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Corro velocemente, fissando le bianche pareti che mi circondano,
cercando un appiglio, un luogo che mi ricordi in particolare
Eccomi qui con la mia nuova fic.
Sinceramente? È un lavoro scritto di getto, che mi ispira
tremendamente. Ma di cui voglio i vostri pareri, anche solo per queste poche
righe. Se piace continuo. Se no continuo lo stesso. Ma le vostre recensioni mi
aiuterebbero molto.
È un POV (Point Of View)di Ginny, che è difficilissimo
rendere al meglio, ma che mi da soddisfazione. Ovviamente il pairing è il mio
preferito: Harry&Ginny.
Questa potrebbe a buona ragione essere considerata il
seguito di “Semplicemente una promessa…”, l’altra mia fic. Non è necessario
leggerla, ma se lo farete vi calerete di più nella parte.
Credits e ringraziamenti nel secondo capitolo. Purtroppo,
siccome voglio scriverla bene, controllerò bene ogni capitolo e ne posterò uno
ogni sabato, tranne ovviamente questo^^. Mi tornerà più comodo. Sarete avvisati
di ritardi^^
Ora basta, iniziamo. In fondo è solo un’altra storia.
Prologo
A light came from Darkness
POV Ginny
[crawling
in my skin
these wounds they will not heal
fear is how I fall
confusing what is real
Crawling – Linkin Park]
Corro velocemente, fissando le bianche pareti che mi
circondano, cercando un appiglio, un luogo che mi ricordi un particolare.
Nulla da fare, il San Mungo mi ha sempre messa in
soggezione, sin dalla prima volta che ci misi piede. Ricordo ancora il giorno
in cui mamma entrò piangendo in camera nella casa di Sirius, sussultando e
lacrimando parole che assomigliavano a un: “Papà è in ospedale…”.
Era al reparto lesioni magiche, appena morso da Nagini.
Ancora una volta avevi salvato qualcuno.
Arrivo correndo all’ascensore, che aspetto ansiosamente.
Nella mano che stringo convulsamente c’è un foglietto di carta a cui mi
appoggio come un condannato si appoggia alla grazia, come un malato si appoggia
alla panacea.
Perché è questo quello che martorio nella mia mano. Una
medicina dal male che mi sta divorando da tanto, troppo tempo.
Oppure è semplicemente un modo in cui conoscerò meglio
l’inferno.
Anche se è difficile conoscere il reame di Lucifero come lo
conosco io. In questi ultimi tre anni l’ho visitato in lungo e in largo. Se
contassi le ore di pianto non arriverei mai alla fine.
L’ascensore finalmente arriva, io entro e rileggo il pezzo
di carta, leggendo, sviscerandolo fino in fondo. Cercando un qualche
significato secondario che non avevo ancora trovato. E che speravo di non
trovare.
Ma volevo.
Era semplicemente troppo bello per essere vero.
Premo il pulsante numero 4 e l’ascensore comincia a muoversi
lentamente.
Troppo lentamente.
Batto i piedi a terra per l’impazienza, un gesto che mi fa
sorridere.
Sembro una bambina, sembro ancora a scuola, sono appena
quattro anni che è finita, ma sembra sia passata un’eternità.
Tante ferite non hanno ancora avuto il tempo di
rimarginarsi, e tante ancora non lo faranno. Le mie notti sono ancora
tormentate da capelli rossi sorridenti e da visi saccenti.
Ma in particolare da occhi di smeraldo, contornati da un
cielo stellato, testimone di una promessa mai mantenuta.
L’unica che non hai mai mantenuto in vita tua.
Le porte dell’ascensore si aprono, e una figura conosciuta
mi sorride.
“Ciao
Ginny…”
“Luna!”
L’abbraccio.
Luna Lovegood era diventata Medimagus al San Mungo, reparto
lesioni magiche, dove erano ricoverati da anni anche i genitori di Neville.
È scritta di suo pugno la luce che stringo nella mano.
Non ci siamo viste molto ultimamente. Troppi impegni, troppo
diverse.
Troppe ferite comuni, ricordarsele a vicenda con la propria
presenza sarebbe doloroso, troppo.
Mi sciolgo da quell’abbraccio fraterno.
“E’…”
Lei sorride con fare saccente.
“Stanza 36, è una singola. Muoviti.”
Senza nemmeno guardarla prendo a correre lasciando cadere
quella speranza concretizzata. Non potevo vedere Luna che raccoglieva quel
foglietto, lo leggeva e faceva scorrere una lacrima sul viso contornato da
borse, testimonianza di pianti dolorosi.
Tutti soffrono. Lucifero non aveva risparmiato a nessuno il
tour per le sue terre.
“Forse sarebbe stato meglio se non fossi stato trovato.”
Ginny, Harry è vivo, o quasi. È ricoverato al quarto piano
del San Mungo. Mi troverai li se vuoi. A presto
Avevo detto di aspettare il secondo capitolo per i credits
Avevo detto di aspettare il secondo capitolo per i
credits. Bene: eccoli qui.
La fiction è liberamente ispirata a un opera di Pennac di
cui si è parlato a scuola. Non ricordo il titolo ma la trama mi è rimasta
impressa. Questo basta.
Spesso inserirò tronconi di canzoni. Durante la lettura
di quel capitolo consiglio l’ascolto della canzone che lo introduce. Un
ringraziamento speciale va a tutti quelli che hanno letto la prima fic. In
particolare chi ha recensito.
Sulla fine bella che chiede Alessiuccia… beh…
sinceramente io avrei già in mente lo svolgimento, ma non mi sbottono. Chiedo
solo a tutti di continuare a recensire.
A lunarossa, lenne88, fluffy90, minnie19 e Marypotter92
tanti sentiti ringraziamenti. Continuate a leggere e a recensire^^.
Consiglio ancora di leggere “Semplicemente” perché vi
integrereste di più nella parte.
A proposito, il giorno di pubblicazione trasla da sabato
a venerdì, causa troppe gare di scherma in concomitanza^^
E ora via.
Capitolo 1
Waitin’ for something like
an answer
POV Ginny
[Another head hangs lowly,
Child is slowly taken.
And the violence caused such silence,
Who are we mistaken?
…
In your head, in your head,
Zombie, zombie, zombie,
Hey, hey, hey. What's in your head,
In your head,
Zombie, zombie, zombie?
Hey, hey, hey, hey, oh, dou, dou, dou, dou, dou...
The Cranberries – Zombie]
Entro fissando un lettino anonimo, che sorregge una persona
che conosco fin troppo bene, una persona che ha spesso popolato I miei sogni.
A cui smettere di pensare risulta impossibile
Ma la vista mi fa male.
Molto male.
Harry è steso sul letto. Nella sua bocca entrano due tubi, e
un equipe di tre maghi stava controllando le sue funzioni vitali da un monitor.
E lui manteneva gli occhi chiusi.
Nessuno smeraldo a illuminarmi la via.
I medici mi guardano e fanno un cenno di saluto. Tutti ex
compagni di scuola, o semplici conoscenti. Non si stupiscono della mia presenza
nella stanza, forse se l’aspettavano. Luna deve averli avvisati.
Mi avvicino lentamente al letto, sperando di sbagliarmi.
Quella persona poteva tranquillamente non essere lui. Poteva essere uno scambio
di persona.
Ma il mio cuore sapeva che non era così.
Una cicatrice a forma di saetta cancella ogni dubbio.
Quei morbidi capelli spettinati, leggermente più lunghi
dell’ultima volta che ci siamo visti gli cadono sulle spalle, eliminando ogni
possibilità di errore.
Per tre lunghi, interminabili anni avevo sognato questo
istante.
Ma nei miei sogni non era questo l’ambiente, non era questa
la situazione.
Non eri quello che sei qui.
Sdraiato sul letto, come in coma.
Semplicemente non capisco cosa diavolo tu possa avere, e ne
sto morendo.
Quello che dicevi tu riguardo a me quell’estate.
Che saresti morto nel vedermi soffrire.
Annullo la distanza che c’è tra noi grazie a pochi, insicuri
passi. Mi siedo dolcemente sul letto con una paura che mi attanaglia, quella di
svegliarti dal tuo sonno.
O forse non è una paura, ma una speranza. La speranza che tu
torni a guardarmi con quegli stupendi occhi verdi.
Una mia mano sfiora la tua testa e le folte ciocche di corvi
mi accarezzano le dita.
Ma tu non apri gli occhi, nessuna reazione. Continui
semplicemente a dormire, come se fossero anni che non chiudevi occhio.
“Ti mancava. Vero?”
Mi giro. Luna mi guarda e involontariamente mi chiama a se.
Io controvoglia mi alzo, guardandoti nuovamente. Godendo di quell’attimo.
Poi la fisso.
“è… cosa…”
“Mi chiedi se è vivo?”
Storco la testa fissandolo. Poi rispondo senza guardarla
negli occhi.
“Si.”
Lo guardi anche tu. Poi ti togli gli occhiali e strofini i
tuoi occhi. Gli anni passano. Per tutti, nessuno escluso.
E anche se abbiamo appena 20 anni siamo così diverse
rispetto a prima. Siamo cambiate così tanto. Siamo cresciute così velocemente.
“Sì. È vivo. Tecnicamente parlando.”
Ti fisso. Tu mi guardi negli occhi. Occhi spenti, tristi.
“Cosa intendi?”
“Intendo che abbiamo reazioni dal cervello, non ha un
encefalogramma piatto, quindi non è morto. Ma il resto del corpo non funziona
se non supportato da macchine. Il cuore non batte, i polmoni non respirano. Ma
non si sveglia.
È vivo, o quasi.”
Mille aghi mi perforano il cuore. Mille domande senza
risposta. Non ci credo. Dei polmoni che non vogliono respirare, un cuore che
non vuole battere.
Nemmeno per me?
“C… coma?”
Lo guardi nuovamente sconsolata.
“Sembrerebbe proprio di si. Ma non ci sbilanciamo sul grado
di irreversibilità.”
Parole pesanti come macigni, impossibili da digerire. Sto
male. Tanto male.
“Ma come…”
la mia voce è rotta dal pianto. Senza farmi finire vai a
prendere la cartella.
“L’hanno portato ieri da un ospedale della Polonia. La Bones
lavora come ambasciatrice del ministero lì. L’ha visto in ospedale e l’ha
riconosciuto. Ci ha avvisato e abbiamo chiesto il trasferimento. Era li da tre
anni, nessun miglioramento.”
Mi copro la bocca con una mano e corro in bagno. Do di
stomaco, un sapore acido, mischiato a quello salato delle lacrime che mi
percorrono velocemente il viso. Un sapore che mi riporta a una realtà tremenda.
Harry non è morto.
Harry non è vivo.
È solo a metà.
Mi sciacquo abbondantemente il viso, poi mi asciugo, prima
di tornare da Luna. Lei mi guarda preoccupata. Ma non mi dice nulla.
Non ha il coraggio di farlo.
“Cosa si può fare?”
una nota di speranza nella mia voce. Qualcosa che forse
potrebbe cambiare. Una medicina, una magia… qualcosa.
Qualsiasi.
“Stagli vicino.”
Io abbasso gli occhi, poi la guardo.
“Solo questo?”
Tu annuisci stringendomi le spalle.
“Per ora solo questo.”
Te ne vai.
Quel “per ora solo questo” stava a significare che non c’è
molto da fare.Forse qualcosa cambierà,
essendo in un ambiente famigliare, diverso. Ma siamo nel campo del miracolo. E
il non poter fare niente mi stordisce.
Torno verso di lui accarezzandogli nuovamente la testa,
qualche lacrima torna a scendere. La asiugo distrattamente, poi avvicino la mia
bocca al suo orecchio. Un sussurro impercettibile si percepisce nella stanza.
“A domani Harry.”
Mi allontano di gran carriera. Oggi non ne posso più. Ogni
umano ha il suo limite di sopportazione, una soglia prima della quale è in
grado di accettare tutto.
Oggi la mia è stata ampiamente superata.
Affronteremo anche questa insieme Harry. Non ti lascerò da
solo in quello stato. Supereremo anche questa prova. Col tempo.
Capitolo 3 *** Friends, and also something else ***
Metto un piede davanti all’altro, lentamente
E rieccomi al terzo capitolo di questo aborto XD
Ora una questione pesantoccia… ho scoperto purtroppo
somiglianze tra la mia fic e la fic di elyxyz “Scelta d’amore.” La sua e la mia
fic si assomigliano, ma non è stato copiato nulla. (da me, da lei è ovvio, la
sua fic è qui da mesi XD) La mia storia si basa su un’opera di Pennac, “La
Prosivendola” e non c’è nessun tipo di plagio. Ho già contattato l’autrice e la
pensa come me, quindi continuerò a scriverla, anche se è il solito, noiosissimo
orrore XD.
Ci sono inoltre diverse cose che le differenziano, altro
motivo per non credere sia un plagio. In ogni caso vi consiglio di leggere
“Scelta”. Ely è davvero brava. Risolto questo iniziamo…
Ringraziamenti e altro in fondo^^
Capitolo 2:
Friends, and also something else
[Fuori è un giorno fragile,
Ma tutto qui cade incantevole come quando
Resti con me.
Fuori è un mondo fragile
Ma tutto qui cade incantevole come quando
Resti con me.
Subsonica – Incantevole]
Metto un piede davanti all’altro, lentamente. Una camminata
sicura che non deriva dal mio carattere, ma dalla mia voglia di apparire. Non
mi è mai piaciuto sembrare una persona debole, quindi ostentavo una qualità non
mia, camminando a testa alta, guardando tutti negli occhi, sforzandomi di non
distogliere mai lo sguardo. Oggi voglio imbrogliare solo me stessa.
Voglio farmi credere che vada tutto bene, che non sia
successo niente.
Che al mio ingresso mi saluterà, come ha sempre fatto.
Incredibile, il San Mungo. A natale, come in estate è sempre
uguale. Medici sempre in camice, sguardi seriosi anche davanti a casi assurdi,
gente che si crede teiere, con un vaso al posto del braccio. Dev’essere
deformazione professionale. O deve essere abitudine.
Come abitudine è quell’odore di disinfettante che ormai
saluta le mie narici come un amico che non vedeva da tempo.
Eppure è la terza volta che vengo.
L’infermiera a piano terra mi saluta, prendo l’ascensore e
schiaccio il quarto pulsante. Il riscaldamento deve essersi rotto. Il freddo mi
arriva fino alle ossa. Mi scuoto ancora un poco dalla neve che ho addosso,
stringendomi più forte nel maglione di lana regalatomi da mia madre quest’anno,
anche se so che è inutile. Il freddo che provo non viene da fuori.
Viene da dentro.
Dalla consapevolezza del luogo dove mi sto dirigendo.
Ma ormai ho deciso. Smetterò di piangere, di essere
insicura. Devo farlo per lui, per stargli vicino. Perché supereremo anche
questo insieme. Per lui.
Anche un po’ per me. Devo imparare a farmi forza, o questi
tre anni da sola saranno stati inutili. Mi sono allontanata da mamma e papà.
Non riuscivo più a stare alla tana. Troppi ricordi. Ron, Harry e Hermione
apparivano ovunque. Ed era troppo doloroso.
Ron e Hermione.
Ieri sera sono andata a trovarli. Erano ormai 2 anni che non
andavo al cimitero. Volevo mi si creasse addosso uno strato di polvere per
poter dimenticare, ma quella amato/odiata brezza della camera 36 al quarto
piano l’aveva spazzata via.
Sono rimasta un po’ davanti a quelle lapidi. Speravo di
averli scordati. Invece sono sempre stati li.
Sempre.
Per proteggermi.
E a loro ho promesso di proteggere Harry.
E lo farò.
Non so ancora perché, ma lo farò.
Arrivo al corridoio della stanza e sento un vociare quasi
festoso. Da lontano vedo una piccola folla fuori dalla stanza. Riconosco tutti,
nonostante gli anni passati, le facce non cambiano poi molto. Rimangono sempre
le stesse. Almeno nei lineamenti. E con loro sono stata talmente tanto tempo
che li riconoscerei tra mille.
Susan
Bones, Justin Finch-Fletchey, Dean Thomas, Hannah Abbot e Neville Paciock.
Tutti i vecchi membri dell’ES al completo, per lo meno
quelli leali. Tutti visi nascosti sotto la polvere di una memoria, che mi aveva
fatto dimenticare tutto.
Anche le cose belle, come l’amicizia. Un sentimento che
trascende il tempo che scorre, che non si ossida ne si arrugginisce.
Neville mi abbraccia forte, mi aggrappo a lui.
“Ciao Ginny…”
Quanto era cresciuto anche lui. Aveva perso l’aria da
bambino, era diventato uomo. Le sofferenze lo avevano plasmato. Si era sposato
con Susan, e avevano una bellissima bambina di nome Alice.
Se la sua nonna l’avesse saputo sarebbe stata felice.
Mi stacco dall’abbraccio e sorrido.
Poi Dean mi saluta.
“Ciao Ginny… senti… ci puoi spiegare… nessuno…”
Grazie Dean. Ti preoccupi sempre per me.
Trattengo la tristezza con un sospiro.
Non devo piangere.
Spiego loro velocemente. Sono a metà tra il rapito e il
preoccupato.
Neville è triste, sembra si senta colpevole.
Sa che poteva esserci lui sdraiato su quel letto.
Sa che la profezia lo poteva designare.
Gli era andata bene, in fondo. Ma in questo momento avrebbe
preferito esserci lui.
E, egoisticamente, anche
io penso sarei più contenta così.
Mi faccio schifo.
Harry aveva davvero sofferto troppo.
Si avvicinò al letto e si sedette su una sedia a fianco.
Tutti poi si avvicinarono e cominciarono a raccontare cosa era successo. Anche
io scopro cose che non sapevo assolutamente.
Hannah e Justin avevano divorziato. Non me l’aspettavo.
Sembravano perfetti insieme. Ma si sa, la vita riserva tante sorprese, belle o
brutte che siano. E Dean ora era Auror.
Da quando lo era diventato ringraziava Harry ogni giorno.
In fondo era stato grazie a lui se aveva imparato gli
incantesimi contro le arti oscure e li eseguiva con una facilità tale che tutti
i compagni di corso lo invidiavano.
Non è da tutti usare un Patronus quasi completo al 5 anno.
E quelli dell’ES lo sapevano fare.
Mi tornarono in mente le mitiche riunioni anti-Umbridge.
“Vi ricordate nella stanza delle necessità quando Harry ci
aveva insegnato il Protego?”
Susan sorrise
“Già… quando parai la prima volta respinsi il petrificus
addosso a Seamus. A proposito…”
Guardo Harry. Già, lui non lo sa che sto con Seamus ora.
Mi aveva consolata dopo la tua partenza. Eravamo amici, e da
sei mesi ci siamo messi insieme. Lui però non sa…
Chiodo scaccia chiodo.
Mi dispiace, lui non lo ha mai saputo.
Sento una mano appoggiarmisi sulla spalla.
Parli del diavolo.
Mi bacia su una guancia. Mi da fastidio, molto.
E non ne comprendo il motivo.
Poi mi cinge la vita con una mano e ci avviciniamo al
capezzale. Tutti parlano a Harry, ricordando le notti passate con l’ES, le
punizioni con la Umbridge, le lotte con i mangiamorte.
Poi Neville si avvicina al letto. Sorride, un sorriso quasi
rassegnato. Un sorriso triste. Senza via d’uscita.
“…Ron e Hermione non vorrebbero vederti così, ora. Lo sai
vero?”
…
…
Nessuna risposta.
…
…
“Lo sai, vero?”
…
…
Nessuna risposta.
…
…
Neville si alza, picchiando i pugni sul muro.
…
…
“LO SAI, VERO!”
Dean lo ferma. Ma non era necessario. Si inginocchia a fianco
del letto. Poi qualche lacrima bagna il pavimento.
Da anni non piangeva. Aveva deciso di non farlo più. Ma
Harry era il suo specchio, lo rifletteva al contrario. Voleva che si
svegliasse. Teneva alla loro amicizia. Molto. Da morire.
Pian piano la folla si dirada. Neville viene accompagnato da
Dean, e anche le altre ragazze si allontanano lentamente. Restiamo solo io e
te.
Ah, già. Io, te e Seamus.
“Vuoi stare ancora qui?”
Annuisco senza guardarlo. C’è una nota amara nella sua voce.
Paura? Gelosia? Di cosa poi? Tre anni fa è finito tutto.
Si è infranto un sogno realizzatosi solamente pochi mesi.
“Ti aspetto a casa
allora.”
Prova a baciarmi, ma io
sposto la testa. Senza un perché. Senza un motivo.
O forse il motivo c’è, e non voglio capirlo.
Lui mi prende il mento tra
le mani e mi bacia con forza. Senza la solita dolcezza che lo ha sempre
contraddistinto. Non rispondo nemmeno al bacio. Fa tutto lui.
La belva si ciba della preda.
Si stacca e senza
guardarmi si allontana. Qualche lacrima solca il mio viso. Tanto non hai visto
nulla, no?
Tanto starai così finché
non ti sentirai meglio.
Mi avvicino al tuo letto,
accarezzandoti quei morbidi capelli, poi sistemo la coperta, anche se non ce
n’era un reale bisogno, ma starti vicino mi fa sentire meglio.
Apro la borsa tirando
fuori una foto, io te Ron e Hermione salutiamo allegri dopo il matrimonio di
Bill. Non sappiamo ancora cosa ci aspetta.
Ma non ci piacerà. Sarà un piatto duro da digerire.
La sistemo sul comodino,
poi tiro fuori la lettera che mi mandasti prima della partenza. Le do un ultimo
sguardo, poi la poso.
Preferisco lasciarla qui.
Qui ha ragione di esistere.
Ti bacio la fronte e mi
allontano verso la porta senza girarmi.
Mi fa troppo male vederti
così.
Però non posso accorgermi
dei due smeraldi piangenti che, a mia insaputa, fissano le mie spalle.
Non è che questo capitolo mi piaccia troppo… è stato
difficile scriverlo. Ma non sono riuscito a fare di meglio. Sorry^^
Axel C91: io ti ringrazio per i complimenti^^ continua a
leggerla, mi raccomando^^
Alessiuccia: Non sai quanto mi rendano felice le tue
parole. Sono riuscito a fare emozionare qualcuno… beh, wow °_° comunque leggi
l’altra mia fic: “Semplicemente una promessa” per scoprire cosa provava Harry e
cosa Ginny. Per scoprire cosa prova… beh…chi vivrà vedrà^^
Lenne88: Grazie per i complimenti^^ sui poveri loro… in
effetti hai ragione, ma purtroppo sono cose che succedono… no?
Stephy_RmX: Credo che crescendo si diventi più forti, ma
le debolezze non passano. Si accantonano solamente. Grazie, ancora! Continua a
seguire^^
Kate86: Grazie mille^^ intense^^ sono arrossito^^proverò a migliorare ancora^^
MaryPotter92: Grazie per i complimenti e poi beh… sul culo
di Harry… non saprei cosa dirti…
Svy: La stai leggendo^^ grazie per i complimenti, e su
Ginny… beh… sono molto d’accordo con te^^
A venerdì prossimo e… signore e signori… l’avevo già detto
in semplicemente… ma io sono un Ragazzo. Non una ragazza^^ sconvolti? Forse sì
XD a Presto!!!!
Ciao Ragazzi, bentornati al quarto capitolo^^ Titolo cambiato per coerenza
su quello che è successo con elyxyz. Spero vi piaccia^^
Eh già, ormai l’avete capito. Harry è sveglio, ma come?
…
…
leggete e scoprirete^^
Un’altra cosa… questo capitolo possiede diversi difetti
1)è corto
2)è orribile
Ma dopo averlo riscritto 7 volte ho rinunciato e ho
tenuto quello venuto meglio -.- me si scusa…la prossima volta migliorerà^^
Ad Alessiuccia, lenne88 e siange187 un grazie enorme^^
Capitolo 3:
Sconforto.
[This is my December
This is my time of the
year
This is
my December
This is
all so clear…
This is
my December
This is my snow covered
home
This is
my December
This is
me alone…
My
December – Linkin Park]
POV Harry
Ti guardo uscire. Osservo i tuoi passi sicuri. Mi ha sempre
stupito il tuo modo di camminare. Sicuro, deciso. Forse come te.
O, forse, come non lo sei mai stata.
Provo tirarmi su. Niente.
Muovo una gamba: non risponde. Stessa cosa succede col
braccio.
E la testa nemmeno accenna a spostarsi.
Sembra che solo le palpebre funzionino.
Sbatto rapidamente gli occhi, tentando di abituarli alla
luce della stanza. È una camera d’ospedale, del San Mungo.
Provo a gridare,a chiamare qualcuno. Nessun suono esce dalla
bocca. E ne sono certo. Le orecchie funzionano ancora.
La testa esplode. Mi fa male. Sento che se continuassi a
pensare scoppierebbe. Ma non posso smettere. Devo ricordare.
…
…
e come potrei dimenticare?
Come dimenticare le mie ricerche di Voldemort, o le mie
fughe. Alternavamo lo scappare alla caccia, neanche giocassimo a guardia e
ladri. Come se avessimo stabilito, a giorni alterni, chi cercava e chi si
nascondeva.
…
…
Sembrava stessimo giocando come due amici.
Invece l’ho ucciso. Perché i miei veri amici li aveva spenti
lui. Dolorosamente, una notte di fine estate. Insieme, abbracciati,
profondamente innamorati. Stroncati da un Avada Kedavra, dopo aver fermato
assalti di diversi mangiamorte.
Ha spento le uniche persone che hanno sempre e comunque
creduto in me.
Ha spento la mia famiglia.
Nonostante fossero forti, nonostante avessero affrontato
molti pericoli.
Però sfuggire a lui è difficile.
La prova vivente sono io. L’unico che ci sia riuscito.
E per ben due volte.
Il dolore non cessa, anzi, lo sento aumentare d’intensità.
Pensare a quella sera. Pensare a quella notte.
Hallowen, tutti i santi.
È uguale.
La notte del 31 ottobre.
Se esiste un destino, devo ammettere che ha un macabro senso
dell’umorismo.
Dove è iniziato, è finito.
L’inizio e la fine, o forse non ce n’è mai stato. Ne l’uno,
ne l’altro.
Eravamo nell’Europa dell’est, in Ucraina. Ricordo un vento
gelido, la neve che sferzava i nostri volti, il volto sfigurato dei mangiamorte
a fianco a me, l’odore di sangue.
Ricordo una luce verde dalla mia bacchetta, e dalla sua
bacchetta.
Ma lui era stanco, debilitato. Solo. Voldemort morì così,
stroncato dalla sua magia più potente. Io venni sbalzato in un crepaccio. Poi
il buio. Poi mal di testa.
Una fitta lancinante mi passa attraverso le tempie, quasi
non riesco a pensare. Tutto è semplicemente più buio.
…
…
Ginny.
…
…
Come sei bella.
…
…
Quanto mi sei mancata.
…
…
Ma non sei più mia. Sei di Seamus. Anche se forse
dimenticarti di me ti risulta difficile.
Provo nuovamente a schiodare una gamba, ma il mio corpo non
risponde. Provo ancora a parlare, a chiamare aiuto.
Altra fitta.
Altro dolore.
Sofferenza.
Il mio corpo non risponde. Non funziona.
Nessun movimento, nessuna voce.
Una vita a metà.
È questo quello che mi aspetta?
I tuoi capelli rossi, morbidi cadono sulle spalle.
Occhi azzurri, azzurri come il cielo più terso. Dove amerei
perdermi. Dove vorrei farlo.
Dove l’avevo fatto.
A casa Weasley, dopo il matrimonio di Bill.
Muovo gli occhi, a malapena riesco a vedere sguardi amici,
familiari. Sul comodino c’è una foto, Ron, Hermione e Ginny mi salutano.
E mi saluto anche io.
Buffo, un gesto così naturale, che appena qualche tempo fa
mi risultava semplice, facile, oggi mi sembra così lontano.
…
…
già, ma quanto tempo è passato?
Giorni, settimane, mesi, anni.
Come è cambiata, Ginny.
Si è alzata.
Si è fatta donna.
È semplicemente ancora più bella.
…
…
Ho voglia di lei.
Voglio che mi baci, che mi stringa, come aveva fatto quando
eravamo insieme a Hogwarts.
Voglio che mi sorrida.
…
…
Strano. Sono sveglio da qualche minuto e nessuno viene a
controllarmi.
I casi sono due. O sono passati prima che Ginny se ne
andasse o sono in una situazione stazionaria.
Mesi. Anni.
Quanto tempo è passato?
…
…
Perché mi è concessa solo la vista?
…
…
Perché mi è così difficile andare avanti?
…
…
Perché non sono morto?
…
Forse per rispettare una promessa.
Ma in queste condizioni non posso renderla felice. Deve
dimenticarsi di me.
Deve smettere di pensarmi.
Deve trovare qualcuno che la renda davvero felice.
Io non posso più.
[And I
Just wish that
I didn't feel
Like there was
Something I missed
And I
Take back all the
Things I said to you
My December – Linkin Park]
Non le farò vedere che sono cosciente.
Un’ondata di luce mi investe, la porta si è aperta e io
velocemente corro ai ripari sigillando gli occhi.
Ho solamente scorto una figura in camice bianco che, dalla
porta, guardava stupita dietro di me.
…
…
Chissà perché, ma mi è venuta in mente Luna.
E non so perché, ma è l’unica persona che non volevo per
nulla vedere.
Mi è stato difficile scriverlo, ma alla fine mi ritengo
discretamente soddisfatto del risultato finale.
Un paio di precisazioni: non so una cippa di medicina e ne
parlerò spesso a sproposito in questa fic. Vogliate perdonarmi la licenza poetica,
ma l’unico campo attinente in cui capisco qualcosa è la fisioterapia che, come
noterete, c’entra poco.
Ringraziamenti:
lenne88 che mi
recensisce sempre^^ grazie mille per i tuoi incoraggiamenti, mi aiuti
moltissimo.
Lunarossa: bentornata e grazie per i complimenti^^ fammi
sapere che ne pensi e continua a seguire
Evanescence88: grazie mille per i complimenti, me tutto
rosso ^^ continua a seguire anche tu e saprai come finirà^^
Vi lascio al capitolo, recensite numerosi^^
Non so se riuscirò a postare venerdì prossimo -.- vado in
gita… cmq tra venerdì e domenica posto^^
Arkadio
Capitolo 4: My
Place
[I'm
gonna try anything to just feel better
Tell me what to do
You know I can't see through
The haze around me
And I'll do anything to just feel better
I can't find my way
God I need a change
And I'll do anything to just feel better
Any little thing to just feel better
Santana feat. Steven Tyler – Just feel better]
POV Luna
Cammino mestamente per i corridoi di quest’ospedale, con
indosso il solito camice che, volente o nolente, mi è entrato nella pelle, è
entrato a far parte di me. E io sinceramente non ho fatto nulla per
impedirglielo.
Un lavoro che mi prende, che mi protegge, che mi rende
schiava. Perché gliel’ho permesso.
Questo semplicemente perché avevo bisogno di un posto tutto
mio, un mondo che, in un modo o nell’altro, mi accogliesse per qualcosa che
erano le mie capacità, non i pregiudizi su un ragazza strana
O stramba, che dir si voglia.
E quale posto migliore del San Mungo nell’epoca di Voldemort,
dove un medimago capace valeva l’oro che pesava? Dove non contava il carattere
ma solo l’attitudine? Nessuno.
Ma forse non è il solo motivo.
Sicuramente non è l’unico.
Credo che in realtà avessi bisogno di distanziarmi da loro,
da tutti i ragazzi dell’ES. In parte perché vederli morire mi avrebbe fatto
soffrire troppo. Non volevo vederli stroncati da una maledizione, e nel caso,
avrei potuto aiutarli in maniera positiva, quantomeno avrebbero trovato a
curarli un volto conosciuto. Ma il motivo principale era perché l’ES gli
ricordava lui.
Lui, che credeva di aver dimenticato.
Lui, che sperava di aver dimenticato.
Semplice Utopia.
Si era ripresentato nella mia vita, così. Senza preavviso.
Senza nemmeno avvisare.
Era diventata patetica
E adesso passo la maggior parte delle mie giornate a
camminare fuori dalla sua porta, cercando una qualsiasi scusa per entrare, per
poterlo vedere.
Perché la sua presenza mi rassicura, mi completa. Mi rende
felice.
Quando seppi della sua probabile morte soffrii, piansi,
battei le mani sul cuscino, come una bambina che non era in grado di accettare
la realtà.
E forse, non ero davvero in grado di accettarla.
Non potevo pensare che la persona di cui mi ero innamorata
non mi avrebbe più sorriso, non mi avrebbe più guardato con aria ironica o
dubbiosa.
Io adoravo che mi guardasse con quegli occhi, con quel
cipiglio straniato. Perché quegli sguardi erano rivolti a me.
Perché, in quel momento, in quell’istante, avevo i suoi
smeraldi perfetti solo per me.
Passo davanti all’accettazione salutando l’infermiera dietro
al bancone. Ormai questo posto è diventata la mia casa, i miei colleghi la mia
famiglia e i pazienti… il mio riscatto.
Curando avevo l’impressione che il senso di oppressione
smettesse di manifestarsi, che non sentissi più dolore ne paura. Che niente
avrebbe potuto farmi soffrire.
Per questa dedizione al lavoro diventai, in brevissimo
tempo, la Medimaga migliore, quella che bilanciava la scarsa esperienza con una
conoscenza sconfinata.
Ma l’unica persona che volevo a tutti i costi guarire era
l’unica che non potevo aiutare.
L’unica che non potessi salvare.
Il rumore dei miei passi risuona nei corridoi del 4° piano,
fino a portarmi alla stanza 36. vedo uscire Ginny.
L’unica che non vorrei salvare.
Mi rivolge un sorriso stanco, tirato. Le borse sotto gli
occhi sembrano quasi lividi. Sembra stanca, spossata.
“Ciao Luna…”
“Ginny… Ancora qui?”
Abbassa gli occhi, poi annuisce mestamente.
“So che sono ben fuori dall’orario di visita, ma…”
Alzo un dito zittendola. Non mi interessa. Perché so già la
risposta. Aveva il mio stesso bisogno. Voleva vederlo.
Su lei funzionava la mia stessa droga. Una droga chiamata Harry.
Sorride imbarazzata, accarezzandosi i capelli. Un vizio che
aveva anche da ragazzina. Lo faceva per calmarsi, per rilassarsi.
“Come… sì insomma… come sta?”
Una domanda che mi arriva a bruciapelo per due motivi: il
primo è che non sapevo sinceramente cosa dirle di nuovo.
Il secondo è che non volevo risponderle. I miei stessi
pensieri mi avrebbero fatto troppo male. Pensarci mi ammazzava.
Guardo la porta della stanza, poi snocciolo la sentenza con
una voce che non mi appartiene. Una specie di solfa imparata a memoria che si
tramanda da queste parti quando in realtà non si ha nulla da dire. Cosa che, purtroppo,
di questi tempi capita sempre più spesso.
“Il paziente è per ora stazionario, non reagisce attivamente
alla cura cui lo stiamo sottoponendo. L’unica cosa che possiamo fare per ora è
aspettare.”
Lei annuisce stupidamente, o saggiamente. Non sono sicura
abbia capito ciò che ho detto, ma è abbastanza perspicace da intuire che non
avevo nulla da dirle.
“Ma ci sono speranze che…”
La sua voce è rotta dal pianto. Io mi sforzo di non cambiare
espressione, non riuscendoci assolutamente. Non sono mai stata in grado di
fingere. Le metto una mano sulla spalla con un gesto apparentemente solidale.
“Per ora possiamo solo aspettare.”
Lei annuisce, io sorrido. Un sorriso ipocrita, falso. Che di
sincero non ha assolutamente nulla. Non per avversione verso di lei.
Per avversione di ciò che rappresenta, di ciò che ha avuto,
di ciò che non avrò mai.
Lei si allontana verso l’ascensore. La seguo con lo sguardo
infilandomi le mani nelle tasche del camice.
Come siamo giunti ha questo?
Come ha potuto un solo, perfido essere annientare così tante
vite? Non terminare, annientare.
Perché anche in vita una persona può definirsi morta.
Non so rispondere. Nessuno sarà mai in grado.
Apro la porta e accendo la luce guardando il letto. Lui è lì
che dorme, ignaro di tutti i miei pensieri.
Poi alzo gli occhi verso gli strumenti.
Osservo, realizzo.
Mi blocco.
Non riesco a focalizzare l’informazione. Lo fa prima il mio
“Io” medico.
Encefalogramma positivo. Rilevata attività mentale.
5 Capitolo. Come al
solito grazie a tutti quelli che recensiscono e leggono. È anche grazie a voi
che sono arrivato fino a qui^^
Allaprossima.
Arkadio
A proposito, il titolo
è preso da una puntata di Scrubs^^
Capitolo 5
Il mio giuramento Ipocrita
[The sacrifice of
hiding in a lie
The sacrifice is never
knowing
Why I never walked
away
Why I played myself
this way
Now I see, the destiny
Pushes me away.
Pushing me away –
Linkin Park]
POV Harry
Resto fermo, in attesa di un cenno, o meglio, di un rumore.
Dello scatto dell’interruttore o dello sbattersi della porta. Non importa
quale. Basta sia il cenno giusto.
E invece non si muove nulla, non un respiro, per almeno un
minuto.
“Allora…”
una voce conosciuta, chiara riempie la stanza. Avevo già
sentito di questa terapia, si parla al paziente nell’incoscienza sperando si
riprenda.
Peccato che sia già cosciente.
“Per quanto tempo hai intenzione di far finta ancora?”
…
…
Se n’è accorta.
Apro gli occhi. Capelli biondi e lunghi le cadono sulle
spalle. Uno sguardo strampalato che conosco molto bene.
Luna.
Qualcosa mi prende. Un senso di inquietudine. Non volevo
incontrarla.
Tutti, meno lei.
Mi guarda, guarda nei miei occhi. Qualche lacrima le scende
lungo le guance. Due occhi limpidi, che risplendono di felicità.
Mi corre incontro e mi abbraccia.
Vorrei risponderle.
Vorrei farlo con tutto il cuore.
Ma sembra mi sia precluso.
Il mio corpo mi ostacola nuovamente.
Si stacca lentamente. Dal suo sguardo sembra abbia capito
perché non l’avessi abbracciata.
“Come ti senti?”
non riesco a rispondere. Un silenzio innaturale e doloroso
riempie la stanza, caricandola di tensione nervosa.
“Non riesci a rispondere?”
Prende una cartellina dal fondo del letto e indugia. Sembra
quasi che dentro di lei ci sia una lotta se scrivere o no del mio risveglio.
Non vorrei lo facesse.
Mette giù la penna e si siede a fianco a me. Tira fuori la
bacchetta e fa qualche controllo. Qualche esame.
Mi colpisce sulle ginocchia, vedo.
Vedo, ma non sento.
Poi mi punta la bacchetta vicino all’occhio
“Lumos”
Esamina la pupilla, poi prende un blocco dalla tasca e
scrive distrattamente.
“Da quel che vedo gli occhi reagiscono ancora…”
… Sei cresciuta, Luna. Sei diversa. Sei maturata. La
sofferenza ha plasmato anche te.
Ne sei uscita un angelo.
“Facciamo così. Alza gli occhi per un si e abbassali per un
no.”
Riuscirei a parlare con lei… parlare con qualcuno… da quanto
tempo?…
“Sai che giorno è oggi?”
Abbasso gli occhi… forse capirò…
“Sono passati tre anni Harry. Oggi è il 22 novembre 2002.
Hai sconfitto Voldemort tre anni fa.”
Tre anni…
Così tanti.
Così tanto tempo…
…
Quando è passato?
Perché non me ne sono accorto?
…
Ridatemi quei tre anni che mi avete rubato.
Li rivoglio.
…
è stato il prezzo della vittoria.
Rimani fissa a guardarmi. I tuoi occhi azzurri mi percorrono
lenti, spaesati.
Credo di essere cambiato. Chissà come…
Chissà come è cambiato il mondo senza di me…
“Sei rimasto in coma a lungo Harry… - la tua voce mi
risveglia – e il tuo corpo ne ha ovviamente risentito molto. Deve essere per
quello che non puoi muovere nessun tipo di muscolo, tranne quelli involontari…”
…
…
Vegetale, ma forse potrei riprendermi?
Devo riprendermi…
…
Ma posso davvero farlo?
Ti guardo, sperando che tu mi dica quando, sperando che tu
mi dia un periodo…
“Non so quanto ci metterai. Ma ti rimetterai…”
Un macigno.
…
ho passato mesi al San Mungo prima di partire, entrando e
uscendo per portare amici, conoscenti. Sconosciuti.
E le volte che, durante la diagnosi, usavano il tempo
futuro, erano sempre le più disperate.
Si sacrificavano per me perché cercavano una speranza.
…
Chi sarà la mia ora?
…
Ginny…
Ti alzi, ricontrolli i macchinari e fai per salutarmi.
Poi ti volti
“Vuoi che si sappia che sei cosciente?”
Guardo i miei piedi.
“… lo immaginavo.”
Esci, lasciando nel mio cervello mille e un dubbio.
Ho davvero speranze di guarire?
Potrò davvero camminare come prima?
…
Cosa provi per me, Luna?
POV Luna
“Giurate di dire sempre la verità al paziente, di curarlo
chiunque esso sia, sia un assassino o un criminale che una persona comune?”
…
…
Sbagliai a giurare.
Non sarei mai stata in grado di farlo.
Dovevo saperlo.
E oggi ne ho la conferma.
Prendo il mio taccuino su cui prendo gli appunti per
aggiornare le schede dei miei pazienti.
Paziente: Harry Potter.
Stato Precedente: Coma reversibile.
Stato in cui riversa: Vegetativo irreversibile.
Una calda lacrime scende dalle mie guance quando mi
allontano.
Manca poco alla conclusione, davvero poco. Al più tre o quattro capitoli. Siamo quindi al rush finale…
Ringrazio come al solito chi legge
senza commentare^^
Alessiuccia: Bentornata su queste
pagine^^ …su Harry… diciamo
che qualcosa succederà… ma non si sa se in bene o in male….
AxelC91: Bentornata anche a te^^ due delle mie lettrici più
assidue sono tornate a commentare^^ Seamus… beh… ha
il suo carattere… aspetta e vedrai^^
Ginevra MollyWeasley:
Grazie per i complimenti… Ginny è semplicemente
maturata, anche se in maniera incompleta… sono contento ti piaccia…
Herm86: Grazie per i complimenti^^ Spero continuerai a
leggermi e a commentarmi^^
Aspetto commenti anche per questo capitolo^^ il titolo è il
nome di una canzone dei SonataArctica,
che però ci piglia poco^^
Alla Prossima!
Arkadio
Capitolo 6: StillLovingYou…
[Emptyspacesfill me up withholes Distantfaceswith no placeleftto go Withoutyouwithin me I can’t find no rest WhereI’m goingisanybody’sguess
Backstreetboys –
Incomplete]
POV Ginny
Inserisco tre falci nella macchinetta, questa rumoreggia
mestamente e versa del liquido scuro nel bicchierino che esce da una fessura
all’altezza della mia mano.
L’ho sempre sostenuto. Il caffé al San Mungo
ha un sapore orribile. In parte sa di menta. In parte sembra salato.
Menta perché è l’odore del disinfettante che impregna le
pareti, i vestiti, l’aria.
Salato perché è il sapore delle lacrime di tutte le persone
che attendono qualcosa che non sanno se arriverà.
Lo mando giù di un fiato, omettendo qualsiasi gusto.
Sale
Scendo lentamente le scale e entro
nella stanza. Mi accogli, occhi chiusi, palpebre che coprono la via.
“Ciao Harry”
Non rispondi, ovviamente. Mi avvicino al capezzale
trascinandomi dietro una sedia sulla quale mi appoggio.
Torno a guardarti nel tuo complesso, e scopro di non averti
mai dimenticato.
Le mani sono le stesse di allora.
I capelli sono gli stessi di allora.
Le labbra sono le stesse di allora.
…
…
…
Mi si stringe lo stomaco a guardarti. Qualcosa che mi
prende, quasi da star male.
…
…
Cosa c’è che non và in me?
…
C’è qualcosa che non va in me?
Seamus.
Anche lui dice che non è normale
passare quasi tutta la giornata chiusa in un ospedale per stare con un amico
praticamente morto.
Mi fa ancora male la mano.
Lo schiaffo che gli ho tirato era
davvero forte.
Poi mi sono buttata ai suoi piedi chiedendogli scusa, che
non volevo. Che non sapevo cosa mi era preso.
…
…
Amico?
Harry è davvero solo un amico per
me?
Sono sicura di essere innamorata di Seamus?
…
…
Domande di cui, purtroppo, posso intuire la risposta.
[Voicestell me I shouldcarry on But I amswimming in anoceanall alone
Baby, my baby It’swritten on your face Youstillwonderifwemade a big mistake.]
Mi sollevo lentamente, devo essermi
addormentata. Un odore di casa mi colpisce le narici. Una giacca vecchia e
rovinata mi copre le spalle.
La giacca di mia madre.
Giro la testa e la vedo seduta in fondo al letto lisciare
delle pieghe inesistenti sopra le coperte. Un’abitudine che
aveva anche quando ero bambina. Un’abitudine che pensavo avesse perso.
Che invece fa parte del suo carattere
apprensivo.
Mi nota, si alza e mi abbraccia. Senza dire nulla. Sento una
voce provenire da fuori. Quella di papà. Sembra parli
con qualche suo collega di stanziamento all’ospedale.
Piango. Lo faccio spesso ultimamente. Mi fa stare bene. Mi
fa sfogare lentamente.
“Allora?”
Mia madre si alza lentamente e mi guarda in viso.
“Ti sono sempre donate le lacrime. Ti danno un’aria da
bambina…”
Sorrido, mi asciugo gli occhi.
“Luna dice che dobbiamo aspettare…”
Lei mi accarezza i capelli distrattamente.
“è già qualcosa che sia vivo, no?”
“Forse sì…”
Mi abbraccia e esce da papà.
Io mi avvicino nuovamente al tuo letto.
Ti osservo da lontano, con un timore reverenziale.
Non voglio svegliarti, forse.
Perché si incrinerebbe l’equilibrio
che mi ero creata.
Eppure voglio che tu apra gli
occhi.
Forse sono solo un’egoista.
Forse voglio solo averti per me.
Forse non riesco ad accettare di averti perso.
…
Ora tutto ha un senso.
Ed è solo l’ennesima conferma.
La regola del chiodo scaccia chiodo
funziona solamente in teoria.
Perché il chiodo a cui
sono ancorata da diversi anni non se n’è mai andato.
Perché avrei voluto dimenticarti ma non mi è stato possibile.
Perché dimenticarti
avrebbe voluto dire negare quello che siamo stati,
anche se lo siamo stati per poco tempo.
Perché, dopo tutto, non ho mai smesso di sperare nel tuo ritorno.
Perché l’amore non ha
tempo ne distanze.
Perché ti amo, HarryJamesPotter.
Mi allontano dal tuo letto. Poi mi giro e ti guardo.
Qualcosa mi prende. Etica e morale non contano
più.
Perché mi avvicino a te nuovamente?
Perché mi siedo vicino a te sul letto?
Perché vedo il tuo viso sempre più vicino?
…
…
Perché le mie labbra si appoggiano sulle tue?
Mi alzo lentamente ed esco dalla stanza.
… perché
per un istante mi è sembrato di vedere le tue palpebre sbattere?
[I’ve triedto go on like I neverknewyou I’m awakebutmy world ishalfasleep
I prayforthishearttobeunbroken ButwithoutyouallI’m
goingtobeis incomplete.]
POV Harry
La porta sbatte. Il viso si bagna.
Sto piangendo. È l’unica cosa che posso fare per esternare
la felicità.
E lo faccio senza ritegno.
Tento di muovere le mie labbra per assaporare ancora quell’unico istante.
È stato difficile
trovare la canzone… mi sono dannato XD
Ringrazio Shin che me
l’ha passata…un sant’uomo XDpoi che
dire… passo ai ringraziamenti^^
Lenne88: Scusami
Scusami Scusami XD non avevo visto la recensione di due capitoli fa^^ spero la
Spagna sia andata bene. E spero che i nuovi capitoli ti piacciano^^
Ginevra Molly Weasley:
Grazie dei complimenti^^… è la prima “long” fic che scrivo, cioè… la prima
seria che pubblico^^ ne ho una in cantiere ma non è su hp… segreto XD e ne ho
un'altra in mente^^ mi sbottonerò nell’epilogo^^
Mercury: hai
pienamente ragione… ma vi ho avvisati… io e la medicina ci pigliamo come capra
e cavoli XD perdonatemi la licenza poetica… grazie per i complimenti
Lunarossa: … sei così
sicura di voler che siriprenda?
Comunque continua a seguire^^ chi vivrà… vedrà^^
Herm85: grazie per i
complimenti^^ spero di esserci riuscito anche in questo capitolo. È stato
dannatamente difficile…
Klelia: ecco a te il
nuovo^^ spero ti piaccia^^
Let’s start… mancano
un capitolo e l’epilogo…ma ne parleremo più avanti^^
Capitolo 7: Your Will…
[Please, please
forgive me,
But I won't be home again.
Maybe someday you'll look up,
And, barely conscious, you'll say to no one:
"Isn't something missing?"
Missing – Evanescence]
POV Luna
TIC TOC TIC TOC
La pendola batte scandendo un tempo infinito. Osservo lo
studio con attenzione. Le rosse pareti erano adornate con quadri di nature
morte, o ritratti che sonnecchiavano, nonostante fosse ormai tardo pomeriggio.
A fianco una scrivania troppo vecchia si trovano due
poltrone troppo nuove per l’arredamento.
Mi tocco la giacca all’altezza della tasca cercando la
maledizione che mi stringe il cuore, che mi sta lentamente divorando.
O forse, è la
salvezza.
Non saprei dirlo. Forse è semplicemente un cambiamento.
Radicale, egoistico e tremendamente difficile. Ma non riesco a continuare in
questo modo.
Per questo mi trovo al ministero, all’ufficio affari legali.
In attesa di una persona che voglio, ma non vorrei vedere.
TIC TOC TIC TOC
Non si fa attendere troppo. Un mago dall’aria boriosa, con
una lunga tunica amaranto, in tinta con la stanza si presenta davanti a me
stringendomi la mano.
“Salve, sono Nicholas Lester, signorina…”
“Lovegood. Luna Lovegood, medimago al San Mungo.”
“Bene signorina Lovegood, si accomodi.”
TIC TOC TIC TOC
Mi siedo sulla poltrona davanti alla scrivania lentamente,
quasi fosse ricoperta di spilli, quasi volessi scappare da lì.
Ma non riuscivo.
O non volevo.
“Allora – continua – ha chiesto udienza… sì, ecco, per una
conferma su un testamento… giusto?”
Una morsa mi attanaglia lo stomaco. Fatico a parlare. Ma è
solo una conferma no?
Non può succedere nulla.
Nulla nella realtà.
In me, forse, qualcosa
è già successo. E succederà.
“Sì – la mia voce risponde atona, come se fosse staccata dal
resto del corpo – questo è il documento. È una lettera. La parte che mi
interessa è quella evidenziata.”
Infilo la mano in tasca, con un movimento pesante, estraendo
un foglio che preferirei non aver mai ricevuto. Poi glielo porgo.
Lui legge silenziosamente tutta la lettera un paio di volte,
poi si sofferma sulla parte segnata. Lentamente si alza e si dirige verso la
sua biblioteca. Ne estrae un paio di volumi e li consulta.
TIC TOC TIC TOC
Se non ci fosse la pendola a dirmi che il tempo sta
trascorrendo normalmente, verrebbe da dire che si sia fermato.
Si siede davanti a me, aprendo un libro e indicando una
riga.
“Allora:
TIC TOC TIC TOC
È Già successa una cosa simile.
TIC TOC TIC TOC
Ed è stato accettato come atto testamentario.”
TOC.
Non riesco. Non so a far cosa. Non riesco. Punto e basta.
Era questa la conferma che volevo? Era questa la conferma che cercavo?
Era così che volevo
farmi uccidere?
Non sento più la pendola, o meglio, non voglio sentirla.
Tutto sembra così irreale ora. Tutto sembra così lontano, così insignificante.
Il mondo sembra non esistere.
Almeno per me.
[Even though I'm the
sacrifice,
You won't try for me, not now.
Though I'd die to know you love me,
I'm all alone.
Isn't something missing?
Isn't someone missing me?]
“Grazie dottore.”
Una voce metallica esce dalla mia bocca. Indifferente.
Dentro scoppiavo.
Pago l’onorario, lo saluto ed esco.
Corro fuori dal ministero e mi butto in mezzo ai babbani per
far finta di non appartenere a quel mondo, per scappare solo qualche secondo.
Mi infilo la mano in tasca e tiro fuori nuovamente la
lettera.
Mi ricordo ancora quando me la mandò.
Era già partito alla ricerca di Voldemort, ed era già
scappato da lui.
Era già uscito dalle
nostre vite.
Poi il dolore più grosso della mia vita. Mio padre, entrato
da poco nell’ordine, venne torturato da un mangiamorte, rimanendo ucciso.
Stavo male, stavo soffrendo.
Ero da sola.
Di nuovo.
Il giorno del funerale vidi Edvige a casa mia.
Una lettera di Harry? Non potevo crederci. Corsi a prendere
la lettera, accarezzando la civetta.
La lessi velocemente. Mi rincuorò. Diceva che mi era vicino,
che era sempre con me.
E poi il passo incriminato.
All’epoca mi fece star meglio. Ora mi sta nuovamente
uccidendo.
“E’ morto combattendo, Luna. Per proteggerti. E credo che
per un padre non ci sia nulla di più importante che la vita della propria
figlia. Devi essere orgogliosa di lui. Sempre.
E forse è stato meglio morire. Ricordi cosa è successo ai
genitori di Neville? Credo, anzi, sono sicuro che anche io preferirei morire,
piuttosto che impazzire in quel modo.
O diventare un vegetale, in
maniera irreversibile.”
…
È davvero questo che vuoi Harry?
Perché se la risposta è sì mi stai chiedendo tanto.
Mi stai chiedendo
troppo.
[Even though I'd be
sacrificed,
You won't try for me, not now.
Though I'd die to know you love me,
I'm all alone.
Isn't someone missing me?]
Cammino per la via immergendomi in un vortice di folla.
Sola.
Ragazzi scusate l’enorme ritardo ma
mi è saltata la connessione e sto postando da casa di amici XD
Risponderò alle mail nel prossimo
capitolo… l’ultimo.
Alla prossima!!!!!!!
A presto!
Capitolo 8: Beginning
of the End
[Takeaway the pain Anlet me flyaway
Take away the pain Anlet me flyaway Shifty – Take Away the Pain]
POV Ginny
Osservo la tua stanza da fuori, dai vetri. Guardo il
lenzuolo che si alza e si abbassa, ritmicamente.
Anche a distanza, vivo ascoltando il tuo respiro.
Non so cosa sia successo ieri.
È successo.
Questo basta.
Questo era ciò che
volevo.
Che ho sempre voluto.
Non posso non desiderarti.
Non volerti.
Perché sei tutto per me.
…
…
Ho mollato Seamus.
Non riuscivo a stare con qualcun altro pensando a te.
È semplicemente assurdo.
Mi ha urlato contro, si è
arrabbiato.
È uscito sbattendo la porta.
…
Mi è dispiaciuto. L’ho usato, per dimenticarti. Ma sarebbe stato dimenticare una parte di me.
E tutto ciò è impossibile.
Non è minimamente
concepibile.
Entro lentamente. I battiti del mio cuore accelerano,
vedendoti.
Mi siedo a fianco a te e appoggio la testa sul letto,
attenta ai fili del respiratore e delle macchine che ancora ti tengono in vita.
Che mi permettono di averti qui, perché senza te non saprei davvero come potrei sopravvivere.
Chiudo gli occhi e mi faccio dolcemente cullare dal ritmo
del tuo respiro.
Mi alzo. Devo essermi addormentata. Guardo l’orologio.
L’orario di visite è finito da molto.
Ma non so perché, stasera non me ne
voglio andare.
Forse perché non voglio stare a
casa sola.
…
Non è vero…
Non so perché, ma sento che se me ne vado ora finirà tutto.
Un infermiera entra, chiedendomi di
uscire.
Mi alzo controvoglia, controvoglia mi
metto la sciarpa e la giacca.
Mi avvicino al tuo letto, senza smettere di guardarti.
Le mie labbra si appoggiano sulla tua
guancia, una lacrima riga il mio viso.
Perché ho la stramaledetta sensazione che domani
non sarà così?
POV Luna
[Thisis a last dance Mylast chance.. togetitright
At first glance Youmightthinkmy life looksnice Butifyou
look a little closer
I walk on thin ice Im 1 slip fromdeath
12 stepsfromparadise ]
Guardo da lontano Ginny che si
allontana. Poi mi dirigo verso la tua stanza. Esito, non mi muovo. Poi entro.
BIP…BIP…BIP…BIP
Il suono delle macchine fa da sottofondo ai miei pensieri.
È giusto quello che voglio fare.
È questo che vuoi davvero?
O è semplicemente quello che voglio io per
te?
BIP…BIP…BIP…BIP
Mi avvicino al tuo letto, osservando i battiti del tuo cuore
dal monitor, cercando di dimenticare le parole alla scuola per Medimagus
“un paziente in stato vegetale non può tornare a essere normale nemmeno per mezzo della magia… vi sono
alcuni casi in cui il paziente si sia salvato dopo essere stato staccato, il
corpo ha reagito riprendendo a funzionare in maniera corretta, questo può
avvenire se non trascorre un lasso di tempo esageratamente lungo. Il massimo
conosciuto sono due anni a un paziente di un ospedale
in Normandia…”
È questo che vorrei?
È questo che spero?
È questo ciò a cui mi sto brutalmente aggrappando?
BIP…BIP…BIP…BIP
Ginny.
Viene sempre.
Se solo tu sapessi quanto sei
importante per lei.
Forse sono solo gelosa, e sto facendo questo solo perché
vorrei averti per me. Solamente per me.
Ma tutto ciò non è possibile.
BIP…BIP…BIP…BIP
Solo ora mi accorgo che i tuoi
occhi sono aperti.
Mi hai riconosciuto per il profumo, il
rumore o chissà cos’altro.
Ma non riesco a rivolgerti la
parola.
Tutto ciò che vorrei dirti mi muore in gola.
Ma tu sembri aver capito cosa sto per fare.
BIP…BIP…BIP…BIP
Nel tuo sguardo non c’è rabbia.
Non c’è rimorso.
Non c’è rimpianto.
Sembri felice.
Sembra quasi che tu mi
stia ringraziando.
Perché la sto liberando da delle catene
invisibili. Catene del cuore che nemmeno anni di lontananza possono spezzare.
Perché l’unica cosa che vuoi è
vederla felice.
…
È possibile che anche nella morte pensi a lei.
È davvero così importante per te?
Come tu lo sei per me?
BIP…BIP…BIP…BIP
Chissà cosa si prova a sapere di stare per morire.
Lo hai provato tante volte, ma non te l’ho
mai chiesto.
…
A pensarci ci sono molte cose che non ti ho
mai chiesto. E che vorrei chiederti. Ma non posso più farlo.
Non c’è più tempo.
BIP…BIP…BIP…BIP
Cosa proverò io a vederti morire?
…
…
Morirò anche io.
Ma non riesco a pensare a nessun’altro modo.
Sorridimi, Harry.
BIP…BIP…BIP…BIP
Sorridimi, donandomi una forza che non mi appartiene.
BIP…BIP…BIP…BIP
Sorridimi mentre ti sto uccidendo.
BIP BIPBIPBIPBIPBIPBIP
Tiro, staccando il respiratore e le altre macchine. Solo il
monitor rimane attivo. E mi culla verso un inferno di
dolore.
BIPBIPBIPBIPBIPBIPBIPBIPBIP
Mentre questa lenta musica mi suona nelle orecchie mii appoggio contro il muro e mi lascio
cadere seduta.
[Andall I can taste isthis moment
And all I can breatheisyour life
'Cause sooner or laterit's over
I just don't wantto miss youtonight]
Cammino per un vialetto stretto, forse
troppo, osservando foto di persone sconosciute infisse in un blocco di pietra.
Persone che si muovono felici, senza sapere cosa gli succederà da li a poco.
Il cimitero sta per chiudere, ma il guardiano mi ha dato
dieci minuti.
Per il mio cuore non
basteranno.
Mi fermo davanti a un volto
conosciuto, un ragazzo per cui ho provato, e provo tutt’ora,
qualcosa di speciale, che va al di là di tutto.
Poso sulla tomba dei gigli bianchi. Gli piacevano così tanto. Diceva gli ricordavano
me, candida e pura. Ai suoi occhi lo sarei sempre stata.
“Ginny…”
Una voce mi raggiunge. Io mi giro e vedo un ragazzo su una
sedia a rotelle.
Il ragazzo che mi ha cambiato la vita.
Mio marito.
L’unica persona che
abbia veramente amato in vita mia
Occhi di smeraldo, corvi tra i capelli.
HarryPotter.
…
È un miracolo quello che è successo tre anni fa.
Non so in che altro modo classificarlo.
E forse un altro modo non c’è.
Quando Luna lo staccò dalle
macchine, dopo qualche minuto di nulla, il cuore riprese a battere.
Un paio di minuti troppo in là, forse.
Il cervello è rimasto a secco di sangue troppo a lungo.
Le sue gambe non si potranno più muovere.
Non potrà più correre, non potrà
più camminare in mezzo alla gente.
Non potrà più salire sulla sua amata Firebolt.
Ma è vivo.
Tanto basta.
Almeno per me.
Mi si avvicina, lo abbraccio. Una
lacrima solitaria bagna il suo viso.
Mancano più a te che a
me. Ne sono convinta.
[Andyoucan't fight the tearsthatain't
coming
Or the moment of truth in yourlies Wheneverythingfeelslike the movies Yeahyoubleed just toknowyou're alive]
Nella foto Ron e Hermione ci sorridono.
Chissà se sapevano già come sarebbe andata a finire.
Chissà se sapevano già quale sarebbe stata la conclusione.
Sorridevano. Forse dovevano piangere.
Morti per una guerra che non volevano.
Per difendere chi gli era caro.
A noi il rimpianto, forse qualcos’altro poteva essere fatto.
Il ricordo di attimi belli.
I ricordi, col tempo,
non diventano belli.
Sorrisi, pianti, baci rubati.
Frammenti di vita che si susseguono nella nostra mente.
A loro nulla.
L’unica cosa che posso fare è vivere per loro.
Stare con la persona che amo, fare ciò che loro non hanno
potuto fare.
Un giorno glielo racconteremo.
Mi alzo, guardoHarry.
“Oggi rilasciano Luna…”
Mi sorride.
Luna viene rilasciata oggi. Aveva
pesanti attenuanti: il coma irreversibile, la lettera, l’appoggio del suo
primario.
Grazie a lui avrebbe mantenuto il suo
posto al San Mungo.
…
Il giorno del suo arresto le corsi
incontro.
Prima gli tirai uno schiaffo.
Forte.
Tremendamente forte.
Lei mi guardò atterrita. Colpevole.
Poi l’abbracciai.
…
Lei non capì mai il significato di quel gesto.
Io nemmeno.
Però ci ha legate, in un modo
speciale.
“Andiamo a prenderla?”
Io lo guardo.
Lo amo.
Tremendamente.
“Certo…”
[AndI'd give up forevertotouchyou
'Cause I knowthatyoufeel me somehow You're the closesttoheaventhatI'lleverbe
And I don't wantto go home rightnow]
Spingo la sedia e guardo il cielo primaverile.
Una lacrima scende sul mio viso.
Vivo ancora ascoltando il tuo respiro.
Semplicemente perché non posso farne a meno.
[And I don't want the world tosee me
'Cause I don't thinkthatthey'd understand Wheneverything'smadetobebroken
I just wantyoutoknowwho
I am
GooGooDolls - Iris]
Fine.
Note dell’autore
…
…
Eh già…
È finita.
Bene direi… sicuramente meglio di come
tanti ormai pensavano.
Non ho molto da dire. Tranne
ringraziare.
Tante, troppe persone. È stata la mia prima fic lunga, quindi devo dire grazie a molte persone.
Ringrazio tutti quelli che hanno letto.
Ringrazio coloro che hanno recensito: lenne88, fluffy90,
minnie19, Alessiuccia, lunarossa,
MaryPotter92, Stephy_RmX, svy,
AxelC91, siangel1187, evanescence88, herm86/85, Ginevra MollyWeasley, mercury, klelia, BlackAngel, Mokarta, RosyBlAcK e Mischia. Grazie a quelli che hanno sempre recensito (a voi i più grandi XD),
ai nuovi (spero vi sia piaciuta^^) e a quelli che hanno solo fatto una capatina.
Senza di voi, di ognuno di voi, non ce l’avrei fatta.
Spero di avervi trasmesso qualcosa… e che, per qualche ragione, questa storia
sia entrata a far parte di voi.
In particolare 2 ringraziamenti.
Il primo aelyxyz.
Mi ha aiutato durante la stesura ed è stata gentilissima a non chiedermi di
smettere perché all’inizio c’erano diverse assonanze con un suo lavoro. Grazie
davvero… Leggete il suo “EternalCircle” XD
Il secondo alla sempiterna Kate86. il
lavoro è nato sotto sua supervisione e grazie a lei ha anche avuto ragione di
essere quello che è. Grazie… Ti voglio bene Kate^^
Ringrazio anche tutti coloro che
recensiranno l’ultimo capitolo. Siete la ragione per cui non mi sono ancora
soppresso XD