Prisoner of a dream

di Robigna88
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** We can do it together ***
Capitolo 2: *** Wake me up! ***
Capitolo 3: *** Gabriel, my brother! ***



Capitolo 1
*** We can do it together ***


Qualche tempo fa, la mia carissima socia brokendream ha scritto una deliziosa one shot su Anna e Castiel. Io, che non amo molto Anna, l'ho letta comunque e mi sono ritrovata una versione di Anna davvero adorabile.
Per questo ho deciso di scrivere una storia ispirata a quella bellissima one shot. Una specie di spin-off che spero renda omaggio all'arte, alla sensibilità e al talento della mia socia.. =)
Per leggere la One shot, andate qui When she fell . Sono sicura che la troverete adorabile. E spero che anche la storia che io scriverò vi piacerà =)

Lasciate un commento se vi va.. =)

Grazie socia, perchè mi hai fatto cambiare idea.. più o meno xD e per il bellissimo logo sotto =)
Baci, Roby :)



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We can do it together



Anna era più che risoluta, abbandonò la sua spada e si preparò alla caduta. Castiel capì cosa stava per accadere, e si precipitò accanto a lei.

«Tu sei pazza, smettila immediatamente!» Anna non lo ascoltò, non lo guardò nemmeno.

«Tu non puoi farlo, tu non puoi farlo. Ritorna in te, non costringermi a.....»

«Vuoi alzare la tua spada contro di me, Castiel? Avanti, fallo. Solo così potrai fermarmi.»

«Sai bene che non potrei mai farti del male. Ma non costringermi a trovare il coraggio di farlo.» l’avvertì l’angelo maschile.

«Fallo Cass, solo così puoi fermarmi. Io vado via. L’offerta è ancora valida, se vuoi venire con me, mi renderai felice.»

Castiel alzò la propria spada in direzione di Anna, sperando che la sola minaccia potesse farla desistere dal suo folle intento.

«Dunque vuoi davvero uccidermi. Bene, meglio per mano tua che di qualcun altro..» e si voltò offrendogli il petto.

Ma Castiel non poteva farlo, e abbassò l’arma.

«Ti supplico Anna, non farlo. Ti daranno la caccia, ti troveranno. Loro non avranno la mia pietà.»

«Non importa, ne sarà comunque valsa la pena.»

«Non ci rivedremo più Anna, non ti importa neanche di questo?» le chiese, una vena di disperazione incrinò la sua voce.

«Sì Castiel, mi importa molto invece. Per questo ti ho chiesto di cadere insieme a me, ma tu non vuoi.»

«Io non voglio lasciare i Cieli! E tu devi restare qui!»l e urlò, fermo sulla sua posizione.

«No. Addio.» E si lasciò cadere, in picchiata. Castiel tentò di afferrarla, ma ciò che riuscì a prendere fu solo un raggio della sua luce.

Anna precipitò a velocità impossibile, e nella caduta si strappò via la Grazia: così non avrebbero potuto ritrovarla. Mai più. Strapparsi via la Grazia fu doloroso, stremante e umiliante, ma non aveva scelta. Voleva diventare una donna.

Sperò fino alla fine di sentire il suono delle ali di Castiel dietro di sé, fino alla fine. Ma ciò non accadde. Non l’aveva seguita. Non l’amava.

Solcò i cieli come una meteora, urlando di dolore e paura. E delusione, perché Castiel non sarebbe stato lì con lei.


Anna sospirò profondamente.

Quegli incubi la tormentavano anche da sveglia.

La facevano sentire triste, vuota e spaventata.

Sapeva che ora con Cass ogni cosa sarebbe stata perfetta. Ma il timore che tutto quello che aveva costruito da quando era umana, le venisse portato via, la terrorizzava costantemente.

Non avrebbe mai potuto dimenticare il giorno in cui aveva deciso di cadere senza Cass.

Le si era straziato il cuore al solo pensiero di non averlo al suo fianco, ma sapeva che non poteva costringerlo a fare qualcosa che non voleva.

Si sarebbe adattata e l'avrebbe dimenticato.

Avrebbe amato e sofferto e lui sarebbe stato solo un lontano ricordo.. un giorno.

Si era proposta questo cadendo, ma non era stato così.

Giorno e notte aveva pensato a lui insistentemente. Agli occhi azzurri e perennemente confusi incastonati su quel bel viso.

Alle sue labbra che tanto aveva desiderato e che non poteva avere.

E poi finalmente lui era arrivato.

Confuso, disorientato, spaventato da tutto quello che per lui era nuovo, ma era arrivato.

Era con lei.

Per lei amalgamarsi e diventare una persona comune era stato semplice.

Aveva trovato lavoro in una caffetteria e si era comprata una casetta, piccola ma deliziosa nel centro di una piccola e quasi anonima cittadina del Texas.

E ogni giorno, tra l'aroma del caffè, lei si ritrovava a sorridere della sua nuova vita.

Per Cass invece era stato più complicato.

Ci aveva messo mesi a metabolizzare il fatto che un raffreddore poteva costringerlo a letto per giorni, e che la fame poteva coglierlo di improvviso, così come la stanchezza.

L'aveva sentito piangere e sospirare profondamente.

L'aveva visto tenersi il viso tra le mani e scuotere il capo, e aveva viso il timore e la confusione stamparsi sul suo viso al primo starnuto della sua intera esistenza.

Da angelo del Signore a semplice umano col naso colante.

Era un cambiamento grande che lo aveva decisamente spaventato.

Non era sorpresa di questo.

Era ovvio che lui ci avrebbe messo di più e avrebbe attraversato più difficoltà durante il passaggio rispetto a lei.

Lei era scesa sulla terra perchè aveva un disperato e ardente desiderio di essere umana.

Lui era sceso solo per seguirla.

Era diverso.

Ma mai, nonostante lo vedesse sofferente, mai si era pentita di avergli chiesto di seguirla.

Era egoistico, se ne rendeva conto. Ma lei lo amava.

Era sempre lì quando aveva bisogno di essere stretto tra le braccia e rassicurato.

Era lì sempre e comunque per lui, ma era troppo felice di averlo con sé per preoccuparsi del resto.

E in fondo chiedergli se era pentito di essere caduto per stare con lei, la spaventava.

Se lui avesse detto si?

Tagliò a rondelle l'ultimo peperone e lo mise in padella insieme alle altre verdure.

Non era sicura di quello che stava cucinando, non sapeva nemmeno cosa fosse..

Lei in cucina non era affatto brava.

Ma essere normali prevedeva anche cucinare, riempire la casa di odori dolci e accoglienti, e lei voleva farlo.

Al massimo, avrebbero ordinato una pizza.

Sorrise appena e si mise a sedere, leggendo una rivista di moda.

Cosa poteva esserci di più normale?


****


Un anello.

Cosa poteva esserci di più normale.

Castiel proprio non riusciva a credere a quello che stava per fare.

Stava tornando a casa, dalla sua donna per chiederle di sposarlo.

Incredibile.. pensò attraversando la strada e percorrendo lento il vialetto che lo avrebbe portato a casa.

Non sapeva nemmeno se aveva scelto bene..

Si era fatto aiutare da un suo amico, uno dei pochi che aveva da quando era umano, e ora, stava per entrare in casa per metterlo al dito della sua adorata Anna.

Le avrebbe sorriso e senza tanti preamboli – non erano il suo forte – le avrebbe chiesto di diventare sua moglie.

Moglie..

Aveva cercato sul dizionario al definizione letterale del termine.

C'era scritto la donna sposata..

Ma che definizione era?

Scrollò le spalle ed aprì la porta sorridendo appena. Posò la scatolina in tasca e si avvicinò alla cucina piano piano.

C'era un odore buono, ma non sapeva ben dire di cosa fosse.

«Ciao tesoro.. c'è un buon odore. Cosa stai preparando?» le chiese dopo averle dato un bacio sulle labbra.

«Verdure.. erano in frigo e le ho tagliate e messe tutte insieme in padella. Non so cosa verrà fuori.» ammise lei un po' imbarazzata.

Castiel rise appena e prese un bicchier d'acqua.

La cucina non era il forte di Anna, ma di certo la sua donna era piena di altri talenti.

Si mise a sedere accanto a lei e le levò la rivista di mano.

«Anna, devo dirti una cosa.» iniziò.

La donna si schiarì la voce mettendosi composta e si spostò i capelli indietro con una mano.

«Ti ascolto.» gli disse.

Castiel annuì appena, e pensò a come iniziare il discorso.

Si era ripromesso di andare dritto al sodo, ma ora che il momento si avvicinava, si rendeva conto che richiedeva un minimo di preparazione.

Solo che lui non riusciva a pensare ad altro che all'anello sul suo bel dito.

E al suo sorriso e alla gioia che avrebbero condiviso.

Era totalmente alla mercé di sentimenti che non aveva mai provato.

Un forte dolore gli faceva bruciare lo stomaco e le mani sudavano senza un apparente motivo.

Tensione e ansia, constatò in silenzio.

Si, era teso.

E se lei avesse detto di no?

Davvero c'era questa possibilità? Davvero, se lo amava così tanto come sosteneva, avrebbe anche potuto scegliere di dire di no.

Cass si augurava che non sarebbe andata così.

Ma nel suo tempo da angelo, e ancor di più da quando era diventato umano, si era reso conto che i sentimenti erano strani.. mutavano velocemente, anche se si era fatto di tutto per evitare il cambiamento.

Prese la scatolina dalla giacca, senza avere il coraggio di guardare la sua donna negli occhi e la aprì mostrandole il contenuto.

«Anna.. io.. sono ancora confuso su molte cose. E inesperto.. ma so che ti amo, altrimenti non avrei scelto di cadere per stare con te.. E so che è quasi come se lo fossimo già, ma.. voglio svegliarmi ogni mattina con te accanto, mentre le nostre fedi brillano sotto la luce del sole.. Voglio poter dire torno a casa da mia moglie e voglio anche, lo ammetto, «regolarizzare»la situazione in cui ci troviamo.» le disse «Ma amore, al contrario di quello che tanti umani sostengono, sono sicuro che il nostro matrimonio sarà bellissimo e felice.. E anche se il giorno delle nozze ti sceglierò definitivamente come mia compagna di vita, io continuerò a sceglierti ogni giorno. E ogni giorno mi innamorerò di nuovo di te.»

Fece un grosso respiro e solo allora alzò gli occhi su di lei, scoprendo che era sull'orlo delle lacrime.

«Vuoi diventare mia moglie?» le chiese.

Anna scoppiò in lacrime.

I suoi occhi piangevano e la sua bocca sorrideva..

Lo abbracciò forte e annuì baciandolo.. «Si, lo voglio.» rispose.

Castiel rise gioioso e si staccò poco da lei per metterle l'anello al dito.

Poi la abbracciò sollevandola da terra e piano la portò fino al divano..

La fece sdraiare e si sistemò su di lei baciandola intensamente.

Era calda e tremava un po' scossa dai lievi singhiozzi di felicità..

Le baciò il collo e scese giù baciando dolcemente la sottile stoffa del suo vestito.

Sollevò con le mani la parte che copriva le gambe e la accarezzò dolcemente e lentamente fino ad arrivare alla sua biancheria.

La sfilò, rendendo l'atmosfera di colpo bollente e i loro respiri affannati, e senza smettere di guardarla, tanto era meravigliosa, liberò anche se stesso, di tutto quello che gli impediva di farla sua, e lentamente, scivolò in lei facendola fremere.

Serrò la mascella estasiato dal sentire il lieve bisbiglio di piacere che Anna si era lasciata sfuggire e poi iniziò a muoversi dentro di lei.

Piano, seguendo il ritmo dei loro respiri.

La baciò scivolando più a fondo quando sentì che entrambi erano pronti e si mosse più rapido, afferrandole dolcemente entrambe le gambe per farsi più spazio.

La amava e la stava facendo sua intensamente. Più intensamente di qualunque altra volta.

Le baciò la bocca e spinse poco di più.. E sentirla gemere mentre affondava le dita nelle sue spalle, fece felice anche lui.

Tremarono entrambi, scossi dai brividi. Sudati e pieni di loro..

Si sorrisero, baciandosi di nuovo e poi si accoccolarono stretti sul piccolo divano.

Erano schiacciati l'uno all'altra come sardine, ma che importava?

Erano insieme.

E presto sarebbero stati uniti in matrimonio..

Prigionieri della dolce gabbia dorata che era la loro vita umana.





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Capitolo 2
*** Wake me up! ***


Grazie mille alla mia socia brokendream per il continuo sostegno e per il logo sotto =) ti voglio bene.

Wake me up!





«Cass? Sei qui?»

No, Cass non era lì e Anna se ne era resa conto quando camminando a vuoto, in quello strano posto, intorno a lei avevano iniziato a comparire delle cose.

Quello era un sogno e nei sogni, lei era sempre sola ed inerme.

Si preparò a vivere di nuovo l'incubo che la tormentava da.. non si ricordava nemmeno da quanto tempo.

Ma poi realizzò che la scenografia, i colori e persino il suo stato d'animo erano diversi dal solito.

Forse stavolta non sarebbe stato un incubo, ma il normalissimo sogno di una normalissima umana.

Ma chi voleva prendere in giro?

Lei non era una normalissima umana, anzi, non era nemmeno minimamente normale.

Era un angelo, anche se caduto, che avrebbe sempre avuto a che fare col soprannaturale in un modo o in un altro.

Il suo passato avrebbe bussato sempre alla sua porta, in un sogno, oppure nel mondo reale.

Preferiva di gran lunga la seconda opzione, perlomeno lì nella realtà non sarebbe stata sola.

Castiel, il suo fidanzato sarebbe stato con lei.

Si guardò la mano sinistra, perdendosi nella piccola ma bellissima esplosione di luce che si irradiava dal diamante sul suo anello, e sorrise.

Continuava a camminare, ma non sapeva nemmeno dove stava andando.

Quello che sapeva era che, anche se avesse provato a svegliarsi, non ci sarebbe riuscita.

Non ci riusciva mai.

Sospirò e si passò le mani sui jeans in un gesto di imbarazzo, che faceva spesso quando si trovava a disagio.

E in quel momento, sola, “lontana” da casa e dalle braccia dell'uomo che amava, si sentiva a disagio.

Decisamente!

Avanzò piano fino ad un punto impreciso, incapace di vedere i confini del sogno e poi lo scenario cambiò.

Era in una stanza bianca, luminosa e nel centro di essa, vi era una culletta.

Era di ferro battuto.

Sembrava antica e preziosa e le piaceva moltissimo.

Dentro c'era qualcosa che non riusciva a distinguere da quella distanza.

Così decise di avanzare un po' di più per vedere meglio.

Era un bambino.. O forse una femminuccia.

Riusciva solo a vedere che aveva capelli rossicci, un pagliaccetto verde chiaro e che aveva le mani tese verso una giostrina da culla con tanti animaletti e stelline.

Si ritrovò a piangere e ridere allo stesso tempo, senza un motivo apparente.

Solo una sensazione.

La sensazione che quel delizioso fagottino sorridente, di cui poteva sentire i teneri gorgogli, era suo.

Suo e di Castiel ovviamente.

Si passò una mano sul viso, e cautamente raggiunse la culletta.

Con passo determinato ma lento, quasi avesse paura che se avesse camminato troppo in fretta quella bellissima immagine sarebbe scomparsa.

E poi finalmente la raggiunse.

Non riusciva ancora a vedere bene il suo viso, così si sporse un po' di più fino ad essere faccia a faccia con quella creatura.

Si armò del suo migliore sorriso e la guardò.

Ma il sorriso, così come la gioia che sentiva dentro, scomparvero in fretta, lasciando il posto ad un urlo terrorizzato.

Il piccolo era.. mostruoso.

Il viso deformato, come da bruciature, e gli occhi rossi e cattivi come il peggiore dei diavoli che, nei suoi giorni da angelo, Anna aveva combattuto.

Indietreggiò spaventata senza smettere di urlare.

Con la mano poggiata sulla bocca, come per fermare le grida, e poi si ritrovò in mezzo ad una specie di bosco di notte.

Si fermò cercando di far rallentare il battito del suo cuore, e si mise in ascoltò dei suoni intorno.

Era tutto quieto, molto quieto.

Poi d'un tratto una goccia le bagnò il viso.

La toccò con le dita e se le ritrovò sporche di sangue.

Alzò gli occhi al cielo, e grossi goccioloni rossi iniziarono a cadere veloci e quasi violente.

Sporcavano la sua pelle di un rosso vermiglio. Bruciavano a contatto con la carne e nell'aria si levava un suono inquietante e cantilenante.

«Mamma...»

Lo sentiva intorno e percepiva il terrore su di sé. Le faceva accapponare la pelle.

Si fermò in un angolo e inspirò tutta l'aria possibile.

«Castiel!» urlò a squarciagola, speranzosa che il suo amore l'avrebbe sentita.



«Anna! Apri gli occhi.»

Castiel la strinse tra le braccia.

Tremava tra le calde lenzuola del loro letto.

Gli occhi spalancati e vitrei, la pelle fredda e pallida..

Era viva, perchè sentiva il suo cuore battere, ma non stava bene ed era sicuro che non si trattasse di un malanno prettamente umano.

La strinse al cuore chiamandola e implorandola di svegliarsi, ma lei giaceva lì, senza nemmeno sentirlo.

Fu scossa da un tremito fortissimo, che fece inarcare al sua schiena, e poi chiuse gli occhi.

Il petto che andava su e giù velocemente, mostrando la paura che sicuramente provava, e i suoi splendidi capelli rossi, sparsi sul cuscino disordinatamente.

Quasi a formare una cornice per quello splendido viso.

Castiel la guardava incapace di fare qualcosa.

Perchè non c'era niente che potesse fare. Eccetto sperare che, chiunque fosse stato a ridurla in quel modo, l'avrebbe lasciata andare.

Ma non sarebbe accaduto e lui doveva pensare lucidamente.

Si passò una mano sul viso e poi le baciò le labbra, quasi illudendosi che, come nelle favole lei si sarebbe svegliata.

Ma lei rimase immobile. Quasi come se fosse morte..

L'unico movimento era causato dal suo respiro affannato, e fin quando respirava, Cass aveva tempo di cercare una soluzione.

Si alzò dal letto e pensò a cosa fare.

Poi gli venne in mente l'unica soluzione possibile.

Non gli piaceva, ma si rendeva conto di non avere altra scelta.

Prese un pugnale ed una ciotola e si tagliò la mano.

Un taglio netto e profondo che quasi lo fece piangere dal dolore..

Versò un po' del suo sangue dentro il piccolo contenitore che aveva preso e pronunciò poche parole.

Con la voce tremante, fingendosi calmo le pronunciò.

Mentre i suoi occhi, fissi sulla donna che amava, imploravano il suo perdono.

Si piegò sulle sue ginocchia, sentendo tutte le ossa del suo corpo scricchiolare e urlò di dolore, e poi le sentì.

Due grandi ali pesavano sulle sue spalle.

Era tornato angelo.

Aveva “giocato” col potere di cui aveva conoscenza, anche sapendo che cadere e poi riprendersi le proprie ali e i propri poteri era vietato.

Sarebbe morto di certo, quando ai piani alti si sarebbero resi conto di quello che aveva fatto.

Ma morire non gli importava, purchè Anna fosse salva.

«Perdonami amore mio..» le sussurrò baciandole le labbra.

Si! Perdono.

Perchè tornando angelo, era venuto meno alla promessa di stare per sempre con lei, visto che, l'avrebbero ucciso.


Dopo la resa di Sam a Lucifero e la morte di Dean in battaglia, Castiel e Allison si ritrovano, unici legati da un passato, ad affrontare le conseguenze di una guerra che sta distruggendo il Mondo, un futuro post-apocalittico.  

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Capitolo 3
*** Gabriel, my brother! ***


Grazie come sempre alla mia adorabile socia brokendream


Gabriel, my brother!





Oppio, polvere sepolcrale, radice di angelica ed il suo sangue.

Castiel si fece un leggero taglietto sulla mano e fece gocciolare altre piccole gocce rosse dentro il piccolo calice.

Poi si alzò da terra, raggiunse il letto su cui Anna giaceva e le accarezzò i capelli spostandoli dal suo viso.

Recuperò il calice sul pavimento e tornò di nuovo al suo fianco.

Si sentiva un verme a farlo, ma era necessario.

Con la punta di un piccolo coltello fece un taglio netto e profondo sul palmo della mano della sua amata.

Poi la sollevò e la strinse forte lasciando che sanguinasse quanto era necessario, dentro la coppa.

Dopo qualche minuto decise che era sufficiente.

Poggiò il calice sul comodino lì a fianco, poggiò il palmo della sua mano su quella di Anna e rimarginò la ferita ripulendo le macchie intorno.

I suoi poteri, lo solleticavano dentro.

Sentiva un leggero pizzicorio ogni volta che li usava, tanto era abituato oramai a vivere come un perfetto umano.

La sua aura si sprigionava violenta dentro il suo povero tramite.

Faceva male e bruciava, sopratutto all'altezza delle giunture delle ossa.

Sulla punta delle dita invece premeva una forte potenza.

Il suo essere incapace di rimanere chiuso dentro quell'involucro da cui si era allontanato da tempo oramai.

Non che avesse perso il suo vero aspetto nel passaggio da angelo ad umano.

Dentro era sempre una luce abbagliante che si propagava violenta.

Semplicemente, privo dei suoi poteri, il suo vero aspetto si era affievolito lentamente fino a raggiungere una dimensione giusta e perfetta per essere contenuta nel corpo che il mondo intero vedeva.

E ora che sprigionava di nuovo un potere di cui era evidentemente assetato, Castiel aveva la sensazione di esplodere.

Ignorò ogni leggero malessere e baciò la mano di Anna con amore.

Riprese la sua coppa colma di tutto l'essenziale e raggiunse nuovamente il pavimento.

Disegnò un cerchio per terra.

Doppio e dentro i bordi disegnò piccoli simboli enochiani.

Tre in tutto.

Uno in alto e due ai lati.

Per il bordo in basso recuperò una candela bianca, piccola e cilindrica.

La immerse nella coppa per pochi secondi pronunciando versi che credeva di aver dimenticato.

Poi la tirò fuori e la sistemò sul bordo vuoto, in corrispondenza di quella in alto.

Si accertò che il calice fosse posizionato al centro perfetto di quel perfetto cerchio e si alzò.

Chiuse gli occhi e stese il braccio finchè la sua mano non fu in corrispondenza della coppa.

Recitò alcuni lunghi versi in enochiano e poi ripetè le stesse identiche parole in latino, in greco e in ogni antica lingua di cui era a conoscenza.

Stese anche l'altra mano in corrispondenza della prima e alzò gli occhi al cielo.

«Gabriel, fatti vedere!» esclamò deciso.

Ci fu silenzio per un lungo minuto che gli sembrò interminabile e poi, la candela e i simboli si accesero sprigionando una fiamma e una luce quasi accecante.

Si alzò un leggero venticciolo caldo e le luci sfarfallarono per interminabili secondi.

Poi si spensero.

In casa di Cass e, poteva vederlo dalla finestra aperta davanti a sé, in tutto l'isolato.

Un blackout, un leggero venticciolo, una luce accecante e una fiamma alta e poi...

Poi tutto si fermò, ma di Gabriel non c'era traccia.

Castiel scosse il capo pronto a ricominciare da capo.

Avrebbe fatto quello stesso rituale per ore, anche per giorni se fosse stato necessario.

Incurante delle possibili conseguenze, e sapeva che ce ne sarebbero state, era deciso ad andare avanti fino al compimento della sua missione.

Voleva salvare Anna e per farlo aveva bisogno di Gabriel.

E in un modo o in un altro lui avrebbe avuto un colloquio con l'Arcangelo.

Sospirò e si inginocchiò per terra, ricordandosi uno dei tanti motivi per cui aveva lasciato il Paradiso.

A parte l'amore per Anna, il non sentirsi più a casa senza di lei. Il non sentirsi liberi e il cieco desiderio di esserlo, l'ingratitudine, c'era anche l'indifferenza e l'incapacità di essere una vera famiglia, a dispetto di quello che ogni credente nel mondo pensava.

Ora per esempio, lui aveva bisogno di suo fratello e quello stesso fratello per cui tante volte si era detto pronto a gettarsi tra le fiamme dell'Inferno, gli negava il suo aiuto.

Schioccò le dita procurandosi nuovi strumenti per il suo piano e poi lo sentì.

Un fruscio di ali potente gli soffiò dietro le spalle, raffreddando l'aria intorno.

Si rimise dritto si schiarì la voce.

«Credevo che non saresti venuto.» disse nel buio della stanza.

«Questo perchè tu credi che io mi sia dimenticato il significato della parola famiglia.. Ma evidentemente ti sbagli.» replicò l'allegra voce di Gabriel.

Anche se nascondeva una certa ansia ed un certo nervosismo.

Solo allora Castiel si voltò incontrando gli occhi di suo fratello.

«Grazie di essere venuto.» gli disse quasi timidamente.

Gabriel sospirò e agitò la mano in alto.

«Bando alle ciance e ai convenevoli.» disse «Dimmi di cosa hai bisogno. Anche se..» si fermò e guardò Anna nel letto addormentata «Credo di intuire quale sia il tuo problema.»

«Anna è rimasta intrappolata nei suoi sogni. Nella sua.. mente. Qualcuno ce l'ha chiusa dentro e lei non riesce ad uscire, ed io non riesco a svegliarla. Non sono abbastanza potente.» spiegò accorato.

«E credi che io lo sia?» chiese Gabriel di rimando «Pratico semplici trucchetti da Arcangelo spacciandomi per una divinità pagana, da secoli e secoli. Ho perso il tocco per le cose così.. imponenti.»

Castiel scosse violentemente il capo.

«Non è vero!» esclamò avvicinandosi «La tua Grazia freme potente come un tempo, forse anche di più. Tu puoi aiutarmi, solo che non vuoi farlo.»

Lo guardò negli occhi sentendo le sue guance arrossare di rabbia e poi, rendendosi conto dell'affronto e del tono con cui aveva parlato all'Arcangelo Gabriel, indietreggiò e tornò al suo posto.

Guardò Anna, accarezzandola con gli occhi e poi guardò di nuovo suo fratello.

«Ti sto implorando fratello mio. Aiutami!» gli disse «O almeno indicami la via e lo farò da solo, non importa a che prezzo.»

Gabriel sembrò rifletterci per qualche minuto, poi si mise a sedere ai piedi del letto e osservò Anna per qualche minuto.

Era stata sua fiera compagna di battaglie una volta e anche se era lui a comandare, lei era un soldato veramente in gamba.

Molte volte aveva pensato di affidarle il comando della sua guarnigione e andare via.

Ma non l'aveva mai fatto, perchè, per quanto fosse imbattibile sul piano militare, Anna era quella che gli umani avrebbero definito testa calda.

Combatteva per la libertà e Gabriel era d'accordo con lei.

Ma le cose ai piani alti funzionavano diversamente e lui doveva mantenere il controllo e sopratutto doveva tenere separate le sue battaglie personali da quelle che riguardavano l'intero Paradiso.

Così aveva rimandato per millenni, fin quando stanco senza dire nulla, era sparito. Volato via.

Non aveva lasciato ad Anna il comando, ma qualcuno le aveva dato comunque un posto un gradino più su e com'era prevedibile, lei aveva creato scompiglio.

E aveva coinvolto Castiel nella sua follia.

Non gliene faceva una colpa però.

Loro si amavano e l'amore non poteva essere considerato peccato.

Quando aveva saputo della loro “fuga”, aveva resistito a stento alla voglia di correre ad aiutarli.

Ma li aveva osservati a lungo, fiero di come il suo fratellino aveva gestito le cose.

Si, Castiel era stato un bravo angelo. Leale, fiero e potente.

Ed era un umano altrettanto in gamba.

Volse gli occhi verso sul fratello e annuì appena.

«Va bene!» esclamò «Ti aiuterò. Ma non sarà semplice e alla fine potremmo persino fallire. Sei pronto a questa possibilità?»

«Si!» esclamò Castiel con furore «Sono pronto Gabriel. Ma insieme non falliremo fratello mio.»

Gabriel annuì e afferrò un pugnale, si ferì la mano e disegnò un simbolo sulla parete.

Un simbolo raro che Castiel aveva solo visto di sfuggita uno o due volte.

Era troppo potente per lui, mentre gli Arcangeli ne facevano tranquillamente uso pieni di un potere che un semplice angelo non possedeva.

«Ora ci faremo un viaggetto nella testa della tua fidanzatina. Quando spariremo questo sigillo fungerà da protezione così nessuno si avvicinerà a lei in nostra assenza.» gli disse Gabriel «Potresti vedere cose che non ti piaceranno lì dove stiamo andando. Ricordi, immagini.. Sii pronto a tutto.»

«Sono pronto.»

«Bene. Andiamo zuccone!»

E così dicendo, Gabriel poggiò la mano ferita sul sigillo.

Ci fu un bagliore e.. sparirono dalla stanza iniziando il loro viaggio nella mente di Anna.


Dopo la resa di Sam a Lucifero e la morte di Dean in battaglia, Castiel e Allison si ritrovano, unici legati da un passato, ad affrontare le conseguenze di una guerra che sta distruggendo il Mondo, un futuro post-apocalittico.  A Dark Love





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