Sailor Moon New Generation V.2

di Seyenne
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** L’incontro… le prescelte ***
Capitolo 3: *** Il Risveglio ***
Capitolo 4: *** Il tempio di Stella Rossa ***
Capitolo 5: *** Il nemico si muove – la guerra comincia ***
Capitolo 6: *** --- ***
Capitolo 7: *** Gelosia ***
Capitolo 8: *** Attesa ***
Capitolo 9: *** INCOMPRENSIONI ***
Capitolo 10: *** La calma prima della tempesta ***
Capitolo 11: *** La prima chiave ***
Capitolo 12: *** La seconda chiave ***
Capitolo 13: *** La verità ***
Capitolo 14: *** La terza chiave ***
Capitolo 15: *** Faccia a faccia col nemico ***
Capitolo 16: *** Chiarimenti ***
Capitolo 17: *** Nella tana del lupo - 1a parte ***
Capitolo 18: *** Nella tana del lupo - 2a Parte ***
Capitolo 19: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Circa due anni fa mi avventurai nel fantastico mondo delle Ff e, rimastane ammaliata, decisi di sperimentare cosa potesse uscire dalla mia testolina pazza, nacque così Sailor Moon New Generation. In questo lasso di tempo di Ff e libri ne ho letti parecchi e devo ammettere che il mio stile di scrittura è assai migliorato ho per questo pensato di ristrutturare il mio primo lavoro e di continuare il seguito, End of Sun, spero vi divertiate a leggere le mie storie. Bye

 

Note dell’autrice: questa Ff si svolge nel XXX sec.

Preciso che non mi ricordo molto bene quali erano i ruoli dei personaggi nel manga quindi non vi sorprendete se troverete qualche cambiamento… dunque nella mia Ff:

·          Bunny e Marzio si sono sposati e ora sono conosciuti come “Regina Serenity" e “Re Endimion”

·          Chibiusa è la loro figlia primogenita nonché principessina del Crystal Empire

·          Le Inners e le Outers Senshi sono le guardiane della regina

·          Helios non si è più visto da quella volta della promessa ad Usa nel XX sec.

·          Chibiusa e Ottavia hanno 16 anni, Helios 17

I personaggi presenti nella Ff sono utilizzati senza alcun fine di lucro e nel rispetto dei rispettivi proprietari e copyrights mentre quelli che usciranno dai miei attacchi di pazzia… beh sono miei!!!

Buona lettura.

 

PROLOGO:

In quella particolare notte d’estate il cielo era di un blu mare così intenso d’apparire nero, tutti gli astri brillavano da lontano ed una singolare luce illuminava il Crystal Palace.

Una ragazza, nella propria camera, contemplava il suo riflesso in uno specchio assai elaborato, elaborato come tutto quello che possedeva, perché ogni cosa che la circondava e lei stessa dovevano essere adatte al suo rango: futura regina dell’Empire.

Lo specchio confermava tutte le voci e gli apprezzamenti che giravano sul conto della suddetta erede al trono: era molto bella. In quel preciso momento indossava un abito chiaro che metteva in risalto le sue forme, era un vestito esclusivo che suo padre aveva fatto acconciare apposta per quella ricorrenza, a una prima apparenza semplice ma perfetto nei particolari: arrivava poco più su delle ginocchia ed aveva una scollatura a barca che lasciava scoperte le spalle, il bustino era ricoperto di perline che luccicavano ogni volta che la luce le incontrava e le rifiniture erano cucite con una cura e precisione maniacale. Al collo si faceva notare uno splendido ciondolo in oro bianco a mezza luna, lo stesso pendente adornava anche le orecchie e il polso destro della ragazza. La stessa forma tra l’altro compariva sulla fronte della giovane, emblema della famiglia reale.

Dal salone centrale cominciò a diffondersi nell’aria una dolce melodia che fece rinvenire la ragazza dal fluire dei suoi pensieri. Impugnata la spazzola la giovane cominciò a pettinare i setosi capelli che erano rosa come gli occhi e ricadevano ben oltre la schiena. Al pensiero della gente giù nel salone che ballava sulle sue labbra nacque un sorriso a metà tra il divertito e il disperato: era di nuovo in ritardo. Sistemati i capelli nei due consueti codini, li legava spesso così: aveva iniziato da piccola cercando di ricalcare le orme di sua madre, s’infilò un paio di sandali dal tacco alto ed uscì incamminandosi per i corridoi del Crystal Palace.

 

 

°CRYSTAL PALACE – SALA DA BALLO°  

Al ritmo di piacevoli armonie decine di principi e principesse, provenienti da ogni angolo dell’Empire, danzavano con incredibile naturalezza altri formavano piccoli campanelli e, sfoggiando maniere raffinate e elargendo sorrisi, parlavano del più e del meno. In un angolo le guardiane della regina commentavano annoiate lo svolgersi dell’ennesima festa.

“Che noia ragazze, ma è possibile che sia tutte le sere così? Quasi mi mancano tutti quei mostri che movimentavano un po’ le nostre giornate!” La più giovane delle guardiane della sovrana, Sailor Saturn, nonché migliore amica dell’erede al trono era avvolta in un accurato abito turchese e nel pronunciare queste parole si attirò addosso le occhiate di altre due guerriere.

“Ma di che ti lamenti? C’è cibo a volontà e poi guarda quanti bei principi!” Rispose infatti scandalizzata Marta, protetta di Venere.

“Marta!! Possibile che non pensi ad altro! Noi siamo qui per garantire che vada tutto liscio non per abbuffarci!” Fu l’immediata ramanzina della guerriera di Mercurio. “E poi, Ottavia, queste cose non pensarle neanche per scherzo, la pace è una cosa magnifica”.

“Ma dai Emi, rilassati, stavo scherzando! E poi ormai il potere della corona è consolidato, chi vuoi che abbia la faccia tosta di attaccarci?” Rispose sbuffando la piccola Ottavia.

“Appunto! È quello che dico anch’io… la pace è magnifica e breve quindi godiamocela!” E così dicendo la guerriera di Venere si fiondò sul buffet.

“Qualcuno ha visto la principessa?” S’intromise Rea, fasciata in un tubino nero, arrivando alle loro spalle.

“In teoria dovrebbe essere gia qui… ma lo sai com’è fatta: è sempre in ritardo! Mi ricorda tanto Bunny, ops Serenity!” Sorrise la guerriera di Saturno.

“Già….” Concordò Rea scoppiando in una risata argentina.

 

In quell’istante la musica cominciò a sfumare e l’ambasciatore in cima alle scale si preparò ad annunciare il nome del prossimo ospite.

“L’erede al trono, la principessa Chibiusa!” Urlò con quanto più fiato aveva in gola.

In cima alla gradinata fece la sua comparsa la figura della principessa che cominciò lentamente a scendere i gradini. Quando la ragazza fu circa a metà della scalinata cominciò a cercare con gli occhi qualcuno che conosceva: in un angolo scorse le guardiane di sua madre che le stavano sorridendo, nella folla sparsa sulla pista da ballo riconobbe qualche principe con cui aveva ballato sere prima…. Poi vuoto totale: non conosceva la maggior parte di quella gente. Spostando lo sguardo verso trono non riuscì nemmeno a guadagnarsi l’attenzione dei genitori che stavano discutendo con persone che non aveva mai visto….

*Non conosco nessuno*

Lei, l’erede al trono, era considerata da tutti fortunata ma in realtà si odiava.

Odiava quella vita falsa e piena di feste, basata su finte apparenze. Era circondata da persone che dicevano di conoscerla ma che non avevano la minima idea di chi fosse realmente o di quello che provasse: in realtà lei si sentiva infinitamente sola.

La sua vita era vuota, così la definiva lei: vuota e priva d’amore che non fosse quello dei suoi genitori.

Era circondata da falsi amici e a volte perfino Ottavia, lei che si vantava di essere la sua migliore amica, non la capiva.

Di colpo si sentì montare dentro un odio immenso per tutto questo.

Strinse i pugni e i suoi occhi diventarono lucidi.

Stava per piangere ma la consapevolezza della stupidità di quel gesto di fronte al fior fior della nobiltà dell’Empire la convinse a desistere.

Dopo un profondo respiro prosegui giù per i gradini. Sorridendo rifiutò con tutta l’educazione che le era stata insegnata le varie proposte di ballo che le venivano fatte… si voltò distratta verso il trono. Sua madre le fece cenno col capo di avvicinarsi.

“Chibiusa, tesoro, vorrei presentarti i sovrani di Gaeda.” Esordì sua madre.

La principessa volse lo sguardo alle due figure in piedi davanti a lei che sorridevano al suo indirizzo.

*Sembrano brave persone*

Decise di far fare bella figura alle madre: sfoggiò uno dei suoi migliori sorrisi e con un leggero inchino disse “Onorata di fare la vostra conoscenza.”

“Il piacere è nostro cara”. Rispose la donna restituendole un sincero sorriso poi, voltandosi verso sua madre, proseguì “Hai veramente una splendida figlia Serenity.”

“Lo so!” Sorrise sua madre piena d’orgoglio poi, guardando la principessa, riprese “Tesoro, lo sai che anche Joanna e Kozo hanno una figlia? Ha più o meno la tua età! Arriverà qui domani e si fermerà per qualche giorno. Stavo giusto dicendo a Joanna che avresti volentieri accettato di mostrarle il regno e farle un po’ di compagnia….”

*Oh fantastico… adesso devo fare anche la guida turistica*

Serenity all’espressione poco convinta della figlia insistette “Sarebbe solo per qualche giorno e poi sono sicura che vi divertirete….”

“Veramente io---” cominciò Chibiusa ma venne presto interrotta da suo padre: “Lo sapevamo che avresti accettato!” esclamò chiudendo definitivamente il discorso.

“…okay” mormorò la ragazza a mezza voce allontanandosi.

 

 

°GAEDA – PALAZZO REALE°

Aphrodite, dama di compagnie dell’erede al trono di Gaeda, si aggirava per gli appartamenti della principessa raccattando vestiti e cose utili da mettere nel baule per il viaggio. La ragazza era famosa per la sua calma e timidezza e i lunghi capelli azzurrini e le iridi color dell’acqua, accompagnati alla candida carnagione e alle labbra sempre increspate in un dolce sorriso, la rendevano simpatica e piacevole a molte persone. Fisicamente assomigliava molto alla sua principessa, a parte nei capelli, Angel, erede al trono, infatti sfoggiava una lunga chioma di ricci color del grano, ma caratterialmente erano alle antitesi. Sua Altezza infatti era stata dotata da madre natura di una inconsueta loquacità, era molto impulsiva e decisamente poco razionale.

Un’altra figura si aggirava canticchiando per la camera: Dafne, seconda dama di compagnia della principessa. A differenza di Angel ed Aphrodite poteva vantare una discreta altezza e un fisico decisamente slanciato. Dotata di un pessimo carattere risultava antipatica a molti ed era sempre in lite con Sua Altezza. La carnagione ambrata, gli occhi di giada e i lunghi capelli corvini la rendevano comunque popolare e interessante agli occhi del popolo maschile. La leggera canotta che indossava lasciava intravedere la sagoma di un tatuaggio all’altezza della spalla destra, sulla schiena: si trattava di un dragone in stile orientale, suo grande orgoglio.

La porta del bagno si aprì con violenza finendo a sbattere contro il muro. Aphrodite raccolse i vestiti che le erano scivolati di mano per lo spavento mentre Dafne si lanciò in una serie di improperi contro la poca femminilità della bionda che ora girava mezza nuda allagando il pavimento della stanza. Angel senza far caso alle maledizione che le erano rivolte contro strappò dalle mani di Dafne una camicia da notte e cominciò a dare istruzioni ad Aphrodite sul contenuto del baule levando alcuni capi e mettendone dentro altri senza badare al fatto di stare stropicciando la maggior parte degli abiti.

“Sapete? …non vedo l’ora di partire!” Esclamò poi sorridendo.

 

 

 

Continua…

 

Baci Seyenne^.^

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Capitolo 2
*** L’incontro… le prescelte ***


L’incontro… le prescelte

 

°GAEDA – 11.30°

Due ragazze stavano sedute sui morbidi sedili di una delle carrozze reali.

“Ma si può sapere dove cavolo si è cacciata?!”

“Dai Dafne, lo sai com’è fatta!” Rispose sconsolata Aphrodite.

“Vado a cercarla!”

“Vengo anch’io! Qua dentro si muore di caldo!”

 

 

°MEZZORA PRIMA – CAMERA DELLA PRINCIPESSA°

Beep-beep beep-beep (questo in teoria dovrebbe essere il suono di una sveglia NdSeyenne)

“Mm… ancora dieci minuti…” farfugliò nel sonno la principessa. Sospirando Angel girò la testa verso la sveglia… “OH MIO DIO, È TARDISSIMO! DAFNE MI UCCIDERÀ… MI UCCIDERÀ!”

Improvvisamente sveglia la ragazza saltò giù dal letto e cominciò a correre per la stanza come una pazza.

*Ma che sto facendo…? Calma… allora ieri sera ho preparato tutto quindi devo solo vestirmi e uscire il più in fretta possibile… gia ma… *

“Ma che cosa mi metto?!?!?!” Domandò sconsolata allo specchio che la rifletteva in una versione piuttosto arruffata. Si fiondò sull’armadio e cominciò a frugare tra abiti di tutti i tipi e, dopo un buon quarto d’ora, optò per una gonna gialla che arrivava alle ginocchia e una camicetta di seta. Aveva appena finito di infilarsi un paio di sandali quando la porta si spalancò.

“Sono pronta!” Esclamò la principessa ancor prima di vedere chi fosse.

“Era ora!” Ringhiò Dafne piuttosto irritata.

“Scusatemi è che la sveglia ha suonato in ritardo!” Si giustificò la biondina.

“E naturalmente è colpa della sveglia se l’hai programmata in ritardo….”

“Cosa? No! Ma io l’avevo messa giusta!” esclamò indignata la principessa.

“Sì, si certo… si è spostata da sola!” Ironizzò la mora.

“Ma io---” Cercò di ribattere ma fu interrotta: “RAGAZZE! Siamo in ritardo!” Esclamò Aphrodite in tono definitivo.

“Okay, andiamo!” Esclamò eccitata la principessina correndo fuori.

 

Le tre ragazze salirono sulla carrozza reale.

“Partiamo?” Chiese conferma il cocchiere.

“Certo!” Rispose la voce squillante della principessa.

I cavalli cominciarono a correre e, dopo una quindicina di metri, spiccarono il volo. Le ragazze da dentro l’abitacolo vedevano sfrecciare davanti a loro stelle e pianeti di ogni genere e forma.

“Secondo voi come sarà il Crystal Empire?” Chiese Aphrodite distogliendo lo sguardo da quel panorama mozzafiato.

“Non lo so… non ci sono mai stata.” Ammise Dafne.

“Neanche io. Ma i miei mi hanno detto che Crystal City, la capitale, è bellissima e che il Crystal Palace è fatto interamente di cristallo. Ci sono dei giardini enormi e di notte la luna è stupenda ed illumina tutto il palazzo che risplende di riflessi argentati!” Disse entusiasta Angel.

“Non vedo l’ora di essere la!” Esclamò Aphrodite.

 

 

°CRYSTAL EMPIRE - 16.30 - SALA DEL TRONO°

“Mi hai fatto chiamare mamma?” Chiese la principessa.

“Ciao tesoro… si, volevo avvisarti che la figlia di Joanna e Kozo arriverà a momenti con le sue due dame di compagnia.” Rispose in tono affettuoso la regina.

“Um….”

“Tesoro, ricordi che avevi promesso che le avresti fatto compagnia, vero?”

“Si mamma”

“Bene, allora avviati… e invitale al ricevimento di stasera!”

Chibiusa s’incamminò per i corridoi del palazzo verso l’uscita. Il suo umore era nero ma come sempre mise su la sua maschera di felicità e si sedette sui gradini dell’ingresso aspettando gli ospiti di sua madre….

*Uffa ma quando arrivano? Giuro che è l’ultima volta che mi faccio incastrare… che cosa le dico? Le mostro i giardini… no che palle… ci sono! Le chiedo se è stanca, lei ovviamente mi risponderà di si, è un viaggio di cinque ore infondo!, e io le mollo in camera loro dicendole che alle nove c’è una festa e che devono scendere…*

 

 

“Ehi siamo arrivate!” Esclamò Angel tutta eccitata non appena dai finestrini cominciarono a delinearsi le sagome del palazzo. Scese dalla carrozza si guardarono intorno.

“Finalmente a terra, non mi sentivo più le gambe!” si lamentò Dafne.

“È bellissimo!” Sospirò Aphrodite riferendosi ai giardini che sembravano procedere all’infinito.

“Già” concordò Angel “Chi è quella?” Chiese poi indicando una ragazza seduta sugli scalini dell’entrata che in quel momento incrociò il loro sguardo.

“E secondo te come faccio a saperlo? Sono un oracolo?” Ironizzò Dafne.

“Viene verso di noi…” cominciò Aphrodite riportando l’attenzione sulla ragazza che aveva lunghi capelli rosa raccolti in due buffe code a cometa “Vedete di non fare le vostre solite figuracce!” concluse.

“Felice di conoscervi, io sono Chibiusa… voi siete la principessa di…” *Dio com’è che sì chiamava…*

“Di Gaeda.” Concluse Dafne.

“Sì giusto… beh sarete stanche….” Sorrise.

“Affatto!” Esclamò Angel sconquassando non poco i piani di Chibiusa.

*Affatto?!*

“Ah… e che cosa volete fare allora?” Domandò nascondendo abilmente un tono scocciato.

“Beh per cominciare potremmo presentarci: io sono Aphrodite, lei è Dafne e questa è la nostra principessa.”

“Piacere mi chiamo Angel!” S’intromise quest’ultima sorridendo apertamente e porgendo la mano a Chibiusa che a quella vista non poté fare a meno di ricambiare il sorriso e la stretta di mano.

“Beh se non volete andare a rinfrescarvi nelle vostre stanze io sinceramente non so proprio come intrattenervi….” Ammise l’erede al trono del Crystal Empire e poi proseguì. “Stasera c’è un ricevimento al quale siete invitate, per il resto avete il pomeriggio libero.”

“Dove sono mio padre e mia madre?” Chiese Angel.

“Probabilmente saranno in colloquio coi sovrani….” Rispose Chibiusa.

“Ho sentito dire che la regina è una bellissima donna!” Disse Aphrodite

“È vero….” Ammise Chibiusa

“Hanno anche una figlia non è vero?” S’intromise Dafne

“Si….”

“E com’ è? Carina?” Chiese Angel.

“Angy ma che cosa c’entra?” La riprese Aphrodite.

“Beh stasera tutti ci guarderanno e io devo sapere se la mia rivale è carina… per sapere come vestirmi…” disse Angel come se fosse la cosa più ovvia del mondo.

“Tu non sei normale…!” La prese in giro Dafne.

“Gia….” Concordò Aphrodite scuotendo la testa sconsolata

“Beh vediamo… ha 16 anni, è di media statura, il corpo abbastanza proporzionato, occhi rosa come i capelli che di solito tiene legati in due buffi codini a cometa….” Rispose comunque Chibiusa.

“Ehi ma… ma sei tu!!! Oh_mio_dio_che_figuraccia!” Disse Angel rossa in volto guardando Chibiusa che era scoppiata a ridere mentre alle sue spalle Aphrodite e Dafne guardavano storto la loro futura sovrana.

*Infondo non sono così male… la mamma aveva ragione* 

 

 

°ZONA INDEFINITA°

“Sono loro?” Chiese una donna mentre indicava una sfera di luce sospesa a mezz’aria che mostrava Chibiusa, Angel, Dafne e Aphrodite intente a discutere animatamente.

“Si” Rispose una voce maschile molto profonda…

 

 

 °CRYSTAL PALACE – 21.40°

 La sala da ballo era già ghermita di ospiti e il ricevimento iniziato da tempo quando la principessa del Crystal Empire fu annunciata assieme ad altre tre ragazze.

“Sua Altezza la principessa Chibiusa, erede al trono dell’ Empire. Sua Altezza la principessa Angel di Gaeda e le sue dame!” La voce del paggio risuonò in tutta la sala e in molti alzarono lo sguardo verso le ragazze, bellissime nei loro abiti eleganti.

Mentre scendevano le scale Angel scorse i suoi genitori e, dimenticandosi tutte le regole di galateo, cominciò a salutarli impazientemente con la mano, almeno fino a quando non incassò una gomitata nel fianco da parte di Dafne.

Alla fine della scalinata le ragazze furono assalite da una numerosa folla di ragazzi che chiedevano un ballo e la stessa Chibiusa dovette destreggiarsi più del solito per liberarsene, appena fu possibile si avvicinarono al trono dove stavano anche i regnanti di Gaeda.

“Ciao mamma!” Esclamò Angel con entusiasmo abbracciando la donna.

“Ciao tesoro… com’ è andato il viaggio?” Rispose al saluto la regina Joanna.

“Tutto bene! Non è vero ragazze?” Chiese Angel.

“Si! Il tempo è volato maestà!” Affermò Aphrodite.

“Ne sono felice! Vi piace il mio regno?” S’intromise la regina Serenity.

“Oh si! È bellissimo! Chibiusa prima ci ha fatto visitare i giardini del palazzo ma non abbiamo fatto in tempo a vederli tutti….” Rispose Angel.

“Già! Sono enormi non ne ho mai visti di così grandi!” Confermò estasiata Aphrodite.

“In effetti piacciono molto anche a me.” Disse la regina Serenity sorridendo per l’entusiasmo della ragazza.

 

 

°ZONA INDEFINITA°

“Realmente ritieni corretto quello che stiamo per fare? Credi giusto disubbidire a regole millenarie?” Chiese perplessa una voce di donna.

“Ormai ho preso la mia decisione: cambierò il passato e non m’importa quale sarà la mia punizione.” Rispose un uomo mentre guardava, attraverso una sfera sospesa a mezz’aria, quattro ragazze che parlavano un po’ annoiate ad una festa.

“Forse hai ragione…” quasi cedette la donna “ma gli altri saggi avevano bocciato la tua idea!”. Insisté la donna.

“Sai meglio di me quali vicende stanno per sconvolgere l’universo e i suoi equilibri, cambiando il passato non provocherò più danni di quelli che avranno luogo in caso contrario!”

“ …”

“Non lo farei se non la ritenessi la nostra ultima possibilità: a differenza degli altri saggi non ho intenzione di aspettare la fine di tutto, cambiando il passato forse abbiamo ancora qualche speranza.”

 

 

 

 

 

Sulla soglia delle loro camere Angel, Chibiusa, Dafne e Aphrodite si salutarono ignare che la loro vita stava per cambiare per sempre…

 

 

 

CONTINUA…

Baci Seyenne^.^

Stasera ho intenzione di revisionare quasi tutti i capitoli di questa storia e quindi nel giro di un paio di giorni massimo poserò tutto on-line, lo scopo di questo ristrutturamento, oltre alla revisione in se dei capitoli è di riprendere in mano le briglie della storia per poi non fare errori stupidi nel continuo di End of Sun. Bye

 

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Capitolo 3
*** Il Risveglio ***


Il risveglio… c’è ancora speranza!

 

 

“Ehi, Chibiusa…” Iniziò Angel attirando l’attenzione dell’interpelata “Mi domandavo: sei fidanzata?”.

“Ma che curiosa! Saranno affari suoi!” La riprese Dafne mollandole uno schiaffetto sull’avambraccio destro.

“Ehi! Giù le mani!” urlò indignata la bionda. “E poi di cosa t'impicci tu? Se vuole può benissimo non rispondere!” Continuò indispettita mettendosi poi a guardare Chibiusa e aspettando una risposta.

“Beh… no… cioè si…” Farfugliò questa imbarazzata cominciando a torturasi una ciocca di capelli.

“Ehi, hai le idee chiare, eh?” Scherzò Aphrodite.

“No, cioè…. È una storia lunga.” Sospirò afflitta Chibiusa nella speranza che le ragazze lasciassero perdere.

“Io ho tutta la notte a disposizione!” Esclamò Angel curiosa di sapere.

Chibiusa fece qualche passo e, sospirando, si appoggiò alla ringhiera del balcone. Una calda brezza cominciò a far danzare le ciocche rosa dei suoi capelli e lei, con un sospiro triste, li sciolse con un gesto fluido dall’acconciatura che li aveva imprigionati tutta la sera. Il suo sguardo era malinconico e di nuovo stava perdendosi in un mare di ricordi e sensazioni ormai così distanti e ripercorsi mille e mille volte che sembravano appartenere ad un’altra vita.

Il silenzio era improvvisamente calato nel gruppetto e Chibiusa resasi contò di avere gli sguardi delle amiche puntati addosso si rassegnò, trasse un lungo respiro e iniziò a raccontare: “Anni fa ero innamorata di un ragazzo, si chiamava Helios. Lui è bellissimo, non ho mai visto degli occhi simili ai suoi, e, anche se a quei tempi ero piccola, sono sicura di averlo amato dal primo giorno. Purtroppo quelli erano gli anni in cui imperversava la guerra e lui, anche se non apparteneva a questo mondo, aveva il preciso dovere portare aiuto alla corona; siamo quindi stati compagni di battaglia.” Una piccola lacrima prese a scendere lungo la guancia dell’erede al trono dell’Empire. Aphrodite, che di certo tra le quattro era la più sensibile, cominciò a piangere anch’essa stupendosi al contempo di quanto dolore fosse nascosto dietro ai sorrisi gentili di quella ragazza.

“Finita la guerra io fui richiamata a palazzo e lui aveva l’obbligo di tornare al suo mondo. Piangevo, me lo ricordo come fosse appena successo, ero disperata, il mio cuore stava spaccandosi in mille pezzi…. Ci scambiammo una promessa: io giurai di aspettare il giorno in cui lui sarebbe tornato a cercarmi di nuovo e lui giurò di fare l’impossibile per tornare da me.” Qui il tono quasi disperato della ragazza assunse una nota di risentimento, di rabbia “Ma a quanto pare era una promessa da marinaio! Uno stupido giochetto, parole spese per una ragazzina capricciosa che non voleva rassegnarsi all’idea di non vedere più il suo amichetto del cuore. Non tornerà.” Sospirò la ragazza asciugandosi decisa le lacrime.

Le ragazze sembravano stupite, un silenzio religioso regnava sovrano finché Angel non proruppe indignata: “Cosa? Non credo di aver capito bene… sono anni che non guardi un ragazzo per mantenere una stupida promessa?” Esclamò contrariata.

“Già… è da idioti vero?” Rispose triste Chibiusa.

“Non è da idioti! È da innamorati!” esclamò invece Aphrodite.

“No no! Invece è da idioti! Infondo è successo moltissimo tempo fa e lui probabilmente non si ricorda neanche d'averla pensata una cosa del genere!” Rispose Angel.

Il volto di Chibiusa a quelle parole si oscurò.

“Ahi!” sibilò la biondina incassando l’ennesima gomitata della serata.

“Su col morale Usa-chan!” fece bonaria Dafne circondando le spalle della ragazza in un abbraccio.

 

 

°Zona indefinita°

“Siamo pronti. Sei dunque sicuro di quello che stiamo per fare?” Domandò l’ormai a noi nota voce femminile.

“Non ho ripensamenti. Procedi.” Rispose l’uomo in tono deciso.

La donna, spostatasi al centro dell’ampia sala, chiuse gli occhi e, assunta un’aria di profonda concentrazione, cominciò a recitare una nenia incomprensibile e a tratti angosciante. Il tono di voce, che dapprima era un sussurro, si alzava mano a mano che la cantilena procedeva e al pari, ai piedi della donna, piccoli cerchi e strane figure si allargavano sempre più grandi e più veloci lungo il pavimento.

 

 

 

Chibiusa, appoggiata alla ringhiera del balcone, impegnata com’era a discutere con Angel, non si accorse che sotto ai suoi piedi erano apparsi strani disegni dai colori fluorescenti.

 “Certo che no! Non preoccuparti Usa-chan, ti troverò il ragazzo più bello del Crystal Empire!” Esclamò convinta Angel.

“Questa è pazza…”. Mormorò sconsolata Dafne scuotendo leggermente la testa.

“Già, come credi di… OH MIO DIO, CHIBIUSA, COS’È QUELLA ROBA?!” Urlò Aphrodite non appena si accorse del mutamento del pavimento.

“Io non ---” Cercò di dire Chibiusa ma in quel momento dai disegni scaturì una luce abbagliante che costrinse le ragazze a distogliere lo sguardo e, quando i loro occhi riacquistarono la vista, Chibiusa era sparita. Le tre amiche, rimaste sole nella stanza, si guardarono terrorizzate.

 

 

 

La principessa di Crystal City, riacquistata gradualmente la vista, cominciò a guardarsi attorno: si trovava all’interno di una stanza circolare senza porte né finestre illuminata solo da qualche candelabro appeso alle pareti. In penombra, dalla parte opposta a dove si trovava lei, stava una figura alquanto inquietante; non riusciva a capire bene, per colpa della scarsa illuminazione, se si trattasse di un uomo o di una donna.

La sua attenzione fu poi catturata dai disegni che stavano al centro della stanza, era sicura che fossero gli stessi che l’avevano portata in quel luogo; una ragazza stava proprio nel mezzo di quegli strani ideogrammi.

*Sta per essere risucchiata! Devo avvisarla… troppo tardi* Pensò quando i disegni s'illuminarono di colpo. Stavolta non si fece cogliere impreparata e chiuse gli occhi un istante prima di essere accecata… li riaprì convinta di ritrovarsi sola con quel essere nell’angolo (lo so che in una stanza circolare non ci sono angoli ma ci stava bene come frase…NdSeyenne) e invece, con sua gran sorpresa, la ragazza era ancora al centro della stanza mentre alle sue spalle era comparsa Dafne seguita poco dopo da Aphrodite e da Angel.

Le quattro ragazze si scambiarono sguardi interrogativi ma era chiaro a tutte che nessuna di loro aveva la benché minima idea di dove fossero e di come ci fossero arrivate.

I disegni cominciarono a sbiadire poco a poco dal pavimento ma la donna rimaneva ancora immobile con gli occhi chiusi al centro della stanza.

“Ehm… scusate se disturbo… sapete per caso dove siamo? Cosa centriamo qui, come mai la stanza non ha una porta per uscire e come potremmo fare per tornare a casa?” Chiese Angel avanzando verso il centro della stanza.

“Angel… cosa fai, vieni qui! Potrebbe essere pericoloso!” Esclamò preoccupata Aphrodite in un sibilo quasi impercettibile.

La donna aprì gli occhi di scatto e Angel per lo spavento fece un passo indietro inciampando e rovinando a terra.

Chibiusa rimase turbata da quegli occhi… non erano… umani; risplendevano in modo innaturale come se vi ardesse un fuoco dentro, facevano paura e, dalla reazione che aveva avuto, anche Angel doveva aver pensato qualcosa di simile.

La donna sorprese tutte ancora una volta quando sorrise alla principessa di Gaeda e le porse una mano per aiutarla ad alzarsi.

“Benvenute… non avete motivo di essere spaventate non abbiamo cattive intenzioni.” Aveva parlato la figura che stava in fondo alla sala mentre avanzava verso il centro della stanza.

“Siete qui perché dobbiamo parlarvi di cose molto importanti per il futuro dell’universo.” Riprese la donna.

“Cosa?” La voce di Dafne risuono a metà tra lo sconcerto e la stizza.

“Credete di poterci dedicare un paio d’ore?” Continuò la donna evitando di rispondere.

“E come facciamo a sapere che non avete cattive intenzioni? Insomma ci trascinate qui senza avvertirci… facendoci spaventare a morte e senza neanche presentarvi!” Esplose Dafne che era diffidente e piuttosto irritata per il fatto di essere stata ignorata.

“Lo so che è difficile ma dovete fidarvi… vi riveleremo chi siamo solo se accetterete la nostra proposta.” Fece la donna con voce pacata irritando ancora di più la mora.

“Quale proposta?” Chiese curiosa Angel.

“Ora ne parliamo se acconsentite ad ascoltarci….” Riprese la donna.

“Io sono pronta per ascoltare….” Disse Chibiusa sorprendendo Dafne e Aphrodite che erano ancora piuttosto diffidenti.

Anche la donna si girò a guardarla con un espressione leggermente stupita che però lasciò subito spazio a un sorriso di ringraziamento.

“Beh e dove ci sediamo?” Chiese Angel guardandosi attorno.

La donna sorrise e fece apparire sei poltroncine schioccando le dita.

Angel rimase a fissarla a dir poco stupefatta ma poi si riscosse e si accomodò, anche gli altri la imitarono, tutti a parte l’uomo che rimase in piedi a debita distanza.

“Sto per raccontarvi cose che voi non dovreste assolutamente sapere e molto probabilmente verrò anche punita per questo” Cominciò la donna “Vi prego di non interrompermi finche non avrò finito di parlare e avrò formulato la nostra proposta, in caso la accetterete vi saranno date ulteriori informazioni in caso contrario rimuoveremo la vostra memoria e tornerete a Crystal City senza ricordare niente del nostro incontro. Siamo d’accordo?” Chiese poi.

Le ragazze si scambiarono un paio d’occhiate e poi annuirono.

“Perfetto. Per prima cosa dovete sapere che noi veniamo dal futuro. (Angel stava gia per dire qualcosa ma Dafne la zitti con un occhiataccia) e siamo qui per cambiare il passato. Lo so che è vietato modificare il corso della storia (si affrettò a dire prima che Angel cercasse d’interromperla per la seconda volta) ma vi assicuro che vi aspetta un futuro tremendo, un futuro nel quale noi abbiamo fatto di tutto per sconfiggere i nostri nemici ma abbiamo perso. Siamo stati colti impreparati: troppo convinti che la pace fosse definitiva e l’universo un posto più che tranquillo abbiamo abbassato la guardia. Non eravamo pronti a fronteggiare un attacco da parte del male. Io e il mio signore speriamo che modificando il passato e avvisandovi del pericolo l’esito della battaglia cambi a nostro favore.” La donna concluse ma nessuno parlò.

“Quello che dice è tremendo ma tuttavia non riesco ad individuare il nostro ruolo in tutta la vicenda” Affermò ansiosa Aphrodite.

“Già, neanch’io. Cosa dobbiamo fare? Andare a casa e convincere i nostri genitori ad allestire un esercito? No perché se è così è con loro che dovete parlare non con noi!” Confermò Angel piuttosto confusa.

“Purtroppo per sconfiggere il nostro nemico gruppo di soldati armati di armi comuni non sarà sufficiente” sospirò la donna “abbiamo bisogno di indebolirlo, di combatterlo con attacchi mirati e definitivi. Abbiamo bisogno di formare un gruppo di guerrieri agili e potenti pronti a rischiare il tutto per tutto. Gli eserciti entreranno in campo in seguito, ma posso assicurarvi che da soli non hanno la minima speranza di vittoria” la donna fissò il suo sguardo negli occhi delle quattro ragazze di fronte a lei che ancora non sembravano capire “Per sconfiggere il male abbiamo bisogno di voi.”

“Noi?!” Sussultò Aphrodite “Cioè intende dire noi quattro?” Chiese scioccata indicando alternativamente se stessa e le compagne.

“Signora…” Cominciò incerta Dafne “Nessuna di noi ha la più pallida idea di cosa voglia dire combattere, io non ne sarei in grado.” Obbiettò.

“Avete scelto le persone sbagliate!”. Esclamò rincuorata Aphrodite.

“Non siete state scelte a caso.” Proruppe la donna “Milioni di individui sono stati presi in considerazione ma voi quattro siete state ritenute le più adatte e le più affini ai poteri che vi verranno affidati.”

“Poteri?”

“Non vi dovete preoccupare per questo, avrete tutto il tempo per imparare ad usarli e gestirli, il nemico attaccherà tra circa un anno, e voi avrete ottimi maestri.”

“Se noi rifiutassimo l’offerta è sicuro che ci attaccheranno e che perderemo?” Chiese Chibiusa.

“In caso di un vostro rifiuto cercheremo altre quattro ragazze per assegnare loro il vostro compito ma la loro affinità con i poteri sarà sicuramente inferiore a quella che avreste avuto voi, quindi avremo meno possibilità di vincere.”

“Quanto tempo abbiamo per decidere se accettare?” Chiese dubbiosa Dafne.

“Non né avete: dovete dirmelo subito.” Rispose la donna.

“Cosa?!” Urlò Aphrodite “Ma come facciamo a prendere una decisione di questo calibro così, su due piedi?” Si lamentò.

“Queste sono le condizioni, non abbiamo più molto tempo, il punto è: accettare i poteri e combattere per un futuro migliore o vivere un altro anno tranquillamente e poi assistere alla guerra senza possibilità di fare niente?” Esclamò la donna in tono definitivo.

“Io non voglio…” mormorò Aphrodite.

“Io accetto!” Esclamò invece Chibiusa.

“Cosa?! Ma come fai a decidere così?” Chiese sconcertata Aphrodite “La guerra è pericolosa! Potresti morire, potresti non rivedere più le persone che ami! Non puoi parlare sul serio!” Cercò di dissuaderla.

“La vita che conduco mi ha stancata… un altro anno così non credo ce la farei. Preferisco combattere per scegliermi un altro futuro.” Rispose risoluta Chibiusa.

“Tu stai confondendo le cose! Dovresti parlarne con tua madre, combattere è un’altra cosa! Non hai idea a cosa vai in contro… non sei mai andata in guerra!” Continuò ad obbiettare.

“Ti sbagli. Come vi ho già detto anni fa, quando conobbi quel famoso ragazzo, ero una Sailor e ti assicuro che quello è stato il periodo più felice della mia vita.” Disse Chibiusa facendo calare il silenzio per un paio di secondi.

“Se Chibiusa accetta… accetto anch’ io.” Riprese Angel.

“Cosa?! No principessa! È pericoloso….” Protestò Aphrodite.

“Lo sarà anche quando scoppierà la guerra… solo che allora saremo totalmente impreparate. Accetto anch’io.” Fece rassegnata Dafne anche se il suo tono era ancora leggermente scettico.

“Beh, e tu?” Chiese la donna guardando Aphrodite.

“Io… oh e va bene… ma se morirò prima del tempo mi avrete sulla coscienza!” Rispose Aphrodite che però dentro di sé sperava che fosse tutto uno stupido sogno.

“Allora è deciso… accettate di ricevere i poteri per poi combattere contro il male, sapendo che questo cambierà radicalmente il vostro futuro… ne siete veramente convinte?”

“Si.” Risposero in coro le ragazze anche se nelle loro voci di convinzione ce n’era davvero poca.

“Bene allora prendete questi….” Riprese la donna porgendo loro quattro ciondoli identici a forma di stella.

Questi non appena furono sfiorati dalle dita delle ragazze cominciarono a risplendere di luce bianca, quando poi furono indossati cambiarono forma, dal collo di Chibiusa pendeva una mezza luna, da quello di Angel una spirale, Aphrodite aveva un cuore trafitto da una freccia mentre Dafne si ritrovò con uno splendido dragone.

“Ora possiamo rivelarvi la nostra identità: io sono Morpheus, uno dei saggi del Tempio Universale, e lei è Faye, la mia collaboratrice.” Disse l’uomo riemergendo dall’ombra.

“Il Tempio Universale??? Credevo fosse una leggenda!” Esclamò stupefatta Aphrodite.

“Presto scoprirai che non lo è” Sorrise la donna.

“Ehm… perdonate la mia ignoranza ma… che roba è?” Chiese Angel.

“Il Tempio Universale si trova nell’esatto centro dell’universo” Cominciò Aphrodite con fare saccente “É un luogo vietato ai mortali perché lì vi sono custoditi i segreti del cosmo. È abitato da esseri millenari, i saggi, che hanno il compito di sorvegliare e proteggere l’universo. Tutti, persino la Regina dell’Empire, devono sottostare alla volontà dei Saggi.” Concluse.

“Tornando a noi” Riprese Morpheus “Il ciondolo che avete al collo serve ad evocare i vostri poteri e, oltre a questi, vi faccio dono di un arma per ciascuna.” L’uomo guardò Faye che fece segno alle ragazze di prendere tra le mani la catenina che avevano al collo.

Non appena loro eseguirono si sentirono crescere dentro una forza nuova, calda e confortevole.

“A te, Chibiusa, faccio dono del leggendario arco di luce: quando avrai imparato ad usarlo a dovere per i tuoi nemici non ci sarà via di scampo.” Tra le mani della ragazza comparve l’arma che sembrava risplendeva della chiara luce della luna.

Chibiusa guardò sorpresa l’arco, ma poi annuì decisa. L’uomo quindi si spostò davanti ad Aphrodite.

“Per te dovrebbe andare bene questo… ma stai attenta all’uso che ne fai, è molto pericoloso.” Disse facendo apparire davanti alla ragazza un bastone con in cima una sfera che sembrava fatta d’acqua. Lei lo ammirò per qualche secondo e poi gli sorrise compiaciuta.

“Dafne, questa è la falce del silenzio… se imparerai ad usarla al massimo della sua potenza potresti riuscire ad aprire varchi nel tessuto spazio-tempo.” Riprese porgendo alla ragazza l’arma.

“Ed infine, ma non per questo da meno  una spada di cristallo nero: più unica che rara!” Concluse mettendola tra le mani di Angel.

“Ed ora tornate a casa e godetevi la vostra ultima notte da ragazze normali, da domani si comincia l’allenamento. Manderemo qualcuno a prendervi non vi preoccupate. Concluse la donna salutandole con la mano prima che sparissero.”

 

 

CONTINUA…

Baci Seyenne^.^

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Capitolo 4
*** Il tempio di Stella Rossa ***


Il tempio di Stella Rossa

 

°Crystal Palace°

Una donna bellissima dai lunghi capelli color dell’oro stava camminando per i corridoi del palazzo e, al suo passaggio, la gente e le guardie chinavano rispettosamente la testa; lei in cuor suo detestava tutte quelle formalità, ma tanto era inutile darlo a vedere… non sarebbe cambiato nulla.

La donna attraversò con passo spedito l’ultimo corridoio che la separava dalla camera della figlia.

 

Chibiusa era distesa sul suo letto a pensare a quello che le era appena capitato…

*Sono di nuovo una Sailor! Chissà come la prenderà la mamma… speriamo che mi capisca… di sicuro sì preoccuperà… tanto ormai ho accettato… lei non può più fermarmi…* Il flusso dei suoi pensieri fu interrotto da qualcuno che bussava alla porta.

“Chi è?” Chiese la voce della principessa.

“Sono io… posso entrare?” Rispose la voce della regina Serenity. La donna senza aspettare la risposta aprì la porta e rivolse un sorriso dolcissimo alla figlia che ricambiò.

“Ti stavo pensando….” Disse Chibiusa invitando la madre a sedersi sul letto.

“Ah si? A che proposito?” Chiese Serenity.

Chibiusa si rabbuiò.

“C’è qualcosa che non va, tesoro?” Riprese la donna.

“Io… beh… mamma mi dispiace non averti consultato ma mancava il tempo… e io….” Gli occhi della ragazza si riempirono di lacrime quando incrociarono quelli confusi e preoccupati della madre che non riusciva a comprendere la reazione della figlia.

“Chibiusa… calmati. Ma cos’è successo…?” Chiese la voce dolce e confortante della regina con una nota di preoccupazione.

“Mamma io sono una Sailor!” Esclamò tutto d’un fiato la ragazza un po’ preoccupata per la reazione che avrebbe potuto avere la madre.

“Cosa?! Non è possibile” Sospirò confusa “La tua spilla è custodita nella sala dei tesori: lo saprei se l’avessi presa.” Disse la donna più a se stessa che alla figlia.

“No. Non hai capito: non ho preso la spilla che usavo nel XX sec.” Rispose Chibiusa.

“Io… io non capisco”Continuò la regina.

“Beh… tutto è cominciato oggi pomeriggio: Angel, le altre ed io eravamo qui a chiacchierare quando….” Così Chibiusa raccontò alla madre quello che le era successo nelle ultime ore. Quando finì il suo racconto la regina la guardava shockata.

“Io ho pensato che tu al mio posto avresti fatto lo stesso” Provò a giustificarsi la ragazza preoccupata “Quindi ho accettato…” Concluse guardando la madre negli occhi.

La regina in cuor suo non sapeva proprio cosa dire, aveva appena appreso che stava per scatenarsi un’altra guerra e che la sua unica figlia sarebbe stata in prima fila a combattere, era totalmente confusa, doveva appoggiarla od ostacolarla…? Cos’avrebbe dovuto fare una buona madre in quell’occasione?

Chibiusa guardava la madre, i suoi occhi erano sempre stati un libro aperto per lei.

“Mamma… non credo che dovresti preoccuparti, almeno non tanto… infondo sarei in pericolo anche qui, e poi avrò dei poteri potentissimi…” Cercò di rassicurarla.

“Combattere è pericoloso!” Esclamò d’un tratto la donna con le lacrime agli occhi e la voce incrinata.

“Lo so! Ma infondo non è la prima volta che mi mandi a combattere… anche nel XX sec---” Non riuscì a terminare la frase perché fu interrotta dalla voce alterata della madre.

“Nel XX sec. era diverso!” Proruppe “Io, anche se indirettamente, ero lì con te! Ti ho lasciata andare perché, per quanto fosse stato pericoloso, sapevo che c’era Bunny che pur di salvare la tua di vita avrebbe sacrificato tutto!!! Ora invece vai a combattere da sola…”

“Non sarò sola… sarò affiancata da una moltitudine di persone capaci ed esperte che ci aiuteranno a vincere! E poi lo faccio anche per te, per papà, per i nostri sudditi, se avessi rifiutato, l’universo avrebbe avuto molte più probabilità di essere distrutto che di salvarsi!!! Io… io non volevo che migliaia d’innocenti rischiassero di morire per colpa mia, solo perché io avevo avuto paura e avevo rifiutato l’incarico!” Urlò Chibiusa scoppiando in lacrime e gettandosi nelle braccia della madre che l’abbracciò rassegnata e poi chiese: “Quand’è che parti?”

“Domani mattina…” Rispose la principessa.

Quella frase arrivò alla donna come una pugnalata… solo un'altra notte e poi la sua bambina se ne sarebbe andata, forse per sempre.

 

 

°CRYSTAL PALACE – LA MATTINA DEL GIORNO DOPO°

Angel stava salutando i suoi genitori; anche loro, come quelli di Chibiusa, avevano fatto parecchie storie quando gli aveva rivelato la sua scelta ma poi avevano accettato la realtà e le avevano augurato buona fortuna.

“Mi raccomando fai attenzione….” Le disse sua madre per la cinquantesima volta.

“Okay… ora però è meglio che vada a cercare Chibiusa e le altre…” Poi guardando gli occhi della madre che si erano di nuovo riempiti di lacrime aggiunse: “Non ti preoccupare ma’ vedrai che andrà tutto bene.” Le rivolse uno dei suoi sorrisi contagiosi e poi l’abbracciò.

“Ciao tesoro, mi raccomando tieni alto l’onore della nostra casata!” Disse suo padre quando Angel gli rivolse un sorriso.

“Kozo! Chi se ne frega dell’onore!” Urlò indignata Joanna guardandolo sbieco.

“Non ascoltare tuo padre tesoro, pensa a tornare indietro viva, fregatene pure dell’onore!” Riprese guardando la figlia.

“Okay” sorrise Angel “… ciao!” Abbracciò i suoi genitori per l’ultima volta poi girò i tacchi e s’incamminò verso il gazebo, dove si era data appuntamento con le altre. Arrivò dopo qualche minuto, Dafne e Aphrodite erano gia li.

“Ehi ciao Angy!” La salutò Aphrodite.

Angel sorrise alle compagne poi chiese: “...Chibiusa?”.

“Boh… a quanto pare non sei l’unica ritardataria sulla faccia del cosmo! Ehi Aphro c’eravamo sbagliate!” Ironizzò Dafne.

“Ah Ah Ah, davvero spiritose! Mi sto proprio sganasciando…” Ribatté Angel fingendosi offesa.

Le altre due scoppiarono in un allegra risata.

“Cos’avete da ridere?” Chiese Chibiusa apparendo alle loro spalle.

“Ehi ciao Usa-chan!”

“Buongiorno!” S’intromise una voce piuttosto stridula.

Angel e Dafne si zittirono all’istante, Aphrodite fece un saltello sul posto e Chibiusa quasi si soffocò.

“Ehm… scusate non volevo spaventarvi, mi chiamo Snaps, ho l’incarico di condurvi al tempio di Stella Rossa per gli allenamenti….” Spiegò l’omino. “Sono un elfo!” Esclamò poi indicandosi vedendo che Angel continuava a fissarlo sbalordita.

“Un elfo?! Mm… beh in effetti le orecchie a punta le hai, ma non sei basso e tarchiato!” Commentò dubbiosa la principessa di Gaeda.

“Quelli bassi e tarchiati sono i troll o gli gnomi!” esclamò Snaps offeso “Io sono un elfo: una creatura estremamente più bella ed intelligente!” Spiegò visibilmente irritato.

“Ah sul serio? Non credevo ci fosse una differenza così sostanziale! AHI!” La consueta gomitata arrivò precisa e puntuale tra le costole di Angel.

A quelle parole l’elfo la guardò malissimo e con voce offesa disse:È tardi, andiamo.” Fece loro segno di afferrare il ciondolo e poi sparì così com’era arrivato.

“Ehi dov’ è andato?” Chiese Angel.

“Non lo so, ma sono certa che ti odia….” Esclamò Chibiusa ridendo.

“Forse dobbiamo trasformarci?” Ipotizzò Aphrodite.

Snaps ricomparve davanti a loro e domandando: “Beh perché non vi muovete?”

“Ti sei dimenticato di dirci come ci si arriva, al tempio!” Puntualizzò Dafne.

“Dovete prendere tra le mani il ciondolo e pensare al tempio!” Spiegò l’elfo come se fosse la cosa più ovvia del mondo.

“Ma io non ho idea di come sia fatto!” Protestò Angel.

Snaps alzò gli occhi al cielo. “Non importa… basta che tu lo voglia intensamente. Forza muovetevi!” Detto questo sparì di nuovo.

Le ragazze si guardarono negli occhi un po’ confuse poi Angel disse: “Quello gnomo è pazzo!”

“È un elfo…” La corresse Aphrodite.

“Dai andiamo”

Le ragazze presero tra le dita i ciondoli e cominciarono a pensare al tempio. Dopo qualche secondo il corpo di Aphrodite cominciò a risplendere di luce e poi lei sparì, successe lo stesso con Angel, Chibiusa e Dafne.

“Benvenute al tempio di Stella Rossa!” Fece annoiata la voce stridula dell’elfo non appena le ragazze comparvero al suo fianco.

“Wow! Wow! Stra-wow!” Urlò Angel girando su se stessa.

Erano appena comparse in un piccolo fazzoletto di terra pieno di aiuole contenenti la più disparata varietà di fiori. Sembrava di essere nel chiostro di un monastero: il giardinetto infatti era circondato da corridoi sui quali si aprivano imponenti porte di legno finemente lavorato. Al centro del giardinetto c’era un pozzo dall’aspetto piuttosto antico.

“Vi mostro le vostre stanze.” Disse Snaps facendo cenno alle ragazze di seguirlo.

Camminarono per qualche minuto tra i corridoi del tempio che, notò Chibiusa, a differenza di quelli del Crystal Palace, erano ornati di splendidi arazzi dai tessuti pregiati. Percorsero due rampe di scale e poi svoltarono a destra. Le finestre erano molto grandi e lasciavano intravedere splendidi giardini. Proseguirono per qualche altro minuto prima di fermarsi davanti a una splendida porta di legno di faggio anch’essa finemente intagliata; Snaps la spalancò e fece loro cenno di entrare. Si trovavano in una stanza circolare, una specie di saletta d’aspetto, contenente due divani e un tavolo.

“Questa è l’anticamera, per di là ci sono le vostre stanze.” Spiegò indicando una scala a chiocciola su un angolo che nessuna di loro aveva notato.

“Okay grazie!” Sorrise Aphrodite.

“Tra un’ora vi sarà servito il pranzo” disse indicando il tavolo al centro della stanza “Mentre nel pomeriggio qualcuno verrà a cercarvi per presentarvi il vostro istruttore. Vi prego di non uscire di qui. Arrivederci.” Quasi ringhiò poi se n’andò sbattendo la porta.

Le ragazze si guardarono e poi scoppiarono a ridere.

“Quello ci odia sul serio!” Disse Aphrodite.

 

 

Come preannunciato dopo pranzo i discorsi delle ragazze vennero interrotti da qualcuno che bussava alla porta.

“Vado io!” Esclamò Chibiusa.

Le ragazze dal piano di sopra sentirono il rumore della porta che si apriva e poi la voce di Chibiusa. “Signora Faye, buongiorno! …ragazze! Scendete è ora di andare!”

Le altre tre imboccarono la scala a chiocciola e una volta disotto salutarono la donna.

“Sono felice che vi troviate bene ma adesso è ora di cominciare a lavorare: vi porto a conoscere il vostro insegnante!” Disse Faye e fece segno alle ragazze di seguirla.

Le guidò attraverso i corridoi fino ad arrivare all’aperto. Mentre attraversavano i giardini spiegò: “D’estate le lezioni si tengono fuori.”

Continuarono a camminare per qualche altro minuto finche non giunsero in prossimità di una specie di piccolo anfiteatro.

“Purtroppo ho molto da fare e devo andar via. Voi rimanete qui, tra un po’ arriverà il vostro professore. Arrivederci!” Detto questo schioccò le dita e scomparve.

Le ragazze entrarono nell’anfiteatro e si sedettero sui gradini aspettando l’insegnante.

“Professore… me lo immagino, sarà vecchio decrepito, perderà la pazienza ogni due minuti, e ci sgriderà in continuazione….” Si lagnò Angel.

“Beh non è detto che non vi sgriderò ogni due minuti e perda sempre la pazienza, ma non sono ancora vecchio decrepito….” Scherzò una voce maschile alle loro spalle.

Un ragazzo sui vent’anni stava qualche gradinata sopra di loro; aveva i capelli neri come l’inchiostro e gli occhi d’argento. Il suo fisico era perfetto ed aveva anche uno splendido sorriso.

Le ragazze rimasero per qualche secondo senza parole, era proprio un bel ragazzo, ma poi Angel si riprese:Ti prego, ti scongiuro, dimmi che non sei il nostro professore.” supplicò.

Il ragazzo annuì divertito.

“Noooo… ma perché devo sempre fare queste figuracce!” Continuò con lo stesso tono.

“Piacere mi chiamo Alexander!” Esclamò il ragazzo porgendo la mano alla principessa di Gaeda.

“Io sono Angel….” Rispose lei afferrando la mano.

Poi lui si girò con sguardo interrogativo verso le altre tre ragazze.

“Io mi chiamo Dafne…”

“Piacere, Aphrodite…”

“Chibiusa….” Quando gli occhi rosa della ragazza s’incrociarono con quelli argentati di Alexander l’erede al trono dell’Empire percepì una stretta allo stomaco…. Dio com’ erano belli quegli occhi….

“Beh… Morpheus mi ha detto che devo partire da zero….” Cominciò il ragazzo.

“Esatto!” Annuì Angel.

“Mh… allora come prima lezione direi che potreste imparare a trasformarvi, che ne dite?” domandò con aria pensierosa.

“Ci sto!”. Sorrise Dafne.

“Okay, è abbastanza semplice, il trucco è concentrarsi su quello che si vuole ottenere.” Spiegò “Allora…. Prendete tra le mani il vostro ciondolo e concentratevi sul fatto che volete trasformarvi!” Disse Alexander e le ragazze eseguirono.

Nelle loro menti si formarono delle parole…

“Moon Cosmic Power, Make Up!” Esclamò Chibiusa.

“Light Cosmic Power, Make Up!” Continuò Angel.

“Dragon Cosmic Power, Make Up!” Urlò Dafne.

“Heart Cosmic Power, Make Up!” Concluse Aphrodite.

Furono avvolte da un turbinio di luci e, quando queste finirono, Alexander rimase a guardarle a bocca aperta: non era la prima volta che vedeva delle Sailor, ma mai ne aveva viste di così belle.

Chibiusa si guardò: la minigonna era bianca, come il body, e terminava con un bordino rosa e oro. Il fiocco dietro era lungo fin quasi a toccar terra ed era anch’esso dorato, quello appuntato sul petto, invece, era normale e rosa. Indossava dei guanti lunghi fino al gomito bianchi col bordo d’oro, sulla sua fronte la mezza luna sempre presente brillava più del solito. Ai piedi calzava degli stivali bianchi dal bordo rosa e oro; il ciondolo le pendeva dal collo e anche gli orecchini erano a mezza luna; sulla sua schiena spuntavano un paio d’ali immacolate.

Posò lo sguardo sulle compagne: a grandi linee la loro divisa era la stessa. Cambiavano le scarpe: Angel indossava un paio di sandali alla schiava, Aphrodite degli stivali che arrivavano a metà coscia e Dafne un paio di scarpe a spillo. Anche i colori delle divise differivano: al posto del rosa Angel aveva il blu, Aphrodite il verde acqua e Dafne il viola scuro; sulla fronte. Al collo e sugli orecchini avevano il loro simbolo (spirale, dragone e cuore); Aphrodite inoltre aveva i guanti corti dai polsi.

“Perfetto!” Esclamò soddisfatto Alexander “Ci siete riuscite al primo colpo!”.

“Certo, cosa ti aspettavi? Non lo sai che noi siamo state scelte tra migliaia di candidati?” Scherzò la biondina. “Accipicchia! Che figata quest’uniforme!”. Esclamò poi piroettando su se stessa.

Alexander alzò gli occhi al cielo simultaneamente a Dafne poi prese la parola: “Bene non perdiamo tempo. Allora: voi siete dotate di un potere superiore a quello delle normali Sailor” Cominciò guardandole seriamente. “Mi spiego meglio: mentre le comuni guerriere evocano i loro attacchi con formule prestabilite voi avete la capacità di sferrare offensive semplicemente concentrandovi sul colpo che volete sferrare. Inoltre, una normale Sailor, ha un elemento che la caratterizza, ed è quello che sta alla base dei suoi attacchi… non so se mi seguite…?” S’interruppe guardando le altre.

“Io si, per esempio una delle guardiane di mia madre, Sailor Mars può usare solo attacchi di fuoco, Sailor Mercury solo d’acqua ecc….” Disse Chibiusa.

“Esatto! Voi invece potete sferrare indistintamente attacchi di fuoco, d’acqua, d’aria, di luce ecc. Per farlo dovete pensare alla magia, se volete chiamarla così, come ad un’entità astratta: dovete sentirla scorrervi dentro, dopodichè pensate all’attacco che volete sferrare…. È un po’ complicato detto così, ma poi in pratica è più semplice!” Cercò di rassicurarle.

“…se lo dici tu.” Disse dubbiosa Angel.

“Volete provare?” Chiese Alexander.

Le ragazze fecero istintivamente un passo indietro.

“Oh, paura di sbagliare? Ma non eravate le migliori tra migliaia e migliaia?” scherzò il ragazzo guadagnandosi un’occhiataccia da Angel. “Avanti, che vi importa se sbagliate! È comprensibile già che è la prima volta….” Cercò di convincerle, poi si girò e fece comparire un bersaglio al centro del cortile.

Le ragazze continuarono a guardarlo poco convinte. Lui alzo gli occhi al cielo poi prese Chibiusa per una mano e la trascinò ad una decina di metri dal bersaglio.

Al suo tocco la ragazza s’irrigidì ma poi si sciolse quando lui le sussurrò al orecchio:Sono certo che ce la farai…”. Poi si staccò e fece qualche passo indietro mettendosi in attesa.

Chibiusa era arrossita violentemente, tanto che le sue guance erano dello stesso colore del bersaglio che aveva di fronte.

“Forza concentrati e pensa che ce la puoi fare!” Esclamò autoritario Alexander.

La principessa del Crystal Empire fece un profondo respiro e chiuse gli occhi: poteva sentire l’energia crescere dentro di se, ancora qualche secondo e non sarebbe più riuscita a contenerla, nella sua mente comparve la forma del bersaglio che si trovava davanti a lei, *Ce la posso fare, ce la posso fare, ce la farò… ORA!!!* Chibiusa aprì di scatto gli occhi, portò in avanti le mani ed urlò:Luce di tenebra!” Un attacco di media potenza centrò il bersaglio disintegrandolo.

“Molto bene! L’attacco che hai eseguito si può classificare di medio livello solo che non hai sfruttato per intero la sua potenza che avrebbe potuto essere dieci volte maggiore, ma come prima prova è molto buono! Ora provate voi.” Disse con fare pratico Alexander facendo comparire altri bersagli.

Andarono avanti per altre tre ore ad allenarsi e più o meno tutte riuscirono ad eseguire un buon attacco di primo livello. Un orologio in lontananza batté le quattro e mezza.

“Ragazze, credo che per oggi possa bastare… che ne dite di un gelato?” Chiese Alexander interrompendo gli allenamenti.

“Gelato? Esistono anche qui?!” Chiese entusiasta Angel che proprio non ci sperava.

“Certo” rise Alex “Basta andare a comprarlo al bar.” Spiegò.

“Bar? C’è un bar?!” Chiese Angel ancora più sbalordita.

“Certo, ma hai finito di farmi il verso?” Domandò Alexander ridendo. “Credevi di essere arrivata dove? In una galassia popolata di alieni e marziani?”

“Si, scusa, è che visto il posto… non credevo proprio avessero idea di cosa fosse un bar.” Si giustificò Angel.

“Beh andiamo?” Chiese Chibiusa sciogliendo la trasformazione, imitata dalle altre.

“Vi faccio strada!” Disse Alexander incamminandosi fuori dal cortile del anfiteatro.

Passarono un piacevole pomeriggio in compagnia del ragazzo parlando del più e del meno, raccontandogli del Crystal Empire, di Gaeda e del modo in cui erano state messe al corrente della loro missione. Alle sette Alexander si congedò dicendo che aveva da fare e le ragazze cominciarono ad incamminarsi verso la loro stanza.

“È strano: qui hanno sempre tutti da fare….” Commentò ironica Angel.

“O forse siamo noi che abbiamo troppo tempo libero….” Fece notare Aphrodite.

“Spiritosa… comunque Alex è proprio simpatico, ed è anche molto carino!” Disse Angel.

“Hai ragione, per una volta siamo d’accordo su qualcosa.” Disse Dafne.

“Piace anche a te, vero Usa-chan?” Chiese Angel in tono malizioso.

“Ma… ma che cosa dici? Non è vero!” S’infiammò Chibiusa.

“Ah no? E allora perché sei tutta rossa? Ti ho visto prima sai?” Continuò Angel.

“Non sono tutta rossa!” obbiettò “E non so a cosa ti riferisci!” Sbottò la principessa del Crystal Empire allungando il passo.

“Prima… quando ti ha trascinata in mezzo al cortile…. L’ho vista la faccia che hai fatto, speravi che non me ne accorgessi, eh?” Insisté Angel raggiungendola.

“….”

“Ah ah… beccata in pieno!” Disse Dafne aprendo la porta della loro camera.

“Si! Missione compiuta! Hai visto Usa-chan, te l’avevo detto che ti avrei trovato un ragazzo!” Esclamò euforica Angel salendo la scala a chiocciola.

“Ma se non hai fatto niente! Il loro incontro è stato casuale, non gliel’ hai combinato tu!” Fece notare Aphrodite.

“… questi sono dettagli insignificanti!!! Allora, a quando le nozze?” Disse Angel gettandosi sulla poltrona.

“Non dire stupidaggini! Ora vado a farmi un bel bagno caldo, sono piuttosto stanca!” Disse Chibiusa cambiando discorso.

Angel non fece in tempo a ribattere che lei si era gia chiusa la porta alle spalle.

 

 

 

CONTINUA…

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Capitolo 5
*** Il nemico si muove – la guerra comincia ***


Il nemico si muove – la guerra comincia

 

Per le quattro ragazze le giornate cominciarono a passare velocemente e prive di novità: gli allenamenti si susseguivano mattina e sera sempre più impegnativi e spossanti.

Erano già passati sei mesi dal loro arrivo a Stella Rossa e oramai, grazie sia al loro impegno che alle lezioni di Alexander, avevano imparato a padroneggiare discretamente i loro poteri.

Dopo un primo periodo in cui si erano sentite un po’ emarginate, perché estranee ai luoghi e alle persone che le circondavano, le ragazze si erano felicemente ambientate scoprendo che il tempio era enorme e che, insieme a loro, moltissime altre persone stavano preparandosi alla guerra. Si trattava per la maggior parte di soldati dotati d’armi di medio livello, come per esempio pistole laser o archi incantati; un'altra porzione di individui aveva invece armi più importanti e la capacità di sferrare qualche debole attacco; infine una piccola minoranza, di cui loro facevano parte, si destreggiava perfettamente sia con le armi sia con gli attacchi.

Chibiusa e Alexander avevano preso a frequentarsi dopo poco tempo il loro arrivo e oramai facevano coppia fissa, Dafne invece aveva conosciuto Daniel, un ragazzo tanto bello quanto misterioso: di lui si sapeva solo che odiava con tutte le sue forze Athanos, loro principale nemico, e che una mattina era arrivato dicendo di voler allearsi a Stella Rossa.

 

 La mattina di oggi comincia come una delle tante: le ragazze si stanno preparando per andare a lezione.

“Nooooooo” Arrivò improvviso l’urlo di Angel “Perché nessuno mi ha svegliata? Sono di nuovo in ritardo!” Sbraitò poi scendendo di corsa la scala a chiocciola e afferrando una fetta biscottata.

“Forse perché l’ultima volta che ci ho provato hai cercato di spegnermi!” Rispose esasperata Dafne suscitando le risate di Chibiusa e Aphrodite. La bionda non si soffermò a rispondere a tono solo perché in ritardo e con la bocca stracolma.

Un quarto d’ora dopo le ragazze camminavano per i corridoi del tempio dirette nel salone dell’ala nord: si allenavano lì da un po’ di tempo, da settembre per l’esattezza, mese in cui aveva cominciato a sentirsi il freddo. La prima neve aveva fatto la sua comparsa sulla fine del Natale e da allora le bufere si alternavano a giorni di pallido sole.

“Mh… speriamo che Alex non ci faccia ripassare di nuovo le formule degli attacchi.” Si lamentò Dafne.

A quelle parole la principessa di Gaeda impietrì in mezzo al corridoio e Chibiusa le cozzò contro. “Formule?” Mormorò tra sè e sè e poi schiacciandosi una mano in fronte spiegò: “Ho dimenticato il mio libro in camera!”. Facendo retro front la bionda cominciò a ripercorrere di corsa i suoi passi e prima di girare l’angolo la sua voce arrivò alle altre con queste parole: “Usa-chan, metti una buona parola, di ad Alex che arrivo subito!”.

L’interpellata scosse la testa con fare arrendevole e riprese a camminare seguita dalle altre. Dopo una ventina di passi di fronte a loro comparve Alex appoggiato allo stipite del portone del salone. “Possibile che ogni giorno il vostro ritardo aumenti?” le rimproverò.

“Angel è andata a---” cominciò Chibiusa. “Ho sentito!” l’interruppe brusco il ragazzo.

“Ehi. Che succede? Che modi sono?” Domandò stupita e irritata Dafne vedendo l’espressione turbata nel volto dell’amica.

“Niente, niente… ci sono un po’ di problemi…”. Spiegò lui spiccio.

“È successo qualcosa di grave?”. Domandò Aphrodite.

“Niente che vi riguardi.” Tagliò corto Alex e Dafne, che stava già per replicare, venne di colpo interrotta: un urlo troncò infatti la loro conversazione.

“Angel!” Esclamò Chibiusa riconoscendo la voce dell’amica.

“Cosa?” Chiese Dafne, che non era ancora riuscita a focalizzare l’accaduto, ma ormai la principessa del Crystal Empire stava correndo a perdifiato per il corridoio.

Alexander e le altre si scambiarono uno sguardo interrogativo e poi la seguirono.

Chibiusa era certa che quella voce appartenesse ad Angel così si mise a correre a perdifiato verso la loro stanza. Stava correndo come una pazza, senza preoccuparsi di cosa o chi investisse, fu per questo che inciampò e rovinò a terra. Si girò per vedere su cosa avesse inciampato, rimase di sasso: il libro delle formule…. *Oh mio Dio ma che succede…*

“ANGEL!” Gridò all’improvviso colta da una spiacevole sensazione alla bocca dello stomaco.

“CHIBIUSAAA!!! AIUT---”

“Era lei?” Chiese Dafne che l’aveva appena raggiunta. Ancora una volta la principessa del Crystal Empire non perse tempo a rispondere e si mise a correre in direzione del grido, stavolta gli altri la seguirono a ruota senza indugio.

*Più veloce… più veloce* Chibiusa svoltò l’angolo e si fermò di botto. Dafne che le stava subito dietro le cozzò addosso.

“RAGAZZI!” Gridò sollevata la biondina vedendoli “AIUT---”. Due uomini tenevano ferma Angel per le braccia, il più grosso le tappò la bocca.

“Che diavolo state facendo?” S’infiammò Dafne.

“TOGLIETELE LE MANI DI DOSSO!” Urlò Chibiusa.

I due energumeni non persero tempo in chiacchiere: alle loro spalle si aprì un passaggio e loro vi sparirono dentro trascinandosi dietro Angel che, per quanto si dimenasse, non riusciva a liberarsi.

“AIUTO! LASCIAMI MALEDETTO! EHI VOI AIUTATEMI!” Urlò da dentro il passaggio con voce quasi supplicante la biondina.

“Moon Cosmic Power, Make Up!”. Esclamò grave Chibiusa.

“Dragon Cosmic Power, Make Up!” Urlò Dafne.

“Heart Cosmic Power, Make Up!” Concluse Aphrodite.

Alexander sfoderò la spada e s’infilò nel varco. “Presto, si sta chiudendo!”. Intimò alle ragazze. Dafne non se lo fece ripetere due volte entrando seguita da Aphrodite e da Chibiusa.

Non appena il varco si chiuse si ritrovarono completamente al buio.

“Stiamo all’erta.” Disse Alexander.

“Non si vede niente….” Si lamentò Aphrodite.

Un colpo sordo fece vibrare l’aria a qualche metro da loro.

“Cos’è stato?” Chiese Dafne. “C’è qualcuno!” Urlò poi percependo un movimento alle sue spalle.

“AAAHH!!!” Urlò Aphrodite mentre veniva colpita e sbalzata parecchi metri indietro.

“Che succede?” Ripeté Dafne un secondo prima di essere tramortita dal misterioso assalitore.

Chibiusa era tesissima, ferma, immobile per non fare rumore rischiando così di rivelare la sua posizione al nemico; Alexander al suo fianco faceva lo stesso.

L’aria alle sue spalle si mosse *Mi ha vista! No… non devo muovermi *.

Qualunque cosa fosse quella che aveva colpito Dafne e Aphrodite non sembrò accorgersi della loro presenza e si allontanò velocemente dal luogo in cui si trovavano.

“Seguiamolo….” Sussurrò Alexander.

“Ma… e loro?” Obbiettò Chibiusa con un tono così basso che quasi l’altro non lo sentì.

“Qui al buio non possiamo fare tanto… è meglio andare da Angel!” Rispose lui.

“Okay”. Accettò la ragazza a malincuore. 

I due si avviarono cautamente e in silenzio nella direzione in cui era sparito il loro assalitore.

*Dio mio, ma dove diavolo è andato?* pensò Chibiusa dopo una mezzora di cammino.

Un rumore alle loro spalle fece drizzare a entrambi i peli sulla schiena. Restare immobili ormai era inutile, chiunque fosse li aveva scoperti.

“Lame di tenebra!” Urlò una voce da destra.

Entrambi si buttarono a terra d’istinto. Il colpo li mancò di qualche centimetro.

“Lame di tenebra!” Ripeté la stessa voce.

Chibiusa rotolò di fianco appena in tempo. Delle lance di luce s’infransero nel punto dove si trovava un secondo prima.

“Stavolta non sbaglierò stanne certa. LAME DI TENEBRA!”. Chibiusa urlò dal dolore quando il colpo le lacerò la spalla destra.

“MALEDETTO! FATTI VEDERE VIGLIACCO!” Urlò nel buio Alexander.

“Non ti preoccupare, finisco la ragazzina e poi vengo da te. LAME DI TENEBRA!” Urlò di nuovo all’indirizzo della ragazza.

*No… non può finire così…*

“Scudo dei mille volti!” Urlò Chibiusa. Le lance s’infransero contro la difesa innalzata dalla ragazza e, al contatto con questa, esplosero in un enorme onda d’urto che sbalzò a terra sia Alex che l’assalitore. Continuando ad espandersi per una ventina di metri, l’onda, urtò un muro e lo distrusse. Quando il polverone si dissolse la luce che filtrava dall’altra stanza permise loro di vedere di nuovo.

“Tutto bene?” Chiese Alexander porgendole una mano per alzarsi.

“Si… dov’è quello stronzo?” Domandò irata la ragazza reggendosi la spalla.   

“Era troppo vicino: l’onda l’ha tramortito.” Disse indicando una figura per terra. “Sei sicura di star bene?”

“Si, andiamo a cercare Angel.” Così dicendo s’incamminò verso lo squarcio nel muro.

La stanza era deserta.

“Vi aspettavo.” Li sorprese una voce alle loro spalle. “Mi chiamo Deryu e sono qui per uccidervi.”

“Non contarci troppo!” Espose sprezzante Chibiusa.

“Vedremo….” Così dicendo sguainò una spada e si avventò sulla ragazza. A sua difesa intervenne Alexander che, dopo un primo momento di parità, ebbe la meglio in duello.

“Benfatto!” Si complimentò Chibiusa regalandogli un sorriso stanco.

“Tsè, era una schiappa!” Scherzò il ragazzo. “Dove andiamo ora?” Chiese poi serio.

Come a voler rispondere alla sua domanda comparve una porta nel muro.

I due ragazzi si fissarono.

Coraggio!” Disse Alexander aprendo l’uscio. “È di nuovo buio: siamo troppo vulnerabili se non vediamo niente.” Affermò tornando sui suoi passi.

Chibiusa si guardò intorno su un angolo scorse una specie di statua in legno raffigurante un mostro. “Usiamo quella!” Propose indicandola.

Alexander si avvicinò alla scultura e con un fendente di spada gli tranciò un braccio. Poi recitò una formula in qualche strana lingua e dalle sue mani scaturirono piccole scintille, piano piano il pezzo di legno cominciò ad ardere.

Andiamo.” Disse Chibiusa avviandosi dietro ad Alexander nel corridoio nascosto dalla porta.

 Sono preoccupata”. Ammise la ragazza interrompendo il silenzio. “Chissà dov’è Angel, e chissà come stanno Dafne ed Aphrodite? Forse erano ferite gravi, non avremmo dovuto abbandonarle: se gli succedesse qualcosa non potrei mai perdonarmelo…”

Non avevamo altra scelta e poi non essere così pessimista, sono sicuro che stanno bene, anche Angel.” Disse prendendole la mano per darle un po’ di conforto.

Proseguirono per venti minuti buoni prima di trovarsi davanti ad una porta.

Stai attenta.” Disse Alexander prima di lasciarle la mano.

Lei annui e lui diede un calcio alla porta spalancandola.

Entrambi rimasero allibiti.

Non può essere!” Esclamò Chibiusa.

Sarà un'altra stanza identica.” Ipotizzò lui.

No… guarda! C’è anche il tipo che hai fatto fuori e anche la statua a cui abbiamo staccato il braccio. È la stessa di prima! Abbiamo girato a vuoto!” Urlò lei piuttosto stizzita.

Piaciuto lo scherzetto?” Alexander e Chibiusa si girarono di scatto.

Ti credi spiritoso?!” Urlò lei perdendo la calma.

Dovresti vedere la tua faccia… si credo di esserlo….” Disse l’uomo scoppiando a ridere.

Invece non lo sei per niente, ma almeno morirai ridendo!”. Disse Chibiusa. “Bomba di luce!” Il colpo venne schivato facilmente dall’avversario.

Ti sbagli, sarete voi a morire, mi chiamo Rjio e sono qui per uccidervi!”

…l’hanno detto anche gli altri due, ma a quanto pare avevano fatto male i calcoli!” Ironizzò Alexander.

Non paragonarmi a quegli inetti! Ora vedrete la mia potenza…. Dardo oscuro!” Un colpo di notevole potenza partì in direzione dei due che lo schivarono abilmente.

Ora è il mio turno: Vortice D’odio!” Urlò Chibiusa. Il suo attacco s’infranse contro lo scudo innalzato dall’avversario.

Ci vuole ben altro per scalfirmi! Muori!” Gridò tirando verso la ragazza una lancia che però si conficcò sul pavimento a dieci centimetri dai suoi piedi.

Manchi di mira….” Lo beffeggiò lei. Sul volto di Rjio comparve un ghigno malefico. “Cos’hai da ridere maledetto?”

Usa… ATTENTA!” Urlò Alex.

La lancia che si era conficcata a pochi passi dalla ragazza improvvisamente aprì un varco nel pavimento e lei, non spostandosi in tempo, precipitò all’indietro nel vuoto.

Alexander corse verso la crepa nel terreno ma di lei neanche l’ombra.

Ormai sarà già all’altro mondo!” Disse Rjio ridendo.

Tu, maledetto! Non avresti dovuto farlo!”. Urlò sguainando la spada, i suoi lineamenti erano tesi e nei suoi occhi brillavano lampi omicidi.

I due cominciarono a duellare ma lo scontro non sembrava risolversi a favore di nessuno dei due combattenti che si equivalevano in destrezza e nella stanza si percepiva solo il rumore delle due spade che lottavano per la supremazia. Ad un tratto Rjio si distrasse ed Alexander lo disarmò.

Ora morirai!” Disse truce il ragazzo dagl’occhi d’argento.

Non lo farai….”

Io non ci scommetterei…”. Alex stava per fendere il colpo mortale quando Rjio parlò di nuovo: “Non lo farai perché altrimenti loro moriranno….” Non appena pronunciò queste parole comparvero i corpi tramortiti di Angel, Dafne ed Aphrodite. “Se io morirò quelle spade gli trafiggeranno il cuore…”.

Quali spade?”

Quelle spade”. Sopra i corpi delle ragazze apparvero tre spade pronte a colpire. Ora ragazzo, fai il bravo e butta la spada…”.

Alexander lo guardò furioso ma poi lanciò via l’arma.

“Vedo che ragioni… ed ora: Dardo Oscuro!”

Alexander centrato in pieno venne sbalzato all’indietro e cadde a terra svenuto, una profonda ferita alla tempia sanguinava generosamente.

Nella stanza risuonarono le risate di Rjio.

“Sono il migliore… il mio signore sarà contento: ho fatto fuori le prescelte in un batter d’occ---”. L’uomo s’inginocchiò a terra con una freccia conficcata nella schiena.

“Ti sei dimenticato di me, Stronzo!” Sibilò irata la voce di una ragazza: teneva in mano uno splendido arco e aveva due buffi codini a cometa che contrastavano con la seria espressione che aveva dipinta nel volto, la sua divisa era sporca e strappata in più punti.

Chibiusa si avvicinò ai corpi degli amici, prese in mano il suo ciondolo a forma di mezza luna e desiderò con tutte le sue forze di tornare indietro nonostante i molteplici giramenti di testa.

 

 

 

***

 

Chibiusa era seduta sul letto dell’infermeria, Desy, la primaria, le stava medicando la spalla.

“Sei stata fortunata, qualche centimetro e saresti potuta morire.” Disse la donna.

“Quando si riprenderanno?” Chiese Chibiusa indicando gli altri letti dove dormivano beatamente Angel, che non sembrava aver riportato danni, Dafne, che aveva una profonda ferita all’addome, Aphrodite, con un taglio alla coscia sinistra e Alexander, con una fasciatura alla testa.

“Entro un paio di settimane tornerete tutti come nuovi. Ora cara, bevi questo, è un sonnifero, hai bisogno di riposare…”. Disse porgendole una pastiglia e un bicchier d’acqua.

Chibiusa bevette l’intruglio e si lasciò sprofondare tra le calde coperte mentre fuori infuriava l’ennesima tempesta di neve.

 

 

CONTINUA…

 

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Capitolo 6
*** --- ***


Doveva essere piuttosto tardi dato che Chibiusa, che riposava nel letto dell’infermeria, sentiva il sole scaldarle il corpo.

Era una sensazione che le era sempre piaciuta, sentirsi cullare dai caldi raggi del sole, anche se, essendo pieno inverno, era un calore piuttosto debole, quasi morente…. Si rispecchiava nel sole: anche lei si sentiva esausta, stanca della battaglia del giorno prima, ma non era solo una stanchezza fisica quella che l’opprimeva; aveva accettato di ritornare a combattere per liberarsi della noiosissima vita che conduceva a palazzo, ma ora ne aveva nostalgia, le mancavano i suoi genitori e Ottavia.

Un sorriso malinconico increspò le labbra della ragazza al pensiero di far incontrare alla protetta di Saturno le sue nuove, strane, amiche. Poi cera lui, Alexander, nonostante stessero insieme da mesi lei non lo amava, ne era certa, ed era sicura che lui l’avesse capito. Non sapeva neanche perché gli aveva detto di si quando le aveva chiesto di fare coppia fissa, forse perché Angel le aveva fatto il lavaggio del cervello, o forse… no, sicuramente, per dimenticare Helios.

TOC TOC

Se cera una cosa che odiava era essere interrotta mentre pensava, ma succedeva così spesso che ormai non se la prendeva neanche più. Si sistemò seduta sul letto con la schiena appoggiata alla spalliera e si sorprese sentendo quanto fosse roca la sua voce mentre pronunciava stancamente: Avanti…”

Sulla soglia c’era la primaria che constatando che era l’unica ad essere sveglia le chiese: “Tesoro, stai meglio?”

Chibiusa annuì quasi impercettibilmente.

“Loro dormiranno ancora per parecchio tempo, gli ho somministrato una dose di sonnifero piuttosto potente… se vuoi puoi tornare in camera tua.”

“Grazie, sa per caso dov’ è la signorina Faye?” Chiese educatamente Chibiusa mentre si alzava e cominciava a vestirsi.

“Nel suo ufficio, buona notte….” Dicendo questo uscì frettolosamente dalla stanza.

La principessa del Crystal Empire si vestì molto lentamente a causa del atroce dolore alla spalla provocato da ogni movimento brusco, poi uscì diretta all’ufficio dell’aiutante di Morpheus.

I suoi passi risuonavano come un dolce motivetto per i corridoi deserti del tempio; l’infermeria non distava molto dalla sua meta per cui in pochi minuti si ritrovò di fronte alla porta dell’ ufficio di Faye.

TOC TOC

“Avanti.”

La ragazza aprì la porta e sorrise alla donna seduta dietro alla scrivania.

“Chibiusa, come stai? Ti senti meglio? Ho saputo di quello che è successo….” Disse Faye sorpresa di vederla.

“Sto bene grazie… sono venuta a chiederle spiegazioni, avevate detto che non ci avrebbero attaccato prima di un anno e invece….”

“Già, ma cambiando il passato probabilmente abbiamo modificato anche le mosse del nemico, niente sarà più come avrebbe dovuto essere.”

“Quindi il nemico è pronto per la guerra…” Mormorò tra se e se “Noi non lo siamo!” Esclamò preoccupata.

“Quelli che avete affrontato sono nemici piuttosto deboli: non avete riscontrato troppe difficoltà a batterli, questo vuol dire che anche il nemico non è ancora pronto, credo che abbia voluto testare la sua e la nostra forza, e ne è uscito perdente…”

“Capisco, quindi da qui in poi dobbiamo aspettarci attacchi?”

“Non necessariamente, ma non dobbiamo sottovalutarli, lo abbiamo già fatto e ci è costato caro…. C’è qual cos’altro che vuoi sapere?”

“No.”

“Bene, buona notte allora.”

“Notte” rispose Chibiusa chiudendosi la porta alle spalle.

 

 

°Piuta – base nemica°

 

“Mio Signore, la missione è fallita: le Sailor sono tutte vive.” Disse un uomo prostrato ai piedi di un trono in marmo nero sul quale stava seduta una creatura incappucciata.

“Mi avevi assicurato che non avresti avuto problemi ad eliminarle.”

“Io… io, mi dispiace non succederà più mio signore…”

“Questo è certo….” Pronunciando queste parole abbassò il cappuccio, aveva gli occhi chiusi e un’espressione raggelante.

“NO! Mio signore… PIETÀ!” Supplicò l’uomo col terrore negli occhi.

“Non ho pietà per chi mi delude….”  La creatura sul trono aprì di scatto gli occhi, occhi malefici, rossi, pieni d’odio, occhi mortali per chi li incrociava.

L’urlo dell’uomo risuonò in tutta la sala, poi con un tonfo secco cadde a terra morto.

La creatura si ricoprì il volto col cappuccio poi chiamò un altro suo seguace

“Derrik….”

“Ai vostri ordini, mio signore.” Disse un uomo comparendo ed inginocchiandosi davanti al trono.

“Affido a te il compito di distruggere le sailor… ma non fallire: mi dispiacerebbe dover perdere un altro dei miei sottoposti….”

“Si signore. E per l’altra faccenda?”

“…porta avanti anche quella, ma uccidi quelle dannate!”

“Ai vostri ordini!” E con un ultimo inchino sparì.

 

°Stella Rossa – Camera di Chibiusa°

 

La principessa stava seduta davanti allo specchio spazzolandosi i capelli con movimenti secchi e monotoni, la camicia da notte in raso bianco le lasciava scoperte le caviglie nude facendola rabbrividire per il freddo. Si diresse verso la finestra, era una notte singolare, ma molto bella. La luna piena era nascosta dalle nuvole ma le tingeva d’argento così ché il cielo risultasse illuminato da una pallida luce.

Si addormentò pacificamente tra le lenzuola calde, inconscia del fatto che non avrebbe dormito per molto e soprattutto che l’indomani non sarebbe stata una tranquilla giornata.

 

CONTINUA…                                                                                                 

 

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Capitolo 7
*** Gelosia ***


Cap 7: GELOSIA…

 

La notte era calma e una brezza gelida vegliava sul sonno degli abitanti del tempio. Nella stanza di Chibiusa l’unico rumore percettibile era il suo respiro regolare che sembrava suggerire la ragazza stesse facendo sogni tranquilli.

 

°Illusion°

 

Il custode dei sogni quella notte era piuttosto agitato: percepiva una potente aura malefica avvicinarsi al suo regno ma sperava con tutto il cuore di essere in errore. Camminava avanti e indietro per la sua stanza da almeno venti minuti e aveva un’aria terribilmente angosciata. Si costrinse a calmarsi e si affacciò al balcone ma quello che vide invece di aiutarlo lo fece entrare nel panico per qualche secondo.

All’orizzonte si stagliava un’enorme nuvola di fumo rosso. Al suo passaggio piante, fiori e animali morivano all’istante.

Il custode dei sogni riprese il controllo del suo cervello, attraversò la stanza di corsa e si fondò lungo il corridoio e poi giù dalle scale ricomparendo in giardino per capire meglio cosa fosse quella nuvola rossa. Di qualunque cosa si trattasse non sembrava facile da fermare ma lui naturalmente non si sarebbe arreso senza lottare. Sul palmo della sua mano comparve il cristallo d’oro. Il custode chiuse gli occhi e il suo viso assunse un’espressione risoluta e concentrata, portò le mani sopra la testa e cominciò a caricare un colpo d’immane potenza mentre la nuvola continuava ad avanzare imperterrita e non sembrava avere intenzione di arrestarsi.

“Cristallo d’oro, RISPLENDI!” Urlò il custode e un lampo di luce partì in direzione della pericolosa nube che però, appena il colpo cessò, si ricompose e ricominciò la sua marcia verso il palazzo ancora più minacciosa e veloce di prima.

*è inutile, è come cercare di colpire l’aria!*

Il custode diede una rapida occhiata al palazzo alle sue spalle, migliaia di persone erano la dentro immerse nei loro sogni ignare di quello che succedeva.

*non posso arrendermi, io sono il custode, devo proteggerli!*

Caricò un altro colpo, poi un altro e un altro e un altro ancora, andarono tutti a vuoto… la nube era ormai arrivata ai confini dei giardini ed Helios non sapeva più che fare, ormai cominciava a sentirsi stanco, gli attacchi da lui sferrati richiedevano gran potenza e concentrazione. Helios guardò i fiori appassire uno per volta, ormai la nube era a cinquecento metri dai portoni del palazzo… non poteva fare nulla per fermare quella forza demoniaca… avrebbe ucciso tutti, niente avrebbe più visto la luce del sole.

*qualcuno mi aiuti… aiutatemi… vi prego aiutatemi…*

 

°StellaRossa - Camera di Chibiusa°

 

La principessa stava ancora sognando tranquillamente quando nella sua testa rimbombò all’infinito l’eco di una preghiera disperata… QUALCUNO MI AIUTI… AIUTATEMI…VI PREGO AIUTATEMI… AIUTO… AIUTO… AIUTAMI TI PREGO…

La ragazza si svegliò di scatto, aveva appena avuto un incubo, poi quella voce ritornò con prepotenza… AIUTAMI… TI PREGO AIUTAMI…

Non era un incubo…di chi era quella voce? Non riusciva a ricordare… apparteneva ad un passato molto lontano, ma sempre vivido nella sua mente…era una voce famigliare… poi ad un tratto capì:HELIOS!”

 

°Illusion°

 

*Devo salvarli, loro non hanno colpe…*

Il custode dei sogni con un ultimo tentativo disperato alzò il cristallo al cielo ed urlo:

“Cristallo d’oro, RISPLENDI!”

La nube tossica continuava ad avanzare minacciosa, in meno di un minuto avrebbe invaso il palazzo.

*TI PREGO SALVA GLI INNOCENTI CHE VIVONO QUI… TI PREGO CRISTALLO D’ORO…*

“RISPLENDI!” Urlò il custode  con tutta la disperazione che aveva in corpo.

Un raggio di luce rischiarò tutta Illusion: migliaia di piccole sfere d’oro si alzarono nel cielo e poi sparirono lasciando il palazzo deserto, non cera più un essere vivente, nessuno a parte il custode dei sogni che stremato ma soddisfatto crollò a terra senza forze. Ormai la nube tossica l’aveva raggiunto, capì che era finita. Più niente poteva salvarlo, sentì il veleno penetrargli nei polmoni, stava per dire addio alla vita quando un urlo lo riscosse:HELIOS!” Si era appena materializzata al suo fianco una figura che ora lo scuoteva violentemente.

*Ho fallito, c’è ancora qualcuno qui con me…* Poi prevalso dalla stanchezza e dalla mancanza d’aria svenne.

Chibiusa cominciava a tossire, si guardò attorno, vedeva solo rosso, rosso sangue in tutte le direzioni, cominciava a mancarle l’aria… afferrò il custode che sembrava morto e si smaterializzò.

Intanto in una stanza segreta del palazzo compare una losca figura…

“Il mio signore sarà contento del lavoro di stasera….” Poi scoppiò in una risata soddisfatta, afferrò il calice che era custodito tra quelle mura da lunghissimo tempo e, con un ghigno, sparì.

 

°Piuta - Base Nemica°

 

Athanos stava seduto sul suo trono e aspettava l’esito della missione, dopo vari minuti comparve in fondo alla sala uno dei suoi servitori.

“Derrik…”

“Mio signore come avete ordinato ho recuperato il Calice….” Disse l’uomo avvicinandosi e prostrandosi ai piedi del suo padrone.

“Dammelo!”

L’uomo consegnò il calice alle mani rugose di Athanos.

“Si… hai fatto un buon lavoro.” Disse questo rigirandosi il cimelio tra le dita. Cominciò a borbottare varie formule per cercare di aprire il calice ma quello in risposta emise solo qualche bagliore. Di scatto s’interruppe e lo scagliò sul pavimento, poi si alzò irato e afferrò Derrik per la gola.

“Perché non si apre? Hai dimenticato le chiavi?”

“Quali chiavi? Lo giuro… c’era solo quello… vi supplico….” Athanos lasciò la presa e l’uomo si accasciò a terra con le mani alla gola.

“Idiota!” Urlò “Mancano le tre chiavi! Hai un’ultima possibilità per recuperarle ed uccidere le Sailor… se dovessi fallire, non tornare perché la mia ira non si placherà di nuovo.” Disse tornando a sedersi sul suo trono.

“Come desidera mio signore….”

 

 

 °Stella Rossa°

 

Chibiusa comparve nell’infermeria con Helios tra le braccia. Trascinò a fatica il corpo del custode su una branda e poi andò a cercare la primaria, cosa che fu più impegnativa del previsto perché il gas che aveva respirato cominciava a farle girare la testa.

“Dottoressa! Deve venire subito, c’è un ragazzo che sta male!” Disse la ragazza entrando negli alloggi della primaria.

“Mio dio, Chibiusa! Ti rendi conto di che ora è?” Domandò la donna in tono irritato e con la voce impastata dal sonno.

“È un’emergenza! La prego, Helios sta male!” Ormai neanche se ne rendeva conto ma la sua voce era incrinata di pianto.

“Helios? Il custode di Illusion? Dov’è?”

“In infermeria… si sbrighi!” Supplicò.

La donna s’infilò una vestaglia e uscì di corsa lasciando Chibiusa appoggiata allo stipite della porta. La principessa del Crystal Empire cominciava a sentirsi male sul serio, la vista le si annebbiava sempre di più ogni secondo che passava e non sapeva dire se le bruciavano di più i polmoni o la gola. Si accasciò al suolo e sciolse la trasformazione, una brutta mossa perché all’istante il dolore triplicò, si portò le mani alla gola, non riusciva più a respirare. Il dolore la vinse e stramazzò al suolo priva di sensi.

 

 

“Si sta svegliando!”

“Per fortuna!”

“Usa-chan… Ehi amica, mi senti?”

Quando aprì gli occhi per la prima volta tutto quello che Chibiusa vide furono macchie colorate e senza contorni definiti; quando li sbatté una seconda volta forme e colori sembrarono più chiari, eccezion fatta per la macchia rosa e gialla che stava al centro del suo campo visivo; chiudendo gli occhi, finalmente, Chibiusa riacquistò in pieno la vista e, per quanto non comprese subito dove si trovasse, riconobbe al volo il viso più che sorridente di Angel.

“Allora? Come stai?” Le chiese Dafne.

“Mi gira la testa….” Disse cercando di sedersi con la schiena appoggiata alla testiera del letto.

“Mh, forse sei ancora un po’ stordita. La primaria ha detto di bere questo, serve per recuperare le energie.” Disse Angel porgendole un bicchiere stracolmo di un pastoso liquido verdastro dall’odore non proprio invitante.

“È fango?” Si lamentò Chibiusa accettando il bicchiere mal volentieri. Trangugiò il liquido tutto d’un fiato sperando che non le facessero bere altri intrugli. “Credo che vomiterò!” Proseguì con un’espressione altamente schifata.

“Se lo vomiti poi devi berne un altro!” Disse Angel soffocando una risatina.

Chibiusa emise un gemito di disgusto e si lasciò cadere sui cuscini. Le sue amiche la squadrarono un secondo poi si scambiarono un paio di occhiate eloquenti e si dissero che stava abbastanza bene per poter parlare.

“Usa-chan….”

“Mh….”

“Beh, noi ci chiedevamo cos’ è successo esattamente stanotte.” Disse cautamente Aphrodite.

“Stanotte?” Chibiusa sembrava spiazzata, poi tutto d’un tratto la sua espressione si fece seria.

“Dov’è Helios?” Chiese.

“È in un'altra stanza….”

“Sta bene?”

“È in coma.” Disse in un soffio Angel.

“I-in coma?” Nel volto di Chibiusa era comparsa un’espressione alquanto preoccupata.

“È stabile. Non pensare a lui ora devi riprenderti completamente.” Disse Dafne.

“Voglio vederlo!” Riprese Chibiusa saltando giù dal letto. Ma Angel la trattenne per un braccio.

“Devi prima dirci cos’è successo stanotte, così potremmo scoprire cos’ era esattamente quella roba che avete respirato… prima che faccia strage di altri innocenti!” Disse decisa Aphrodite.

“Io non lo so… non ricordo bene….”

“Sforzati, è importante!” Disse Angel facendola sedere di nuovo sul letto.

 

 

 

“Allora? Scoperto niente?” Chiese Faye alle tre ragazze.

“Stava dormendo, ha sentito delle urla, crede di essere arrivata ad Illusion e l’ha trovato gia privo di sensi, poi è tornata qui.” Disse Dafne.

“Non ci è di grande aiuto…. Ve la sentite di andare a fare un giro là?”

Le ragazze annuirono decise.

“Bene preparatevi, partirete tra mezzora con una decina di uomini.”

 

 

 

Chibiusa guardava il volto pallido e immobile del custode dei sogni attaccato ad un respiratore artificiale. Gli prese la mano, era fredda… sembrava morto.

*non puoi morire adesso… non adesso che ti ho ritrovato, dobbiamo parlare, devo sapere se manterrai la promessa*

Due piccole lacrime rigarono le guance della ragazza.

“Helios, mi senti? Ti prego reagisci, devi svegliarti, abbiamo bisogno di te… ho bisogno di te… devo sapere la verità….” Spostò lo sguardo sul volto del ragazzo, era ancora immobile.

*apri gli occhi… Dio solo sa quanto sono belli…mi ci annegherei dentro, se solo potessi rivederti sveglio qui davanti a me… sono sicura che al primo sguardo arrossirò come un idiota, perché sono sicura che ti sveglierai, prima o poi, e ci diremo tutto, spero solo che non mi infrangerai il cuore, non di nuovo, ma se non mi vorrai mi rassegnerò una volta per tutte, mi accontenterò di vederti vivo, di sapere che sei felice…*

“Ti scongiuro amore mio, svegliati….” Ora le lacrime scendevano copiose dai suoi tristissimi occhi rosa.

 

 

“Siamo tutti pronti?” Chiese Dafne interpellando i soldati, questi annuirono. “Andiamo!” Il gruppo di persone scomparve.

Quando sentirono i piedi toccare terra e il frullio di luci si dissolse le tre ragazze e i soldati rimasero sconcertati.

“Q-questa sarebbe la leggendaria Illusion? Terra dei sogni? Paese bellissimo e rigoglioso?” Domandò sconcertata Angel.

Ora che la nube rossa si era dissolta si poteva vedere quello che era rimasto di Illusion: terra bruciata. Non c’era ombra di vita, non un uccello volava nel cielo, non un fiore sbucava dal terreno, non un essere umano nel raggio di miglia.

“Mio Dio che disastro… non può essere stato solo un po’ di gas….” Disse Dafne con voce esterrefatta.

“Andiamo a vedere se è sopravvissuto qualcuno.” Esclamò Aphrodite indicando il palazzo. Lo girarono in lungo e in largo, non cera anima viva.

“Non è possibile” mormorò tra sè e sé Dafne “Anche se fossero tutti morti dovremmo trovare i loro corpi!”.

“Io sapevo che la corte di Illusion era molto numerosa….” Confermò Angel.

“Forse sono scappati?” Ipotizzò Aphrodite.

“Non credo…. Se Helios avesse saputo che non cera nessuno non sarebbe rimasto per niente!” Disse Angel.

“Poi era notte…. È impossibile che siano scappati tutti.” Continuò Dafne.

A forza di girovagare per i corridoi si trovarono davanti ad uno squarcio nel muro.

“Che roba è?” Chiese Angel sbigottita.

“Forse è stato il gas….” Provò Dafne.

“Mh… non credo, come mai solo questo muro? Il resto del castello è intatto!” Fece loro notare Aphrodite.

“Andiamo a vedere.” Disse Angel infilandosi nel muro, gli altri la seguirono a ruota. Si trovarono dentro ad una stanza vuota.

“Che posto è?” Chiese Aphrodite.

“Mh… non c’erano porte”

“Qua sopra sembra ci fosse qualcosa di importante” Fece loro notare Dafne indicando un piedistallo. “Secondo me era a questo che mirava il nemico….”

“Credi che il gas fosse solo un diversivo?” Chiese Angel.

“Non c’è modo di saperlo. Dobbiamo scoprire cosa cera la sopra….” Disse Aphrodite.

“Ma non c’è anima viva….” Fece notare Angel.

“L’unica cosa da fare è sperare che si svegli Helios. Torniamo a Stella Rossa.” Disse Dafne

Dopo qualche istante la stanza rimase deserta, non cera più davvero un essere vivente in tutta Illusion.

 

 

 

 

“Chibiusa… tesoro, svegliati!”

“Umm…”

“Usa-chan…”

“Helios!”

“No... sono io!”

“Ah. Ciao…”

“Come ti senti?” Le chiese Alexander sorvolando sull’entusiasmo pari a zero della ragazza.

“Bene, speravo che….” La voce le morì in gola quando poggiò lo sguardo sul viso del custode: dormiva.

“Si sveglierà presto.” Le disse attirandola vicino a se.

“Lo spero tanto.” Una lacrima le rigò il volto e Alexander si sentì dentro una punta di gelosia. Le depose un bacio sulla fronte.

“Vuoi che andiamo un po’ fuori di qua?” Le propose.

“No, vai tu, io voglio stare con lui.” Rispose la ragazza.

“Con lui?” Disse aggrottando la fronte.

Lei annuì.

“Non ti preoccupare, appena si sveglia gli chiederanno cos’ è successo ad Illusion e poi ce lo diranno così potremo contrattaccare.” Disse Alexander.

“Ma… cosa stai blaterando? Io voglio rimanere qui perché tengo a lui, non perché me ne freghi qualcosa di Illusion!” Disse inviperita.

“…va bene …scusami.” Dicendo questo le stampò un bacio sulle labbra. Lei aveva la faccia ancora piuttosto arrabbiata e lui decise di riprendersi le sue labbra sperando che le passasse un po’. Chibiusa non ricambiò minimamente il bacio, anzi, dopo dieci secondo lo spinse via quasi disgustata.

“Insomma mi vuoi dire che cavolo hai?” Fece lui esasperato.

“Niente, vorrei che mi lasciassi un po’ da sola con lui.” Rispose Chibiusa.

“Lui… lui sta dormendo per la miseria! E poi non capisco perché preferisci questo… questo… lui a me!”

“Non capiresti….”

“Cosa? Chibiusa mio Dio… noi stiamo insieme… dovrebbe esserci sincerità in un rapporto! Se non vuoi nemmeno parlarmi….”

“È meglio che rompiamo Alex.” Negli occhi del ragazzo passò una saetta d’ira.

“COSA?”

“Non urlare ti prego…”

“NON DIRMI DI NON URLARE! VUOI MOLLARMI PER QUESTO BAMBOCCIO!”

“NON È UN BAMBOCCIO!” Gli urlò lei di rimando.

“CHIBIUSA! APRI GLI OCCHI, MI MOLLI PER UNO CHE È IN COMA! MAGARI NON SI SVEGLIERÀ NEANCHE PIÙ!”

SBAM. Chibiusa si guardò la mano che bruciava per la violenza dello schiaffo che gli aveva appena tirato. Poi cominciò a piangere.

“LUI SI SVEGLIERÀ! HAI CAPITO? LUI SI SVEGLIERÀ!”

Alexander si sfiorò la guancia con un palmo della mano. Lo aveva colpito… tutta per colpa di quel idiota che dormiva…. Non ci vide più dalla rabbia, un lampo omicida gli attraversò gli occhi; si girò di scatto verso il custode: gli avrebbe staccato quei maledetti tubicini dal naso così avrebbe cessato di respirare, di vivere.

“NO!” Chibiusa si mise tra lui e il letto.

“Spostati!”

“Sei impazzito? Cosa vuoi fargli?”

“SPOSTATI STUPIDA!” Dicendo questo la afferrò per un braccio e cominciò a strattonarla violentemente.

“SEI UNA STUPIDA! TU DEVI STARE CON ME! HAI CAPITO? HAI CAPITO? DEVI STARE CON ME!”

“Alex smettila! Mi stai facendo male!”

“DEVI STARE CON ME! HAI CAPITO?” Proseguì lui ignorando i suoi lamenti. Lei cominciò a piangere ancora più copiosamente.

“Mi fai male… mi fai male! Alex!”

“GIURALO! GIURALO CHE STARAI CON ME!” Guardandola negli occhi lesse in lei uno sguardo di puro terrore… cosa stava facendo? Lei aveva paura di lui! Che idiota! Si calmò.

“Non finisce qui!” Dicendo questo la mollò e se ne andò.

Chibiusa si accasciò ai piedi del letto stringendosi il polso dolorante. Il suo viso era rigato di lacrime. Si aggrappo al lenzuolo e pianse, pianse senza ritegno.

*sei salvo amore mio*

 

 

 

CONTINUA…

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Capitolo 8
*** Attesa ***


Cap 8: ATTESA…

 

 

Erano già tre giorni che Helios era in coma e non accennava miglioramenti. Chibiusa era seduta a fianco al suo letto e lo fissava con sguardo assente. Il suo volto era fermo in quell’espressione da troppo tempo ormai e nonostante le sue gote stessero riprendendo lentamente colore continuava ad essere di un pallore cadaverico.

La ragazza si alzò stancamente e si trascinò fino alla finestra, scostò la tenda per far entrare il sole del mattino: ormai il rigido inverno stava lasciando posto ad una timida primavera, sentì l’improvviso bisogno di uscire; guardò alle sue spalle il custode.

“Non senti amore mio, la natura si sta svegliando!” Fece con un leggero e tristissimo sorriso.

Bip bip bip bip bip….

L’unico maledettissimo rumore che riecheggiò in risposta fu quello del respiratore artificiale.

Chibiusa chiuse gli occhi, ormai non aveva neanche più la forza di piangere, fece qualche passo verso il letto e sfiorò il volto del bel custode, il suo sguardo fiammeggiò per pochi istanti quando vide la fasciatura che le ricopriva il polso ed il suo pensiero andò alla mattina di tre giorni fa, dopo essersi fatta medicare il polso c’era stata una riunione generale e aveva sparato un bel po’ di balle riguardo al modo in cui si era slogata il polso….

 

 

 

INIZIO FLASH BACK

 

 

 

“Usa-chan che hai fatto alla mano?” Angel era la quinta persona nel giro di dieci secondi che le aveva fatto la stessa domanda.

“Oh, niente, un incidente.” Rimase vaga lei.

“Quando?” Insistette la bionda.

Ma Chibiusa non rispose, Faye stava richiamando l’attenzione nella sala schiarendosi rumorosamente la voce.

“Bene, adesso che ho l’attenzione di tutti possiamo cominciare” Esclamò abbracciando la sala con lo sguardo. “Come sapete cinque giorni fa siamo stati attaccati dagli uomini Athanos e ne siamo usciti vincitori” Fece una pausa in modo che si spegnessero i mormorii di assenso. “Evidentemente resisi conto di essere ancora troppo deboli per tenerci testa hanno pensato bene di procurarsi una nuova arma… hanno attaccato Illusion e rubato qualcosa da una stanza segreta.” Riportò la donna seriamente.

“Sappiamo cos’hanno rubato?” Domandò Nicolas Dansk, comandante dei soldati semplici.

“Purtroppo no, come dicevo hanno attaccato Illusion, è successo di notte, la mattina seguente siamo andati a controllare: non un’anima viva in tutta la dimensione.” Il tono in cui Faye pronunciò quest’ultima frase era piuttosto amareggiato.

“Tutti morti?” Fece un ragazzo alle spalle di Dafne.

“No, tutti scomparsi.” Puntualizzò la donna.

“Potrebbero averli presi in ostaggio.” Ipotizzò Sunny Avis.

“Non credo che abbiano rapito l’intera corte, è un numero discretamente altino….” Fece Dansk in tono ironico.

“Beh e tu cosa proponi?” Rispose acida la donna che non aveva gradito l’ironia.

“Signori! Non siamo certo qui per litigare!” Fece Faye con fare autoritario.

I due s’incenerirono con lo sguardo ma poi ripresero ad ascoltarla.

“Come molti di voi già sanno il custode di Illusion è in infermeria, in coma. Abbiamo fatto accurate ricerche per cercare di capire che diavolo hanno rubato ma senza risultati. Ora, qualcuno ha qualche idea?” La stanza rimase in silenzio così proseguì:Beh in questo caso non rimane che sperare in un miracolo.” Fece alludendo al fatto che secondo lei era molto difficile che Helios si svegliasse dal coma.

A Chibiusa ribollì il sangue nelle vene e senza nemmeno accorgersene serrò tanto i pugni da impedire al sangue di scorrerle nelle mani, le sue nocche diventarono improvvisamente bianche.

“Attenta, così peggiori la situazione.” Fece Angel indicando la fasciatura. Per quanto il tono della sua voce fosse stato poco più alto di un sussurro molti la sentirono e si voltarono, anche Faye notò la medicazione.

“Cos’è successo alla tua mano?” Le chiese in tono neutro.

*Ecco perfetto adesso che cavolo sparo? Che stamattina quel deficiente mi ha storto un braccio in preda a una furia omicida… non è tanto male come idea…* Pensò sarcastica, stava aspettando troppo per rispondere e Faye s’insospettì.

“Chibiusa?”

Angel le tirò una gomitata nelle costole pensando che fosse assorta nei suoi pensieri.

“Sono scivolata, un incidente…. Disse nel tono più neutro possibile.

“Mh… d’accordo ma sta attenta, non possiamo permetterci di avere soldati malandati quando ci attaccheranno. Per oggi è tutto.” Fece Faye scoccandole un’occhiata non del tutto convinta mentre se n’andava.

“Siamo messi bene se chi dovrebbe essere tra i più competenti tra noi non sa nemmeno stare in piedi….” Fece qualcuno dalle retrovie.

Chibiusa si girò sprezzante, aveva riconosciuto quella voce, apparteneva ad uno degli amici di Alexander, Philips Cesky un ragazzo pieno di se e piuttosto irritante; stava appoggiato ad una colonna e la guardava in modo provocatorio, a pochi passi da lui Alexander faceva finta di non vederla.

*co*****e, se speri che raccolga le tue frecciatine cadi male*

“Cos’ hai detto Ceski?” Sibilò Angel.

“Che diavolo vuoi tu? Nessuno ti ha interpellato mi pare….” Rispose il ragazzo.

“Alex, che cavolo fai? Sta prendendo per il culo la tua ragazza e tu lo lasci fare?” Fece indignata Angel notando il ragazzo, quello in risposta la incenerì con lo sguardo e poi fissò Chibiusa.

Lei si sfiorò la mano fasciata e il solo ricordo di quello che era successo quella mattina in infermeria le fece ribollire il sangue, aveva una voglia matta di mollargli un cazzotto in faccia e fu felice di notare che la sua guancia era ancora lievemente arrossata. I due si stavano ammazzando a colpi di sguardi.

“Ehi, mi sono persa qualcosa?” Fece Angel. In quell’istante Chibiusa girò i tacchi e se n’andò.

“State ancora insieme vero?” Chiese rivolta ad Alexander.

“Certo.”

Chibiusa che stava uscendo lo sentì si girò e si trattenne dal prendergli la faccia a schiaffi.

 

 

FINE FLASCH BACK

Chibiusa ritornò a sedersi accanto al letto del custode e ricominciò a fare quello che faceva da giorni: pregare.

 

 

 

“Angel… ma hai finito? Non sta bene spiare le persone!” Urlò Aphrodite dal salottino della loro stanza.

“Sssttt… vuoi che mi scoprano?” Sibilò in risposta dalla sua camera. Era nascosta dietro ad una tenda e guardava in giardino Dafne che esplorava le tonsille di Daniel, il suo ragazzo, lui in tutta risposta aveva infilato le mani sotto la giacca e le accarezzava la schiena.

“Angel… mio Dio sei così infantile… vuoi lasciargli un po’ di intimità?” Fece Aphrodite affacciandosi alla porta.

Angel non si curò di risponderle e dopo qualche secondo incominciò a ridere, e le sue risate erano sempre più di gusto ogni secondo che passava.

“Che c’è?”

Angel che era piegata in due dalle risate non riusciva a parlare e si limitò a indicare il cortile.

Aphrodite si sporse per vedere ma rimase confusa, c’erano Dafne e Daniel che si baciavano, qual era il problema? Continuò ad osservare senza capire ma poi lo vide: Snaps. A quanto pare stava pulendo un corridoio quand’erano arrivati quei due e si erano messi a fare i loro porci comodi, ora aveva il viso nascosto tra le mani per non vedere la scena a suo parere più che disgustosa e andava in giro sbattendo da tutte le parti.

Sul viso di Aphrodite comparve un sorrisetto ma giudicava leggermente esagerata la reazione della sua amica.

“Sei decisamente infantile!” Disse mettendosi le mani sui fianchi ma Angel era ancora piegata in due; Aphrodite alzò gli occhi al cielo e tornò al suo libro in salotto.

Angel invece non appena riuscì a rimettersi in piedi spiaccicò il naso sul vetro e ricominciò a guardare giù, rimase un secondo spiazzata quando vide il cortile deserto.

“Cosa stai guardando?”

Ops, la conosceva quella voce… ora sì che era nei guai…

“Dafne… ciao? Dov’eri ti stavo cercando!” Disse con una vocetta stridula cercando di mascherare gli ultimi scrosci di risa.

“Perché ridi?” Fece Dafne.

“Niente! Mi chiedevo… hai mica visto Daniel? Sai è un po’ che non lo vedo….” Fece la bionda con un sorrisetto odioso stampato in faccia.

“No…”

“Noo…”

“Dove vuoi andare a parare?”

“Sai ho visto Snaps in giardino poco fa….” Il ghigno sulla sua faccia si allargò ancora di più.

“Ah… e allora?”

“Non c’era solo Snaps sai?”

“Ah no?”

“Ho una brutta notizia…. No perché se tu mi dici che non hai visto Daniel allora hai un bel paio di corna in testa perché c’era una che ti assomigliava davvero tanto giù in giardino con lui… aveva anche la tua stessa gonna, anche la giacca era uguale e i capelli erano pettinati proprio come i tuomm….AIA!” Protestò la bionda.

“Ne vuoi un altro?” Fece Dafne che faceva roteare un cuscino sopra la sua testa.

“Provaci….” Sibilò Angel.

SBAM  Dafne non se l’era fatto ripetere due volte.

“Vuoi la guerra eh?” SBAM il cuscino era stato rimandato al mittente.

“Brutta spiona… se ti prendo!” Disse Dafne cominciando a rincorrerla.

“Ma tanto non mi prendi! Farebbe prima un bradipo ad attraversare il Sahara…”.

“Cosa?” Le due continuarono a rincorrersi e ad insultarsi per tutto l’appartamento, nella corsa urtarono sedie, distrussero i letti e si tirarono addosso tutti i cuscini che raccattarono in giro.

“Insomma la volete piantare? Siete peggio dei bambini….” Sentenziò Aphrodite mentre correvano avanti e indietro per il salotto.

“Aiutooo….”

“Ragazze, per favore sto leggendo….” Disse leggermente irritata Aphrodite.

“Ahi, questa me la paghi….”

“Insomma….” Aphrodite stava perdendo la pazienza ma le sue compagne sembravano ignorarla.

“Wooooooooo, mancata!”

“INSOMMA AVETE FINITO DI COMPORTARVI COME DUE STUPIDE MOCCIOSETTE? STO CERCANDO DI FINIRE QUESTO BENEDETTISIMO LIBRO… VOLETE STARE UN PO ZITTE?” Esplose Aphrodite urlando come pochi l’avevano mai sentita fare.

Le due ragazze rimasero leggermente allibite da quel comportamento e si girarono a guardarla.

“Ehi che ti prende a urlare così? Non siamo mica sorde sai? Bastava chiederlo per favore.” Fece Angel.

Aphrodite s’impose di non urlarle dietro, prese il suo libro e si sbatté la porta dietro mentre usciva dall’appartamento.

Dafne e Angel si scambiarono un occhiata del tipo -quella non è del tutto normale- poi alzarono le spalle e ricominciarono la loro guerra.

 

 

 

Chibiusa sentì la porta aprirsi e chiudersi alle sue spalle ma non si degnò di girarsi, aveva la mano di Helios tra le sue e lo guardava come aspettandosi che da un secondo all’altro si svegliasse. Una mano le si posò sulle spalle e lei girandosi vide il volto sorridente di Aphrodite che la fissava un po’ preoccupata.

“Ehi, ti do un po’ il cambio?”

“No grazie, sto bene qui.”

“Usa-chan, amica mia, sono quattro giorni che sei qua dentro, devi prendere un po’ d’aria, non hai quasi toccato cibo….”

“Lo so, ma non ho appetito.”

“Dovresti sforzarti, dimagrisci a vista d’occhio. Cosa dirà quando si sveglierà e ti vedrà conciata così? Hai due occhiaie che fanno paura e i tuoi occhi sono così rossi… non credo che tu possa versare altre lacrime, le hai consumate tutte!”

Chibiusa si sforzò di sorridere ma si rese conto che sulla sua faccia era comparsa un orribile smorfia, Aphrodite rise leggermente.

“Su, dai retta a me, prenditi un paio d’ore di stacco, vai a mangiare qualcosa, fatti una bella dormita e sorridi un po’. Sto io qui, mi sono portata anche un libro, così, per ingannare il tempo… ti giuro che se si dovesse svegliare vengo di corsa a cercarti, dovessi correre per tutta Stella Rossa lo saprai prima di Faye!”

Chibiusa la guardò non del tutto convinta ma in cuor suo sapeva che aveva ragione.

“Allora?”

“Ok mi hai convinto, ma tra due ore esatte mi ritroverai davanti alla porta.” Fece Chibiusa.

“Ok! Ah non andare a casa, Dafne e Angel stanno litigando…”.

“Tanto per cambiare…”.

“Ci vediamo dopo, mi raccomando mangia qualcosa!”.

“Ok mamma….” Disse Chibiusa prima di uscire.

Ma a dispetto di quello che aveva appena detto non si diresse verso il bar, uscì in giardino senza nemmeno prendere la giacca, aveva voglia di sentirsi viva e il vento freddo che la investì fu più che ben accetto.

Cominciò a camminare attraverso i giardini e si fermò sotto un faggio, osservò due uccellini farsi il bagno in una pozzanghera poco distante, la stanchezza che aveva accumulato dopo quattro notti in bianco si riversò improvvisamente tutta sulle sue spalle, gli occhi cominciavano a farsi pesanti e piano piano le palpebre calarono lasciandola precipitare in un sonno profondo.

AIUTAMI…

TI PREGO… AIUTO…

NON LASCIARMI…

AIUTAMI…

Spalancò improvvisamente gli occhi e un brivido le percorse la schiena, era congelata, stava piovendo a dirotto. Si guardò intorno piuttosto confusa e realizzò che si era addormentata.

Ripensò al suo sogno, non era come quella notte, la voce era piuttosto un eco lontano, decise che non era il momento adatto per riflettere nell’istante stesso in qui un fulmine fece incendiare un albero in lontananza. Ringraziò mentalmente Dio di aver risparmiato il suo faggio altrimenti a quell’ora sarebbe stata bella che morta.

Tremava come una foglia, la leggiera camicia bianca che indossava era totalmente inzuppata e le sue forme erano piuttosto evidenziate, la cosa non passò certo inosservata quando attraversò il salone centrale ghermito di gente.

“Ehi, vieni qua che ti asciugo io…”

“Bellezza serve una mano?”

Chibiusa proseguì a testa alta senza degnarli di uno sguardo.

*Maschi…* pensò disgustata.

 

 

 

Non appena entrò nella sua stanza si levò di dosso i vestiti fradici e andò a riempire la vasca d’acqua ma ritornando in camera notò che non era sola.

“Che ci fai qui?” Sibilò.

“Dovevo parlarti e Angel mi ha detto di aspettarti qui.” Disse queste parole in tono piatto continuando a guardarla con un sorrisetto stampato in faccia.

Chibiusa si ricordò di essere mezza nuda e si affrettò a coprirsi come meglio poteva con un asciugamano.

“Non abbiamo niente da dirci!” Fece piuttosto scontrosa.

“Invece si.” Si alzò in piedi di scatto e fece un passo verso di lei.

“Stammi lontano.” Disse arretrando.

“Stai tranquilla, non voglio farti male.”

“Si, scommetto che non volevi neanche l’altra volta; vattene, non abbiamo più niente da dirci, nessun legame mi unisce a te.”

“Noi stiamo insieme!”

La risata della ragazza riecheggio  per la stanza.

“Dico sul serio, io ti amo…. L’altro giorno mi hai fatto incazzare, ma sono qui per fare pace, tutte le coppie hanno momenti no, noi abbiamo ne affrontato uno, tutto qua.”

“No Alex, non hai proprio capito, per me non è stato un momento no, per me è stata la conferma che noi due non siamo compatibili. Io non ti amo.”

Silenzio.

“Vattene per favore….”

“Non puoi rompere con me! Vuoi capirlo?”

“Vattene….”

“Ragiona, ti prego, non fare cose di cui ti pentirai!”

“Ma io non me ne pentirò! E te lo ripeto per l’ultima volta vattene altrimenti mi metto ad urlare!”

Lui la fissò intensamente negli occhi e lei sostenne duramente lo sguardo.

“Non finisce così….” Disse prima di girare i tacchi ed uscire sbattendosi la porta alle spalle.

Chibiusa sospirò, chiuse la porta a chiave e andò a godersi un bagno ristoratore.

La pioggia aveva sempre avuto il potere di calmarla e questo unito all’acqua calda la portò per un’ora in un mondo senza problemi ne pensieri che si ripresentarono tutti puntualmente quando uscì dalla vasca.

Si vestì e si asciugò molto più velocemente del solito e in meno di un quarto d’ora era per strada verso l’infermeria.

Stava camminando a passo sostenuto e fu anche per questo che svoltando l’angolo e scontrandosi con qualcosa o qualcuno si fece piuttosto male.

“Chibiusa!”

Spalancò gli occhi riconoscendo la voce, cosa ci faceva li? Forse lui?

“Vieni presto! Helios sta peggiorando!” Disse preoccupata Aphrodite.

Una pugnalata le trapassò il torace o per lo meno fu quello che provò la principessa del Crystal Empire.

“Cosa?” Ma non rimase ad ascoltare stava correndo a perdifiato per i corridoi senza guardare a chi andava addosso, forse anche per colpa delle lacrime che le disturbavano la vista.

 

 

 

CONTINUA…

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Capitolo 9
*** INCOMPRENSIONI ***


Cap 9: INCOMPRENSIONI

 

 

“Vieni presto! Helios sta peggiorando!” Disse preoccupata Aphrodite.

Una pugnalata le trapassò il torace, o per lo meno fu quello che provò la principessa del Crystal Empire.

“Cosa?” Ma non rimase ad ascoltare, stava correndo a perdifiato per i corridoi senza guardare a chi andava addosso, forse anche per colpa delle lacrime che le disturbavano la vista.

Appena vi si trovò davanti spalancò la porta dell’infermeria, la primaria stava in mezzo alla stanza e guardava il ragazzo disteso sul letto: le sue guance avevano perso il lieve colorito conquistato in tanti giorni di lotta tra vita e morte.

Chibiusa lo guardò scioccata e si rese conto che la situazione era veramente critica.

“Che sta facendo? Perché se ne sta con le mani in mano?” Fece cercando di mantenere ferma la voce.

“Chibiusa, mi dispiace ma ormai è troppo tardi, sta morendo, non c’è niente che io possa fare… è meglio staccare il respiratore.” Sussurrò la donna muovendosi verso la macchina.

“NO! ASPETTI! NON LO FACCIA!” Urlò Chibiusa gettandosi addosso all’infermiera e bloccandole le mani. Le lacrime scorrevano copiose lungo le sue guance, sempre più grandi, sempre più disperate e veloci.

“Tesoro, lo so che per te è difficile da accettare ma…”

“NO!”

“Ascoltami bene, lui ormai non tornerà più! Hai capito? È impossibile! Ci vorrebbe un miracolo!

“LO FARÒ IO IL MIRACOLO, MA LEI NON PUÒ PORTARMI VIA OGNI SPERANZA! UCCIDERÀ ANCHE ME SE STACCA QUELLA MACCHINA!”

“Capisco il tuo dolore, ma…”

“NO, LEI NON CAPISCE PROPRIO NIENTE, SE CAPISSE NON LE SAREBBE NEANCHE PASSATO PER L’ANTICAMERA DEL CERVELLO DI STACCARE QUELLA CAZZO DI MACCHINA!” Urlò Chibiusa sfogando tutta la frustrazione che aveva accumulato negli ultimi giorni; la primaria perse la pazienza, si scrollò dalle braccia della ragazza e fece qualche passo in direzione del respiratore.

“NON FACCIA UN ALTRO PASSO O GIURO CHE LA UCCIDO !” Urlò Chibiusa.

La primaria si girò piuttosto spazientita ma sussultò trovandosi nella linea di tiro dell’arco di Chibiusa.

“RAGAZZINA, TI SEMBRA MODO DI COMPORTARTI? QUESTO RAGAZZO È TENUTO IN VITA SOLO DALLE MACCHINE! SE SI TROVASSE IN UN CONTESTO DIVERSO SAREBBE GIÀ MORT….” Le parole le morirono in gola quando una freccia passò a pochi millimetri dal suo orecchio destro provocando poi uno squarcio nel muro.

“Se non ha intenzione di aiutarmi a salvarlo allora se ne vada….” Sibilò Chibiusa aggiustando la mira.

“Sei una stupida ragazzina viziata! Se entro tre giorni non si sarà svegliato allora provvederò che sia la stessa Faye a staccare la spina.” Fece la donna con gli occhi ridotti a due fessure avviandosi adirata verso la porta.

Biiiiiiiiiiip biiiiiiiiiiiiiip biiiiiiiiiiiiiip biiiiiiiiiiiiiiip

“Che succede? Perché fa così?” Fece Chibiusa terrorizzata.

“Forse non ci sarà bisogno di aspettare tre giorni….” Un ghigno era comparso sul volto della donna che poi uscì sbattendo la porta.

Chibiusa spalancò gli occhi e si precipitò a fianco del ragazzo prendendogli una mano.

“HELIOS! MIO DIO NO! TI SCONGIURO MI SENTI? TORNA QUI! SVEGLIATI TI PREGO! HELIOS….”

Biiiiiiiiiiiip biiiiiiiiiiiiiip biiiiiiiiiiiiiiiiip biiiiiiiiiiiiiiiip

“NO! NON PUOI MOLLARE ADESSO! HELIOOOOS!”

Biiiiiiiiiiiiip biiiiiiiiiiiiip biiiiiiiiiiiiiiiiiip biiiiiiiiiiiiiiiip

Chibiusa chiuse gli occhi e si abbandonò in un pianto disperato sopra al petto del custode.

 

 

 

 

Helios era circondato dalle tenebre, attorno a lui vedeva solo nero, nero come la morte, era moltissimo tempo che era li, non ricordava neanche lui quanto, fino a poco prima però una fievole luce brillava lontana, calda e confortevole, nell’ultimo periodo aveva fatto di tutto per avvicinarsi, voleva prenderla e più si avvicinava più si sentiva in pace con se stesso, poco prima aveva anche sentito qualcuno parlare ma non capiva chi era, le parole gli giungevano confuse…. Poi d’un tratto la luce si era spenta e lui era sprofondato nel buio totale, un crescente senso di angoscia lo opprimeva e si sentiva sempre più stanco e sconfortato, aveva voglia di dormire ma aveva l’inquietante presentimento che se avesse chiuso gli occhi non sarebbe più riuscito ad aprirli ma infondo cosa cambiava? Tenere gli occhi aperti o chiusi era la stessa cosa almeno da quando la piccola stella si era spenta; non ce la faceva più, si senti sprofondare nelle tenebre, si stava lasciando andare via. Socchiuse gli occhi, una sensazione di vuoto totale s’impadronì di lui. Riaprì gli occhi, non cambiava niente, le tenebre erano ancora intorno a lui…

“HELIOS…”

…possibile? Aveva sentito di nuovo quella voce, ma cosa stava dicendo? Non riusciva a capire, ma possibile che la sua luce si fosse riaccesa? Si girò intorno e poi d’un tratto la vide: la sua stella era li, ma era lontanissima! Possibile che se ne fosse andata così lontano da lui? O forse era lui che si era allontanato?

“TORNA QUI….”

Non riusciva proprio a capire, ma quella luce… lo sentiva dentro, la voleva e lei lo stava chiamando. Cominciò a correre, sempre più veloce, sempre più stanco ma determinato, doveva capire cosa voleva da lui….

“HELIOS…”

Si fermò di botto, ora riusciva a distinguere meglio le parole, qualcuno stava piangendo… perché?

 

 

biiip biiip biip biip

Chibiusa trattenne il fiato: il respiratore stava tornando normale. Spostò lo sguardo sul volto del custode e non riuscì a trattenere un gridolino di sorpresa: un timido rossore spuntava di nuovo sulle sue gote.

“Helios, mio Dio grazie!”

Bip bip bip bip bip bip bip bip bip

 

 

Ora la luce era tornata al suo posto, ma era ancora piuttosto lontana, Helios seppur molto stanco decise di continuare a camminare verso quella che credeva la sua salvezza….

Camminava da un eternità, non ce la faceva più, ma si consolò vedendo che più si avvicinava più la sua luce brillava contenta.

 

 

 

“Mio signore. Abbiamo trovato la prima chiave.” Fece Derrik esibendosi in un profondo inchino.

“Bene…. Procedete col recupero….” La voce di Athanos era piuttosto impaziente e l’uomo prostrato ai suoi piedi cominciò ad agitarsi, aveva anche una brutta notizia da rivelare.

“Che stai aspettando? Muoviti.”

“Beh, veramente c’è un problema. Il custode… è a Stella Rossa.”

“COSA?”

“Si è salvato, non ho idea di come abbia fatto….”

“IDIOTA! Vai a farlo fuori!”

“Agli ordini….”

 

 

°Stella Rossa – Mezzanotte e Cinquanta°

 

In infermeria quella mattina era avvenuto un vero e proprio miracolo e lei stessa aveva dovuto dare ragione a quella petulante ragazzina. Certo è che un paziente in coma irreversibile in teoria non dovrebbe svegliarsi, lo dice anche la parola: irreversibile! Sta di fatto che il custode dei sogni non era ancora uscito dal coma ma aveva avuto notevoli miglioramenti, ora confidavano nel suo risveglio entro un paio di giorni.

Per fortuna erano riusciti a convincere Chibiusa ad andare a dormire in camera sua, almeno il suo paziente non sarebbe stato disturbato.

La primaria con questi pensieri chiuse a chiave il suo ufficio e si diresse nelle sue stanze senza però accorgersi di Derrik che aspettava il momento adatto per intrufolarsi in infermeria: il momento era arrivato.

 

 

 

Dafne e Daniel passeggiavano tranquillamente mano nella mano per il cortile interno.

“È ora di salutarci…”.

“Mh…”.

“Ci vediamo domani?”

“Mh…”.

“Si può sapere che hai? È tutta la sera che ti tiro fuori le parole col contagocce!” Fece Dafne leggermente scocciata fermandosi in mezzo al cortile.

“No niente è che ho un brutto presentimento…”. Le sorrise e poi le passò un braccio attorno ai fianchi.

“Sempre la solita storia…”.

“Stavolta dico sul serio!”

“E ti sembra un buon motivo per trascurarmi?” Fece lei cominciando ad accarezzargli i capelli.

“Non mi tentare, se no col cavolo che ci salutiamo…”. Disse con un sorrisetto.

“Okay okay… stasera non è proprio aria è? Vai a dormire così domani il brutto presentimento è scomparso e recuperiamo tutto!” Fece lei, poi si alzò sulle punte e gli stampò un bacio sulle labbra.

“Notte”.

“Notte”.

Daniel guardò la sua ragazza che si allontanava ma questo non migliorò certo la situazione, anzi un senso di angoscia cominciò a crescergli dentro.

 

Derrik aveva finalmente trovato la camera dove riposava il custode, sarebbe stato un giochetto da ragazzi farlo fuori. Fece un paio di passi verso il letto ed estrasse la sua spada, trafiggere il cuore di quel ragazzo era la missione più facile dell’universo, perfino un poppante sarebbe riuscito a farlo, ma allora perché stava esitando? Non lo sapeva neanche lui, ma pagò cara la sua insicurezza.

“Fermo dove sei!”

Derrik si voltò di scatto, un giovane si era appena materializzato a pochi passi da lui e lo minacciava con la spada.

“Che diavolo vuoi?”

“Che diavolo vuoi tu! Se speri di farlo fuori ti sbagli, dovrai passare sul mio cadavere!”

“Niente di più facile!”

I due cominciarono a duellare senza esclusione di colpi: prima Derrik provò a scagliare la sua sciabolata dall’alto ma Daniel gli oppose resistenza con la sua stessa spada poi fu costretto a difendersi dagli attacchi dell’avversario. Le due lame quasi fecero scintille per la pressione con cui i due uomini si davano battaglia. Alla fine si allontanarono l’uno dall’altro per riprendere a far vibrare le lame con rapidità, forza e precisione. A un certo punto Daniel riuscì a costringere la spada di Derrik contro il muro con una spinta decisa, vigliaccamente quello estrasse un pugnale ed approfittò di una distrazione di Daniel per perforargli un fianco. Un urlo di dolore seguito da una sadica risata riecheggio per la stanza.

“Pensi ancora di potermi battere?”

“No, ne sono certo!” Dicendo questo Daniel fece un balzo verso il nemico che colto di sorpresa vide non solo le stelle, ma anche tutti i pianeti quando ricevette un pugno in faccia che gli fracassò il setto nasale. Istintivamente Derrik si portò le mani al volto lasciando cadere a terra il pugnale. Daniel con un espressione truce in volto lo allontanò con un calcio e poi avanzò lentamente verso di lui. Ora il nemico era messo alle strette, era disarmato e messo con la schiena al muro o, per meglio dire, al letto del custode.

Daniel alzò la spada pronto a finire l’avversario ma il tempo a questo punto gli giocò un brutto scherzo perché successe tutto troppo in fretta: alle sue spalle la porta si aprì rivelando la figura di Chibiusa in pigiama, nello stesso istante in qui lei tirò un urlo di orrore Derrik scomparve lasciandolo in una situazione facilmente fraintendibile; sembrava proprio che stesse cercando di far fuori il custode.

“COSA VUOI FARE?” Urlò la ragazza tirandogli un calcio nel fianco ferito e facendolo così rovinare a terra.

“CHIBIUSA! Aspetta! Non è come pensi!”

 

 

CONTINUA…

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Capitolo 10
*** La calma prima della tempesta ***


LA CALMA(?) PRIMA DELLA TEMPESTA

 

 

“COSA VUOI FARE?” Urlò la ragazza tirandogli un calcio nel fianco ferito e facendolo così rovinare a terra.

“CHIBIUSA! Aspetta! Non è come pensi!”

“Stai zitto! Proprio non riesco a crederci! Tu, tu che sei anche venuto a dirmi di stare tranquilla che ormai era tutto a posto!” Disse con la voce alterata dalla rabbia.

“Io posso spiegare! Tu hai frainteso!”

“Oh si certo, ho proprio frainteso!”

“Non fare la stupida!”

“Come osi darmi della stupida?”

“È la verità! Ragiona! Secondo te come diavolo ho fatto a farmi questo taglio eh?” Fece cercando di rialzarsi.

“Non ne ho proprio idea e non voglio neanche saperlo!”

“E invece devi ascoltarmi cazzo!”

“No! Sei un maledettissimo stronzo! Io ti ho visto! È inutile che neghi!”

“Ma devi darmi la possibilità di difendermi! O forse hai paura di sapere com’è andata veramente?”

“Io non ho paura!”

“E allora ascoltami!”

“E va bene, ma spero per te che la scusa sia convincente!”

“Bene. Stavo in cortile con Dafne, e puoi chiederglielo se vuoi, ero veramente preoccupato e un sesto senso mi ha detto di venire qui…”.

“Certo! Un sesto senso, come no…”.

“Non interrompermi! Sono arrivato e ho trovato un tizio nella stessa identica posizione in cui mi hai trovato tu prima…”

“Devi ammettere che non hai molta fantasia…”.

“Senti, stai zitta per favore? Dicevo… gli ho detto di fermarsi e lui mi ha puntato la spada addosso, abbiamo duellato e gli ho fatto cadere la spada…”.

“E dove sarebbe adesso questa spada? Fece ironica la ragazza.”

“È lì. Rispose il ragazzo indicando un punto ai piedi del muro.”

“Sei patetico…”.

“Cosa?” Lui si girò in direzione della spada ma non la vide. Il ragazzo spalancò gli occhi: ora aveva dato un'altra prova a Chibiusa per non credergli.

“Senti io non so perché tu ce l’abbia con Helios ma…”.

“Io… io ti giuro che era li!”

“Senti, sul serio, smettila… vai in camera tua, fai le valige e vattene domani stesso…”.

“No! Io sono innocente! Ascolta, sarà scomparsa quando lui se n’è andato!”

“Ora mi sto stancando, vedi non farmi saltare i nervi!”

“MA CAZZO, ADESSO SALTANO A ME I NERVI! TI DICO CHE C’È UN EQUIVOCO! QUEL MALEDETTO È SCOMPARSO E CON LUI ANCHE LA SUA SPADA ! NON SUCCEDE LA STESSA COSA ANCHE COL TUO ARCO EH? QUANDO TU TE NE’ VAI SE L’HAI LASCIATO IN GIRO SCOMPARE AUTOMATICAMENTE FINO A QUANDO NON NE’ AVRAI DI NUOVO BISOGNO NO?”

“NON ALZARE IL TONO DELLA VOCE CON ME HAI CAPITO?”

“OH CERTO, TU SEI UNA PRINCIPESSA, TU SEI LA MIGLIORE IN BATTAGLIA, TU SEI PERFETTA! CHI SONO IO POVERO MORTALE PER URLARTI DIETRO!”

“SEI UN BASTARDO! E ADESSO VAI A FARE QUELLE CAZZO DI VALIGE!”

“NO SE PRIMA NON MI AVRAI ASCOLTATO!”

“E VA BENE CONTINUIAMO QUESTO STUPIDO GIOCHETTO!”

“Si può sapere che cavolo avete da urlare?”

Un brivido percorse la schiena di Chibiusa: quella voce, non poteva essere, se era uno scherzo era di pessimo gusto, Daniel che era davanti a lei spalancò gli occhi.

“Helios?” Chiese il ragazzo incerto.

“Salve…”.

Chibiusa si costrinse a voltarsi: il custode era seduto sul suo letto e li guardava un po’ confuso. La ragazza emise un gridolino di gioia e si tuffo tra le braccia di Helios senza riuscire a trattenere le lacrime.

Helios non riusciva proprio a capirci nulla: si era svegliato in un posto che non aveva mai visto, con due pazzi che urlavano, aveva un pesantissimo cerchio alla testa e come se non bastasse una ragazza gli si era appena gettata tra le braccia lasciandosi andare ad un pianto liberatorio. Non ricordava di averla mai vista ma gli fece così tenerezza che cominciò ad accarezzarle i capelli per cercare di calmarla. Spostò l’attenzione sul ragazzo che era in piedi in mezzo alla stanza e gli rivolse uno sguardo interrogativo, lui in risposta gli fece un sorrisetto di chi la sa lunga. Lo fulminò e quindi si dedicò di nuovo alla ragazza, i suoi capelli avevano un odore gia sentito, la fragranza gli esplose nelle narici per qualche secondo prima che il suo cervello facesse i dovuti collegamenti: Chibiusa! Impossibile! L’ultima volta che l’aveva vista era poco più di una bambina ed ora… certo il suo corpo era cresciuto… tutto d’un colpo si sentì prevalere dall’imbarazzo. La sua Chibiusa era bellissima e in quel momento era abbracciata a lui come una piccola creatura indifesa.

Non ci poteva veramente credere, che cosa stupida aveva fatto! Gli si era buttata in braccio come un idiota! Le sue gote nascoste nel pigiama del ragazzo erano rosse come il sole al crepuscolo. Cosa poteva fare adesso? La sua parte razionale le diceva di staccarsi e di scusarsi per l’eccessiva reazione ma il suo cuore le urlava di non sciogliere l’abbraccio. Provò un altro bellissimo brivido quando il custode le fece scivolare la sua mano lungo la schiena. Dio, riusciva a toccare il cielo con un dito!

“Chibiusa?”

Quella voce, poco più di un sussurro, ma era così calda e rassicurante! Il suo cuore quasi perse un battito quando sentì pronunciare il suo nome.

Erano strane le emozioni che suscitava accarezzare quella ragazza, un misto di pace e sicurezza, proprio come la stella che aveva sempre brillato per lui. Quando lei lo guardò con quei suoi grandi occhini rosa lui si perse ad ammirarli come in trance.

Dio, perché adesso la stava fissando così? Quanto erano belli però i suoi occhi, un lago d’orato dove sarebbe volentieri affogata. Il rossore sulle sue guance si triplicò in pochi istanti.

“Ehm, mi dispiace io non volevo…”. Fece la ragazza interrompendo quell’atmosfera magica.

“Non fa niente. Sei cresciuta parecchio…”.

Lei in risposta gli rivolse un timido sorriso imbarazzato.

“…quasi non ti riconoscevo”.

“Anche tu sei cambiato”.

Qualcuno alle loro spalle si schiarì rumorosamente la voce. La ragazza quasi sussultò ricordandosi che non erano soli ma soprattutto di cosa stava facendo prima che si svegliasse il suo amore.

“Non vorrei disturbarvi ma è meglio se chiamiamo qualcuno, per farti visitare intendo…”.

“Io sto bene, ho solo un po’ di mal di testa…”.

“Allora è meglio che chiami la primaria.” Fece il ragazzo uscendo dalla porta.

Tra Helios e Chibiusa calò un silenzio imbarazzato.

“Io, non ricordo molto bene cos’è successo, sei stata tu a salvarmi?” Fece lui interrompendo l’imbarazzo.

“Ehm, si”.

“Grazie”.

No, non dirlo così, o mi farai morire dalla voglia di saltarti di nuovo addosso.

“Prego”.

“È passato davvero molto tempo dall’ultima volta…”.

“Mh…”.

“Sei più tornata nel XX secolo?”

“No”.

“E come va a Crystal City?”

“Oh, come al solito, è un po’ noioso”.

“È un peccato che ci siamo persi di vista”.

Cosa? Non poteva crederci, aveva detto che gli era mancata? Doveva sicuramente aver frainteso, probabilmente era solo una stupida frase di circostanza.

“Già…”.

“Sbaglio o sei diventata un po’ timida?”

“…no, di solito parlo molto è che…” *è che solo guardarti mi fa rimanere senza fiato*

“Si?”

*Cavolo!* la porta si aprì salvandola in extremis.

“Helios, per fortuna ti sei svegliato, ero così preoccupata”. Disse la primaria entrando; diede uno spintone alla ragazza e poi si sedette a fianco al custode poggiandogli una mano sulla fronte.

“Per fortuna non hai la febbre.” Continuò la donna.

Chibiusa era senza parole. *maledetta bugiarda! Togli le tue luride mani dal mio Helios!*

La donna si girò verso la ragazza e la guardò come se fosse spazzatura.

“Tu qui?”

“Problemi?” Rispose lei con voce astiosa.

“No, certo che sei sempre tra i piedi… fai qualcosa di utile, vai a prendere un po’ di sonnifero ha bisogno di riposare per recuperare a pieno le forze così domani si sentirà meglio.”

“Okay”. Fece incenerendola con lo sguardo. Poi si girò e uscì diretta all’armadietto dei sonniferi.

*Maledetta vecchiaccia, se solo potessi… oh Helios ero così preoccupata!  Certo! Come no, ha solo cercato di farti fuori! Che vuoi che sia! Maledetta! Fai qualcosa di utile, vai a prendere il sonnifero! Mi ha preso di mira! Se dovessi arrivare qua in fin di vita scommetto che farebbe finta di non vedermi solo per il gusto di vedermi morta!*

Chibiusa era così arrabbiata che ripercorse il corridoio in pochi secondi con l’ampolla in mano. Arrivata davanti alla stanza del custode spalancò la porta senza la minima grazia e si pietrificò vedendo la scena all’interno. La primaria era quasi stravaccata sopra Helios e gli teneva il volto tra le mani guardandolo negli occhi con la scusa di un controllo alla vista. Alla vista. Che cazzo c’entrava il controllo alla vista a uno che è appena uscito dal coma?!?! Si costrinse di non urlare e fu un miracolo che la boccetta che stringeva in mano non andò in mille pezzi data la troppa forza della presa. Fece qualche passo avanti e sbatte l’ampolla sul comodino.

“Il sonnifero!” Sibilò con la voce leggermente alterata dalla rabbia. La donna le rivolse un altro dei suoi sguardi di superiorità.

“Oh, grazie. Ora puoi anche andartene, non servi più.” Poi si girò rivolgendo un sorriso smagliante a custode, ma sussultò alla violenza con cui era stata sbattuta la porta.

 

 

 

Nel salone centrale stava per cominciare l’ennesima riunione; erano passati due giorni dal risveglio di Helios. Chibiusa da quella notte non gli aveva più rivolto la parola, avrebbe dovuto parlarci e tentare di spiegarle che lui era innocente, ma ogni volta che le si avvicinava lei si defilava. Daniel spostò lo sguardo sul custode che era in piedi davanti a Faye: si prevedevano grandi rivelazioni.

“SIGNORI! SIGNORI POSSO AVERE LA VOSTRA ATTENZIONE ? Grazie. Come potete vedere il custode si è svegliato. Abbiamo fatto insieme varie ricerche e abbiamo scoperto cosa è stato trafugato da Illusion: si tratta del Calice Corvino! Per chi non lo sapesse si tratta di un oggetto di grande potenza che ha il potere di sconvolgere l’universo se usato a pieni poteri. Se come crediamo il calice è nelle mani del nemico abbiamo qualche serio problema…”. Fece la Donna.

“Se ce l’ha Athanos allora perché non ci ha ancora attaccato?” Chiese un uomo dal fondo della sala.

“Per aprire il calice c’è bisogno di tre chiavi. Evidentemente lui non le ha ancora recuperate. Il problema è serio comunque: dobbiamo trovarle prima di loro altrimenti non avremo speranze!”

“Si sa dove sono?” Chiese Alexander.

“No, nessun indizio. Proporrei che qualcuno cominciasse a cercarle. Chi si offre?” Disse Faye.

“Io, potrei fare una ricerca in biblioteca per cominciare e vedere se riusciamo a scoprire qualcosa di più.” Disse Samanta Lee, una ragazza sui vent’anni molto bella e intelligente.

“D’accordo… Aphrodite, Annabell potreste aiutarla?”

Le due ragazze annuirono.

“Bene, ci riuniremo alla prima novità.” Disse Faye mettendo fine all’assemblea.

 

 

°PIUTA – base nemica°

 

“Grande Athanos…”.

“Sei ancora qui Derrik? Credevo che dopo il castigo che ti ho inflitto avresti avuto un po’ più di buon senso…”.

“No mio signore, porto buone notizie”. Fece una pausa. “Abbiamo trovato la prima chiave e domani procederemo al recupero.”

“Bene… ma vedi di non fallire, questa è la tua ultima possibilità…”.

“Si mio signore…”.

 

   

CONTINUA…

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Capitolo 11
*** La prima chiave ***


LA PRIMA CHIAVE

 

 

 

Chibiusa stava passeggiando assieme alle sue tre compagne per il viale alberato che portava ad un piccolo laghetto.

“…e a quel punto lui gli ha mollato un pugno in faccia!”

“Cosa?”

“Si! Dovevate esserci! Cesky adesso ha il setto nasale tutto spappolato!” Fece Angel tutta euforica.

“Per quanto quel ragazzo possa esserti antipatico non dovresti parlare così! Fa parte di Stella Rossa! È dei nostri!” La rimproverò Aphrodite.

“Oh ma quanto sei noiosa! Quello se le cerca! Va tutto il giorno in giro ad attaccar briga, era ora che qualcuno gliele suonasse!” Protestò Angel incrociando le braccia e mettendo su il muso.

“E Magyear com’è messo? Per quanto stupido e arrogante Cesky sa il fatto suo!” Chiese Dafne.

“Oh, poveretto… dopo che l’ha colpito quei deficienti dei suoi amici l’anno accerchiato e l’hanno pestato di brutto. Ma n’è valsa la pena, Cesky ha il naso rotto e Magyear è diventato il mio eroe!” Rispose Angel ritrovando tutto il suo entusiasmo.

“Che squallido, quanti erano? Sei contro uno?” Fece Chibiusa.

“Già, se potessi gli taglierei tutte le dita dei piedi…” Cominciò Angel.

“Ragazze, io devo andare in biblioteca, per quella roba delle chiavi…”. Disse Aphrodite salutando le amiche.

“…poi gliele friggerei nell’olio…”

“Anch’io ho da fare, devo vedere Daniel”. Fece Dafne.

“…e le darei in pasto ai piragna…”                                  

“Okay”. Rispose Chibiusa.

“…proseguendo li raperei a zero…”

“Ehi, per caso avete litigato? Mi ha detto che ti deve parlare, è una cosa importante?” Le chiese Dafne.

“…e con la tempera scriverei ogni tipo d’insulto che mi venga in mente sulla loro bella testa pelata…”

“In un certo senso… grazie per avermelo detto”. Rispose Chibiusa.

“…poi gli legherei le mani e li farei strisciare sui carboni ardenti…”

“Figurati. Ci vediamo…”. Salutò Dafne allontanandosi.

“…poi gli legherei un masso al collo e li butterei in un posto pieno d’acqua…”

“Ehi Angy…”. Fece Chibiusa.

“Dici che è meglio se li faccio soffrire ancora un po’ prima? Se vuoi gli taglio anche le dita delle mani…”.

“Stupida…”.

“Okay, okay torno seria…. C’è qualcosa che non va?”

“No, volevo solo sapere se anche Alexander lo ha picchiato.”

“Chi Magyear? Beh… no, cioè gli avrà dato una pacca, ma niente di grave non preoccuparti! Il tuo ragazzo è un uomo d’onore!”

“Non è il mio ragazzo!”

“Ah no? Chissà come mai ma me l’aspettavo… infondo è comparso un certo custode…”.

“Cosa?” Protestò arrossendo.

“Non negare! Con me non funziona! Lui ti piace!”

“Beh si, ma non centra… l’avrei lasciato lo stesso…”.

“Sì come no…”.

“Dico sul serio!”.

“Se se…”.

“…”.

“Beh, io devo andare a mangiare, sto morendo di fame… vieni con me?”

“No grazie ma non ho molto appetito!”

“Usa-chan, amica mia, tu mi preoccupi, vuoi diventare anoressica?”

“Cosa? Guarda che sei tu che preoccupi me… abbiamo finito di pranzare un ora fa… vuoi diventare una balena?”

“Ah ah ah… ma come sei divertente…”. Fece Angel mettendo su il broncio.

“Dai, vedrai che non sarai così brutta in versione Moby Dick…”. Rincarò Chibiusa mettendo su un sorrisetto strafottente.

“Cosa? Rimangiatelo subito!”

“Naaa…”.

“E invece si! E poi se io sono una balena allora tu sei un coniglio!”

“Perché?”

“Beh… guarda come ti sei pettinata!”

“Oh… mi dispiace per te ma non mi tocchi… i capelli li porto così da sempre e non ho intenzione di cambiarli! E poi è meglio essere un piccolo, dolce e morbido coniglietto che un enorme e ingombrante balena!”

“Beh, questo è troppo! Io vado a mangiare!” Disse ridendo divertita.

“Si, ci vediamo dopo…. E vedi di non rimpinzarti di porcherie!” Poi scoppiò a ridere mentre Angel le tirava un occhiataccia.

Continuò a camminare verso il laghetto, il vento fresco le accarezzava la faccia e le faceva svolazzare il soffici capelli dando origine ad una strana danza. Ora era di nuovo serena, il suo amore si era svegliato, niente poteva più andare storto! Già però… lui cosa provava per lei? Magari non si potevano definire neanche amici… insomma gli amici, quelli veri, si dicono tutto, mentre loro non si vedevano da anni… lei poi forse l’altra notte si era lasciata condurre troppo dalle emozioni… prima gli era saltata addosso poi quando quella vecchiaccia gli aveva fatto gli occhi dolci aveva fatto una sceneggiata… aveva quasi ridotto in frantumi la bottiglietta del sonnifero e uscendo aveva sfondato la porta… insomma Helios non era certo ottuso… forse aveva capito…. Poi cera Daniel… non sapeva proprio cosa fare… non riusciva più a fidarsi di lui, però il fatto del taglio sul fianco… magari ascoltandolo ora che Helios si era svegliato, con una certa oggettività, avrebbe potuto capire meglio….

Ormai era giunta in prossimità del piccolo laghetto, era molto affascinante, circondato da un boschetto di conifere che stavano mettendo i primi boccioli; la superficie dell’acqua al centro era foderata da piante acquatiche che di lì a poco sarebbero fiorite e sparse in giro c’erano varie statue raffiguranti grandi guerriere e condottieri del passato. Mentre posava lo sguardo sulla sua preferita, una donna con un bellissimo falco sulla spalla, scorse Helios: era seduto ai piedi di un uomo particolarmente muscoloso e fissava il centro del lago. Il suo cuore perse un colpo, nonostante lo amasse non voleva che la vedesse, era ancora troppo presto…. Si girò di scatto e fece qualche passo, nella foga non si accorse di una radice, inciampò, mentre cadeva istintivamente buttò le mani in avanti per attutire la caduta, ma nell’impatto, dato il dolore, si ricordò di avere il polso fuori uso. Non trattenne un gemito di dolore e con quello si fregò.

“Chibiusa!”

“Oh, ciao! Non ti avevo visto!”

“Ti sei fatta male?”

“Cosa? Oh, questo, no no, figurati!” Accettò la mano che lui le porgeva e si alzò, solo toccarlo le fece sentire le farfalle nello stomaco.

“Come mai hai la fasciatura?”

“Sono caduta…”.

“Ah, vieni speso qui?” Fece sedendosi di spalle ad un busto di bronzo.

“No, ma solo perché il tempo spesso non lo permette…”.

“Ah gia, ogni tanto mi dimentico che esistono quattro stagioni… ad Illusion è sempre estate… non ti siedi?”

*sedermi? Così, attaccata a te?*

“Okay…”. Lui si spostò un po’ per farle spazio e lei si accoccolò per terra stando attenta a mantenere un cinque centimetri di distanza tra i loro due corpi.

“Ti manca Illusion?”

“Mh… sì abbastanza, ma era ora di cambiare un po’ aria… sai è da quella volta della battaglia nel XX secolo che non esco dal palazzo.”

“Oh, beh li avrai molti amici, molti doveri e… la tua ragazza”. Disse lei cercando di non sembrare nervosa.

“Si, ho molti amici e parecchi doveri, ma non ho la ragazza!” Fece lui sorridendole.

Trattenne il respiro, niente ragazza? Libero?

Helios rise sentendola sussultare mente azzerava lo spazio tra i loro due corpi con la scusa di sedersi più comodo. Lei gli sorrise imbarazzata.

“Sai, quello che ti dissi nel XX secolo, che quando saresti diventata più grande… una vera lady, sarei tornato?”

Lei annuì in silenzio.

“Beh, ormai sei cresciuta e…”

“ALLARME! PRESTO IL NEMICO SI MUOVE! TUTTI NEL SALONE CENTRALE!” La voce di Faye vibrò nell’aria una decina di volte interrompendo il discorso.

*No! Non adesso! Cosa voleva dirmi? Che era tornato per stare con me o no?*

I suoi pensieri s’interruppero di colpo quando Helios si alzò la prese per una mano e cominciò a correre verso il tempio…. Com’era bello correre mano nella mano…

*Mio dio ma che sto facendo? Calma!* si bloccò di colpo e quando lui le rivolse uno sguardo interrogativo le gli sorrise.

“Moon cosmic power, make up!”

Il suo corpo fu avvolto da un turbinio di luci rosa e oro prima di rivelarla nelle vesti di Sailor Moon. Helios trattenne il respiro: non aveva mai visto una combattente così bella e non lo diceva solo perché si trattava della sua Chibiusa…. Aveva cambiato uniforme dall’ultima volta che l’aveva vista trasformata e sembrava estremamente potente e sicura di se, la minigonna le lasciava scoperte le gambe, e che gambe! Stavolta fu Helios a sussultare quando lei gli si avvicinò e lo abbracciò; la sua fragranza lo stordì leggermente, ma si riprese immediatamente sentendo che i suoi piedi si staccavano da terra, cercò di guardarsi intorno, ma le ali della ragazza gli oscuravano la visuale e certo il turbinio di luce che li aveva avvolti non lo aiutava.

Sentendo i piedi poggiare sul pavimento tirò un sospiro di sollievo e quando l’abbraccio si sciolse capì che si erano teletrasportati nel salone centrale.

Chibiusa rimase sorpresa vedendo che non cera quasi nessuno…. Faye scorgendoli arrivare si alzò e cominciò a parlare.

“Siete tutti qui perché è stata rilevata una potente energia nella nona dimensione… crediamo che si tratti di uno dei sottoposti di Athanos! Qualunque cosa stiano cercando di fare voi dovete fermarli… ora vi teletrasporteremo li… siete pronti?”

La gente nella sala assentì.

“Bene… mi raccomando, fate attenzione e non sottovalutate il nemico…”. Faye batté tre volte le mani e un fascio di luce invase la stanza, quando questo si dissolse era rimasta solo lei.

 

 

 

 

Un gruppo di persone che comprendeva Aphrodite, Dafne, Angel e Chibiusa tutte trasformate si materializzò nel bel mezzo di una tempesta di sabbia.

“Dove diavolo siamo?” Chiese Angel coprendosi gli occhi per ripararsi dalla sabbia.

“Non ne ho idea, ma cercare qui il nemico è impossibile!” Osservò Daniel.

I ragazzi si girarono in torno, vedevano ben poco data la tempesta, ma da quel poco che capirono diedero pienamente ragione a Daniel.

“È meglio dividerci!” Fece Dafne.

“Non sono d’accordo! È più prudente restare uniti, se troviamo il nemico in queste condizioni sarà difficile combattere!” Ribatte Alexander.

“Appunto, se  troviamo! È molto più facile trovarlo divisi”. Fece Dafne.

“Sono d’accordo”. Disse Chibiusa solo per il gusto di andare contro il suo ex.

“E poi, appena saremo in difficoltà useremo i nostri poteri, tutti sapranno che abbiamo trovato il nemico”. Aggiunse Dafne.

“Non tutti hanno i poteri…”. Fece sarcastico un soldato semplice.

“Beh, basterà fare gruppi misti”. Intervenne Aphrodite.

“…”

“Allora è deciso… Angel, Alex, e un po’ di voi fanno un gruppo”. Disse Dafne indicando i soldati.

“Il secondo sarà composto da me, Daniel e un'altra parte di uomini. Nel terzo ci metterei Usa, Helios e altri soldati e in fine nel quarto Aphrodite Cesky e i restanti. Ok?” Concluse Dafne.

“No, non va bene. Il terzo gruppo è svantaggiato, Chibiusa ha un polso rotto e Helios si è ripreso da poco!” Fece Alexander che non voleva lasciare soli quei due.

“Ah, va beh, facciamo solo tre gruppi… Aphrodite vai con Usa-chan e Cesky con Angel e Co.” Disse Dafne.

“Assolutamente no, non voglio stare con lui!” Disse Angel.

“Angel ti prego non fare la bambina”.

“Ho detto di no!” Ribadì lei.

“E va bene, non perdiamo altro tempo, io vado con Chibiusa e Helios, Cesky va con Dafne e Aphrodite con Angel… okay?” Fece Daniel.

Tutti assentirono e poco dopo si divisero.

 

***********************************************************************************

 

Era almeno mezzora che camminavano nella tormenta, ma la sensazione era di rimanere sempre stabili allo stesso posto.

“Dio! Non ne posso più! Mi sto stancando!” Si lamentò Angel.

“Speriamo almeno che questa tempesta finisca presto…”. Borbottò Alexander.

“Non sprechiamo energia a parlare, non possiamo permettercelo”. Concluse Aphrodite.

Angel alzò gli occhi al cielo ma fu un errore perché gli entrò negli occhi qualcosa come un chilo di sabbia.

 

 

 

 

 

Chibiusa si sfregò vigorosamente gli occhi e sbuffò pensando alla situazione che si era creata, era più di tre quarti d’ora che marciavano in silenzio; nonostante si fosse ripromessa di parlare con Daniel non poteva certo farlo dinanzi a Helios e anche lui sembrava della stessa idea perché non aveva fatto un solo tentativo di aprire la conversazione. Per quanto riguardava il suo amore, certo non faticava ad immaginare che non voleva continuare il discorso lasciato in sospeso davanti a Daniel. Chissà come se la cavavano gli altri… non aveva sentito nessuna traccia di scontri per qui dovevano essere più o meno nella loro stessa condizione. D’un tratto mentre ragionava qualcosa l’afferrò per le caviglie, non fece neanche in tempo ad urlare che si ritrovò immersa nella sabbia.

Helios che camminava pochi passi dietro Chibiusa vide che dalla sabbia spuntavano due mani viscide e ossute, ma non fece in tempo ad aprir bocca che lei era stata risucchiata dalla sabbia.

“CHIBIUSA!” Si gettò in ginocchio e cominciò a scavare.

“Helios! È inutile… avvertiamo gli altri!” Proferendo questo Daniel alzò un braccio al cielo e sprigionò un guizzo di luce verde visibile a parecchi chilometri di distanza. In meno di dieci secondi l’intera squadra si concretizzò attorno a loro.

“Che succede?” Chiese Dafne allarmata.

“Chibiusa è stata inghiottita dalla sabbia!” Disse Helios alzandosi in piedi.

Cesky emise un verso di stizza e Helios lo incenerì con lo sguardo.

“Guardate! Laggiù c’è qualcosa!” Fece Angel.

“Io non vedo niente…”. Disse Alexander.

“Avrà le allucinazioni!” Ironizzò Cesky.

“No, prima si è abbassato un attimo il vento, c’è qualcosa laggiù!” Riprese lei cercando di non cedere all’istinto di spaccargli la faccia.

“Va bene andiamo a verificare…”. Fece Aphrodite.

Marciarono per un quarto d’ora e più volte Cesky infranse il silenzio con frasette come “secondo me il troppo vento le ha fatto male” o “io l’avevo detto che aveva le allucinazioni!”. Poi tutti riuscirono a scorgere una montagna e Angel lo guardò soddisfatta, lui non disse più nulla. Daniel in altre circostanze avrebbe riso di gusto.

Helios era molto angosciato, era passata almeno mezzora da quando Chibiusa era scomparsa, per fortuna ormai erano quasi ai piedi della montagna.

“Guardate! C’è un entrata!” Fece Angel.

“Io non la vedo!” Fece Daniel.

“Beh se lo dice occhi di falco!” Disse Cesky.

Philips Cesky! Mi stai veramente rompendo, sai? Se non ci fosse Chibiusa in pericolo avresti gia la faccia distrutta, ma non è il momento! Ti dispiace se rimandiamo a dopo?” Gli urlò Angel in faccia. Lui con un alzata di sopracciglia piuttosto irritante assentì.

Come aveva premesso Angel pochi minuti dopo si trovarono davanti ad un apertura nella montagna.

“Entriamo?” Fece Dafne.

“Ovvio!” Rispose Aphrodite.

Così si avventurarono nella cavità e restarono molto sorpresi quando compresero che non si trattava di una piccola grotta, bensì di una specie di dedalo di vani più o meno grandi. Dalla volta e dal terreno spuntavano affilatissime stalattiti e stalagmiti e qua è la s’intravedeva qualche pipistrello. Angel rabbrividì e Cesky sembrava sul punto di dire qualcosa quando Aphrodite affacciandosi in una nuova grotta urlò: “È CHIBIUSA!!!”. La sua voce rimbombò in modo assordante per tutte le cavità di quella caverna facendo sussultare tutti i presenti che corsero a vedere.

Chibiusa era sospesa a mezz’aria tenuta appesa al soffitto per le braccia da due pesanti catene, il suo corpo era ricoperto di tagli e contusioni, la sua divisa da bianca era diventata rossa per il troppo sangue e a terra un tappeto di piume cadute dalle sue bellissime ali contribuiva ad assorbire la pozza rossa che si era formata sul pavimento. I capelli tutti arruffati le ricadevano sulla faccia sporca e sudata. Sentendo la voce di Aphrodite che gridava il suo nome alzò leggermente la testa e li fissò. Helios si sentì mancare le forze, i suoi occhi… così belli e sicuri ora erano terrificati e completamente spenti. Tutti la guardavano sconvolti poi una scarica elettrica le percorse il corpo. L’urlo che seguì fu terribile e si impresse a fuoco nell’anima del custode che non resistette oltre e si gettò in avanti, senza prestare attenzione alle urla dei suoi compagni che gli intimavano di tornare indietro.

Percorse la sala facendo lo slalom tra le rocce in poco meno di cinque secondi e quando fu ai piedi della ragazza imprecò vedendo che era sospesa troppo in alto. Una goccia di sangue cadde sulla sua maglia; questo era troppo, si sentì completamente impotente, le lacrime cominciarono a pungergli gli occhi ma non avrebbe pianto, non prima di essere riuscito a tirarla giù! Alle sue spalle arrivarono anche Daniel ed Alexander seguiti poi dal resto della compagnia.

Nessuno aveva il coraggio di parlare, nessuno voleva fare la fatidica domanda: è viva? Ci pensò Chibiusa a rispondere senza neanche trovare la forza di aprire gli occhi:

“Fate fuori quel bastardo…”. Un sussurro, ma un sussurro che entrò forte e disarmante nella testa dei ragazzi.

Daniel estrasse la spada e si diresse verso un’altra grotta.

“Ehi! Dove vai?” Gli urlò dietro Dafne.

Lui si girò, il suo volto era livido dalla rabbia non fece a tempo a rispondere che un altro terribile strillo di dolore preannunciato dal rumore di una scarica elettrica riempì la stanza; si girò e proseguì senza dare ascolto alle grida dei suoi compagni.

“Mio Dio che facciamo? Non possiamo lasciarla qui!” Disse Angel con la voce spezzata dal pianto represso.

“Dobbiamo tirarla giù! Qualche idea?” Fece Dafne prendendo in mano la situazione, calò di nuovo il silenzio che venne poi rotto dal rumore di una corda che vibrava e dall’aria infranta.

Si voltarono appena in tempo per vedere una freccia che frantumava le catene. Tutti eccetto Helios che si ritrovò in braccio il corpo martoriato di Chibiusa restarono a bocca aperta vedendo Cesky che faceva svanire l’arco.

“Beh? Che avete?” Fece lui piuttosto seccato.

“Grazie”. Fece Helios.

“Molla! La porto in infermeria!” Disse Alexander prendendo la ragazza dalle braccia del custode.

“Alex, è meglio che l’accompagni Helios! Lui non è in buona salute, tu si!” Fece Angel.

“Qui con noi sei più utile tu di lui!” Disse Dafne annuendo.

Alexander con svogliatezza concesse la giovane al custode e si avviò nella medesima direzione di Daniel seguito subito dopo da Cesky; gli altri si scambiarono qualche occhiata e poi lo seguirono lasciando solo Helios con la ragazza. Il sorvegliante di Illusion estrasse il cristallo d’oro che era ancora piuttosto scarico dato l’uso smisurato che ne aveva fatto l’ultima volta. Con un esiguo bagliore scomparvero lasciando sprofondare la cavità nel mutismo assoluto.

 

***********************************************************************************

 

Daniel era piuttosto scosso, camminava da venti minuti per quelle grotte e continuava a rivivere gli istanti più orrendi della sua vita, quelli che l’avevano marchiato a fuoco e che avevano determinato quello che era diventato ora. Davanti agli occhi vedeva sua madre appesa al soffitto della sua camera che gli urlava di scappare e di salvarsi mentre raffiche di energia le deturpavano il corpo. Poi suo padre accasciato sulle scale con il volto sfregiato e in fin di vita che gli intimava di continuare a vivere felice. Un altro flash… sua sorella che urlava disperata mentre due uomini abusavano di lei…. La sua casa bruciata… il cadavere di sua sorella…. Inspirò intensamente. Quei dannati l’avevano rifatto… avevano riservato a Chibiusa lo stesso trattamento di sua madre e lui non poteva perdonarglielo… l’aveva giurato nel momento stesso in cui loro gli avevano distrutto la vita.

Finalmente dopo aver attraversato l’ennesima cavità scorse qualcosa… delle ombre che si muovevano; si addossò alla parete rocciosa e si mise in ascolto. Due uomini stavano discutendo.

“Finalmente l’ho trovata… Athanos sarà contento!”

“Cosa ne facciamo di questo qui?”

Daniel si sporse per vedere di chi parlavano, accasciato alla parete c’era un ragazzo privo di sensi.

“Fallo fuori… ormai è inutile!”

Daniel uscì di scatto dal suo nascondiglio ma non fece in tempo a fermare l’uomo che calò la spada sul corpo inerme….

“Guarda, guarda: abbiamo compagnia…”. Daniel si girò e spalancò gli occhi identificando chi aveva proferito le parole… era l’uomo che aveva cercato di uccidere Helios in infermeria e che lo aveva fatto litigare con Chibiusa.

“Tu?”

“Beh, com’è che si dice? Chi non muore sì rivede…”. Ghignò Derrik.

“Maledetto, è tutta opera tua?”

“Sì lo so, non complimentarti… ci ho messo tre giorni per escogitare questo piano!”

Daniel tremava di rabbia.

“Beh, devo consegnare questa al mio signore.” Riprese rigirandosi tra le mani una piccola chiave d’oro.

“Tu non andrai da nessuna parte!” Urlò Angel apparendo sull’apertura assieme al resto del gruppo.

“Mh… sono arrivate le ragazzine, spiacente di non potermi intrattenere, ma non vi preoccupate, vi lascio in buone mani! Serk falli fuori!”

“Agli ordini”. Assentì l’uomo che aveva freddato il ragazzo mentre Derrik scompariva.

L’uomo non perse tempo, nella sua mano destra comparve un’ampolla, lui li guardò ferocemente e poi ne mandò giù il contenuto, venne circondato in una nuvola di fumo e poco dopo i ragazzi si ritrovarono faccia a faccia con un gigantesco drago.     

“Che cos’è quello?” Fece Angel indietreggiando.

“Stupida codarda è solo un drago!” Sibilo Cesky alle sue spalle.

Angel sfoderò la sua spada di cristallo nero e fece per saltare addosso a Philips ma venne trattenuta da Dafne.

Lui fece un sorrisetto divertito e avanzò verso il drago. Si scambiò un’occhiata d’intesa con Alexander quindi partirono alla carica. Colpirono ripetutamente l’animale ma senza riuscire a scalfire la sua pelle. Quello in risposta cominciò a sputare fuoco all’impazzata.

“Complimenti, bel lavoro!” Fece Angel rivolta a Cesky, lui la ignorò e tornò a colpire l’animale. Questo gli tirò una zampata ma lui la schivò per un soffio, ricominciò a far vibrare la sua spada, ma senza esito, scagliò un fendente particolarmente forte e la lama della sua arma si franse in due, lui restò esterrefatto a fissarla, questo gli costò caro perché il drago lo tramortì impetuosamente con la coda, lui stramazzò in avanti. L’animale decise di finirlo e spalancò le fauci pronto ad alitare fuoco contro il suo avversario, Cesky dal canto suo era lievemente stordito e non riuscì a muoversi in tempo; sarebbe morto incenerito se Angel non si fosse messa in mezzo evocando uno scudo. Lei si girò in preda all'ira.

“Parli tanto ma alla fine sei un incompetente!” Sibilò la bionda.

Philips rimase leggermente spiazzato. Lei  lo aveva salvato?

Daniel parò una zampata con la spada, il drago si accanì su di lui e cominciò a cannoneggiarlo con il fuoco.

Aphrodite che osservava la scena urlò rivolta a Dafne: “COLPISCI GLI OCCHI COSÌ NON POTRÀ PREVEDERE LE VOSTRE MOSSE! “

La ragazza adempì senza esitare, fece apparire la sua falce e la scagliò con forza e precisione sull’iride destro del drago. Il colpo andò a segno e la bestia emise un ruggito di dolore. Al secondo occhio ci pensò Cesky che lo colpì con un dardo. Il drago a quel punto s’impaurì e cominciò a muoversi freneticamente rischiando si schiacciare i soldati, che per fortuna furono abbastanza veloci a spostarsi.

Dafne assunse un espressione concentrata e un aura viola la circondò.

“Io invoco i poteri più remoti e inaccessibili del cosmo…

…o custodi delle forze più antiche indicatemi la via…

…che il mio nemico perisca miseramente…

…io invoco la vostra protezione…

GRIFONE MORTALE!!!!”

Un colpo di inaudita forza colpì il drago perforandogli lo stomaco. A mettere la parola fine a quella bestia ci pensò Angel che fendendo l’aria con la sua spada invocò un colpo eccezionalmente potente che lo disintegrò.

“È finita?” Domandò Aphrodite.

“A quanto pare…. È vivo?” Chiese Daniel indicando il ragazzo nell’angolo.

“No”. Disse Alexander sentendogli il battito.

“Secondo voi chi era?” Fece Dafne.

“Probabilmente il custode della chiave. Ho letto che ce né uno per ciascuna.” Li informò Aphrodite.

“Beh torniamo a casa, sono preoccupata per Usa-chan!” Disse Angel.

Gli altri annuirono e poco dopo nelle grotte rimase solo il corpo senza vita di quel povero ragazzo….

 

 

CONTINUA…

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Capitolo 12
*** La seconda chiave ***


LA SECONDA CHIAVE

   

La squadra di ritorno dalla missione si materializzò nel salone delle riunioni, Faye insieme ad un gruppo di uomini era seduta ad una scrivania e discuteva di qualcosa apparentemente importante. Quando li vide arrivare si alzò e gli rivolse uno sguardo inquisitorio.

“Hanno preso la prima chiave…”. Disse Dafne senza troppi giri di parole, la donna assunse uno cipiglio severo.

“Dov’è Chibiusa?!” Fece Angel molto angosciata, Faye inspirò profondamente e non proferì parola.

“È… è m-morta?” Riprese con voce spezzata.

“No, ma è molto grave, ha perso troppo sangue…”. Replicò la donna abbassando lo sguardo per non incrociare gli occhi della bionda che ormai non tratteneva le lacrime.

“È in infermeria?” Mormorò Angel.

La donna annuì e poco dopo si ritrovò di nuovo sola con quegli uomini che la guardavano ansiosi.

“E così i nemici hanno una chiave e il calice…”. Proferì un vecchio rivolto alla donna.

“Credo che stiamo riponendo troppa fiducia in questi ragazzi…”. Disse l’altro.

“No, io mi fido di loro, dobbiamo dargli tempo, infondo li ha scelti il fato, e il fato non sbaglia mai…”. Ribatté Faye.

“Se non sbaglia mai, allora perché stiamo cercando di cambiarlo?” Riprese il vecchio.

“Gregory, per favore… dobbiamo avere fede”. Concluse Faye.

 

 

 

 

Helios attendeva all'esterno della sala operatoria, era seduto su una panca con i gomiti sulle ginocchia e la testa tra le mani. Continuava a sentire quel grido straziante che nella sua mente faceva eco all’infinito. Non avrebbe mai dimenticato quegl’attimi, quella sensazione d’impotenza e inutilità lo aggrediva anche adesso che era li ad aspettare l’esito dell’operazione. La sua ninfa era là dentro che si confrontava con la morte e lui che diavolo stava facendo per aiutarla? Proprio nulla! Non ce la faceva più, ormai era un’ora che era chiusa nella sala operatoria, sarebbe esploso da un momento all’altro; era tanto afflitto che quasi non percepiva il dolore alla testa; per trasportarsi lì aveva consumato quasi interamente l’energia del cristallo d’oro e questo ora si ripercuoteva su di lui.

“Helios! Dov’è Usa-chan?” Gemette Angel arrivando di corsa e gettandosi ai suoi piedi.

Il custode sollevò il volto e la fissò, minuscole stille le rigavano le gote rosate e nei suoi occhi si leggeva la disperazione, a quanto pare non era l’unico a tenere a quella ragazza.

“È la dentro, da più di un ora”. Mormorò in risposta.

Lei strinse gli occhi poi di colpo si alzò e corse via, nessuno ebbe il coraggio di trattenerla.

Il tempo passava lento e inesorabile, i ragazzi si erano accampati nel corridoio e tra loro regnava il silenzio. Daniel stava in piedi,aveva la schiena appoggiata al muro e lo sguardo perso nel vuoto, a fianco a lui Dafne e Aphrodite erano abbracciate e si facevano forza a vicenda. Philips camminava avanti e indietro con un cipiglio nervoso e Alexander guardava fuori dalla finestra.

“La vuoi piantare! Mi innervosisci! Fece Dafne rivolta a Cesky, lui neanche si sprecò a guardarla, si limitò a girarsi ed andarsene.

“Idiota…”. Sibilò la ragazza prima che la corsia precipitasse nuovamente nell’assenza di rumori.

I ragazzi rimasero in attesa per un’altra ora abbondante prima che la porta si aprisse rivelando l’esile figura di un’infermiera.

Helios balzò in piedi come una molla e quasi non svenne per l’emozione quando la donna gli sorrise e pronunciò la fatidiche parole: “È fuori pericolo”.

“Possiamo vederla?” Chiese Dafne.

“No, ha necessità di riposare. Potete venire domani mattina.” Rispose l’infermiera.

 

 

°Sala delle riunioni - due giorni dopo°

 

“…e così siamo riuscite a costruire questo apparecchio che è in grado di rivelare la posizione delle chiavi.” Concluse Samanta Lee, al suo fianco Annabell e Aphrodite scoprirono il telo sotto la quale si celava un enorme monitor collegato a una piccola tastiera.

“Sembra una specie di computer.” Fece notare Angel.

“Beh, abbiamo dovuto arrangiarci, comunque ora procediamo, Annabell inserisci i dati.” Controbatté Samanta.

La ragazza digitò qualcosa sulla tastiera e dopo qualche secondo il monitor si accese con un rumorino metallico.

“Ehi, avete sbagliato qualcosa…”. Disse Dafne.

Sullo schermo era apparsa la piantina di Stella Rossa e una luce intermittente lampeggiava proprio nel salone centrale.

“No, funziona…”. Fece Aphrodite con la fronte corrugata.

“Giratevi intorno: vedete chiavi qui? No vero? Allora quell’affare non funziona!” Sbottò Philips.

“Insomma, abbi un po’ di pazienza, ingrandisci sul salone…”. Ordinò Samanta e Annabell eseguì. Ora la piantina della stanza era perfettamente dettagliata e la luce lampeggiava vicino ad una colonna, tutti si girarono automaticamente verso di essa e Daniel si ritrovò tutti gli sguardi dei compagni puntati addosso.

“Cosa significa?” Chiese un uomo a pochi passi da lui.

Daniel ispirò profondamente, l’avevano scoperto.

“Insomma ti vuoi spiegare?” Sbottò Alexander.

Daniel lo guardò leggermente accigliato poi prese a frugare sotto la camicia, pochi istanti dopo tra le sue mani comparve una minuscola chiave nera.

Tutti nella sala lo fissavano spiazzati, lui a quella vista rise e cominciò a far oscillare la catenina.

“Signori, avete trovato la seconda chiave!” Disse in tono sconsolato.

“Aspetta dove vai?” Fece Dafne andandogli subito dietro mentre lui usciva dalla stanza lasciando tutti di stucco.

 

 

*************************************************************************

 

 

“Ehi ti vuoi fermare?” Chiese Dafne che faticava a tenere il passo. Daniel inchiodò di colpo.

“Che vuoi?” Ringhiò lui ma se ne pentì vedendo che la ragazza abbassava gli occhi.

“Scusami io…”. Dafne si girò e cercò di scappare via ma Daniel la trattenne per un polso.

“Per favore… lasciami.” Mormorò la ragazza con la voce rotta dal pianto. Lui si sentì un verme, la afferrò per le spalle e la voltò verso di sé, Dafne aveva gli occhi pieni di lacrime.

“Cosa c’è? Non è solo perché ti ho risposto male vero? Di solito non te la prendi per così poco….”

Lei non rispose ma gli si gettò addosso abbandonandosi in un pianto liberatorio.

Trovandosela tra le braccia come una bambina indifesa Daniel si dimenticò di tutti i suoi problemi. Era così strano vederla singhiozzare, era la prima volta che glielo vedeva fare. Sciolse l’abbraccio e le alzò il mento con una mano fino ad incrociare le sue bellissime iridi blu: le lacrime scendevano ancora copiose come le perle di una collana senza fine.

“Cosa c’è che non va?” Le sussurrò.

“È-è che non c’è n-niente che va per il verso g-giusto, io c-cerco di essere f-forte ma non ce la faccio…”.

“Sssstt, calmati è tutto a posto”. Le asciugò le lacrime che piano piano perdevano intensità.

“Io non ce la faccio, prima la battaglia, poi Chibiusa, Angel che è disperata e ora, anche tu, perché non me l’hai mai detto? Non ti fidi di me?”

“No, io mi fido, è che non l’ho mai rivelato a nessuno, chi conosce i segreti di questa chiave diventa un bersaglio per i nemici, e io non volevo metterti in pericolo”.

“Segreti? Che segreti ci sono? Io credevo che quel affare assieme alle altre due servisse per far funzionare il calice!”

“Dafne io credo che sia meglio tenerti all’oscuro della faccenda…”.

“Ma perché?”

“Perché di tutti quelli che conoscevano il segreto io sono l’unico superstite, gli altri sono stati tutti assassinati! Ecco il perché, non ho nessuna intenzione di fare di te un bersaglio ambulante!”

“Credi che non sarei in grado di proteggermi? Sono molto più potente di te, questo lo sai benissimo!”

“Sei potente solo quando sei trasformata! Metti di non avere la possibilità di diventare una Sailor, cosa faresti? Guardati, sei così fragile…”.

“Io non sono fragile! E poi non vedo perché dovrei ritrovarmi senza poteri proprio mentre mi attaccano!”

“Credi che gli altri custodi del segreto fossero delle mezze cartucce? Quei bastardi ci hanno attaccato quando eravamo più vulnerabili, di notte, separatamente, almeno dieci contro uno! Ho perso tutto, i miei amici, la mia famiglia, la mia casa… tu non sai cosa significa ritrovarsi soli al mondo! Tu non sai cosa significa sentirsi abbandonati da Dio!”

“Credi di essere l’unico qui ad aver sofferto? Guarda che se è per quello io i miei genitori neanche li ho mai visti!”

“…non è questo il punto, ora che ti ho trovato, sei tu la mia famiglia… non posso neanche solo pensare di perderti.”

“Senti, noi stiamo insieme, condividiamo tutto, non solo le cose belle, anche quelle più difficili da affrontare… è per questo che siamo in due… per aiutarci, per sostenerci… in due siamo più forti, più intelligenti, siamo imbattibili! Se tu hai bisogno di me io ci sono e viceversa, è questo che vuol dire stare insieme!”

I loro occhi si incrociarono, lui era pensieroso mentre nei suoi si poteva leggere sicurezza e determinazione!

“Hai vinto… quando sarà il momento ti dirò tutto, e anche tu mi racconterai del tuo passato.”

“Quando sarà il momento?”

“Ora no, aspettiamo che si calmino le acque, che Usa-chan si svegli e che Angel si riprenda, così potremo affondare la cosa più serenamente.”

“Va bene…”.

“Ti amo”.

“Anch’io ti amo”.

 

 

 

 

Alexander si stava dirigendo in infermeria; erano tre giorni che non andava a trovare la sua Chibiusa.

Nonostante quella ragazza affermasse che non provava niente per lui, era certo che non fosse vero e andando a trovarla e standole vicino voleva dimostrarle quanto l’amava e farle capire che aveva fatto uno sbaglio a lasciarlo. Ci aveva riflettuto a lungo, era disposto a perdonarla, in fondo era provata dalla guerra e tutto il resto e quel maledettissimo custode l’aveva plagiata, ed anche lei, nonostante la sua bellezza contestasse quella tesi, era umana, quindi capace di sbagliare: e lui era convinto che Chibiusa avesse commesso un enorme errore a lasciarlo.

I suoi passi erano l’unico rumore che riecheggiava nella corsia. Era ormai molto vicino alla camera della ragazza quando il rumore di una porta che si apriva e si richiudeva infranse la cadenza della sua marcia, girò l’angolo e si ritrovò faccia a faccia col guardiano di Illusion.

“Scusami…”. Fece Helios aggirandolo e avviandosi verso l’uscita.

“Sei stato da lei?”

“Come?”

“Ti ho chiesto se sei andato a trovare Chibiusa”. Ripeté Alexander piuttosto scocciato girandosi verso il custode.

“Si”. Rispose Helios che non capiva qual era il problema.

“Non devi più venire qui!”

“Cosa?” Fece il custode decisamente confuso inarcando un sopracciglio.

“Devi lasciarla in pace! Devi smetterla di infastidirla con la tua presenza!”

“Senti, non so che diavolo ti prende, forse stai male, ma io proprio non capisco perché c’è l’hai con me…”.

“Devi finirla di ronzarle intorno”.

“Ehi, mi stai scocciando, parla chiaro. Non sei nessuno che abbia il potere di dirmi cosa posso e non posso fare!”

“Invece si, e ti dico di starle lontano”. Sibilò.

“Sei sua madre? O suo fratello? Chi sei che ti permetti di scegliere chi deve o non deve vedere?” Ironizzò Helios.

Alexander perse la calma e lo spintonò addosso al muro.

“MA CHE DIAVOLO FAI?” Sbraitò il custode massaggiandosi la nuca.

“Io e lei stiamo insieme, devi smetterla di starle attaccato, hai capito?”

“Io… io non lo sapevo, lei non me lo ha mai detto…”. Fece il Helios con la morte nel cuore.

“Beh, e tu chi sei per pretendere che lei ti parli della sua vita, eh? Io la so la vostra storia, sai? L’hai aiutata a sconfiggere non mi ricordo più chi nel XX secolo, poi le hai promesso che saresti tornato a prenderla… beh caro mio, hai aspettato troppo, lei ha sofferto come un cane, ma finalmente è riuscita ha dimenticarti, ora stiamo insieme e siamo felici! Non osare metterti in mezzo, perché lei ti ha dimenticato e non te lo perdonerei mai se la facessi soffrire ancora! Ti ho avvisato, se ti vedo ancora da queste parti ti spacco la faccia!”

Quel fiume di parole si riversò addosso al custode come una doccia fredda, i suoi peggiori incubi si erano avverati, lei lo aveva dimenticato! Tutto d’un tratto sentì la necessità di restare da solo, a commiserarsi.

“Beh, hai capito?”

“Io… si, ti prego di scusarmi, non avevo idea che lei avesse un ragazzo, e non credevo di averla fatta soffrire così tanto… mi dispiace, da ora terrò le debite distanze…”. Le parole che sgorgarono dalla bocca del custode erano intrise di dolore e incredulità.

Alexander in cuor suo pensò che quel idiota avesse capito la lezione e se ne andò lasciandolo solo con i suoi pensieri.

Era terribile sentirlo ma ancora di più accettarlo: aveva fatto soffrire il suo amore, lei aveva pianto per colpa sua, era stata male, lo aveva aspettato tutte le notti invano. Ed era lui l’artefice del suo dolore. Alexander aveva ragione, forse per lei stargli vicino era un martirio, forse lui risvegliava il ricordo di dolorose attese. Era per quello che l’altro giorno al laghetto era così nervosa; era per quello che quando lui si era svegliato dal coma lei era così taciturna… il suo cervello ormai associava la parola sofferenza con il suo nome…. Helios con l’umore sotto i piedi si avviò verso il laghetto.

 

 

CONTINUA…

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Capitolo 13
*** La verità ***


LA VERITÀ

 

Chibiusa sedeva su una panchina con un asciugamano al collo, era grondante di sudore e totalmente spossata. Tre mesi fa, poco dopo che si era destata dal coma, Faye aveva esibito il nuovo programma d’addestramento. Non c’era da scherzare, non si trattava più di semplici esercizi per rafforzare i propri poteri, ora bisognava tonificare il proprio fisico e renderlo in grado di sostenere uno scontro corpo a corpo. Nelle settimane seguenti alla messa in pratica del nuovo programma tutti si lamentavano e si vociferava che Faye avesse preso questa decisione in seguito a quello che era successo a lei, l’entrare in coma per il maltrattamento fisico, e si fosse convinta che i membri di Stella Rossa non avessero una buona resistenza atletica.

“Ehii Chibiusa, batti la fiacca? Forza finisci i tuoi giri di corsa!” Fulminò con lo sguardo l’uomo che aveva parlato, era Micheal Katsuragi il loro allenatore, un tipo palestrato che si divertiva un mondo a dispensare ordini ai poveri disgraziati che finivano nel suo corso.

“Beh, non mi hai sentito?”

“Ho già finito i miei giri di corsa…”.

“Beh, allora fai cinquanta flessioni!”

Chibiusa sgranò gli occhi ma ubbidì, contestare sarebbe servito solo ad aumentare il numero dei piegamenti.

A qualche metro da lei Daniel e Philips si davano battaglia con due spade di legno, erano molto bravi, entrambi agili e determinati a prevalere sull’altro. Stavano commettendo un solo errore, sì divertivano….

“Ehi voi due! Avete finito di giocare?” Sbraitò Katsuragi avanzando nella loro direzione.

“Ma… signore, è stato lei a dirci di fare allenamento con le spade!” Fece Daniel piuttosto infastidito.

“Appunto, lo sapete che non bisogna parlare mentre si combatte? Cos’erano tutte quelle battutine e quei sghignazzi? Fate trenta giri di corsa!”

“Beh, lo sa cosa le dico? Le mi ha rotto!” Ribatte Philips buttando villanamente la sua spada per terra e incamminandosi verso gli spogliatoi.

“Cesky! Torna qui e chiedimi scusa! Questo è un ordine!”

Il ragazzo proseguì senza cambiare direzione.

Chibiusa che era arrivata alla quarantatreesima flessione si sedette per guardare la scena. Comparve un ghigno nella sua faccia, sapeva che Philips uno di quei giorni sarebbe esploso. Katsuragi da una settimana lo aveva preso di mira e lo puniva per stupidate: ieri gli aveva imposto cinquanta piegamenti perché si era spostato un ciuffo biondo dalla faccia accusandolo d’essere troppo vanitoso; il giorno prima si era beccato trenta giri di corsa perché con la sua solita faccia tosta aveva fatto notare all’allenatore che non era lunedì ma martedì e altre cavolate del genere.

Alle spalle di Chibiusa comparve Angel che le porse una bottiglia d’acqua, le sue labbra si curvavano in un sorrisetto in tutto simile al suo.

“Mi sa che Katsuragi ti ha superato nella lista dei nemici di Cesky”. Fece ringraziando la bionda.

“Già… che peccato”. Ironizzò l’altra.

“Beh, mi ero insospettita ieri a pranzo quando ha cominciato a parlar male di lui dimenticandosi di far sapere al mondo della tua mega scivolata!” Rise Chibiusa.

“Mh, per qualche minuto potrei anche seppellire l’ascia di guerra e tifare per lui…”.

“Oh mio Dio! Che cosa sentono le mie orecchie? I due eterni nemici che si alleano contro un avversario comune?”

“Ah ah ah spiritosa…. Però adesso che ci penso…”.

“Ehi, cosa vuoi fare?” Fece allarmata Chibiusa vedendo Angel che camminava verso i due che urlavano in mezzo al cortile.

“Mi alleo col nemico…”. Scherzò lei.

Chibiusa si mise una mano sugli occhi e si preparò a vedere scintille… quei due insieme potevano essere letali….

“…chi si crede di essere per trattarmi come un cane?” Sibilò Philips.

“Sono il tuo insegnante! E tu devi obbedire a tutto quello che dico!”

“Col cazzo! Sono cinque giorni che mi punisce ingiustamente, non ho intenzione di rimanere qui un secondo di più.”

“Signor Cesky che razza di linguaggio! Faccia subito ottanta giri di corsa”.

“Se lo può scordare!”

“Allora i giri diventano novanta e voglio anche le tue scuse!”

“Neanche in punto di morte!”

“Insomma, vi calmate un pò?” S’intromise Angel; gli altri ragazzi del corso che guardavano la scena sghignazzarono; la ragazza per dispetto a Philips si sarebbe sicuramente schierata dalla parte di Katsuragi. Questo lo sapeva sia il biondino che digrignò i denti sia l’allenatore che sbocciò in un sorriso che scomparve non appena la ragazza fiatò di nuovo lasciando tutti senza parole.

“Signor Katsuragi, non si vergogna? Perdere il controllo in questo modo? Davanti a tutti? Si guardi intorno, ha interrotto la lezione per uno stupido battibecco… lei qui è l’unico adulto, dovrebbe essere maturo e agire con serietà, lei è quello che deve dare l’esempio”. Fece lei decisa e severa mettendo le mani sui fianchi.

“Signorina Angel, non sono l’unico che stava urlando qui dentro mi pare”. Fece Katsuragi leggermente disorientato dalla presa di posizione della bionda.

“Le ripeto che è lei qui dentro l’adulto, e se lei urla, lo possiamo benissimo fare anche noi. Il suo comportamento è vergognoso… ha portato all’esaurimento un allievo che già di suo è piuttosto instabile -e qui molti risero per la frecciatina- prendendolo di mira senza motivo”.

L’uomo rimase pochi secondi senza parole a guardare la ragazza, era conscio che lei aveva pienamente ragione, Angel vedendo che lo stava mettendo in soggezione proseguì decisa a finirlo.

“Mi dispiace, ma qui non stiamo giocando, questa è una guerra e abbiamo bisogno d’istruttori seri; mi vedo costretta a segnalare il suo comportamento alla signora Faye chiedendo la sua sostituzione.”

Il viso di Katsuragi mutò in un’espressione indecifrabile, poi annuì e se n’andò. Tutti rimasero impietriti, Angel era diventata il loro idolo, li aveva liberati da quel tiranno!

La ragazza si girò verso Philips e i due si scambiarono sguardi pieni d’astio.

“Sei il solito incompetente Cesky…”. Sibilò la bionda.

“Nessuno aveva richiesto il tuo intervento…”.

Dopo questo breve scambio di battute Angel si girò e si diresse verso Chibiusa che la guardava accigliata, poi si scambiarono un cinque e scoppiarono a ridere come pazze trascinando tutti nella gioiosa risata, tutti tranne Philips che la guardava adirato.

“Ehi, Ang… ti sei riguadagnata il primo posto!” Biascicò Chibiusa tra le risa.

“Già, guerra aperta!”

 

*************************************************************************

 

La compagnia era riunita al bar per il pranzo dopo la mattinata d’allenamenti.

“…e così ci ha liberato di quel dittatore!” Concluse di raccontare Daniel.

“Da non crederci Ang sei stata una bomba…”. Fece Alexander.

“Ehi gente, la finite di darmi questi nomignoli obbrobriosi? Sì da il caso che il mio nome sia Angel!”

“Ma Ang è più bello…”. Ironizzò Philips.

“Nessuno a chiesto la tua opinione…”. Sibilò lei.

“Nemmeno stamattina qualcuno a richiesto il tuo intervento…”.

“Ragazzi non ricominciate…”. S’intromise Dafne.

“Speriamo che vi mandino qualcuno di bravo… la Sadamoto per esempio, è in ottima insegnante…”. Disse Aphrodite.

“Tutti saranno meglio di Katsuragi…”. Ironizzò Chibiusa.

“Non credere… ci sono certi stronzi qua dentro…”. Obbiettò Alexander.

“ Mh, va beh sì vedrà… Helios, per favore mi passi la bottiglia?” Fece Chibiusa.

Il custode sussultò quando lei gli rivolse la parola, erano tre mesi che la ignorava totalmente e lei non dava segno di preoccuparsene, non in sua presenza almeno.

“Ehi… terra chiama Helios…”.

“Ah, si scusami”. Fece il ragazzo passandole la bottiglia evitando i suoi occhi e riconcentrandosi subito sul suo piatto.

La ragazza sospirò, lui la ignorava, in un primo momento si era sentita malissimo, il giorno del suo risveglio erano venuti tutti a trovarla, tutti tranne lui. Col passare dei giorni si era convinta che il suo sentimento non veniva ricambiato dal bel custode e aveva deciso che se lui non la voleva, non sarebbe certo stata lei a scontentarlo. Avrebbe vissuto accontentandosi di vederlo, anche se lui non poteva essere suo, niente poteva impedirle di continuare ad amarlo.

 

 

°Piuta - base nemica°

 

“Derrik…”.

“Mio signore, come posso servirla?” Fece l’uomo appena comparso davanti ad Athanos.

“Come procedono le ricerche? Hai trovato la seconda chiave?”

“Beh, mio signore, veramente si…”.

“E che stai aspettando? Stella Rossa si sta riorganizzando…”.

“Il punto è signore… che la seconda chiave c’e l’ha un ragazzo che è tra le schiere dei nemici…”.

“COSA?”

“Mio signore, non è colpa mia… e se permette non è il caso di attaccarlo adesso, meglio aspettare un momento più propizio…”

“… beh vedi di muoverti ha trovare la terza allora…”

“Certo oh grande Athanos…”

 

 

°Stella Rossa - giardini°

 

Dafne e Daniel stavano andando a passeggio tra le aiuole fiorite, ormai era maggio inoltrato e migliaia di fragranze si respiravano attraverso una leggera brezza. Camminavano in silenzio mano nella mano, avevano raggiunto una tale sintonia che s’intendevano tramite gli sguardi, tuttavia Dafne che da un po’ era impensierita infranse il silenzio.

“Ehi…”.

“Mh…”.

“Io, mi chiedevo…”.

“Vuoi sapere il mio segreto? Non guardarmi così, sei un libro aperto per me…”.

“Beh, sono passati quasi tre mesi e credo che la calma presto verrà distrutta di nuovo…”.

“Anch’io ho questa spiacevole sensazione…. Dafne, sei proprio sicura di voler conoscere la verità su di me? Potrebbe non piacerti…”.

“Non mi spaventa, è da quando ho scoperto che hai un segreto che vivo nell’angoscia che ti succeda qualcosa, io devo assolutamente sapere!”

“Beh… sediamoci”. I due si diressero verso una panchina e presero posto. Dafne taceva ansiosa di conoscere la verità, Daniel prima indugiò, ma si decise quando i loro occhi s’incrociarono, poteva fidarsi di lei, lo avrebbe aiutato a costo della vita.

“E va bene, credo che pochi conoscano la vera storia delle chiavi…. Come ben sai c’e ne sono tre: la chiave d’oro, quella nera e quella d’argento. Ognuna di queste è il sigillo di una dimensione segreta, rispettivamente la Gold , la Black e la Silver Dimension. In questi luoghi sono esiliati mostruose creature che all’alba dei tempi facevano razzie nell’universo; questo fino a quando una dea decise di intervenire, rilegò tutti quei demoni nelle tre dimensioni e nominò tre guardiani per proteggerne il segreto. La dea purtroppo come punizione per essere intervenuta in aiuto di coloro che a quell’epoca abitavano l’universo venne a sua volta esiliata ma in modo peggiore… il suo corpo venne disintegrato e la sua anima rinchiusa in un calice.”

“Il calice corvino?”

“Esattamente… la leggenda narra che il calice si possa aprire solo grazie alle tre chiavi, unicamente in questo modo l’anima della dea potrebbe essere liberata.”

“Beh, qual è il problema? Non mi sembra una storia tanto terrificante”.

“La storia non è finita… si narra che la dea in tutti questi secoli di prigionia si sia incattivita e non aspetti altro che qualcuno la liberi per vendicarsi del torto subito. Molti credono che chi entra in possesso del calice abbia a disposizione una fonte di potere assoluto da usare a suo piacimento, non è così. In realtà il calice non deve essere assolutamente aperto perché l’anima della dea s’impadronirebbe del corpo del suo liberatore e lo userebbe per vendicarsi sull’umanità”.

“Quindi neanche Athanos lo sa, altrimenti non cercherebbe di aprire il calice!”

“Non so, forse lo sa ma crede che una volta arrivato il momento sarà capace di domare l’anima della dea…”.

“Ma se è così è un pazzo!”

“Ne avevi dubbi? Uno che vuole conquistare l’universo per poi raderlo al suolo come altro lo definiresti?”

“…”

“Appunto…. In ogni modo ritorniamo alle chiavi. Come ti ho già detto sono il sigillo di tre diverse dimensioni e in ognuna di queste sono state esiliate malefiche creature. Esistono tre guardiani. Io, il ragazzo che abbiamo trovato morto e qualcun altro, non ho idea di chi sia. Ora, molta gente è all’oscuro di questa leggenda, ma altrettanta ne è a conoscenza. Pazzi d’ogni genere hanno attaccato la mia famiglia per anni con lo scopo di rubare la nostra chiave e aprire il sigillo per schiavizzare i mostri e servirsene a loro piacimento, mio padre, il vecchio custode della chiave li ha sempre vinti, fino a quando una notte…”

“Mi dispiace che per colpa mia devi riportare a galla vecchi ricordi”.

“Non ti preoccupare, dicevo, una notte gli scagnozzi di Athanos ci hanno attaccato e hanno sterminato la mia famiglia, i miei amici, e tutti quelli che erano a conoscenza del segreto, tutti tranne me… io mi sono salvato per puro caso, quella notte ero andato fuori a camminare, quando ho sentito le urla di mia sorella sono tornato indietro, ma era troppo tardi, la mia casa era in fiamme, ho trovato mio padre in fin di vita sulle scale, mi ha affidato la chiave e poi mi è morto tra le braccia, sono salito di sopra, mia madre era incatenata al soffitto, il corpo sfregiato che mi urlava di scappare, gli urli di mia sorella dalla camera accanto, il cadavere di mia sorella, il cadavere degli uomini che me l’avevano portata via, i miei primi due omicidi…”. Mentre raccontava la sua storia aveva ostinatamente fissato il suolo, ma ora sentiva di doverla guardare negli occhi, cosa ci avrebbe letto? Compassione? Pietà? Rabbia? Disgusto? Paura? Rimase sorpreso da quello che invece lei provava, comprensione. Due minuscole lacrime le rigavano le guance e i suoi bellissimi occhi blu notte lo fissavano tristemente.

“Ora capisco perché vuoi aiutarci a fermare Athanos, tu cerchi vendetta!”

“Già, voglio vendicare la mia famiglia e i miei amici…”. Fece lui asciugandole le lacrime.

“Solo non capisco, perché Athanos voleva la chiave?”

“Probabilmente per lo stesso motivo degli altri, voleva avere a disposizione i mosti per conquistare l’universo…”.

“… Hei, se è così allora potrebbe approfittarne per usare la chiave d’oro e scagliarci contro i mostri di quella dimensione…”

“È probabile… dovremo stare attenti, sono incredibilmente potenti. Dafne?”

“Si?”

“Ora che sai la vera natura delle chiavi devi giurarmi che non lo dirai a nessuno”.

“Lo giuro.

“Grazie, lo sai che ora sei un bersaglio? Ti prego stai attenta perché se ti usassero per arrivare a me sarebbe terribile…”.

“Ehi, non ti preoccupare, io non mi faccio mettere i piedi intesta da nessuno!” Scherzò accennando un sorriso.

“Okay, okay… ma sta attenta”.

“Mh, ora tocca a me raccontare, la mia storia non è tanto complicata quanto la tua, ma è piuttosto simile”.

“Se non ti senti di parlarne io posso aspettare…”.

“No, tu mi hai raccontato il tuo segreto, ora io ti racconterò il mio. Come ti ho già detto tre mesi fa, io sono orfana. I miei genitori sono morti quando avevo cinque anni, durante una guerra civile”.

“Ci sono state guerre civili a Gaeda?”

“No, io non sono originaria di Gaeda, io sono nata a Xavier”.

“Non ho idea di dove sia”. Daniel rimase sorpreso sentendo l’amara risata della ragazza.

“Xavier… persino il suo nome è destinato ad essere dimenticato…. Probabilmente tu non hai idea di dove sia perché non esiste… bum saltato in aria! Una settimana dopo la morte dei miei genitori.”

“Non ho ricordi precisi del mio popolo e della mia famiglia, ero troppo piccola. Tutto quello che so e che la mia tutrice mi ha imbarcato con un'altra mia coetanea in una navicella e mi ha spedito nello spazio. Non ricordo bene quanto siamo andate alla deriva prima che l’astronave reale di Gaeda ci trovasse e ci salvasse. Feci subito amicizia con la principessina che aveva la mia stessa età e da allora io e l’alta bambina siamo diventate le sue dame di compagnia.”

“Dame di compagnia? Vuoi dire che l’altra ragazzina che si è salvata è Aphrodite?”

“Non l’ho mai detto, ci sei arrivato da solo, e ti scongiuro di non farne parola con nessuno, non ho diritto di decidere anche per lei.”

“Si, hai ragione…. Deve essere terribile non ricordare il viso dei propri cari…”.

“Mh, dopo un po’ te ne fai una ragione…”.

“Sai, forse noi stiamo così bene insieme perché siamo troppo simili…”.

“Potrebbe essere una spiegazione…”.

“Vieni qua”. Daniel l’abbracciò. Dafne con il viso accostato al suo petto si sentiva al sicuro, in un altro mondo, lontano dalla guerra e dai suoi problemi. Allo stesso modo lui sprofondando tra i suoi lunghi capelli mori sentiva di aver ritrovato finalmente una famiglia.

 

 

*************************************************************************

 

 

“Signora Faye?”

“Si?”

“Ehm, sono venuta ad informarla che ci manca poco per localizzare la terza chiave…”.

“Grazie, state facendo un ottimo lavoro”.

“Dovere…”

 

 

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Helios si stava dirigendo al lago, aveva bisogno di rigenerarsi e quel posto era perfetto per ritrovare un po’ di quiete. Ogni giorno era più duro da portare al termine, vivere fianco al fianco di Chibiusa e sapere che lei stava con un altro era più doloroso di mille frustate.

Molte volte comunque si era chiesto se lei e Alexander stessero veramente insieme perché mai li aveva visti scambiarsi un bacio, farsi le coccole o roba del genere, anzi lei si rivolgeva al suo presunto ragazzo in modo freddo e coinciso. Sospirò, non ci avrebbe mai capito nulla delle donne e dell’amore….

Ormai era arrivato in prossimità dello specchio d’acqua; si diresse verso la sua statua preferita ma inchiodò di colpo quando realizzò che Chibiusa era seduta ai suoi piedi. Stava piangendo, aveva la testa nascosta tra le gambe e il suo corpo era percorso dai singulti.

La sensazione di tenerezza che lo coglieva ogni volta che la vedeva così indifesa lo raggiunse più puntuale e forte che mai. Avrebbe dato anche la vita per potersi avvicinare e consolarla, ma non poteva farlo, non dopo che aveva saputo la verità. Lui l’aveva fatta soffrire e ogni volta che le si avvicinava in lei si riaprivano vecchie ferite. Sapeva che in una situazione normale parlarle sarebbe stata la cosa giusta da fare, ma ora non era proprio il caso. Chissà perché piangeva, forse aveva litigato col suo ragazzo….

 

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Chibiusa stava piangendo disperatamente, senza trattenere nulla, convinta d’essere sola in quel luogo incantato. Il motivo della sua disperazione era uno soltanto e portava come nome Helios.

Tutte le volte che si incrociavano nei corridoi lui cambiava strada, quando rimanevano soli si inventava patetiche scuse per defilarsi, le rivolgeva la parola una volta ogni morte del papa e non era certo lui ad iniziare il discorso.

Lei non capiva proprio dove avesse sbagliato, quella volta tre mesi fa prima dell’attacco, lui le stava per dire qualcosa, lui le stava parlando, lui l’aveva invitata a sedersi, lui le aveva sorriso… sempre lui, di sua spontanea iniziativa. Cos’era successo dopo? Cosa si era rotto tra loro? Forse aveva fatto qualcosa di sbagliato? Non ne aveva proprio idea, ma si sentiva morire dentro.

Sussultò quando qualcuno le poggiò una mano sulla spalla, alzò lo sguardo e i suoi occhi arrossati incontrarono quelli di Daniel.

“Tutto bene? Mh… che domanda stupida… posso aiutarti?”

Poteva aiutarla? No, non poteva, però forse sfogarsi le avrebbe fatto bene…. Daniel, non avevano più parlato di quello che era successo mesi prima in infermeria, quando Helios si era svegliato dal coma eppure sentiva che poteva fidarsi di lui, infondo la aveva sempre aiutata quando ne aveva bisogno….

“Beh, secondo me hai bisogno di sfogarti…”. Colpita in pieno, lei annuì e cominciò a spiegarsi.

 

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Helios da dietro un albero vide Daniel avvicinarsi e consolarla, una fitta di gelosia lo attraversò, ma almeno ora la sua dolce Chibiusa si stava calmando.

 

 

CONTINUA…

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Capitolo 14
*** La terza chiave ***


LA TERZA CHIAVE

 

Chibiusa sentì i suoi piedi staccarsi da terra, la consueta sensazione di nausea e poi di colpo… ACQUA! Si agitò per la sorpresa nel liquido e ne bevve molto. Si girò su se stessa e i suoi occhi terrestri, non abituati a vedere anche sott’acqua, le fornirono immagini appannate e poco rassicuranti: erano tutti la sotto, tutti ormai quasi privi d’aria.

Si girò di nuovo, ancora e ancora, continuava a guardarsi attorno alla ricerca di un buco, di uno spiraglio nella roccia che potesse portarli in superficie lontano da quella trappola mortale. Le sue mani ricoperte dai candidi guanti cominciarono a tastare la pietra freneticamente, poi sempre più lentamente man mano che l’aria cominciava a venir meno, gli occhi se possibile si offuscarono ancora di più, la testa cominciava a girare e il cervello lavorava sempre più lentamente. Non poteva morire così! Non per una cosa così banale come la mancanza d’aria…. Si voltò e i suoi occhi le fornirono un immagine piuttosto confusa di Dafne che perdeva i sensi e cominciava a sprofondare in quei cupi abissi… la divisa lasciava ora posto ad una candida gonna che cominciava a volteggiare al ritmo di una leggera corrente… Dafne…. Daniel anch’egli ormai quasi privo d’aria l’afferrò e cerco di non lasciarla precipitare. La corrente adesso creava strani effetti giocando con i lunghi capelli della sua amica… LA CORRENTE ? Per esserci una corrente doveva anche esserci un buco o qualcosa del genere… Da dove arrivava? Chibiusa riacquistò un minimo di lucidità e nuotò nello direzione opposta a quella dell’acqua, una microscopica fenditura squarciava a metà la parete rocciosa. Scioccamente accostò un occhio alla crepa ma si ritrasse immediatamente non appena il flusso d’acqua si immise nel suo bulbo oculare. Per il fastidio aprì la bocca e bevve l’ennesimo sorso d’acqua, ormai era inutile continuare a lottare, non aveva più il controllo sul suo corpo, chiuse gli occhi e percepì la sua uniforme che si disfaceva, poi freddo, riaprì di nuovo le palpebre e si girò di nuovo verso lo spiraglio nella roccia; con sua somma sorpresa intravide un occhio azzurro fluorescente che la fissava, ma non fece in tempo a comprendere… l’oscurità s’impadronì di lei.

 

 

 

Alcune voci parlottavano nervosamente poco distante da lei. Chi diavolo la disturbava anche ora che era morta? Possibile che questo fosse il sonno eterno? Se l’era immaginato moltissime volte e sempre un suo punto fermo era stato il fatto che una volta passati all’altro mondo non si sarebbe avvertito dolore… invece ora faceva fatica a respirare e si sentiva i polmoni pieni d’acqua. Ma i morti avevano i polmoni? E poi ne era sicura, da trapassi non si provava più dolore fisico… o forse si… magari era finita all’inferno! Possibile? Si meritava l’inferno? No, lei non se lo meritava… non dopo tutto quello che aveva patito da viva! Poi la sentì, quella voce così familiare… Angel! Era finita anche lei all’inferno? Beh, per lo meno non sarebbe rimasta sola….

Socchiuse gli occhi, era riversa su un fianco, fissava la nuda roccia sulla quale era posata… niente fiamme? Si mosse lentamente fino a riuscire a fissare il soffitto… era in una grotta. Un ciuffo di capelli le scivolò sugli occhi, erano bagnati… possibile che potesse essere fradicia anche all’inferno? Girò nuovamente la testa, ora riusciva ad avere una completa visuale di tutta la grotta, non era sola, cerano tutti! Erano tutti morti? Probabile…. Poi fece caso allo scroscio dell’acqua che proveniva da poco lontano, acqua? No, ovunque fosse non era all’inferno! Poi un occhio si fece prepotentemente strada nella sua mente, così strano, così irreale… dove diavolo l’aveva visto? Dopo come folgorata ricordò tutto: Faye che li chiamava, aveva scoperto la posizione della terza chiave, loro che si smaterializzavano, l’acqua, Dafne, la corrente, la crepa…L’OCCHIO! Dio mio, non era morta!

 

 

 

Con questa consapevolezza uscì dal suo stato di dormi-veglia e facendo leva sulle braccia si alzò a sedere.

“Chibiusa! Dio, stai bene?” Angel si era accorta del suo risveglio.

“Siamo tutti vivi?” Chiese lei annuendo.

“Si, ma Dafne ha bevuto molta acqua”. Fece la bionda indicando l’amica stesa a terra ancora priva di sensi. Daniel al suo fianco le stringeva una mano.

“La chiave?”

“Non ne abbiamo idea”.

“Dobbiamo andare a prenderla!”

“Cosa? Usa-chan sei pazza? Siamo vivi per miracolo! Dobbiamo perlomeno aspettare che anche gli altri si sveglino!”

“Chi mi ha salvato?”

“Non ne ho idea, nessuno c’è l’ha, siamo tutti svenuti e tutti ci siamo risvegliati qui, il primo è stato Philips”. Fece Angel arrossendo.

“Che hai?” Chiese Chibiusa inarcando un sopracciglio.

“Non è il momento… aiutami a svegliare anche gli altri”. E dicendo questo si allontanò verso Aphrodite che era riversa in un angolo.

Già, non è il momento… Chibiusa si guardò intorno Helios giaceva inerme a pochi metri da lei… lui…. Sospirò e si trascinò fino al corpo del ragazzo. Era così pallido, le ricordò i giorni dopo l’attacco ad Illusion quando era rimasto in coma… era cadaverico anche allora. Cosa doveva fare esattamente? Sollevò la testa del custode e la poggiò sul suo ventre poi cominciò ad accarezzargli i capelli chiamandolo dolcemente. Ripeté l’azione per un buon quarto d’ora finche non vide il ragazzo sbattere lentamente le palpebre, la guardò con i suoi bellissimi occhi d’orati rivolgendole un espressione confusa, lei gli sorrise maternamente e lasciandosi andare per un momento, leggermente intontita, gli impresse un delicatissimo bacio sulla fronte, non sembrò accorgersi del rossore sulle guance del ragazzo e con un ultimo sorriso si alzò per andare ad occuparsi di un soldato a qualche metro da loro.

 

 

Nel giro di un ora erano tutti, chi più chi meno, svegli e pronti a portare a termine la missione.

“Dobbiamo proseguire per di qua”. Fece Cesky indicando un varco nella roccia, gli altri leggermente abbattuti annuirono e s’incamminarono.

Il tragitto era libero da trappole e pericoli così che la combriccola proseguì indisturbata il suo viaggio. Si ritrovarono nell’ennesima cavità nella roccia, uno specchio d’acqua rifletté le loro figure mentre veniva superato.

“Ehi, io e Dafne ci fermiamo qui! Non ce la fa più a proseguire…”. Li informò Angel che teneva sottobraccio l’amica.

Gli altri obbiettarono leggermente ma poi si fecero persuadere e proseguirono.

“Quanto è lunga questa grotta?” Sbuffò Alexander.

“Nessuno di noi ne ha la minima idea! Quindi vedi di non cominciare a lagnarti!” Sorrise glaciale Chibiusa.

“Non mi stavo lagnando, ho solo osservato che è da quando ci siamo svegliati che camminiamo senza trovare niente di diverso da acqua o rocce!”

“Vedi, è come dico io: ti stai lagnando…”.

“State zitti!” Intimò Philips.

“Ha cominciato lei…”. Sibilò Alexander.

“Ho detto zitto! L’avete sentito anche voi?” Chiese al gruppo.

“Di che parli?” Fece Aphrodite.

“Ssstttt!” Disse lui.

“Ehi! Tornate qui!”

“Ora l’avete sentito?” Chiese Cesky.

“Ehi, Phil, sicuro di star bene?” Fece Alexander appoggiando una mano sulla spalla del amico che in risposta lo incenerì con un occhiataccia.

“Non sono partito, idiota! Se voi siete sordi non è colpa mia!”

“Ehi, dove vai?” Chiese Daniel mentre lui tornava di corsa sui suoi passi.

“Mi stanno chiamando!” Fu l’ultima cosa che disse prima di sparire in un'altra grotta.

Chibiusa e Daniel si scambiarono un occhiata, annuirono e gli corsero dietro lasciando il resto del gruppo a guardarli sbigottiti.

 

 

“EHI, TORNATE QUI!”

“PHILIPS! TORNATE INDIETRO!”

“Angy è inutile, chissà quanto lontani sono!” La interruppe Dafne.

“Allora vado da sola!”

“Ma ti sei fumata il cervello? Non hai idea di cosa fosse! Non sembrava neanche umana!”

“Ma la chiave, l’hai vista anche tu, no? Potrebbe andare troppo lontano! Potremmo rischiare di non trovarla più!”

“L’ho vista benissimo la chiave! Ma buttarsi la sotto da soli e da incoscienti! Rischieresti di affogare, per quanto ne sappiamo potrebbe non esserci aria per chissà quanto!” Ribattè Dafne indicando lo specchio d’acqua a pochi passi da loro dove pochi minuti prima era emersa e subito dopo scomparsa una strana creatura dagli occhi azzurri fluorescenti e con la chiave al collo.

“Beh, cosa proponi di fare allora?”

“Aspettiamo!”

“Ma chissà quando torneranno!”

“Beh, continua a chiamarli allora!” Ironizzò Dafne.

 

 

 

“Philips, dove stiamo correndo?” Chiese chibiusa che era un paio di metri dietro al ragazzo.

“Mi chiamano! Ma non sentite?”

“Io sento solo il rumore dell’acqua!” Fece Daniel che correva a fianco della ragazza.

“Non senti perché non ascolti!”

“Tornate qui! Muovetevi! Ho trovato la chiave”!

“È Ang!” Fece sorpresa Chibiusa aumentando la velocità.

“Cosa? Io non sento niente!” Disse Daniel esasperato accrescendo a sua volta l’andatura per non restare indietro.

“Non importa, corri!”

 

 

“Non ce la faccio più ad urlare, non ho più voce!”

“Dai, siediti, tanto non ti sentono.” Le disse Dafne.

“Tu come stai? Un po’ meglio?” Chiese la bionda.

“Si grazie, riesco a respirare regolarmente ora. Peccato che con l’eco dei tuoi urli mi sia venuta l’emicrania…”.

“Stupida!”

“Beh, è la verità!”

“Ssstttt, sento dei passi! Vado a vedere”.

“Sta attenta a non perderti!”

“Ehi! Tutto bene?” Fece Philips entrando di corsa nella grotta col fiato corto e l‘aria preoccupata. Subito dietro di lui apparvero anche Daniel e Chibiusa.

“Mi avete sentita?” Chiese Angel sbalordita.

“Che diavolo hai da urlare in quel modo? Credevo ti fosse successo qualcosa!” S’infiammò Cesky.

“È così! Ho trovato la chiave!” Fece lei in tono brusco.

“Dov’è?” Chiese Daniel che intanto si era avvicinato a Dafne.

“La sotto…”. Fece Angel indicando il laghetto.

“È spuntata una strana creatura con degli occhi azzurri fluorescenti e ce l’aveva al collo poi si è risommersa”. Spiegò più pazientemente Dafne.

“Occhi fluorescenti? Io l’ho già vista prima!” Fece Chibiusa attirando su di se gli sguardi dei compagni.

“Si, quando stavo per affogare, poco prima di perdere i sensi me la sono ritrovata davanti!” Proseguì lei.

“E perché non ce lo hai detto?” Chiese Angel.

“Beh, credevo fosse un allucinazione o chessò io…”. Si giustificò lei.

“Beh, non è questo il punto, dobbiamo scendere la sotto e recuperare la chiave”. Fece Angel.

“Okay, Dafne, tu non ce la fai, rimani qui, forse tra un po’ arriveranno anche gli altri! Noi andiamo la sotto!” Ordinò Cesky.

“Okay, ma state attenti!” Rispose Dafne fissando Daniel.

“Non ti preoccupare, non ci fregano due volte di seguito con lo stesso trucchetto!” Fece il possessore della seconda chiave riservandole un dolcissimo sorriso.

“Andiamo”. Disse Cesky tuffandosi seguito poco dopo da Chibiusa e Daniel.

“Angel! Muoviti.” Fece Philips riemergendo. Inarcò un sopracciglio vedendo poi che la ragazza non aveva intenzione di buttarsi.

“Io, non so nuotare”. Ammise rossa per la vergogna.

“Ma se prima volevi buttarti da sola!” Fece Dafne.

“Io, me ne ero dimenticata…”.

“Cosa? Sei un incosciente!” Fece lei adirata.

“No, è un idiota! Forza buttati!” Ordinò Cesky.

“Ma non so neanche galleggiare!”

“Non devi galleggiare, devi solo trattenere il respiro, stupida! Poi ti trascino io!”

Lei lo guardò leggermente esitante poi però prese coraggio e si buttò. Philips la guardò agitarsi per qualche istante poi le prese una mano affinché si calmasse.

“Sciogli la trasformazione, le tue ali mi intrigano”. Fece lui.

Lei obbedì e lo guardò timorosa.

“Ora prendi un bel respiro, quei due non sono ancora tornati o hanno trovato altra aria o è molto profondo!”

Lei annuì e dopo aver effettuato un respiro profondo si immerse assieme al ragazzo.

 

 

 

Chibiusa e Daniel non avevano quasi più aria, ormai era tardi per tornare indietro, l’ossigeno che avevano in corpo non sarebbe stato sufficiente per il tragitto di ritorno. La loro unica possibilità era proseguire.

Il corridoio invaso dall’acqua che stavano percorrendo finì di colpo. Sarebbero morti! Erano in trappola.

Daniel le rivolse uno sguardo rassegnato, si era arreso, le stava dicendo addio.

*Col cazzo! Io devo mettermi con Helios prima di crepare!* richiamò il suo arco e scagliò un dardo contro la roccia. Purtroppo la freccia perse velocità frenata dall’acqua e non arrivò neanche a graffiare il muro. Avrebbe dovuto potenziare la freccia con i suoi poteri, ma per farlo doveva pronunciare una formula! Come faceva a parlare sott’acqua? Beh, era la sua ultima speranza, poteva provare ad evocare i suoi poteri senza parlare.

Recuperò un'altra freccia tese l’arco e cominciò a concentrarsi, l’aria cominciava a mancare di nuovo….

Daniel osservava la sua compagna leggermente sconfortato, che diavolo voleva fare? Distruggere la parete? Poi magari dall’altra parte cera ancora acqua…. Sotto i suoi occhi la ragazza scagliò la sua seconda freccia. Per lo stupore Daniel aprì la bocca e bevve un consistente sorso d’acqua; davanti ai suoi occhi Chibiusa aveva scagliato un colpo di colossale potenza e schiuso varie fenditure nella roccia. Non fece in tempo a riprendersi dalla sorpresa che una seconda freccia frantumò totalmente la parete.

Chibiusa sentì qualcosa passare a pochi millimetri dal suo orecchio e poi vide un dardo completare l’opera che aveva iniziato disintegrando la roccia si girò appena in tempo per vedere Philips che smaterializzava l’arco e riprendeva la mano di Angel che era stranamente agitata poi venne risucchiata all’interno dello squarcio nel muro. Pochi secondi dopo anche gli altri tre vennero inghiottiti dalla fenditura.

 

 

Angel stringeva ancora la mano di Philips quando atterrò catastroficamente sulla dura roccia. Non voleva sciogliere quel contatto, per quanto non potesse soffrire quel ragazzo la sua presenza era rassicurante. Si girò verso di lui e lo sorprese a fissarla.

“Mi chiedevo se puoi finire di stritolarmi la mano…”. Ironizzò lui. Lei lasciò la presa di scatto e si alzò leggermente imbarazzata recuperando la sua trasformazione.

“Tutti interi?” Chiese Daniel massaggiandosi un fianco.

“A parte aver bevuto qualche litro d’acqua e un mal di testa infernale si”. Rispose Chibiusa.

“Io sto bene”. Fece Angel.

“Anch’io, proseguiamo”. Disse Philips.

“Mh, dove proponi di andare?” Domandò Angel. Che girandosi intorno aveva compreso di trovarsi in una grotta senza aperture.

“Come diavolo siamo finiti qua? Non c’è neanche il buco da dove siamo arrivati!”

“Potrebbe essere quello?” Fece Chibiusa indicando l’ennesimo laghetto.

“No, dov’è tutta l’acqua che era in quella grotta?”

“Beh, che ne sai tu di quanto è profondo? Potrebbe esserci chissà quale gioco di vasi congruenti, o forse per la pressione si è aperto un altro buco e l’acqua ha deviato percorso…”.

“O forse… qualcuno ci ha portato qui di proposito”. Fece seria Angel.

Tutti la guardarono scettici.

“Ang, non credo che quella creatura ci abbia salvato.” Fece Daniel.

“Forse si! Forse lo ha fatto per la seconda volta!”

“Beh, di sapere come siamo finiti qui non mi importa, cerchiamo piuttosto un modo per uscire!” Li interruppe Cesky.

“Apriamo un altro buco?” Propose Daniel.

“Però stiamo attenti, non vorrei che a forza di bucherellare tutto sto posto crollasse”. Fece Chibiusa avanzando verso una parete a pochi passi da Angel.

Cesky a sua volta rimaterializzò l’arco e si preparò a scagliare un dardo.

“Aspettate…”. Li interruppe una voce melodiosa alle loro spalle. I quattro si voltarono di scatto portandosi in posizione di difesa.

“Non abbiate paura, non ho intenzione di attaccarvi, voi piuttosto, non avete il permesso di distruggere la mia dimora…”. Riprese con nota altrettanto armoniosa.

Chibiusa era senza parole, davanti a lei sospesa a pochi centimetri dall’acqua nel laghetto si librava una donna; se così si poteva definire. Aveva lunghi capelli argentati dai riflessi azzurrini legati in un elegante chignon, qualche ciuffo le ricadeva sul volto diafano che stonava leggermente con l’intensità dei suoi occhi fluorescenti. L’abito a frange di seta azzurra volteggiava mosso da una brezza inesistente.

“Chi siete?” Domandò timorosamente Angel.

“Sono la ninfa del lago, nonché sorvegliante di queste grotte…”. Fece la donna sorridendo dolcemente.

“Ci ha salvato lei prima?” Continuò la bionda. La donna annuì.

“Voi, piuttosto chi siete?”

“Mi chiamo Angel, loro sono Chibiusa, Daniel e Philips”.

“Stupida, certo non voleva sapere i nostri nomi…. La perdoni signora, noi veniamo da Stella Rossa e siamo qui per recuperare la chiave che lei ha al collo”. S’intromise Cesky.

“Ah, nemici dunque… peccato”. Fece la donna abbassando tristemente lo sguardo.

“No! Aspetti! Noi non siamo nemici!” Si affrettò a rimediare Chibiusa.

“Volete la chiave? Io sono la sua custode. Non posso cederla a nessuno.”

“Ma a noi serve! Noi non la vogliamo usare! Vogliamo solo impedire che cada in mani sbagliate!” Cercò di spiegare Angel.

“Finché resta con me vi posso assicurare che è al sicuro!

“No! Lei non capisce! Chi vuole quella chiave è molto potente e non esiterà ad ucciderla per averla!” Fece Chibiusa.

“Ciò non toglie il fatto che io non posso darvela! Sono legata ad un giuramento! E non ho nessuna intenzione di infrangerlo!”

“Beh, allora venga con noi a Stella Rossa! Li per lo meno sarà al sicuro e insieme a lei lo sarà anche la chiave!” Propose Angel.

“Cosa?” Fece Cesky.

“Beh, è l’unica soluzione! Non vorrai mica combattere contro di lei? Ci ha salvato ben due volte! È buona!” Ribattè la bionda vedendo lo sguardo sconcertato di Philips.

“Non ti preoccupare giovanotto, non ho nessuna intenzione di accettare l’invito…”.

“Ma… perché?” Chiese Angel alla donna.

“Io vivo qui da molto prima che voi nasceste…. Non ho intenzione di sconvolgere la mia vita per affari che non mi riguardano”.

“Ma invece la riguardano! Tra poco anche Athanos scoprirà la dislocazione della terza chiave e manderà qualcuno a prenderla, solo che non esiterà a distruggere tutto per trovarla e una volta che si troverà davanti a lei la ucciderà senza scrupoli!” Gridò Chibiusa.

“A-Athanos?”

“Lo conosce?”

“Purtroppo ho già avuto il piacere di incontrarlo…. Come vedete ne sono uscita viva…”.

“Ma ora è molto più forte! Si è già impossessato della chiave d’oro! La prossima sarà lei!” La minacciò Cesky.

“Signora…”. Tutti si zittirono quando Daniel, che non aveva ancora aperto bocca parlò: “Io posso capire quello che prova, anch’io custodisco una chiave… e le assicuro che è meglio se viene con noi”.

“Non ricordo di averti mai visto… quale chiave custodisci?”

Daniel frugò sotto l’uniforme e mostrò la catenina con appesa la chiave nera”.

“Non, non può essere, io conosco il custode, che gli è successo?”

“Mio padre… è stato assassinato da Athanos. Rispose il ragazzo con un sorriso amaro mentre gli altri si giravano a fissarlo sorpresi.

La donna sgranò gli occhi e piano piano s’immerse nel laghetto leggermente scioccata.

“Aspetti!” Urlò Angel correndo verso lo specchio d’acqua.

“Ma che hai fatto? Se n’è andata!” Sbottò Philips rivolto al custode della chiave.

“Non sgridarlo, almeno lui ha smosso la situazione! Tu piuttosto, che cosa ti sei fumato? Cosa ti è venuto in mente di minacciarla? Ma ti pare il caso?” Lo riprese Angel.

“Sta zitta, non ho voglia di litigare con te ora”. Ringhiò Cesky.

“Ragazzi, non è il momento… dobbiamo ritrovarla!” Li interruppe Chibiusa.

“Qualcuno ha idee?” Chiese la bionda.

“Riprendiamo da dove avevamo sospeso…”. Sentenziò Cesky evocando il suo arco.

Stava per distruggere il muro quando la ninfa lo fermò nuovamente.

“Aspetta…”

“Signora! Ha cambiato idea?” Chiese Angel speranzosa.

“Avete un posto dove io posso vivere laggiù?”

“Beh, ci sono moltissime camere…”. Ammise la bionda. La donna rise tristemente per qualche secondo.

“Tesoro, io sono una ninfa, ho bisogno dell’acqua per vivere”.

“Oh, beh abbiamo un lago… non è molto grande ma…”. Propose Chibiusa. La donna annuì sconsolata.

“Mi adatterò”.

 

 

 

I quattro ragazzi comparvero nella grotta dove avevano abbandonato Dafne, gli altri erano arrivati e fissavano lo specchio d’acqua preoccupati.

“Ehi gente io muoio di fame, che ne dite se torniamo a Stella Rossa?”

“Ang!” Strillò Dafne correndo ad abbracciarla.

“Dio, state bene? È un eternità che siete la sotto!”

“Tranquilla, abbiamo recuperato la chiave!”

“Dov’è?” Chiese Alexander.

“Là”. Fece Daniel indicando la ninfa che stava emergendo dal laghetto alle loro spalle. La combriccola fece un salto quando si accorse della sua presenza.

“Vi presento la ninfa Dalphine! È la custode della chiave! Verrà con noi a Stella Rossa”. Fece Angel allegramente.

La donna rise divertita dalle facce dei ragazzi che la fissavano stralunati e con l’eco della risata argentina della ninfa scomparvero tutti diretti verso casa.

 

 

 

CONTINUA…

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Capitolo 15
*** Faccia a faccia col nemico ***


FACCIA A FACCIA COL NEMICO:

 

 

Angel camminava tranquilla per i corridoi di Stella Rossa senza una meta precisa. I capelli, ancora leggermente bagnati dal temporale che l’aveva colta di sorpresa in giardino, ricadevano disordinati giù per la schiena formando qualche boccolo slegato. Lo sguardo fisso per terra e gli occhi velati di malinconia. Procedeva in quel dedalo di corridoi da molto tempo ed ora guardandosi intorno non riconosceva nessuno di quei quadri, di quei tappeti, di quelle porte…. Si era persa… non si scoraggiò più di tanto, non era la prima volta che le capitava, avrebbe proseguito finché non fosse giunta in un luogo a lei familiare. L’aria era intrisa di rumori, ragazzi che chiacchieravano gioiosi, i tuoni che fendevano l’aria, la pioggia che tintinnava e scandiva ritmiche battute sulle finestre, i rumori più comuni come passi o porte che si aprivano e sì richiudevano… eppure lei percepiva tutta questa presenza vitale in sottofondo, senza sentirsi coinvolta in nessun modo. Era come un fantasma che vagava senza la possibilità di essere visto e osservando il mondo senza interagire con esso. Era massacrante quella sensazione, non le accadeva da anni. Sentirsi chiusa fuori dal mondo. Era orribile. Lei, Angel, solo a pronunciare il suo nome la gente sorrideva, e n’era felice, era sempre stato lo scopo della sua vita, far sorridere gli altri, lei era una persona estremamente positiva e vitale e vedere i suoi amici che sorridevano era sempre stata la sua gioia più grande, eppure, ora era stata tagliata fuori dal mondo. Erano tutti degli egoisti. Nessuno si curava più di lei, o meglio, tutti erano andati avanti e l’avevano lasciata indietro. Tutti. Dafne, la persona che la conosceva come una sorella, stavano insieme da tantissimi anni ormai, ma ora c’era solo Daniel nella sua testa. E Angel? Ormai non era più importante. Aphrodite… non avevano mai viaggiato sulla stessa linea d’onda, era molto buona e gentile con tutti, ma certe volte sembrava vivere in un altro pianeta, loro due poi erano l’antitesi: una tranquilla e riservata l’altra solare e casinista. Erano come il sole e la luna, l’acqua e il fuoco, l’estate e l’inverno. Poi c’era Chibiusa, la conosceva da poco meno di un anno ormai, eppure loro due erano sempre andate d’accordo, fin quando non era arrivato Helios. Non era gelosa del ragazzo, assolutamente, solo che Chibiusa ora non parlava d’altro. O meglio, lei non ne parlava, ma ogni volta che conversavano lei era assente, quando poteva passava ore a fissarlo, appena si nominava il nome del ragazzo lei cadeva dalle nuvole; insomma occupava ogni singolo istante a pensare a quello stupido che neanche la degnava di uno sguardo. Era diventata noiosa e assolutamente irritante. Tutte le sue amiche l’avevano distanziata; non avevano più nulla in comune di cui parlare… Aphrodite da sempre parlava solo di libri e di doveri… ma Dafne… lei aveva in bocca sempre e solo Daniel… “poi quando mi ha abbracciato ho visto le stelle… hai presente come?” no, certo che no… non aveva mai avuto una storia seria… solo qualche stupida cotta… ma neanche… era stata assieme a dei ragazzi solo per gioco, solo per farsi vedere grande… ma non gliene era mai piaciuto neanche uno. Come poteva parlare di cose che le erano estranee? Era come quando la professoressa ti chiama per interrogarti e tu non hai studiato… non hai idea di cosa dire… e cominci ad arrancare… era ridicola; stava paragonando le chiacchiere con le amiche con un’interrogazione? Era questo quello che provava? Si erano allontanate così tanto? No… probabilmente la stava ingigantendo come al suo solito. Eppure qualcosa era cambiato…

“Philips?” Mormorò.

Era appena andata addosso ad un ragazzo girato di spalle, ma lo riconobbe dal suo profumo.

“Tsk chi si vede, la bambina viziata…”. Fece lui riconoscendola. “Stai bene?” Continuò abbandonando il tono velenoso vedendo che non raccoglieva e notando i suoi occhi tristi e la sua aria trasandata.

Lei dal canto suo stava lì imbambolata a fissarlo senza vederlo.

No… perché tra tutti proprio lui?!?! Il destino le andava contro a mille chilometri orari! Un altro che odiava! Ogni volta la offendeva in tutti i modi esistenti! Non lo sopportava proprio… eppure, era stato gentile l’altro giorno in missione…. No! Lo aveva fatto proprio perché erano in missione! Solo perché lui non voleva fallire! Idiota….

“Beh? Che ci fai qui? Ti sei persa di nuovo?” Fece sarcastico suscitando le risa dei suoi amici parecchi anni più grandi.

Maledetto se solo fosse stato per lei lo avrebbe ucciso la notte stessa! Cosa ne sapeva lui di come si sentiva? Come si permetteva di prenderla in giro davanti a tutti? Chi era lui per dirle ogni volta tutte quelle cattiverie?

“Insomma ci sei? Ehi… hai finito di guardarmi con quello sguardo ebete? Ti sei forse invaghita di me?” Fece lui arrogante sventolandole una mano davanti agli occhi nel tentativo di farla ritornare alla vita reale. E ci riuscì stavolta.

SBAM. Ricevette uno schiaffo talmente violento che gli rigirò la testa.

“STRONZO!” Urlò lei in lacrime prima di scappare via.

Lui rimase a fissarla mentre scompariva tra la gente. Si portò una mano alla guancia infuocata.

“Ehi Cesky, tremenda la ragazzina…”. Fece uno dei suoi amici.

“Già…” Rispose lui leggermente imbarazzato. Che diavolo le era preso? Moriva dalla voglia di correrle dietro e chiederglielo me il suo fottutissimo orgoglio glielo impedì.

 

 

*********************************************************************************

 

 

“Mio signore la trappola è pronta”. La voce di Derrik riecheggiò agitata nella stanza.

“Bene… procedi come stabilito… e mi raccomando… niente fallimenti”.

“Non si preoccupi, stanotte avrà le altre due chiavi e l’esercito di Stella rossa sarà decimato”.

 

 

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Daniel era in palestra, ormai la sensazione di pericolo imminente non era più definibile tale, a questo punto era una certezza e su queste cose lui non si sbagliava mai. Quei bastardi si stavano muovendo.

Sferrò l’ennesimo calcio al sacco che penzolava, ormai logoro, davanti a lui.

Non poteva permettere che morissero altri innocenti, dovevano per forza sbrigarsi a debellare Athanos e quei pazzi, prima che diventasse troppo forte anche per loro.

Stavolta il sacco si sfondò riversando il suo contenuto sul pavimento.

Daniel rassegnato si stava dirigendo verso le docce quando l’aria diventò improvvisamente pesante. Era il momento. Un urlo squarciò il silenzio. Corse fuori e scorse Angel, mani alla testa, che si contorceva sotto la pioggia. In un attimo le fu accanto, la prese per le spalle e la mise seduta. A quel contatto la ragazza ammutolì di colpo orripilata.

Non appena Daniel la toccò si sentì mancare, davanti agli occhi come in un film vide Gaea in fiamme: i bambini che urlavano, la gente che scappava, esplosioni continue….

La ragazza sotto i suoi occhi cominciò a spostare la testa da una parte all’altra come in trance; poi l’urlo.

“MAMMMMMMMAAAAAA!!!!!” La bionda si alzò in piedi shoccata e si smaterializzò.

Daniel non ci capiva più niente. L’unica cosa logica da fare a quel punto era andare a chiamare Faye.

 

 

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“Ha detto solo “mamma”?” Fece Alexander dubbioso. Erano stati convocati tutti d’urgenza nella sala delle riunioni.

“Andiamo a Gaeda!” Fece Dafne risoluta.

“Sono d’accordo!” Affermò Aphrodite dandole man forte.

“Non possiamo portare un esercito a Gaeda solo perché una ragazzina è scomparsa dicendo “mamma”!” Obbiettò un generale.

“Cosa?” S’infiammò Dafne.

“Hai capito benissimo!” Ribatté l’uomo.

“Sentite! Ogni minuto che passa è un minuto in più che regaliamo al nemico. Propongo che qualcuno vada a vedere a Gaea e in caso di pericolo torni indietro a dare l’allarme”. S’impose Philips che in cuor suo si sentiva ancora un verme per come aveva trattato la ragazza poco meno di un’ora prima.

“E sia!” Sentenziò Faye.

“Vado io!” Si propose Chibiusa.

“Vengo con te!” Dissero all’unisono Dafne, Aphrodite, Daniel e Philips prima di smaterializzarsi.

 

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Cinque figure si concretizzarono tra gli alberi.

“Dove cavolo siamo?” Fece Daniel.

“Bosco!” Rispose Aphrodite automaticamente cominciando a correre seguita a ruota da Dafne. Le due ragazze correvano veloci schivando rami e saltando buche e fossetti quasi conoscessero il percorso a memoria mentre gli altri parecchi metri indietro faticavano a tenere il passo.

“OH MIO DIO! VADO A CHIAMARE GLI ALTRI!” Urlò Aphrodite smaterializzandosi.

“Che succede?” Fece Chibiusa affiancando Dafne che si era fermata su un dirupo.

“Guarda là”. Rispose la mora in tono piatto indicando davanti a loro.

“…”. Dinanzi a loro il castello era messo a ferro e fuoco.

“Muoviamoci!” Fece Cesky.

“Di qua”. Disse Dafne facendogli strada. In poco meno di un minuto erano di sotto in mezzo al campo di battaglia.

“Dobbiamo trovare Angel!” Urlò Chibiusa schivando una sciabolata.

“Dev’essere nella sala del trono… se stava cercando i suoi sarà andata là!” S’intromise Daniel sferrando un calcio ad un soldato nemico.

“Venite con me!” Gridò Dafne mettendosi a correre su per i gradini dell’entrata, schivò un dardo, infilzò un mostriciattolo e sbatté a terra un uomo che bloccava l’ingresso. Gli altri le erano dietro. Entrarono in un immenso salone semidistrutto. Molte colonne erano state sfregiate, bellissimi arazzi erano a terra lacerati e si vedevano ovunque i corpi dei soldati caduti in battaglia.

Attraversarono varie sale e ormai col fiato corto giunsero in quella del trono. Lo spettacolo era raccapricciante, il corpo della regina era a terra sfigurato e ricoperto di sangue. Pochi metri sopra di lei si vedevano le catene alle quali probabilmente era stata incatenata. Anche qui i cadaveri non mancavano, ma erano più numerosi e smembrati.

Un esplosione nella sala accanto li ridestò. Si diressero automaticamente nella stanza adiacente per trovarvi Derrik messo piuttosto male che combatteva contro Angel. Lei era in lacrime, lacrime di rabbia, riportava un profondo taglio alla fronte da cui sgorgava denso sangue che le imperniava i capelli e la divisa, e la sua ala destra era stata perforata da una freccia. Nonostante tutto stringeva la spada e continuava a scagliarsi sul nemico con odio disumano.

Una freccia trapassò il cuore di Derrik che cadde a terra morto. Angel fissò adirata Philips che intanto faceva scomparire il suo arco.

“Siamo arrivarti!” Fece Dafne andandole incontro.

“Perché l’hai fatto?” Urlò la bionda rivolta al ragazzo.

“Fatto cosa?” Fece Cesky.

“Perché l’hai ucciso?”

“Beh… non mi sembrava che tu avessi intenzione di lasciarlo in vita…”. Fece lui spiazzato.

“No, infatti, doveva morire lentamente tra gli spasimi di dolore… implorandomi di finirlo… gli hai regalato la morte troppo presto!” Urlò lei.

Stava dicendo sul serio? Si… lo leggeva nei suoi occhi, era sincera, lo pensava veramente. Era proprio Angel quella che avevano davanti? La ragazzina spensierata che conoscevano era stata capace di dire quelle orribili parole?

La bionda scosse la testa contrariata e si mise a correre verso il giardino. Piantandoli li.

I quattro si scambiarono occhiate preoccupate e la seguirono a ruota. Una volta fuori però la persero di vista nella confusione della battaglia ancora in corso: i soldati di Gaea stavano cedendo sotto i potenti attacchi dell’esercito nemico.

“Dobbiamo aiutarli, almeno finché non arrivano i rinforzi!” Fece Dafne lanciandosi nella mischia.

“Okay, però io vado a cercare Angel!” Ribatté Philips scappando via.

Si girò più volte intorno ma senza vederla, in compenso fece fuori almeno una decina di mostriciattoli che gli capitarono a tiro. Mentre prendeva la mira per farne fuori un altro la scorse in lontananza. Stava correndo verso una torre. Non perse tempo e si affrettò giù per il prato. Corse come un fulmine fino ai piedi del mastio spalancò la porta e cominciò a salire i gradini…. Erano almeno dieci minuti che correva quando si ritrovò davanti ad una porta. La spalancò ritrovandosi in una stanza rotonda, come la torre del resto.

Un uomo brizzolato ansimante quasi quanto lui era accasciato al muro… una corona a pochi passi da lui… doveva essere il re. Si avvicinò all’uomo per verificarne le condizioni ma questo lo fermò prendendolo per un braccio.

“Ragazzo… mia figlia… vai da mia figlia…”.

Sua figlia? Angel! Philips annuì e si diresse verso un'altra rampa di scale. Stavolta il tragitto fu breve. Il ragazzo si ritrovò in cima alla torre, all’esterno da lì si poteva scorgere l’immensità di quel castello che ora era in fiamme. Si girò attorno e scorse a pochi metri da lui Angel che combatteva contro una donna dalla lunga treccia di capelli verdi.

“Ehi!” Urlò.

Le due combattenti si bloccarono un attimo per scorgere l’identità del nuovo arrivato.

“Cesky! Vattene!” Urlò la bionda.

La donna si servì della distrazione della ragazza e la calciò oltre il parapetto.

“ANGEL!!!! NOOOOOOO!!!!!!!!” Corse verso la ringhiera pochi metri più sotto la ragazza era riuscita ad arpionarsi ad uno spuntone.

“Aiutami!” Gridò disperata.

“Vola! Hai le ali no?” Fece lui.

“Stupido, non vedi che ho un ala perforata da una freccia? Come cazzo faccio a volare?” Urlò lei istericamente.

“Okay… asp---” . Le parole gli morirono in gola quando la donna dai capelli verdi lo colpì violentemente alla nuca.

“Che cosa credi di fare?” Fece lei brandendo la sua spada.

Ancora intontito dalla botta Philips materializzò l’arco e scaglio un dardo che però passò ad un metro dalla donna.

“AH AH AH AH ah ha ah… cosa credi di farmi con la mira che ti ritrovi?”

“Cesky! Aiutami! Non ce la faccio più!” Urlò Angel.

Il ragazzo con la vista che faceva flip flap aggiustò la mira; stavolta la freccia si conficcò nel braccio della sua avversaria. Questa in risposta mutò il suo sorriso in un acuta espressione di dolore.

Philips sistemò nuovamente il bersaglio e stavolta colpì la donna al cuore che cadde a terra senza vita.

Il ragazzo tornò a sporgersi dalla ringhiera, Angel era parecchi metri più sotto, da li era impossibile tirarla su.

“Ehi! Così non ce la facciamo, devi sforzarti di risalire!” Fece lui.

“Non ce la faccio!”. Urlò lei ormai piangendo.

“Prova, aiutati con le ali, anche se non puoi volare magari…”. Ma si bloccò subito sentendo i gemiti e vedendo l’espressione di dolore della ragazza mentre provava ad ubbidire.

“Okay okay fermati, non è la soluzione giusta…”. Si corresse.

“Philips… ti prego… non… ce la faccio…”.

“No, mio Dio resisti… vado a cercare qualcosa a cui ti puoi appendere okay?”

“NO! Rimani qui… ti prego…”.

“Ehi, non ti preoccupare, non ti abbandono, ma devo cercare qualcosa per tirarti su, okay?”

Dicendo questo cominciò ad ispezionare l’area circostante. Non cera niente oltre al cadavere della donna. Gli venne un illuminazione; raccolse la spada di Angel e tranciò la treccia della donna. Si sporse nuovamente dalla balaustra allungando la coda alla ragazza.

“Ci arrivi?”

“No!”

“Sforzati! Non c’è nient’altro qua sopra!”

“Non ce la faccio… più…”.

“NO! ANGEL!” La ragazza perse i sensi e cadde all’indietro nel vuoto.

Philips chiuse gli occhi e si accasciò al suolo di schiena alla ringhiera. Calde lacrime si stavano formando ai bordi delle sue bellissime iridi blu.

“EHI! RAGAZZO! CI SEI? AIUTO!”

Il padre di Angel lo stava chiamando… come gli avrebbe detto che sua figlia era morta?

“EHI! AIUTO!”

Philips corse giù per le scale rientrando nella stanza rotonda. L’uomo era sporto alla finestra.

“Ehi… ti prego, non ce la faccio da solo, aiutami a tirarla su!”

Tirarla su? Che diavolo stava dicendo? Il ragazzo si affacciò alla finestra e sgranò gli occhi vedendo che l’uomo teneva stretta Angel per le braccia. Senza esitazione la sollevò finché non riuscì a stringerla al petto.

L’uomo con le lacrime agli occhi gliela rubò dalle braccia.

“Signore, è meglio che vi porti al sicuro, a Stella Rossa…”. Fece Cesky.

“No! Il mio regno… mia moglie!”

“Sire… il suo regno è semi distrutto e in ogni caso a quest’ora saranno arrivati certamente i rinforzi, a sua moglie invece posso pensarci io!”

L’uomo abbassò lo sguardo a terra e annuì. Philips li teletrasportò all’istante in infermeria affidandoli alle cure di un infermiera; si smaterializzò e ricomparve pochi minuti dopo con il corpo della regina tra le braccia.

 

  *********************************************************************************

 

Philips si materializzò nel campo di battaglia. Schivò per miracolo un fascio di luce, probabilmente mortale, prima di riconoscere i suoi compagni impegnati in un estenuante scontro contro strani mostri d’orati che avevano l’assurda capacità di rigenerarsi.

“Cesky! Dov’è Angel!” Urlò Dafne schivando una freccia.

“È in infermeria!” Gridò di rimando prima di lanciarsi anch’egli nella mischia.

 

 

 

La battaglia continuava da troppo ormai… erano tutti stremati e a terra si vedevano solo soldati di Stella Rossa; infatti nessuno fin ora era riuscito ad eliminare uno solo di quei mostri.

Improvvisamente dietro a Daniel si aprì una voragine; ci sarebbe sicuramente caduto dentro se Dafne non lo avesse spintonato precipitando al suo posto!

Il ragazzo s’inginocchiò ai bordi del baratro portandosi le mani al volto.

In contemporanea dall’altro lato della voragine Alexander era piuttosto in difficoltà due mostri lo attaccavano contemporaneamente e senza preavviso lo spinsero giù nel vuoto.

Nello stesso momento tutti i mostri afferrarono quelli di Stella Rossa e cominciarono a sospingerli verso il buco.

“RITIRATA! RITIRATA! SMATERIALIZZATEVI PRESTO!”

In poco meno di un secondo a Gaeda rimasero solo i mostri d’orati che ritrovandosi soli si gettarono nella voragine a loro volta.

 

 

CONTINUA…

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Capitolo 16
*** Chiarimenti ***


CHIARIMENTI:

 

 

Daniel sferrò un pugno addosso al muro facendo sobbalzare tutti i presenti: era colpa sua, LUI sarebbe dovuto cadere in quella voragine, non la sua dolce Dafne. Era tutta colpa sua! Non solo non era stato in grado di proteggerla, ma era lui stesso la causa della prigionia o peggio… morte di Dafne.

“Dan…”. Esitò Chibiusa appoggiandogli una mano sulla spalla.

“Non toccarmi!” Urlò lui scacciando malamente il tocco della ragazza. I capelli neri gli ricadevano madidi di sudore sul viso che era deformato in una smorfia di dolore, rabbia e commiserazione.

“Non è colpa tua…”. Cercò di convincerlo la ragazza, ma lui la trucidò con lo sguardo. Quei suoi dolcissimi occhi marroni ora erano spalancati dalla frustrazione ed erano freddi e taglienti come lame affilate.

“Non è colpa mia? Non è colpa mia? NON È COLPA MIA? E DI CHI SAREBBE? DOVEVO CADERCI IO LA DENTRO NON LEI!” Sbraitò con tutta la rabbia che aveva in corpo. La ragazza spaventata arretrò di qualche passo andando addosso al custode.

“SE È COLPA TUA PERCHÉ TE LA PRENDI CON ME?” Rispose la ragazza riacquistando coraggio decisa a farlo ragionare.

“Io… scusa. Ma lasciatemi in pace. Non voglio vedere nessuno!” Il tono era decisamente più pacato ma non aveva perso quel cipiglio di freddezza.

“Dove vai? A piangerti addosso?” Sibilò mentre lui faceva per andarsene. Tutti la guardarono come se fosse impazzita, ma lei conosceva bene Daniel… se gli permetteva di mollare adesso non avrebbe più trovato la forza per andare avanti… per combattere.

“Cosa?” Sbottò il ragazzo fermandosi di botto.

“Beh… dove vai? Perché invece di andartene non vieni con noi e ci aiuti a stilare un piano per andare a riprenderla?”

“Non c’è modo! Lei è caduta tra le grinfie di quei pazzi! Tu non sai cosa fanno quelli ai loro prigionieri!”

“Cosa? Se non te lo ricordi io stessa sono caduta nelle loro grinfie! Mi hanno trattato come un cane, ma sono ancora viva!”

“Solo perché siamo arrivati in tempo!”

“Un motivo in più per non stare a piangersi addosso! Allora ti vuoi decidere ad aiutarci a trovare un modo per andare a riprendercela?”

“Non abbiamo neanche idea di dove sia il loro nascondiglio!”

“Si invece!” Stavolta a stupire tutti fu Aphrodite.

“Tu sai dove si nascondono?” Chiese incredulo il ragazzo abbandonando il tono ostile e assumendone uno speranzoso.

“Si! Loro hanno la prima chiave e io con la mia macchina posso rintracciarli!”

“Perfetto! Allora ancora convinto che non abbiamo speranze?” Chiese Chibiusa.

“E va bene! Ma sbrighiamoci”. Assentì il ragazzo dirigendosi nella famosa sala delle riunioni seguito dal resto della comitiva mentre i feriti erano portati d’urgenza in infermeria.

 

 

Lui non era certo stupido! Qui qualcosa non quadrava! La sua piccola stella aveva tenuto un discorso bellissimo ed era riuscita a convincere Daniel ma… perché lei non era disperata? Alexander era il suo ragazzo! Non una sola lacrima le solcava il volto! Non una sola volta il nome del ragazzo era uscito dalle sue labbra rosee…. Aveva solo consolato il ragazzo e parlato della sua amica… possibile che fosse così forte da riuscire a mascherare i suoi sentimenti? O forse… forse non provava veramente quello che credeva… forse lei credeva di essere innamorata… ma non lo era veramente! Di questo n’era certo! Lui sapeva cosa voleva dire amare qualcuno… non riuscire a fare niente senza pensare alla tua dolce metà… vedere in ogni cosa il suo sorriso… i suoi occhi… sentire ovunque la sua fragranza… averla sempre come protagonista di tutti i suoi sogni… quelli notturni, e quelli fatti ad occhi aperti! A lei certo questo non succedeva… non con Alexander almeno.

Helios entrò per ultimo nella sala delle riunioni sfiorandosi il petto dove poco prima la ragazza aveva urtato.

“Faye… abbiamo complicazioni!” Cominciò Aphrodite.

 

 

°Piuta - base nemica°

 

“Merda!”

“Ti vuoi calmare? È inutile! Non ci riuscirai mai!”

“Preferisci aspettare che vengano a torturarci?” Sibilò Alexander mentre faceva di tutto per cercare di liberarsi dalle catene che lo bloccavano al muro.

“Certo che no! Ma l’unica cosa che ottieni così è di tagliarti i polsi! Se dovessimo riuscire a liberarci saresti più che inutile perché non riusciresti nemmeno a maneggiare una spada”. Fece Dafne piuttosto tranquilla per la situazione in cui si trovavano.

“E come speri di liberarti se rimani li seduta a fissare il pavimento?”

“Io un piano già ce l’ho… ma non è ancora il momento…”.

 

 

 

°Stella Rossa – 18.30°

 

“Chibiusa? Ti posso parlare?”

La ragazza sobbalzò vedendo che il custode dei sogni la stava aspettando fuori della stanza dove Angel era tenuta in osservazione.

“Chi tace acconsente?” Scherzò il ragazzo.

“Io…”.

“Solo per qualche minuto. Ti va una passeggiata fino al lago?”

Chibiusa annuì nonostante sapesse che per andare e tornare dal lago ci voleva ben più di QUALCHE minuto.

I due cominciarono a camminare silenziosamente lei curiosa di sapere cosa voleva Helios e lui timoroso della risposta che gli avrebbe dato la ragazza.

Ormai camminavano già da qualche minuto nel viale alberato quando il guardiano decise di infrangere quel silenzio imbarazzato.

“…ehm come sta Angel?”

“Angel? Beh si rimetterà presto. Ma… è di lei che vuoi parlarmi?” Chiese la ragazza leggermente delusa.

“Mh… no, era solo per rompere il ghiaccio… io… beh tempo fa abbiamo lasciato un discorso in sospeso, no?”

“Si… me lo ricordo…”. Rispose lei decisamente rincuorata ma timorosa di scoprire la verità usando per questo un tono angosciato.

“Se non vuoi parlarne non importa… so che in passato ti ho fatto soffrire…”. Si affrettò a dire il ragazzo fraintendendo il tono della ragazza e ricordandosi le parole di Alexander.

“No… è meglio chiarire… ti ascolto.”

“Si… insomma lo so che non è il momento giusto per dirtelo però…”. Dio, si era ripetuto quel discorso almeno una settantina di volte eppure adesso non riusciva a spiaccicare una parola e tutto quello che si era preparato suonava così stupido di fronte a quei due grandissimi occhi rosa… era decisamente meglio lasciarsi andare e far parlare il cuore.

“Helios?” Chiese la ragazza vedendo che il ragazzo si era bloccato.

“Io… io ti amo! Lo so che ora stai con lui però io non ce la faccio più… sono disposto ad aspettare se non mi vuoi… ma dovevo dirtelo… non ce la faccio più… ogni volta che ti guardo ho l’impulso di venire li e baciarti e coccolarti e stringerti a me… il tuo profumo mi fa impazzire… ogni volta che i nostri occhi si incontrano non riesco più a scacciare dalla mia mente quelle bellissime iridi rosa… e le tue labbra… così morbide… quando le vedo curvate in un dolce sorrido il mio cuore perde un battito e quando invece sei triste Dio solo sa cosa darei per poter venire a consolarti. Ti amo Chibiusa… dalla prima volta che ti ho vista non ho mai smesso di farlo! Ti scongiuro perdonami se ti ho spezzato il cuore perché te lo giuro è l’ultima cosa al mondo che avrei voluto fare… ti amo… e anche queste due piccole parole sembrano così inadeguate per esprimere quello che provo… ed anche adesso che ti vedo davanti a me, bellissima nella tua semplicità sento le farfalle nello stomaco… io ti amo!

Calò il silenzio. Helios riaprì gli occhi che aveva chiuso a metà del discorso per paura della reazione della ragazza. Chibiusa era in piedi davanti a lui scioccata… gli occhi spalancati per lo stupore e due piccole stille che le rigavano le gote. Il custode non resistette… ho fatto trenta, facciamo trentuno! Pensò prima di prenderle il volto tra le mani e posare le sue labbra su quelle morbide e dolci della ragazza. Fu un bacio dolcissimo e leggero poi si scostò per lasciare il tempo di ricostruire l’accaduto al cervello di Chibiusa che era andato momentaneamente in Black Out.

Lui la fissava aspettando una risposta, ma la ragazza non riusciva proprio a riprendersi… possibile che Alexander avesse ragione… possibile che anche solo vederlo la facesse soffrire? Se era così dopo la sua dichiarazione e il bacio sarebbe andata in crisi… in effetti la ragazza che aveva davanti non era proprio quello che si poteva definire un botto di felicità…. Ma stavolta sapeva di non sbagliarsi… loro erano nati per stare insieme! Era scritto nelle stelle e il destino lo confermava avendo voluto che si incontrassero di nuovo dopo tanti anni. E lo confermava anche il calore che gli era esploso dentro al minimo contatto con le labbra lisce della ragazza. Sospirò e per sciogliere il fascio di nervi che era diventato si lasciò andare in una cristallina risata.

Com’era bello quando rideva… il suo volto si distendeva e i suoi incantevoli occhi d’oro si rischiaravano di una luce incommensurabile. Non riusciva ancora a chiudere la bocca che si era spalancata per la sorpresa… lui l’aveva baciata? No…non solo! Lui le aveva fatto una dichiarazione! Era il giorno più felice della sua vita e lei stava così, imbambolata a fissarlo come un ebete… ma si era rincoglionita? Forse si… era quello l’effetto che le faceva… quando ce l’aveva davanti era sulle nuvole. Si fece contagiare da quella risata melodiosa e gli si gettò al collo felice come un bambino il giorno di natale mentre scarta i regali.

Quando se la trovò tra le braccia dovette respirare profondamente per calmare il suo cuore che minacciava di esplodere da un momento al altro. Cominciò ad accarezzarle i capelli ma sapeva che prima di rallegrarsi cera ancora un altro punto da chiarire quindi si fece forza e sciolse l’abbraccio.

Chibiusa lo guardò confusa, certo avrebbe voluto rimanere tra le sue braccia all’infinito ma ora il volto del ragazzo aveva assunto un cipiglio serio e lei cominciò ad agitarsi angosciata che lui ci avesse ripensato.

“Chibiusa…”. Cominciò il ragazzo. Il suo tono era grave.

“…”.

“Io… tu. Noi non possiamo stare insieme!”

La ragazza si sentì morire dentro. Non poteva essere così perfido! Non lui! I suoi occhi si riempirono di lacrime di dolore.

“Perché?” La sua voce risuonò in un tremito.

“Io… non posso stare con te se tu stai con lui!” Fece serissimo il ragazzo gettandola nella confusione totale.

“Io… io non so di cosa stai parlando…”. Fece lei singhiozzando.

“Non essere sciocca… so benissimo di te e di Alexander!”

“Alexander?” Pronunciò lei disgustata.

“Lui mi ha parlato di quello che c’è tra voi! Io non voglio dividerti con nessuno!”

“Ma…ma tra noi non c’è niente… è finita mesi fa! Il giorno stesso che tu sei arrivato a Stella Rossa! Quando ti ho rivisto ho capito di amarti ancora e ho chiuso con lui”.

“Cosa? Lui mi ha detto che voi stavate insieme… mi ha addirittura minacciato quel maledetto!”

“EH?”

“Lui ha detto che tu non volevi più vedermi… è per quello che ho cominciato ad ignorarti! Credevo mi odiassi…”.

“Cosa? Io tutti questi mesi ad angosciarmi… non ci credo…è tutta colpa sua… io… io l’ammazzo! Io lo disintegro!”

“DOVE VAI?”

“Ad aiutare gli altri a finire di ritoccare il piano!”

“Perché?” Chiese lui aumentando il passo per raggiungerla.

“Dobbiamo salvare Dafne e Alexander, no?”

“Credevo lo volessi morto…”. Ironizzò il ragazzo.

“No… loro non devono neanche toccarlo… ci penserò io ad ammazzarlo appena mi capita tra le mani!” Fece mettendosi a correre verso il tempio lasciando il suo nuovo ragazzo in mezzo al viale.

Ma è impazzita? Si chiese mentalmente. Ma d'altronde era proprio per la sua unicità che gli aveva rapito il cuore. Così il ragazzo si avviò all’interno del tempio con un enorme sorriso stampato in faccia.

 

 

 

CONTINUA…

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Capitolo 17
*** Nella tana del lupo - 1a parte ***


NELLA TANA DEL LUPO:

(prima parte)

 

 

“Angel! Mio dio stai bene? Ero così in pensiero!”

La ragazza che era appena entrata sorrise alla donna adagiata nel letto che la fissava ansiosa. Era riuscita a salvarli. I suoi genitori erano vivi.

“Certo ma’ sono un osso duro, io!” Scherzò la bionda.

“Grazie a Dio! Quando ti ho visto comparire nel cortile in mezzo ai soldati mi è quasi venuto un infarto!”

“Ma va! Un infarto!”

“Dico sul serio, io credevo che scherzassi quando mi parlavi di mostri e dimensioni parallele…”. La rimproverò la donna.

“Suvvia Joanna sapevamo entrambi che non andava a giocare quando ha accettato la missione!” S’intromise il marito.

“…beh io non ero d’accordo neanche allora!”

“Mamma, papà… non litighiamo, tanto ormai non si può tornare indietro, no? E poi pensateci bene… se non mi fossi imbarcata in quest’avventura probabilmente adesso saremmo tutti morti!” La ragazzina era stranamente nervosa, spostava il peso del corpo da un piede all’altro in continuazione e si stava torcendo le mani.

“Tesoro stai bene? L’ultima volta che ti comportavi così era perché avevi distrutto l’abito da cerimonia di tua madre…”.

“No, non vi preoccupate, tutto bene. Ma ora devo andare! Sicuramente staranno preparando un contrattacco e servirà anche il mio aiuto.” Fece la bionda.

La donna che era la sua copia vivente, tranne per gli occhi azzurri, la guardò apprensiva.

“Eddai, non vi preoccupate! Sarà una passeggiata…”. Mentì la ragazza prima di uscire diretta nella sala delle riunioni.

 

 

 

***************************************************************

 

 

 

Camminando per i corridoi incrociò Chibiusa che apparentemente aveva la sua stessa meta.

“Ehi Usa-chan”. La richiamò.

“Ciao Ang! Ma che ci fai qua? Credevo non ti avrebbero dimesso prima di domattina!” Rispose l’amica.

“Beh, so essere convincente!” Fece la bionda continuando a torcersi le mani.

“Sì lo so…. Mi sono messa con Helios”. Accennò la principessa di Crystal City.

“Sul serio?” Fece lei fissando un punto indefinito alle spalle della ragazza dai capelli rosa.

“Mh…”.

“Complimenti!” Disse Angel senza convinzione.

“Grazie…”. Mormorò Chibiusa con lo stesso tono turbato.

In una situazione normale le due ragazze avrebbero saltato come pazze urlando di gioia…. Ma attualmente nemmeno quella notizia gli dava la forza di rallegrarsi. L’indomani o forse addirittura quella stessa notte si sarebbe svolto lo scontro conclusivo. Molti di loro sarebbero morti, sicuramente quella non sarebbe stata una passeggiata. Le due ragazze si guardarono coscienti di avere gli stessi timori e si sorrisero timidamente. Da ora in poi non si poteva più scherzare era arrivato il momento di crescere e di tirare fuori tutto il proprio coraggio e la propria determinazione a sopravvivere uscendone vincitori.

Raggiunsero in silenzio la sala delle riunioni; nella stanza il nervosismo era alle stelle e l’agitazione che vi regnava era frustrante.

Faye stava scrivendo qualcosa su dei fogli aiutata da un paio di vecchi, aveva l’espressione turbata e concentrata.

“Si parte stanotte…”. Fece Aphrodite arrivando alle loro spalle.

“Okay… il piano?”

“Ci stanno lavorando…. Come stanno i tuoi Ang?”

“Tutto bene…. Chissà come sta Dafne…”.

“È inutile rimuginarci sopra… andiamo a dare una mano…”. Fece Chibiusa chiudendo il discorso.

 

 

°Piuta - Prigioni°

Tre uomini spalancarono la porta della cella dove erano rinchiusi i prigionieri di Stella Rossa.

“Guarda guarda chi c’è…”. Cominciò la prima figura.

“Che diavolo volete da noi?” Sbraitò Alexander.

“Beh, ci stavamo annoiando, abbiamo deciso di divertirci un po’ con voi due…”. Continuò il secondo con un ghigno stampato in faccia.

“Va al diavolo!” Ringhiò Dafne.

“Ma che bella bambina…”. Riprese il primo avvicinandosi alla ragazza e prendendole il viso tra le mani.

“Toglile le mani di dosso lurido bastardo!” Ringhiò Alexander.

“E perché mai? È forse la tua ragazza?”

“Crepa…”. Sibilò il ragazzo.

“Bada a come parli!” Fece il terzo sferrandogli una ginocchiata nello stomaco.

“Alex!”

“Ti preoccupi per lui? Credo che dovresti cominciare a farlo anche per te sai?” La presa sul viso di Dafne si fece più salda.

“Noo! Lasciomi…”. Biascicò la ragazza non riuscendo a muovere bene la mascella.

“Ti piacerebbe tesoro…”.

Non aveva possibilità di uscirne, se fosse stato uno, forse avrebbe potuto convincerlo a slegarla e poi metterlo k.o. ma tre contro uno era impossibile…. Se solo avesse potuto trasformarsi…. Dove cazzo era il suo ciondolo?!?

“Che ne dici di venire a fare un giro di la con noi bellezza?”

“Lasciami! Smettila!” Urlò lei cercando di sottrarsi senza esito dalla salda presa dell’uomo.

“State fermi! Io giuro che…”. S’interruppe Alexander.

“Che cosa? Che mi prenderai a calci? Non ti preoccupare, quando avremo finito con lei penseremo anche a te…”. Fece l’uomo che l’aveva colpito mentre gli altri due slegavano la ragazza e la trascinavano fuori nonostante i suoi urli e i tentativi di ritorsione.

“Alex, aiuto! Alexxx! Lasciatemi! AIUTO ALEX!”

“Stai buona… e non preoccuparti… vedrai che adesso ci divertiremo…”. Fece il secondo individuo richiudendo la cella e sorridendo alla vista del ragazzo all’interno che urlava e si dimenava come un pazzo nel tentativo di liberarsi.

 

Sentì la porta che aveva appena varcato sbattere mentre uno di quei bastardi la richiudeva alle loro spalle. Gli altri due nel frattempo la stavano trascinando verso un tavolo, la tenevano salda sotto le ascelle mentre la trascinavano di peso, ogni suo tentativo di opporsi era inutile, ma non gliel’ avrebbe data vinta così facilmente….

Appena l’uomo che la teneva alla sua destra sciolse la presa lei gli sferro un calcio nei gioielli di famiglia facendolo rovinare a terra, quello che la imprigionava a sinistra per la sorpresa la lasciò il tempo che basta per ritrovarsi disteso sul tavolo col naso sanguinante.

“Brutta puttana…. Fermala Zack!” Urlò mentre lei si fiondava sulla porta, afferrò la maniglia, scattò la serratura ma mentre l’uscio si apriva regalandole la libertà si ritrovò placata dal terzo uomo che senza dubbio era il più robusto tra tutti.

“Dove speravi di andare?” Sibilò l’uomo col naso rotto chiudendo la porta a chiave e infilandosela in tasca. (la chiave)

“Questa la pagherai cara mocciosa…”. Ringhiò il primo uomo afferrandola e sbattendola sul tavolo.

Dafne sussultò, stavano per farlo, se fosse sopravvissuta avrebbe sprecato la sua prima volta con quei tre maniaci…. Non poteva! Non voleva! Sarebbe stato orribile! Tremendo! Daniel! Dov’era? No, sarebbe stata con lui la prima volta!

L’uomo più robusto le montò sopra e le strappò la canotta mentre lei cercava inutilmente di opporsi.

“È inutile tesoro, io sono molto più forte di te… rassegnati… vedrai che poi mi implorerai di continuare…”. Fece l’uomo cominciando a baciarle il collo.

Dafne era quasi in lacrime, cominciò a respingere l’uomo con le braccia afferrandolo per la veste cercando di allontanarlo; facendo questo gli strappò i primi bottoni della divisa.

Lui piuttosto scocciato le immobilizzò i polsi. Mentre tornava a chinarsi su di lei scivolò fuori dalla maglia stracciata un piccolo ciondolo. Dafne sgranò gli occhi… quello era IL SUO ciondolo. Fu un attimo, smise di divincolarsi e cominciò a baciare quel maledetto bastardo, questo lasciò la presa sui suoi polsi, in meno di un secondo lei afferrò il pendente e urlò la frase di trasformazione.

“Merda!”

“Ora me la pagate…”. Sibilò la ragazza brandendo la sua falce.

“Credi di farci paura? Sappiamo combattere anche noi cosa credi?”

“Vedremo, dite le vostre preghiere!”

“Ehi, prendiamola!”

“Non mi toccate!” Con un balzo felino Dafne salì sul tavolo e si preparò ad evocare i suoi poteri.

 

“Imploro il vostro soccorso o venerabile dea delle acque…

…Infondetemi la forza necessaria per spazzare via i miei avversari…

…aiutatemi ad infliggere loro un castigo mortale…

…sostenetemi nel compiere la mia vendetta…

…GHIACCIO, VENTO, BUFERA…

…INGHIOTTITE TUTTO NEL VOSTRO MORTALE ABBRACCIO!”*

 

“Scappate! Scappate!” Urlò il primo uomo mentre era ingerito da una coltre di ghiaccio.

Gli altri due non fecero nemmeno in tempo a raggiungere la porta che subirono la stessa sorte del compagno.

 

 

°Stella Rossa°

“Bene, allora è deciso, tra un ora tutti qui per la partenza, non voglio che veniate se non ve la sentite, sareste un peso inutile, chi decide di andare fino in fondo, beh, lo sapete che qui ci si gioca la vita, ma vi assicuro che se morirete sarete vendicati. Tutto chiaro?”

“SI!” Urlò in coro la sala.

“Bene andate…”. Concluse Faye.

I ragazzi uscirono dalla stanza e si sedettero sui gradini in tacito silenzio.

“Ragazzi, io, io volevo salutarvi…”. Fece Angel infrangendo il silenzio.

“Cosa?”

“Beh, è pericoloso… metti che ci rimango, almeno saprò di avervi salutato…”.

“Angel! Non dire stronzate! Non ci rimarrai, hai capito? Non morirai tu, non morirò io, non morirà nessuno di noi? Okay? Ficcatelo bene in testa!”

“Come puoi esserne sicura Usa-chan?”

“È semplice, io mi fido di voi… io combatterò al massimo, dando tutto! Ma so, che ci sarete sempre voi, i miei migliori amici a guardarmi le spalle, ogni volta, e io per voi, se noi lavoriamo come una squadra saremo imbattibili, insuperabili, abbiamo lavorato duramente, ci siamo sottoposti ad estenuanti allenamenti, tutto per arrivare qua, per far fuori quel pazzo, per salvare le cose che amiamo, per vendicare i torti che abbiamo subito, per fargli pagare ogni singola lacrima che è uscita dai nostri occhi…. Hai capito Ang? Io mi fido di te… mi fido di tutti voi, e non ho nessun timore ad affidare la mia vita nelle vostre mani! Stasera andremo a riprenderci Dafne… e Alexander, e vi giuro che se hanno osato anche torcergli un solo capello rado al suolo quel posto senza nemmeno lasciargli il tempo di capire cosa sta succedendo.”

“Ha ragione! Stanotte loro non avranno scampo!” Fece Philips.

“Giusto! E vedrai Usa-chan che se non trovo Dafne non avrai neanche il tempo di radere al suolo quella fogna perché l’avrò già fatto io!” Disse Daniel.

“Sono con voi!” Fece Helios.

“Anch’io!” S’aggiunse Aphrodite.

“…gliela faremo pagare!” Si convinse Angel.

 

 

°Piuta – Prigioni°

“Dafne!” Urlò sorpreso Alexander quando la ragazza sfondò la porta della cella con un calcio.

“Ehi!”

“Che ci fai qui?”

“Ti libero, no? O preferisci restare qua?”

“No, no… ma come hai fatto…?”

“Ho le mie risorse…”.

“…?”

“Lascia stare, me la sono vista brutta, lo ammetto, ma qualcuno lassù deve volermi bene… chissà, forse i miei…”. Fece liberandolo dalle catene.

“I tuoi?”

“Non parliamone ora… come usciamo da qua?”

“Non ne ho idea… dobbiamo trovare una cartina o qualcosa del genere…”.

“Beh, allora che aspettiamo? Andiamo a cercarla…”. Asserì la ragazza incamminandosi nel corridoio alle sue spalle.

“Attenta, arriva qualcuno!” I due si nascosero appena in tempo dietro ad una porta. Passarono due guardie di ronda.

“Chiediamo a quelli…”.

“Cos… no! Aspetta!”

Dafne uscì dal suo nascondiglio, infilzò la prima guardia e puntò la sua falce al collo della seconda che terrorizzata lasciò cadere a terra la sua spada.

“Vedo che hai deciso di collaborare…. Dov’è l’uscita?” Chiese lei sprezzante.

“N-non ci arriverai m-mai viva…”.

“Ah no?” Dafne avvicinò pericolosamente la falce al collo del malcapitato.

“N-no as-spetta…”.

“Smettila di balbettare mi irriti il sistema nervoso!” Sbottò la ragazza, ma l’uomo se possibile si spaventò ancora di più.

“T-ti p-pre-ego… h-ho f-famiglia…”.

Dafne spazientita smaterializzò la falce, lo afferrò per il collo e lo sbatté violentemente al muro.

“Stupido idiota, mi stai facendo perdere tempo… vuoi dirmi dove cazzo è l’uscita!” Ringhiò la mora.

“S-segui il c-corridoio…”. Mormorò la guardia.

“Bene…. Dobbiamo farlo fuori, altrimenti potrebbe dare l’allarme…”. Si rivolse ad Alexander che era a sua volta uscito dal nascondiglio e la guardava a pochi passi di distanza.

“Basterebbe fargli perdere i sensi, no?”

“E se poi si sveglia?”

“Allora rinchiudiamoli nella cella dove stavamo noi prima.”

“E va bene…”. Accettò la ragazza.

Trascinarono il cadavere e la seconda guardia fino dentro la prigione e li rinchiusero dietro le sbarre.

“Andiamo…”.

“Si muoviamoci, prima usciamo meglio è…”.

I due corsero lungo il corridoio che svoltò un paio di volte, evitarono un altro paio di guardie finche non si ritrovarono davanti ad un portone.

“Sarebbe questa l’uscita? Non mi convince…”.

“Neanche a me, ma ormai siamo qui…”. Rispose la ragazza.

Alexander sospinse la porta e i due entrarono.

“Ma che diavolo? Alexander! Ehi! Ehi dove sei?”

“Sono qui! Mi senti?”

“Si! Che cazzo ci fa tutta sta nebbia qua dentro?”

“Non è nebbia…”.

“Ah, no? E che è fumo?”

“No… è… è vapore!”

“AH!”

“Sono io!”

“Mi hai fatto prendere un colpo!”

“Scusa…. Proseguiamo?”

“Ma non si vede niente!”

“Beh, facciamo un passo alla volta…”.

“Okay, ma non ti allontanare, eh?”

SBAM

“Ai! Sono andata addosso a qualcosa…”.

“È un piedistallo…”.

Di colpo la nebbia si dissolse rivelando un grandissimo salone circolare.

“È la prima chiave!”

“Cos---”

NNNNEEEEEEEWWW NNNNNNEEEEEEEEWWWWW NNNNNNEEEEEEEWWWW (ok, questo per chi non lo ha capito, tutti immagino, è il suono di un allarme N.d.A)

“Merda! Ci hanno scoperti! Scappiamo!”

“La chiave!” Fece la ragazza.

“Prendila e muoviti!”

“Si… Alexander!”

“COSA?” Gridò esasperato lui.

“I-il calice!”

“Dove?”

“Lassù! Vado a prenderlo!” Fece Dafne indicando un piedistallo dall’altra parte della stanza rialzato sopra due gradini.

“No! Non c’è tempo! Torneremo dopo!” Urlò lui afferrandola per un polso e trascinandola via.

“Aspetta!” Fece la ragazza chinandosi a raccogliere la chiave prima di seguirlo fuori dalla stanza.

“Dafne…”.

“Cosa?”

“Dove cazzo siamo? Non siamo arrivati da qua prima!”

“Merda! Con la nebbia abbiamo perso l’orientamento”.

“Ssstttt! Dei passi! Dobbiamo levarci di qui!” Fece lui imbucando un corridoio e scomparendo nella penombra. La ragazza lo seguì a ruota.

 

 

°Stella Rossa°

“Ci siamo tutti? Mi raccomando tornate vincitori! Se rimanete feriti smaterializzatevi in infermeria ci sono gia le nostre infermiere pronte ad accogliervi…. Buona fortuna a tutti”. Fece Faye prima di abbandonare la stanza. I presenti si scambiarono sguardi rassicuranti e scomparirono poco dopo nel nulla.

 

 

***************************************************************

 

 

L’esercito di Stella Rossa si concretizzò in una sala in penombra.

“Usciamo da qui! Siamo scoperti”. Intimò Philips ai vari generali che comandavano i plotoni.

In poco meno di un minuto l’armata si spostò fuori dalla stanza dividendosi in gruppi per cercare Dafne e Alexander.

 

 

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“Di qua! Urlò Alexander svoltando improvvisamente a destra”. I due si nascosero dietro una colonna.

“Li abbiamo seminati?” Chiese Dafne.

“Credo di si…”. Rispose il ragazzo.

BAAANG

“Che succede?” Si preoccupò la ragazza.

“Sssstttt! Tornano indietro!”

Alle loro spalle riecheggiarono dei passi.

“Correte! Stella Rossa sta attaccando l’ala Sud!”

“Presto!”

“Sono venuti a prenderci…”. Sussurrò Dafne.

“Andiamo anche noi, se ci riuniamo a loro saremo più al sicuro”. Fece Alexander.

“Okay… corri! Seguiamo quei maledetti!”

 

 

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“Dobbiamo trovare le prigioni!” Esclamò Daniel.

“Di qua!” Fece strada Chibiusa incamminandosi per uno stretto corridoio.

“Sei sicura che sia di qua?” Chiese Aphrodite.

“No, ma è molto più probabile che li tengano nei sotterranei, no?”

“Hai ragione”. Fece Angel.

“Ma come fai a dire che i sotterranei sono per di qua?” Domandò Daniel.

“Intuito…”.

 

 

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“Cazzo li abbiamo persi!”

“Sì ma le esplosioni ormai sono più vicine! Ci siamo quasi! Proviamo alla fine di quel corridoio!”

“Okay…”.

“Aspetta! Arriva qualcuno!”

“Indietro, torna indietro…. Corri! La dentro!” Sibilò Dafne ripercorrendo il corridoio e fondandosi dentro una porta.

 

 

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“L’avete sentito anche voi?” Chiese Angel.

“C’era qualcuno che parlava! Facciamo attenzione!” Li mise in guardia Helios.

I ragazzi percorsero la fine del corridoio senza incontrare nessuno.

“Forse sono entrati la dentro…”. Ipotizzò Angel riferendosi alla porta.

“Non è importante, dobbiamo arrivare alle pigioni…”.

“Okay, allora di là”.

 

 

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“Non ci hanno seguiti per fortuna!” Fece Alexander guardandosi indietro. La porta nascondeva un altro corridoio che loro stavano percorrendo di corsa.

“Beh, per fortuna, comunque anche di qua si arriva alle esplosioni, no?”

“Si, mi sembra di si… ATTENTA!” Dafne si buttò a terra appena in tempo: un gruppo di soldati le aveva appena lanciato contro una sfera di energia.

“Grazie!”

“Figurati, facciamo fuori questi scocciatori!”

“Ti prego, lasciami l’onore!”

Dafne materializzò la sua falce e in meno di due secondi fu addosso agli avversari; schivò una sciabolata, sferrò un calcio ad una guardia spingendola addosso ad altre due, saltò per evitare una coltellata alle ginocchia e, con un balzo felino atterrò alle spalle di quello che sembrava il capo di quella combriccola; senza farsi scrupoli gli tagliò la gola. Mentre questo si accasciava ai suoi piedi lei, facendo leva sulla sua falce spiccò un salto atterrando di fronte a quei pochi che erano rimasti in piedi.

“Ehi Dafne, ne lasci un po’ anche a me?” Ironizzò Alexander.

“Va beh… se ci tieni… fai fuori questi qua”. Rispose la ragazza dando le spalle agli uomini che l’avrebbero sicuramente colpita se non fosse stato per il ragazzo che con una sciabolata li atterrò.

“Provvidenziale direi…”. Scherzò Dafne.

“Muoviamoci…”.

 

 

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“Qualcosa mi dice che quei due non avevano bisogno di aiuto…”. Ironizzò Chibiusa quando furono davanti alla cella vuota, o per meglio dire, alla cella con dentro un cadavere e un soldato senza sensi.

“Dove saranno andati?” Chiese Aphrodite.

“Probabilmente hanno sentito le esplosioni…”. Fece Helios.

“Già… le cose che potevano fare erano due: allontanarsi e mettersi al sicuro o andare a cercarci dirigendosi verso la guerriglia”. Continuò Philips.

“Beh, conoscendo gli elementi io direi di tornare indietro”. Affermò Angel.

“Sono d’accordo…”. Fece Daniel.

“Ma guarda te… neanche la decenza di aspettare che veniamo a salvarli…”. Si lamentò Chibiusa ritornando sui suoi passi.

 

 

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Dafne e Alexander percorsero un altro paio di corridoi prima di sboccare nel bel mezzo della battaglia. L’esercito di Stella Rossa si destreggiava bene, ma anche gli avversari non erano da meno.

“Non li vedo!”

“Neanche io!” Ammise Dafne.

“Che facciamo, diamo una mano qui?” Propose Alexander.

“No, e se sono andati da Athanos?”

“È una remota possibilità…”.

“Ma è comunque una possibilità! Io voglio essere in prima fila quando faremo fuori quel bastardo!”

“E allora che vuoi fare?”

“Torniamo indietro!”

“Cosa?”

“Si, andiamo a recuperare il calice!”

“Ma sei pazza?”

“Non ancora! Quell’affare gli servirà di sicuro, se noi lo prendiamo in tempo, forse batterlo sarà una passeggiata!”

“E va bene, ma non potevi pensarci prima? Adesso ci tocca rifare tutta la strada!”

“Dai, corri!”

Dopo un paio di corridoi…

“Ehi, ma sei sicura che siamo arrivati da qui?”

“Io… credo ci siamo persi…”.

“Cazzo!”

“Già… proviamo di là”. Propose la mora.

“Dafne!”

“Lo so, arriva qualcuno…”.

“Si, dietro quell’angolo!”

“Vengono per di qua… ci vedranno!” Fece lei.

“Usciamo?”

“No, non è prudente…”.

“Sssttttt…”.

Successe tutto in una frazione di secondo; dopo un’occhiata eloquente Dafne e Alexander balzarono fuori da dietro l’angolo e puntarono le lame alla gola di Philips ed Angel, che fecero lo stesso con loro.

“Dafne!”

“Dan!” La ragazza mollo a terra la falce e saltò al collo del suo ragazzo.

“Ehi, ma dove eravate finiti?” Fece Chibiusa scompigliando i capelli dell’amica.

“Vi stavamo cercando…”. Rispose Alexander, ma lei non lo calcolò minimamente.

“Stai bene?” Chiese Philips al ragazzo che scrutava la principessa del Crystal Empire mentre lei gli dava le spalle.

“Si…. Sappiamo dov’è il calice corvino”. Sentenziò lui riportando su di se l’attenzione.

"hi"niò in unE dove?”"

“Beh, veramente ce l’avevamo davanti, ma non abbiamo potuto recuperarlo… però ho trafugato la prima chiave!” Fece Dafne sventolando il ciondolo che portava al collo.

“Io ho quella della ninfa!” Disse Angel sorprendendo tutti i presenti.

“Ma, ma come hai fatto a convincerla?”

“È una storia lunga, non c’è il tempo, propongo di andare a prendere il calice!”

“Si! Ehi voi due! Vi dispiace farci da guida turistica?”

“…veramente, ci siamo persi…”

“Cosa?”

 

 

***************************************************************

 

 

“Mio signore, le tre chiavi si sono finalmente riunite!”

“Bene… è dunque giunto il momento!” Sibilò Athanos.

“Procedo secondo i piani?”

“Si…. E vedi di non commettere errori…”.

“Sì mio signore”.

 

 

 

CONTINUA…

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Capitolo 18
*** Nella tana del lupo - 2a Parte ***


NELLA TANA DEL LUPO

(seconda parte)

 

“Oh, no! È un vicolo cieco!” Sbottò Angel.

“L’avevo detto io che dovevamo svoltare a destra!” Si lamentò Philips.

“Già scusa, hai sempre ragione tu, vero?”

“Almeno a quest’ora non eravamo davanti ad un muro!”

“Ragazzi, non perdiamo tempo… torniamo indietro”. S’intromise Dafne, ma a quelle parole il pavimento cominciò ad altalenare sotto i loro piedi facendoli cadere uno sull’altro.

“CHE SUCCEDE?” Urlò Chibiusa scaraventata dolorosamente contro al muro.

“Sono venuto a darvi il benvenuto nella mia umile dimora…”. Sogghignò una voce intorno a loro.

“Aiuto!” Strillò Angel mentre una mano incorporea l’afferrava per i fianchi e la trascinava lontano.

“Tu possiedi una chiave vero?” Riecheggiò di nuovo la voce mentre un'altra “onda” nel pavimento sbalzava tutti lontano.

“Angel!” Gridò Philips agguantandole una mano.

“Ti prego, non mi lasciare…”. Lo supplicò la bionda disperata.

“È inutile tanto morirete tutti e io distruggerò questo patetico universo!” Replicò la voce di Athanos mentre anche Philips veniva lanciato contro la solida parete.

“Noooo! Aiuto!” Si dimenò Angel ma senza riuscire ad opporsi alla presa della mano che la trascinò dentro una porta comparsa tempestivamente nel muro e che scomparve poco dopo il loro passaggio.

“Cazzo!” Sbottò Chibiusa cercando di raggiungere la parete con non poche difficoltà.

“Sembra di camminare su un materasso ad acqua…”. Fece Daniel che aveva le sue stesse intenzioni.

“Apriamo un varco?” Propose Chibiusa tastando la pietra fredda.

“Faccio io”. Fece Cesky intimandole di spostarsi; pochi secondi dopo un dardo sbriciolò la parete aprendo un varco su un enorme salone circolare.

Su un trono stava seduto Athanos che si rigirava una chiavetta d’argento tra le dita.

“Non è educato buttare giù i muri delle case altrui…”.

“Effettivamente hai ragione, ma sai, avevamo un po’ di fretta!” Rispose Chibiusa.

“Dov’è Angel?” Sibilò Dafne.

“La biondina? Se ci tenete tanto ad averla…”. Fece un rapido gesto con la mano e ai suoi piedi comparve la ragazza priva di sensi riversa al suolo, la trasformazione scissa e i ricci color miele a celare il viso. Con un calcio la fece ruzzolare giù dai gradini senza un minimo di grazia.

I ragazzi si irrigidirono e una scarica di gelo li percorse da parte a parte.

Philips le si avvicinò cautamente e le tastò il battito.

“È viva…”. Mormorò rincuorato.

“Non ti preoccupare, adesso rimedio subito”. Sibilò Athanos.

Lui adirato fece per incontrare il suo sguardo ma se ne pentì subito. Sotto il cappuccio intravide due malefici occhi rossi che lo raggelarono e subito dopo si ritrovò a terra contorcendosi per gli spasimi di dolore.

“Nooooo! Fermo!” Urlò Chibiusa.

“Non ti preoccupare, tra un po’ mi occuperò anche di te…”.

Alexander corse in aiuto del suo migliore amico e fendendo l’aria con la sua spada provocò una leggera ventata che costrinse il demone ad interrompere il contatto lasciando Philips a terra ansimante.

“Avete voglia di giocare? Vorrà dire che prima di farvi fuori mi divertirò un po’ con voi…”. Li minacciò Athanos.

“Non ci fai paura!” Pronunciò il custode dei sogni.

“Oh… ci sei anche tu? Credevo che la lezione che ti ho impartito l’ultima volta ti fosse bastata!” Ghignò l’incappucciato sorpreso di vedere il ragazzo.

“Sono qui per vendicarmi!” Rispose Helios.

“Ah, si? Beh, comincerò da te allora!” Athanos distese il braccio destro parallelamente al pavimento e tra le sue lunghe dita cominciò a formarsi una piccola sfera di energia bianca.

“Helios!” Gridò la principessa del Crystal Empire mentre il colpo esplodeva in direzione del custode. Questo in risposta non si mosse, ma davanti a lui comparve il cristallo d’oro.

Non appena la sfera minacciò di infrangersi contro il ragazzo lei chiuse gli occhi disperata ma con suo gran sollievo quando trovò il coraggio di riaprirli vide il suo ragazzo vivo, in mezzo alla stanza circondato da un intensa aura dorata.

“Tsk… credi che bastino questi giochetti per batterci, Athanos?” Fece Helios pronunciando l’ultima parola con innato disprezzo. I capelli argentei del custode aleggiavano sospinti da un vento inesistente e i suoi occhi fiammeggiavano di rabbia repressa. Portò il cristallo sopra la testa e cominciò a raccogliere energia. Poi prosegui:

“Ora è il mio turno…

…io t’invoco spirito dei sogni…

…ti prego conferiscimi la forza di annientare l’oscurità…

…rischiara l’anima del mio nemico…

…aiutami a cancellare gli incubi che c’imprigionano nell’ombra…

…dammi la speranza…

…dammi la forza…

…dammi la luce…

…CRISTALLO D’ORO RISPLENDI!!!”

Un immane lampo di luce dorato partì dal cristallo dritto verso Athanos che riuscì all’ultimo momento ad evocare uno scudo in sua protezione. Il colpo s’infranse dopo un po’ di conflitto.

“Abile, ma non abbastanza…”. Commentò l’incappucciato.

“Ora vedrai!” Urlò Chibiusa scagliando una freccia arsa contro il demone che la schivò abilmente.

“Lo stesso vale per te principessina… dovete impegnarvi di più se volete divertirmi, anche perché io comincio a stancarmi di giocare!” A queste sue parole comparvero dal nulla piccole sfere di energia nera percorse da fulmini verdi che colpirono alle spalle Chibiusa, Alexander ed Helios che però a differenza degli altri due non svenne perché l’aura dorata che ancora lo circondava attutì il colpo.

“Bastardo! Giochi sporco!” Urlò Daniel.

“E con questo?”

“Maledetto me la pagherai per tutto! Anche per questo!” Sibilò in risposta il ragazzo.

“No, non credo, mi sono definitivamente stufato di giocare con voi… siete noiosi! Voi due… siete voi che avete le chiavi… consegnatemele!” Ordinò Athanos.

“Scordatelo”. Fece Dafne.

“Meglio morire!” Esclamò Daniel.

“Beh, se vuoi ti accontento…”.

“Non sarà così facile”. Sibilò il ragazzo sfoderando la sua spada.

“Ah, si?” Athanos scese finalmente gli scalini e sfoderò la sua arma, una sciabola con l’elsa intarsiata di rubini. Quando era a pochi passi da Daniel recise l’aria provocando una ventata che lo sospinse a parecchi metri di distanza contro il muro.

“Beh, e tu non giochi con me?” Si rivolse il demone a Dafne la quale senza perdere tempo in chiacchiere materializzò la sua falce e gli fu addosso. Athanos dopo qualche fendente, senza fatica, disarmò l’avversaria che cadde ai suoi piedi. L’incappucciato la trattenne al suolo mettendole un piede sull’addome. Portò la spada sopra la testa pronto a colpire a morte la ragazza che dal canto suo non riusciva a sottrarsi al suo avversario.

“DAAAAAFNEEEEEE!!” Gridò disperato Daniel cercando di alzarsi per correrle in aiuto ma venne bloccato da due mani astratte che lo schiacciarono al suolo.

“È la tua fine!” Urlò Athanos rivolto alla ragazza quasi divertito dal gesto che stava per compiere.

“NOOOOOOOOOO!!” Non poteva succedere di nuovo! Quel bastardo non poteva portargli via tutto per la seconda volta. “DAAAAAAFNEEEEEEE!!!!” Si dimenò con tutta la disperazione che aveva in corpo ma la pressione che esercitavano quegli spettri su di lui era troppo forte. Vide Athanos prendere la mira e abbassare la lama. Serrò gli occhi con tanta forza che gli fecero male. Sentì il rumore di una lama che si conficcava nella carne e il tonfo sordo di un corpo morto cadere a terra.

“NOOOOOOOOOOOO!!!!” Riecheggiò la voce carica di dolore di Dafne.

Spalancò gli occhi e con sua sorpresa, sollievo e dolore apprese che Aphrodite, che ora giaceva a terra morta in una pozza di sangue, si era sacrificata per la sua migliore amica.

“Povera stolta…”. Commentò Athanos. Dafne a quelle parole non ci vide più dalla rabbia e mossa dal dolore sentendosi lacerata nel profondo si liberò dalla presa dell’incappucciato e riuscendo a prenderlo di sorpresa gli sfilò la sciabola di mano e gli dilaniò la spalla sinistra.

Era colpa sua! Tutta colpa sua! Si era sacrificata per lei! Aveva dato la sua vita per salvarla! Perché? Perché l’aveva fatto?

Dafne s’inginocchiò a fianco al corpo ancora caldo della ragazza. I capelli mori le incorniciavano in disordine il volto rigato di lacrime amare e intrise di dolore. Sfiorò i capelli azzurrini della sua amica quasi avendo paura di farle male. Gli occhi spalancati che la fissavano orripilati.

“DAFNE” Urlò Daniel ancora sconvolto dall’accaduto. Athanos aveva ripreso possesso della sciabola ed era pronto a colpire di nuovo. Stavolta non poteva permetterlo, non l’avrebbero trattenuto oltre. Sfoggiando una forza a lui nuova si liberò delle mani e corse verso il demone frapponendosi tra lui e Dafne.

“COME HAI OSATO? COME HAI POTUTO? “Urlò lui fuori di se.

“Ma come non sei contento? La tua amichetta si è salvata!” Malignò Athanos.

“BASTARDO! Sei disumano! Non meriti di vivere!” Strillò a sorpresa Dafne alzandosi di fianco al suo ragazzo.

“Tu… me la pagherai… andrai all’inferno assieme a quella mocciosa!”

“Non prima di averla vendicata!”

I tre ingaggiarono un combattimento, e Athanos che aveva una spalla smembrata, sebbene fossero due contro uno non faceva molta fatica a tenergli testa. Le lame delle loro armi vibrarono per parecchio tempo prima che Daniel riuscisse a disarmare il demone. Intanto Dafne alle sue spalle cercò di trafiggerlo ma questo fu più veloce e schivò il colpo riuscendo con un balzo a rimpossessarsi della sua sciabola.

“Mi sono stancato, ve lo ripeto per l’ultima volta… CONSEGNATEMI LE CHIAVI!” Ordinò Athanos.

“Vaffanculo!”

“Crepa!”

“Bene… vorrà dire che le recupererò dai vostri cadaveri.” Il demone portò le braccia sopra la testa e cominciò a caricare un enorme sfera rosso carminio.

“È la vostra fine…”. Dite le ultime preghiere! Ghignò un secondo prima apprestarsi a scagliare il colpo.

I due fecero per spostarsi ma di nuovo quelle mani li immobilizzarono. La risata di Athanos rimbombò nella stanza.

“TRAFIGGI SAETTA DI GIADA!”

Un dardo traforò la sfera che era ancora custodita tra le mani del demone; questa esplose avvolgendolo nel suo stesso colpo.

“NOOOOOOO!” Urlò l’incappucciato prima di scomparire assieme alle mani che immobilizzavano i due custodi delle chiavi.

“È morto?” Chiese Dafne conoscendo già la risposta.

“No”. Rispose Daniel posandole una mano sulla spalla; lei la scostò e s’inginocchiò di nuovo vicino al corpo inanimato di Aphrodite.

“Grazie”. Mormorò il ragazzo rivolto a Philips.

“Figurati. Dafne, mi… mi dispiace”. Rispose Cesky.

“È colpa mia…”. Sussurrò la mora di nuovo in lacrime.

“Devi farti forza… dobbiamo vendicarla!” Le sussurrò Daniel chinandosi ad abbracciarla.

Philips intanto si diresse ad aiutare Helios che era a terra in uno stato di semi incoscienza.

Ehi… ce la fai? Ti rimando in infermeria?” Fece il biondo rivolto al custode.

“No…”. Ansimò lui.

“Okay, ti serve aiuto?”

“No, adesso mi alzo. Vai ad aiutare qualcun altro”. Rispose Helios riprendendo totalmente coscienza di se e aspettando che la stanza smettesse di girare per poi riuscire ad alzarsi.

Philips ignorò Chibiusa e Alexander che erano a pochi passi da lui e si diresse verso la ragazza bionda riversa ai piedi del trono.

La rivoltò delicatamente, come se fosse un fragile fiore che alla minima scossa minaccia di perdere tutti i petali. Vista così senza l’allegria e la vitalità che la caratterizzavano sempre sembrava davvero morta. A quel pensiero le tastò subito il polso per assicurarsi del battito: era molto debole. La cosa migliore era portarla in infermeria lontano da tutto questo. Fece per smaterializzarsi ma senza esito, riprovò più volte ma il risultato era lo stesso. Rassegnato decise di svegliarla.

“Angel… Angel… EHI... insomma ti vuoi svegliare?” Qualcuno continuava a chiamarla, chi la disturbava? Era una voce maschile, famigliare… Philips!

Tra le sue braccia la ragazza spalancò gli occhi di scatto e lo fissò con i suoi bellissimi occhi verdi.

“Era ora!” Sbuffò lui mentre lei si divincolava da suo abbraccio. La fissò un secondo, aveva la testa tra le mani e il viso chino nascosto dalle ciocche dorate.

“Ehi stai bene?” Le chiese preoccupato.

La voce del ragazzo arrivò al suo cervello come un rimbombo discostato, schiuse di nuovo gli occhi ma la testa riprese a girare turbinosamente, e lei fu costretta a serrarli istantaneamente.

Lui la prese per le spalle e la costrinse a guardarlo.

Nebbia, solo figure sfocate… nessun’immagine definita. Sbatte le palpebre una, due, tre volte finché non riuscì a rimettere a fuoco un punto indefinito alle spalle del ragazzo che le blaterava qualcosa di confuso. Una ragazza dai capelli mori… era Dafne. E… stava piangendo, si costrinse a mettere di nuovo a fuoco l’immagine che si era sfocata per l’ennesima volta. Stava piangendo, era disperata, un'altra ragazza era a terra… era morta…

“APHRODITE!!!!” Gridò improvvisamente la bionda facendo sobbalzare Philips.

“Angel! Calmati!”

“NO! NO! APHRODITE!” Continuò la bionda cercando di liberarsi dalla stretta del ragazzo. Ora tutto era nitido, i rumori, le voci, le sue grida straziate. Enormi lucciconi cominciarono a camminare sul suo viso delicato mentre continuava ad invocare il nome dell’amica che era caduta preda del sonno eterno.

“ANGEL! TORNA IN TE!” Gridò Philips preoccupato dalla reazione della ragazza che continuava a lottare disperata per correre dall’amica morta. Poi lei stupendolo gli mollò un ceffone in faccia.

“LASCIAMI!” Sbraitò e riuscendo a sciogliersi dalle possenti braccia del ragazzo spiccò una corsa verso le due ragazze, ma prima di riuscire a raggiungerle sbatté addosso ad un imponente figura incappucciata che le si materializzò di fronte facendola franare per terra.

“Salve… ti sei svegliata…”. Sibilò Athanos.

“Sei stato tu…”. Stridé lei con tutto il disprezzo, l’odio e la rabbia che aveva in corpo.

“Se ti riferisci a quella la… sappi che si è messa in mezzo. Ma tanto prima o poi l’avrei eliminata comunque! Come tutti voi del resto”.

“MOSTRO!” Strillò lei fuori di se, reagendo d’impulso gli saltò addosso e gli strappò la chiave argentata che teneva al collo. La lanciò lontano e facendo comparire la sua divisa materializzò la spada e cercò di trafiggerlo mossa dalla disperazione. Lui schivò il colpo per un soffio e la sbalzò addosso alla parete parecchi metri lontano.

“Maledetta!” Si volse per recuperare la chiave ma con suo gran disappunto apprese che era sparita.

“Dov’è?” Gridò adirato marciando contro la bionda.

La afferrò per il collo e cominciò a sbatterla contro il muro.

“Dov’è la chiave!”

Per quanto la stretta delle sue mani al collo la ragazza scoppiò in una risata ironica che lo fece infuriare e perdere il controllo.

“DOV’È LA CHIAVE !”

“La porterò con me all’inferno!” Sibilò Angel riducendo gli occhi a due fessure.

“NOOOOOOO!!!!” Gridò il demone fuori di se per la rabbia sbattendola più violentemente contro la parete.

Continuava a stringere la presa sul collo della ragazza l’avrebbe soffocata e poi avrebbe recuperato quella maledettissima chiave. Preso dai suoi pensieri si accorse troppo tardi del colpo scagliato dal guardiano d’Illusion e non riuscì a spostarsi in tempo.

“ARGGG!” Gemette il demone portandosi una mano all’avambraccio sinistro.

Si voltò di scatto verso Helios cominciando a minacciarlo di morte mentre Angel si accasciava stremata al suolo.

Il mondo le arrivava di nuovo sconnesso. Era un’abitudine ormai…. Si fece forza e materializzò la sua spada di cristallo nero.

“MORIRETE!!! MORIRETE TUTTI!!!” Stava urlando quel maledetto.

“VA AL DIAVOLO!” Gridò Angel trafiggendogli la schiena con la spada.

Athanos cadde a terra ferito a morte e per la seconda volta scomparve. Angel non perse tempo ad ascoltare quello che dicevano i due ragazzi e si precipitò verso Aphrodite.

S’inginocchiò vicino a Dafne e raccolse una mano ormai tiepida della ragazza. Le lacrime che si erano momentaneamente arrestate cominciarono nuovamente a zampillare dalle sue iridi verdi ancora più traboccanti di prima.

“Angel… mi dispiace, è… è tutta colpa mia…”. Mormorò Dafne anche lei in lacrime.

La bionda non rispose ma le stille se possibile aumentarono di portata scivolando oltre il suo volto e andando a bagnare la divisa sporca di sangue di Aphrodite.

“Io… dovevo morire io… lei, questa stupida si è messa in mezzo… è tutta colpa mia!” Gorgogliò la mora nascondendo il volto tra le mani.

Di nuovo Angel rimase in silenzio.

Dafne disperata cominciò a torturarsi i capelli senza riuscire a fermare i singulti.

“È tutta colpa mia! Perché? Perché l’hai fatto?” Gridò Dafne.

“Non è colpa tua…”. Mormorò la bionda.

“Ah, no? Stava per colpire me! Io! Io dovevo morire!”

“Credi che se fossi morta tu a quest’ora io non sarei qui disperata?” Strillò Angel tra i singhiozzi.

“Non è questo il punto… lei doveva vivere…”. Mormorò la mora aspramente.

“Dici bene… doveva vivere… non eri tu a dover morire, era lei a dover vivere…”. La voce della bionda era irriconoscibile tanto era roca e straziata dal dolore.

“Si, ma se…”.

“Non fartene una colpa Dafne, il tuo unico errore è stato il non riuscire a proteggerla; errore che hai fatto tu, ho fatto io, ha fatto Usa-chan, abbiamo fatto tutti. E ora stai zitta ti prego. Voglio un po’ di silenzio…”. Mormorò prima di chinare il capo sul petto insanguinato di Aphrodite e ricominciare a piangere.

Dafne guardava le due ragazze in trance continuando a piangere silenziosamente.

Helios intanto cercava di svegliare Chibiusa senza risultato, nel suo cuore s’insinuò il timore che fosse entrata di nuovo in coma. Continuò per vari minuti a scuoterla e a chiamarla, ma lei di destarsi non ne voleva proprio sapere.

In mezzo alla stanza si materializzò Athanos con il calice tra le lunghe dita nodose.

“Come vedete mocciosi è giunto il momento di porre la parola fine a questa messa in scena. Questo è il famoso calice corvino. Ora se non vi dispiace… le chiavi.”

“Si, e la parola fine cadrà sulla tua testa!” Sibilò Philips.

“Tu stai zitto, con te faccio i conti quando avrò aperto la coppa”.

“Perché, adesso sei troppo debole per batterti?”

“Certo che no, ma non ho più tempo da perdere”.

“Sei solo un vigliacco!”

“Come osi?” Sibilò l’incappucciato.

“Così codardo che nascondi anche la tua faccia sotto un cappuccio! Cosa c’è? È così orrenda? Hai una faccia così tanto da culo che devi nasconderla?” Continuò il biondino.

“Piccolo stupido…” S’infiammò Athanos.

Daniel nel frattempo faceva lavorare il cervello, lo sapeva che Philips stava solo prendendo tempo, ma prima o poi la pazienza del demone si sarebbe esaurita, e il suo amico tra l’altro ci stava andando giù pesante. Ma non gli venivano idee, il suo cervello era cristallizzato, non riusciva a pensare a niente.

“Allora lo ammetti che non hai il coraggio di batterti ora, senza quell’aggeggio!” Sibilò Philips.

“Se ci tieni così tanto ti faccio fuori ora!” Sentenziò Athanos posando il calice su un piedistallo che emerse dal pavimento. I due cominciarono a duellare e Cesky subito risultò in svantaggio, per fortuna in suo aiuto accorsero immediatamente Daniel ed Helios.

Angel e Dafne nonostante fossero ancora entrambe in lacrime si fecero forza a vicenda e spiccarono una corsa per andare ad impadronirsi del calice. Appena Athanos se n’accorse due mani le schiacciarono per terra immobilizzandole; questo però diminuì la potenza dei suoi colpi e l’agilità delle sue schivate a gran vantaggio dei tre che gli andavano contro.

La testa girava e pulsava atrocemente, le gambe erano addormentate, il respiro affannato e come se non bastasse i rumori della battaglia in corso le deturpavano il cervello. Chibiusa si sentiva uno straccio ma nonostante tutto aprì gli occhi. Vide le sue due amiche lottare contro due mani informi e Helios che battagliava assieme a Dan e Phil contro quel bastardo. A fianco a lei Alex era svenuto; non riusciva a vedere Aphrodite…. Spostò di nuovo lo sguardo che cadde su un piedistallo a pochi metri dalle due ragazze, sopra di esso un calice… IL calice! Si disse che doveva sbloccare la situazione, lentamente si alzò e si trascinò barcollando fino al piedistallo, stava per sfiorarlo quando Athanos la vide.

“Ferma mocciosa!” E dicendo questo un enorme fascio di luce marrone colpì in pieno Chibiusa che sbatté contro il piedistallo facendolo ondeggiare pericolosamente. La coppa cadde a terra e rotolò lontano.

“CHIBIUSA!” Gridarono in coro Helios e Dafne. Il primo pagò cara la sua distrazione ricevendo un pugno in faccia dal demone e la seconda, vista la momentanea distrazione dell’incappucciato, riuscì a sfuggire al controllo della mano e a fondarsi verso l’amica. A metà strada però pensò di agguantare il calice. Era a venti passi da questo quando Athanos ricorse allo stesso trucchetto di prima. Un raggio di luce marrone partì in direzione di Dafne che però riuscì a schivarlo. Il demone non si diede per vinto, ma il secondo raggio, anch’esso schivato, esplose contro il calice. Ci fu un secondo d’esitazione da parte di tutti i presenti, poi la coppa prese a risplendere di luce propria.

“NOOOO! NON DEVE APRIRSI! LA DEA DISTRUGGERÀ TUTTO!” Urlò Daniel disperato mentre la sua chiave, come quella al collo di Dafne e quella al polso di Angel, s’illuminò.

Sotto gli occhi increduli di tutti le tre chiavi scomparvero e riapparvero davanti alla coppa fondendosi con essa. Athanos spiccò una corsa verso il calice mentre questo cominciava ad aprirsi, Dafne fece lo stesso, sarebbe sicuramente arrivata prima la ragazza. Il demone allora la schiantò al suolo con una sfera nera percorsa da scariche rosse. Tutti ormai si stavano disperando e se qualcuno avesse potuto vedere il volto dell’incappucciato ci avrebbe sicuramente letto un sorriso appagato. Ma fu allora che qualcosa andò storto. Fu allora che successe. Angel si alzò in piedi e stendendo un braccio parallelamente al pavimento gridò qualche frase in una lingua sconosciuta attirando la coppa verso di se fino a stringerla tra le mani. Nel preciso istante in cui il calice sfiorò le affusolate dita della ragazza si aprì totalmente inondando la sala di luce. Tutti furono costretti a chiudere gli occhi e quando riuscirono a riaprirli si ritrovarono in mezzo all’universo, sospesi tra le stelle.

Angel davanti a loro era diversa, almeno cinque anni più grande, i lunghi boccoli biondi raggiungevano le sottili caviglie. La sua uniforme era di nuovo pulita il suo viso, prima straziato dalle lacrime, ora era composto e risoluto. Gli occhi verdi incutevano timore ai ragazzi e allo stesso Athanos. Nella mano destra stringeva un lungo bastone e in quella sinistra il calice corvino.

“Non è Angel…”. Sussurrò Daniel.

“Sì che è lei”. Fece Philips.

“No, è la dea! Si è impossessata del corpo di Angel”. Spiegò velocemente a Cesky che però capì ben poco.

“Silenzio”. Fece la bionda, ma con voce che non le apparteneva, fredda e antica, una voce che non era più usata da secoli.

“Perché mi avete risvegliato? Non lo sapete che ora raderò al suolo l’universo?” Domandò la donna.

“Oh dea… non puoi farlo”. Supplicò Dafne.

“Credi sul serio?”

“No! Hai salvato tutto questo secoli fa… perché ora dovresti distruggerlo?”

“Sono stata esiliata! Il mio corpo e stato disintegrato! Sono secoli che la mia anima vive in solitudine assoluta per la cattiveria delle genti che abitano quest’universo!”

“No! Non è vero! Sono stati i saggi ad imprigionarti! Gli altri non centrano!” Continuò Daniel.

“Non dire assurdità! Loro non hanno mai mosso un dito per aiutarmi!”

“Ma erano umani! Senza alcun potere! Maggior parte di loro vivono la propria esistenza senza neppure sapere che esistono altri paesi abitabili all’infuori del loro mondo!” S’intromise Helios.

“Questo non toglie il fatto che io sia rimasta imprigionata tutto questo tempo senza che nessuno muovesse un dito.”

“Beh, lo abbiamo fatto noi, vuoi punirci per averti aiutato? E poi tu sei immortale! Hai tutto il tempo fino alla fine dell’universo per rifarti di quello che ti sei persa!” Cercò di convincerla Dafne.

“No, non potrei, io non ho più un corpo…”. Sibilò la donna.

“Beh, sei una dea, fattene uno nuovo!” Fece Philips come se fosse la cosa più ovvia del mondo.

“Non posso! Ogni corpo nasce con un anima dentro. Sarebbe ingiusto da parte mia cacciare un’anima per prendere il suo corpo. E poi mi troverei neonata. Un enorme seccatura”.

“Prendi il corpo di Aphrodite. Lei è morta un ora fa. Propose Daniel procurandosi uno sguardo adirato da parte di Dafne”.

La dea sembro pensarci e poi improvvisamente furono di nuovo accecati da un immane luce bianca e costretti a chiudere gli occhi. Quando li riaprirono erano di nuovo nel salone circolare.

“È lei? Chiese avvicinandosi al corpo senza vita della ragazza”. Dafne annuì con lo sguardo abbassato sul pavimento.

“E va bene”. Accettò la dea.

“Ehi aspetta! Prima devi ucciderlo!” Fece Philips indicando Athanos.

“Ah si?”

“Si! Lui vuole distruggere l’universo! Se lo farà tu non potrai certo visitarlo”. Ripeté Cesky.

“E se poi mi rinchiudono un'altra volta per aver modificato il corso del tempo?”

“Beh, sta volta ti libereremo noi!” Sorrise Dafne.

“Bene”. Angel distese un braccio e puntò l’indice contro Athanos poi pronunciò varie formule in una lingua a loro sconosciuta e un raggio di luce verde colpì a morte l’incappucciato che cercava inutilmente di scappare e smaterializzarsi.

“Addio”. Pronunciò la voce fredda. Una scia di luce bianca fuoriuscì dal corpo di Angel che si accasciò al suolo e fluttuò fino a quello di Aphrodite. Anche quest’ultimo si trasformò crescendo di un paio d’anni e rigenerandosi. Poi con un cenno del capo la dea nel suo nuovo corpo si volatilizzò.

“Vi prego torniamo a casa”. Mormorò Dafne abbandonandosi tra le braccia di Daniel.

“Io credo che sia meglio dire agli altri che il corpo di Aphrodite si è dissolto. Non credo che Angel accetterebbe il fatto che lo abbiamo barattato”. Sussurrò Helios.

“Se è per questo non sono molto d’accordo neanche io!” Fece Dafne.

“Okay okay… quel che è fatto è fatto… andiamo a casa…”.

Detto questo Helios prese Chibiusa tra le braccia e si smaterializzò. Lo stesso fece Philips con Angel e a riportare indietro Alexander ci pensarono Dafne e Daniel.

 

 

 

CONTINUA…

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Capitolo 19
*** Epilogo ***


EPILOGO:

 

 

Dafne e Daniel volteggiavano al centro della sala facendosi largo tra le numerosissime coppie. Chibiusa stava seduta al davanzale di una finestra che li osservava danzare. Un mese esatto era trascorso dalla sconfitta di Athanos, dalla morte di una delle sue migliori amiche. Aphrodite. Solo ora che non cera più l’eco della sua risata cristallina e contagiosa capiva quanto in realtà le mancasse. L’aveva sempre considerata una buona amica, ma erano piuttosto diverse. Forse neanche tanto, ma non aveva mai provato la necessità di aprirsi con lei o di approfondire il loro rapporto. Nell’ultimo mese aveva ripensato miliardi di volte a quella ragazzina, così tranquilla e “invisibile”, si, proprio invisibile era la parola giusta, perché Aphrodite era proprio così, non amava essere al centro dell’attenzione e molto spesso stava in silenzio durante le discussioni ad ascoltare, la gente quasi non si accorgeva della sua presenza finché poi non parlava, dicendo qualcosa di tremendamente sensato ed intelligente, spesso trovando le soluzioni ai problemi o facendoli uscire dalle situazioni più complicate, proprio come quel pomeriggio; il giorno della sua morte. Era stata in disparte per quasi tutto il combattimento, fino a che quando cera stato bisogno, non aveva esitato neanche un secondo a sacrificare la vita per sottrarre Dafne da morte certa. Inaspettatamente le tornò in mente quando Helios era in coma, nessuno era stato capace di capirla, aveva passato giorni snervanti sia per la sua salute fisica sia per quella mentale, finché non era arrivata lei, Aphrodite, che l’aveva scossa, le aveva dato la possibilità di uscire dal suo stato di depressione e sconforto. Adesso che ci pensava da quando l’aveva conosciuta lei cera sempre stata, in ogni momento di difficoltà, anche con la sua sola presenza, anche solo rimanendole a fianco in silenzio rispettando la sua voglia di isolamento e allo stesso tempo facendole capire che lei cera e ci sarebbe sempre stata. Le balenò improvvisamente davanti agli occhi il giorno del funerale della ragazza.

 

 

*INIZIO FLASCH BACK*

 

 

Nonostante ormai la primavera fosse avviata quella mattina non un fiore era sbocciato, e i giardini di Stella Rossa erano insolitamente invasi dalla nebbia. Il dolore nell’aria era palpabile e un lunghissimo fiume nero avanzava silenziosamente lungo i viali del tempio diretto al cimitero. Lei era aggrappata al braccio che Helios le porgeva, camminava come un automa lasciandosi guidare dal ragazzo. Il suo sguardo era fisso sulla ghiaia e continue lacrime le appannavano gli occhi. Prese forza e alzò lo sguardo sulla bara bianca che la precedeva pochi metri più avanti le lacrime sgorgarono ancora più copiose. Al solo pensiero che Aphrodite non ci fosse più le mancava il suolo sotto ai piedi e l’aria nei polmoni. La sua tra l’altro era tutta suggestione psicologica, perché lo sapeva benissimo, di Aphrodite le era rimasto solo il ricordo. Il suo corpo, così le avevano detto, si era dissolto poco dopo la sconfitta di Athanos. Questo la fece atterrire ancora di più, non le era data neanche la possibilità di piangere sul corpo della sua amica, di lei avrebbe conservato solo un ricordo. Spostò lo sguardo alla sua destra. Angel camminava silenziosamente con lo sguardo perso nella giacca nera di un uomo che la precedeva di pochi passi. Quella mattina non una sola lacrima aveva solcato il suo volto. Ma la sofferenza e il dolore nel suo viso serrato e spento erano visibili anche a un cieco. I biondi capelli per la prima volta erano stati raccolti in una treccia in segno di rispetto. Angel. L’ammirava molto, aveva perso una delle sue migliori amiche e riusciva a trovare la forza di mostrarsi forte, mostrarsi, perché lei la sentiva la notte piangere e disperarsi soffocando i suoi gemiti nel cuscino. Tornò a fissare la ghiaia e a lasciarsi guidare verso il camposanto. All’improvviso la gente attorno a loro cominciò a intonare canti sacri e l’eco di un piccolo violino si sommò alla nenia. Senza accorgersene varcò una cancellata arrugginita e il fiume di gente prese a salire una collinetta dividendosi in rami via via più piccoli. Alla fine a seguire la bara di Aphrodite erano rimaste una ventina di persone. Chibiusa alzò lo sguardo per poi volgerlo agli altri piccoli gruppetti che come loro stavano riuniti attorno alle centinaia di bare bianche sparse per tutta la necropoli. Solo poche ore prima, in chiesa, si era accorta di quanti soldati erano caduti nello scontro finale, soldati di cui lei neanche conosceva il nome… si sentì in colpa per questo e prese a pregare silenziosamente per quelle anime che se n’erano andate così brutalmente. Fu riscossa dai suoi pensieri quando Helios le strinse il braccio per richiamare silenziosamente la sua attenzione. Stavano calando la bara. La stavano già calando? Ma quanto tempo era rimasta assorta? Si vergognò interiormente di non aver ascoltato una singola parola del prete che le stava di fronte, anche perché aveva la sgradevolissima sensazione di aver tradito Aphrodite. Di nuovo due grosse stille scesero solitarie lungo i suoi zigomi. Dafne in quell’istante crollò a terra in ginocchio ai piedi di Alexander coprendosi il volto con le mani, per lei era più dura di tutti. Era un mese che viveva col rimorso della sua colpevolezza e questo le stava creando parecchi problemi sia fisici sia psicologici. Daniel con lo sguardo più serio che avesse mai visto la prese tra le braccia e la allontanò di qualche metro cercando di placare la sua disperazione. Li sorprese poi una gelida folata di vento che sembrò raccogliere con se le innumerevoli lacrime dei presenti facendole cadere a terra quasi fosse la stessa Aphrodite a cercare di consolarli. Mentre i suoi capelli rosa danzavano incessantemente mossi dalla corrente Philips lasciò scivolare dal suo palmo una piccola manciata di terra dando inizio così alla sepoltura della bara. Ora la nenia aumentava di tono e malinconia forse perché così doveva essere o forse per coprire le grida disperate e i gemiti che si alzavano dal cimitero.

 

 

*FINE FLSCH BACK*

 

Un ragazzo che le chiedeva di ballare la riportò improvvisamente alla realtà. Lei rifiutò garbatamente per poi percorrere con lo sguardo il salone alla ricerca di Helios. Sorrise vedendolo cimentarsi nell’impresa di far ridere una bambina con un allegro vestito verde. Quanto lo amava? Infinitamente! Non cerano parole per descrivere il suo amore. Il sorriso si dilatò non appena la piccola esplose in un urletto gioioso.

 

 

*INIZIO FLASCH BACK*

 

“Accipicchia, non me la ricordavo così…”. S’interruppe la ragazza senza trovare le giuste parole.

“Distrutta? Morente? A pezzi?” Le suggerì il ragazzo.

“Beh… si. Helios?”

“Mh…”. Rispose lui.

“Sei sicuro che non ti stancherai usando il cristallo d’oro?”

“Ma come? Credevo che avessi più stima di me”. Scherzò il custode.

“Scemo!” Rispose Chibiusa facendo una linguaccia e provocando l’ilarità del ragazzo.

“Allora sei pronta a rivedere Illusion nel suo splendore?”

“Certo! Posso aiutarti?” Chiese poi titubante.

“Non ti fidi proprio eh?”

“Beh, mettila così, io ho molto più gusto di te quindi se la ricostruiamo insieme verrà di sicuro meglio!”

“Cosa?” Fece lui fingendosi offeso.

“Dai scherzavo”.

“Okay okay… ma solo perché sei tu”. Tra le mani del ragazzo comparve il magnifico gioiello che portava il nome di Cristallo D’oro. Il custode chiuse gli occhi e la pietra cominciò a risplendere di piccoli bagliori. La ragazza appoggiò delicatamente i palmi sulle mani del ragazzo e il gioiello cominciò a risplendere più energicamente.

“CRISTALLO D’ORO… RISPLENDI!” Comandarono i due giovani in coro.

L’intera dimensione magica fu avvolta dalla luce dorata che lì regnava sovrana. Gli alberi bruciati e rinsecchiti ritornarono verdi e pieni di morbide foglie. Le pesanti nuvole nere si diradarono lasciando spazio ad un magnifico cielo terso. Il palazzo che sembrava ricoperto da una patina opaca riprese a brillare di riflessi ambrati. Il prato ritornò brulicante e migliaia di fiori sbocciarono in ogni angolo decorando il giardino e i moltissimi davanzali. Improvvisamente esplose il canto festoso dei passeri e una miriade di farfalle colorate invase l’aria. In lontananza si poté udire lo scroscio dell’acqua e poi per completare l’opera il cielo limpido si riempi di piccole sfere dorate che cominciarono a scendere verso il suolo. Non appena i globi sfioravano l’erba si dissolvevano lasciando spazio ai corpi di persone addormentate che si svegliavano mano a mano assumendo espressioni assonnate.

Chibiusa si voltò verso il custode e lo sorprese a guardarla sorridente.

“Le hai messe tu le farfalle?” Le chiese fingendosi schifato.

“Erano bellissime!” Fece lei dandosi a vedere offesa suscitando nuovamente le risate del ragazzo.

“Scemo! Scemo! Scemo!” Fece le mettendo su il broncio e dandogli la schiena. Sussultò quando lui l’abbracciò da dietro.

“Lo so… ma non è per questo che mi ami?” Chiese malizioso.

“Io non ti amo!” Rispose lei imbronciata facendo scoppiare il ragazzo in un'altra allegra risata.

“Ah no?”

“No!”

“Perché mi guardi così? No è? Tieni giù le mani!” Ordinò lei ridendo e cercando un inutile fuga.

“Dimmi che mi ami!” Fece lui atterrandola e cominciando a farle il solletico.

“Si… si… basta… Helios… basta… si… ti… ti amo… basta… non ce la faccio più!” Biascicò contorcendosi tra le risa.

Il ragazzo la lasciò respirare per poi mozzarle nuovamente il fiato con un lungo e appassionato bacio.

 

 

*FINE FLASCH BACK*

 

Chibiusa si alzò dal davanzale e prese a camminare verso una coppia che era appena entrata dal portone principale.

“Chibiusa!” Fece la donna allargando le braccia affinché la ragazza potesse perdersi in un abbraccio materno.

“Siete arrivati finalmente!” Disse lei riemergendo dalle braccia della genitrice.

“Dillo a tua madre che ha impiegato qualche secolo per prepararsi”. Si giustificò re Endimion.

“Ma sentilo, ricorda a tuo padre che è lui quello che quando stavamo per partire è dovuto tornare indietro per firmare altre scartoffie”. S’impuntò la regina.

“Ma la senti tua madre? Io faccio tutto il lavoro e lei si permette anche di criticarmi”.

Chibiusa roteò gli occhi. Avrebbe proprio voluto vederli quei due da fidanzati. Ma che stava pensando? Lei li aveva visti da fidanzati. Bunny e Marzio.

“Mamma, papà…”.

“Si?” Chiesero i genitori in coro.

“Mi siete mancati!” Rispose lei felice abbandonandosi di nuovo tra le braccia della madre mentre suo padre le accarezzava i lunghi capelli rosa.

“Ehm ehm… maestà, mi permette un ballo con sua figlia?” Li interruppe Helios.

Re Endimion lo guardò di traverso ma poi riconoscendolo sorrise e gli cedette la principessa.

 

Era appena cominciata una bellissima canzone quando Helios la condusse ammezzo alla sala.

Mi riprendo la mia vita, e lascio indietro il mondo per un attimo, un attimo per me…

“Sei bellissima…”. Sussurrò il ragazzo passandogli le braccia attorno alla vita.

questa calda brezza ci accarezza e intanto il sole sparirà (da domani so che ritornerà!) su di noi, aspetteremo sulla sabbia un’altra onda che ci porti via, che ci porti via con se, stringerò più forte fino all’orizzonte in un
frammento che (sarà solo per noi babe!) che sarà un’eternità…

“Grazie…”. Mormorò lei passandogli le braccia al collo mentre le sue guance si tingevano di rosso.

…ora che ci sei le stelle sorridono a me, è un momento senza tempo, è il
vento che cambia per noi…

Lo fissò qualche secondo negli occhi come a cercare la conferma delle parole della canzone. Si sorprese perdendosi in quelle sue bellissime iridi dorate, così ricolme di quel bellissimo sentimento che li avrebbe legati per l’eternità.

…qui dove il paradiso bacia la natura, qui dove il sole fa l´amore con
la luna, stacco dal mondo e ritaglio un momento per me, il tramonto
disegna un nuovo volto nel ciel, ed ora la mia mente vola viaggia da
sola e poi sfiora ogni persona a me cara, e nulla cambierà, su su va il
vento e una stella cadente dona magia a questo momento, adesso che
aspetti il vuoto e lo senti, il silenzio del mare pronto a scordarti e
guardi nel cielo sorgere le stelle, ognuna di loro a ricordo di tutte
quelle persone, che ancora oggi porto nel cuore resto con loro
aspettando il ritorno del sole e nella pioggia poi quel vento lo
cancellerà, sarà un momento perfetto per un´eternità…

Lo stava fissando con quei suoi occhioni da bambina cercando risposte. Sorrise e nonostante i genitori della ragazza li stessero guardando le diede un morbido bacio.

Sulla mia pelle il sole non brucerà,
è un momento perfetto…
Nulla potrà rubarci questa realtà,     
siamo legati ad un istante…

Avvampò all’inverosimile, questa era la punizione per aver dubitato del suo amore! Dio suo padre dopo le avrebbe fatto una lunghissima predica. Ma ora non le importava….

…vedo tutto quel che abbiamo intorno compreso tra il cielo e il mare,
così perfetto che non mi sembra reale, guardare il sole mentre se ne
va, vivere un sogno da cui il mondo non mi sveglierà, e quanto durerà
non so, guardo la tua pelle nuda (scherzo con la luna), vado alla
fortuna, (non fan più paura !) le risposte che non ho, perché quello
che mi serve realmente e c´arrivi è stare bene e stare insieme a veri
amici, decidere per me, per sempre e guardarti qui accanto che dormi e
intanto sorridi, ed ora è tutto qui, ed io c´arrivo solo adesso, non so
spiegarmi nemmeno com’´è successo, il futuro aspetta, ma è meglio se non
ci penso, un momento perfetto e per ora sono certo
che... 

Rise contro le sue labbra vedendola così imbarazzata.

…sulla mia pelle il sole non brucerà, è un momento perfetto…

Stava ridendo, la contagiò.

…nulla potrà rubarci questa realtà,     
ascoltami…

Che buffa che era, si contraddiceva sempre, e lui si divertiva come un pazzo a metterla in imbarazzo.

…ora che ci sei, le stelle sorridono a me…
è un momento senza tempo è il vento che canta per noi…

Lo sguardo sereno del custode la rallegrò. Lo amava da morire. Affondò il viso nel suo petto.

…sulla mia pelle il sole non brucerà,
è un momento perfetto…

Lei aveva azzerato completamente le distanze tra i loro corpi ed ora poteva sentire il suo profumo invadergli i polmoni mandandolo in estasi.

…nulla potrà rubarci questa realtà,     
siamo legati ad un istante…

Si stava così bene in quell’abbraccio. Si sentiva protetta e al sicuro mentre le braccia del custode le cingevano possessivamente i fianchi.

Pelle su pelle al sole ci scalderà…
è un momento perfetto…

Anche Helios chiuse gli occhi e si abbandonò tra i capelli della ragazza assaporando quel momento che, lo sapevano entrambi, sarebbe durato ancora pochi attimi.

Nulla potrà rubarci questa realtà…
siamo legati ad un istante!!!

Le note si spensero per qualche secondo per poi riattaccare con una canzone leggermente più ritmata. I due a malavoglia si staccarono uscendo dalla pista da ballo.

“Cosa farai adesso?” Chiese improvvisamente la ragazza.

“Come?”

“Tornerai ad Illusion vero?”

“È il mio dovere, io sono il custode dei sogni!”

“Si… lo so. Però così non potremo più vederci!”

“Mh… ma no, sarà solo per un po’. Appena la situazione si stabilizzerà di nuovo forse riuscirò a venire a trovarti. E poi non ti dimenticare che tu nella dimensione dei sogni sei sempre la benvenuta”. La rassicurò con un dolce sorriso.

“Ti amo!”

“Sì lo so”.

“Tu mi ami?”

“Più di ogni altra cosa al mondo”.

“Me lo concedi un altro ballo?”

“D’accordo principessina viziata!”

 

 

Philips stava in un angolo appoggiato ad una colonna con le braccia incrociate intento a fissare una certa biondina che continuava a rifiutare cortesemente inviti a ballare. Certo se lui glielo avesse chiesto la risposta sarebbe stata indubbiamente un diniego meno garbato. Sicuramente la bionda lo avrebbe guardato storto e sarebbe scoppiata a ridere. Improvvisamente incrociò due profondi smeraldi e sussultò. Si era girata a fissarlo! Ora sorrideva e veniva verso di lui.

“Vuoi ballare, Cesky?” Sussurrò Angel.

“Ballare? Con te?” Chiese schifato.

“Certo! Non vedo l’ora che accetti per poterti pestare i piedi!” Sibilò lei celando una nota di tristezza.

“Ah, allora è questo il tuo secondo fine… e io credevo che ti fossi accorta del mio grande fascino e non riuscissi più a resistermi!” Rispose lui arrogante.

“Te l’ha mai detto nessuno che sei insopportabile?”

“Ci pensi tu ogni volta che mi vedi…”. Ironizzò lui.

“Beh, se non balli con me andrò a chiederlo ad Alex!” Sentenziò lei dandogli la schiena e muovendo alcuni passi prima che lui la fermasse per un braccio.

“E secondo te io potrei rinunciare ad essere in prima fila mentre tu sbagli tutti i passi?” Chiese lui offrendole il braccio.

“T’informo che sono un’ottima ballerina”. Fece lei mentre si portavano al centro della sala.

 

 

“Ehi Dafne, guarda quei due!”

“Secondo me tra qualche mese avremo una nuova coppietta”. Scherzò la mora.

“Già, ehi che hai?” Chiese il ragazzo notando che di colpo lei abbassava lo sguardo sul pavimento.

“A quest’ora lei sarebbe sicuramente seduta su un divanetto sorseggiando tranquillamente qualche drink”.

“Dafne!” Tuonò lui.

“È inutile puoi dire quello che vuoi, non mi farai cambiare idea”.

“Lo sai benissimo quello che penso, ne abbiamo già parlato. Aphrodite non è morta per colpa tua!” Fece lui chiudendo il discorso.

“Si…”. Fece lei solo per farlo tacere procurandosi un occhiata sbieca da parte del suo ragazzo.

 

 

“Allora tesoro, sei contenta? Hai vinto la guerra!” Esclamò la regina Serenity rivolta alla figlia.

“No mamma molto di più, ho trovato qualcosa in cui credere, qualcuno per qui lottare, ho trovato finalmente degli amici!” Rispose Chibiusa prima di lasciarsi trascinare dal suo ragazzo nel ennesimo “ultimo” ballo.

 

FINE!!!

 

 

 

Andate a leggere il seguito: End of Sun

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