Eternal Sunshine Of The Spotless Mind

di Pallina
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Parte Prima ***
Capitolo 3: *** Parte Seconda ***
Capitolo 4: *** Parte Terza ***
Capitolo 5: *** Parte Quarta ***
Capitolo 6: *** Parte Quinta ***
Capitolo 7: *** Parte Sesta ***
Capitolo 8: *** Parte Settima ***
Capitolo 9: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Eternal Sunshine of the Spotless Mind

 

 

 

PROLOGO

 

How happy is the blameless vestal's lot!
The world forgetting, by the world forgot.
Eternal sunshine of the spotless mind!
Each pray'r accepted, and each wish resign'd

(Alexander Pope, Eloisa to Abelard)

 

*

 

Si svegliò di soprassalto con il fiato corto.

Dopo qualche momento di confusione, sbatté le palpebre, cercando abituarsi alla penombra della camera, mentre sentiva i battiti frenetici del cuore martellarle nel petto.

Alcuni raggi penetravano dalle tapparelle abbassate, illuminando leggermente la stanza, che era abbastanza grande e arredata in modo elegante.

Quel luogo non le diceva nulla.

Cercò di tornare all’ultima cosa che si ricordava, ma le arrivarono solo delle immagini sfocate.

Dei capelli morbidi sotto le dita e il profumo del mare.

Improvvisamente si accorse di non rammentare nient’altro. Non aveva memoria di nessuno, della sua famiglia, dei suoi amici, niente: c’era solo il vuoto.

Sapeva di essere una maga, come sapeva di stare a Londra, ma non aveva idea di come ci fosse arrivata né se fosse nata lì.

Era come se qualcuno avesse cancellato tutti i suoi ricordi, i suoi affetti.

Era tutto scomparso.

Spaventata si alzò dal letto per osservarsi nel grande specchio che troneggiava su un muro della stanza.

Vide l’immagine di una ragazza impaurita, con degli occhi di un blu profondo e dei riccioli neri sulle spalle.

Una ragazza che, però, lei non conosceva.

Che cosa le era successo?

 

 

*** 

 

 

Spazio dell'Autrice:

So che anche questo capitolo è abbastanza corto, ma la lunghezza è un mio problema! 

Infatti , soprattutto per questo genere di storie, non posso inserire più di tanto in ogni parte perchè altrimenti viene tutto fuori troppo presto e fare non riesco proprio a fare scene inutili, mi spiace!

Da questo capirete che, anche se questa seconda parte vi sembra senza senso e inutile, non può esserlo! ;D

So già che dopo questo mio indizio capirete tutto o quasi e infatti non so bene perchè ve l'ho detto, quindi al posto di continuare a farneticare invano, passo ai ringraziamenti.

Ringrazio tutti quelli che hanno inserito la storia nelle seguite/ricordate/preferite e soprattuttto chi l'ha commentata!

Un bacione e a presto

Pallina

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Capitolo 2
*** Parte Prima ***


 

 

PARTE PRIMA

Stava ancora guardandosi allo specchio terrorizzata, quando qualcuno spalancò la porta.

Fece un salto indietro, portandosi una mano al cuore.

«Chi sei?» domandò, osservando una ragazza dal caschetto castano che la guardava con espressione perplessa.

«Tesoro, sono Emily.» affermò con voce dubbiosa, facendo qualche passo all’interno. «Non ti ricordi chi sono?»

A quelle parole amichevoli si rilassò leggermente, sedendosi sul letto e prendendosi la testa tra le mani.

«No, non mi ricordo niente.» dichiarò, dopo qualche minuto di silenzio, fissando il pavimento sempre più atterrita.

Doveva esserle successo qualcosa di terribile per averle fatto perdere tutti i ricordi. Non aveva memoria di niente, se si sforzava l’unica cosa che le tornava in mente era quel profumo di mare e la morbidezza di quei capelli al tatto.

Ma anche quei pensieri sfuggivano via, appena riusciva ad afferrarli; e ritornava l’oblio.

Emily le si era avvicinata e seduta a fianco, poggiandole con rassicurazione una mano su una spalla.

«Davvero non ti ricordi niente?»

Si voltò verso la sua interlocutrice, guardandola attentamente, prima di riabbassare lo sguardo, sconfitta.

«No, niente di niente. Non mi ricordo nemmeno come mi chiamo.» mormorò, cercando di trattenere le lacrime che premevano per uscirle dagli occhi.

«Beh, a questo possiamo rimediare.» replicò lei, con un sorriso rassicurante sul volto. «Sophia Creevit, hai venticinque anni e sei la mia migliore amica.»

Rialzò nuovamente le sue iridi blu su quella che si definiva la sua migliore amica, ascoltando in silenzio le sue parole.

«Ieri sera mi ha chiamato il proprietario del Paiolo Magico, ti dice niente il nome?»

Scosse la testa, desolata.

«Beh, ti avevano trovato svenuta nel bagno e, visto che ci conosco bene, hanno chiamato me. Hai dormito per un giorno intero… Ma davvero non ricordi niente?» le domandò nuovamente, con tono sorpreso.

A un suo segno negativo, si alzò in piedi.

«Facciamo così, tu ora ti rimetti a letto, io vado a parlare con un Medimago e vediamo cosa mi dice, ok?»

Annuì lentamente, mentre Emily usciva dalla stanza. Quando si fu chiusa la porta alle spalle, si sdraio sul letto, sforzandosi di farsi tornare qualcosa in mente.

«Sophia Creevit…» mormorò a mezza voce.

Com’era possibile che manco il suo nome le dicesse niente?

 

 

*

 

 

La ragazza che era appena uscita dalla stanza della smemorata si diresse lentamente verso il piccolo salotto, avvicinandosi al camino. Dalla mensola sopra di esso prese della polvere per buttarla successivamente nella fiamme ardenti.

«Casa Parkinson.» affermò, con voce ferma, arrivando così in un altro soggiorno, dove una ragazza bionda sfogliava una rivista con aria annoiata.

«Pansy.» affermò, appena la vide, poggiando il giornale sul divano e raggiungendola. «Racconta, com’è andata?»

Pansy si voltò a guardarla, mentre un ghigno divertito le si disegnava sulle labbra.

« Benissimo. Ha creduto a tutto.» rispose, con un tono di voce completamente differente da quello che aveva usato con la giovane senza memoria. «Le ho detto di chiamarsi Sophia Creevit e tutto quello che avevamo deciso. Ora dobbiamo solo tenerla buona per un po’ e poi convincerla che il suo grande sogno era quello di trasferirsi in America.»

La sua interlocutrice le sorrise, raggiante.

«A quel punto tutti i nostri problemi saranno finiti.»

 

 

 ***

 

 

 Spazio dell' Autrice:

Adessi si inizia a capire meglio cosa sta succedendo... 

Pansy ha fatto perdere la memoria a questa ragazza, facendole credere di essere una persona che non è, ma chi è veramente? E soprettutto perchè Pansy ha fatto tutto ciò?

Qualche idea?

Comunque spero che il nuovo capitolo vi sia piaciuto e magari vi abbia intrigato, ringrazio Angorian per la recensione e vi do appuntamento alla prossima puntata!

(Quando lascio questi commenti, mi sento tanto una presentatrice televisiva!)

A presto e un bacione

Pallina

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Capitolo 3
*** Parte Seconda ***


 

 

PARTE SECONDA

Un ragazzo dai capelli biondi e lo sguardo freddo stava in piedi davanti al camino, in mano un calice pieno di un liquido ambrato.

Lo sguardo era fisso nelle fiamme ardenti, mentre ogni tanto prendeva un sorso dal bicchiere.

Dietro di lui una voce continuava a parlare inesorabilmente, ma il giovane non sembrava prestargli troppa attenzione.

«Draco, mi stai ascoltando?» affermò, a un certo punto, un signore di mezza età, seduto su una poltrona.

Draco Malfoy si voltò verso di lui, guardandolo con aria distaccata.

«Si, padre.»

«Non so proprio cosa ti stia succedendo negli ultimi tempi, sei sempre distratto.» replico l’uomo, con tono duro. «Lo sai, vero, che da come ti stai comportando in questi giorni dipende il futuro di questa famiglia?»

Il ragazzo biondo tornò a volgersi verso le fiamme, senza rispondere alla domanda che gli era stata posta.

Non poteva spiegare il motivo per cui era distratto, era troppo personale e umiliante. Il solo ricordo di cosa era successo, gli impediva di essere razionale.

Strinse le dita contro il vetro del bicchiere con forza, colto da una rabbia improvvisa; ma suo padre non sembrò accorgersene, troppo preso ad ordinargli cosa doveva fare per il suo futuro.

 

 

*

 

 

«Sei sicura che questa sia casa mia?»

Pansy si guardò intorno attentamente. Si trovavano in cucina, la ragazza senza memoria era seduta su una sedia del tavolo, mentre sorseggiava un caffè.

«Certo, perché?» le chiese, sorridendo nel modo più convincente che potesse.

«Mi sembra così poco personale…» mormorò la sua interlocutrice, osservando lo spazio circostante. «Com’è possibile che non ci sia nemmeno una mia fotografia?»

La giovane Parkinson trattené a stento un’imprecazione, accorgendosi che veramente nella casa che aveva affittato non era presente un solo segno di riconoscimento.

«Tu odi le foto, dici sempre che vieni male! Sei una tale vanitosa…» replicò, alla fine, cercando di ostentare un’aria divertita.

Sophia la guardò dubbiosa, quel discorso non la convinceva per niente ma, dopo un momento di incertezza, decise di crederle. In fondo che motivo aveva per mentirle?

Quella ragazza l’aveva trovata in pub, l’aveva riportata a casa e le era stata accanto in quei giorni; era l’unica amica che aveva, se non credeva nemmeno alle sue parole, il mondo le sarebbe caduto addosso, lentamente.

Erano passati due giorni da quando si era svegliata senza più ricordi e, ormai, poteva dirsi quasi abituata all’idea.

Emily le aveva raccontato che si erano conosciute durante gli anni di scuola e che erano sempre state inseparabili. Le aveva anche spiegato che i suoi genitori erano morti qualche anno prima, e che lei le stata molto accanto in quel periodo difficile.

Sophia ascoltava e credeva, perché non poteva fare altro. Quella era l’unica persona di cui ormai riconosceva il volto e, fidarsi di lei, era una necessità, non una scelta.

Si sentiva come una bambina a cui bisognava insegnare tutto; aveva qualche problema persino a ricordarsi come usare la sua bacchetta.

Un sospiro triste le uscì dalle labbra, mentre si alzava in piedi.

«Sai Emily, penso che oggi andrò a fare una passeggiata, per vedere se mi ricordo qualcosa…»

La ragazza castana la guardò, mentre allargava le sue iridi nocciola in un’espressione atterrita.

«No!» strillò, prima di riprendere un minimo di contegno per aggiungere: «Il Medimago ha detto che è pericoloso, devi aspettare ancora un po’ prima di uscire.»

Sophia aggrottò le sopracciglia in un’espressione dubbiosa, mentre si chiedeva che cosa potesse esserci di pericoloso in una passeggiata per Londra; ma decise di non obbiettare.

Senza replicare, ma sorridendo all’amica, si diresse verso la propria stanza da letto.

 

 

*

 

 

Pansy entrò nella stanza, sbattendosi la porta alle spalle. La ragazza bionda, che stava sdraiata sul letto, sobbalzò leggermente a quel suono improvviso.

«Quando entri in camera mia preferirei lo facessi con più grazia…» mormorò, alzando la testa per osservare l’amica appena entrata.

La giovane Serpeverde si sedette sul bordo del letto, senza rispondere.

«Siamo delle cretine, Daphne.»

Daphne aggrottò le sopracciglia in un’espressione perplessa.

«Parla per te.» replicò atona, tornando a portare l’attenzione sul foglio di pergamena che stava leggendo.

«Ci siamo dimenticate di mettere le foto nella casa!» continuò Pansy, come se la sua interlocutrice non fosse intervenuta. «Quale casa è senza foto?»

La ragazza bionda aspettò qualche secondo prima di risponde, mentre rimaneva impassibile.

«Non mi sembra che tu abbia delle foto nella tua stanza.»

La giovane Parkinson rifletté sulla frase appena sentita, prima di ribattere.

«Forse hai ragione…» mormorò in risposta. «Non è poi questo grande problema.»

Daphne si alzò con eleganza dal letto, andando ad accarezzare una spalla dell’amica.

«Brava, adesso che l’hai capito mi potresti lasciare in pace che avrei alcune cose da sbrigare?» dichiarò,  mentre un sorriso gentile le si apriva sulle labbra.

Pansy la guardò leggermente sospettosa, prima di alzarsi e dirigersi verso l’uscita.

 

 

*** 

 

 

Spazio dell'Autrice:

So che anche questo capitolo è abbastanza corto, ma la lunghezza è un mio problema! 

Infatti , soprattutto per questo genere di storie, non posso inserire più di tanto in ogni parte perchè altrimenti viene tutto fuori troppo presto e fare non riesco proprio a fare scene inutili, mi spiace!

Da questo capirete che, anche se questa seconda parte vi sembra senza senso e inutile, non può esserlo! ;D

So già che dopo questo mio indizio capirete tutto o quasi e infatti non so bene perchè ve l'ho detto, quindi al posto di continuare a farneticare invano, passo ai ringraziamenti.

Ringrazio tutti quelli che hanno inserito la storia nelle seguite/ricordate/preferite e soprattuttto chi l'ha commentata!

Un bacione e a presto

Pallina

 

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Capitolo 4
*** Parte Terza ***


 

 

PARTE TERZA

Draco teneva una lettera in mano, lo sguardo era fisso all’interno del camino scoppiettante, mentre stava seduto su una poltrona.

Le sue iridi argentee passarono dalle fiamme alla pergamena, mentre tratteneva a stento un’imprecazione tra i denti.

Non vorrei mai che la tua famiglia venisse a sapere di questo piccolo “incidente”, spero che tu capisca la mia preoccupazione.

Con termini velati e, apparentemente, cordiali lo stavano minacciando. Chi poi lo stesse facendo doveva ancora capirlo, visto che il mittente si era volutamente dimenticato di firmare la lettera.

Maledì se stesso e la sua stupidità per essersi fatto incastrare, per aver dimenticato quali fosse i suoi doveri, per aver sognato un futuro diverso; ma, mentre lo faceva, si era già alzato e stava compilando una risposta, che il gufo arrivato quella mattina avrebbe riportato al mittente misterioso.

Non poteva rischiare che i suoi genitori lo venissero a sapere.

 

 

*

 

 

Vagava da parecchio tempo per le strade di Londra, quando si accorse di essersi persa.

Alla fine era uscita. Non è che avesse deciso consensualmente di disobbedire all’ordine del medico o di Emily, semplicemente la curiosità era stata più forte.

Così si era ritrovata in strada a guardarsi intorno, alla ricerca di non sapeva bene cosa che le facesse scattare un qualcosa nella testa.

Che la facesse ricordare.

A quanto aveva detto Emily, le sue memorie prima o poi sarebbero tornate, doveva solo stimolarle.

Ma si era persa.

Stava imprecando a mezza voce, quando un’insegna dall’altro lato della strada attirò il suo sguardo. Non seppe spiegarsi il perché, ma appena lesse il nome del locale, il suo cuore perse un battito e fu trascinata ad entrare.

Appena ebbe superato l’uscio un sorriso le nacque spontaneo sulle labbra, mentre si osservava intorno.

Quel bar le era familiare. Era il primo posto che incontrava che stimolava in lei un senso di consuetudine; senza pensarci due volte si sedette a un tavolo.

 

 

*

 

 

Pansy entrò di corsa nella stanza, guardandosi attorno alla ricerca della compagna. Daphne se ne stava seduta sul divano, leggendo un libro, mentre un sorriso divertito le si era disegnato sulle labbra.

«Daphne…» mormorò la ragazza con il caschetto, senza avvicinarsi. «L’ho persa…»

A quelle parole, la giovane bionda alzò di scattò lo sguardo sull’amica.

«Sei una cretina.» affermò, nel tono di voce si poteva cogliere una punta di irritazione.

Pansy accusò l’insulto, abbassando il capo, mortificata.

«Cosa facciamo?» chiese, dopo qualche minuto di silenzio.

Daphne la guardò con disprezzo, prima di replicare, acida.

«Sei te che mi hai chiesto di aiutarti in questa impresa, quindi io non farò proprio niente.» dichiarò, l’espressione che rimaneva impassibile e distaccata. «Se fossi in te, andrei a cercarla, comunque.»

Appena ebbe pronunciato quelle parole, tornò con le iridi sul libro che teneva in mano, da cui spuntava un angolo di pergamena.

La compagna aspettò qualche secondo, prima di voltarsi ed uscire dalla stanza.

 

 

*

 

 

Sophia era entrata nel locale, aveva preso qualcosa da bere e poi era uscita. Pensava che stando all’interno di quel posto a lei familiare si sarebbe ricordata qualcosa, ma nulla le era arrivato alla memoria; c’era solo stata, onnipresente, quella sensazione di quotidianità che l’aveva colpita.

Per la strada aveva iniziato a sentirsi un po’ preoccupata: non sapeva dove andare, né dove fosse. Forse Emily non aveva tutti i torti quando le aveva consigliato di non uscire di casa.

Camminava senza una meta, guardandosi intorno freneticamente; ma il suo senso dell’orientamento, se mai ne avesse avuto uno, l’aveva completamente abbandonata.

Dopo quelle che sembrarono ore, scorse una chioma bruna, disordinata. Non seppe nemmeno perché , ma si mise a correre verso quel ragazzo, fermandolo appena l’ebbe raggiunto con la mano.

Quando però il giovane si voltò, una profonda delusione la colse. Si sarebbe aspettata di vedere degli occhi verde smeraldo e non marroni, come quelli che la guardavano.

«Le serve qualcosa signorina?» le chiese, osservandola con aria sorpresa.

«No, mi scusi.» replicò, liberandolo immediatamente dalla sua presa e ricominciando a camminare nella direzione opposta.

Aveva quasi afferrato un nome; quando aveva visto i capelli di quel ragazzo, le si era formata nella testa un immagine, ma non era riuscita a fermarla. Era fuggita via, come tutto il resto.

Di chi erano gli occhi verde smeraldo che avrebbe voluto incontrare?

 

 

*** 

 

 

 Spazio dell'Autrice:

  Ho deciso di postare questo capitolo perchè -purtroppo- sto partendo!

Allora, si iniziano a capire un po' di cose: Draco sta venendo minacciato (qualche idea da chi?) e Sophia si è persa (povera piccola...)!

In tutto ciò, volevo fare una piccola parentesi su Pansy: so che sembra quasi debole e incapace di fare qualsiasi cosa da sola, ma è solo perchè quello che sta facendo, per lei, è molto ma molto importante! (indizi indizi indizi indizi)

Mi dispiace per la lunghezza del capitolo che, come al solito, lascia un po' a desiderare; cmq spero che vi sia piaciuto, non ho saputo creare di meglio!

Ringrazio tutti quelli che hanno inserito la storia nelle seguite/ricordate/preferite e, naturalmente, a chi l'ha commentata!

Un bacione e Buon Natale (spero che per l'anno nuovo riesco a ripubblicare!)

Pallina

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Capitolo 5
*** Parte Quarta ***


 

 

PARTE QUARTA

Un ragazzo di colore se ne stava tranquillamente appoggiato al muro di un edificio, lo sguardo perso nel paesaggio circostante, mentre fumava una sigaretta.

Le persone che camminavano frenetiche nella via sembravano quasi non accorgersi della sua presenza. Era silenzioso, immobile, alla ricerca di qualcosa.

Pansy l’aveva chiamato un’ora prima in preda a una crisi isterica, gridandogli che doveva aiutarla, assolutamente.

Non era nella sua natura soccorrere i suoi amici, ma la curiosità, dopo che la ragazza gli aveva raccontato cosa stava facendo, aveva avuto la meglio sulla pigrizia.

Per quello se ne stava lì, fermo, a fissare le persone indaffarate che camminava per la via, cercando una giovane dai capelli neri e gli occhi blu. Una giovane che un tempo aveva conosciuto bene e che l’aveva cambiato più di quanto riuscisse ad ammettere con se stesso.

Ma, ormai, Blaise lo sapeva, di quella ragazza non era rimasto più niente, nemmeno i lineamenti del viso.

 

 

*

 

 

Erano ore che Sophia camminava, senza trovare niente che le fosse familiare e che l’aiutasse a tornare a casa.

Era esausta, spaventata e sola.

Disperata si sedette sul marciapiede, portandosi le mani al viso, mentre lacrime irrefrenabili iniziavano a scenderle lungo le guancie.

Era stata una stupida, non aveva pensato alle conseguenze delle sue azioni. Non sapeva perché, ma le sembrava che quello fosse un comportamento perfettamente consono a lei ed alla sua persona.

Alla persona che era stata e che faticava a ritrovare.

Sei una stupida impulsiva!

Spalancò i suoi grandi occhi blu, guardandosi intorno alla ricerca di quella voce fredda che aveva appena sentito; ma non c’era nessuno che sembrava prestarle attenzione, le persone nella via continuavano a camminare, ignorandola.

Il pensiero che potesse essere un suo ricordo la trafisse, lasciandola ancora più confusa e stanca.

Non sapeva spiegare perché, ma anche se il tono di quelle parole non era gentile, le avevano infuso uno strano calore familiare.

Le erano care, vicine, amiche. Qualcuno che le voleva molto bene doveva averle pronunciate, qualcuno di cui non si sarebbe dovuta dimenticare.

Qualcuno che la stava cercando?

Improvvisamente una mano che si posò sulla sua spalla la fece sobbalzare.

Alzò gli occhi sulla figura che le si era accostata, incontrando lo sguardo rassicurante di un ragazzo di colore.

«Vieni, ti porto a casa.» affermò, tendendole la mano.

E lei non si chiese se potesse fidarsi o meno, se magari non volesse veramente aiutarla, non si chiese niente; semplicemente afferrò la mano del giovane, lasciandosi condurre.

Qualcosa le diceva che non le avrebbe mai fatto del male.

 

 

*

 

 

Quando vide Blaise Materializzarsi con Sophia al suo fianco, Pansy poté finalmente tirare un sospiro di sollievo.

In quelle ore in cui la ragazza si era persa, la Serpeverde aveva contattato, presa dal panico, chiunque le venisse in mente, sperando che potessero averla incontrata e, magari, non riconosciuta.

Il pensiero di quello che le sarebbe potuto succedere se qualcuno l’avesse scoperta non riusciva nemmeno ad immaginarselo; probabilmente l’avrebbero mandata ad Azkaban, ma non era tanto la prigione a spaventarla.

Rabbrividì, prima di decidersi a correre incontro a Blaise ed alla fonte di tutte le sue preoccupazioni.

«Grazie, Blaise.» mormorò riconoscente, forse come mai lo era stata nella sua vita.

Il giovane annuì solamente come risposta, accompagnando Sophia al divano e facendola, con delicatezza, accomodare sopra.

Pansy osservò i suoi movimenti, per niente sorpresa dalle gentilezze che il suo compagno utilizzava nei confronti della smemorata.

Quando le fu nuovamente davanti, Blaise alzò lo sguardo, fissando con attenzione il suo volto.

«Sai cosa sarebbe potuto succedere se qualcuno l’avesse riconosciuta?» affermò, con tono duro.

Un altro brivido corse lungo la schiena della ragazza bruna, senza che lei potesse fermarlo.

«Non glielo dirai, vero?» gli chiese, mentre nel suo tono si leggeva una nota di terrore.

Il giovane la guardò qualche attimo, con attenzione, prima di replicare, atono.

«Non so cosa ti sia venuto in mente, Pansy, ma io non voglio entrarci. Non glielo dirò perché non sono cose che mi riguardano.» dichiarò, prima di voltarsi ed uscire dalla stanza.

Pansy rimase immobile ad osservare il punto in cui era scomparso, mentre tirava nuovamente un lungo sospiro di sollievo.

 

 

*

 

 

Draco stava seduto davanti al tavolino di un bar, guardando sorpreso la sua interlocutrice.

«Capirai naturalmente anche tu la mia preoccupazione, visto quanto i nostri genitori tengono al matrimonio tuo e di Astoria. Per questo, appena ho saputo, sono venuta immediatamente a parlartene.» affermò una ragazza bionda, mentre un sorriso cordiale le si disegnava sulle labbra.

Mentre osservava il volto della compagna, un brivido freddo corse lungo la schiena del giovane.

«Cosa vuoi, Daphne?» chiese, leggermente brusco.

Daphne gli sorrise nuovamente in rimando, prima di piegarsi per scrivere qualcosa su un tovagliolino; qualche secondo più tardi, con un movimento aggraziato del braccio, glielo passò.

Draco lesse la cifra appena scritta, prima di alzare le sue iridi argentee sulla figura della ragazza ed annuire, mentre un sorriso divertito gli si apriva sulle labbra.

Le persone continuavano a sorprenderlo sempre di più.

 

 

*** 

 

 

Spazio dell'Autrice:

Buon anno a tutte!

Eccomi qua, con la quarta parte, dove entra in gioco un nuovo personaggio (Blaise) e si scoprono un po' di cose (come che era Daphne a ricattare Draco).  

Infatti già nel prossimo capitolo, penso che più o meno si capirà tutto, visto che ormai siamo quasi arrivati alla fine (mancano tre capitolo, più l'epilogo)... Cmq che ne pensate? Vi è piaciuto?

So che anche questo capitolo è abbastanza corto, ma spero che non vi accontenterete!

Ringrazio tutti quelli che hanno inserito la storia nelle seguite/ricordate/preferite e naturalmente chi l'ha commentanta!

Un bacione e a presto

Pallina

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Capitolo 6
*** Parte Quinta ***


 

 

PARTE QUINTA

Pansy teneva gli occhi fissi sulla figura addormentata sul divano, mentre se ne stava seduta su una poltrona intenta a sorseggiare una tazza di caffè.

Appena Blaise l’aveva aiutata a sedersi, lei si era addormentata, come una bambina.

Le iridi nocciola della ragazza passarono su Sophia, quasi con rabbia. Non riusciva a capire come tutte le persone che la circondavano finivano irrimediabilmente per innamorarsi di lei.

Lei che era così ingenua da crederle, senza cercare una minima prova; lei che riversava sugli altri una fiducia illimitata.

Uno sbuffò fuoriuscì dalle sue labbra, mentre spostava velocemente lo sguardo su qualcosa di più piacevole. Ma proprio quel movimento sembrò ridestare la fonte delle sue preoccupazioni, che si mosse, mormorando parole senza senso.

Pansy si alzò, avvicinandosi.

«Chi è Pansy?» biascicò Sophia, mentre sbatteva le palpebre.

La ragazza mora sbiancò, mentre si accasciava sul divano, inerte.

«C-chi?» mormorò, con voce tremante.

La smemorata si sollevò leggermente, così da poter osservare la compagna in volto.

«Il ragazzo che mi ha portato qui, ti ha chiamato Pansy.»

«Non so di cosa tu stia parlando.» replicò lei, cercando di ostentare un tono di voce distaccato.

Sophia si poggiò una mano sulla fronte, socchiudendo le palpebre.

«Forse mi sono immaginata tutto, ho un gran mal di testa…»

E Pansy, tirando un sospiro di sollievo, si alzò dal divano per andarle a preparare una pozione.

Per quella volta aveva scampato il pericolo, ma doveva stare più attenta, altrimenti il suo piano sarebbe fallito e per lei sarebbe stata la fine.

 

 

*

 

 

Era passata una settimana da quando si era persa per le vie di Londra e Emily cercava di spingerla ad organizzare la sua partenza per l’America.

Le aveva detto che era il suo grande sogno e che il medico aveva consigliato che cambiasse aria; Sophia ne dubitava e cercava di rimandare il momento.

Da quando si era persa la sua amica stava continuamente con lei, non lasciandola nemmeno un minuto da sola. Impedendole di pensare e riflettere su quello che era successo.

Non si era dimenticata del ragazzo di colore che l’aveva trovata, né della frase che aveva rivolto a Emily.

Non so cosa ti sia venuto in mente, Pansy, ma io non voglio entrarci. Non glielo dirò perché non sono cose che mi riguardano.

Mille dubbi le si affacciavano alla mente ogni volta che si fermava a riflettere su quell’affermazione; nulla aveva senso e tutto era confuso, ma lei sapeva che una spiegazione c’era e che, se voleva ritrovare la memoria, doveva trovarla.

«Blaise…» mormorò in un sussurro, mentre stava seduta su una poltrona del soggiorno, assaggiando quel nome, cercando di vedere se quella parola pronunciata dalle sue labbra le ricordasse qualcosa.

Ma niente, manco un immagine confusa le tornò alla mente.

Delusa si alzò in piedi, Emily quel giorno l’aveva lasciata da sola, dicendo che sarebbe tornata dopo pochi minuti.

Era la sua occasione, doveva andarsene, doveva cercare di capire cosa le fosse successo.

Senza pensarci si Materializzò nell’unico posto che le era familiare.

 

 

*

 

 

Draco stava seduto all’interno del locale che racchiudeva quei pochi attimi felici che aveva avuto. Non si aspettava di incontrarla, lei era scappata, sapeva che non sarebbe tornata in quel posto; ma una parte di lui continuava a sperare.

Daphne l’aveva minacciato di raccontare tutto alla sua famiglia; probabilmente se lei fosse stata ancora con lui non avrebbe ceduto, probabilmente sarebbero fuggiti insieme. Ma lei se n’era andata, l’aveva abbandonato e nulla gli aveva impedito di continuare a combattere per qualcosa ormai perso, finito.

Mentre sorseggiava il suo caffè, una figura silenziosa era appena entrata nel locale, attirando la sua attenzione. La ragazza aveva lunghi capelli neri ed occhi blu e si guardava intorno come se non sapesse perché si trovasse lì.

I suoi movimenti lo affascinarono, lo catturarono; la familiarità di quei gesti lo stupì e, mentre una scarica di adrenalina lo colpiva, uscì velocemente dal locale, più confuso che mai.

 

 

*

 

 

Blaise stava seduto dietro alla sua scrivania, intendo a scrivere una lettera con attenzione, quando la porta della stanza si aprì, venendo sbattuta un attimo dopo.

Draco entrò frenetico nel suo studio, passandosi una mano nei capelli biondi.

Il ragazzo bruno alzò lo sguardo sul suo compagno, perplesso.

«L’ho vista.» mormorò il Serpeverde, fermandosi davanti all’amico e poggiando le sue iridi argentee su di lui.

Un sorriso impercettibile comparve sulle labbra di Blaise, mentre posava la penna che teneva stretta in mano.

«Chi?» chiese, anche se non aveva bisogno di una risposta per capire a chi si stesse riferendo.

«Lei!» replicò Draco, alzando leggermente il tono di voce. «Cioè so benissimo che non era lei, perché non lo era, ma allo stesso tempo era lei. Capisci?»

Il ragazzo di colore lasciò fuoriuscire dalla bocca un piccolo sospiro, prima di riportare la sua attenzione sull’amico.

«Vai da Pansy.»

Il giovane Malfoy lo guardò, aggrottando le sopracciglia, confuso.

«Cosa? Che cosa stai dicendo Blaise?» affermò, incerto. «Se sia qualcosa me lo devi dire, ho il diritto di sapere.»

«Io non ti devo dire niente e non dovrei nemmeno consigliarti di andare a parlare con Pansy, ma lo sto facendo. Ora, se non ti dispiace, avrei cose più importanti da fare.» replicò lui, con tono duro, prima di tornare a fissare il foglio poggiato sulla scrivania.

Appena Draco uscì dalla stanza senza dire una parola, Blaise si appoggiò allo schienale della poltrona, mentre un altro sospiro gli scappava dalle labbra.

Non sapeva se aveva fatto bene ad aiutare il Serpeverde, ma le parole gli erano uscite prima che lui potesse fermarle; forse perché tutto quello che stava succedendo non era giusto.

Non era giusto per lei.

 

 

 ***

 

 

Spazio dell'Autrice:

Eccomi qua (finalmente)!

Allora, ormai manca poco alla fine della stoira e molte cose sono venute fuori.

Quando dico che la storia si sta iniziando a capire, non parlo dell'identità di Sophia (che è molto difficile da indovinare), ma del resto dei personaggi, perchè si comportano così, cosa hanno in mente, cosa li è successo...

Infatti, facendo un piccolo riepilogo, sappiamo che Pansy e Daphne hanno rapito Sophia, cancellandole la memoria  e modificandole i lineamenti in modo permanente(tra l'altro non so bene se esiste un incantesimo o una pozione per fare una cosa del genere, sinceramente ne dubito!) ; sappiamo che Daphne ha ricattato Draco e che quest'ultimo è stato abbandonando da una fatidica lei, quindi...

Beh dai, so che avete capito!

Cmq questa storia, oltre ad essere una specie di giallo, mi serve per descrivere i Serpeverde. Sto cercando di dare ad ognuno determinate caratteristice, i loro atteggiamenti e i loro modi di fare mi attirano, sono interessanti (naturalmente non so se ci sono riuscita e se sono rimasta IC).... Ma Daphne fredda e ricattatrice, Pansy che fa di tutto per ottenere quello che vuole, Blaise menefreghista quasi su tutto e Draco freddo e disperato....

Cmq....che ne pensate?

Mo vi saluto che è meglio che torno a studiare, un bacione e a presto

Pallina

 

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Capitolo 7
*** Parte Sesta ***


 

 

PARTE SESTA

Appena uscito dallo studio, Draco si era Materializzato a casa di Pansy, trovandola vuota e silenziosa. Cercando di ostentare una calma che era lontano dal provare, si accomodò su una poltrona davanti al camino, deciso ad aspettare il ritorno della ragazza.

Pensieri confusi e contradditori gli si affacciavano alla mente: non riusciva a capire cosa stesse succedendo intorno a lui.

La giovane bruna che aveva incontrato al bar, il loro bar, non poteva essere lei: quelli che le ricadevano sulle spalle non erano i suoi capelli, quelle iridi blu che le illuminavano il volto non erano i suoi occhi; tutto in quella ragazza lo costringeva a convincersi che si era sbagliato, non era lei.

Ma poi c’era quel gesto, un movimento così dolce e caratteristico che non avrebbe mai potuto dimenticare, quel lento sfiorarsi il lobo dell’orecchio per passare ad accarezzarsi i capelli; quel gesto che le aveva visto compiere tante volte, quel gesto che gli raccontava una verità che non capiva, che non poteva comprendere.

Forse era solo la sua speranza a farlo pensare in quel modo, la speranza che non l’avesse veramente allontanato; ma la verità era che l’aveva lasciato, senza una spiegazione, con quella frase che gli aveva spezzato il cuore.

Non ti amo più.

Ed ora si ritrovava da Pansy alla ricerca di una soluzione, perché non poteva credere che l’unica volta in cui si era lasciato andare era stato abbandonato.

Aveva perso, l’aveva persa. Lei aveva deciso di non combattere per lui. Doveva farsene una ragione ed andare avanti, sposare Astoria, fare la felicità dei suoi genitori e dimenticare.

Aveva sognato un futuro diverso, ma ormai era tempo di tornare alla realtà.

L’unica cosa che lo costringeva a rimanere seduto in quella poltrona, aspettando, erano le parole di Blaise; il dubbio che veramente ci fosse qualcosa di cui non era a conoscenza lo attanagliava e non poteva andarsene senza prima aver scoperto la verità.

 

 

*

 

 

Pansy si Materializzò a casa, angosciata.

Era uscita per comprare qualcosa da mangiare e, quando era tornata all’appartamento, non l’aveva più trovata. Era scappata, di nuovo.

L’idea che potesse perdersi un’altra volta e che magari qualcuno potesse riconoscerla, la terrorizzava; in fondo Blaise non ci aveva messo più di qualche minuto a scovarla.

E se ci fosse stato lui al suo posto?

Rabbrividì a quel pensiero, aprendo l’uscio del soggiorno e bloccandosi immediatamente dopo.

Draco stava seduto su una poltrona, il volto nascosto tra le mani.

Pansy non l’aveva mai visto in quello stato, lui sempre così perfetto e distaccato; per la prima volta nella sua vita scorgeva cosa la maschera di indifferenza nascondeva.

Lentamente si avvicinò, cercando di non fare rumore.

«Draco?» mormorò, leggermente dubbiosa.

Il ragazzo a quel richiamo alzò il voltò, raggiungendo la compagna in brevi passi; la debolezza che aveva scorto un attimo prima era completamente scomparsa dai suoi lineamenti.

«Ti aspettavo.» affermò, il tono di voce fermo. «Ho parlato con Blaise…»

La giovane bruna allargò le iridi nocciola, impallidendo lievemente.

«Ah si?» chiese, ostentando un’aria distaccata. «Come sta?»

Draco scosse il capo, come a volere rimuovere quella domanda dalla conversazione e Pansy si ritrovò a tremare.

«Mi ha detto di venirti a chiedere spiegazioni. Mi ha detto che tu sapevi qualcosa che avrebbe potuto interessarmi…» dichiarò, avvicinandosi successivamente alla ragazza per proseguire con tono minaccioso: «Hai qualcosa da dirmi, Pansy?»

Un brivido freddo le corse lungo la schiena, un brivido di paura che non poté contenere, mentre abbassava lo sguardo, incapace di reggere quello del suo interlocutore.

Lentamente cercò di farsi coraggio, prendendo un respiro profondo ed incontrando nuovamente le iridi argentee del compagno.

«Non so di cosa tu stia parlando.» replicò, il tono di voce che riuscì a mantenere calmo, freddo.

Draco la guardò per qualche secondo, come a voler testare la verità di quelle parole sul suo volto; poi sospirò, voltandosi.

«Spero per te che sia veramente così.» dichiarò, prima di uscire dalla stanza senza un saluto.

Una volta rimasta sola, Pansy si accasciò sul divano, portandosi una mano sulle labbra.

Draco sospettava di lei, Blaise gli aveva messo la pulce nell’orecchio, se l’avesse incontrata per strada nulla gli avrebbe impedito di riconoscerla, lo sapeva. Aveva bisogno di aiuto.

Velocemente si alzò, pronta a raggiungere l’unica persona amica che aveva in quel momento.

 

 

*

 

 

Daphne se ne stava sdraiata sul suo letto, intenta a sfogliare una rivista con aria annoiata, quando la porta della sua camera si spalancò, rivelando la figura sconvolta di Pansy.

La ragazza mora entrò, sedendosi su una poltrona e prendendosi il volto tra le mani, disperata.

La Serpeverde alzò lo sguardo per osservare i suoi movimenti, prima di tornare a leggere la propria rivista, indifferente.

«Siamo nei guai, Daphne.» mormorò Pansy, fissando le sue iridi nocciola sulla figura dell’amica. «Draco sospetta qualcosa, Blaise mi ha tradito e lei è scomparsa di nuovo. Non so come fare, se Draco la dovesse incontrare per noi sarebbe la fine, sono sicura che la riconoscerebbe! Che facciamo?»

Daphne rimase qualche minuto in silenzio, prima di scoppiare in una risata cristallina.

«Cosa facciamo?» chiese, nel tono di voce si poteva cogliere una nota di ironia.

La sua interlocutrice la guardò, aggrottando le sopracciglia, perplessa.

«Si, cos-»

«Pansy, non ti credevo così stupida. Pensavi davvero che ti stessi aiutando per amicizia?» le domandò, ridacchiando nuovamente allo sguardo stupito che le rivolse in risposta. «Io i miei interessi li ho già fatti, ho ricattato Draco e mi sono presa un bel po’ di soldi che mi serviranno per liberarmi dei miei genitori. Anche se adesso venisse tutto fuori, non mi interesserebbe. Sei stata tu a cancellarle la memoria, tu che hai affittato l’appartamento, tu che hai preso le sue sembianze per lasciare Draco. Io non c’entro, non puoi provarlo, in caso sarebbe la tua parola contro la mia e, secondo te, a chi crederanno?»

Pansy ascoltò le parole in silenzio e, mentre il discorso andava avanti, impallidì sempre di più; quando Daphne ebbe finito, si alzò, ostentando un’aria calma e si diresse alla porta, ma le parole della compagna la fermarono nuovamente, con la mano sulla maniglia.

«Poi mi chiedevo, io l’ho fatto per i soldi, ma te? Che cosa ti ha spinto a rischiare tanto?» le chiese, maligna. «Pensavi davvero che Draco avrebbe mai scelto te? Che si sarebbe innamorato di te, una volta che lei non ci fosse più stata?»

Senza rispondere aprì la porta e se la richiuse alle spalle, mentre la risata divertita di Daphne echeggiava per la casa.

 

 

*

 

 

Sophia era andata in giro tutto il giorno, alla ricerca di non sapeva nemmeno lei bene cosa e non l’aveva trovato. Nulla intorno a lei si era mosso, nulla le aveva indicato la via da prendere.

Alla fine, sconfitta, era tornata a casa. Iniziava a perdere la speranza che i suoi ricordi tornassero, che il mistero che la circondava venisse scoperto; l’idea di partire per l’America e di ricominciare iniziava a essere piacevole, quasi dolce.

Era stanca, stanca di quella situazione, stanca di non sapere se Emily si chiamasse così, stanca di non capire chi fosse quel ragazzo di colore.

Con un sospiro si lasciò cadere sul divano, quando sentì il rumore di qualcuno che si Materializzava; immediatamente strinse la mano intorno alla bacchetta, mentre si dirigeva verso la fonte del suono.

Appena notò la figura di Emily, abbassò l’arma, rilassata.

«Emily… mi hai spaventata.» affermò, sorridendo alla ragazza.

La giovane si voltò verso di lei, un’espressione sconvolta a deturparle il volto.

«E’ successo qualcosa?» le chiese, leggermente titubante, mentre le dita si stringevano nuovamente intorno alla bacchetta.

Non sapeva perché, ma aveva come l’impressione che in quel momento la sua interlocutrice fosse pericolosa. Il viso, che era sempre stato gentile e cordiale in sua presenza, ora aveva un’espressione di odio dipinta sopra; Emily la guardava come se volesse schiacciarla, con disprezzo.

E quello sguardo, stranamente, le ricordava qualcosa.

«Smettila di chiamarmi Emily, stupida puttana.» replicò, il tono di voce aspro, cattivo. «Io mi chiamo Pansy.»

Sophia trasalì a quelle parole e mosse qualche passo all’indietro, cercando di allontanarsi.

«Che fai, hai paura? E pensare che dovresti essere una Grifondoro impavida e coraggiosa.» dichiarò, ridacchiando maligna. «Non capisco come possa essersi innamorato di te, di te capisci? Io gli sono sempre stata accanto, mai poi sei arrivata te, con i tuoi occhi da cerbiatta e prima hai incantato Blaise e poi, naturalmente, lui. Forse avrei fatto meglio ad ucciderti subito…»

Sophia allargò le iridi, sorpresa dalle parole che le stavano venendo rivelate, che l’avevano incatenata impedendole di scappare. Doveva sapere, aveva il diritto di sapere.

«Ma a questo si può sempre rimediare, no?» continuò il suo monologo Pansy, un sorriso malizioso che le si andava a formare sulle labbra, mentre prendeva la propria bacchetta. «Qualche ultimo desiderio?»

Ma, proprio nel momento in cui la ragazza bruna alzò la bacchetta puntandogliela al petto, Sophia capì che forse era il momento di fuggire e, senza pensarci, si Smaterializzò nel primo posto che le venne in mente.

 

 

*** 

 

 

Spazio dell'Autrice:

Allora, eccomi qua con il penultimo capitolo (ne manca solo uno e poi l'epilogo)!

Se devo dire la verità, questa sesta parte l'avevo pensata in maniera completamente diversa, i personaggi dovevano comportarsi in altro modo; ma hanno preso vita propria (veramente) e questo è quello che ne è venuto fuori!

Non mi convince molto il risultato, ma "amen", non so se riuscirei a cambiarlo, quindi eccolo qua tutto per voi!

Daphne è uscita fuori come una vera stronza e Pansy si è vista abbandonata da tutti, sola con il fardello delle proprie colpe... Draco, invece, è disperato, probabilmente un po' OOC, ma cmq questa storia si svolge dopo qualche anno dalla fine di Hogwarts (i personaggi penso che abbiano intorno ai 25 anni) e lui si è innamorato e quindi si comporta da innamorato!

Inoltre, in questo capitolo, si scopre che Sophia è una Grifondoro (o, meglio, era)...chi sarà mai? *Dan dan dan*

Beh, sperando che vi sia piaciuta, passo ai ringraziamenti:

un particolare grazie va a Angorian, che ha revisionato questa parte; poi, naturalmente, ringrazio tutti quelli che hanno commentato e quelli che hanno inserito la storia nelleseguite/preferite/ricordate

Grazie davvero, 

un bacione e a presto

Pallina

 

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Capitolo 8
*** Parte Settima ***


 

 

PARTE SETTIMA

I piedi nudi le si bagnavano con le onde del mare, mentre un vento invernale la costringeva a stringersi le braccia intorno al corpo in un freddo abbraccio.

Sophia si guardò intorno, sorpresa.

Una lunga spiaggia si estendeva fino all’orizzonte, nessun edificio si notava in lontananza.

Un sorriso spontaneo le nacque sulle labbra, mentre abbracciava il paesaggio con gli occhi; immediatamente prese a camminare, mentre pensieri turbinosi le vorticavano nella mente.

Aveva perso tutto, ormai niente l’ancorava a quella terra, a quel mondo dove era sola e disperata. Non aveva amici, non aveva speranze, non aveva desideri.

Aveva perso la sua memoria: tabula rasa dei suoi ricordi, distruzione della sua anima.

Chi era lei?

Non si ricordava chi fosse stata, ma non avrebbe saputo dire nemmeno chi fosse in quel momento. Se sono i ricordi che creano una persona, allora chi era lei?

Si ripeteva quella domanda, come se potesse trovare una risposta; ma era soltanto un essere invisibile, abbandonato. Solo con la propria disperazione.

In quel momento, mentre le onde si infrangevano contro i suoi piedi, desiderò di morire.

Scomparire, per mai più tornare.

Era un desiderio forte, intrinseco; la solitudine che provava le squarciava il petto, lasciandola agonizzante  a poggiare un piede dietro l’altro sulla sabbia bagnata.

Prendendo un respiro profondo, alzò lo sguardo, infondendosi quel poco di coraggio che le era rimasto; le sue iridi incontrarono così i contorni sbiaditi di una figura seduta sulla spiaggia.

Qualcuno dentro di lei le diceva, le urlava, di avvicinarsi; senza aspettare, mosse i brevi bassi che la distanziavano.

 

 

*

 

 

Draco stava seduto sulla spiaggia, le iridi argentee perse nelle onde del mare; su quel paesaggio che lei gli aveva insegnato ad apprezzare.

Non sapeva cosa lo avesse portato lì, quale sentimento; le parole di Pansy erano state vacillanti, ma erano bastate.

Gli avevano fatto capire che non aveva senso crogiolarsi nella speranza; aveva superato la rabbia, il dolore, ormai rimaneva solo il rimorso, per quello che sarebbe potuto essere; e non valeva i suoi sforzi.

Si alzò in piedi, in un ultimo addio a lei; a loro, alla loro storia.

In quel momento però, una figura attirò la sua attenzione: una sagoma di donna gli si avvicina, rapida.

Aggrottò le sopracciglia, aspettando in silenzio.

Quando la ragazza gli fu abbastanza vicina da scorgerne i lineamenti, i suoi occhi si spalancarono in un’espressione sorpresa, mentre il ricordo del loro ultimo incontro al bar lo travolgeva.

«Chi sei?» soffiò in un sussurro, non sapeva se rivolto a lei od a se stesso.

Lei sembrò udirlo ed arrestò la sua avanzata, alzando lo sguardo su di lui, ormai a pochi passi di distanza.

«I-io…» mormorò, il tono di voce spaventato. «Non lo so.»

Draco, a quella risposta, si fece sospettoso, portando la mano a sfiorare la bacchetta; diffidente da quella figura che incontrava in quei luoghi racchiudenti i suoi ricordi.

Ma, poi, lei si scostò i capelli dal volto, in quel gesto a lui così caro e la mano gli ricadde lungo il fianco. Senza accorgersene, le si avvicinò.

«Chi sei?» ripeté, esitante in quella lituana che avrebbe ripetuto all’infinito.

«Io… non lo so davvero. Ho perso la memoria.»

E, senza che lui chiedesse niente, la ragazza prese a raccontare.

Di come si fosse trovata in una casa che non conoscesse, di come le avessero spiegato di essere stata trovata al Paiolo Magico, di quel ragazzo di colore e di quell’amica che si chiamava Pansy.

Appena ebbe finito, Draco l’afferrò per il polso e si Smaterializzò.

 

 

*

 

 

Pansy stava seduta sul suo letto, la testa stretta tra le mani, mentre una risata isterica le usciva dalle labbra. Non poteva credere di aver fallito, non poteva credere che, anche se indifesa e senza memoria, avesse di nuovo vinto lei.

Improvvisamente, però, il rumore di qualcuno che si Materializzava la richiamò.

Alzò lo sguardo e i suoi occhi incontrarono immediatamente la figura sconvolta di Draco.

Teneva la mano stretta sulla bacchetta, in un gesto spasmodico, pieno di rabbia; le iridi argentee che racchiudeva un odio forte, profondo.

«Che cosa hai fatto?» sibilò, fissando un punto indistinto alle sue spalle.

La ragazza indietreggiò leggermente, spaventata.

«Ti ho chiesto che cosa hai fatto, Pansy!» la incalzò lui, alzando il tono di voce e puntando i suoi occhi furiosi su di lei.

Pansy iniziò a tremare, mentre abbassava lo sguardo, sconfitta; disperata.

Vittima della sua stessa mano, delle sue stesse azioni.

«I-io…» mormorò, cercando di pronunciare quelle parole soffocate che le rimanevano impigliate in gola, impotenti.

«Se ti rivedo, sei morta.» replicò Draco, perforandola con il suo sguardo pieno di sdegno, prima di Smaterializzarsi.

Appena il ragazzo scomparve dalla sua vista, le gambe le cedettero, incapaci di reggere il peso di quelle parole, di quel disprezzo che aveva scorto negli occhi dell’uomo che amava.

Dell’uomo per cui aveva fatto tutto quello, ma che comunque non poteva essere suo.

 

 

*

 

 

Blaise stava seduto dietro alla sua scrivania, quando l’arrivo del suo amico lo colse.

Non capì immediatamente perché fosse andando da lui, ma, guardando l’espressione furiosa che aveva in volto, comprese che era successo qualcosa.

Qualcosa che avrebbe per sempre cambiato la loro vita. Qualcosa a cui nemmeno lui poteva sottrarsi.

«Non ti chiedo perché non me l’hai detto, io te l’ho rubata e, forse, mi meritavo il tuo silenzio. Ma ti chiedo ora di raccontarmi quello che sai e poi dovrai aiutarmi. Me lo devi.»

Il tono di Draco era stato duro, freddo e lui si sentì costretto a eseguire gli ordini che gli erano stati dati.

 

 

*** 

 

 

Spazio dell'Autrice: 

Allor...eccomi qua con un nuovo capitolo,  il penultimo contando anche l'epilogo!

So che ancora non si è scoperta l'identità della ragazza, nè come lei e Draco si sono conosciuti, nè come abbiamo conosciuto Blaise; ma non preoccupatevi, tutto verrà fuori nell'epilogo!

Comunque, non so dire se ci sarà un vero e proprio lieto e fine, anche se da questo capitolo sembra che le cose si stiano risolvendo. Infatti Draco è riuscito più o meno a fare due più due e Blaise lo aiuterà a colmare i vuoti che gli sono rimasti!

Ah, in tutto ciò, non so se ho ben specificato nella storia che i lineamenti di Sophia sono stati modificati.... a parte questo, che ne pensate?

Spero che questo capitolo vi sia piaciuto e ringrazio tutti quelli che hanno commentato la storia e chi l'ha inserita nelle preferite/ricordate/seguite.

Un bacione a tutti e a presto!

PS: ho fatto un video trailer della storia (sono pazza, lo so ^^), se vi va di passare questo è il link: http://www.youtube.com/watch?v=cyg7xlOji-Q

 

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Capitolo 9
*** Epilogo ***


 

 

EPILOGO

 

“You remember, we were sittin' there, by the water 
You put your arm around me for the first time 
You made a rebel of a careless man's careful daughter 
You are the best thing that's ever been mine…”

(Taylor Swift, Mine)

 

 

*

 

 

Draco stava seduto in veranda, immerso nei suoi pensieri.

Erano passati due anni da quando era scappato, da tutto e da tutti, portandosi dietro solo lei, eterna compagna del suo cuore solitario.

Un sorriso ironico gli comparve sulle labbra, mentre le sue iridi argentee si spostavano sulla ragazza intenta a raccogliere alcuni fiori nel giardino.

«Ti piacciono?» gli chiese, voltandosi verso di lui per rivelare i fiori che teneva stretti in mano. «Li mettiamo in un bel vaso, così danno un po’ di vita alla casa.»

«Per favore, Sophia, poi sicuro ti dimentichi di annaffiarli e appassiscono.» replicò, con tono leggermente divertito.

«Quando fai il guastafeste, ti odio, Malfoy!» gli rispose lei, mostrandogli la lingua, indispettita.

 

 

«Ti odio, Malfoy!»

Draco, in risposta, la strattonò per un braccio, costringendola a voltarsi.

«Sai benissimo anche tu che non è vero, quindi smettila di ripeterlo.» replicò calmo al suo insulto.

Lei lo guardò con rabbia, cercando di liberarsi dalla sua presa, mentre gli occhi nocciola le si riempivano di lacrime trattenute, troppo orgogliosa per arrendersi al pianto disperato che aveva in gola.

«Non ce la faccio più! Abbiamo venticinque anni, non possiamo continuare a tenere tutto nascosto. Io voglio vivere la mia vita, voglio essere felice, non angosciata all’idea che qualcuno mi possa scoprire!» gli urlò contro, sputandogli addosso tutto il rancore che provava.

Draco la guardò, alzando gli occhi al cielo, esasperato.

«Quante volte dovremmo fare questo discorso? Sai benissimo che non posso dirlo ai miei!» replicò, voltandole le spalle per mettere fine alla discussione.

«Non è vero che non puoi, non vuoi! Perché altrimenti ti toglierebbe i fondi, per farti cambiare idea! Perché la verità è che ti conosco meglio di quanto ti conosci da solo! Tu non puoi e non vuoi vivere senza i tuoi soldi!»

Lui si girò nuovamente verso di lei, guardandola negli occhi, l’espressione improvvisamente seria e profonda.

«Sai benissimo che non è vero. Sai benissimo che in questo periodo i miei stanno affrontando un brutto momento, non posso darli un colpo del genere ora!» rispose, il tono leggermente incrinato dal nervosismo.

Lei si scostò una ciocca di capelli dagli occhi, abbassando, finalmente, lo sguardo; sconfitta.

«Se mi amassi davvero, mi lasceresti andare.» mormorò, in una supplica impotente.

«Sono troppo egoista per farlo.» soffiò lui sulle sue labbra, prima di baciarla.

 

 

Non le aveva concesso di riavere i suoi ricordi; era troppo egoista per fare anche quello.

Pansy le aveva cancellato la memoria, ma era lui che aveva deciso di non curarla, colpevole quanto la Serpeverde nella carneficina della anima di quella ragazza.

Senza memoria di nessun altro che non fosse lui, pensando di chiamarsi Sophia, credendo di non avere parenti, era solo sua.

Sua e di nessun altro.

Per questo era scappato, andando a rifugiarsi in un paesino della Francia, dove dubitava che qualcuno l’avrebbe mai cercato; tagliando i ponti con la sua famiglia, con i suoi amici.

C’erano dei momenti in cui i sensi di colpa per quello che aveva fatto gli attanagliavano lo stomaco, ma bastava che lei gli sorridesse perché tutto passasse in secondo piano.

E lei, da quando gli aveva raccontato che era il ragazzo che amava, non aveva mai smesso di sorridergli.

D’altronde quel sorriso aveva sempre avuto il potere di stregarlo.

 

 

Lei stava seduta su una poltrona dello studio di Blaise, in attesa. Lui entrò e le si avvicinò, infastidito dalla sua presenza.

«Che cosa ci fai qua, Malfoy?» gli chiese, sorridendogli con ironia.

E a quel sorriso, anche se di scherno, il suo cuore perse un battito.

«Niente che ti interessi.» replicò, atono e freddo.

Lei continuò a sorridergli, incurante dei suoi modi scostanti, quasi divertita dal suo atteggiamento e Draco si sentì sempre più irritato per quell’espressione che, inspiegabilmente, aveva uno effetto positivo su di lui.

«Malfoy, siamo amici della stessa persona. Potresti anche iniziare a comportarti in maniera civile.»

A quelle parole lui aggrottò le sopracciglia, chiedendosi se veramente fosse così stupida.

«Tu non sei amica proprio di nessuno. Blaise è innamorato di te, se non te ne sei accorta. Anche se devo ancora chiedermi cosa ci trovi in te.» gli rispose lui, acido, prima di voltarsi e uscire dalla stanza.

Mentre si allontanava, trovò da solo, purtroppo, una risposta alla sua domanda.

Blaise sicuramente aveva notato il suo sorriso.

 

 

Non sapeva se le sue azioni fosse giuste o sbagliate e, sinceramente, non aveva nemmeno il bisogno di chiederselo.

Aveva sempre vissuto nelle sfumature, cercando di trovare una qualche felicità nel grigio che lo circondava.

E, finalmente, l’aveva trovata.

Ma, quella felicità che aveva conquistato sporcandosi le mani con gesti amorali, non avrebbero mai potuto averla se non fossero scappati. Solo con la fuga, lasciandosi tutto alle spalle, gli era stata concessa e, inoltre, lei, con i suoi ricordi, non avrebbe mai abbandonato la sua famiglia.

Anche se lo amava, non l’avrebbe mai fatto.

Per questo era meglio così, per questo si era fatto aiutare solo da Blaise, che sapeva non l’avrebbe tradito.

In fondo ne avrebbe ricavato solo dolore dal loro ritorno.

 

 

«Sai, Draco… ho conosciuto una persona.» mormorò un ragazzo di colore, mentre si accomodava su una poltrona davanti al camino.

«Finalmente hai trovato qualcuno che ti sopporta?» gli rispose, mentre un ghigno divertito gli si formava sulle labbra.

Blaise lo guardò con finto rimprovero, prima di continuare.

«In verità è una persona che conoscevamo già… È diventata una giornalista della Gazzetta e doveva fare un articolo su di me, visto che la mia attività sta andando più che bene. Siamo andati a prendere una cosa da bere e… beh, ci siamo trovati.» raccontò, mentre fissava le fiamme divampare nel camino.

«Ci sei andato a letto?» gli chiese, malizioso.

Il suo compagno si voltò di scattò, sorpreso dalla sua insinuazione.

«No, non è il tipo, lei.»

«Ah, allora ti piace davvero…» replicò lui, sorpreso.

In quel momento la porta dello studio si spalancò e una ragazza a loro molto conosciuta entrò all’interno, sorridendo.

«Lei?» domandò Draco, dopo qualche minuto di silenzio perplesso, e Blaise, in risposta, si limitò soltanto ad alzare le spalle, incurante.

 

 

La sua vita, da quando l’aveva incontrata, era cambiata completamente, precipitando in un abisso senza più ritorno.

Non sapeva bene come fosse iniziato tutto, si ricordava solo che i loro incontri casuali, dovuti alla conoscenza in comune che avevano, erano diventati sempre più frequenti.

Draco doveva ammettere che, forse, aveva forzato i suoi orari per poterla vedere, per poterla incontrare e guardare quel sorriso illuminare i suoi occhi.

Improvvisamente si era creata un’intesa fra loro. Un’intesa che si era trasformata presto in qualcosa di più.

Inevitabilmente, irreparabilmente.

 

 

Erano seduti ad un bar, intenti a prendere un caffè.

Non si erano dati appuntamento, semplicemente si erano incontrati per strada e, senza dire una parola, si erano diretti verso quel posto.

Lei, in quel momento, stava raccontando animatamente di come suo fratello l’aveva fatta infuriare quel giorno; ma lui non riusciva ad ascoltare le sue parole, troppo preso a memorizzare le buffe espressioni che faceva con il volto.

«Malfoy, mi stai ascoltando?» gli chiese a un certo punto, indispettita dal suo atteggiamento riflessivo.

«Sinceramente trovo abbastanza noiosi i tuoi discorsi.» replicò, scostando le iridi argentee dal suo viso, irritato dal modo in cui si era perso a fissarla.

Lei, innervosita, si alzò, scoccandogli un’occhiata irritata.

«Sei impossibile.» mormorò, mentre poggiava dei soldi sul piano del tavolo e si allontanava.

Ci mise un po’ a rincorrerla fuori dal locale ed ad afferrarle un polso, per arrestare la sua camminata.

Lei si voltò, guardandolo con sorpresa negli occhi, quasi si stesse chiedendo cosa significasse quel gesto.

 Lu, invece, non si domandò niente, baciandola; semplicemente.

 

 

Lei aveva voluto subito dirlo a Blaise, nella sua giustizia tipicamente Grifondoro e, il suo compagno, non gli aveva parlato per un anno.

C’era voluto un anno intero perché superasse quel torto; quel torto che avevano commesso con gioia e che aveva portato alla loro felicità.

Ma, alla fine, era proprio grazie ai sentimenti distrutti di Blaise che non correvano il rischio di venire scoperti.

Perché far finta che lei fosse morta, che non esistesse più, era più semplice che vedersela ogni giorni rubata, davanti agli occhi.

Draco non riusciva a sentirsi in colpa per quello che aveva fatto all’amico. Probabilmente, se fosse stato nei suoi panni, Blaise avrebbe fatto la stessa cosa.

Se voleva una cosa, la otteneva, era sempre stato così.

E lei l’aveva desiderata, senza neanche accorgersene, dalla prima volta che l’aveva rincontrata; quando la guerra era passata in secondo piano, quando i loro cognomi non avevano più avuto tanta importanza.

Poi, inspiegabilmente, l’aveva amata.

 

 

Quel giorno l’aveva trascinato al mare, su quella spiaggia deserta che le piaceva tanto. Era inverno e un vento gelido soffiava, facendolo rabbrividire.

Voleva tornare a casa, ma lei continuava a guardarsi intorno raggiante, felice.

I riccioli ramati le finiva continuamente davanti al volto, infastidendola, ma non se ne curava, continuando a fissare la distesa di acqua che le si stendeva davanti.

«Non ti toglie il respiro?» gli chiese, sorridendo, mentre teneva le iridi nocciola fisse sul mare.

Lui si voltò verso di lei, osservandola, mentre un sorriso gli si disegnava sulle labbra, di rimando.

«Tu mi togli il respiro, Weasley.» mormorò in un sussurro.

A quelle parole lei si voltò, sorpresa e stupita da quella dichiarazione, prima di sorridergli, felice.

 

 

«Draco!» strillò la sua voce, mentre Sophia gli correva incontro.

Lui la guardò, aggrottando le sopracciglia, perplesso da tutto quell’entusiasmo e lei gli sorrise, con quel medesimo  sorriso di cui si era innamorato.

Un tempo quell’espressione piegava le labbra di Ginevra Weasley; ma, anche se i capelli della donna che aveva di fronte erano neri, anche se i suoi occhi erano di quel profondo blu così lontano dal marrone che avevano prima, a lui andava bene lo stesso.

Perché era lei: nelle sue frasi, nelle sue parole, nei suoi gesti, nelle sue espressioni, poteva ancora trovare la ragazza di cui si era innamorato.

Anche se Sophia non sarebbe mai stata del tutto lei, quella parte gli bastava. Gli bastava perché sapeva che se le avesse dato la memoria, l’avrebbe persa.

E il dolore di essere lasciato, per la seconda volta, era qualcosa che l’avrebbe devastato totalmente, che non aveva nessuna intenzione di rivivere.

Pansy le aveva cancellato la memoria e modificato i lineamenti per gelosia, per allontanarla da lui per sempre; ma, alla fine, gli aveva fatto un favore.

Perché la donna che aveva di fronte in quel momento poteva amarlo senza rimpianti, senza pensare di star commettendo un errore.

Sophia gli sorrise e lui prese il suo volto tra le mani, fissandola attentamente negli occhi.

«Ti amo, Weasley.» affermò in un sussurro, osservando nelle iridi di lei, alla ricerca di un lampo di comprensione.

Lei lo guardò, aggrottando le sopracciglia, sorpresa.

«Weasley? Chi è adesso questa Weasley?» chiese, con tono fintamente offeso, probabilmente pensando a uno scherzo.

Draco la fissò in silenzio qualche minuto, prima di rispondere con un ghigno al sorriso della ragazza.

«Nessuno.» sussurrò, prima di baciarla, impedendole così di rispondergli.

 

 

*** 

 

 

 E con questo, ecco la fine della storia!

Invoco perdono in ginocchio per il ritardo, ma per discolparmi posso dire che non è colpa mia! Infatti la giudicia ha avuto dei problemi e non ha ancora pubblicato i risultati, ma ha dato ora il permesso di pubblicare; e quindi eccomi qui!

Allora, che ne pensate? Spero che dopo la lunga attesa il mio epilogo non vi abbia delusi! (E spero che ci sia ancora qualcuno che si ricordi di questa storia!)

Eh già, Sophia altro non è che Ginny Weasley; la cosa si poteva capire abbastanza visto che io amo questa coppia, ma conto di avervi tenuti con il fiato sospeso fino alla fine.

Non ho molto da dire, se non passare a ringraziare tutti quelli che hanno seguito questa storia, che l'hanno commentata che l'hanno inserita nelle seguite/ricordate/preferite... Davvero, grazie mille!

E con questo vi saluto, alla prossima donzelle!

Un bacione

Pallina

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