Dalla pelle, al cuore.

di Martybet
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Teenage Dream ***
Capitolo 3: *** Unspoken ***
Capitolo 4: *** Miss indipendent ***
Capitolo 5: *** Born this way ***
Capitolo 6: *** She's a monster ***
Capitolo 7: *** Love the way you lie ***
Capitolo 8: *** Sing it out loud ***
Capitolo 9: *** Undisclosed Desires ***
Capitolo 10: *** Define your meaning of war ***
Capitolo 11: *** Trouble ***
Capitolo 12: *** Crush and burn ***
Capitolo 13: *** Better than love ***
Capitolo 14: *** All the right moves ***
Capitolo 15: *** Pumped Up Kicks ***
Capitolo 16: *** You found me ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


kiki


DALLA PELLE, AL CUORE

 

 

 

PROLOGO

 

 

“Pensavo di potercela fare, ma... non è così”, dico stringendo le braccia al petto, per non dare a vedere quanto quelle parole, in realtà, mi stiano uccidendo. Ma... non posso continuare , non posso andare avanti nella speranza che lui scelga di stare con me, solo con me.
Sono stata io a scegliermi quella situazione, perciò non gli do nessuna colpa. Abbasso lo sguardo mentre sento gli occhi farsi man mano più umidi.
“Cosa stai cercando di dirmi, Bella?” Ha un sopracciglio alzato e una ruga di incomprensione gli marca il viso.
“Dico di rimanere amici", rispondo semplicemente iniziando a saltellare da una gamba all’altra, come al mio solito quando sono nervosa.
Il suo sguardo si pietrifica. “Amici? E’ questo che vuoi? Rimanere amici?!” Da come ha pronunciato quella parola sembra un insulto, ma non lo è,sono stanca di stare in mezzo.
“Edward.” Il suo nome mi esce come un sospiro. “Ti ho chiesto io di avere questo rapporto libero. Pensavo di farcela e invece non è stato così. Mi dispiace, ma sono una ragazza da fidanzato, da appuntamenti fissi, da telefonate fisse.”
“E io cosa sono stato?”
“Ma se è una settimana che non ti fai vivo!” Quasi urlo, portata all’esasperazione da quel ragazzo che mi ha completamente privato di qualsiasi barriera. E’ riuscito a conoscere la vera Bella, forse come mai nessuno ha fatto.
“Io..” Si passa una mano fra i capelli e comincia a guardarmi con quello sguardo da cucciolo al quale difficilmente riesco a resistere, ma.. devo essere forte.
“Quindi, ho detto, rimaniamo amici, senza benefici.” Il sorriso che nasce sulle mie labbra è amaro.
“E se io volessi diventare il tuo fidanzato, eh?” Ruggisce, avvicinandosi di colpo e puntandomi un dito contro. “Non ti è passato nemmeno per la testa?”
Scuoto il capo, fissandolo confusa. “Sei stato tu a dire di non poter essere il mio fidanzato, ragion per cui.. è ora che vada.” Mi volto verso la porta, sicura come non mai di essere alla fine di tutto. Sento il cuore sgretolarsi quando la sua mano mi prende per il polso e mi fa scontrare contro il petto.
Okay, sarò il tuo fidanzato, ufficiale.
Spalanco la bocca in una piccola “o” muta, e mentre sto ancora metabolizzando le sue parole, le sue labbra sono più veloci e si posano sulle mie.













N.B

Il matrimonio del mio migliore amico svolge quasi al termine, ed io mi sono completamente gettata fra le braccia di un'altra storia. L'ispirazione è nata da un sogno ( No, non sono come la Meyer)  e da alcuni telefilm. In questo caso, una mamma per amica.
Ci saranno alcune scene simili ma.. la storia non sarà per nulla  uguale a quella di Rory e Logan.
Il primo capitolo, verrà postato dopo l'ultimo di Matrimonio, (ne mancano due, più epilogo)  e dopo di che, visto che ho già in mente trama e un po' di capitoli da parte, aggiornerò una volta a settimana.
Spero davvero che vi piaccia. Io mi sono già innamorata dei personaggi.
Non ci saranno POV Edward, la storia sarà raccontata interamente dal punto di vista di Bella.

Si ringraziano 
 itsrox_,  Fiorels,  Anto,  Eli  e  dulcis in fundo  Crys_Pattinson87.

Ci  rivediamo tra un paio di settimane ;)
Un bacione,
Marti.

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Capitolo 2
*** Teenage Dream ***


lol

DALLA PELLE, AL CUORE.


 
 
 
 
 
 

Capitolo 1
 
TEENAGE DREAM
 
 
 
You think I’m pretty without any makeup on
You think I’m funny when I tell the punchline wrong
I know you get me so I let my walls come down, down
 
 
 
 
“Bella, mi dici perchè stai piangendo?”
Scuoto la testa mentre le lacrime continuano a scendere copiose sul mio viso e l’ultima discussione che ho avuto con lui, continua ad affollare i miei pensieri.
Edward Cullen, due anni più grande di me, ed uno dei ragazzi più belli e cattivi che abbia mai conosciuto.
Non so perché se la prenda tanto con me, forse perché gli rispondo, forse perché quando le sue parole taglienti mi graffiano, cerco di proteggermi, non come fanno tutte le altre bambine.
Stringo le mie gambe al petto e mi guardo allo specchio.
Ho gli occhiali decisamente più grandi del normale e non posso certo dire di essere magra come Stacey. Ma... perché deve dirmi quelle cose?
Ma soprattutto perché non riesco a ignorare le sue prese in giro e ogni volta mi rinchiudo in questo bagno a piangere?
Ho undici anni e da quando ho iniziato a frequentare questa scuola non ha smesso un secondo di torturarmi con i suoi amici, affibbiandomi nomignoli poco carini.
Pagnottella è all’ordine del giorno.
Stupida saputella, di tanto in tanto.
Sospiro e abbandono la testa sopra le ginocchia, sperando con tutta me stessa di cambiare. Sperando con tutta me stessa di non dover più sottostare alle sue prese in giro.
E.. in particolar modo, di non versare mai più una lacrima per Edward Cullen.
“Va tutto bene, signorina Driscoll. Esco tra un minuto.” E così dicendo mi alzo dalle mattonelle fredde e torno alla vita reale, dove io sono solo una stupida saputella.
 
 
 
10 ANNI, 9 GIORNI E.. 10 MINUTI DOPO.
 
 
 
“No, Rose. Non ci vengo.” Dico, incrociando le braccia sotto il seno e assumendo un tono che non ammette alcuna replica. Non ho intenzione di andare ad uno stupida festa. Per festeggiare cosa, poi? L’inizio dell’anno scolastico?
Scuoto la testa ritmicamente, fissando la mia migliore amica. 
“Dai, Bella! Sarà divertente!” Si intromette Jessica, già vestita con un abito succinto che lascia poco spazio all’immaginazione. Io non sono così, non voglio rinchiudermi in una stanza di qualche idiota senza cervello insieme a ragazzi ubriachi.
“Ti prego.. tipregotipregotiprego!”  Rosalie sbatte le ciglia e Jess congiunge le mani in segno di supplica mentre io sospiro esasperata.
“Non c’è nemmeno Jake, stasera.”   Jacob è il mio migliore amico, l’unica persona con la quale mi senta davvero me stessa. Passa più tempo qui che nella sua stanza e  ci capiamo nel giro di qualche istante.  Non c’è nulla fra noi, almeno da parte mia, tranne un grandissimo affetto.
 “Almeno conoscerai gente, nuova! Se non vieni Bella, giuro che chiamo tuo padre.” Spalanco le palpebre all’istante e la guardo in cagnesco. “Tu non chiamerai proprio nessuno!”
“Vuoi scommettere?” Rosalie prende il telefonino riposto sul tavolo e con un movimento repentino la raggiungo saltando sul divano, mentre l’agitazione è sempre più palpabile in me.
“Allora?” Ha un sopracciglio alzato e  mi parla con un tono minaccioso. Fisso prima il cellulare che stringe tra le dita e poi lei, e alla fine cedo.
“Prima di mezzanotte siamo a casa.”
La mia migliore amica mi abbraccia di slancio e Jessica alza gli occhi al cielo, con un finto sorrisetto stampato sulle labbra rosse.
A volte ho l’impressione di non stare  molto simpatica a quest’ultima. Ovviamente la cosa è reciproca, non ho mai sopportato la sua superficialità, né tantomeno apprezzato i suoi concerti durante la notte.
Il rispetto è una delle cose più importanti per me, e urlare e ansimare in quel modo quando ci sono persone  a pochi metri,   ne è  una totale mancanza.
Per non parlare del fatto della gelosia che nutre nei miei confronti. Non sono una modella ma.. spesso è capitato che un ragazzo si fermasse a chiedere il mio numero e non il suo. Spesso è capitato di trovare attaccato alla porta inviti indirizzati alla sottoscritta. Questa cosa non le è mai andata giù, ragion per cui nutre questo astio, decisamente mal celato.
Mi faccio trascinare da Rose verso l’armadio e lascio che scelga lei  i miei vestiti. Segue un corso aggiuntivo per giovani stilisti e perciò si dedica interamente al mio guardaroba.
Con un fisico come il tuo, sarebbe un insulto indossare degli anonimi Jeans!
Questo è tutto quello che ripete quando  dobbiamo uscire  o fare qualche cosa che non sia andare a lezione.
Rimango lusingata dai suoi complimenti, ma dopotutto lei non è dà meno. E’ sempre stata una bellissima ragazza a contrario mio.
Io sono sbocciata tardi come dice spesso mia nonna.
Da piccola ero letteralmente, una palla di grasso e sul mio naso appoggiavano degli insulsi occhiali neri che mi davano il classico aspetto da secchiona antipatica.
Ripensando al mio passato, mi viene in mente la persona che ha reso la mia adolescenza un inferno.
Custodisco i ricordi delle sue prese in giro gelosamente e quando ci ripenso torno la stessa bambina che si nascondeva a piangere in bagno.
Scuoto la testa e mi guardo allo specchio, mentre Rose sta cercando i vestiti da farmi indossare.
Non sono più quella bambina fragile. Sono cambiata. Una nuova Bella, totalmente diversa dalla timida ed insicura ragazzina di undici anni.
Annuisco indossando gli shorts e il top rosso, insieme a delle ballerine altrettanto rosse con un piccolo fiocchetto posto sulla punta.
Mi trucco leggermente le labbra e gli occhi. Anche se amo la semplicità e ho una buona materia prima, voglio evitare che Jessica se ne esca con la frase: «Avresti fatto meglio a truccarti. »
Aspetto che anche Rosalie si sia finita di preparare e dopo di che usciamo, raggiungendo l’auto sportiva  di quest’ultima.  E’ una M13 nera , un regalo davvero molto generoso dei suoi genitori che l’hanno sempre ricoperta di attenzioni e regali.  A contrario mio.
Per essere ammessa ad Harvard ho dovuto lavorare tutte le estati dal mio quindicesimo compleanno, e tutt’ora mi mantengo facendo qualche impiego come fotografa della  Gazette  per riuscire ad ammontare alla retta composta da molti zeri.
Mio padre ha cercato di sostenermi ma purtroppo dopo la morte della mamma pochi anni fa, ogni cosa per lui ha piano piano perso d’interesse. Persino l’unica figlia che aveva sempre amato.
Ripensando alla situazione attuale con mio padre sento una specie di morsa attanagliarmi lo stomaco e grazie a dio , Rose spezza il silenzio accendendo la radio e facendo tornare la serenità tra i miei pensieri.
Iniziamo a cantare a squarciagola e vi assicuro che nessuna delle tre è dotata di una grande dote canora, per cui più che altro strilliamo come delle galline cercando di azzeccare il ritmo giusto di “Teenage Dream.”
Rido accasciandomi contro la spalla di Rosalie che sta facendo miseramente l’imitazione di Katy Perry muovendo le spalle in un modo così bizzarro che sarebbe da filmare.
“Ti sei già ubriacata, Rose?” Le chiedo portandomi una mano sulla bocca per trattenere le risate.
“Possibile!” 
My heart stops when you look at me
Just one touch now baby I believe
This is real so take a chance and don’t ever look back, don’t ever look back!”
..  E mi lascio trascinare dall’entusiasmo della mia migliore amica fino a quando non mi rendo conto che la festa è tutt’altro in una squallida camera insieme a ragazzi completamente privi di senno.
Apro la bocca sorpresa e riesco a scorgere le mie amiche sorridere compiaciute. Siamo difronte ad una casa composta praticamente da solo vetrate e terrazzi, e le luci calde e soffuse che riesco a vedere, rendono quella vista ancora più sbalorditiva.
Al di fuori ci sono una trentina di ragazzi che ballano e all’interno invece ce ne sono circa…Non riesco a contarli da quanto è affollata.
“Vuoi sapere come ho fatto ad essere invitata a questa festa?”
Non rispondo ma so benissimo che me lo dirà.
“Ho conosciuto un ragazzo in caffetteria l’altro giorno. Te ne ho parlato. Beh, Emmett mi ha detto che avrebbe organizzato questa piccola cosa nella sua villa.” Cerca di riprendere fiato, visto che l’ha detto così veloce che ho fatto fatica a comprendere tutte le sue parole.
“Niente male, eh?!”
Scuoto la testa. “E io che credevo mi volessi portare in uno squallido monolocale con un centinaio di persone!”
Scendiamo dalla macchina, Jessica non ci saluta neppure e inizia a farsi largo tra la mischia, mentre io seguo Rose alla ricerca del ragazzo che l’ha invitata.
Sul suo viso è dipinta un’espressione euforica, e l’ammiro molto per essere sempre così piena di grinta e vitalità. Anche io sono così, ma spesso ho i miei momenti bui e mi chiudo in me stessa senza accorgermene del tutto. Succede in particolar modo quando ripenso al mio passato, a mia madre che, anche se sempre lontana per lavoro..  ci aveva lasciati prima che potessi conoscerla davvero.
Per non parlare di Charlie, che al momento sembra completamente un’altra persona.
Sospiro lentamente fino a raggiungere l’entrata di quella casa, che mi sembra ancora troppo bella per appartenere a un ragazzo di appena vent’anni.
Osservo le pareti color panna e i mobili moderni e decisamente azzeccati con il resto dell’arredamento. Fuori c’è una piscina, anzi a dire la verità due. Una idromassaggio e una, abbastanza grande per riuscire a fare una ventina di bracciate.
Ovviamente all’interno non mancano le ragazze in bikini intente a strusciarsi tra di loro insieme a ragazzi visibilmente brilli ed eccitati.
Quanto vorrei che Jacob fosse con me. Mi basterebbe un suo sguardo amichevole, una sua carezza e tutta la mia preoccupazione svanirebbe in un secondo.  D’altronde, lui è quello che mi capisce meglio di chiunque altro.
Quando finalmente Rosalie incontra Emmett, lei fa tutto per farci presentare e io, notevolmente in imbarazzo, stringo la sua mano con un sorriso appena pronunciato.
“Emmett, questa è Isabella, la mia migliore amica.” Dice Rosalie posandomi un braccio intorno alle spalle,  come se fosse orgogliosa di me.
“Bella, questo invece è Emmett.” Finisce la frase con un risolino e lui mi sorride compiaciuto.
“Piacere di conoscerti Isabella. “ Stringe la mia mano prima di aggiungere. “Volevo presentarvi anche il mio coinquilino ma al momento.. sarà occupato con qualche ragazza!” Fa l’occhiolino e io decido di lasciarli un po’ di tempo da soli. Rosalie ha cambiato espressione da quando l’ha visto e non posso che essere contenta per lei. Dopo tutti gli uomini senza palle che ha incontrato nella sua vita, ma soprattutto dopo Royce,  credevo che non si fosse più ripresa… e invece, eccola lì tra le braccia di Emmett.
Mi faccio largo tra la massa di gente, intenta a raggiungere il divanetto e una volta seduta tiro un sospiro di sollievo.
Quelle maledette scarpe mi stanno già uccidendo e senza curarmi troppo degli altri le tolgo iniziando a massaggiare il polpaccio.
Anche il leggero chignon che mi ha fatto Rose mi procura un certo fastidio così sciolgo i miei capelli lunghi e ondulati  che piacciono tanto a mio padre. O meglio, piacevano.
Ha sempre amato i miei capelli pieni di boccoli , setosi e al profumo di cannella.
Appoggio la testa sul divanetto e chiudo gli occhi per un momento fino a quando non sento la voce di Jessica chiamarmi ripetutamente.
“Bella, ecco dove eri finita!” Io, dove ero finita? Ma se era stata lei la prima a dileguarsi tra la gente senza degnarci di un saluto.
“Tutto bene, Jess? Ti vedo accaldata…”
Sorride compiaciuta e si morde il labbro inferiore.
“In effetti, ho conosciuto un tipo proprio simpatico. Anzi, sembra un modello. Capelli ramati, occhi penetranti, credo di piacergli.”
Sono conscia che mi stia raccontando quelle cose solo per suscitare in me un po’ di invidia nei suoi confronti, invidia che però non sarebbe mai arrivata da parte mia.
“Wow! Sono contenta per te!”  Comincia a parlare di come lui l’abbia avvicinata e mi fa subito presente che questo misterioso ragazzo è anche che il proprietario della villa dove si sta svolgendo la festa, ovvero il coinquilino di Emmett.
Le sorrido fingendo di essere interessata e a noi si uniscono  due ragazzi con cui iniziamo a fare conversazione. Le ore passano e io mi sento sempre più annoiata e stufa di rimanere lì.
Controllo l’orologio sul polso e mi accorgo, per mia fortuna, che mancano dieci minuti alla mezzanotte. Mi alzo, andando a recuperare  una birra ghiacciata. La temperatura è ancora estiva e non c’è un filo divento, perciò benchè porti dei pantaloncini corti che mi lasciano scoperte le gambe, muoio di caldo.
Mi verso il contenuto nel bicchiere di plastica quando dietro alle spalle sento qualcuno fischiare.
Corrugo le sopracciglia verso quel maleducato pronta per insultarlo ma rimango pietrificata quando il mio sguardo incontra il suo.
“Ehi.” Dice sorridendo. “Che ne dici di venire nella mia camera?”
Mi avvicino. Forse sto avendo un incontro del terzo tipo, oppure sono completamente impazzita e davanti a me non è nient’altro che un fervido frutto della mia immaginazione.
Rimango a bocca aperta per qualche secondo e dopo di che, allo stupore si sostituisce una rabbia innata che mi attraversa come una scossa.
“Che ne dici di andartene a fare in culo?” Sputo acida trucidandolo con uno sguardo. “ Che c’è, non mi riconosci forse?!” Mi avvicino puntandogli un dito contro e non posso fare altro che pensare a quanto il suo viso sia diventato più bello.
Gli occhi sono esattamente come li ricordavo. Di un verde smeraldo capace di penetrarti nell’anima.. quegli occhi che non molto tempo fa temevo. Ma ora non più.
“Se la mattina dopo essere stato con te me ne sono andato. Non so cosa mi sia passato per la mente. Ero senza dubbio ubriaco per non ripetere!”
Resto senza parole, mi mordo il labbro inferiore e stringo i pugni delle mani tanto fino a sentire un leggero fastidio sulle nocche, e la saliva si sostituisce presto alla bile salita nel frattempo.
“Gli anni non ti hanno cambiato di una virgola, Cullen. Il bastardo che era in te non se ne è andato.”
Si ammutolisce e gira la sedia girevole, aprendo la bocca come per parlare, ma da essa non esce nulla.
“Isabella Swan, forse ti ricorda qualcosa?”
La rabbia continua a bollire e cerco davvero di trattenermi per non prendere a schiaffi quel bel  viso d’angelo che si ritrova. Ora le cose sono cambiate, caro mio.
“Io.. dio.. sei davvero la stessa odiosa bambina di dieci anni fa?!”
Devo allontanarmi da lui se voglio rimanere lontana dalla prigione ancora per qualche anno. Al momento ho solo voglia di afferrare qualcosa e tirargliela addosso.
Annuisco portando una mano sul fianco e vedo il suo sguardo soffermarsi a lungo sulla scollatura del mio top e dopo qualche altro secondo sulle gambe magre e affusolate.
“Gli anni invece a te hanno fatto bene. Possibile che sotto tutto quello strato di grasso ci fosse questo?”
Ok, questo è davvero troppo.
Inspiegabilmente la mia mano stringe con maggiore forza il bicchiere di birra  e spinta da qualche forza sconosciuta rovescio l’intero contenuto ghiacciato in faccia ad Edward Cullen.
Lo stesso Edward Cullen che mi faceva tornare a casa disperata  e che tutt’ora quando il mio pensiero torna  a quei tempi fa abbassare la mia autostima di donna in modo spaventoso.
Sorrido sadicamente quando lo vedo completamente bagnato e soprattutto sconvolto da mio tale gesto.
Evidentemente non conosce questo mio nuovo lato del carattere.
“E’ stato un piacere rivederti.”
Detto questo giro i tacchi, o meglio le ballerine rosse che mi danno tanto l’aria da bambina, e raggiungo Rosalie e Jessica pregandole di tornarcene a casa.
Sul mio volto è ancora dipinto un ghigno e credo che non mi abbandonerà prima di cadere in un sonno profondo.
Non so perché, ma mi sento soddisfatta, e da un lato ancora dannatamente arrabbiata e offesa. Non posso credere che mi abbia detto quelle cose, non posso credere che Edward sia diventato ancora più arrogante e sicuro di sé.
Spero con tutta me stessa di non incrociarlo più nella mia vita. Ha già complicato una parte della mia esistenza non posso permettere che rovini anche la nuova Isabella.
La ragazza determinata che sono diventata.
No.
Mi giro dall’altro lato del letto mentre i ricordi delle sue prese in giro riaffiorano trasformandosi in incubi che mi accompagnano per il resto della notte.





Note


Eccoci qui alla fine del primo capitolo.
Ringrazio le 110 meravigliose persone che hanno inserito questa storia nei  seguiti, e le 39 persone che hanno recensito. Vi adoro, seriamente.
Al momento sarete un po' confuse, vi capisco. Ma non preoccupatevi, ogni spiegazione a tempo debito.
Spero che vi sia piaciuto e che appreziate anche il nuovo modo di scrivere, ovvero con i tempi al presente invece che al passato :S
Ci rivediamo tra sette giorni e grazie ancora di cuore a tutte.

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Capitolo 3
*** Unspoken ***


hehe
DALLA PELLE, AL CUORE.
















Capitolo 2
 
Unspoken.
 
 
But it’s the same old situation
We made it through this far.
So won’t you save this conversation
And find a better time?
Don’t you ever understand
That if it hurts I’ll do whatever I can?
 
 
 
Continuo a fissare il vuoto, sperando che quell’infernale ora di psicologia finisca, facendomi finalmente tornare al dormitorio. Le lezioni sono ricominciate e così anche la mia vita universitaria. Il lavoro al giornale, lo studio, gli esami..
Solo al pensiero di trascorrere un anno perfettamente identico a quello scorso mi fa rabbrividire.
Fortunatamente non ero sola e Rose e Jacob mi sono stati vicini.
Con la storia di mio padre, i cinque corsi - o meglio- suicidi che avevo deciso di seguire si sono rivelati più semplici del previsto ma comunque stancanti per una ventiduenne al suo primo anno.  
Porto la bic alla bocca e inizio a mangiucchiarla fino a quando, fortunatamente, il professor Kepner conclude il suo monologo, consigliandoci di leggere un tomo di duecentomila pagine per la prossima volta.
Mi alzo prendendo la borsa con i libri e  controllo l’ora sul mio orologio. Sono le quattro, ragion per cui, ne approfitto per tornare al dormitorio. Sento le palpebre pesanti e aver passato la notte insonne negli ultimi tre giorni non mi ha aiutata affatto.
Da quella famigerata festa a casa di Emmett, non ho avuto più la fortuna di incrociare Edward Cullen, ma..  non ho potuto fare a meno di pensarci.
Una parte di me vuole vendetta, l’altra vuole solamente  non vederlo mai più.  L’unica cosa che provo è una grande inquietudine, ma soprattutto paura che le cose possano ritornare come un tempo.Certo, io sono cambiata.. ma lui è sempre lo stesso – se non di più- stronzo di  dieci anni fa.
Continuo a camminare, stringendomi nella leggera giacca di jeans che ho indossato quella mattina, provando, seppur temporaneamente a staccare la spina dei miei pensieri.
E ciò accade , quando il mio sguardo si posa su quello del mio migliore amico, appoggiato contro la porta della mia stanza con il suo classico sorriso smagliante sulle labbra.
Non posso fare a meno che contraccambiare, l’entusiasmo di Jacob è sempre stato contagioso, e quando finalmente dopo due grandi falcate mi avvicino a lui, mi stringe con le sue braccia forti e muscolose.  Stretta contro il suo petto mi sento protetta, lui è il mio porto sicuro.  E’ un mese che lo sento solo telefonicamente, e non posso nascondere che la cosa mi sia dispiaciuta parecchio.
E’ dovuto andare a trovare le sue sorelle a Forks e mi è mancato terribilmente non averlo al mio fianco.
Non poter parlare con lui ogni qual volta ne sentissi il bisogno, o semplicemente rifugiarmi in un suo caldo abbraccio.
Mi accarezza i capelli boccolosi con la mano, e dopo di che mi stampa un bacio sulla guancia.
“Mi sei mancata un sacco, Bells!”  A volte, ho come l’impressione che Jake provi qualcosa di più nei miei confronti, ovviamente non me ne ha mai parlato ma.. io d’altro canto sono sempre stata più che chiara.  Ho bisogno di un migliore amico, non di certo di un fidanzato, e so che su di lui posso contare. “Anche tu. Tantissimo!” Rispondo, facendomi indietro per guardarlo meglio. Possibile che sia diventato ancora più muscoloso e alto? E’ decisamente più vicino ai due metri che all’uno e novanta.  “Dimmelo che ti fai di steroidi, almeno mi metto l’’animo in pace.” Commento ridacchiando e aprendo la porta gli faccio segno di seguirmi all’interno.
Come se fosse a casa sua, appende  la giacca all’ingresso e si stravacca sul divano invitandomi ad unirmi a lui. “Mi è mancato questo posto.” Commenta, quando lo sguardo si posa sulla pila di vestiti di Jessica vicini a quella altrettanto alta di Rosalie.
Sorrido serafica accomodandomi accanto a lui sul divano bitorzoluto-come lo definisce sempre Jacob- e appoggio la testa sulla sua spalla.
“Mi devi raccontare per filo e per segno cosa è successo con Leah.” Dico risoluta tirandogli un pizzicotto sugli addominali scolpiti. “Ahi!” Replica come al solito, facendo il melodrammatico. 
“Cosa c’è da raccontare?”
“Mi hai detto che è cotta di te!”
Fa spallucce e non aggiunte nient’altro, oggi non sembra in vena di parlare.
“Ti devo far confessare con la forza, Jacob Black?!”
“No semplicemente non c’è nulla da raccontare a proposito di Leah. Insomma..  è carina, simpatica e anche abbastanza attraente. Però..”  Corruga le sopracciglia e io storco il naso.
“Però?”
“Però.. non è lei la persona che mi piace.”
Dalla mia bocca esce solamente un “Oh.” Meravigliato e sorpreso.  E’ strano che Jake non mi abbia detto nulla a riguardo, io e lui ci parliamo sempre di tutto.
Quando sto per ribattere vengo interrotta da Rosalie che entra nella sala tirando su con il naso e con le lacrime agli occhi.
“R.. Rose, che succede?” Le chiedo, anche se so perfettamente a cosa stia pensando. I fantasmi del passato sono sempre difficili da sotterrare, specie con un fantasma come il suo.
“Io.. ho fatto un sogno.” Sussurra con le lacrime che le rigano ancora le guance, mi alzo immediatamente e corro ad abbracciarla. 
“Calmati Rose. Shh..”
Mi circonda i fianchi con le sue esili braccia e continua a piangere per qualche minuto. E  io che credevo, scioccamente, che Emmett le avesse fatto dimenticare. Ma dopotutto, si può davvero dimenticare ciò che le è successo?
Sospiro accarezzandole la schiena e  Jake la fa stendere sulla poltrona, anche lui ha uno sguardo preoccupato sul volto.
“Andrà tutto bene Rose. Passerà.. vedrai.” Prova a rispondere con un sorriso e capisco con grande sollievo che il peggio è passato.
Mando Jacob a prendere un bicchiere d’acqua e nel frattempo cerco di farmi spiegare cosa abbia sognato da farla sconvolgere in questo modo.
“Sempre lo stesso sogno.” Gracchia piagnucolando sulla mia spalla. “Royce era lì e… mi toccava ma io non volevo e.. lui..”
“Okay, Rosalie calmati adesso. Pensa ad Emmett e a quanto gli piaci.” Le sorrido teneramente guardandola in viso. Ha la stessa espressione da bambina di quando rotolavamo nel fango.
“E’ stato solo un brutto sogno e… non succederà più. Royce non c’è più, Rose.”
Annuisce e Jake le passa il bicchiere d’acqua fredda. Beve tutto d’un fiato e finalmente i suoi occhi si riaccendono di vitalità, facendomi  rilasciare un piccolo sospiro di sollievo.
“Brava, così.”
“Bella?”Mi chiama.
“Si?”
“Ci sono dei volantini per l’incontro che Jessica ha organizzato stasera. Andresti ad appenderli fuori?”
La guardo perplessa e fisso i fogli che mi sta passando con riluttanza. Un momento. Un incontro?
Incontro starebbe per ragazzi che si tracannano due litri di birra, vero?” Conosco troppo bene Jessica.
“No!E’ un incontro tra studenti,che vogliono bere… e studiare insieme.”
Alzo un sopracciglio. “Lo sai vero che lo faccio solo per te?”
Batte le mani entusiasta e mi passa il resto dei volantini. Rose è fatta così. A volte tremendamente fragile e altre.. così dannatamente espansiva.
-
 
Jacob è andato dall’altra parte dell’alloggio ad appendere quegli stupidi manifesti  e io sono alla ricerca della bacheca principale. Odio  gli incontri tra studenti che vogliono bere e studiare insieme, soprattutto se avvengono nel mio alloggio, nella mia camera, tra le mie cose.
Ma.. non posso dire di no. Per prima cosa perché questo genere di incontri tirano su il morale a Rosalie e per seconda perché non sono solo io la proprietaria della stanza 404.
Prendo due graffette e cerco di trovare un buco libero per infilzarci il volantino quando sento una voce  fastidiosa quanto attraente alle mie spalle.
“Ti serve  aiuto?”
Mi giro e rimango perplessa quando vedo l’ultima persona che mi sarei aspettata. Alzo gli occhi al cielo e deglutisco rumorosamente.
“Che ci fai qui?”
Sorride, avvicinandosi sempre di più. “Stavo cercando la camera di una ragazza.. forse puoi aiutarmi.”  Scopre la dentatura perfetta, pensando di abbindolarmi. Dio, come fa ad esserci così tanto ego lì dentro?!
“Si dimmi pure. Anzi se non ricordi il nome della tipa in questione posso provare ad indovinare. Scommetto che, o inizia per p e finisce con ana, o per t e finisce con oia.”
Ridacchia appoggiandosi alla bacheca dove stavo appendendo i volantini.
“Ti è venuto su un bel carattere, non c’è che dire.”
“Non posso dire la stessa cosa di te.” Ribatto incrociando le braccia al petto e girandomi per andare il più lontano possibile da quell’essere. Non riesco nemmeno a considerarlo un essere umano. Un essere umano non può essere un concentrato di stronzaggine tale.
Diretta verso la mia stanza penso di averlo seminato quando me lo ritrovo davanti all’improvviso.
“Spaventata?” Chiede mantenendo un sorriso da schiaffi.
“Oh si, non vedi come sto tremando?”
 “Io non ti piaccio.”
“Ottima constatazione Sherlock, ora.. se permetti dovrei andare ad appendere questi stupidi manifesti.”  Si passa una mano fra i capelli, con un gesto che sa tanto di guarda-quanto-sono-fico, e ridacchia sommessamente facendomi irritare più di quanto non lo sia già.
Rimaniamo a fissarci con sfida per alcuni secondi, secondi durante i quali non faccio altro che meravigliarmi di quanto siano profondi i suoi occhi color smeraldo.
Dio, mi  sono dimenticata una delle regole principali. Mai fissare Edward Cullen, soprattutto se non vuoi passare per una deficiente.
“Devo finire di distribuire questi..” Dico secca alzando le sopracciglia.
“Mm..” Aggiunge perplesso fissando il foglio che ho in mano. “incontro tra tutti gli  studenti. Birra e musica.” Legge ad alta voce. “Io sono invitato?”
“Assolutamente no.”
“C’è scritto per tutti gli studenti?” Dice confuso.
“Si, ma non per gli studenti stronzi che non si ricordano nemmeno del loro passatempo preferito alle scuole medie.”
“Tanto non sarei venuto comunque. Da te e la birra è meglio stare lontani.” Mi fa l’occhiolino prima di girare le spalle. “Ci si vede in giro, lentiggini.”
Rimango a bocca spalancata incapace di aggiungere altro  e lo guardo mentre fa la sua uscita trionfale. No, Bella non abbassare lo sguardo sul suo lato B, non lo fare..
Troppo tardi.
Stronzo, pieno di sé, antipatico ma non c’è che dire. Con un gran bel sedere.
-
 
 
“Li avete distribuiti?” Ci chiede Rosalie una volta entrati. Sta spostando il tavolino d’ingresso per fare spazio al cibo. Menomale che era solo un incontro.
“Si.”
“Benissimo, ora venite ad aiutarmi. Jessica è andata  a ritirare..”
“Ferma. Ritirare? Questo vuol dire che era già programmato di fare questa specie di festino.” Dico sorpresa e anche leggermente infastidita che mi abbiano nascosto una cosa del genere. E’ anche casa mia quella.
“Ehm. Sapevamo che ci avresti detto di no.” Risponde con un’espressione innocente alla quale, maledetta me, non so resistere.  “Non preoccuparti.”
“Ma chi avete invitato?” Chiede Jacob aiutandola a spostare anche il divano bitorzoluto.
“Un po’ di gente.. “ E’ vaga e questa non è per niente una buona cosa. L’università è una cosa seria e loro pensano solo alle feste.
Sospiro rifugiandomi in cucina, solamente dopo aver infilato una mano nel vassoio dei popcorn e averne preso una bella manciata.
Rosalie mi segue e mi guarda perplessa. “E’ successo qualcosa?”
“L’ho rivisto Rose, cinque minuti fa.”
Si siede e mi accarezza proprio come ho fatto io con lei appena qualche ora prima.
“Gli hai rovesciato addosso qualche altra birra?”
Sorrido senza entusiasmo. “No, ma avrei voluto avere qualcosa sottomano per tirargliela. Non puoi immaginare quanto sia pieno di sé quel ragazzo!”
“Beh.. io mi ricordo come stavi tu dieci anni fa… e non voglio che tu stia male ancora per Edward Cullen.”
“Lo so, Rosalie.”
“Bella.” Dice fissandomi negli occhi. “Non sei più la stessa bambina timida. Non ti fai mettere i piedi in testa da nessuno.. beh forse da me, ma quello è solo perché mi ami troppo.”
Scuoto la testa ridendo.
“Sei diversa Bella. Sei una persona nuova e una delle persone più belle che conosca. Interiormente ed esteriormente.”
Rimango quasi commossa dalle sue parole e non posso fare a meno che abbracciarla di slancio.
“Grazie Rose.. “
“Niente. Sono ventidue anni che ti sopporto, ci sarà pure un perché.” Mi tocca la punta del naso con l’indice prima di saltare giù dallo sgabello tornando in salotto.
 
L’alloggio comincia a riempirsi verso le nove, e io come da copione mi metto a studiare cercando di non fare caso al chiacchiericcio e alla musica che mi trapana il cervello.
Ho l’evidenziatore in bocca-il vizio di masticare qualsiasi cosa non mi è mai passato-  e sembra che la gente non faccia caso a me.
Dopotutto sono l’unica vestita semplicemente con una tuta grigia e una semplice felpa un po’ larga.
Non è così che ci si presenta ad un incontro puramente didattico?
Jacob è andato a prendersi qualcosa da bere e sono ben dieci minuti  che non torna. Probabilmente si sarà disperso tra la folla, o ancora cosa più probabile sarà in compagnia di qualche bella ragazzina con zero valori morali e il cervello di un’oca giuliva.
Quando decisi di venire ad Harvard, mai mi sarei aspettata che fosse un’università di persone così frivole e piene di soldi.
I ragazzi con cui sono stata ultimamente, non sono molti, lo ammetto. Di certo la metà di quelli che ha avuto Jessica ma.. non ho mai voluto qualcosa che fosse più di una notte o qualche uscita.
Il mio primo ragazzo, Mike..  il primo ragazzo in tutti i sensi, anche quelli più intimi, ha preferito una bella bionda e soprattutto sana mentalmente a me.
Ci sono stata male, non posso negarlo eppure.. dentro di me, anche allora sapevo che Mike non era la persona giusta.
Una donna sente queste cose, e la sua continua superficialità mi avevano sempre infastidito.
Ragion per cui,non mi ero ammazzata dal dolore quando decidemmo di lasciarci definitivamente.
Ragion per cui, adesso preferisco avventure legate al sesso che una relazione vera e propria.  Probabilmente la mia paura di impegnarmi è dovuta anche a lui, la causa di tutti i miei problemi.
Sospiro cercando di concentrarmi sulla rivoluzione francese ma è impossibile e qualcosa è perennemente nei miei pensieri, qualcosa o meglio, qualcuno.
Ci sono persone nate per complicarti la vita, persone che non fanno altro che sconvolgerti e mandarti all’aria tutto ciò che hai costruito. Ecco, Edward Cullen è la mia persona.
Alzo gli occhi al cielo e  i miei occhi ne incrociano un altro paio.
Di cosa stavo parlando? Ah si,  della mia persona. La mia persona che al momento sta varcando la soglia di casa mia con un ghigno stampato sulle labbra. 
 
-

 NOTE:

Eccoci alla fine del secondo capitolo,  devo ammettere che non mi piace per niente, anzi  dopo la ri-lettura che ho fatto pochi minuti fa ero propensa a riscriverlo daccapo. Ma.. ora come ora, non ne avrei avuto il tempo, perciò quel che è fatto è fatto.

Vi ringrazio tutte, siete meravigliose.  Non credo di meritarmi così tanti seguiti e preferiti. Grazie, grazie e grazie.

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Capitolo 4
*** Miss indipendent ***


capitolo 3
DALLA PELLE, AL CUORE.



CAPITOLO 3
 
MISS INDIPENDENT
 
 
 
 
Is something about her,
Ooh, is something about,
Kind of woman that wants you but don’t need you,
I can’t figure it out,
Is something about her.
 
 
 

 
Di cosa stavo parlando? Ah si,  della mia persona. La mia persona che al momento sta varcando la soglia di casa mia con un ghigno stampato sulle labbra. 

Non posso credere che abbia la faccia tosta di venire qui. Non posso credere che stia andando verso il bancone del cibo senza dire nulla né tantomeno salutare l’ospite della casa.  Dio, quel ragazzo è così terribilmente antipatico e senza un briciolo di rispetto!
Mi alzo dal divano lasciando cadere a terra il libro di storia internazionale, facendomi largo fra la gente per seguirlo. Una cosa è certa, di sicuro lui non rimarrà un minuto di più qui dentro.
“Sbaglio o avevo detto che non eri invitato?!” Sbotto acida, puntandogli un dito contro mentre lui sta beatamente divorando una tartina al wurstel rustico. 
“Avevo fame.”
“Beh, vai a mangiare a casa tua. I soldi non ti mancano.”
Scuote la testa lentamente, non abbandonando mai il sorriso sulle labbra. “A quanto pare venire qui non è stata una mia scelta, lentiggini.” Indica poco dietro di noi Emmett e Rosalie. Stanno parlando ed entrambi stanno ridendo. Lui è venuto qui per accompagnare l’amico, non per rovinarmi l’esistenza. Okay, questa cosa mi calma leggermente.
Con la mano destra tocco la porzione di pelle sotto l’occhio dove ho alcune lentiggini.  Come ha fatto a notarle? Sono poche e soprattutto escono solo con la luce del sole. Scuoto la testa perplessa quando si avvicina al mio orecchio.
“Senti.. non possiamo provare a ricominciare?” Mi chiede cauto per paura che io potessi tirargli qualche altro insulto.
 Rido, una risata leggermente isterica a dire la verità. 
“Ricominciare? Ricominciare da cosa esattamente?”  
“Io non ti piaccio ma sei attratta da me.”
Okay, se al momento avessi qualcosa di liquido in bocca probabilmente glielo sputerei in faccia. Come diavolo si permette di insinuare un simile coinvolgimento da parte mia? Attratta da lui? Pf.
“Io, cosa?”
“Dai, ammettilo.”  Continua ghignando, e  io lo fisso allucinata.
“Tu.. tu sei completamente pazzo e psicolabile."
"Allora perchè mi guardi come se mi volessi mangiare?"
Rimango a bocca spalancata per qualche istante, incapace di aggiungere nulla. 
"Questo.. questo non è assolutamente vero."
 "Sai  pagnottella non devi essere così dura con te stessa... potresti fare un salto di qualità."
Mi fa l'occhiolino, per la terza volta da quando ci siamo conosciuti e io cerco in tutti i modi di reprimere la voglia di tirargli un ceffone in pieno viso.
"Sai, Cullen..   ti guardo come se ti volessi mangiare perchè hai del mangiare addosso." 
E casualmente la tartina al wurstel si lancia di sua spontanea volontà  sulla sua camicia bianca. Okay, forse le ho dato una mano.
Esco sul terrazzino che dà sulla strada e chiedo a Jacob di seguirmi. Non ho la forza di restare da sola con i miei pensieri, ho bisogno che qualcuno mi tenga compagnia e al momento il mio migliore amico è la persona più adatta.
Appoggio i piedi sulle sue gambe e inizia a massaggiarmeli dolcemente. Ho già detto di adorare quel ragazzo?
“Quando inizia il lavoro al giornale?”
Storco il naso, cercando di ricordare la data. “Credo lunedì, e tu invece quando riprendi?”
“Intendi il lavoro come barman?”
Annuisco placida. Jacob fa molti lavori, spesso viene invitato come barista a feste di ragazzi ricchi, altre volte si improvvisa dog-sitter, e all'occorrenza idraulico. Al contrario della maggior parte degli studenti di Harvard io e lui, non possiamo permetterci certi stravizi.
 “Domani devo andare ad un rinfresco. Mi pagano poco e niente ma .. meglio di così non trovo.”
Gli accarezzo lentamente la spalla. “Vedrai che andrà tutto per il verso giusto Jake..”
“Speriamo.. a volte ho l'impressione che non uscirò mai da questa situazione."
"No, invece non appena laureato troverai subito lavoro come veterinario e  la smetterai di fare tutti questi impieghi, capito?"
E' poco convinto ma annuisce. 
"Comunque con chi stavi parlando poco fa?”
Mi va di traverso la saliva e inizio a tossire cercando di non strozzarmi. 
“Cosa?”
“Con chi stavi parlando..”
“Chi , io?"
"No, mia nonna.. " Sua nonna? " Si tu, Bella!" Ah io... ehm.
“Sembravi molto arrabbiata..”
“No, assolutamente.. sono solo stanca. Sai..  le lezioni sono riprese e pian piano anche la mia vita si sta riprendendo.” Sorrido senza metterci troppo entusiasmo. 
Fa per ribattere ma lo  fermo prima del tempo.
“Sai che sei veramente bravo a fare i massaggi?” Mugolo mentre continua toccarmi la pianta del piede con estrema accuratezza.
“Lo so, tutta colpa di mia sorella.” Ridacchio dandogli uno scappellotto.
“Dovrò ringraziare Rachel per averti insegnato così bene, allora.”
 
Quando torniamo dentro, mi sembra che la gente si sia triplicata. Questa volta Rosalie e Jessica me la faranno pagare.
E’ così strano volere un po’ di tranquillità in quella casa?!
Un ragazzo mi viene addosso con un bicchiere   e mi ritrovo completamente fradicia di gazzosa senza rendermene conto.
“Scusa, non volevo..”
“Stai più attento la prossima volta!”Ringhio.  Il mio umore è peggiore di quanto temessi, probabilmente tutta colpa della sindrome pre-mestruale, o forse tutta colpa di Edward Cullen.
Oddio sto davvero paragonando Cullen alla sindrome pre-mestruale? Beh, il risultato del mio umore è lo stesso, per cui.
Scuoto la testa alzando le mani in segno di resa e mi rifugio in camera sbattendo la porta con violenza.
Grazie al cielo, non è entrato nessuno, ci mancava solo qualche coppia focosa intenta a copulare nel mio letto. 
Al buio avanzo verso l’armadio e senza pensarci mi tolgo la felpa in cerca di una canottiera  leggera per dormire.  Esatto, me ne andrò a letto alle  undici meno  venti.
Quando però afferro il mio cambio sento  una presenza dietro di me e paralizzata e incapace di parlare, mi si blocca il respiro.  
Oh-oh. Forse è entrata davvero una coppia focosa, oppure un pervertito.
Opzione uno: afferrare la lampada sul comodino e proteggersi da una eventuale aggressione.
Opzione due: Scappare a gambe levate.
“Ti sono mancato?” Quando riconosco quella voce però,  l'opzione uno è decisamente migliore.  Mi copro con le mani immediatamente e accendo la luce per accertarmi che ci sia solo lui.
Quando però la luce è accesa, mi rendo conto di aver commesso l’ennesimo errore. Le mani non possono coprire tutto, perciò mi ritrovo seminuda davanti al ragazzo che mi ha deriso per ben cinque lunghi anni.  
Il suo sguardo si sofferma sui miei fianchi e sul mio reggiseno non posso fare a meno che sogghignare. Dopotutto è una piccola vittoria.
“Tutto bene, Edward?” Chiedo acida. Annuisce senza staccare lo sguardo e io afferro la canottiera indossandola-facendo ben attenzione a tirare in fuori il petto-  e dopo di che a braccia incrociate aspetto che dica qualcosa.
Qualcosa che però non esce dalla sua bocca.
“Posso sapere perché stavi curiosando nella mia camera?!”
“Si dà il caso che sia una festa molto noiosa, e che abbia bisogno di un'altra maglietta visto che la mia camicia  è sporca.” Risponde. Dio, quel ragazzo mi farà impazzire. Ribatte sempre sorprendendomi e con qualcosa che mi fa terribilmente innervosire.
“Si dà il caso che tu stia infrangendo un paio di articoli del codice penale.”
“Oh andiamo.. e cosa dirai alla polizia? Che un ragazzo  è entrato nella tua camera da letto, cercando una t-shirt dato che la sua gliela  hai macchiata?”
Punto i piedi per terra. “Esattamente!”
Ridacchia leggermente per poi avvicinandosi alla foto sullo scaffale. La prende fra le mani e la osserva curioso, sorridendo appena.
Conosco bene quella foto.
Siamo io e Rosalie da piccole.Avremmo avuto si e no cinque anni e.. e quella giornata è uno dei più bei ricordi che conservo. Perché? Perché con noi c’era anche mia mamma.
Non mi rattristisco e osservo i suoi cambiamenti espressivi.
Se prima era strafottente e poi sorridente, adesso è serio e quasi.. quasi dispiaciuto?
Wow.
Edward Cullen , dispiaciuto.
Un momento epico, gente.
Ripone la foto al suo posto e si avvicina a me. Un passo, due passi, tre passi… così è troppo vicino, dannazione.
Quando ormai ci dividono si e no un paio di spanne, alza il suo braccio e mi sposta una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
Per tutta la brevità del movimento, trattengo il fiato. Dopo di che,  con il dito traccia il contorno delle mie lentiggini.
“Sei diventata davvero bella.. ”
Vorrei fare di tutto per non arrossire, vorrei alzarmi e lanciargli addosso un’altra birra ma  è più forte di me e le mie gote si dipingono di un pudico rossore.
Deglutisco e rimango a fissarlo. Un’altra volta non ho rispettato le regole che mi ero imposta.
Mai guardarlo negli occhi.
Come mai all’interno di essi, al momento trovo solo timidezza?
Nulla a che vedere con la strafottenza e la maleducazione di poco prima.
Ma forse.. forse quella è l’ennesima maschera.
“Mi fa piacere, ora per favore.. gradirei che tu uscissi da questa stanza.” Dico placidamente  incrociando le braccia al petto e acquisendo distanza fra i nostri corpi.
Mi guarda perplesso per un istante che mi sembra interminabile.
 “Sei diventata bella.. bella e stronza."
"Che cosa hai detto?"
"Hai una maglietta che mi vada bene? Ho trovato solo canottiere striminzite e mutandine di hello kitty.."
"FUORI DI QUI. IMMEDIATAMENTE!" Ho urlato? Si ho urlato, e non me ne frega niente.
Alza gli occhi al cielo e mi sorride. "Sai che...."
La porta si apre e non fa in tempo a finire.
“Oh. Scusate. Ho interrotto qualcosa?” Rosalie mi guarda con un interrogativo stampato in fronte.
“No. Edward ha una patologia molto strana, curiosa nei cassetti della biancheria delle ragazze.  Gli ho consigliato un buon medico e ora se ne stava giusto andando.” Rispondo con un mezzo sorriso .
Lui mi fulmina con un'occhiataccia, sta cercando qualcosa per rispondere, possibilmente di cattivo, ma lo precedo  spingendolo verso la porta con una forza che non ero consapevole di avere.
Fortunatamente dopo aver fatto un  breve cenno di saluto, esce dalla mia stanza permettendomi così di riprendere capacità delle mie azioni. 
Mi sdraio sul letto portando le mani sulla fronte.
"Che cosa stavate combinando, qui.. soli, soletti?” Chiede con tono indagatorio Rose facendomi sospirare.
“Niente. E’ entrato per cercare una maglietta, ma  si è goduto lo spettacolo di me in reggiseno fino a quando non mi ha detto che sono bella e pure stronza.  Gli ho chiesto di andarsene e dopo di che stava aggiungendo una cosa.. ma sei piombata tu e l’hai interrotto.”
“Wow. Ha perspicacia il ragazzo.” Commenta ridacchiando.
“E’ un maleducato.. cioè… non mi ha nemmeno chiesto scusa!”
Alza un sopracciglio. “Per essere entrato a curiosare nella tua stanza, o per gli anni in cui ti chiamava Moby Dick?”
Scuoto la testa esasperata continuando a mordere con violenza il mio labbro inferiore. “Tutte e due!”
Rosalie si siede accanto a me e si fa improvvisamente pensierosa. Non è da lei, esserlo.. visto che è una persona molto impulsiva piuttosto che riflessiva come la sottoscritta.
“E..”  Inizia fermandosi e cominciando a massaggiare le tempie.
“E?” La incalzo.
“La prima volta che vi siete visti ti ha chiesto di andare a letto con lui, ora ti ha detto che sei bella” Scuoto la testa mentre lei continua. “E tu.. tu vuoi vendetta, giusto?”
“Vendetta? No, Rose.. voglio solo delle scuse e che non giri intorno alla mia vita. Mi ha già rovinato l’adolescenza.”
“Seducilo e poi mandalo in bianco.”
La mia bocca si spalanca e credo  di essere diventata sorda.. non può avere detto quelle cose.
“Io, cosa?” Per poco non scoppio in una risata isterica.
“Qualcuno deve dare una bella lezione a quello stronzo. Qualcuno deve fargli capire che essere presi in giro non è affatto una bella cosa.” Sentenzia sicura come non mai delle sue parole.
“Ma l’hai visto? Probabilmente vuole solo portarmi a letto..”
“Beh allora.. giragli intorno, fai in modo che ti desideri, seducilo..  E poi..”
“E poi?” Dico ancora scioccata.
“Poi.. beh, te l’ho detto. Lo mandi in bianco.”
“Ti dovrebbero arrestare, solo per partito preso, lo sai?”
“Bella, ho visto come gli fissi il sedere. Ti piace.. fisicamente intendo. Vuoi fargliela pagare, bene. Hai la tua occasione per riscattarti.”
Ridacchio dandole un pizzicotto sulla  spalla mentre inizio a considerare più seriamente la sua proposta. Seducilo.. Come se io fossi in grado di sedurre un uomo.  Sono  carina e non è la prima volta che un ragazzo si fermi per dirmelo ma… non sono mai andata oltre certi confini morali.
Non sono come Jessica Stanley, al momento, scommetto, con la lingua impegnata con un biondo senza cervello sul nostro divano.
Seducilo.
“Non ho idea di come mostrarmi desiderabile.. “
Sorride, un sorriso che la sa alla lunga. “Io sono qui per questo, no?”
Alzo gli occhi al cielo pensierosa e il mio labbro inferiore rischia di sanguinare da un momento all’altro.
Seducilo.
Sono sempre stata una ragazza con dei principi e prendere in giro la gente è ciò che odio di più al mondo.
Ma..
Edward Cullen non può passarla liscia. Ha ferito il mio orgoglio e chissà quanti altri di ragazze che si è portato a letto per una botta e via.
La mia non è una questione privata.. okay forse lo è.. ma serve qualcuno che gli faccia capire quanto stronzo e maleducato sia.
Annuisco lentamente e sulle mie labbra si dipinge un sorriso. 
"Ci sto."
 
- NOTE
Ho postato prima di un giorno. Mi amate, non è vero?
Non so che cosa dire perchè sono sempre più meravigliata dell'entusiasmo con cui voi abbiate iniziato a seguire questa storia.
Duecento seguiti  e cento preferiti dopo due capitoli non me li sarei sognata manco morta.
Per cui, grazie, grazie di cuore, siete meravigliose :**
Un ringraziamento speciale va alla mia zoccola, nonchè itsrox_
Avete mai letto le sue storie? Se non l'avete fatto non sapete che cosa vi state perdendo e soprattutto DOVETE leggere la sua nuova raccolta di one-shot, Menta e Cioccolato.
E' meravigliosa.
Tornando a noi,  Bella ha davvero un bel caratterino ed Edward si, diciamocelo è proprio stronzo. Sarà solo una maschera e sotto sotto si rivelerà un agnellino dal cuore tenero? Continuate a seguirmi e lo scoprirete!

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Capitolo 5
*** Born this way ***


bubu

 

 

DALLA PELLE, AL CUORE.

CAPITOLO 4

 

BORN THIS WAY

 

so hold your head up girl and you’ll go far,
listen to me when i say
i’m beautiful in my way

 

 

 

Entro in redazione e trovo Eric completamente pallido e con lo sguardo di uno che ha appena visto un fantasma. Perplessa e preoccupata mi avvicino a lui, il quale  continua ad avere gli occhi vitrei e il colore della pelle tendente al verde. Fa che non mi vomiti addosso..  Ho indossato la mia nuova camicetta rossa e non voglio rischiare che quel brufoloso che mi trovo come capo la sporchi. Specie con il  vomito.
“Eric.. che succede?” Gli chiedo cauta, con il timore che possa fulminarmi, per avergli domandato qualcosa non attinente con articoli, foto, stampa.
“Carlilse Cullen è stato qui.” Risponde Angela, cominciando a fargli aria con una cartellina. Corrugo un sopracciglio. “Carlilse Cullen il.. il magnate della stampa?” Ma cosa più importante, padre di Edward Cullen, la fonte dei miei innumerevoli problemi e il motivo per cui indosso quella camicetta scollata? Oh, per la miseria.
“E.. perché era qui?”
“Per guastarmi le mascelle ecco perché era qui. O mio dio. Sono completamente intorpidito!”
Scuoto la testa. “Carlilse Cullen è venuto qui solo per intorpidire una parte del corpo di Eric?”
Angela alza gli occhi al cielo. “ Possiede quattoridici giornali! Quattordici! Ogni tanto Harvard lo invita come ospite d’onore a qualche evento.”
“E’ andato a New York in un party organizzato da Seymour Hersh.”
Spalanco gli occhi così tanto che ho paura di sembrare una cernia. “Seymour Hersh.. d-el.. del New Yorker?!”
“Possiede chissà quante aziende stampa, ha conoscenze in tutto il mondo e io.. sono crollato..” Ammette ancora più sconfitto mentre la sua ragazza continua a fargli aria.
“Poi mi ha stroncato sul fatto che Edward non ha scritto ancora un editoriale. “Mi pietrifico all’istante. “Mi ha chiesto di stimolarlo.”
“Passerò la mia attività a Edward, deve pur saperne qualcosa..” Continua scimmiottando il vocione di Carlilse.
“Almeno è capace di scrivere?” Gli chiedo con un tono falsamente indagatorio.
“E’ una penna eccellente. Quando è stato male l’anno scorso ed era ancora a Yale, un suo articolo è stato pubblicato sul Times. Lo odio, lo odio, lo odio!”
Bene, stiamo assistendo ad una sua scenata in piena regola, gente.  Non che Eric sia come dire.. sano di mente  di solito, ma al momento è proprio fuori di sé. Possibile che l’incontro con un semplice pezzo grosso nel campo della stampa l’abbia messo così in soggezione?
“Sei il suo direttore.. hai provato a dirgli di scrivere qualcosa?”
“L’ho fatto!” Strilla come una femminuccia mentre la fidanzata sobbalza spaventata da tale reazione. “Gli ho detto di commentare le proteste per le dimissioni di Seyfred una settiamana fa!”
“E lui?”
“E lui ha detto: Grazie. Se ne è andato e l’ho sentito ridere fino all’atrio. Non l’ho più visto da allora.” Sospira iniziando a camminare su e giù per tutto il corridoio, mentre sia io che Angela lo seguiamo.
E solo in quel momento, un’idea improvvisa quanto geniale fa breccia nella mia testa. Io ho fatto un esame su quell’argomento, ho materiale che potrebbe riempire un intero archivio e lui… lui deve scrivere quel pezzo. E.. beh dimenticavo io voglio trovare anche una scusa per poter mettere in atto il mio piano Seduci Edward Cullen e poi mandalo a fare in culo.
“Ehm Eric.. “ Inizio cautamente. “Io ho del materiale sull’argomento che coincide con quello di Edward.. potrei provare a parlargli. Magari potrebbe aiutarlo con l’articolo.”
Gli occhi di Eric si spalancano e mi guarda con un’espressione che sprizza gioia da tutti i pori, se non fosse così sudato probabilmente mi correrebbe in contro per abbracciarmi.
“Davvero, lo faresti?”
“Certo.. se può servire.”
“Io ti amo, Isabella Swan!” Annuncia quando improvvisamente Angela lo fulmina con un’occhiataccia.
Ridacchio e dopo di che mi faccio dare da Eric il numero di cellulare di Edward. Quando lo salvo nella rubrica del telefono sono colta da un piccolo brivido e anche una leggera agitazione.
Sto per chiamare Edward Cullen. Edward Cullen per fargliela pagare di tutto il tempo che ha passato facendomi soffrire con nomignoli molto simili a Moby Dick e Saputella Acida.
Scuoto la testa, cercando di allontanare quel pensiero dalla mia mente per poi fare una breva ricerca su internet.
Articoli e editoria non è il mio settore. A volte mi diletto a scrivere qualche articolo ma lavoro lì come fotografa, visto che l’anno precedente ho seguito un corso di fotografia.
In che cosa voglio laurearmi?
Beh.. il mio sogno sarebbe quello di diventare una critica d’arte,  per cui.. i corsi che seguo sono prettamente legati a quello.
Non disdegno nemmeno la psicologia, è vero.  A volte il professor Kepner mi ha chiesto di unirmi alla sua classe ma… preferisco seguire semplicemente come uditrice.
“Swan hai già chiamato?”
Scuoto la testa mentre sento le mani che mi tremano quando sfioro chiama.
Penserà sicuramente che sotto ci sia qualcosa che non va, dopotutto il mio comportamento non è molto coerente con ciò che gli ho detto o fatto nei nostri ultimi tre incontri.
“Che cosa stai aspettando!” Mi riprende Eric e finalmente premo quel maledetto tasto.
E’ libero. O santa misericordia.
Il cuore batte in contemporanea ai tu del cellulare e sospetto di avere le guance colorate di un rosso acceso, maledetta timidezza, maledetto Eric, maledetta Rosalie ma soprattutto. Maledetto Edward.
 “Pronto?”  E’ possibile avere una voce così attraente dal telefono?
Scuoto immediatamente la testa, sorpresa di aver potuto pensare una cosa simile. Santo cielo, mi sto rincoglionendo.
“Err.” Balbetto e Eric con un gesto mi incoraggia ad aprire la mia fottuta bocca. “ Ecco, sono.. Isabella Swan.”
Anche se non lo posso vedere scommetterei duecentomila dollari che ha un sorriso stampato sulle labbra.  “Hai pensato alla proposta che ti ho fatto qualche giorno fa?”
“Quale proposta?”
“Di voler venire a letto con me. ”
Stringo più forte il telefono fra le mani, e ho l’impressione che fra pochi secondi quell’aggeggio si ritroverà accartocciato.
“Te l’ho detto. Tu sei completamente idiota. Ti sto chiamando dalla Harvard Gazette.” Okay, se volevo sedurlo dargli.. dell’idiota forse non fa propriamente a caso.
“Ti ascolto, lentiggini.”
Inspiro ed espiro lentamente  cercando di trovare un po’ di calma.  “Eric vuole che tu scriva un pezzo. Tuo padre vuole che tu scriva un pezzo e.. visto che l’articolo che ti hanno assegnato coincide con del materiale che ho raggruppato un paio di mesi fa… mi è stato chiesto di incontrarti per confrontarli.”Non posso dirgli che è stata una mia idea volerlo incontrare.
“Mmm..” Aggiunge dopo pochi secondi. Mmm? Mmm, cosa?
“Hai perso la capacità di parola?!” La mia voce esce stridula e non dolce come l’avrei voluta interpretare.
“D’accordo, potrei provare a liberarmi.” Oh si, perché bere, portarsi a letto qualche oca sono  impegni proprio di vitale importanza.
Perché ho accettato la proposta di Rosalie, ma soprattutto perché sto chiedendo ad Edward Cullen di incontrarci per parlare di un articolo?!
Ho sempre più paura che la demenza mi stia sopraggiungendo con precocità.
“Stasera alle sette alla caffetteria?” Propongo senza troppi giri di parole.
“Sicura di non voler venire a letto con me?”
“A stasera.” Sbraito chiudendo la telefonata mentre una rabbia improvvisa mi assale. Dio, come vorrei prendere a botte quel ragazzo e fargli vedere a mani quanto sia rivoltante, maleducato e completamente privo di principi morali.
“Tutto a posto?” Mi chiede Eric, avvicinandosi.
Annuisco con l’accenno di un sorriso stampato sulle labbra e quando se ne va  Sospiro appoggiando la testa sullo schermo del portatile maledicendomi più volte per essere così deficiente.
 ***
“Provocante ma non troppo. Si deve vedere un po’ di coscia ma..” Okay, Rosalie è completamente partita da quando le ho raccontato quello che è successo mentre Jessica.. beh Jessica mi ha fulminato con uno sguardo e da allora non ci rivolgiamo la parola.
Forse pensava di avere un non so che di ascendente su Edward Cullen, cosa che non ha.
 Ad essere sinceri però, non posso non pensare che sarebbero perfetti insieme. Lei è una stronza e oca di prima categoria e lui è uno stronzo e puttaniere di prima categoria.
Una coppia epica!
Sorrido della mia stessa battuta come farebbe  una deficiente e riprendo a seguire i discorsi sul vestiario di Rosalie.
“Ecco, ci sono!” Annuncia battendo le mani felice per poi passarmi un suo abito. Verde, scollato e..
Scuoto la testa ritmicamente. “Io non mi metto quell’affare!”
“Oh andiamo Bella! Si vede solo un po’ di decoltè e un po’ di cosce… facciamo rifare gli occhi a sto ragazzo..”
Sbuffo continuando a scuotere la testa. “Dobbiamo fargliela desiderare no? Questo abito urla sono-pronta-a-dartela-in-qualsiasi-momento!”
“Senti, la stilista in questa casa sono io, e sono io che decido come ti vesti. Questo vestito è stupendo e per di più è un regalo della sfilata di Chanel, ragion per cui.. te lo metti e lo abbini con questo splendido cappotto grigio.” E così dicendo mi passa anche il famoso cappotto per poi spingermi verso la cabina armadio.
“Te la farò pagare Rosalie Hale!”
“Oh quando vedrai il suo sguardo addosso, e ti sentirai potente  come la regina di Inghilterra mi ringrazierai.”
Scuoto la testa togliendomi i jeans e la camicia a quadri rossa per poi indossare l’abito. Esco fuori senza guardarmi allo specchio e vedo la mia amica sorridere compiaciuta.
“Ho un gusto.. un gusto..” Eccola lì che comincia a vaneggiarsi, alzo gli occhi al cielo per riflesso e mi faccio aiutare ad indossare il soprabito grigio che-devo ammettere- mi piace.
E’ stretto in vita e valorizza le mie curve.
Dopo essermi passata un po’ di lucidalabbra vado a raccogliere gli appunti e i fascicoli nella mia camera.
Sono le sette meno dieci, e ho l’obbligo- di Rose- di arrivare con almeno cinque minuti di ritardo, dicendo di essere stata da un amico.
Quella ragazza ne sa una più del diavolo, non posso non ammetterlo.
Rileggo ancora una volta gli articoli e dopo un’ultima  guardata allo specchio passando una mano fra i miei capelli caratterizzati come al solito da soffici boccoli, esco verso la caffetteria.
Rosalie mi augura buona fortuna e mi raccomanda di  abbindolarlo, anche se io stessa dubito di riuscirci.
Stringo la borsa e quando arrivo, noto  con molta gioia  che Edward non è ancora presente.
Se l’avessi saputo mi sarei ricordata di prendere la mazza di baseball autografata di Rosalie, così avrebbe avuto una doppia sorpresina lì ad attenderlo.
ODIO QUEL RAGAZZO, e più il tempo passa più il mio odio aumenta notevolmente.
Mi siedo al tavolo ordinando un cappuccino e nell’attesa inizio a torturare le pellicine del mio pollice con i denti.
Spera per te che tu sia qui in meno di cinque minuti, altrimenti nulla mi fermerà nel renderti un uomo castrato.
I cinque minuti passano e di lui, nemmeno l’ombra.
Passano dieci minuti e il mio cappuccino è finito.
Passa un quarto d’ora, e ne ordino un altro.
Passano venti minuti e decido di andarmene, o meglio di andare a prendere la mazza da baseball di Rose e cercare quel deficiente per tutto il campus se ce ne è bisogno.
Prendo la borsa dalla sedia e proprio quando sto per voltarmi sento una mano posarsi sulla mia spalla.
Mi volto all’istante e quando lo vedo, la mia espressione non potrebbe essere più eloquente di così.
“Lo sai che ore sono?!?” Ringhio puntandogli un dito contro. Lo prende con la mano e me lo abbassa.
“Vogliamo cominciare?”
“Non mi chiedi scusa, almeno?!”
“Scusa.”
“Si può sapere dov’eri?”
“Dove vorresti essere tu in questo momento. Nella mia camera da letto.”
 
Mi siedo esasperata e abbasso lo sguardo.  Dovrei essere seducente e desiderabile ma al momento ho solo una grande voglia di strozzarlo.
“Allora.. si può sapere perché mi hai chiamato..”
Faccio spallucce come se fosse una cosa ovvia. “Per il giornale.”
“Questa è la scusa, io voglio sapere la motivazione vera.” Dice sicuro delle sue parole e giuro su dio che se non la smette gli rovescio il cappuccino rovente su quel bel viso d’angelo.
“La motivazione vera? Si dà il caso che tuo padre questa mattina abbia pensato di urlare di tutto a Eric.L’ha rinfacciato di non aver visto ancora un tuo pezzo pubblicato sulla Harvard Gazette.  Dato che ERIC, sapeva che ho dato un esame a riguardo, mi ha pregato di chiamarti e aiutarti con il pezzo.” Potevo essere più chiara di così? Proprio no.
Sorride e si morsica la lingua come per trattenere qualche idiozia che sono sicura che però .. dirà entro breve.
“Per cui.. non è stata una tua idea passare del tempo con me?”
Ridacchio. “Sai.. non tutti impazziscono all’idea di trascorrere un po’ di tempo con Edward Cullen. Figlio di papà , pieno di grana e con un gran bel viso.”
Il sorriso sulle sue labbra si fa più accentuato. “Ho un bel viso?”
“Visto la quantità di donne che entra ed esce dal tuo letto, direi di si. Ma la vuoi sapere una cosa? A me non affascina per niente.” Okay, okay, okay. Non abbiamo detto che dovevo mostrarmi sensuale, e gentile? Non abbiamo detto che lo avrei dovuto abbindolare? Gli sgo ringhiando contro.
“E tu la vuoi sapere una cosa?”
Annuisco alzando gli occhi al cielo. “Io scommetto che tu abbia usato la scusa dell’articolo solo per vedermi e soprattutto che tu sia vestita con quel vestito solo me..”
Gli sorrido avvicinandomi pericolosamente al suo viso. “Il mondo non gira intorno a te, sai?” Schiocco  la lingua e accavallo le gambe. Bella versione zoccola sta venendo fuori.. piano, piano.
E proprio quando anche lui si avvicina, mi tiro indietro con un sorriso a trentadue denti sul viso.
“Vogliamo cominciare?”
“Cominciare.. con cosa?” Mi chiede con lo sguardo fisso sul mio decoltè. Rosalie aveva ragione, ho fatto bene a indossare quel vestito, soprattutto per gustarmi quello sguardo da pesce lesso.
Le piccole rivincite di Moby Dick.
“Con l’articolo. Io, sono venuta qui per l’articolo, non per te.”
Ride piano e annuisce. Tira indietro la sedia, accavalla le gambe e le mani sono posizionate dietro la testa. Posizione di relax totale.
“Hai intenzione di prendere il sole?” Gli chiedo acida.
“Ho intenzione di lasciarti scrivere il mio articolo per poi andarmene.”  Non posso farne a meno. Ho bisogno di provocargli del dolore, ho bisogno di stringere, mordere qualunque cosa.
E così.. la mia mano gli tocca il braccio e le dita stringono la pelle in un pizzicotto letale che lo fa gemere di dolore. Oh si, Edward.. Ti piace?
“Mettiti immediatamente al lavoro e fai le cose seriamente, intesi?” Dico non mollando la presa dal suo braccio mentre un’espressione dolorosa gli marca il volto.
“Okay, lentiggini. Non c’è bisogno di essere maneschi.”
“E non chiamarmi lentiggini!” Sbotto arricciando il naso.
“Perché? Sono deliziose..”
Scuoto la testa. “Dieci anni fa non la pensavi allo stesso modo.”
“Dieci anni fa ero un bambino e con poco cervello, e tu eri decisamente diversa allora.”
“Invece come ti ho già detto, tu sei sempre uguale e il cervello ti assicuro che non è aumentato.”
“Ti sono cresciute le tette e le forme di moby dick sono sparite.”
Okay, basta.
Mi alzo dal tavolo, sfregandomi le mani perché ho davvero l’impulso di tirargli uno schiaffo.
“Sai cos’è? Sono venuta qui per farti un favore, non per sentirmi insultare e prendere in giro come hai fatto per cinque lunghi anni.  Io sono cambiata, sono cresciuta.. sono migliorata. Tu, Edward? Sei cambiato, ma soprattutto sei cresciuto dal bambino viziato e prepotente che eri un tempo?”
Prendo i miei fascicoli e la borsa e dopo aver lasciato cinque dollari per i cappuccini me ne vado, senza guardarmi indietro.

 

NOTE

Chiedo umilmente scusa per il ritardo, avrei dovuto postare martedì ma sono andata a trovare  le mie due sorelline a Torino, alle quali dedico il capitolo e le ringrazio per i momenti indimenticabili che mi hanno fatto passare.  Vi voglio bene!
Avrei aggiornato prima ma visto che EFP è stato offline non ho potuto, quindi eccomi qui. La prima parte del capitolo, credo che lo abbiate capito, è ispirato a un pezzo di Una Mamma Per Amica, momento che tra l'altro io adoro. Doyle e Paris mi fanno morire dal ridere.
 Non sono ancora riuscita a rispondere alle recensioni, giuro che lo farò al più presto.
 Ci tengo però a ringraziare ognuna di voi, siete delle lettrici fantastiche, GRAZIE MILLE.
Inoltre, per le ragazze che mi hanno chiesto che fine avesse fatto BROKEN ROAD, di Fiorels, è di nuovo online, QUI.
Ciò che è accaduto a Fio non lo augurerei al mio peggior nemico, le sono state cancellate tutte le storie, e credo che per un'autrice non ci sia niente di più triste.
Quindi, sosteniamola tutte, perchè è una scrittrice in tutto e per tutto ;) Love U Grace. 
Credo di aver finito con questa nota lunga un kilometro, ancora grazie mille a tutte... e sono un po' curiosa. 
Vi siete mai innamorate di qualcuno stronzo come il nostro Edward?
A martedì!

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Capitolo 6
*** She's a monster ***


capitolo 555555555555555
DALLA PELLE, AL CUORE.



capitolo 5
SHE'S A MONSTER

 

But i don’t mind
In fact i like it
Though i’m terrified
I’m turned on but
Scared of you



Mentre cammino tornando all’alloggio,  lotto con le lacrime che sento appannarmi gli occhi. Non posso piangere ma soprattutto non devo piangere. L’avrebbe vinta lui e io non voglio.
Non voglio sprecare ancora delle lacrime per Edward Cullen, non lo merita e io sono stufa di essere presa in giro .  Non posso tornare la stessa bambina debole di un tempo.  Ho lottato per diventare la persona che sono adesso e non sarà di certo un ragazzo pieno di soldi e di sé,  a distruggere tutte le barriere che ho costruito.
Quando entro in casa, so con certezza di essere sola. Rosalie è uscita con Emmett mentre Jessica sarà sicuramente con qualche ragazzo a divertirsi. E’ venerdì sera, dopotutto.
Se non fossi così di cattivo umore, probabilmente chiamerei Jacob e lo inviterei  qui, per mangiare una pizza e altro cibo spazzatura, il tutto condito con un bel film d’epoca.
Sono un’amante dei film in bianco e nero, sono un’amante dei classici e delle storie d’amore.  Non le storie d’amore contemporanee, piene di sesso e nudo integrale. Adoro commuovermi guardando Via col vento e Romeo e Giulietta, e Jacob è sempre pronto ad affiancarmi quando ho intenzione di vederne uno. Mi capisce..  e ogni giorno ringrazio per avermi mandato un amico, dolce e premuroso come lui.
Togliendomi le scarpe e infilando un paio di shorts con sopra hello kitty, uno dei tanti regalatomi dalla zia Emily, mi siedo sul divano con una vasca di gelato al cioccolato, pronta a riguardare  per la milionesima volta, GILDA.
Appoggio la testa sul cuscino e cominciando ad affondare il cucchiaino nel cioccolato, non posso fare a meno che ripetermi quanto sia patetica e decisamente insana mentalmente.
E’ da quando è ricomparso nella mia vita che ho iniziato a dare di matto. Il fatto che sia a casa come una casalinga disperata,  di venerdì sera, ne è una prova.
Uh, forse potrei guardarmi una puntata di Desperate Housewives, invece.  Dimenticavo di dire, che oltre ai classici adoro i telefilm.
Okay, no non posso cadere così in basso. Vada per GILDA.
Premo play e inizio a mangiare la mia prelibatezza, preoccupandomi minimamente delle conseguenze che quel gelato potrebbe avere sul mio corpo. Appena sento un brivido cogliermi, mi alzo per andare a prendere nella mia camera un plaid ma proprio in quel momento qualcuno, bussa alla porta. O meglio, non è qualcuno che sta bussando, è qualcuno che sta prendendo la povera porta del mio dormitorio a martellate.
Guardo dallo spioncino spaventata, e quando capisco chi è,  è il mio turno di voler prendere a sprangate qualcuno.
Apro con uno sbuffo e lo guardo in viso seccata e pronta a richiudere immediatamente.
“Che vuoi?” Ringhio.
“Posso entrare?”
Mi sta prendendo in giro?
“Ripeto la mia domanda, forse non ti è chiara. Che cosa vuoi?”  Questa volta le mie parole sono scandite in modo più chiaro.
“Senti, Bella… io.”  E proprio quando riapre la bocca, la mia mano corre immediatamente alla porta e gliela sbatto in faccia con estrema soddisfazione.  Vorrei avere una telecamera solo per gustarmi la sua espressione meravigliata.
 Ancora innervosita, mi rimetto sul divano e affogo tutta la frustrazione nel gelato, mentre gli occhi cominciano a farsi man mano più lucidi durante la visione del film.
Credo di essermi addormentata quando sento una voce famigliare chiamarmi, oddio..  no, ora tormenta anche i miei sogni?!
Ho bisogno di uno psicanalista, ma di uno bravo.
Pagnottella?”
Un momento, pagnottella?!
Sento una mano percorrere la mia guancia, proprio lì dove sono le mie lentiggini, e non posso fare a meno di aprire gli occhi e quando  incrocio i suoi, un piccolo urletto esce dalle mie labbra.
“COSA CI FAI QUI?!?!?” Questo è il vero urlo che sussegue al piccolo urletto, tanto per essere chiari.
“La finestra era aperta..” Dice, facendo spallucce.
Spalanco gli occhi, esasperata e alzandomi di slancio. “Fuori di qui, immediatamente!”
“Sono venuto qui.. ehm.. perché ho davvero bisogno di quegli appunti.”
“Potevi pensarci prima.” Rispondo caustica, incrociando le braccia sotto il seno e assumendo una posizione intimidatoria. Peccato che sia alta poco più di un metro e sessantotto e il mio peso non superi i cinquantacinque chili.
“Pensi di farmi paura?” Sul volto ha un sorriso sghembo che mi fa andare fuori di testa.
“Si.”
“Giuro che me ne andrò poi e non sentirai più parlare di me.. anche se, sono convinto che saresti solo tu a perderci.”
“Hai ragione.. e sai perché?” Dico improvvisamente seria. “Perché non appena ti ho rivisto, dopo dieci anni.. ho scoperto di amarti follemente . La notte non faccio altro che sognarti e sperare che un pazzo psicotico.” Sorrido. “Che in questo caso, saresti tu.” Un altro sorriso. “Scavalchi la mia finestra o la scassini, per entrare nella mia camera.”
Anche lui si è fatto serio, e sul suo volto c’è una espressione imperturbabile.
Inclino la testa, senza mai smettere di sorridere. “Allora, sei soddisfatto?”
“Senti.” Dice sospirando e massaggiandosi le tempie. “Ho mal di testa e tu, continui ad urlare. Non volevo urtare la tua sensibilità, né tantomeno prenderti in giro Mi dispiace..”
“Perché dovrei crederti?”
“Perché se non mi aiuti con quel pezzo.. probabilmente mio padre mi ucciderà.. o meglio ucciderà Eric e dopo di che, si incazzerà con me. Il figlio che se ne è andato un anno su uno yatch e che l’ha distrutto, chiamando la sorella, pregandola di venirlo a recuperare.” Dice quelle parole con uno strano tono e non possono fare a meno che sorprendermi. Da quando l’ho conosciuto, è la prima volta che lo sento parlare così seriamente. Vorrei provare pena per lui, invece nei suoi confronti non riesco a fare altro che provare rabbia.
Mm.. 
“Okay, ti aiuto con il pezzo.” Dico placidamente, abbandonando la posizione da agente di polizia.
Prendo sul tavolo la borsa e dopo aver messo stop al film, mi siedo sul divano accanto a lui, mostrandogli con accurata precisione  e professionalità, le parti che avevo sottolineato.
Mi sta a sentire senza aggiungere altro.
Senza chiamarmi in modi che mi fanno solo che irritare, né tantomeno provocarmi.
Ora, però.. tocca davvero a me divertirmi, ma soprattutto provocarlo.
Quando aspetto che lui si scriva le cose, mi mordo il labbro inferiore e qualche volta gioco con i miei capelli. Sorrido come una scema e quando mi ritrovo a far scorrere lentamente i pantaloncini più in alto, non mi riconosco più.
Mi sto trasformando in un mostro. Chissà cosa penserà di me. Una matta con seri squilibri della personalità.
In un momento mi chiude la porta in faccia e nell’altro.. si  sta strusciando su di me, accidentalmente.
Il problema è che non riesco a comportarmi lascivamente, o almeno non sempre. Mi fa incazzare, e anche troppo.
Quando riacquisto lucidità però, le parole di Rose rivengono a galla e così anche il nostro piano.
Per cui, in quel momento sto facendo di tutto perché il suo sguardo sia… si esattamente quello con cui mi sta squadrando in questo preciso istante.
Mi tolgo la felpa, rimanendo in canottiera, mormorando un “che caldo”e i suoi occhi si strabuzzano più volte.
Ah, Edward, Edward… Il mio gioco sta funzionando.
“Vuoi qualcosa?” Dico, quando mi alzo per prendere un bicchiere d’acqua.
Deglutisce a vuoto. “Una birra ghiacciata, possibilmente non in viso.”
Ridacchio prendendola dal frigorifero, e mi risiedo al suo fianco.
“Tieni.”
“Grazie, pagnottella..”
Alzo gli occhi al cielo. “La smetti?!”
Sorride di sbieco. “Come mai mi odi tanto?”
Spalanco gli occhi come se non credessi alle sue parole. “Ti sei dimenticato gli insulti che mi affibbiavi?”
Ride, no cioè… RIDE?!? 
“Ho un vago ricordo..”
“Pagnottella però lo ricordi bene!” Lo ripendo, inacidendomi di nuovo. Dio, quel ragazzo mi fa saltare i nervi! Come posso  rendermi sensuale e provocarlo quando vorrei solo mozzargli la testa?
“Beh, pagnottella non è un insulto.”
“Scommetto che tu non sappia cosa significa avere dieci anni ed essere sempre derisi da un bambino più grande di te. Sentirsi ripetitivamente dire di essere grassi o antipatici..  non è una bella cosa, sai?”
Il sorriso che ha sulle labbra muore immediatamente. “ Io vorrei davvero….” Si ferma un attimo. “S..” E proprio quando ricomincia a parlare il telefonino dentro ai suoi jeans comincia a squillare, impedendogli di continuare, per la seconda volta.
Tasta con le mani le tasche dei suoi jeans e quando finalmente riesce ad afferrare l’Iphone –ovviamente- risponde, schiarendosi la voce.
Non riesco a capire le parole, ma sono certa al 100% che dall’altra parte del cellulare ci sia una ragazza, la voce è troppo stridula e… da OCA.
“Si, okay.. No, non hai dimenticato i tuoi slip a casa mia.” Oh, oh, oh. Fermi tutti. Slip-casa-mia?
Stringo inconsapevolmente le mani, facendo fremere le mie povere nocche. “Si, ci vediamo più tardi, ciao Shannon.”
“Che nome da tr..” inizio a balbettare ma quando mi rendo conto del suo sguardo fisso  su di me, mi blocco all’istante.
“Da?” Mi riprende, alzando un sopracciglio?
Oh, cazzo. “Da..”Pensa, Bella, pensa. “Da transubstanzione!”  Ecco, meglio confonderli gli uomini quando vuoi aggirarli.
“Che?”
“Cercalo sul vocabolario.” Sorrido e abbasso il viso verso il libro di politica estera.
Ridacchia e dopo di che si alza, andando a prendere la sua giacca di pelle sulla sedia. Il lavoro è finito e sono sicuro che lo attende un bel lavoretto di nome Shannon, adesso.
“Dovrei andare..” Dice avvicinandosi, dopo aver indossato la giacca.
“Alleluia.”
Scuote la testa. “Grazie davvero, Bella…”
“Di niente, vai. Shannon ti aspetta.” Perché la mia voce è uscita più acida di quanto avessi calcolato?
Mi sorride e continua avvicinarsi pericolosamente al divano. Uh-uh, occasione per Bella.
Mi avvicino anche io, alzandomi in piedi e guardandolo fisso negli occhi. Per un istante vorrei immergermi in quei pozzi caldi e verdi.. penetranti, ma poi mi rendo conto che sto delirando.
“Ci si vede in giro..”
“Sembra inevitabile.” Mormoro a mezza voce e proprio nel momento in cui lo sto accompagnando verso la porta, accidentalmente  un piede va a finire nel tappeto e perdendo l’equilibrio mi ritrovo tra le sue braccia, pronte, calde a sorreggermi.
Dentro di me una soddisfazione profonda. Non pensavo di essere una brava attrice.
“G.. grazie..” Balbetto, mordendomi il labbro inferiore e continuando ad avvicinarmi al suo viso, mentre i suoi occhi si stanno sgranando sempre di più. Il mio seno è completamente appoggiato al suo petto.
Mi viene da ridere, ma devo trattenermi.. Edward Cullen in queste situazioni è davvero esilarante!
“Beh.. ci si vede in giro.” Dico, ripetendo la sua frase di poco prima e allontanandomi definitivamente da lui.
“Sembra inevitabile.”
Sorride, lui.
Sorrido, io.
E la porta si chiude.
-
A svegliarmi la mattina successiva è l’aspirapolvere. L’aspirapolvere di sabato mattina. Una persona sta passando l’aspirapolvere di sabato mattina o meglio, non è mattina. E’ l’alba.
Riformulo il mio pensiero, una persona, probabilmente con una grande voglia di essere presa a legnate, sta passando l’aspirapolvere –il quale sta facendo un rumore assurdo-  alle sette e trenta.
Pensavo che i miei  istinti da killer venissero fuori solo con Cullen, invece mi sbagliavo.
Al momento ho solo una gran voglia di prendere un coltello e ammazzare la persona che ha interrotto il mio sonno tranquillo. Di sabato mattina!
Sbuffando, scendo dal letto pronta ad inveire e formulare quante più parolacce possibili, a una certa ora  sono sempre intrattabile, soprattutto se qualcuno mi sveglia facendo un casino assurdo. Di sabato mattina!
Avanzo verso la cucina e –ovviamente- trovo Jessica armata di folletto, con un sorriso a trentadue denti che le parte da una guancia e finisce sull’altra. E’ la volta buona che metterò fine alla vita di una persona.
“Si può sapere che cazzo stai facendo?!”
“Sto passando l’aspirapolvere.” Dice come se niente fosse. Ma cosa sta succedendo in quel periodo? Vogliono tutti farmi incazzare?!
“Quello lo vedo, ma mi spieghi perché lo stai facendo alle sette e trenta del mattino. Di sabato!”Urlo isterica.
“Oh andiamo..  ieri sera non hai mica fatto le ore piccole!”
“E questo chi te lo dice, scusa?”
“Ho visto Edward Cullen, che usciva da casa nostra , alle dieci e un quarto. Evidentemente non fate scintille, a letto.”
Okay, vi prego datemi qualcosa con cui posso ferire gravemente una persona.
“Invece Jess… non è affatto così.” Oddio, fermatemi immediatamente prima che mi metta nei casini!
Alza un sopracciglio interessata. “Edward a letto è davvero un dio. Purtroppo ieri sera è dovuto andare a finire il suo pezzo di editoriale . Se non fosse stato così, probabilmente quando saresti tornata e ci avresti di sicuro sentiti.”
La sua bocca si apre in una piccola “o” di stupore, e anche io mi stupisco di come sia riuscita a dire quelle cose, ma soprattutto a mentire così spudoratamente.
Sto diventando un mostro. Un mostro.
La sorpresa di Jessica però si trasforma subito in sfida e continuo a ripetere nella mia testa come un mantra quanto io sia stupida.
“Allora, non sarà un problema se lo invitiamo domani sera a cena, fuori? Alla famosa festa mi ha dato il suo numero.” Ammicca verso di me, facendomi l’occhiolino,  lasciandomi come una perfetta idiota con gli occhi spalancati e la certezza di essersi messi in un gran bel casino.

 

 

NOTE



Eccomi qui. Allora ho un paio di cose da dirvi. La prima è che come avrete notato i capitoli non sono giganteschi, certi capitoli saranno più lunghi, altri brevi come questo.  Non so come mai ma al contrario di tante altre autrici non sono capace ad essere troppo prolissa.  Magari scrivo due capitoli uno dietro l'altro, ma ho bisogno di dividerli. Insultatemi, tiratemi i pomodori ma così stanno le cose.
Poi, ci terrei a ringraziare la mia amica Elena, che ha gentilmente segnalato questa storia fra le scelte. Ele, sei matta? E' la prima cosa che ho pensato quando ho letto la sua recensione.  Grazie, grazie, grazie, ti voglio bene.
Le recensioni.Sto finendo di rispondere in questo momento, datemi venti minuti e avrete un messaggio pallosissimo dalla sottoscritta nei ricevuti. 
Grazie come sempre, ai seguiti, ai preferiti, alle santissime persone che perdono tempo scrivendomi qualche recensione. Siete adorabili e non vi merito assolutamente.
Curiosità:  Avete mai mentito per non farvi prendere in giro da una vostra amica, o conoscente?
Alla prossima, 
Martina ;)

 

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Capitolo 7
*** Love the way you lie ***


bauhauhaua
DALLA PELLE, AL CUORE.



CAPITOLO 6





I LOVE THE WAY YOU LIE

Never do nothing to hurt ‘em
Now you’re in each other’s face
Spewing venom
And these words
When you spit ‘em
You push
Pull each other’s hair
Scratch, claw, bit ‘em
Throw ‘em down

Mi sono messa in un casino. Ma non in uno di quei casini dove puoi chiudere un occhio e fingere di non aver mai fatto quella figura di merda, no. Quello è un Casino con la C maiuscola e il fatto che sia a compiangermi in bagno , non aiuta  di certo a migliorare quella incasinata situazione.
Una cena, una cena con Jessica, Rosalie, Emmett io.. ed Edward.
Per l’appunto, come ho detto  prima. Un casino.
Possibile che me lo ritrovi fra i piedi qualsiasi cosa faccia? Ma soprattutto che la mia vita adesso, sia inconsapevolmente intrecciata alla sua?
E possibile che io,  seria, matura ragazza di ventidue anni, possa ancora mentire per una cosa simile?
Devo avere qualche serio problema psicotico, o forse sono seriamente una persona che adora infliggersi del male da sola.  Non trovo altra soluzione per spiegare il mio comportamento auto-lesionista.
Il fatto è che sono anche maledettamente orgogliosa, per cui.. non posso tornare da Jessica e dirle di aver mentito.  Dopotutto, ho fatto un piacere ad Edward, passandogli quel materiale. Forse, non è il caso di restituirmi quel piacere?
Scoraggiata e anche parecchio avvilita, entro nel vano doccia cominciando ad insaponarmi, mentre.. mentre oddio, non ci posso credere.
Sto davvero pensando alle sue mani, sul mio corpo, come ieri sera?
Vi prego datemi una botta in testa, ma soprattutto qualcosa che mi faccia rinsavire e riacquistare le mie capacità mentali.
Okay, non posso negare che Edward sia oggettivamente bello, attraente, con i muscoli e le forme al posto giusto, due occhi capaci di ipnotizzarti e un gran, gran, gran bel culo..ma per il resto?
Non c’entra il fatto che sia stato il mio incubo per svariati anni, lui non è cambiato.
E’ sempre lo stesso stronzo che mi faceva piangere di nascosto nel bagno delle ragazze tutti i pomeriggi.
Però.. bisogna ammetterla una cosa, sempre oggettivamente parlando, sono attratta da lui.
L’ho davvero pensato?  
Scuoto la testa uscendo dalla doccia mentre cercando di lasciare i pensieri fuori dalla mia mente, mi preparo per andare a lezione.
Sarebbe stata una giornata infernale , su quello non c’erano dubbi.
Seguire storia dell’arte contemporanea con il professor Garcia è sempre interessante, soprattutto perché oltre ad essere un quarantenne veramente attraente, è  anche molto colto e dedito ai suoi studenti. Molte ragazze pendono dalle sue labbra e lui pare accorgersene, visto che intrattiene colloqui privati. Molto privati.
Ashley, una ragazza che seguiva il mio stesso corso, era stata fidanzata con lui per parecchio tempo, fino a che non si è trovata un ragazzo più giovane e meno interessato alle belle arti.
Lucas, il nome del professore con il quale ci costringe a chiamarlo per non sentirsi vecchio,  aveva persino chiesto il trasferimento ma.. poi capì che c’erano altre ragazze pronte a concedersi a lui.
Io, ovviamente non ero e non sono tra quelle.
Devo ammettere però che anche se la sua fama da Don  Giovanni lo precede, il suo lavoro lo svolge egregiamente, motivo per cui, adoro le sue lezioni.
Ci mette anima e corpo in ciò che fa, okay..  questa potrebbe essere interpretato come un doppio senso, ma giuro che quando spiega  o parla di un pittore riesce a farti entrare nella sua testa.
Quando abbiamo parlato di Modigliani e ci ha consigliato di vedere il film “ I colori dell’anima”, il quale è diventato uno dei miei film preferiti, credo di avere iniziato ad amare il suo metodo di insegnamento.
Non molti lo capiscono   la genialità di Modì,  e lui è riusciuto a a infondere quella passione a circa cinquanta studenti.
Quando finisce e inizio a raccogliere la mia roba, mentre l’aula si sta pian piano svuotando, il professore –o meglio, Lucas- mi fa cenno di avvicinarsi alla sua cattedra.
Paralizzata quanto imbarazzata mi avvicino con un falso sorriso stampato sulle labbra e aspetto che inizi a parlare.
“Sono rimasto molto colpito del suo lavoro svolto, nei confronti di Modigliani… ma ancora più impressionato del suo testo su Frida Kahlo.”
Sorrido compiaciuta dei suoi complimenti.
“Sembra quasi che lei.. si ritrovi in Frida.” Dice fra sé.
E io in quel momento mi sento  nuda, priva di qualsiasi barriera.
“Ecco..io..”
“Cosa mi servono i piedi, se ho le ali per volare.” Continua leggendo il mio scritto, mentre sento le guance arrossire sempre di più.
“E’ davvero una ragazza piena di risorse, signorina Swan.”
“Grazie professor G..”
“Ah. Ah.” Mi interrompe sorridendo. “Mi fai sentire vecchio.”
“Okay, Lucas.”
“Ho da proporle una cosa.”
E in quel momento ho davvero paura che voglia portarmi a letto, ma … stranamente, riesce a stupirmi.
“Ho due biglietti per la mostra di Frida, appunto. Sono per il mese prossimo e vorrei che venisse con me.”
Spalanco le palpebre intontita e meravigliata. “Dici cioè.. dice sul serio?”
“Certo.”
“Io.. non so come ringraziarla.. so che costano un sacco e..”
“Non si preoccupi, la sua compagnia sarà già un ottimo modo per ringraziarmi. Buona giornata, Bella.”
Ancora completamente stupita  ma eccitata e ansiosa di vedere la mostra di una delle più grandi pittrici della storia, esco dall’aula andando ad aspettare Jacob fuori dalla caffetteria dove lavora.
Quando mi viene incontro e mi abbraccia non posso fare a meno che raccontargli tutto ciò che è successo con il professor Garcia e lui –più volte- ripete che secondo lui  il professore voglia solamente portarmi a letto.
“Ma non dire cazzate Jacob!” Rispondo ridendo dopo la terza volta che me lo fa presente.
“Impressionato dal tuo scritto, eh? Secondo me è impressionato solo dal tuo culo e dalle tue tette.” Dice mangiando una patatina affogata nel ketchup.
“Ho una seconda scarsa, non credo che siano state loro..”  Rispondo io, bevendo dalla cannuccia un po’ di coca-cola.
“Beh, resta il fatto che secondo me non dovresti andarci. Secondo me dopo la mostra vorrà ben altro..”
“Oh andiamo!” Lo riprendo non smettendo di ridere. “Ha quarant’anni e per di più a me non piace per nulla.”
“So che un uomo anziano può affascinare Baby-Bell.”
“Si, potrebbe affascinare una ragazza priva di principi morali, non me.”
E questo gli fa capire che la conversazione è chiusa, anche perché ho pensieri più importanti, come la cena di Jessica.
Andiamo a prendere un caffè dalla macchinetta e non appena tiro fuori il portafoglio con le centinaia di monetine che mi ritrovo, finiscono tutte rovinosamente per terra.
Accidenti a me!
“Cazzo..” Borbotto, iniziando a piegarmi per raccogliere le monete da 5 cents, ma mi accorgo che c’è qualcun altro che mi sta aiutando.
“Devi ammettere che se non ci conoscessimo, sarebbe un incontro davvero romantico.” Ammicca  il mio peggior incubo, facendomi rabbrividire.
“Peccato che ci conosciamo e già so che bradipo senza cervello sei!” Sbotto infilando tutte le monete nella borsa.
“Come facevi a sapere che ero qui?” Gli chiedo quando ordino due caffè, uno per me e uno per Jacob che mi sta guardando di soppiatto seduto al tavolino.
“Ho appena finito la lezione e ti ho visto qui fuori. Perciò, ho pensato di aiutarti.”
“Che cavaliere..” Mormoro con una punta di acidità.
“Sai.. stamattina ho ricevuto una telefonata da una certa.. Jessica. Penso si chiami così. E’ la tua coinquilina vero?”
Oh-no. Sono fottuta.
Ed eccola lì, la figura di merda pronta a sotterrarmi.
“Ehm..”
“Mi ha chiesto se volevo cenare con voi.. cioè io facendo coppia con te.”
Fate che una voragine si apra sotto i miei piedi e mi inghiottisca, seduta stante.
“Ehm.”
Sono in grado di dire solo questo.
“Ho detto di si.”
“Uhm. Bene. “
“Bene?” Inarca un sopracciglio e sento il suo respiro, troppo, maledettamente.. vicino.
“Cioè.. okay. Lo ammetto, mi sono messa in un casino. Jessica è la mia coinquilina e mi odia, non ho idea del perché. Suppongo per gelosia. Stamattina si è comportata da stronza e mi ha detto di averti visto uscire dal nostro alloggio presto, per cui mi ha rinfacciato il fatto di non sapermi tenere un uomo. Così..”
“Così?” Perché deve incalzare tutte le parole che dico?! Maledizione!
“Così le potrei aver mentito, dicendo che tu eri lì.. ehm.. per me, ma non farti strane idee in testa! L’ho fatto solo perché odio quella ragazza e non credevo ti volesse invitare ad una cena. Probabilmente l’ha fatto solo per farmi passare per una perfetta idiota..”
Incrocia le braccia sotto il petto e continua a fissarmi mentre io sento le guance farsi man mano più rosse e più accaldate. Dio, che imbarazzo!
“Beh, non pensavo fossi bugiarda.”
“Io non sono bugiarda!”
“Ah no?”
“No!” Dico rischiando di superare l’isteria.”
“Beh.. allora, io non vengo a quella cena. Dovrai raccontare alla tua amica che io ero lì solamente per l’articolo.” E’ serio? Cioè.. dopo tutti i favori che gli ho fatto, okay.. solo uno, vuole davvero non farne uno a me?!
“Senti..” Sospiro. “Ti ho aiutato per quel pezzo.. ora sei tu a dovermi un favore.”
“Non basta. Non è un prezzo equo, mi pare.”
“Che cosa vuoi?” Quasi ringhio portata all’esasperazione da quel ragazzo con un bel culo e un carattere di merda.
“Dopo la cena con Jennifer..”
Lo fulmino con un’occhiataccia. “Jessica!”
“Sisi, okay. Dopo la cena con Jessica, voglio un bacio.” Un momento, cosa ha detto?
“Tu sei matto! Non se ne parla neppure!” E quando mi rendo conto di aver usato un tono di voce troppo alto, è tardi. Jacob si è alzato e si è avvicinato a me.
“Qualche problema?” Chiede verso Edward, che lo guarda con un sorrisetto da deficiente stampato sul volto.
“No.” Rispondo cercando anche io di sorridere e fargli capire che va tutto bene. Eppure, il mio sguardo sembra voglia dire il contrario.
Quando mi rendo conto che forse dovrei presentarli, mi sento quasi in imbarazzo.
“Err.. Jacob lui è Edward, un mio vecchio compagno di scuola, Edward lui è Jacob, il mio migliore amico.”
Si sorridono e quasi giurerei di trovare un fastidio reciproco nei loro occhi, ma d’altronde sono sempre stata una frana a decifrare gli uomini.
“Ehi ma tu.. hai lavorato per me.” Dice ad un certo punto Edward, facendomi sbiancare,mentre Jacob sono certa vorrebbe scavarsi la fossa.
“Si.. ad una delle tue feste.”
“Oh, si.. ora mi ricordo di te. Fai i più buoni margaritas di tutta Cambridge!”
Jake annuisce e io mi posiziono al suo fianco tenendolo per il braccio, facendogli capire che io ci sono.
Vorrei tanto tirare un bel ceffone sul viso di Edward ma… siamo in un locale pubblico e non voglio dare spettacolo.
“Beh io vado.. magari ti chiamo Jim…err no, Jacob.  I miei amici ti hanno apprezzato molto.”
“Okay.” Gli risponde il mio migliore amico con un sorriso che in verità nasconde molto di più.
“Ah e Bella, noi ci vediamo domani sera. Mi raccomando, ricordati dell’accordo.” E detto questo, mio fa l’occhiolino e mi manda un bacio.
E la mia voglia da killer cresce, cresce sempre di più.
Scuoto la testa prendendo a braccetto Jake e lo trascino via, appoggiando la testa sulla sua spalla.
“Mi dispiace.. Quel ragazzo  è .. impossibile.”
“Non preoccuparti, ci sono abituato..”
“E comunque.. sei  davvero il barman più sexy che conosco Jacob Black! Altro che margaritas.. i suoi amici ti fissavano il sedere..”
“Oh.. ma cosa sentono le mie orecchie! Non solo la mia migliore amica vorrebbe farsela con un quarantenne ma addirittura con un ragazzo che possiede duecento milioni solo sul suo conto!”
Gli do un pizzicotto iniziando a ridere, anche se .. le parole diEdward continuano a vorticare pericolosamente nella mia testa.
“Dopo la cena con Jessica, voglio un bacio.”


NOTE.



Un bacio. E già, il nostro Edward non perde tempo a quanto pare.
Questo capitolo non mi piace un granchè ma vabbè, credo che sia difficile trovare qualcosa che ho scritto io che mi piaccia, per cui meglio non sprecarsi troppo in chiacchiere.
Ringrazio seriamente TUTTI. Dal primo all'ultimo. A quelli che mi inviano messaggi privati su facebook,  a quelli che mi inviano messaggi qui, a tutte le straordinarie persone che recensiscono e soprattutto ci tengo a ringraziare in particolar modo, Juliet Cullen, Resh,  e Fiorels per aver segnalato Dalla pelle al cuore per le scelte.
Il prossimo capitolo potrebbe arrivare tra circa 8-9 giorni,  dato che non starò molto al computer. Non vedo l'ora di postarlo perchè fino ad adesso è uno dei miei preferiti. Ci sarà la famosa cena.
Un bacione a tutte,
Martina.

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Capitolo 8
*** Sing it out loud ***


lollll
DALLA PELLE, AL CUORE.




Capitolo 7




SING IT OUT LOUD


Sing it out loud, gonna get back honey!
Sing it out loud, get away with me!
Sing it out loud, on a trip back honey!
Sing it out loud and let yourself free! 
“Scusate il ritardo..”
Alzo gli occhi al cielo, portando la sedia avanti per lasciarlo passare e prendere posto al mio fianco. Sono venti minuti che lo stiamo aspettando al ristorante e Jessica non ha sprecato tempo facendo battutine commenti decisamente inopportuni.  Gli faccio un segno di saluto e lui mi sorride, dolcemente. Un momento, dolcemente?
Ricambio perplessa e fisso il piatto di fronte a me sperando che qualcuno spezzi quel silenzio imbarazzante.
“Non preoccuparti, Edward.” Risponde Tanya, mordendosi il labbro inferiore –lucidato ovviamente da un lip gloss ai brillantini-. Dio, che schifo. Ma non si vergogna?
“Sono contenta che tu sia venuto, mi è dispiaciuto non vederti più..”, mi irrigidisco non potendone fare a meno e proprio in quel momento sento qualcosa che sfiora la mia coscia: la sua mano.
Ha una mano sopra i miei jeans. Mano sopra i jeans. Jeans sopra mano, mano.. okay, momento per realizzare ciò che sta accadendo, finito.
Sento il sangue pulsarmi nelle vene e incazzata nera, gli pizzico il dorso facendogliela ritrarre. Ma con chi diavolo si crede di avere a che fare?!
“Ahi..” Si lamenta, e questa volta è il mio turno di sorridere. Ultimamente sto diventando sempre più manesca.
“Non so se abbiamo avuto l’onore di presentarci. Sono Rosalie.”
Edward sorride e le stringe la sua mano. “Non preoccuparti, Emmett sono due settimane che non fa altro che parlare di te.”
La faccia di quest’ultimo si fa subito violacea e trucida Edward con uno sguardo mentre il sorriso sulle labbra della mia migliore amica si fa sempre più accentuato.
“Quindi tu e Bella vi frequentate?”
L’acqua che sto bevendo rischia quasi di strozzarmi mentre i miei pugni si serrano fino a infilzare le unghie nel palmo.  Scuoto la testa e mentre sto per rispondere, Edward mi blocca.
“Solo sesso, buon sesso.”
L’espressione che fanno tutti i presenti  -me compresa- è quella di uno che ha appena visto un fantasma. Non. posso.credere.che.abbia.detto.una.cosa.del.genere.
Sto diventando manesca è vero, ma un bel calcio negli stinchi da sotto il tavolo è l’unica risposta che so dare a quella frase.
Geme di dolore.
“Ah.” E’ l’unico commento di Jessica e Rosalie mi fissa stralunata mentre io scuoto la testa, come per rassicurarla che non c’è niente di vero nelle sue parole.
Rimaniamo in silenzio, fino a quando non arriva il cameriere a prendere le ordinazioni.
“Una margherita.”  Dico io.
“Una pizza all’ananas.” Mi blocco perplessa, volgendo il mio sguardo verso Edward. Le mie radici italiane si stanno facendo sentire e non posso credere che uno voglia rovinare un piatto come la pizza con l’ananas. L’ananas.
“Qualcosa che non va?” Mi chiede, alzando un sopracciglio.
“Ananas.” Ripeto. “Tu metti l’ananas nella pizza!”
“Qualche problema?”
“Ti rendi conto che è come mangiare che so… patatine con la nutella?”
Fa spallucce. “Io mangio le patatine con la nutella.”
“Mi chiedo perché sto parlando con te.” Borbotto, passando i menu al cameriere, ancora leggermente sorpreso da quel battibecco.
“Bella è italoamericana.. non riesce a comprendere una bontà come l’ananas e la pizza”, scuoto la testa dopo il commento di Jessica, e incapace di dire nient’altro, riscivolo nel mutismo più completo, limitandomi ad annuire ogni qualvolta mi viene fatta una domanda.
La nonna Marie se avesse sentito una cosa simile, avrebbe  preso a schiaffi il creatore di quel menu bizzarro, urlando: “E questo lo chiami ristorante italiano?”
Ricordo bene la volta in cui ci venne a trovare  quattro natali fa, e fece una scenata analoga, quando Charlie mise la salsa barbecue su una semplice napoletana.
Sorrido fra me e non appena i pensieri si allargano completamente a quel Natale, smetto di farlo, e sento una morsa stringermi lo stomaco.
Come tutte le volte in cui ripenso alla mamma.
“Voi due come vi siete conosciuti?” Chiede Rosalie ad Emmett ed Edward.
“I nostri genitori sono amici da tanto tempo.”
“Edward è come un fratello per me.” Dice dandogli una pacca sulla spalla. “E voi invece?” Indica me, Rose e Jess.
“La mamma di Bella e la mia,  condividevano lo stesso corso pre-parto. Siamo cresciute  insieme finche  non mi sono trasferita con mio padre a Londra, e poi ci siamo riviste circa quattro anni fa, al liceo.” Il racconto di Rosalie mi fa sorridere e anche un po’ commuovere. Gli anni che abbiamo dovuti passare separate sono stati i più difficili, nonché quelli trascorsi vittima delle prese in giro del ragazzo al mio fianco.
“Jessica invece l’abbiamo conosciuta qui.” Termino io, facendole l’occhiolino.
“Sembrate molto affiatate.” Commenta Edward e io sento l’impulso di tirargli il piatto. Non riesco a credere che abbia detto di fronte a tutti che io e lui facciamo sesso. Sesso!
Io lo odio, lo odio.
Non rispondo e alzo gli occhi al cielo, sistemandomi la ciocca di capelli dietro l’orecchio e iniziando come al solito a mordermi il labbro inferiore.  Voglio andare a casa.
Voglio che quella stupida cena finisca immediatamente.
Non voglio vederlo mai più.Voglio vendicarmi.
Cose contrastanti quanto vere.
Inizio a mangiare la mia pizza cercando di non vomitare quando sento l’odore dell’ananas al mio fianco, bleah. Evito anche di fare commenti poco gradevoli, e aspetto.
-
“Edward ti dispiace  riaccompagnare tu Bella al dormitorio?”
Oh no, no, no. Ho sentito bene? Trucido  Rosalie con un’occhiataccia, ma non appena capisco il perché della sua richiesta la mia irrefrenabile voglia da killer assassino si affievolisce
Vuole continuare la sua serata con Emmett.
Ovviamente Jessica se  ne sarebbe andata in qualche locale, per cui io sono a piedi.
“In effetti si, avevo altri piani per la serata.” Spalanco le palpebre esterrefatta da quelle parole, sono io quella che non vuole salire in macchina con lui, non il contrario!
“Io torno a piedi!” Sentenzio incrociando le braccia sotto al petto e avvicinandomi per baciare sulla guancia Rosalie.  “A più tardi Rose..”
Lei è leggermente perplessa, e mentre osservo Jessica salutare Edward con un bacio sulla guancia che di casto a ben poco, mi tiro un calcio mentale da sola.
“Buona serata ragazzi.” Fingo di sorridere, prendo la mia borsa e me ne esco dal locale, avvicinandomi ad un ragazzo. Sta fumando e io ho bisogno di una sigaretta.
Umetto le labbra con la saliva, petto in fuori, pancia in dentro e mi avvicino a elemosinargliela. Ho un disperato bisogno di fumare.
“Mi offriresti una sigaretta, giuro che te la pago.”
Il tipo mi squadra da capo ai piedi e senza aggiungere nulla, sfila una sigaretta dal pacchetto e me la porge. “Non voglio niente.”
Me la fa accendere e dopo avermi fatto l’occhiolino se ne va con un gruppo di amici, peccato non era male dopotutto.
Inizio a camminare beandomi del sapore del tabacco che non provavo da troppo, troppo tempo e come al mio solito i miei pensieri presero a girare nei meandri più remoti della mia mente.
Voglio un bacio.
Ha davvero intenzione di baciarmi?
Perché poi? Per dimostrare che tutte le ragazze, persino io, possano cadere ai suoi piedi?
Si sta sbagliando di grosso, io gliela farò pagare cara, soprattutto dopo aver detto quella frase difronte a tutti.
Solo sesso, solo buon sesso.
“Coglione..” Borbottai e il secondo dopo sussultai sorpresa nel sentire qualcosa sfiorarmi  il braccio. Una macchina che si era accostata, facendo scorrere il finestrino.
Fa che non sia lui, fa che non sia lui.
Perfetto, è lui.
“Ho detto che sarei tornata a piedi, da sola!” La mia voce risulta più stridula e acida del solito, che meraviglia, penserà di avere a che fare con una bambina di cinque anni.
“Voglio offrirti un passaggio.”
“Non mi serve la tua elemosina, grazie.”
“Infatti non sto facendo l’elemosina a nessuno, Sali in macchina, Bella.” La sua voce è ferma e io riprendo a camminare.
Per mia sfortuna anche lui mi segue con la macchina. “Sei arrabbiata per quello che ho detto  a proposito del sesso? Guarda che ci hai guadagnato solo tu.”
“Oh ma fammi il piacere! Ti ho chiesto di accompagnarmi ad una cena per evitare che Jessica come al solito mi facesse sentire una deficiente, non di insinuare una nostra relazione sessuale.”
“Sali in macchina.” Ripete.
“No!”
“Sali in macchina.”
“Ti ho detto che non ci salgo sulla tua cazzo di macchina. Non salgo in macchina con gli sconosciuti.” Blocca quest’ultima  in mezzo la strada e scende furibondo verso di me.
Oh cazzo.
Ma perché mi devo mettere sempre in queste situazioni?
“Cosa vuoi, adesso?” Gli chiedo esasperata. Si avvicina ancora  a me, spingendomi contro la portiera per evitare una mia fuga e facendo cadere la mia sigaretta a terra. Sono in trappola.
“Voglio prendere ciò che mi spetta.”
Rispondi Bella, non fissare le sue labbra così .. eccitanti. Muovi la lingua e parla.
Ci sarebbe un altro modo con cui vorrei usare la lingua, coscienza.,rispondo senza rendermene conto. Il suo respiro si infrange sul mio viso e perdo completamente il senno.
“Non c’è nulla che ti spetta.”
Inarca un sopracciglio , ridacchiando. “Ah, no? Mi sembrava avessimo fatto un patto, ragazzina.”
Mi irrigidisco, quando la finirà con i suoi stupidi soprannomi? Quando la finirà di comportarsi come un bambino?
“Non ricordo nessun patto.” Bluffo, abbassando lo sguardo. So che ascendente hanno i suoi occhi su di me e non posso concedermi il lusso di fissarli troppo a lungo senza perdere la ragione.
Mi spinge con più irruenza con il suo corpo e avvicina ancora –pericolosamente- il mio viso al suo.
Siamo troppo vicini, troppo, maledizione.
“Sono venuto a questa cena solo per questo.”
“No tu sei venuto alla cena per umiliarmi come hai fatto in passato, tu sei venuto alla cena perché sei un pazzo squilibrato e per di più pervertito! Ti rendi conto di ciò che hai combinato? Hai una vaga idea d..”
E in un secondo le sue labbra sono sulle mie, mettendo a tacere i miei insulti.
“Parli troppo, ragazzina.” Sussurra roco al mio orecchio, prima di ritornare sulle mie labbra.
Le dischiudo automaticamente e non appena sento la sua lingua, credo di morire.
Oh.mio.Dio.
Dapprima è timida, ma dopo poco si fa intraprendente e inizia a cercare la mia con ardore.
Le sue mani si arpionano alla mia vita e per un momento spero che mi prenda lì, così, contro la sua macchina.
Il mio senno ormai è andato a farsi fottere, soprattutto perché infilo una mano fra i suoi capelli e lo avvicino maggiormente al mio viso, facendo gemere entrambi. Le sue mani risalgono sul mio corpo, i miei seni contro il suo petto.
Mordicchia il mio labbro inferiore, per poi succhiarlo lentamente facendomi andare in estasi, se devo morire, voglio morire in questo momento esatto, mentre Edward Cullen sta ..
Oddio, sto davvero baciando Edward Cullen?
Ho bisogno di un esorcista, e di uno pure bravo. Passano i minuti e il bacio continua in un gioco di lingue, labbra, e saliva. E’ da tanto che non bacio qualcuno così, e per la miseria lui ci sa  fare, eccome se ci sa fare.
“Ho avuto ciò che volevo.” Sussurra con un sorriso a trentadue denti staccandosi definitivamente dalla sottoscritta che lo guarda a bocca spalancata.“Hai ceduto così in fretta?” Continua con quel sorriso beffardo.
Vuole la guerra? E’ questo che vuole?
Bene, ha trovato pane per i suoi denti questo è certo.
“Ho semplicemente rispettato il patto. Forse sei tu quello che si fa troppi film, Cullen.” Sputo acida, voltandomi verso il marciapiede e riprendendo a camminare.
Lo saluto con un cenno, continuando a sorridere, ma la mia vendetta non è finita.
In tasca ho le chiavi di casa, e sono una tentazione, non posso non ignorare quella voglia. Quello sfizio, ecco.
Ed è proprio quando mi passa a fianco con la macchina per superarmi che gli faccio l’intera fiancata.
Credo che nei prossimi giorni dovrà andare dal meccanico.
 
 
-
“Cioè tu, cosa?”
“Hai sentito benissimo Rosalie Lilian Hale.”
“Gli hai rigato la  macchina, dopo che vi siete slinguazzati per dieci minuti?”
“Esattamente.” Rispondo facendo spallucce come se non fosse niente di anormale in tutto quello.
E in effetti se lo era meritato.
Certo forse il mio gesto era stato leggermente avventato, ma dopotutto era stato dettato dalla rabbia del momento.
“Sposami Isabella Swan, sposami.” Ridacchio, mentre Rosalie si inginocchia al mio cospetto e inizia a fare vari inchini alla sottoscritta.
“Smettila!” Continuo  mentre si aggrappa alla mia gonna color kaki.
“Tu lo sai.. che sei il mio mito!”
“Si lo so, adesso alzati dal pavimento e raccontami come è andata con Emmett, sembra che lui a contrario dell’amico ci sappia fare.”
Rose si alza e si mette seduta sul divano incrociando le gambe. Mi fissa eccitata e desiderosa di raccontarmi ogni dettaglio di quella serata, e io –ahimè- sono pronta ad ascoltarla.
“Lui è perfetto.. premuroso ed è stato così carino quando mi ha chiesto il permesso di baciarmi. Ovviamente chi sono io per negarli una simile cosa.”
Alzo gli occhi al cielo. “Ovviamente.”
“Non mi ha mai baciato nessuno dopo Royce, non ho permesso a nessuno di farlo. Secondo te cosa significa Bella?”
Le sorrido in modo fraterno e la vado ad abbracciare. “Significa che è quello giusto Rosalie. Finalmente hai trovato l’uomo giusto per te.”
“Arriverà anche per te, è dietro l’angolo, forse più vicino di quanto ti aspetti, Bella.
Le sorrido continuandola ad abbracciare. “Speriamo.”


 NOTE:

Scusate, scusate, scusate. Nono sono riuscita a rispondere alle recensioni ma purtroppo sono stata a Roma insieme alle mie migliori amiche per fare una sorpresa di compleanno.  Infatti questo capitolo è dedicato a te Biscuit. Ti voglio bene.
Giuro che stasera rispondo a tutte dall'Iphone, ve lo prometto. 
Questo capitolo per adesso è il mio preferito, io adoro BELLA. Anche se più avanti mi sa che passerò al team Edward.
Grazie di tutte di cuore, siete delle lettrici meravigliose! E scusate ancora per la mia mancanza di tempo in questi giorni,
Ci vediamo fra una settimana ;) Forse meno.
Un bacione,
Martina.

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Capitolo 9
*** Undisclosed Desires ***


hehehehhehe
DALLA PELLE, AL CUORE.








CAPITOLO 8


UNDISCLOSED DESIRES



I want to reconcile the violence in your heart
I want to recognise your beauty’s not just a mask
I want to exorcise the demons from your past
I want to satisfy the undisclosed desires in your heart
 
 
«Pronto? »
«Sei stata tu, vero? »  La sua voce è tagliente e decisamente arrabbiata, e io sono una cretina per aver risposto al telefono ad un numero che non conosco.
«Chi ti ha dato il mio numero? »  Sibilo, senza farmi sentire mentre esco dall’aula. La lezione è ancora in corso e non è proprio il caso di farmi sentire da una ventina di persone urlare, si. Perché credo proprio che urlerò. Primo, non si deve permettere di chiamare sul mio cellulare privato, soprattutto se durante le lezioni. Secondo, avevo tutte le ragioni per fare quello che ho fatto.
«Mi vendicherò, lo sai » ” Ancora quel tono di voce da sbruffone?  Ma non ha ancora capito che con me, il ruolo del bulletto non attacca?
«Sto tremando, e comunque io non ho fatto nulla».
 Tono falsamente innocente mentre mi appoggio contro il muro.
«Sei una bugiarda. »
«Senti », sospiro. «Non ho fatto un cazzo alla tua preziosissima volvo» , e nel momento esatto che gli rispondo capisco di aver detto l’ennesima cazzata. «Ecco, io ho presunto si trattasse della.. »
Ride ma non è una risata allegra, è molto inquietante a dire la verità. Inizio a saltellare da una gamba all’altra, facendo particolare attenzione a non far cadere i libri che tengo in mano. 
All’inizio mi coglie un velo di preoccupazione ma poi capisco che Edward Cullen non ha più nessun ascendente su di me, e non penso proprio che possa farmi qualche cosa.. o almeno, se la facesse non mi turberebbe poi più di tanto.
«Non sei intelligente come pensavo, lentiggini.. »
«Io non ho fatto niente, te lo ripeto.. »
«E non sei brava a dire le bugie» , continua, abbassando la voce di un tono, probabilmente per sembrare più sexy, e dio.. ci riesce. Tutta colpa di quel dannatissimo bacio a cui non voglio dare troppo valore, esattamente come lui ha fatto.
Hai ceduto così in fretta.
Aveva ragione, mi è bastato un secondo per abbassare la guardia e ricambiare quel bacio, quel bacio che non avrei dovuto per niente al mondo ricevere. Quel bacio che da  due giorni a questa parte continua a popolare i miei incubi. Le sue mani sul mio corpo, la sua lingua intrecciata alla mia, e il calore del suo respiro che si infrangeva contro il mio viso. 
In quel momento avevo provato sentimenti così contrastanti ma al tempo stesso così vivi,come non mi capitava da tempo.  Avevo vissuto quegli anni praticamente priva di vita, come se dalla morte di mia madre tutto fosse  sbiadito, e non solo il rapporto con mio padre.
Da quando lui è ripiombato nella mia vita, posso dire con certezza di essere cambiata sotto quell’aspetto. Provavo qualcosa, almeno.
Odio. Si, Odio incondizionato, quello con la O maiuscola.
«Cullen non ho tempo per i tuoi giochetti.. devo tornare a lezione. »
« Guardati sempre le spalle, Swan. »
« Ti ho già detto che non mi fai paura? » 
« Dovresti averne. »
Chiude la telefonata e io rimango senza parole, con il cellulare tra la spalla e l’orecchio e la pila  di libri che  da un momento all’altra sembra per cedere. Allungo una mano per riporre il telefono in tasca ma come volevasi dimostrare la già precaria piramide di volumi sul Rinascimento Italiano cade, insieme al mio preziosissimo Iphone 4.
Ho già detto di Odiare Edward Cullen?
-
« Io e Jess andiamo a mangiare al parco.. vieni con noi? » 
Finisco di scrivere la solita e-mail per Charlie, dove ripeto le solite cose: Le lezioni sono ricominciate, sto bene a parte la stanchezza, ti saluta Rosalie; e seguo la mia mia migliore amica nel salotto.
« Jake? »
« Ci raggiunge più tardi.. »   Mi risponde Jessica  con un velo di insofferenza nella voce. Prendo la borsa e usciamo verso la caffetteria che dà sul parco difronte al campus. Spesso passo lì i pomeriggi a studiare, adoro sedermi sotto un albero a prendere il sole, o leggere un libro.
« Che dice tuo padre? »
Scuoto la testa.  « Sta bene, lavora praticamente ventiquattro ore al giorno e pesca. Credo che quando andrò a trovarlo per Natale nel frigorifero ci saranno solo trote. »
Rose ridacchia e mi circonda le spalle con un braccio, « Vedrai che gli passerà.. ha bisogno solo di tempo e tornerà ad essere lo stesso Charlie che ti spazzolava i capelli prima di andare a scuola. »
« Non ci giurerei.. »
«Su con la vita Bells, il sole splende, sei una delle più belle studentesse di Harvard e.. »
« E ti scopi pure Edward Cullen! »  Alzo gli occhi al cielo dopo aver sentito il commento di Jessica, e vorrei davvero cancellare la serata di sabato.  Cosa diavolo mi è venuto in mente di invitare quella razza di…
Calma Bella.
« Io.. lui… beh ecco.. »
« Comunque mi ha chiesto di uscire ieri, non ti dispiace, vero?  Edward ha detto che c’è solo sesso tra di voi.. no? »
Perché non ho seguito le orme di mio padre e non sono diventata poliziotta anche io? Almeno in quel momento avrei avuto un’arma da usare contro quella sottospecie di gallina senza cervello.
Serro i pugni, e sorrido. « Si, non preoccuparti Jessica. »
«Perfetto! Pensavo di tradirti o roba del genere.. almeno ho l’animo in pace. »
« Rose tra quanto hai detto che arriva Jake? »  Sono esasperata, e credo che non reggerei più un altro suo commento senza prenderla per i capelli o stenderla con  una mossa di wrestling.
« Tra mezz’ora. »
«Peccato. »
Seguiamo la coda alla caffetteria in rigoroso silenzio, prendiamo i panini e ci andiamo a sedere su uno dei tanti tavoli di legno, con mio grande piacere.
Almeno la bocca di Jessica è occupata a fare altro che sputare cattiverie. Ripeto, lei ed Edward sarebbero davvero una perfetta coppia.
Quando finalmente arriva il mio migliore amico, il sollievo è tanto che mi alzo correndolo ad abbracciare, e la sorpresa nel suo volto non è poca. 
« Come mai così felice di vedermi? »
« Perché non sopporto più Jessica e  comunque io sono sempre felice di vederti, soprattutto se mi fai i massaggi. »
Alza gli occhi al cielo dandomi un buffetto sulla guancia e torniamo a sederci accanto a loro due. Rosalie sono due ore che continua ripetutamente a fissare il cellulare, nella speranza che Emmett la chiami, suppongo. 
«Chiamerà Rose »  Le dico bonariamente.
« E se non lo facesse? »  L’espressione  della mia amica è palesemente preoccupata.
« Perché non dovrebbe farlo, Emmett è pazzo di te! »   Sono certa di questo, da come non la smetteva di fissare, da come stava attento ad ogni suo piccolo movimento.  Si, sono una buona osservatrice e devo ammettere di aver provato una sottile forma di gelosia nei confronti di Rose.
Non perché voglio Emmett, sia chiaro, ma dal rapporto che hanno. Sono semplici, all’inizio della loro storia, e già persi l’uno dell’altro, cosa che a me non capiterà mai e poi mai.
«Secondo me dovresti chiamarlo tu. »  Si intromette Jacob, e subito dopo viene fucilato da tre occhiate di rimprovero. « Chiamare lei? Sei impazzito? Si vede che sei un uomo.. »   Lo rimbecca Jess.
«Certe cose non le potrai mai capire.. »  Continua Rosalie, e la faccia del mio migliore amico si fa sempre più imbronciata.
« Ma io non capisco perché debbano sempre gli uomini a fare il primo passo..cioè, chi capisce voi donne è bravo. »
« Si vede che non sei un uomo con le palle allora, una donna non si farebbe mai avanti, deve essere l’uomo. « Gli spiega sempre lei.
« Eh.. ma non capisco chi le abbia decise queste regole! »
«IL BUON SENSO TESTA DI C.. »
Jake alza le mani in segno di resa, capendo che il suo discorso con noi è già perso in partenza. Mai mettersi contro tre femministe,  doveva saperlo.
La mia amica continua a fissare il display, sperando che da un momento all’altro compaia la scritta: EMMETT, CALL.
Jessica  inizia a parlare con due ragazzi della squadra di basket del campus, mentre io e Jake abbiamo la brillante idea di  giocare a pallavolo.
Devo ammettere di non essere una cima a giocare, ma fortunatamente lui non  sembra lamentarsi delle palle che molto più di spesso  colpisco verso altri studenti. E’ il vento, tutta colpa del vento.  Cerco di auto-convincermi, ma dopo poco capisco che il vento non c’entra nulla, sono io che dovrei smettere di  mettere in pericolo la vita di poveri universitari.
«Vado a prendere da bere. »  Gli dico con il fiatone, dopo essere andata a recuperare l’ennesima palla finita in una siepe. Jacob annuisce e io corro di nuovo verso la caffetteria.
Quello che accade durante il tragitto lo ricordo come uno degli eventi più spiacevoli della mia vita.
Un secchio di acqua gelata, e quando dico gelata intendo con i cubetti di ghiaccio ancora all’interno, mi arriva direttamente sulla schiena.  Apro la bocca inorridita e infreddolita,  girandomi per andare a picchiare il deficiente che ha deciso di fare quello scherzo così carino.
Ma dovevo saperlo. Dovevo immaginare che qualcuno nella mia vita desiderava ardentemente vendetta.
« TU!” »  Urlo fuori di me, andando a passo spedito verso l’albero sotto il cui, Edward Cullen è bellamente disteso in una posizione di assoluta relax. Mano dietro alla testa, sorriso a trentadue denti sul volto..
«SEI UN COGLIONE!  »
« Siamo pari adesso ragazzina.. »
« Pari un corno, hai idea che grazie al tuo stupido g..g..gioco mi p..perderò un mese di studi! Come m..m.. minimo mi becco una polmonite. »
« Se continui ad urlare, non avrai neppure più voce, tesoro. »
Il sangue mi va al cervello, ignoro il freddo che mi fa battere i denti, ignoro il fatto che una ventina di studenti stiano guardando verso la nostra direzione. Ignoro tutto, e afferro il cestino della spazzatura al suo fianco, per gettare il contenuto completamente sul ragazzo più idiota che esista al mondo.
Un sorriso molto sadico si dipinge sul mio volto quando lo vedo ricoperto di immondizia, ma purtroppo per me.. dura poco. 
Dura poco perché sento qualcosa di appiccicoso arrivarmi sui capelli. Buccia di banana.
Mi ha tirato una buccia di banana nei capelli. MI. HA. TIRATO. UNA. BUCCIA. DI . BANANA. SUI. CAPELLI.
Ci vuole molto poco perché io gliela rilanci indietro su quel nido senza forma rosso che si ritrova sulla testa.
E quella è la goccia che fa traboccare il vaso, perché il secondo dopo inizia una gara di “lancia spazzatura”, senza precedenti.
Cartacce, torsoli di mela,  bicchieri di bevande ancora mezzi pieni, sono le cose che si ritrova disgustamente addosso in questo preciso istante, e non posso fare a meno di gongolare .
Anche se effettivamente la mia situazione non è messa poi così meglio.
Foglie, patatine, cartacce.. Oddio, che schifo.
Quando tra noi si intromettono anche Rosalie, Jessica e Jacob, l’unica cosa che vorrei fare è prenderlo a sberle fino  a fargli tornare l’intelligenza, ma le braccia della mia migliore amica mi trattengono.
«Sei un fottuto stronzo, Cullen! »
« E tu una acida ragazzina con seri problemi. Non solo mi hai rovesciato la birra e i wurstel, ora anche la spazzatura. »
«E’ tutta colpa tua! »  Gli rispondo dando spettacolo,  e quando lui sta per ribattere i miei amici mi portano via da lì, e io intontita glielo lascio fare. Non capisco nulla fino a che Rosalie non mi consiglia di farmi una doccia per togliere la puzza di ketchup che ho addosso e proprio quando esco dal vano ancora con l’asciugamano attorno al corpo arriva una segretaria – di cui sicuramente il viso non mi è nuovo- chiedendo di me, e della mia presenza in Aula Magna.
-
 
« Ci deve essere un errore.. io non ho fatto nulla. »  Dico, cercando di non farmi prendere dal panico quando leggo che  uno degli amministratori disciplinari di Harvard mi vuole vedere.
Quel deficiente di Edward non vorrà mica farmi arrestare per avergli buttato qualcosina addosso, non è mica la fine del mondo. E soprattutto è stato lui ad iniziare.
« Mi segua, signorina Swan. » Dice Clare, la segretaria.  Mi scorta fino ad una saletta, e mi fa il gesto di accomodarmi. « Il signor Tippet arriverà tra poco, aspetti che arrivi l’altro ragazzo. »  Un momento. L’altro ragazzo, l’altro ragazzo, chi?
Non può essere, non deve essere Edw..  « Cos’è sei andata a fare la spia adesso? »
Giro la testa ammutolita quando vedo Edward, prendere posto accanto a me sul divanetto di quella sala d’attesa.
« Io non ho fatto nulla, pensavo mi avessi fatta chiamare TU. »
« Per quanto l’idea mi possa allettare, non farei mai una cosa del genere a contrario tuo. »
Si passa una mano fra i capelli bagnati, e continua a fissarmi con un sopracciglio alzato.
I suoi occhi sono più scuri e decisamente più ipnotici del solito.
«Ti ho già detto che non ho fatto nulla. »
« Come non hai rigato la mia macchina? »
Ancora con quella storia? Ora non siamo pari?!
« Te lo sei meritato. »
« Questo non significa che tu mi debba mentire. »
« MA IO NON TI MENTO! »
«Ah si? » , chiede avvicinandosi di una spanna al mio corpo. « Io non ci giurerei. »
« Tu hai bisogno di un buon med.. »
«Signorina Swan, Signor Cullen, potete entrare. »  La voce di Clare mi interrompe e deglutendo mi alzo per entrare nell’ufficio del signor Tippet.
«Quando mio padre lo scoprirà saranno guai per tutti loro. »
Non potendone fare a meno, alzo gli occhi al cielo. « Oh certo, sei capace di fare qualcosa che non concerni  il dover mettere in mezzo i soldi del tuo paparino? »
Mi fulmina con un’occhiataccia e finalmente entriamo.
Ci troviamo davanti alla scrivania di un signore quasi completamente pelato, gli occhiali piccoli posti sul suo naso aquilino, e una leggero pizzetto sul mento che gli dà l’aria ancora più saccente e antipatica.
Fissa un foglio dritto a lui, senza degnarci di uno sguardo. Dopo qualche secondo di silenzio, è Edward a schiarirsi la voce.
« Posso sapere perché ci ha fatto chiamare? »
Il signor Tippet, Arold Tippet da quello che leggo sulla targhetta sopra alla scrivania, alza gli occhi un momento solo per poi tornare sui suoi papiri.
« Sapete di essere in una delle università più famose del mondo, non è vero? »
E’ una domanda trabocchetto?
« Ovviamente. »  Rispondo io.
« E quando siete arrivati avete letto le norme comportamentali richieste da uno studente, non è vero? »  Continua con quel tono antipatico.
« Si, certo. »
« Allora spero che mi spiegherete come mai mi sono arrivate ventidue lamentele di studenti. Tirare la spazzatura per il campus, ma a cosa stavate pensando? »
Fisso Edward  allucinata, non posso credere di essere stata richiamata per una simile cosa.
« Guardi che è tutta colpa della signorina Swan, io non c’entro niente in questa storia. »
Sbarro gli occhi, cercando di reprimere la voglia di staccare a morsi sua testa.  « Non è per niente colpa mia signor Tippet, se lui non mi avesse tirato un secchio d’acqua addosso, non avr. »
«SILENZIO!” »
Incrocio le braccia sotto il seno, facendo un’espressione neutra che cela la mia ira.
« Siete in un college,  l’asilo è finito da un pezzo, e a me non interessa chi abbia iniziato o chi abbia finito. Molto tempo fa sono state fatte delle regole, regole che devono essere rispettate ed è mio compito punire chi non lo fa » , il tono della sua voce è autoritario, mette quasi paura ad essere sincera.
«Lo sa vero che sono Edward CULLEN? » 
Oh certo, il raccomandato qui cerca di far leva sull’importanza del suo nome. « Mio padre ha .. »
« So benissimo chi è lei, e il cognome che porta non farà una piega su ciò che ho deciso. »
« E cosa ha deciso? »  Domando con il cuore in gola.
« Dodici ore di servizi socialmente utili, o meglio.. per tre giornate raccoglierete la spazzatura per tutto il campus. »
« Ma abbiamo le lezioni!” »
« Quattro ore al giorno signorina Swan non le faranno perdere nessun suo corso, bene. E’ tutto, potete andare, comincerete domani pomeriggio. »
Edward non dice una parola, il suo volto è livido mentre il mio è paonazzo  e davvero non riesco a concepire come una cosa possa essere considerata legale.
Ho gettato un cestino sopra un ragazzo, non gli ho certo sparato, anche se devo ammettere di averci pensato più volte.
Il signor Tippet torna a fare il suo lavoro aspettando la nostra uscita, ma io sono ancora sconcertata per quello che ci ha chiesto di fare.
Dovrò passare la bellezza di tre giorni in sua compagnia, una tortura peggiore di quella, non credo che sia possibile.
All’ennesimo giro di pagina del signore dal lungo naso e  dalla simpatia unica, esco da quell’ufficio, seguita a ruota da Edward.
« E’ tutta colpa tua. »  Dico mentre prendo la mia borsa, senza degnarlo di uno sguardo. E’ la verità, se lui non mi avesse lanciato quel secchio di acqua ghiacciata, di certo non mi sarei messa a scoperchiare un cestino.  « Sei tu che hai iniziato, la colpa è tua. Infatti io non muoverò un dito. »
«COSA? »
«Ho di meglio da fare.. »
« Come scoparti Jessica? »  Non posso fare a meno di rispondergli in quel modo, la frase che mi ha detto quel pomeriggio continua a fare breccia fra i miei pensieri.  Davvero lui l’ha invitata ad uscire?
« Jessica chi?” »
« LA MIA COINQUILINA!” »
«Sai lentiggini ci sono troppe ragazze nella mia vita, non posso ricordare il nome di tutte. » 
Vorrei scoppiargli a ridere in faccia, ma non credo che ci guadagnerei più di tanto.
«Comunque bravo, tirati indietro. Solo perché hai il nome Cullen non puoi scontare una punizione? Si vede che non hai mai lavorato in vita tua. »
Spalanca le palpebre, guardandomi con sfida. « Cos’è una scommessa? »
« No» , dico con fermezza. « E’ solo la dimostrazione che sei solo un figlio di papà. »
« D’accordo faremo queste dodici ore. »
« Benissimo. »
«MERAVIGLIOSO. »
« PERFETTO!” »
Rimaniamo a fissarci per un decina di secondi, con Odio ma soprattutto con sfida.
« A domani allora. »  Dico io ad un certo punto spezzando il silenzio.
« A domani. »
Mi giro dall’altra parte, quando sento nuovamente la sua voce. «Ah.. lentiggini? » Mi giro quando sento nuovamente la sua voce, irritante, sensuale e dannatamente erotica.
« Dimmi!” »  Il tono della mia voce è esasperato.
« Belle tette. »  Non faccio tempo a comprendere le sue parole che mi accorgo che il mio top è sceso, e soprattutto bagnato visto che i capelli erano ancora umidi dalla doccia, per cui la scollatura è decisamente più ampia.
Mi trattengo dal rispondergli o meglio dal mandarlo a quel paese, e torno verso il mio alloggio.
I prossimi tre giorni sarebbero stati da incubo, soprattutto se comprendevano: me, Edward Cullen e dodici ore di servizi socialmente utili per l’università di Harvard.





NOTE:



Ritardo: MOSTRUOSO.
Vi chiedo scusa, infinitamente.. ma sono andata da mia zia una decina di giorni e non ho potuto nè scrivere nè aggiornare. Lispirazione era rimasta qui a Genova, per cui adesso che sono a casa spero di potermi portare avanti.
Questo capitolo.. beh, io ho adorato scriverlo. Adoro  i lori battibecchi e le loro "marachelle". Purtroppo non sono tutte frutto dellla mia fervida, fervidiiiiiissima fantasia, certi avvenimenti sono successi nella vita reale.
Ebbene si, da piccola ho rigato la macchina di un "amico" di mia mamma. ( Non voglio elencare le cose che gli ho fatto, visto che probabilmente impiegherei ore per raccontarvi tutte le mie monate. )
E voi, avete combinato qualcosa di grosso? sono curiosa :P
Ricordo che le niuuuus, spoilers, foto ecct le potete trovare nel mio account facebook: QUI
Grazie come sempre a tutte, per il sostegno e le recensioni davvero troppo awesome, vi adoro!
Questo capitolo è dedicato a :
Gracie, Fabi , Tatiana e Chiara.. che hanno cercato in tutti i modi di scoprire cosa c'entrasse la spazzatura.  Le vostre risposte mi hanno fatta morire, per cui.. aspettatevi qualche spoilers ;)

Un bacione a tutte, godetevi queste vacanze,

Martina.



 

 

 

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Capitolo 10
*** Define your meaning of war ***


Capitolo 9

DALLA PELLE, AL CUORE.







CAPITOLO 9

DEFINE YOUR MEANING OF WAR

Define your meaning of war
To me it's what we do when we're bored
I feel the heat comin off of the blacktop
And it makes me want it more
Because I'm hyped up, outta control
If it's a fight I'm ready to go
I wouldn't put my money on the other guy
If you know what I know that I know

 

Quando arrivo la mattina seguente, Edward è già lì e la cosa mi sorprende non poco.  E’ appoggiato contro la panchina del parco, una sigaretta fra le labbra e fissa per terra con aria di sufficienza.  I suoi capelli sono spettinati dal vento,  ma è la camicia mezza sbottonata a darmi il colpo di grazia. E’ fascinoso. Si, fascinoso è il termine giusto per descriverlo in questo momento. E se non fosse arrogante, presuntuoso e misogino, probabilmente ci metterei poco per cadere ai suoi piedi.
Rimango un’altra manciata di secondi con lo sguardo allucinato e la salivazione a zero, e poi mi decido che è meglio avvicinarmi.
« Sei in ritardo. »  Dice solamente quando mi vede.  Deglutisco. Ma che mi sta succedendo oggi? Perché d’un tratto non vedo più lo stesso bambino che mi prendeva in giro ma vedo un  ragazzo oggettivamente bello?
Al posto del caffè ho paura che Rose quella mattina mi abbia preparato una vodka tonic.
Scuoto la testa come per allontanare un brutto pensiero.
«Di due minuti. »  Rispondo acida, incrociando le braccia sotto il seno. Il suo sguardo è ancora fisso sulle sue converse nere, e non dà segno di voltarsi a guardarmi.
«A che ora dobbiamo entrare? »  Continuo, indicando l’edificio dove si trova l’ufficio del signor Tippet.
Si volta finalmente e prima di incrociare i miei occhi si sofferma a lungo sul mio vestiario.
Ho un paio di jeans e una camicetta abbastanza scollata è vero, ma perché allora continua a guardarmi come se avessi indosso solo un completino di Victoria’s secret?
«Ora. » E prendendomi in contropiede, afferra la mia mano trascinandomi dentro mentre il mio cuore per poco non subisce un arresto cardiaco.
Non appena siamo lì davanti, ritiro la mano scocciata e la infilo in tasca mentre sul suo viso si dipinge un sorriso sardonico. Che mi fa irritare. Al quanto irritare.
Nell’ufficio del signor Tippet c’è solo la segretaria che non appena ci vede ci dà due pettorine arancioni munite di uno strano aggeggio munito di pungolo che presumo serva per raccogliere la spazzatura.
Dio, non posso ancora credere di dover farlo. E tutto per merito dell’idiota al mio fianco.
«Tornate qui tra tre ore, qui ci sono i sacchi. »  E detto ciò con un sorrisetto antipatico si defila dentro allo studio, lasciandoci immobili.
«Io non lo metto questo affare. »  Non avevo dubbi che si sarebbe tirato indietro.
«Cos’è hai paura di sfigurare se per caso mentre stiamo raccogliendo cartacce da terra, ci passa davanti una bionda mozzafiato? »
Mi guarda male e afferrando dalla mia mano la pettorina arancione, la indossa lasciandomi attonita.
Non l’avrei mai detto.
Torniamo nel cortile, non prima di aver comprato una bottiglietta d’acqua ghiacciata al bar lì davanti. Stavo morendo letteralmente di sete.
Cammino davanti a lui incominciando a conficcare il pungolo tra le cartacce con rabbia. Non merito quella punizione, anzi doppia visto che sono costretta a condividerla con lui.
La voglia di rinfilargli la lingua in bocca di quella mattina era passata in fretta.
Quattro ore, solo quattro ore per tre giorni. Ce la puoi fare Bella, ce la puoi fare.
« Sai credo di aver capito finalmente. »  Lo sento dire con un sorriso beffardo stampato sulle labbra.
Mi volto a guardarlo.
«Che momento epico. Hai finalmente capito di essere un deficiente? »  Lo rimbecco io ma le mie parole sembrano non scalfirlo nemmeno.
« Mi butti addosso l’immondizia, mi righi la macchina, mi baci con passione travolgente… »  Comincia ad elencare e io stringo con più forza il bastone che ho in mano. « Hai una fissa per me. »  Constata alla fine.
« Mm.. »  Gli sorrido avvicinandomi. «Che dire.. mi hai scoperta. Noi due che raccogliamo spazzatura con queste giacchette sexy; il fetore dolciastro che aleggia nell’aria.. insomma l’appuntamento perfetto. » Abbasso lo sguardo procedendo verso il parco ma sento la sua presenza dietro di me.
« Ti rendo nervosa? »  MI chiede e questa volta è lui ad avvicinarmi.
Continuo a sorridere. «Oh tantissimo. » 
Spero che colga l’ironia perché la verità invece è proprio quella. MI rende nervosa quel ragazzo, e nemmeno tanto poco.
«Perché non lo ammetti e basta che anche tu  non resisti al mio fascino? »
Ridacchio prendendolo per la maglietta e le mie mani per un momento vengono a contatto con i suoi addominali. E… Dio.
Lo tiro verso di me,  dieci centimetri dividono il mio viso dal suo.
« Sai invece cosa penso? »  Gli chiedo e questa volta i nostri nasi si sfiorano.
« A cosa? »  Il tono della sua voce è roco e cazzo. Si, cazzo è l’unica parola che al momento riesco a pensare.
« Che sia tu quello che ha una fissa per me.. »  Ammicco e sono conscia di stare giocando con il fuoco, con la differenza che mi piace farlo, adesso.
«E da cosa lo deduci? »
Sorrido.  « Venire a casa mia.. senza invito. L’aver curiosato tra i miei cassetti. L’avermi chiesto un bacio come ricatto… probabilmente perché sapevi che non l’avrei mai ricambiato se tu ti fossi fatto avanti. O mi sbaglio? »
Mi guarda allucinato, i suoi occhi verdi sono pieni di sorpresa e se non mi sbaglio anche di desiderio. Le sue labbra sono davvero vicine, troppo vicine.
Otto centimetri.
Cinque centimetri.
Due centimetri.
E mi volto, allontanandolo una volta per tutte dopo avergli fatto capire chi comanda.
Rimane impalato qualche secondo e senza aggiungere niente continua ad infilzare spazzatura con lo sguardo inorridito e schifato mentre io mi trattengo dal ridergli in faccia.
** **
«Ho fame.. e mancano ancora due ore. » 
«E’ appena mezzogiorno passata come fai ad avere già fame? »  Rispondo passandomi una mano sulla fronte imperlata di sudore.
«E tu come fai ad essere sempre così antipatica? »
Alzo gli occhi al cielo, appoggiando il sacchetto pieno di panini, cartacce e cibo non meglio identificato, contro un albero.
« Quindi cosa proponi di fare? »
«Andiamo al bar, ci prendiamo due hamburger e poi riprendiamo. »  Lo dice come se fosse una cosa ovvia, ma  non ci ha detto nessuno che possiamo allontanarci per andare a pranzare.
«E questi dove li lasciamo? »  Ho fame anche io ma non sono ancora convinta.
« Appoggiati qui? » La sua domanda è ironica. «Non penso che nessuno venga a rubarceli. Però chissà.. magari qualche barbone attirato dagli hot dog andati a male. »
Lo fulmino con un’occhiataccia e annuisco. «D’accordo andiamo. »
Continua a ridere.
« E smettila di ridere! »
Alza le mani in segno di resa e come al solito, sorprendendomi, avvolge un braccio intorno alle mie spalle facendomi pietrificare. Riesce sempre a fare l’esatto contrario di quello che mi aspetto.
Rimango come una statua, immobile, mentre con la mano gioca con i miei capelli mossi da una leggera brezza di vento.
Faccio fatica a deglutire e tengo gli occhi fissi per terra.
Una volta che raggiungiamo la tavola calda e scioglie quella specie di abbraccio, a sorpresa a cogliermi è un velo di delusione.. Dopotutto sentirlo così vicino non era poi così male…
Okay basta, Bella.
Ci sediamo in un tavolo vicino alla vetrata e sempre ammutolita inizio a leggere il menu non alzando lo sguardo nemmeno una volta.
Sono sicura che mi stia guardando, e magari anche sorridendo, per cui non ho voglia di incrociare i suoi occhi.
«Quando ti deciderai ad aprire bocca? »
Forse il mio silenzio è stato colto.
«Non ho nulla da dire.. »
«Solitamente hai sempre qualcosa da dire. »
Alzo gli occhi al cielo e mi mordo il labbro inferiore. «Sono stanca, tutto qui. Mi sono dovuta svegliare presto, poi mio padre continua a non farsi vivo e… »
Aggrotta la fronte e le sopracciglia. «Tuo padre? »
«Forse non sarai abituato ad avere padri assenti, visto che il tuo non fa altro che preoccuparsi per te.. ma da quando è morta mia mamma io e Charlie non ci siamo più praticamente parlati. »
Annuisce e distoglie lo sguardo, con un espressione difficile da decifrare. Ho detto qualcosa di sbagliato?
«Quanto tempo fa è morta tua madre? »
«Due anni.. »  Dico laconica.
«Mi dispiace Bella.. »  Edward Cullen è dispiaciuto? No, aspettate un secondo. Ci deve essere sicuramente una candid camera da qualche parte.
«E’ tutto okay. Sai.. la conoscevo poco. Per i primi dieci anni della mia vita, veniva a trovarci solo a Natale. Si è fermata a Forks qualche anno ma poi.. è partita di nuovo.
Charlie non fa altro che giustificarla e credo che mi abbia dato la colpa  perché è morta.  Io sono sempre stata arrabbiata con lei. »
« E lui no? »
Perché è così interessato? E per quale assurda ragione sto raccontando i fatti più delicati della mia vita ad Edward Anthony Cullen?
Scuoto la testa. «Penso che sotto sotto ce l’abbia avuta a morte con lei.. Ma l’ha sempre amata e non faceva altro che aspettare che lei tornasse. Io no. Lei mi ha abbandonato.. e non riesco a capire le ragioni che possano spingere una madre a fare una cosa simile. »
Passiamo le ordinazioni alla cameriera e io inizio a bere avidamente dalla cannuccia la mia coca-cola.
«Non so che cosa dire… »
Faccio spallucce. «Strano.. solitamente hai sempre da dire qualcosa. »
«Touché. »
Rido sommessamente e per la prima volta da quando lo conosco, oltre ad un bel ragazzo con un carattere degno di uno psicopatico, vedo una persona normale.. quasi “umana”.
Mangiamo in silenzio, fino a quando non capisco che anche io ho qualcosa da chiedergli.
«Hai un buon rapporto con tuo padre? »
Scuote la testa sorridendo mentre appoggia l’hamburger sul piatto, per poi pulirsi con il tovagliolo la bocca.
E che bocca.
«Buon rapporto?  Non direi. »
«Abbiamo qualcosa in comune.. »
«No Bella.. tuo padre ti vuole bene, sono certo. E’ impossibile non volertene.. mio padre non c’è mai stato un secondo per me. Mia madre ha un altro uomo e a lui sembra non importare. »
Se potesse la mia mandibola si staccherebbe e cadrebbe sul piatto.
«Lui lo sa? »  Dico mostrandomi tranquilla ma le mie mani hanno già iniziato a torturarsi.
«Cosa? Che mia madre lo tradisce? Si.. »
Abbasso la testa, totalmente paralizzata dalle sue parole. Forse adesso riesco a capire un po’ meglio i suoi comportamenti.
Non avrei mai detto che Carlilse Cullen fosse….  un padre assente, e un marito “cornuto e consenziente”.
« Mi dispiace, davvero.. »
«Sarebbe meglio se incominciassimo di nuovo ad insultarci.. tutta questa calma e argomenti da persone serie mi stanno facendo venire il mal di testa. »
Alzo gli occhi al cielo sorridendo, per poi tornare a mangiare sforzandomi con tutta me stessa di non  guardarlo.
** * **
«Non mi dire “te lo avevo detto.” »
Lo raggiungo sotto l’albero con lo sguardo corrucciato. «Perché dovrei? »
Indica con la mano il prato e inizio a sentirmi morire. I sacchi sono aperti e rovesciati, e il lavoro di due ore andato  a farsi fottere.
Non riesco a credere che delle persone possano fare una cosa del genere, e soprattutto non riesco a credere di essermi lasciata convincere ad andare a pranzo con lui!
«Sei un deficiente! Ti avevo detto che non potevamo lasciarli incustoditi! »  Inizio ad urlare prendendo il pungolo e agitandolo per aria.
«Dovremo rincominciare tutto daccapo! Te ne rendi conto?! »
Edward si avvicina e mi guarda con un sopracciglio alzato. «Dai ci mettiamo poco.. non l’hanno seminato per tutto il campus.. »
«Io non muovo un dito! E’ tutta colpa tua! »  Mi avvicino guardandolo in cagnesco e tutta la compassione di prima sparisce in un secondo.
E’ sempre lo stesso deficiente!
«Non essere arrabbiata con me.. non è stata colpa mia. »
Potrei iniziare a picchiarlo. «Ah e allora di chi è stata? Io non posso permettermi di ricevere degli altri richiami.. non c’è nessun papà  che mi tira fuori dai guai. »
E nell’esatto momento in cui ripeto quella frase, capisco di aver detto una cazzata.  Il suo sguardo si spegne ma.. come al solito mi prende di sprovvista posando una mano sul mio fianco, accarezzandomi lentamente la porzione di pelle rimasta nuda.
Rabbrividisco e soprattutto mi pietrifico quando si avvicina ancora di più, ponendo fine alla distanza dei nostri visi.
Le sue labbra si insinuano prepotentemente sulle mie e non sapendo cosa fare faccio l’unica cosa possibile e sbagliata.
Infilzo il pungolo sulla sua scarpa prima di abbandonare il neurone e farmi Edward Cullen contro l’albero.
« Ahiaaaa!!!! »
Ops..
** * **
 
 
«Sei una pazza! Potevi staccarmi un piede! »
Siamo seduti in infermeria mentre aspettiamo che la dottoressa del campus lo visiti. L’unghia del suo piede si è quasi staccata del tutto e sono quarantacinque minuti che non vedo altro che sangue, sangue e ancora sangue.
Io odio il sangue.
«Mi dispiace davvero.. io non volevo. »
«Non mi era mai capitato di baciare una ragazza e rischiare contemporaneamente di perdere un arto inferiore. Dovresti esserne lusingata, hai il primato! »
Lo fulmino e appoggio una mano sulla sua spalla.
« Non volevo Edward. Forse sono un po’ istintiva ma non ti avrei mai fatto del male.. anche se.. ho pensato a diciamo dieci modi per decapitarti. »
Ridacchia tenendosi la garza sul piede.  «Dieci modi, eh? Qual è il migliore? »
«Tronchesi maxi, un bel taglio netto sul tuo collo sexy. »  Oh-oh. Ho detto collo sexy vero? Non l’ho solo pensato? Rinchiudetemi all’istante.
«Quindi non solo ti piace fissare il mio sedere ma anche il mio collo.. buono a sapersi. »
Spalanco le palpebre. « Io.. »
«Ti ho visto Bella.. beh, diciamo che  è una cosa equa visto che non fai altro che metterti scollature da calo di pressione. »
Tolgo la mano dalla sua spalla e mi ammutolisco appoggiando la schiena sulla sedia.
Non so come ribattere, non so che dirgli senza arrossire e fargli capire che non è vero anche se in verità è quello che faccio sempre ogni volta che lo vedo.
«Signor Cullen, può entrare. »
Edward si alza zoppicando e lascia il suo zaino sulla sedie facendomi l’occhiolino.
«Ti aspetto qui. »
«Grazie. »
Incrocio le braccia sotto il petto capendo che quello sarebbe stato il primo di tre giorni davvero complicati.
Soprattutto perché la versione che mi ha dato di lui in quelle ore mi piace, e nemmeno poco.
 



NOTE:



Buon pomeriggio. Come state, e come sta procedendo la vostra estate?
La mia non proprio al meglio visto che sono a casa con la tonsillite. Sono una ragazza fortunata.
Questo capitolo non è molto lungo ma... diciamo che lo adoro. La scena di Edward infilzato è presa spunto da "10 things I hate about you".
Finalmente qui i nostri protagonisti si aprono un po' di più, e capiamo qualcosa sul passato di Edward, non proprio roseo.
Spero che vi sia piaciuto e se volete contattarmi, chiedermi qualcosa, o semplicemente leggere qualche spoiler vi ricordo nuovamente il mio profilo di facebook.
MARTYBET EFP
Dopo il prossimo capitolo vado in vacanza anch'io, per cui dopo il decimo ci si rivede tutti  a settembre :)


Ah, un 'ultima cosa. Ringrazio Crys_Pattinson87, la mia sorellona, per aver recuperato tutti i capitoli di questa storia. Leggete le sue fanfiction, MERITANO DAVVERO.
Un bacione a tutte e come sempre GRAZIE, siete le lettrici migliori del mondo.


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Capitolo 11
*** Trouble ***


trouble
DALLA PELLE, AL CUORE.








CAPITOLO 11


TROUBLE




oh no, I see 
a spiderweb and it's me in the middle 
so I twist and turn 
but here am I in my little bubble





 Ho avvertito Tippet che oggi non ci sarò, mi dispiace lasciarti fare tutto da sola.
Rileggo quel messaggio una decina di volte per assicurarmi che quel “mi dispiace” non sia solo frutto della mia mente malata.
Mi giro nel letto afferrando la coperta per poi avvolgermela intorno al corpo mentre penso a cosa rispondergli.
Edward Cullen che dice mi dispiace? Sicuro di star bene? Comunque sono io ad essere dispiaciuta, non volevo farti male, anche se te lo sei meritato.
Non riesco a smettere di essere acida con lui, tira fuori la parte peggiore di me, riaccende le numerose incertezze di dieci anni prima.
La sua risposta non mi fa attendere.
Solo perché ti ho baciata? Credo che tu abbia seri problemi Isabella Swan. Comunque  ho bisogno di un favore.
Io ho seri problemi? Scuoto la testa sorridendo pigiando sul tasto rispondi con un po’ più di energia.
Prima mi dici che ho seri problemi e poi che hai bisogno di un favore. Te lo scordi.
Guardo la sveglia sul comodino. Le 9.35.  Non so come sopporterò quattro ore a raccogliere spazzatura, l’unica nota positiva è che almeno non ci sarà lui a torturarmi.
Quando finisci puoi andare in farmacia a prendermi una garza cicatrizzante? Si chiama connettivina. Emmett non c’è.
Sospiro alzandomi  e dirigendomi verso il bagno. Per chi mi ha preso? Per la sua infermiera? Poi però, penso anche che è colpa mia se in questo momento si trova con un alluce insanguinato, per cui…
Posso portartela prima di andare a lezione, oggi pomeriggio.
E nel momento in cui lo invio mi pento della mia troppa disponibilità, cosa che non merita di sicuro.
Sei la migliore.. a dopo.
E’ drogato, è la prima cosa che penso dopo aver visto quel “sei la migliore”.  Possibile che un paio di giorni siano riusciti a cambiarlo?
Oppure, cosa più probabile, approfitta solamente della mia gentilezza.
Metto nella borsa il telefono e vado in bagno a prepararmi per la bellissima giornata che mi aspetta. Quattro ore disgustose e un pomeriggio ancora più stressante all’insegna di Edward Cullen, le sue garze maledette e le lezioni del professor Garcia.
Mi spazzolo i lunghi capelli color mogano dopo una lunga e rilassante doccia e dopo di che saluto Rosalie ancora mezza addormentata a causa della lunga e romantica serata con Emmett.
Tra di loro le cose vanno a gonfie vele e io non potrei esserne più contenta. Si merita il meglio dalla vita.
Quando arrivo al parco con quella orribile giacchetta arancione però non  posso far altro che pensare a ciò che è successo ieri.
Alla sua stretta sui miei fianchi, alle sue labbra prepotenti che per la seconda volta si sono posate sulle mie, e il suo sapore… che sapore.
La mia reazione spropositata, il sangue, e il suo commento deficiente al fatto che io gli guardi il culo.
Scuoto la testa appoggiandomi allo stesso albero dove ieri è successo il malfatto.
Non pensavo che gli studenti fossero così maleducati, un giorno e il prato è praticamente ricoperto da altra spazzatura.
Un giorno e la voglia di baciare un’altra volta Edward Cullen è sempre più persistente.
Sono un caso perso.
 
-
 
Bussare o non bussare? Suonare il campanello o non suonarlo? Lasciargli le garze lì ed andarmene oppure non lascargliele affatto?
Un secondo prima di decidere sul da farsi la porta di fronte a me si apre lasciandomi senza via di fuga. Cazzo.
Edward mi guarda, ha un ghigno divertito stampato sulla sua bocca e una stampella a sorreggerlo. Dio, che esagerazione! Si è spellato un dito non gli ho amputato un arto!
«Pensavi di stare qui fuori ancora per molto? »  Mi fa un cenno di entrare e io ammutolita lo seguo nella sua enorme villa piena di vetrate e terrazzi.
«Stavo pensando che forse non  è stata poi così una grande idea venire qui. Puzzo di sandwich andati a male e tra poco ho lezione. »
Fa spallucce squadrando il mio vestiario causal come al solito. Mi mette in soggezione.
«Hai portato le garze? »   Domanda dirigendosi verso il divano e stravaccandosi completamente buttando la stampella per terra.
Mi guardo intorno. E’ più sobria di quando ci sono stata l’ultima volta, meno gente, meno casino, mi danno la possibilità di vederla sotto un altro aspetto.
Non sembra il genere di casa di due ragazzi a cui piace divertirsi.. anzi, è… quasi seriosa.
«Certo che le ho portate. Perché sarei qui, altrimenti? »  Rispondo acida e ancora leggermente perplessa dalla libreria sopra alla mia testa stracolma di volumi. Saranno di Emmett, penso quasi certa.
«Perché sei attratta da me? »
Alzo gli occhi al cielo e sedendomi accanto a lui gli do un leggero pizzicotto.
«Ancora con questa storia, Cullen? Comunque devo andare a casa a lavarmi, non posso andare a lezione con questo fetore addosso. »
Il suo sguardo si fa improvvisamente corrucciato quando finisco la frase e gli passo il sacchetto con all’interno la connettivina.
«Devi solo aprire il portafoglio per ridarmi i dieci dollari, non ci vuole uno scienziato. »
«Fattela qui la doccia. Ci sono asciugamani e credo di avere anche dei vestiti femminili. Casa mia è più vicina al campus, ci metteresti di meno. »
Alt, alt, alt. Momento, momento, momento.
Ho sentito bene?
Devo avergli fatto molto male all’alluce perché non fa altro che farneticare e dire cose assurde e senza il minimo senso.
«Non metto roba usata da una delle tue amichette. »  E non faccio la doccia a dieci metri da te nemmeno per sogno. Ma questo non lo dico a voce alta.
«E’ di mia sorella.. » 
Forse non è poi una così cattiva idea.. Devo essere a lezione tra venti minuti e di certo non ci posso andare con quell’odore addosso.
«Ho una doccia idromassaggio. » 
E le mie perplessitudini si mettono immediatamente a tacere.
«Oh, d’accordo.. ma guai a te se provi ad entrare o interrompi l’acqua calda all’improvviso. »
Alza le mani in segno di resa, guardandomi sempre con quello sguardo divertito.  «Giuro che non farò niente, medico la ferita guardando una mamma per amica alla sulla pay tv. »
Quel ragazzo è.. assurdo!
«Il bagno è in fondo al corridoio a sinistra, gli asciugamani sono sulla mensola e se vuoi attuare i pensieri erotici che farai su di me all’interno della mia doccia idromassaggio, basta un fischio. »
 Un altro pizzicotto sul braccio è la risposta a quella sua spiegazione. Mi avvio verso il bagno senza dirgli una parola e una volta dentro mi assicuro di chiudermi a chiave.
Non vorrei mai che facesse qualche brutto scherzo.
La doccia è davvero grande e davvero…  spaziosa. Dio, chissà con quante ragazze avrà fatto sesso lì dentro.
E la cosa che più mi sconvolge è che vorrei essere tra una di queste. Cazzo.
Altro che pizzicotto sul braccio mi merito un grandissimo calcio per solo aver pensato a me, lui, sotto quella doccia, spaziosa…. Col vapore.
Basta Bella, datti una calmata!
Devo fare sesso con qualcuno e al più presto, è quello che penso prima di spogliarmi ed entrare lì dentro.
Apro le manopole e subito il vano si riempie di vapore e il getto di acqua calda sul mio corpo inizia a massaggiarmi in ogni dove.
Quella doccia dovrebbe essere considerata illegale, soprattutto con Edward Cullen a pochi metri da te.
Mi siedo su quella specie di poltrona e credo di toccare il paradiso. E’ rilassante e  in qualche modo mi tranquillizza.
Dopo essermi lavata e aver riacquistato un profumo degno di me, avvolta nell’asciugamano vado alla ricerca dei vestiti della sorella di Edward.
Apro il primo cassetto del mobile del bagno ma le prime cose che mi capitano tra le mani sono una decina di confezioni di garze di connettivina. Un momento. Garze di connettivina?
Non. posso. Crederci.
Mi ha portato lì con una scusa, una banale scusa, e per giunta mi ha offerto una doccia nella sua splendida jacuzzi, dove molto probabilmente avrà installato delle telecamere per godersi il momento.
Accecata dalla rabbia esco di fretta e furia dal bagno, ancora bagnata e ancora avvolta nel grande asciugamano bianco e mi dirigo verso il salotto dove sicuramente sarà bello  spaparanzato a guardarsi la tv..
Magari non sa di averle, magari sono di Emmett, dico calmandomi prima di vederlo camminare tranquillamente per il salotto come se nulla fosse.
 Quando il sguardo incrocia il mio , la sua espressione si fa subito spaventata. Eh si Edward, ho scoperto il tuo segreto.
«Io.. »
«Cos’è non volevi venire a raccogliere spazzatura oggi? E immagino che nemmeno domani avresti trovato la forza di venire. »  Dico acida avvicinandomi a lui e puntandogli un dito contro.
«La forza per venire la trovo sempre, tranquilla. »  Commenta malizioso e quella è la goccia che fa traboccare il vaso.
«La connettivina eh? Brutto cretino, nemmeno una farmacia ha così tante garze ricicatrizzanti! »
Mi avvento su di lui ma si sposta iniziando a correre per il salotto. Correre! Quello che fino ad un minuto fa aveva la stampella e camminava come un povero storpio.
Lo inseguo per la casa con la forza e la furia di Xena. Si, mi sento tanto Xena in quel momento. Mezza nuda e con un uomo da castrare.
Si rifugia in cucina e quasi lo riesco ad acchiappare ma svia all’improvviso per la sua camera e quando finalmente riesco a sfiorargli la maglia i miei piedi ancora bagnati scivolano sul parquet.  Mi ritrovo con i piedi all’aria e mezza nuda, visto che l’asciugamano ha lasciato intravedere più cose del previsto. Cazzo, che male!
La sua risata fragorosa mi induce a staccargli la testa a morsi ma la caviglia mi fa malissimo e sono occupata a coprirmi con le mani mentre cerco di aggiustare l’asciugamano.
«Ti sei fatta tanto male? »
Non gli rispondo e porto una mano alla caviglia per constatare se il danno sia o meno grave.
Appena la tocco gemo dal dolore.
«Bella ti fa male? »
«No razza di idiota, sono a terra perché mi piace il tuo pavimento! »  E sono sull’orlo delle lacrime.
Non so come e  perché ma in un secondo mi ritrovo tra le sue braccia e attaccata al suo petto.
«Mettimi subito giù di qui! »  Urlo iniziando a prenderlo a pugni sulle spalle. Mi ha preso in braccio, il suo viso vicino al mio e il suo respiro sulla mia bocca.
«Shh.. ti porto sul letto e vado a prendere il lasonil. »
«No, devo andare a lezione. »
«Ti porto sul letto, ti metto il lasonil e poi potrai andare a lezione. »
Mi posa sul suo copriletto e mi lascia lì immobile e con un dolore lancinante alla caviglia. Possibile che nel giro di un mese  da quando è ricomparso nella mia vita siano successe così tante cose spiacevoli?
Mi appoggio sul cuscino aspettando che torni e infatti mezzo secondo dopo è lì con una pomata in mano.
« Ho paura che tu abbia preso una storta. »
«Oh Dottor Einstein su questo ci arrivavo anche i.. ahia! »  Mugolo mentre inizia a spalmare la crema con troppa forza.
Scuote la testa accennando un sorriso. «Se tu non mi avessi rincorso per mezza casa non sarebbe successo. »
«Se tu non mi avessi mentito sulle tue condizioni fisiche per non venire a raccogliere spazzatura ora non sarei qui. »
«Se tu non mi avessi infilzato il dito del piede con un pungolo di cinque centimetri, ora non saresti qui. »
«Se tu non mi avessi baciato, molto probabilmente  ora sarei sana come un pesce. »
«Se non mi avessi lanciato un cestino di spazzatura staremo tutti e due bene e non avresti mai puzzato di sandwich marcio. »
«Oh beh, se tu non mi avessi tirato un secchio di acqua gelata ti saresti risparmiato la spazzatura e le ore da netturbino! »
«Se tu non mi av.. »
«Okay, basta mi arrendo! »  Dico seccata mentre lui riprende a  massaggiarmi con delicatezza la caviglia.
Mi sorride posando la mia gamba sulle sue e nuovamente l’asciugamano fa marcia indietro sulle mie cosce  mentre  il suo sguardo  fa marcia in avanti.
«Ehm, Edward ti dispiacerebbe darmi le cose di tua sorella? »
«Beh, se devo essere sincero si. »
E la sua mano inizia ad accarezzarmi il fianco per poi scendere sulla porzione di pelle rimasta nuda e un brivido mi attraversa la spina dorsale.
«C.. che cosa stai facendo? »  Gli chiedo un misto tra l’eccitato, l’arrabbiato e il dolorante.
«Se ti bacio prometti di non attentare un’altra volta alla mia vita? »
Non so che cosa rispondergli dal momento che ho perso l’uso della parola dopo che le sue mani hanno iniziato ad accarezzarmi le cosce.
Dio, aiutami tu.
Sento le sue dita intrecciarsi ai miei capelli lunghi e il suo viso avvicinarsi al mio, accanto all’orecchio.
«Adoro i tuoi capelli. »
E non rispondo più delle mie azioni perché avvicino le mie labbra alle sue fino a farle sfiorare.
Credo di essere al limite,  e dal modo in cui avvicina con forza il mio viso al suo suppongo anche lui.
La sua lingua si attorciglia in meno di un secondo alla mia e ribaltando le posizioni  mi ritrovo schiacciata contro il suo petto mentre le sue mani vagano sulle mie gambe e sui miei fianchi.
La sua bocca  è famelica e  non fa altro che mettere a tacere i miei gemiti incontrollati e decisamente indecenti.
Non posso perdere il controllo così, non posso.
Oh invece si che posso, dal momento che nemmeno la reincarnazione di Micheal Jackson mi staccherebbe da quel corpo, da quella bocca, da quella lingua..
Traccia il contorno delle mie labbra mentre la mia è in esplorazione all’interno della sua bocca, così come le sue mani.
«Ti voglio… »  Sussurra roco ed eccitato. Lo sento, lo percepisco contro la mia gamba nuda.
Mi spinge contro il materasso ma così facendo scontra anche la mia caviglia dolorante e non posso fare altro che staccarmi.
«Ahi! Che cazzo di male! »
«Non volevo..fammi vedere. »  E’ preoccupato e il tono della sua voce  è ancora roco. Come una doccia fredda non posso fare a meno di pensare quanto sia stato sbagliato tutto quello.
Come posso perdere il controllo in così poco tempo?
Perché quando mi tocca divento come creta sotto le sue mani?
Scuoto la testa alzandomi dal letto e zoppicando. «Dove stai andando? »
«Chiamo Rose e mi faccio venire a prendere. »
«Io.. Bella mi dispiace non volevo, davvero. »
«Lo so. »  Mormoro annuendo ancora scossa e allacciando meglio l’asciugamano intorno al mio seno. «Indosso i miei vestiti e torno a casa. Ci vediamo domani, io a contrario tuo per un piccolo infortunio le sconto sempre le mie punizioni. »
E così dicendo mi rifugio in bagno scossa e perplessa dalle migliaia di sensazioni che quel bacio mi hanno procurato.
Indosso di nuovo i vestiti sudici e chiamo Rosalie dicendole di venirmi urgentemente a prendere a casa di Edward.
-
 
 
«E’ la terza volta che vi baciate.  La prima gli fai la fiancata. La seconda quasi lo ammazzi. La terza lo mandi in bianco, capisco che era nel nostro piano fargliela pagare ma non così! »
«Rose tu non capisci. »  Dico prendendomi la testa fra le mani e scuotendo la testa. «E’ un idiota, non lo sopporto ma.. dio pagherei per andarci a letto. »
«Cosa proponi di fare? »
«Dopo domani non lo voglio vedere mai più. Basta baci, basta fiancate, basta sangue, basta Edward Cullen. »
«Come preferisci. Ti fa ancora male la caviglia? »
«Un pochino ma sta passando. E’ solo una botta, ma non si è gonfiata molto. »
«Bene, io vado a farmi bella per Emmett. »
« Vi vedete anche stasera? »  Chiedo sorridendo e guardandola con malizia. «E’ la quinta volta in una settimana, promette bene. »
«Stasera abbiamo in programma qualcosa di romantico. Ovvero .. beh hai capito. »
Ridacchio. «Metti il perizoma con le piume, lo adorerà! »
«Ovvio! »  Risponde alzandosi e dirigendosi verso il nostro bagno.
Io mi spalmo sul divano in attesa che Jake venga a farmi compagnia in una delle nostre maratone film. Devo staccare la spina e soprattutto non pensare ad Edward per almeno dodici ore.
E non appena deciso questo, il cellulare vibra.
Nuovo messaggio.
Spero di continuare un giorno ciò che abbiamo interrotto.
E il mio proposito se ne va dritto a fare in culo.

 

 

 


 

 

 NOTE:

Eccoci qui. Innanzitutto chiedo pietà per non aver risposto a tutte le recensioni dello scorso capitolo. Prometto che entro qualche ora provvedo ^^

Poi vorrei dire alcune cose. 

1.Questa storia è una OOC e una  AU. Ovvero che i miei personaggi sono stravolti da quelli della Meyer. Trovate un Edward più stronzo, una Bella più agguertita per cui non sorprendetevi se Carlilse, Esme e Charlie non sono le persone che vi aspettavate. Se questo vi turba, semplicemente non leggete più la storia, io vi ho avvertite.

2.  Bella nel precedente capitolo ha infilzato Edward, ma non l'ha fatto apposta. E' stato un gesto istintivo per cui non pensate che sia così sadica da volergli davvero fare del male. ^^

3.  La prossima settimana non ci sono, e neppure l'altra ancora, per cui ho paura che il prossimo aggiornamento non possa arrivare prima del 22 Agosto.  E' una cosa che non faccio volentieri, anche perchè ho un altro capitolo pronto, ma devo staccare un po' e portarmi avanti.

4.  Sto scrivendo una fanfiction Romantico / Originale che posterò a settembre.   Sul mio account facebook potete trovare la trama  (:

5.  Buone vacanze e spero che passiate quest'ultimo mese di vacanza nel modo migliore possibile. Siete delle lettrici  meravigliose e non so davvero come farei senza di voi.  Grazie di cuore, davvero.


Un bacione,
Marti.



 

 

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Capitolo 12
*** Crush and burn ***


jjjj
DALLA PELLE, AL CUORE.








[Nuovo banner, che ne pensate? :*** ]







Capitolo 11.

CRUSH AND BURN



If I fall and crush and burn
At least I know you’re by my side
As I crawl that lessons learned
It reminds me I’ll survive.





Cammino zoppicando senza dire una parola. Da quando quella mattina ci siamo incontrati al parco muniti di gilet fosforescenti e pungolo, nessuno dei due ha aperto bocca. Non riesco a guardarlo negli occhi, non dopo tutto quello che è successo ieri. E’ come se avessi una morsa a stringermi lo stomaco.  Le parole di quel messaggio continuano a tormentarmi ma soprattutto ciò che mi tormenta maggiormente è il mio comportamento. Mentirei a me stessa se dicessi di non provare niente ( sul piano fisico, ovvio) nei suoi confronti; solo la sua presenza è capace di sconvolgermi totalmente.
Anche Edward sembra come imbarazzato o con molta più probabilità non ha nulla da dire. Mi passo una mano fra i capelli, stufa marcia di trovare rifiuti sul mio cammino e stufa marcia di averlo accanto.
Fortunatamente dopo quel giorno nessun obbligo mi costringe a trascorrerci del tempo insieme, anche se…
Anche se c’è una piccola, remota parte di me, nascosta chissà dove che vorrebbe  vederlo per altre cose.
Oh dio, mi sto rincoglionendo.
E’ sempre Edward Cullen, il fatto che ti abbia detto di adorare i tuoi capelli non significa nulla.
E’ sempre lo stesso misogino, arrogante, pieno di sè, estremamente sexy, eccitante ragazzo che ti prendeva in giro ai tempi delle scuole medie.
Controllo l’ora sul display del mio cellulare, le 14.07, il che vuol dire che tra quaranta minuti sarà finito tutto.
Mi volto un secondo per guardarlo.  Ha il capo chino, i capelli scompigliati dal vento, un paio di jeans blu scuri, una camicia a scacchi e una maglietta  a V sotto. Quest’ultima lascia intravedere il collo e sono costretta a deglutire più volte per non ritrovarmi con la bava al lato della bocca.
Ancora cinquanta minuti Bella, ancora cinquanta minuti.
Abbasso lo sguardo e mi concentro sul prato sotto i miei piedi, immaginando di essere da sola.
E’ la cosa migliore, soprattutto per la mia salute mentale.
Il tempo passa inesorabilmente lento e più mi concentro a fissare per terra più sono tentata a voltarmi e sbatterlo contro un albero.
Vorrei tanto sapere che fine ha fatto la Bella Swan con i buoni principi, cribbio.
Quando finalmente la lancetta scocca sulle 15.00 precise, ci avviamo – senza dire una parola, ovviamente- verso l’ufficio del signor Tippet per restituire le uniformi alla segretaria, la quale ci saluta e ci raccomanda di non tirare più spazzatura per il campus.
Come se io normalmente andassi in giro a svuotare cestini in testa agli studenti.
 « Beh.. ci si vede in giro, no? »  Dico decidendomi finalmente ad aprire bocca per non rimanere come una stupida a fissarlo incantata.
Sembra che voglia rispondere ma poi scuote la testa annuendo e infilando le mani in tasca si volta per andarsene.
Meglio così, mi dico. Cosa avrei guadagnato da una persona del genere? Una bella scopata di una notte?
Meglio non vederlo mai più.
Meglio dimenticare le sue mani sul mio corpo, sui miei fianchi, la sua bocca a contatto con la mia…
Mi giro anch’io capendo che guardare il suo fondoschiena non è certamente la cosa migliore da fare.
Già, meglio così.
Ma ad un tratto… «Bella, aspetta un secondo! »
E’ corso verso di me afferrandomi per il polso, costringendomi a guardarlo negli occhi.
«Beh.. ecco, mi chiedevo se questa sera avessi da fare. »
Spalanco le palpebre leggermente perplessa. «Perché? »
«Devo presenziare ad uno stupido cocktail per John Spike, ordini di papà. Pensavo ti avrebbe fatto piacere venire. »
John Spike? Il critico d’arte?
«Come fai a sapere che mi avrebbe fatto piacere venire? » Non gli ho mai parlato delle mie attitudini, né di cosa studio.
«Non vuoi diventare una critica d’arte? »
«Si, ma come fai a saperlo? »  Ripeto sentendomi abbastanza idiota a voler puntualizzare quella sciocchezza.
«La tua stanza è piena di libri del genere e poi ho chiesto in giro. »  Risponde facendomi l’occhiolino.
«Mm.. quest’invito non ha nessun secondo fine, giusto? »
Sorride sommessamente. «Giusto. »
«Beh, d’accordo. »
«Passo a prenderti alle sette, non tardare. »  E mi bacia. A stampo. Senza lasciarmi il tempo di metabolizzare. Sulle labbra.
E La cosa preoccupante è che non mi fa arrabbiare il gesto di per sé, ma perché un solo bacio non mi basta.
 
*** * ***
 
«Ehi Bells ci sono altre coche in frigo? » 
Mi allaccio la collana mentre Jacob ispeziona il rimanente della nostra cucina. E’ appena tornato da un allenamento di football ed è venuto subito qui.
Non ce la cosa mi dispiaccia ma.. mi sto preparando per la serata.
Ho indossato un vestito di Rosalie che presumo costi una fortuna, è corto, beige e stupendo. E detto da me è tutto dire.
Le scarpe sono un regalo che mi sono fatta qualche mese fa, i capelli lunghi e boccolosi sono tirati indietro da un cerchietto e il trucco non è molto forte.
Una passata di lucidalabbra e dell’ombretto dai toni caldi.
«Se Jessica non le ha offerte tutte ieri sera, direi di si. »  Rispondo guardandomi allo specchio soddisfatta del risultato.
Dopotutto non ci sono molte occasioni per incontrare John Spike nella vita, no?
«Ma dove vai di bello? Sei tutta ingioiellata... » Commenta dopo aver sorseggiato avidamente la lattina.
«Mm...un cocktail con un pezzo grosso nel campo artistico. »
«E con chi è che ci vai? »
Ugh.
Un busso alla porta.
E’ arrivato Edward, e Jacob è mezzo nudo in casa mia.
Vado ad aprire afferrando la borsa e la visione paradisiaca di Edward Cullen in smoking mi lascia leggermente basita per qualche decina di secondi.
«Ciao. »  Dico dopo aver ripreso l’uso della lingua cercando di sorridere.
«Andiamo? »  Mi chiede facendomi cenno di seguirlo ma prima mi guardo indietro alla ricerca del mio migliore amico che ha deciso di venire a fare gli onori di casa. Cazzo.
«Uh, esci con lui? »  Commenta acido comparendo al mio fianco in pantaloncini e a petto nudo.
Faccio spallucce. «Te l’ho detto, è un cocktail per John Spike. »
«Piacere di rivederti Jack. »
«Jacob. »  Lo corregge stizzito per poi sorridere nella mia direzione. «Beh divertiti Bells e se hai bisogno chiama e arrivo. »
Storco la bocca perplessa per poi annuire placidamente.
 «D’accordo, buona serata. »  Lo bacio sulla guancia per poi uscire definitivamente da casa.
Edward è silenzioso durante il tragitto verso la sua macchina, e la cosa mi snerva.
«Fai sesso con quel Jacob? »
Per poco non mi strozzo con la mai stessa saliva. «Ma che dici? »
«Era a petto nudo e mi sembrava molto... geloso di me? »
Ridacchio salendo nella sua cara volvo, quella che gli ho rigato.  «E’ il mio migliore amico, una delle poche persone su cui posso contare, era solo preoccupato. »
«Del fatto che passi la serata con me? »  Sbatte le ciglia incredibilmente lunghe su e giù e mi guarda corrucciando le labbra in un espressione che mi fa sia ridere che addolcire.
«Si» , rispondo schiarendomi la voce.  «Sai essere irritante, antipatico, stronzo e .. »
«Okay basta con i complimenti. »  Mi interrompe mettendo in moto e io appoggio i piedi sul cruscotto.
«Togli quei cosi dalla mia macchina! »  Quasi mi spavento colta dal suo urlo.
«Mio dio manco te l’avessi rigata.. »  E non posso fare a meno di scoppiare in una fragorosa risata.
«Ha-ha. Non sei affatto divertente. » Commenta serio per poi afferrare una mia caviglia e posarla sul tappetino, sfiorandomi la coscia nuda.
Un brivido mi percorre la schiena e mille terminazioni nervose iniziano ad impazzire.
«Sei bellissima stasera. »  L’ultima frase pronunciata prima che l'imbarazzo e il silenzio ci colgano entrambi.
*** * ***
 
Il party si trova in uno degli hotel più famosi di Cambridge. L’arredamento è moderno e meraviglioso, credo di non essere mai stata in un posto simile.
Edward mi prende a braccetto e non posso fare a meno di fremere.
Ci avviciniamo in un tavolo dove riconosco Carlilse, il padre di Edward, il quale non appena vede il figlio si alza subito venendo nella nostra direzione.
«Oh, sei venuto. »  Commenta facendo il peggior sorriso finto che abbia mai visto.
«Non mi hai dato altra scelta. »  Risponde Edward serio respirando lentamente.  «Papà, voglio presentarti Isabella Swan, una mia amica. »
Amica? Io e lui siamo amici? Da quando? Ma d’altronde come mi avrebbe potuto presentare al padre?
«Lavora nell’Harvard Gazette. »  Continua lui.
Carlilse mi squadra e questa volta il sorriso sul suo volto è più sincero. «Piacere di conoscerti Isabella. »
«Oh la prego, mi chiami Bella. »  Rispondo stringendo la sua mano leggermente in imbarazzo.
«Decisamente meglio delle amichette sboccate che ti porti dietro Edward. »
Mi irrigidisco immediatamente mantenendo però il sorriso sul mio volto, fino a quando Carlilse va a parlare con un gruppo di giapponesi in giacca e cravatta.
Mi giro verso Edward che intanto ha preso un drink dal vassoio. «Potevi portare una delle tue  amichette, sai? »
«Volevo portare te. »  Risponde passandomi il drink. «Fidati meglio ubriacarsi se sei a meno di cinque metri da mio padre. »
«Noi non siamo amici e non sono venuta qui per accompagnarti ma solo per incontrare John Spike, ti è chiaro? »
Edward alza le mani in segno di resa sorridendo. «Chiarissimo lentiggini. Come mai non hai risposto al messaggio di ieri sera? »
Inghiottisco l’ultimo resto di vodka del mio bicchiere. «Non meritava risposta. »
«Eppure ieri mi sembravi parecchio coinvolta... »
«Sono un’attrice migliore di quanto tu creda Edward Cullen, ora mi fai conoscere John? »  Dico cercando di mantenere la mia voce seria e senza defezioni.
«Ai suoi ordini signorina Swan. » 
*** * ***
«Come fa ad interessarti questa roba? »  Sussurra al mio orecchio. Siamo seduti ad un tavolo insieme a John Spike insieme ad altra gente, tutta completamente presa dal discorso di Johm.
Credo che sia una delle persone più brillanti che abbia mai incontrato.
«Shhh. » 
«Mi sto annoiando. »  Alzo gli occhi al cielo continuando ad ascoltare con interesse quando sento le dita di Edward farmi il solletico sul fianco.
«Sei impossibile! Peggio di un bambino! »
«Quando sono stato a Firenze come direttore della Biennale ho capito l’importanza…. »
«Di usare un parrucchino. » Commenta Edward a sottovoce per farsi sentire solo dalla sottoscritta.
Scoppio a ridere sguaiatamente nascondendo la faccia sulla spalla di Edward e cercando in tutti i modi di non farmi notare.
«Smettila. »
«Andiamocene. »
«No. »
«Preferisci stare ad ascoltare un vecchio che andare a prendere un drink con me. »
Sbuffo guardandomi intorno. «Un solo drink. »
«Uno solo, promesso. »
E prendendomi per mano andiamo verso il bancone ordinando un chupito.Non reggo molto bene l’alcool e.. non è decisamente il caso di ubriacarsi.
«Che ore sono? »  Chiedo ad Edward sorseggiandolo lentamente.
«Le nove, dieci minuti e ce ne andiamo... non ne posso più. »
«D’accordo, avevo promesso a Jacob di tornare presto. » 
Mi guarda intensamente negli occhi e io faccio lo stesso, meravigliandomi come tutte le volte della profondità di quest'ultimi.
«Ma io non ti porto a casa. »
Alzo le sopracciglia. «Hai intenzione di rapirmi, Cullen? Mio padre è un poliziotto. »
Sorride. «Mm... l’idea non mi dispiace poi così tanto. »
«No seriamente devo tornare a casa. »
«Lascia almeno che ti porti a cena! »
«Ho già mangiato. »  Dico incrociando le braccia al petto e sentendo già la testa girare a causa del chupito.
«Delle tartine non possono considerarsi una cena. Prendi il cappotto. »
Si alza dirigendosi verso il guardaroba dell’hotel lasciandomi a malapena salutare suo padre e John Spike.
Continua a guardare l’orologio e la cosa è decisamente strana visto che sono io quella che dovrebbe arrivare presto a casa.
«Dove andiamo allora? »  Gli chiedo una volta fuori.
Indica un fast food dietro il palazzo. «Si ma guarda come siamo vestiti! » 
«Vuol dire che il cassiere si rifarà gli occhi. Andiamo dai. »
E lo seguo, un po’ perché il mio stomaco brontola e un po’ perché la stretta sul mio polso è troppo forte.
«Ordino io... che cosa vuoi? »
«Hamburger e patatine. »
Cinque minuti dopo torna con la mia cena e  non posso credere a cosa abbia ordinato per lui.
«Lo sai vero che prendersi un’insalata da Burger King è come andare a puttane e chiedere un abbraccio? »  Lo schernisco guardandolo con un sopracciglio alzato.
«Hai sempre qualcosa da ridire vero? »
Sorrido. «Sempre. »
«Grazie per essere venuta Bella. Cioè venuta nel senso di avermi accompagnata. Non c’era nessun doppio senso. »
Alzo gli occhi al cielo per poi fulminarlo con un’occhiataccia. «Di niente, mi ha fatto piacere conoscere quel vecchio con il parrucchino. »
Ridiamo tutti e due rendendo quella cena stranamente piacevole.
*** * ***
«C’è qualcuno in casa? »  Mi chiede davanti alla porta con un leggero tremore nella voce.
 «No, Jacob se ne è andato, Rose arriva domani mattina e Jessica sarà fuori. »
«Posso entrare? »
«No. » 
I nostri occhi sono di nuovo a contatto e in meno di...
Cinque, quattro, tre, due, uno…
La sua bocca si schiaccia famelica contro la mia in un bacio tormentato come mai prima di allora.
Le nostre lingue si attorcigliano, sulla coscia sento qualcosa premere e di certo non è la borsa.
Infilo una mano nei suoi capelli attirandolo con più forza verso di me mentre con l’altra mano cerco le chiavi di casa.
Sento Edward, ovunque.
Una volta che l’ostacolo della porta è superato  la chiude con un calcio e in meno di un secondo siamo sul mio letto, lui sopra di me.
Non rispondo più delle mie azioni. La parte ragionevole mi dice di allontanarlo ma dopotutto.. si tratta solo di una volta.
Sano, buon sesso di una notte.
Domani mattina se ne andrà e sarà tutto come prima.
Mentre decido sul da farsi le mani di Edward si attorcigliano sulle cosce sfilandomi il vestito.
Le sue mani iniziano ad accarezzarmi la pancia, i fianchi, per poi arrivare ai seni strappandomi un gemito che mette immediatamente a tacere con la sua bocca famelica.
E’ un bacio perfetto.
La sua bocca è calda, Edward muove la lingua in sincrono con la mia. Non è un accozzare di denti ,è un perfetto equilibrio tra morsi e baci.
Ad un certo punto si ferma lasciandomi ansante e fissandomi con desiderio mai visto prima mentre i nostri bacini coperti dagli indumenti si vanno incontro.
«Non resisto più. Ti voglio. »  Sussurra lasciandomi senza parole.






 
NOTE:
E purtroppo settembre è arrivato, ricomincia la scuola e la solita routine. 
Spero che vi siate godute quest'ultimo mese di vacanza nel migliore dei modi, io sono stata a Formentera una settimana con mia mamma e alcuni amici, il mare è qualcosa di meraviglioso, l'acqua  è cristallina e di una temperatura... fantastica!
Voi cosa avete combinato? Siete state in qualche posto interessante?
Sono un irrimediabile curiosona.
Passando al capitolo di cui non sono soddisfatta per niente, QUI potete trovare l'abbigliamento di Edward e Bella.
Per quanto riguarda la fine... voi che cosa dite? Bella cederà oppure no? Voi cosa fareste al suo posto? Io sinceramente con un bel pezzo di manzo nel mio letto non so se riuscirei a cacciarlo così facilmente, ma... chi lo sa.
Vorrei ricordarvi che il sei settembre pubblicherò una Originale / Romantica , "Hic et Nunc", per stuzzicare ancora un po' la vostra curiosità lascio qui la trama :)
L’unica libreria che vende il libro di Emma si trova nel centro di Londra. La Shipley possiede una ventina di copie e ancora nessuna è stata venduta.
Nemmeno la sua famiglia e il suo ragazzo hanno  sprecato tempo per leggerlo, e lei ogni giorno passa per Covent Garden fissando la vetrina con rammarico.
Ventotto anni, Micheal – il fidanzato di sempre-, e una vita fatta di libri, musica e infelicità.
Sfoga la rabbia repressa scrivendo, spingendo contro i tasti del suo Mac del 2007, e qualche volta riempendo di colore le tele che ha in garage.
Qualcosa però sta per cambiare, o meglio qualcuno sta per entrare nella sua vita.
E tutto questo, grazie alla ventina di copie riposta su uno scaffale nascosto della Shipley di Convent Garden.
Tutto questo,grazie all’unico che comprerà inconsapevolmente il suo libro.
Tutto questo grazie a Carter.
Spero mi seguirete in questa nuova avventura perché io fremo dalla voglia di postarla :) E' rimasta sul mio pc per troppo tempo!
Bene direi di aver parlato già abbastanza, 
un ringraziamento speciale a tutte voi che mi seguite con affetto e pazienza, 
Siete delle lettrici meravigliose e lo so che sono frasi fatte ma  è la verità.
Un bacione grandissimo e per DPAC ci rivediamo la prossima settimana ;)
 

 

 

 

 


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Capitolo 13
*** Better than love ***


jjjjjjjjj
DALLA PELLE, AL CUORE.





CAPITOLO 12




BETTER THAN LOVE

And you see nothing but the red lights
You let your body burn like never before.

And it feels better than love.
Yeah it feels better than love.

 

Spalanco gli occhi con la consapevolezza di non trovarmi sola in quel letto. Il cuore inizia a battere furiosamente mentre il sangue scorre placido nelle mie vene. Ho paura di voltarmi e trovare il suo viso a meno di una spanna dal mio.
E’ notte fonda e sento un leggero fastidio alle cosce.  La causa delle mie gambe doloranti però, non è la palestra ma bensì  un’altra specie di attività fisica, ripetutasi più volte durante queste ore.
Non posso credere di essere andata a letto con lui, non posso credere di aver mandato all’aria tutti i piani fatti con Rosalie, non posso credere di aver mormorato più volte il suo nome durante l’orgasmo.
L’alcool e la mia astinenza mi hanno portata qui, a fare sesso con Edward Cullen, tre volte di seguito.
Ovviamente non ci sarà una quarta.
Respiro piano cercando di fare il meno rumore possibile, se lo svegliassi dovrei parlare con lui e parlare mi risulta davvero molto difficile visto che si trova a cinque centimetri dal mio corpo, completamente nudo.
Vorrei tanto che un’incudine, simile a quella dei cartoni animati, mi cadesse in testa  mettendo fine a questi miei sproloqui interiori e all’ansia che sento crescere lentamente.
Relazionarsi con Edward è difficile visto il suo carattere da perfetto menefreghista, stronzo e misogino ma farci sesso… sono due altre paia di maniche.
Non è irruento  ma nemmeno tranquillo, è stato un perfetto equilibrio tra passione e dolcezza. C’è stato  il bisogno di sentirsi , di toccarsi, di scoprirsi e credo di non aver mai provato nulla di più potente in tutta la mia vita.
Mi ha guardato negli occhi con un desiderio tale da mettermi quasi in soggezione e questo non è successo con nessun altro.
Consiglio davvero a tutti di andare a letto con la persona che odi di più , perché.. beh, wow.
L’affinità sessuale è davvero molto forte.
Tutto qui, tra me e lui c’è solo affinità sessuale ed è proprio per quel motivo che quando mi trovo in sua presenza sento le farfalle nello stomaco.
D’altronde stento a credere che nessuna ragazza riesca a non buttare l’occhio su quei muscoli, quelle gambe, quel sedere…
Inizio a mordermi il labbro ancora più agitata e irrequieta quando sento qualcosa sfiorare la mia anca destra, una leggera carezza capace di procurarmi brividi in tutto il corpo.
«Sei sveglia.. »
Paralizzata cerco di ricordare come si fa a muovere la lingua.
Mi schiarisco la gola prima di parlare e girarmi per guardarlo negli occhi. «Già. »
Pessima mossa quella di avere il suo viso davanti al mio, ma d’altronde dovevo immaginarlo che non avrebbe giocato a favore dei miei bollenti spiriti.
Le sue guance sono arrossate, le labbra tendenti al rosso per i troppi baci scambiati con foga, i capelli arruffati che gli donano quell’aria da bambino indifeso e gli occhi …
Gli occhi sono liquidi, liquidi di desiderio ancora non del tutto placato.
Le farfalle nel mio stomaco non stanno svolazzando, stanno decisamente ballando la macarena o andando sulle montagne russe.
«Io credo che dovremmo parlare », dico allontanandomi di qualche centimetro dal suo corpo caldo e dannatamente invitante.
Lui annuisce con un sorrisetto malizioso stampato sulla sua bocca.
«E’ solo sesso » , continuo sentendo le mie gote imporporarsi.
«Ovvio che è solo buon sesso » , risponde facendomi tirare un sospiro di sollievo, anche se subito dopo sento qualcosa premere sulla mia coscia e questa volta è il mio turno di sorridere con un velo di malizia.
«Non ti facevo così resistente signor Cullen. »
I suoi occhi si sgranano in segno di sorpresa ma le sue mani finiscono sui miei fianchi iniziando a solleticarli e facendomi scoppiare in una grossa risata.
«Sm.. smettila immediatamente! » , urlo cercando di divincolarmi dalla sua stretta. «Mi sentiranno urlare! »
Lentamente lo sento abbandonare la mia pelle per poi chinarsi vicino al mio orecchio.
«Hai ragione.. credo che ti abbiano sentito urlare già abbastanza stasera. »
Faccio per tirargli un pizzicotto ma mi ferma. 
«Io sono molto silenziosa » , sibilo assottigliando gli occhi. «E poi con tutti gli schiamazzi di Jessica credo che… beh potrei urlare quanto voglio. »
Sento il suo corpo muoversi per poi adagiarsi sopra il mio facendo fermare sia il mio respiro, sia il mio cuore per un paio di secondi buoni.
«Ch.. che cosa stai facendo? » , gli chiedo sgranando gli occhi sentendolo interamente sopra di  me.
«Non penso sia giusto lasciare il primato a Jessica,mh? Tu che dici? »
Dal momento che la sua mano inizia ad accarezzare un mio seno non riesco a rispondere con decenza, per cui mi limito a mugolare un flebile “si”.
Anche se mi avesse chiesto di sposarlo, in quel momento probabilmente avrei risposto positivamente.
«Bene. »  Sussurra prima di chinarsi a baciare il mio collo con assoluta lentezza lasciandomi in preda a mugolii e gemiti di piacere.
«Il profumo dei tuoi capelli mi fa .. impazzire. »
E non resistendo più con il viso cerco il suo per mettere fine alle sue parole con bacio decisamente possessivo e irruento.
Le nostre lingue ormai si attorcigliano come se fossero pratiche da anni, alternate da morsi lasciati sulle labbra inferiori.
Ciò che sentivo premere sulla mia coscia poco fa è più che pronto ora. Incapace di aspettare attorciglio le mie gambe ai suoi fianchi e lui lasciandosi andare ad un gemito di puro piacere inizia a spingere dentro di me.
Cos’è che avevo detto prima?
Ah si, non ci sarebbe mai stata una quarta volta quella notte.
Ritiro ogni cosa e inizio a dondolarmi avanti e indietro affondando il viso nella sua spalla e lasciandoci un piccolo morso.
«Edward… »  e subito dopo averlo detto vorrei mordermi  la lingua ma il piacere che mi coglie è più grande di qualsiasi altra cosa.
.
 
Siamo distesi sul mio letto, ancora nudi, dopo un'altra estenuante manche   di “attività fisica”.
Credo di aver perso il conto, ormai.
«Wow. » , mormora lui sbadigliando per poi voltarsi verso di me.
«Chi l’avrebbe mai detto… »
Assottiglio gli occhi per capire cosa intenda. «Cosa? »
«Che tu fossi così brava. »  E detto ciò mi pizzica un fianco facendomi ritrarre.
«Avevi dei dubbi, forse? » , domando acida cercando di non far vedere quanto ciò  mi abbia colpito nell’orgoglio.
Non faccio cose strane ma di certo non sono una novellina.
«No assolutamente, solo non credevo che fossi così… passionale, tutto qui. »
Alzo un sopracciglio perplessa per poi alzarmi finalmente da quel letto diretta in bagno ma la sua mano mi ferma prima che possa anche solo scoprirmi dalle coperte.
«Dove credi di andare? » , sussurra roco riportandomi alla mente altre sue espressioni colorite dette con lo stesso esatto tono di voce. Un brivido mi percorre la schiena nuda.
«Sto andando in bagno e sto per cacciarti da qui» , rispondo incrociando le braccia sotto il seno assumendo come al solito l’aria da persona responsabile che non fa sesso per divertirsi.
Il sorriso sulle sue labbra si fa divertito tanto che gli si formano due fossette simpatiche ai lati della bocca che.. sono quasi tenere e infantili.
«Strano. Di solito sono io quello che se ne va per primo dal letto di una ragazza. »
Si porta una mano sui  capelli per poi grattarsi leggermente la nuca e passarsela attraverso quei fili di rame arruffati.
«Non penso di essere minimamente paragonabile alle tue amichette. »
«Infatti  non ti stavo paragonando a loro. Sei diversa e mi piaci proprio per questo. »
Se la sua espressione non si fosse fatta improvvisamente seria probabilmente sarei scoppiata in una risata fragorosa.
«Quindi io.. ti piacerei? »
«Direi che ti ho apprezzata molto questa notte. »
Si riferisce al sesso, bene.
Mi sento quasi sollevata. Non che potessi realmente pensare il contrario ma sta sempre parlando con una donna.
«Anche io... » , cerco le parole giuste ma al momento la mia gola è più asciutta del deserto del Sahara. «Beh, anche tu non sei.. male. »
Scoppia a ridere lasciandomi completamente spiazzata ma anche innervosita. Quel gioiellino, e che gioiellino, che si ritrova fra le gambe non gli durerà ancora per molto se continua così.
«Si può sapere perché stai ridendo? » , sbotto trucidandolo.
«Perché nessuna donna mi aveva mai detto il contrario. »
La castrazione è l’unica risposta che so dare alla sua frase, perfettamente conscia che dopo averlo fatto avrò un sacco di ragazze scontente, me per prima.
«Beh…  ho detto che non sei male, di certo ho avuto compagni di letto migliori. »
I suoi occhi si sgranano in maniera  allucinante e capisco di aver colpito il suo ego maschile molto pesantemente.
«Dici sul serio? »
«Perché dovrei scherzare su una cosa del genere? La quinta volta se devo essere totalmente sincera con te non sono venuta. »
In questo momento vorrei tanto avere una macchina fotografica per immortalare la sua espressione epica.
«Tu… hai… », gli manca l’aria. «Hai finto? »
Annuisco sorridendo e avvicinandomi a lui gli do un piccolo buffetto sulla guancia. «Capita a tutti Edward, stai tranquillo. La eiaculazione precoce capita dopo un po’ di round, non sei mica più un ragazzino. »
«Mi prendi in giro! Io… non è mai successo. »
«Che tu sappia» , rispondo facendogli l’occhiolino ma purtroppo non riesco più a contenere le risate e scoppio a ridere istericamente cercando di non cadere dal letto.
«Do.. dovevi vedere la tua faccia! » , e mi tengo la pancia sghignazzando e rasentando l’isteria.
«Mi hai preso in giro? »
Annuisco buttandomi contro la sua spalla senza smettere di ridere.
Un secondo dopo però mi ritrovo schiacciata contro il materasso con i polsi bloccati sopra la mia testa.
Le sue labbra si distanziano dalle mie da una decina  di millimetri.
«Sei impossibile » , soffia sulla mia bocca e  come una scarica elettrica sento il mio corpo rispondere alle sue carezze.
E’ incredibile che mi faccia quest’effetto.
«Sei tu che ti credi un porno star. »
Ridacchia. «Non è colpa mia se sono uno degli scapoli più ambiti di Harvard, se fossi una donna verrei subito a letto con me. »
«Per la tua modestia, immagino… »
Sfodera un sorriso sghembo che procura al mio cuore qualche problema. « Non solo quella. »
«Quindi? »
«Quindi cosa? » , continua a chiedere con quel tono di voce basso e soffiato sulle mie labbra.
«E’ un rapporto di … » , cerco le parole che aveva usato la famosa sera con Jessica. «Solo sesso, solo buon sesso? »
«Non posso crederci… Una donna che mi propone questo? »
«Perché questo tono sorpreso? »
«Nessuna implicazione sentimentale? Non ti innamorerai di me, vero? »
Okay, se non avessi il petto schiacciato dal suo, scoppierei in una risata molto simile a quella di prima.
«Solo se mi colpisse un mattone in testa procurandomi dei seri danni cerebrali. »
«Ehi» , mi pizzica il fianco. «Così non sei gentile. »
«Perché? Credi davvero che qualcuno possa innamorarsi di te? »
Si allontana dal mio corpo e si mette al mio fianco appoggiando la testa contro la sua mano guardandomi negli occhi.  «No, ma non voglio nemmeno che nessuno si innamori di me. »
Non so come rispondere per cui rimango zitta per una manciata di minuti contando i miei respiri.
«Per cui se vuoi replicare l’esperienza… significa che sono stato all’altezza? »
Porto gli occhi in gloria per poi coprirmeli con le mani in un gesto disperato. «Oh Signore… »
«Sii seria, io lo sono. »
«Ma cosa siamo all’asilo? Vuoi un voto? »
«Voglio solo sapere se non hai finto. »
Quel ragazzo ha dei problemi. «No, non ho finto! Sono abbastanza appagata al momento, ma ora fammi il favore di sloggiare dal mio letto che ho altro da fare invece di  preoccuparmi di un ragazzino sessualmente frustrato.»
Sorride soddisfatto alzandosi completamente nudo e dandomi l’ennesimo colpo al cuore.
«Non guardi perché non ti piace il panorama o per un tuo eccessivo senso del pudore? »
«Sparisci! » , afferro i suoi boxer a lato del letto e glieli tiro in faccia prima che si chiuda in bagno sghignazzando.
Mi ributto a letto portando una mano sulla testa cercando di non pensare alle mie azioni di cui sicuramente mi sarei pentita all’istante.
-
 
La porta della mia camera, non quella del bagno, si apre con un sonoro tonfo facendomi sobbalzare.
Rosalie Hale con i capelli per aria, gli occhi sgranati e un paio di calzini in mano mi guarda con un ‘espressione perplessa in volto.
«Perché Edward Cullen è sotto la mia doccia e mi ha chiesto di lavargli i calzini?! »
«Abbassa la voce! »  Sussurro alzando gli occhi al cielo e facendole segno di avvicinarsi ma quando il suo sguardo si sofferma sul mio corpo capisco di aver commesso un errore.
«E perché la mia migliore amica è nuda?! » , stride dandomi una sberla sulla spalla.
«Dimmi che non avete fatto sesso, dimmelo. »
«Abbiamo fatto sesso ma vuoi abbassare quella voce? E’ dietro la porta. »
Ma in quel preciso momento la mia altra coinquilina pensa bene di fare irruzione in camera mia.
«Bella stanotte o ti stavi guardando un film porno oppure ti sei comprata un vibratore. Che cosa erano tutti quegli schiamazzi? »
Il mio viso si fa subito violaceo e come se le cose non potessero andare peggio non sento più lo scrosciare dell’acqua.
«Io.. »
Edward Cullen fa il suo bell’ingresso con un asciugamano striminzito stretto in vita e i capelli grondanti d’acqua.
«Oh non era un vibratore…  » , balbetta Jessica con le labbra spalancate e completamente impreparata a quella visione, come lo eravamo tutte d’altronde.
«Oh… Buongiorno. » , saluta lui con un cenno.
Le mie coinquiline escono silenziosamente dalla camera mentre sento le mie guance andare ancora più a fuoco, se il terreno si aprisse e mi inghiottisse mi farebbe un immenso favore.
Rimango con lo sguardo perso nel vuoto mentre sento al mio fianco Edward recuperare i vestiti sparsi per la camera.
«Ehi… lentiggini, ci sei? »
Annuisco placidamente.
«Pensavo che domani potremmo pranzare insieme. »
« E per quale motivo? » , rispondo fissandolo negli occhi.
«Per parlare circa il rapporto di sesso, buon sesso. »
Non so che cosa dire per cui rimango impassibile mentre mi passa davanti chiudendosi la porta alle spalle.
Credo di essermi appena messa in un grande casino.


Note:

In questi giorni non riesco a scrivere, ho troppi pensieri per la testa, troppe preoccupazioni e  troppi impegni. Mi dispiace per il ritardo con cui sto aggiornando ma prometto che dovrete pazientare ancora per poco, ho bisogno solo di trovare un equilibrio e sgombrare la mente.
Parlando del capitolo... beh, io ho adorato scriverlo. So che probabilmente non vedrete in buon occhio le decisioni di Bella, che per altro verranno spiegate meglio nel prossimo capitolo, ma ha agito d'istinto, si è lasciata andare senza pensare alle conseguenze.
A voi è mai capitato di lasciare da parte i sentimenti e agire per un istinto puramente fisico? Non dico che sia giusto ma ovviamente i miei personaggi sono umani  sbagliano proprio come tutti  noi.
Vorrei ricordarvi che ho postato una storia ORIGINALE / ROMANTICA,  intitolata  HIC ET NUNC, se volete passare mi fareste un piacere enorme. E' la prima LONG originale che scrivo e gradirei davvero conoscere il vostro parere :)
Bene, grazie di tutti come sempre :************************
Un bacio grandissimo, spero a presto :*
Marti.







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Capitolo 14
*** All the right moves ***


iaiauiauiauiau
DALLA PELLE, AL CUORE.



CAPITOLO 13
ALL THE RIGHT MOVES
All the right things in all the wrong places
Someday, we’re going down
They’ve got all the right moves and all the wrong faces
Someday, we’re going down










Spesso le persone quando devono descrivermi usano le parole: “assennata, responsabile, giudiziosa” e, dopotutto, non hanno tutti i torti. Sono sempre stata una ragazza cresciuta con dei sani principi e che non avrebbe mai deciso di fare sesso per puro divertimento con qualcuno, soprattutto se quel qualcuno fa di nome Edward Cullen.
Quanti incubi, quante notti insonni passate rivangando i suoi insulti e le sue prese in giro…  e io ho appena trascorso una notte a rotolarmici fra le lenzuola.
Se me lo avessero raccontato qualche anno fa probabilmente mi sarei messa a ridere fino a morire soffocata e disgustata.
Spazzolo i miei capelli lunghi davanti allo specchio cercando di non riportare alla mente i suoi commenti a riguardo, e fissando il mio aspetto nella superficie riflettente non posso non notare quanto sia distrutta.
Le labbra sono gonfie e arrossate, le guance sono quasi violacee e gli occhi lucidi e anche un po’ assonnati. Non so come farò ad uscire di casa oggi senza sembrare uno zombie, uno zombie appagato però, lo devo ammettere.
Anche se la cosa mi costa dirla, Edward è bravo sotto quel punto di vista, anzi forse la parola bravo è un eufemismo. Sono stata con un numero abbastanza alto di ragazzi ma mai nessuno di loro è riuscita a farmi godere in quel modo… in quel modo così totalizzante ed intenso.
Non posso credere di avergli davvero chiesto di continuare quella specie di rapporto puramente fisico. Voglio non essere una delle sue solite “amichette” ma la verità è che mi sto comportando esattamente come loro. Edward merita loro, di certo non me…
Devo chiudere con lui, devo dire che questa mattina ero lobotomizzata o avevo preso una botta in testa. Fare sesso con lui è meraviglioso ma la mia salute mentale è più importante di un bell’orgasmo.
Mi faccio sempre mille promesse ma poi…
Poi finisco sempre inguaiata fino al collo ad uno party per John Spike.
Dopo essermi data la crema per il corpo, mi sposto in camera cercando nel cassetto un paio di Jeans e un maglione caldo e una volta vestita armata di una pazienza immensa, vado in cucina certa come non mai di trovare Rosalie e Jessica.
Sedute sul divano non appena faccio il mio ingresso saltano sull’attenti e iniziano a sorridermi come due idiote.
Rose tossisce e inizia a sbattere le ciglia.
Jess accavalla le gambe, aspettando che io parli.
«Avete bisogno di qualcosa? »  chiedo con fare innocente, sedendomi fra di loro dopo aver preso una tazza di cereali.
«Sì, ho bisogno di sapere per quale assurdo motivo Edward Cullen si trovava nel tuo letto » risponde acida la mia migliore amica, trucidandomi con lo sguardo.
Sospiro e alzo gli occhi in gloria per un momento. «Cosa c’è di strano? »
«Pensavo non dicessi per davvero »  si intromette Jessica come al solito con una delle sue frasi poco felici.
«Mi dispiace di aver deluso le tue aspettative ma purtroppo è così »
«Purtroppo? »  mi riprende Rose alzando un sopracciglio. «Scusa ma da come urlavi stanotte il tuo “purtroppo” stona un po’… un po’ tanto »
«E’ bravo »  minimizzo. «Okay, è un po’ più di bravo… ma è solo sesso. E’ lo stesso figlio di puttana di dieci anni fa, è inutile che ci ricami sopra »
«Niente particolari? Tipo… la dimensione del suo amichetto lì sotto? »
«Rose! »
«Sì, anch’io sono interessata. Al tatto com’è? »
Posso morire in questo momento?
Esiste un modo per spegnerle contemporaneamente?
«Lo sa usare, va bene? »
«Cosa sa usare bene? » 
La voce di Jacob mi fa raggelare e spalancare le pupille contemporaneamente. E’ entrato con le chiavi di riserva che gli abbiamo imprestato e si trova in mezzo al nostro salotto con un’espressione che la dice alla lunga.
«Il membr… »  riesco a tappare la bocca di Jessica per un soffio.
«Niente, dimentica tutto » dico, sorridendo e alzandomi per andarlo  a salutare con un bacio sulla guancia.
Prendendomi di sprovvista però mi avvolge in uno dei suoi abbracci stritolatori che per poco non mi soffocano.
«J… jake, mi stai facendo male »  tossisco dandogli una pacca sulla spalla.
Sorride timido per poi farmi un buffetto sulla guancia con tenerezza.
«Allora andiamo? »  mi chiede facendomi alzare un sopracciglio, perplessa. Andare dove?
«Non ti seguo ».
«Non dirmi che ti sei dimenticata… ».
Inizio a pensare, cercando di spremermi le meningi ma non mi viene in mente nulla… tranne che sono una completa idiota!
«Do… dovevo accompagnarti a scegliere il regalo di compleanno per tua sorella e dovevamo mangiare insieme ».
«Non hai preso altri impegni, vero? »
«Ecco… io »  non riesco a finire la frase perché lo sguardo di Jake si fa subito cupo e non riesco a dire di no al mio migliore amico. «Sono liberissima, prendo la borsa e andiamo? »
Mi chiudo in camera sotto lo sguardo allucinato di Rosalie  e afferro il telefono inviando un sms ad Edward.
Devo mangiare con Jake oggi, mi sono dimenticata.
Faccio per metterlo in tasca ma lo sentò già vibrare. Possibile che sia così veloce?
Si unisce a noi e poi passi il pomeriggio con me…
Edward e Jacob allo stesso tavolo? Sta scherzando.
Non penso sia una buona idea.
Torno in sala tenendo il cellulare in mano e dopo aver salutato Rose e Jessica esco a braccetto con Jacob che continua a guardarmi stranito… come sapesse della mia notte di passione insieme ad Edward.
Dio santo, sono da ricovero.
«Allora cosa avevi pensato di prenderle? » 
«In verità speravo in te… lo sai che non sono bravo con queste cose »
«Beh, andiamo al centro commerciale poi si vedrà »-
Sento la mano vibrare e mi volto un secondo per leggere il messaggio.
Vi passo a prendere all’una.
 
*** * ***
 
Quando ho detto a Jacob dell’invito di Edward non è stato molto felice, anzi se devo essere totalmente sincera ha imprecato sotto voce non censurandosi nemmeno un po’.
Sa che Edward  è un idiota ed è preoccupato. E’ un comportamento normale per un migliore amico.
Anche io lo sarei.
La mattinata a parte quella piccola parentesi sul pranzo è andata bene,  abbiamo trovato il regalo perfetto per Rachel ovvero due biglietti per il concerto dei Coldplay e dopo di che ne ho approfittato per comprare qualcosina anche per mio padre.
Mancano pochi minuti alla fatidica ora X, siamo fuori dal mio alloggio. Io continuo a dondolarmi da una gamba all’altra torturando il mio povero labbro inferiore mentre Jacob ha un’espressione imperturbabile.
«Devi stare tranquillo, okay? »  provo a calmare le acque prima che parta con il piede sbagliato.
«Sono tranquillissimo ».
«Mi dispiace, se non vuoi andare annullo tutto ».
«Perché? I tuoi amici sono amici miei ».
«Lui n… non è  mio amico »Brutta mossa Isabella.
Alza un sopracciglio e so di essermi messa nei guai.
«Voglio dire… è presto per definirsi amici »  mi correggo cercando di non dare a vedere l’irreparabile.
«Ci sei andata a letto, vero? »  tuona facendomi rabbrividire e puntandomi un dito contro. Sembra più alto e  muscoloso.
Oh cazzo.
«E’ solo un ragazzo con cui… mi piacerebbe fare conoscenza, tutto qui »
Fa spallucce e io incrocio le braccia sotto il petto cercando di non dare a vedere quanto quella conversazione mi stia mettendo a disagio.
Non capisco perché debba così arrabbiarsi con me per cose che non lo riguardano.
Gioco con la chiusura della zip del mio giubbotto finché non sento il rumore di un clacson vicino a noi. E’ arrivato.
Alzo lo sguardo e trovo Edward appoggiato contro la sua volvo metallizzata, i capelli scombinati come al suo solito dal vento e una fitta di desiderio mi pervade lo stomaco.
Quanto vorrei avvicinarmi e sbattermelo contro quella macchina…
Okay, decisamente io e la sanità mentale siamo lontane anni luce.
«Ehi »  dico avvicinandomi e salutandolo con un semplice gesto della mano. Jake mi segue senza scalfire la sua maschera di imperturbabilità.
«Jacob »  dice Edward.
«Edward »  risponde Jacob.
Più chiari di così, si muore.
Grazie al cielo quel momento imbarazzante non dura a lungo perché iniziamo a camminare verso il ristorante.
«Tu studi? »
«Di tanto in tanto »  risponde facendogli l’occhiolino Edward e vederlo così ilare quasi mi fa spaventare. Non è da lui comportarsi in questo modo.
«E la laurea tuo padre te l’ha già comprata oppure devi aspettare ancora qualche anno? »
«Divertente » continua sempre mantenendo un sorriso sghembo, quel sorriso che stranamente adoro e non trovo insolente.
Una volta arrivati sento la tensione accumularsi a tal punto che percepisco un leggero tremore alle gambe, soprattutto nel momento in cui sono costretta a sedermi a capo tavola in modo da stare in mezzo ad entrambi.
Sono la regina delle situazioni imbarazzanti.
A pranzo per parlare di un’ipotetica amicizia con un extra di benefici, insieme al mio migliore amico.
«Tu invece che cosa studi, Jacob? ».
«Studio legge ma sono qui per la squadra di rugby » .
«Interessante » risponde Edward. «E quante volte alla settimana ti alleni? ».
«Perché ti interessa? ».
«La prossima settimana un mio amico dà un party, potrebbe interessarti fare da cameriere ».
Ed ecco che l’Edward spocchioso e pieno di sé torna fuori, facendomi amaramente pentire di aver pensato che potesse cambiare.
Gli pesto un piede con violenza e mugola un “ahi” quasi impercettibile.
«No, grazie »
Prendo la testa fra le mani, guardando prima Edward e poi Jacob.
Che sarà un pranzo particolarmente fastidioso non ci sono dubbi.
 
    
 
«Tu e Bella siete amici da molto tempo? »
Jacob alza un sopracciglio e storcendo le labbra inizia a pensarci su. «Circa  tre anni. L’ho conosciuta l’ultimo anno di liceo, e voi come vi siete avvicinati? »
Edward ridacchia e posa un braccio sulla mia spalla iniziando a toccarmi i capelli e ad attorcigliarli con il dito.
Inizialmente non mi rendo conto di quel gesto ma visto che continua per più di qualche secondo, gli tolgo la mano imbronciata.
Non oso girarmi e constatare che l’espressione di Jake sia proprio come mi aspetto, arrabbiata.
«Andavamo alle elementari insieme ma non era esattamente come adesso »  ridacchiò facendomi rabbrividire. Non posso credere che stia parlando di quel periodo a Jacob, non posso credere che ne parli scherzando quando per me sono state la rovina.
Vorrei arrabbiarmi, alzarmi e tirargli uno di quegli schiaffi capaci di far perdere l’udito ma l’unica cosa che faccio invece è guardarlo fisso negli occhi e rispondere a tono.
«Si, Edward si divertiva ad insultarmi per il mio peso, non è vero? »
Lui annuisce lentamente, abbandonando il sorriso.
«No, non mi divertivo affatto »  dice con un velo di… rabbia?
«Hai un bel coraggio… scommetto che tu non ti sia nemmeno scusato con lei, vero? »
Edward boccheggia e poi si ammutolisce del tutto. Da un lato sono contenta che Jake sia venuto con me, è raro che Edward Cullen venga azzittito da qualcuno
«Sono cose che non ti interessano » risponde senza la minima inflessione di tono.
«Bella mi interessa. E’ la mia migliore amica »  pronuncia quelle parole con rancore quasi sputandole.
«Anche io sono interessato a Bella. » 
Non sento più niente, credo che anche la vista sia un po’ annebbiata ma non ne sono molto sicura.
Forse ho qualche problema di udito perché le probabilità che abbia detto quelle cose sono davvero minime.
«Bene, il pranzo è finito, se permetti ce ne andiamo ».  Jacob si alza dal tavolo, aspettando che lo segua ma mi volto un secondo con un’espressione perplessa verso Edward.
«Ti chiamo dopo »  mormora piano e io annuisco alzandomi dal tavolo e andando verso l’uscita.
Raggiungo la porta ma proprio in quel momento sento la voce di Jake rivolgersi un’ultima volta verso di lui.
«Se non ci tieni a lei, faresti meglio ad uscire dalla sua vita » .
«Non è così, infatti » .
 
**  * **
 
La passeggiata di ritorno verso l’alloggio trascorre in silenzio e in tranquillità anche se Jacob, prendendomi alla sprovvista, afferra la mia mano e la stringe nella sua.
E’ un gesto che ha già fatto altre volte, eppure.. Eppure in quel momento sembra estremamente più intimo e calcolato.
Mi mordo il labbro inferiore, entrando in paranoia quando vedo i suoi occhi fissarmi con qualcosa che non riconosco.
Amicizia?
Negli ultimi anni sono sempre stata certa di una cosa.
La mia solida e duratura amicizia con Jacob Black.
Adesso anche quell’ultima certezza sta vacillando.
Una volta arrivati davanti alla mia porta sento il petto battere furiosamente mentre le gambe diventano improvvisamente molli e le guance arrossate.
Perché non la smette di guardarmi in quel modo?
Abbasso lo sguardo per qualche secondo ma poi capisco che non posso rimanere così per sempre. Mi volto verso di lui mentre sento la paura divorarmi lo stomaco, spero anzi prego che non dica niente e  mi saluti con un semplice bacio sulla guancia.
E' risaputo però, che le cose non vanno mai come vorresti.
«Bella » , dice posando un dito sulla mia guancia tramutando quel contatto in una carezza che mi fa quasi rabbrividire.
«Tu mi piaci e vorrei che fossimo qualcosa di più che semplici amici » .
Una “o” di stupore compare sulle mie labbra e questa volta credo davvero che potrei iniziare a prendere un martello e cominciare a darmelo sulla testa.
«No »  dico senza collegare il cervello alla lingua. «Tu… cosa? »
«Io… non so perché te lo sto dicendo adesso. Ho visto come ti guarda quell’idiota e non mi piace. Non mi piace che guardi te, in quel modo. Penso di essere innamorato di te, Bella » .
 E le sue mani contornano il mio viso mentre preme con forza le sue labbra calde, per la prima volta, sulle mie.
Oh porca puttana.
Non faccio tempo a collegare i pensieri con le azioni che cerco di allontanare il suo corpo dal mio. Non è ciò che voglio, lui è… lui è il mio migliore amico.
Scuoto la testa mentre sento gli occhi farsi man mano più umidi e la paura di incontrare il suo sguardo deluso mi divora lo stomaco.
«Jake dovresti andare a casa » mormoro facendo ritornare finalmente i nostri corpi alle giuste distanze.
«Sì, penso di sì» .
Con lo sguardo fisso chissà dove, indietreggia fino ad arrivare alle scale e senza aggiungere una parola di più se ne va, lasciandomi sconvolta sulla soglia della mia camera.
 
** * * *
Quel giorno  non ho chiamato Edward, né tantomeno ho risposto alle sue telefonate o ai suoi messaggi.
Non avevo voglia di sentire nessuno.
Ora però, distesa sul divano, ho voglia di qualcosa.
Sì, desidero fare sesso con Edward Cullen, di nuovo.
Sono un caso perso ma credetemi, una volta che avete iniziato è difficile smettere. Quel ragazzo crea dipendenza dal suo corpo.
Guardo l’ora sul tavolino da caffè  e con i nervi a fior di pelle, afferro il telefono, componendo con rabbia il suo numero.
Nei messaggi ieri aveva scritta che avremmo dovuto parlare, metterci d’accordo ma al momento parlare mi sembra uno spreco di energie inutili.
Ho appena perso l’unica persona insieme a Rosalie  che si importava davvero di me, ora ho la necessità di sfogarmi.
«Ehi, lentiggini… »
Sorrido istantaneamente, felice che abbia risposto al primo squillo.
«Se ti dicessi di venire qui, non per parlare… cosa mi risponderesti? »
Da quando sono diventata così disinibita? A dire la verità però, non mi interessa più di tanto.
«Ti risponderei di sdraiarti sul letto, completamente nuda ad aspettarmi » .

 

 

 

 

 Note:
*tossisce*
Scusate per il ritardo, ma come ho già detto questo è un periodo proprio "no" per me. Non riesco a scrivere e quello che scrivo non mi piace per nulla ( vedi questo capitolo ).
Non so perchè, probabilmente la scuola, gli allenamenti, preoccupazioni varie mi prosciugano l'ispirazione.
Comunque, venendo a noi.
In questo capitolo Jacob fa un passo avanti, lo avreste mai detto? Penso di si.
Bella è confusa, mooolto confusa e non sa come comportarsi. Edward per ora le serve come valvola di sfogo e le va bene così.
Staremo a vedere.
Ricordo che massimo dopo domani dovrei aggiornare   la mia originale romantica   HIC ET NUNC.
Un bacio,
Martina.

 

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Capitolo 15
*** Pumped Up Kicks ***


lol
DALLA PELLE, AL CUORE.










Pumped Up Kicks
Capitolo 14
 
 
 
 
 All the other kids with the pumped up kicks
You better run, better run, outrun my gun
All the other kids with the pumped up kicks,
You better run, better run, faster than my bullet
All the other kids with the pumped up kicks
 
 
 
«Sesso. Facciamo sesso, quante volte devo ripeterlo? » esclamo per la milionesima volta, guardando nella direzione opposta della mensa, incontrando il suo sguardo malizioso.
«La vuoi smettere?»
«Smettere cosa?»
«Lo stai fissando come se fosse nudo! »  mi rimbecca Rose, addentando un boccone di pollo alle mandorle.
Stiamo mangiando alla mensa dell’università e per puro caso lo abbiamo incrociato all’ingresso per poi finire a scambiarci continuamente occhiate che lasciano decisamente poco spazio all’immaginazione.
Quell’ultima settimana è trascorsa abbastanza in fretta, soprattutto grazie ad una persona.
Non abbiamo parlato a proposito di ciò che stiamo facendo, ma tutta l’attività fisica compensa le parole taciute, posso garantirlo.
Non ho più pensato alle conseguenze che tutto ciò, prima o poi comporterà. Ho pensato a divertirmi,  anzi in verità non ho pensato proprio.
Edward mi fa stare bene, sessualmente parlando e per ora la cosa è okay.
Nessun legame, niente di niente.
E il sesso con lui è fantastico.
«Non è vero, non lo sto fissando » ma immediatamente lo sguardo cade dall’altra parte della sala dove i suoi occhi sono fissi nei miei e uno sciame di farfalle inizia a invadermi lo stomaco.
Fremo di desiderio.
«Come è andato il test di storia? Secondo me, Karl è stato troppo basso con i voti. Cos’hai preso? »
Il cellulare vibra e cercando di non farmi notare da Rosalie, fisso il nuovo messaggio sotto il tavolo.
«… Bella, mi stai ascoltando? »
Vieni nell’aula 305 tra cinque minuti.
«...Bella? »  e solamente quando mi schiocca le dita davanti agli occhi, alzo lo sguardo verso di lei.
«Scusa ero sovrappensiero » .
Le farfalle in questo momento stanno dando un party, invio un “ok” di risposta e mi focalizzo sulla mia migliore amica che mi sta guardando con disapprovazione.
«Il test è andato bene, Rose. Scusa, ma devo andare» .
Mi alzo febbricitante e defilandomi rapidamente, faccio mente locale per ricordarmi a quale piano dell’edificio si trovi l’aula numero 305.
Ad aiutarmi è una piantina, posta a lato delle scale. E’ l’aula del professor Tippet.
Cammino in silenzio fino a che non mi ritrovo davanti alla porta dove all’interno, un paio di settimane fa ci trovavamo io ed Edward, ricoperti di spazzatura.
Sembra deserta, per cui con un po’ di titubanza giro la maniglia ed entro.
E’ buio.
Che Edward mi voglia fare uno scherzo? Non sarebbe la prima volta.
Avanzo di qualche passo, ma sento un braccio afferrarmi per il fianco e spingermi verso il suo corpo con forza.
«Sei venuta subito, lentiggini » sussurra con voce roca al mio orecchio per poi accendere l’abat-jour sulla scrivania di Tippet.
«Perché mi hai portata qui? » chiedo con tono falsamente innocente, mentre il suo sguardo si infiamma più di quanto non lo fosse già.
«Tippet è fuori città » .
«Continuo a non capire  » .
«Hai mai fatto sesso nell’aula di un professore? Sulla sua scrivania? »
Silenzio.
Il sangue nelle mie vene si blocca, il cuore sale in gola e le mie labbra si chiudono immediatamente. Rimango in quella posizione di assoluta paralisi per circa una decina di secondi per poi riprendere in mano la situazione.
«La cosa non mi è nuova. Non sei molto innovativo, Cullen »  lo provoco, afferrandolo per la camicia e portandolo accanto alla scrivania.
Con una mano libero il  contenuto, facendo non poco rumore a causa dei volumi giganteschi riposti su quel dannato tavolo.
Dopodiché mi siedo sopra e lo attiro a me.
Le nostre bocche ormai collaudate, si trovano immediatamente e si schiudono in un bacio che di “lento e romantico” non ha nulla, e questo mi piace molto più del lecito.
Non dovrei sentirmi bene, non dovrei desiderare una relazione del genere, ma continuo a convincermi che tutto questo  è solo una situazione temporanea che molto prima che poi, finirà.
La sua bocca si sposta sul mio collo e nel mentre cerco di sbottonare i suoi jeans.
Non so come, non so perché ma tutto intorno a noi perde significato, la mia vista è appannata, sento le immagini intorno a me girare.
Due secondi dopo, i nostri corpi sono uniti e bruciano, si ritrovano, spingono, fino a consumarsi lentamente.
Non so come sia possibile, sentirsi così appagati dopo un amplesso.
Una volta mi è capitato di leggere su una rivista di anime sessualmente compatibili, nulla a che vedere con le anime gemelle e quelle stronzate varie. Due persone che non avevano nulla in comune, tranne il sesso, e che sesso!
Ecco, Edward ed io siamo anime sessualmente compatibili.
Già è difficile trovare uno che ci sappia fare in quell’ambito, dire che sono stata fortunata a trovare la mia metà, è poco.
Se avesse un po’ di cervello me lo sposerei seduta stante.
Accasciata contro il suo petto nudo e aspettando che il mio respiro torni regolare  e  la vista nitida sento le sue labbra schiudersi in un bacio sul collo che mi fa immobilizzare.
Non può averlo fatto, giusto?
Non so come reagire, e l’unica cosa che riesco a fare è scoppiare in una risata che rasenta quasi l’isteria.
«Perché ridi? »
«Mi hai appena baciato, sul collo? »
Mi sposto dal suo corpo nudo e accaldato, per guardarlo negli occhi lucidi e verdi.
«Sì, e allora? »
«Niente, mi è sembrato strano. Perché l’hai fatto? »
«Ti bacio sempre sul collo, hai un buon profumo »  fa spallucce, non recependo il mio messaggio.
«Coccole dopo una scopata? Seriamente, Cullen? »
«Lentiggini… »  ridacchia, mostrando il suo sorriso sghembo, simile ad un ghigno. «Sei tu quella che mi teneva avvinghiato… »
Tenerlo avvinghiato? Io? Cazzo.
Scendo dalla scrivania con un balzo, andando a recuperare i miei jeans lasciati per terra.
«Io… non facevo nulla del g… genere »  confabulo indossandoli e saltando per farli aderire alle mie gambe sudate.
«Ah no? Allora non stavi neanche accarezzando il mio petto? »  continua, prendendomi in giro e questo gioco non mi va più bene.
Mi avvicino a lui puntandogli un dito contro ma proprio in quel momento sento una voce provenire dal corridoio.
«Sì, ho visto la sua agenda stamattina professore. Controllo subito i suoi appuntamenti » .
Le parolacce che avevo in serbo mi muoiono in gola e le nostre espressioni si fanno subito spaventate.
Giuro che se ci fa beccare lo castro, lo ammazzo, lo disintegro.
Mi spinge contro di lui, andando a finire dietro l’armadio e circondandomi con le sue braccia per non farci vedere.
In quell’aula non c’è nulla in ordine, in più il mio reggiseno si trova ancora in qualche parte sconosciuta del pavimento insieme alla sua camicia. Cazzo.
E il preservativo?
So già cosa ci sarà scritto sulla mia lettera di espulsione, dio mio.
Sono fregata, sono una deficiente sconsiderata, sono…
La porta si apre con un cigolio ed entrambi fremiamo.
«Ma cosa è successo, qui? » dice con quel tono acido, non oso voltarmi per vedere la sua faccia paonazza.  «Dev’essere rimasta la finestra aperta » .
Le braccia di Edward mi stringono con forza e non posso fare a meno di gemere di dolore quando la sua stretta si fa più prepotente.
«Mi stai facendo male al seno! »  sussurro così flebilmente che ho paura non abbia nemmeno capito. Di questo passo al posto di una terza mi ritroverò una seconda, e non sarò la sola a piangere a lutto per la scomparse delle mie tette.
La segretaria, di cui ignoro totalmente il nome, si china per prendere l’agenda e poi senza aggiungere una parola esce dall’aula facendomi tornare il viso di un colore normale.
«Prendi le tue cose, e andiamocene in fretta » dice, lasciandomi andare.
«Sei un idiota. Sappi che non asseconderò più le tue idee! »
«Sono convinto che questa situazione ti abbia eccitato, invece… »
Spalanco la bocca, afferro la prima cosa che trovo e gliela lancio addosso con tutta la forza possibile.
«Ahi! Devi usare questa forza per altro, lentiggini…»
 
** * **
 
Ho inviato un numero spropositato di messaggi a Jacob Black, e non ho ancora ricevuto risposta.
Niente.
Probabilmente me lo merito, dovevo capire che per lui non ero solo un’amica, ma avevo bisogno del mio migliore amico.
Durante i primi mesi all’università, Jake mi è stato vicino, era accanto a me durante i miei pianti, durante i momenti bui, quando il pensiero era fisso a mia madre.
E’ stato lui a tenermi la testa mentre vomitavo, dopo essermi ubriacata a causa dell’incursione di mio padre, la primavera scorsa.
Non averlo accanto,  non  è normale, non mi fa stare bene.
In più, come se non bastasse c’è da risolvere la questione: Edward Cullen, bacio sul collo, e avvinghiamento post sesso.
E’ stata una cosa naturale  abbracciarlo, tanto che non me ne sono nemmeno resa conto.
Non posso permettermi che questo genere di cose accada, non posso permettermi di provare nemmeno un briciolo di sentimenti  nei suoi confronti.
Devo dettare delle regole, è necessario perché questa cosa funzioni.
 
** * **
 
Busso a casa sua, ed è Emmett ad aprirmi.
«Ehi Bella, Edward è a lezione» dice, facendomi ugualmente il gesto di entrare.
«Scusa, non volevo disturbarti. Devo parlare con lui, posso aspettarlo? »  chiedo, andandomi a sedere sul divano.
«Certo, ma non ti posso fare compagnia perché devo andare a prendere una cosa per Rose » .
Spalanco gli occhi emozionata. «Uh, siamo passati alla fase “regali”? »
Le sue guance si colorano di un pudico rossore che mi fa ridacchiare. «E’ solo un vestito, ecco… beh, sì » .
«Lo adorerà, tu non preoccuparti per me » .
Apro la mia borsa e cerco il mio libro di sociologia e nel mentre sento Emmett uscire di casa. Cerco di concentrarmi sul mio libro e sui miei appunti, ma la curiosità è sempre stata il mio tallone d’Achille.
Senza rendermene conto, salgo le scale e mi ritrovo davanti alla camera di Edward.
Entrare o non entrare?
Non finisco di fare la domanda che sono già dentro.
E’ come la ricordavo, sobria e  moderna. Il televisore al plasma davanti al letto , le casse per la musica sono poste in ogni angolo e l’Ipod è inserito in una di esse.
Credo che possieda l’impianto stereo più costoso degli Stati Uniti.
Sulle mensole ci sono molti libri, alcuni dei quali mai mi sarei aspettata di trovare nella sua stanza.
Orgoglio e pregiudizio, seriamente Edward?
Sorrido, sfiorando la copertina con un dito, per poi rimetterlo al suo posto.
«Dici che dovrei denunciarti per violazione della privacy? »
Mi volto verso la porta, e lo trovo a braccia conserte, con un sopracciglio alzato a fissarmi.
«Come sapevi che ero qui? »
«Emmett mi ha scritto che eri in casa. Non trovandoti in salotto, ho sospettato fossi in camera mia » .
«Anche tu una volta sei entrato in camera mia, senza permesso. In più, ero mezza nuda » .
«Touché »  sorride sghembo. «Se vuoi vedermi mezzo nudo »  porta una mano sul bordo della sua maglietta. «Basta chiedere » .
Alzo gli occhi al cielo e mi siedo sul letto, facendogli segno con la mano di seguirmi.
«Sul letto, alla vecchia maniera? Mi piace » .
«Stai zitto e ascoltami. Non sono venuta qui per fare sesso » .
Le sue sopracciglia si aggrottano. «Ah, no? »
«No, dobbiamo dettare delle regole. Non voglio rischiare di essere beccata un’altra volta dalla segretaria e non voglio che ricapiti la questione delle coccole » .
Annuisce per poi abbassare lo sguardo sulla mia scollatura.
«La smetti, idiota? »
Ridacchia, dopo essersi preso uno schiaffo sulla spalla.
«Okay, regole. Ci sono. Vuoi scrivere un contratto, oppure mettiamo la mano sulla bibbia come nel film “Friends with benefits”? Posso scaricare l’applicazione sull’I-pad, se vuoi » .
«Ti stai seriamente paragonando a Justin Timberlake? » gli chiedo, alzando gli occhi al cielo per la decima volta.
«Tu invece sei davvero simile a Mila Kunis, nel film. Insomma, non era schizzata e nevrotica? »
«Mi stai dando della schizzata e nevrotica? »
«No, non sei nemmeno un po’ permalosa » .
Gli sorrido e lui ghigna come al suo solito per farmi perdere la pazienza.
«Allora, prendi carta e penna » .
Si alza e torna con un block notes, una parker e un paio di occhiali. Un momento, Edward Cullen porta gli occhiali?
Porto una mano sulla bocca per cercare di non ridere.
«Hai un’aria… professionale » .
«Non dirlo a nessuno, o ti uccido » .
«Va bene,  va bene. Ora iniziamo. Prima regola: nessuna coccola dopo il sesso. Anzi, nessuna coccola e basta. Seconda regola: sesso sicuro, sempre e comunque. Ci manca solo di rimanere incinta. »
«Ehi, io ho sempre i preservativi e tu prendi la pillola » .
«Tu scrivi ciò che dico! »
«Okay » .
«Terza regola: nessun sentimento, nessun coinvolgimento sentimentale da parte di nessuno. Quarta regola: siamo liberi di avere altre relazioni. »
«Basta così? »
«Se hai qualcosa da aggiungere, aggiungila » .
«No, sono d’accordo con te » .
Annuiamo insieme, per poi firmare ciascuno quel pezzo di carta.
Una volta riposto dentro il suo cassetto, ci guardiamo negli occhi e il bacio arriva prima ancora di averlo pensato.
Mi sdraio sul suo letto, lui sopra di me, le sue mani sul mio corpo.
Non posso fare a meno di gemere, ma all’improvviso il mio sguardo va a finire sul suo comodino e la sorpresa e tanta da farmi rimanere immobile per qualche secondo.
«Hai  PES 2012? Come fai ad averlo, non è ancora uscito! »
«Conosco chi lo produce, e tu come fai a conoscere un gioco maschile? »
«Scherzi? Nessuno mi ha ancora battuto a quel gioco».
Strofina il naso sopra il mio per poi darmi un morso sul collo.
«E’ una sfida? E’ da quando sono piccolo che ci gioco e tu sei solo una donna » .
Lo spingo via e con gli occhi socchiusi rispondo: «Solo una donna? Non sai in che guai ti sei messo, Cullen. Accedi la playstation » .
 
 
Note:

E' più di un mese che non aggiorno. Dire che sono terribilmente dispiaciuta è poco.
Non so nemmeno io, cosa mi sia preso, semplicemente non sono riuscita a scrivere più nulla. Oggi, mi sono svegliata e il capitolo, anche abbastanza demenziale come al solito, si è scritto da solo.
Non so dire con certezza se aggiornerò tra tanto, domani, oppure tra una settimana, e mi dispiace. Cercherò di non farvi attendere più così tanto, anche perchè nella mia testa la storia è già completamente definita.
Spero solo che sia rimasto qualcuno a leggere, e grazie come sempre a tutti di cuore!
Qui come al solito trovate spoiler, news e cose varie : Martybet EFP

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Capitolo 16
*** You found me ***


YOU FOUNG ME
DALLA PELLE, AL CUORE.




capitolo 15

YOU FOUND ME

In the end everyone ends up alone
Losing her, the only one who's ever known
Who I am, who I'm not, who I want to be
No way to know how long she will be next to me 

 

 

Il letto di Edward è uno dei più comodi su cui io abbia dormito.  Il motivo che però, mi ha costretto a rimanerci per tutto il week-end non è esattamente la sua comodità.
Credo di avere un problema. Un grande problema.
Ne prendo consapevolezza solo adesso, seduta su una sedia nel centro commerciale più vicino al campus.
Rose si sta provando un vestito, che dovrà indossare al suo appuntamento con Emmett questo sabato.
Io, invece non faccio altro che ripensare al fine settimana appena trascorso con Edward.
 Mi sono divertita.
Non siamo mai scesi al secondo piano di casa sua, ma mi sono divertita. Forse come non mi capitava da tempo. Abbiamo fatto sesso, giocato alla play station, riso per la sua incapacità di perdere, e rifatto ancora sesso.
Non ci sono stati più episodi di effusioni, grazie a Dio. Probabilmente l’altro giorno ci siamo fatti cogliere da un momento di debolezza, nulla di più.
La cosa che mi lascia più perplessa però, è un’altra. Come è possibile che abbia trascorso delle ore con lui, semplicemente parlando? Come è possibile che mi sia divertita a giocare con lui?
Questo non riesco a spiegarmi. Questo mi sta facendo andare in pappa il cervello.
Non vedo l’ora di rivederlo.
Non pensavo che sarei mai riuscita a formulare un pensiero del genere.
Mordo con più forza la pellicina del mio pollice, e cerco di togliermi Edward dalla testa. 
Non mi fa bene. Non voglio che diventi il mio pensiero fisso.
Come ho detto prima: credo di avere un problema, perché non ci riesco, nemmeno volendo.
Fortunatamente Rosalie esce dal camerino. Ha indosso un tubino nero, che fascia il suo fisico asciutto e non può non calzarle a pennello.  Sono sempre stata invidiosa del suo fisico.
«Come sto? »  mi chiede, guardandosi allo specchio e girando su se stessa per vedere il suo fondoschiena.
Le sorrido. «Vuoi uscire con lui o no? Perché se Emmett ti vede con questo addosso, non credo vi allontanerete molto dalla camera» .
Alza gli occhi al cielo e continua a fissare il suo lato B, con il labbro superiore alzato.
«Credo… di volere entrambe le cose»  risponde ridacchiando. «Comunque, tu non provi nulla? »
«No, sono a posto. Non ho nessun cavaliere che mi porta fuori sabato sera» dico con una nota di amarezza, che Rosalie nota immediatamente.
«Jacob non si è fatto ancora sentire? »
«Da quando mi ha infilato la lingua in bocca? No, mai»  torno a sedermi, e incrocio le braccia al petto, appoggiandomi contro lo schienale.
«Edward? »
Un risolino parte dalle mie labbra. «Rose? Ci sei? » schiocco le mie dita. «Edward ed io siamo solo amici» .
«Che fanno sesso? »
«Che fanno sesso» .
Sbuffa e alza gli occhi al cielo. «Allora sai cosa ti dico, Bella? Che questo sabato dovresti uscire. Invitare qualcuno ad uscire. Mike, del quarto piano ha detto che hai delle belle gambe. Invita lui».
«Mike? Quello biondo? »
Annuisce venendosi a sedere sulla sedia accanto alla mia. Siamo sole nella sala di prova.
«Ti farebbe bene. Non sto dicendo che ti ci devi fidanzare, sto solo  dicendo che frequentare altre persone può essere una cosa salutare. Il sesso non è la chiave di tutto Bella, anche quello fatto bene» .
So che ha ragione. E so che probabilmente uscire con un ragazzo diverso da Edward Cullen, riuscirebbe a distrarmi un po’.
«Come fai a sapere che Mike pensa che abbia delle belle gambe? »  le chiedo ridacchiando e asserendo con il capo.
«Ero con Jessica al pub una settimana fa, e Mike stava parlando a proposito di una moretta con le gambe mozzafiato della camera 48B.  Jessica ha i capelli rossi ed io fino a prova contraria sono bionda »  lo dice prendendomi in giro ed io non posso fare a meno che scoppiare a ridere.
«Stasera gli chiedo se è impegnato per il fine settimana. Anche se si è addormentato in classe con Wesley, non può essere tanto male»
Mi sorride. «Vado a togliermi questo vestito. Allora lo prendo? »
«Prendilo e fallo cadere ai tuoi piedi, strega» .
 
 *** * ***
 
Il mattino dopo ho un appuntamento con Mike Newton.
Non pensavo che una cosa del genere fosse solo lontanamente possibile, invece è tutto vero.
Andremo a mangiare in un ristorante e poi in un pub del campus, dove dice metteranno della buona musica.
Quando gli ho proposto di uscire, la sua espressione è stata fin tenera. Ha sorriso contento e due ore dopo mi ha scritto un messaggio con il programma della serata.
Patetico.
Sì, ma dolce.
Non sento Edward da domenica sera. E forse è meglio così. Non abbiamo mai stabilito quante volte vederci durante la settimana, né tantomeno fatto programmi.
Ci incontriamo per l’università e facciamo sesso. Mi invita a casa sua, oppure se non c’è Jessica in giro lo invito qui.
A volte mi invia messaggi durante la notte. Il più delle volte cose che mi fanno arrossire solamente a pensarle.
Tutto questo però, mi piace.
Mi piace ma non dovrebbe piacermi, ed ecco il motivo per cui esco con Mike. Sulle nostre regole, abbiamo scritto che possiamo frequentarci con altre persone. Non sarò certo io quella che si tira indietro.
 
 *** * ***

Sabato sera arriva in fretta. Così in fretta che quando Mike bussa, non sono ancora pronta. Ho la piastra in una mano e il lucidalabbra nell’altra.
«UN’ATTIMO! » urlo, sperando che riesca a sentirmi.
Finisco di piastrare l’ultimo ciuffo di capelli, prendo il cappotto ed apro la porta. Mike è impalato di fronte a me, con una rosa rossa in mano.
Dio. Ti prego. No.
Perché diavolo ha una rosa con sé?
Il suo braccio è proteso verso di me, per cui penso che dovrei accettarla e ringraziarlo.
«Per te»  dice con un sorriso a trentadue denti.
E’ un ragazzo carino, ha gli occhi azzurri, i capelli ispidi e le guance piene.
Il classico bravo ragazzo.  I bravi ragazzi però non mi sono mai piaciuti.
«Grazie, non dovevi»  rispondo, prendendola e posandola sul tavolo in salotto. Allaccio i bottoni del cappotto ed infine chiudo la porta alle mie spalle.
Mike mi fa strada verso la sua macchina. E’ impacciato, e forse leggermente in imbarazzo.
«Cosa studi, Mike? »  gli chiedo, una volta entrati.  Pessima domanda per sciogliere il ghiaccio ma purtroppo la mia fantasia è un po’ a secco negli ultimi tempi.
«Scienze politiche, tu invece? » ingrana la marcia, la mano gli sta sudando.
Patetico.
Dolce, però è dolce.
«Belle Arti. Al momento sto seguendo il corso di Garcia. E’ molto interessante» .
Annuisce, fa per replicare ma alla fine si ammutolisce.
Prevedo una lunga serata.
Durante la cena infatti, parliamo del più e del meno. Mike sembra sciogliersi e inizia a farmi le classiche domande da primo appuntamento. Quelle che farebbero salire la bile a chiunque.
Al momento siamo arrivati a : “se finissi su un’isola deserta, chi e cosa porteresti con te?”
Mike è un bravo ragazzo. Forse un po’ impacciato, ma è simpatico.
Finito di mangiare, andiamo verso il pub dove suonerà il suo amico Eric. Un nerd che ho avuto l’onore di incontrare poche volte, e che nelle sue sere libere si improvvisa DJ.
Non sto nella pelle .
La sala è piena di gente, e cerchiamo di farci strada verso il tavolo che il mio accompagnatore ha prenotato.
«Vedrai che ti piacerà. Tra l’altro, non so se te l’ho mai accennato ma sono un ballerino provetto » dice, una volta che ci siamo seduti.
Non posso non scoppiare a ridere di fronte alla sua affermazione. Proprio non riesco ad immaginarlo mentre si scatena sui passi di qualche canzone rock.
«Oh, allora dovrai insegnarmi qualche mossa. Ballare non è mai stato il mio… »  cerco le parole giuste... «hobby preferito» .
Sorride, mostrando le fossette delle sue guance. Sembra un bambino cresciuto.
«Sono sicura che hai delle doti nascoste, Bella Swan » .
«Ti assicuro di no.  Ho l’attitudine ad inciampare più volte di quello che vorrei. Da piccola ero sempre piena di sbucciature»  finisco con una risatina.
«Beh, voglio metterti alla prova»  dice, prendendomi per mano e spingendomi verso la marea di gente che si sta muovendo a ritmo di musica.
Porta le braccia attorno ai miei fianchi, ed inizia ad agitarsi. Muove il bacino, le braccia e la testa.
Non ho mai visto niente del genere.
Però mi diverte. Scuoto la testa, ed inizio a seguire i suoi passi.
Non conosco la canzone, ma non è male. Ho sottovalutato Eric.
Mike mi guarda negli occhi, ho davvero la sensazione di piacergli. Il punto è che probabilmente non sono il tipo  di ragazza per questo genere di cose.
Non voglio pensarci. Non ora. Devo pensare a divertirmi, e nient’altro.
E’ la cosa migliore.
Balliamo per un po’, fino a quando i tacchi non iniziano a fare male, e ho bisogno di bere qualcosa.
Vado al bancone e ordino una birra per me ed una coca cola per Mike. A quanto pare gli alcolici dopo una certa ora lo fanno stare male.
Aspetto che il barman mi passi i bicchieri quando sento una mano sul mio posteriore, e il respiro di qualcuno accanto al mio orecchio.
Non mi ci vuole molto tempo per riconoscerlo.
«Cosa ci fai qui? »  gli chiedo, rimanendo impassibile.
Edward ridacchia. «Cosa ci fai tu qui, se mai. Oltretutto con Mike Newton, non era gay? »
Alzo gli occhi al cielo, e con una mano gli sposto la sua dal mio lato B.
«No, non è gay. Come fai a conoscerlo? »
«E’ amico di Emmett»  sorride, il suo sorriso sghembo. Quello che mi prende in giro.
Quello che fa aumentare notevolmente i battiti del mio cuore.
«Quindi cosa ci fai qui? »
Fa cenno con la testa verso una ragazza seduta su un divanetto dall’altra parte della sala.
Kate, un’amica di Jessica. Coincidenze? Non credo.
«Carina, ma pensavo potessi fare di meglio»  commento acida.
«Sai, stavo per dirti lo stesso» .
«Beh, buona serata Edward, divertiti»  prendo i due bicchieri, mi volto dall’altra parte e raggiungo Mike.
Non capisco per quale motivo sia così infastidita.Non capisco per quale motivo la mano attorno al bicchiere stia tremando.
Ma soprattutto non capisco per quale dannato motivo debba incontrare Edward ovunque vada.
Prendo un bel respiro, e mi siedo accanto a Mike.
Gli porgo la sua bibita, e inizio a bere avidamente la mia.
«Tutto bene? »  mi chiede.
«Mai stata meglio»  rispondo con un sorriso, ma guardo verso l’altro lato e incontro i suoi occhi.
Mi sta fissando, come io sto facendo con lui.
E la voglia di andarmene non è mai stata tanta come in questo momento.
 
Un’ora dopo, mi alzo di nuovo per andare alla toilette. Le due birre che ho bevuto per tenere la mente occupata hanno fatto il loro effetto.
Mike invece, è andato a prendere i cappotti.
Una volta davanti allo specchio, guardo il mio viso, cercando segni di imperfezione del trucco.
Fortunatamente, non ce ne sono.
Poi sento qualcuno bussare. Chissà perché ho la sensazione di sapere chi troverò dietro la porta.
Sbuffo. «Edward, cosa vuoi? »
Non finisco la frase che le sue labbra sono sulle mie.
La sua lingua è nella mia bocca .Mi trascina contro il muro. Le mani sui miei fianchi. La maglietta sale fino ai seni ed inizia ad accarezzarli facendomi mugolare di piacere.
Stringo i suoi capelli come per avvicinare il suo viso al mio. Forse perché anch’io ho aspettato questo momento da tutta la settimana.
«Mi mancava il tuo profumo»  sussurra sul mio collo. «Mi mancavano i tuoi capelli alla fragola»
Sorrido contro le sue labbra,  lui mi morde il naso.
Questa cosa però , non è giusta.
Siamo qui con altre persone. Sono con Mike.
«Devo tornare di là»  sussurro, cercando di allontanarmi dal peso del suo corpo.
«Per cui…» fa un pausa, guardandomi fisso negli occhi e accarezzando la parte di pelle sul fianco rimasta nuda. «Mi stai dicendo che vuoi andartene via con Mike Newton, e non con me? » 
In quel momento, mentre le sue labbra si muovono a tre centimetri dal mio collo, risulta davvero difficile rispondere con chiarezza, ma non ho altra scelta. 
«Esatto, e tu puoi tornartene benissimo sul divano con Kate, o come diavolo si chiama» . 
Ridacchia. «E se volessi rapirti e portarti a casa mia? E magari farti urlare per tutta la notte? »
Lo guardo divertita. «L’idea in effetti mi alletta parecchio»  dico sul vaga. «A patto che tu mi faccia giocare a PES. La tua espressione quando ti ho battuto 6 a 0, è stata veramente epica» .
Allarga le narici e le labbra, mentre gli occhi si riducono in due piccole fessure. «Tu hai imbrogliato! Giocavi completamente nuda, ovvio che la mia attenzione era tutta su ... »  strizza un mio seno. Un gemito esce dalle mie labbra.
«Mi sta aspettando, Edward. Mi faccio accompagnare a casa, e domani mattina passo da te. Non ho lezione» 
 «Giocherai nuda con i miei videogiochi? »
«Hai appena detto che è imbrogliare…»
«Mi piace giocare sporco» sussurra al mio orecchio, facendomi rabbrividire.
 

*** * ***
Quando torno a casa, le gambe sono molli e la testa è leggera. 
Rosalie è già rientrata, e Jessica è rinchiusa in camera sua.  Sono tre giorni che la vedo solo di sfuggita, non che la cosa mi dispiaccia.
Entro nella stanza di Rose, e mi siedo sul suo letto.
Sta leggendo un libro.
«Come è andata la tua serata? »  le chiedo con un sorriso.
Toglie gli occhiali dal suo naso, quelli che usa per leggere e le danno l’aria di una professoressa sulla quarantina. «Non lo so… Emmett non mi ha toccato»
«Come non ti ha toccato? »
Scuote la testa, sospirando. «Pensavo di trascorrere una serata romantica. Invece, mi ha baciato solamente quando mi ha riaccompagnato qui» .
«Forse… stava male» .
«E se non mi volesse più vedere? »
Le tiro una spinta sulla spalla, mentre porto gli occhi in gloria. «Non dire stupidaggini, Rosalie Hale. Sarà stato stanco, o forse aveva una buona scusa. Una sorpresa» .
Sbuffa per l’ennesima volta e incrocia le braccia al petto. «Se lo dici tu. Raccontami come è andata la tua di serata… ti sei divertita? »
«Fino a quando non ho incontrato Edward, tutto okay » .
«Oh, no» .
«Già, ci ho provato. Comunque, Mike non credo sia il mio tipo»  commento ridacchiando. «Hai visto la rosa all’ingresso, non è vero? »
Scoppiamo a ridere nello stesso istante.
«Ho capito, ora lasciami finire questo libro e vai a letto. »
«Sì, mamma» .
«’Notte Bella» .
 
 
Dopo essermi fatta un bagno caldo, e aver indossato il pigiama, prendo il cellulare dalla borsa per controllare di non avere messaggi.
Non so perché, ma ho la sensazione che Mike mi invierà presto uno di quei patetici sms simili a : sono stato bene con te, stasera.
Ugh.
Non trovo nulla del genere, però. Solo dieci chiamate perse.
Sono tutte di Emily, l’amica di mio padre.  Non la sento da anni. Per quale motivo ha deciso di chiamarmi proprio stasera?
Compongo il numero per ascoltare se abbia lasciato qualche messaggio sulla segreteria.
«Bella, sono in ospedale. Charlie  ha avuto un infarto. Chiamami al più presto» .
E improvvisamente tutto intorno a me comincia a girare.
 
 
 

NOTE:

Scusarmi per i ritardi, non mi porta da nessuna parte. E' un periodo così.
Ringrazio tutti per le meravigliose recensioni e per i messaggi che mi avete inviato durante questi... due mesi? Sono davvero due mesi che non posto?
Il prossimo capitolo però, è già scritto per metà. Per cui, conto di farcela entro due settimane.
Ricordo che sto scrivendo anche un'originale/romantica, che potete trovare qui: Hic et Nunc
Un bacione e... cosa succederà adesso? Charlie sta male, ma ce l'ha ancora con Bella, per cui  ci sono ancora un paio di nodi da sbrogliare  :)
Ed Edward non sta diventando adorabile? 

 



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