarci e noi andavamo a trovare loro. La famiglia Cullen e i Quileute andavano d’amore d’accordo, sembravamo una bellissima famiglia allargata di fenomeni sovrannaturali e ci andava bene così.
C’era solo una cosa che era un completo mistero per tutti noi: quale fosse il mio potere, se mai ne avessi avuto uno. Edward non riusciva ancora a leggermi nel pensiero e questo non faceva altro che farlo sentire impotente. C’era abituato, ma sperava che diventando una vampira le cose sarebbero cambiate, nulla di più sbagliato.
Una sera ero andata a fare una passeggiata nel bosco, a prendere un po’ di aria fresca. Ero immersa nei miei pensieri, mi chiedevo che fine avesse fatto la mia famiglia, come stessero mia madre e mio padre. Non sapevo ancora come spiegare la mia improvvisa sparizione, per un paio di mesi ero coperta, avevo detto che ero partita improvvisamente per un viaggio e che sarei stata via per un po’.
Ovviamente mio padre si arrabbiò alquanto, avrebbe almeno voluto che l’avvisassi, ma non c’era stato tempo.
Quella era la mia copertura, ma cos’avrei detto dopo alla mia famiglia? Non potevo farmi vedere, altrimenti come avrei spiegato perché ero diventata così improvvisamente diversa? Perché tutto in me era completamente diverso?
<< Disturbo? >> Edward mi fece sussultare. Non l’avevo sentito arrivare, forse perché ero troppo persa nei miei pensieri.
<< Non pensavo di poterti spaventare, sei una vampira adesso, devo ricordartelo? >>
Gli sorrisi leggermente. << No, non devi. Ero solo persa nei miei pensieri e non ti ho sentito arrivare, tutto qua. >>
<< Vuoi parlarne? >> mi chiese abbracciandomi da dietro.
Sbuffai leggermente.
<< Non so come spiegare alla mia famiglia il mio cambiamento. Non so assolutamente che cosa potrei dire loro. >>
<< So che potrà sembrare una cosa cattiva, ma puoi anche non dirglielo. >>
<< Impedendomi così di vederli per tutta la vita? Mi dispiace, ma non posso farlo, non voglio farlo. Voglio che i miei genitori facciano parte della mia vita, che sappiano che cosa sono diventata. >>
<< Per poi vederli morire? >>
Scossi la testa e mi slacciai dal suo abbraccio, guardandolo negli occhi.
<< Prova a pensarci un secondo, Edward. Li vedrei morire comunque, dicendoglielo e non dicendoglielo, li vedo comunque morire. Sono immortale, sono una vampira, vivo per l’eternità. So già che li dovrò veder morire, ma sai che cosa voglio fare? Voglio godermeli adesso, voglio continuare a vedere la mia famiglia, mia madre, mio padre, anche Phil, perché dovrei privarmi di ricordi? Di loro ricordi? Dovrei continuare a portare in me ricordi di quando ero umana? Lo sai meglio di me che con il tempo svaniscono, che poi se ne vanno e io voglio avere ricordi dei miei famigliari. >>
<< Hai perfettamente ragione, Bella, ma se gli dicessi quello che sei, quello che siamo, li metteresti in pericolo. I Volturi verrebbero a sapere che degli umani sono venuti a sapere troppo e li ucciderebbero. È questo che vuoi? Metterli in pericolo? >>
<< Li proteggeremmo noi >> gli risposi risoluta.
<< Sai che non è possibile, Bella. Mettersi contro i Volturi significa cominciare una guerra che non vogliamo cominciare. Capisco che tu voglia dirglielo, ma non puoi metterli in pericolo, capisci? >>
Annuii e mi ammutolii. Sapevo che aveva ragione, lo sapevo perfettamente, ma non potevo capacitarmi di perdere la mia famiglia. Non volevo perderla e non l’avrei permesso. Avrei sicuramente trovato un modo per non allontanarmi da loro, anche se mi avrebbe costretto a mentire.
Rimanemmo in silenzio, ognuno perso nei suoi pensieri, almeno a me sembrava.
In realtà Edward stava architettando qualcosa e se solo l’avessi osservato meglio me ne sarei resa conto.
<< Possiamo trovare un posto per sederci? >> mi chiese improvvisamente.
Lo guardai con un punto interrogativo, ma trovai comunque un masso su cui sedermi, ma lui non mi raggiunse, rimase davanti a me a guardarmi.
<< Non ti siedi? >>
Scosse la testa e lo vidi inginocchiarsi davanti a me.
<< Che cosa stai facendo? >> lo guardai con occhi sbarrati.
Non lo stava per fare sul serio, vero?
<< Qualcosa che avrei voluto fare tanto tempo fa >> lo vidi sorridere leggermente in imbarazzo.
Sentii qualcosa pompare nel mio petto, un leggero battito proveniva dalla mia cassa toracica, ma non ci feci caso, ai vampiri non batte il cuore, no?
<< Sono stato solo per più di un secolo e sinceramente pensavo che lo sarei stato per il resto della mia vita. Maledicevo quello che ero, quello che sono, ma oggi come oggi non posso far altro che ringraziare il fatto che io sia un vampiro. Il destino aveva già programmato tutto, ma avrei tanto voluto che mi avesse almeno lasciato un messaggio avvertendomi che presto le mie pene sarebbero finite.
<< Non avrei mai creduto di incontrare qualcuno di cui mi sarei potuto innamorare, non avrei mai pensato che mi sarei innamorato di un’umana. Ho fatto di tutto per non starti accanto all’inizio, soffrivo pur di non stare insieme a te e impedire che la tua vita procedesse come quella di una normale liceale, ma sbagliavo. Se tornassi indietro non farei più niente del genere, non ti lascerei, non ti lascerei andare per nulla al mondo, perché tu, Isabella Marie Swan, sei la persona che ha cambiato la mia intera esistenza. Vuoi farne parte, diventando mia moglie? >> aprii una scatola in cui c’era una grande anello, stupendo, perfetto.
Rimasi a bocca aperta a fissarlo, a ripensare alle parole che aveva appena pronunciato.
Ero una vampira, ma in quel momento i miei tempi di reazione erano praticamente nulli.
Alzai lo sguardo su di lui che mi guardò leggermente preoccupato e tornai in me.
<< Sì, Edward Masen Cullen, voglio far parte della tua eternità come tua moglie >> gli sorrisi raggiante mentre mi infilava quell’enorme anello al dito.
Gli saltai praticamente addosso e lo baciai, ma improvvisamente sentii un rumore strano. Smisi di baciarlo e rimasi a guardarlo.
Qualcosa batteva nel mio petto, qualcosa pompava. Guardai confusa Edward che guardava confuso me.
<< Lo senti anche tu? >> gli chiesi.
Prese la mia mano e se la portò al petto ed io feci lo stesso con la sua.
<< Edward, i nostri cuori non possono battere >> gli ricordai.
<< Lo so >> sussurrò leggermente.
Rimanemmo a guardarci, mentre il battito dei nostri cuori morti riecheggiava nell’aria.
Bum. Bum. Bum.
<< Baciami, Edward. >>
Non se lo fece ripetere. Quando le sue labbra si posarono sulle mie, il battito aumentò di velocità.
Bumbumbum. Bumbumbum. Bumbumbum.
Sia il mio che il suo.
Ci staccammo e rimasi a guardarlo confusa.
<< L’incontro del vero amore è qualcosa che sconvolge anche le cose più impensabili. >>
Non trovammo una spiegazione a quel fatto, ma non ci importava. Ci eravamo fidanzati e c’era un matrimonio da organizzare.
Oddio, mi sarei sposata e Alice mi avrebbe fatto venire il mal di testa con i preparativi delle mie nozze.
 
* * * * *
 
Quando tornammo a casa ci aspettavamo di trovare tutti ad attendarci per farci i complimenti e gli auguri, ma non trovammo nessuno.
Pensavo che Alice non sarebbe stata capace di starsene zitta e che avrebbe subito diffuso la notizia, ma così non fu.
Quando entrammo in casa, sembrava completamente deserta, ma facendo il nostro ingresso nel salotto trovammo Alice intenta a leggere una
rivista di Moda sul divano, anzi, era una rivista di abiti da sposa.
<< Tanto per farvelo sapere, avevo avuto già una visione qualche settimana fa. Per quanto tu abbia cercato di fare di tutto per non prendere una decisione definitiva sul come e sul quando, io l’ho vista comunque. Non ho detto niente a nessuno perché mi sembrava giusto che glielo diceste voi. >>
<< Che pensiero carino, Alice. >>
<< E comunque mi sto già organizzando per tutto. >>
<< Non ne avevo dubbi >> sorrisi felice.
<< Famiglia Cullen al rapporto >> disse Edward sperando che tutti fossero in casa.
Uno per uno scesero lentamente le scale o fecero la loro comparsa in salotto.
<< Abbiamo una notizia da darvi >> esordì Edward.
Tutti ci guardavano in attesa, mentre io cercavo in tutti i modi di nascondere l’anello al mio dito.
<< Ci sposiamo >> conclusi io mostrando leggermente l’anello.
Se fossi stata ancora umana sarei diventata rossa come un peperone. Tutte le attenzioni erano su di me e su Edward, e io odiavo stare al centro dell’attenzione.
Rose scoppiò a saltellare come una stupida mentre veniva ad esaminare il mio anello.
Tutti ci fecero i complimenti e gli auguri.
Non poteva essere un momento più felice.
<< Dovremo avvisare tutti. Quando celebrerete il matrimonio? Quanti invitati ci saranno? Che mi metto? >> Rose era un fiume in pieno, strano dato che di solito lo era Alice.
<< Calmati, Rose. Stai tranquilla >> le disse divertito Edward.
<< Rose, tu ovviamente mi dirai una mano ad organizzare il matrimonio. Se lasciassimo tutto nelle mani di Bella sono sicura che combinerebbe un disastro. >>
<< Ehi! >> rimproverai Alice facendola ridacchiare.
Per tutto il giorno ci fu un vociare generale. Alice e Rose erano già all’opera per i preparativi ed Emmett e Jasper erano con loro che davano una mano. Ah l’amore, a volte ti fa fare cose che non vorresti fare, anche se poi alla fina sia Emmett che Jasper si divertirono parecchio.
Edward e io, invece, andammo dai Quileute a dare la notizia. Anche loro ne furono alquanto felici e si offrirono per dare una mano in qualsiasi modo.
Passai un po’ di tempo con Sara che mi chiese i dettagli della proposta e di come era stato. Insomma, soliti discorsi da donne.
L’avevo detto quasi a tutti, anche se mancavano ancora i miei genitori, ma non ne avrei parlato fino a quando non avessi trovato un modo per non dirgli quello che ero realmente.
 

 

 

 

 

Prima di parlare del capitolo, ci tengo a spendere qualche parola per il mio terribile ritardo. Sono passati più di due mesi e non potete nemmeno immaginare quanto mi dispiaccia avervi fatto aspettare così tanto. La storia era praticamente alla fine e io non riuscivo a trovare tempo per scrivere niente, nemmeno una parola. Colpa della scuola, ma anche colpa del fatto che quando avevo un minimo di tempo l’ispirazione per questa storia se n’era andata a quel paese.
Più i giorni passavano e più mi sentivo in colpa per farvi aspettare così tanto, dato che non è nemmeno la prima volta.
Ma c’è un altro motivo se sono così in ritardo: mi ero messa in testa che non avrei pubblicato nessun capitolo di questa storia fino a quando non l’avessi finita di scrivere tutta, fino all’epilogo. Non volevo pubblicare un capitolo e poi farvi aspettare altre settimane, o mesi, per leggere il capitolo successivo. Ho pensato che almeno questo ve lo dovevo. Mi sembrava giusto che almeno gli ultimi 3 capitoli+epilogo ve li leggeste con regolarità e senza aspettare i tempi di pubblicazione di questa pessima autrice, che poi sarei io.
Quindi eccomi qua, dopo più di due mesi con i capitoli scritti pronta a farmi prendere a brutte parole e magari anche a pomodorate per le cazzate che magari ho scritto nei prossimi capitoli.
Scusate, scusate, scusate, davvero tanto. Mi dispiace e non so davvero come farmi perdonare.
Forse è meglio se parlo un po’ di questo capitolo.
Li avevamo lasciati che Bella si era svegliata vampira e che doveva fare i conti con il proprio nuovo corpo, ma in questo capitolo deve fare i conti con un altro lato di sé: la sete di sangue. Vediamo la caccia, il momento in cui beve sangue animale, ma anche un momento che sarebbe potuto sfociare in qualcosa di drammatico. Bella sente l’odore di un umano e viene così tanto attratta che vorrebbe dissetarsi dalla sua gola . Per fortuna riesce ad evitare tutto, grazie ad Edward.
Per Bella non è facile, era un’umana fino a poco tempo prima e pensare che avesse potuto uccidere un suo simile la manda fuori di testa.
Ma c’è un altro problema che attanaglia Bella: se dire o non dire ai suoi genitori quello che è diventata. Ovviamente Edward cerca di farla ragionare, di farle capire che se dovessero sapere qualcosa rischierebbero la vita. Che cosa farà adesso Bella? Deciderà di dirglielo o lascerà stare e farà finta di niente? Lo scopriremo nei prossimi capitoli. 
E poi… Edward le ha chiesto di sposarla *_* Amore *_* Quanto lo amo *_* Bella non rimane incinta, ma non potevo toglierle il matrimonio, glielo dovevo, soprattutto perché Edward era da almeno dieci capitoli che avrebbe voluto sposarla.
Spero che il capitolo vi sia piaciuto e che sappiate perdonarmi per l’enorme ritardo con cui ho pubblicato. Scusate davvero. Farei qualsiasi cosa per farmi perdonare.
Spero tanto di leggervi numerosi come una volta, o magari anche di più.
Alla prossima ^_^

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Capitolo 31
*** Capitolo 31 ***


Capitolo 2








Buona sera!
Eccomi qua con un nuovo capitolo.
Buona lettura ^_^ 

 

Capitolo 31


Bella POV
Mancavano due giorni al matrimonio. Solo due e io non avevo ancora avvisato i miei genitori dell’imminente evento.
Tutto era pronto, anche se, secondo Alice, eravamo ancora in alto mare. L’avevo sempre saputo che fosse pazza, ma non fino a questo punto. Era praticamente tutto pronto: dalle decorazioni del giardino fino ai tavoli per il ricevimento. Tutto era pronto e Alice non faceva altro che urlare come una pazza a destra e a sinistra impartendo ordini a tutta la famiglia Cullen.
Mi dispiaceva che lavorassero tutti così tanto e io non facevo praticamente niente, nemmeno Edward. Ci aveva proibito di immischiarci in qualsiasi cosa c’entrasse con il matrimonio, dovevamo solo pensare ad arrivare rilassati al grande giorno, freschi e bellissimi.
Mi sentivo davvero in colpa, avrei dovuto dare una mano, in fondo era il mio matrimonio, ma Alice faceva tutto in modo che non muovessi nemmeno un dito. Odiosa.
Mi scusai varie volte con tutti i Cullen, ma mi guardavano come se stessi dicendo un’eresia.
Quindi, avevo tutto il tempo libero, mi dividevo tra la caccia, il leggere un libro, a guardare i film che volevo vedere da tempo, ma che non ero mai riuscita a vedere per mancanza di tempo. Riempii ogni istante libero stando con Edward, andando a visitare luoghi che non avevo mai visto, città, paesi. Posti che avevo sempre sognato di conoscere, ma che non ne avevo avuta la possibilità.
Ero sdraiata sul letto intenta a leggere un libro, anche se una parte del mio cervello pensava ad un modo per dire ai miei genitori che si stava per sposare. Si sarebbero arrabbiati parecchio, avevo avuto tutto il tempo, ma non mi trovavo in una situazione facile.
<< Un bacio per i tuoi pensieri >> la voce di Edward mi spaventò, non l’avevo sentito arrivare, ma aveva anche il vizio di camminare in modo troppo silenzioso.
<< Non sto pensando assolutamente a niente >> gli risposi continuando a leggere il libro.
<< Bella, sei diventata una vampira, non sei cambiata completamente. Che cosa ti passa per la testa? >>
<< Sai che è strano sentirti dire una frase del genere? Di solito non dovresti farla. >>
<< Per me è più difficile di quanto tu possa pensare. Non sono abituato a dirla e mi fa un certo effetto. A chi dovrei chiedere una cosa del genere? Solo a te. >>
Abbassai il libro e lo posai accanto a me sul letto.
Guardai il soffitto e sbuffai.
<< Pensi che ci sia qualcosa che non va in me? >>
<< Perché dovrebbe esserci qualcosa di sbagliato in te? >> lo sentii appoggiarsi accanto a me sulla sinistra.
Mi girai a guardarlo. Aveva la testa appoggiata alla mano e mi guardava in modo serio.
<< Sinceramente pensavo che quando fossi diventata vampira tutto sarebbe stato normale per te, insomma, che avresti potuto leggermi nel pensiero, ma invece non è stato così. Non ce la fai, non  riesci a penetrare nel mio cervello e… >>
<< Da qualche altra parte penetro benissimo però >> mi rispose malizioso.
<< Edward! >> se avessi potuto sarei arrossita come un pomodoro. Come gli venivano in mente certe uscite?
Scoppiò a ridere e mi fece segno di andare avanti.
<< Io sono serissima >> lo guardai offesa.
<< Anch’io sono serio. >>
Sbuffai e poi ricominciai a parlare. << Dicevo che non riesci a leggermi in testa, quello che penso, in nessun modo. Deve esserci per forza qualcosa di sbagliato in me. >>
<< Da dove ti sono venute in mente tutte queste cazzate? Non c’è niente di sbagliato in te, ci deve essere una spiegazione logica, qualcosa che non siamo ancora riusciti a capire, ma non è colpa tua, è solo che non abbiamo ancora capito cosa mi impedisca di leggerti nel pensiero. Non hai niente di sbagliato, io ti trovo tremendamente stupenda >> mi si era avvicinato e mi stava baciando il collo mentre la sua mano mi accarezzava il ventre.
<< Edward, sto facendo un discorso serio, potresti calmarti un attimo? >> la mia voce usciva tranquilla, come se l’uomo che amavo non mi stesse stuzzicando e la cosa non mi facesse alcun effetto, ma non era assolutamente vero. Dentro di me c’era un fuoco che divampava, un fuoco che chiedeva di uscire e poter fondersi con il fuoco di Edward. Un fuoco che più passava il tempo, più divampa, più non lo ascoltavo e non gli davo retta, più si espandeva facendomi impazzire.
<< Smettila Bella di pensare che ci sia qualcosa di sbagliato in te. Non c’è mai stato niente di sbagliato in te, va bene? Sei solo tu che ne sei convinta. Vedrai che prima o poi riusciremo a capire che cosa c’è che mi blocca di leggerti nel pensiero, ma per adesso, vuoi lasciarti baciare e scollegare il cervello per una buona oretta? >> parlava a contatto con la mia pelle mentre mi veniva sopra e mi sovrastava con il suo corpo perfetto.
<< Un’oretta? Solo? >> lo guardai finalmente negli occhi lasciandomi andare a quella passione che mi stava divorando dall’interno.
Volevo fare l’amore con lui, per ore, giorni, settimane se fosse stato possibile. Da umana pensavo che quando avrei avuto la prima volta sarebbe stato più semplice resistere alla voglia, ma non potevo sbagliarmi più di così. Quella era stata la fine. Quello era stato il punto di non ritorno. Dopo che l’avevo fatto era sempre più difficile resistere e più ne facevo più volevo farlo. Quando me ne resi conto da umana, speravo che da vampira le cose sarebbe state migliori, che ce l’avrei fatta, ma mi sbagliai nuovamente. Diventando vampira era qualcosa a cui non riuscivo a resistere, avrei voluto fare l’amore con Edward tutti i giorni per il resto della nostra eternità.
<< Tutte le ore che vuoi, piccola >> sussurrò sulle mie labbra, prima di posarle sulle mie.
Il bacio fu subito passionale, pieno di morsi alle nostre povere labbra.
Con una leggera spinta capovolsi le posizioni e cominciai a strusciarmi in modo poco casto contro di lui.
<< Odio il fatto che tu adesso sia più forte di me >> sussurrò roco.
<< Non puoi immaginare quanto a me la cosa ecciti invece >> gli confessai.
Non mi resi minimamente conto di quello che avevo detto, altrimenti sarei subito scesa da sopra Edward e me ne sarei andata, leggermente in imbarazzo.
Quando eravamo in atteggiamenti intimi, perdevo qualsiasi freno inibitorio, dicevo qualsiasi cosa mi passasse per la testa.
Gemette senza ritegno mentre gli torturavo il collo riempiendolo di baci e di morsi. Gli strinsi la maglietta con troppa foga e gliela strappai.
<< Ops >> dissi ammirando il petto di Edward nudo, che cominciai a percorrere di baci e con le mani.
Eravamo già sulla via di non ritorno, era chiaro.
Ben presto anche i pantaloni e i boxer di Edward fecero compagnia al pavimento mentre io mi dedicavo ad una pratica per me alquanto inconsueta, soprattutto una volta. Infatti, una volta, ma avevo cominciato a prenderci gusto.
Sentirlo ansimare mentre leccavo e stringevo la sua intimità tra le mani, era qualcosa di altamente afrodisiaco. Altro che mangiare cibi strani, mi bastava sentire come ansimava e come sussurrava il mio nome per farmi andare completamente fuori di testa.
Stavo facendo una cosa che non avevo mai fatto, ma che mi veniva in modo naturale. Cosa toccare, come toccare, cosa fare.
Quando Edward raggiunse l’orgasmo era completamente sconvolto, se ne rimase sul letto con gli occhi sbarrati.
<< Stai bene? >> gli chiesi parandomi davanti al suo viso.
<< Sì, no… un secondo >> si passò una mano tra i capelli e gli lasciai un bacio sulla mascella e poi scesi al collo.
<< Devo chiamare Carlisle? >>
<< No, sto solo ripensando a quanto sia stato incredibile e… Dio, non ho parole. >>
Ridacchiai leggermente mentre gli lasciavo baci da tutte le parti.
Improvvisamente mi sentii prendere per i fianchi e poi dopo sentii il contatto con il materasso.
<< Che stai facendo? >> sorrisi felice.
<< C’è qualcosa che voglio provare a fare >> mi rispose malizioso scendendo a baciarmi il collo.
<< Vorresti spiegarmi o… >> sospirai.
<< Smettila di parlare e lasciami fare. >>
Seguii il suo consiglio e mi lasciai andare completamente contro le sue carezze, i suoi baci, le sue attenzioni.
Cosa avesse in mente Edward non l’avevo ancora capito, ma l’unica cosa a cui sapevo pensare era alla sua lingua che torturava i miei capezzoli facendomi impazzire.
C’era qualcosa per riuscire a capire se fosse morta? Se quello era il Paradiso? Morta lo ero già, quindi non era possibile e non potevo nemmeno essere in Paradiso, ma quello lo era sicuramente. Dove potevo essere se non in compagnia di tanti angeli bianchi con le ali? La cosa sconvolgente erano le mille sensazioni che stavo provando, la voglia di ridere come una pazza sfrenata. Gridavo il nome di Edward come se fosse un mantra e non sapessi dire altro.
Si stava dedicando a me come mai aveva fatto. Mi chiedevo dove avesse imparato, con chi avesse fatto pratica, da chi avesse avuto lezioni. Era qualcosa di…sconvolgente, totalmente disarmante.
Il mio corpo fluttuava nell’aria, leggero, libero. Avevo la sensazione di non avere più niente sotto di me, che intorno a me non ci fosse più niente. Ero una vampira, avevo i sensi sviluppati, ma in quel momento erano pari a zero. Tutto era vuoto, tutto era inutile, tutto era inesistente davanti al piacere che Edward mi stava dando.
Quando finalmente l’orgasmo mi travolse, rimasi con il cervello completamente annebbiato, il cuore che stranamente batteva. Sì, batteva come se non avesse mai smesso di farlo.
Perché il mio cuore sembrava non arrendersi al fatto di essere morto? Che la sua ora di battere era ormai conclusa? Batteva imperterrito come se il fatto che io dovessi essere morta fosse nulla. Sembrava che volesse correre dietro a qualcosa.
<< Bella? >> improvvisamente mi trovai davanti al viso il volto di Edward.
Da dove era uscito? Avevo chiuso gli occhi? Probabile, dato che non ricordo di aver visto niente, assolutamente niente.
<< Mmh? >>
<< Mi stavo seriamente preoccupando. >>
<< Perché? >> mi alzai a sedere e lo guardai perplessa.
<< Era da cinque minuti che ti chiamavo, ma non rispondevi. >>
Lo guardai ancora più interrogativa non riuscendo a capire di cosa stesse parlando.
Rimanemmo in silenzio a guardarci.
<< Edward, tu hai… >>
<< Io ho? >> sorrise sghembo comprendendo benissimo a cosa mi stessi riferendo.
<< Tu hai… >>
<< Cos’ho fatto Bella? >> sussurrò sulle mie labbra guardandomele in modo ossessivo.
Se non la smetteva di guardare le mie labbra in quel modo non avrei risposto delle mie azioni e non avevo idea di che cos’avrei fatto.
Portai una mano tra i suoi capelli e con le gambe avvicinai il suo bacino al mio.
Mi avvicinai alle sue labbra, ma si tirò leggermente indietro. Mugugnai contrariata. Perché doveva fare così lo stronzo?
<< Dì cos’ho fatto e potrai baciarmi quanto vorrai. >>
<< Questo è un ricatto bello e buono >> gli fissavo le labbra in modo famelico.
<< Sì >> si avvicinò alle mie labbra e mi lasciò un leggero bacio a stampo.
Gli bloccai la nuca e approfondii il bacio. Cercò di opporsi in ogni modo, ma non riusciva a liberarsi dalla mia presa.
<< Non vale >> sussurrò per poi tornare a baciarmi nuovamente.
Strusciò la sua intimità contra la mia facendoci gemere entrambi. Poco dopo mi penetrò con un colpo secco facendomi quasi male, se non fosse che era fin troppo piacevole averlo in me.
Adoravo fare l’amore con Edward, lasciarci andare alla passione, sperimentare cose nuove. Non mi sarei mai stufata di farlo, mai.
 
* * * * *
 
Quella era stata la giornata delle coccole e del fare l’amore. Passammo praticamente tutto il giorno nel letto, a parlare, a rimanere in silenzio persi nei nostri pensieri.
Quali erano i miei? Semplice, i miei genitori. Cercai di trovare una soluzione, ma la verità era che non c’era un modo giusto per dirglielo e che non potevo nemmeno dire cosa io ero veramente.
L’unica soluzione era che rispondessi in modo vago alle loro domande facendo finta di niente, come se non ci fosse niente di diverso e loro se stessero immaginando. Sarebbe stato difficile, ma avrei dovuto farlo, per loro, per proteggerli, per impedire che venissero uccisi dai Volturi perché sapevano troppo.
<< Andiamo a trovare Charlie? >> chiesi ad Edward lasciandogli un bacio sul petto.
<< Sei riuscita a trovare una soluzione? >>
<< L’unica soluzione che ho trovato è far finta di niente, rispondere in modo vago alle loro domande e lasciar stare. Non posso rischiare che loro perdano la vita per la mia stupidità. >>
<< Andiamo a cambiarci allora, andiamo subito. >>
Ci mettemmo dieci minuti a cambiarci perché Edward continuava farmi i dispetti mentre ero nuda e non riuscivo a fare assolutamente niente. Lo odiavo con tutto il cuore, un cuore colpo d’amore però.
<< Dici che la prenderà male nel sapere che mancano due giorni al matrimonio? >>
Eravamo in macchina da dieci minuti e non mancava poi molto a casa di mio padre.
<< Be’, come vorresti che la prenda? Che salti di gioia? >>
<< Dovrebbe! Insomma, sapeva già che volevamo sposarci, no? Quindi non dovrebbe prenderla così male. >>
<< Spero solo che non prenda un fucile in mano e cerchi di sperarmi, perché altrimenti avremo un problema da risolvere >> rise leggermente, probabilmente per stemperare la situazione.
Per quanto cercasse di non far trasparire il suo stato d’animo, mi sembrava alquanto agitato.
Bussammo e aspettai che mio padre arrivasse ad aprire la porta.
<< Ciao Bella! >> sorrise raggiante quando mi vide.
<< Ciao papà! Come stai? >> ci abbracciammo.
<< Tutto bene, e tu? Come stai? È da un po’ che non ci vediamo e mi sembri… diversa >> mi squadrò da capo a piedi << Che ti è successo? >>
<< Non è successo assolutamente niente, papà. Ti sembrerò diversa solo perché è da un po’ che non ci vediamo, ma non ti preoccupare, non è successo niente. >>
<< Edward! Scusa, che maleducato. Come stai? >>
Ci sedemmo in salotto, mentre speravo con tutto il cuore che l’argomento “Bella quanto sei cambiata” fosse chiuso.
<< Bene, grazie. Ci siamo divertiti molto. >>
<< Eh be’,  ci credo, è da tantissimo che siete via. Allora, che mi raccontate di bello? >>
Tra due giorni mi sposo e vorrei che mi accompagnassi all’altare. Ok, forse non è questo quello che vorrebbe sentirsi dire, vero?
<< In realtà, siamo venuti qua per un motivo preciso. >>
Lo vidi farsi improvvisamente serio e girò subito lo sguardo verso Edward, guardandolo in modo torvo.
<< Cos’hai combinato? >> gli puntò un dito addosso.
Edward vicino a me si irrigidì leggermente, ma rimase in silenzio lanciando un’occhiata verso di me.
<< Non sono incinta, papà, se è questo che ti preoccupa. >>
<< Grazie a Dio. Non sei pronta per diventare madre e io nonno, ovviamente. Sei ancora troppo giovane. >>
Pensava che ero anche troppo giovane sposarmi, quindi non c’era niente di strano nel suo pensiero. Sicuramente non sarebbe diventato nonno, mai.
<< Ti ricordi quando Edward mi aveva chiesto di sposarlo e avevo accettato? >> si fece nuovamente serio e annuì. << Ci sposiamo tra due giorni. >>
<< Cosa?! Tra due giorni?! E quando avevi intenzione di dirmelo? Poche ore prima delle nozze? >> aveva gli occhi fuori dalle orbite e aveva alzato leggermente la voce.
<< In realtà, è stato tutto una cosa molto improvvisa e veloce. Le ho chiesto di sposarla solo ieri. La mia famiglia si è messa tutta all’opera per organizzare il matrimonio e la cerimonia. È stato tutto così improvviso, non l’avevamo programmato >> Edward inventò una scusa per mio padre. Scusa che sembrò bersi.
<< Ma non potevate aspettare ancora qualche giorno? A cosa serve sposarsi già tra due giorni? Avete tutta la vita davanti. >>
<< L’eternità, per essere sinceri >> sussurrò Edward in modo che lo sentissi solo io.
Trattenni un sorriso e continuai a parlare con mio padre che non sembrava averla presa così male, anche se all’inizio era stato un po’ reticente.
Sapeva che ero decisa, gliel’avevo già spiegato quando Edward gli aveva chiesto la mia mano, quindi sapeva che non doveva opporsi tanto o fare la paternale, ero decisa, lo sarei stata sempre.
Per il resto del tempo mio padre continuò a guardarmi in modo strano, come per cercare di capire che cosa ci fosse di diverso in me. Ce ne andammo prima che cominciasse a fare domande strane, per fortuna, non sapevo cosa avrei risposto se avesse cominciato a parlare.
Prima di uscire di casa promisi che avrei chiamato immediatamente mia madre e che le avrei dato la grande notizia.
Fu quello che feci in macchina.
<< Pronto? >>
<< Ciao mamma! Sono Bella. >>
<< Bella! Come stai? È da un po’ di tempo che ci sentiamo. Com’è andato il viaggio? >>
<< Sto bene grazie. Il viaggio è stato una meraviglia. E tu, come stai? Phil? >>
<< Oh, noi stiamo bene, cara, non ti preoccupare. Allora, raccontami qualcosa di bello. Mi sarebbe tanto piaciuto venire con te, almeno avremmo passato un po’ di tempo insieme. >>
<< In realtà, tra un paio di giorni passeremo del tempo insieme. >>
<< Perché tra un paio di giorni? >> immaginavo già la faccia di mia madre leggermente corrucciata.
<< Mamma, tra due giorni Edward e io ci sposiamo. >>
Seguì un silenzio di tomba. Silenzio in cui credetti che mia madre fosse morta o avesse avuto un infarto.
<< Sììììììììì! >> l’urlò che seguì mi ruppe un orecchio, ne ero certa. << E dimmi, come ha fatto a chiedertelo? Hai pianto? Com’è l’anello? Oddio! Mia figlia si sposa >> la sentii tirare su con il naso.
<< Non stai piangendo, vero mamma? >> Edward se la stava ridendo mentre ascoltava la conversazione.
<< E come potrei non piangere, tesoro? La mia bambina è diventata grande, si sta per sposare, con un uomo adorabile, bellissimo. E chi se lo sarebbe immaginato? >> si soffiò il naso e io scossi la testa.
<< E com’è il vestito? >>
<< Ci credi che non l’ho ancora visto? >>
<< Come no? E quando hai intenzione di vederlo? Mancano due giorni al matrimonio. Cavolo, devo avvisare Phil e dirgli di prenotare i biglietti. Dobbiamo assolutamente esserci. >>
<< Fammi sapere quando arrivate in aeroporto che passiamo a prendervi, ok? >>
<< Ma non vi disturbate, troveremo sicuramente un modo per arrivare. Ci vediamo presto, Bella. >>
<< Ciao mamma. >>
Riattaccai e sorrisi. Mia madre era unica, semplicemente unica, non ci poteva essere un modo per descriverla meglio.
<< Non poteva andare meglio >> disse Edward.
<< Assolutamente. >>
<< Ha detto che sono un uomo adorabile e bellissimo >> si pavoneggiò.
Lo guardai malissimo e non appena parcheggiò in garage scesi in garage e correndo andai in camera.
Poco dopo arrivò anche lui.
<< Che ho detto di strano? >> mi guardò perplesso.
<< Sei troppo sicuro di te, Edward Anthony Masen Cullen. >>
<< Ma io so di essere bellissimo, non vedi quanto lo sono? >>
Scossi la testa e scesi andando a cercare Alice, Jasper e gli altri che stavano sicuramente lavorando per organizzare il matrimonio.
 
* * * * *
 
Mancavano meno di dodici ore al mio matrimonio ed era tutto il giorno che non vedevo Edward.
Alice ci stava facendo seguire tutte le tradizioni, quindi non dovevamo vederci o passare la notte nello stesso letto. Che tradizioni stupide, come se non avessimo già fatto l’amore insieme, che senso aveva?
Non sapevo più come far passare il tempo, anche se Alice e Rose mi stavano tenendo alquanto occupate mentre passavamo una serata tra donne facendo maschere di bellezza, unghie, docce e qualsiasi altro trucco di bellezza per farci apparire al meglio il giorno seguente, come se avessimo bisogno di tutti quegli accorgimenti per migliorare il nostro aspetto.
Quando finalmente rimasi un po’ solo, cominciai ad avere un po’ di paura. Ma era normale, vero?
Insomma, sapevo di amare Edward, l’avevo sempre amato e probabilmente ancora prima di conoscerlo lo amavo, ma avevo paura. Di cosa non lo sapevo di preciso nemmeno io.
Dell’ignoto? Del futuro che non avrebbe mai avuto fine? Del matrimonio? Della vita di coppia da sposati? Non sapevo esattamente di cosa avessi paura, ma mi sentivo attanagliata dai dubbi.
E se avessi  fatto la scelta sbagliata? Se sposarlo fosse la scelta sbagliata? Se avergli detto che volevo diventare una vampira era sbagliato? Se essere una vampira fosse sbagliato?
Non ero più sicura di niente, forse solo dell’amore che provavo per Edward, ma sembrava non bastare. Tutte le scelte che avevo fatto da quando l’avevo conosciuto furono messe in discussione, ogni singola scelta.
Ero nel letto ad occhi sbarrati che pensavo e ripensavo senza mai fermarmi. Per mia fortuna i ricordi da umana erano ancora abbastanza chiari e ricordavo tutto, ogni singolo momento passato con Edward e non.
Avevo fatto bene a fidarmi di quel ragazzo così strano? A volerlo conoscere nonostante sapessi cosa fosse? Avevo fatto bene ad andarmene da Forks? O perdonarlo quando era tornato a cercarmi a Phoenix come se il tempo non fosse passato?
Dubbi, troppi dubbi che mi spingevano a scappare, a correre, ad andare lontano.
Scesi le scale ed uscii di corsa nel bosco.
Aria, forse avevo solo bisogno d’aria.
Mi fermai in un luogo sperduto, non sapevo neppure io dov’ero esattamente.
Sposarlo o non sposarlo? E se non l’avessi fatto dove sarei andata? Non avrei potuto continuare a vivere con i Cullen, non sarebbe stato giusto per Edward e neanche per me, eppure… non riuscivo a pensare di lasciarlo.
<< Bella >> una voce a me famigliare mi chiamò.
Mi girai immediatamente e mi trovai davanti Esme che mi sorrideva gentilmente.
<< Esme, che ci fai qui? >>
<< Ti ho visto uscire di corsa dalla porta e ho pensato di seguirti. Forse hai bisogno di parlare con qualcuno. >>
<< Parlare. Avrei bisogno di qualcuno che mi dica che sto facendo la cosa giusta, ma… Forse a dirla così sembra una cosa brutta. Non so se sono pronta a sposarmi, se voglio sposarmi. So di amare Edward, però, allo stesso tempo, ho paura, anche se non so di cosa. Perché dovrei paura? Ne abbiamo già passate tante noi due, ma siamo ancora qua. Vorrei rovinare tutto adesso? Decidendo di non sposarlo? Sarebbe un errore, giusto? >>
Esme sorrideva come se comprendesse il mio sentimento.
<< So come ti senti, Bella, anch’io mi sono sentita così quando dovevo sposare Carlisle. Penso sia normale, per ogni donna, ma anche per ogni uomo. Forse per noi vampiri è una cosa diversa. Abbia un’eternità davanti e possiamo fare qualsiasi cosa vogliamo. Pensare di impegnarci per sempre, per quel per sempre che per noi sarà sul serio l’eternità, può fare ancora più paura che per gli umani. Ma è normale, è capitato a tutti, capita a tutti. Devi solo pensare al sentimento che ti lega ad Edward e non pensare a nient’altro. Pensa solo a lui, se senti che il tuo cuore vuole passare solo del tempo con lui, allora vuol dire che stai facendo la cosa giusta. >>
<< Grazie, vedrò che cosa vuole il mio cuore >> l’abbracciai.
<< Sai già cosa vuole, solo che adesso stai facendo ragionare la paura. Rilassati, è solo un matrimonio >> mi lasciò un bacio sulla guancia e se ne andò.
Sposarsi o non sposarsi? Diventare la signora Cullen e far parte definitivamente della famiglia, oppure rimanere Isabella Swan? Il mio amore era così forte da spingermi a sposarmi davvero?
La notte avrebbe portato consiglio e mi avrebbe sicuramente rischiarato le idee, o almeno, lo speravo.

 

 

 

 

Eh sì, ragazze, la nostra cara Bellina sta cominciando ad avere dei dubbi. Una cosa normale, no? Insomma, ha paura, è una cosa di cui probabilmente non si rendeva conto davvero, ma adesso dovrà farlo. Sposerà alla fine Edward, o deciderà di lasciarlo? O di non sposarsi? Eheh, chi lo sa.
Questo capitolo è cominciato con una parte alquanto passionale, no? I nostri due ragazzi si sono lasciati andare finalmente del tutto, anche Edward, dato che prima Bella era vampira. E sinceramente ho adorato Edward in ogni sua forma *Q*
Charlie e Renee sanno finalmente del matrimonio. Charlie non l’ha preso per niente bene, Renee invece sembra non veder l’ora di assistere al matrimonio.
Stavo dimenticando di chiedervi scusa per il leggero ritardo. Avrei dovuto postare ieri sera, ma sono arrivata a casa tardi e non ho assolutamente trovato il tempo per postare, quindi eccomi qua adesso.
Avviso che il prossimo aggiornamento arriverà Martedì 27 Dicembre, dato che Domenica e Lunedì è festa.
Approfitto per farvi gli Auguri di Buon Natale a tutte voi *_*
Ringrazio chiunque abbia letto e abbia commentato. Grazie anche alle persone che hanno aggiunto la storia alle seguite, preferite e ricordate e alle nuove lettrici che hanno cominciato a leggere la storia. Grazie davvero *_*
Un bacione e alla prossima ^_^
 

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Capitolo 32
*** Capitolo 32 ***


Capitolo 2








Buona sera!
Oggi ho fatto tutto con calma, ma mi stavo dimenticando di una cosa importante: avevo promesso di postare il capitolo -.- che testa -.-
Vi lascio al capitolo.
Buona lettura ^_^ 

 

Capitolo 32



Edward POV
Mi stavo per sposare, con Bella, la donna che amavo da quando i miei occhi si posarono su di lei. Possibile? Non mi sembrava ancora vero.
Con i ragazzi eravamo andati a fare un giro per il Canada, a cacciare e a fare gare di corsa. Nulla di strano insomma, ma mi sentivo come se librassi nell’aria. Finalmente il mio desiderio si sarebbe realizzato.
Avrei sposato Bella e sarebbe diventata ufficialmente la signora Cullen. Signora Cullen, solo a pensarlo mi spuntava un sorriso da deficiente. Suonava bene, aveva qualcosa di melodioso, di strano, o forse mi sembrava solo perché si trattava di lei.
<< Guardalo, Jasper, ha la faccia da pesce lesso e per fortuna Bella non è qua. >>
Era tutta sera che Emmett mi prendeva in giro, ma non me la prendevo neanche, non mi interessava. Volevo solo che il tempo andasse più veloce, che le ore diventassero in pochi minuti secondi. Sì, era una pensiero assurdo, lo sapevo, ma non mi importava.
Volevo vedere Bella percorrere la navata nel suo vestito bianco, vederla davanti a me e guardarla negli occhi, sentire le parole del Padre e imprimerle nella memoria in modo da ripeterle all’infinito e ricordare l’espressioni di Bella mentre venivano pronunciate.
Ero così in fibrillazione per il momento che non riuscivo a stare fermo.
<< Almeno tu non senti la sua eccessiva felicità. Non che mi dispiaccia, ma è alquanto fastidioso >> Jasper rise leggermente.
<< Ti ricordi in che condizioni eri quando ti sei sposato con Alice? >> gli chiese Emmett.
<< Oddio, ero in condizioni pietose, non riuscivo a stare fermo e non perché fossi felice, ma perché me la stavo facendo sotto. Ero convinto di amare Alice, ma non mi sentivo pronto a stare con lei per il resto della vita, o per il resto dell’eternità. Insomma, conosci Alice, è una piccola pazza, fuori di testa, mi avrebbe sconvolto la vita. È completamente l’opposto di me e non sapevo ero seriamente pronto per tutto quello. >>
<< Stai scherzando? >> gli chiesi sentendo che non ero così tranquillo come volevo credere.
<< No, perché dovrei scherzare? Ero agitato e non puoi nemmeno immaginare quanto. Molte volte mi sono anche deciso a scappare ed andarmene, a farmi un’altra vita da un’altra parte, ma poi tornavo sempre sui miei passi. >>
<< Assurdo, non l’avrei mai detto >> Jasper agitato era impossibile da immaginare, ma sembrava che fosse successo davvero.
<< Il ragazzo qua sa tenere nascosti bene i suoi sentimenti. Io invece non ne sono capace >> rise leggermente.
<< Eri agitato anche tu? >>
<< Eccome, non puoi immaginare nemmeno quanto. >>
Mentre Emmett raccontava più o meno le stesse cose di Jasper, mi resi conto di quanto la mia vita era cambiata. Non mi ero reso conto di come stessero i miei fratelli in quel periodo perché io non vivevo, avevo deciso di smettere di farlo e non avevo motivo per farlo. Il mio potere avevo smesso di usarlo, almeno con i miei famigliari, sentire quanto loro fossero felici, quanto fossero innamorati, mi faceva star male. Sapere che io non avrei mai raggiunto la stessa felicità mi faceva sentire in errore e piuttosto di star male, piuttosto di sentire tutte quelle smancerie avevo smesso di ascoltare semplicemente i loro pensieri. Era stato abbastanza facile.
Se entrambi erano stati così agitati prima del matrimonio, perché io non lo ero? Ero così sicuro di quello che provavo per Bella? Ero così sicuro di voler passare il resto della mia eternità con lei?
Sì, lo ero, non c’erano dubbi. L’avevo aspettata per anni, avevo aspettato una persona come lei per anni, più di un secolo e volevo lasciarmi scappare l’occasione? Non ci pensavo nemmeno.
L’amavo con tutto il mio povero cuore fermo, come avrei potuto non sposarla?
Sì, sarei diventato il marito di Isabella Swan e lei mia moglie. Ne ero certo.
 
 
Bella POV
Tutta notte a pensare e a ripensare. Sì, no, sì, no, sì, no.
Per dire no ci avresti dovuto pensare quando ti ha fatto la proposta, non adesso. Adesso sarebbe un po’ tardi per dirgli di no, non trovi?
Non solo sarebbe stato tardi, ma lo avrei fatto anche parecchio soffrire, ma non volevo lasciarlo, perderlo e sposarsi… mi sembrava troppo.
Mi sentivo una stronza, una grande gigantesca stronza. Avevo sbandierato il mio amore ai quattro venti, ero anche arrivata a dire che per amore sarei anche morta –cosa che effettivamente ho fatto-, avevo dato delle conferme ad Edward e volevo tirarmi indietro? Solo la parola stronza mi si addiceva in quel momento.
Alice cominciò a prepararmi ancora alla mattina alle sette e il matrimonio era alle undici. Aveva tutto il tempo per prepararmi come si dice, ma ormai conoscevo Alice e sapevo che per lei non c’era mai tempo abbastanza per prepararsi e farsi bella.
Lei e Rose si occuparono del mio trucco e della mia acconciatura e più passava il tempo e più non ero sicura del grande passo che stavo per compiere.
Mancavano pochi minuti all’inizio della cerimonia ed ero da sola nella mia stanza. Evitavo di guardarmi allo specchio, evitavo di fare qualsiasi
cosa in realtà. Stare ferma immobile a guardare un punto fisso, mi sembrava la cosa più giusta da fare e l’unica cosa che riuscissi a fare.
<< Bella? Ti disturbo? >> l’arrivo di mia madre mi prese alquanto di sorpresa.
Non l’avevo sentita arrivare, non avevo sentito minimamente niente.
<< Ciao mamma! Come stai? >> mi girai a guardarla e le sorrisi.
<< Oddio! Ma sei stupenda! Alice e Rose sono assolutamente delle maghe nel truccare. Guarda che pelle e che occhio. Nemmeno alla tua età avevo una pelle del genere. Adesso che ci faccio caso assomiglia tanto alla loro. Devi spiegarmi che segreto avete, assolutamente, voglio saperlo
>> mi guardava con gli occhi sbarrati.
Per due giorni avevo sperato che quando mia madre mi avesse visto non avrebbe notato nessunissima differenza, ma purtroppo non era stato così. Il mio cambiamento era stato notevole ed ero stata una stupida solo a pensare che una cosa del genere fosse possibile.
Come potevo spiegarle che il nostro segreto era il fatto che fossimo morte? Che il nostro cuore non batteva più? Che ci nutrivamo di sangue, anche se animale? Per quanto avrei voluto dirglielo, non potevo farlo, per lei, non volevo che venisse uccisa dai Volturi.
<< Dovresti chiederlo a loro, sai che non mi intendo molto di queste cose. >>
Mi alzai e andai verso di lei, mentre camminavo su quelli che una volta sarebbero stati la mia morte, i tacchi.
<< Glielo chiederò sicuramente, puoi starne certa. Tesoro, ma sei bellissima. Fatti vedere >> mi fece girare su me stessa. << E le scarpe? >>
Le alzai il vestito e le feci vedere un paio di scarpe bianche tacco a spillo 12 con un’applicazione sul fianco.
<< Ma tu non odiavi i tacchi? >> mi guardò perplessa.
<< Alice e Rose mi hanno quasi obbligata a metterle, come se si vedessero sotto il vestito. >>
Ridacchiò leggermente, ma poi su di noi cadde un silenzio innaturale. Forse era la mia agitazione che mi portava a fare scena muta con mia madre.
<< Che succede, Bella? Stai bene? >>
<< Sì, sto bene. Nessun problema >> le sorrisi e mi sedetti sul divano.
<< Bella, avanti, sai che puoi parlarne con me >> si sedette al mio fianco.
<< Sto bene, mamma. >>
Sospirò e poi prese le mie mani tra le sue.
<< Sai, anch’io ero agitata il giorno del mio matrimonio. Amavo tuo padre, davvero, pensavo che sarebbe stato l’uomo della mia vita, sentivo che lo sarebbe stato. Ma per quanto lo amassi, per quanto volessi stare con lui, non ero molto sicura di volerlo sposare. Il giorno del matrimonio, e anche la notte se devo essere sincera, non facevo che pensare ad altro “Sposarlo o non sposarlo?” Era come un mantra per me, continuavo a ripeterlo all’infinito. Una, due, tre volte e poi ancora e ancora. Ti giuro, stavo diventando pazza.
<< Ti confesso una cosa: pochi minuti prima di andare in chiesa avevo deciso di lasciar perdere tutto e di tornarmene a casa mia, alla mia vita, alla mia famiglia. Non chiedermi come mai sono salita in macchina e mi sono fatta accompagnare in chiesa. Davvero, non chiedermelo perché non so che cosa mi spinse a farlo, dato che avevo già deciso di andarmene. Ma quando entrai in chiesa e vidi tuo padre che mi aspettava all’altare  be’, lì capii che avrei fatto un grosso sbaglio se l’avessi lasciato e me ne fossi andata. Così lo sposai.
<< Ok, forse il mio esempio non va tanto bene, guarda come siamo finiti, siamo entrambi insieme ad altre persone. Ma, Bella, devi capire che io quel giorno amavo tuo padre, sentivo che fosse quello giusto, lo sentivo. Potrai sempre trovare abiti migliori, fare scelte migliori, ma quando senti in quel momento che sono giusti, devi prenderli al volo, lo stesso con gli uomini, con Edward. >>
Si asciugò le lacrime che le erano cominciate a scivolare dagli occhi e tirò su leggermente con il naso.
<< Non voglio farti pressioni, voglio solo farti capire una cosa. Avere paura è normale, è un grande passo per ogni persona, per ogni donna, da qui cambierà tutta la tua vita, ma non fare lo sbaglio di perdere Edward. Ho visto come vi guardate, come ti guarda, come lo guardi, come vi comportate l’uno con l’altro e se il vostro non è vero amore, non so cosa lo sia, sinceramente. Ogni giorno vedo poche persone come voi, che sprizzano amore in ogni loro gesto. Pensaci, sei disposta a perdere Edward, a lasciarlo andare per sempre? Perché se dovessi decidere di farlo, è questo quello che otterresti. Vuoi che accada? L’uomo giusto si incontra una volta nella vita e tu che hai avuto la fortuna di incontrarlo al primo colpo, non lasciartelo scappare >> mi lasciò un bacio sulla fronte e se ne uscì dalla stanza, lasciandomi da sola con i miei pensieri.
Poco dopo arrivò anche mio padre, che stranamente se ne stava alquanto zitto.
<< Stai bene? >> mi chiese improvvisamente.
<< Sì, sto bene. >>
<< Non mi sembra, Bella, sembri… spaventata >> mi guardò preoccupato
<< Forse ho solo un po’ di paura, è normale, no? >> gli sorrisi leggermente.
Annuì con la testa e poi chinò il capo guardando il pavimento.
<< Tua madre mi ha detto che ti ha parlato e vorrebbe che te lo facessi anch’io. Devo ammettere che non so che cosa dirti perché io sarei felicissimo se tu decidessi di non sposarti. Insomma, sei ancora troppo giovane, sei ancora la mia bambina, ti vedo scorrazzare per casa con un peluche in mano. >>
Sorrisi delle sue parole. I papà sono sempre così, no? Vorrebbero che la figlia non crescesse mai, che rimanesse sempre loro e che non avesse nessun ragazzo,ma purtroppo non succede quasi mai.
Sospirò pesantemente. << Per quanto non mi piaccia ammetterlo, Edward è un bravo ragazzo e per quanto ti abbia fatto soffrire, lo è sul serio. Si vede che ci tiene a te, che ti ama e… tu lo guardi come… come… come se esistesse solo lui, come se il tuo mondo fosse lui e il resto fosse niente. Non sono molto bravo con le parole, lo sai, ma di una cosa sono certo. Pensa a quello che vuoi davvero, a quanto ami quel ragazzo. Non pensare a me, o alla mamma, a quello che vogliamo noi, pensa a ciò che vuoi tu. Lo ami? Vuoi passare il resto della tua vita con lui? Sei sicura? Sposalo. E non lasciarti prendere dalla paura, sei forte, puoi superare qualsiasi cosa. >>
Lo abbracciai stando attenta a non stringerlo troppo.
Apprezzavo il fatto che avesse deciso di parlarmi, per lui non era facile, lo sapevo, ma mi aveva fatto piacere sentire le sue parole.
<< Tra poco la cerimonia inizia, ti aspetto giù >> mi sorrise e se ne andò.
Rimasi nuovamente sola con i miei pensieri, con la mia decisione da prendere ed ero ancora più confusa di prima. Avevo capito tutto di quello che i miei genitori mi avevano detto, ma non sapevo ancora prendere una decisione. Ero sicura dei miei sentimenti di Edward, lo ero, ma…
C’era un ma che non capivo, un qualcosa che mi impediva di dare con sicurezza la mia risposta e non avere dubbi. Non ne avevo mai avuti, perché dovevo averne proprio in quel momento?
Scesi lentamente le scale di casa Cullen e cercai di darmi una calmata. Il cuore non batteva, il mio corpo era tranquillo, ma io internamente stavo morendo.
Quando arrivai alla porta sul retro, prontamente chiusa, mi fermai e presi un profondo respiro.
<< Sei pronta? >> mio padre si girò a guardarmi anche lui agitato.
Era come me, non gli piaceva stare al centro dell’attenzione e per un paio di minuti lo sarebbe stato.
Annuii e mi appoggiai al suo braccio.
Aprimmo la porta ed uscimmo sul portico. Scesi i piccoli scalini e mi preparati a girare l’angolo dove mi sarei trovata la schiera di invitati, amici e parenti, che erano venuti per assistere al mio matrimonio.
Strinsi il braccio di mio padre, strinsi senza controllare nemmeno più la mia forza, tanto che non seppi nemmeno se strinsi troppo. Camminammo piano, lentamente, mentre sentivo che da un momento all’altro sarei anche potuta svenire, anche se non sarebbe successo.
Arrivati all’angolo lo fermai e vidi Alice che guardava nella nostra direzione. Mi sorrideva felice e sembrava quasi incoraggiarmi, dirmi di non avere paura.
Ricominciammo a camminare, mentre qualcosa nel mio petto cominciava a battere, o forse stavo solo impazzendo.
In sottofondo cominciai a distinguere le note della ninna nanna che Edward aveva scritto per me. Quel battito nel petto aumentò maggiormente la sua corsa.
Era impazzito, sembrava quasi voler farsi sentire da tutti, ma fu quando incontrai lo sguardo di Edward che mi guardava con gli occhi luccicante e il sorriso smagliante che cominciò a galoppare, libero, nell’aria. Tutti avrebbero potuto sentirlo, non serviva un udito sopraffino per sentire quel battito impazzito che non facevo altro che aumentare, aumentare man mano che mi avvicinavo ad Edward, all’uomo che amavo.                    
E improvvisamente non ebbi più dubbi, lo avrei sposato, dovevo sposarlo, perché non farlo sarebbe stato un crimine. Lo amavo, con tutta me stessa e lui mi amava, lo sentivo, lo sapevo, ne ero certa.
 
 
* * * * *
 
 
Ero ufficialmente la Signora Cullen. Oddio, Signora Cullen, sentirlo dire e dirlo mi sembrava ancora strano.
Era da due ore che continuavamo a girare per i tavoli andando a salutare e a scambiare quattro chiacchiere con tutti gli invitati tra una portata e l’altra. Be’, portate, la maggior parte degli invitati non mangiavano neanche si limitavano a bere qualcosa ogni tanto e a fare finta di mangiare, dato che c’erano pur sempre invitati umani, che non sapevano niente del nostro segreto.
Alla fine Alice aveva invitato praticamente tutti: i Denali, amici dei Cullen, che io non ero mai riuscita a conoscere; Jessica, Lauren, Angela, Mike, Ben, Tyler; Jacob e tutti i Quileute, Sara, Sue., mio padre, mia madre, purtroppo Phil aveva un impegno sportivo, ma sapevo che c’era col cuore.
Mi sembrava quasi che ci fosse tutta Forks al mio matrimonio, ma ero felice di averli tutti lì, le persone che comunque avevano fatto parte della mia vita e che ne avrebbero fatto parte per sempre.
<< Jessica si sta chiedendo se sei incinta >> sussurrò al mio orecchio Edward mentre mi teneva stretta per la vita.
<< Perché dovrei essere incinta, scusa? >>
<< Perché non si spiega il motivo di questo matrimonio. Dice che siamo pazzi a sposarci così giovani. >>
Mi girai verso di lui e gli portai le mani dietro il collo.
<< Io sono giovane, tu sei vecchio e decrepito ed era anche ora che ti sposassi. Comunque sì, siamo dei pazzi. >>
<< Voglio vedere te quando arriverai alla mia età. Io sono sano come un pesce e senza acciacchi. Se non lo avessi notato, non ho problemi di nessun genere >> calcò parecchio su nessun
<< A cosa ti riferisci, Signor Cullen? >> gli sussurrai suadente avvicinandomi pericolosamente alle sue labbra.
<< Non vedo l’ora di stare solo per dimostrartelo. >>
Le sue labbra erano a pochi millimetri dalle mie e le stavo agognando più di qualsiasi altra cosa.
<< Scusate, so che in questo momento mi odierete, ma state dando spettacolo e vorrei ricordare che la prima notte di nozze si consuma dopo la ricevimento, non durante >> Jacob arrivò ad interromperci.
E per quanto gli volessi bene lo avrei ucciso con le mie stesse mani.
Mi girai a guardarlo malissimo mentre Edward sghignazzò lasciandoci soli.
<< Guastafeste >> lo rimproverai.
Cominciammo a ballare.
<< Guastafeste? Io? Siete voi i pervertiti che stavate amoreggiando in mezzo alla pista da ballo. E dico amoreggiare per non usare un’altra parola. Capisco la gioia di essere novelli sposi, ma mettervi quasi a farlo in mezzo alla pista non mi sembrava davvero il caso. >>
Lo guardai scioccata.
<< Non fare quella faccia, è vero. Sono un cane, ricordi? Certi odori li riconosco. >>
Scoppiai a ridere non riuscendo a trattenermi e contagiando anche lui.
<< Parliamo di cose serie, per esempio, chi è quella spilungona bionda che ti guarda come se volesse ucciderti. >>
<< Guarda che ti sente >> gli feci notare.
<< Grazie per avermi ricordato l’ovvio, allora, chi è? >>
<< È Tanya, una cugina di Edward, da quanto ho capito è sempre stata interessata a lui. >>
<< Ma tu gliel’hai fregato! Così mi piaci! >> rise.
<< Jacob! Io non ho fregato proprio niente a nessuno. >>
<< Dici? Se non glielo avessi fregato, pensi che ti guarderebbe in quel modo? >>
Mi girai a guardarla e ci stava guardando come se avesse voluto saltarci addosso e staccarci la testa.
<< Ok, forse è leggermente arrabbiata. >>
<< Leggermente, dici? A me sembra alquanto incazzata, nera anche. >>
Gli diedi una sberla sul braccio facendolo ridere.
<< Eri una schiappa da umana e rimani una schiappa come vampira >> rise di gusto stringendosi lo stomaco  con le braccia.
<< Jacob, comincia a correre perché se ti prendo sei finito >> gli ringhiai contro.
<< Uuuh, sto morendo dalla paura >> se ne andò lasciandomi in mezzo alla pista.
Mi girai e mi trovai davanti un uomo che non avevo mai visto, anch’esso vampiro. Biondo, occhi cremisi, alto, muscoloso. Sicuramente faceva parte del clan dei Denali, ma non ricordavo esattamente il suo nome.
<< Posso ballare con la sposa? >> mi chiese molto gentilmente.
Annuii, ritrovandomi tra le braccia di un uomo che non avevo mai visto e che mi stava osservando in modo strano.
<< C’è qualcosa che non va? >> gli chiesi preoccupata.
Scosse la testa e sorrise.
<< Mi stavo solo chiedendo se hai idea di quale sia il tuo potere. >>
<< Il mio… potere? >> lo guardai perplessa.
<< Sì, il tuo potere. Non hai mai pensato che diventando vampira tu potessi avere una certa peculiarità? Un potere tipo quello dei Cullen? >>
<< Non ci ho mai pensato, sinceramente. >>
<< Eleazar, c’è qualche problema? >> Edward mi fu vicino e mi strinse.
<< Nessuno, stavamo solo scambiando quattro chiacchiere. >>
<< Di cosa stavate parlando? >>
<< Hai idea di che potere possieda Bella? >>
Lo guardò perplesso e poi probabilmente Eleazar cominciò a pensare.
<< Ne parliamo più tardi, dopo il matrimonio, prima che noi partiamo per la luna di miele. >>
Annuì e se ne andò.
<< Che cos’ha detto? >> gli chiesi curiosa.
<< Lo scoprirai più tardi, ora andiamo a salutare gli altri invitati. >>
Per un po’ cercai di capire che cosa fosse successo, che cos’avesse detto Eleazar ad Edward di così importante, ma poi lasciai perdere, era pur sempre il mio matrimonio e volevo godermelo fino infondo.
Ballai con Jacob e gli altri, balli di gruppo, balli idioti, cantai a squarciagola scoprendo che diventando vampira mi fosse venuta anche una bella voce. Balla con mio padre, mia madre, con Carlisle e con chiunque avesse piacere di ballare con me. Ballare non era più un problema, non rischiavo di cadere ad ogni passo e questo mi permetteva di poter fare più di un passo alla volta.
Verso mezzanotte alcuni cominciarono ad andarsene  e lentamente gli invitati se ne andarono  tutti fino a quando non rimanemmo noi Cullen, i Denali e i Quileute, mia madre era andata a dormire a casa di Sue, che le aveva gentilmente offerto una stanza. Eravamo riuniti tutti in salotto e stavamo parlando tranquillamente, o meglio, i Cullen e i Quileute parlavano, i Denali, soprattutto le ragazze, sembravano alquanto reticenti nel parlare con loro.
<< Questi cani devono proprio rimanere qua? >> chiese con disprezzo Tanya.
Stavo per alzarmi e dirgliene quattro a quella stronza, come si permetteva di offendere dei miei amici?
<< Tanya, sono amici nostri, porta un po’ di rispetto >> le rispose Edward, sempre con molto garbo.
<< Amici? Da quando Edward sei amico di quei cani rognosi? Hanno ucciso Laurent, ricordi? >> gli ringhiò quasi dietro.
<< Da quando mia moglie è amica loro e sono andato oltre i pregiudizi di anni, li ho conosciuti e mi stanno simpatici. Stava per uccidere Bella, volevi che la uccidesse? >>
Sentire Edward dire mia moglie era qualcosa di assolutamente destabilizzante, non ci avrei mai fatto l’abitudine.
Tanya se andò ringhiando, facendo tremare i vetri.
<< Scusala, è che non siamo abituati ad avere a che fare con loro. L’ultima volta che siamo venuti qua non potevate nemmeno vederli e adesso state parlando con loro come se niente fosse successo negli anni >> si era messa di mezzo Kate, altra cugina di Edward, meno stronza di Tanya.
<< Il passato è passato, Kate >> si intromise Carlisle, che entrò nella stanza.
<< Hai ragione >> gli sorrise.
<< Allora, ragazzi, che ne dite se concludiamo qua la serata e ce ne andiamo tutti a letto? >> propose Carlisle facendo ridere Jacob.
<< Certo, dormire, come se voi dormite >> lo guardai male. << Va bene, ce ne andiamo. Abbiamo già disturbato abbastanza. >>
Li salutammo uno per uno e se ne andarono, lasciandoci finalmente soli.
<< Allora, di cosa ci dovevi parlare Eleazar? >> introdusse il discorso Carlisle.
<< Avete idea di quale sia il potere di Bella? >>
<< Sinceramente ho sempre pensato che consistesse in un autocontrollo smisurato. Da quando è diventata vampira non avuto nessun tipo di problema, di istinto strano, sembra che sia anni che caccia animali, nemmeno io ho così tanto autocontrollo >> gli spiegò Carlisle.
<< Sì, sarebbe stato un buon potere, anche se abbastanza inutile. Io un’idea ce l’avrei. >>
Tutta l’attenzione era su di lui, la mia più di tutti.
<< Edward non riesce a leggerle nel pensiero e penso che non sia l’unico che non riesca ad usare i suoi poteri su di lei. Kate, prova a toccarla >> si girò a guardare una ragazza dai capelli biondi.
<< Eleazar, sei forse impazzito? >> gli chiese lei.
<< Fidati di me, ok? Toccala. >>
La ragazza si girò a guardarmi e si avvicinò. Edward si parò subito davanti a me proteggendomi.
<< Edward, lasciala fare, non ti preoccupare. >>
Per un secondo ci fu un attimo di silenzio, poi Edward si spostò ringhiando, rimanendomi comunque a pochi metri di distanza.
Non sapevo che potere avesse questa Kate, ma non volevo nemmeno saperlo o provarlo sulla mia pelle.
Mi tocco la mano e rimase a guardarmi. Tutto intorno a me c’era silenzio, un silenzio d’attesa, carico di aspettativa.
Non successe assolutamente niente.
<< Com’è possibile? >> si chiese Kate staccando la mano dalla mia e riprovando a toccarmi.
<< Semplice, Bella ha uno scudo mentale, uno scudo che la protegge. Per questo il tuo potere non funziona, o quello di Edward. >>
Rimasi in silenzio. Dopo anni a chiedermi se in me ci fosse qualcosa di sbagliato, a chiedermi per quale motivo Edward non riuscisse a leggermi nel pensiero, ora riuscivo a capire ogni cosa.
Avevo un potere, un dono, anche se non riuscivo a definirlo tale. Era uno scudo che difendeva solo me stessa, ma non gli altri. Che senso aveva possederlo? Era semplicemente una difesa per me, non per gli altri. Il mio potere era inutile.
<< Ho semplicemente uno scudo? Be’, bel potere del cavolo >> proferii improvvisamente facendomi guardare da tutti.
<< Non è così brutto come possa sembrare, potresti anche espanderlo, con l’esercizio riuscendo a proteggere anche gli altri. >
Come se cambiasse qualcosa, erano tutte supposizioni e nient’altro.
Vidi Eleazar indicare a Kate Edward con il capo. Mi girai a guardare mio marito cercando di capire che cosa stesse succedendo, ma non si mosse neanche di un millimetro.
Fu questione di pochi istanti, istanti in cui non mi resi minimamente conto di cosa sarebbe successo. Kate toccò Edward come aveva toccato me, ma quella volta lui rimase tramortito al suolo muovendosi a scossoni.
<< Edward! >> mi buttai verso di lui mentre gli altri se ne stava immobili.
Poco dopo si risvegliò e lo aiutai a tirarsi su.
Eleazar gli fece segno a Kate di farlo ancora, ma questa volta mi preparai e mi misi in posizione d’attacco con Edward appoggiato a me.
Era a pochi passi da me e lo avrebbe toccato, non potevo permetterlo, non doveva toccare Edward di nuovo.
Improvvisamente mi sentii liberata da un peso, ma gli diedi poco conto.
Giuro che se tocchi mio marito, ti uccido.
<< Bella? >> la voce di Edward era flebile, ma non lo ascoltai.
Guardavo Kate cercando di capire dove volesse arrivare, quando la vidi fermarsi guardò Eleazar.
<< Non riesco ad andare avanti. >>
<< Bella? >>
Qualcosa mi cadde nuovamente addosso e mi abbassai a guardare Edward.
<< Stai bene? >> gli chiesi preoccupata.
<< Ti ho sentita. >>
<< Tu hai… cosa? >> lo guardai sconvolta pensando che stesse vaneggiando .
<< Ho sentito quello che hai pensato >> si tirò leggermente su.
<< Com’è possibile? >>
<< Hai avuto la prova che puoi allargare il tuo scudo anche per proteggere gli altri, coloro che ami. Quando hai alzato il tuo scudo, hai permesso ad Edward di leggerti nel pensiero >> per Eleazar sembrava tutto così semplice, così normale, per me non lo era.
Scoprire dal giorno alla notte, che avevo un potere non era così semplice, soprattutto scoprire che era un potere che avrebbe potuto aiutare chiunque.
Feci altre domande ad Eleazar, ma non mi seppe rispondere. Alla fine Carlisle disse che dovevamo andare alla nostra luna di miele e che ne avremmo parlato quando saremmo tornati. Avevamo tutto il tempo per capire bene come funzionava il mio potere, per capire come allargare quello scudo che mi proteggeva.
Tutti sembravano così tranquilli mentre io volevo sapere, capire come funzionasse quel mio potere.
Cercai di mettere da parte la mia curiosità e andai a prepararmi per andare a fare la luna di miele. Destinazione? Non lo sapevo, ma mi fidavo di Alice e immaginavo che sarebbe stato tutto perfetto.

 

 

 

 

 

 

Prima di cominciare a parlare di questo capitolo, vorrei avvisarvi  di una cosa: questo è stato l’ULTIMO capitolo di questa storia. Lunedì 2 Gennaio, posterò l’epilogo in conclusione di questa storia.
Cercherò di trattenere ogni parola per quel giorno.
Detto questo, parliamo di questo capitolo. Tutti hanno dato una loro testimonianza ai futuri sposini. Avere paura prima di un grande passo come il matrimonio deve essere normale, pensarci e ripensarci anche, ma non si può pensare di lasciare la persona che si è amata fin da subito, la persona per cui hai sacrificato tanto, solo per delle stupide paure. Alla fine Bella prende una decisione solo quando lo vede e lo dico, aveva paura solo perché non l’aveva più visto, solo perché le era stato distante per un po’ di tempo.
Pensavate davvero che non li avrei fatti sposare? Non lo potrei mai fare, soprattutto perché mancava davvero poco alla fine e non avrebbe avuto senso farne passare un’altra ai nostri due amati.
Quindi, alla fine, Bella è diventata la Signora Cullen *-* Ho evitato di descrivere la cerimonia, sinceramente penso che tutti sappiamo come vada un matrimonio e mi sembrava una scena poco interessante, anche se in questo momento mi è venuto in mente come avrei potuto scriverla. Va be’, ormai è fatta.
Il ricevimento va benissimo, a parte per qualche rara eccezione che rompe la pelle, chiamatasi Tanya, ma non importa.
In questo capitolo, Eleazar cerca di spiegare a Bella il suo potere e in un modo o nell’altro riescono a capire quale sia davvero il suo potere. Rileggendo il capitolo per postarlo mi sembra di aver velocizzato troppo le cose e che probabilmente avrei potuto allungarla ancora di un capitolo e fare le cose con calma, ma ormai è andata.
Be’, spero che questo ultimo capitolo vi sia piaciuto.
Lunedì posterò l’epilogo e vi farò i dovuti saluti.
Ringrazio tutte le persone che hanno seguito la storia, che continuano a seguirla nonostante i grossi ritardo. Grazie davvero di tutto *-*
Un bacione ^_^


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Capitolo 33
*** Epilogo ***


Capitolo 2








Buona sera!
Ebbe, eccomi qua con l'epilogo, è più corto del solito, ma spero l'apprezzerete comunque.
Leggete le note finali, mi raccomando.
Buona lettura ^_^ 

 

Epilogo


Bella POV
Isola Esme. Questo era il nome dell’isola su cui avremmo passato quindici giorni di luna di miele.
Era l’isola che Carlisle aveva regalato ad Esme ed era un paradiso terrestre: vegetazione stupenda, acqua cristallina, sabbia bianca e fina, una casa divina, ma non mi dovevo stupire, tutto quello che avevano i Cullen era da togliere il fiato.
Arrivammo in barca, dopo aver attraversato San Paolo.
Appena arrivati in casa andai a sdraiarmi sul letto.
<< Sono stanca >> proruppi emettendo un forte sospiro.
<< E pensare che sei una vampira, se dovevi essere un’umana che cosa facevi? >> rise Edward sdraiandosi vicino a me.
<< Sai che cosa ho capito? >> mi girai a guardarlo.
<< Cosa? >>
<< Che i novelli sposi la prima notte di nozze non fanno l’amore, dormono. Insomma, tutto il giorno in piedi, stressati, impauriti, poi devono girare da una parte all’altra per salutare parenti e amici. Come si fa arrivare in camera e avere voglia di fare qualcosa? Ti passa tutta. >>
Edward sorrise sghembo guardandomi.
<< Vuoi dire che non hai intenzione di fare niente? >> mi si avvicinò pericolosamente stringendomi i fianchi.
<< Assolutamente niente >> gli portai le mani al collo accarezzandogli i capelli.
<< E come vorresti passare il resto della nottata? O della giornata che sta per iniziare? >>
Il cielo si stava schiarendo lentamente. Il sole stava per illuminare quella che era stata una nottata limpida e serena.
<< A giocare a carte? Scacchi? A suonare il piano, magari? >>
<< Tutte cose molto interessanti, ma che sinceramente in questo momento non catturano la mia attenzione. >>
Perché doveva parlare con quella voce suadente? Perché doveva farmi perdere la testa solo parlando? Odioso uomo. Pardon, vampiro.
<< E cosa cattura la tua attenzione precisamente? >> stavo flirtando, con mio marito. Non ero mai stata molto afferrata in queste cose, soprattutto per la mia timidezza, ma con Edward usciva sempre una parte di me che non conoscevo, che non pensavo nemmeno potessi avere.
<< Tu. Il tuo corpo. Tutto di te attrae la mia intenzione in questo momento. È da quando Jacob ci ha interrotti che ho una voglia matta di stare da solo con te. >>
<< A fare cosa precisamente? >> ingenua. Stavo facendo l’ingenua e flirtavo pure. Cosa mi aveva fatto Edward?
<< Non la facevo così innocente, signora Cullen >> sussurrò sulle mie labbra facendomi tremare.
<< Non sono innocente, preferisco solo i fatti alle parole. >>
Detto questo mi spinse sul materasso e mi sovrastò con il suo corpo.
<< Preferisci i fatti, eh? >> spinse il suo bacino verso il mio facendomi gemere e inarcare.
<< Decisamente >> sospirai.
Da quel momento in poi persi la ragione, completamente. Ci amammo e ci coccolammo per il resto della giornata, fino a quando stremata gli chiesi basta.
Eravamo abbracciati sul letto.
Mi sentivo calma, serena, tranquilla.
<< Pensi di riuscire a farmi entrare nella tua testa? >> mi chiese improvvisamente Edward rompendo il silenzio che si era creato.
Mi alzai e lo guardai.
<< Perché me lo chiedi? >>
Si passò una mano tra i capelli leggermente imbarazzato.
<< Perché… mi è piaciuto sentire la tua voce anche nella mia testa, è una cosa che ho sempre voluto sentire, ma che non ho mai avuto la possibilità di fare. Insomma, adesso che abbiamo scoperto che cosa puoi fare, vorrei approfittarne. >>
<< Sinceramente non so come ho fatto, Edward. So solo che nel momento in cui ho capito che Kate ti avrebbe voluto far di nuovo del male, si è alzato da solo. Come, perché, non lo so. È solo successo. >>
<< Vuoi dire che devo essere in pericolo perché succeda di nuovo? >> alzò un sopracciglio perplesso.
<< Oh sì, certo. Così da farmi preoccupare per niente. Saresti davvero un genio. L’unica cosa che mi domando è perché non ti sei spostato quando Kate si è avvicinata. Immagino sapessi quello che voleva fare. >>
<< E sapevo anche il motivo per cui lo stava facendo. Ero curioso di sapere cosa sarebbe successo e se non fosse successo niente, avrei sofferto leggermente. >>
<< Sofferto leggermente? Dio, ma ho sposato un pazzo, questo è sicuro. >>
Mi alzai dal letto ancora completamente nuda.
<< Non fare la melodrammatica. Cosa vuoi che sia un po’ di dolore? >> mi guardò per un secondo negli occhi per poi guardare da tutt’altra parte.
<< Ho sposato un masochista, oltre che pazzo. >>
<< Dipende da che tipo di dolore è, se me lo infliggi tu poi, è ancora meglio. >>
Alzai gli occhi al cielo sorridendo me ne andai in bagno a farmi una doccia. Ne avevo seriamente bisogno.
Mi buttai immediatamente sotto la doccia fredda godendomi il contatto con l’acqua.
<< Comunque non stavo scherzando, vorrei sul serio rileggerti nel pensiero >> proruppe Edward che era entrato in doccia con me.
<< Anch’io vorrei, alzerei il mio scudo senza problemi, ma non so come fare. Quando capirò come funziona, ti darò libero accesso ai miei pensieri >> gli sorrisi continuando a frizionarmi i capelli.
<< Libero accesso? Quindi mi farai ascoltare ogni tuo pensiero? >>
<< Non esageriamo, ci tengo ancora alla privacy. Non so come facciano gli altri a rimanere così impassibili dal fatto che puoi ascoltare tutto quello che pensano. >>
<< Non ci posso far niente, lo sai. Se fosse per me smetterei di ascoltare tutti, anche se comunque già lo faccio. Non pensare che sono un ficcanaso che vuole solo farsi i fatti degli altri. So quando posso ascoltare e quando no. Per esempio evito di ascoltare i pensieri di Emmett quando ripensa alla notte passata con Rose. Ti faccio immaginare che pensieri. È imbarazzante. >>
Risi di gusto.
<< Edward Cullen che si imbarazza ad ascoltare certi pensieri quando non ha problemi a metterli in pratica? >> risi ancora di più.
<< Sono i miei fratelli! Insomma, non voglio vederli che si danno alla pazza gioia. >>
Continuai a ridere.
<< Non prendermi in giro però >> in quel momento sembrò tanto un bambino offeso. Era imbronciato, mi guardava con un paio di occhi tenerissimi.
Non l’avevo mai visto così indifeso, come se Edward potesse esserlo davvero.
<< Non ti sto prendendo in giro, solo che sembri così innocente in questo momento >> e dannatamente sexy, avrei voluto aggiungere, con quel broncio era adorabile.
Uscii dalla doccia prima che i miei istinti prendessero sopravvento su tutto. Dovevamo smetterla di passare tutto il tempo a letto a fare l’amore.
Mi vestii mentre Edward finì di farsi la doccia e andai fuori sulla spiaggia, ad ammirare il tramonto.
Quel posto era perfetto, la temperatura, il tempo, tutto era qualcosa di stupendo. L’acqua del mare, il solo rumore degli uccelli a disturbare la quiete, o il rumore delle onde che toccavano la riva.
C’era pace, tranquillità intorno a me e questo mi  faceva sentire in paradiso.
Ero lì con l’uomo che amavo, che avevo sempre amato con tutto il cuore dal primo momento in cui i miei occhi avevano incontrato i suoi. Ne avevamo passate tante, forse troppe. Ci eravamo lasciati, avevamo sofferto, ci eravamo allontanati, ma alla fine eravamo tornati insieme più uniti che mai, decisi a non lasciarsi per nessun motivo al mondo.
Ero una vampira finalmente, ero diventata come lui e il passare del tempo ormai non mi preoccupava più, non era un più un problema, un ostacolo per il mio amore per Edward.
Tutto sembrava perfetto , o forse lo era davvero.
<< Sei felice? >> mi chiese Edward abbracciandomi da dietro.
<< Non lo sono mai stata così tanto. Tu? >> appoggiai la mia schiena al suo petto.
<< Penso che la felicità che sto provando in questo momento è solo un pizzico della felicità che potrò provare in tutta l’eternità. Ti amo. >>
<< Ti amo anch’io, fino a quando non saremo della cenere nel vento. >>
 
THE END

 

  

Ebbe sì, siamo arrivati davvero alla fine di questa storia. Ormai non c’era più niente da dire, tutto è successo, tutto ha avuto fine, tutto è a posto, ci sarebbe un’eternità da descrivere, ma perché rovinare tutto cadendo nel banale o nel noioso?
È più di un anno che ho pubblicato questa storia e nonostante vari ritardi, alla fine è giunta alla fine. Al classico happyending per quanto sia scontato e banale è quello che adoro sempre. Alla fine Bella è vampira, Edward la ama più di prima, licantropi e vampiri vanno d’amore e d’accordo e Jacob non è stato molto in mezzo ai due piccioncini perché ha trovato la sua donna.
Bella ha un’eternità davanti da passare con Edward, per conoscere meglio il suo potere e lasciare Edward libero di viaggiarle nel pensiero. Gli aspetta solo un’eternità da vivere e da godersi, insieme, perché alla fine l’amore può tutto, può davvero ogni cosa.
Mi dispiace lasciare questa storia, abbandonare Edward e Bella, questi Edward e Bella perché mi hanno accompagnato per un anno, mi ha fatto penare, mi hanno fatto incazzare perché non riuscivano a tornare da me a permettermi di scrivere di loro, ma alla fine ce l’ho fatta. Hanno avuto la loro fine e quindi anche questa storia.
Mi scuso per gli immensi ritardi che ha avuto questa storia, vi scuso per tutto il tempo che vi ho fatto aspettare per leggere la parola fine, probabilmente sarebbe potuta finire anche molto prima. Ma sappiate che questa storia è andata avanti grazie a voi, a tutte voi che avete letto e recensito, che avete seguito la mia storia, GRAZIE davvero per tutto. Per la pazienza, per avermi dato la forza di andare avanti a volte. Davvero grazie, grazie, grazie.
Prima di lasciarvi definitivamente, vorrei avvisarvi che entro fine di questa settimana posterò una nuova storia, sempre in Twilight, sempre di EdwardxBella, due Edward e Bella diversi da quello che avete letto qua. Sinceramente ho un po’ paura a postarla, non so come la prenderete, anche se spero che l’apprezzerete. Avviso che la posto perché sono sicura che non farvi aspettare tanto, ho già parecchi capitoli pronti. Se vi farebbe piacere leggerla, tenete d’occhio il mio profilo, mi farebbe piacere sapere la vostra opinione e sapere che mi seguirete anche in un’altra storia.
Ora, me ne vado sul serio.
Grazie ancora a tutti voi, a voi che avete messo la storia nelle seguite, preferite e ricordate, che avete letto in silenzio, che avete recensito, che avete fatto in modo che questa storia andasse avanti. GRAZIE DAVVERO!
Un bacione, alla prossima storia, spero ^_^

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