Not just two teenagers.

di SassyUnicorn
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** #1 ***
Capitolo 2: *** #2 ***
Capitolo 3: *** #3 ***
Capitolo 4: *** #4 ***
Capitolo 5: *** #5 ***
Capitolo 6: *** #6 ***
Capitolo 7: *** #7 ***
Capitolo 8: *** #8 ***
Capitolo 9: *** #9 ***



Capitolo 1
*** #1 ***


1

NOT just two teenagers.

Uno di quei posti che mai avrei potuto odiare, di nuovo, ora è di nuovo buio nella luce fioca di marzo.
La neve rende tutto più assurdo, quasi irreale.
Stringo la mano a mia madre che dopo settimane sembra essersi sciolta.
La bara viene calata giù e le parole del reverendo sembrano lontane anni luce.
Asciugo una lacrima, una delle tante che sta bagnando il mio volto.

La sua essenza è sparita.
Vorrei sbattere la testa da qualche parte, qualcosa di forte, semplicemente per non pensare alla mia vita futura.
Mikey è morto.
Gerard è lontano e freddo.
Mia madre ha trovato la cocaina per terra la sera dell'incidente, ora vado in terapia. E anche in una nuova scuola, quella cattolica.
Sposto lo sguardo, non ce la faccio a guardare ancora quella squallida buca con dentro il mio migliore amico. Sposto lo sguardo e incontro quello di Gerard, lucido e vuoto. Vorrei abbracciarlo, baciarlo e dirgli che ne usciremo insieme. Ma non posso, lui non me lo permette.
Ma io non smetterò mai di provarci.
Lascio la mano di mia madre, le sussurro qualcosa e a passo incerto mi dirigo verso Donna che nel suo abito nero sta piangendo sulla spalla del figlio. Dietro di loro c'è Donald, il signor Way. Non lo vedo da anni. I capelli sono brizzolati e la pelle è cadente dove prima c'erano delle guance.
Do le mie condoglianze e chiedo a Gerard di venire mentre chiedo a me stesso se i suoi siano a conoscenza di.. Di quello che c'è. Si, c'è ancora. Lo leggo negli occhi di Gerard che cercano qualche scusa per non allontanarsi con me. Lo leggo nei sui gesti che attenti cercano di non sfiorarmi mentre camminiamo tra i cipressi innevati.
La bara di Mikey è affianco a quella di Elena, la nonna.
Avverto una fitta allo stomaco e chiedo a Gerard di sederci.
Le panchine sono state ripulite dalla neve forse quella mattina stessa da quell’uomo strambo che si occupa di questo piccolo cimitero.
La lapide di Mikey, anche se lontana e coperta da alberi e altre lapidi, mi urla di guardarla. Ricaccio indietro le lacrime quando un’altra fitta mi colpisce lo stomaco facendomi piegare in due.
Gerard mi cinge le spalle chiedendomi come sto, noto un topo più morbido e non posso fare a meno di sorridere.
         -Credo di stare bene, si.- lo ringrazio per l’interessamento e so che i miei occhi sono pieni di domande ben visibili a lui, solo a lui. Ma so che ancora non è tempo di risposte, voglio dare tempo a Gerard, voglio che superi la morte di Mikey e voglio superarla anche io. Mikey era come un fratello per me, il fratello che non ho mai avuto. L’amico con cui scherzare e leggere fumetti. Il tipo con cui strimpellare tutta la notte la musichetta di Harry Potter.
Il  Mikey su cui contare sempre e comunque.
         -Mi manca Mikey.- la voce di Gerard è quasi un sussurro.
         -Manca anche a me.- dico senza un minimo di ovvietà nel tono.
         -Come fai Frank? Come fai a sostenere questo.. dolore. Mi pento solo di aver passato poco tempo con mio fratello ma tu.. è con te che è diventato quello che… era.-
         -E’.- lo interrompo correggendo quel tempo verbale mi ha fatta salire le lacrime.
Gerard si volta verso di me e posso chiaramente vedere le occhiaie su quella splendida pelle diafana che sembra ancora più preziosa e delicata con quella luce invernale.
Si riconoscono chiaramente dei segni di Mikey sul volto di Gerard. Non avevo mai fatto caso alle loro somiglianze, li ho sempre visti molto diversi e invece ecco lì quel mento e quella punta del naso leggermente appiattita, quel labbro superiore tagliato nella stessa maniera. Si, i fratelli Way si somigliavano. Ogni volta che faccio un pensiero al passato vorrei tirarmi una martellata sui piedi ma.. è inevitabile.
Mikey ora è pelle e organi in decomposizione che presto diventeranno polvere e poi PUFF niente Mikey.
Questi macabri pensieri mi fanno salire l’acido alle stelle. Sto per vomitare ma le fredde mani di Gerard mi riportano con i piedi per terra anche se anche il macabro si nasconde proprio fra questi cespugli.
Siamo in silenzio da un po’. Ha le labbra secche, per il freddo suppongo e vorrei baciarle.
La mani di Gerard sulla mia guancia sembra diventare, piano piano, fuoco. Mi salgono le lacrime agli occhi, ultimamente lo fanno sempre, e lascio cadere la mia testa sulla sua spalla e qualche lacrima scende libera senza il mio permesso. Lascio che Gerard mi stringa e mi godo questa sensazione di protezione che mi mancava. Mi posa un bacio sulla fronte e alzo gli occhi che vengono attirati dai suoi come calamite ed una scarica elettrica mi passa tutto il corpo, come quella prima volta davanti ad una tazza di caffè ed un video dei Muse a casa mia.
Sorrido debolmente e gli accarezzo il viso, una strana sensazione mi attanaglia lo stomaco. Sembra tanto un addio, un addio da film romantico. Solo che questo film di romantico ora non ha proprio nulla. Glielo leggo negli occhi che è un addio e i miei, di occhi, non possono fare a meno di bagnarsi di nuovo, di bagnarmi il viso  e di bagnare le nostre labbra unite in un bacio che sa di dolore, di frustramento e di, appunto, addio. Non riesco a staccarmi da quelle labbra rosse dal bacio e quegli occhi dalle varie tonalità che mi fanno impazzire.
Preso dalla furia lo bacio di nuovo, sta volta con più passione, non voglio.. non voglio dimenticare il suo sapore e so già che non lo dimenticherò mai.
         -Non puoi..- interrompo quel silenzio riempito solo dai nostri respiri accelerati, fronte contro fronte. La sua mano sulla mia guancia. La mia mano sulla sua nuca. A Gerard corre via una lacrima. Non mi risponde. –Gerard, non.. non puoi!- la mia voce, ridotta ad un sussurro, è una predica.
         -Non.. non sarà per sempre.- una voce rotta dal pianto che mi fa tremare.
         -Io sarò qui per sempre ma...- non riesco a finire.
         -Ma cosa Frankie..- sussurra tremando. Frankie..
         -Ma ho paura.- non tratteniamo più le lacrime.
         -Di.. di cosa?- Gerard sembra ferito.
         -Te lo leggo negli occhi Gerard. Non.. non tornerai, è di questo che ho paura. Ho paura di non averti più con me.- Sputo fuori uno dei pensieri più egoista. –Perché?-
         -Io.. ho bisogno di.. tempo.-
         -Ma.. ma cosa Gerard, cosa è successo?- tolta questa domanda mi sento molto più.. più niente riflettendoci. Se prima c’era voglia di chiedere ora c’è paura di avere risposta. Gerard mi guarda un po’ spaesato, forse in cerca di una risposta. Ma no, non può aver tagliato i ponti così come si taglia il gambo troppo lungo di una rosa.
         -Io.. ero e sono.. confuso. Sono distrutto e deluso, sono tutto Frank, capiscimi. Te ne prego.- le lacrime gli rigano il viso.
         -Deluso Gerard? Deluso da cosa?- la mia voce non è alta ma in confronto ai nostri sussurri sembra un urlo disperato.
         -Da.. Da me, ho permesso che accadessero troppe cose brutte, troppe tragedie. Ho permesso al tuo cuore di innamorarsi di me e ora lo sto facendo soffrire perché sono malato. Sono malato Frank, sono pazzo, sono un pazzo furioso! Vorrei prendere questa panchina e buttarla sulla testa di Alicia, quella bastarda.- ora si, la sua voce è alta. Alicia.. Alicia era al volante. Alicia è viva. Mikey no. Alicia era ubriaca fradicia. Mikey.. anche.
         -Non.. non è colpa tua! Nulla di quello che hai detto è colpa tua Gerard. Permettimi di aiutarti.-
         -No.- scuote la testa e si alza dalla panchina. Non lo capisco..
         -Perché?- mi alzo anche io afferrandogli un polso per non lasciarlo scappare.
         -Hai tanti perché oggi Frank.- un sorriso amaro. –Perché non me lo merito Frank. Non merito te, non meritavo Mikey e non merito niente in questa merda di vita.- piange, piange lacrime pesanti che gli arrossano gli occhi.
         -Non è vero.- sussurro accarezzandogli il viso.
Lui mi abbraccia, mi stringe al suo petto e poi.. mi lascia. Mi lascia lì e io seguo le sue orme nella neve allontanarsi da me. Lo vedo svoltare a destra. Intravedo la madre fra i cipressi che lo prende sottobraccio. Poi vedo Gerard voltarsi verso di me. E come una magia i nostri occhi si incontrano incuranti dei rami che ostacolano la vista. Gli faccia un saluto con la mano.

Addio Gerard.



Salve a tutti, ecco questo famoso sequel di Can we be more than that?
-Storia che credo si sia evoluta molto nel corso dei capitoli, forse sono cresciuta io o forse bhò son diventata più decente a scrivere-
Questo primo capitolo non è proprio un capitolo e scuso la cortezza ma bhò volevo mettere in chiaro alcune cose prima.
Frank in una nuova scuola, Gerard freddo e distaccato e Mikey.. morto.
Spero che seguirete anche questo sequel.
Ringrazio tutti quelli che lo leggeranno!
Tere, vedi che finalmente l’ho scritto? LOL
Perché si, scrivere questo capitolo cortissimo è stato peggio di un parto.
Mi permetto anche qui di consigliarvi l'ultima oneshot che ho pubblicato che è anche nel concorso della oneshot dell'estate e per questo motivo non posso linkarvela.

Xoxo Ann

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Capitolo 2
*** #2 ***


#2

La nuova divisa è anche peggiore di quella vecchia. Giacca a quadri, stile scozzese di un rosso e un verde deprimenti.
Le mie occhiaie non danno segni di volersene andare. Ogni notte è peggio. Ogni notte un nuovo pezzo. Ogni notte il suo viso. Ogni notte la sua morte.
Sto per impazzire.
Sono le sei del mattino e sono già pronto. La scuola è alle sette. Che bella merda..
Scendo il cucina, mia madre dorme ancora. Ultimamente sta cercando di capirmi o più semplicemente quel figlio di puttana del terapista fa la comara con lei raccontando i miei fatti.
Quel tipo non sa niente, non sa un cazzo di niente.
Non sa nulla di quello che provo, nulla di Gerard, nulla della musica e nulla di mio padre. Sa solo della droga il che non serve a nulla.
Prendo del caffè e accendo la piccola tv sul mobile cercando i canali di musica.
La musica. L’unica cosa rimasta o forse l’unica che ho fatto restare.

Mikey è morto.
Ray.. Ray non lo sento da un po’ . Mi ha scritto, continua a farlo ma io continuo ad ignorare il telefono. Anzi, non so nemmeno dove sia, non lo vedo da un po’ ma lo sento squillare ogni tanto.
Bob.. Bob è semplicemente sparito dopo che ho mandato a quel paese lui e la sua gallina.
Gerard.. Gerard non so nemmeno che fine abbia fatto.
Prendo lo zaino color merda, si esatto, color merda, dall’ingresso ed esco di casa anche se è troppo presto la scuola non è vicinissima ma non mi va di restare a casa.
Se non si è capito la mia vita sta andando a farsi fottere ma.. I don’t care.
Non c’è più nulla che mi interessa.
Nulla che mi faccia pensare ad un futuro migliore.
A volte penso che forse è meglio finirla, darci un taglio. Ma poi penso a mia madre, alla mia fottuta paura del dolore, a Gerard.. si penso anche a lui.

 

La scuola è sterile. E’ bianca, fuori e dentro. Le suore sono cattive.
Si merda, il mito della suora cattiva è vero.
Sono perfide, apatiche e sante. Se, finte sante.
Gonnelle alla caviglia. Non tanto alla caviglia quando suora Nancy se la fa col preside però.
La maggior parte degli studenti in questa scuola sono figli di direttori di banche e ragazzine disadattate. Niente di interessante nemmeno nelle attività.
Preferirei restare tutti i giorni in punizione pur di ritornare alla vecchia scuola.
E invece no. Mia madre ha scelto la scuola cattolica per farmi rigare diritto. Si, diritto tra le mani di una lametta o una bottiglia di vodka. Che donna dolce.
Mi ha proibito di uscire i primi tempi, poi ha capito che non sarei uscito comunque e la punizione è andata scemando. Poi la stupidata della terapia. Poi il discorsetto su Gerard. Poi il discorsetto sulle mie richieste assurde in fatto di cibi.
Ho fame, sempre fame.
Credo sia per il nervoso.
Ho messo su qualche chilo ma come ho detto non mi interessa più di tanto.
La scuola inizia, la preghiera del mattino in palestra e poi le altre 5 ore dedicate al signore, come dicono loro. Mi chiedo cosa si impari in questa scuola se tutto ciò che viene insegnao viene insegnato legandolo alla religione. L’assassinio di Kennedy ad esempio. La religione a cosa la vuoi legare?!
Mi sento finalmente libero quando suona l’ultima campana e trovo mia madre ad aspettarmi fuori, strano.
         -Come mai da queste parti?- chiedo appena entro in macchina. Spero solo che non sia stata chiamata dal preside perché fumo. Si, fumare è un peccato.
         -Andiamo dal dottore.- dice senza tono.
         -A fare?- dal dottore? Non capisco.
         -Frank sei strano e non mentire, stanotte hai vomitato.- mi punta un dito contro senza distogliere lo sguardo dalla strada.
         -Si ma penso che mi abbia fatto male qualcosa, non è poi così grave.- scrollo le spalle. A dire il vero non è la prima volta che vomito in piena notte o di mattina presto, come stamattina. Penso sia tutto a causa dell’incubo ma questo evito di dirlo.
         -Comunque una visitina non ha mai ucciso nessuno, no?- dice ironica. Non le rispondo. La visita dal medico mi mette una strana sensazione, mia madre sospetta qualcosa e io sospetto che lei sospetti qualcosa che io non sospetto.
‘Fanculo le madri!
Penso non avrò mai un figlio, non sono tagliato per fare il padre. Proprio no.
Sorrido ripensando a Gerard, quella volta che mi ha confessato che se mai avrà un figlio lo tratterà come un qualcosa di prezioso, la cosa più preziosa al mondo e che proverà a fargli vivere la migliori delle infanzie. Aveva un luce bellissima negli occhi mentre lo diceva. In quel momento il mio cuore stava scoppiando d’amore. Lo fa pure ora ma ora è decisamene diverso.. non sono fra le sue braccia e non sono nella sua macchina.
Mi rannicchio sul sedile aspettando che mia madre arrivi in ospedale.
Poi c’è l’ospedale, quel parcheggio.. Terry e la torcia, i finestrini appannati.. un covo d’amore, ecco.
Ma l’ospedale ha un altro ricordo, che non c’entra nulla con un covo d’amore, con Terry e la torcia e con dei finestrini. Anzi con dei finestrini si, quelli che si sono frantumati addosso a Mikey durane l’incidente.
Varchiamo la porta principale e mi si stringe il cuore. Rivivo per un attimo quella scena di me in preda al panico, dell’infermiera che mi porta in quel dannato corridoio dove Gerard ha lasciato l’anima. Sono sicuro che se torno in quel posto la trovo ancora lì accovacciata affianco alla porta in attesa di qualche notizia. In attesa della notizia.
Ma no, non tornerò mai il quel corridoio. Mai.
Mia madre chiede di un certo Dr. Leto. E un’infermiera ci indica il piano.
Ho paura di incontrare la madre di Gerard in ospedale e non oso immaginare come si possa sentire a passare la maggior parte del suo tempo nell’edificio dove il figlio è morto.

Basta.
Chiudo gli occhi cercando di mandare via questi brutti pensieri e anche le lacrime che stavano arrivando. Basta.
L’ufficio del Dr. Leto è al terzo piano, è un ufficio discreto. Qualche foto sulla scrivania, due riconoscimenti appesi al muro per mostrare la sua bravura. E una targa sulla scrivania “Dr. J. Leto”. Non so nemmeno che tipo di medico sia.
Mia madre gli stringe la mano, io dopo di lei. Non spiccico parola mentre mia madre dice i miei “sintomi”.
         -Mi scusi signora, posso restare un attimo da solo con il ragazzo?- ascoltando la sua voce mi volto verso di lui con un viso senza espressione. Mia madre annuisce, mi accarezza i capelli ed esce.
         -Frank, Frank, giusto?- annuisco per dargli conferma. Mi accorgo solo ora di come sembri giovane. –Bene Frank, dimmi.. è da molto che avverti il senso di nausea e di eccessiva fame?-
         -Qualche settimana credo, non c’ho fatto caso.-
         -Potresti essere un po’ più preciso su cosa avverti prima della nausea?- mi chiede scribacchiando qualcosa su un blocco. Ci penso bene ma non ricordo particolari dolori o altro. Tranne qualche fitta ogni tanto. Vorrei tenere la boca chiusa e dire “no, sto bene. Arrivederci.” Facendo il bambino scazzoso ma qualcosa mi dice di aprire la mia fogna.
         -Niente di particolare, quando sto troppo seduto a volte.-
         -Va bene. Hai anche giramenti di testa o altri dolori fisici?-
         -Mi gira raramente la testa e ogni tanto ho delle forti fitte alla pancia.-
Scribacchia ancora poi mi fissa forse incerto se scrivere o meno qualcosa.
         -Posso sapere precisamente le fitte dove ti colpiscono?- mi chiede ancora con la penna a mezz’ora. Ci penso un po’ poi mi tocco il ventre indicando i punti dove le fitte mi colpiscono più spesso. Leto mi fissa ancora.
         -Frank.. non vorrei essere indiscreto ma posso sapere se sei ancora vergine?-
Arrossisco, oh si se arrossisco. I ricordi di quella sera mi colpiscono come uno schiaffo e mi buttano a terra dicendomi che sono solo ricordi e che mai riavrò le mani di Gerard sulla mia pelle.
         -N-No..-
         -No, non sei più vergine?- ma cazzo, vuoi rigirare il coltello nella piaga brutto figli di puttana?
         -No. Non sono vergine.- gli vorrei sputacchiare in faccia.
         -Bene, allora dovrai fare qualche altro accertamento.-
         -Mi scusi, mi sta dicendo che ho una malattia venerea?- la domanda mi esce fuori da sola. Non riesco a pensare ad altro dopo la domanda “sei vergine?”.
         -Ma cosa.. no! Frank no, non parlo di una malattia venerea.- ma Leto è specializzato in suspance?
         -E allora cosa? Non capisco l’essere vergine o meno cosa c’entri. Parli chiaro, mi sto stufando.- se mia madre fosse stata presente mi avrebbe già mollato due sberle.
         -Frank, temo che tu sia incinto.-

Mascella? Mascella?! Qualcuno ha trovato la mia mascella da qualche parte? Temo di averla persa.
         -Che cazz..- insieme alla mascella sto per perdere gli occhi.
IncintO. IncintO?! Ma è umanamente possibile? Oppure sono una donna? Oppure sono uno scherzo della natura, mezzo uomo mezzo donna e magari Gerard ha puntato al… buco sbagliato. Pensando questo arrossisco, e di brutto pure. Oppure non c’è un buco sbagliato, magari è solo uno e io non mi sono mai accorto di avere il ciclo. Dicono questo nei telefilm, no? “una ragazza senza ciclo è una ragazza senza figli!” quindi.. –Ma come cazzo è possibile?- la mia lingua parla da sola.
         -Vedi Frank.. ci sono alcuni casi.. di alcuni uomini che sono in grado di portare a termine una gravidanza. Non sono ancora chiari i procedimenti e ti verrà anche chiesto se vuoi aiutare i medici a studiare questi casi. Fino ad ora nessuno ha accettato perché questo significherebbe abortire. E sappiamo per certo che la gravidanza non è proprio simile a quelle di routin, sempre 9 mesi ma il feto cresce meno lentamente. E sappiamo anche che è possibile partorire solo una volta. Diciamo che insieme al bambino esce fuori questo mini utero che alcuni presentano. I casi non sono rarissimi ma sono abbastanza rari i casi in cui il bambino.. sopravvive.- mi fissa cercando di leggere la mia espressione pietrificata.
Gli uomini possono partorire? Dal culo? Da dove?! Studi? Mini uteri? Bimbi.. morti?
Non so davvero più cosa pensare. Magari ora escono fuori anche gli umpalumpa e mi danno della cioccolata. Umh si, ho voglia di cioccolato.
         -Ma.. siamo sicuri? Insomma che io sia.. incinto.-
         -Ne sono abbastanza sicuro. Se mi segui nell’altra stanza facciamo un ecografia e.. diamo la bella notizia alla mamma.- annuisco ma gli chiedo di non dire nulla a mia madre, per ora, e lui accetta.
Cambiamo stanza, mi spalma del gel puzzolente sulla pancia e accende un macchinario al mio fianco. Inizia a passare sulla mia pancia con questo coso di cui ignoro il nome, sul macchinario iniziano ad apparire cose confuse, non capisco inizialmente poi vedo meglio. Un piccolo feto sta lì nella mia.. pancia. Mi viene un conato di vomito al pensiero che qualcosa sti crescendo dentro di me. Al pensiero che sono uno sfigato, al pensiero che sarò un padre single. Terrò il bambino? Non lo so. Al pensiero di Gerard che.. lo dirò a Gerard? Devo, ma troverò il coraggio?
La mia mente è affollata da mille domande e pochissime risposte. Dubbi su dubbi.
Tutti mi giudicheranno un lurido gay ma non mi interessa più di tanto. Io amo Gerard. Lo amavo mentre facevamo l’amore e creavamo questa.. cosa.. dentro di me.
         -Frank, stai bene?- Leto interrompe i miei pensieri, io annuisco senza spiccicare parola. –Sei sbiancato, sei sicuro? Vuoi ch chiami tua madre?- annuisco ancora, ho bisogno della sua mano.
Leto lascia la stanza e ritorno qualche secondo dopo con mia madre al suo fianco che mi guarda già con gli occhi lucidi.
Non ce la faccio a guardarla, giro il viso fissando il muro bianco dietro il macchinario.
Lei non dice nulla, mi prende la mano e basta. Me la stringe mentre Dr. Leto gli spiega le stesse cose che ha spiegato a me.
Lo ringraziamo, mi da le radiografie che non oso prendere a mano, le prende mia madre, ed usciamo dall’ospedale. Un macigno mi costringe a tenere la testa bassa, mi sento un idiota. Uno sfigato. Un tutto-quello-che-nessuno-vuole-essere.
Mia madre non apre bocca ma non è arrabbiata, poi perché dovrebbe esserlo?
“Non correre.” Mi aveva detto.
Ricaccio via le lacrime ed apro la porta di casa con una busta della spesa in mano. Ho comprato anche il cioccolato.
Non voglio parlare. Non voglio camminare e non voglio fare nulla.
Prendo la mia cioccolata e me ne salgo in camera sperando di morirci.
Ed ecco che il primo pensiero pessimistico della giornata si fa avanti e si unisce a quelle mille domande che ancora mi galleggiano in testa.

E Gerard, come la prenderà?
E io come farò?
Come dirglielo?
E se il bambino morirà?

E se morissi io prima di lui.. ?

 

 

 

 

NOTIZIONA non tanto sciiiiiiiiok visto che l’ho scritto nella trama che questa storia sarà una Mpreg u-u
Allooora ecco questo secondo capitolo, non se che altro aggiungere.
A si, dove solo tutte le belle signore che seguivano l’altra storia? çWç
*va via facendo la finta offesa*
Addio ragazze, 
al prossimo capitolo.

                                                                

 

xoxo

Ann :3

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Capitolo 3
*** #3 ***


3

Chiuso per ore in quella stanza mi preoccupavo solo di mangiare e andare in bagno. Mia madre ci prova ancora a bussare e so che prima o poi il discorsetto arriverà ma per ora non sono dell'umore giusto, credo che anche lei l'abbia capito.
Camminando verso scuola mi accorgo che la primavera sembra essere puntuale quest'anno. L'aria è frizzante, l'aria, solo l'aria, io non lo sono proprio.
Riavere il telefono mi fa pesare molto la tasca, come se avessi una pietra al posto di quel pezzo di plastica. E se chiama qualcuno? Non ho più scuse per non rispondere. Ma tanto non chiamerà nessuno.
Gli sguardi dei puritani in giro per la scuola mi colpiscono come fruste appena arrivo. Ho messo su peso, cazzo vogliono?
Dopo la scuola ho bisogno di evadere, non voglio andare a casa. Credo che andrò al cimitero, devo dirlo a Mikey e.. Mikey non sapeva di me e suo fratello. È giusto informarlo che sono.. Incinto? E se la cosa non gli sarebbe andata a genio? E se non ci avrebbe accettato? È giusto dirglielo ora?
Ma era.. è il mio migliore amico, deve saperlo.
Poi lo voglio dire a mio padre. Questa volta non ho paura di come mi possa giudicare, come quando facevo uso di droghe.
A lui non sarebbe importato nulla, sarebbe stato semplicemente felice di vedermi innamorato. Perchè si sono ancora ancora innamorato di Gerard, Gee.
Arrivato al cancello del cimitero rimango sorpreso dal trovarlo chiuso. Ah, è venerdì, ovvio che sia chiuso. Sto perdendo la testa.
Mi volto per fare retrofront e un insegna luminosa attira la mia attenzione.

"Fun ghoul". Che mitico posto quello.. Da quando non c'andavo, mesi credo. avviandomi verso quel discreto locale come un emerito cretino allugo una mano sorridendo in cerca di quella pronta di Gerard. Il sorriso si spegne quando afferro l'aria. Mi sento un cretino quando apro la porta che sbatte a dei campanelli per attirare l'attenzione.
Una ragazza davanti ad un pc mi saluta senza alzare gli occhi, io mi piazzo davanti al bancone in attesa che la ragazza, Terry, alzi gli occhi.
         -Mi di...FRANK!- il suo sorriso mi invade e poco dopo anche il suo abbraccio. -Che diavolo di fine avete fatto?!- forse si accorge che quel plurale è come un pugno in viso e mi fissa. -Mi racconti tutto davanti un caffè.- mi punta un dico contro con aria che non accetta risposte negative e non oso controbattere, in fondo un po' di compagnia fa bene.        -Mike io esco a prendere un caffè con Frank, muovi le chiappe e scollati da quella play station e vieni alla cassa!- urla per poi rivolgersi a me -Dio quanto lo amo!- rido, con Terry non si può non ridere. Usciamo dal negozio senza aspettare Mike, non ho mai conosciuto Mike. Ho fatto zozzerie nella sua stanzetta ma non l'ho mai conosciuto.
         -Allora ometto, raccontami tutto.- diceTerry curiosa davanti ad un tazza di caffè fumante. Il nuovo taglio fa la fa sembrare più adulta e sbarazzina allo stesso tempo, non è perfetto quindi me la immagino davanti lo specchio a tagliarsi i capelli, come ogni bambina fa prima o poi, con la lingua di fuori per la concentrazione.
         -Non c'è nulla da raccontare.. Dopo il ballo si è rotto qualcosa, oltre la vita di Mikey,- Terry era venuta anche al funerale e rivordarle di Mikey fa fare una smorfia ad entrambi- Gerard è cambiato e mi ha detto di lasciarlo stare.- cerco di essere il più cinico possibile.
         -Ti ha detto così?- mi chiede incredula.
         -No ma io ho capito questo.-
         -Sei andato da lui?-
         -No.- perchè avrei dovuto poi..
         -Voi uomini siete peggio delle donne!-sbotta lei con il suo solito fare -devi andare da lui! Sta soffrendo come un cane e ha bisogno di te!-
         -No Terry, andare da lui signifiva dirgli delle cose che non sono pronto a dirgli.- mi mordo subito la lingua, lei mi guarda curiosa. Bevo un lungo sorso di caffè sotto il suo sguardo indagatore.
         -Sei incinto!- quasi urla e io mi affogo con il caffè e tossisco sputacchiandolo ovunque. Non riesco a spiccicare parola con la gola che mi brucia ancora ma la guardo e credo di avere un espressione assurda perchè ridacchia -Andiamo! Sei ingrassato e storci il naso ogni volta che bevi un sorso di caffè! Proprio come..-abbassa lo sguardo sorridendo dolcemente forse più a se stessa che a me -Me..- finisce la frase guardandomi con quelle due perle scure che sono diventati i suoi occhi mischiati alla commozione.
Terry è incinta.
Questa piccola cucciola stravagante che mi trovo davanti è incinta, anche io sono incinto.. Ma la sua notizia è decisamente più normale.
La guardo con un sorriso, ho voglia di abbracciarla.
         -Terry.. Ma è magnifico! Insomma lo volevi, no? Poi ami Mike e finalmente vi sposerete!-
         -Si lo so, è magnifico..- al contrario di come può sembrare la sua breve risposta sprizza davvero contentezza. È ancora persa tra i suoi pensiero, almeno credo. Ma quando si volta verso di me seria capisco che no, non parleremo della sua gravidanza.
Abbasso gli occhi e stringo la tazza chiedendomi se sul serio storcevo il naso prima.
         -Frankie..- allunga una mano sul piccolo tavolo e le sue dita con tanto di smalto nero quasi del tutto andato via stringe le mie mani sulla tazza -Frankie non c'è nulla di male, succede, insomma magari nemmeno lo sapevi che è umanamente possibile ma ti prego di non chuedermi come lo so io..- riprende fiato, io non apro bocca -Insomma, devi dirlo a Gerard, la verità è sempre la via giusta. Non pensi che debba saperlo?- mi sento sotto analisi ma i suoi occhi non sono freddi come possono essere quelli di uno psicologo strapagato, sono dolci e pieni di affetto. Mi scende una lacrime mentre ringrazio il cielo per avermi mandato Terry quel giorno mentre cercavo un regalo per Gerard..
         -Si, deve saperlo.. Ma io.. Non sono pronto a dirglielo.-
         -Certo, hai bisogno dei tuoi tempi, anche per accettare la notizia.-

 

 
Mani, siete pregate di smetterla di tremare. E anche voi ginocchia. Forse dovrei proprio smettere io di tremare mentre tento di premere un pulsantino. Un benedetto campanello che si trova sopra una targhetta in ottone che recita “Way”.
Terry mi ha spronato, mi ha fatto riflettere e poi mi ha lanciato. Ora mi sta aspettando in macchina. Esito un po’ prima di suonare e mi volto verso la sua macchina, lei mi alza i pollici per darmi il via.
Suono.
Aspetto
Sento dei passi. Tanti passi.
La signora Way non è in casa, la sua macchina non è nel vialetto.
Sento una risatina lontana. Non è Gerard.
Poi la porta si apre e di nuovo la mia mascella arriva per terra.
         -Si?- la voce stridula di una Lynz in reggiseno mi colpisce come due schiaffi.
Due schiaffi belli forti.

 

 

 

 

ZAAN ZAAAN

Bene, scuso gli eventuali errori, ho scritto tutto via telefono mentre ero in viaggio.
Umh so he è abbastanza corto ma umh...

Ciao!

 

 

Ann.

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Capitolo 4
*** #4 ***


DISCLAIMER: Questo capitolo sarà da un punto di vista diverso. Ovvero quello di Gerard.
 
Una tazza di caffè, si è quello che mi ci vuole.
Lynz è andata ad aprire la porta. Ringrazio il campanello ma almeno lei poteva rivestirsi.
Bevo un sorso del liquido amaro e faccio una smorfia, ho dimenticato lo zucchero.
Mentre mescolo il tutto nella mia tazza di Batman ripenso a quel suono, quel DINDON che mi ha salvato. Si, mi ha salvato il culo. Non so chi sia, non so perché ancora non mi sono rivestito e non so perché Lynz ci mette tanto alla porta.
E pensarci non so nemmeno perché Lynz sia qui.
E’ arrivata con quel suo nuovo colore di capelli, la sua sfacciataggine e delle ciambelle e poco dopo mi stava spogliando. Cosa c’è di strano?
C’è di strano che niente, o meglio nessuno, dentro di me si è svegliato. Ero lì, imbarazzato mentre lei mi baciava e mi spogliava. Poi il suono della porta e la sua mano sulla mia cintura.
Grazie al cielo.
         -Gee, vogliono te.- dice scocciata mentre ancora in reggiseno si butta sul divano. Cosa ovvia, è casa mia, chi vuoi che vogliano?
Mi avvio alla porta, non aspettavo visite.
Sono senza maglia, afferro la felpa da sopra il divano e mentre me la infilo vado nell’ingresso dove il freddo si insinua subito sotto la felpa e mi fa venire la pelle d’oca. La porta è già aperta ma davanti non c’è nessuno. Esce fuori in veranda e sto per rientrare quando una figura esile, la suafigura, si fa notare su una di quelle sedie scomode di legno che mia madre ama tanto.
Frank.
Cosa ci fa Frank qui?
Perché Frank è qui?
Perché.. ho mandato Lynz ad aprire? Subito arrossisco e vedendo il viso di Frank, smorto, un pugno mi colpisce diritto nel centro del petto. Resto fermo.
         -Avevo detto alla tua ragazza di non chiamarti, non volevo disturbarvi. Anzi me ne stavo andando..- si alza, sembra più basso forse sono quei chili in più. Eppure è ancora più carino. Mi fa venir voglia di stringerlo e sentire se davvero è morbido come sembra. Ma non posso, non posso abbracciarlo.
Dopo quella notte non posso abbracciarlo. Non posso, non posso per lui.. Mikey.
Si. Sono sempre stato curioso ma.. non avrei dovuto, non fare questo.
Ero il lacrime sempre affianco alla sua porta, in mezzo al corridoio con la moquette rossa del secondo piano. Qualcosa mi disse di entrare, di cercare qualcosa di suo. Informarmi su quel fratello che ho vissuto davvero poco. Volevo sapere tutto di lui. Forse il pensiero di sapere tutto mi sollevava un po’. Mi faceva sentire un po’ più vicino a lui. Ma sotto l’effetto dell’alcool lui si.. è più vicino.
Così più io mi avvicino ad un baratro scuro e pieno di alcool lui si avvicina e mi prende la mano.
Quella notte non c’era.
Quella notte ero solo. Ero ubriaco. Non troppo purtroppo per dimenticare la mattina dopo.
Lo trovai sotto il letto.. quel piccolo taccuino marrone consunto che era nascosto nella tasca della sua felpa verde.. la sua preferita.
Non resistetti.. lo presi e con le mani tremanti iniziai a sfogliarlo quando  mi si gelò il cuore.
“ 3 Dicembre

Frank e Gerard sono diventati miracolosamente amici. Più che amici, lo so. Li ho visti.
Non capisco perché non mi abbiano detto nulla.
Non vogliono rendermi partecipe?
Hanno paura di me?
Ho forse mai detto di amare uno dei due mentre ero ubriaco?
Oppure non hanno più tempo per me?
Davvero non capisco..

Davvero Mikey pensava di essere in secondo piano nella vita di suo fratello e in quella del suo migliore amico?
Mi affrettai a leggere altro senza lasciar spazio alle lacrime. Mi sentivo una merda.
Qualcosa sulla band. Mikey.. adorava la band.
Qualcosa su Alicia.. era davvero innamorato.
“4 Gennaio

Gerard e Frank sono chiusi in un piccolo mondo. Mi sento davvero tagliato fuori ma non mi va di rovinare la felicità di entrambi.
Alicia è fantastica, sul serio.
Abbiamo fatto l’amore ieri.. è stata.. pazzesca. Non un filo di imbarazzo tra di noi eppure ci conosciamo da così poco.. penso seriamente al fatidico FOREVER che tanto si legge a destra e a sinistra.
A proposito, il libro che mi ha regalato Frank si è rivelato molto interessante..
Ho un nome da proporre alla band.. My Chemical Romance.
Credo sia perfetto.
Lo dirò a Gerard appena possibile..

Perché non è stato possibile?
Del sangue iniziò a scorrere via.. nel lavandino.
“5 Gennaio

Si, suoniamo al ballo. Al ballo a cui andrò con Alicia.
Ma non ho ancora proposto il nome per la band.. nessuno sembra curarsi che non ne abbiamo uno!
O forse sono solo io che penso troppo in grande.
Frank non mi chiama da giorni.. Gerard è in casa ma.. non spiccichiamo parola.
Mi sento davvero escluso da entrambi.
Dalla vita.
Da tutto.
Alicia mi sostiene.
Una volta l’ho fatto. Ho preso una lametta e.. Alicia mi ha salvato.
Volevo attenzioni?
Volevo morire? No.
Cosa volevo non lo so nemmeno io..

Dopo di che chiusi tutto.
Buttai in un punto indefinito della stanza il taccuino.
Uscii dalla stanza e non ci entrai più.
 
Gli occhi lucidi di Frank mi fanno tornare alla realtà.
         -Do.. Dovevi dirmi qualcosa?-
         -Si.- fa di tutto per sembrare sicuro di quello che dice ma no, gli tremano le labbra. Faccio un cenno per farlo continuare. –Gerard ecco..- si porta una mano al mento con fare concentrato.
Frankie è sempre stato schietto, mi chiedo perché tanta esitazione.
         -Sono.. Sono incinto.- continuo ad aspettare sue parole. Lo guardo. Mi aspetto un “pesce d’aprile” e invece ho solo i suoi occhi lucidi davanti.
         -Eh?- corrugo la fronte, è serio?
         -Si, hai capito.- chiude così. Gira i tacchi e se ne va in una macchina, non guida lui. Chi c’è con lui? Non è la madre. Non riesco a guardare dentro, riesco solo a fissare il prato calpestato da Frank.
Frank cosa? Che? E’ un alieno?
Entro dentro e sbatto la porta.
Mi lascio salire sopra da Lynz. Mi lascio spogliare e mi lascio amare senza reagire, senza pensare a nulla.
 
 
Una settimana senza mia madre è stata la miglior cosa che mi sia capitata.
Tanto alcool.
Alcool.
Alcool.
E poco, si, poco sangue.
Sesso.
La sua voce stridula non mi colpisce quando entra in casa. Sono troppo pieno di alcool per sentirla. Ormai mi sono abituati ai suoni ovattati.
La mia mente è chiusa a chiave. Non l’ho più aperta.
Frank è.. incinto.
Io..
Un bimbo..
Frank..
Mikey.
Io.. sono la peggio persona che possa esistere.
Un altro sorso. Adoro il mio fidato Jack. Jack Daniels.
Frank è solo. Lo era anche Mikey.
Frank.. soffre. Si, soffre gliel’ho letto negli occhi. Mikey soffriva pure.
Tutti soffrono per colpa mia.
Io.. sono un mostro.
Dovrei uccidermi.
Per cosa? Fare soffrire altra gente?
Io.. avrò un figlio.
Cazzo.
Non pensavo fosse.. possibile.
Eppure negli occhi di Frank non c’era niente di scherzoso.
Un bambino. Dentro Frank.
Mi scappa una risata. Una risata piuttosto isterica.
Tono a bere.
Cosa devo fare?
Cosa vuoi da me Frank?
Non posso tornare da te, l’ho promesso a Mikey.
Non posso smettere di amarti, l’ho promesso a te e al mio cuore.
Non posso smettere di vivere, ucciderei anche te.
Non posso starmene con le mani in mano, non me lo perdonerei mai.
Non posso scappare, sono troppo codardo.
 
 
Afferrò la giacca di pelle ed esco sbattendo la porta. Il sole mi investe ma il freddo rimane lì. Maledetto Aprile. Gli occhiali da sole sono sepolti chissà dove. Li rimpiango in questo momento. Mi avrebbero coperto le occhiaie. Spaventerò Frank, lo so.
E’ già al bar e mi tremano le mani quando lo vedo.
Sono ridotto male, lo so io e me lo confermano i suoi occhi quando mi siedo di fronte a lui.
Cerco di fare la persona matura. Sono l’adulto qui..
Ho cercato di pensare la cosa migliore.
Voglio dire tutto a Frank.
Così non mi odierà più. O forse non mi odierò più io.
         -Due caffè, grazie.- ordino veloce la ma la voce di Frank mi sovrasta.
         -Un caffè e un tè caldo.. al limone.- corregge l’ordine. Poi mi guarda. –Non posso bere troppo caffè.- sussurra e ritorna a giocare con il porta tovaglioli, che io trovo inutili, sul tavolo.
Sussurro una scusa e abbasso lo sguardo.
Ma devo parlare. Ho deciso io di parlare a Frank. Ho deciso io questo e ora non posso starmene zitto a fissarmi i pollici come un fottuto sedicenne. Ho quasi 21 anni per Diana.
         -Frank..- mi sforzo di guardarlo. Lui non alza gli occhi. –Ho un sacco di cose da dirti.-
La cameriera arriva con il mio caffè e il tè di Frank. Pago io, Frank non mi guarda.
         -Dimmi tutto.- sbotta quando la cameriera è ormai lontana. Il suo tono mi blocca un po’.
         -Io..-
         -Dio Gerard. Mi hai mollato in un cimitero in mezzo alla neve. Mi hai mollato senza una scusa. Mi hai mollato con il cuore in frantumi. Cosa altro vuoi farmi?- il suo tono disperato mi spezza. Mi spezza le viscere. Mi spezza il cuore. Mi spezza il cervello.
         -Niente Frank, non voglio farti niente. Voglio solo darti.. quello che ti meriti e cioè delle spiegazioni.- iniziò a gesticolare, sono nervoso. Non sono per niente sicuro di quello che ho da dire. Non voglio deluderlo. Non voglio deludere Mikey. Non voglio deludere me stesso. Mi fa cenno di andare avanti. –Ho trovato questo..- gli porgo il taccuino di Mikey. Lui sorride appena. Forse sapeva della sua esistenza.
         -Ho sbirciato qua dentro tante di quelle volte..- si lascia scappare un sorriso e sfoglia le pagine. Quelle più.. recenti. Il sorriso svanisce lettera dopo lettera. Pagina dopo pagina affiorano le lacrime sul viso tondo di Frank. Lacrime che si perdono in quella tenera barbetta che ha sulle guance che lo fa sembrare più grande. Poi lo mette giù, sul tavolino, e mi guarda.
Non dice niente.
Beve il suo tè caldo e tossisce piano pulendosi la bocca con un fazzolettino.
Non oso aprire bocca. Non ho più la lingua, dev’essere scappata insieme alla felicità di Frank.

Finiamo le nostre cose senza rivolgerci più la parola.
Sta riflettendo, lo so.
Si alza dalla sua sedia facendo un po’ di rumore, mi alzo con lui e andiamo per strada.
Mi saluta con un sussurro e si incammina verso sinistra. Resto un po’ a fissarlo mentre come un piccolo ragazzino vestito di nero e incazzato con il mondo si allontana da me, si ferma, si piega e cade a terra.
Resto fermo.
Poi scatto. Penso di essere ritardato.
         -Frank!- gli stringo le spalle.
         -Va.. va tutto bene.- riesce a sussurrare fra gli ansimi.
         -Vieni, ti accompagno a casa.- si lascia alzare senza ribadire. Si lascia mettere in macchina e mi lascia aprire la sua porta di casa. La madre è fuori. Meglio. Sono sicuro che quella donna mi odia.. come darle torto.
Lo aiuto a stendersi sul divano e gli porto un bicchiere d’acqua.
Mi dice di andare ma non lo ascolto.
Mi dice di baciarlo.. lo faccio senza problemi.
Quelle labbra morbide e rosa mi sono mancate. Mi mancava la sensazione del suo piercing freddo sulle mie labbra. La sua lingua sulla mia e le sue mani nei miei capelli.
Restiamo così, lui sul divano e io in ginocchio per lui, a baciarci, ad abbracciarci e a parlare.
         -Gerard..- la sua voce è ancora un sussurro ma non capisco se sia per qualche dolore o per volontà. –Scusami.. io non.. non dovevo chiederti di..- gli blocco le parole con un bacio lasciandolo mugugnare sulle mie labbra. Cerco di dirgli tutto tramite un bacio. Spero che mi possa capire. Spero di essere capace di trasmettergli tutto, di trasmettergli cose che a parole non so dire.
         -Sai.. di alcool.- sussurra prima che..
         -Cosa ci fai qua?- Linda.
 
 
      

Bene,
volevo finire con un fluff ma un fluff degno di una visita dal dentista MA mi hanno scazzato e la mia dolcezza è andata a farsi fottere e volevo aggiornare così c’ho lasciato stare.
Spero che questo capitolo con il punto di vista di Gerard vi abbia chiarito i dubbi –se li avevate.
Questo capitolo non mi piace molto ma non mi piace mai nulla quindi emh spero che a voi piaccia.
Per quanto riguarda Lynz non so ancora quando uscirà di scena u-u
 
Baci, Ann     

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Capitolo 5
*** #5 ***


                -Vai via- mia madre e i suoi occhi rossi indicano la porta tra lo stanco e il minaccioso.
Gerard guarda me, siamo entrambi a bocca aperta.
E’ arrivata poco fa ma ha già pianto. Ha urlato a Gerard di andarsene.
                -Vai..- sussurro a Gerard. Lui annuisce si alza e anche da altezza divano il suo viso è bellissimo.
Mi perdo un po’ fra i miei pensieri poi mia madre che cerca con tutta se stessa di non urlare, me ne accorgo dalla vena del collo che pulsa.
                -Mamma calmati..- dico grattando con un dito la stoffa del divano. Lei mi fissa.
                -Frank – prende un respiro profondo –Frank.. – mi accarezza la pancia e io mi volto per guardarla in viso, sta sorridendo; -Frank.. perché Gerard, di nuovo?- mi punta i suoi occhioni pieni di lacrime trattenute, io abbasso lo sguardo.
                -Mamma.. mi sono sentito male, mi ha accompagnato a casa-
                -Perché eravate insieme?-
                -Parlavamo del bambino- ritorno a grattare la stoffa aspettando la fine di questo discorso inutile.
                -Frank.. io cerco di proteggerti da lui, capiscimi- è seria, la fisso.
                -Non devi proteggermi da lui- corrugo la fronte sperando di far risultare la frase dura e seria.
                -Frank, - quando ripete troppo il mio nome è incazzata – ti ha lasciato, così da un giorno all’altro- suona ovvia.
                -Mamma è morto suo fratello!- la voce si alza di qualche ottava –Tu cosa avresti fatto? Saresti tornata felice il giorno dopo? Cosa hai fatto quand’è morto papà, eh? Sei andata a scopare con il vicino?!- ora sto decisamente urlando.
Osservo il suo cambiamento, da un espressione ad un’altra.
Ho esagerato forse.
-Ringrazia che quel bastardo ti ha messo in cinta, o avresti già la guancia rossa- dice atona per poi alzarsi e lentamente andare a chiudersi nel bagno del piano terra.
Volto il viso appoggiando la guancia al cuscino, chiudo gli occhi, che subito si bagnano, e lascio che il senso di colpa mi invada.
 
 
Le mattine senza la scuola sono sempre più noiose, mia madre è sempre più paranoica, Gerard.. È sempre più vicino, ma al tempo stesso confuso.
La tv è noiosa come il solito.
Pansy è nella sua custodia, la pancia non mi permette di suonarla.
Si, mi sento una donna vissuta.
Guardando 16 and pregnant nessuna è mai stata espulsa perchè incinta. Ma io no, io sono stato espulso. Perchè  io ero ad una scuola con delle suore pudiche. Che sola.
Un anno scolastico al vento.
Quelle puttane vogliono pulirti da tutto con le loro bugie scritte sulla bibbia. No honey, sono lo stesso di prima.
Il campanello suona, con un po' di fatica mi alzo dal divano e vado ad aprire, è Terry.
                -Ciao piccolo cucciolo!- esulta sventolando in aria una bustina, penso che ci siano delle ciambelle.
Le sorrido, Terry mi sta stando molto vicino. –Ma guardati!- mi indica sorridente –Sembri un orsacchiotto! Ti prego resta sempre incinto!- poi mi abbraccia forte, io la stringo a me. E’ l’unica persona umana che mi gira intorno ultimamente. Oggi ho degli esami da fare, lei mi accompagnerà.
Le faccio un caffè e io mi bevo un buon bicchiere di succo al mirtillo, le ciambelle erano buonissime, con zuccherini rosa e glassa al cioccolato, come piacciono a me.
Prendiamo la sua macchina che per fortuna ha l’aria condizionata.
Sono gli ultimi i primi di giugno ma fa un caldo incredibile.
Da una parte sono felice di essere stato espulso, non devo studiare, non credo che con questo caldo e questi dolosi, sempre più forti, riuscirei a rendere.
L’ospedale è sempre lo stesso, stessa puzza e stessa tristezza.
Credo che la tristezza non lascerà mai questo posto.
Leto è sempre al terzo piano, prendiamo l’ascensore che mi innervosisce con la sua musichetta e la sua estrema lentezza.
 
Solito camice celestino\acquamarina, ho da fare le ecografie. Terry è andata a prendersi qualcosa da bere ad uno dei distributori automatici nel corridoio, non vedo l’ora che torni, voglio stringere la mano a qualcuno, voglio sentire qualcuno vicino.
Bussano, è il Dottor Leto che entra infilandosi un paio di guanti, io mi metto comodo su quella sedia strana.
Bussano di nuovo, dev’essere Terry, mi volto verso la porta sorridente.
Ma non è Terry, è Gerard.
Il sorriso non svanisce, si allarga.
Lo sguardo di Leto vaga tra me e Gerard, deve aver capito.
Gerard si avvicina e dalla porta fa capolino Terry che mi fa un “okay” con il pollice e un occhiolino. La adoro.
Gerard è qui, con me, alla ecografia del sesto mese..
Sono emozionato, lo si capisce dagli occhi lucidi.
Gerard ha un sorrido da ebete, smagliante ma da ebete, dev’essere molto emozionato. Non ha mai visto un sua ecografia, poi ora il bambino è praticamente formato.
Mi afferra la mano quando Leto inizia a spalmarmi quel gel e a passarci sopra con l’affarino.
Eccolo o eccola.. lì.. Non voglio sapere il sesso, di questo ne sono convinto, non ne ho parlato a Gerard ma basta uno sguardo per placare il suo sguardo curioso, poi mi sorride e mi stringe di più la mano.
Si muove.. ha un nasino adorabile.. è preso\a sicuramente dal padre.
L’affarino ruota ancora sulla mia pancia, nuove angolazioni, il sesso ben nascosto come ho richiesto.
E’ bello, è tremendamente bello stare qui con Gerard. E’ come se tutte le mie preoccupazioni si fossero sciolte e fossero un nulla, con Gerard vicino tutto è nulla.
Mi guarda con i suoi occhi e mi calma all’istante, con il suo sorriso mi mette di buon umore.. ora voglio un bacio.
Non penso a Leto, non penso a Gerard che potrebbe rifiutare.
Mi sporgo, mi aggrappo al suo collo e lo spingo verso di me.
Un piccolo sussurro, un  “Ti amo”  prima di baciarlo con il sorriso sulle labbra, una lacrima, una sua lacrima mi bagna le labbra.
Sono al settimo cielo.
 
 
 
 
 
 

Allora salve,
non aggiorno da secoli, lo so, ma non ci posso far nulla.
Con il vecchio capitolo ho imbrogliato tante cose, poi non mi è piaciuto, non è piaciuto a voi, insomma mi sono un po’ buttata giù.
Poi con la scuola in mezzo.. bhè comunque ecco qua questo capitolo, cortissimo.
Non succede nulla di speciale ma.. almeno ho aggiornato, no?
Pace e amore.
 
 
Ann.
 

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Capitolo 6
*** #6 ***


#6

 

Sento una porta sbattere, sicuramente è mia madre che va a lavoro.
Mi rigiro nel letto in cerca di sollievo, il caldo di giugno fa sembrare bollenti e ruvide le coperte. Poi c'è quella maledetta finestra che mi punta il sole in faccia, ormai non ricordo più quando si sia rotta.
Mi vibra il telefono sulla scrivania, indugio parecchio  ma poi mi arrendono al fatto che il sonno mi ha abbandonato e mi alzo. La schiena è intorpidita più del solito e mi ci vorrebbe un massaggio, mi stiracchio a fatica con la pancia che mi tira in avanti. Sorrido e senza pensarci mi accarezzo la pancia coperta dalla T-shirt bianca.
Si impossessa di me una sensazione.. Strana e meravigliosa allo stesso tempo, mi si riempie lo stomaco di uno strano torpore, ma mi sento bene... Benissimo.
Afferro il telefono e leggendo "Gee" sorrido di nuovo, la giornata è iniziata decisamente nel migliore dei modi.
"Scendi pigrone"
Qualcosa unisce al calore, farfalle forse, qualche salto mortale e il mio stomaco ritorna al suo posto.
Senza pensarci due volte, ignoro la mia faccia stropicciata e scendo, quasi di corsa. Un profumino di caffè mi invade e il sorriso si allarga ancora di più se possibile, poi la sua vista.. Gerard, chino sul tavolo della cucina a scarabocchiare sul suo blocco.
 -Gee..?!- qualcosa, forse emozione, mi stringe la gola facendo uscire tono di voce assurdo. Lui si volta e mi sorride felice, prende una bustina e la sventola venendo verso di me.
 - Ciambelle- sussurra per poi baciarmi con una dolcezza unica. Con la mano libera va sul pancione accarezzandolo piano. Le mie mani vanno nei suoi capelli lunghi e neri. Mi ricordo quando incontrai Gerard la prima volta con quei capelli platino e la sua pelle chiara, anche se devo ammettere che non gli stava male, cosa potrebbe stare male su questo uomo estremamente dolce e gentile, sexy e impacciato.. Su Gee.
Lo abbraccio per quanto mi è possibile, un pancione al sesto mese è ingombrante!
 - Grazie- gli sussurro baciandolo a stampo.
 
Le ciambella erano buone insieme ai baci e alle carezze di Gerard sul mio letto con le lenzuola arrangiate. Io sono supino e Gerard sta su un gomito ad osservarmi.
Ma... Non saltate alle conclusioni, mia madre non ha "perdonato" Gerard, ho dato i suoi orari a Gerard e questo dolce risveglio avviene lunedì giovedì e sabato, meglio di niente. Gerard ha finito a scuola, fra qualche giorno ci sarà il diploma.
 - Ci sarai al diploma?- mi chiede interrompendo i miei pensieri, - mi sembra un ottima occasione per.. Bhe, dirlo ai miei-
Io e Gerard ce la siamo presa comoda, i genitori di Gerard non sanno nulla di me e.. Questa pancia.
 - Non lo so- rispondo sincero, l'idea mi terrorizza abbastanza ma non mi sembra giusto nei confronti di Gerard. Lo guardo, capisce la mia preoccupazione e mi sorride.
Ricominciano i baci, le carezze e la mattina vola via.
Ma pensandoci, mi sentirei un grande egoista a non andare. E’ il diploma di Gerard, del mio Gerard, di Gerard, padre della mia pancia.
Sono di nuovo stanco, bacio Gerard prima che se ne vada e crollo sul letto con il suo profumo tra le lenzuola.
 
 
 
Da quando mia madre ha conosciuto Terry è tutto più semplice, posso andare con lei in negozio e poi starmene con Gerard. Posso uscire senza che mia madre, la nuova, mi controlli.
Terry, santa Terry.
Poi le sta simpatica, mi ha detto che le sembra una ragazza in gamba.
Poi oggi è un po’ diverso, devo uscire con Terry, mi ha convinto a fare un cosa assurda..
“sarà divertente!” ha detto, “non puoi dirmi no!” ha urlato con due occhioni da cucciolo.. E quindi eccomi, in macchina con Terry verso il centro commerciale, a fare cosa? Shopping premaman.
Uccidetemi.
Ne io ne lei sappiamo il sesso dei nostri bambini, -si, mi sento molto stupido e vissuto.. insomma molto donna!- ma lei ha voluto farlo ugualmente.. “tutto giallo e verde!” ecco la sua politica.
Donne incinte, non le ferma nessuno..
-Frankie, Frankie guarda!- mi strattona per darle attenzione e mi mostra una tutina intera con un motivo strano. La prendo in mano perché mi piace, sembra ci sia disegnata una giacca di pelle ma è puro cotone al tatto, è blu con inserti rossi e bianchi, con un “pantalone” grigio sotto. Sa molto da supereroe, questa a Gerard piacerebbe sicuramente. Ce ne sono anche altre, penso che sia una linea o che ne so.. insomma vanno di moda i supereroi forse.
-E’ buffissima!- mi fa lei incitandomi a prenderla. Ma si, questa la compro.
Alla cassa una signora sulla cinquantina ci scruta con un sorriso che non riesco a decifrare, non è un sorriso gentile e nemmeno cattivo.. è apatico credo, non le do molta importanza visto che quando nota il mio pancione i suoi occhi quasi escono dalle orbite.. ma quel sorrisetto resto.
Lascio le banconote a Terry ed esco da quel negozio troppo color pastello per i miei gusti.
Dopo qualche minuti lei mi raggiunge e mi porge la mia busta.
            -Voglio tornare a casa- le dico guardandola negli occhi e penso che la mia voce sia risultata più come una supplica. Lei mi abbraccia sussurrandomi qualcosa che la musica che esce dalle casse del centro commerciale copre.
Più che la voglia di piangere mi assale un malumore.. pesante. Si, pesante. Mi pesa sulle labbra e non mi fa parlare, mi pesa sulle gambe e non mi da voglia di camminare e mi pesa sul cuore facendolo anestetizzare per un po’, potrebbe morire quella signora davanti i miei occhi e non me ne fregherebbe nulla.
 
Al negozio di Terry, Mike mi saluta contento di poter andare finalmente a prendere una birra con la sua futura moglie. Si, a volte do il cambio a Terry e Mike per farli stare un po’ insieme, togliendo il lavoro e il tempo che Terry dedica a me è davvero poco quello che stanno insieme tranquilli e beati. Poi mi piace stare qui, è tranquillo, non ci sono troppi clienti, anzi, la musica è buona ed ho un pc a portata di mano.
Ripenso a Gerard e mi viene in mente che mancano solo due giorni al diploma.. Andare o meno? Devo andare, devo farlo per Gerard. Non ha senso continuare a nascondere l’evidente anche se non vuoi realmente nasconderlo ma semplicemente di caghi all’idea di affrontare la madre e il padre di Mikey, che sono tornati a vivere insieme, o meglio una settimana al mese vivono insieme, dopo la morte di Mikey. Poi penso a Mikey.. da quanto tempo non vado da Mikey? Una settimana forse..
Mi sento terribilmente in colpa ma a dire il vero ogni notte dedico a lui, parlo con lui, almeno una mia preghiera, ripongo in lui le mie speranze. So che lui le custodirà bene. Lui è Mikey.
Alzo gli occhi al cielo, piango ancora ripensando a lui.
Involontariamente mi porto una mano sulla pancia, aggiungo l’altra e mi lascio andare, distacco la mente, ultimamente sono diventato bravo a farlo, distacco la mente e lascio andare il corpo, lascio fare un dolce massaggio alle mie mani.. ma qualcosa all’improvviso mi colpisce, mi colpisce un qualcosa, mi colpisce quel qualcosa.. Poggio la mano lì dove era arrivato il calcio e dopo poco ancora un altro. Mi cade qualche lacrima e mi metto a ridere da solo come un isterico. Rido, rido felice e lascio andare via il malumore, rido di gusto, forte, facendo riecheggiare la mia risata per tutto il negozio coprendo anche la musica.
Scrivo velocemente il numero di Gerard e mi appoggio con la schiena al muro aspettando di sentire la sua voce.
Come un flash mi viene in mente lo scorso natale, quando di nascosto chiamavo Gerard, in camera di Matthew e Dominic, o messaggi.. quel patetico “ti voglio bene” da bambini delle elementari. Sorrido ripensando a quanti momenti belli alla fin fine abbiamo passato i Gerard.
“Frank! Dimmi”
“Niente.. volevo sentirti, di-disturbo?”
“No, tranquillo. Stavo mettendo a posto alcuni vecchi libri, per fare spazio. Dove sei?” forse ha sentito la musica.
“Al negozio, da Terry.. ero lì.. sullo sgabello e.. mi è arrivato un calcio” rido un po’ pensando a come suoni strana la cosa.
“Un calcio? Frank stai bene? Chi cazzo ti ha tirato un calcio? Mike?! Sto arrivando” parla di fretta e per un pelo non gli faccio chiudere la chiamata.
“Gerard, Gerard calmo! Lui.. lei.. quello che è.. mi ha tirato un calcio. E’ stato.. bellissimo” mi trema la voce e la voglia di ridere e piangere mi invade di nuovo.
Ci perdiamo a parlare di cose dolci, mi dice che anche lui vorrebbe essere preso a calci dalla mia pancia e ridiamo, ridiamo tantissimo.
Adoro questi momenti, momenti lontani dall’alcool che perseguita Gerard, lontano da mia madre diventato troppo opprimente, stento a credere che sia la stessa donna che fangherlava sul culo di Gerard mesi fa.
Chiudo quando Terry e Mike ritornano, li saluto e mi avvio verso casa.
 
 
            -Tesoro, la camicia è bella e stirata!- mia madre entra in camera e io sono davanti lo specchio, di profilo, ad osservare la mia pancia e chiedermi se entrerà nella camicia.
Oggi è il giorno del diploma di Gerard.
Ritornare in quella scuola mi mette un po’ di soggezione..
Mia madre non ha fatto troppe storie, penso sia la menopausa imminente a portarle questi assurdi sbalzi d’umore.
Gerard mi ha detto che sarà con Lynz nel corteo.
Il fattore Lynz è molto ambiguo, non so cosa si siano detti o se si siano detti qualcosa. So solo che Gerard quando ne parla si rattrista e quindi.. non ne parla. Non so cosa siamo io e lui in realtà, ma poco mi importa, so che mi ama.
Quindi guarderò Gerard portare a braccetto Lynz per tutto il vialetto del cortile, nulla di speciale.
 
 
Gerard.
 
“Frankie, ti aspetto vicino alla fontane. Love Gee”
 
“Solito ritardatario, muovi il culo!”
 
“Frankie, dove sei?!”
 
Una chiamata senza risposta.
 
Questa toga blu e arancio è fin troppo calda, un tessuto migliore non poteva essere scelto.
Sono arrivati quasi tutti e la cerimonia inizia fra trenta minuti, ma di Frank ancora nemmeno l’ombra.
Mi aveva detto che sarebbe venuto e io mi fido di lui.
Il fatto che è in ritardo è normale ma quello che non risponde ai miei sms mi agita.
Una pacca sulla spalla mi fa voltare.
            -Gerard!- una faccia ben conosciuta, Ray Toro.
Da quanto non vedo questo ragazzo? Mesi.
I suoi ricci e il suo grande sorriso sono sempre gli stessi, sembra essersi alzato in altezza, ancora.
            -Ray! Amico è da un secolo che non ti vedo!- mi sforzo un po’ di essere amichevole anche se la mia agitazione mi crea un nodo in gola.
            -Già..- abbassa gli occhi, sa benissimo che il nostro allontanamento è dovuto alla morte di mio fratello. Già..
Dopo il funerale, dopo aver lasciato Frank tutto è cambiato. I miei unici amici erano le bottiglie di alcool e, in casi eccezionali, alcuni squallidi taglierini.
Chiudo gli occhi e mi faccio stringere da un abbraccio, le braccia di Ray sono confortevoli.
            -Tirati su amico, sai che ci sono sempre.. salutami Frank se lo vedi.. insomma non lo vedo da un sacco-
            -Frank.. In realtà lo sto aspettando, non risponde ai miei sms o alle chiamate, sto iniziando a preoccuparmi cioè..- aspetta un attimo, Ray non sa che Frank è incinto; -Ora riprovo- gli sorrido e prendo il telefono, mi fa un cenno di saluto mentre si avvia per entrare e prendere posto. E’ davvero tardi e io devo entrare a prendere posto fra gli alunni diplomati.
 
“Si?” è la madre di Frank, perché risponde lei?
“Salve, sono.. Gerard, sto aspettando Frank a scuola ma non è ancora arrivato, deve aver lasciato il telefono a casa..”
“In realtà siamo in ospedale, Frank si è sentito male, sta ancora dormendo. Ecco perché non ti ha avvertito, scusalo” Frank? In ospedale? Frank, il mio Frank con il mio bambino dentro è in ospedale perché è stato male?
Sembro un cretino a formulare la stessa domanda in dieci modi diversi.
“In ospedale? Sto arrivando” non aspetto risposta e chiudo la chiamata.
 
Corro dentro e Mr Parker mi fa cenno ma non lo guardo nemmeno, cerco mi madre mentre mi sfilo la toga e il cappello ridicolo.
            -Mamma devo andare- dico con tono deciso mentre gli butto le cose fra le mani.
            -Gerard!- cerca di afferrarmi la mano ma sono già qualche sedia più in la; - Dove vai?!-
            -Frank, Frank sta male, è in ospedale-
            -Gerard Arthur Way, ritorna qui!- stiamo praticamente urlando e tutti ci fissano.
            -Mamma, Frank e il mio bambino  sono in ospedale, nulla al mondo mi può tenere qui.- e poi scappo verso la macchina, verso l’ospedale e verso Frank e il mio bambino.
Sento anche la voce di Lynz urlare qualcosa ma non mi volto nemmeno.
 
 
 
            -Cerco Frank Iero- dico all’infermiera castana che sembra davvero scocciata, fa un caldo insopportabile e io sono in giacca e cravatta.
Questo ospedale, questa situazione, davvero, mi mettono un ansia unica. So che Frank ora sta bene, altrimenti la madre me lo avrebbe detto. Ma niente, niente ora mi può togliere questa sensazione assurdamente schifosa e pesante che ho sulle spalle.
            -Terzo piano, chieda al dottor Leto-
Leto, Leto e ancora Leto, questo medico sembra essere l’unico in questo ospedale.
L’ascensore è occupato e prendo le scale salendo i gradini a due a due con il cuore in gola.
Ho una voglia incredibile di baciare Frank.
“Quinta porta a destra” mi indica un’infermiera.
Spalanco la porta e dentro trovo il dottor Leto, Linda e Frank con le mani sul pancione steso sul letto. Corro letteralmente da lui, gli prendo il viso tra le mani e lo bacio.
Non una parola, basta un bacio.
Sembra che le nostre labbra sappiano parlare meglio da unite che da separate.
            -Mi hai fatto preoccupare- gli sussurro con la fronte attaccata alla sua.
            -Gerard- la voce di Linda ci riporta in quella stanza bianca e sterile al terzo piano, quinta porta a destra, di quell’ospedale; con le mani ancora sul viso di Frank ci voltiamo entrambi verso Linda, -il dottor Leto stava per visitare Frank, sei pregato di..- Frank la blocca.
            -No. Gerard resta- dice stringendomi le mani.
            -Ti amo- gli sussurro unendo di nuovo le nostre labbra.
Da quanto non glielo dicevo? Davvero tanto, non ricordo nemmeno di averglielo mai detto ma ora è tutto diverso, ora è tutto nuovo e ora è un nuovo inizio. Io Frank e.. la sua pancia.
            -Signora Iero, non si preoccupi. Tutti gli accertamenti sono già stati fatti quello che vostro figlio ha accusato è stato un semplice calo di pressione, che unito alla gravidanza ha provocato fitte e conati di vomito. E’ possibile che sia tutto colpa del caldo improvviso, altrimenti suo figlio è sano come un pesce e.. anche il figlio di suo figlio lo è-* spiega Leto guardando prima Linda, poi Frank e poi me ridendo alla sua battuta.
Mi calmo sentendo che non è stato nulla di grave, stringo le mani di Frank che mi fa posto sul letto mentre Linda si allontana con il dottore.
            -Non dovevi scappare dal diploma- mi dice Frank disegnando cerchi immaginari sul dorso della mia mano con il suo indice pallido, Frank è più pallido del solito quando sta male e sembra quasi una bambola di porcellana.
            -Ero in pensiero- mi sorride e arrossisce un po’; -Poi.. l’ho detto a mia madre- lo vedo prima sbiancare, di nuovo, e poi ricolorarsi di un rosso acceso e non posso che sorridere a quanto possa essere facile leggere le emozioni di Frank.
            -Co..Come? Cioè che ha detto? Tu.. cioè dovevamo dirglielo insieme, no?- farfuglia velocemente, è decisamente agitato.
            -Le ho buttato la toga fra le mani, dovevo darle una spiegazione e non stavo pensando a nient’altro che a te e a questo tuo pancione quindi.. l’ho detto senza pensarci- abbasso gli occhi, spero che non si sia in qualche modo offeso. Ho letto da qualche parte che le donne in gravidanza cambiano umore molto facilmente, le donne.. spero valga anche per gli uomini.
            -Hai fatto bene, sono felice che tu glielo abbia detto. Ora il problema è.. affrontarla, sono agitato-
            -Calmati, dobbiamo farlo ma ti prometto che la cosa sarà semplice, capito?- con il mentro fra le mie mani lo costringo a guardarmi. Poi accorcia le distanze e mi bacia, le nostre lingue non ci mettono molto ad incontrarsi. Lo stringo in un abbraccio arrangiato visto che siamo stesi su un letto..
            -Frank...- gli dico dopo aver deciso a mala voglia di riprendere fiato, -settimana prossima..- ho ancora qualcosa da dire a Frank, è una cosa che non ho idea di come possa prendere e forse non è nemmeno giusto dirglielo ora che è stato male. Ma è meglio introdurla.. so che mi troverò in casini ma si, non ho le palle di mettere le cose in chiaro. Quando mai le ho avute? -settimana prossima devo andare a New York, vuoi venire?-
CRETINO.
SONO UN CRETINO.
Invitare Frank a trovarmi una casa a New York per il college che inizierò a settembre? SONO UN COGLIONE.
Lui mi guarda stranito.
            -New York? Come mai? Ma.. non penso di poter venire..- dice massaggiandosi la pancia.
Grazie al cielo..
 
 
 
*non ho la più pallida idea di cosa possa succedere durante una gravidanza quindi shalla.
 
 

Salve a tutti,
questa volta non c’ho messo molto a postare,
l’assemblea scolastica mi ha ispirato a scrivere chiusa in un angolo di una classe affollata con le cuffie al massimo.
Bene, cosa dice Gerard? Deve partire? Mh..
E Frank, come la prenderà? Mhmh..!
 

Dedico questo capitolo a Teresa, (Terexina su efp) che è ammalata e che tanto ha aspettato questo capitolo, spero che non ti faccia schifo D:
E CHEE mi ha fatto fare cose a tre con Frank e Gerard nella sua FF
Bene, sto con la testa fra le nuvole e mi sento molto awsugar ma.. il sosia di Gee nella mia scuola mi distrae parecchio, emh.

Vi lascio questo disegno che ho fatto ispirato a questa mia FF e si, questo è il mio profilo di DeviantArt:http://sassyunicornlol.deviantart.com/#/d4bq1jw
 
AAAH vedrete il mio viso. *scappa via*
 
 
XOXO Ann.
 

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Capitolo 7
*** #7 ***


Mi sudano le mani.
Quanto tempo ci puoi mettere ad arrivare alla porta, Gerard?!
 
Sono davanti casa Way, Gerard mi ha invitato a cena, bisogna parlare con la madre. Mi sembra pure ora..
Ed eccolo che apre la porta con il fiatone, esce fuori, mi prende il viso fra le mani e mi bacia.
                -Gee..- sussurro con un mezzo sorriso sorpreso da questo bacio così in piena.. strada.
                -Scusa, ero di sopra, stavo.. niente. Cioè entra!- mi prende la mano e mi trascina dentro.
La madre non c’è, la macchina non è nel vialetto.
Penso che il padre sia in visita, ultimamente viene sempre più spesso per fare visita a Mikey.
Mikey..


Saliamo sopra, non entro nella stanza di Gee da.. Natale.
I regali.. Mikey.. era tutto più semplice.
Mi tocco il pancione ed entro facendomi forza, anche quella stanza sa troppo di lui.
La stanza è diversa da come la ricordavo, i fumetti sono in ordine, i muri sono spogli ma la scrivania ha preso vita.
Fogli, su fogli.
Ho come l’impressione che la stanza sia stata svuotata e che ora stia riprendendo vita, si sente.
Mi avvicino alla scrivania mentre Gerard apre la finestra, oggi fa un caldo pazzesco.
Prendo un foglio fra le mani e un nodo in gola si stringe bello forte.
Un viso, un occhio ben definito..
                -E’.. Bellissimo..- sorrido continuando a fissare il volto di Mikey disegnato a matita su un foglio tenuto perfettamente rispetto ai mille fogli sgualciti.
                -Frank, sto riprendendo a vivere.- la sua serietà mi blocca per un attimo e mille emozioni si iniziano a contrastare. Poso il foglio sulla scrivania e senza pensarci avvolgo Gerard in un abbraccio.
Sono felice e sono confuso.
Sono confuso perché mi chiedo se mi ero accorto di Gerard, del suo umore di lui e basta troppo preso dai miei dilemmi. Mi chiedo se gli ho dato una mano anche involontariamente. Mi chiedo se.. mi affollo la mente di tante domande stupide ma cerco di annullarle stringendo Gerard.
Ora è meglio guardare avanti, guardare al presente e pensare al futuro.
                -Non potrebbe esserci cosa più magnifica- gli accarezzo il viso e lui mi bacia facendo incontrare le nostre lingue dopo giorni, 48 ore che per me sono davvero tante senza Gerard con me.
Gerard è mancato due giorni, visite a New York.
                -Com’è andata a New York?- ne approfitto per alleggerire l’aria e per cercare di far andar via il nodo in gola. Gerard mi sorride ma poi cambia espressione, così, in due secondi. –Hey, che succede?- gli dico accarezzandogli la guancia.
Lui mi guarda e poi distoglie lo sguardo.
                -Frankie, dobbiamo parlare- è serio, io mi preoccupo.
                -Dimmi tutto- mi siedo sul letto, inizia a farmi male la schiena, lui rimane in piedi e girovaga per la stanza.
                -Mi hanno offerto una borsa di studio- si ferma, mi fissa.
                -Ma è magnifico!- il mio entusiasmo è quasi fuori luogo in questo momento ma non ci trovo niente di serio o triste.  –Dove?- incalzo visto che lui sembra paralizzato.
                -Accademia di belle arti..- riprende a camminare e si mette vicino la finestra guardando fuori.                 -E’ tornata mia madre, ci conviene scendere- mi guarda e io annuisco.
 
 
Il buon umore che avevo in camera sembra essersi legato al letto, ogni passo, ogni gradino, è una maglia di felicità in meno.
Penserà che sono grasso?
Capirà subito? Insomma.. ha avuto due figli..
Mi caccerà di casa?
Urlerà? Cazzo quando urla quella donna.. E se urla.. penso di scoppiare a piangere.
Gerard mi stringe la mano vedendomi ansioso e, come fece quella volta, salendo le scale di casa mia, dopo le prove, mi bacia giusto in tempo.
Eccola lì, Donna Way.
Sembra sorridente, il camice verde dell’ospedale la invecchia.
                -Salve ragazzi- il tono non è molto entusiasta, io mi nascondo dietro Gerard mormorando un saluto.
                -Cosa c’è per cena? Si ferma anche Frankie- Gerard si sposta in cucina e io resto un po’ impalato, non mi aspettavo uno spostamento, prego i santi che Donna non vengo nell’ingresso, perché ora le mie gambe non ce la fanno a muoversi. Cerco Gerard con lo sguardo ma è impegnato  a mettere a posto la spesa con la madre.
                -Non so, Frank, cosa preferisci?- ci metto un po’ a capire che la domanda è per me.
                -Oh.. io, non si preoccupi, vanno bene anche dei biscotti- ridacchio imbarazzato, il rapporto con la signora Way non è mai stato tanto confidenziale ma ora sembra ghiaccio, non ce la faccio.
Biscotti… si, voglio dei biscotti.. Frank, non toccarti.
Cerco Gerard che ora mi sta guardando, forse ho lo sguardo implorante, annuisce e mi fa cenno di aspettare.
                -Allora ci penso mentre faccio la doccia- Donna va via ridacchiando e Gerard prende dei biscotti porgendomeli, ne afferro uno mangiucchiandolo.
                -Grazie- ridacchio
                -Sei tenero quando sei imbarazzato!- scherza appoggiandosi al bancone e stampandomi un bacio.
Rido e lo aiuto ad apparecchiare.
 
 
 
Ringrazio la signora Way per la porzione di gelato e abbasso lo sguardo sulla mia ciotola, è arrivato il momento. Gerard mi stringe la mano sotto il tavolo e io sorrido debolmente.
                -Mamma..- la voce di Gerard interrompe quel silenzio imbarazzante. La madre alza lo sguardo. –C’è una.. novità!- cerca di mandarla sul divertente, ottima tecnica.
                -Dimmi! – sorride la madre, -Oh, non dirmi che hai trovato casa!-
Trovato.COSA.?
Quasi mi strozzo ma mi volto verso Gerard rosso, molto rosso in viso.
                -No..- sussurra in risposta alla madre.
                -Come mai ti serve una casa, Gerard?- chiedo cercando di risultare il meno acido possibile. Parlare mi è costato un grande sforzo.
Lui mi guarda, io lo fisso, la madre sorride.
                -Non hai detto a Frank della borsa di studio?- la signora Way si alza per mettere la ciotola nel lavandino e Gerard mi stringe di più la mano.
                -Si, gliene stavo parlando prima.. Ma non è di questo che ti volevo parlare- Si volta verso la madre che sta lavando i piatti ed è di spalle.
Si volta per guardarlo senza smettere di strofinare e Gerard prende fiato.
Fissa il vuoto e poi lo dice.
                -Frank è incinto-
Silenzio.
                -Frank cosa?- la madre ridacchia ritornando a guardare il lavabo pieno di schiuma.
Per un attimo ha pensato che fosse una cosa serie, la sua espressione era impagabile.
                -Si mamma..- Gerard continua a guardarle le spalle, lei lentamente si asciuga le mani ad uno strofinaccio e si volta a guardarci. Io cerco di sostenere lo sguardo indagatore che vaga da me a Gerard.
                -Come?- nel suo tono c’è una nota di ironia.
A questa domanda non so come risponderà Gerard e non so se io prenderò parola, una parte di me pensa ancora alla casa che Gerard avrebbe dovuto trovare. Dove poi? A.. New York?
                -Semplice. Io lo amo, lui mi ama. E’ successo tempo fa, la sera del.. ballo- il tono di Gerard mi riporta alla realtà. Non è un tono di scusa, non è un tono di giustificazione, è un tono fermo e serio. Quello di uno che sa e crede in quello che dice.
Il viso di Donna si rattrista, penso che quella “sera del ballo” per lei sia altro..
Se una vita è nata quella sera.. Un’altra si è spezzata, è morta.
Vorrei stringermi a Gerard..
                -Quando..- chiede distratta.
                -Due mesi più o meno- risponde Gerard anticipando la domanda.
Davvero poco , penso io.
                -Quindi, cosa volete da me?- la voce di Donna arriva dopo attimi di silenzio, con un tono freddo e distaccato.
                -Niente- risponde Gerard alzandosi e lasciando la stanza.
Io sono ancora lì a fissare con la bocca quasi aperta il frigorifero.
Come può una madre dire questo?
Che poi la frase in sé non è nulla ma.. il tono.. il tono freddo come quello che si usa con.. non lo so con chi si usa, solo.. non si usa!
Mi alzo lentamente per raggiungere Gerard è un sussurro freddo come uno spiffero in pieno Dicembre in una stanza calda mi colpisce:        -Froci-
 
 
 
***
 
Asciugo l’ennesima lacrima di Gerard.
Siamo sul mio letto, ha deciso di non tornare a casa stasera, non potevo lasciarlo dormire in macchina.
Mia madre era già a letto quando siamo arrivati a casa e Gerard non ha smesso un attimo di singhiozzare.
                -Gee calmati..- gli stringo il viso sul mio petto, sulla chiazza umida che si è formata sulla mia maglia.
Altri singhiozzi, altre lacrime, altri insulti.
 
 
L’ennesimo raggio di sole che entra dalla finestra e simpatico mi sbatte sul viso, il caldo assurdo e il dolce respirare di Gerard sono davvero un ottimo risveglio. Forse l’ultima cosa rende tutto migliore, forse..
Cerco di alzarmi senza svegliare Gerard che non si è addormentato, è svenuto fra le lacrime ieri sera.
Il pancione è davvero pesante, le donne dovrebbero programmare di fare figli in estate per avere il pancione in inverno.. ma che cazzo dico poi.
Mi fermo davanti allo specchio e mi accarezzo il pancione, mi sento una neomamma e la cosa è ridicola ma non riesco a far a meno di sorridere quando sento un delicato calcio sul ventre.
Riflessa nello specchio c’è lei, Pansy.
La sua custodia nera, così anonima senza le varie spillette che con Mikey avevamo collezionato..
Le ho conservate tutte in un sacchetto.
 
E’ da troppo tempo che non suono e il solo sfiorare le corde ora mi da adrenalina. Il ricordo della nostra prima ed unica esibizione è unico, legato a cose brutte ma unico.
Mi torna in mente la scenata sul palco, quando ho urlato a Gerard che lo amavo.
Poi il cazziatone di mia madre.
Poi il funerale e poi.. tutto.
Cerco di sedermi alla meno peggio per terra e di abbracciare la chitarra per quello che posso, non posso non fare qualche nota ora che è di nuovo fra le mie mani ma è davvero difficile suonare con questa pancia.
La rimetto nella custodia con un sorriso amaro e trovo Gerard a fissarmi, mi sporgo per dargli un leggero bacio sulle labbra e dargli il buongiorno.
                -Non suoni?- mi chiede con il tipico tono di chi si è appena svegliato.
                -Non ce la faccio- sussurro e gli sposto dal viso sudato delle ciocche di capelli, dovrebbe proprio tagliarli.
Scendiamo a fare colazione, mia madre mi ha lasciato un bigliettino. Penso che si sia riabituata alla presenza di Gerard in questa casa e nella mia vita.
Ci sono anche degli sms di Terry che mi da il buongiorno.
 
                -Gee?- chi chiedo rannicchiato vicino a lui sul divano.
                -Mh- mugola lui continuando a fare zapping.
                -Perché devi trovare casa a New York?- è tutta la notte che c’ho pensato...
Deglutisce rumorosamente e poi mi guarda, io gli sorrido.
                -Vedi Frankie.. mi hanno offerto una borsa di studio a New York e niente, ho dato solo qualche speranza a mia madre- sospira e riprende possesso del telecomando.
                -Perché solo qualche speranza? Non vuoi frequentare l’accademia?- non riesco a capire..
                -Ma non voglio lasciarti- sussurra serio afferrandomi le mani.
Posso liquefarmi?
Posso?!
Oh bene, penso seriamente che se solo la cosa fosse possibile.. bhè già da un pezzo sarei sostanza liquida.
                -Gee..- sussurro sorridendo debolmente e intrecciando le dita con le sue – Io vengo con te- una frase che esce spontanea dalle mie labbra e che non è per niente rimpianta.
Lui mi guarda per un po’, come se le mie parole lo avessero spiazzato.
Mi allungo e lo bacio, quanti baci ci diamo io e Gerard? Tantissimi, non sono mai abbastanza.
 
 
 

BENE, BENE, BENE.
Ciao a tutti. Si, ho aggiornato *cori da stadio in cassetta, nella mia radio* asd.
Mh questo capitolo, finito un po’ a cazzo ma comunque C’E’ lo dedico ad una persona speeesciale.
Non so il tuo nome, il tuo nickname o che altro MA tu sai che lo dedico a te!
Aguri honey <3
-E se non commenti rginrtingvinidnehf.-
 
Baci, Ann
 

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Capitolo 8
*** #8 ***


#8
 
Una luce in fondo al corridoio, corridoio che puzza di candeggina, tipico odoraccio degli ospedali.
Non voglio andare verso la luce, è più forte di me, voglio scappare da quella luce così forte, accecante.
Improvvisamente un dolore mi attanaglia lo stomaco,
istintivamente mi porto una mano lì, dove la pancia, grande e tonda, ormai stanzia da mesi e.. piatto.
E’ piatto, la pancia non c’è.

L’ansia più assoluta mi colpisce,trattengo il fiato e riprovo.. di nuovo, più forte, con la mano che quasi mi prende a pugni, mi manca il fiato, forse sto urlando non lo so.
Un altro pugno e la mano mi attraversa lo stomaco. Un vento caldo si alza e non so nemmeno da dove stia arrivando, ma è fortissimo.
Sono troppo debole, sono troppo debole per andargli contro e lui, lentamente, mi sta trascinando via, verso la fine, verso la luce..
 
Luce, luce,luce.
Eccola quella maledetta luce che mi sta tormentando, mi faccio forza e mi muovo appena, ho i muscoli indolenziti e la pancia è più pesante del solito.
            -Mamma..- la voce impastata del sonno la fa sembrare una supplica più che altro.
Dei passi lievi sulle scale e un’improvvisa frescura.
            -Dimmi tesoro- richiude la porta e la frescura si spezza, deve aver acceso il condizionatore.. oh come mi manca quel tipo!
Il sonno mi ha abbandonato del tutto e decido di tirarmi su, il caldo si sta lentamente posando sul mio corpo. La testa sembra pesare quintali e il lenzuolo sotto di me sembra scottare..
            -Tesoro, stai bene?- le mani fresche di mia madre mi portano sollievo e penso proprio di aver fatto una faccia da ebete.
            -Si, ti volevo chiedere di chiudere la tapparella ma ormai non ho più sonno- mi trofino gli occhi con i palmi delle mani e mi stringo le tempie in cerca di sollievo.
            -Stanotte hai fatto tardi con.. Gerard?- guardo mia madre arrossire e io ridacchio per la sua espressione.
            -No, è andato via dopo cena, perché?- sono curioso di sapere con cosa se ne esce ora, lei arrossisce ulteriormente.
            -No.. ti ho sentito.. urlare quindi..- e in un nano secondo scoppia a ridere e io resto come un fesso indeciso su cosa fare prima: seppellirmi; ridere; urlare!
            -MAMMA!- le lancio un cuscino e penso di essere arrossito dalla testa ai piedi ma nonostante la vergogna le risate prendono anche me.
Che donna..!
Ma la adoro anche per questo suo lato bastardo-schietto.
 
Dopo le varie risate mi stiracchio un altro po’ mentre mia madre si alza dal bordo del letto per aiutarmi ad alzarmi.
            -In realtà ho dormito male..- confesso ripensandoci.
            -Male? Amore stavo per venire ad accertarmi che nessuno ti stesse uccidendo!- ride tirandomi dal braccio per farmi leva ed alzarmi senza troppa fatica.
 
“Cazzo quanto sei pigro! Alza quel culo!” mi strinse la mano per tirami su ma, inevitabilmente, cademmo entrambi nell’erba ridendo come dei cretini
Decisamente l’estate più bella della mia vita.
Un flash mi colpisce diritto nello stomaco e ricado sul letto con gli occhi chiusi.
Mikey.
Mi colpisce sempre, così, all’improvviso.
Ogni gesto che me lo ricorda mi spiazza, mi annulla e spesso mi fa piangere.
Mia madre mi accarezza preoccupata ma sa che non voglio parlarne, lo capisce e mi stringe di nuovo la mano e io stringo la sua ricacciando indietro le lacrime.
Sono troppo emotivo ultimamente.
 
Scende prima di me per chiudere l’aria fredda e mi chiama solo quando anche le frittelle sono pronte.
Afferro il telefono prima di scendere ed invio un sms a Gerard per augurargli il buongiorno e uno a Terry chiedendole se oggi ha voglia di una passeggiata, devo proprio parlarle.
Devo parlare anche con mia madre ma per questo c’è bisogno di una preparazione psicologica adeguata!
            -Mamma..- butto lì giocando con la forchetta e un pezzetto di frittella, - che ne pensi di.. New York?-
Lei ridacchia e continua a guardare la tv seduta vicino a me in cucina.
            - Sputa il rospo Frankie- dice scherzosa.
            - Mi.. mi trasferisco a New York- preparazione psicologia, preparazione psicologica, preparazione psicologica. No Frank ma dico, sei cretino?  Si, sono proprio stupido.
Mi mordo la lingua, ormai l’ho detto. Insomma andava detto, no? Ora l’ho detto. Non penso che ci sia un modo migliore per dire una cosa del genere.
Si gira lentamente verso di me, e nella mia testa rimbomba quella musichetta da film horror tipica di quste situazioni.
            -Tu, COSA?- i suoi occhi non sono sul pavimento, vero? E’ solo una mia impressione il fatto che abbia gli occhi di fuori, no?!
            -Ma..- cerco di farla ragionare ma mi blocca.
            -Ma NIENTE! Frank hai sedici anni non..-
            -DICIASETTE!- la interrompo puntandole un dito saccente contro-
            -Ma non cercare appigli sugli specchi! Non se ne parla e basta.- fa per alzarsi dallo sgabello ma le blocco il braccio e la guardo fisso, i suoi occhi sono leggermente lucidi. Mi chiedo perché le sto facendo questo però poi trovo la risposta, Gerard.
Io amo Gerard, andrei in capo al mondo per lui, con lui.
            -Mamma..- dico calmo allentando la presa sul suo braccio.
            -No Frankie- è seria.
Come posso farle capire?
            -Mamma ascoltami..-
Ci devo provare. Lei mi guarda e io continuo prima che cambi idea e se ne vado sbattendo la porta.
            -Mamma.. guardami almeno- tiene gli occhi fissi sul frigo, quasi lo volesse incenerire.-Mamma, io e.. Gerard,- dico il suo nome timoroso e gli occhi di mia madre si posano, finalmente, su di me e li sento bene, sono pesanti da sostenere, -Gerard ha ottenuto una borsa di studio, non voglio che la perda per me.- non mi sembra tanto difficile come concetto, no? Si chiama amore, no? Ecco..
            -Tesoro tu devi finire la scuola- dice decisa e fa per andarsene, di nuovo.
            -MAMMA non posso lasciare che il mio ragazzo rifiuti di fare quello che sogna! Non lo posso fare a basta! Io andrò a New York con lui. Che a te piaccia o no!- urlo avendo esaurito la pazienza. Sbatto i pugni sul ripiano e me ne vado, sorpassandola.
Prendo il telefono e me ne esco.
Sento che mi chiama dalla porta ma e mie gambe vanno veloci e non hanno intenzione di rallentare.
Guardo l’ora, le undici e venti. Bene, andrò da Terry.
 
 
            -MA TI PARE!- sbraito, sbraito e sbraito ancora.
Terry mi ascolta interessata anche se io sto ripetendo che mia madre è una stronza almeno da venti minuti. Mi ascolta e questo basta. E’ questo quello che mi piace di lei, sa ascoltare. Mi ascolta sempre e c’è sempre per me, mette da parte i suoi problemi e si prende pena dei miei. E’ una ragazza fantastica.
Come se avesse letto i miei pensieri si sporge dal bancone e mi abbraccia, mi stringe fra le sue braccia esili ma che riescono a farti sentire a casa.
            -Capirà Frankie..- mi sussurra nell’abbraccio.
            -Lo spero..- dico rassegnato e la stringo un altro po’.
            -Mannaggia Frankie questo pancione è proprio grande!- e poi si, se ne esce con queste cose, che non possono non farti ridere. Perché si, lei vuole cambiare discorso perché sa che quel discorso proprio non ti piace. E quindi si, rido con lei e il litigio con mia madre sembra alleggerirsi fra una battuta e l’altra.
Poi se ne esce con una macchinetta fotografica e mi obbliga a mettermi di profilo per farmi una foto.
La accontento, in fondo anche io voglio un ricordo.
Mi metto di profilo, alzo la maglia, con la linguaccia e l’occhiolino mentre faccio un bel paio di corna, che poi significano I LOVE YOU.
E proprio mentre scatta entrano dei clienti che scoppiano a ridere trovandomi  con la maglia alzata e quel pancione in bella vista.
Si mescolano un po’ di emozioni dentro di me, tra l’imbarazzato e l’orgoglioso non so perché ho delle lacrime che scendono mentre sono nel magazzino di Terry e lei è di la a servire i suoi clienti ma lo so, sta pensando a me e si, sento le sue braccia che vorrebbero abbracciarmi.
Le scrivo un biglietto e cerco un po’ di scotch, lo attacco ed esco dalla porta del retro.
“Vado da Gee, grazie di tutto. Ti voglio bene.”
Perché si, le voglio un gran bene.
 
**
 
E’ arrivato settembre ma l’aria non sembra essersi accorta di niente e rimane calda e appicicosa come se fosse pieno agosto.
Mia madre?
Mia madre si è arresa all’idea di avere un figlio innamorato. Non condivide la mia scelta e questo me lo dice apertamente. Ma infondo sapevo che si sarebbe arresa, solo che litigare con lei mi innervosisce. E’ come litigare con il proprio migliore amico.
E’ mattina presto, voglio andare da Mikey.
Fra qualche giorno doveva essere il suo compleanno, il dieci settembre.
Mi vesto leggero, prendo un cappellino ed esco senza neanche bere un sorso di caffè, ho lo stomaco sotto sopra. Fra qualche giorno io e Gee ci trasferiamo.
Si, abbiamo trovato un posto in cui stare, non staremo sotto un ponte.
 
Un palazzo alto ed imponente, non proprio in centro ma comunque un posto carino.
            -Che piano?- chiedo a Gerard tutto eccitato.
            -Sesto se non ricordo male- mi prende la mano e saliamo con l’ascensore. Le scale profumano di un gradevole detersivo, forse alla lavanda. Quindi è un posto pulito..
Gerard bussa piano alla porta con una targhetta luccicante “126”, io gli sorrido.
Un damerino in giacca e cravatta ci apre, il commesso dell’agenzia penso.
Ci saluta con un grande sorriso, penso sia forzato ma tralasciamo.
Ho le gambe stanche, il viaggio in treno è stato duro e non vedo l’ora di trovare un divano o una sedia.
Entriamo in casa.. guardo Gee, lo so che lo sta pensando.
            -Gee..- sussurro e nemmeno me ne accorgo. Lui di tutta risposta mi stringe la mano contento.
E’ lei.
Un grande ingresso che da sul soggiorno e sull’angolo cucina nascosto da un muretto. Una grande finestra che copre quasi tutta la parete illumina tutta la stanza e io già ce la vedo la scrivania di Gerard tutta piena di disegni con affianco la culla.. mi brillano gli occhi. Un piccolo corridoio, due stanze da letto e un bagno. Perfetta. La stanza matrimoniale è su un blu-indaco magnifico, luminosa, semplice e romantica. Si, mi ci vedo a fare l’amore con Gerard. La stanza più piccola già la vedo arredata con una scrivania, un lettino e i mille poster che attaccherà lui.. o lei.
Il commesso ci lascia da soli e subito mi arpiono alle labbra di Gee.
Siamo entrambi convinti che si, abbiamo trovato casa.
L’unico problema è l’affitto.

950 al mese, un assurdità.
L’entusiasmo inizia a scemare, cazzo era perfetta.
Annuisco debolmente al commesso già pronto ad andarmene anche se non mi sono riposato nemmeno un attimo.
            -La prendiamo- la sua voce ferma, un sorriso e tanto, tanto entusiasmo.
Oh Gee.. ti amo.
 
Mi inginocchio con fatica e poso un mazzetto di fiori, gardenie bianche, le preferite di Mikey, su quel tumolo di terra ormai ricoperto di erba.
Tolgo via quello strato di polvere che si è formato sul vetrino che copre la foto sorridente di Mikey.
Inizio a pregare, non sono pratico ma lo faccio e mi sembra di isolarmi. E’ così che ci si sente?
Le mani incrociate, gli occhi chiusi e una strana, stranissima sensazione addosso.
Come un televisore ti da quella “scossa” quando ci passi la mano.. ecco, quella che mi ha appena sfiorato la guancia. Guancia dove ora stanno scendendo lacrime, mi ci poggio la mano, la sento calda.. Mikey.
“Ti voglio bene..” sussurro a me stesso, mi sentirei un pazzo a parlare da solo in un altro ambito ma ora no, so di non essere da solo. Lui c’è, lo sento.
Lo sento come sentivo la sua assenza in fondo a quel dannato ospedale.
Caccio via quel pensiero e un altro mi invade.
Vai avanti..
Ma non è un mio pensiero. Ma poi.. è un pensiero?
Sono confuso..
Sei tu? Sei tu che mi parli?
Forse sto impazzendo ma..
Una presa alla spalla mi fa sobbalzare e quasi mi esce un urlo. Mi volto con una faccia memorabile e Gerard scoppia a ridere.
Fottuto figlio di puttana!
Dalla paura non riesco a spiccicare parola, sono pietrificato.
Che ci fa Gerard qui? Siamo davvero così telepatici da fare le stesse cose insieme senza dirci niente?
            -Cazzo Frank sembri un fantasma!- scherza e si siede vicino a me.
            -Stronzo..- sussurro portandomi una mano al petto che non ne vuole sapere di fermarsi o di rallentare quella corsa che ha iniziato.
            -Anche tu qui prima di partire?- mi sorride e mi posa un bacio leggero sulle labbra. Annuisco piano.
Eh no amore. Io cerco di rallentarlo il mio cuore non di farlo scoppiare!
Ma poi mi accorgo che non è solo il cuore che va a mille che mi fa sentire strano e dolorante.
 
Buio.
 
 
Le lenzuola fresche mi danno un po’ di sollievo ma sono terribilmente ruvide, strofino il braccio e mi accorgo  che non sono le lenzuola ad essere ruvide ma la fascia che mi ritrovo al polso rende tutto diverso.
Che poi.. perché ho una fascia?
Mugugno e vorrei tanto sdraiarmi di lato e dormire come un ghiro.
La pancia è davvero troppo ingombrante.
            -Frankie!- la voce rotta di mia madre e la sua mano fresca che mi accarezza la guancia mi fanno pensare che forse è successo qualcosa.
Cerco più forza e volontà possibile e apro poco gli occhi e la vedo piegata su di me.
Le faccio un sorriso e lei ricambia.
            -Come stai?- mi chiede cercando di nascondere la preoccupazione.
            -Alla grande.. perché? E perché ho una fasciatura?- le chiedo sbadigliando, mi rendo conto di non essere nella mia stanza ma nella sua, sul lettone.
            -Sei svenuto al cimitero..- mi porta delle ciocche di capelli dietro l’orecchio, -C’era Gerard con te per fortuna, solo che sei caduto per terra sul polso ed era leggermente gonfio così ho preferito fasciarlo- mi posa un bacio sulla fronte e cerca qualcosa sul comodino.
Non ricordavo niente ma.. basta che sto bene.
            -Gerard?- chiedo, voglio vederlo.
            -E’ di sotto, te lo chiamo- mi da un’ultima carezza ed esce dalla stanza.
Strofino le mani sul lettone fresco e cerco la finestra per vedere se c’è il sole o per rendermi conto di che ora è ma le tende sono tirate.
Gerard compare sulla soglia e viene a sedersi vicino a me, gli sorrido e lui mi bacia la punta del naso.
            -La devi smettere di farmi prendere questi colpi!- mi dice scherzoso ma so che la sua è quasi una supplica, ridacchio e gli porto una mano dietro la nuca e lo attiro a me per baciarlo.
            -Ti amo anche io..- sorrido sulle sue labbra e lo bacio di nuovo. Non mi stancherò mai delle sue labbra. Così morbide, invitanti e calde.. Ricordo quel primo bacio, prima della sua esibizione.
            -Voglio salutare Ray e Bob prima di partire..- mi mancano quei due tipi. Ultimamente li ho risentiti, gli ho chiesto scusa per quell’abbandono improvviso, ho spiegato loro le cose e ad entrambi è partita una risata quando ho aggiunto il particolare di essere incinto. Infondo siamo sempre stati amici, me lo sentivo.
Ci siamo ripromessi di suonare insieme qualche volta, magari quando non avrò una montagna sotto il petto.
Gerard annuisce e mi bacia di nuovo socchiudendo gli occhi.
Una visione divina, qualcosa di magnifico.
            -Sei bellissimo- un sussurro che mi esce involontariamente quando prende a baciarmi il collo. Ridacchia e mi morde piano.
Mi manca Gerard.
Infondo.. cazzo, l’abbiamo fatto solo una volta.
Sospiro e gli poso una mano sul petto per allontanarlo un po’, non possiamo, non ancora.
Lui sorride innocente, facendomi credere di essere l’unica mente malata e arrapata della stanza.
Oh Gerard!
 
 
**
 
Caos, caos, caos.
In casa mia c’è il caos.
Ci sono le mie urla, quelle spaventate di mia madre quando sente le mie e i passi veloci di mia madre che rimbombano per la casa.
            -Mammaa!- ennesimo urlo.
            -Ci sono!- mi afferra un per un braccio e mi infila in macchina.
Corre per le strade e io chiudo gli occhi, non voglio guardare la strada che scorre, mi provoca nausea. Anche se la nausea al momento sarebbe il male minore.
Un altro urlo e un altro verso spaventato di mia madre che cerca di raggiungere l’ospedale il più presto possibile.
            -GERARD!- urlo stringendo la maniglia e piegandomi in avanti.
Merda se fa male.
            -Lo chiamo io, lo chiamo io!- mi risponde frettolosa, parcheggia malamente e si precipita in pronto soccorso a chiamare gli infermieri.
Mi caricano su una barella e poi via in una corsa degna di quel nome per i corridoi dell’ospedale di Bellville.
Chiudo forte gli occhi, troppe cose che si muovono.
Ormai gli urli mi escono da soli, nemmeno me ne accorgo ma la gola inizia a bruciare.
Mi caricano su un letto freddo e duro, per niente comodo.
Ma fanculo la comodità, sto morendo!
Urlo di nuovo il nome di Gerard e  mi accorgo che mia madre è bianca come un lenzuolo, annuisce e corre fuori dalla stanza con il telefono già all’orecchio.
 
 
 
{Gerard pov
 
Mi fanno male le gambe ma corro su per le scale di questo maledetto ospedale, corro a pardi fiato e più di una volta rischio di cadere e rompermi l’osso del collo.
Spalanco la porta e mi precipito dentro la stanza, tutti si voltano verso di me.
Una signora bionda stringe fra le braccia una graziosa bimba, penso che sia una bimba.
Merda.
            -Scusate!- urlo ritornando a correre, che figura di merda.
Spalanco un’altra porta pregando che sia quella giusta e lo trovo, Frank agonizzante su quel cazzo di letto.
            -Amore!- urlo abbracciandolo e lui urla anche ma per il dolore penso, mi allontano da lui tremante ma gli stringo la mano.
            -Fate qualcosa cazzo!- urlo ai medici che sono calmi per la stanza, Linda mi posa una mano sul braccio per farmi stare calmo.
            -Gli si sono rotte le acque, ora bisogna aspettare, ha già delle contrazioni- mi spiega brevemente ma non so di cosa diavolo stia parlando e mi limito ad annuire e stringere di più la mano di Frank che non smette di lamentarsi.
Passano ore, minuti non so quanto ma gli urli di Frank non sono cessati un attimo, anzi sono aumentati e si sono fatti più acuti. I medici mi fanno allontanare, parlano a raffica ma non sento nulla, o meglio non capisco, sento tutto ovattato. Staccano il letto dai macchinari e Frank urla il mio nome e solo ora mi risveglio da quel coma, mi avvicino a lui spintonando un medico.
            -Voglio Gerard- dice sfinito e mi stringe la mano. Ha la fronte sudata e gli occhi stanchi. Ma è bellissimo lo stesso. Sento Linda singhiozzare, mi volto verso di lei ma sta sorridendo, sarà l’emozione.
Seguo i medici e il letto di Frank, non so dove sto andando ma se lui mi vuole io ci sarò. Poi leggo.
“Sala parto”
Cristo Dio.
Corro da Frank, ho una paura fottuta.
So come.. succede ma non so da dove cazzo uscirà sta volta.. insomma.. Frank è un uomo.
Delle siringhe, gli stringo la mano e chiudo gli occhi.
Forse è qualcosa per il dolore.
Riapro gli occhi ma vedo tutto appannato, troppa roba, movimento e sangue.
Parto cesareo.
Ah, ecco.
E’ arrivato il momento, sono padre.
Le lacrime iniziano a scorrere ma non me ne rendo conto, penso solo a fissare il viso di Frank e a stringergli la mano mentre gli squartano il ventre e ci infilano le mani dentro.
L’odore del sangue mi colpisce e quasi svengo ma stringo i denti, mi abbasso e bacio mezzo addormentato per l’anestesia. Lo bacio dolcemente e gli sposto i capelli bagnati di sudore che si sono appiccicati alla fronte e sugli occhi.
            -Frank.. Frank ci siamo quasi..- gli sussurro all’orecchio e le mie lacrime lo bagnano, sorrido e improvvisamente scoppio a ridere, una risata felice, contenta fra i singhiozzi.
Ecco lì quella cosina sporca di sangue che ha fra le mani il medico.
Bacio la fronte di Frank e rido felice.
            -Frank.. Frank ci siamo.. ci siamo Frank!- urlo e gli stringo la mano.
E’ lì e ora lo vedo.. è un maschietto.
            -Frank, è un maschietto Frank!- gli sussurro posandogli un altro bacio.
Frank sembra risvegliarsi, di colpa, che strana cosa l’anestesia..
            -Mikey-  urla cercando di muoversi, -MIKEY!-  urla di nuovo guardandomi con gli occhi pieni di lacrime, corro fuori e chiamo Linda con tutto il fiato che ho in corpo, non aspetto il suo arrivo e mi fiondo da Frank che si asciuga le lacrime.
            -Mikey!- ripeto io preso dai singhiozzi.
E’ un nome perfetto..
Poi oggi è.. dieci dicembre.
Cazzo non me ne ero nemmeno accorto, che fratello di merda che sono.. Ma, ora.. c’è lui.
Mikey Iero Way.
 
 
 
 

 

OKAY SI,
uccidetemi.
Insomma non posto da quasi un mese ma scusatemi.. quello che vi voglio dire è che:

1- Questo è il penultimo capitolo.
2- Ho intenzione di finire tutte le storie che ho aperte, questa e Bookworm.
Io stessa odio leggere cose senza un finale quindi anche se lentamente finirò tutto.
Che dire.. ecco il pargolo.
Questo capitolo è stato PROPRIO UN PARTO!
Cioè si ci sto lavorando da un sacco!
Innanzi tutto IO NON HO LA PII’ PALLIDA IDEA DI COME AVVENGO UN PARTO CESAREO.
Quindi mi sono informata di Wikipedia e.e
Spero che non ci sia qualche assurdità e che il capitolo vi abbia dato almeno qualche emozione.
Un bacio e VOGLIOLEVACENZEDINATALE.
 

 
 

-Auguri a Terexina che il 7 compie gli anni OHOHOHOHOH-

 
 

Ann.

 
 
 
 
 

 

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Capitolo 9
*** #9 ***


*arriva con una musichetta tipo film horror*
Ci siamo. Sono tornata! * schiva i pomodori* non ve lo aspettavate, eh?!
No bhè avevo promesso un aggiornamento al mese e ora eccovi l’ultimo capitolo, non spoilero nulla!
Immaginatevi delle gif frerard qui sotto:
-qui-
-qui-
Non so come metterle *trollface*
Bene, ci vediamo sotto!

 
 
#9
 
Mi muovo appena e le lenzuola sono fresche, finalmente l’aria è migliorata, siamo a fine ottobre cavolo.
Mugugno senza nemmeno rendermene conto e sento la stretta di Gerard sulla mia pancia, dormire con Gerard è qualcosa di magnifico.
Mi rigiro nel suo abbraccio per trovarmi di fronte al suo viso addormentato e illuminato da quella poca luce che entra dalle tapparelle, che finalmente qualcuno le chiude prima di andare a dormire.
Ha la bocca un po’ aperta e il suo respiro caldo mi fa sentire a casa più che mai, sento di appartenere a questo letto, a questa stanza indaco e a New York.
Gli bacio le appena le labbra ripensando a quando ci siamo trasferiti qualche settimana fa, la culla era già montata ma Mikey l’avevamo rimasto a Belleville con Linda, per evitare di fargli prendere polvere inutile.
Gli sposto una ciocca di capelli dietro l’orecchio e la forma dei suoi occhi la riconosco sul visino di Mikey, sorrido istintivamente, mi sento proprio una mammina.
Mikey.. Mikey è nostro figlio, è qualcosa di speciale e bellissimo.
Dalla prima volta che l’ho preso in braccio, dopo l’ospedale ho sentito un tonfo al cuore, ma non doloroso, anzi.. come una divisione, come se ora avessi due cuori; Uno pieno di Gerard e l’altro pieno di Mikey.
Mi sento completo con entrambi in giro, ammetto di essere una mammina premurosa, attenta all’umidità, al vento, al troppo sole e a tutte le condizioni meteorologiche possibili, ho sempre il televisore acceso su una stazione meteo, Gerard mi prende sempre in giro per questo ma non posso farci niente!
Quando abbiamo portato Mikey qui con noi c’è voluto un po’ per abituarci agli orari, al cambiare i pannolini e a trattare quel bambolotto come se fosse una bambola di porcellana. Ma vedersi arrivare Gerard in pigiama con in braccio Mikey sorridente mentre prepari del caffè è qualcosa di indescrivibile.
Ogni mattina c’è l’abbraccio di gruppo, come se fossimo una squadra. Ma lo siamo, siamo il battaglione Way, che poi abbiamo deciso di dare al bambino entrambi i cognomi, siamo forti e uniti e siamo pronti a vincere e fronteggiare la società e i vari problemi. Siamo una famiglia.
Non so quando però si è deciso che Gerard è il “padre” di casa e io la “mammina tenera”, Bob e Ray sono venuti a trovarci dopo il trasloco, la casa è piaciuta anche a loro e vederli giocare con il piccolo Mikey mi ha fatto venire l’ansia e da qui è nato il “mammina tenera”, ma cosa posso farci?!
Quel cosino è stato ben nove mesi dentro di me, mi pare ovvio che ci tengo a mantenerlo intero per altri novecento anni!
Sento Gerard allungare le gambe per stiracchiarsi e stringermi ancora di più a lui, senza pancione è molto più facile!
Lo bacio di nuovo e gli sussurro un “buongiorno” a fior di labbra, lui mi sorride. Gerard Way non parla di mattina presto, è come se un mostro sotto il letto gli avesse tirato via la lingua durante la notte, solo dopo un bel caffè inizia a blaterare.
Ci scambiamo uno, due, mille baci e ci decidiamo ad abbandonare il comodo letto.
Lui in bagno e io a fare il caffè, come sempre.
E ci penso proprio mentre preparo la macchinetta a come subito si siano create queste piccole cose, la nostra routine diciamo, è qualcosa che ti riempie la giornata e ti fa sentire bene. E’ come avere sempre un appiglio sicuro, sai sempre e perfettamente che Gerard dopo pranzo  ha la vena artistica e che circa un’oretta dopo Mikey vuole il latte e che sempre verso le venti crolli tra le braccia di Gerard e dormi anche solo per una decina di minuti.  
Le tende chiare della grande finestra fanno entrare la giusta dose di luminosità, per fortuna, e i miei occhi sono liberi di abituarsi alla luminosità con calma. Verso il caffè in due tazze e le poso sul tavolo e subito dopo due braccia mia avvolgono. Sorrido voltandomi e baciando Gerard, oggi senza Mikey.
E’ di nuovo da Linda, ha insistito tanto per lasciarci soli il giorno del mio compleanno. Ma la verità è che le piace fare la nonna!
Gli accarezzo il viso e sotto i polpastrelli sento quel po’ di barba che lo rende ancora più sexy. Lo bacio di nuovo e noto altre occhiaie, viene a letto troppo tardi. Il mio fottuto vampiro sexy.
Mentre disegna non oso disturbarlo, infondo deve fare gli esami e le robe varie, se vuole disegnare di notte che lo faccia pure.. anche se ammetto di essere preoccupato per il suo sonno.
Fra un bacio e l’altro mi sussurra il buongiorno e mi accarezza i fianchi, mi stringe a se con la mano posata sulla base della mia schiena, si sporge sempre di più e i nostri petti aderiscono perfettamente.
Ogni volta che siamo così vicini quelle inevitabili farfalle riescono ad evadere dalla loro gabbia e a svolazzare nel mio stomaco, il battito accelera. Non mi abituerò mai ai suoi occhi verdi e limpidi a questa distanza, al suo sorriso furbo tirato da un lato della bocca. Non mi abituerò mai ad avere Gerard tutto mio, sempre mio. Gli stampo un altro bacio con i palmi aperti sul suo petto, lui sorride sulle mie labbra e si stacca di colpo ridacchiando con in mano la tazza di caffè che era dietro di me.
Stronzetto!
Gli tiro un colpo alla pancia e ridacchio con lui. Mi sporgo a prendere la tazza dall’altro lato del tavolo e mi pizzica il sedere e penso di arrossire da capo a piede perché appena mi volto scoppia a ridere baciandomi uno zigomo.
                -Sei ancora più bello quando arrossisci.- eccola finalmente la sua splendida voce, come avevo detto subito dopo il caffè.. gli sorrido sorseggiando il mio caffè, lui fa lo stesso e restiamo impalati in cucina a guardarci da dietro le nostre tazze come due bimbi che giocano “a chi ride prima”.
 
 
Siamo fuori, il sabato mattina Gerard non ha lezione. E’ una bella giornata, né troppo fredda né niente. Il sole c’è e il venticello pure, giornata perfetta per starsene in giro mano nella mano con il proprio ragazzo.
Gli stringo di più la mano e mi aggrappo alla manica della sua felpa pesante. Mi sorride e ricambia la stretta.
Ci infiliamo nel parco, ci portiamo spesso Mikey quando non fa freddo, anzi, quando io decido che non fa troppo freddo!
Gerard mi lascia sul prato e va a prendere due hot dog. Accarezzo l’erba fresca e più in la dal mio sederone trovo una margheritina e da brava teenager innamorata mi metto a fare “m’ama o non m’ama”, sono circa dieci petali, mi dispiace anche rovinarla.
                -Allora, ti amo o non ti amo?- dice ironico Gerard sedendosi al mio fianco.
                -Indovina!- mi sporgo verso di lui lasciando cadere la margherita sulle mie gambe, lui la raccoglie e fa finta di pensarci e poi tira via l’ultimo petalo.
                -Mmh secondo me ti amo- afferma con un sorriso e io annullo le distanze e gli stampo un bacio.
                -Esatto-
                -Allora le margherite non mentono- mi accarezza il viso e solo dopo si ricorda di avere due hot dog caldi sulle cosce. Me ne porge uno e lo mangiamo fra una risata e l’altra.
                -Gee voglio un quotidiano..- me ne esco con ancora la bocca piena, pensandoci oggi non ho letto ancora il giornale, ho preso questa buona abitudine, si.
                -E non lo leggerai- continua lui tranquillo.
                -E perché mai?- chiedo curioso tirando un altro morso.
                -Perché lo dice Gerard Way!- esordisce e non posso che ridere, il suo lato da prima donna non è mai sparito, anzi!
Lo shampoo al profumo di lavanda e la spugnetta lilla nel nostro bagno non sono mica lì per niente, li ha pretesi lui!
                -Dai Gee mi sento perso senza il quotidiano! Nemmeno ieri me l’hai fatto leggere!- ed è vero, non leggo il giornale da.. quando abbiamo lasciato Mikey e pensandoci non so nemmeno che giorno sia, con la mia memoria da ebete poi.. Ogni mattina puntualmente, quando chiedevo il quotidiano Gerard mi trascinava in stanza a fare cose ben più piacevoli che leggere il giornale. Anche sta mattina ma ora, in mezzo ad un parco, non so cosa possa fare per impedirmi di leggere un quotidiano. Che poi perché non dovrei leggere il quotidiano?!
Il televisore rotto poi.. potrebbe essere scoppiata la terza guerra mondiale e io ne sarei completamente all’oscuro.
Mi guardo intorno, so che nei paraggi c’è un’edicola. La adocchio e guardo Gerard che se ne sta tranquillo con le mani nell’erba e il volto verso l’alto, come se stesse prendendo il sole.
Mi dimentico per un attimo l’edicola e tutto e prendo la digitale dalla borsa, maschile, che ho preso l’abitudine di portare e per la quale tutti mi prendono in giro, compreso Gerard. Ma con un figlio non puoi andare in giro senza una borsa!
Gli scatto una foto e lui si volta verso di me ridendo.
                -Ehy fai lo stalker?- non è infastidito e il suo tono sembra un sussurro, deve essere proprio rilassato. Io annuisco e riguardo lo scatto sullo schermo, mi piace. Giro sempre con la digitale, anche questa una buona abitudine.
                -Posso almeno vedere se sono venuto bene?- eccola lì la prima donna.
                -Se mi dai un quotidiano si- rido, lui sbuffa e ride con me.
                -Ma dai!-
                -No!- scatto in piedi e ritrovo l’edicola con lo sguardo e gli sorrido furbo prima di iniziare a correre verso la meta, senza curarmi di aver lasciato la borsa lì per terra e di avere la digitare ancora attaccata al polso. Corro e rido come un cretino e sento anche Gerard che ride dietro di me, è diventato più veloce a furia di correre dietro l’autobus la mattina perché fa tardi fra un bacio e lo specchio.
Sento le sue braccia sui miei fianchi, mi acchiappa e rotoliamo tutti e due a terra ridendo e con tutti gli sguardi addosso. Rotoliamo e restiamo abbracciati sul prato cercando di riprendere fiato ma le risate aumentano ad ogni sguardo e sento quasi le lacrime agli occhi. Faccio per rialzarmi ma le sue braccia mi bloccano.
                -Dai Gee fammi alzare!- piagnucolo cercando di togliere le sue braccia ma lui di tutta risposta mi sovrasta e mi bacia e allora si, a ‘fanculo il quotidiano.
 
 
Non è stata una ripicca giornaliera quella del quotidiano, no. Non tocco un quotidiano da una settimana!
Magari in Francia è scoppiata una centrale nucleare e io non lo so, povero vino.
Oggi la stanza è completamente buia ma penso sia stato Gee a chiudere le fessure prima di andare a lezione, deve essere mercoledì quindi ha lezione dalle 10 alle 12.
Mi rigiro nel letto mugolando, sotto le coperte si sta benissimo, non mi va proprio di alzarmi.
Bip Bip
Il telefono. Tasto il comodino con ancora la facci affondata nel cuscino e afferro l’aggeggio malefico che continua a fare Biiiiiiiip.
Leggo “Mamma” e rispondo.
“Buongiorno” borbotto con la voce impastata dal sonno.
“Buongiorno raggio di sole! Buon compleanno!” spalanco gli occhi, è il mio compleanno? Quindi è Halloween!
“Grazie mà! Il piccolo?”
“Sta dormendo come un ghiro, che dolce che è..” sento una nota talmente sdolcinata nella sua voce che sorrido nell’immaginare la sua faccia.
“E’ figlio di tuo figlio dopo tutto!”
Quattro chiacchiere e mi decido ad alzarmi per prendere un caffè.
Trovo un bigliettino sul tavolo e una rosa, sorrido subito.. Gee.
E poi, avete presente quel sospirone da innamorati? Quello che si fa quando si pensa alla persona che si ama più di se stessi? Ecco, quello.
“Buongiorno amore mio, buon compleanno! Non ti ho svegliato, eri troppo carino!” altro sospirone “Ti aspetto alle 12 e 30 davanti al parco, non fare tardi!” guardo subito l’orologio, le 12 precise. Cazzo ho dormito tantissimo!
Accendo la macchinetta del caffè e mi infilo nella doccia.
 
30 minuti dopo sono fuori casa. Si, fuori casa, non davanti al parco!
Corro fra i vicoli maledicendomi per aver fatto tardi ma l’acqua calda tentava di sedurmi!
Arrivo con il fiatone e fortunatamente Gerard non c’è ancora. Cerco di riprendere fiato e trovo una panchina libera. Mi guardo intorno in cerca di Gerard ma nulla, non è da lui essere in ritardo. Prendo il telefono dalla tasca per chiamarlo ma due mani mi coprono gli occhi e poi mi rubano il telefono, Gerard.
Mi alzo sorridendo e lui mi abbraccia di slancio, mi stringe, mi bacia e mi alza da terra sussurrandomi mille “buon compleanno” all’orecchio. Arrossisco un po’ e mi aggrappo al suo collo.
                -Ciao amore- gli sorrido appena mi rimette con i piedi per terra e finalmente tutti smettono di fissarci.
                -Ciao a te amore mio- e di tutta risposta mi bacia di nuovo.
                -Come mai qui?- gli stringo la mano nella mia.
                -Ah, scusa il ritardo sono dovuto passare da.. una parte, varie parti anzi!- nemmeno finisce di parlare che gli suona il telefono e mi molla la mano di scatto allontanandosi. Ci resto un po’ a merda, chi è di così privato che io non posso sentire?
Incrocio le braccia al petto e lo aspetto con tanto di broncio. Torna con un sorriso di scuse e stringe senza dire niente, mi bacia la fronte e mi trascina dietro di lui.
Mangiamo qualcosa e il telefono suona si e no 3 volte e mi irrita ogni volta di più!
Mi vizia, mi porta in gelateria, al negozio di musica e devo insistere per non farmi comprale l’edizione deluxe di un cd, non possiamo permettercelo. Devo ancora trovare un lavoro, ma Gerard insiste per farmi restare a casa almeno fino a quando Mikey non andrà all’asilo. Ma non possiamo farcela con i soldi che manda mia madre e quelli che manda la madre di Gerard.
Donna Way. Quella donna si è rivelata una vera delusione, la mia stima è caduta come una stella a San Lorenzo. Ha visto tre volte contante suo nipote e mi ha sputato sopra tutta la sua non stima per me e suo figlio. Ma oggi, il giorno del mio compleanno, non voglio parlare di lei, proprio no. Manda i soldi al figlio solo per l’affitto, non so nemmeno se sa che io vivo con lui. Mia madre manda i soldi per me e Mikey e questi sono per il cibo e le robe varie, quindi non possiamo permetterci nemmeno una fottuta edizione deluxe di un cd.
Ma stiamo bene così, non abbiamo la macchina quindi a cosa mi servirebbe il cd?  E il dvd poi? Non abbiamo il lettore dvd. E tutte queste cose nemmeno le voglio, voglio Gerard al mio fianco e Mikey, niente di più. Lo trascino via dal negozio di musica e continuiamo a vagare senza meta, il telefono finalmente non suona più.
Arriviamo a Time Square, affollatissima come sempre e con tutti quei colori che fanno venire mal di testa. Ci sono vari addobbi, qualche pipistrello che pende qua e là. A volte mi manca l’atmosfera di festa che c’era nella piccola Belleville. Mi trascina dietro di lui facendosi spazio fra le persone, sembra avere una meta precisa e poi si blocca, in mezzo a tutti e a tutto. Mi abbraccia e mi bacia con un sorriso furbo.
Si fruga nelle tasche e mi indica gli schermi. Confuso e curioso seguo il suo dito e guardo i soliti cartelloni pubblicitari, sto per voltarmi quando..
“New York, matrimonio gay legalizzato.”
Ci metto un po’ a capire ma mi volto subito verso Gerard con un sorriso enorme, questa si che è una bella notizia ma è di.. quasi una settimana fa, giusto io non tocco un quotidiano da più di una settimana.
Mi volto e non lo trovo, abbasso lo sguardo e lo trovo in ginocchio con uno scatolino nero in mano verso di me.
Bum..
Scherziamo?
Non faccio in tempo a spiccicare parola e lui prende l’iniziativa.
Bum Bum..
Il cuore accelera.
                -Frank Iero, vuoi sposarmi?-
BUM BUM BUM.
Lo dice con il sorriso e naturalezza. Apre quello scatolino lasciandomi vedere quello che contiene.
Non riesco a muovermi ma so che il sorriso stampato sulla mia faccia non ha rivali.
Si rialza e mi guarda ancora con il sorriso, forse solo un po’ forzato. Intorno a noi si è formato un cerchio di persone, avverto perfino qualche flash e batto gli occhi ritornando in me. La mia testa mi dice di fare subito qualcosa appena vedo Gerard ancora lì in piedi.
                -SI!- urlo ricucendo tutta la situazione.
Gli butto le braccia al collo continuando sussurrargli quel si sulle labbra.
Penso ormai che il mio cuore non ci stia nel petto, ormai è arrivato nel petto di Gerard tanto batte forte. E io lo stringo ancora di più, sorrido così tanto che le guance mi tirano e sono così felice che le lacrime arrivano senza neanche chiedermi il permesso.
Mi stacca un po’ da lui e subito mi passo le mani sul volto per cancellare le lacrime, quando lo guardo anche il suo volto è rigato dalle mie stesse lacrime di gioia, avrei voglia di baciarlo di nuovo ma lui mi afferra la mano e mi infila un anello grigio scuro e fino all’anulare sinistro. Un anello semplice e delicato, non nella norma delle fedi nuziali ma.. decisamente perfetto.
Scoppia un applauso generale e mi porto le mani al viso per coprire il rossore, le lacrime e tutto quel mix di emozioni. Però rido perché è una cosa bellissima. Le sue braccia mi avvolgono e ride con me.
Il momento è perfetto, lui è perfetto. Noi siamo perfetti.
Non siamo solo due teenager, siamo genitori.
Ma tutto questo è.. perfetto.
 

 
 
Indovinate un po’?!
Sono in lacrime e il capitolo non mi piace e.e
Ma è l’ultimo, la fine di questa storia, che chiude sia questa che quella prima.
Mi sento completa ora, ho portato a termine anche questa e devo ammettere che questo Frank timido e dolcioso mi mancherà, per non parlare del Gerard amorevole!
Vi lascio un po’ così, insomma non vedo cosa si debba aggiungere!
Gerard ha chiesto a Frank di sposarlo in mezzo a time square!
Ho in mente questo finale da quando il matrimonio gay è stato legalizzato a NY xD
Non è il massimo ma ho cercato di sottolineare la loro vita di coppia con un figlio, le piccole abitudini e tutto quanto.
*sospira*
Spero vi sia piaciuto.
Ringrazio tutti quelli che hanno letto la storia e che l’hanno recensita.
Vi ringrazio tutti! ;WW;
 
Un saluto alle FK, anche se non ci sentiamo molto ricordo quando vi assillavo per la storia!
E un saluto a Luna, e alla xla che non so se segue questa storia ma comunque la adoro, è una grande u_u
 
*poggia un vassoio di biscotti con le gocce di cioccolato sul tavolo*
Ne do uno a chi recensisce! U___U
 
Buona giornata a tutti!
Alla prossima.
 
Ann :3

 

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