Semplicemente una promessa...

di Arkadio
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I'm with you ***
Capitolo 2: *** Here without you ***
Capitolo 3: *** Kiss the rain ***



Capitolo 1
*** I'm with you ***


Il dolore di dirti addio

Due parole prima di iniziare.

Questa fic è una one shot fatta circa a inizio anno, riveduta e corretta e, soprattutto, continuata e divisa in tre parti. Non tre capitoli, tre istanti di due vite.

I titoli delle parti sono nomi di canzoni che ascoltavo mentre la scrivevo. Se volete provare mettetele su^^.

Credo non ci sia altro da dire.

 

I’m with You

 

Il treno diretto a Londra non era partito quella sera. Guasto, o almeno è questa la spiegazione che diedero. A Harry sinceramente non importava. Trovò solo difficile dare l’addio a quelle mura che lo avevano tanto a lungo protetto. Quelle mura che, fino a qualche ora fa, poteva chiamare casa.

Non ora. Non dopo quello che era successo. Non dopo tutto quello che era successo.

La morte di Silente aveva avuto uno strano effetto, che forse il caro preside si aspettava. Per questo ora sapeva tutto.

Aveva risvegliato in lui una determinazione nuova. La voglia di sopravvivere. Non di ammazzare. Quella di salvare. Non di vendicare.

Eppure l’unica cosa che risuonava nella sua mente era quella stupida parola. Vendetta, vendetta. Troppo pesante per un ragazzino neanche diciassettenne.

Camminava lento, sulle rive del lago, osservando il riflesso della luna tra le onde leggere sulla superficie scura, tra i dardi argentei scoccati dai centauri, e qualche sottile rivolo di fumo bianco si alzava ancora da quella scultura bianca.

Scultura, sì, perché quella era una scultura dedicata alla grandezza di Albus Silente.

Non la sua tomba.

Sarebbe morto solo quando lo sarebbero state anche tutte le persone che credevano in lui.

Ripensò alle parole del primo ministro.

Sarebbe stato l’uomo di Silente, fino alla fine.

Un rumore lo scosse, dei passi che si avvicinavano. Schiuse gli occhi.

“Cosa fai qui Ginny?”

La ragazzina sorrise imbarazzata e stupita.

“Come mi hai riconosciuto?”

Lui mantenne gli occhi chiusi

“Il rumore dei tuoi passi… sono ormai troppo abituato a sentirlo.”.

Non si era girato a guardarla. Se l’avesse fatto si sarebbe pentito di ogni sua decisione. Avrebbe voluto sentire quei passi per sempre, fino alla fine dei suoi giorni. Ma il pensiero che, a causa del suo desiderio, quel dolcissimo rumore avrebbe smesso di suonare in questo mondo lo soffocava. Aveva perso troppe persone nella sua vita.

Non voleva perdere anche lei.

“E cosa ci fa una studentessa modello come te fuori dalla scuola a quest’ora?”

Lei sorrise al sottile tono d’ironia che lui diede alla sua voce.

“Tiri vispi Weasley. Sono pur sempre la loro sorellina no?”

Lui rise di gusto. Lei continuò.

“Potrei girarti la stessa domanda sai?”

Harry alzò lentamente la testa.

“Avere avuto padre e padrino delinquenti aiuta.”.

Scoprì di non provare più troppo dolore a parlare di Sirius o di suo padre. Segno che, forse, stava maturando. O testimonianza della paura di raggiungerli presto.

Ginny si sedette vicino a lui, di fronte al lago.

Avrebbe voluto dirle mille e più cose. Ma non sapeva dove iniziare.

“Ginny… ecco…”

Non finì la frase. Si sentì stringere il collo. Le sue braccia sottili lo stringevano in una morsa che sembrava indistruttibile.

“Non mi interessa se morirò. Voglio stare con te. Solo con te. Non aspetto altro da cinque fottuti anni chiusa qui dentro. E tu non puoi lasciarmi ora che il mio sogno si è realizzato!”

Le ultime parole le disse tra le lacrime. Lacrime aspre, ma dolcissime. Le parole che avrebbe voluto dire Harry si erano ridotte drasticamente a tre. Ma erano di un peso insopportabile. Ora più che mai.

La allontanò da se e la guardò negli occhi.

“Ginny. Il motivo per cui ti lascio è perché non sopporterei di vederti morire. Ne morirei anche io per una semplice e stupenda ragione. Ginny, io ti amo.”

Lei lo fissò. Non osava muoversi, le lacrime scendevano solo più forti. Lacrime di un felice dolore. Una sensazione nuova. Adulta, che non aveva mai provato.

“Anche io Harry…”

Lui la baciò. Con trasporto. Quasi con violenza. E lei si fece rapire. Per tutto il tempo che avrebbe potuto. Per quell’attimo che considerava perfetto.

Si staccarono dopo un tempo infinito e lei lo guardò imbarazzata.

“Sento male. Al cuore.”.

Harry era preoccupato

“Non stai bene?”

Lei scosse la testa.

“è un dolore… strano… la consapevolezza… il dolore di dirti addio. Perché ho paura che non tornerai… promettimelo. Prometti che tornerai da me.”.

Lui sorrise e le asciugò le lacrime con un dito. Poi appoggiò la fronte alla sua guardandola in quegli splendidi occhi dove si era perso più di una volta.

“Te lo prometto Ginny. Tornerò da te.”

Quella notte non tornarono in dormitorio.

Rimasero così, abbracciati. Stringendo forte quel dolore che li stava uccidendo, ma che li avvicinava così tanto.

Il dolore di dirsi addio.

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Capitolo 2
*** Here without you ***


Il vento fischiava forte nelle sue orecchie

 

Here without you

 

 

 

 

Il vento fischiava forte nelle sue orecchie. L’aria pesantemente calda di inizio estate veniva tagliata dal manico della Firebolt, lanciata ad una velocità altissima. Regalo di Sirius, una delle poche cose che gli era rimasta del suo padrino. Una delle poche cose che voleva gli rimanessero. Sentì traballare leggermente il baule sulla coda della scopa, ma non se ne curò troppo. Lo aveva saldato bene, ed era troppo leggero perché cadesse. In fondo dentro non c’erano altro che un paio di vestiti, la bacchetta, fogli e pergamene e un abito per il matrimonio di Bill.

Era guarito, alla fine. Non che fosse uno spettacolo a vedersi. Era rimasto sfigurato in viso, e nelle notti di luna piena rimaneva sveglio.

Forse gli era andata fin troppo bene. Rischiava di diventare mannaro. Lupin non aveva dormito molte notti. Un incubo che si ripete. Molti incubi. Troppi. E tutti a causa di una persona. Sempre lo stesso nome.

Gli aveva portato via tanto. Gli aveva portato via i genitori. Gli aveva portato via il padrino, gli aveva portato via la cosa che più assomigliava a un nonno.

Gli aveva portato via la sua famiglia.

Gli aveva rapito la sua adolescenza.

Harry pensò a cosa sarebbe successo senza Voldemort, socchiuse gli occhi. E si perse in una delle sue fantasie. In uno di quei sogni che fai ad occhi aperti. Si vide ad Hogwarts, con i suoi amici, a ricevere lettere dai suoi genitori, dal suo padrino. A uscire con la sua ragazza.

L’ennesima cosa che Ridde gli aveva rubato. La sua ragazza. L’aveva costretto a lasciarla. Non avrebbe sopportato di vederla morire. Sarebbe morto anche lui. E questo è uno dei motivi per cui non voleva andare a casa Weasley.

Avrebbe rivisto Ginny. E sarebbe ritornato sui suoi passi. Quelle parole che aveva pronunciato appena un mese prima le avrebbe rinnegate. Rinnegate per lei. Per un solo fottutissimo istante passato insieme. Solo per stare con lei.

Un minuto, un mese. Un anno.

Ma non poteva.

La guerra, i mangiamorte, Voldemort gli impedivano di essere felice.

Avrebbe solo voluto essere un ragazzo normale, con una vita normale.

Invece era Harry Potter.

La Tana si vedeva in lontananza. Cominciò a guidare il manico verso terra e atterrò. Scese dalla scopa asciugandosi gli occhi velocemente, sicuramente colpa di qualche bruscolino finito negli occhi.

Che bella, la Tana. Uno dei pochi posti che considerava familiari. Uno dei pochi posti che considerava casa. Quella e Hogwarts. Ma una non l’aveva più. Gli era stata portata via anche quella.

Bussò alla porta e una figura aprì.

Le due persone si scrutarono a lungo, senza parlare. Poi una ruppe il silenzio.

“Ciao Harry.”

Lui non rispose. Non subito almeno. Trattenne le lacrime, trattenne la voglia di abbracciarla. Trattenne se stesso.

“Ciao Ginny.”

Molly e Ron corsero a salutarlo. Sorrisi, pacche sulle spalle, abbracci e baci.

Ma lui non sorrise. La rossa non l’aveva ne abbracciato ne baciato.

Stava semplicemente a distanza. Una distanza di sicurezza. Una distanza che avrebbe impedito ai due cuori di ferirsi. La distanza della sofferenza.

 

Bill quella sera era felicissimo. Illustrava tutte le fasi del matrimonio ai presenti. Tonks lo ascoltava rapita, Remus evitava accuratamente il suo sguardo. Fred e George parlavano del loro negozio e Fleur Delacour era agitatissima, aveva paura che qualcosa non andasse. Harry osservava la scena come dall’esterno, cercando un qualsiasi discorso dove non c’entrassero Silente, Sirius, Voldemort e Ginny. Quindi spesso seguiva i gemelli nei racconti sul nuovo negozio e Bill nelle sue storie sul matrimonio.

Ovviamente le seguiva passivamente. Non si faceva prendere da nessuna conversazione in particolare.

Ron e Hermione lo osservavano da lontano, dall’altra parte del tavolo.

“Soffre. E molto.”

Ron addentò un pezzo di pane, Hermione continuava a osservarlo.

“Forse ci dovrei parlare…”

Ron infilzò una patata da suo piatto.

“Da sola?”

Lei socchiuse gli occhi, in un gesto di stizza.

“Relativamente ovvio, non credi?”

Il ragazzo si appoggiò allo schienale.

“Forse si. Forse hai ragione.”

A quel punto videro il loro amico uscire dalla porta.

Harry dal canto suo era uscito a prendere una boccata d’aria, a digerire.

Palla enorme. Si fece un appunto mentale. Inutile mentire a se stessi. È deleterio.

Voleva scappare, quella stanza sapeva di Ginny, quell’aria sapeva di Ginny.

Tutto lì sapeva di Ginny.

Mosse lentamente un piede davanti all’altro.

“Non passerà se continui così.”

Harry si arrestò. Conosceva bene quella voce. Senza guardarla rispose.

“e cosa dovrei fare?”

La ragazza colse una nota di ironia in quella voce, ma non raccolse la provocazione.

“Calmarti forse, e parlarle.”

Lui si girò. Era cambiata, la piccola Hermione. Si era fatta donna, forse troppo velocemente. Harry notò le borse sotto gli occhi, causate probabilmente dalle poche ore di sonno e dalle molte di pianto.

“Certo, devo illuderla no? Devo farle credere che andrà tutto bene? Non andrà bene Herm. Non andrà bene per niente. E lei soffrirà. E lei forse morirà! E morirò anche io in quel caso! Lo capisci?! Lo capisci o no!?”

Le ultime parole le aveva gridate. E le aveva dette in lacrime.

Lei si avvicinò e lo abbracciò senza dire nulla. Solo un sussurro.

“Lo capisco…”

Lui rimase attonito. Rispose all’abbraccio con foga, con un pianto ancora più nervoso. Poi si calmò e alzò gli occhi. E vide Ginny, a guardarli dall’uscio. Due lacrime le solcarono il viso. Poi corse dentro.

Due cuori si infransero. Due cuori che non potevano vivere l’uno senza l’altro

 

“E col potere conferitomi dal Wizengamot, vi dichiaro marito e moglie.”

Bill baciò Fleur. Grande festa, davvero. Aveva fatto le cose in grande, lo Weasley. La Luna splendev in un cielo limpido, ricco di stelle. Il banchetto si svolgeva nel giardino. Fleur girava a destra e a manca mostrando a tutti l’anello, Bill rideva e scherzava con tutti.

Erano felici, loro.

Harry girava senza meta, tra la folla. Poi vide Ginny allontanarsi e dirigersi verso l’acero dall’altra parte del giardino, lontano dalla festa. Lontano da tutto.

Fu un attimo. La decisione di un istante, e si trovava dietro di lei, a seguirla. Le voci, la musica. Era tutto distante.

Lei si fermò.

“Cosa vuoi Harry?”

Lui rimase colpito

“Come facevi a sapere che ero io?”

Lei sorrise lievemente.

“Il rumore dei tuoi passi… sono ormai troppo abituata a sentirlo.”

Sorrisero, entrambi.

“Esattamente come venti giorni fa…”

Ginny si girò. Triste, era triste. Ma bellissima. Il vestito bianco risaltava ancora di più con il rosso dei suoi capelli e le lacrime che scendevano da quegli occhi così puri la rendevano, se possibile, ancora più bella.

“No. È cambiato tutto. Cosa vuoi?”

Il ragazzo era deciso.

“Parlare… solo questo.”

Lei scoppiò.

“E io non voglio! Vai dalla Granger! Torna da lei! Non cercare me!”

un pianto nervoso. Rotto. Lacrime amare, lacrime pesanti. Harry registrò l’uso del cognome. Doveva davvero essere arrabbiata.

“Hermione… io… parlavamo. Parlavamo e basta. Di come mi sento. Di come mi manca Sirius, di come mi manca Silente. Di come mi manchi tu.”

Lei smise di piangere per qualche istante, per poi riprendere. Lacrime più leggere. Lacrime di felicità.

“Anche tu mi mancavi…- lei butto le braccia al suo collo – so che non dovremmo, so che non siamo più insieme, che mi hai lasciata, che…”
non finì la frase. Il ragazzo la baciò. Lei sgranò gli occhi, poi li richiuse, abbracciandolo dolcemente.

Un bacio felice nella Tristezza, dolce nella passione.

Uno di quei baci che si danno poche volte nella vita.

Si staccarono e Harry la fissò negli occhi.

“Ti amo Ginevra Weasley.”

Lei sorrise, stringendosi nel suo abbraccio.

“E io amo te, Harry James Potter.”

Si baciarono nuovamente, poi si sdraiarono sull’erba.

Si amarono. Totalmente e semplicemente, diventano l’uno parte dell’altra.

Dopo, esausti, si misero a guardare le stelle.

“Harry, rinnova la promessa.”

Il ragazzo la fissò qualche istante.

“Io, Harry James Potter, prometto di sopravvivere e di tornare da Ginevra Weasley, se lei lo vorrà.”

Lei gli passò una mano sul viso.

“Lo vorrò sempre. Vorrò amarti. Lo voglio anche ora.”

Fissarono abbracciati la luna.

Lei felice di aver fatto l’amore con il ragazzo che ama, lui preoccupato, cercando un modo di dirlo a Ron.

Ora aveva un motivo per tornare.

Uno splendido motivo dai capelli rossi.

 

 

Leggermente più lungo della prima parte, ma molto diverso. La canzone è dei Three doors down. Per il prossimo capitolo dovrete aspettare un po’ di più, questo lo avevo già scritto, mancava solo di correzione.

Un ringraziamento a tutti coloro che hanno letto, in particolare Wicca87 e AxelC91.

E agli altri chiedo solo di recensire^^

A presto!

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Capitolo 3
*** Kiss the rain ***


“Ciao Ginny

Kiss the rain (Billie Myers)

 

 

“Ciao Ginny.

Ok, è un modo un po’ stupido di iniziare una lettera. Sicuramente banale.

Ma non ne ho trovati altri.

vorrei dirti grazie.

E chiederti scusa.

Sai, oggi morirò.

E anche se sopravviverò… poco importa. Una parte di me sta per morire, sta per andarsene nell’abisso.

Non potrò rispettare la mia promessa. Perdonami se puoi.

Non vorrei andare ad affrontare Voldemort, d’altronde chi lo vorrebbe?

Credo nessuno, ma devo.

Hermione e Ron non vorrebbero. Mi fermerebbero se solo fossero ancora vivi. Anche Silente lo farebbe, mi schianterebbe pur di non farmi andare, ma ormai sono morti. Tutti. Forse ho perso davvero tutto, tranne te.

E tu sei l’unica persona a cui scriverò. Ne gli Weasley ne i Granger vorrebbero due righe da chi ha portato alla morte i loro figli.

Anche se mi hanno detto decine e decine di volte che non è colpa mia.

Luna, Neville, Dean, Seamus.

Non scriverò a nessuno. Non voglio lasciare niente.

Per questo ti sto dicendo addio.

Ricordi il nostro primo incontro?

Davanti alla barriera del binario nove e tre quarti. Stavi accompagnando Ron, eri solo una bambina.

Ma già mi guardavi con occhi diversi.

E quando sono venuto a casa vostra al mio secondo anno.

Chiedesti a tua madre del tuo pullover, e impallidisti nel vedermi. Mi dissero che eri innamorata di me.

Quell’anno imparai a conoscerti, ti salvai dal basilisco. E un susseguirsi di avventure, il tre maghi, l’ordine della fenice. L’anno scorso…

Iniziai ad amarti. A essere geloso dei tuoi “ragazzi”. Del fatto che tu, anche se per poco, eri stata con loro.

Ti volevo solo per me.

Ma vedere Silente ucciso, nella paura che tu potessi essere al suo posto mi ha ammazzato. Mi ha fatto male dentro.

Poi Hermione. Poi Ron. Poi io, almeno in parte.

….

Beh, se ce la farò, prendi la libertà dalla paura di Voldemort come mio ultimo regalo. Perché la paura stessa è la peggior nemica di qualsiasi cosa.

Buffo, ti sto dicendo questo e sto tremando. E sto piangendo. Quante lacrime ho versato? Troppe, tante, su tante tombe. Tombe che mi guardano, che mi attendono.

Tombe di amici, parenti, genitori.

Che mi mancano.

Come mi mancherai tu. Mi mancherà il tuo sorriso, il profumo dei tuoi capelli, il tuo respiro, la tua voce. Le uniche cose che mi abbiano fatto tirare avanti finora.

Non dimenticherò mai la notte del matrimonio di Bill.

Avevamo fatto l’amore, ed ero felice. Ero parte di te.

E lo sarò sempre, se tu lo vorrai. Lo sarò finche non sarai tu a rinnegarlo.

Ma se non ce la farò… se perdessi… vi prego di perdonarmi, ci ho provato.

Ed è più probabile che non ce la faccia. È forte. Tanto.

E io sono stanco. Stanco di lottare. Questo ultimo sforzo te lo dedico. Non so cosa farò dopo. Se ci sarà un dopo.

Forse morirò.

Non cercarmi.

Ti prego, non farlo.

Considerami morto. Tu puoi ricostruirti una vita.

Io non ne ho più voglia.

Me ne andrò. Silenziosamente una volta ogni tanto. Senza tutto quell’acclamare. Solo. Nel silenzio. Una volta, solo per una volta.

E forse mi piacerà.

Ti amo Ginevra. Ti ho sempre amato. E forse sono un codardo a scriverlo in una lettera piuttosto che a dirtelo a voce.

Ma non ce la faccio.

Perdonami per non aver rispettato quella promessa. Forse sono molto meno forte di quel che credevo.

Addio.

 

Harry.”

 

 

Una ragazzina di appena diciotto anni abbassò la lettera. Lacrime silenziose le solcavano il viso. Osservava il cielo. Lo solcò con la mente. Ringraziandolo dell’ultimo dono che le avesse fatto. La libertà. La libertà da una paura che faceva tremare il mondo.

Portò le mani al viso è scoppiò in un pianto, nervoso. Disperato.

La lettera cadde su una copia della gazzetta del profeta.

“Voldemort è morto. Grazie Harry, ovunque tu sia.”

 

Fine

 

 

Note:

Grazie per essere arrivati fin qui, deve essere stato difficile.

Come deve essere stato difficile digerire l’epilogo. Era partita come una fic dall’happy ending sicuro, ma era questo che volevo.

Colpirvi, dove forse non ve lo aspettavate.

Mi hanno picchiato per questo epilogo. Spero vi piaccia davvero.

Un ringraziamento in particolare a Wicca87, AxelC91, lunarossa, Ginnypotter, Lady Marmalade, aletheangel e tutti quelli che recensiranno l’ultimo capitolo. I vostri consigli e incoraggiamenti mi sono stati e mi saranno utilissimi.

A proposito, so che non ci crederete, ma sono un ragazzo^^

 

Qui è Arkadio che chiude il contatto.

See you soon space cowboys.

Alla prossima fic.

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