Ti amo di Betti (/viewuser.php?uid=110627)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Una notizia inaspettata ***
Capitolo 2: *** Come lo diciamo a Gibbs? ***
Capitolo 3: *** Si! ***
Capitolo 4: *** La prima volta ***
Capitolo 5: *** Ghiaccio ***
Capitolo 6: *** Amore mio ***
Capitolo 7: *** Cambiamenti ***
Capitolo 8: *** Io sospiro ***
Capitolo 9: *** Replay ***
Capitolo 1 *** Una notizia inaspettata ***
- Ti amo.
Come
sempre, noticine dell’autore: è la mia prima fanf
su Tony e Ziva e ho deciso di
scrivere su di loro perché sono una coppia che amo con tutta
me stessa.
Spero
di appassionarvi con le mie fanf, che commentiate e che continuiate e
leggere
qualcosa di mio quando pubblicherò.
Questa
volta mi permetto di mettere tre ringraziamenti all’inizio
per due persone che
conosco e una che ho “conosciuto” qui su efp
(perché le ho recensito alcune
fanf e mi ha scritto un’e-mail e la cosa mi ha quasi
commosso).
Allora:
ringrazio Lucia perché leggerà questa fanf senza
sapere chi siano i
protagonisti, Silvia perché, anche se non iscritta, mi legge
comunque ed
Agente_speciale_Jessi per la mail e le sue fanf che mi piacciono tanto.
Tutti
gli altri ringraziamenti per chi leggerà e
commenterà vanno in fondo (non
perché siano meno importanti ma per lo spazio
sennò non inizio più!). Tanti
baci e buona lettura!
BiEsSe
Una notizia inaspettata
Positivo.
Non è una parola d’ordine questa volta o la
risposta a una delle domande di Gibbs
durante una missione. È un risultato.
Il
risultato del mio test di gravidanza.
Mi
sento impallidire vedendo quella piccola più che sembra
guardarmi dal coso di
plastica che ho in mano.
Maledetta
quella sera che ci sono finita a letto.
Era
una sera come le altre, Tony era venuto a cenare a casa mia ed avevamo
alzato
un po’ troppo il gomito per la riuscita della missione.
Le
settimane precedenti erano state un inferno nel vero senso della
parola. Le
indagini non avevano né capo né coda e ci
sembrava solo di perdere tempo.
Quella
sera mi sembrava magica: per il lavoro e perché avevo
accanto Tony, quella
persona che ormai amavo da più di tre anni e che sapevo
benissimo ricambiasse i
miei sentimenti; così, seduti sul divano del piccolo
soggiorno di casa mia, gli
chiesi con l’aria alticcia:- Ti sei innamorato di me vero?-
Tony
mi guardò sconcertato, poi mi tolse il bicchiere dalla mano
e mi disse, per
cambiare discorso:
- Ziva,
Ziva… meglio smettere con il vino per questa sera. Non mi
sembri la solita.-
- Dai
Tony… sai che inquadro le persone facilmente..- mi
scappò una risata.
Anche
lui sorrise guardandomi negli occhi e si avvicinò a me con
quel suo modo
estremamente seducente:- E allora… come mi avresti
inquadrato tu?-
- Uh,
facile a dirsi. Mi guardi il fondoschiena ogni volta che ti sono
davanti.
Comunque.. sei uno che sa subito quello che vuole, ma che ha paura ad
ottenere
dei risultati.-
- Io
avrei paura? Sai che Tony Dinozzo non ha paura di niente..-
- Si,
come no. Raccontalo a me.. si vede che vorresti portarmi a letto. Te lo
leggo
negli occhi.-
- No,
questa volta ti sbagli Ziva…-
- Ammettilo…
non sono cieca-
- Beh…
magari è successo una volta…-
- Certo,
certo..- bevvi un altro sorso di quel delizioso vino italiano.
- E
va bene… mi piaci e allora? Tanto so che anch’io
ti interesso. Te lo si legge
negli occhi.-
- Non
è vero. Sono stata addestrata dal Mossad non sono un libro
aperto come te. -
- Queste
cose non le insegnano al Mossad. Dai, ammettilo.-
- Non
lo saprai mai, Tony .-
- Allora
facciamo un esperimento..-
- No.
–
- Dai…!
Io ti do un bacio e poi mi dici se ti è piaciuto. Okay?-
- No.
–
- Hai
paura delle sfide pivella?-
- Io
non ho paura di niente, Tony .-
-
Allora lasciami fare. –
Si
avvicinò con calma al mio viso e, sorridendo, le sue labbra
di posarono sulle
mie, provocandomi un brivido dietro la schiena. Assaporai tutto il
gusto di
quelle labbra rosee, poi
mi voltai dall’altra parte, troppo tardi perché
Tony
si accorse di tutto.
- Ti
è piaciuto!-
-
No!-
- Sì
che ti è piaciuto! Ti brillano gli occhi…dai..-
disse gongolante.
- A
te? È piaciuto?- chiesi sperando che dicesse sì.
- Mi
dispiace ma la domanda te l’ho fatta prima io. -
-
Potrei decidere di non rispondere, ogni parola potrebbe essere usata
contro di
me no?-
-
Ziva, ammettilo. –
-
Beh..-
-
Dai..- Sapeva di avere la vittoria in pugno.
- E
va bene… mi è piaciuto.-
- Lo
sapevo, visto che ti so leggere David?-
-
Okay, ma è la prima volta… allora adesso facciamo
un esperimento dei miei…-
- Mi
devi legare?- Tony sembrava quasi divertito dall’idea.
-
No, solo… lasciami fare.- Posai il bicchiere mezzo pieno sul
tavolino in
soggiorno ed iniziai a baciarlo come sognavo da tanto tempo oramai.
-
Sai che stiamo infrangendo le regole, vero David?-
- Al
diavolo le regole, per una volta.-
-
Wow, ci stiamo dimenticando del Mossad.-
Così
finimmo a letto.
Devo
ammetterlo. Amo Tony, ma questo ovviamente non era in programma.
Dopo
quella notte al lavoro andava tutto avanti regolarmente, io e Tony alla
sera ci
trovavamo e chiacchieravamo come al solito, sorvolando sul
“piccolo incidente”
di alcune notti prima.
Così,
come se nulla fosse, anche stamattina dopo ventitré giorni
dall’accaduto, andai
al lavoro ma un dettaglio di quel giorno mi balenò in mente
finchè guidavo
verso l’NCIS, la pillola.
Quel
giorno la dimenticai perché lasciai il blister in borsa.
Prima
di arrivare al lavoro passai in una farmacia per prendere un test e
pregai
tutte le divinità in mia conoscenza perché non
fosse successo proprio a me.
Dopo
la “gita” in farmacia andai al lavoro con la testa
che girava vorticosamente ed
attribuii il fatto allo stress di quella mattina già
così intensa alle sette e
mezzo.
Verso
le dieci e un quarto, eravamo su una scena del crimine, mi venne da
vomitare ma
ignorai quel bisogno incombente e continuai a lavorare come se nulla
fosse,
anche se i miei dubbi iniziavano ad avere qualche conferma, con mio
grande
terrore.
Gibbs
si accorse che non andava tutto bene e mi chiese, mostrando al meglio
il suo
lato paterno:
-
Qualche problema Ziva?-
-
No, no. Perché?-
-
Sei molto pallida, sicura?-
-
Ehm si, si-
- Ti
do la giornata libera per oggi, vai a casa. Riposati, ti
farà bene.-
-
Grazie, ma non è necessario Gibbs.- Non riuscivo persino
più a metterlo a fuoco
con gli occhi.
- Sì
che lo è. Qui ce ne occupiamo noi.-
- No,
davvero.-
- E’
un ordine. Vai e non preoccuparti.-
-
Grazie.-
Finchè
me ne stavo andando Tony notò che c’era qualcosa
di strano in me.
-
Hey, Ziva. Tutto bene?-
Cercai
di evitare di guardarlo negli occhi:- Sì, Tony .-
-
Non mi pare. Sicura che non vuoi parlarne?-
-
Per il momento no, Tony. Oggi lasciamo perdere okay?-
-
C’entra qualcosa con noi due? Hai deciso di evitarmi?-
-
Tony, ti pare che ti abbia evitato questi giorni? A me sembra di no,
comunque,
lascia stare davvero. Semmai ne riparleremo più avanti.
Aspetta, fallo
per me. -
-
Okay, ma se hai bisogno di qualcosa sai che ci sono
d’accordo?-
-
Grazie. – Mi voltai per andarmene quando Tony mi
chiamò ancora:
-
Ziva?-
-
Sì?-
-
Stammi bene..-
-
Contaci-. Mormorai allontanandomi da lui.
Ora
sono qui, sul divano di casa mia, ad osservare questo affare che mi ha
cambiato
la vita di colpo.
Una
lacrima mi scende lungo lo zigomo e tiro su col naso, quando suonano
alla porta.
Mi guardo intorno velocemente, urlando un “arrivo!”
finchè nascondo il test in
bagno e mi asciugo gli occhi con il dorso della mano. Prima di aprire
la porta,
faccio un respiro profondo e mi costringo a sorridere a chiunque ci sia
al di
là della porta. Apro con cautela e, quando vedo chi
è venuto a farmi visita, il
mio cuore perde un battito.
Tony.
Il padre di mio figlio.
Certo,
lui non lo sa ancora ma lo è, e lo rimane.
-
Ehilà! Dato che stamattina ho visto che non eri proprio in
forma, appena ho
finito in ufficio
sono passato in
gelateria ed ho preso un po’ di gelato da mangiare davanti a
un bel film, che
ne dici?-
I suoi occhi verdi e
profondi mi scrutano
attenti e pieni di attenzione per me, so quello che prova, me lo ha
detto circa
un mese fa ma non ci siamo mai dichiarati apertamente.
L’ultima volta ero
ubriaca, per di più.
Il
mio cuore, dopo aver perso un battito, ricomincia a battere sempre
più forte,
come un tamburo dentro il petto. Capisco che Tony ha pensato a me tutto
il
giorno, probabilmente preoccupato per quello che sto passando, dato che
sono
uscita solo una volta dal lavoro prima del dovuto.
Il
sorriso prima fittizio su mio volto lascia il posto ad un sorriso
spontaneo che
fa capire a Tony di essere sempre il benvenuto in casa mia.
-
Devo dire che finora nessuno mi ha fatto una proposta più
allettante..- Dico
scostandomi dalla porta per lasciarlo entrare.
- Ti
dispiace se vado in bagno un secondo? Sai com’è
vengo dall’ufficio e…-
-
Certo! Fai come se fossi a casa mia…-
- A
casa tua!-
- Eh
ed io che ho detto? Fai come fossi a casa mia…-
- Ma
si dice fai come se fossi a casa tua!-
-
An! Vabbè dai, è la stessa cosa!-
Porto
il gelato in cucina e tiro fuori due cucchiai dal cassetto vicino al
fornello,
quando sento Tony che torna in cucina chiedendomi:- E questo che
cos’è?-
Si
presenta in cucina con il test in mano ed i cucchiai che tengo mi
cadono a
terra con un rumore secco.
-
Sei incinta?- Tony mi guarda come spaventato ma i suoi occhi verdi
tradiscono
della rabbia.
Mi
chino per raccogliere i due cucchiai ed evito il più
possibile di guardarlo
negli occhi:- Sì- sussurro con un tono di voce appena
percettibile.
- E
chi è il padre?- Tony pronuncia l’ultima parola
con sgomento, non so se stare
zitta oppure dirgli tutta la verità in faccia.
Una
lacrima mi scende lungo la guancia ma Tony non accenna ad avvicinarsi
di un
passo, il suo sguardo freddo mi osserva insistente.
Tiro
su col naso:- ho immaginato diversamente questo momento.- Esordisco, la
voce
rotta dal pianto e i miei occhi che non vogliono incrociare i suoi.
-
Ziva, guardami…- la sua voce cerca di ammorbidirsi, forse
inizia a capirmi.
Alzo
gli occhi verso di lui e Tony ripete:- Chi è il padre?- si
avvicina di un passo
ma mi ritrovo ad indietreggiare contro la mia volontà.
-
Tu…- Sussurro ancora una volta, e guardando i suoi pozzi
smeraldini noto, sotto
alla paura e a quella che prima era rabbia, uno spiraglio di affetto.
Come la
prima volta che ci siamo baciati. Altre lacrime scendono incontenibili
dai miei
occhi, senza che io possa mettervi un freno.
Tony
si avvicina lentamente, io non posso più indietreggiare, la
schiena contro il
mobile della cucina. Mi asciuga le lacrime con il pollice, scostandomi
una
ciocca di capelli dal volto, e abbracciandomi, mi sussurra dolcemente:-
Non ti
preoccupare, affronteremo insieme anche questo.-
Alzo
gli occhi per guardare i suoi e quelle pietre mi ricordano gli occhi
più belli
che io abbia mai visto. Capisco che è sincero e mi stringo a
lui ancora più
forte, senza staccare i miei occhi dai suoi. Si avvicina col viso
dolcemente,
proprio come quando tutto questo è iniziato e, dandomi un
bacio prima dolce, poi
passionale, mi prende in braccio e mi porta nel salotto, per poi cadere
assieme
a me sul divano.
Una
risata mi scappa, notando quella sua faccia che fa quando disapprova
qualcosa e
Tony, notando che le lacrime stanno cedendo il posto alle risate, si
siede
vicino a me e mi abbraccia.
Dopo
qualche minuto di risate incontrollate riesco a torna re seria con un
po’ di
fatica e guardo Tony. Davanti a me ho l’uomo più
bello che io abbia mai visto,
e l’unico che finora mi sia accorta di amare davvero.
Me
ne sono accorta oggi, quando ho scoperto di essere incinta. Dopo la
paura per
come dirglielo ho provato un amore grandissimo verso Tony, il padre di
mio
figlio.
Il
suo viso mi scruta attento, poi capisco che mi deve dire qualcosa e gli
dico:-
Avanti, ti ascolto…-
-
Come hai fatto a capire che devo dirti qualcosa?-
- Ho
lavorato o no nel Mossad?.
- An
si giusto... –
-
Beh, mi dici o no quello che hai da dire?-
-
Ecco… come facciamo a dirlo a Gibbs? In fondo abbiamo
infranto la regola 12 e,
per di più, sei incinta..-
- E’
la prima cosa che ti è venuta in mente? E poi…
credo che Gibbs capirà.
Altrimenti, me ne vado io. O mi prendo una pausa.-
-
Una pausa dovrai prenderla comunque.. non puoi pensare di fare QUESTO
lavoro
finchè sei incinta… non finchè
lì dentro c’è mio figlio…-
Tony mi appoggia una
mano sulla pancia e una sulla spalla attirandomi a sé. Un
brivido mi corre
lungo la schiena come una scossa elettrica.
- Il
lavoro d’ufficio non mi farà poi così
male…- Sorrido.
-
No, la mia piccola ninja non può essere in pericolo, ora
tocca a me
proteggerti.-
-
Tony, stai tranquillo. Per i primi tempi potrò ancora
lavorare.-
-
Okay, tanto so che non ti farò cambiare idea facilmente.-
- Mi
conosci bene allora. Ora guardiamo un film. – Vado in cucina
a prendere il
gelato e, quando torno, trovo normale accoccolarmi tra le braccia di
Tony e
dargli un bacio.
-
Posso dire un’ultima cosa prima che inizi in film?-
-
Prego, Anthony. – Sottolineo il suo nome che ho pronunciato
tante volte,
desiderando sempre di poterlo chiamare con un po’ di malizia,
come se fosse il
MIO uomo.
- Ti
amo, Ziva. Era da tanto che volevo dirtelo.-
I
battiti del mio cuore accelerano ma riesco comunque a rispondere
all’uomo che
ho catalogato come l’uomo della mia vita:- Ti amo
anch’io, Tony. – Lo
bacio, poi appoggio
la testa al suo
petto.
La
serata passa così e riusciamo anche a mangiare il gelato
portato da Tony, che nel
frattempo si è sciolto un po’. Guardiamo un film
e, con Tony che mi avvolge tra le sue braccia, ci addormentiamo
entrambi sul mio divano.
Eccoci
qui con i soliti avvisi, note e ringraziamenti per chi
leggerà e commenterà!
Allora,
spero vi sia piaciuto questo primo capitolo e vi aspetto
all’altro (quando lo
pubblicherò, ovviamente)!!!!
Per
favore commentate perché ho bisogno di sapere che ne pensate!
Tanti
saluti con la manina! XD
|
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Capitolo 2 *** Come lo diciamo a Gibbs? ***
Come lo diciamo a Gibbs?
Ovviamente
le mie piccole
note prima del capitolo… Ringrazio tutti quelli che hanno
commentato, chi mi ha
messo tra i preferiti, tra le seguite o tra quelle da ricordare (anche
se mi
piacerebbe avere un vostro parere sulla fanf) ringrazio chi ha solo
letto e
quelli che aspettano questo capitolo… Non mi resta che
augurarvi buona lettura
e vi chiedo di dirmi le vostre impressioni, suggerimenti eccetera.
Ringraziamenti
a fine
capitolo con affetto a voi, popolo di efp!
Baci, BiEsSe
Come lo
diciamo a Gibbs?
- Pssst,
Ziva… Ziva?- Sento una voce incantevole bisbigliare nel mio
orecchio per
svegliarmi dal mio sonno profondo.
- Mmm?-
Anche se vorrei rispondere a quella voce d’angelo gli occhi
non mi si aprono, e
di certo la forza di gravità non mi aiuta molto.
Due mani,
si decisamente di un uomo, mi spostano delicatamente e mi mettono su
una specie
di letto, no, forse il mio divano, sistemando alla meglio i cuscini per
farmi
stare comoda. Ma chi è questo angelo? Ce ne fossero di
uomini così al mondo.
Che bel sogno, non vorrei svegliarmi mai.
Sento
l’angelo che prima mi teneva tra le braccia armeggiare in
cucina ed un profumo
di caffè pizzicare piacevolmente il mio naso. Poi si
avvicinano dei passi lenti
e leggeri, fino ad arrivare vicino a me e fermarsi. Il mio angelo si
avvicina
lentamente, sento il suo profumo e il suo respiro sulla pelle, poi
lascia un
bacio leggero sulle mie labbra.
Sorrido e
apro gli occhi: Tony è sopra di me e mi guarda sorridendo
ma… perché si è
permesso di baciarmi?
Mi metto
a sedere velocemente guardandolo storto e chiedendogli con una punta
d’acidità
nella voce: - E tu che diavolo ci fai qui?-
I suoi
occhi sembrano non capire e si siede accanto a me sul divano, il MIO
divano,
per la precisione.
- Si
può
sapere che vuoi? E perché mi hai baciata?-
-
Ziva…
ti ricordi o no? Non sono venuto da te ieri sera? Non abbiamo parlato?
Non mi
hai detto di essere incinta… di mio figlio per di
più? Non abbiamo fatto tutto
questo? Credevo fossimo insieme, ora. - I suoi occhi verdi e profondi
mi
guardano con apprensione, ma anche con tanta, tanta tenerezza.
Mi
tornano alla mente tutti i ricordi della sera precedente ed uno in
particolare.
Sono incinta e di Tony per di più.
Sorrido,
sollevata del fatto che il bacio dell’uomo più
sexy del mondo non fosse una molestia.
Respiro profondamente e rispondo, avvicinandomi a lui con fare
seducente:-
Scusa, amore, se non fosse stato davvero così ti avrei
già messo al tappeto con
quella carta di credito, quella lì sul tavolino.- Gli do un
bacio a fior di
labbra e mi alzo dal divano, seguita a ruota da Tony che, dopo la mia
rivelazione sulla carta di credito inizia a guardarmi con terrore.
- Dai
scherzavo!.... Quindi.. sei tu l’angelo che mi ha svegliato
stamattina?-
- Vedi
qualcun altro qui?-
-
Eheheheh… No, non mi pare… tu vedi qualcuno?-
- A parte
la donna più bella del mondo? Non mi sembra…-
- Ci sono
dei muffin che tu sappia? Ho una voglia di muffin al cioccolato..- Apro
un po’
di porte della cucina ma non trovo niente che assomigli anche vagamente
ad un
muffin. Solo cereali senza la minima ombra di grassi… ma che
gusti ho il
mattino?
- Inizi
già con le voglie… oh mio dio…- Tony
si dà una pacca sulla fronte e scuote la
testa guardandomi con un po’ di divertimento negli occhi. Ho
capito che la
faccenda lo intriga.
- Non
è
che prima di andare al lavoro riusciamo a passare da
“Starbucks” e
prenderne uno? Non vorrai far del male al
bambino.. vero Tony?- Mi avvicino a lui e gli do un bacio, prima di
andare a
prepararmi per il lavoro.
-
Ziva… a
proposito di lavoro…- Tony mi segue in camera mia: - Avrei
una curiosità.. come
lo diciamo a Gibbs?-
- Mmm,
non ci avevo pensato effettivamente… Intanto chi glielo
dice? –
So
già la
risposta ma voglio farlo ragionare un minimo… Non vorrei
avere un figlio con un
padre cerebroleso.
- Io
proporrei
di dirglielo assieme… ma poi, devo ammetterlo, sei tu quella
che ha polso
quindi, nel caso remoto in cui, io, possa per un qualche strano
motivo..-
- Fare
una figuraccia come al 90% dei casi in cui ti esprimi con qualcuno? Ci
sarò io
a spiegarlo a Gibbs… Ce la caveremo anche questa volta, ce
la siamo sempre
cavata noi due.-
Mi
avvicino in intimo a Tony e appoggio le mie labbra alle sue,
abbracciandolo e
venendo ricambiata da lui che mi accarezza i fianchi delicatamente,
prima che
io torni a vestirmi.
- Lo so
che dovremmo dirglielo assieme ma… sai
com’è… forse è meglio se
glielo dici tu
per prima e poi ti incoraggio io… dopo…-
- Okay
Tony, ho capito… farò io il lavoro sporco, come
sempre.-
Mi infilo
i jeans e il distintivo, prendo al giacca ed usciamo insieme di casa.
- Andiamo
al lavoro insieme?- Tony osserva prima la sua auto poi me con aria
interrogativa.
-
Perché
no, ti vergogni per caso? Anche altre mattine siamo saliti in ufficio
insieme,
poi dobbiamo dirlo a Gibbs quindi… si dovrà
abituare a vederci così. -
- Okay, Ziva.
Guido io. -
Tony sale
sulla sua station wagon blu scuro ed io mi accomodo sul sedile del
passeggero
accanto a lui. Mette in moto e partiamo, dirigendoci verso
l’NCIS.
In
ascensore, con il mio muffin al cioccolato in una mano e la mano di
Tony nell’altra,
aspetto con impazienza di arrivare al terzo piano, quello del nostro
ufficio.
Chissà come farò a dirlo a Gibbs…
certo, prima con Tony ho detto che avrei
preso io in mano la situazione ma… ora la paura mi assale,
mi si blocca persino
lo stomaco..
- Ehm,
Ziva?- Tony mi distoglie dai miei pensieri riguardanti la faccia del
Capo
quando lo saprà e mi giro verso di lui con
un’espressione preoccupata sul
volto. Tony sembra sofferente.
- Dimmi-
lo esorto a continuare e lui, alzando le nostre mani intrecciate, ma
guarda con
aria di supplica:- So
che sei agitata
ma… non è che potresti, per caso, evitare di
massacrarmi la mano? Sai mi serve
e non vorrei che me la dovessero amputare per la tua stretta troppo
forte… Non
so se riuscirei a perdonarti.-
Mi sento
il viso infuocare violentemente e, guardando le mani che Tony ha
alzato,
biascico velocemente uno scusa e lascio la presa:- Neanch’io
riuscirei a
perdonarmi di aver fatto perdere la mano al mio uomo. - Mi alzo sulla
punta dei
piedi e gli do un bacio a fior di labbra, quando il “dlin” dell’ascensore
ci avvisa che siamo arrivati.
Tony si
volta verso di me, Dio quanto è sexy, e mi sussurra prima di
uscire:- Ti amo.
Ce la puoi fare.-
Anch’io
esco a ruota dall’ascensore ed entrambi, con sguardo
complice, ci sediamo alle
nostre scrivanie.
- Sbaglio
o vi siete svegliati bene entrambi questa mattina?- McGee ci guarda con
fare
circospetto al che gli rispondo velocemente, senza guardarlo negli
occhi:- Io
sì, mi sono svegliata bene, Tony non ne ho idea…
ci siamo trovati in garage..-
Gibbs,
finchè finisco la frase, arriva in volata verso le nostre
scrivanie e mi lancia
le chiavi del furgone:- Ziva, fai il pieno al furgone, McGee, Tony
prendete
l’attrezzatura abbiamo un omicidio da risolvere.-
- Buongiorno
anche a te, Capo!- Tony con il suo solito sorrisetto (oggi
più raggiante del
solito) si alza dalla sedia, si avvicina alla mia scrivania con il suo
zaino in
mano e, chinandosi, raccoglie anche il mio per portarlo fuori.
- Hey!-
Urlo, sorridendo a me stessa per il gesto da cavaliere che ha appena
fatto e
McGee ci guarda scuotendo la testa.
Mi alzo
dalla scrivania e mi dirigo verso l’ascensore quando Gibbs mi
trattiene per un
braccio. Mi volto e lo guardo sorpresa:- C’è
qualche problema Capo?-
- Ziva,
che succede?-
- Niente
perché? Dovrebbe succedere qualcosa?- Cerco di non
incontrare il suo sguardo ma
Gibbs capisce subito.
- Tu
e…
Tony.. vero?-
- Devo
fare il pieno al furgone, ne parliamo dopo okay?-
- No, il
furgone è a posto. Rispondi Ziva. –
- E va
bene – inspiro profondamente per farmi coraggio, quanto
vorrei che Tony fosse
con me:- Stiamo insieme. È successo ieri sera. –
- E come
mai proprio ieri sera?-
- Motivi
personali, Gibbs.-
- Ziva,
sono il tuo superiore e ci tengo a sapere il perché di
questo.-
-Perché
sono incinta, Gibbs. E questo l’ho scoperto ieri…
lo so abbiamo infranto le
regole e se sarà necessario, anche se a malincuore, mi
licenzierò ma per
favore, non metta in mezzo Tony… Non..-
-
Congratulazioni, Ziva. –
Lo guardo
stupita per la frase che mi ha appena detto, insicura di aver capito
bene:- C-
cosa?-
- Ho
detto… congratulazioni! Era ora che qualcuno si decidesse a
infrangere la
regola numero 12. Era così inutile, beh ho sempre pensato
che voi due fosti
fatti l’uno per l’altra. Non ne potevo
più di vedervi flirtare tutto il giorno.
–
Gli
zigomi mi si infiammano ancora una volta:- Non credevo di riuscire ad
uscire
viva da questa conversazione… Grazie, Capo. –
- E di
cosa? Però promettimi che starai tranquilla in questo
periodo: niente inseguimenti,
niente sparatorie, niente di niente. –
- Ho
capito. Niente divertimento..-
- Ora vai
dal tuo uomo, sono fiero di voi. – Gibbs si volta e si dirige
verso le scale,
io prendo l’ascensore.
Gibbs mi
ha detto “congratulazioni”? Non riesco ancora a
crederci. Arrivo al garage e
salgo sul furgone assieme a Tony e a McGee.
Ci
dirigiamo verso il luogo del crimine.
- McGee,
vai a casa. Per oggi hai lavorato abbastanza.-
- Grazie
Capo. A domani ragazzi.- McGee raccoglie tutte le sue cose e si dirige
verso
l’ascensore, io continuo a lavorare al caso dando
un’occhiata ogni tanto verso
la scrivania che ho di fronte e Tony guarda storto Tim
finchè prende
l’ascensore e ci saluta.
- Scusa
Capo… Possiamo andare anche noi?- Tony si rivolge a Gibbs
con un sorriso di supplica
e la risposta arriva subito, con Gibbs che spegne il suo computer:-
Avevo
bisogno di parlare con voi due. Abbiamo finito di lavorare per oggi.-
-
Con… noi?-
Tony guarda nella mia direzione e gli faccio capire che ho parlato con
Gibbs. I
suoi occhi si riempiono di terrore.
- E
perché capo?- Mi alzo dalla mia sedia e mi avvicino a lui.
- Mi
sembra evidente… No?- Lo sguardo di Gibbs si posa
ripetutamente su me e Tony,
creando in lui non poca ansia:- Vogliamo parlare di voi?-
- Capo,
so che abbiamo infranto le regole eccetera però…-
Tony inizia a parlare come se
volesse scusarsi e, quando è abbastanza vicino a me, gli do
un pizzicotto.
-Ahi!
Perché l’hai fatto?-
- Vuoi
smetterla Tony? Ascolta Gibbs e falla finita.- Sorrido al Capo e gli
intimo di
proseguire.
- Ziva mi
ha detto di voi due… E mi ha detto anche che è
incinta e tutto il resto…-
- E..?- Tony
incrocia le braccia sul petto e corruga un po’ la fronte,
come se dovesse
risolvere un caso difficile.
- A lei
l’ho già detto ma mi sento in dovere di dirlo
anche a te..-
Tony mi
abbraccia e mi sussurra all’orecchio:- Mi dispiace.-
- E per
cosa?- Mi scosto da lui e gli sorrido. Gibbs assiste alla scena in
silenzio.
- Okay
Capo… Raccolgo le mie cose, cercherò di liberare
la mia postazione il prima
possibile..-
- E
perché DiNozzo?- Gibbs lo guarda stranito.
- Non mi
sta licenziando?- Gli occhi di Tony si riempiono di speranza.
- No! Che
hai capito? Volevo solo farti le congratulazioni! Sono contento di voi
due e,
come ho già detto a Ziva, ero stanco di vedervi flirtare in
continuazione.-
- Grazie
Capo!- Tony abbraccia prima me e poi Gibbs e anche
quest’ultimo sorride
-
DiNozzo…-
- Scusa
Capo, mi stacco subito.- Tony si allontana da lui e si avvicina a me,
cingendomi con il braccio sinistro i fianchi.
- Ora non
vi resta che dare la notizia a McGee, Abby, Ducky e Palmer…
Ma prima andate a
casa. –
- Lo
faremo Gibbs, lo faremo. A proposito dove abitiamo per ora? Da me o da
te. -
- Da me
è
meglio ma per questa sera andremo a casa tua.-
Prendo
per mano Tony e ci dirigiamo verso l’ascensore, pronti per
tornarcene a casa
insieme.
Continua…
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dove meglio crede)
© elyxyz
Ciao
e tuttiii! Wow! Già 4 recensioni a neanche un giorno che ho
postato? Vi adoroooo!
Allora
andiamo per ordine number one! Ciao slurmina!
Posso abbreviarti con slurmy? Faccio prima... comunque grazie per la
recensione! Sono contenta di averti fatto ridere e che ti piacciano le
fanf con un "tivino/a" in arrivo! Grazie ancora ti aspetto con
impazienza! Ciaooo!
Numerooooooo
2! Cara la mia ladyCullen1991...
intanto thanks so much for your review! (si dice così? Mi
oare
di sì..) Ti rispondo per esteso tipo alle
elementari
quando c'è la consegna: "rispondi alle domande per
esteso"....
Allora... no non sapevo co quanta impazienza mi aspettavi
perchè
non mi hai recensito quindi... Non leggo ancora nel pensiero come
Eddino :):) Sono contenta perchè in questo capitolo tu lo
abbia
fatto :)) Io adoro Tony (non si è capito vero?!?), Gibbs
subito
mi stava antipatico ma adesso inizia a piacermi (caratterialmente
intendo, è troppo vecchio... anche Tony potrebbe essere mio
papà per età ma è così
affascinante... XD)
cercherò di sbrigarmi anche se devo ancnra iniziare il
prossimo
capitolo e quindi non arrabbiarti se ci metterò un po'.
Fammi
sapere che ne pensi del primo capitolo... A presto! (si spera) un
grossissimo saluto! P.S.: ci ho messo tanto a postare perchè
una
mia amica voleva prima recensire il primo capitolo e poi io avrei
potuto postare.... Lei deve ancora commentare ma non potevo aspettare
un minuto di più per aggiornare!
E...
per oggi ultima ma spero non ultima... piccoligiganti...
GRAZIEEE!!! Ti è piaciuta? Sono contenta... Grazie, a
presto! :)
Heilà!
Finalmente perchè non ne potevo più di aspettarti
:))
Cara (ti ringrazio qui perchè hai sbagliato a lasciare la
recensione, l'hai messa al primo capitolo XD)(altra parentesi: Sto
ringraziando in tempo no reale di più! c'è hai
proprio
appena appena recensito!... Agente_Speciale_Jessi
sono contenta che tu sia (un po') una mia fan! Davvero dici che io
scriva perfettamente?
Io credo di averne di strada da fare... e tantaaaa!!!! Non squagliarti
troppo perchè sennò non puoi più
aggiornare e
commentarmi! Eh! Sto già scrivendo il terzo capitolo... sono
a
circa la decima riga :) ha una sorpresaaaaa! Sto scrivendo anche
un'altra shot su Tony e Ziva e spero tu la legga il prima possibile!
Tanti baci... (non mi ricordo più dovevo dirti anche
un'altra
cosa ma mi sono dimenticata... vabbè) ciaooooooooooo!
Omioddio!!!
Un'altra recensioneeeeeeee!!!! E' un secolo che ci spero e ogni giorno
sono qui che guardo se qualcuno mi lascia un commentino piccolo
piccolo... e... oggi, appena tornata da scuola cosa vedo? Cosa vedoooo?
Un commentoooooooo!!!! Yyyyyeeeeeee!!! Sono no felice! Di
piùùùùùù!!!
Grazie mille Panty96!!!!!
Ti adooooroooo!!!! Cercherò di aggiornare presto e se ci
metto
tanto è perchè voglio sbalordirviiiii!!! O almeno
provarci! Ciaooooo ti aspetto con ansia al prossimo capitolooooo!!! xD
xD xD
Waaaaaaaaa!!!!
Un'altro commentoooo! Credo di essere la persona più felice
su
questa terra quando scopro che ho commenti nuoviiiiiiii!!!! (escludendo
quelli che sono appena diventati genitori, quelli che sono appena
usciti dalla guerra, quelli che sono riusciti a incontrare i loro idoli
e tutti quelli più felici di me xD Che sono davvero pochi lo
garantisco! xD) ho un senso di beatitudine in corpo che non
so!
Grazie ggigia!
Grazie grazie
grazie! Hai reso la mia giornata migliore e sono stracontenta che ti
piaccia come scrivo!!! Passa ancora da me! Baci!
Ciao Pocahontas...
Intanto bella la foto dell'avatar *.*... Comunque
sistemerò anche questo
capitolo... Beh, la reazione di Gibbs io l'ho trovata appropriata
perchè, alla fine, è come un padre per loro e con
quella
cavolo di regola dodici ha voluto solo mettere alla prova la sua
squadra (mio parere) e, per il resto, non so come rispondere...
Rileggerò il capiotolo e se trovo qualcosa che non va lo
sistemerò il meglio possibile... Con gli altri capitoli
spero di
non deluderti come ho fatto con questi e... Alla prossima!
|
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Capitolo 3 *** Si! ***
Si!
Hehehe…
Terzo capitolo… mah, chissà che cosa ne
penserete…
mi è stato chiesto di
aggiornare in fretta (ringrazio davvero di cuore tutti quelli che hanno
letto, commentato e apprezzato) e ce l’ho messa tutta, questa
volta non mi dilungherò, è
stato un capitolo difficile da sfornare… spero di
soddisfarvi al meglio.
Ringraziamenti
sotto, come sempre.
Buona
lettura la “vostra” (se mi considerate
così) BiEsSe.
Si
Ziva
Pov
Io e Tony
entriamo nel laboratorio di Abby seguiti a ruota da Gibbs, Ducky, McGee
e
Palmer. Lancio uno sguardo d’intesa a Tony, che risponde
subito e tocco la
spalla ad Abby che si gira velocemente sorridendomi:- Come mai tutti
qui?
Qualcosa mi dice che non c’entra niente il nuovo caso del
marine saltato in
aria. Alla fine non è uno dei nostri casi più
importanti… –
- No,
Abby. - Gibbs si avvicina a lei e le fa cenno di sedersi su uno degli
sgabelli
del laboratorio.
- Devo
preoccuparmi?- Chiede la nostra criminologa guardandomi spaventata e le
faccio
no con un cenno del capo, sorridendo sotto i baffi. Tony prende la
parola,
stringendomi la mano sotto al tavolo di acciaio ed io
rispondo alla stretta:- Ziva ed io dobbiamo
dirvi una cosa… una notizia ecco.- Tony sembra nervoso e si
passa una mano tra
i capelli prima di essere intimato da McGee di proseguire:- Dai Tony,
non
tenerci sulle spine!-
-
Ecco…-
- Tony?
Dovremmo tornare al lavoro, sempre che dopo questa notizia riusciamo a
farlo,
per oggi…– Gibbs lo interrompe con il suo solito
sguardo severo e Tony,
guardando prima me e poi il resto della squadra continua:-
Sì, ecco… volevamo
dirvi che io e Ziva stiamo insieme. Ecco l’ho detto.-
-
Finalmente! Visto McGee che quello che hai scritto nel tuo romanzo si
è
avverato? Lo sapevo! – Abby sembra davvero entusiasta della
notizia e corre ad
abbracciarci:- E da quanto? -
- Due
settimane. – Intervengo io sorridendo raggiante, stanca di
vedere la
conversazione da fuori.
- Evvai!
Finalmente i miei cari Tony e Ziva si sono decisi! Visto signor Palmer?
L’avevo
detto io!– Anche Ducky sembra felice della notizia e
così Palmer.
L’unico
che mi lascia qualche dubbio è McGee che sembra non
l’abbia digerita bene:
- McGee
che c’è? – Gli chiedo con fare
apprensivo avvicinandomi a lui.
- Non mi
dire Pivello che ti eri innamorato di Ziva?- Tony incalza un
po’ troppo
guadagnandosi un mio sguardo assassino.
- No,
è
che…-
- Che?
–
Chiediamo in coro tutti per sapere che gli è preso.
- Che
già
facevo fatica prima a sopportare tutti i vostri flirt e
adesso… Oh solo Dio sa
che cosa mi toccherà sopportare adesso! - Si dà
una pacca sulla fronte e scuote
la testa, così gli metto una mano sulla spalla e lo
rassicuro:- Tranquillo
McGee, per un po’ di tempo credo di non poter venire con voi
sui luoghi del
crimine… mi dovrò accontentare del lavoro
d’ufficio...-
- E come
mai? – Tutti mi guardano con aria interrogativa aspettando
una risposta, Gibbs
sorride facendo l’occhiolino a Tony.
-
Ecco…-
inizio con le mani sudate.
-
Noi…-
Continua Tony.
- Ancora
notizie? Oh mio dio credo che per faremo davvero fatica a tornare al
lavoro
oggi! – Abby si avvicina a noi con fare interrogatorio.
- Aspetto
un bambino! – Esclamo velocemente sputando fuori tutte le
parole.
-
E’
maschio o femmina?-
- Come lo
chiamate? -
- Di
quanti mesi sei? -
Tutte
queste domande ci sommergono completamente fino a quando Gibbs, con
fare
notevolmente autoritario urla:- Basta! Lasciateli respirare! Al lavoro
forza.
La pausa è finita.–
- Ma,
Gibbs, io voglio sapere tutto! – Si lamenta Abby.
- Niente
ma, Abby. Al lavoro. Ziva se vuoi torna pure a casa per oggi, vi deve
essere
costato un grande sforzo dirlo a tutti.-
- No,
Gibbs. Credo di poter sopravvivere. Non mi farai abbandonare questo
posto tanto
facilmente! – Faccio per allontanarmi dal laboratorio quando
tutti se ne sono
andati quando Abby mi chiama e così mi volto:-
Sì? -
La mia
migliore amica mi corre incontro abbracciandomi e mettendo una mano
sulla mia
pancia, anche se per ora non si nota proprio niente: - Congratulazioni
mammina.
–
Mi lascia
andare e le sorrido, prima di tornare alla mia scrivania, tre piani
più sopra.
Tony
Pov
Due mesi
dopo…
Tony,
respira.
Respira
profondamente. Respira come non hai fatto in vita tua. Respira ma,
soprattutto,
rilassati.
È
solo
una porta, una semplice e insulsa porta. Sì, okay
c’è un gradino ma gli scalini
si imparano a fare da piccoli. Tony, respira. Ed entra.
Alzo il
piede
piano, per toccare il marmo del piccolo gradino davanti a me. lo salgo,
una
porta di vetro antiproiettile blindata mi separa dal signore sorridente
di
mezza età al di là del bancone di marmo chiaro.
Metto una
mano al nodo della cravatta e la allento un po’. Suono il
piccolo campanello e
la serratura scatta, spingo la porta.
- Buon
pomeriggio signore. Posso fare qualcosa per lei?- L’ometto
basso che spunta dal
bancone mi sorride dietro quella montatura piccola e rettangolare dei
suoi
occhialetti appoggiati sulla punta del naso.
-
Sì,
cioè no.- Mi volto per tornare da dove sono venuto ma i
piedi non si decidono a
fare un passo. Rassegnato, mi giro ancora verso il nonnetto con pochi
capelli e
gli sorrido nervosamente:- Sì, okay. Può fare
qualcosa per me… mi serve… mi
serve…-
- Okay,
ho capito. Anni e anni di esperienza mi fanno capire al volo i clienti.
Le
serve un anello. È per la sua ragazza non è vero?
Tutti sono nervosi quando lo
vengono a comprare. È il passo più difficile.-
Ma come
fa questo hobbit a leggermi nel pensiero? Non sarà mica come
Mel Gibson in
“Quello che le donne vogliono” ma il suo potere
funziona al contrario?
Mi
avvicino al bancone con una aria rassegnata ma anche sospettoso e dico
all’uomo
bassetto:- Sì, mi serve un anello.-
- Come lo
desidera?-
-
Ehm…
allora… d’oro, sì decisamente
d’oro bianco. Con un piccolo diamante sopra e…
vorrei inciderci una frase sopra. È possibile?- Inizio a
sudare, non avrei mai
creduto di dover comprare un anello di fidanzamento, non
così giovane. Io, che
sono uno dei casanova più gettonati di Washington che si
sposa? Non mi sembra
ancora vero…
- Ma
certo… che cosa vorrebbe scriverci? –
L’omino calvo mi guarda sorridendo,
probabilmente ricordandosi di qualche suo ex cliente recidivo come me
all’idea
del matrimonio.
- Allora,
mi faccia pensare… Le dico tra un secondo, mi faccia
chiamare un collega..-
- Certo,
si accomodi pure. Non c’è nessun problema..-
Ziva
pov
La sera
stessa…
- Oh mio
dio! Non entro! Tony aiuto, ho qualche problema con il vestito!- Urlo
dalla
camera da letto dove mi sto preparando per uscire a cena. Tony mi ha
chiesto
disperatamente di uscire e io non ho potuto dirgli di no. Il problema
ora è
riuscire ad entrare nel vestito, dato che la pancia è
cresciuta di una taglia.
- Arrivo
amore!- Sento le scarpe italiane di Tony picchiettare il parquet del
salotto e
giungere fino in camera:- Eccomi, lascia faccio io. – Prende
delicatamente la
cerniera del vestito e con un colpo secco la tira su, creando a me non
pochi
problemi di respirazione.
Mi volto
verso di lui e gli sorrido, lasciandogli un leggero bacio e sistemando
la
cravatta che gli ho regalato per il suo compleanno. Poi mi viene in
mente
un’idea che a lui potrebbe fare piacere, sempre facente parte
del pacchetto
“Buon compleanno Tony”.
- Amore?
– Esordisco guardandolo con fare malizioso.
-
Mmm-mm?- Risponde seguendo i miei occhi e cercando ripetutamente di
baciarmi il
collo.
- Ho
un’idea… Mi è venuta in mente
un’attività dove non servono i vestiti.. Che ne
dici di approfittarne? Possiamo sempre annullare la prenotazione al
ristorante…-
Tony si
stacca dal mio collo e mi guarda contrariato: - Semmai dopo cena okay?
È una
settimana che ho prenotato e ci terrei che uscissimo questa
sera…- mi sorride
anche se ho capito che non è per la prenotazione, lui non si
fa problemi di
questo tipo. Probabilmente è per il suo compleanno dato che
quando ha compiuto
gli anni non abbiamo potuto festeggiare perché io a letto
con le nausee e lui a
letto con l’influenza. Poverino, mi vengono i sensi di colpa
a pensarci. Davvero
un bel regalo.
- Okay,
mi arrendo. – Gli sorrido di nuovo e prendo la borsa dalla
poltroncina in
soggiorno:- Andiamo? –
-
Andiamo… Guido io. –
- Tanto
per cambiare… -
- Vuoi
farmi vivere il giorno del mio non compleanno tutto intero? Ci tengo
alla
pelle… E non solo alla mia.- Appoggia delicatamente una mano
sulla mia pancia
ormai un po’ cresciuta e mi stampa un bacio, prima si salire
in macchina ed
avviare il motore.
Il
viaggio lo passiamo quasi tutto in silenzio, eccezion fatta per il
sottofondo del
nuovo cd di musica gregoriana che Abby ha regalato a Tony. Ad un certo
punto
però la curiosità inizia a farsi strada e non
posso fare a mano di chiedere a
Tony:- Allora, adesso mi dici dove stiamo andando? –
- Te
l’ho
detto andiamo in un ristorante molto, molto chic. – Mi
risponde con fare
allusivo non staccando gli occhi dalla strada e concentrandosi in
maniera molto
interessata sul contachilometri. Prendiamo la tangenziale e nel
frattempo Tony
mi dà una benda in mano per coprirmi gli occhi
cos’ eseguo gli ordini senza
obbiettare. Sento dentro una strana sensazione, come se dovesse
succedere
qualcosa. In questo momento mi sento davvero felice, una delle poche
volte in
cui lo sono stata davvero. Sento Tony spegnere il motore
dell’auto e uscire
dall’abitacolo per aiutare me a scendere. Mi porge la mano e
con un sorriso
esco anch’io.
Mi fa
camminare un po’ prima di fermarsi:- Okay – sento
che c’è nervosismo nella sua
voce, è un po’ più incrinata del
solito:- Siamo arrivati. Togli pure la benda.-
Sciolgo
il nodo e scopro gli occhi. Siamo al molo. Davanti ad un container
bianco.
-
Perché
mi hai portata qui? – Non riesco a capire il motivo della
scelta e lo guardo
storto.
-
E’ il
molo dove…- inizia la frase poi mi viene in mente che cosa
è successo in questo
molo e sorridendo completo la frase assieme a lui:- Ci siamo chiusi per
una
giornata dentro il container con i soldi falsi. –
Anche
Tony sorride e mi porge il braccio con galanteria:- Vieni, entriamo.-
Apre il
portone ed entriamo: nel mezzo si trova un tavolo per due con al centro
delle
candele, un piedistallo con un
secchiello per lo champagne, piatti d’argento sul tavolo
coperti da altri copri
pietanze d’argento, candele per creare atmosfera e scaldare
l’aria e fiori
tutto attorno, i miei fiori preferiti.
- Wow!
–
Sbatto le palpebre un paio di volte e una lacrima mi scende lungo lo
zigomo:-
E’, è bellissimo Tony, davvero.-
Lui si
volta verso di me e stampandomi un piccolo bacio sulle labbra mi
accompagna a
sedere.
- Sono
contento che ti piaccia. Ti ricordi di quando mi sei saltata addosso e
poi non
volevi più toglierti da sopra di me?
Ragazzaccia…- Tony si mette a ridere a
quel ricordo e così anch’io.
La serata
passa tranquilla ma ad un certo punto vedo che Tony inizia ad agitarsi
e a
schiarirsi la voce ripetutamente fino a quando gli chiedo:- Hai ancora
l’influenza? Cos’è stai male? –
- No, no
tranquilla. – risponde imbarazzato.
Passano
ancora un po’ di minuti e mentre chiacchieriamo sempre del
più e del meno Tony
mi prende una mano tra le sue e mi poggia un dito sulle labbra per
farmi
tacere, io decido di lasciarlo fare:- Ziva…- si passa una
mano tra i capelli
imbarazzato prima di ricominciare:- ho pensato ad un migliaio di posti
per
farti questa sorpresa ma pensando e ripensando a tutto quello che
abbiamo fatto
assieme, ho capito che il giorno in cui sono stato solo con te in
questo
container mi ha cambiato dentro, anche se non è successo
davvero niente tra noi
due, almeno non in senso fisico.- Fa una pausa per riprendere fiato poi
ricomincia, guardandomi attentamente negli occhi:- Però,
dopo quella giornata e
dopo la prima volta che sono venuto a casa tua, qualcosa è
cambiato dentro di
me. Non so che cosa mi fosse preso, però ogni volta che ti
vedevo ed ogni volta
che ti guardo ancora, il mio stomaco si stringe in una piacevole morsa.
Non so
se questo accada anche a te ma, mettendoci anni e mille frustrazioni
per
aspettarti, ho capito che è amore. E so che lo
sarà per sempre. – Si
inginocchia e mi tiene la mano sinistra, tirando fuori dal taschino
della giacca
una piccola scatoletta di velluto blu scuro. Apre la piccola scatolina
e dentro
c’è un bellissimo anello d’oro bianco
con un diamante incastonato sopra e
circondato da piccoli brillantini. Lo prende con delicatezza e mi
ripete la
domanda:- Vuoi sposarmi Ziva David? –
Oramai le
lacrime non ne vogliono sapere di fermarsi ma riesco a trovare la forza
per
rispondere:- Si! Certo che ti voglio sposare, Anthony DiNozzo.
–
Sul mio
anulare sinistro scivola l’anello, poi Tony mi dice:- Ci
dovrebbe essere inciso
qualcosa, se è sbagliato prenditela con McGee. –
Sorride, felicissimo del fatto
che tra poco sarò la signora DiNozzo.
Rigiro
l’anello e noto una piccola iscrizione al suo interno:
Anì ochev otach, ti amo,
in israeliano.
- Tony
non ho parole, è bellissimo! – Mi avvicino al suo
viso e i nostri nasi si
incontrano. Poi arrivano le sue labbra sulle mie ed un bacio si fa
strada tra
di noi.
- Mi hai
rubato l’anima, Ziva. -
- Anche
tu, Tony. –
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Eccoci
qui… spero vi sia piaciuta. Vi prego lasciate un parere, ci
tengo e non sapete
quanto. Alla prossima, con un grande bacio. BiEsSe.
Scusate
davvero tanto se non ho ringraziato subito appena ho visto le
recensioni ma ho avuto un po' da fare e questa settimana sono stata
poco su efp...
Iniziamo
dalla prima grazie mille Panty96!
Sono davvero contenta che tu mi segua così assiduamente!
Besitos!
Chi
tocca? Eccola la mia più grande fan (non credo ci sia
bisogno di mettere il nick ma lo metto lo stesso) Agente_Speciale_Jessi!!!!!
Ma ciaooo! Grazie mille per essere passata anche questa volta! Aspetto
che tu aggiorni e... P.S.: Tony è mioooooo!!!! xD xD
Cara piccoligiganti
te l'ho già detto che sono curiosa del motivo del nick?
Comunque sono davvero contenta che ti sia piaciuta!
Mia cara
ggigia
grazie per il "nostra"!!! Sono davvero felice!
Finalmente
una che si accorge della battuta sulla taglia! Grazie mille slurmina
(slurmy xD) a presto!
Ciao Jodie!
Grazie per la recensione così lunga! Sono contenta che tu
trova la fanf bellissimissima!
Ciaoooo roxy_xyz! Ti
avevo già notato in giro per il sito e ti ringrazio per aver
notato la storia e sono davvero che tu mi consideri "bravissima"!!! Un
baciotto a presto!
|
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Capitolo 4 *** La prima volta ***
La prima volta
Eccoci
con il nuovo capitolo (mi dispiace è un po’
cortin0)! Se non l’ho fatto nel
capitolo precedente ringrazio con il cuore in mano (non prendetemi
troppo alla
lettera xD) tutti coloro che si sono affezionati alla fanfiction e
quelli che
mi considerano “vostra” (mi sono quasi commossa per
le recensioni…). Vi adoro
(quasi come adoro Tony e Ziva xD).
Un grosso
bacio e buona lettura, BiEsSe.
La prima volta
- La
smetti per favore? Mi irriti. – Dico lanciando
un’occhiata da sopra il giornale
a Tony che continua a fare avanti e indietro nella sala
d’aspetto della
clinica.
- Sono
preoccupato, capisci? Preoccupato. – Mi risponde senza
smetterla.
- E di
cosa? Io sto bene quindi non dovrebbero esserci problemi.- Commento
chiudendo
la rivista.
- Non per
te o per lui/lei. Perché non so da che cavolo di dottore
siamo venuti. Vedi? Li
vedi questi diplomi sulle pareti? E se non fossero veri? E se si fosse
comprato
la laurea? E se io, io Tony DiNozzo stessi mettendo in pericolo la mia
quasi
moglie e il mio quasi figlio? Dici che non dovrei preoccuparmi?
– Mi guarda con
il terrore negli occhi, così mi alzo dalla sedia imbottita
blu elettrico e mi
avvicino a lui prendendogli una mano, l’altra me la mette
automaticamente sulla
pancia che, per fortuna, non è lievitata dalla settimana
scorsa:
- Hey?
–
Gli alzo il mento con la mano e lo obbligo a guardarmi negli occhi:-
Andrà
tutto bene okay? È la prima visita è normale che
tu abbia un po’ di paura, ce
l’ho anch’io… Se qualcosa non
andrà bene cercheremo un altro medico, non è la
fine del mondo.-
Tony mi
guarda con un sorriso furbetto:- Tu hai paura? La
donna di ghiaccio ha
paura? – Sembra quasi divertito.
- Ma mi
hai ascoltato o ti sei fermato alla frase “anch’io
ho paura”? – Mi risiedo
sulla sedia di prima con fare stressato e Tony mi segue.
-
Sì, sì
ti ho ascoltato però… Tu che hai paura?
–
- La vuoi
smettere? Appena arriviamo al lavoro uno scappellotto di Gibbs non te
lo toglie
nessuno! – Riapro la rivista che tratta di bambini scocciata
e mi rimetto a
leggere da dove ero rimasta.
- E dai!
No ti prego! Lo scappellotto di Gibbs no! –
- Non
voglio sentire ragioni, Tony…-
Mentre
pronuncio la frase un dottore anziano e con dei baffetti bianchi si
avvicina a
noi:- I signori DiNozzo? –
- Siamo
noi. – Tony si alza scattante con un sorriso stampato in
faccia ed io lo seguo
nell’ambulatorio, raccogliendo prima la mia borsa.
- Eccoci
qui.- Il medico ci fa accomodare di fronte alla sua scrivania e si
lascia
andare pesantemente sulla sua sedia completamente rivestita di pelle
nera:- E’
la vostra prima visita vero? – Prende alcune scartoffie e ci
scrive sopra
qualcosa in una grafia incomprensibile poi si mette un paio di
occhialetti a
mezzaluna sul naso e ci guarda con un
sorrisino da ebete, dove noto che gli manca un dente.
-
Sì…-
Rispondiamo in coro io e Tony lanciandoci uno sguardo, vedo che
è particolarmente
nervoso.
- Si
vede. Bene. Prego si stenda pure sul lettino. Che iniziamo…
Io prendo
l’occorrente.-
Tony si
alza fulmineo dalla sedia e si sdraia sul piccolo lettino rivestito di
finta pelle
marrone posizionato accanto a vari poster di bambini e
quant’altro,
guadagnandosi un’occhiata assassina da me e una perplessa dal
dottor Ford.
- Scusi?
– Ford si schiarisce la voce e si passa una mano sui pochi
capelli che gli sono
rimasti a causa della calvizie incipiente cercando di far capire a Tony
che sta
sbagliando qualcosa:
- Non so
se ha mai fatto una visita del genere ma non è lei che si
deve stendere, è sua
moglie. –
Tony
finge che non sia successo nulla e risponde con nonchalance al
dottore:- Stavo
testando il lettino. Non vorrei rischiare che sia scomodo. Ci tengo
alla salute
della mia compagna. Si ricorda quel film? Junior? Dove Arnold
Schwarzenegger si
fa mettere incinto? Trovo che sia un film molto bello…
L’ha mai visto lei
dottore?– Si alza e si sistema con un colpetto il completo
Armani grigio scuro.
- Ehm,
sì. L’ho visto… Vogliamo iniziare?
Avrei un altro appuntamento dopo… Prego
signorina.-
Mi stendo
sul lettino e Ford mi applica un gel freddo sull’addome,
prende poi una specie
di penna gigante e me l’appoggia sulla pancia dove inizia a
fare un rumore
sordo.
-
Ed ecco
a voi il vostro futuro piccolino! – Si volta verso di noi
sorridendo anche se non vedo granchè. Solo una piccola
pulsazione che il medico ci spiega essere il cuore. Tony mi stringe la
mano sorridendo e gli
chiede prontamente:- E’ un maschio? O è una
femmina? Sa,
io e un mio collega
abbiamo fatto una scommessa. –
- Hai
scommesso con McGee sul sesso? – Lo guardo male e scuoto la
testa.
- Non con
McGee… Con Palmer.- Mi sorride con quel suo sorriso
sornione, quasi come un
bambino che ha appena rubato delle caramelle dal vaso della nonna.
-
Oh, mio
caro. Non si può dire ora il sesso, è ancora un
po’
troppo presto per questo
genere di informazioni. E' la prima volta che vediamo questo
frugoletto. Però posso dirvi che va tutto bene e che sia la
madre
che il piccolo sono in ottima salute. Lei è di undici
settimane
giusto?–
-
Sì,
scadono dopodomani. –
- Perfetto
allora, le prescrivo delle analisi del sangue e qualche altro
controllino per
tenere tutto a posto, noi ci vediamo fra un mese se ha bisogno di
qualsiasi
cosa mi chiami pure, sarò sempre disponibile. –
Il medico
mi consegna il suo biglietto da visita e terminati tutti i controlli,
ci lascia
andare a casa.
Saliamo
in auto e Tony accende il motore:- Vuoi venire al lavoro o preferisci
stare a
casa? –
-
Lasciami a casa. Devo fare assolutamente una doccia per tirare via
questa roba
appiccicosa. Passo io dal lavoro più tardi okay? Devo anche
far vedere le foto
dell’ecografia ad Abby… che credo
impazzirà. –
Il
viaggio verso casa lo passiamo parlando del medico strano ma
convincente e Tony riesce a farmi ridere
con le sue battute stupide. Mi lascia davanti al vialetto di casa
nostra e,
prima che io possa scendere dalla macchina, mi scocca un bacio
dicendomi con il
più bel sorriso che io abbia mai visto:- Ti amo. A dopo.-
Esco
dall’auto prendendo la borsa ed entro in casa facendo un
cenno con la mano a
Tony che parte a tutta velocità verso l’ufficio.
Lascio le
chiavi sul tavolino e, dopo essermi spogliata, mi dirigo verso il
bagno. Apro
il getto dell’acqua calda e mi ci fiondo sotto, per
rilassarmi. Massaggio con
delicatezza i capelli e respiro profondamente pensando a Tony. Al suo
sorriso,
ai suoi occhi, a quelle piccole rughette d’espressione, tutte
le sue stupide
battute. Sorrido al solo pensiero di come sarà la nostra
famiglia.
Dopo
circa un quarto
d’ora esco grondante e
mi avvolgo nell’asciugamano grande e bianco appoggiato vicino
al lavandino, poi
vado in camera per vestirmi per il lavoro. Indosso una maglia verde
petrolio,
dei jeans e un paio di converse… mi attende solo una
montagna di mandati,
rapporti e scartoffie da compilare. Controllo di avere tutto, comprese
le foto
per Abby.
Quando
sono pronta esco di casa, chiudo a chiave il portoncino e salgo in
auto. Avvio
il motore ed esco dal vialetto.
Non
faccio in tempo ad accorgermi che un’auto sta arrivando a
tutta velocità e non
riesco a frenare, sento una frenata violenta e un boato, un colpo
fortissimo
sulla fiancata dalla parte del passeggero e un odore forte di sangue,
un dolore
fortissimo alla tempia poi un’oscurità densa.
Buio nient’altro
che buio.
Una nota per Pocahontas...
Avevo usato "finchè" ma poi mi sono corretta con un
"mentre"! xD
Un piccolo avviso prima dei
ringraziamenti: Mi dispiace se con questo capitolo vi ho deluso, se non
vi sareste mai aspettati che sarebbe successo questo ma la vita non
è tutta rose e fiori e il momento più triste deve
ancora arrivare (non vi svelo niente e non vi dico quando
arriverà) mi dispiace per loro e non sapete quanto, ma (non
confermo niente però) forse, e ripeto forse ci
sarà un finale felice per loro due. Spero mi seguirete fino
alla fine della faccenda.
Siamo già ai primi
ringraziamenti (perdonatemi se non ringrazierò tutti subito
ma cercherò di farlo nel minor tempo possibile)
- Emily Doyle: non mi
sarei mai aspettata che tu commentassi questa fanf quindi questo grazie
vale doppio perchè mi piace davvero come scrivi! xD
- Agente_speciale_Jessi:
ti ringrazio per tutti e due i commenti e non ti svelo assolutamente
niente di niente. Mi dispiace che tu sia così angosciata per
questo finale di capitolo ma è così... Riguardo
al mio nick.. Beh non so se hai notato ma mi chiamo Sara quindi la
"EsSe" sta per l'iniziale.. la "Bi" per il cognome che però
(perdonami) preferisco non svelare. xD E perchè il
tuo nick? Comunque al prossimo capitolo e un bacio! xD (so che non
dovrei mettere faccine felici però dai, non muore nessuno...
FORSE)
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Capitolo 5 *** Ghiaccio ***
Ghiaccio
Ghiaccio
-
DiNozzo…- Gibbs mi chiama in ascensore con un cenno del capo.
- Arrivo
Capo. – Entro con lui in ascensore e appena partiti Gibbs lo
ferma con la
solita, dannatissima levetta:- Devo preoccuparmi? –
- Ci
hanno chiamato per un caso… Rilassati, ma è
coinvolto uno dei nostri agenti…Spero
non sia nulla di grave. –
Un lampo
a ciel sereno. Ziva non è ancora arrivata e sono passate
più di tre ore. Per di
più ha
il cellulare spento. Lei non lo
tiene mai spento se non è con me. non da tre mesi a questa
parte.
Sto
sperando con tutto me stesso che non sia successo quello che presumo:
- E’
coinvolta Ziva? – La voce non riesce a reggere
sull’ultima parola e il fiato mi
si mozza, facendo incrinare la voce.
- Mi
dispiace, Tony. Mi sembrava giusto che lo sapessi prima degli altri.
Stanno
portando Ziva in ospedale, quello più vicino a casa vostra,
non so le sue
condizioni ma
voglio che tu vada
immediatamente da lei.–
- Allora che ci facciamo ancora in questo
dannato ascensore?!? – Non avevo mai alzato la voce
con Gibbs.
Il Capo
fa ripartire subito la scatola metallica e, uscendo, McGee cerca di
capire che
ho anche se non lo guardo neanche perché troppo impegnato a
prendere le mie
cose e scappare via verso l’ospedale.
Scelgo le
scale per fare più in fretta e una volta arrivato in garage,
corro verso l’auto
e parto sgommando a tutta velocità.
Azzardo
qualche sorpasso di troppo e me ne frego dei limiti di
velocità anche se la
colonna dell’ora di punta non mi aiuta di certo. Ho davanti
agli occhi solo un
immagine.
Lei.
Le
lacrime iniziano a scendere incontenibili. Lei che avrei dovuto sposare
tra non
molto. Lei che mi sorride con quei suoi occhi profondi che mi hanno
fatto
impazzire dalla prima volta in cui ci ho guardato dentro. Lei che ho
odiato
così tanto per delle piccolezze e lei che ora amo
così tanto. Lei che non può
andarsene perché non riuscirei a vivere senza di lei.
Il
parcheggio dell’ospedale è un po’
affollato ma con una buona dose di fortuna,
se tutta questa situazione si può definire fortunata, riesco
a trovare
parcheggio non troppo distante dall’entrata.
Chiudo
l’auto con la chiusura centralizzata e mi fiondo al
centralino. Dietro
all’enorme bancone c’è una ragazza
davvero carina ma metto da parte sempre la
solita maschera di latin lover e gli chiedo con urgenza:- La signorina
Ziva David…
Dovrebbe essere arrivata da poco qui. –
- Lei è?
- La minuta biondina mi sorride ma non ricambio, devo solo concentrarmi
su
Ziva. È la mia unica preoccupazione, per ora.
- Anthony
DiNozzo il suo compagno. – Mi passo una mano tra i capelli
pregandola
silenziosamente di muoversi.
- Mi
dispiace non posso farla entrare. Solo parenti stretti. Fratelli,
sorelle o
genitori. Deve avere un documento. Oppure può tornare
nell’orario di visita:
dalle otto alle nove e mezzo, la sera. -
- Non me
ne frega un cazzo se serve un documento o meno! Probabilmente la
persona più
importante della mia vita è in una di queste stanze e non so
che cosa le stia
succedendo! E per di più è incinta! Voglio
vederla… ORA!-
Batto un
pugno sul bancone e la signorina ha un sussulto per le mie lamentele,
quando
poi si arrende e dicendomi:- Stanza 43, secondo piano.– mi
lascia passare.
Ho il
fiatone quando arrivo alla stanza e la vedo dal vetro: è
stesa sul letto,
indossa una delle camicie da notte che forniscono in dotazione gli
ospedali ma
è lo stesso bellissima, sembra tranquilla con gli occhi
chiusi. Noto un ematoma
sul braccio sinistro e una fascia sopra il sopracciglio, dalla stessa
parte poi
il polso destro ingessato. Non sembra abbia niente di grave
così faccio per
entrare, quando una voce profonda e maschile mi ferma:
- Scusi
Lei è? –
- Agente
speciale Anthony DiNozzo, NCIS. Il fidanzato. –
- Allora
posso dare la notizia a lei…- il medico in camice bianco mi
osserva con
un’ombra negli occhi, poi abbassa lo sguardo fissandosi
intensamente le
ciabatte di gomma consumate.
- E’ una
brutta notizia? Devo preoccuparmi? -
- Vede…-
inizia con fare esitante:- Credo lei sapesse che la signorina aspettava
un
bambino..-
- Sì
perché? – Lo guardo spaventato, mi immagino la
risposta e quello sguardo è più
limpido di un lago.
- Ecco…
ha avuto un aborto spontaneo a causa dell’impatto. Mi
dispiace.- Detto questo
mi tocca il braccio, come per incoraggiarmi e se ne va in silenzio.
Mio
figlio. Nostro figlio. Non ce l’ha fatta. Ora come
farò a dirlo a Ziva? Come
reagirà lei? Che cosa succederà adesso?
Mi sembra
di essere al punto di una storia, ma non so se ne andremo a capo.
Certo, io la
amo anche se non glielo ho mai detto però…
è palese. E se per lei non fosse
così? Alla fine siamo stati catapultati in questa storia
solo per quel… fatto.
Quel fatto che ci ha fatto capire che dovevamo stare insieme, quel
fatto che
ora se ne è andato… Per sempre.
È strano
di come il destino giochi von noi; sì, perché
alla fine siamo solo delle pedine.
Delle pedine con emozioni e sentimenti ma a cui non gliene frega un
cazzo a
nessuno di che cosa proviamo. Arriviamo a vivere per qualcun altro, a
prosciugarci e logorarci l’anima per niente. Alla fine
moriremo, è questo il
nostro unico destino.
Respiro profondamente
per cercare di mantenere la calma, è di questo che Ziva ha
bisogno ora.
Appoggio la mano sulla maniglia della porta e l’abbasso con
una lentezza che
non mi sembra mi appartenga. La vedo. La vedo non attraverso il vetro,
la vedo
lì a pochi metri da me. Sembra così indifesa.
Sembra abbia bisogno di me.
L’istinto
sarebbe quello di correre da lei se abbracciarla ma mi avvicino piano,
i miei
passi che si sentono appena.
Affianco
al letto c’è una sedia di plastica pieghevole e mi
ci siedo sopra poi le prendo
la mano ed inizio a disegnare dei piccoli cerchi immaginari sul suo
dorso. Poi
un bisbiglio mi fa sussultare:- Hey..-
È Ziva,
ha aperto gli occhi. Il suo sorriso mi fa tirare un respiro di sollievo
e le
rispondo sorridendo anch’io:- Hey. Come stai? –
Stringo un po’ la presa sulla
mano per farle sentire che ci sono, ci sono più di chiunque
altro e lei lo sa.
- Un po’
ammaccata ma va tutto bene. –
Tutto
bene. Sì, magari andasse tutto bene. A quelle parole non
riesco a rispondere
con un sorriso e distolgo lo sguardo.
- Tony,
succede qualcosa? –
- No, no.
Tutto okay. Mi sei mancata sai? – Non riesco a guardarla
ancora in faccia.
- Tony,
so che c’è qualcosa che non va. Ti conosco troppo
bene. –
Stupido.
Come ho potuto dimenticare che non posso mentire a Ziva?
- Okay. –
Respiro profondamente mentre penso disperatamente alle parole da
dirle:- Ecco…
Durante l’incidente nostro figlio non ce l’ha
fatta. I medici hanno detto che
ti riprenderai presto e mi dispiace tantissimo. Ma sappi che ci
sarò sempre… lo
sai che ti amo. –
Mi alzo
per abbracciarla ma non ricambia. Quando la lascio mi guarda con degli
occhi
che ho già visto, quegli occhi freddi e vuoti. In Somalia,
ecco dove li ho
visti.
Sembra
che non ci sia niente dentro di lei. O meglio, solo uno strato di
ghiaccio che
congela la sua vera personalità.
- Anch’io
ci sono rimasto molto male… Ma lo affronteremo insieme. -
Non
ricevo nessuna risposta, sembra se ne sia momentaneamente andata
chissà dove.
Poi mi chiede, in un sussurro poco percettibile:- Tra quanto
potrò andarmene a
casa? –
- Non lo
so. Dipende tutto dai medici. Vado a vedere se è arrivato
qualcuno. Non ti
preoccupare, lo dico io agli altri. –
Mi
allontano dal suo letto, gli occhi di ghiaccio non l’hanno
abbandonata, e
faccio per uscire.
- Tony? –
Mi volto
di scatto, il suo sorriso mi manca già:- Dimmi, piccola
ninja.-
- Salutami
gli altri quando li vedi. –
Sorrido
uscendo.
Mi sembra
irreale il fatto che Ziva non abbia pianto ad una notizia
così orribile. Lei e
il suo modo di mostrarsi forte… Se sapessi come sciogliere
quel ghiaccio che si
è formato così improvvisamente in lei.
Gibbs, affiancato da
Ducky, Abby e McGee è
appena fuori dalla stanza e mi guarda apprensivo. Abby si avvicina
velocemente
per abbracciarmi e McGee mi poggia una mano sul braccio. Gibbs,
prendendo un
sorso di caffè, mi chiede indicando la porta della stanza:-
Come sta? –
- Ha
perso il bambino, Capo. Appena ricevuta la notizia i suoi occhi sono
diventati
come freddi. Non so che cosa devo fare…- Mi siedo su una
delle sedie nel corridoio
e mi prendo la testa tra le mani. Solo ora mi accorgo che mi sembra
scoppi.
Questa è una delle tipiche giornate in cui vorresti
cancellare tutto, in cui
dici “Se tornassi indietro…”. Ma non
posso tornare indietro, non possiamo. Io e
Ziva dobbiamo andare avanti insieme come abbiamo sempre fatto, anche
sul posto
di lavoro.
- Abbi
pazienza Tony. E se avrai bisogno noi ci saremo per qualsiasi cosa.
– Abby si
siede vicino a me e appoggia la testa contro la mia spalla, le sue
codine nere
che mi fanno un po’ di solletico sulla nuca.
- Noi
andiamo, DiNozzo. Stateci bene e fateci sapere. Ti do la settimana
libera, non
venire in ufficio. Salutaci Ziva. –
- Anche
lei vi saluta, Capo. –
Li guardo
allontanarsi tutti insieme, con Abby che ogni tanto si gira con il viso
triste.
Appena vedo che scompaiono dalla mia vista mi avvicino ad un piccolo
armadietto
con dei fascicoli al suo interno a gli tiro un pugno, cacciando un
urlo. Poi le
lacrime scendono come un fiume in piena, più di prima,
quando stavo guidando
verso questo dannatissimo posto. Gli occhi mi bruciano e il mal di
testa non accenna a
fermarsi. Non so che cosa
pensare, che cosa devo fare, come comportarmi con Ziva… Non
so niente, ma
dietro quegli occhi di ghiaccio so che c’è
moltissimo e se anche ci volesse una
vita per farli tornare gli occhi che ho sempre amato, io non
mollerò mai.
Continua…
Angolino: Non
so come sia venuto,
secondo me ho scritto parole migliori. Accetto le critiche e questo
capitolo
probabilmente cambierà in corso d’opera per
renderlo il migliore possibile. Un
bacio a tutti.
BiEsSe.
P.S.: Scusate
per l’attesa!... Forse è un po' OOC? Mi scuso anche perchè probabilmente ci metterò un po' a pubblicare un nuovo capitolo... Devo farlo spettacolare! Un bacio!
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Capitolo 6 *** Amore mio ***
Amore mio
Amore mio
Mi sento
inutile. Completamente inutile.
Sì,
esatto. Avete capito bene.
Ed
è la
prima volta che mi sento così; proprio un bello schifo.
Due
settimane.
Sono
passate due stramaledette e lunghissime settimane
dall’incidente. Quindici
giorni, trecentosessanta ore, ventunmilaseicento interminabili secondi.
Ziva
è
più fredda di un blocco di marmo e… e non so che
fare. Mi sembra di non contare
più nulla per lei, che lei sia stata con me e abbia deciso
di sposarmi solo per
nostro figlio.
Già,
nostro figlio. Che cosa starei facendo
ora se due settimane fa avessi aspettato Ziva prima di andare al lavoro?
Diavolo,
mi sento terribilmente in colpa. Pensare che il nostro futuro sia stato
cancellato con un colpo di spugna mi fa venir voglia di urlare. Di
sfogarmi con
qualcuno. Ma non posso, non davanti a Ziva.
Lei
è in
camera nostra, rannicchiata sul letto, la luce del comodino accesa. Sta
così da
quando è tornata; mi sembra che mi abbiano lasciato il suo
involucro, senza
niente dentro. Con nostro figlio sembra se ne sia andata via anche lei.
Non
l’ho
mai sentita o vista piangere una volta, non l’ho
più vista ridere, non l’ho
sentita urlare di disperazione, se l’abbraccio mi abbraccia
anche lei
automaticamente senza alcun sentimento, se la bacio…
è da giorni che le mie
labbra non toccano le sue.
È
incredibilmente dimagrita, non mangia più. Un giorno sono
tornato dal lavoro e
non ho trovato neanche una pagina di tutte le riviste o i libri sulla
maternità
che avevamo comprato o che le avevano regalato: mi ha detto che sono
tutte
cretinate.
Non abbiamo
mai affrontato l’argomento veramente. Cioè, io
vorrei farlo ma Ziva no; e la
rispetto.
Mentre
lei è in camera, io sono in soggiorno a fingere di vedere
una delle puntate
vecchie della mia collezione di “Magnum P.I.”.
Mi fa
troppo male vederla così, sento un dolore fisico.
Mi alzo
dal divano e vado piano in camera nostra, mi siedo sul letto affianco a
Ziva;
lei si volta e mi sorride, se quella specie di smorfia posso definirla
un
sorriso.
-
Possiamo parlare? – Mi sistemo meglio sopra le coperte e mi
appoggio con la
schiena alla testiera.
- E di
che cosa? – Ziva, invece, non accenna a muoversi minimamente.
- Di come
ti senti per esempio. Di quello che ti sta succedendo, Ziva. Oramai non
ci
capisco più niente. Vorrei aiutarti, ma non so come fare,
vorrei dirti che va
tutto bene ma so che non è davvero così, vorrei
farti dimenticare tutto ma non
ce la posso fare da solo. Vorrei capire semplicemente. Credo che questo
sia
lecito. –
- Non
voglio far soffrire anche te. È meglio per tutti e due se mi
tengo tutto
dentro, mi passerà stai tranquillo. – Sorride
ancora, non crede neanche lei a
quello che sta dicendo.
- Ma lo
vuoi capire che io sto già male? Capisci che se ti vedo
così sento solo un
vuoto dentro il cuore? Io rivoglio la MIA Ziva! Io ti rivoglio
indietro! Non ti
riconosco più, cazzo! Non so che cosa pensare, se mi vuoi
ancora accanto o se
sia meglio finirla qui! Ma sappi che ti amo e sarà per
sempre, questa volta. Non
so se tu ricambi davvero e il fatto di non volermi far capire quello
che stai
provando mi fa stare male. –
Mi alzo
dal letto con la testa che gira vorticosamente; poi impongo alle mie
gambe di
muoversi e uscire da quella stanza oramai troppo piccola per entrambi.
Non
voltarti indietro, Tony.
Arrivo
sulla soglia, vado a fare un giro, a schiarirmi le idee con un
po’ d’aria
fresca. Forse davvero non c’è futuro per noi due.
-
Tony…-
La voce di Ziva mi fa voltare… non riesco proprio a fare il
duro con lei.
- Dimmi.
– Mi passo una mano tra i capelli e a vederla così
la morsa allo stomaco si
stringe ancora di più: Ziva porta la sua tuta preferita, ha
i capelli
disordinati, le occhiaie e lo sguardo triste. Sì, il
ghiaccio è scomparso dai
suoi occhi ma dentro a quelle perle nere vi leggo tantissimo dolore.
La mia
Ziva… pensare a quella donna così forte che ho
conosciuto così tanto tempo fa;
non che darei per averla indietro con me.
- Mi
dispiace. Ti amo anch’io ma il mondo mi è crollato
addosso dopo tutto quel che
è successo. Non metto sicuramente in dubbio le tue parole ma
non ti voglio far
soffrire.
L’ho
già
fatto tante, troppe volte e mi sentirei ancora più svuotata
a pensarti infelice
per colpa mia; forse è meglio se la chiudiamo qui, almeno
fino a che non mi
sarò ripresa. –
- Non ci
eravamo promessi di affrontare tutto insieme? Ne abbiamo passate tante,
supereremo anche questa. – Non ci voglio credere, non
può finire.
- Questa
volta è diverso, Tony. Ho bisogno di tempo. – Si
avvicina lentamente a me e mi
prende le mani. I suoi occhi fanno piovere qualche lacrima e prendo il
suo
corpo per stringermelo al petto, un’ultima volta. Annuso il
suo profumo per
fare in modo di imprimere questo ricordo nella mente.
Non avrei
mai pensato che sarebbe finita così tra noi, se qualcuno me
l’avesse detto gli
avrei riso in faccia. Eppure eccomi qui, a cercare di non dimenticare
quel viso
che ho visto così tante volte, a quegli occhi
così profondi, al suo sorriso, a
quello che abbiamo fatto insieme… A noi.
Con il
cuore in gola lascio un piccolo bacio sulla fronte della donna per cui
darei la
vita, poi prendo un borsone appoggiato vicino alla cassettiera e lo
riempio con
la mia roba.
Ziva mi
guarda mortificata, le braccia incrociate al petto, i capelli
disordinati e le
lacrime lungo gli zigomi. Dio quanto è bella anche
così.
Quando ho
finito di prendere tutto esco dalla stanza dopo aver ammirato quella
che avrei
creduto di sposare per l’ultima volta.
Recupero
le chiavi di casa – la mia vecchia casa – e apro la
porta. Ziva mi segue e mi
chiama.
Mi volto
ancora, tutto questo è davvero troppo snervante.
-
L’anello. – Se lo sfila da quella mano da cui non
è mai uscito e me lo porge,
cercando di evitare di guardarmi negli occhi.
- No,
tienilo tu. Voglio credere che non sia finita, non ora. Ti
terrò con me, per
sempre. –
-
Anch’io. A presto, amore mio. –
Amore
mio. Non l’ha mai detto a nessuno che io sappia, neanche a me
finora.
Dovevamo
arrivare a questo perché Ziva lo ammettesse?
Esco da
casa “nostra” e mi chiudo la porta alle spalle.
Appoggio il borsone per terra e
mi lascio scivolare lungo la porta di legno massiccio; la testa sembra
scoppiare e la tengo tra le mani, come per voler cancellare tutti i
ricordi di
questa terribile serata.
Poi, per
la prima volta da due settimane, piango anch’io.
BiEsSe’s
corner: Okay, lanciate pure tutte le pietre e i pomodori che volete. Mi
dispiace se ho deluso voi e le vostre aspettative. Scusate per la
brevità del capitolo.
Non ho
niente da dire, vi aspetto al prossimo.
Un bacio.
BiEsSe.
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Capitolo 7 *** Cambiamenti ***
Cambiamenti
Cambiamenti
Tony pov
È
strano
di come la vita decida di cambiare il destino di qualcuno, di toglierti
quello
che hai di più caro, ti privarti della felicità.
È strano
di come tutto si prenda gioco di te in meno di mezz’ora.
È strano
di come la tua esistenza vada a rotoli e la persona che ami ti lasci,
le tue
giornate perdano qualsiasi senso e la data che avevi cerchiato con tre
diversi
evidenziatori sul calendario sia diventata un giorno come un altro,
perché il
tuo matrimonio è stato cancellato.
Odio i cambiamenti.
Non li
sopporto, semplicemente.
Vorrei
sapere che abbiamo fatto di male io e Ziva per meritarci tutto questo;
per
perdere il bambino e lasciarci.
Per non
vederci o sentirci da una settimana.
Chissà
come sta lei, ora. Chissà come stava un’ora fa,
come starà domani mattina.
Me lo
chiedo costantemente, oramai. Devo ancora abituarmi alla sua assenza
quando mi
sveglio, al fatto che deve ancora tornare al lavoro, al fatto che non
so che
cosa succederà. Ho perso tutte le certezze che avevo quando
quella stupida sera
sono uscito da casa “nostra” per l’ultima
volta.
Anzi, una
certezza ce l’ho. Almeno un’altra volta devo
vederla. Ha l’anello, il che vuol
dire che non è finita, non definitivamente almeno.
Cammino
velocemente cercando di non arrivare tardi al lavoro, ho la barba lunga
e mi
trovo davanti a uno dei tanti “Starbucks” che
affollano il centro di
Washington. L’aria del mattino è fresca e serve a
svegliarmi un po’, prima che
Gibbs se la prenda con me per l’ennesima mattinata in cui
arrivo al lavoro stanco
per il poco sonno, dimostrandomi un agente poco efficiente, almeno
nell’ultimo
periodo.
Cammino
così in fretta che non riesco neanche a vedere la persone
che schivo durante il
mio tragitto, fino a quando non sbatto contro una ragazza.
- Scusi.
– Balbetto velocemente prima di tornare sui miei passi.
- Tony? –
Una voce femminile, che ho già sentito da qualche parte mi
fa voltare.
- Si? –
Rispondo, non prestando più di tanta attenzione alla donna
che ho di fronte:
capelli castano sul rosso, occhi tra il verde e l’azzurro,
uno sguardo che ho
già visto tante, troppe volte. Poi mi ricordo chi
è lei. Una donna che avrei
giurato di amare, fino non molto tempo fa, prima di accorgermi davvero
di Ziva.
- Come mi
sei mancato! –
Jeanne.
Jeanne Benoit. L’ultima persona che avrei voluto vedere. Come
ho fatto a
dimenticarmene, non lo so nemmeno io. Ma ho altro per la testa, al
momento.
Mi prende
tra le braccia sistemandosi la borsa che tiene sulla spalla e mi
stringe
calorosamente. Poi mi rivolge il suo sorriso, quel sorriso che mi ha
fatto più
volte venire i brividi dietro la schiena.
- Ciao. –
Rispondo impacciato, cercando di sciogliere la sua presa: - Scusa ma
dovrei
andare al lavoro, ora. –
- Oh,
andiamo. – Mi lascia andare finalmente:- Dì al tuo
capo che arriverai in
ritardo… Fallo per una vecchia… -
Lascia la frase in sospeso, sperando che
io
la finisca.
-
…Amica.
– concludo:- Una vecchia amica. –
- Amica.
Solo una vecchia amica. – Mi guarda, cercando di nascondere
il suo disappunto
per la mia affermazione.
- Scusa
ma devo davvero andare adesso. – Faccio per voltarmi ma
Jeanne mi trattiene il
cappotto.
- Tony, è
da tempo che vorrei parlarti. Prenditi un permesso dal lavoro. Per
favore. –
Sembra
davvero intenzionata a parlare con me, così acconsento.
- Okay,
un’ora però. Non di più. –
Prendo il
cellulare e con la chiamata rapida compongo il numero
dell’ufficio.
- Si,
Gibbs. – Risponde la voce un po’ metallica del mio
capo.
- Capo,
sono io. –
-
DiNozzo, saresti dovuto essere qui almeno dieci minuti fa. Il crimine
non
dorme. Mi sembra di essere sempre stato chiaro riguardo a questo.
–
- Sì,
Capo. Solo che volevo prendere un’ora di permesso. Poi arrivo
in ufficio. –
- Eh va
bene, se proprio è necessario. Fai in fretta
però, non lavoro bene con la
squadra decimata. –
- Ziva
non è venuta? –
- No,
DiNozzo. Non è venuta neanche oggi. –
- Okay,
Capo. Grazie. A dopo, cercherò di essere veloce.
E… scusami. –
- Mai
chiedere scusa, Tony. È segno di debolezza. –
- Certo,
Capo. –
Riaggancio
e mi giro verso Jeanne che, mio malgrado, è ancora
lì ad aspettarmi.
- Mi
concedi solo un’ora? –
- Un
monologo di un’ora credo basti. – Cerco di essere
il più freddo e distaccato
possibile, anche perché non mi riesce di fare altro.
- Ho
capito. Non credo tu abbia niente da dirmi. –
- Credi
bene. –
-
Entriamo in un bar o restiamo qui a gelare per un’ora?
–
- Vada
per il bar. Non sopporto il freddo. –
Il suono
della campanella indica il nostro ingresso e ci sediamo ad un tavolino
per due,
vicino alla porta d’entrata. Jeanne si toglie il capotto e si
posiziona di
fronte a me, come ai vecchi tempi.
- Non hai
una bella cera, Tony. Passato una nottataccia? –
- Più di
una, veramente. Ma dimmi quello che hai da dire. Gibbs non mi
perdonerà un
altro ritardo. –
- Tony,
che ti succede? – Jeanne si protrae verso di me e fa per
afferrarmi la mano ma
evito la presa sistemandomi la giacca.
- Tu
inizia a parlare. Poi, se avanza tempo, parlerò io.
–
- Beh,
ecco… ho provato tante volte a chiamarti, a rintracciarti in
qualche maniera
ma, un po’ per la paura di rivederti, un po’
perché non so se tu ne avessi
voglia, non l’ho mai fatto con la serietà che
avrei dovuto. In tutto questo
tempo, Tony, volevo dirti che non ho fatto altro che pensare a te, a
che cosa
sarebbe successo se fossimo rimasti insieme, a che cosa saremmo ora. Io
voglio
tornare indietro, Tony. Voglio stare con te perché sei la
persona di cui ho
bisogno adesso. Voglio cancellare il passato. –
Jeanne si
avvicina a me sulla panchina imbottita del bar e creca di accostare il
suo viso
al mio, come ai vecchi tempi. Le sue labbra stanno per incontrare le
mie quando
la fermo, trattenendola per le spalle.
- Jeanne?
Ma che stai facendo? –
- Ti
prego torniamo indietro Tony. –
- Non
posso tornare indietro, non posso farlo. –
- Perché?
Proviamoci almeno, che cosa ti costa? –
- Mi costa
il fatto che amo qualcun altra. Che non puoi pensare di arrivare qui e
sistemare tutto con un discorso. Mi costa che io sto soffrendo in
questo
periodo e ti permetti di rientrare nella mia vita come se non fosse
successo
niente. Mi costa il fatto che non posso darti quello che vuoi,
perché non
voglio dartelo. – Faccio per alzarmi da questo bar in cui
l’atmosfera è troppo
pressante quando la mano di Jeanne mi impone di fermarmi.
- Ti
prego, non… non volevo, non andare via. –
- Mi
dispiace, devo andare al lavoro… Sono di fretta. –
- Dimmi
solo perché stai così, poi ti lascerò
in pace. È ora di voltare pagina, e lo
accetto.-
- Per una
donna… L’unica donna che amo. Ecco
perché sto così. –
-
Siediti, parliamone. Magari il parere di un’altra potrebbe
farti comodo. –
- Non
credo che tu possa risolvere la situazione, è troppo
complicato… Anche se lei
è… è tutto. Lei è lei. Non
riesco più a dormire la notte. –
- Questo
l’ho notato… Non si fa fatica a capirlo.
È Ziva giusto? –
- Che…
che cosa? – Spalanco gli occhi pensando a quello che ha detto
Jeanne. Come ha
fatto a capirlo?
- Andiamo
Tony… Non è una novità. Ho sempre
notato di come tu e lei aveste un rapporto
speciale, fuori dagli schemi, che va contro ogni logica. Quando eravamo
insieme
tu ed io, se vi guardavate ero gelosa
dell’elettricità che c’era nei vostri
sguardi. Non so che avrei dato per essere lei anche solo una volta. Per
capire
come ci si sente ad essere desiderati così tanto da una
persona; eppure, anche
se tu eri mio… Sapevo che non lo eri completamente
perché una parte di te
appartiene a lei e se non se ne è ancora accorta…
Beh, non è così perspicace
come si crede in giro. –
Quelle
profondità verdi che sono gli occhi di Jeanne mostrano che
sta dicendo sul
serio; che si è sempre sentita di troppo tra noi due e che
io me ne sono
accorto solo ora che vivo per Ziva.
- Jeanne,
la situazione è molto complicata. Più di
così. E mi dispiace di averti fatta
sentire male in quel periodo. Però sì,
è Ziva. È lei. –
- Posso
sapere che è successo? –
Mi tocca
la spalla cercando di confortarmi, senza alcuna ombra di malizia.
- Beh, è
una storia lunga… ora devo andare davvero. Credo tu abbia
ancora il mio numero.
–
- Esatto.
Ti chiamo io stasera. Così se vuoi uscire per
parlare… -
- Come
due vecchi amici? – Meglio essere sempre sicuri di quello che
si fa.
- Come
due amici. – Jeanne mi porge la mano come per stringere un
patto e la afferro
convinto. Poi prendo lo zaino ed esco per andare al lavoro.
Finchè
cammino per la strada ripenso a quello che mi ha detto Jeanne ma non
riesco a
trovare ancora una soluzione a tutto questo. Non so che cosa devo fare.
Però una
cosa la farò: questa sera uscirò con Jeanne.
***
Arrivo al
lavoro un po’ trafelato per la corsa che ho dovuto fare e,
arrivato in ufficio,
saluto McGee con un cenno del capo… Uno scappellotto arriva
da dietro: Gibbs
non è cambiato nell’ultimo periodo.
-
Buongiorno, Capo. –
-
DiNozzo… Ritardo di dieci minuti dall’ora
stabilita. –
- Scusa,
Capo. –
- Ti ho
detto prima di non chiedere scusa. Stai perdendo anche
l’udito con la
cognizione del tempo? –
- Si, ehm
no. No. Ci sento benissimo. –
- Tony,
psst Tony… Hai provato con le gocce rilassanti per dormire?
Ti farebbero bene.-
- McGee,
mi serve molto di più delle gocce soporifere. –
- Gli
serve Ziva, McGee. –
- Si,
però nel frattempo… la camomilla lo rimetterebbe
un po’ in sesto. –
- E dimmi
Pivello… da quand’è che ti occupi ti
erboristeria? –
- Beh, ho
sofferto di insonnia ultimamente e Sarah mi ha consigliato di bere
tisane e
prendere gocce che calmano e aiutano al rilassamento? –
- E
dimmi: sei insonne per le tue guerre tra elfi? –
- Ahahah,
divertente. –
-
DiNozzo, al lavoro. –
- Certo,
capo. Nessun caso oggi? –
- Quelle
ragazze trovate morte nel campo di addestramento dovrebbero essere
più che
sufficienti. Vuoi del lavoro extra, DiNozzo? –
- No,
grazie. –
Accendo
il computer e mi metto a compilare dei moduli per perquisire la zona e
trovare
alcune prove in più quando vedo Ziva passare accanto alle
nostre scrivanie e
fare un cenno a McGee per salutarlo. Poi tira dritto e si dirige verso
gli
ascensori; si ferma ad aspettarlo ed io imploro il Capo con lo sguardo
per
farmi alzare dalla mia postazione ed andare a parlarle. Gibbs me lo
permette e
mi alzo di corsa: quando Ziva fa per entrare in ascensore le corro
dietro e
riesco ad infilarmi tra le porte prima che queste si chiudano.
Ziva è
lì: ferma davanti a me che mi guarda seria. Non mi sembra
vero. Ho immaginato
tante volte questo momento, che cosa sarebbe successo che ci saremmo
detti… ora
non riesco a tirare fuori alcuna parola.
È un po’
più in forma da come l’ho vista l’ultima
volta: avrà preso un chilo o due, le
occhiaie sono quasi completamente sparite e negli occhi
c’è un qualcosa di più
del dolore.
Sembra
felice di vedermi. Le sorrido alzando la mano, un po’ come un
bambino di dieci
anni alla sua prima fidanzatina e le dico: - Ciao… -
- Ciao. –
Accenna anche lei un sorriso.
- Come
va? –
- Va,
diciamo… Non troppo bene a dir la verità. Tu?
–
- Male
anch’io. –
- Vedo. Dormi
la notte? –
- No. Mi
manchi. – Non ci siamo ancora toccati; non siamo mai stati
così vicini senza
sfiorarci nemmeno.
- Anche
tu mi manchi. –
- Perché
eri qui? –
- Ho
chiesto un’altra settimana di permesso. Con tutto quel che
è successo non mi
sento ancora di affrontare persone violentate o marines assassinati;
credo di
dover assorbire tutto quello di queste tre settimane. Mio padre
direbbe, per
l’ennesima volta, che l’America mi ha rammollita. E
anche gli americani. Vedo
che tu invece hai continuato a venire al lavoro. –
- Lo
faccio per non pensarti, veramente. Sennò credo impazzirei.
–
- Io lo
sto già facendo. – L’ascensore
è arrivato all’autorimessa e Ziva si ferma
vicino alla sua auto.
- Beh,
allora… direi che ti saluto. Ci vediamo, magari al lavoro.
–
- Okay.
Ciao. – Indugiando, mi fa un cenno con la mano sinistra dove
noto che c’è
ancora l’anello. Tiro un sospiro di sollievo.
Mi volto
e mi dirigo di nuovo verso l’ascensore quando sento la voce
di Ziva che mi
chiama:- Tony? –
- Si? –
- Ti va
di passare da me questa sera? È da tempo che non
parliamo… -
- Certo.
Lo farò sicuramente. –
- Allora,
a dopo. –
- Ciao. –
Mi
avvicino sempre di più all’ascensore e premo il
pulsante per tornare in
ufficio.
- Ah,
Tony? – Ziva mi chiama ancora, ha le chiavi
dell’auto in mano e mi guarda, un
misto di felicità e dolcezza. Dio solo sa quanto mi
è
mancata.
- Dimmi.
–
- Ehm… Grazie
e a dopo. –
Ziva pov
Dieci
minuti. Mancano solo dieci, interminabili minuti. Potrei anche
resistere. Sì,
dai. Che vuoi che sia? Avanti, Ziva: alla fine hai saputo resistere a
cosa ben
peggiori… no?
No, non
ce la faccio. Pensare che tra soli dieci minuti rivedrò
quella persona che mi
permette di vivere. No, non ci riesco.
Corro in
bagno per l’ultima volta per controllare che sia tutto a
posto e che sia a
posto anch’io. Il trucco mi sembra okay: niente sbavature,
molto semplice,
forse un po’ troppo casto. Ah, al diavolo; meglio passare
avanti. Il maglione e
i jeans mi sembrano a posto: certo, il sedere è calato un
filo ma potrei farlo
tornare in forma in poco tempo. Ma Tony questa sera non mi
guarderà il sedere,
no? Ma dai Ziva! Certo che te lo guarderà, che discorsi.
È la sua natura:
sembra che i suoi occhi siano due calamite quando ti ci piazzi davanti.
Chi se ne
importa. Se gli vado bene così, okay; altrimenti,
beh… No, non pensiamo male.
Dlin.
Oddio.
Il
campanello.
Corro a
vedere chi ci sia – anche se la risposta la conosco troppo
bene – e quando vedo
Tony con il suo viso nervoso al di là dello spioncino mi
sento mancare l’aria.
Mi
appoggio al legno pesante della porta e inizio il conto alla rovescia:
tre…
due… uno…
- Ciao! –
Eccolo. Bello come il sole, rasato, sorridente, niente fuori posto. Oh,
mamma
mia.
- Ciao! –
Ricambio il sorriso e mi scosto per permettergli di entrare e lui mi
porge un
mazzo di rose rosse. Buon segno.
- Eccoci
qui, allora. – Sembra imbarazzato, non sa che dire.
- Beh,
siediti. Io vado a prendere qualcosa da bere. –
- Grazie.
Ah, Ziva? –
- Sì? –
Mi volto sulla soglia della cucina.
- Sei
bellissima. –
Sento un
brivido attraversarmi il corpo finchè vado a prendere dei
bicchieri.
Quante
volte in questa settimana mi è mancata questa frase? Ma
quanto mi è mancata la
voce di Tony? Ho preso in mano tante volte il telefono per sentirlo,
sapere
come stava, udire anche solo il suo “pronto” e poi
riagganciare. Sapere che
stava “bene” in un certo senso, che comunque era
vivo; anche se il ragionamento
era banale.
È stata
davvero dura provare a superare tutto; affrontare un macigno senza lui
e sapere
che stava soffrendo. Mi sono sentita in colpa di aver deciso di
prendere una
pausa, forse il più grosso sbaglio della mia vita: lasciarlo
andare. Mi sentivo
così vuota, fredda; non sono uscita di casa se non per fare
le commissioni più
urgenti e non ho versato una lacrima.
Devo dire
che ero preoccupata; lo sono tutt’ora perché non
ho la certezza che oggi si
sistemi tutto, ho paura di vederlo uscire da quella porta questa e non
sapere
niente di quello che sarà domani.
Posso
dire che ho paura. L’ho avuta poche volte in vita mia. Ed
è una sensazione
orribile.
Stamattina
sono andata da Vance per chiedere un mese di aspettativa, avevo deciso
che
sarei partita per Israele. Ho i biglietti in borsa, praticamente le
valigie
pronte; poi, quando ho visto Tony tutto si è come sistemato
la speranza che lui
possa tornare con me mi tiene ancorata all’America.
L’effetto che mi fa lui è
come una specie di droga: ne esci, ma quando le stai troppo vicino ci
ricadi,
come se ti buttassero in un baratro.
Prendo un
paio di calici ed una bottiglia dello stesso vino che abbiamo bevuto
quando è
iniziato tutto, forse porterà fortuna.
Torno in
soggiorno sorridendo, lui è ancora lì che mi
aspetta: seduto sul divano,
rilassato, come se nulla fosse successo. Come se questa settimana fosse
scomparsa… come se fossimo tornati alla solita routine.
Mi
accomodo sul divano affianco a lui, gli porgo la bottiglia e poggio i
bicchieri
sul tavolino basso in vetro.
- Wow,
vino italiano. È in mio onore? – Stappa la
bottiglia con un gesto secco.
- No,
diciamo che è scaramantica la cosa. –
- E
perché? – Mi guarda incuriosito, si avvicina un
po’ di più a me circondandomi
le spalle con il suo braccio destro.
- Vediamo
se hai una buona memoria. – Recupero la bottiglia dal
tavolino e gli faccio
vedere l’etichetta.
- Ah,
capisco. È il vino che abbiamo bevuto quando… -
- Esatto.
– Mi faccio anch’io più vicina a lui ed
iniziamo a parlare del più e del meno:
quello che abbiamo fatto in una settimana senza vederci e sentirci.
Dopo una
mezz’ora buona, Tony mi chiede di andare in bagno. Non
c’è stato alcun contatto
fisico tra noi.
- Non è che
trovo qualche test di gravidanza? –
- Che
idiota che sei! No! – Mi trovo a sorridere.
Finchè si
incammina, si volta e mi sussurra:- Non scomparire, potrei impazzire.
–
- Ti
aspetterò qui! – Incrocio le braccia al petto e mi
raggomitolo meglio sul divano.
Il cellulare
di Tony inizia a vibrare sul divano affianco a me.
Numero
sconosciuto.
Al quarto
squillo decido di rispondere:- Pronto? –
- Pronto,
Tony? Sei tu? –
La
voce
di una donna; possibile che Tony se ne sia già trovato
un’altra? - Chi parla? -
- Come chi
parla? Sono io, Jeanne.
Ti sei scordato che questa sera dovevamo vederci? Ti sto aspettando da
un’ora
e… -
Riaggancio.
Non riesco a pensarci, non ce la faccio. Tony… Jeanne.
Jeanne.
La sua
ex. Quella per cui Tony ha sofferto non poco.
Stronza.
“Sono io,
Jeanne. Ti sei scordato che questa sera dovevamo vederci?”
Le parole
continuano a frullarmi in testa, finchè sento lo scorrere
dell’acqua nel
lavandino del bagno.
Jeanne.
Vederci. Stasera.
Jeanne.
Jeanne.
Come hai
potuto, Tony?
Tony si
presenta sorridente e si siede vicino a me sul divano, nella stessa
posizione
di pochi minuti prima.
Mi
allontano un po’.
- Come
mai ti sei irrigidita tutto d’un colpo? Okay che metto
soggezione alle donne
ma… oramai abbiamo una certa confidenza, mi pare. No?
–
- Perché non
me l’hai detto, Tony? –
- Detto?
E che cosa avrei dovuto dirti? – Fa il finto tonto. Sento la
rabbia e la
frustrazione montare dentro me.
- NON
FARE FINTA DI NON SAPERE NULLA, TONY! Smettila di cadere dalle nuvole!
Io ho
creduto che questa sera servisse per ricominciare, per cancellare tutto
quanto…
Mentre tu invece che fai? Corri dalla tua ex! E in una sola settimana,
Tony!
Capisci? CAPISCI? Io ci ho creduto anche se solo per poche ore e tu ti
permetti
di venire da me e ferirmi così? Sai cosa ti dico? Sei uno
stupido, bambino
infantile. Sei nato per fare il latin lover, quello scapolo che se le
prende
tutte e ogni tanto decide di fregarne una! Beh, sappi che io non mi
faccio
fregare! Perché non te lo permetto! Vai al diavolo, Tony! Tu
e il tuo anello.
Io parto
per Israele tra quattro giorni. Non so quanto starò via,
forse non tornerò più.
Ti prego di non esserci quando saluterò la squadra, non
voglio fare figuracce
davanti a loro, non rovinarmi gli ultimi momenti con quelle persone che
mi
amano davvero.
- E ora
vattene. –
Mi sfilo
l’anello e glielo porgo: quell’anello che mi aveva
fatto credere che non fosse
finita.
- Dallo a
Jeanne. –
Le parole
che escono dalla mia bocca sono incrinate, sto per arrivare al punto di
rottura. Tony mi guarda sconcertato, prova a darmi qualche altra
stupida
ragione perché io continui a credere alle sue stronzate.
Non
piangere, Ziva. Non davanti a lui. Sii forte.
Quello
che c’è dentro me lotta per uscire ma riesco a
sopprimerlo.
- Mi fai
schifo, Tony. – Non riesco a dire e pensare altro.
L’uomo che amavo, lui,
quello che dopo tante belle parole credevo mi amasse davvero.
- Mi
dispiace. – Riesce a pronunciare solo due parole.
Mi.
Dispiace.
Sì, anche
a me. Anche a me, per aver creduto in qualcosa che sarebbe stato meglio
non
fosse esistito.
Lo vedo
uscire da casa mia. Non riesco a capacitarmi che sia finita, non
così.
Quando
chiude la porta dietro di sé, le lacrime iniziano a
scendere, la vista mi si
offusca, tutto il dolore degli ultimi tempi esce. Mi sento male.
Perché ho
perso tutto con una telefonata.
Perché
l’ho mandato al diavolo.
Perché
gli ho detto che mi fa schifo, quando so che sarà
impossibile dimenticarlo.
Perché
non gli permetterò di chiarire, quando da chiarire non
c’è nulla.
Perché
tra quattro giorni parto per Israele e pensavo che questo addio sarebbe
stato
diverso.
Perché mi
sono fidata di lui.
Perché ci
avrei fatto un figlio.
Perché ho
sprecato ancora una volta la mia vita.
Perché
devo dare ragione a mio padre, quando dice che l’America mi
ha rammollita.
Perché lo
amo così tanto.
Perché
ora lo odio.
Sara’s
corner: Non è il massimo,
lo so. Mi scuso per il ritardo, ma ho avuto qualche problema di
connessione, di
ispirazione e ieri sera stavo male quindi ho potuto aggiornare solo
oggi. Non è
stato un capitolo molto facile e vi chiedo di capire il punto di vista
di
entrambi i protagonisti. Non prendetevela con Ziva, è una
donna ferita che
voleva rialzarsi.
Mi dispiace di non aver
soddisfatto le vostre aspettative, ma se son rose…
Vi chiedo di usare il più
possibile lo spazio per le recensioni, altrimenti non saprei come
rendervi
felici. Ditemi anche che scrivo peggio di una mucca, fa lo stesso.
Vi mando un bacio, aspettando il
vostro parere.
P.S.: Non voglio offendere Jeanne
o quella che la interpreta, ma cercate di mettervi nei panni di Ziva.
Grazie.
BiEsSe.
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Capitolo 8 *** Io sospiro ***
Io sospiro
Io sospiro
Tony pov
Idiota,
idiota e ancora idiota. Tony, sei un’idiota. Una merda, una
cacca di cane. Uno
stronzo e un idiota. Un grande, grandissimo idiota.
Sto
considerando davvero l’idea di partecipare al Guinness dei
primati: l’uomo che
più volte ha fallito con una donna; anzi, l’uomo
più idiota del pianeta Terra,
solo per voi, sui migliori schermi.
Non credo
andrei bene neanche per quello, ce ne sarebbe uno peggio di me e, con
la
sfortuna che mi perseguita, avrei fatto un viaggio per nulla; mi
manderebbero a
casa senza neanche un piccolo premio di consolazione.
Ma si
può
sapere che cavolo ho fatto per nascere così…
così sfigato? Ah, che nervoso, che
tristezza, che… non lo so neanche io bene che cosa.
Ho un
senso di frustrazione addosso che basterebbe a deprimere una cittadina,
credo.
Mi prenderei a pugni da solo se potessi. Anzi, credo che una raffica di
scappellotti di Gibbs potrebbe alleviare un po’ le mie pene.
Ma che dico, per
alleviare le mie pene ci vorrebbe un qualcosa che mi riporti a ieri
mattina:
vorrei cancellare l’incontro con Jeanne e passare la mia
serata con Ziva,
riuscire a sistemare tutto e sposarmela. Una macchina del tempo come in
“Ritorno al Futuro”. Solo allora potrei provare a
sistemare le cose.
O forse
è
semplicemente destino… Ah, il destino non esiste, Ziva mi ha
detto che siamo
noi gli artefici della nostra vita ed ha ragione. Io però
non l’ho creata, l’ho
distrutta, spappolata, pestata e ci ho pure sputato sopra.
Idiota.
Suono per
la terza volta il campanello, attendendo una risposta che, finalmente,
arriva.
- Si?
–
- Sono
io, Tony. – Sento la testa che mi scoppia oramai. Possibile
che tutta la
sfortuna di questo mondo ricada sulle mie spalle?
- An,
aspetta, ti apro. –
La
serratura scatta e la porta si apre. Jeanne è vestita con
dei jeans e un
maglione, simile a quello che aveva Ziva questa sera. Ma posso sapere
perché
tutto mi deve ricordare lei?
- Ciao.
–
Le dico impacciato, ricordando tutte le ore passate a casa sua. Fisso
il
maglione quasi ossessivamente. Deve essere dello stesso modello, forse
un
colore un po’ diverso; sempre sui toni del blu, comunque.
Così qualcuno che ci
sta vedendo lassù vede come soffro. Mi impongo di
distogliere lo sguardo e
fissare Jeanne in faccia. Almeno lì non posso trovare niente
che assomigli a Ziva.
- Ciao.
–
Mi sorride. Sembra felice di vedermi.
- Posso
entrare? – Le chiedo.
- Certo,
non c’è problema. Ti aspettavo, veramente.
–
Siamo
imbarazzati, fin troppo. Ma è meglio così.
- Ecco,
è
di quello che volevo parlare, - entro in casa e mi tolgo il cappotto,
che
serata impegnata:- Prima, quando hai telefonato… –
- Ha
risposto una donna, ho sentito. E mi ha anche riattaccato in faccia!
Che
maleducata! Ma non c’è problema, mi hai
già fatto capire che io non ti
interesso più, non serviva venire qui di persona, per di
più a quest’ora. –
Si siede
sul divano di stoffa chiara e mi fa cenno di accomodarmi. Mi siedo, ma
non le
sto troppo vicino. Non che provi ancora qualcosa per lei ma la
debolezza, la
crisi di coppia e tutte queste cazzate potrebbero farmi cedere da un
momento
all’altro. E io vorrei impedire a chi sta giocando con me
come se fossi una
marionetta di farmi fare l’ultima stronzata della giornata,
giusto per chiudere
con un’azione da imbecille.
- No, no.
Non c’entra il fatto che tu non mi attrai più. Per
carità, sei una bella donna
ma… Beh, la storia la sai. –
- In
realtà no. Non mi hai concesso il tempo di ascoltare tutto
quello che ti è
successo. –
-
E’ una
cosa troppo lunga… ti annoierei e basta. Poi, sentirmi
parlare di un’altra deve
essere massacrante per te. –
-
Tony… -
mi tocca un braccio per farmi sentire che è vicina a me, poi
ritrae la mano,
com’è giusto che sia:- Siamo amici no? E che fanno
gli amici? Si parlano,
qualunque sia la cosa che devono dirsi. Se sei venuto qui stasera e non
per dirmi
che hai un’altra… beh, qualcosa avrai da dire.
Quindi, io di tempo ne ho
tantissimo. Anzi, prendo da bere qualcosa e arrivo. Tu inizia ad
impostare la
storia. –
Okay,
forse parlare con Jeanne non sarà così male. Alla
fine, potrebbe darmi qualche
consiglio su come sistemare le cose… sempre che io riesca a
farlo.
Jeanne
torna in soggiorno con una bottiglia di gin e la poggia su un tavolino
affianco
al divano, dopo averne versato un bicchiere a testa. Credo mi ci voglia.
-
Allora…
Io direi che puoi anche iniziare. –
-
D’accordo. – Prendo fiato e ripercorro con la mente
tutto quello che è successo
in queste settimane:- Era una sera come le altre in cui cenavo a casa
di Ziva,
poi ci siamo seduti sul divano e… abbiamo alzato un
po’ troppo il gomito. - Un
altro respiro profondo, ho bisogno di tutto l’ossigeno
possibile perché non mi
metta a piangere come un bambino – Lei, Ziva, mi ha chiesto
se mi fossi
innamorato di lei… -
- Ed era
vero. – Continuò Jeanne.
-
Già –
Mi passo una mano tra i capelli e continuo:- Ma non potevo dirglielo
e… Beh, ho
fatto finta di cambiare discorso girando la domanda a lei. Lei ha
evitato di
rispondere e così la “sfidai”, in un
certo senso. L’ho baciata e… e a lei è
piaciuto. Me ne sono reso conto subito e ne ero davvero contentissimo.
Come una
bambina mi ha chiesto se anche a me fosse piaciuto e… e
abbiamo fatto l’amore.
– Come fa male ricordare:- Passò circa un mese e
tutto era tornato come prima
ma un giorno Ziva si sentì male e andò a casa
prima dell’orario. Decisi di
passare da lei alla sera e, a casa sua, in bagno, trovai un test di
gravidanza.
Mi crollò il mondo addosso. Ziva probabilmente aveva un
fidanzato e non mi
aveva detto niente. Per di più aspettava un bambino. Tornai
in cucina e lei
lasciò cadere quello che aveva in mano; poi le chiesi chi
fosse il padre di suo
figlio. –
- Eri tu?
–
-
Sì, ero
io. Le dissi che le sarei stato vicino e che l’amavo,
l’amo tutt’ora. – Bevo un
altro sorso di gin, per schiarire le idee:- Decidemmo di dirlo alla
squadra e
ne furono tutti felici, poi… le chiesi di sposarmi.
–
- Non
dirmi che ti ha detto di no? –
- No, al
contrario… la portai per dove avevamo trascorso per la prima
volta una giornata
insieme… Un container bianco, al molo. È da
lì che ho capito i miei sentimenti
e… beh, lei mi ha detto di sì, che mi avrebbe
sposato.
Avevo la
vita perfetta: un lavoro che amo, un bambino e la donna
perfetta… Non mancava
molto alle nozze e tutto andava alla grande ma, il giorno della prima
ecografia, Ziva, dopo essersi cambiata per venire al lavoro…
Beh, ha fatto un
incidente. –
- O mio
dio, e come sta? –
- Bene,
cioè… Non molto. Ha perso il bambino e si
è chiusa in sé stessa, qualche giorno
dopo abbiamo avuto una specie di “discussione”
e… beh, me ne sono andato. Per volere
di entrambi, veramente. Dopo una settimana, la mattina in cui mi hai
incontrato, stamattina per la precisione, ho rivisto anche lei per la
prima
volta. Un po’ più in forma di quando ci
siamo… lasciati. Ho notato l’anello al
suo anulare sinistro e questo mi ha dato una speranza; le ho chiesto se
potevamo vederci e sono andato a casa sua… Poi tu hai
telefonato e, beh,
abbiamo litigato e mi ha detto che l’ho ferita, mi ha mandato
al diavolo e… mi
ha ridato l’anello. – Lo prendo dal taschino della
giacca e me lo rigiro tra le
dita:- Poi mi ha detto che tra tre giorni sarebbe partita per Israele,
che ha
deciso di lasciare l’NCIS e.. che non mi vuole più
vedere. – Una lacrima corre
veloce lungo la mia guancia prima che riesca anche solo a pensare di
fermarla.
- Oh
–
Jeanne non sembra riesca a dire nient’altro.
- Mi
dispiace… Sono venuto qui solo per farti perdere tempo. Ma
credevo che un
consiglio di una donna potesse sistemare le cose. Scusami. –
- No,
figurati. È…è che mi hai lasciato
spiazzata. Non potevate affrontare tutto
assieme? Perché non avete combattuto? Perché tu
non ti sei imposto e non hai
provato a tirare fuori tutto quello che Ziva portava dentro?
Perché, Tony? –
Forse
Jeanne ha ragione; forse avrei dovuto combattere e non lasciarla
andare, forse
avrei dovuto cercare di non mollare la presa per primo. Ziva
è una donna forte
ma come ho fatto a pensare, anche solo per un misero momento, di fare
in modo
che soffrisse da sola? Forse ha ragione lei quando ha dei dubbi su di
me.
Forse… forse davvero non ho un futuro con lei.
Forse… forse è meglio uscire da
tutto questo e fare in modo che nulla sia successo; anche se
sarà impossibile.
- Tony, a
che stai pensando? –
- Al
fatto che forse davvero dovrei lasciarla… andare…
finirla qui… Per sempre. –
Jeanne
spalanca gli occhi e mi tocca una spalla come per riscuotermi da un
brutto
sogno:- Diavolo Tony ma sei pazzo? Non puoi lasciarla andare! Non dopo
tutto
quello che è successo! Lei è…
è la tua anima gemella cavolo! È tua Tony, solo
TUA! Non potete pensare di farla finita… avete un legame
speciale, elettrico!
Te l’ho già detto ieri! Ed ora smetti di perdere
tempo qui con me e vai da lei,
corri. È con lei che dovresti essere ed è solo ed
esclusivamente colpa mia se
vi siete allontanati un’altra volta! Quindi lascia perdere
tutto e tutti…
Gibbs, l’NCIS, il lavoro, tutto quello a cui tieni e vai da
lei. Riprenditela
prima che sia troppo tardi. –
Una
scossa, ecco che cosa sono state le parole di Jeanne. Non mi sembra
vero di
averle sentite da lei, lei che è stata la mia ragazza e che
mi vuole ancora bene.
- Dici
davvero? –
- Ma,
Tony, stai scherzando? Smettila di stare qui e vai da lei. Riflettici
sopra e
cerca di capire se è la ami davvero e poi non fare altro che
andare a farla
tua, ancora. –
- Grazie,
Jeanne. – L’abbraccio e le faccio sentire tutta la
mia riconoscenza, sento che
lei ricambia… quando mi stacco, però, Jeanne ha
le lacrime agli occhi:- Hey?
Che succede? –
- Niente,
mi mancherai Tony. Tutto qui. – Si asciuga le lacrime e finge
di sorridere,
sembra volermi incoraggiare:- Ora vai, sei stato fin troppo qui con me.
–
-
Allora…
Ciao. –
- Addio,
Tony. – Ci abbracciamo un’altra volta prima che io
esca dalla porta e mi giri
verso il vialetto per andare alla mia auto.
Non so se
avessi bisogno di Jeanne per capire tutto, non so che cosa mi sia
successo in
questi giorni per non aver mosso un dito per tenermi stretta Ziva ma,
il
vecchio Tony è tornato.
Io me la
riprenderò,
dovessi girare il mondo per ritrovarla.
* * *
Tre giorni
dopo…
- Abby!
Ho le prove per il nuovo caso! Un po’ di pelle, un
po’ di… un liquido
giallognolo… vedi tu, me li ha dati Duc… Abby ma,
che succede? –
Gli occhi
di Abby sono pieni di lacrime e tutto il suo trucco scorre lungo gli
zigomi
sulla pelle troppo chiara.
- Oh,
Tony! – Mi corre incontro e mi abbraccia stretto, sembro la
sua ancora di
salvezza. Con un riflesso incondizionato le cingo le spalle e la
stringo stretta.
- Che
succede, Abby? –
- Beh
–
Un singhiozzo la percuote facendole versare altre lacrime:-
Ziva… lei, partirà
per Israele questa sera. Se ne andrà per sempre Tony, e
io… –
E’
già
passata a salutare tutti ma non è passata da me.
- E’ colpa mia.
– Sussurro appoggiandomi al
bancone metallico del laboratorio.
- C-Cosa?
– Abby sembra sorpresa e mi guarda spalancando gli occhi.
- Sono
stato io a fare tutto questo casino. Non vi meritate di soffrire tutti
quanti
per un errore mio. –
- No,
Tony non dire così. La colpa non ce l’ha nessuno
di noi, solo che mi dispiace
tantissimo che Ziva se ne vada. –
È
ora di
agire, ho aspettato fin troppo. Mi ci sono voluti altri tre giorni dopo
la
serata con Jeanne. Ho dovuto far “digerire” un
po’ le cose a Ziva prima di
ripresentarmi davanti a lei.
- Non se
ne andrà, cercherò di fare in modo che non accada
Abby. –
- Lo fai
per me? – Sorride sotto le palpebre più scure del
solito per via del trucco
colato.
-
Veramente… lo faccio per tutti, ma lo faccio anche per te,
Abby. Nessuno di noi
è pronto a vederla tornare in Israele senza sapere quando
sarà il suo ritorno…
Non lo è nemmeno lei, credo. –
- Sai, ha
pianto quando ci ha detto addio… ed io non avevo mai visto
piangere Ziva. –
-
Ah…
quando ha il volo? –
- Tra
quattro ore. Buona fortuna. -
- Spero
di tornare sano e salvo. E… grazie. –
L’abbraccio un’altra volta prima di
prendere l’ascensore per tornare tre piani più
sopra, in ufficio.
Quando
sento il dlin e le porte che si
aprono esco per raggiungere la mia scrivania e prendere il cappotto ma
McGee
che piange mi fa bloccare:- Pivello, che succede? –
- Ziva se
n’è andata… - Tira su col naso prima di
recuperare un fazzoletto di carta dalla
sua scrivania.
- Mi
dispiace, McGee. Ora però devo andare assolutamente, dillo
tu a Gibbs. Impegni
importanti aspettano Anthony DiNozzo. –
-
Ma… -
Non
lascio finire McGee che mi fiondo giù per le scale, troppo
impaziente di
prendere l’auto e sistemare le cose.
Ziva pov
Rientro a
casa per l’ultima volta. Mancano solo tre misere ore al volo
per Israele ma
oramai non posso più tornare indietro. La Ziva David che ha
vissuto in America
non c’è più: tornerò nel
Mossad, se mio padre lo permetterà e riprenderò
tutti
gli addestramenti e le missioni che avevo lasciato per lavorare
all’NCIS.
Certo, aver consegnato il modulo di dimissioni a Vance ha reso tutto
più reale,
ha concluso tutto; in quei pochi, miseri istanti ho rivisto molte delle
scene
che ho vissuto con la mia ex squadra e che cercherò di
tenere chiuse dentro di
me per non dimenticare nulla, neanche le cose peggiori. Come un vecchio
film
scorrono nella mia mente varie situazioni accadute negli ultimi quattro
anni,
più o meno dolorose: il mio arrivo, la morte di Ari e quella
di Jenny, la
perdita della memoria di Gibbs, i caffè di Abby e i suoi
abbracci, il romanzo
di McGee che tengo in valigia, i vari casi, la separazione dalla
squadra, il
rapimento in Somalia, il salvataggio, i giorni a Parigi, la missione
sotto
copertura… Tony; già, Tony. L’unico ed
inimitabile Tony DiNozzo. Quelle volte
in cui mi ha detto che lui sarebbe stato insostituibile non ci avevo
mai
creduto davvero: oggi lo so per certo che aveva ragione. Uno come lui
non si
dimentica facilmente ma con gli anni, forse, riuscirò a fare
anche questo; alla
fine, è questione di allenamento no?
Metto
negli scatoloni le ultime cose da imballare e chiudo le valigie dopo
aver
controllato di avere tutto; non vorrei si rovinasse niente
finchè sono via, potrei
ritornare un giorno, quando avrò dei figli ed una famiglia.
È giusto che anche
loro vedano il mondo, come ho fatto io finora.
Chiudo le
imposte e mi guardo attorno ancora una volta, il taxi dovrebbe arrivare
a
minuti; un’occhiata mi ricorda anche gli ultimi tempi poi,
con il cuore che
pesa, esco di casa e mi chiudo la porta alle spalle controllando bene
la
serratura: è tutto a posto, oramai niente mi
porterà indietro.
Il
tassista è sceso e mi aspetta dietro alla macchina con il
bagagliaio aperto: è
grasso con un maglione infeltrito e mi guarda fumando un sigaro. Non ha
l’aria
molto amichevole ma è il mio problema minore, non mi importa
molto. Trascino il
grande trolley che contiene gran parte di quello che mi
occorrerà e mi carico
sulla spalla il borsone grigio che porta dentro sé vestiti e
scarpe, perlopiù.
-
Signorina. – Mi saluta freddo, chissà che noia
svolgere un lavoro ripetitivo
tutta la vita.
- Buona
sera. – Lo saluto non con più calore di quello che
lui si è riservato di
dedicare a me e ripongo il borsone all’interno del
bagagliaio. Quando anche
l’ometto basso e cicciottello mi ha aiutato a sistemare il
trolley, chiude lo
portellone con un colpo deciso e si infila nell’abitacolo
gettando il sigaro
sull’asfalto freddo dell’aria pomeridiana di
settembre inoltrato. Anch’io apro
la portiera dietro per salire quando una voce che ben conosco mi blocca
e
sembra voglia iniziare a sciogliere il blocco che mi porto sullo
stomaco:-
Ziva, aspetta. – Due parole che mi costringono a voltarmi
verso la voce, come se
ci fosse una calamita alle mie spalle che fa girare il collo; Tony. Chi
se non
lui? È venuto nel Corno d’Africa per tirarmi fuori
dall’inferno, non
l’avrebbero fermato sicuramente una litigata e dieci
chilometri di distanza.
- Tony.
–
Mi trovo a sospirare quel nome che ho pronunciato in tante situazioni
diverse
ma che ogni volta l’ho fatto con affetto. Dire che il mio
inconscio lo stava
aspettando è dire le parole giuste: appena incontro i suoi
occhi verdi lo
stomaco si contorce procurando una sensazione piacevole dentro me.
Nonostante
questo la voce esce un po’ fredda, conscia del male che mi ha
fatto poco tempo
fa:- Non dovresti essere qui. Ti ho detto di dimenticarmi. –
- Mi
dispiace. –
- Tony,
non mi servono le tue scuse. È tardi per poter anche solo
pensare di rimediare.
–
- Basta.
Lascia parlare me questa volta. Hai mai pensato che tu possa esserti
sbagliata
per una volta? Non sei infallibile, piccola ninja. –
Il
soprannome mi provoca un brivido lungo la schiena e, anche se sento
freddo
attraverso il cappotto grigio, del sudore freddo mi blocca il respiro.
- Non
chiamarmi così, per favore. –
- Okay,
okay. Scusa. Ma fammi spiegare prima di partire, Israele non
è dietro l’angolo.
–
- Ti
ascolto. –
-
Signorina, dovrei andare. – Il tassista mi riscuote per un
momento e sono
costretta a rispondere:- Scusi, le chiedo di aspettare. –
- Se deve
chiarire con il suo fidanzato la prego di scaricare i bagagli; io devo
lavorare. Anzi glieli scarico io. –
- Grazie.
–
Il
tassista scende e scarica le valigie lasciandole sulla strada. Tony si
avvicina
di tre o quattro passi, ma si tiene a debita distanza.
- Non
è
come pensi. –
- Lo
dicono tutti, usa delle frasi con più effetto. Non mentirmi
per favore, almeno
per l’ultima volta fammi andare via senza dubbi. –
- Non
è necessario
che tu te ne vada. Potrai anche evitarmi per sempre ma fallo per gli
altri,
manchi già a tutti loro. Abby stava piangendo quando
l’ho vista dopo la pausa
pranzo e mi ha detto che hai versato anche tu qualche lacrima mentre le
dicevi
addio… è preoccupata per te e lo sono anche gli
altri, io compreso. –
- Credevo
non ti importasse più nulla di me dato che sei tornato con
“quella” in una sola
settimana; evidentemente dovevi impiegare il tempo finche lei non fosse
tornata. Il bambino era solo un intoppo da cui sei stato sollevato dopo
il mio
incidente no? – Distolgo lo sguardo dai suoi occhi verdi
perché tornare
indietro raccontando tutto ad alta voce mi annebbia la vista; non per
l’ebbrezza, sono solo lacrime.
- Ti
prego Ziva non dire così. –
- E che cosa
dovrei dire? Sono stata ferita, umiliata e svuotata. –
- Ma la
vuoi capire che io non ti ho tradita? Che ero solo felice di essere il
padre di
nostro figlio? che Jeanne è stato un errore che non volevo
nemmeno io? –
- Ah, un
errore certo. –
-
Smettila di essere così cinica Ziva. Fammi vedere quello che
mi hai mostrato
quando eri incinta! Credi che abbia chiesto di sposarti per
comodità? Non sai
che non è comodo stare con una donna forte come te e con un
carattere come il
tuo per di più andando contro una delle stupide regole che
il nostro capo a
messo nella nostra squadra? Io ti amo, Ziva David. Forse è
questo che non
riesci a capire. Tre giorni fa ho incontrato Jeanne per sbaglio
all’entrata di
un bar e mi ha chiesto se poteva parlarmi; ho acconsentito controvoglia
poi lei
mi ha detto che prova ancora qualcosa per me ma le ho detto che al
massimo
avremmo potuto rimanere solamente amici perché amo
un’altra donna. –
Fa una
pausa per respirare e mi guarda negli occhi, quegli che sono in grado
di
ipnotizzarmi.
- Alla
sera ci siamo accordati per parlare di te perché avevo
bisogno di qualche
parola che potesse spingermi a tornare, sempre che lo avessi voluto
anche tu.
Finito con Jeanne sono venuto al lavoro e ti ho vista: sei passata
davanti alle
nostra scrivanie ed hai salutato McGee con un cenno; ho chiesto a Gibbs
se
avessi potuto venire da te, avevo bisogno di parlarti, fosse stata
anche
l’ultima volta. Mentre aspettavi l’ascensore,
finchè mi avvicinavo, ho notato
l’anello e una parte dei miei nervi supertesi si sono
piacevolmente sciolti
alla vista del tuo anulare sinistro; non tutto era perduto no? Abbiamo
parlato
in ascensore e mi hai invitato a casa tua: mi ero già
dimenticato di Jeanne. –
Sorride. Il suo sorriso, quello che mi apre il cuore in qualsiasi
momento:-
Sono venuto da te ma, finchè ero in bagno, lei ha chiamato
sul mio numero e tu
hai risposto. Non so che cosa ti abbia detto lei ma ho visto la tua
reazione:
mi hai sconvolto dicendo tutte quello che mi hai urlato contro. Poi
sono uscito
e sono andato da Jeanne… -
Io
sospiro. È tornato da lei, forse per chiarire
però. Alla fine, glielo doveva da
tempo.
- Le ho
raccontato tutta la mia storia e mi ha detto addio. Non la
vedrò più, forse ci
sentiremo per gli auguri qualche volta ma lei non è te. Non
potrò mai più
pensare di sostituirti con nessun’altra donna al mondo. E ora
che ho capito chi
è quella giusta non svanire nel nulla. Non ti dico di non
andare in Israele ma
ti prego, torna. Perché io ti amo e non smetterò
mai di dirlo a tutti, anche a
me stesso nonostante sia difficile ammetterlo dopo quattro anni, io ti
amo e so
che la mia vita senza di te dopo che hai fatto la tua comparsa, sarebbe
solo un
grandissimo schifo.
E dammi
dell’idiota, dell’imbecille e del bambino ma ti
prego… pensaci. Pensa a quello
che abbiamo passato… a tutto. E non permettere che una
stupida telefonata che
per me non conta nulla ti faccia scordare di me. –
Io che
fino ad ora sono stata praticamente in silenzio, apro le labbra ed un
pensiero
esce in un sussurro senza quasi neanche che me ne renda conto:- Tu sei
indimenticabile, Tony DiNozzo. –
- Che
cosa? – Apre gli occhi un po’ di più,
come a voler capire una qualche legge che
non conosce.
- Non ti
voglio dimenticare, anche perché sei stato il periodo
migliore della mia vita.
Io non ho deciso di andarmene per dimenticare ma ricominciare.
–
- Inizia
qui e fallo con me. Ricominciamo insieme. Lo sai che ti amo. –
- Lo so.
–
Tony
azzera la distanza rimasta tra noi e la sua fronte si appoggia
delicatamente
sulla mia: sento il suo profumo, quel tocco così agognato
che come una scossa
mi fa accelerare il cuore, vedo i suoi occhi quegli occhi
così profondi in
grado di farmi dimenticare di tutto e tutti, tranne che di lui.
La mia
testa si muove lievemente verso la sua, gli occhi fissi negli occhi e
poi quel
contatto così profondo che ha fatto iniziare tutto questo
vortice. Le mie
labbra toccano le sue, avide di risentirlo. Gli passo una mano tra i
capelli e
una sulla spalla, le sue serrano i miei fianchi con vigore.
Dio solo
sa quanto mi è mancato.
Eccoci al
termine di un altro
capitolo che non riusciva a venire fuori! Fa schifetto lo
so… e mi dispiace
perché volevo l’effetto boom per il loro
riavvicinamento. Spero di non essere
stata così pessima J
Mando un
bacio enorme a tutti
quelli che sono i miei fidi seguaci (anche se non credo di meritarmi
sempre
tutti i vostri complimenti) e vi aspetto al prossimo capitolo che forse
sarà
l’ultimo di questa storia che mi ha preso in una maniera
sconvolgente.
Un bacio
grande.
BiEsSe
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Capitolo 9 *** Replay ***
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Sette mesi
dopo…
Apro
gli
occhi e mi guardo intorno: la nuova casa è davvero
bellissima. Si sente ancora
un po’ l’odore della pittura sulle pareti, un
delicato color crema che ricopre
soffitto e muri. L’armadio a specchio mi mostra
l’immagine che vedo ogni
mattina al mio risveglio: io con la testa appoggiata al petto di Tony,
lui
ancora addormentato che respira profondamente nell’ultima ora
di sonno che gli
resta, prima di alzarsi e prepararsi per il lavoro.
Mi volto e
lo guardo dal vivo, Dio quant’è bello: ha un filo
di barba sulle guancie e sul
mento, i pettorali nudi appena visibili perché coperti dalle
lenzuola chiare di
lino, i capelli scompigliati, l’aria serena senza alcuna
ombra di
preoccupazione sul volto; è così da quando ci
siamo rimessi insieme, sette mesi
fa. Da quel giorno, in mezzo alla strada con le valigie in mano, dove
mi ha
detto tutto e mi ha fatto capire che io non sarei potuta andarmene
perché avrei
fatto l’errore più grande della mia vita. Non
smetto di ringraziare il cielo
per aver fatto capire ad entrambi che siamo l’uno la parte
mancante dell’altra.
Do un
bacio sul collo a Tony prima di scostare le coperte ed alzarmi per
andare in
bagno; apro l’acqua calda della doccia e mi metto sotto il
piacevole getto per
rilassarmi. Mentre insapono i capelli sorrido al pensiero della faccia
di Abby
quando le abbiamo detto che eravamo tornati insieme, a quel mezzo
sorriso di
Gibbs sotto il finto broncio per aver infranto - ancora una volta
– la regola
12, agli abbracci di McGee e ai primi capitoli del suo nuovo libro dove
Tommy e
Lisa si giurano amore eterno, al sorrisetto imbarazzato di Palmer, alle
strette
di mano di Vance e all’aneddoto di Ducky sui suoi anni al
college quando aveva
una fidanzata che avrebbe giurato di voler sposare; dopo nove settimane
di
storia clandestina dal nostro riavvicinamento era troppo non poter
lavorare
senza nascondere qualcosa in ufficio, sotto gli occhi di tutti, e dover
ricevere quasi tutti i giorni una tempesta di domande dalla squadra.
Abby ci ha
anche offerto il retro del suo laboratorio per avere un po’
di tempo per noi,
lontano dagli occhi vigili del grande capo. E beh, diciamo che abbiamo
fatto
buon uso anche del laboratorio… come dell’armadio
dell’obitorio d’altronde… ma
Ducky non lo verrà mai a sapere, altrimenti Jimmy potrebbe
essere torturato da
me personalmente con la collaborazione di Tony, certo.
Esco dalla
doccia e mi asciugo il corpo con un l’accappatoio di spugna
bianco, poi
friziono i capelli con un telo da bagno; tolgo l’accappatoio
e mi guardo nel
grande specchio che ricopre la maggior parte della parete di fronte a
me: sono
ingrassata di un paio di chili ma non mi importa molto… un
po’ di corsa
sistemerà tutto, senza dover seguire una qualche dieta
particolare. Anche
perché non sto molto bene nelle ultime settimane.
Indosso
reggiseno e culottes prima di tornare in camera a vestirmi; cerco di
non far
rumore anche se Tony, oramai si dovrebbe essere svegliato.
-
Buongiorno. – Mi sussurra con la voce impastata dal sonno:-
Mi sono preoccupato
quando non ti ho vista: non avrei sopportato di venire ancora una volta
a
cercarti in giro per la città… Credo avrei
avvisato Gibbs per fati tornare. –
Mi sorride con quell’aria beata.
-
Tranquillo, come potrei anche solo pensare di andarmene? Non vorrei
soffrissi
la sindrome dell’abbandono. –
- Ah, Tony
non soffre. Al massimo avrei girato il mondo un’altra volta
ma ti avrei trovato
comunque… in un modo o nell’altro. –
Indosso
una maglia larga e di un tessuto leggero, i pantaloni marroni e il
distintivo,
poi mi avvicino al letto e bacio Tony dolcemente. Mi attira a
sé per i fianchi e
mi fa cadere sul letto, sopra di lui.
Sempre in
questa posizione noi. Che siano bombe, container o letti…
sempre così. Ci sto
prendendo l’abitudine.
- Che
scemo che sei! – Sorrido con le labbra appoggiate alle
sue… lui ricambia.
- Ah, è
qui che sbagli. Non sono scemo… solo innamorato. –
Mi divincolo un po’ fino a
che non mi lascia andare e mi alzo dal letto.
Saluto
Tony, prendo borsa, zaino ed esco di casa per andare al lavoro: Gibbs
è una
settimana che mi fa arrivare prima per sbrigare alcune pratiche e
sistemarle in
archivio; probabilmente Tony mi raggiungerà dopo, verso le
otto e mezzo.
Passo da
Louis, il barista che dista pochi isolati da casa nostra ed entro:
c’è un
profumo gradevole di brioche al cioccolato e dolci fatti in casa;
nell’ultimo
periodo ho assaggiato un po’ di tutto… forse
è per questo che sono ingrassata.
L’atmosfera di questo locale è così
invitante che davvero non si può fare a
meno di provare ogni cosa.
Louis esce
dal retrobottega e mi saluta con uno dei suoi sorrisi più
calorosi:- Hey, Ziva!
Come andiamo oggi? – Il solito accento francese
inconfondibile, la solita
uniforme che mi ricorda l’uomo dei gelati di Tel Aviv, il
cappellino, tutto
come al solito.
- Come sempre
il Capo mi fa andare al lavoro prima ed ho bisogno di una
ricarica… fammi una
sfoglia con le nocciole e una… crema. –
- Due? Ah,
cara mia e la linea? –
- Non so,
ultimamente ho sempre fame… però una sfoglia oggi
la porto a Tony; non abbiamo
niente a casa di decente per fare colazione… forse dei
cereali ipocalorici che
ho comprato tempo fa. Non piacciono più nemmeno a me. Meglio
qualcosina che mi
tiri su! Con tutto questo lavoro! È due mesi che sono
così stressata che ho la
testa che gira peggio di una trottola! Ho vomitato anche un paio di
volte… però
sto meglio quando mangio. Migliora il morale. –
- Immagino
quanto tu sia stressata. Il tuo capo non ti lascia tregua eh? Secondo
me si
vuole vendicare perché tu e Tony state insieme. –
Si mette a ridere e fa gli
occhi piccoli, piccoli. Mi ricorda un criceto, tipo quelli dei cartoni
animati.
- Non
credo. Era felice persino lui che fossimo tornati insieme! –
- E ci
credo mia cara! Chissà che tensione con una superspia e un
agente che non
possono vedersi in ufficio! –
Mi
consegna i dolci e tiro fuori il portafogli per pagare.
- Stavo
partendo per Israele in quel periodo! Nessuno mi avrebbe rivista per
mesi…
forse per anni.
Al ricordo
sento un po’ di tristezza, poi scaccio tutto; alla fine
è passata.
- Tu e quel
bel fustacchione del tuo ragazzo non sareste stati lontani a
lungo… lui è
troppo cotto di te, purtroppo per me, e tu di lui. Siete
così belli insieme! –
- Louis!
Non provare a fare pensieri sconci su Tony! Sai che non lo mollo
facilmente! –
- Lo so,
cara. Lo so. Ora vai che sennò il grande capo ti
dà una lavata di testa per il
ritardo! Crede sia stato il tuo bellimbusto a farti arrivare dopo!
–
- Già…
meglio che vada. Ciao, ci vediamo! –
Spingo la
pesante porta di vetro e acciaio, il dlin
annuncia la mia uscita.
Salgo in
auto e riparto verso l’NCIS. Alla radio trasmettono una
vecchia canzone di
Frank Sinatra che mi ritrovo a canticchiare, me l’ha fatta
sentire Tony al
lavoro, in un giorno di pioggia. Ricordo che ero appena arrivata al
distretto.
Parcheggio
e scendo dalla macchina, il sole è appena sorto e si sente
la tipica aria
frizzantina che annuncia l’arrivo imminente
dell’estate. Ho sempre adorato la
primavera: è la mia stagione preferita. Le giornate si
allungano, si sentono
gli uccellini, l’aria si scalda e le giornate
all’aperto sono fantastiche. Per
quanto il lavoro mi consenta di stare all’aperto.
Entro
nella sede, prendo l’ascensore ed arrivo al bullpen con sette
minuti secchi di
anticipo: non c’è nessuno che batte freneticamente
sulla tastiera, nessuno che
sorseggia caffè, l’ufficio di Vance è
chiuso… l’unica anima viva sembro io,
qui. A parte Abby nel suo laboratorio che arriva alle sei e Ducky che,
mattiniero come sempre, starà chiacchierando con uno dei
suoi nuovi amichetti
giù nell’obitorio.
Poggio lo
zaino dietro la scrivania ed accendo il computer; poi mi incammino
verso le
scale per scendere in archivio, dove Gibbs mi starà
già aspettando.
Arrivo
velocemente al seminterrato e passo il garage, poi arrivo alla grata
dove Luke,
il guardiano notturno, sta per staccare dal turno.
- Ciao Luke.
Non è che mi apri prima di andartene? –
- Certo,
dolcezza. Prego. –
- Sai che
non mi piace sentirmi chiamare dolcezza… comunque grazie.
Riposati che stasera
devi tornare! –
- Lo farò,
stai tranquilla! Tu come stai? –
- Sono
qui, quindi direi che sto abbastanza bene… ciao. –
- Ciao. Ci
si vede. –
Entro
nell’archivio dove spunta Gibbs con il suo solito
caffè ben saldo nella mano
destra:- ‘Giorno, Ziva. –
-
‘Giorno Gibbs. Fino a che hanno devo riordinare oggi?
–
-
1997 ma… prima volevo parlarti, prima che DiNozzo sia qui.
–
-
Dimmi. – Mi siedo su una sedia imbottita nera, Gibbs fa lo
stesso
posizionandosi davanti a me, dall’altra parte della scrivania.
-
Come va? – Da quando in qua il capo mi chiede come va? Credo
sia la prima volta
in cinque anni.
-
Bene, perché? È successo qualcosa? –
-
No, anzi. Però Abby mi ha detto che sei strana
ultimamente… sicura che non sia
successo niente con Tony? Tutto a posto tra voi? –
Perché
Abby crede che sia strana? Che cos’ho che non va?
Parlerò con lei, più tardi.
-
Non ci sono problemi, perché? Che cosa ti ha detto Abby?
–
-
Vede che sei sempre un po’ stanca e una volta non stavi bene,
nel suo
laboratorio. –
Ah,
quello. Ero solo un po’ stanca, niente di più.
-
Va tutto bene Capo. Davvero. Non ho motivo di mentirvi, per prima cosa
ad Abby.
–
-
Okay Ziva. Se lo dici tu. Ho preferito parlarne con te senza che
DiNozzo di
preoccupasse nel caso in cui ci fosse stato qualche problema.
–
-
Grazie Gibbs. –
-
Nulla, ora sbriga quel lavoro sennò qui in giro potrebbero
credere che io mi
sia ammorbidito con l’età. –
-
Certo Capo, a dopo. –
Prendo
uno scatolone con delle vecchie pratiche datate “novembre
1996”, devo
riguardare otto mesi del lavoro di altri che non si sono preoccupati di
sistemare.
Per fortuna Tony dovrebbe arrivare qui tra solo un’ora.
Poteri sopravvivere
all’ammasso di polvere che regna sovrano qui e alla noia.
Mi
siedo dietro la scrivania ed apro lo scatolone, contiene una ventina di
fascicoli polverosi ed ingialliti che riguardano vari casi: rapine a
mano
armata, serial killer, marine strangolati, mogli di ufficiali scomparse
e altro
ancora. Sempre, più o meno, le stesse storie di tutti gli
scatoloni che ho
sistemato finora.
Passa
velocemente il tempo finchè leggo pratiche e fascicoli e,
mentre sono intenta a
leggere un rapporto su uno stupro, sento delle braccia familiari e un
bacio sul
collo che mi fanno venire i brividi; poco dopo una voce, la voce che
riconoscerei anche a chilometri di distanza, sussurra al mio orecchio:-
Sai, mi
sei mancata. –
-
A chi lo dici. – mormoro sentendo caldo in tutto il corpo,
come una scarica
elettrica.
Tony
mi dà un bacio sul lobo dell’orecchio prima di
scostarsi, con mio grande
disappunto, e sedersi di fronte a me, dove prima si trovava Gibbs.
I
momenti intimi, qui all’NCIS non sono molti, anzi. Direi che
scarseggiano e
parecchio. Laboratorio, bagno degli uomini e retro
dell’obitorio a parte,
naturalmente. Il mio posto preferito è il laboratorio,
quello di Tony il bagno
ma nei momenti in cui la maggior parte del personale se ne è
già andato a casa.
Diciamo che alterniamo i turni; l’obitorio sta stretto a
tutti e due, Ducky,
Gibbs o i cadaveri potrebbero accorgersi di qualcosa e farci licenziare
in
tronco; inoltre, sia io che Tony crediamo sia poco rispettoso per i
“pazienti”
di Ducky.
Mi
avvicino con fare malizioso al volto di Tony e gli do un piccolo,
leggero bacio
sulle labbra, prima di tornare a lavorare come se non avessi fatto
niente. So
che a Tony piace giocare a questo e, quando posso, lo assecondo.
-
Ah, mia piccola ninja. Ti piace giocare con il fuoco, vedo. –
Sorride e gli si
formano delle piccole rughette attorno agli occhi, ma faccio finta di
non
vederlo e cambio discorso.
-
Tony, secondo te, dove metto questo rapporto? Rapina o omicidio? Sono
citati
entrambi. –
-
Mmm, credo omicidio. In fondo, molti omicidi comportano rapine e
viceversa.
Omicidio. –
Prendo
il fascicolo e lo metto nell’ultimo spazio dello scatolone,
lo chiudo e mi alzo
dalla sedia girevole per posizionarlo sullo scaffale metallico dietro a
Tony.
Quando gli passo affianco, finge di toccarmi il sedere per sbaglio ed
io
sorrido senza farmi vedere.
-
Finito di giocare a stuzzicarvi l’uno con l’altra
voi due? – Abby, con la tuta
rossa che usa per venire al garage, ci guarda con aria severa a braccia
conserte,
ma non può fare a meno di mettersi a ridere quando la
guardiamo con fare
dispiaciuto per “l’incidente”.
-
Scusa Abby, non volevamo farci beccare. –
-
Siamo dei santi, in fondo, no? –
-
Okay, ragazzi. Sono venuta per dirvi che Gibbs vi vuole in ufficio.
Fareste
meglio a muovervi perché ha appena avuto un colloquio con
Vance e non è
dell’umore migliore per aspettare voi due. –
-
Grazie, Abby. –
-
Ci vediamo dopo. Ah, devo parlarti, più tardi. –
Esco
dal box metallico e Tony si chiude il cancelletto alle spalle, dopo
essere
uscito anche lui. Mi gira la testa e ho fame ma dobbiamo andare da
Gibbs, e in
fretta. Chiamo l’ascensore che non tarda ad arrivare ed
entrambi entriamo nella
scatola metallica. Tony sembra tranquillo, niente lo turba. Non mi ha
neanche
chiesto perché devo parlare ad Abby. Strano, non
l’ho mai visto così calmo in
cinque, lunghi anni. Bah, magari la vecchiaia lo sta rendendo un
po’ più
tranquillo, o forse ha trovato la pace interiore…
Io
invece sono tutt’altra cosa: un fascio di nervi. Se non fosse
che Tony è così
rilassato… Sinceramente non so perché ma
c’è qualcosa che non va: tutti che mi
dicono di stare attenta alla linea, poi con questo caldo ho la testa
che mi
gira peggio di una trottola e ho fame, spesso, quasi sempre. Poi, ho un
ritardo
ma mi è già successo altre volte, non dovrebbe
essere un problema. Con il caldo
può succedere, sarà uno scompenso, niente di
preoccupante credo. Una volta sono
quasi svenuta a casa, era un calo di pressione però
quest’anno il caldo mi sta
uccidendo pian piano.
Proverò
a parlarne con Abby; o Ducky. Insomma con qualcuno: non Tony
però, non vorrei
turbarlo troppo con delle impressioni che non servono a niente.
L’aria
dell’ufficio è molto più fresca di
quella dell’archivio e ringrazio chi ha
ideato il condizionatore. Appena arriviamo Gibbs si volta di scatto
verso di
noi:- Era ora! –
-
Capo, abbiamo fatto il prima possibile… - Uno scappellotto
colpisce la nuca di
Tony e lui si zittisce subito; non posso fare a meno di sorridere: mai
contraddire Gibbs quando è furioso. Questa regola
l’ho imparata lavorando qui,
nel manuale del capo non si trova.
-
Capo, perché ci hai fatto chiamare così in
fretta? Ci sono problemi riguardo al
caso? – McGee sbuca dal bagno degli uomini sistemandosi i
pantaloni: spero si
sia lavato le mani.
-
Ce lo hanno revocato. – Gli occhi glaciali del capo si posano
su ognuno di noi
in grado di cogliere qualsiasi nostra espressione.
-
Ma era la nostra giurisdizione! – Tony sbuffa sedendosi alla
sua postazione, io
mi appoggio alla scrivania: mi viene da vomitare. Ignoro questo bisogno
incombente e chiedo il perché di questa decisione.
-
Vance voleva che collaborassimo con la Guardia Costiera ma non ci
lavoro con
quella vipera della McKinley. Quando la licenzieranno io
tornerò a lavorare con
loro. –
-
Non poteva aiutarci qualcun’altro nelle indagini?
Chessò, l’FBI? – Anche McGee
si è seduto alla sua scrivania.
-
Non è il loro territorio. Passeranno a qualche altro ufficio
il caso. –
-
E noi, Capo, nel frattempo che facciamo? –
-
DiNozzo, torni in archivio e aspettiamo fino al prossimo marine
impiccato, giro
di prostituzione all’interno di un club frequentato da
giudici della nostra
giurisdizione o qualcosa di simile. –
-
Okay, Capo. Io e Ziva andiamo, allora. –
Devo
parlare con Abby. Non è possibile che io stia
così. Non è stagione da
influenze, questa.
Tony
si alza e si dirige verso l’ascensore, io non riesco a
muovermi: ho lo stomaco
sottosopra.
-
Ziva? Ziva? –
-
Arrivo. Un secondo. – Mi alzo con gambe tremanti e seguo Tony
in ascensore.
Le
porte si chiudono e ci lasciano soli, isolati da tutto l’NCIS.
Devo
essere pallida perché Tony mi guarda preoccupato:- Stai
bene? –
-
Sì… sì. – Mi appoggio ad una
delle pareti fredde.
-
Sicura? –
-
Sì, fammi solo parlare con Abby. Ti raggiungo dopo in
archivio. –
-
Okay, se viene Gibbs? –
-
Dì che ero da Abby per darle la notizia sul caso. Ci vediamo
dopo. –
-
A dopo. – Le porte si aprono al piano terra e Tony mi
dà un bacio.
-
Mi raccomando, se stai male, dimmelo che ti accompagno a casa.
–
-
Ho un’auto. –
-
Non vorrei… Ciao. – Mi saluta ancora e lo vedo
scomparire dietro l’angolo del
corridoio.
Da
quando ho perso il bambino, se sto male, Tony insiste per
accompagnarmi. Ha
questa paura, non riesce a non pensare a qual che è successo
e non riesce ad
evitare di farsene una colpa. Mi dispiace vederlo così,
quando si incolpa per
tutto quel che è accaduto sette mesi fa.
Ma
ora sia io che lui siamo felici, anche senza figli, per adesso. Se
arriveranno
non ci saranno problemi. Io lo amo e lui ama me, per ora mi basta.
Mi
sento completamente bene per la prima volta in tutta la vita. Ed
è una
sensazione fantastica; a parte questa nausea che va e viene.
Busso
al laboratorio di Abby ma non ricevo risposta: la musica è
ad un volume così
alto che non riuscirebbe a sentire uno sparo. Credo sia gothic rock, o
qualcosa
del genere. Mi aveva prestato uno dei suoi cd pochi mesi dopo che sono
arrivata
qui ma dopo le prime tre canzoni ho spento il lettore.
-
ABBY! – Non c’è altro modo: urlare,
urlare e ancora urlare per sovrastare
queste chitarre elettriche.
La
nostra scienziata si volta di scatto e sorride appena mi vede: indossa
ancora
la tuta rossa, deve essere appena tornata dalla rimessa. Prende un
piccolo
telecomando e spegne la musica; che sollievo. Amo il silenzio.
-
Ciao Ziva! – Mi corre incontro e mi abbraccia stretta, sto
soffocando.
-
Ciao, Abby. – Mi siedo su uno degli sgabelli, meglio che
stare in piedi, forse
mi passa.
-
Sei pallida, tutto bene? – Abby mi prende per la spalle e
guarda attenta i miei
occhi, in creca di qualcosa che non va.
-
Sì, cioè no. Ci hanno tolto il caso. –
-
Oh mio Dio! E Gibbs come l’ha presa? Sta male? Scommetto che
ha indossato
ancora una volta quel suo sguardo indecifrabile, con gli occhi gelidi
che lo
contraddistinguono. Anche se Gibbs non è così: si
mostra gelido ma è buono. Mi
porta il caffè tutti i giorni! A proposito di
caffè, ho bisogno di un “Caf Pow”
ma se vi hanno tolto il caso non credo di vedere alcun caffè
per oggi… forse
potrei andare a prenderlo nella pausa pranzo. Vieni a mangiare con me
oggi? Non
avete alcun caso da risolvere! Convincerò io Gibbs,
tranquilla! Ma… sicura di
stare bene? Hai una faccia. –
Si
è fermata. E si è persino seduta: non si siede
quasi mai Abby, deve essere
davvero preoccupata.
-
Puoi capire se ho qualche allergia o un’influenza? Non sto
bene, oggi. –
-
Lo sapevo! Lo sapevo! Non è OGGI che non stai
bene… anche l’altra settimana sei
quasi svenuta e proprio qui! Ti faccio subito un tampone ma credo che
Ducky sia
più indicato… vuoi che lo faccia venire qui?
–
Mi
sento stupida. Insomma, non serve scomodare tutta l’NCIS
perché ho un po’ di
nausea. Forse ci vorrebbe solo un the caldo.
-
Ah, non serve. Non sto così male… una tisana
sistemerà tutto. –
-
Beh, adesso vedo che posso fare… forse posso provare a
vedere se sei allergica
a qualche prodotto che uso in laboratorio. Magari sei venuta a contatto
con
qualcosa. –
-
Grazie. Ma non ti preoccupare. –
Abby
prende delle piccole fiale e delle siringhe ed inizia a pizzicarmi il
braccio
con varie sostanze. Non ho mai sofferto di allergie, perché
dovrei iniziare
ora? Tutte le prove danno risultato negativo ed Abby salta sullo
sgabello di
fronte al mio per chiedermi:- Allora, che sintomi hai? –
-
Mah, mi gira spesso la testa ma credo sia per il caldo, ho spesso fame,
ho la
nausea, specialmente oggi. Nient’altro. –
-
Sei ingrassata? Hai un ritardo? –
-
Sì, ma il ritardo mi è già
successo… sempre per colpa del caldo, degli sbalzi
di temperatura. Avevo già fatto qualche visita. –
-
Di recente? –
-
No, un paio di anni fa mi era successa quasi la stessa cosa: tranne che
per la
nausea e le vertigini. –
-
Certo che ti facevo più attenta e perspicace eh!
Ziva… - le brillano gli occhi,
che stia per piangere? – Tu… sei incinta!
–
Sto
per cadere dalla sedia. Non riesco a reggermi… sono
davvero… incinta?
-
Eh? – Mi esce un gridolino strozzato, sento caldo, tanto
caldo.
-
Sì! Sei incinta! Che cos’altro potrebbe spiegare
questi sintomi sennò? O mio
dio diventerò zia! Credo che se sarà una femmina
dovresti chiamarla Kate. È un
bellissimo nome. Un maschio invece… Beh, Tony
vorrà chiamarlo Anthony Jr. ma
dovrai vedertela tu! Oh, sono felicissima! –
Mi
abbraccia forte ma non riesco a crederci… Io? Mamma? Okay,
la prima volta me ne
sono fatta subito una ragione, io e Tony non eravamo nemmeno
insieme… era tutto
così… surreale.
Ora,
no. Non riesco a pensarci, a farmene una ragione. Come lo
dirò a Tony? Non è
ancora tutto sicuro, però. Meglio prendere un test.
-
Abby… ho bisogno di un test. Ma non posso uscire fino a
questa sera… tu esci in
pausa? –
-
Sì, non ti preoccupare, andrò io. Voglio proprio
sapere come lo dirai a Tony. –
-
Beh, niente è ancora sicuro. Magari ho davvero dei cali di
pressione, magari
non sono incinta, magari…- Mi si spegne la voce. Non riesco
a pensarci. Non
sono nata per fare la madre, sono un’assassina, una spia. Non
so cambiare un
pannolino, non so preparare il latte non sono una madre. Come
farò?
Sento
lo sconforto assalirmi, non ce la faccio. Ho un bambino dentro di me.
Un
bambino, una vita.
Abby,
che deve aver capito che sono turbata, mi prende per la spalle e mi
abbraccia:-
Non ti preoccupare, Ziva. Andrà tutto bene, tu e Tony avrete
un figlio
fantastico. Sarete una famiglia fantastica. – Sorride e non
posso fare a meno
di fare altro; Abby sa come tirare su il morale a chiunque.
Ora
devo farmene una ragione: sarò madre e Tony papà.
Lui sarà perfetto, io… beh,
imparerò.
-
Per favore Abby, non dirlo a nessuno. Neanche a Gibbs, o a Ducky. Okay?
–
-
Bocca cucita! –
-
Grazie. –
-
Tra un’ora andrò a prenderti il test: ti chiamo
appena torno, okay? –
-
Ti ringrazio, Abby. Ti voglio bene. –
-
Congratulazioni, Ziva. E fai gli auguri anche a Tony, appena lo
saprà. –
-
Buon lavoro Abby. –
***
Mi
chiudo la porta di casa alle spalle. Ho fretta, tra un’ora
Tony arriverà a casa
e devo sbrigarmi. Lascio la borsa nell’ingresso, tolgo le
scarpe e vado in
bagno con il test in mano. Ho paura; una paura mista ad eccitazione
però: sarei
felice in qualunque caso.
Seguo
le istruzioni ed aspetto con l’ansia che cresce ad ogni
minuto che mi separa da
quello che sarà il mio destino. Passano i minuti e la
risposta non tarda ad
arrivare: positivo. Ancora, come la prima volta.
La
mia mente torna indietro, mi sembra di rivivere il replay di quel che
è già
successo: la notizia, il volto di Tony quando è venuto a
saperlo, la prima
ecografia. Cambia la casa, cambiano le mie paure, cambia la situazione,
cambia
il fatto che so come potrebbe reagire Tony, cambiano le situazioni.
Respiro
profondamente ed esco dal bagno; non posso fare a meno di sfiorarmi la
pancia e
sorridere. Avrò un bambino, e il padre è Tony.
Quello che desidero da tre anni
a questa parte si sta avverando.
Vado
in soggiorno a leggere un libro, in attesa che Tony torni a casa. Forse
dovrei
preparare un discorso. No, meglio improvvisare.
Sento
l’auto parcheggiarsi sul nostro vialetto e dopo pochi secondi
la porta
d’ingresso aprirsi:- Ciao, piccola ninja! –
Tony
lascia lo zaino affianco al mobile d’entrata e mi bacia
dolcemente. Poso le
braccia attorno al suo collo e lo stringo più forte. Lui
inizia a baciarmi il
collo, lo libero della giacca e della cravatta, lui mi toglie la maglia.
Arriviamo
in camera però non riesco ad andare oltre: sto per vomitare.
Mi
alzo dal letto e corro in bagno: sento lo stomaco contorcersi in una
morsa.
Devo appoggiarmi al muro. Okay, è passato. Tony mi ha
seguito e mi sta
guardando preoccupato:- Sicura di star bene? Vuoi che chiami un
dottore? –
-
No, so che cos’ho. – Mi siedo per terra, accanto al
muro e invito Tony a
sedersi vicino a me:- Vedi, devo dirti una cosa. –
Gli
prendo la mani e Tony mi guarda in silenzio, con lo sguardo che lascia
trapelare agitazione:- Vedi, credo di essere… incinta.
–
Lo
vedo spalancare gli occhi e poi, dopo aver realizzato quel che gli ho
detto, mi
chiede in un sussurro:- Davvero? Ne sei sicura? –
-
Ho fatto il test, l’ha preso Abby questa mattina. Il
risultato è positivo. –
-
Oh mio dio. – Succede tutto in fretta: lo vedo spalancare la
bocca e sorridere,
io mi ritrovo stretta tra le sue braccia.
Mi
scende una lacrima di gioia, solo ora sto realizzando tutto. Ne sono
consapevole, Tony ne è venuto a conoscenza, credo sia il
giorno più bello della
mia vita. Tony si stacca e mi guarda, prima di baciarmi dolcemente:- Te
l’ho
mai detto che ti amo? –
-
Fa bene sentirselo dire spesso. Ti amo anch’io. –
Torno
ad abbracciarlo e chiudo gli occhi; ringrazio mentalmente tutti quelli
che,
volontariamente o meno, hanno fatto sì che questo giorno
accadesse: ringrazio
Ari che, anche se ha provocato del dolore alla mia nuova famiglia, mi
ha fatto
arrivare fino a qui, ringrazio Jenny che mi ha voluta con lei,
ringrazio Gibbs
che mi ha accettata nella squadra, ringrazio mio padre per avermi reso
le cose
difficili, ringrazio Vance per aver diviso la squadra e aver fatto
capire sia a
me che a Tony quanto tenessimo l’una all’altro,
ringrazio la nostra missione
sotto copertura dove ha iniziato a piacermi l’uomo della mia
vita, ringrazio
Jeanne perché da quando erano insieme mi ha reso gelosa
facendomi aprire gli
occhi, ringrazio l’NCIS per essere stato fondato, dico grazie
ad Abby per
avermi sostenuta e aver comprato il test, dico grazie alla sera in cui
abbiamo
fatto l’amore per la prima volta, ringrazio tutto quel che
è successo in questi
cinque anni, ringrazio me stessa per non essermi mai arresa e,
soprattutto,
ringrazio lui che ora se ne sta tra le mie braccia, avendomi portato
nel grembo
mio figlio.
Sara’s
corner: Ebbene
sì, è l’ultimo. Il gran finale, gli
ultimi ringraziamenti, le ultime
precisazioni e le ultime domande.
È finita.
Prima faccio un po’ di
sproloquio e poi passo a dire una parola a tutti okay? Iniziamo: spero
che il
finale non vi abbia deluso, probabilmente ve lo aspettavate
già, ma spero di
aver reso le idee al meglio. Mi sono resa conto anch’io che
l’insieme è un po’
OOC (punti di vista dei protagonisti compresi) ma sono una romanticona
e non
riesco a vedere tutto con occhio obiettivo.
I grazie da parte di
Ziva credo siano la cosa migliore di tutta la fanf, avevo i brividi
finchè
scrivevo, quindi non criticatemeli (i miei piccini J).
Per qualsiasi e dico qualsiasi
domanda o cosa da dover sapere, appunto eccetera fatemi un fischio
eee… beh,
direi che posso concludere anch’io.
Ringrazio tutti quelli
che hanno letto, tutti quelli che hanno messo la storia tra le
preferite, ricordate
o seguite, ma soprattutto chi ha recensito (sappiate che siete i miei
preferiti
perché mi avete spronato ad andare avanti fino ad adesso
xD). Un grazie a chi
mi conosce “dal vivo” come la Gori e la Parissa, un
grazie alla mia più grande
fan e a tutti quelli che mi hanno riempito di complimenti e critiche,
rispondendo alle mie fissazioni assurde e ai miei squilibri mentali.
Ringrazio
la mia testa bacata per aver prodotto la fic e chi mi ha fatto scoprire
EFP
permettendomi di “conoscere” persone davvero
favolose.
Ringrazio anche chi non
ho ringraziato perché io rimarrei delusa se non ci fosse
qualcosina anche per
me.
Ringrazio chi ha
pianto, riso e si è preoccupata per quello che sarebbe
successo ai
protagonisti.
E infine, anche se non
lo verrà mai a sapere, ringrazio Donald P. Bellisario e Don
(non ricordo il
nome ma mi sembra che sia giusto) McGill per aver realizzato un
telefilm tanto
speciale che ricorderò per sempre.
Grazie a tutti, di
cuore.
Sara.
P.S.: Non so come si
faccia una prova allergologica, non ne ho mai fatta una (almeno che io
ricordi). Perdono se ho sbagliato. :)
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