The light of armistice di Alexiel Mihawk (/viewuser.php?uid=28142)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Touch ***
Capitolo 2: *** Maybe, one day ***
Capitolo 3: *** Lies ***
Capitolo 4: *** Fight and run ***
Capitolo 1 *** Touch ***
Nuova pagina 1
the
light of armistice
∙Nick Autore: Alexiel Mihawk
∙Titolo Capitolo: Touch
∙Personaggi: Neville Paciock, Pansy Parkinson
∙Pairing: nessuno, Neville/Pansy ma proprio appena appena accennato
∙Genere: avventur, generale
∙Rating: verde
∙Avvertimenti: flash!fic
∙Introduzione: Neville e Pansy nella foresta. Anche il gesto più
piccolo può cambiare il futuro di qualcuno.
∙NdA: Io non penso che sia così facile per questi due finire
insieme, però a volte basta qualcosa, qualcosa di piccolissimo per
avvicinarsi un po’ di più, per non sentirsi più dei completi estranei.
Pensate a come Ron, Hermione e Harry sono diventati amici, beh, questa che
leggerete potrebbe essere, in parte, la causa prima che ha portato, che porterà,
in futuro, Neville e Pansy a rivolgersi la parola. Questa
è la prima di quattro brevi flashfic sul rapporto tra Pansy e Neville, che
andrà dipanandosi nel corso dei sette anni.
Questa fic ha partecipato a non mi ricordo quale concorso su Pansy e Neville e
si è classificata terza.
1.touch
Terzo Anno.
Neville
non era mai stato una cima, ma non avrebbe mai pensato di essere così tonto da
cacciarsi in una situazione come quella. Ora sua nonna lo avrebbe davvero
bollato come idiota e lo avrebbe rinchiuso in casa a meditare su quale caso
disperato fosse.
Quando mai gli era venuto in mente di seguire gli Slytherin nella foresta! Lui
odiava quel posto, era buio e umido e pieno di rumori strani che lo
spaventavano. Era forse l’unico Gryffindor pavido della sua casa e Neville lo
sapeva, forse era per questo che li aveva seguiti. O forse perché, come
accadeva a tutti gli esseri umani, la curiosità lo divorava dall’interno –
mai essere curiosi, Neville Paciock! Quante volte te lo devi ripetere? – e lui
non era stato in grado di resistere.
Sapeva che c’erano dei ragni in quella foresta, ragni giganti, e centauri e
piante velenose e forse anche i lupi; improvvisamente fu attraversato dal
desiderio di lasciar perdere tutto e fuggire.
Si sedette sotto un grosso tronco, conscio di essersi perso. Come avrebbero riso
di lui alla torre, incapace di inseguire persino un branco di grossi e stupidi
Slytherin. No, forse Hermione non avrebbe riso, magari lei sarebbe stata
sollevata di vederlo sano e salvo, ma era l’unica a non guardarlo come un
idiota.
Fu in quel momento che udì una voce nota venire da dietro uno dei cespugli, era
leggera e un po’ frivola, canzonatoria e, senza dubbio, si stava rivolgendo a
lui.
«Bene, bene, bene. Guarda un po’ chi si è perso nel bosco…» Pansy si
ergeva su di lui, il caschetto nero composto e perfetto le circondava il viso
pallido che sembrava risplendere all’interno di quella foresta così scura.
Che strano, dopotutto non era così simile a un carlino.
«Dimmi un po’ Paciock… mi stavi seguendo? Che cavolo fai fuori dal
castello? Non lo sai che di notte qui ci sono i mostri?»
Neville nicchiò, non voleva mentirle, lui non mentiva mai, la nonna gli aveva
insegnato che solo chi non si fida di sé stesso mente, però di certo non
poteva dirle la verità, come minimo avrebbe ricevuto un cruciatus in risposta e
anche se Pansy aveva solo 13 anni non dubitava che fosse in grado di lanciare un
incantesimo complesso come quello – non era tonta, lei.
Balbettò piano, restio a dare una qualsiasi risposta, finché le fronde degli
alberi e i rami degli arbusti dietro la ragazza non iniziarono a smuoversi in
modo sinistro e il ragazzo non percepì un inquietante suono di zampe che si
muovevano.
«Ra-ra-ragno» balbettò terrorizzato indicando qualcosa di imprecisato alle
spalle di Pansy, la quale, più per reazione che per reale interesse, volse
lentamente la testa nella direzione indicata, per poi cacciare un urlo e saltare
di scatto verso Neville stesso.
Il giovane Gryffindor, nonostante si sentisse paralizzato dalla paura, era
riuscito ad afferrare la ragazza e a trattenerla per una manica tirandosela
dietro in una corsa contro il tempo e contro otto zampe pelose che sentivano
seguirli. Non si voltarono indietro finché non giunsero al limitare della
foresta e da lì, dopo essersi assicurati di non avere più li ragno alle
calcagna corsero fino al portone di Hogwarts. Sempre vicini, sempre con la mano
di Neville stretta attorno al polso di Pansy.
Non seppero mai che quel giorno erano stati salvati dai centauri – che se
avessero saputo che le prede del ragno erano umani di sicuro non sarebbero
intervenuti – e che per poco quel giorno non erano stati divorati da un’acromantula
allevata dal guardiacaccia della scuola.
Quello che avrebbero ricordato in seguito era tutt’altro.
Quel giorno per la prima volta Neville Paciock aveva preso per mano – per il
braccio – Pansy Parkinson.
Si erano toccati.
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Capitolo 2 *** Maybe, one day ***
Nick Autore: Alexiel
Mihawk
Titolo Capitolo: Maybe, one day
Personaggi: Neville Paciock, Pansy Parkinson
Pairing: Neville/Pansy ma proprio appena appena accennato
Genere: fluff
Rating: verde
Avvertimenti: flash!fic
Note: non aggiornavo dal 2011, ma la verità è che
avevo mentalmente messo on hiatus la storia, ora ho i capitoli pronti e
sono pronta, finalmente a finire; vedremo dove ci condurranno questo e
i due capitoli successivi, non aspettatevi grandi sconvolgimenti o
improvvisi limoni, questa coppia rimarrà accennata per tutto
il corso della storia, perché vorrei cercare di rimanere
più IC possibile.
2.Maybe, one day
Quarto anno.
Pansy Parkinson era da sola, seduta su un
divanetto guardava le punte delle sue scarpe, nere come la pece.
Attorno a lei
tutti sembravano occupati a ballare, ridere o divertirsi, troppo
impegnati per
degnarla anche solo di un briciolo di attenzione; era venuta al ballo
del ceppo
con Draco Malfoy, cosa che a molti era apparsa strana,
poiché l’antipatia
nutrita dal biondo nei confronti della ragazza era cosa nota a tutti, a
tutti
tranne che a Pansy stessa. Tuttavia, non appena avevano raggiunto la
sala
grande, decorata a festa, il suo cavaliere l’aveva lasciata
da sola per
rivolgere le sue attenzioni altrove, verso ragazze più
piccole, più disponibili
o più belle di lei. Le sorelle Greengrass erano state le
prime a cui si era
avvicinato, poi aveva danzato con quella sciocca civetta francese,
Fleur
Delacourt, la rappresentante di Beauxbatons al torneo tre maghi, e ora
stava
addirittura concedendo attenzioni alla Granger, che però
sembrava non gradire
per niente.
Pansy era affranta, si sentiva
profondamente
ferita nell’orgoglio e provava un’insolita fitta
all’altezza dello sterno:
Draco Malfoy le aveva appena spezzato il cuore, ma ancora non lo
sapeva.
Quando capì che nessuno le si
sarebbe avvicinato
per chiederle di ballare, né tantomeno per offrirle da bere,
la giovane
Parkinson si sollevò dal divanetto in cui era sprofondata e
si diresse verso il
grande tavolo del rinfresco, con una mano pallida si versò
un bicchiere di
succo di zucca e si diresse verso il cortile interno, che era stato
aperto
appositamente per l’occasione.
Passeggiava sotto il portico, illuminato da
una
sfilza di candele che galleggiavano a mezz’aria, il suo
sguardo era perso sulle
coppiette che camminavano mano nella mano lungo il cortile, era
così presa che
non si accorse di Neville finché non andò a
sbatterci addosso.
«Oh, scusami, io-» si
bloccò immediatamente non
appena si rese conto di chi fosse la persona che si trovava di fronte a
lei
«Ah, sei solo tu, l’impiastro cuore di
struzzo».
Neville indietreggiò di un
passo, di tutte le
persone sgradevoli che poteva incontrare doveva proprio capitargli la
Parkinson.
«G-guarda che sei stata tu a
venirmi a sbattere
addosso…» azzardò timidamente.
«Ma se tu avessi guardato dove
stavi andando non
sarebbe successo, pezzente!»
Paciock fece una smorfia, indispettito.
«Stavo andando a prendere da bere
a Ginny».
«Alla piccola piattola
Weasley?» rise con
cattiveria, anche se la sua risata risultò meno stridula e
meschina di quanto
avrebbe voluto «Ma se sta ballando con Potter! Tanto valeva
venissi da solo».
Neville radunò tutto il suo
coraggio e, prima di
rispondere, riuscì addirittura a fissarla negli occhi:
«Non mi sembra proprio
che tu possa venirmi a dire una cosa simile, visto che anche il tuo
accompagnatore ti ha mollata in asso. E mi sembra che la Greengrass
stia
riuscendo a intrattenerlo molto bene».
Pansy voltò il viso e si
fermò a fissare Draco
Malfoy che teneva per mano la giovane Astoria, il ragazzo la vide e le
lanciò
un’occhiata glaciale, come a dirle “Sei
ancora qui?”. Represse un singhiozzo, umiliata e
ferita, e senza degnare
più il Grifondoro di uno sguardo lasciò cadere il
suo calice per terra e si
diresse a passo lesto verso l’uscita e, quindi, verso i
sotterranei.
Era già arrivata alla scala
grande quando sentì
una voce richiamarla.
«Aspetta!»
Neville era alle sue spalle, ansimante,
come se le
fosse corso dietro; si sentiva in colpa per averle fatto notare di
proposito una
scena che l’aveva ferita, si sentiva in colpa per essere
stato meschino, perché
il suo era stato un comportamento da Serpeverde e in quel momento se ne
vergognava.
«Che vuoi?»
ringhiò Pansy col viso arrossato,
trattenendo le lacrime. Non avrebbe lasciato che nessuno la vedesse
piangere,
né Draco, né le sue compagne di dormitorio,
né tantomeno quello stupido ragazzo
grassottello.
«Ecco, mi dispiace».
La ragazza ridacchiò sarcastica,
come no, e gli diede le spalle,
riprendendo a camminare.
«Per quello che vale»
le urlò Neville dal punto in
cui si era fermato «Penso che stasera tu sia davvero
carina».
Pansy non si voltò indietro, ma
sentì la bocca
piegarsi in un sottile sorriso.
Forse, un giorno, lo avrebbe ringraziato.
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Capitolo 3 *** Lies ***
Autore: Alexiel
Mihawk
Titolo capitolo:
Lies
Personaggi: Pansy
Parkinson, Neville Paciock
Genere:
generale, azione, fluff
Rating: verde
Avvertimenti:
flashfic
Note: mi ero
stufata di aspettare una settimana, in realtà anche la
prossima è già scritta; in ogni caso qui
l'ambientazione è agli inizi del settimo anno quando Neville
non è ancora fuggito nella stanza delle necessità
per sottrarsi alle lezioni di Magia Oscura di Carrow.
3.
Lies
Settimo anno.
Li ha
visti
solo con la coda dell’occhio, ma li ha visti, di questo
è certa.
Un
gruppo di
Grifondoro ha avuto il coraggio di avventurarsi in mezzo ai corridoi
durante il
suo turno e lei non vede l’ora di dirlo alla professoressa
Carrow per vedere
quale punizione escogiterà questa volta.
Certo,
prima
deve assicurarsi di non essersi sbagliata e, soprattutto, vuole vedere
bene di
chi si tratta; quando gira l’angolo il corridoio è
vuoto, ma una delle porte
delle aule è rimasta accostata e da dentro filtra una debole
luce di candela.
«Bene,
bene,
bene» ridacchia entrando nella stanza «Chi abbiamo
qui?»
Una
figura
avvolta in un lungo mantello scuro si irrigidisce, meno
male che gli altri sono già andati oltre, pensa
Neville
girandosi verso la ragazza con una smorfia di disgusto, ci mancava
giusto lei.
«Oh,
Parkinson,
sotto tutto quel cerone non ti avevo riconosciuta».
Con gli
anni
Paciock è cambiato, si è fatto più
alto, più imponente, il suo fastidioso
balbettio è scomparso e, da quando Harry Potter è
scomparso, si è fatto anche
più intraprendente.
«Sfigato,
cosa
ci fai qui? Cerchi di nuovo di farti mettere in punizione?»
dice puntandogli
contro la bacchetta «Ti mancava il sapore del sangue in bocca
dopo una bella
dose di cruciatus? Immagino sia un
hobby di famiglia».
Neville
si deve
trattenere dal tirarle in pugno, consapevole che ultimamente il suo
fisico è
già stato notevolmente provato dalle maledizioni senza
perdono e dalle
percosse, perché nella nuova Hogwarts non è
permesso sgarrare, certo a meno di
essere Serpeverde e sanguepuro dediti alla causa.
«Quando
sarà
l’ordine a mandare tuo padre in ospedale forse non troverai
più la cosa così
divertente, Parkinson» replica seccato e la ragazza si
domanda se, in fondo,
non abbia un po’ esagerato.
«Di
sicuro non
piangerò per lui, Paciock, e ora dimmi, cosa stavi
facendo?»
Si
guarda
attorno, realizzando solo in quel momento di essere nell’aula
di Arti Oscure,
l’aula dove Amycus Carrow si diverte a insegnare la magia
nera agli studenti, e
a torturare quelli che si rifiutan di apprenderla: come, per
l’appunto,
Neville.
«Dimmi
che non
hai messo nulla dentro quella scrivania» alita a mezza voce.
«Se
vuoi che
menta…»
«Dannazione».
In quel
momento
sente dei passi lungo il corridoio e prima che il Grifondoro possa fare
una
mossa esce dalla porta, chiudendosela silenziosamente alle spalle;
Neville impreca,
sapendosi preso in trappola.
«Parkinson,
cosa ci fai qui?» sente la voce di Amycus domandarle da oltre
l’uscio serrato.
«Temo,
professore, che Pix abbia fatto un pasticcio nella sua aula e che non
si riesca
proprio ad entrare, converrebbe andare a chiamare Gazza»
risponde Pansy con
aria affranta, osservando, poi, con un sorriso a mezza bocca,
l’uomo mentre se
ne va imprecando verso l’ufficio del custode.
La
porta si
riapre e la ragazza si trova faccia a faccia con un Neville con gli
occhi
spalancati e la mandibola a terra.
«Chiudi
la
bocca, Paciock, o ci entreranno le mosche. E aiutami a fare un
incantesimo che
faccia sembrare che Pix abbia davvero messo a soqquadro
tutto!»
«Lascia
perdere, ho una palude portatile Weasley con me» risponde il
ragazzo estraendo
un sottile cilindro metallico e appoggiandolo sul pavimento
«Ora andiamocene
prima di diventare parte del nuovo ecosistema»
La
prende per
il polso e la trascina fuori, giusto in tempo prima che nella stanza
esploda una
valanga di melma verdastra e puzzolente; la lascia andare e si guarda
attorno,
non riuscendo ancora a credere di essersela cavata.
Si
avvia di
corsa verso la torre di Grifondoro, ma si ferma dopo pochi metri e si
rigira
verso la ragazza.
«Grazie».
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Capitolo 4 *** Fight and run ***
Autore: Alexiel
Mihawk
Titolo:
Fight and run
Personaggi:
Pansy Parkinson, Neville Paciock
Genere:
generale, azione, missing moment
Rating: verde,
sfw
Avvertimenti:
flashfic, what if?
Note: e ci
siamo. Ecco la fine e sì, si conclude proprio
così, perché non voglio aggiungere scene plateali
tra Neville e Pansy, perché vorrei rimanere il
più possibile IC e sono convinta che già un
cambiamento di questo genere sia enorme per Pansy, perché
lei è la ragazza che suggerisce di consegnare Harry, non
dimentichiamolo mai. Inoltre questa storia non ha mai voluto essere
sentimentale, ma solo uno studio di personaggi e personalmente sono
davvero soddisfatta di quello che è uscito,
perché non mi ero mai trovata in una situazione simile
prima. Quindi sì, io la chiusura la immagino
così, con una scelta e una corsa per salvarsi la vita e noi
sappiamo che sia Neville che Pansy sopravviveranno e personalmente
questo mi basta, spero sia sufficiente anche a voi.
Fight and Run
Settimo anno.
Neville
non
riesce a credere di essere l’unico ad avere notato il
gruppetto di Serpeverde
che sono riusciti a sgattaiolare fuori dai sotterranei. Certo, la
situazione in
quel momento è un po’ impegnativa, pensa schivando
una Bombarda, e lui non poteva mica
pretendere che la McGranitt
mettesse qualcuno di guardia davanti a Serpeverde per impedire agli
studenti di
uscire.
Si
tuffa dietro
a un muro crollato, evitando per un pelo un’Avada
Kedavra, sporgendovisi poi prontamente per lanciare una serie
di
incantesimi che spera andranno a colpire il nemico, quindi infila la
porta e
scompare dietro al gruppetto che ha tutta intenzione di fermare.
Quando
li
raggiunge si accorge che sono solo in quattro e per qualche secondo si
chiede
se non sarebbe più veloce attaccarli tutti alle spalle e
vendicarsi di sette
anni di angherie, ma poi si ricorda che no, i Grifondoro quel genere di
azioni
meschine non le perpetrano, così sbuffa e intima loro di
fermarsi.
Pansy
Parkinson
si gira sfoderando la bacchetta e urla a Draco, Tiger e Goyle di
proseguire
senza di lei.
«Rimani
fermo
dove sei Paciock, o giuro che ti crucio».
«Sì,
come no.
Vengo adesso dalla battaglia nella sala grande e tra i due quello
più allenato
al combattimento sono io».
«Per
quel che
mi importa puoi tornarci e potete ammazzarvi tutti tra di
voi».
Neville
ride
sarcastico, ride di lei e Pansy sente il sangue fluirle sul viso, non
capisce
bene il perché, ma si sta vergognando.
«E
nel
frattempo tu cosa farai? Cercherai Harry per consegnarlo ai tuoi
amichetti con il
mantello?»
«Io
non sono-»
«Risparmiami
le
belle parole, Parkinson, eri disposta a vendere il mio amico per
salvarti la
pelle, l’ha visto tutta la scuola»
A
questo punto
la ragazza è color prugna e quando gli risponde la sua voce
è carica di
risentimento, oltre che di imbarazzo.
«Appunto!
Non
siamo tutti combattenti nati, Paciock, ci sono battaglie che non si
possono
vincere e io, se permetti, vorrei vivere. E ti assicuro che comunque si
concluderà questa battaglia per me, per noi studenti di
Serpeverde, sarà
comunque una sconfitta».
Il
Grifondoro
si accorge per la prima di non avere mai visto la situazione sotto quel
punto
di vista: se Voldemort dovesse vincere il loro destino, come pedine in
una
guerra non hanno scelto di combattere, sarebbe segnato, ma se, invece,
dovesse
perdere? Cosa succederebbe ai figli di quelle famiglie che hanno
seguito il
Signore Oscuro? Non ti dovrebbe nemmeno
importare visto cosa loro hanno fatto alla tua di famiglia,
ma Neville
scopre che non è così, scopre che, in
realtà, gli interessa. E alla fine
capisce che le loro vite saranno distrutte, smembrate e ridotte in
pezzi: i loro
genitori verranno gettati in una prigione da cui non
c’è ritorno e i beni delle
loro famiglie espropriati da un ministero a cui non interessa nulla del
loro
futuro.
Non sa
cosa lo
spinga a farlo, ma il suo braccio si muove da solo e lo vede allungarsi
e protendersi
davanti ai suoi occhi, finché non è completamente
teso, come parte di un ponte,
tra lui e Pansy.
«Combatti»
le
dice «Combatti per il tuo futuro».
La
ragazza
sgrana gli occhi e apre la bocca, ma non ne esce alcun suono.
«Se
combatti
con me, con noi, avrai una possibilità, e una
possibilità di cambiare le cose è
sempre meglio di un futuro già deciso».
La vede
mordersi il labbro inferiore e abbassare lo sguardo, sa anche lui che
non deve
essere una decisione facile, ma quando mai le cose sono state facili
per loro?
La loro generazione è dovuta crescere fin troppo in fretta
e, in parte, Neville
se ne dispiace, pur rimanendo orgoglioso dell’uomo che
è riuscito a diventare.
Quando
Pansy
alza la bacchetta e la tende contro di lui il Grifondoro ha a malapena
il tempo
di buttarsi a terra mentre un «Incarceramus»
rimbomba per il corridoio; gli corre incontro e lui pensa che voglia
aggredirlo, ma sta solo cercando di aiutarlo a rialzarsi.
«Paciock,
muoviti!»
Neville
obbedisce, fa appena in tempo a girarsi e a intravedere, con la coda
dell’occhio, Yaxley intrappolato in un fitto nodo di corde
che, purtroppo per
loro, già iniziano a sfaldarsi.
«E
ora?»
domanda Pansy trascinandolo per una manica.
«Ora
corri».
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