Ascoltando il tuo respiro

di Arkadio
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** A Light come from Darkness ***
Capitolo 2: *** Waitin' for an answer ***
Capitolo 3: *** Friends, and also something else ***
Capitolo 4: *** Sconforto ***
Capitolo 5: *** My Place ***
Capitolo 6: *** Il mio Giuramento ***
Capitolo 7: *** Still Loving You ***
Capitolo 8: *** Your Will ***
Capitolo 9: *** Beginning of the end ***
Capitolo 10: *** Ascoltando il tuo respiro. ***



Capitolo 1
*** A Light come from Darkness ***


Corro velocemente, fissando le bianche pareti che mi circondano, cercando un appiglio, un luogo che mi ricordi in particolare

Eccomi qui con la mia nuova fic.

Sinceramente? È un lavoro scritto di getto, che mi ispira tremendamente. Ma di cui voglio i vostri pareri, anche solo per queste poche righe. Se piace continuo. Se no continuo lo stesso. Ma le vostre recensioni mi aiuterebbero molto.

È un POV (Point Of View)di Ginny, che è difficilissimo rendere al meglio, ma che mi da soddisfazione. Ovviamente il pairing è il mio preferito: Harry&Ginny.

Questa potrebbe a buona ragione essere considerata il seguito di “Semplicemente una promessa…”, l’altra mia fic. Non è necessario leggerla, ma se lo farete vi calerete di più nella parte.

Credits e ringraziamenti nel secondo capitolo. Purtroppo, siccome voglio scriverla bene, controllerò bene ogni capitolo e ne posterò uno ogni sabato, tranne ovviamente questo^^. Mi tornerà più comodo. Sarete avvisati di ritardi^^

Ora basta, iniziamo. In fondo è solo un’altra storia.

 

Prologo

A light came from Darkness

POV Ginny

 

[crawling in my skin
these wounds they will not heal
fear is how I fall
confusing what is real

Crawling – Linkin Park]

 

Corro velocemente, fissando le bianche pareti che mi circondano, cercando un appiglio, un luogo che mi ricordi un particolare.

Nulla da fare, il San Mungo mi ha sempre messa in soggezione, sin dalla prima volta che ci misi piede. Ricordo ancora il giorno in cui mamma entrò piangendo in camera nella casa di Sirius, sussultando e lacrimando parole che assomigliavano a un: “Papà è in ospedale…”.

Era al reparto lesioni magiche, appena morso da Nagini.

Ancora una volta avevi salvato qualcuno.

Arrivo correndo all’ascensore, che aspetto ansiosamente. Nella mano che stringo convulsamente c’è un foglietto di carta a cui mi appoggio come un condannato si appoggia alla grazia, come un malato si appoggia alla panacea.

Perché è questo quello che martorio nella mia mano. Una medicina dal male che mi sta divorando da tanto, troppo tempo.

Oppure è semplicemente un modo in cui conoscerò meglio l’inferno.

Anche se è difficile conoscere il reame di Lucifero come lo conosco io. In questi ultimi tre anni l’ho visitato in lungo e in largo. Se contassi le ore di pianto non arriverei mai alla fine.

L’ascensore finalmente arriva, io entro e rileggo il pezzo di carta, leggendo, sviscerandolo fino in fondo. Cercando un qualche significato secondario che non avevo ancora trovato. E che speravo di non trovare.

Ma volevo.

Era semplicemente troppo bello per essere vero.

Premo il pulsante numero 4 e l’ascensore comincia a muoversi lentamente.

Troppo lentamente.

Batto i piedi a terra per l’impazienza, un gesto che mi fa sorridere.

Sembro una bambina, sembro ancora a scuola, sono appena quattro anni che è finita, ma sembra sia passata un’eternità.

Tante ferite non hanno ancora avuto il tempo di rimarginarsi, e tante ancora non lo faranno. Le mie notti sono ancora tormentate da capelli rossi sorridenti e da visi saccenti.

Ma in particolare da occhi di smeraldo, contornati da un cielo stellato, testimone di una promessa mai mantenuta.

L’unica che non hai mai mantenuto in vita tua.

Le porte dell’ascensore si aprono, e una figura conosciuta mi sorride.

“Ciao Ginny…”

“Luna!”

L’abbraccio.

Luna Lovegood era diventata Medimagus al San Mungo, reparto lesioni magiche, dove erano ricoverati da anni anche i genitori di Neville.

È scritta di suo pugno la luce che stringo nella mano.

Non ci siamo viste molto ultimamente. Troppi impegni, troppo diverse.

Troppe ferite comuni, ricordarsele a vicenda con la propria presenza sarebbe doloroso, troppo.

Mi sciolgo da quell’abbraccio fraterno.

“E’…”

Lei sorride con fare saccente.

“Stanza 36, è una singola. Muoviti.”

Senza nemmeno guardarla prendo a correre lasciando cadere quella speranza concretizzata. Non potevo vedere Luna che raccoglieva quel foglietto, lo leggeva e faceva scorrere una lacrima sul viso contornato da borse, testimonianza di pianti dolorosi.

Tutti soffrono. Lucifero non aveva risparmiato a nessuno il tour per le sue terre.

“Forse sarebbe stato meglio se non fossi stato trovato.”

 

Ginny, Harry è vivo, o quasi. È ricoverato al quarto piano del San Mungo. Mi troverai li se vuoi. A presto

 

Luna.

 

 

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Capitolo 2
*** Waitin' for an answer ***


Avevo detto di aspettare il secondo capitolo per i credits

Avevo detto di aspettare il secondo capitolo per i credits. Bene: eccoli qui.

La fiction è liberamente ispirata a un opera di Pennac di cui si è parlato a scuola. Non ricordo il titolo ma la trama mi è rimasta impressa. Questo basta.

Spesso inserirò tronconi di canzoni. Durante la lettura di quel capitolo consiglio l’ascolto della canzone che lo introduce. Un ringraziamento speciale va a tutti quelli che hanno letto la prima fic. In particolare chi ha recensito.

Sulla fine bella che chiede Alessiuccia… beh… sinceramente io avrei già in mente lo svolgimento, ma non mi sbottono. Chiedo solo a tutti di continuare a recensire.

A lunarossa, lenne88, fluffy90, minnie19 e Marypotter92 tanti sentiti ringraziamenti. Continuate a leggere e a recensire^^.

Consiglio ancora di leggere “Semplicemente” perché vi integrereste di più nella parte.

A proposito, il giorno di pubblicazione trasla da sabato a venerdì, causa troppe gare di scherma in concomitanza^^

E ora via.

 

Capitolo 1

Waitin’ for something like an answer

 

POV Ginny

 

[Another head hangs lowly,
Child is slowly taken.
And the violence caused such silence,
Who are we mistaken?

In your head, in your head,
Zombie, zombie, zombie,
Hey, hey, hey. What's in your head,
In your head,
Zombie, zombie, zombie?
Hey, hey, hey, hey, oh, dou, dou, dou, dou, dou...

The Cranberries – Zombie]

 

 

Entro fissando un lettino anonimo, che sorregge una persona che conosco fin troppo bene, una persona che ha spesso popolato I miei sogni.

 

A cui smettere di pensare risulta impossibile

 

Ma la vista mi fa male.

Molto male.

Harry è steso sul letto. Nella sua bocca entrano due tubi, e un equipe di tre maghi stava controllando le sue funzioni vitali da un monitor.

E lui manteneva gli occhi chiusi.

 

Nessuno smeraldo a illuminarmi la via.

 

I medici mi guardano e fanno un cenno di saluto. Tutti ex compagni di scuola, o semplici conoscenti. Non si stupiscono della mia presenza nella stanza, forse se l’aspettavano. Luna deve averli avvisati.

Mi avvicino lentamente al letto, sperando di sbagliarmi. Quella persona poteva tranquillamente non essere lui. Poteva essere uno scambio di persona.

 

Ma il mio cuore sapeva che non era così.

 

Una cicatrice a forma di saetta cancella ogni dubbio.

Quei morbidi capelli spettinati, leggermente più lunghi dell’ultima volta che ci siamo visti gli cadono sulle spalle, eliminando ogni possibilità di errore.

Per tre lunghi, interminabili anni avevo sognato questo istante.

Ma nei miei sogni non era questo l’ambiente, non era questa la situazione.

Non eri quello che sei qui.

Sdraiato sul letto, come in coma.

Semplicemente non capisco cosa diavolo tu possa avere, e ne sto morendo.

Quello che dicevi tu riguardo a me quell’estate.

 

Che saresti morto nel vedermi soffrire.

 

Annullo la distanza che c’è tra noi grazie a pochi, insicuri passi. Mi siedo dolcemente sul letto con una paura che mi attanaglia, quella di svegliarti dal tuo sonno.

O forse non è una paura, ma una speranza. La speranza che tu torni a guardarmi con quegli stupendi occhi verdi.

Una mia mano sfiora la tua testa e le folte ciocche di corvi mi accarezzano le dita.

Ma tu non apri gli occhi, nessuna reazione. Continui semplicemente a dormire, come se fossero anni che non chiudevi occhio.

“Ti mancava. Vero?”

Mi giro. Luna mi guarda e involontariamente mi chiama a se. Io controvoglia mi alzo, guardandoti nuovamente. Godendo di quell’attimo.

Poi la fisso.

“è… cosa…”

“Mi chiedi se è vivo?”

Storco la testa fissandolo. Poi rispondo senza guardarla negli occhi.

“Si.”

Lo guardi anche tu. Poi ti togli gli occhiali e strofini i tuoi occhi. Gli anni passano. Per tutti, nessuno escluso.

E anche se abbiamo appena 20 anni siamo così diverse rispetto a prima. Siamo cambiate così tanto. Siamo cresciute così velocemente.

“Sì. È vivo. Tecnicamente parlando.”

Ti fisso. Tu mi guardi negli occhi. Occhi spenti, tristi.

“Cosa intendi?”

“Intendo che abbiamo reazioni dal cervello, non ha un encefalogramma piatto, quindi non è morto. Ma il resto del corpo non funziona se non supportato da macchine. Il cuore non batte, i polmoni non respirano. Ma non si sveglia.

È vivo, o quasi.”

Mille aghi mi perforano il cuore. Mille domande senza risposta. Non ci credo. Dei polmoni che non vogliono respirare, un cuore che non vuole battere.

 

Nemmeno per me?

 

“C… coma?”

Lo guardi nuovamente sconsolata.

“Sembrerebbe proprio di si. Ma non ci sbilanciamo sul grado di irreversibilità.”

Parole pesanti come macigni, impossibili da digerire. Sto male. Tanto male.

“Ma come…”

la mia voce è rotta dal pianto. Senza farmi finire vai a prendere la cartella.

“L’hanno portato ieri da un ospedale della Polonia. La Bones lavora come ambasciatrice del ministero lì. L’ha visto in ospedale e l’ha riconosciuto. Ci ha avvisato e abbiamo chiesto il trasferimento. Era li da tre anni, nessun miglioramento.”

Mi copro la bocca con una mano e corro in bagno. Do di stomaco, un sapore acido, mischiato a quello salato delle lacrime che mi percorrono velocemente il viso. Un sapore che mi riporta a una realtà tremenda.

Harry non è morto.

Harry non è vivo.

È solo a metà.

Mi sciacquo abbondantemente il viso, poi mi asciugo, prima di tornare da Luna. Lei mi guarda preoccupata. Ma non mi dice nulla.

 

Non ha il coraggio di farlo.

 

“Cosa si può fare?”

una nota di speranza nella mia voce. Qualcosa che forse potrebbe cambiare. Una medicina, una magia… qualcosa.

Qualsiasi.

“Stagli vicino.”

Io abbasso gli occhi, poi la guardo.

“Solo questo?”

Tu annuisci stringendomi le spalle.

“Per ora solo questo.”

Te ne vai.

Quel “per ora solo questo” stava a significare che non c’è molto da fare.  Forse qualcosa cambierà, essendo in un ambiente famigliare, diverso. Ma siamo nel campo del miracolo. E il non poter fare niente mi stordisce.

Torno verso di lui accarezzandogli nuovamente la testa, qualche lacrima torna a scendere. La asiugo distrattamente, poi avvicino la mia bocca al suo orecchio. Un sussurro impercettibile si percepisce nella stanza.

“A domani Harry.”

Mi allontano di gran carriera. Oggi non ne posso più. Ogni umano ha il suo limite di sopportazione, una soglia prima della quale è in grado di accettare tutto.

Oggi la mia è stata ampiamente superata.

Affronteremo anche questa insieme Harry. Non ti lascerò da solo in quello stato. Supereremo anche questa prova. Col tempo.

Ma da domani.

 

Oggi Lucifero ne ha abbastanza di me.

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Capitolo 3
*** Friends, and also something else ***


Metto un piede davanti all’altro, lentamente

E rieccomi al terzo capitolo di questo aborto XD

Ora una questione pesantoccia… ho scoperto purtroppo somiglianze tra la mia fic e la fic di elyxyz “Scelta d’amore.” La sua e la mia fic si assomigliano, ma non è stato copiato nulla. (da me, da lei è ovvio, la sua fic è qui da mesi XD) La mia storia si basa su un’opera di Pennac, “La Prosivendola” e non c’è nessun tipo di plagio. Ho già contattato l’autrice e la pensa come me, quindi continuerò a scriverla, anche se è il solito, noiosissimo orrore XD.

Ci sono inoltre diverse cose che le differenziano, altro motivo per non credere sia un plagio. In ogni caso vi consiglio di leggere “Scelta”. Ely è davvero brava. Risolto questo iniziamo…

Ringraziamenti e altro in fondo^^

 

Capitolo 2: Friends, and also something else

 

[Fuori è un giorno fragile,

Ma tutto qui cade incantevole come quando

Resti con me.

Fuori è un mondo fragile

Ma tutto qui cade incantevole come quando

Resti con me.

Subsonica – Incantevole]

 

Metto un piede davanti all’altro, lentamente. Una camminata sicura che non deriva dal mio carattere, ma dalla mia voglia di apparire. Non mi è mai piaciuto sembrare una persona debole, quindi ostentavo una qualità non mia, camminando a testa alta, guardando tutti negli occhi, sforzandomi di non distogliere mai lo sguardo. Oggi voglio imbrogliare solo me stessa.

Voglio farmi credere che vada tutto bene, che non sia successo niente.

 

Che al mio ingresso mi saluterà, come ha sempre fatto.

 

Incredibile, il San Mungo. A natale, come in estate è sempre uguale. Medici sempre in camice, sguardi seriosi anche davanti a casi assurdi, gente che si crede teiere, con un vaso al posto del braccio. Dev’essere deformazione professionale. O deve essere abitudine.

Come abitudine è quell’odore di disinfettante che ormai saluta le mie narici come un amico che non vedeva da tempo.

 

Eppure è la terza volta che vengo.

 

L’infermiera a piano terra mi saluta, prendo l’ascensore e schiaccio il quarto pulsante. Il riscaldamento deve essersi rotto. Il freddo mi arriva fino alle ossa. Mi scuoto ancora un poco dalla neve che ho addosso, stringendomi più forte nel maglione di lana regalatomi da mia madre quest’anno, anche se so che è inutile. Il freddo che provo non viene da fuori.

Viene da dentro.

 

Dalla consapevolezza del luogo dove mi sto dirigendo.

 

Ma ormai ho deciso. Smetterò di piangere, di essere insicura. Devo farlo per lui, per stargli vicino. Perché supereremo anche questo insieme. Per lui.

Anche un po’ per me. Devo imparare a farmi forza, o questi tre anni da sola saranno stati inutili. Mi sono allontanata da mamma e papà. Non riuscivo più a stare alla tana. Troppi ricordi. Ron, Harry e Hermione apparivano ovunque. Ed era troppo doloroso.

Ron e Hermione.

Ieri sera sono andata a trovarli. Erano ormai 2 anni che non andavo al cimitero. Volevo mi si creasse addosso uno strato di polvere per poter dimenticare, ma quella amato/odiata brezza della camera 36 al quarto piano l’aveva spazzata via.

Sono rimasta un po’ davanti a quelle lapidi. Speravo di averli scordati. Invece sono sempre stati li.

Sempre.

Per proteggermi.

E a loro ho promesso di proteggere Harry.

E lo farò.

 

Non so ancora perché, ma lo farò.

 

Arrivo al corridoio della stanza e sento un vociare quasi festoso. Da lontano vedo una piccola folla fuori dalla stanza. Riconosco tutti, nonostante gli anni passati, le facce non cambiano poi molto. Rimangono sempre le stesse. Almeno nei lineamenti. E con loro sono stata talmente tanto tempo che li riconoscerei tra mille.

Susan Bones, Justin Finch-Fletchey, Dean Thomas, Hannah Abbot e Neville Paciock.

Tutti i vecchi membri dell’ES al completo, per lo meno quelli leali. Tutti visi nascosti sotto la polvere di una memoria, che mi aveva fatto dimenticare tutto.

 

Anche le cose belle, come l’amicizia. Un sentimento che trascende il tempo che scorre, che non si ossida ne si arrugginisce.

 

Neville mi abbraccia forte, mi aggrappo a lui.

“Ciao Ginny…”

Quanto era cresciuto anche lui. Aveva perso l’aria da bambino, era diventato uomo. Le sofferenze lo avevano plasmato. Si era sposato con Susan, e avevano una bellissima bambina di nome Alice.

Se la sua nonna l’avesse saputo sarebbe stata felice.

Mi stacco dall’abbraccio e sorrido.

Poi Dean mi saluta.

“Ciao Ginny… senti… ci puoi spiegare… nessuno…”

 

Grazie Dean. Ti preoccupi sempre per me.

 

Trattengo la tristezza con un sospiro.

 

Non devo piangere.

 

Spiego loro velocemente. Sono a metà tra il rapito e il preoccupato.

Neville è triste, sembra si senta colpevole.

Sa che poteva esserci lui sdraiato su quel letto.

Sa che la profezia lo poteva designare.

Gli era andata bene, in fondo. Ma in questo momento avrebbe preferito esserci lui.

E, egoisticamente, anche io penso sarei più contenta così.

 

 Mi faccio schifo.

 

Harry aveva davvero sofferto troppo.

Si avvicinò al letto e si sedette su una sedia a fianco. Tutti poi si avvicinarono e cominciarono a raccontare cosa era successo. Anche io scopro cose che non sapevo assolutamente.

Hannah e Justin avevano divorziato. Non me l’aspettavo. Sembravano perfetti insieme. Ma si sa, la vita riserva tante sorprese, belle o brutte che siano. E Dean ora era Auror.

Da quando lo era diventato ringraziava Harry ogni giorno.

In fondo era stato grazie a lui se aveva imparato gli incantesimi contro le arti oscure e li eseguiva con una facilità tale che tutti i compagni di corso lo invidiavano.

Non è da tutti usare un Patronus quasi completo al 5 anno.

E quelli dell’ES lo sapevano fare.

Mi tornarono in mente le mitiche riunioni anti-Umbridge.

“Vi ricordate nella stanza delle necessità quando Harry ci aveva insegnato il Protego?”

Susan sorrise

“Già… quando parai la prima volta respinsi il petrificus addosso a Seamus. A proposito…”

Guardo Harry. Già, lui non lo sa che sto con Seamus ora.

Mi aveva consolata dopo la tua partenza. Eravamo amici, e da sei mesi ci siamo messi insieme. Lui però non sa…

 

Chiodo scaccia chiodo.

 

Mi dispiace, lui non lo ha mai saputo.

Sento una mano appoggiarmisi sulla spalla.

 

Parli del diavolo.

 

Mi bacia su una guancia. Mi da fastidio, molto.

 

E non ne comprendo il motivo.

 

Poi mi cinge la vita con una mano e ci avviciniamo al capezzale. Tutti parlano a Harry, ricordando le notti passate con l’ES, le punizioni con la Umbridge, le lotte con i mangiamorte.

Poi Neville si avvicina al letto. Sorride, un sorriso quasi rassegnato. Un sorriso triste. Senza via d’uscita.

“…Ron e Hermione non vorrebbero vederti così, ora. Lo sai vero?”

Nessuna risposta.

“Lo sai, vero?”

Nessuna risposta.

Neville si alza, picchiando i pugni sul muro.

 “LO SAI, VERO!”

 

Dean lo ferma. Ma non era necessario. Si inginocchia a fianco del letto. Poi qualche lacrima bagna il pavimento.

Da anni non piangeva. Aveva deciso di non farlo più. Ma Harry era il suo specchio, lo rifletteva al contrario. Voleva che si svegliasse. Teneva alla loro amicizia. Molto. Da morire.

 

Pian piano la folla si dirada. Neville viene accompagnato da Dean, e anche le altre ragazze si allontanano lentamente. Restiamo solo io e te.

Ah, già. Io, te e Seamus.

“Vuoi stare ancora qui?”

Annuisco senza guardarlo. C’è una nota amara nella sua voce. Paura? Gelosia? Di cosa poi? Tre anni fa è finito tutto.

 

Si è infranto un sogno realizzatosi solamente pochi mesi.

 

“Ti aspetto a casa allora.”

Prova a baciarmi, ma io sposto la testa. Senza un perché. Senza un motivo.

 

O forse il motivo c’è, e non voglio capirlo.

 

Lui mi prende il mento tra le mani e mi bacia con forza. Senza la solita dolcezza che lo ha sempre contraddistinto. Non rispondo nemmeno al bacio. Fa tutto lui.

 

La belva si ciba della preda.

 

Si stacca e senza guardarmi si allontana. Qualche lacrima solca il mio viso. Tanto non hai visto nulla, no?

Tanto starai così finché non ti sentirai meglio.

Mi avvicino al tuo letto, accarezzandoti quei morbidi capelli, poi sistemo la coperta, anche se non ce n’era un reale bisogno, ma starti vicino mi fa sentire meglio.

Apro la borsa tirando fuori una foto, io te Ron e Hermione salutiamo allegri dopo il matrimonio di Bill. Non sappiamo ancora cosa ci aspetta.

 

Ma non ci piacerà. Sarà un piatto duro da digerire.

 

La sistemo sul comodino, poi tiro fuori la lettera che mi mandasti prima della partenza. Le do un ultimo sguardo, poi la poso.

Preferisco lasciarla qui.

 

Qui ha ragione di esistere.

 

Ti bacio la fronte e mi allontano verso la porta senza girarmi.

Mi fa troppo male vederti così.

Però non posso accorgermi dei due smeraldi piangenti che, a mia insaputa, fissano le mie spalle.

 

 

 

Non è che questo capitolo mi piaccia troppo… è stato difficile scriverlo. Ma non sono riuscito a fare di meglio. Sorry^^

 

Axel C91: io ti ringrazio per i complimenti^^ continua a leggerla, mi raccomando^^

 

Alessiuccia: Non sai quanto mi rendano felice le tue parole. Sono riuscito a fare emozionare qualcuno… beh, wow °_° comunque leggi l’altra mia fic: “Semplicemente una promessa” per scoprire cosa provava Harry e cosa Ginny. Per scoprire cosa prova… beh…chi vivrà vedrà^^

 

Lenne88: Grazie per i complimenti^^ sui poveri loro… in effetti hai ragione, ma purtroppo sono cose che succedono… no?

 

Stephy_RmX: Credo che crescendo si diventi più forti, ma le debolezze non passano. Si accantonano solamente. Grazie, ancora! Continua a seguire^^

 

Kate86: Grazie mille^^ intense^^ sono arrossito^^  proverò a migliorare ancora^^

 

MaryPotter92: Grazie per i complimenti e poi beh… sul culo di Harry… non saprei cosa dirti…

 

Svy: La stai leggendo^^ grazie per i complimenti, e su Ginny… beh… sono molto d’accordo con te^^

 

A venerdì prossimo e… signore e signori… l’avevo già detto in semplicemente… ma io sono un Ragazzo. Non una ragazza^^ sconvolti? Forse sì XD a Presto!!!!

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Capitolo 4
*** Sconforto ***


POV Harry

Ciao Ragazzi, bentornati al quarto capitolo^^ Titolo cambiato per coerenza su quello che è successo con elyxyz. Spero vi piaccia^^

Eh già, ormai l’avete capito. Harry è sveglio, ma come?

leggete e scoprirete^^

Un’altra cosa… questo capitolo possiede diversi difetti

1)      è corto

2)      è orribile

Ma dopo averlo riscritto 7 volte ho rinunciato e ho tenuto quello venuto meglio -.- me si scusa…la prossima volta migliorerà^^

Ad Alessiuccia, lenne88 e siange187 un grazie enorme^^

 

Capitolo 3: Sconforto.

 

[This is my December

This is my time of the year

This is my December

This is all so clear…

This is my December

This is my snow covered home

This is my December

This is me alone…

My December – Linkin Park]

 

POV Harry

 

Ti guardo uscire. Osservo i tuoi passi sicuri. Mi ha sempre stupito il tuo modo di camminare. Sicuro, deciso. Forse come te.

 

O, forse, come non lo sei mai stata.

 

Provo tirarmi su. Niente.

Muovo una gamba: non risponde. Stessa cosa succede col braccio.

E la testa nemmeno accenna a spostarsi.

Sembra che solo le palpebre funzionino.

Sbatto rapidamente gli occhi, tentando di abituarli alla luce della stanza. È una camera d’ospedale, del San Mungo.

Provo a gridare,a chiamare qualcuno. Nessun suono esce dalla bocca. E ne sono certo. Le orecchie funzionano ancora.

La testa esplode. Mi fa male. Sento che se continuassi a pensare scoppierebbe. Ma non posso smettere. Devo ricordare.

e come potrei dimenticare?

Come dimenticare le mie ricerche di Voldemort, o le mie fughe. Alternavamo lo scappare alla caccia, neanche giocassimo a guardia e ladri. Come se avessimo stabilito, a giorni alterni, chi cercava e chi si nascondeva.

Sembrava stessimo giocando come due amici.

Invece l’ho ucciso. Perché i miei veri amici li aveva spenti lui. Dolorosamente, una notte di fine estate. Insieme, abbracciati, profondamente innamorati. Stroncati da un Avada Kedavra, dopo aver fermato assalti di diversi mangiamorte.

Ha spento le uniche persone che hanno sempre e comunque creduto in me.

Ha spento la mia famiglia.

Nonostante fossero forti, nonostante avessero affrontato molti pericoli.

Però sfuggire a lui è difficile.

La prova vivente sono io. L’unico che ci sia riuscito.

E per ben due volte.

 

Il dolore non cessa, anzi, lo sento aumentare d’intensità. Pensare a quella sera. Pensare a quella notte.

Hallowen, tutti i santi.

È uguale.

La notte del 31 ottobre.

Se esiste un destino, devo ammettere che ha un macabro senso dell’umorismo.

Dove è iniziato, è finito.

L’inizio e la fine, o forse non ce n’è mai stato. Ne l’uno, ne l’altro.

Eravamo nell’Europa dell’est, in Ucraina. Ricordo un vento gelido, la neve che sferzava i nostri volti, il volto sfigurato dei mangiamorte a fianco a me, l’odore di sangue.

Ricordo una luce verde dalla mia bacchetta, e dalla sua bacchetta.

Ma lui era stanco, debilitato. Solo. Voldemort morì così, stroncato dalla sua magia più potente. Io venni sbalzato in un crepaccio. Poi il buio. Poi mal di testa.

Una fitta lancinante mi passa attraverso le tempie, quasi non riesco a pensare. Tutto è semplicemente più buio.

Ginny.

Come sei bella.

Quanto mi sei mancata.

Ma non sei più mia. Sei di Seamus. Anche se forse dimenticarti di me ti risulta difficile.

 

Provo nuovamente a schiodare una gamba, ma il mio corpo non risponde. Provo ancora a parlare, a chiamare aiuto.

Altra fitta.

Altro dolore.

Sofferenza.

Il mio corpo non risponde. Non funziona.

Nessun movimento, nessuna voce.

Una vita a metà.

È questo quello che mi aspetta?

 

I tuoi capelli rossi, morbidi cadono sulle spalle.

Occhi azzurri, azzurri come il cielo più terso. Dove amerei perdermi. Dove vorrei farlo.

Dove l’avevo fatto.

 

A casa Weasley, dopo il matrimonio di Bill.

 

Muovo gli occhi, a malapena riesco a vedere sguardi amici, familiari. Sul comodino c’è una foto, Ron, Hermione e Ginny mi salutano.

E mi saluto anche io.

Buffo, un gesto così naturale, che appena qualche tempo fa mi risultava semplice, facile, oggi mi sembra così lontano.

già, ma quanto tempo è passato?

Giorni, settimane, mesi, anni.

Come è cambiata, Ginny.

Si è alzata.

Si è fatta donna.

È semplicemente ancora più bella.

Ho voglia di lei.

Voglio che mi baci, che mi stringa, come aveva fatto quando eravamo insieme a Hogwarts.

Voglio che mi sorrida.

Strano. Sono sveglio da qualche minuto e nessuno viene a controllarmi.

I casi sono due. O sono passati prima che Ginny se ne andasse o sono in una situazione stazionaria.

Mesi. Anni.

Quanto tempo è passato?

Perché mi è concessa solo la vista?

Perché mi è così difficile andare avanti?

Perché non sono morto?

Forse per rispettare una promessa.

Ma in queste condizioni non posso renderla felice. Deve dimenticarsi di me.

Deve smettere di pensarmi.

Deve trovare qualcuno che la renda davvero felice.

 

Io non posso più.

 

[And I
Just wish that
I didn't feel
Like there was
Something I missed
And I
Take back all the
Things I said to you

My December – Linkin Park]

 

Non le farò vedere che sono cosciente.

 

Un’ondata di luce mi investe, la porta si è aperta e io velocemente corro ai ripari sigillando gli occhi.

Ho solamente scorto una figura in camice bianco che, dalla porta, guardava stupita dietro di me.

Chissà perché, ma mi è venuta in mente Luna.

 

E non so perché, ma è l’unica persona che non volevo per nulla vedere.

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Capitolo 5
*** My Place ***


POV Luna

Quarto capitolo^^

Mi è stato difficile scriverlo, ma alla fine mi ritengo discretamente soddisfatto del risultato finale.

Un paio di precisazioni: non so una cippa di medicina e ne parlerò spesso a sproposito in questa fic. Vogliate perdonarmi la licenza poetica, ma l’unico campo attinente in cui capisco qualcosa è la fisioterapia che, come noterete, c’entra poco.

Ringraziamenti:

 lenne88 che mi recensisce sempre^^ grazie mille per i tuoi incoraggiamenti, mi aiuti moltissimo.

Lunarossa: bentornata e grazie per i complimenti^^ fammi sapere che ne pensi e continua a seguire

Evanescence88: grazie mille per i complimenti, me tutto rosso ^^ continua a seguire anche tu e saprai come finirà^^

Vi lascio al capitolo, recensite numerosi^^

Non so se riuscirò a postare venerdì prossimo -.- vado in gita… cmq tra venerdì e domenica posto^^

Arkadio

 

Capitolo 4: My Place

 

[I'm gonna try anything to just feel better
Tell me what to do
You know I can't see through
The haze around me
And I'll do anything to just feel better
I can't find my way
God I need a change
And I'll do anything to just feel better
Any little thing to just feel better

Santana feat. Steven Tyler – Just feel better]

 

POV Luna

 

Cammino mestamente per i corridoi di quest’ospedale, con indosso il solito camice che, volente o nolente, mi è entrato nella pelle, è entrato a far parte di me. E io sinceramente non ho fatto nulla per impedirglielo.

Un lavoro che mi prende, che mi protegge, che mi rende schiava. Perché gliel’ho permesso.

Questo semplicemente perché avevo bisogno di un posto tutto mio, un mondo che, in un modo o nell’altro, mi accogliesse per qualcosa che erano le mie capacità, non i pregiudizi su un ragazza strana

 

O stramba, che dir si voglia.

 

E quale posto migliore del San Mungo nell’epoca di Voldemort, dove un medimago capace valeva l’oro che pesava? Dove non contava il carattere ma solo l’attitudine? Nessuno.

Ma forse non è il solo motivo.

 

Sicuramente non è l’unico.

 

Credo che in realtà avessi bisogno di distanziarmi da loro, da tutti i ragazzi dell’ES. In parte perché vederli morire mi avrebbe fatto soffrire troppo. Non volevo vederli stroncati da una maledizione, e nel caso, avrei potuto aiutarli in maniera positiva, quantomeno avrebbero trovato a curarli un volto conosciuto. Ma il motivo principale era perché l’ES gli ricordava lui.

Lui, che credeva di aver dimenticato.

Lui, che sperava di aver dimenticato.

 

Semplice Utopia.

 

Si era ripresentato nella mia vita, così. Senza preavviso. Senza nemmeno avvisare.

 

Era diventata patetica

 

E adesso passo la maggior parte delle mie giornate a camminare fuori dalla sua porta, cercando una qualsiasi scusa per entrare, per poterlo vedere.

Perché la sua presenza mi rassicura, mi completa. Mi rende felice.

Quando seppi della sua probabile morte soffrii, piansi, battei le mani sul cuscino, come una bambina che non era in grado di accettare la realtà.

 

E forse, non ero davvero in grado di accettarla.

 

Non potevo pensare che la persona di cui mi ero innamorata non mi avrebbe più sorriso, non mi avrebbe più guardato con aria ironica o dubbiosa.

Io adoravo che mi guardasse con quegli occhi, con quel cipiglio straniato. Perché quegli sguardi erano rivolti a me.

 

Perché, in quel momento, in quell’istante, avevo i suoi smeraldi perfetti solo per me.

 

Passo davanti all’accettazione salutando l’infermiera dietro al bancone. Ormai questo posto è diventata la mia casa, i miei colleghi la mia famiglia e i pazienti… il mio riscatto.

Curando avevo l’impressione che il senso di oppressione smettesse di manifestarsi, che non sentissi più dolore ne paura. Che niente avrebbe potuto farmi soffrire.

Per questa dedizione al lavoro diventai, in brevissimo tempo, la Medimaga migliore, quella che bilanciava la scarsa esperienza con una conoscenza sconfinata.

Ma l’unica persona che volevo a tutti i costi guarire era l’unica che non potevo aiutare.

 

L’unica che non potessi salvare.

 

Il rumore dei miei passi risuona nei corridoi del 4° piano, fino a portarmi alla stanza 36. vedo uscire Ginny.

 

L’unica che non vorrei salvare.

 

Mi rivolge un sorriso stanco, tirato. Le borse sotto gli occhi sembrano quasi lividi. Sembra stanca, spossata.

 

“Ciao Luna…”

 

“Ginny… Ancora qui?”

 

Abbassa gli occhi, poi annuisce mestamente.

 

“So che sono ben fuori dall’orario di visita, ma…”

 

Alzo un dito zittendola. Non mi interessa. Perché so già la risposta. Aveva il mio stesso bisogno. Voleva vederlo.

 

Su lei funzionava la mia stessa droga. Una droga chiamata Harry.

 

Sorride imbarazzata, accarezzandosi i capelli. Un vizio che aveva anche da ragazzina. Lo faceva per calmarsi, per rilassarsi.

 

“Come… sì insomma… come sta?”

 

Una domanda che mi arriva a bruciapelo per due motivi: il primo è che non sapevo sinceramente cosa dirle di nuovo.

 

Il secondo è che non volevo risponderle. I miei stessi pensieri mi avrebbero fatto troppo male. Pensarci mi ammazzava.

 

Guardo la porta della stanza, poi snocciolo la sentenza con una voce che non mi appartiene. Una specie di solfa imparata a memoria che si tramanda da queste parti quando in realtà non si ha nulla da dire. Cosa che, purtroppo, di questi tempi capita sempre più spesso.

 

“Il paziente è per ora stazionario, non reagisce attivamente alla cura cui lo stiamo sottoponendo. L’unica cosa che possiamo fare per ora è aspettare.”

 

Lei annuisce stupidamente, o saggiamente. Non sono sicura abbia capito ciò che ho detto, ma è abbastanza perspicace da intuire che non avevo nulla da dirle.

 

“Ma ci sono speranze che…”

 

La sua voce è rotta dal pianto. Io mi sforzo di non cambiare espressione, non riuscendoci assolutamente. Non sono mai stata in grado di fingere. Le metto una mano sulla spalla con un gesto apparentemente solidale.

 

“Per ora possiamo solo aspettare.”

 

Lei annuisce, io sorrido. Un sorriso ipocrita, falso. Che di sincero non ha assolutamente nulla. Non per avversione verso di lei.

 

Per avversione di ciò che rappresenta, di ciò che ha avuto, di ciò che non avrò mai.

 

Lei si allontana verso l’ascensore. La seguo con lo sguardo infilandomi le mani nelle tasche del camice.

Come siamo giunti ha questo?

Come ha potuto un solo, perfido essere annientare così tante vite? Non terminare, annientare.

 

Perché anche in vita una persona può definirsi morta.

 

Non so rispondere. Nessuno sarà mai in grado.

Apro la porta e accendo la luce guardando il letto. Lui è lì che dorme, ignaro di tutti i miei pensieri.

Poi alzo gli occhi verso gli strumenti.

Osservo, realizzo.

Mi blocco.

Non riesco a focalizzare l’informazione. Lo fa prima il mio “Io” medico.

 

Encefalogramma positivo. Rilevata attività mentale.

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Capitolo 6
*** Il mio Giuramento ***


POV Harry

5 Capitolo. Come al solito grazie a tutti quelli che recensiscono e leggono. È anche grazie a voi che sono arrivato fino a qui^^

Alla prossima.

Arkadio

A proposito, il titolo è preso da una puntata di Scrubs^^

Capitolo 5

Il mio giuramento Ipocrita

[The sacrifice of hiding in a lie

The sacrifice is never knowing

Why I never walked away

Why I played myself this way

Now I see, the destiny Pushes me away.

Pushing me away – Linkin Park]

POV Harry

Resto fermo, in attesa di un cenno, o meglio, di un rumore. Dello scatto dell’interruttore o dello sbattersi della porta. Non importa quale. Basta sia il cenno giusto.

E invece non si muove nulla, non un respiro, per almeno un minuto.

“Allora…”

una voce conosciuta, chiara riempie la stanza. Avevo già sentito di questa terapia, si parla al paziente nell’incoscienza sperando si riprenda.

Peccato che sia già cosciente.

“Per quanto tempo hai intenzione di far finta ancora?”

Se n’è accorta.

Apro gli occhi. Capelli biondi e lunghi le cadono sulle spalle. Uno sguardo strampalato che conosco molto bene.

Luna.

Qualcosa mi prende. Un senso di inquietudine. Non volevo incontrarla.

Tutti, meno lei.

Mi guarda, guarda nei miei occhi. Qualche lacrima le scende lungo le guance. Due occhi limpidi, che risplendono di felicità.

Mi corre incontro e mi abbraccia.

Vorrei risponderle.

Vorrei farlo con tutto il cuore.

Ma sembra mi sia precluso.

Il mio corpo mi ostacola nuovamente.

Si stacca lentamente. Dal suo sguardo sembra abbia capito perché non l’avessi abbracciata.

“Come ti senti?”

non riesco a rispondere. Un silenzio innaturale e doloroso riempie la stanza, caricandola di tensione nervosa.

“Non riesci a rispondere?”

Prende una cartellina dal fondo del letto e indugia. Sembra quasi che dentro di lei ci sia una lotta se scrivere o no del mio risveglio.

Non vorrei lo facesse.

Mette giù la penna e si siede a fianco a me. Tira fuori la bacchetta e fa qualche controllo. Qualche esame.

Mi colpisce sulle ginocchia, vedo.

Vedo, ma non sento.

Poi mi punta la bacchetta vicino all’occhio

“Lumos”

Esamina la pupilla, poi prende un blocco dalla tasca e scrive distrattamente.

“Da quel che vedo gli occhi reagiscono ancora…”

… Sei cresciuta, Luna. Sei diversa. Sei maturata. La sofferenza ha plasmato anche te.

Ne sei uscita un angelo.

“Facciamo così. Alza gli occhi per un si e abbassali per un no.”

Riuscirei a parlare con lei… parlare con qualcuno… da quanto tempo?…

“Sai che giorno è oggi?”

Abbasso gli occhi… forse capirò…

“Sono passati tre anni Harry. Oggi è il 22 novembre 2002. Hai sconfitto Voldemort tre anni fa.”

Tre anni…

Così tanti.

Così tanto tempo…

Quando è passato?

Perché non me ne sono accorto?

Ridatemi quei tre anni che mi avete rubato.

Li rivoglio.

è stato il prezzo della vittoria.

Rimani fissa a guardarmi. I tuoi occhi azzurri mi percorrono lenti, spaesati.

Credo di essere cambiato. Chissà come…

Chissà come è cambiato il mondo senza di me…

“Sei rimasto in coma a lungo Harry… - la tua voce mi risveglia – e il tuo corpo ne ha ovviamente risentito molto. Deve essere per quello che non puoi muovere nessun tipo di muscolo, tranne quelli involontari…”

Vegetale, ma forse potrei riprendermi?

Devo riprendermi…

Ma posso davvero farlo?

Ti guardo, sperando che tu mi dica quando, sperando che tu mi dia un periodo…

“Non so quanto ci metterai. Ma ti rimetterai…”

Un macigno.

ho passato mesi al San Mungo prima di partire, entrando e uscendo per portare amici, conoscenti. Sconosciuti.

E le volte che, durante la diagnosi, usavano il tempo futuro, erano sempre le più disperate.

Si sacrificavano per me perché cercavano una speranza.

Chi sarà la mia ora?

Ginny…

Ti alzi, ricontrolli i macchinari e fai per salutarmi.

Poi ti volti

“Vuoi che si sappia che sei cosciente?”

Guardo i miei piedi.

“… lo immaginavo.”

Esci, lasciando nel mio cervello mille e un dubbio.

Ho davvero speranze di guarire?

Potrò davvero camminare come prima?

Cosa provi per me, Luna?

POV Luna

“Giurate di dire sempre la verità al paziente, di curarlo chiunque esso sia, sia un assassino o un criminale che una persona comune?”

Sbagliai a giurare.

Non sarei mai stata in grado di farlo.

Dovevo saperlo.

E oggi ne ho la conferma.

Prendo il mio taccuino su cui prendo gli appunti per aggiornare le schede dei miei pazienti.

Paziente: Harry Potter.

Stato Precedente: Coma reversibile.

Stato in cui riversa: Vegetativo irreversibile.

Una calda lacrime scende dalle mie guance quando mi allontano.

Questa è la seconda bugia.

La prima è che sono ancora innamorata di te.

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Capitolo 7
*** Still Loving You ***


POV Ginny

Rieccoci al nuovo capitolo^^

Manca poco alla conclusione, davvero poco. Al più tre o quattro capitoli. Siamo quindi al rush finale…

Ringrazio come al solito chi legge senza commentare^^

Alessiuccia: Bentornata su queste pagine^^ …su Harrydiciamo che qualcosa succederà… ma non si sa se in bene o in male….

AxelC91: Bentornata anche a te^^ due delle mie lettrici più assidue sono tornate a commentare^^ Seamus… beh… ha il suo carattere… aspetta e vedrai^^

Ginevra Molly Weasley: Grazie per i complimenti… Ginny è semplicemente maturata, anche se in maniera incompleta… sono contento ti piaccia

Herm86: Grazie per i complimenti^^ Spero continuerai a leggermi e a commentarmi^^

Aspetto commenti anche per questo capitolo^^ il titolo è il nome di una canzone dei Sonata Arctica, che però ci piglia poco^^

Alla Prossima!

Arkadio

Capitolo 6: Still Loving You

[Empty spaces fill me up with holes
Distant faces with no place left to go
Without you within me I can’t find no rest
Where I’m going is anybody’s guess

Backstreet boys – Incomplete]

POV Ginny

Inserisco tre falci nella macchinetta, questa rumoreggia mestamente e versa del liquido scuro nel bicchierino che esce da una fessura all’altezza della mia mano.

L’ho sempre sostenuto. Il caffé al San Mungo ha un sapore orribile. In parte sa di menta. In parte sembra salato.

Menta perché è l’odore del disinfettante che impregna le pareti, i vestiti, l’aria.

Salato perché è il sapore delle lacrime di tutte le persone che attendono qualcosa che non sanno se arriverà.

Lo mando giù di un fiato, omettendo qualsiasi gusto.

Sale

Scendo lentamente le scale e entro nella stanza. Mi accogli, occhi chiusi, palpebre che coprono la via.

“Ciao Harry

Non rispondi, ovviamente. Mi avvicino al capezzale trascinandomi dietro una sedia sulla quale mi appoggio.

Torno a guardarti nel tuo complesso, e scopro di non averti mai dimenticato.

Le mani sono le stesse di allora.

I capelli sono gli stessi di allora.

Le labbra sono le stesse di allora.

Mi si stringe lo stomaco a guardarti. Qualcosa che mi prende, quasi da star male.

Cosa c’è che non in me?

C’è qualcosa che non va in me?

Seamus.

Anche lui dice che non è normale passare quasi tutta la giornata chiusa in un ospedale per stare con un amico praticamente morto.

Mi fa ancora male la mano.

Lo schiaffo che gli ho tirato era davvero forte.

Poi mi sono buttata ai suoi piedi chiedendogli scusa, che non volevo. Che non sapevo cosa mi era preso.

Amico?

Harry è davvero solo un amico per me?

Sono sicura di essere innamorata di Seamus?

Domande di cui, purtroppo, posso intuire la risposta.

[Voices tell me I should carry on
But I am swimming in an ocean all alone
Baby, my baby
It’s written on your face
You still wonder if we made a big mistake
.]


Mi sollevo lentamente, devo essermi addormentata. Un odore di casa mi colpisce le narici. Una giacca vecchia e rovinata mi copre le spalle.

La giacca di mia madre.

Giro la testa e la vedo seduta in fondo al letto lisciare delle pieghe inesistenti sopra le coperte. Un’abitudine che aveva anche quando ero bambina. Un’abitudine che pensavo avesse perso.

Che invece fa parte del suo carattere apprensivo.

Mi nota, si alza e mi abbraccia. Senza dire nulla. Sento una voce provenire da fuori. Quella di papà. Sembra parli con qualche suo collega di stanziamento all’ospedale.

Piango. Lo faccio spesso ultimamente. Mi fa stare bene. Mi fa sfogare lentamente.

“Allora?”

Mia madre si alza lentamente e mi guarda in viso.

“Ti sono sempre donate le lacrime. Ti danno un’aria da bambina…”

Sorrido, mi asciugo gli occhi.

“Luna dice che dobbiamo aspettare…”

Lei mi accarezza i capelli distrattamente.

“è già qualcosa che sia vivo, no?”

“Forse sì…”

Mi abbraccia e esce da papà.

Io mi avvicino nuovamente al tuo letto.

Ti osservo da lontano, con un timore reverenziale.

Non voglio svegliarti, forse.

Perché si incrinerebbe l’equilibrio che mi ero creata.

Eppure voglio che tu apra gli occhi.

Forse sono solo un’egoista.

Forse voglio solo averti per me.

Forse non riesco ad accettare di averti perso.

Ora tutto ha un senso.

Ed è solo l’ennesima conferma.

La regola del chiodo scaccia chiodo funziona solamente in teoria.

Perché il chiodo a cui sono ancorata da diversi anni non se n’è mai andato.

Perché avrei voluto dimenticarti ma non mi è stato possibile.

Perché dimenticarti avrebbe voluto dire negare quello che siamo stati, anche se lo siamo stati per poco tempo.

Perché, dopo tutto, non ho mai smesso di sperare nel tuo ritorno.

Perché l’amore non ha tempo ne distanze.

Perché ti amo, Harry James Potter.

Mi allontano dal tuo letto. Poi mi giro e ti guardo.

Qualcosa mi prende. Etica e morale non contano più.

Perché mi avvicino a te nuovamente?

Perché mi siedo vicino a te sul letto?

Perché vedo il tuo viso sempre più vicino?

Perché le mie labbra si appoggiano sulle tue?

Mi alzo lentamente ed esco dalla stanza.

perché per un istante mi è sembrato di vedere le tue palpebre sbattere?

[I’ve tried to go on like I never knew you
I’m awake but my world is half asleep
I pray for this heart to be unbroken
But without you all I’m going to be is incomplete.]

POV Harry

La porta sbatte. Il viso si bagna.

Sto piangendo. È l’unica cosa che posso fare per esternare la felicità.

E lo faccio senza ritegno.

Tento di muovere le mie labbra per assaporare ancora quell’unico istante.

Inutile.

Ginny.

Ti amo così tanto.

E ti sto facendo così male.

Non ti accorgi che ti stai uccidendo?

Stai aspettando qualcuno che non sai se tornerà.

Stai aspettando me.

E io non voglio.

E io non posso volere.

Non posso, ma lo voglio.

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Capitolo 8
*** Your Will ***


POV Luna

Capitolo 7… Che dire…credo sia davvero pesante^^

È stato difficile trovare la canzone… mi sono dannato XD

Ringrazio Shin che me l’ha passata…un sant’uomo XD  poi che dire… passo ai ringraziamenti^^

Lenne88: Scusami Scusami Scusami XD non avevo visto la recensione di due capitoli fa^^ spero la Spagna sia andata bene. E spero che i nuovi capitoli ti piacciano^^

Ginevra Molly Weasley: Grazie dei complimenti^^… è la prima “long” fic che scrivo, cioè… la prima seria che pubblico^^ ne ho una in cantiere ma non è su hp… segreto XD e ne ho un'altra in mente^^ mi sbottonerò nell’epilogo^^

Mercury: hai pienamente ragione… ma vi ho avvisati… io e la medicina ci pigliamo come capra e cavoli XD perdonatemi la licenza poetica… grazie per i complimenti

Lunarossa: … sei così sicura di voler che si  riprenda? Comunque continua a seguire^^ chi vivrà… vedrà^^

Herm85: grazie per i complimenti^^ spero di esserci riuscito anche in questo capitolo. È stato dannatamente difficile…

Klelia: ecco a te il nuovo^^ spero ti piaccia^^

Let’s start… mancano un capitolo e l’epilogo…ma ne parleremo più avanti^^

 

 

Capitolo 7: Your Will…

 

 

 

 

[Please, please forgive me,
But I won't be home again.
Maybe someday you'll look up,
And, barely conscious, you'll say to no one:
"Isn't something missing?"

Missing – Evanescence]

 

 

POV Luna

 

TIC TOC TIC TOC

 

La pendola batte scandendo un tempo infinito. Osservo lo studio con attenzione. Le rosse pareti erano adornate con quadri di nature morte, o ritratti che sonnecchiavano, nonostante fosse ormai tardo pomeriggio.

A fianco una scrivania troppo vecchia si trovano due poltrone troppo nuove per l’arredamento.

Mi tocco la giacca all’altezza della tasca cercando la maledizione che mi stringe il cuore, che mi sta lentamente divorando.

 

O forse, è la salvezza.

 

Non saprei dirlo. Forse è semplicemente un cambiamento. Radicale, egoistico e tremendamente difficile. Ma non riesco a continuare in questo modo.

Per questo mi trovo al ministero, all’ufficio affari legali. In attesa di una persona che voglio, ma non vorrei vedere.

 

TIC TOC TIC TOC

 

Non si fa attendere troppo. Un mago dall’aria boriosa, con una lunga tunica amaranto, in tinta con la stanza si presenta davanti a me stringendomi la mano.

 

“Salve, sono Nicholas Lester, signorina…”

 

“Lovegood. Luna Lovegood, medimago al San Mungo.”

 

“Bene signorina Lovegood, si accomodi.”

 

TIC TOC TIC TOC

 

Mi siedo sulla poltrona davanti alla scrivania lentamente, quasi fosse ricoperta di spilli, quasi volessi scappare da lì.

Ma non riuscivo.

 

O non volevo.

 

“Allora – continua – ha chiesto udienza… sì, ecco, per una conferma su un testamento… giusto?”

 

Una morsa mi attanaglia lo stomaco. Fatico a parlare. Ma è solo una conferma no?

Non può succedere nulla.

Nulla nella realtà.

 

In me, forse, qualcosa è già successo. E succederà.

 

“Sì – la mia voce risponde atona, come se fosse staccata dal resto del corpo – questo è il documento. È una lettera. La parte che mi interessa è quella evidenziata.”

 

Infilo la mano in tasca, con un movimento pesante, estraendo un foglio che preferirei non aver mai ricevuto. Poi glielo porgo.

Lui legge silenziosamente tutta la lettera un paio di volte, poi si sofferma sulla parte segnata. Lentamente si alza e si dirige verso la sua biblioteca. Ne estrae un paio di volumi e li consulta.

 

TIC TOC TIC TOC

 

Se non ci fosse la pendola a dirmi che il tempo sta trascorrendo normalmente, verrebbe da dire che si sia fermato.

Si siede davanti a me, aprendo un libro e indicando una riga.

 

“Allora:

 

TIC TOC TIC TOC

 

È Già successa una cosa simile.

 

TIC TOC TIC TOC

 

Ed è stato accettato come atto testamentario.”

 

TOC.

 

Non riesco. Non so a far cosa. Non riesco. Punto e basta. Era questa la conferma che volevo? Era questa la conferma che cercavo?

 

Era così che volevo farmi uccidere?

 

Non sento più la pendola, o meglio, non voglio sentirla. Tutto sembra così irreale ora. Tutto sembra così lontano, così insignificante. Il mondo sembra non esistere.

 

Almeno per me.

 

[Even though I'm the sacrifice,
You won't try for me, not now.
Though I'd die to know you love me,
I'm all alone.
Isn't something missing?
Isn't someone missing me?]

 

“Grazie dottore.”

 

Una voce metallica esce dalla mia bocca. Indifferente.

Dentro scoppiavo.

Pago l’onorario, lo saluto ed esco.

Corro fuori dal ministero e mi butto in mezzo ai babbani per far finta di non appartenere a quel mondo, per scappare solo qualche secondo.

Mi infilo la mano in tasca e tiro fuori nuovamente la lettera.

Mi ricordo ancora quando me la mandò.

Era già partito alla ricerca di Voldemort, ed era già scappato da lui.

 

Era già uscito dalle nostre vite.

 

Poi il dolore più grosso della mia vita. Mio padre, entrato da poco nell’ordine, venne torturato da un mangiamorte, rimanendo ucciso.

Stavo male, stavo soffrendo.

Ero da sola.

 

Di nuovo.

 

Il giorno del funerale vidi Edvige a casa mia.

Una lettera di Harry? Non potevo crederci. Corsi a prendere la lettera, accarezzando la civetta.

La lessi velocemente. Mi rincuorò. Diceva che mi era vicino, che era sempre con me.

E poi il passo incriminato.

All’epoca mi fece star meglio. Ora mi sta nuovamente uccidendo.

 

“E’ morto combattendo, Luna. Per proteggerti. E credo che per un padre non ci sia nulla di più importante che la vita della propria figlia. Devi essere orgogliosa di lui. Sempre.

E forse è stato meglio morire. Ricordi cosa è successo ai genitori di Neville? Credo, anzi, sono sicuro che anche io preferirei morire, piuttosto che impazzire in quel modo.

O diventare un vegetale, in maniera irreversibile.”

 

È davvero questo che vuoi Harry?

 

Perché se la risposta è sì mi stai chiedendo tanto.

 

Mi stai chiedendo troppo.

 

[Even though I'd be sacrificed,
You won't try for me, not now.
Though I'd die to know you love me,
I'm all alone.
Isn't someone missing me?]

 

Cammino per la via immergendomi in un vortice di folla. Sola.

Anima sola, in un deserto di persone.

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Capitolo 9
*** Beginning of the end ***


POV Ginny

Ragazzi scusate l’enorme ritardo ma mi è saltata la connessione e sto postando da casa di amici XD

Risponderò alle mail nel prossimo capitolo… l’ultimo.

Alla prossima!!!!!!!

A presto!

Capitolo 8: Beginning of the End

[Take away the pain
An let me fly away
Take away the pain
An let me fly away
Shifty – Take Away the Pain]

POV Ginny

Osservo la tua stanza da fuori, dai vetri. Guardo il lenzuolo che si alza e si abbassa, ritmicamente. Anche a distanza, vivo ascoltando il tuo respiro.

Non so cosa sia successo ieri.

È successo.

Questo basta.

Questo era ciò che volevo.

Che ho sempre voluto.

Non posso non desiderarti.

Non volerti.

Perché sei tutto per me.

Ho mollato Seamus.

Non riuscivo a stare con qualcun altro pensando a te.

È semplicemente assurdo.

Mi ha urlato contro, si è arrabbiato.

È uscito sbattendo la porta.

Mi è dispiaciuto. L’ho usato, per dimenticarti. Ma sarebbe stato dimenticare una parte di me.

E tutto ciò è impossibile.

Non è minimamente concepibile.

Entro lentamente. I battiti del mio cuore accelerano, vedendoti.

Mi siedo a fianco a te e appoggio la testa sul letto, attenta ai fili del respiratore e delle macchine che ancora ti tengono in vita.

Che mi permettono di averti qui, perché senza te non saprei davvero come potrei sopravvivere.

Chiudo gli occhi e mi faccio dolcemente cullare dal ritmo del tuo respiro.

Mi alzo. Devo essermi addormentata. Guardo l’orologio. L’orario di visite è finito da molto.

Ma non so perché, stasera non me ne voglio andare.

Forse perché non voglio stare a casa sola.

Non è vero…

Non so perché, ma sento che se me ne vado ora finirà tutto.

Un infermiera entra, chiedendomi di uscire.

Mi alzo controvoglia, controvoglia mi metto la sciarpa e la giacca.

Mi avvicino al tuo letto, senza smettere di guardarti.

Le mie labbra si appoggiano sulla tua guancia, una lacrima riga il mio viso.

Perché ho la stramaledetta sensazione che domani non sarà così?

POV Luna

[This is a last dance
My last chance.. to get it right
At first glance
You might think my life looks nice
But if you look a little closer
I walk on thin ice
Im 1 slip from death
12 steps from paradise ]

Guardo da lontano Ginny che si allontana. Poi mi dirigo verso la tua stanza. Esito, non mi muovo. Poi entro.

BIP…BIP…BIP…BIP

Il suono delle macchine fa da sottofondo ai miei pensieri.

È giusto quello che voglio fare.

È questo che vuoi davvero?

O è semplicemente quello che voglio io per te?

BIP…BIP…BIP…BIP

Mi avvicino al tuo letto, osservando i battiti del tuo cuore dal monitor, cercando di dimenticare le parole alla scuola per Medimagus

“un paziente in stato vegetale non può tornare a essere normale nemmeno per mezzo della magia… vi sono alcuni casi in cui il paziente si sia salvato dopo essere stato staccato, il corpo ha reagito riprendendo a funzionare in maniera corretta, questo può avvenire se non trascorre un lasso di tempo esageratamente lungo. Il massimo conosciuto sono due anni a un paziente di un ospedale in Normandia…”

È questo che vorrei?

È questo che spero?

È questo ciò a cui mi sto brutalmente aggrappando?

BIP…BIP…BIP…BIP

Ginny.

Viene sempre.

Se solo tu sapessi quanto sei importante per lei.

Forse sono solo gelosa, e sto facendo questo solo perché vorrei averti per me. Solamente per me.

Ma tutto ciò non è possibile.

BIP…BIP…BIP…BIP

Solo ora mi accorgo che i tuoi occhi sono aperti.

Mi hai riconosciuto per il profumo, il rumore o chissà cos’altro.

Ma non riesco a rivolgerti la parola.

Tutto ciò che vorrei dirti mi muore in gola.

Ma tu sembri aver capito cosa sto per fare.

BIP…BIP…BIP…BIP

Nel tuo sguardo non c’è rabbia.

Non c’è rimorso.

Non c’è rimpianto.

Sembri felice.

Sembra quasi che tu mi stia ringraziando.

Perché la sto liberando da delle catene invisibili. Catene del cuore che nemmeno anni di lontananza possono spezzare.

Perché l’unica cosa che vuoi è vederla felice.

È possibile che anche nella morte pensi a lei.

È davvero così importante per te?

Come tu lo sei per me?

BIP…BIP…BIP…BIP

Chissà cosa si prova a sapere di stare per morire.

Lo hai provato tante volte, ma non te l’ho mai chiesto.

A pensarci ci sono molte cose che non ti ho mai chiesto. E che vorrei chiederti. Ma non posso più farlo.

Non c’è più tempo.

BIP…BIP…BIP…BIP

Cosa proverò io a vederti morire?

Morirò anche io.

Ma non riesco a pensare a nessun’altro modo.

Sorridimi, Harry.

BIP…BIP…BIP…BIP

Sorridimi, donandomi una forza che non mi appartiene.

BIP…BIP…BIP…BIP

Sorridimi mentre ti sto uccidendo.

BIP BIP BIP BIP BIP BIP BIP

Tiro, staccando il respiratore e le altre macchine. Solo il monitor rimane attivo. E mi culla verso un inferno di dolore.

BIPBIPBIPBIPBIPBIPBIPBIPBIP

Mentre questa lenta musica mi suona nelle orecchie mii appoggio contro il muro e mi lascio cadere seduta.

Chiudiamola qui.

Hai, e ho, sofferto anche troppo.

BIP…………………………..

………………………………

BIP.

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Capitolo 10
*** Ascoltando il tuo respiro. ***


3 Anni dopo

Epilogo: Ascoltando il tuo respiro

3 Anni dopo

POV Ginny

[And all I can taste is this moment
And all I can breathe is your life
'Cause sooner or later it's over
I just don't want to miss you tonight]

Cammino per un vialetto stretto, forse troppo, osservando foto di persone sconosciute infisse in un blocco di pietra. Persone che si muovono felici, senza sapere cosa gli succederà da li a poco.

Il cimitero sta per chiudere, ma il guardiano mi ha dato dieci minuti.

Per il mio cuore non basteranno.

Mi fermo davanti a un volto conosciuto, un ragazzo per cui ho provato, e provo tutt’ora, qualcosa di speciale, che va al di là di tutto.

Poso sulla tomba dei gigli bianchi. Gli piacevano così tanto. Diceva gli ricordavano me, candida e pura. Ai suoi occhi lo sarei sempre stata.

Ginny…”

Una voce mi raggiunge. Io mi giro e vedo un ragazzo su una sedia a rotelle.

Il ragazzo che mi ha cambiato la vita.

Mio marito.

L’unica persona che abbia veramente amato in vita mia

Occhi di smeraldo, corvi tra i capelli.

Harry Potter.

È un miracolo quello che è successo tre anni fa.

Non so in che altro modo classificarlo.

E forse un altro modo non c’è.

Quando Luna lo staccò dalle macchine, dopo qualche minuto di nulla, il cuore riprese a battere.

Un paio di minuti troppo in là, forse.

Il cervello è rimasto a secco di sangue troppo a lungo.

Le sue gambe non si potranno più muovere.

Non potrà più correre, non potrà più camminare in mezzo alla gente.

Non potrà più salire sulla sua amata Firebolt.

Ma è vivo.

Tanto basta.

Almeno per me.

Mi si avvicina, lo abbraccio. Una lacrima solitaria bagna il suo viso.

Mancano più a te che a me. Ne sono convinta.

[And you can't fight the tears that ain't coming
Or the moment of truth in your lies
When everything feels like the movies
Yeah you bleed just to know you're alive]

Nella foto Ron e Hermione ci sorridono.

Chissà se sapevano già come sarebbe andata a finire.

Chissà se sapevano già quale sarebbe stata la conclusione.

Sorridevano. Forse dovevano piangere.

Morti per una guerra che non volevano.

Per difendere chi gli era caro.

A noi il rimpianto, forse qualcos’altro poteva essere fatto.

Il ricordo di attimi belli.

I ricordi, col tempo, non diventano belli.

Sorrisi, pianti, baci rubati.

Frammenti di vita che si susseguono nella nostra mente.

A loro nulla.

L’unica cosa che posso fare è vivere per loro.

Stare con la persona che amo, fare ciò che loro non hanno potuto fare.

Un giorno glielo racconteremo.

Mi alzo, guardo Harry.

“Oggi rilasciano Luna…”

Mi sorride.

Luna viene rilasciata oggi. Aveva pesanti attenuanti: il coma irreversibile, la lettera, l’appoggio del suo primario.

Grazie a lui avrebbe mantenuto il suo posto al San Mungo.

Il giorno del suo arresto le corsi incontro.

Prima gli tirai uno schiaffo.

Forte.

Tremendamente forte.

Lei mi guardò atterrita. Colpevole.

Poi l’abbracciai.

Lei non capì mai il significato di quel gesto.

Io nemmeno.

Però ci ha legate, in un modo speciale.

“Andiamo a prenderla?”

Io lo guardo.

Lo amo.

Tremendamente.

“Certo…”

[And I'd give up forever to touch you
'Cause I know that you feel me somehow
You're the closest to heaven that I'll ever be
And I don't want to go home right now]

Spingo la sedia e guardo il cielo primaverile.

Una lacrima scende sul mio viso.

Vivo ancora ascoltando il tuo respiro.

Semplicemente perché non posso farne a meno.

[And I don't want the world to see me
'Cause I don't think that they'd understand
When everything's made to be broken
I just want you to know who I am

Goo Goo Dolls - Iris]

Fine.

Note dell’autore

Eh già…

È finita.

Bene direi… sicuramente meglio di come tanti ormai pensavano.

Non ho molto da dire. Tranne ringraziare.

Tante, troppe persone. È stata la mia prima fic lunga, quindi devo dire grazie a molte persone.

Ringrazio tutti quelli che hanno letto.

Ringrazio coloro che hanno recensito: lenne88, fluffy90, minnie19, Alessiuccia, lunarossa, MaryPotter92, Stephy_RmX, svy, AxelC91, siangel1187, evanescence88, herm86/85, Ginevra Molly Weasley, mercury, klelia, BlackAngel, Mokarta, RosyBlAcK e Mischia. Grazie a quelli che hanno sempre recensito (a voi i più grandi XD), ai nuovi (spero vi sia piaciuta^^) e a quelli che hanno solo fatto una capatina. Senza di voi, di ognuno di voi, non ce l’avrei fatta. Spero di avervi trasmesso qualcosa… e che, per qualche ragione, questa storia sia entrata a far parte di voi.

In particolare 2 ringraziamenti.

Il primo a elyxyz. Mi ha aiutato durante la stesura ed è stata gentilissima a non chiedermi di smettere perché all’inizio c’erano diverse assonanze con un suo lavoro. Grazie davvero… Leggete il suo “Eternal Circle” XD

Il secondo alla sempiterna Kate86. il lavoro è nato sotto sua supervisione e grazie a lei ha anche avuto ragione di essere quello che è. Grazie… Ti voglio bene Kate^^

Ringrazio anche tutti coloro che recensiranno l’ultimo capitolo. Siete la ragione per cui non mi sono ancora soppresso XD

Ci vediamo alla prossima fic.

Forse non manca molto.

Al prossimo viaggio.

See you Soon Space Cowboys

Arkadio

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