Sailor Moon New Generation V.2 di Seyenne (/viewuser.php?uid=1270)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** L’incontro… le prescelte ***
Capitolo 3: *** Il Risveglio ***
Capitolo 4: *** Il tempio di Stella Rossa ***
Capitolo 5: *** Il nemico si muove – la guerra comincia ***
Capitolo 6: *** --- ***
Capitolo 7: *** Gelosia ***
Capitolo 8: *** Attesa ***
Capitolo 9: *** INCOMPRENSIONI ***
Capitolo 10: *** La calma prima della tempesta ***
Capitolo 11: *** La prima chiave ***
Capitolo 12: *** La seconda chiave ***
Capitolo 13: *** La verità ***
Capitolo 14: *** La terza chiave ***
Capitolo 15: *** Faccia a faccia col nemico ***
Capitolo 16: *** Chiarimenti ***
Capitolo 17: *** Nella tana del lupo - 1a parte ***
Capitolo 18: *** Nella tana del lupo - 2a Parte ***
Capitolo 19: *** Epilogo ***
Capitolo 1 *** Prologo ***
Circa due
anni fa mi avventurai nel fantastico mondo delle Ff e, rimastane ammaliata,
decisi di sperimentare cosa potesse uscire dalla mia testolina pazza, nacque così
Sailor Moon New Generation. In questo lasso di tempo di Ff e libri ne ho letti
parecchi e devo ammettere che il mio stile di scrittura è assai migliorato ho
per questo pensato di ristrutturare il mio primo lavoro e di continuare il
seguito, End of Sun, spero vi divertiate a leggere le mie storie. Bye
Note
dell’autrice:
questa Ff si svolge nel XXX sec.
Preciso che
non mi ricordo molto bene quali erano i ruoli dei personaggi nel manga quindi
non vi sorprendete se troverete qualche cambiamento… dunque nella mia Ff:
·
Bunny e Marzio si sono sposati
e ora sono conosciuti come “Regina Serenity" e “Re Endimion”
·
Chibiusa è la loro figlia
primogenita nonché principessina del Crystal Empire
·
Le Inners e le Outers Senshi
sono le guardiane della regina
·
Helios non si è più visto da
quella volta della promessa ad Usa nel XX sec.
·
Chibiusa e Ottavia hanno 16
anni, Helios
17
I
personaggi presenti nella Ff sono utilizzati senza alcun fine di lucro e nel
rispetto dei rispettivi proprietari e copyrights mentre quelli che usciranno dai
miei attacchi di pazzia… beh sono miei!!!
Buona
lettura.
PROLOGO:
In quella
particolare notte d’estate il cielo era di un blu mare così intenso
d’apparire nero, tutti gli astri brillavano da lontano ed una singolare luce
illuminava il Crystal Palace.
Una ragazza,
nella propria camera, contemplava il suo riflesso in uno specchio assai
elaborato, elaborato come tutto quello che possedeva, perché ogni cosa che la
circondava e lei stessa dovevano essere adatte al suo rango: futura regina
dell’Empire.
Lo specchio
confermava tutte le voci e gli apprezzamenti che giravano sul conto della
suddetta erede al trono: era molto bella. In quel preciso momento indossava un
abito chiaro che metteva in risalto le sue forme, era un vestito esclusivo che
suo padre aveva fatto acconciare apposta per quella ricorrenza, a una prima
apparenza semplice ma perfetto nei particolari: arrivava poco più su delle
ginocchia ed aveva una scollatura a barca che lasciava scoperte le spalle, il
bustino era ricoperto di perline che luccicavano ogni volta che la luce le
incontrava e le rifiniture erano cucite con una cura e precisione maniacale. Al
collo si faceva notare uno splendido ciondolo in oro bianco a mezza luna, lo
stesso pendente adornava anche le orecchie e il polso destro della ragazza. La
stessa forma tra l’altro compariva sulla fronte della giovane, emblema della
famiglia reale.
Dal salone
centrale cominciò a diffondersi nell’aria una dolce melodia che fece
rinvenire la ragazza dal fluire dei suoi pensieri. Impugnata la spazzola la
giovane cominciò a pettinare i setosi capelli che erano rosa come gli occhi e
ricadevano ben oltre la schiena. Al pensiero della gente giù nel salone che
ballava sulle sue labbra nacque un sorriso a metà tra il divertito e il
disperato: era di nuovo in ritardo. Sistemati i capelli nei due consueti codini,
li legava spesso così: aveva iniziato da piccola cercando di ricalcare le orme
di sua madre, s’infilò un paio di sandali dal tacco alto ed uscì
incamminandosi per i corridoi del Crystal Palace.
°CRYSTAL
PALACE – SALA DA BALLO°
Al ritmo di
piacevoli armonie decine di principi e principesse, provenienti da ogni angolo
dell’Empire, danzavano con incredibile naturalezza altri formavano piccoli
campanelli e, sfoggiando maniere raffinate e elargendo sorrisi, parlavano del più
e del meno. In un angolo le guardiane della regina commentavano annoiate lo
svolgersi dell’ennesima festa.
“Che noia
ragazze, ma è possibile che sia tutte le sere così? Quasi mi mancano tutti
quei mostri che movimentavano un po’ le nostre giornate!” La più giovane
delle guardiane della sovrana, Sailor Saturn, nonché migliore amica
dell’erede al trono era avvolta in un accurato abito turchese e nel
pronunciare queste parole si attirò addosso le occhiate di altre due guerriere.
“Ma di che
ti lamenti? C’è cibo a volontà e poi guarda quanti bei principi!” Rispose
infatti scandalizzata Marta, protetta di Venere.
“Marta!!
Possibile che non pensi ad altro! Noi siamo qui per garantire che vada tutto
liscio non per abbuffarci!” Fu l’immediata ramanzina della guerriera di
Mercurio. “E poi, Ottavia, queste cose non pensarle neanche per scherzo, la
pace è una cosa magnifica”.
“Ma dai
Emi, rilassati, stavo scherzando! E poi ormai il potere della corona è
consolidato, chi vuoi che abbia la faccia tosta di attaccarci?” Rispose
sbuffando la piccola Ottavia.
“Appunto!
È quello che dico anch’io… la pace è magnifica e breve quindi
godiamocela!” E così dicendo la guerriera di Venere si fiondò sul buffet.
“Qualcuno
ha visto la principessa?” S’intromise Rea, fasciata in un tubino nero,
arrivando alle loro spalle.
“In teoria
dovrebbe essere gia qui… ma lo sai com’è fatta: è sempre in ritardo! Mi
ricorda tanto Bunny, ops Serenity!” Sorrise la guerriera di Saturno.
“Già….”
Concordò Rea scoppiando in una risata argentina.
In quell’istante
la musica cominciò a sfumare e l’ambasciatore in cima alle scale si preparò
ad annunciare il nome del prossimo ospite.
“L’erede
al trono, la principessa Chibiusa!” Urlò con quanto più fiato aveva in gola.
In cima alla
gradinata fece la sua comparsa la figura della principessa che cominciò
lentamente a scendere i gradini. Quando la ragazza fu circa a metà della
scalinata cominciò a cercare con gli occhi qualcuno che conosceva: in un angolo
scorse le guardiane di sua madre che le stavano sorridendo, nella folla sparsa
sulla pista da ballo riconobbe qualche principe con cui aveva ballato sere
prima…. Poi vuoto totale: non conosceva la maggior parte di quella gente.
Spostando lo sguardo verso trono non riuscì nemmeno a guadagnarsi
l’attenzione dei genitori che stavano discutendo con persone che non aveva mai
visto….
*Non
conosco nessuno*
Lei,
l’erede al trono, era considerata da tutti fortunata ma in realtà si odiava.
Odiava
quella vita falsa e piena di feste, basata su finte apparenze. Era circondata da
persone che dicevano di conoscerla ma che non avevano la minima idea di chi
fosse realmente o di quello che provasse: in realtà lei si sentiva
infinitamente sola.
La sua vita
era vuota, così la definiva lei: vuota e priva d’amore che non fosse quello
dei suoi genitori.
Era
circondata da falsi amici e a volte perfino Ottavia, lei che si vantava di
essere la sua migliore amica, non la capiva.
Di colpo si
sentì montare dentro un odio immenso per tutto questo.
Strinse i
pugni e i suoi occhi diventarono lucidi.
Stava per
piangere ma la consapevolezza della stupidità di quel gesto di fronte al fior
fior della nobiltà dell’Empire la convinse a desistere.
Dopo un
profondo respiro prosegui giù per i gradini. Sorridendo rifiutò con tutta
l’educazione che le era stata insegnata le varie proposte di ballo che le
venivano fatte… si voltò distratta verso il trono. Sua madre le fece cenno
col capo di avvicinarsi.
“Chibiusa,
tesoro, vorrei presentarti i sovrani di Gaeda.” Esordì sua madre.
La
principessa volse lo sguardo alle due figure in piedi davanti a lei che
sorridevano al suo indirizzo.
*Sembrano
brave persone*
Decise di
far fare bella figura alle madre: sfoggiò uno dei suoi migliori sorrisi e con
un leggero inchino disse “Onorata di fare la vostra conoscenza.”
“Il
piacere è nostro cara”. Rispose la donna restituendole un sincero sorriso
poi, voltandosi verso sua madre, proseguì “Hai veramente una splendida figlia
Serenity.”
“Lo so!”
Sorrise sua madre piena d’orgoglio poi, guardando la principessa, riprese
“Tesoro, lo sai che anche Joanna e Kozo hanno una figlia? Ha più o meno la
tua età! Arriverà qui domani e si fermerà per qualche giorno. Stavo giusto
dicendo a Joanna che avresti volentieri accettato di mostrarle il regno e farle
un po’ di compagnia….”
*Oh
fantastico… adesso devo fare anche la guida turistica*
Serenity
all’espressione poco convinta della figlia insistette “Sarebbe solo per
qualche giorno e poi sono sicura che vi divertirete….”
“Veramente
io---” cominciò Chibiusa ma venne presto interrotta da suo padre: “Lo
sapevamo che avresti accettato!” esclamò chiudendo definitivamente il
discorso.
“…okay”
mormorò la ragazza a mezza voce allontanandosi.
°GAEDA
– PALAZZO REALE°
Aphrodite,
dama di compagnie dell’erede al trono di Gaeda, si aggirava per gli
appartamenti della principessa raccattando vestiti e cose utili da mettere nel
baule per il viaggio. La ragazza era famosa per la sua calma e timidezza e i
lunghi capelli azzurrini e le iridi color dell’acqua, accompagnati alla
candida carnagione e alle labbra sempre increspate in un dolce sorriso, la
rendevano simpatica e piacevole a molte persone. Fisicamente assomigliava molto
alla sua principessa, a parte nei capelli, Angel, erede al trono, infatti
sfoggiava una lunga chioma di ricci color del grano, ma caratterialmente erano
alle antitesi. Sua Altezza infatti era stata dotata da madre natura di una
inconsueta loquacità, era molto impulsiva e decisamente poco razionale.
Un’altra
figura si aggirava canticchiando per la camera: Dafne, seconda dama di compagnia
della principessa. A differenza di Angel ed Aphrodite poteva vantare una discreta
altezza e un fisico decisamente slanciato. Dotata di un pessimo carattere
risultava antipatica a molti ed era sempre in lite con Sua Altezza. La carnagione
ambrata, gli occhi di giada e i lunghi capelli corvini la rendevano comunque
popolare e interessante agli occhi del popolo maschile. La leggera canotta che
indossava lasciava intravedere la sagoma di un tatuaggio all’altezza della
spalla destra, sulla schiena: si trattava di un dragone in stile orientale, suo
grande orgoglio.
La porta del
bagno si aprì con violenza finendo a sbattere contro il muro. Aphrodite
raccolse i vestiti che le erano scivolati di mano per lo spavento mentre Dafne
si lanciò in una serie di improperi contro la poca femminilità della bionda
che ora girava mezza nuda allagando il pavimento della stanza. Angel senza far
caso alle maledizione che le erano rivolte contro strappò dalle mani di Dafne
una camicia da notte e cominciò a dare istruzioni ad Aphrodite sul contenuto
del baule levando alcuni capi e mettendone dentro altri senza badare al fatto di stare
stropicciando la maggior parte degli abiti.
“Sapete?
…non vedo l’ora di partire!” Esclamò poi sorridendo.
Continua…
Baci
Seyenne^.^
|
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Capitolo 2 *** L’incontro… le prescelte ***
L’incontro…
le prescelte
°GAEDA
– 11.30°
Due ragazze
stavano sedute sui morbidi sedili di una delle carrozze reali.
“Ma si può
sapere dove cavolo si è cacciata?!”
“Dai
Dafne, lo sai com’è fatta!” Rispose sconsolata Aphrodite.
“Vado a
cercarla!”
“Vengo
anch’io! Qua dentro si muore di caldo!”
°MEZZORA
PRIMA – CAMERA DELLA PRINCIPESSA°
Beep-beep
beep-beep (questo in teoria dovrebbe essere il suono di una sveglia NdSeyenne)
“Mm…
ancora dieci minuti…” farfugliò nel sonno la principessa. Sospirando Angel
girò la testa verso la sveglia… “OH MIO DIO, È TARDISSIMO! DAFNE MI
UCCIDERÀ… MI UCCIDERÀ!”
Improvvisamente
sveglia la ragazza saltò giù dal letto e cominciò a correre per la stanza
come una pazza.
*Ma che
sto facendo…? Calma… allora ieri sera ho preparato tutto quindi devo solo
vestirmi e uscire il più in fretta possibile… gia ma… *
“Ma che
cosa mi metto?!?!?!” Domandò sconsolata allo specchio che la rifletteva in
una versione piuttosto arruffata. Si fiondò sull’armadio e cominciò a
frugare tra abiti di tutti i tipi e, dopo un buon quarto d’ora, optò per una
gonna gialla che arrivava alle ginocchia e una camicetta di seta. Aveva appena
finito di infilarsi un paio di sandali quando la porta si spalancò.
“Sono
pronta!” Esclamò la principessa ancor prima di vedere chi fosse.
“Era
ora!” Ringhiò Dafne piuttosto irritata.
“Scusatemi
è che la sveglia ha suonato in ritardo!” Si giustificò la biondina.
“E
naturalmente è colpa della sveglia se l’hai programmata in ritardo….”
“Cosa? No!
Ma io l’avevo messa giusta!” esclamò indignata la principessa.
“Sì, si
certo… si è spostata da sola!” Ironizzò la mora.
“Ma io---”
Cercò di ribattere ma fu interrotta: “RAGAZZE! Siamo in ritardo!” Esclamò
Aphrodite in tono definitivo.
“Okay,
andiamo!” Esclamò eccitata la principessina correndo fuori.
Le tre
ragazze salirono sulla carrozza reale.
“Partiamo?”
Chiese conferma il cocchiere.
“Certo!”
Rispose la voce squillante della principessa.
I cavalli
cominciarono a correre e, dopo una quindicina di metri, spiccarono il volo. Le
ragazze da dentro l’abitacolo vedevano sfrecciare davanti a loro stelle e
pianeti di ogni genere e forma.
“Secondo
voi come sarà il Crystal Empire?” Chiese Aphrodite distogliendo lo sguardo da
quel panorama mozzafiato.
“Non lo
so… non ci sono mai stata.” Ammise Dafne.
“Neanche
io. Ma i miei mi hanno detto che Crystal City, la capitale, è bellissima e che
il Crystal Palace è fatto interamente di cristallo. Ci sono dei giardini enormi
e di notte la luna è stupenda ed illumina tutto il palazzo che risplende di
riflessi argentati!” Disse entusiasta Angel.
“Non vedo
l’ora di essere la!” Esclamò Aphrodite.
°CRYSTAL
EMPIRE - 16.30 - SALA DEL TRONO°
“Mi hai
fatto chiamare mamma?” Chiese la principessa.
“Ciao
tesoro… si, volevo avvisarti che la figlia di Joanna
e Kozo arriverà a momenti con le sue due dame di compagnia.” Rispose in tono
affettuoso la regina.
“Um….”
“Tesoro,
ricordi che avevi promesso che le avresti fatto compagnia, vero?”
“Si
mamma”
“Bene,
allora avviati… e invitale al ricevimento di stasera!”
Chibiusa
s’incamminò per i corridoi del palazzo verso l’uscita. Il suo umore era
nero ma come sempre mise su la sua maschera di felicità e si sedette sui
gradini dell’ingresso aspettando gli ospiti di sua madre….
*Uffa ma
quando arrivano? Giuro che è l’ultima volta che mi faccio incastrare… che
cosa le dico? Le mostro i giardini… no che palle… ci sono! Le chiedo se è
stanca, lei ovviamente mi risponderà di si, è un viaggio di cinque ore
infondo!, e io le mollo in camera loro dicendole che alle nove c’è una festa
e che devono scendere…*
“Ehi siamo
arrivate!” Esclamò Angel tutta eccitata non appena dai finestrini
cominciarono a delinearsi le sagome del palazzo. Scese dalla carrozza si
guardarono intorno.
“Finalmente
a terra, non mi sentivo più le gambe!” si lamentò Dafne.
“È
bellissimo!” Sospirò Aphrodite riferendosi ai giardini che sembravano
procedere all’infinito.
“Già”
concordò Angel “Chi è quella?” Chiese poi indicando una ragazza seduta
sugli scalini dell’entrata che in quel momento incrociò il loro sguardo.
“E secondo
te come faccio a saperlo? Sono un oracolo?” Ironizzò Dafne.
“Viene
verso di noi…” cominciò Aphrodite riportando l’attenzione sulla ragazza
che aveva lunghi capelli rosa raccolti in due buffe code a cometa “Vedete di
non fare le vostre solite figuracce!” concluse.
“Felice di
conoscervi, io sono Chibiusa… voi siete la principessa di…” *Dio com’è
che sì chiamava…*
“Di Gaeda.”
Concluse Dafne.
“Sì
giusto… beh sarete stanche….” Sorrise.
“Affatto!”
Esclamò Angel sconquassando non poco i piani di Chibiusa.
*Affatto?!*
“Ah… e
che cosa volete fare allora?” Domandò nascondendo abilmente un tono
scocciato.
“Beh per
cominciare potremmo presentarci: io sono Aphrodite, lei è Dafne e questa è la
nostra principessa.”
“Piacere
mi chiamo Angel!” S’intromise quest’ultima sorridendo apertamente e
porgendo la mano a Chibiusa che a quella vista non poté fare a meno di
ricambiare il sorriso e la stretta di mano.
“Beh se
non volete andare a rinfrescarvi nelle vostre stanze io sinceramente non so
proprio come intrattenervi….” Ammise l’erede al trono del Crystal Empire e
poi proseguì. “Stasera c’è un ricevimento al quale siete invitate, per il
resto avete il pomeriggio libero.”
“Dove sono
mio padre e mia madre?” Chiese Angel.
“Probabilmente
saranno in colloquio coi sovrani….” Rispose Chibiusa.
“Ho
sentito dire che la regina è una bellissima donna!” Disse Aphrodite
“È
vero….” Ammise Chibiusa
“Hanno
anche una figlia non è vero?” S’intromise Dafne
“Si….”
“E com’
è? Carina?” Chiese Angel.
“Angy ma
che cosa c’entra?” La riprese Aphrodite.
“Beh
stasera tutti ci guarderanno e io devo sapere se la mia rivale è carina… per
sapere come vestirmi…” disse Angel come se fosse la cosa più ovvia del
mondo.
“Tu non
sei normale…!” La prese in giro Dafne.
“Gia….”
Concordò Aphrodite scuotendo la testa sconsolata
“Beh
vediamo… ha 16 anni, è di media statura, il corpo abbastanza proporzionato,
occhi rosa come i capelli che di solito tiene legati in due buffi codini a
cometa….” Rispose comunque Chibiusa.
“Ehi ma…
ma sei tu!!! Oh_mio_dio_che_figuraccia!” Disse Angel rossa in volto guardando
Chibiusa che era scoppiata a ridere mentre alle sue spalle Aphrodite e Dafne
guardavano storto la loro futura sovrana.
*Infondo
non sono così male… la mamma aveva ragione*
°ZONA
INDEFINITA°
“Sono
loro?” Chiese una donna mentre indicava una sfera di luce sospesa a
mezz’aria che mostrava Chibiusa, Angel, Dafne e Aphrodite intente a discutere
animatamente.
“Si”
Rispose una voce maschile molto profonda…
°CRYSTAL
PALACE – 21.40°
La
sala da ballo era già ghermita di ospiti e il ricevimento iniziato da tempo
quando la principessa del Crystal Empire fu annunciata assieme ad altre tre
ragazze.
“Sua
Altezza la principessa Chibiusa, erede al trono dell’ Empire. Sua Altezza la
principessa Angel di Gaeda e le sue dame!” La voce del paggio risuonò in
tutta la sala e in molti alzarono lo sguardo verso le ragazze, bellissime nei
loro abiti eleganti.
Mentre
scendevano le scale Angel scorse i suoi genitori e, dimenticandosi tutte le
regole di galateo, cominciò a salutarli impazientemente con la mano, almeno
fino a quando non incassò una gomitata nel fianco da parte di Dafne.
Alla fine
della scalinata le ragazze furono assalite da una numerosa folla di ragazzi che
chiedevano un ballo e la stessa Chibiusa dovette destreggiarsi più del solito
per liberarsene, appena fu possibile si avvicinarono al trono dove stavano anche
i regnanti di Gaeda.
“Ciao
mamma!” Esclamò Angel con entusiasmo abbracciando la donna.
“Ciao
tesoro… com’ è andato il viaggio?” Rispose al saluto la regina Joanna.
“Tutto
bene! Non è vero ragazze?” Chiese Angel.
“Si! Il
tempo è volato maestà!” Affermò Aphrodite.
“Ne sono
felice! Vi piace il mio regno?” S’intromise la regina Serenity.
“Oh si! È
bellissimo! Chibiusa prima ci ha fatto visitare i giardini del palazzo ma non
abbiamo fatto in tempo a vederli tutti….” Rispose Angel.
“Già!
Sono enormi non ne ho mai visti di così grandi!” Confermò estasiata
Aphrodite.
“In
effetti piacciono molto anche a me.” Disse la regina Serenity sorridendo per
l’entusiasmo della ragazza.
°ZONA
INDEFINITA°
“Realmente
ritieni corretto quello che stiamo per fare? Credi giusto disubbidire a regole
millenarie?” Chiese perplessa una voce di donna.
“Ormai ho
preso la mia decisione: cambierò il passato e non m’importa quale sarà la
mia punizione.” Rispose un uomo mentre guardava, attraverso una sfera sospesa
a mezz’aria, quattro ragazze che parlavano un po’ annoiate ad una festa.
“Forse hai
ragione…” quasi cedette la donna “ma gli altri saggi avevano bocciato la
tua idea!”. Insisté la donna.
“Sai
meglio di me quali vicende stanno per sconvolgere l’universo e i suoi
equilibri, cambiando il passato non provocherò più danni di quelli che avranno
luogo in caso contrario!”
“ …”
“Non lo
farei se non la ritenessi la nostra ultima possibilità: a differenza degli
altri saggi non ho intenzione di aspettare la fine di tutto, cambiando il
passato forse abbiamo ancora qualche speranza.”
Sulla soglia
delle loro camere Angel, Chibiusa, Dafne e Aphrodite si salutarono ignare che la
loro vita stava per cambiare per sempre…
CONTINUA…
Baci
Seyenne^.^
Stasera
ho intenzione di revisionare quasi tutti i capitoli di questa storia e quindi
nel giro di un paio di giorni massimo poserò tutto on-line, lo scopo di questo
ristrutturamento, oltre alla revisione in se dei capitoli è di riprendere in
mano le briglie della storia per poi non fare errori stupidi nel continuo di End
of Sun. Bye
|
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Capitolo 3 *** Il Risveglio ***
Il
risveglio… c’è ancora speranza!
“Ehi,
Chibiusa…” Iniziò Angel attirando l’attenzione dell’interpelata “Mi
domandavo: sei fidanzata?”.
“Ma che
curiosa! Saranno affari suoi!” La riprese Dafne mollandole uno schiaffetto
sull’avambraccio destro.
“Ehi! Giù
le mani!” urlò indignata la bionda. “E poi di cosa t'impicci tu? Se vuole
può benissimo non rispondere!” Continuò indispettita mettendosi poi a
guardare Chibiusa e aspettando una risposta.
“Beh…
no… cioè si…” Farfugliò questa imbarazzata cominciando a torturasi una
ciocca di capelli.
“Ehi, hai
le idee chiare, eh?” Scherzò Aphrodite.
“No, cioè….
È una storia lunga.” Sospirò afflitta Chibiusa nella speranza che le ragazze
lasciassero perdere.
“Io ho
tutta la notte a disposizione!” Esclamò Angel curiosa di sapere.
Chibiusa
fece qualche passo e, sospirando, si appoggiò alla ringhiera del balcone. Una
calda brezza cominciò a far danzare le ciocche rosa dei suoi capelli e lei, con
un sospiro triste, li sciolse con un gesto fluido dall’acconciatura che li
aveva imprigionati tutta la sera. Il suo sguardo era malinconico e di nuovo
stava perdendosi in un mare di ricordi e sensazioni ormai così distanti e
ripercorsi mille e mille volte che sembravano appartenere ad un’altra vita.
Il silenzio
era improvvisamente calato nel gruppetto e Chibiusa resasi contò di avere gli
sguardi delle amiche puntati addosso si rassegnò, trasse un lungo respiro e
iniziò a raccontare: “Anni fa ero innamorata di un ragazzo, si chiamava
Helios. Lui è bellissimo, non ho mai visto degli occhi simili ai suoi, e, anche
se a quei tempi ero piccola, sono sicura di averlo amato dal primo giorno.
Purtroppo quelli erano gli anni in cui imperversava la guerra e lui, anche se
non apparteneva a questo mondo, aveva il preciso dovere portare aiuto alla
corona; siamo quindi stati compagni di battaglia.” Una piccola lacrima prese a
scendere lungo la guancia dell’erede al trono dell’Empire. Aphrodite, che di
certo tra le quattro era la più sensibile, cominciò a piangere anch’essa
stupendosi al contempo di quanto dolore fosse nascosto dietro ai sorrisi gentili
di quella ragazza.
“Finita la
guerra io fui richiamata a palazzo e lui aveva l’obbligo di tornare al suo
mondo. Piangevo, me lo ricordo come fosse appena successo, ero disperata, il mio
cuore stava spaccandosi in mille pezzi…. Ci scambiammo una promessa: io giurai
di aspettare il giorno in cui lui sarebbe tornato a cercarmi di nuovo e lui giurò
di fare l’impossibile per tornare da me.” Qui il tono quasi disperato della
ragazza assunse una nota di risentimento, di rabbia “Ma a quanto pare era una
promessa da marinaio! Uno stupido giochetto, parole spese per una ragazzina
capricciosa che non voleva rassegnarsi all’idea di non vedere più il suo
amichetto del cuore. Non tornerà.” Sospirò la ragazza asciugandosi decisa le
lacrime.
Le ragazze
sembravano stupite, un silenzio religioso regnava sovrano finché Angel non
proruppe indignata: “Cosa? Non credo di aver capito bene… sono anni che non
guardi un ragazzo per mantenere una stupida promessa?” Esclamò contrariata.
“Già…
è da idioti vero?” Rispose triste Chibiusa.
“Non è da
idioti! È da innamorati!” esclamò invece Aphrodite.
“No no!
Invece è da idioti! Infondo è successo moltissimo tempo fa e lui probabilmente
non si ricorda neanche d'averla pensata una cosa del genere!” Rispose Angel.
Il volto di
Chibiusa a quelle parole si oscurò.
“Ahi!”
sibilò la biondina incassando l’ennesima gomitata della serata.
“Su col
morale Usa-chan!” fece bonaria Dafne circondando le spalle della ragazza in un
abbraccio.
°Zona
indefinita°
“Siamo
pronti. Sei dunque sicuro di quello che stiamo per fare?” Domandò l’ormai a
noi nota voce femminile.
“Non ho
ripensamenti. Procedi.” Rispose l’uomo in tono deciso.
La donna,
spostatasi al centro dell’ampia sala, chiuse gli occhi e, assunta un’aria di
profonda concentrazione, cominciò a recitare una nenia incomprensibile e a
tratti angosciante. Il tono di voce, che dapprima era un sussurro, si alzava
mano a mano che la cantilena procedeva e al pari, ai piedi della donna, piccoli
cerchi e strane figure si allargavano sempre più grandi e più veloci lungo il
pavimento.
Chibiusa,
appoggiata alla ringhiera del balcone, impegnata com’era a discutere con
Angel, non si accorse che sotto ai suoi piedi erano apparsi strani disegni dai
colori fluorescenti.
“Certo
che no! Non preoccuparti Usa-chan, ti troverò il ragazzo più bello del Crystal
Empire!” Esclamò convinta Angel.
“Questa è
pazza…”. Mormorò sconsolata Dafne scuotendo leggermente la testa.
“Già,
come credi di… OH MIO DIO, CHIBIUSA, COS’È QUELLA ROBA?!” Urlò Aphrodite
non appena si accorse del mutamento del pavimento.
“Io non ---”
Cercò di dire Chibiusa ma in quel momento dai disegni scaturì una luce
abbagliante che costrinse le ragazze a distogliere lo sguardo e, quando i loro
occhi riacquistarono la vista, Chibiusa era sparita. Le tre amiche, rimaste sole
nella stanza, si guardarono terrorizzate.
La
principessa di Crystal City, riacquistata gradualmente la vista, cominciò a
guardarsi attorno: si trovava all’interno di una stanza circolare senza porte
né finestre illuminata solo da qualche candelabro appeso alle pareti. In
penombra, dalla parte opposta a dove si trovava lei, stava una figura alquanto
inquietante; non riusciva a capire bene, per colpa della scarsa illuminazione,
se si trattasse di un uomo o di una donna.
La sua
attenzione fu poi catturata dai disegni che stavano al centro della stanza, era
sicura che fossero gli stessi che l’avevano portata in quel luogo; una ragazza
stava proprio nel mezzo di quegli strani ideogrammi.
*Sta per
essere risucchiata! Devo avvisarla… troppo tardi* Pensò quando i disegni
s'illuminarono di colpo. Stavolta non si fece cogliere impreparata e chiuse gli
occhi un istante prima di essere accecata… li riaprì convinta di ritrovarsi
sola con quel essere nell’angolo (lo so che in una stanza circolare non ci
sono angoli ma ci stava bene come frase…NdSeyenne) e invece, con sua gran
sorpresa, la ragazza era ancora al centro della stanza mentre alle sue spalle
era comparsa Dafne seguita poco dopo da Aphrodite e da Angel.
Le quattro
ragazze si scambiarono sguardi interrogativi ma era chiaro a tutte che nessuna
di loro aveva la benché minima idea di dove fossero e di come ci fossero
arrivate.
I disegni
cominciarono a sbiadire poco a poco dal pavimento ma la donna rimaneva ancora
immobile con gli occhi chiusi al centro della stanza.
“Ehm…
scusate se disturbo… sapete per caso dove siamo? Cosa centriamo qui, come mai
la stanza non ha una porta per uscire e come potremmo fare per tornare a
casa?” Chiese Angel avanzando verso il centro della stanza.
“Angel…
cosa fai, vieni qui! Potrebbe essere pericoloso!” Esclamò preoccupata
Aphrodite in un sibilo quasi impercettibile.
La donna aprì
gli occhi di scatto e Angel per lo spavento fece un passo indietro inciampando e
rovinando a terra.
Chibiusa
rimase turbata da quegli occhi… non erano… umani; risplendevano in modo
innaturale come se vi ardesse un fuoco dentro, facevano paura e, dalla reazione
che aveva avuto, anche Angel doveva aver pensato qualcosa di simile.
La donna
sorprese tutte ancora una volta quando sorrise alla principessa di Gaeda e le
porse una mano per aiutarla ad alzarsi.
“Benvenute…
non avete motivo di essere spaventate non abbiamo cattive intenzioni.” Aveva
parlato la figura che stava in fondo alla sala mentre avanzava verso il centro
della stanza.
“Siete qui
perché dobbiamo parlarvi di cose molto importanti per il futuro
dell’universo.” Riprese la donna.
“Cosa?”
La voce di Dafne risuono a metà tra lo sconcerto e la stizza.
“Credete
di poterci dedicare un paio d’ore?” Continuò la donna evitando di
rispondere.
“E come
facciamo a sapere che non avete cattive intenzioni? Insomma ci trascinate qui
senza avvertirci… facendoci spaventare a morte e senza neanche presentarvi!”
Esplose Dafne che era diffidente e piuttosto irritata per il fatto di essere
stata ignorata.
“Lo so che
è difficile ma dovete fidarvi… vi riveleremo chi siamo solo se accetterete la
nostra proposta.” Fece la donna con voce pacata irritando ancora di più la
mora.
“Quale
proposta?” Chiese curiosa Angel.
“Ora ne
parliamo se acconsentite ad ascoltarci….” Riprese la donna.
“Io sono
pronta per ascoltare….” Disse Chibiusa sorprendendo Dafne e Aphrodite che
erano ancora piuttosto diffidenti.
Anche la
donna si girò a guardarla con un espressione leggermente stupita che però
lasciò subito spazio a un sorriso di ringraziamento.
“Beh e
dove ci sediamo?” Chiese Angel guardandosi attorno.
La donna
sorrise e fece apparire sei poltroncine schioccando le dita.
Angel rimase
a fissarla a dir poco stupefatta ma poi si riscosse e si accomodò, anche gli
altri la imitarono, tutti a parte l’uomo che rimase in piedi a debita
distanza.
“Sto per
raccontarvi cose che voi non dovreste assolutamente sapere e molto probabilmente
verrò anche punita per questo” Cominciò la donna “Vi prego di non
interrompermi finche non avrò finito di parlare e avrò formulato la nostra
proposta, in caso la accetterete vi saranno date ulteriori informazioni in caso
contrario rimuoveremo la vostra memoria e tornerete a Crystal City senza
ricordare niente del nostro incontro. Siamo d’accordo?” Chiese poi.
Le ragazze
si scambiarono un paio d’occhiate e poi annuirono.
“Perfetto.
Per prima cosa dovete sapere che noi veniamo dal futuro. (Angel stava gia per
dire qualcosa ma Dafne la zitti con un occhiataccia) e siamo qui per cambiare il
passato. Lo so che è vietato modificare il corso della storia (si affrettò a
dire prima che Angel cercasse d’interromperla per la seconda volta) ma vi
assicuro che vi aspetta un futuro tremendo, un futuro nel quale noi abbiamo
fatto di tutto per sconfiggere i nostri nemici ma abbiamo perso. Siamo stati
colti impreparati: troppo convinti che la pace fosse definitiva e l’universo
un posto più che tranquillo abbiamo abbassato la guardia. Non eravamo pronti a
fronteggiare un attacco da parte del male. Io e il mio signore speriamo che
modificando il passato e avvisandovi del pericolo l’esito della battaglia
cambi a nostro favore.” La donna concluse ma nessuno parlò.
“Quello
che dice è tremendo ma tuttavia non riesco ad individuare il nostro ruolo in
tutta la vicenda” Affermò ansiosa Aphrodite.
“Già,
neanch’io. Cosa dobbiamo fare? Andare a casa e convincere i nostri genitori ad
allestire un esercito? No perché se è così è con loro che dovete parlare non
con noi!” Confermò Angel piuttosto confusa.
“Purtroppo
per sconfiggere il nostro nemico gruppo di soldati armati di armi comuni non sarà
sufficiente” sospirò la donna “abbiamo bisogno di indebolirlo, di
combatterlo con attacchi mirati e definitivi. Abbiamo bisogno di formare un
gruppo di guerrieri agili e potenti pronti a rischiare il tutto per tutto. Gli
eserciti entreranno in campo in seguito, ma posso assicurarvi che da soli non
hanno la minima speranza di vittoria” la donna fissò il suo sguardo negli
occhi delle quattro ragazze di fronte a lei che ancora non sembravano capire
“Per sconfiggere il male abbiamo bisogno di voi.”
“Noi?!”
Sussultò Aphrodite “Cioè intende dire noi quattro?” Chiese scioccata
indicando alternativamente se stessa e le compagne.
“Signora…”
Cominciò incerta Dafne “Nessuna di noi ha la più pallida idea di cosa voglia
dire combattere, io non ne sarei in grado.” Obbiettò.
“Avete
scelto le persone sbagliate!”. Esclamò rincuorata Aphrodite.
“Non siete
state scelte a caso.” Proruppe la donna “Milioni di individui sono stati
presi in considerazione ma voi quattro siete state ritenute le più adatte e le
più affini ai poteri che vi verranno affidati.”
“Poteri?”
“Non vi
dovete preoccupare per questo, avrete tutto il tempo per imparare ad usarli e
gestirli, il nemico attaccherà tra circa un anno, e voi avrete ottimi
maestri.”
“Se noi
rifiutassimo l’offerta è sicuro che ci attaccheranno e che perderemo?”
Chiese Chibiusa.
“In caso
di un vostro rifiuto cercheremo altre quattro ragazze per assegnare loro il
vostro compito ma la loro affinità con i poteri sarà sicuramente inferiore a
quella che avreste avuto voi, quindi avremo meno possibilità di vincere.”
“Quanto
tempo abbiamo per decidere se accettare?” Chiese dubbiosa Dafne.
“Non né
avete: dovete dirmelo subito.” Rispose la donna.
“Cosa?!”
Urlò Aphrodite “Ma come facciamo a prendere una decisione di questo calibro
così, su due piedi?” Si lamentò.
“Queste
sono le condizioni, non abbiamo più molto tempo, il punto è: accettare i
poteri e combattere per un futuro migliore o vivere un altro anno
tranquillamente e poi assistere alla guerra senza possibilità di fare
niente?” Esclamò la donna in tono definitivo.
“Io non
voglio…” mormorò Aphrodite.
“Io
accetto!” Esclamò invece Chibiusa.
“Cosa?! Ma
come fai a decidere così?” Chiese sconcertata Aphrodite “La guerra è
pericolosa! Potresti morire, potresti non rivedere più le persone che ami! Non
puoi parlare sul serio!” Cercò di dissuaderla.
“La vita
che conduco mi ha stancata… un altro anno così non credo ce la farei.
Preferisco combattere per scegliermi un altro futuro.” Rispose risoluta
Chibiusa.
“Tu stai
confondendo le cose! Dovresti parlarne con tua madre, combattere è un’altra
cosa! Non hai idea a cosa vai in contro… non sei mai andata in guerra!”
Continuò ad obbiettare.
“Ti
sbagli. Come vi ho già detto anni fa, quando conobbi quel famoso ragazzo, ero
una Sailor e ti assicuro che quello è stato il periodo più felice della mia
vita.” Disse Chibiusa facendo calare il silenzio per un paio di secondi.
“Se
Chibiusa accetta… accetto anch’ io.” Riprese Angel.
“Cosa?! No
principessa! È pericoloso….” Protestò Aphrodite.
“Lo sarà
anche quando scoppierà la guerra… solo che allora saremo totalmente
impreparate. Accetto anch’io.” Fece rassegnata Dafne anche se il suo tono
era ancora leggermente scettico.
“Beh, e
tu?” Chiese la donna guardando Aphrodite.
“Io… oh
e va bene… ma se morirò prima del tempo mi avrete sulla coscienza!” Rispose
Aphrodite che però dentro di sé sperava che fosse tutto uno stupido sogno.
“Allora è
deciso… accettate di ricevere i poteri per poi combattere contro il male,
sapendo che questo cambierà radicalmente il vostro futuro… ne siete veramente
convinte?”
“Si.”
Risposero in coro le ragazze anche se nelle loro voci di convinzione ce n’era
davvero poca.
“Bene
allora prendete questi….” Riprese la donna porgendo loro quattro ciondoli
identici a forma di stella.
Questi non
appena furono sfiorati dalle dita delle ragazze cominciarono a risplendere di
luce bianca, quando poi furono indossati cambiarono forma, dal collo di Chibiusa
pendeva una mezza luna, da quello di Angel una spirale, Aphrodite aveva un cuore
trafitto da una freccia mentre Dafne si ritrovò con uno splendido dragone.
“Ora
possiamo rivelarvi la nostra identità: io sono Morpheus, uno dei saggi del
Tempio Universale, e lei è Faye, la mia collaboratrice.” Disse l’uomo
riemergendo dall’ombra.
“Il Tempio
Universale??? Credevo fosse una leggenda!” Esclamò stupefatta Aphrodite.
“Presto
scoprirai che non lo è” Sorrise la donna.
“Ehm…
perdonate la mia ignoranza ma… che roba è?” Chiese Angel.
“Il Tempio
Universale si trova nell’esatto centro dell’universo” Cominciò Aphrodite
con fare saccente “É un luogo vietato ai mortali perché lì vi sono
custoditi i segreti del cosmo. È abitato da esseri millenari, i saggi, che
hanno il compito di sorvegliare e proteggere l’universo. Tutti, persino
la Regina
dell’Empire, devono sottostare alla volontà dei Saggi.” Concluse.
“Tornando
a noi” Riprese Morpheus “Il ciondolo che avete al collo serve ad evocare i
vostri poteri e, oltre a questi, vi faccio dono di un arma per ciascuna.”
L’uomo guardò Faye che fece segno alle ragazze di prendere tra le mani la
catenina che avevano al collo.
Non appena
loro eseguirono si sentirono crescere dentro una forza nuova, calda e
confortevole.
“A te,
Chibiusa, faccio dono del leggendario arco di luce: quando avrai imparato ad
usarlo a dovere per i tuoi nemici non ci sarà via di scampo.” Tra le mani
della ragazza comparve l’arma che sembrava risplendeva della chiara luce della
luna.
Chibiusa
guardò sorpresa l’arco, ma poi annuì decisa. L’uomo quindi si spostò
davanti ad Aphrodite.
“Per te
dovrebbe andare bene questo… ma stai attenta all’uso che ne fai, è molto
pericoloso.” Disse facendo apparire davanti alla ragazza un bastone con in
cima una sfera che sembrava fatta d’acqua. Lei lo ammirò per qualche secondo
e poi gli sorrise compiaciuta.
“Dafne,
questa è la falce del silenzio… se imparerai ad usarla al massimo della sua
potenza potresti riuscire ad aprire varchi nel tessuto spazio-tempo.” Riprese
porgendo alla ragazza l’arma.
“Ed
infine, ma non per questo da meno una
spada di cristallo nero: più unica che rara!” Concluse mettendola tra le mani
di Angel.
“Ed ora
tornate a casa e godetevi la vostra ultima notte da ragazze normali, da domani
si comincia l’allenamento. Manderemo qualcuno a prendervi non vi preoccupate.
Concluse la donna salutandole con la mano prima che sparissero.”
CONTINUA…
Baci
Seyenne^.^
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Capitolo 4 *** Il tempio di Stella Rossa ***
Il
tempio di Stella Rossa
°Crystal
Palace°
Una donna
bellissima dai lunghi capelli color dell’oro stava camminando per i corridoi
del palazzo e, al suo passaggio, la gente e le guardie chinavano rispettosamente
la testa; lei in cuor suo detestava tutte quelle formalità, ma tanto era
inutile darlo a vedere… non sarebbe cambiato nulla.
La donna
attraversò con passo spedito l’ultimo corridoio che la separava dalla camera
della figlia.
Chibiusa era
distesa sul suo letto a pensare a quello che le era appena capitato…
*Sono di
nuovo una Sailor! Chissà come la prenderà la mamma… speriamo che mi
capisca… di sicuro sì preoccuperà… tanto ormai ho accettato… lei non può
più fermarmi…* Il flusso dei suoi pensieri fu interrotto da qualcuno che
bussava alla porta.
“Chi è?”
Chiese la voce della principessa.
“Sono
io… posso entrare?” Rispose la voce della regina Serenity. La donna senza
aspettare la risposta aprì la porta e rivolse un sorriso dolcissimo alla figlia
che ricambiò.
“Ti stavo
pensando….” Disse Chibiusa invitando la madre a sedersi sul letto.
“Ah si? A
che proposito?” Chiese Serenity.
Chibiusa si
rabbuiò.
“C’è
qualcosa che non va, tesoro?” Riprese la donna.
“Io…
beh… mamma mi dispiace non averti consultato ma mancava il tempo… e
io….” Gli occhi della ragazza si riempirono di lacrime quando incrociarono
quelli confusi e preoccupati della madre che non riusciva a comprendere la
reazione della figlia.
“Chibiusa…
calmati. Ma cos’è successo…?” Chiese la voce dolce e confortante della
regina con una nota di preoccupazione.
“Mamma io
sono una Sailor!” Esclamò tutto d’un fiato la ragazza un po’ preoccupata
per la reazione che avrebbe potuto avere la madre.
“Cosa?!
Non è possibile” Sospirò confusa “La tua spilla è custodita nella sala
dei tesori: lo saprei se l’avessi presa.” Disse la donna più a se stessa
che alla figlia.
“No. Non
hai capito: non ho preso la spilla che usavo nel XX sec.” Rispose Chibiusa.
“Io… io
non capisco”Continuò la regina.
“Beh…
tutto è cominciato oggi pomeriggio: Angel, le altre ed io eravamo qui a
chiacchierare quando….” Così Chibiusa raccontò alla madre quello che le
era successo nelle ultime ore. Quando finì il suo racconto la regina la
guardava shockata.
“Io ho
pensato che tu al mio posto avresti fatto lo stesso” Provò a giustificarsi la
ragazza preoccupata “Quindi ho accettato…” Concluse guardando la madre
negli occhi.
La regina in
cuor suo non sapeva proprio cosa dire, aveva appena appreso che stava per
scatenarsi un’altra guerra e che la sua unica figlia sarebbe stata in prima
fila a combattere, era totalmente confusa, doveva appoggiarla od ostacolarla…?
Cos’avrebbe dovuto fare una buona madre in quell’occasione?
Chibiusa
guardava la madre, i suoi occhi erano sempre stati un libro aperto per lei.
“Mamma…
non credo che dovresti preoccuparti, almeno non tanto… infondo sarei in
pericolo anche qui, e poi avrò dei poteri potentissimi…” Cercò di
rassicurarla.
“Combattere
è pericoloso!” Esclamò d’un tratto la donna con le lacrime agli occhi e la
voce incrinata.
“Lo so! Ma
infondo non è la prima volta che mi mandi a combattere… anche nel XX sec---”
Non riuscì a terminare la frase perché fu interrotta dalla voce alterata della
madre.
“Nel XX
sec. era diverso!” Proruppe “Io, anche se indirettamente, ero lì con te! Ti
ho lasciata andare perché, per quanto fosse stato pericoloso, sapevo che
c’era Bunny che pur di salvare la tua di vita avrebbe sacrificato tutto!!! Ora
invece vai a combattere da sola…”
“Non sarò
sola… sarò affiancata da una moltitudine di persone capaci ed esperte che ci
aiuteranno a vincere! E poi lo faccio anche per te, per papà, per i nostri
sudditi, se avessi rifiutato, l’universo avrebbe avuto molte più probabilità
di essere distrutto che di salvarsi!!! Io… io non volevo che migliaia
d’innocenti rischiassero di morire per colpa mia, solo perché io avevo avuto
paura e avevo rifiutato l’incarico!” Urlò Chibiusa scoppiando in lacrime e
gettandosi nelle braccia della madre che l’abbracciò rassegnata e poi chiese:
“Quand’è che parti?”
“Domani
mattina…” Rispose la principessa.
Quella frase
arrivò alla donna come una pugnalata… solo un'altra notte e poi la sua
bambina se ne sarebbe andata, forse per sempre.
°CRYSTAL
PALACE –
LA MATTINA DEL
GIORNO DOPO°
Angel stava
salutando i suoi genitori; anche loro, come quelli di Chibiusa, avevano fatto
parecchie storie quando gli aveva rivelato la sua scelta ma poi avevano
accettato la realtà e le avevano augurato buona fortuna.
“Mi
raccomando fai attenzione….” Le disse sua madre per la cinquantesima volta.
“Okay…
ora però è meglio che vada a cercare Chibiusa e le altre…” Poi guardando
gli occhi della madre che si erano di nuovo riempiti di lacrime aggiunse: “Non
ti preoccupare ma’ vedrai che andrà tutto bene.” Le rivolse uno dei suoi
sorrisi contagiosi e poi l’abbracciò.
“Ciao
tesoro, mi raccomando tieni alto l’onore della nostra casata!” Disse suo
padre quando Angel gli rivolse un sorriso.
“Kozo! Chi
se ne frega dell’onore!” Urlò indignata Joanna guardandolo sbieco.
“Non
ascoltare tuo padre tesoro, pensa a tornare indietro viva, fregatene pure
dell’onore!” Riprese guardando la figlia.
“Okay”
sorrise Angel “… ciao!” Abbracciò i suoi genitori per l’ultima volta
poi girò i tacchi e s’incamminò verso il gazebo, dove si era data
appuntamento con le altre. Arrivò dopo qualche minuto, Dafne e Aphrodite erano
gia li.
“Ehi ciao
Angy!” La salutò Aphrodite.
Angel
sorrise alle compagne poi chiese: “...Chibiusa?”.
“Boh… a
quanto pare non sei l’unica ritardataria sulla faccia del cosmo! Ehi Aphro
c’eravamo sbagliate!” Ironizzò Dafne.
“Ah Ah Ah,
davvero spiritose! Mi sto proprio sganasciando…” Ribatté Angel fingendosi
offesa.
Le altre due
scoppiarono in un allegra risata.
“Cos’avete
da ridere?” Chiese Chibiusa apparendo alle loro spalle.
“Ehi ciao
Usa-chan!”
“Buongiorno!”
S’intromise una voce piuttosto stridula.
Angel e
Dafne si zittirono all’istante, Aphrodite fece un saltello sul posto e
Chibiusa quasi si soffocò.
“Ehm…
scusate non volevo spaventarvi, mi chiamo Snaps, ho l’incarico di condurvi al
tempio di Stella Rossa per gli allenamenti….” Spiegò l’omino.
“Sono un elfo!” Esclamò poi indicandosi vedendo che Angel continuava
a fissarlo sbalordita.
“Un elfo?!
Mm… beh in effetti le orecchie a punta le hai, ma non sei basso e
tarchiato!” Commentò dubbiosa la principessa di Gaeda.
“Quelli
bassi e tarchiati sono i troll o gli gnomi!” esclamò Snaps offeso “Io sono
un elfo: una creatura estremamente più bella ed intelligente!” Spiegò
visibilmente irritato.
“Ah sul
serio? Non credevo ci fosse una differenza così sostanziale! AHI!” La
consueta gomitata arrivò precisa e puntuale tra le costole di Angel.
A quelle
parole l’elfo la guardò malissimo e con voce offesa disse:
“È tardi, andiamo.” Fece loro segno di afferrare il ciondolo e poi
sparì così com’era arrivato.
“Ehi
dov’ è andato?” Chiese Angel.
“Non lo
so, ma sono certa che ti odia….” Esclamò Chibiusa ridendo.
“Forse
dobbiamo trasformarci?” Ipotizzò Aphrodite.
Snaps
ricomparve davanti a loro e domandando: “Beh perché non vi muovete?”
“Ti sei
dimenticato di dirci come ci si arriva, al tempio!” Puntualizzò Dafne.
“Dovete
prendere tra le mani il ciondolo e pensare al tempio!” Spiegò l’elfo come
se fosse la cosa più ovvia del mondo.
“Ma io non
ho idea di come sia fatto!” Protestò Angel.
Snaps alzò
gli occhi al cielo.
“Non importa… basta che tu lo voglia intensamente. Forza
muovetevi!” Detto questo sparì di nuovo.
Le ragazze
si guardarono negli occhi un po’ confuse poi Angel disse:
“Quello gnomo è pazzo!”
“È un
elfo…” La corresse Aphrodite.
“Dai
andiamo”
Le ragazze
presero tra le dita i ciondoli e cominciarono a pensare al tempio. Dopo qualche
secondo il corpo di Aphrodite cominciò a risplendere di luce e poi lei sparì,
successe lo stesso con Angel, Chibiusa e Dafne.
“Benvenute
al tempio di Stella Rossa!” Fece annoiata la voce stridula dell’elfo non
appena le ragazze comparvero al suo fianco.
“Wow! Wow!
Stra-wow!” Urlò Angel girando su se stessa.
Erano appena
comparse in un piccolo fazzoletto di terra pieno di aiuole contenenti la più
disparata varietà di fiori. Sembrava di essere nel chiostro di un monastero: il
giardinetto infatti era circondato da corridoi sui quali si aprivano imponenti
porte di legno finemente lavorato. Al centro del giardinetto c’era un pozzo
dall’aspetto piuttosto antico.
“Vi mostro
le vostre stanze.” Disse Snaps facendo cenno alle ragazze di seguirlo.
Camminarono
per qualche minuto tra i corridoi del tempio che, notò Chibiusa, a differenza
di quelli del Crystal Palace, erano ornati di splendidi arazzi dai tessuti
pregiati. Percorsero due rampe di scale e poi svoltarono a destra. Le finestre
erano molto grandi e lasciavano intravedere splendidi giardini. Proseguirono per
qualche altro minuto prima di fermarsi davanti a una splendida porta di legno di
faggio anch’essa finemente intagliata; Snaps la spalancò e fece loro cenno di
entrare. Si trovavano in una stanza circolare, una specie di saletta
d’aspetto, contenente due divani e un tavolo.
“Questa è
l’anticamera, per di là ci sono le vostre stanze.” Spiegò indicando una
scala a chiocciola su un angolo che nessuna di loro aveva notato.
“Okay
grazie!” Sorrise Aphrodite.
“Tra
un’ora vi sarà servito il pranzo” disse indicando il tavolo al centro della
stanza “Mentre nel pomeriggio qualcuno verrà a cercarvi per presentarvi il
vostro istruttore. Vi prego di non uscire di qui. Arrivederci.” Quasi ringhiò
poi se n’andò sbattendo la porta.
Le ragazze
si guardarono e poi scoppiarono a ridere.
“Quello ci
odia sul serio!” Disse Aphrodite.
Come
preannunciato dopo pranzo i discorsi delle ragazze vennero interrotti da
qualcuno che bussava alla porta.
“Vado
io!” Esclamò Chibiusa.
Le ragazze
dal piano di sopra sentirono il rumore della porta che si apriva e poi la voce
di Chibiusa. “Signora
Faye, buongiorno! …ragazze! Scendete è ora di andare!”
Le altre tre
imboccarono la scala a chiocciola e una volta disotto salutarono la donna.
“Sono
felice che vi troviate bene ma adesso è ora di cominciare a lavorare: vi porto
a conoscere il vostro insegnante!” Disse Faye e fece segno alle ragazze di
seguirla.
Le guidò
attraverso i corridoi fino ad arrivare all’aperto. Mentre attraversavano i
giardini spiegò:
“D’estate le lezioni si tengono fuori.”
Continuarono
a camminare per qualche altro minuto finche non giunsero in prossimità di una
specie di piccolo anfiteatro.
“Purtroppo
ho molto da fare e devo andar via. Voi rimanete qui, tra un po’ arriverà il
vostro professore. Arrivederci!” Detto questo schioccò le dita e scomparve.
Le ragazze
entrarono nell’anfiteatro e si sedettero sui gradini aspettando
l’insegnante.
“Professore…
me lo immagino, sarà vecchio decrepito, perderà la pazienza ogni due minuti, e
ci sgriderà in continuazione….” Si lagnò Angel.
“Beh non
è detto che non vi sgriderò ogni due minuti e perda sempre la pazienza, ma non
sono ancora vecchio decrepito….” Scherzò una voce maschile alle loro
spalle.
Un ragazzo
sui vent’anni stava qualche gradinata sopra di loro; aveva i capelli neri come
l’inchiostro e gli occhi d’argento. Il suo fisico era perfetto ed aveva
anche uno splendido sorriso.
Le ragazze
rimasero per qualche secondo senza parole, era proprio un bel ragazzo, ma poi
Angel si riprese:
“Ti prego, ti scongiuro, dimmi che non sei il nostro professore.”
supplicò.
Il ragazzo
annuì divertito.
“Noooo…
ma perché devo sempre fare queste figuracce!” Continuò con lo stesso tono.
“Piacere
mi chiamo Alexander!” Esclamò il ragazzo porgendo la mano alla principessa di
Gaeda.
“Io sono
Angel….” Rispose lei afferrando la mano.
Poi lui si
girò con sguardo interrogativo verso le altre tre ragazze.
“Io mi
chiamo Dafne…”
“Piacere,
Aphrodite…”
“Chibiusa….”
Quando gli occhi rosa della ragazza s’incrociarono con quelli argentati di
Alexander l’erede al trono dell’Empire percepì una stretta allo stomaco….
Dio com’ erano belli quegli occhi….
“Beh…
Morpheus mi ha detto che devo partire da zero….” Cominciò il ragazzo.
“Esatto!”
Annuì Angel.
“Mh…
allora come prima lezione direi che potreste imparare a trasformarvi, che ne
dite?” domandò con aria pensierosa.
“Ci
sto!”. Sorrise Dafne.
“Okay, è
abbastanza semplice, il trucco è concentrarsi su quello che si vuole
ottenere.” Spiegò “Allora…. Prendete tra le mani il vostro ciondolo e
concentratevi sul fatto che volete trasformarvi!” Disse Alexander e le ragazze
eseguirono.
Nelle loro
menti si formarono delle parole…
“Moon
Cosmic Power, Make Up!” Esclamò Chibiusa.
“Light
Cosmic Power, Make Up!” Continuò Angel.
“Dragon
Cosmic Power, Make Up!” Urlò Dafne.
“Heart
Cosmic Power, Make Up!” Concluse Aphrodite.
Furono
avvolte da un turbinio di luci e, quando queste finirono, Alexander rimase a
guardarle a bocca aperta: non era la prima volta che vedeva delle Sailor, ma mai
ne aveva viste di così belle.
Chibiusa si
guardò: la minigonna era bianca, come il body, e terminava con un bordino rosa
e oro. Il fiocco dietro era lungo fin quasi a toccar terra ed era anch’esso
dorato, quello appuntato sul petto, invece, era normale e rosa. Indossava dei
guanti lunghi fino al gomito bianchi col bordo d’oro, sulla sua fronte la
mezza luna sempre presente brillava più del solito. Ai piedi calzava degli
stivali bianchi dal bordo rosa e oro; il ciondolo le pendeva dal collo e anche
gli orecchini erano a mezza luna; sulla sua schiena spuntavano un paio d’ali
immacolate.
Posò lo
sguardo sulle compagne: a grandi linee la loro divisa era la stessa. Cambiavano
le scarpe: Angel indossava un paio di sandali alla schiava, Aphrodite degli
stivali che arrivavano a metà coscia e Dafne un paio di scarpe a spillo. Anche
i colori delle divise differivano: al posto del rosa Angel aveva il blu,
Aphrodite il verde acqua e Dafne il viola scuro; sulla fronte. Al collo e sugli
orecchini avevano il loro simbolo (spirale, dragone e cuore); Aphrodite inoltre
aveva i guanti corti dai polsi.
“Perfetto!”
Esclamò soddisfatto Alexander “Ci siete riuscite al primo colpo!”.
“Certo,
cosa ti aspettavi? Non lo sai che noi siamo state scelte tra migliaia di
candidati?” Scherzò la biondina. “Accipicchia! Che figata quest’uniforme!”.
Esclamò poi piroettando su se stessa.
Alexander
alzò gli occhi al cielo simultaneamente a Dafne poi prese la parola: “Bene
non perdiamo tempo. Allora: voi siete dotate di un potere superiore a quello
delle normali Sailor” Cominciò guardandole seriamente. “Mi spiego meglio:
mentre le comuni guerriere evocano i loro attacchi con formule prestabilite voi
avete la capacità di sferrare offensive semplicemente concentrandovi sul colpo
che volete sferrare. Inoltre, una normale Sailor, ha un elemento che la
caratterizza, ed è quello che sta alla base dei suoi attacchi… non so se mi
seguite…?” S’interruppe guardando le altre.
“Io si,
per esempio una delle guardiane di mia madre, Sailor Mars può usare solo
attacchi di fuoco, Sailor Mercury solo d’acqua ecc….” Disse Chibiusa.
“Esatto!
Voi invece potete sferrare indistintamente attacchi di fuoco, d’acqua,
d’aria, di luce ecc. Per farlo dovete pensare alla magia, se volete chiamarla
così, come ad un’entità astratta: dovete sentirla scorrervi dentro, dopodichè
pensate all’attacco che volete sferrare…. È un po’ complicato detto così,
ma poi in pratica è più semplice!” Cercò di rassicurarle.
“…se lo
dici tu.” Disse dubbiosa Angel.
“Volete
provare?” Chiese Alexander.
Le ragazze
fecero istintivamente un passo indietro.
“Oh, paura
di sbagliare? Ma non eravate le migliori tra migliaia e migliaia?” scherzò il
ragazzo guadagnandosi un’occhiataccia da Angel. “Avanti, che vi importa se
sbagliate! È comprensibile già che è la prima volta….” Cercò di
convincerle, poi si girò e fece comparire un bersaglio al centro del cortile.
Le ragazze
continuarono a guardarlo poco convinte. Lui alzo gli occhi al cielo poi prese
Chibiusa per una mano e la trascinò ad una decina di metri dal bersaglio.
Al suo tocco
la ragazza s’irrigidì ma poi si sciolse quando lui le sussurrò al orecchio:
“Sono certo che ce la farai…”.
Poi si staccò e fece qualche passo indietro mettendosi in attesa.
Chibiusa era
arrossita violentemente, tanto che le sue guance erano dello stesso colore del
bersaglio che aveva di fronte.
“Forza
concentrati e pensa che ce la puoi fare!” Esclamò autoritario Alexander.
La
principessa del Crystal Empire fece un profondo respiro e chiuse gli occhi:
poteva sentire l’energia crescere dentro di se, ancora qualche secondo e non
sarebbe più riuscita a contenerla, nella sua mente comparve la forma del
bersaglio che si trovava davanti a lei, *Ce la posso fare, ce la posso fare,
ce la farò… ORA!!!* Chibiusa aprì di scatto gli occhi, portò in avanti
le mani ed urlò:
“Luce di tenebra!” Un attacco di media potenza centrò il bersaglio
disintegrandolo.
“Molto
bene! L’attacco che hai eseguito si può classificare di medio livello solo
che non hai sfruttato per intero la sua potenza che avrebbe potuto essere dieci
volte maggiore, ma come prima prova è molto buono! Ora provate voi.” Disse
con fare pratico Alexander facendo comparire altri bersagli.
Andarono
avanti per altre tre ore ad allenarsi e più o meno tutte riuscirono ad eseguire
un buon attacco di primo livello. Un orologio in lontananza batté le quattro e
mezza.
“Ragazze,
credo che per oggi possa bastare… che ne dite di un gelato?” Chiese
Alexander interrompendo gli allenamenti.
“Gelato?
Esistono anche qui?!” Chiese entusiasta Angel che proprio non ci sperava.
“Certo”
rise Alex “Basta andare a comprarlo al bar.” Spiegò.
“Bar? C’è
un bar?!” Chiese Angel ancora più sbalordita.
“Certo, ma
hai finito di farmi il verso?” Domandò Alexander ridendo. “Credevi di
essere arrivata dove? In una galassia popolata di alieni e marziani?”
“Si,
scusa, è che visto il posto… non credevo proprio avessero idea di cosa fosse
un bar.” Si giustificò Angel.
“Beh
andiamo?” Chiese Chibiusa sciogliendo la trasformazione, imitata dalle altre.
“Vi faccio
strada!” Disse Alexander incamminandosi fuori dal cortile del anfiteatro.
Passarono un
piacevole pomeriggio in compagnia del ragazzo parlando del più e del meno,
raccontandogli del Crystal Empire, di Gaeda e del modo in cui erano state messe
al corrente della loro missione. Alle sette Alexander si congedò dicendo che
aveva da fare e le ragazze cominciarono ad incamminarsi verso la loro stanza.
“È
strano: qui hanno sempre tutti da fare….” Commentò ironica Angel.
“O forse
siamo noi che abbiamo troppo tempo libero….” Fece notare Aphrodite.
“Spiritosa…
comunque Alex è proprio simpatico, ed è anche molto carino!” Disse Angel.
“Hai
ragione, per una volta siamo d’accordo su qualcosa.” Disse Dafne.
“Piace
anche a te, vero Usa-chan?” Chiese Angel in tono malizioso.
“Ma… ma
che cosa dici? Non è vero!” S’infiammò Chibiusa.
“Ah no? E
allora perché sei tutta rossa? Ti ho visto prima sai?” Continuò Angel.
“Non sono
tutta rossa!” obbiettò “E non so a cosa ti riferisci!” Sbottò la
principessa del Crystal Empire allungando il passo.
“Prima…
quando ti ha trascinata in mezzo al cortile…. L’ho vista la faccia che hai
fatto, speravi che non me ne accorgessi, eh?” Insisté Angel raggiungendola.
“….”
“Ah ah…
beccata in pieno!” Disse Dafne aprendo la porta della loro camera.
“Si!
Missione compiuta! Hai visto Usa-chan, te l’avevo detto che ti avrei trovato
un ragazzo!” Esclamò euforica Angel salendo la scala a chiocciola.
“Ma se non
hai fatto niente! Il loro incontro è stato casuale, non gliel’ hai combinato
tu!” Fece notare Aphrodite.
“…
questi sono dettagli insignificanti!!! Allora, a quando le nozze?” Disse Angel
gettandosi sulla poltrona.
“Non dire
stupidaggini! Ora vado a farmi un bel bagno caldo, sono piuttosto stanca!”
Disse Chibiusa cambiando discorso.
Angel non
fece in tempo a ribattere che lei si era gia chiusa la porta alle spalle.
CONTINUA…
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Capitolo 5 *** Il nemico si muove – la guerra comincia ***
Il nemico si muove – la guerra comincia
Per le quattro ragazze le giornate cominciarono a
passare velocemente e prive di novità: gli allenamenti si susseguivano mattina
e sera sempre più impegnativi e spossanti.
Erano già passati sei mesi dal loro arrivo a Stella
Rossa e oramai, grazie sia al loro impegno che alle lezioni di Alexander,
avevano imparato a padroneggiare discretamente i loro poteri.
Dopo un primo periodo in cui si erano sentite un po’
emarginate, perché estranee ai luoghi e alle persone che le circondavano, le
ragazze si erano felicemente ambientate scoprendo che il tempio era enorme e
che, insieme a loro, moltissime altre persone stavano preparandosi alla guerra.
Si trattava per la maggior parte di soldati dotati d’armi di medio livello,
come per esempio pistole laser o archi incantati; un'altra porzione di individui
aveva invece armi più importanti e la capacità di sferrare qualche debole
attacco; infine una piccola minoranza, di cui loro facevano parte, si
destreggiava perfettamente sia con le armi sia con gli attacchi.
Chibiusa e Alexander avevano preso a frequentarsi dopo
poco tempo il loro arrivo e oramai facevano coppia fissa, Dafne invece aveva
conosciuto Daniel, un ragazzo tanto bello quanto misterioso: di lui si sapeva
solo che odiava con tutte le sue forze Athanos, loro principale nemico, e che
una mattina era arrivato dicendo di voler allearsi a Stella Rossa.
La
mattina di oggi comincia come una delle tante: le ragazze si stanno preparando
per andare a lezione.
“Nooooooo”
Arrivò improvviso l’urlo di Angel “Perché nessuno mi ha svegliata? Sono di
nuovo in ritardo!” Sbraitò poi scendendo di corsa la scala a chiocciola e
afferrando una fetta biscottata.
“Forse
perché l’ultima volta che ci ho provato hai cercato di spegnermi!” Rispose
esasperata Dafne suscitando le risate di Chibiusa e Aphrodite. La bionda non si soffermò a rispondere a tono solo perché in
ritardo e con la bocca stracolma.
Un
quarto d’ora dopo le ragazze camminavano per i corridoi del tempio dirette nel
salone dell’ala nord: si allenavano lì da un po’ di tempo, da settembre per
l’esattezza, mese in cui aveva cominciato a sentirsi il freddo. La prima neve
aveva fatto la sua comparsa sulla fine del Natale e da allora le bufere si
alternavano a giorni di pallido sole.
“Mh…
speriamo che Alex non ci faccia ripassare di nuovo le formule degli attacchi.”
Si lamentò Dafne.
A
quelle parole la principessa di Gaeda impietrì in mezzo al corridoio e Chibiusa
le cozzò contro. “Formule?” Mormorò tra sè e sè e poi schiacciandosi una
mano in fronte spiegò: “Ho dimenticato il mio libro in camera!”. Facendo
retro front la bionda cominciò a ripercorrere di corsa i suoi passi e prima di
girare l’angolo la sua voce arrivò alle altre con queste parole: “Usa-chan,
metti una buona parola, di ad Alex che arrivo subito!”.
L’interpellata scosse la testa con fare arrendevole e
riprese a camminare seguita dalle altre. Dopo una ventina di passi di fronte a
loro comparve Alex appoggiato allo stipite del portone del salone. “Possibile
che ogni giorno il vostro ritardo aumenti?” le rimproverò.
“Angel è andata a---” cominciò Chibiusa. “Ho
sentito!” l’interruppe brusco il ragazzo.
“Ehi.
Che succede? Che modi sono?” Domandò stupita e irritata Dafne vedendo
l’espressione turbata nel volto dell’amica.
“Niente, niente… ci sono un po’ di
problemi…”. Spiegò lui spiccio.
“È successo qualcosa di grave?”. Domandò
Aphrodite.
“Niente
che vi riguardi.” Tagliò corto Alex e Dafne, che stava già per replicare,
venne di colpo interrotta: un urlo troncò infatti la loro conversazione.
“Angel!”
Esclamò Chibiusa riconoscendo la voce dell’amica.
“Cosa?”
Chiese Dafne, che non era ancora riuscita a focalizzare l’accaduto, ma ormai
la principessa del Crystal Empire stava correndo a perdifiato per il corridoio.
Alexander e le altre si scambiarono uno sguardo
interrogativo e poi la seguirono.
Chibiusa
era certa che quella voce appartenesse ad Angel così si mise a correre a
perdifiato verso la loro stanza. Stava correndo come una pazza, senza
preoccuparsi di cosa o chi investisse, fu per questo che inciampò e rovinò a
terra. Si girò per vedere su cosa avesse inciampato, rimase di sasso: il libro
delle formule…. *Oh mio Dio ma che succede…*
“ANGEL!”
Gridò all’improvviso colta da una spiacevole sensazione alla bocca dello
stomaco.
“CHIBIUSAAA!!!
AIUT---”
“Era
lei?” Chiese Dafne che l’aveva appena raggiunta. Ancora
una volta la principessa del Crystal Empire non perse tempo a rispondere e si
mise a correre in direzione del grido, stavolta gli altri la seguirono a ruota
senza indugio.
*Più veloce… più veloce* Chibiusa
svoltò l’angolo e si fermò di botto. Dafne che le stava subito dietro le
cozzò addosso.
“RAGAZZI!”
Gridò sollevata la biondina vedendoli “AIUT---”. Due uomini tenevano ferma
Angel per le braccia, il più grosso le tappò la bocca.
“Che
diavolo state facendo?” S’infiammò Dafne.
“TOGLIETELE
LE MANI DI DOSSO!” Urlò Chibiusa.
I
due energumeni non persero tempo in chiacchiere: alle loro spalle si aprì un
passaggio e loro vi sparirono dentro trascinandosi dietro Angel che, per quanto
si dimenasse, non riusciva a liberarsi.
“AIUTO!
LASCIAMI MALEDETTO! EHI VOI AIUTATEMI!” Urlò da dentro il passaggio con voce
quasi supplicante la biondina.
“Moon Cosmic Power, Make Up!”. Esclamò
grave Chibiusa.
“Dragon Cosmic Power, Make Up!” Urlò
Dafne.
“Heart Cosmic Power, Make Up!” Concluse
Aphrodite.
Alexander sfoderò la spada e s’infilò nel varco. “Presto, si sta chiudendo!”. Intimò
alle ragazze. Dafne non se lo fece ripetere due volte entrando seguita da
Aphrodite e da Chibiusa.
Non
appena il varco si chiuse si ritrovarono completamente al buio.
“Stiamo
all’erta.” Disse Alexander.
“Non
si vede niente….” Si lamentò Aphrodite.
Un
colpo sordo fece vibrare l’aria a qualche metro da loro.
“Cos’è
stato?” Chiese Dafne. “C’è qualcuno!” Urlò poi
percependo un movimento alle sue spalle.
“AAAHH!!!”
Urlò Aphrodite mentre veniva colpita e sbalzata parecchi metri indietro.
“Che
succede?” Ripeté Dafne un secondo prima di essere tramortita dal misterioso
assalitore.
Chibiusa
era tesissima, ferma, immobile per non fare rumore rischiando così di rivelare
la sua posizione al nemico; Alexander al suo fianco faceva lo stesso.
L’aria
alle sue spalle si mosse *Mi ha vista! No… non devo muovermi *.
Qualunque
cosa fosse quella che aveva colpito Dafne e Aphrodite non sembrò accorgersi
della loro presenza e si allontanò velocemente dal luogo in cui si trovavano.
“Seguiamolo….”
Sussurrò Alexander.
“Ma…
e loro?” Obbiettò Chibiusa con un tono così basso che quasi l’altro non lo
sentì.
“Qui
al buio non possiamo fare tanto… è meglio andare da Angel!” Rispose lui.
“Okay”.
Accettò la ragazza a malincuore.
I
due si avviarono cautamente e in silenzio nella direzione in cui era sparito il
loro assalitore.
*Dio mio, ma dove diavolo è andato?*
pensò Chibiusa dopo una mezzora di cammino.
Un
rumore alle loro spalle fece drizzare a entrambi i peli sulla schiena. Restare
immobili ormai era inutile, chiunque fosse li aveva scoperti.
“Lame
di tenebra!” Urlò una voce da destra.
Entrambi
si buttarono a terra d’istinto. Il colpo li mancò di qualche centimetro.
“Lame
di tenebra!” Ripeté la stessa voce.
Chibiusa
rotolò di fianco appena in tempo. Delle lance di luce s’infransero nel punto
dove si trovava un secondo prima.
“Stavolta
non sbaglierò stanne certa. LAME DI TENEBRA!”. Chibiusa urlò dal dolore
quando il colpo le lacerò la spalla destra.
“MALEDETTO!
FATTI VEDERE VIGLIACCO!” Urlò nel buio Alexander.
“Non
ti preoccupare, finisco la ragazzina e poi vengo da te. LAME DI TENEBRA!” Urlò
di nuovo all’indirizzo della ragazza.
*No… non può finire così…*
“Scudo
dei mille volti!” Urlò Chibiusa. Le lance s’infransero contro la difesa
innalzata dalla ragazza e, al contatto con questa, esplosero in un enorme onda
d’urto che sbalzò a terra sia Alex che l’assalitore. Continuando ad
espandersi per una ventina di metri, l’onda, urtò un muro e lo distrusse.
Quando il polverone si dissolse la luce che filtrava dall’altra stanza permise
loro di vedere di nuovo.
“Tutto
bene?” Chiese Alexander porgendole una mano per alzarsi.
“Si…
dov’è quello stronzo?” Domandò irata la ragazza reggendosi la spalla.
“Era
troppo vicino: l’onda l’ha tramortito.” Disse indicando una figura per
terra. “Sei sicura di star bene?”
“Si,
andiamo a cercare Angel.” Così dicendo s’incamminò verso lo squarcio nel
muro.
La
stanza era deserta.
“Vi
aspettavo.” Li sorprese una voce alle loro spalle. “Mi chiamo Deryu e sono
qui per uccidervi.”
“Non
contarci troppo!” Espose sprezzante Chibiusa.
“Vedremo….”
Così dicendo sguainò una spada e si avventò sulla ragazza. A sua difesa
intervenne Alexander che, dopo un primo momento di parità, ebbe la meglio in
duello.
“Benfatto!”
Si complimentò Chibiusa regalandogli un sorriso stanco.
“Tsè,
era una schiappa!” Scherzò il ragazzo. “Dove andiamo ora?” Chiese poi
serio.
Come
a voler rispondere alla sua domanda comparve una porta nel muro.
I
due ragazzi si fissarono.
“Coraggio!”
Disse Alexander aprendo l’uscio. “È di nuovo buio: siamo troppo vulnerabili
se non vediamo niente.” Affermò tornando sui suoi passi.
Chibiusa
si guardò intorno su un angolo scorse una specie di statua in legno
raffigurante un mostro. “Usiamo
quella!” Propose indicandola.
Alexander si avvicinò alla scultura e con un fendente
di spada gli tranciò un braccio. Poi recitò una formula in qualche strana
lingua e dalle sue mani scaturirono piccole scintille, piano piano il pezzo di
legno cominciò ad ardere.
“Andiamo.”
Disse Chibiusa avviandosi dietro ad Alexander nel corridoio nascosto dalla
porta.
“Sono
preoccupata”. Ammise la ragazza interrompendo il silenzio. “Chissà dov’è
Angel, e chissà come stanno Dafne ed Aphrodite? Forse erano ferite gravi, non
avremmo dovuto abbandonarle: se gli succedesse qualcosa non potrei mai
perdonarmelo…”
“Non
avevamo altra scelta e poi non essere così pessimista, sono sicuro che stanno
bene, anche Angel.” Disse prendendole la mano per darle un po’ di conforto.
Proseguirono
per venti minuti buoni prima di trovarsi davanti ad una porta.
“Stai
attenta.” Disse Alexander prima di lasciarle la mano.
Lei
annui e lui diede un calcio alla porta spalancandola.
Entrambi
rimasero allibiti.
“Non
può essere!” Esclamò Chibiusa.
“Sarà
un'altra stanza identica.” Ipotizzò lui.
“No…
guarda! C’è anche il tipo che hai fatto fuori e anche la statua a cui abbiamo
staccato il braccio. È la stessa di prima! Abbiamo girato a vuoto!” Urlò lei
piuttosto stizzita.
“Piaciuto
lo scherzetto?” Alexander e Chibiusa si girarono di scatto.
“Ti
credi spiritoso?!” Urlò lei perdendo la calma.
“Dovresti
vedere la tua faccia… si credo di esserlo….” Disse l’uomo scoppiando a
ridere.
“Invece
non lo sei per niente, ma almeno morirai ridendo!”. Disse Chibiusa. “Bomba
di luce!” Il colpo venne schivato facilmente dall’avversario.
“Ti
sbagli, sarete voi a morire, mi chiamo Rjio e sono qui per uccidervi!”
“…l’hanno
detto anche gli altri due, ma a quanto pare avevano fatto male i calcoli!”
Ironizzò Alexander.
“Non
paragonarmi a quegli inetti! Ora vedrete la mia potenza…. Dardo oscuro!” Un
colpo di notevole potenza partì in direzione dei due che lo schivarono
abilmente.
“Ora
è il mio turno: Vortice D’odio!” Urlò Chibiusa. Il suo attacco
s’infranse contro lo scudo innalzato dall’avversario.
“Ci
vuole ben altro per scalfirmi! Muori!” Gridò tirando verso la ragazza una
lancia che però si conficcò sul pavimento a dieci centimetri dai suoi piedi.
“Manchi
di mira….” Lo beffeggiò lei. Sul volto di Rjio comparve un ghigno malefico.
“Cos’hai da ridere maledetto?”
“Usa…
ATTENTA!” Urlò Alex.
La
lancia che si era conficcata a pochi passi dalla ragazza improvvisamente aprì
un varco nel pavimento e lei, non spostandosi in tempo, precipitò
all’indietro nel vuoto.
Alexander corse verso la crepa nel terreno ma di lei
neanche l’ombra.
“Ormai
sarà già all’altro mondo!” Disse Rjio ridendo.
“Tu,
maledetto! Non avresti dovuto farlo!”. Urlò sguainando la spada, i suoi
lineamenti erano tesi e nei suoi occhi brillavano lampi omicidi.
I
due cominciarono a duellare ma lo scontro non sembrava risolversi a favore di
nessuno dei due combattenti che si equivalevano in destrezza e nella stanza si
percepiva solo il rumore delle due spade che lottavano per la supremazia. Ad un
tratto Rjio si distrasse ed Alexander lo disarmò.
“Ora
morirai!” Disse truce il ragazzo dagl’occhi d’argento.
“Non
lo farai….”
“Io
non ci scommetterei…”. Alex stava per fendere il colpo mortale quando Rjio
parlò di nuovo: “Non lo farai perché altrimenti loro moriranno….” Non
appena pronunciò queste parole
comparvero i corpi tramortiti di Angel, Dafne ed Aphrodite. “Se io morirò
quelle spade gli trafiggeranno il cuore…”.
“Quali
spade?”
“Quelle
spade”. Sopra i corpi delle ragazze apparvero tre spade pronte a colpire. “Ora
ragazzo, fai il bravo e butta la spada…”.
Alexander
lo guardò furioso ma poi lanciò via l’arma.
“Vedo
che ragioni… ed ora: Dardo Oscuro!”
Alexander
centrato in pieno venne sbalzato all’indietro e cadde a terra svenuto, una
profonda ferita alla tempia sanguinava generosamente.
Nella
stanza risuonarono le risate di Rjio.
“Sono
il migliore… il mio signore sarà contento: ho fatto fuori le prescelte in un
batter d’occ---”. L’uomo s’inginocchiò a terra con una freccia
conficcata nella schiena.
“Ti
sei dimenticato di me, Stronzo!” Sibilò irata la voce di una ragazza: teneva
in mano uno splendido arco e aveva due buffi codini a cometa che contrastavano
con la seria espressione che aveva dipinta nel volto, la sua divisa era sporca e
strappata in più punti.
Chibiusa
si avvicinò ai corpi degli amici, prese in mano il suo ciondolo a forma di
mezza luna e desiderò con tutte le sue forze di tornare indietro nonostante i
molteplici giramenti di testa.
***
Chibiusa
era seduta sul letto dell’infermeria, Desy, la primaria, le stava medicando la
spalla.
“Sei
stata fortunata, qualche centimetro e saresti potuta morire.” Disse la donna.
“Quando
si riprenderanno?” Chiese Chibiusa indicando gli altri letti dove dormivano
beatamente Angel, che non sembrava aver riportato danni, Dafne, che aveva una
profonda ferita all’addome, Aphrodite, con un taglio alla coscia sinistra e
Alexander, con una fasciatura alla testa.
“Entro
un paio di settimane tornerete tutti come nuovi. Ora cara, bevi questo, è un
sonnifero, hai bisogno di riposare…”. Disse porgendole una pastiglia e un
bicchier d’acqua.
Chibiusa
bevette l’intruglio e si lasciò sprofondare tra le calde coperte mentre fuori
infuriava l’ennesima tempesta di neve.
CONTINUA…
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Capitolo 6 *** --- ***
Doveva essere piuttosto tardi dato che Chibiusa, che riposava nel letto
dell’infermeria, sentiva il sole scaldarle il corpo.
Era una sensazione che le era sempre piaciuta, sentirsi cullare dai
caldi raggi del sole, anche se, essendo pieno inverno, era un calore piuttosto
debole, quasi morente…. Si rispecchiava nel sole: anche lei si sentiva
esausta, stanca della battaglia del giorno prima, ma non era solo una stanchezza
fisica quella che l’opprimeva; aveva accettato di ritornare a combattere per
liberarsi della noiosissima vita che conduceva a palazzo, ma ora ne aveva
nostalgia, le mancavano i suoi genitori e Ottavia.
Un sorriso malinconico increspò le labbra della ragazza al pensiero di
far incontrare alla protetta di Saturno le sue nuove, strane, amiche. Poi cera
lui, Alexander, nonostante stessero insieme da mesi lei non lo amava, ne era
certa, ed era sicura che lui l’avesse capito. Non sapeva neanche perché gli
aveva detto di si quando le aveva chiesto di fare coppia fissa, forse perché
Angel le aveva fatto il lavaggio del cervello, o forse… no, sicuramente, per
dimenticare Helios.
TOC TOC
Se cera una cosa che odiava era essere interrotta mentre pensava, ma
succedeva così spesso che ormai non se la prendeva neanche più. Si sistemò
seduta sul letto con la schiena appoggiata alla spalliera e si sorprese sentendo
quanto fosse roca la sua voce mentre pronunciava stancamente:
“Avanti…”
Sulla soglia c’era la primaria che constatando che era l’unica ad
essere sveglia le chiese: “Tesoro, stai meglio?”
Chibiusa annuì quasi impercettibilmente.
“Loro dormiranno ancora per parecchio tempo, gli ho somministrato una
dose di sonnifero piuttosto potente… se vuoi puoi tornare in camera tua.”
“Grazie, sa per caso dov’ è la signorina Faye?” Chiese
educatamente Chibiusa mentre si alzava e cominciava a vestirsi.
“Nel suo ufficio, buona notte….” Dicendo questo uscì
frettolosamente dalla stanza.
La principessa del Crystal Empire si vestì molto lentamente a causa del
atroce dolore alla spalla provocato da ogni movimento brusco, poi uscì diretta
all’ufficio dell’aiutante di Morpheus.
I suoi passi risuonavano come un dolce motivetto per i corridoi deserti
del tempio; l’infermeria non distava molto dalla sua meta per cui in pochi
minuti si ritrovò di fronte alla porta dell’ ufficio di Faye.
TOC TOC
“Avanti.”
La ragazza aprì la porta e sorrise alla donna seduta dietro alla
scrivania.
“Chibiusa, come stai? Ti senti meglio? Ho saputo di quello che è
successo….” Disse Faye sorpresa di vederla.
“Sto bene grazie… sono venuta a chiederle spiegazioni, avevate detto
che non ci avrebbero attaccato prima di un anno e invece….”
“Già, ma cambiando il passato probabilmente abbiamo modificato anche
le mosse del nemico, niente sarà più come avrebbe dovuto essere.”
“Quindi il nemico è pronto per la guerra…” Mormorò tra se e se
“Noi non lo siamo!” Esclamò preoccupata.
“Quelli che avete affrontato sono nemici piuttosto deboli: non avete
riscontrato troppe difficoltà a batterli, questo vuol dire che anche il nemico
non è ancora pronto, credo che abbia voluto testare la sua e la nostra forza, e
ne è uscito perdente…”
“Capisco, quindi da qui in poi dobbiamo aspettarci attacchi?”
“Non necessariamente, ma non dobbiamo sottovalutarli, lo abbiamo già
fatto e ci è costato caro…. C’è qual cos’altro che vuoi sapere?”
“No.”
“Bene, buona notte allora.”
“Notte” rispose Chibiusa chiudendosi la porta alle spalle.
°Piuta –
base nemica°
“Mio Signore, la missione è fallita: le Sailor sono tutte vive.”
Disse un uomo prostrato ai piedi di un trono in marmo nero sul quale stava
seduta una creatura incappucciata.
“Mi avevi assicurato che non avresti avuto problemi ad eliminarle.”
“Io… io, mi dispiace non succederà più mio signore…”
“Questo è certo….” Pronunciando queste parole abbassò il
cappuccio, aveva gli occhi chiusi e un’espressione raggelante.
“NO! Mio signore… PIETÀ!” Supplicò l’uomo col terrore negli
occhi.
“Non ho pietà per chi mi delude….”
La creatura sul trono aprì di scatto gli occhi, occhi malefici, rossi,
pieni d’odio, occhi mortali per chi li incrociava.
L’urlo dell’uomo risuonò in tutta la sala, poi con un tonfo secco
cadde a terra morto.
La creatura si ricoprì il volto col cappuccio poi chiamò un altro suo
seguace
“Derrik….”
“Ai vostri ordini, mio signore.” Disse un uomo comparendo ed
inginocchiandosi davanti al trono.
“Affido a te il compito di distruggere le sailor… ma non fallire: mi
dispiacerebbe dover perdere un altro dei miei sottoposti….”
“Si signore. E per l’altra faccenda?”
“…porta avanti anche quella, ma uccidi quelle dannate!”
“Ai vostri ordini!” E con un ultimo inchino sparì.
°Stella Rossa
– Camera di Chibiusa°
La principessa stava seduta davanti allo specchio spazzolandosi i
capelli con movimenti secchi e monotoni, la camicia da notte in raso bianco le
lasciava scoperte le caviglie nude facendola rabbrividire per il freddo. Si
diresse verso la finestra, era una notte singolare, ma molto bella. La luna
piena era nascosta dalle nuvole ma le tingeva d’argento così ché il cielo
risultasse illuminato da una pallida luce.
Si addormentò pacificamente tra le lenzuola calde, inconscia del fatto
che non avrebbe dormito per molto e soprattutto che l’indomani non sarebbe
stata una tranquilla giornata.
CONTINUA…
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Capitolo 7 *** Gelosia ***
Cap 7: GELOSIA…
La notte era calma e una brezza gelida vegliava sul sonno degli abitanti
del tempio. Nella stanza di Chibiusa l’unico rumore percettibile era il suo
respiro regolare che sembrava suggerire la ragazza stesse facendo sogni
tranquilli.
°Illusion°
Il custode dei sogni quella notte era piuttosto agitato: percepiva una
potente aura malefica avvicinarsi al suo regno ma sperava con tutto il cuore di
essere in errore. Camminava avanti e indietro per la sua stanza da almeno venti
minuti e aveva un’aria terribilmente angosciata. Si costrinse a calmarsi e si
affacciò al balcone ma quello che vide invece di aiutarlo lo fece entrare nel
panico per qualche secondo.
All’orizzonte si stagliava un’enorme nuvola di fumo rosso. Al suo
passaggio piante, fiori e animali morivano all’istante.
Il custode dei sogni riprese il controllo del suo cervello, attraversò
la stanza di corsa e si fondò lungo il corridoio e poi giù dalle scale
ricomparendo in giardino per capire meglio cosa fosse quella nuvola rossa. Di
qualunque cosa si trattasse non sembrava facile da fermare ma lui naturalmente
non si sarebbe arreso senza lottare. Sul palmo della sua mano comparve il
cristallo d’oro. Il custode chiuse gli occhi e il suo viso assunse
un’espressione risoluta e concentrata, portò le mani sopra la testa e cominciò
a caricare un colpo d’immane potenza mentre la nuvola continuava ad avanzare
imperterrita e non sembrava avere intenzione di arrestarsi.
“Cristallo d’oro, RISPLENDI!” Urlò il custode e un lampo di luce
partì in direzione della pericolosa nube che però, appena il colpo cessò, si
ricompose e ricominciò la sua marcia verso il palazzo ancora più minacciosa e
veloce di prima.
*è inutile,
è come cercare di colpire l’aria!*
Il custode diede una rapida occhiata al palazzo alle sue spalle,
migliaia di persone erano la dentro immerse nei loro sogni ignare di quello che
succedeva.
*non posso
arrendermi, io sono il custode, devo proteggerli!*
Caricò un altro colpo, poi un altro e un altro e un altro ancora,
andarono tutti a vuoto… la nube era ormai arrivata ai confini dei giardini ed
Helios non sapeva più che fare, ormai cominciava a sentirsi stanco, gli
attacchi da lui sferrati richiedevano gran potenza e concentrazione. Helios
guardò i fiori appassire uno per volta, ormai la nube era a cinquecento metri
dai portoni del palazzo… non poteva fare nulla per fermare quella forza
demoniaca… avrebbe ucciso tutti, niente avrebbe più visto la luce del sole.
*qualcuno mi
aiuti… aiutatemi… vi prego aiutatemi…*
°StellaRossa
- Camera di Chibiusa°
La principessa stava ancora sognando tranquillamente quando nella sua
testa rimbombò all’infinito l’eco di una preghiera disperata… QUALCUNO MI
AIUTI… AIUTATEMI…VI PREGO AIUTATEMI… AIUTO… AIUTO… AIUTAMI TI PREGO…
La ragazza si svegliò di scatto, aveva appena avuto un incubo, poi
quella voce ritornò con prepotenza… AIUTAMI… TI PREGO AIUTAMI…
Non era un incubo…di chi era quella voce? Non riusciva a ricordare…
apparteneva ad un passato molto lontano, ma sempre vivido nella sua mente…era
una voce famigliare… poi ad un tratto capì: “HELIOS!”
°Illusion°
*Devo
salvarli, loro non hanno colpe…*
Il custode dei sogni con un ultimo tentativo disperato alzò il
cristallo al cielo ed urlo:
“Cristallo d’oro, RISPLENDI!”
La nube tossica continuava ad avanzare minacciosa, in meno di un minuto
avrebbe invaso il palazzo.
*TI PREGO
SALVA GLI INNOCENTI CHE VIVONO QUI… TI PREGO CRISTALLO D’ORO…*
“RISPLENDI!” Urlò il custode con
tutta la disperazione che aveva in corpo.
Un raggio di luce rischiarò tutta Illusion: migliaia di piccole sfere
d’oro si alzarono nel cielo e poi sparirono lasciando il palazzo deserto, non
cera più un essere vivente, nessuno a parte il custode dei sogni che stremato
ma soddisfatto crollò a terra senza forze. Ormai la nube tossica l’aveva
raggiunto, capì che era finita. Più niente poteva salvarlo, sentì il veleno
penetrargli nei polmoni, stava per dire addio alla vita quando un urlo lo
riscosse:
“HELIOS!” Si era appena materializzata al suo fianco una
figura che ora lo scuoteva violentemente.
*Ho fallito,
c’è ancora qualcuno qui con me…* Poi prevalso dalla
stanchezza e dalla mancanza d’aria svenne.
Chibiusa cominciava a tossire, si guardò attorno, vedeva solo rosso,
rosso sangue in tutte le direzioni, cominciava a mancarle l’aria… afferrò
il custode che sembrava morto e si smaterializzò.
Intanto in una stanza segreta del palazzo compare una losca figura…
“Il mio signore sarà contento del lavoro di stasera….” Poi scoppiò
in una risata soddisfatta, afferrò il calice che era custodito tra quelle mura
da lunghissimo tempo e, con un ghigno, sparì.
°Piuta - Base
Nemica°
Athanos stava seduto sul suo trono e aspettava l’esito della missione,
dopo vari minuti comparve in fondo alla sala uno dei suoi servitori.
“Derrik…”
“Mio signore come avete ordinato ho recuperato il Calice….” Disse
l’uomo avvicinandosi e prostrandosi ai piedi del suo padrone.
“Dammelo!”
L’uomo consegnò il calice alle mani rugose di Athanos.
“Si… hai fatto un buon lavoro.” Disse questo rigirandosi il
cimelio tra le dita. Cominciò a borbottare varie formule per cercare di aprire
il calice ma quello in risposta emise solo qualche bagliore. Di scatto
s’interruppe e lo scagliò sul pavimento, poi si alzò irato e afferrò Derrik
per la gola.
“Perché non si apre? Hai dimenticato le chiavi?”
“Quali chiavi? Lo giuro… c’era solo quello… vi supplico….”
Athanos lasciò la presa e l’uomo si accasciò a terra con le mani alla gola.
“Idiota!” Urlò “Mancano le tre chiavi! Hai un’ultima possibilità
per recuperarle ed uccidere le Sailor… se dovessi fallire, non tornare perché
la mia ira non si placherà di nuovo.” Disse tornando a sedersi sul suo trono.
“Come desidera mio signore….”
°Stella Rossa°
Chibiusa comparve nell’infermeria con Helios tra le braccia. Trascinò
a fatica il corpo del custode su una branda e poi andò a cercare la primaria,
cosa che fu più impegnativa del previsto perché il gas che aveva respirato
cominciava a farle girare la testa.
“Dottoressa! Deve venire subito, c’è un ragazzo che sta male!”
Disse la ragazza entrando negli alloggi della primaria.
“Mio dio, Chibiusa! Ti rendi conto di che ora è?” Domandò la donna
in tono irritato e con la voce impastata dal sonno.
“È un’emergenza! La prego, Helios sta male!” Ormai neanche se ne
rendeva conto ma la sua voce era incrinata di pianto.
“Helios? Il custode di Illusion? Dov’è?”
“In infermeria… si sbrighi!” Supplicò.
La donna s’infilò una vestaglia e uscì di corsa lasciando Chibiusa
appoggiata allo stipite della porta. La principessa del Crystal Empire
cominciava a sentirsi male sul serio, la vista le si annebbiava sempre di più
ogni secondo che passava e non sapeva dire se le bruciavano di più i polmoni o
la gola. Si accasciò al suolo e sciolse la trasformazione, una brutta mossa
perché all’istante il dolore triplicò, si portò le mani alla gola, non
riusciva più a respirare. Il dolore la vinse e stramazzò al suolo priva di
sensi.
“Si sta svegliando!”
“Per fortuna!”
“Usa-chan… Ehi amica, mi senti?”
Quando aprì gli occhi per la prima volta tutto quello che Chibiusa vide
furono macchie colorate e senza contorni definiti; quando li sbatté una seconda
volta forme e colori sembrarono più chiari, eccezion fatta per la macchia rosa
e gialla che stava al centro del suo campo visivo; chiudendo gli occhi,
finalmente, Chibiusa riacquistò in pieno la vista e, per quanto non comprese
subito dove si trovasse, riconobbe al volo il viso più che sorridente di Angel.
“Allora? Come stai?” Le chiese Dafne.
“Mi gira la testa….” Disse cercando di sedersi con la schiena
appoggiata alla testiera del letto.
“Mh, forse sei ancora un po’ stordita. La primaria ha detto di bere
questo, serve per recuperare le energie.” Disse Angel porgendole un bicchiere
stracolmo di un pastoso liquido verdastro dall’odore non proprio invitante.
“È fango?” Si lamentò Chibiusa accettando il bicchiere mal
volentieri. Trangugiò il liquido tutto d’un fiato sperando che non le
facessero bere altri intrugli.
“Credo che vomiterò!” Proseguì con un’espressione altamente
schifata.
“Se lo vomiti poi devi berne un altro!” Disse Angel soffocando una
risatina.
Chibiusa emise un gemito di disgusto e si lasciò cadere sui cuscini. Le
sue amiche la squadrarono un secondo poi si scambiarono un paio di occhiate
eloquenti e si dissero che stava abbastanza bene per poter parlare.
“Usa-chan….”
“Mh….”
“Beh, noi ci chiedevamo cos’ è successo esattamente stanotte.”
Disse cautamente Aphrodite.
“Stanotte?” Chibiusa sembrava spiazzata, poi tutto d’un tratto la
sua espressione si fece seria.
“Dov’è Helios?” Chiese.
“È in un'altra stanza….”
“Sta bene?”
“È in coma.” Disse in un soffio Angel.
“I-in coma?” Nel volto di Chibiusa era comparsa un’espressione
alquanto preoccupata.
“È stabile. Non pensare a lui ora devi riprenderti completamente.”
Disse Dafne.
“Voglio vederlo!” Riprese Chibiusa saltando giù dal letto. Ma Angel
la trattenne per un braccio.
“Devi prima dirci cos’è successo stanotte, così potremmo scoprire
cos’ era esattamente quella roba che avete respirato… prima che faccia
strage di altri innocenti!” Disse decisa Aphrodite.
“Io non lo so… non ricordo bene….”
“Sforzati, è importante!” Disse Angel facendola sedere di nuovo sul
letto.
“Allora? Scoperto niente?” Chiese Faye alle tre ragazze.
“Stava dormendo, ha sentito delle urla, crede di essere arrivata ad
Illusion e l’ha trovato gia privo di sensi, poi è tornata qui.” Disse
Dafne.
“Non ci è di grande aiuto…. Ve la sentite di andare a fare un giro
là?”
Le ragazze annuirono decise.
“Bene preparatevi, partirete tra mezzora con una decina di uomini.”
Chibiusa guardava il volto pallido e immobile del custode dei sogni
attaccato ad un respiratore artificiale. Gli prese la mano, era fredda…
sembrava morto.
*non puoi
morire adesso… non adesso che ti ho ritrovato, dobbiamo parlare, devo sapere
se manterrai la promessa*
Due piccole lacrime rigarono le guance della ragazza.
“Helios, mi senti? Ti prego reagisci, devi svegliarti, abbiamo bisogno
di te… ho bisogno di te… devo sapere la verità….” Spostò lo sguardo
sul volto del ragazzo, era ancora immobile.
*apri gli
occhi… Dio solo sa quanto sono belli…mi ci annegherei dentro, se solo
potessi rivederti sveglio qui davanti a me… sono sicura che al primo sguardo
arrossirò come un idiota, perché sono sicura che ti sveglierai, prima o poi, e
ci diremo tutto, spero solo che non mi infrangerai il cuore, non di nuovo, ma se
non mi vorrai mi rassegnerò una volta per tutte, mi accontenterò di vederti
vivo, di sapere che sei felice…*
“Ti scongiuro amore mio, svegliati….” Ora le lacrime scendevano
copiose dai suoi tristissimi occhi rosa.
“Siamo tutti pronti?” Chiese Dafne interpellando i soldati, questi
annuirono.
“Andiamo!” Il gruppo di persone scomparve.
Quando sentirono i piedi toccare terra e il frullio di luci si dissolse
le tre ragazze e i soldati rimasero sconcertati.
“Q-questa sarebbe la leggendaria Illusion? Terra dei sogni? Paese
bellissimo e rigoglioso?” Domandò sconcertata Angel.
Ora che la nube rossa si era dissolta si poteva vedere quello che era
rimasto di Illusion: terra bruciata. Non c’era ombra di vita, non un uccello
volava nel cielo, non un fiore sbucava dal terreno, non un essere umano nel
raggio di miglia.
“Mio Dio che disastro… non può essere stato solo un po’ di
gas….” Disse Dafne con voce esterrefatta.
“Andiamo a vedere se è sopravvissuto qualcuno.” Esclamò Aphrodite
indicando il palazzo. Lo girarono in lungo e in largo, non cera anima viva.
“Non è possibile” mormorò tra sè e sé Dafne “Anche se fossero
tutti morti dovremmo trovare i loro corpi!”.
“Io sapevo che la corte di Illusion era molto numerosa….” Confermò
Angel.
“Forse sono scappati?” Ipotizzò Aphrodite.
“Non credo…. Se Helios avesse saputo che non cera nessuno non
sarebbe rimasto per niente!” Disse Angel.
“Poi era notte…. È impossibile che siano scappati tutti.” Continuò
Dafne.
A forza di girovagare per i corridoi si trovarono davanti ad uno
squarcio nel muro.
“Che roba è?” Chiese Angel sbigottita.
“Forse è stato il gas….” Provò Dafne.
“Mh… non credo, come mai solo questo muro? Il resto del castello è
intatto!” Fece loro notare Aphrodite.
“Andiamo a vedere.” Disse Angel infilandosi nel muro, gli altri la
seguirono a ruota. Si trovarono dentro ad una stanza vuota.
“Che posto è?” Chiese Aphrodite.
“Mh… non c’erano porte”
“Qua sopra sembra ci fosse qualcosa di importante” Fece loro notare
Dafne indicando un piedistallo. “Secondo me era a questo che mirava il
nemico….”
“Credi che il gas fosse solo un diversivo?” Chiese Angel.
“Non c’è modo di saperlo. Dobbiamo scoprire cosa cera la
sopra….” Disse Aphrodite.
“Ma non c’è anima viva….” Fece notare Angel.
“L’unica cosa da fare è sperare che si svegli Helios. Torniamo a
Stella Rossa.” Disse Dafne
Dopo qualche istante la stanza rimase deserta, non cera più davvero un
essere vivente in tutta Illusion.
“Chibiusa… tesoro, svegliati!”
“Umm…”
“Usa-chan…”
“Helios!”
“No... sono io!”
“Ah. Ciao…”
“Come ti senti?” Le chiese Alexander sorvolando sull’entusiasmo
pari a zero della ragazza.
“Bene, speravo che….” La voce le morì in gola quando poggiò lo
sguardo sul viso del custode: dormiva.
“Si sveglierà presto.” Le disse attirandola vicino a se.
“Lo spero tanto.” Una lacrima le rigò il volto e Alexander si sentì
dentro una punta di gelosia. Le depose un bacio sulla fronte.
“Vuoi che andiamo un po’ fuori di qua?” Le propose.
“No, vai tu, io voglio stare con lui.” Rispose la ragazza.
“Con lui?” Disse aggrottando la fronte.
Lei annuì.
“Non ti preoccupare, appena si sveglia gli chiederanno cos’ è
successo ad Illusion e poi ce lo diranno così potremo contrattaccare.” Disse
Alexander.
“Ma… cosa stai blaterando? Io voglio rimanere qui perché tengo a
lui, non perché me ne freghi qualcosa di Illusion!” Disse inviperita.
“…va bene …scusami.” Dicendo questo le stampò un bacio sulle
labbra. Lei aveva la faccia ancora piuttosto arrabbiata e lui decise di
riprendersi le sue labbra sperando che le passasse un po’. Chibiusa non
ricambiò minimamente il bacio, anzi, dopo dieci secondo lo spinse via quasi
disgustata.
“Insomma mi vuoi dire che cavolo hai?” Fece lui esasperato.
“Niente, vorrei che mi lasciassi un po’ da sola con lui.” Rispose
Chibiusa.
“Lui… lui sta dormendo per la miseria! E poi non capisco perché
preferisci questo… questo… lui a me!”
“Non capiresti….”
“Cosa? Chibiusa mio Dio… noi stiamo insieme… dovrebbe esserci
sincerità in un rapporto! Se non vuoi nemmeno parlarmi….”
“È meglio che rompiamo Alex.” Negli occhi del ragazzo passò una
saetta d’ira.
“COSA?”
“Non urlare ti prego…”
“NON DIRMI DI NON URLARE! VUOI MOLLARMI PER QUESTO BAMBOCCIO!”
“NON È UN BAMBOCCIO!” Gli urlò lei di rimando.
“CHIBIUSA! APRI GLI OCCHI, MI MOLLI PER UNO CHE È IN COMA! MAGARI NON
SI SVEGLIERÀ NEANCHE PIÙ!”
SBAM. Chibiusa si guardò la mano che bruciava per la violenza dello
schiaffo che gli aveva appena tirato. Poi cominciò a piangere.
“LUI SI SVEGLIERÀ! HAI CAPITO? LUI SI SVEGLIERÀ!”
Alexander si sfiorò la guancia con un palmo della mano. Lo aveva
colpito… tutta per colpa di quel idiota che dormiva…. Non ci vide più dalla
rabbia, un lampo omicida gli attraversò gli occhi; si girò di scatto verso il
custode: gli avrebbe staccato quei maledetti tubicini dal naso così avrebbe
cessato di respirare, di vivere.
“NO!” Chibiusa si mise tra lui e il letto.
“Spostati!”
“Sei impazzito? Cosa vuoi fargli?”
“SPOSTATI STUPIDA!” Dicendo questo la afferrò per un braccio e
cominciò a strattonarla violentemente.
“SEI UNA STUPIDA! TU DEVI STARE CON ME! HAI CAPITO? HAI CAPITO? DEVI
STARE CON ME!”
“Alex smettila! Mi stai facendo male!”
“DEVI STARE CON ME! HAI CAPITO?” Proseguì lui ignorando i suoi
lamenti. Lei cominciò a piangere ancora più copiosamente.
“Mi fai male… mi fai male! Alex!”
“GIURALO! GIURALO CHE STARAI CON ME!” Guardandola negli occhi lesse
in lei uno sguardo di puro terrore… cosa stava facendo? Lei aveva paura di
lui! Che idiota! Si calmò.
“Non
finisce qui!” Dicendo questo la mollò e se ne andò.
Chibiusa si accasciò ai piedi del letto stringendosi il polso
dolorante. Il suo viso era rigato di lacrime. Si aggrappo al lenzuolo e pianse,
pianse senza ritegno.
*sei salvo
amore mio*
CONTINUA…
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Capitolo 8 *** Attesa ***
Cap 8:
ATTESA…
Erano già tre giorni che Helios era in coma e non accennava
miglioramenti. Chibiusa era seduta a fianco al suo letto e lo fissava con
sguardo assente. Il suo volto era fermo in quell’espressione da troppo tempo
ormai e nonostante le sue gote stessero riprendendo
lentamente
colore continuava ad essere di un pallore cadaverico.
La ragazza si alzò stancamente e si trascinò fino alla finestra, scostò
la tenda per far entrare il sole del mattino: ormai il rigido inverno stava
lasciando posto ad una timida primavera, sentì l’improvviso bisogno di
uscire; guardò alle sue spalle il custode.
“Non senti amore mio, la natura si sta svegliando!” Fece con un
leggero e tristissimo sorriso.
Bip bip bip bip bip….
L’unico maledettissimo rumore che riecheggiò in risposta fu quello
del respiratore artificiale.
Chibiusa chiuse gli occhi, ormai non aveva neanche più la forza di
piangere, fece qualche passo verso il letto e sfiorò il volto del bel custode,
il suo sguardo fiammeggiò per pochi istanti quando vide la fasciatura che le
ricopriva il polso ed il suo pensiero andò alla mattina di tre giorni fa, dopo
essersi fatta medicare il polso c’era stata una riunione generale e aveva
sparato un bel po’ di balle riguardo al modo in cui si era slogata il
polso….
INIZIO FLASH BACK
“Usa-chan che hai fatto alla mano?” Angel era la quinta persona nel
giro di dieci secondi che le aveva fatto la stessa domanda.
“Oh, niente, un incidente.” Rimase vaga lei.
“Quando?” Insistette la bionda.
Ma Chibiusa non rispose, Faye stava richiamando l’attenzione nella
sala schiarendosi rumorosamente la voce.
“Bene, adesso che ho l’attenzione di tutti possiamo cominciare”
Esclamò abbracciando la sala con lo sguardo. “Come sapete cinque giorni fa
siamo stati attaccati dagli uomini Athanos e ne siamo usciti vincitori” Fece
una pausa in modo che si spegnessero i mormorii di assenso. “Evidentemente
resisi conto di essere ancora troppo deboli per tenerci testa hanno pensato bene
di procurarsi una nuova arma… hanno attaccato Illusion e rubato qualcosa da
una stanza segreta.” Riportò la donna seriamente.
“Sappiamo cos’hanno rubato?” Domandò Nicolas Dansk, comandante
dei soldati semplici.
“Purtroppo no, come dicevo hanno attaccato Illusion, è successo di
notte, la mattina seguente siamo andati a controllare: non un’anima viva in
tutta la dimensione.” Il tono in cui Faye pronunciò quest’ultima frase era
piuttosto amareggiato.
“Tutti morti?” Fece un ragazzo alle spalle di Dafne.
“No, tutti scomparsi.” Puntualizzò la donna.
“Potrebbero averli presi in ostaggio.” Ipotizzò Sunny Avis.
“Non credo che abbiano rapito l’intera corte, è un numero
discretamente altino….” Fece Dansk in tono ironico.
“Beh e tu cosa proponi?” Rispose acida la donna che non aveva
gradito l’ironia.
“Signori! Non siamo certo qui per litigare!” Fece Faye con fare
autoritario.
I due s’incenerirono con lo sguardo ma poi ripresero ad ascoltarla.
“Come molti di voi già sanno il custode di Illusion è in infermeria,
in coma. Abbiamo fatto accurate ricerche per cercare di capire che diavolo hanno
rubato ma senza risultati. Ora, qualcuno ha qualche idea?” La stanza rimase in
silenzio così proseguì: “Beh in questo caso non rimane che sperare in un
miracolo.” Fece alludendo al fatto che secondo lei era molto difficile che
Helios si svegliasse dal coma.
A Chibiusa ribollì il sangue nelle vene e senza nemmeno accorgersene
serrò tanto i pugni da impedire al sangue di scorrerle nelle mani, le sue
nocche diventarono improvvisamente bianche.
“Attenta, così peggiori la situazione.” Fece Angel indicando la
fasciatura. Per quanto il tono della sua voce fosse stato poco più alto di un
sussurro molti la sentirono e si voltarono, anche Faye notò la medicazione.
“Cos’è successo alla tua mano?” Le chiese in tono neutro.
*Ecco perfetto
adesso che cavolo sparo? Che stamattina quel deficiente mi ha storto un braccio
in preda a una furia omicida… non è tanto male come idea…*
Pensò sarcastica, stava aspettando troppo per rispondere e Faye s’insospettì.
“Chibiusa?”
Angel le tirò una gomitata nelle costole pensando che fosse assorta nei
suoi pensieri.
“Sono scivolata, un incidente…. Disse nel tono più neutro
possibile.
“Mh… d’accordo ma sta attenta, non possiamo permetterci di avere
soldati malandati quando ci attaccheranno. Per oggi è tutto.” Fece Faye
scoccandole un’occhiata non del tutto convinta mentre se n’andava.
“Siamo messi bene se chi dovrebbe essere tra i più competenti tra noi
non sa nemmeno stare in piedi….” Fece qualcuno dalle retrovie.
Chibiusa si girò sprezzante, aveva riconosciuto quella voce,
apparteneva ad uno degli amici di Alexander, Philips Cesky un ragazzo pieno di
se e piuttosto irritante; stava appoggiato ad una colonna e la guardava in modo
provocatorio, a pochi passi da lui Alexander faceva finta di non vederla.
*co*****e, se
speri che raccolga le tue frecciatine cadi male*
“Cos’ hai detto Ceski?” Sibilò Angel.
“Che diavolo vuoi tu? Nessuno ti ha interpellato mi pare….”
Rispose il ragazzo.
“Alex, che cavolo fai? Sta prendendo per il culo la tua ragazza e tu
lo lasci fare?” Fece indignata Angel notando il ragazzo, quello in risposta la
incenerì con lo sguardo e poi fissò Chibiusa.
Lei si sfiorò la mano fasciata e il solo ricordo di quello che era
successo quella mattina in infermeria le fece ribollire il sangue, aveva una
voglia matta di mollargli un cazzotto in faccia e fu felice di notare che la sua
guancia era ancora lievemente arrossata. I due si stavano ammazzando a colpi di
sguardi.
“Ehi, mi sono persa qualcosa?” Fece Angel. In quell’istante
Chibiusa girò i tacchi e se n’andò.
“State ancora insieme vero?” Chiese rivolta ad Alexander.
“Certo.”
Chibiusa che stava uscendo lo sentì si girò e si trattenne dal
prendergli la faccia a schiaffi.
FINE FLASCH BACK
Chibiusa ritornò a sedersi accanto al letto del custode e ricominciò a
fare quello che faceva da giorni: pregare.
“Angel… ma hai finito? Non sta bene spiare le persone!” Urlò
Aphrodite dal salottino della loro stanza.
“Sssttt… vuoi che mi scoprano?” Sibilò in risposta dalla sua
camera. Era nascosta dietro ad una tenda e guardava in giardino Dafne che
esplorava le tonsille di Daniel, il suo ragazzo, lui in tutta risposta aveva
infilato le mani sotto la giacca e le accarezzava la schiena.
“Angel… mio Dio sei così infantile… vuoi lasciargli un po’ di
intimità?” Fece Aphrodite affacciandosi alla porta.
Angel non si curò di risponderle e dopo qualche secondo incominciò a
ridere, e le sue risate erano sempre più di gusto ogni secondo che passava.
“Che c’è?”
Angel che era piegata in due dalle risate non riusciva a parlare e si
limitò a indicare il cortile.
Aphrodite si sporse per vedere ma rimase confusa, c’erano Dafne e
Daniel che si baciavano, qual era il problema? Continuò ad osservare senza
capire ma poi lo vide: Snaps. A quanto pare stava pulendo un corridoio
quand’erano arrivati quei due e si erano messi a fare i loro porci comodi, ora
aveva il viso nascosto tra le mani per non vedere la scena a suo parere più che
disgustosa e andava in giro sbattendo da tutte le parti.
Sul viso di Aphrodite comparve un sorrisetto ma giudicava leggermente
esagerata la reazione della sua amica.
“Sei decisamente infantile!” Disse mettendosi le mani sui fianchi ma
Angel era ancora piegata in due; Aphrodite alzò gli occhi al cielo e tornò al
suo libro in salotto.
Angel invece non appena riuscì a rimettersi in piedi spiaccicò il naso
sul vetro e ricominciò a guardare giù, rimase un secondo spiazzata quando vide
il cortile deserto.
“Cosa stai guardando?”
Ops, la conosceva quella voce… ora sì che era nei guai…
“Dafne… ciao? Dov’eri ti stavo cercando!” Disse con una vocetta
stridula cercando di mascherare gli ultimi scrosci di risa.
“Perché ridi?” Fece Dafne.
“Niente! Mi chiedevo… hai mica visto Daniel? Sai è un po’ che non
lo vedo….” Fece la bionda con un sorrisetto odioso stampato in faccia.
“No…”
“Noo…”
“Dove vuoi andare a parare?”
“Sai ho visto Snaps in giardino poco fa….” Il ghigno sulla sua
faccia si allargò ancora di più.
“Ah… e allora?”
“Non c’era solo Snaps sai?”
“Ah no?”
“Ho una brutta notizia…. No perché se tu mi dici che non hai visto
Daniel allora hai un bel paio di corna in testa perché c’era una che ti
assomigliava davvero tanto giù in giardino con lui… aveva anche la tua stessa
gonna, anche la giacca era uguale e i capelli erano pettinati proprio come i
tuomm….AIA!” Protestò la bionda.
“Ne vuoi un altro?” Fece Dafne che faceva roteare un cuscino sopra
la sua testa.
“Provaci….” Sibilò Angel.
SBAM Dafne non se l’era
fatto ripetere due volte.
“Vuoi la guerra eh?” SBAM il cuscino era stato rimandato al
mittente.
“Brutta spiona… se ti prendo!” Disse Dafne cominciando a
rincorrerla.
“Ma tanto non mi prendi! Farebbe prima un bradipo ad attraversare il
Sahara…”.
“Cosa?” Le due continuarono a rincorrersi e ad insultarsi per tutto
l’appartamento, nella corsa urtarono sedie, distrussero i letti e si tirarono
addosso tutti i cuscini che raccattarono in giro.
“Insomma la volete piantare? Siete peggio dei bambini….” Sentenziò
Aphrodite mentre correvano avanti e indietro per il salotto.
“Aiutooo….”
“Ragazze, per favore sto leggendo….” Disse leggermente irritata
Aphrodite.
“Ahi, questa me la paghi….”
“Insomma….” Aphrodite stava perdendo la pazienza ma le sue
compagne sembravano ignorarla.
“Wooooooooo, mancata!”
“INSOMMA AVETE FINITO DI COMPORTARVI COME DUE STUPIDE MOCCIOSETTE? STO
CERCANDO DI FINIRE QUESTO BENEDETTISIMO LIBRO… VOLETE STARE UN PO ZITTE?”
Esplose Aphrodite urlando come pochi l’avevano mai sentita fare.
Le due ragazze rimasero leggermente allibite da quel comportamento e si
girarono a guardarla.
“Ehi che ti prende a urlare così? Non siamo mica sorde sai? Bastava
chiederlo per favore.” Fece Angel.
Aphrodite s’impose di non urlarle dietro, prese il suo libro e si
sbatté la porta dietro mentre usciva dall’appartamento.
Dafne e Angel si scambiarono un occhiata del tipo -quella non è del
tutto normale- poi alzarono le spalle e ricominciarono la loro guerra.
Chibiusa sentì la porta aprirsi e chiudersi alle sue spalle ma non si
degnò di girarsi, aveva la mano di Helios tra le sue e lo guardava come
aspettandosi che da un secondo all’altro si svegliasse. Una mano le si posò
sulle spalle e lei girandosi vide il volto sorridente di Aphrodite che la
fissava un po’ preoccupata.
“Ehi, ti do un po’ il cambio?”
“No grazie, sto bene qui.”
“Usa-chan, amica mia, sono quattro giorni che sei qua dentro, devi
prendere un po’ d’aria, non hai quasi toccato cibo….”
“Lo so, ma non ho appetito.”
“Dovresti sforzarti, dimagrisci a vista d’occhio. Cosa dirà quando
si sveglierà e ti vedrà conciata così? Hai due occhiaie che fanno paura e i
tuoi occhi sono così rossi… non credo che tu possa versare altre lacrime, le
hai consumate tutte!”
Chibiusa si sforzò di sorridere ma si rese conto che sulla sua faccia
era comparsa un orribile smorfia, Aphrodite rise leggermente.
“Su, dai retta a me, prenditi un paio d’ore di stacco, vai a
mangiare qualcosa, fatti una bella dormita e sorridi un po’. Sto io qui, mi
sono portata anche un libro, così, per ingannare il tempo… ti giuro che se si
dovesse svegliare vengo di corsa a cercarti, dovessi correre per tutta Stella
Rossa lo saprai prima di Faye!”
Chibiusa la guardò non del tutto convinta ma in cuor suo sapeva che
aveva ragione.
“Allora?”
“Ok mi hai convinto, ma tra due ore esatte mi ritroverai davanti alla
porta.” Fece Chibiusa.
“Ok! Ah non andare a casa, Dafne e Angel stanno litigando…”.
“Tanto per cambiare…”.
“Ci vediamo dopo, mi raccomando mangia qualcosa!”.
“Ok mamma….” Disse Chibiusa prima di uscire.
Ma a dispetto di quello che aveva appena detto non si diresse verso il
bar, uscì in giardino senza nemmeno prendere la giacca, aveva voglia di
sentirsi viva e il vento freddo che la investì fu più che ben accetto.
Cominciò a camminare attraverso i giardini e si fermò sotto un faggio,
osservò due uccellini farsi il bagno in una pozzanghera poco distante, la
stanchezza che aveva accumulato dopo quattro notti in bianco si riversò
improvvisamente tutta sulle sue spalle, gli occhi cominciavano a farsi pesanti e
piano piano le palpebre calarono lasciandola precipitare in un sonno profondo.
AIUTAMI…
TI PREGO… AIUTO…
NON LASCIARMI…
AIUTAMI…
Spalancò improvvisamente gli occhi e un brivido le percorse la schiena,
era congelata, stava piovendo a dirotto. Si guardò intorno piuttosto confusa e
realizzò che si era addormentata.
Ripensò al suo sogno, non era come quella notte, la voce era piuttosto
un eco lontano, decise che non era il momento adatto per riflettere
nell’istante stesso in qui un fulmine fece incendiare un albero in lontananza.
Ringraziò mentalmente Dio di aver risparmiato il suo faggio altrimenti a
quell’ora sarebbe stata bella che morta.
Tremava come una foglia, la leggiera camicia bianca che indossava era
totalmente inzuppata e le sue forme erano piuttosto evidenziate, la cosa non
passò certo inosservata quando attraversò il salone centrale ghermito di
gente.
“Ehi, vieni qua che ti asciugo io…”
“Bellezza serve una mano?”
Chibiusa proseguì a testa alta senza degnarli di uno sguardo.
*Maschi…*
pensò disgustata.
Non appena entrò nella sua stanza si levò di dosso i vestiti fradici e
andò a riempire la vasca d’acqua ma ritornando in camera notò che non era
sola.
“Che ci fai qui?” Sibilò.
“Dovevo parlarti e Angel mi ha detto di aspettarti qui.” Disse
queste parole in tono piatto continuando a guardarla con un sorrisetto stampato
in faccia.
Chibiusa si ricordò di essere mezza nuda e si affrettò a coprirsi come
meglio poteva con un asciugamano.
“Non abbiamo niente da dirci!” Fece piuttosto scontrosa.
“Invece si.” Si alzò in piedi di scatto e fece un passo verso di
lei.
“Stammi lontano.” Disse arretrando.
“Stai tranquilla, non voglio farti male.”
“Si, scommetto che non volevi neanche l’altra volta; vattene, non
abbiamo più niente da dirci, nessun legame mi unisce a te.”
“Noi stiamo insieme!”
La risata della ragazza riecheggio per
la stanza.
“Dico sul serio, io ti amo…. L’altro giorno mi hai fatto incazzare,
ma sono qui per fare pace, tutte le coppie hanno momenti no, noi abbiamo ne
affrontato uno, tutto qua.”
“No Alex, non hai proprio capito, per me non è stato un momento no,
per me è stata la conferma che noi due non siamo compatibili. Io non ti amo.”
Silenzio.
“Vattene per favore….”
“Non puoi rompere con me! Vuoi capirlo?”
“Vattene….”
“Ragiona, ti prego, non fare cose di cui ti pentirai!”
“Ma io non me ne pentirò! E te lo ripeto per l’ultima volta vattene
altrimenti mi metto ad urlare!”
Lui la fissò intensamente negli occhi e lei sostenne duramente lo
sguardo.
“Non finisce così….” Disse prima di girare i tacchi ed uscire
sbattendosi la porta alle spalle.
Chibiusa sospirò, chiuse la porta a chiave e andò a godersi un bagno
ristoratore.
La pioggia aveva sempre avuto il potere di calmarla e questo unito
all’acqua calda la portò per un’ora in un mondo senza problemi ne pensieri
che si ripresentarono tutti puntualmente quando uscì dalla vasca.
Si vestì e si asciugò molto più velocemente del solito e in meno di
un quarto d’ora era per strada verso l’infermeria.
Stava camminando a passo sostenuto e fu anche per questo che svoltando
l’angolo e scontrandosi con qualcosa o qualcuno si fece piuttosto male.
“Chibiusa!”
Spalancò gli occhi riconoscendo la voce, cosa ci faceva li? Forse lui?
“Vieni presto! Helios sta peggiorando!” Disse preoccupata Aphrodite.
Una pugnalata le trapassò il torace o per lo meno fu quello che provò
la principessa del Crystal Empire.
“Cosa?” Ma non rimase ad ascoltare stava correndo a perdifiato per i
corridoi senza guardare a chi andava addosso, forse anche per colpa delle
lacrime che le disturbavano la vista.
CONTINUA… |
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Capitolo 9 *** INCOMPRENSIONI ***
Cap 9:
INCOMPRENSIONI
“Vieni presto! Helios sta peggiorando!” Disse preoccupata Aphrodite.
Una pugnalata le trapassò il torace, o per lo meno fu quello che provò
la principessa del Crystal Empire.
“Cosa?” Ma non rimase ad ascoltare, stava correndo a perdifiato per
i corridoi senza guardare a chi andava addosso, forse anche per colpa delle
lacrime che le disturbavano la vista.
Appena vi si trovò davanti spalancò la porta dell’infermeria, la
primaria stava in mezzo alla stanza e guardava il ragazzo disteso sul letto: le
sue guance avevano perso il lieve colorito conquistato in tanti giorni di lotta
tra vita e morte.
Chibiusa lo guardò scioccata e si rese conto che la situazione era
veramente critica.
“Che sta facendo? Perché se ne sta con le mani in mano?” Fece
cercando di mantenere ferma la voce.
“Chibiusa, mi dispiace ma ormai è troppo tardi, sta morendo, non c’è
niente che io possa fare… è meglio staccare il respiratore.” Sussurrò la
donna muovendosi verso la macchina.
“NO! ASPETTI! NON LO FACCIA!” Urlò Chibiusa gettandosi addosso
all’infermiera e bloccandole le mani. Le lacrime scorrevano copiose lungo le
sue guance, sempre più grandi, sempre più disperate e veloci.
“Tesoro, lo so che per te è difficile da accettare ma…”
“NO!”
“Ascoltami bene, lui ormai non tornerà più! Hai capito? È
impossibile! Ci vorrebbe un miracolo!
“LO FARÒ IO IL MIRACOLO, MA LEI NON PUÒ PORTARMI VIA OGNI SPERANZA!
UCCIDERÀ ANCHE ME SE STACCA QUELLA MACCHINA!”
“Capisco il tuo dolore, ma…”
“NO, LEI NON CAPISCE PROPRIO NIENTE, SE CAPISSE NON LE SAREBBE NEANCHE
PASSATO PER L’ANTICAMERA DEL CERVELLO DI STACCARE QUELLA CAZZO DI MACCHINA!”
Urlò Chibiusa sfogando tutta la frustrazione che aveva accumulato negli ultimi
giorni; la primaria perse la pazienza, si scrollò dalle braccia della ragazza e
fece qualche passo in direzione del respiratore.
“NON FACCIA UN ALTRO PASSO O GIURO CHE
LA UCCIDO
!” Urlò Chibiusa.
La primaria si girò piuttosto spazientita ma sussultò trovandosi nella
linea di tiro dell’arco di Chibiusa.
“RAGAZZINA, TI SEMBRA MODO DI COMPORTARTI? QUESTO RAGAZZO È TENUTO IN
VITA SOLO DALLE MACCHINE! SE SI TROVASSE IN UN CONTESTO DIVERSO SAREBBE GIÀ
MORT….” Le parole le morirono in gola quando una freccia passò a pochi
millimetri dal suo orecchio destro provocando poi uno squarcio nel muro.
“Se non ha intenzione di aiutarmi a salvarlo allora se ne vada….”
Sibilò Chibiusa aggiustando la mira.
“Sei una stupida ragazzina viziata! Se entro tre giorni non si sarà
svegliato allora provvederò che sia la stessa Faye a staccare la spina.” Fece
la donna con gli occhi ridotti a due fessure avviandosi adirata verso la porta.
Biiiiiiiiiiip biiiiiiiiiiiiiip biiiiiiiiiiiiiip biiiiiiiiiiiiiiip
“Che succede? Perché fa così?” Fece Chibiusa terrorizzata.
“Forse non ci sarà bisogno di aspettare tre giorni….” Un ghigno
era comparso sul volto della donna che poi uscì sbattendo la porta.
Chibiusa spalancò gli occhi e si precipitò a fianco del ragazzo
prendendogli una mano.
“HELIOS! MIO DIO NO! TI SCONGIURO MI SENTI? TORNA QUI! SVEGLIATI TI
PREGO! HELIOS….”
Biiiiiiiiiiiip biiiiiiiiiiiiiip biiiiiiiiiiiiiiiiip biiiiiiiiiiiiiiiip
“NO! NON PUOI MOLLARE ADESSO! HELIOOOOS!”
Biiiiiiiiiiiiip biiiiiiiiiiiiip biiiiiiiiiiiiiiiiiip biiiiiiiiiiiiiiiip
Chibiusa chiuse gli occhi e si abbandonò in un pianto disperato sopra
al petto del custode.
Helios era circondato dalle tenebre, attorno a lui vedeva solo nero,
nero come la morte, era moltissimo tempo che era li, non ricordava neanche lui
quanto, fino a poco prima però una fievole luce brillava lontana, calda e
confortevole, nell’ultimo periodo aveva fatto di tutto per avvicinarsi, voleva
prenderla e più si avvicinava più si sentiva in pace con se stesso, poco prima
aveva anche sentito qualcuno parlare ma non capiva chi era, le parole gli
giungevano confuse…. Poi d’un tratto la luce si era spenta e lui era
sprofondato nel buio totale, un crescente senso di angoscia lo opprimeva e si
sentiva sempre più stanco e sconfortato, aveva voglia di dormire ma aveva
l’inquietante presentimento che se avesse chiuso gli occhi non sarebbe più
riuscito ad aprirli ma infondo cosa cambiava? Tenere gli occhi aperti o chiusi
era la stessa cosa almeno da quando la piccola stella si era spenta; non ce la
faceva più, si senti sprofondare nelle tenebre, si stava lasciando andare via.
Socchiuse gli occhi, una sensazione di vuoto totale s’impadronì di lui. Riaprì
gli occhi, non cambiava niente, le tenebre erano ancora intorno a lui…
“HELIOS…”
…possibile? Aveva sentito di nuovo quella voce, ma cosa stava dicendo?
Non riusciva a capire, ma possibile che la sua luce si fosse riaccesa? Si girò
intorno e poi d’un tratto la vide: la sua stella era li, ma era lontanissima!
Possibile che se ne fosse andata così lontano da lui? O forse era lui che si
era allontanato?
“TORNA QUI….”
Non riusciva proprio a capire, ma quella luce… lo sentiva dentro, la
voleva e lei lo stava chiamando. Cominciò a correre, sempre più veloce, sempre
più stanco ma determinato, doveva capire cosa voleva da lui….
“HELIOS…”
Si fermò di botto, ora riusciva a distinguere meglio le parole,
qualcuno stava piangendo… perché?
biiip biiip biip biip
Chibiusa trattenne il fiato: il respiratore stava tornando normale.
Spostò lo sguardo sul volto del custode e non riuscì a trattenere un gridolino
di sorpresa: un timido rossore spuntava di nuovo sulle sue gote.
“Helios, mio Dio grazie!”
Bip bip bip bip bip bip bip bip bip
Ora la luce era tornata al suo posto, ma era ancora piuttosto lontana,
Helios seppur molto stanco decise di continuare a camminare verso quella che
credeva la sua salvezza….
Camminava da un eternità, non ce la faceva più, ma si consolò vedendo
che più si avvicinava più la sua luce brillava contenta.
“Mio signore. Abbiamo trovato la prima chiave.” Fece Derrik
esibendosi in un profondo inchino.
“Bene…. Procedete col recupero….” La voce di Athanos era
piuttosto impaziente e l’uomo prostrato ai suoi piedi cominciò ad agitarsi,
aveva anche una brutta notizia da rivelare.
“Che stai aspettando? Muoviti.”
“Beh, veramente c’è un problema. Il custode… è a Stella
Rossa.”
“COSA?”
“Si è salvato, non ho idea di come abbia fatto….”
“IDIOTA! Vai a farlo fuori!”
“Agli ordini….”
°Stella Rossa
– Mezzanotte e Cinquanta°
In infermeria quella mattina era avvenuto un vero e proprio miracolo e
lei stessa aveva dovuto dare ragione a quella petulante ragazzina. Certo è che
un paziente in coma irreversibile in teoria non dovrebbe svegliarsi, lo dice
anche la parola: irreversibile! Sta di fatto che il custode dei sogni non era
ancora uscito dal coma ma aveva avuto notevoli miglioramenti, ora confidavano
nel suo risveglio entro un paio di giorni.
Per fortuna erano riusciti a convincere Chibiusa ad andare a dormire in
camera sua, almeno il suo paziente non sarebbe stato disturbato.
La primaria con questi pensieri chiuse a chiave il suo ufficio e si
diresse nelle sue stanze senza però accorgersi di Derrik che aspettava il
momento adatto per intrufolarsi in infermeria: il momento era arrivato.
Dafne e Daniel passeggiavano tranquillamente mano nella mano per il
cortile interno.
“È ora di salutarci…”.
“Mh…”.
“Ci vediamo domani?”
“Mh…”.
“Si può sapere che hai? È tutta la sera che ti tiro fuori le parole
col contagocce!” Fece Dafne leggermente scocciata fermandosi in mezzo al
cortile.
“No niente è che ho un brutto presentimento…”. Le sorrise e poi
le passò un braccio attorno ai fianchi.
“Sempre la solita storia…”.
“Stavolta dico sul serio!”
“E ti sembra un buon motivo per trascurarmi?” Fece lei cominciando
ad accarezzargli i capelli.
“Non mi tentare, se no col cavolo che ci salutiamo…”. Disse con un
sorrisetto.
“Okay okay… stasera non è proprio aria è? Vai a dormire così
domani il brutto presentimento è scomparso e recuperiamo tutto!” Fece lei,
poi si alzò sulle punte e gli stampò un bacio sulle labbra.
“Notte”.
“Notte”.
Daniel guardò la sua ragazza che si allontanava ma questo non migliorò
certo la situazione, anzi un senso di angoscia cominciò a crescergli dentro.
Derrik aveva finalmente trovato la camera dove riposava il custode,
sarebbe stato un giochetto da ragazzi farlo fuori. Fece un paio di passi verso
il letto ed estrasse la sua spada, trafiggere il cuore di quel ragazzo era la
missione più facile dell’universo, perfino un poppante sarebbe riuscito a
farlo, ma allora perché stava esitando? Non lo sapeva neanche lui, ma pagò
cara la sua insicurezza.
“Fermo dove sei!”
Derrik si voltò di scatto, un giovane si era appena materializzato a
pochi passi da lui e lo minacciava con la spada.
“Che diavolo vuoi?”
“Che diavolo vuoi tu! Se speri di farlo fuori ti sbagli, dovrai
passare sul mio cadavere!”
“Niente di più facile!”
I due cominciarono a duellare senza esclusione di colpi: prima Derrik
provò a scagliare la sua sciabolata dall’alto ma Daniel gli oppose resistenza
con la sua stessa spada poi fu costretto a difendersi dagli attacchi
dell’avversario. Le due lame quasi fecero scintille per la pressione con cui i
due uomini si davano battaglia. Alla fine si allontanarono l’uno dall’altro
per riprendere a far vibrare le lame con rapidità, forza e precisione. A un
certo punto Daniel riuscì a costringere la spada di Derrik contro il muro con
una spinta decisa, vigliaccamente quello estrasse un pugnale ed approfittò di
una distrazione di Daniel per perforargli un fianco. Un urlo di dolore seguito
da una sadica risata riecheggio per la stanza.
“Pensi ancora di potermi battere?”
“No, ne sono certo!” Dicendo questo Daniel fece un balzo verso il
nemico che colto di sorpresa vide non solo le stelle, ma anche tutti i pianeti
quando ricevette un pugno in faccia che gli fracassò il setto nasale.
Istintivamente Derrik si portò le mani al volto lasciando cadere a terra il
pugnale. Daniel con un espressione truce in volto lo allontanò con un calcio e
poi avanzò lentamente verso di lui. Ora il nemico era messo alle strette, era
disarmato e messo con la schiena al muro o, per meglio dire, al letto del
custode.
Daniel alzò la spada pronto a finire l’avversario ma il tempo a
questo punto gli giocò un brutto scherzo perché successe tutto troppo in
fretta: alle sue spalle la porta si aprì rivelando la figura di Chibiusa in
pigiama, nello stesso istante in qui lei tirò un urlo di orrore Derrik
scomparve lasciandolo in una situazione facilmente fraintendibile; sembrava
proprio che stesse cercando di far fuori il custode.
“COSA VUOI FARE?” Urlò la ragazza tirandogli un calcio nel fianco
ferito e facendolo così rovinare a terra.
“CHIBIUSA! Aspetta! Non è come pensi!”
CONTINUA… |
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Capitolo 10 *** La calma prima della tempesta ***
LA CALMA(?)
PRIMA DELLA TEMPESTA
“COSA VUOI FARE?” Urlò la ragazza tirandogli un calcio nel fianco
ferito e facendolo così rovinare a terra.
“CHIBIUSA! Aspetta! Non è come pensi!”
“Stai zitto! Proprio non riesco a crederci! Tu, tu che sei anche
venuto a dirmi di stare tranquilla che ormai era tutto a posto!” Disse con la
voce alterata dalla rabbia.
“Io posso spiegare! Tu hai frainteso!”
“Oh si certo, ho proprio frainteso!”
“Non fare la stupida!”
“Come osi darmi della stupida?”
“È la verità! Ragiona! Secondo te come diavolo ho fatto a farmi
questo taglio eh?” Fece cercando di rialzarsi.
“Non ne ho proprio idea e non voglio neanche saperlo!”
“E invece devi ascoltarmi cazzo!”
“No! Sei un maledettissimo stronzo! Io ti ho visto! È inutile che
neghi!”
“Ma devi darmi la possibilità di difendermi! O forse hai paura di
sapere com’è andata veramente?”
“Io non ho paura!”
“E allora ascoltami!”
“E va bene, ma spero per te che la scusa sia convincente!”
“Bene. Stavo in cortile con Dafne, e puoi chiederglielo se vuoi, ero
veramente preoccupato e un sesto senso mi ha detto di venire qui…”.
“Certo! Un sesto senso, come no…”.
“Non interrompermi! Sono arrivato e ho trovato un tizio nella stessa
identica posizione in cui mi hai trovato tu prima…”
“Devi ammettere che non hai molta fantasia…”.
“Senti, stai zitta per favore? Dicevo… gli ho detto di fermarsi e
lui mi ha puntato la spada addosso, abbiamo duellato e gli ho fatto cadere la
spada…”.
“E dove sarebbe adesso questa spada? Fece ironica la ragazza.”
“È lì. Rispose il ragazzo indicando un punto ai piedi del muro.”
“Sei patetico…”.
“Cosa?” Lui si girò in direzione della spada ma non la vide. Il
ragazzo spalancò gli occhi: ora aveva dato un'altra prova a Chibiusa per non
credergli.
“Senti io non so perché tu ce l’abbia con Helios ma…”.
“Io… io ti giuro che era li!”
“Senti, sul serio, smettila… vai in camera tua, fai le valige e
vattene domani stesso…”.
“No! Io sono innocente! Ascolta, sarà scomparsa quando lui se n’è
andato!”
“Ora mi sto stancando, vedi non farmi saltare i nervi!”
“MA CAZZO, ADESSO SALTANO A ME I NERVI! TI DICO CHE C’È UN
EQUIVOCO! QUEL MALEDETTO È SCOMPARSO E CON LUI ANCHE
LA SUA SPADA
! NON SUCCEDE
LA STESSA COSA
ANCHE COL TUO ARCO EH? QUANDO TU TE NE’ VAI SE L’HAI LASCIATO IN GIRO
SCOMPARE AUTOMATICAMENTE FINO A QUANDO NON NE’ AVRAI DI NUOVO BISOGNO NO?”
“NON ALZARE IL TONO DELLA VOCE CON ME HAI CAPITO?”
“OH CERTO, TU SEI UNA PRINCIPESSA, TU SEI
LA MIGLIORE IN
BATTAGLIA, TU SEI PERFETTA! CHI SONO IO POVERO MORTALE PER URLARTI DIETRO!”
“SEI UN BASTARDO! E ADESSO VAI A FARE QUELLE CAZZO DI VALIGE!”
“NO SE PRIMA NON MI AVRAI ASCOLTATO!”
“E VA BENE CONTINUIAMO QUESTO STUPIDO GIOCHETTO!”
“Si può sapere che cavolo avete da urlare?”
Un brivido percorse la schiena di Chibiusa: quella voce, non poteva
essere, se era uno scherzo era di pessimo gusto, Daniel che era davanti a lei
spalancò gli occhi.
“Helios?” Chiese il ragazzo incerto.
“Salve…”.
Chibiusa si costrinse a voltarsi: il custode era seduto sul suo letto e
li guardava un po’ confuso. La ragazza emise un gridolino di gioia e si tuffo
tra le braccia di Helios senza riuscire a trattenere le lacrime.
Helios non riusciva proprio a capirci nulla: si era svegliato in un
posto che non aveva mai visto, con due pazzi che urlavano, aveva un pesantissimo
cerchio alla testa e come se non bastasse una ragazza gli si era appena gettata
tra le braccia lasciandosi andare ad un pianto liberatorio. Non ricordava di
averla mai vista ma gli fece così tenerezza che cominciò ad accarezzarle i
capelli per cercare di calmarla. Spostò l’attenzione sul ragazzo che era in
piedi in mezzo alla stanza e gli rivolse uno sguardo interrogativo, lui in
risposta gli fece un sorrisetto di chi la sa lunga. Lo fulminò e quindi si
dedicò di nuovo alla ragazza, i suoi capelli avevano un odore gia sentito, la
fragranza gli esplose nelle narici per qualche secondo prima che il suo cervello
facesse i dovuti collegamenti: Chibiusa! Impossibile! L’ultima volta che
l’aveva vista era poco più di una bambina ed ora… certo il suo corpo era
cresciuto… tutto d’un colpo si sentì prevalere dall’imbarazzo. La sua
Chibiusa era bellissima e in quel momento era abbracciata a lui come una piccola
creatura indifesa.
Non ci poteva veramente credere, che cosa stupida aveva fatto! Gli si
era buttata in braccio come un idiota! Le sue gote nascoste nel pigiama del
ragazzo erano rosse come il sole al crepuscolo. Cosa poteva fare adesso? La sua
parte razionale le diceva di staccarsi e di scusarsi per l’eccessiva reazione
ma il suo cuore le urlava di non sciogliere l’abbraccio. Provò un altro
bellissimo brivido quando il custode le fece scivolare la sua mano lungo la
schiena. Dio, riusciva a toccare il cielo con un dito!
“Chibiusa?”
Quella voce, poco più di un sussurro, ma era così calda e
rassicurante! Il suo cuore quasi perse un battito quando sentì pronunciare il
suo nome.
Erano strane le emozioni che suscitava accarezzare quella ragazza, un
misto di pace e sicurezza, proprio come la stella che aveva sempre brillato per
lui. Quando lei lo guardò con quei suoi grandi occhini rosa lui si perse ad
ammirarli come in trance.
Dio, perché adesso la stava fissando così? Quanto erano belli però i
suoi occhi, un lago d’orato dove sarebbe volentieri affogata. Il rossore sulle
sue guance si triplicò in pochi istanti.
“Ehm, mi dispiace io non volevo…”. Fece la ragazza interrompendo
quell’atmosfera magica.
“Non fa niente. Sei cresciuta parecchio…”.
Lei in risposta gli rivolse un timido sorriso imbarazzato.
“…quasi non ti riconoscevo”.
“Anche tu sei cambiato”.
Qualcuno alle loro spalle si schiarì rumorosamente la voce. La ragazza
quasi sussultò ricordandosi che non erano soli ma soprattutto di cosa stava
facendo prima che si svegliasse il suo amore.
“Non vorrei disturbarvi ma è meglio se chiamiamo qualcuno, per farti
visitare intendo…”.
“Io sto bene, ho solo un po’ di mal di testa…”.
“Allora è meglio che chiami la primaria.” Fece il ragazzo uscendo
dalla porta.
Tra Helios e Chibiusa calò un silenzio imbarazzato.
“Io, non ricordo molto bene cos’è successo, sei stata tu a
salvarmi?” Fece lui interrompendo l’imbarazzo.
“Ehm, si”.
“Grazie”.
No, non dirlo così, o mi farai morire dalla voglia di saltarti di nuovo
addosso.
“Prego”.
“È passato davvero molto tempo dall’ultima volta…”.
“Mh…”.
“Sei più tornata nel XX secolo?”
“No”.
“E come va a Crystal City?”
“Oh, come al solito, è un po’ noioso”.
“È un peccato che ci siamo persi di vista”.
Cosa? Non poteva crederci, aveva detto che gli era mancata? Doveva
sicuramente aver frainteso, probabilmente era solo una stupida frase di
circostanza.
“Già…”.
“Sbaglio o sei diventata un po’ timida?”
“…no, di solito parlo molto è che…” *è che solo guardarti mi fa rimanere senza
fiato*
“Si?”
*Cavolo!*
la porta si aprì salvandola in extremis.
“Helios, per fortuna ti sei svegliato, ero così preoccupata”. Disse
la primaria entrando; diede uno spintone alla ragazza e poi si sedette a fianco
al custode poggiandogli una mano sulla fronte.
“Per fortuna non hai la febbre.” Continuò la donna.
Chibiusa era senza parole. *maledetta bugiarda! Togli le tue luride mani
dal mio Helios!*
La donna si girò verso la ragazza e la guardò come se fosse
spazzatura.
“Tu qui?”
“Problemi?” Rispose lei con voce astiosa.
“No, certo che sei sempre tra i piedi… fai qualcosa di utile, vai a
prendere un po’ di sonnifero ha bisogno di riposare per recuperare a pieno le
forze così domani si sentirà meglio.”
“Okay”. Fece incenerendola con lo sguardo. Poi si girò e uscì
diretta all’armadietto dei sonniferi.
*Maledetta
vecchiaccia, se solo potessi… oh Helios ero così preoccupata!
Certo! Come no, ha solo cercato di farti fuori! Che vuoi che sia!
Maledetta! Fai qualcosa di utile, vai a prendere il sonnifero! Mi ha preso di
mira! Se dovessi arrivare qua in fin di vita scommetto che farebbe finta di non
vedermi solo per il gusto di vedermi morta!*
Chibiusa era così arrabbiata che ripercorse il corridoio in pochi
secondi con l’ampolla in mano. Arrivata davanti alla stanza del custode
spalancò la porta senza la minima grazia e si pietrificò vedendo la scena
all’interno. La primaria era quasi stravaccata sopra Helios e gli teneva il
volto tra le mani guardandolo negli occhi con la scusa di un controllo alla
vista. Alla vista. Che cazzo c’entrava il controllo alla vista a uno che è
appena uscito dal coma?!?! Si costrinse di non urlare e fu un miracolo che la
boccetta che stringeva in mano non andò in mille pezzi data la troppa forza
della presa. Fece qualche passo avanti e sbatte l’ampolla sul comodino.
“Il sonnifero!” Sibilò con la voce leggermente alterata dalla
rabbia. La donna le rivolse un altro dei suoi sguardi di superiorità.
“Oh, grazie. Ora puoi anche andartene, non servi più.” Poi si girò
rivolgendo un sorriso smagliante a custode, ma sussultò alla violenza con cui
era stata sbattuta la porta.
Nel salone centrale stava per cominciare l’ennesima riunione; erano
passati due giorni dal risveglio di Helios. Chibiusa da quella notte non gli
aveva più rivolto la parola, avrebbe dovuto parlarci e tentare di spiegarle che
lui era innocente, ma ogni volta che le si avvicinava lei si defilava. Daniel
spostò lo sguardo sul custode che era in piedi davanti a Faye: si prevedevano
grandi rivelazioni.
“SIGNORI! SIGNORI POSSO AVERE
LA VOSTRA ATTENZIONE
? Grazie. Come potete vedere il custode si è svegliato. Abbiamo fatto insieme
varie ricerche e abbiamo scoperto cosa è stato trafugato da Illusion: si tratta
del Calice Corvino! Per chi non lo sapesse si tratta di un oggetto di grande
potenza che ha il potere di sconvolgere l’universo se usato a pieni poteri. Se
come crediamo il calice è nelle mani del nemico abbiamo qualche serio
problema…”. Fece
la Donna.
“Se ce l’ha Athanos allora perché non ci ha ancora attaccato?”
Chiese un uomo dal fondo della sala.
“Per aprire il calice c’è bisogno di tre chiavi. Evidentemente lui
non le ha ancora recuperate. Il problema è serio comunque: dobbiamo trovarle
prima di loro altrimenti non avremo speranze!”
“Si sa dove sono?” Chiese Alexander.
“No, nessun indizio. Proporrei che qualcuno cominciasse a cercarle.
Chi si offre?” Disse Faye.
“Io, potrei fare una ricerca in biblioteca per cominciare e vedere se
riusciamo a scoprire qualcosa di più.” Disse Samanta Lee, una ragazza sui
vent’anni molto bella e intelligente.
“D’accordo… Aphrodite, Annabell potreste aiutarla?”
Le due ragazze annuirono.
“Bene, ci riuniremo alla prima novità.” Disse Faye mettendo fine
all’assemblea.
°PIUTA –
base nemica°
“Grande Athanos…”.
“Sei ancora qui Derrik? Credevo che dopo il castigo che ti ho inflitto
avresti avuto un po’ più di buon senso…”.
“No mio signore, porto buone notizie”. Fece una pausa. “Abbiamo
trovato la prima chiave e domani procederemo al recupero.”
“Bene… ma vedi di non fallire, questa è la tua ultima possibilità…”.
“Si mio signore…”.
CONTINUA… |
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Capitolo 11 *** La prima chiave ***
LA PRIMA CHIAVE
Chibiusa stava passeggiando assieme alle sue tre compagne per il viale
alberato che portava ad un piccolo laghetto.
“…e a quel punto lui gli ha mollato un pugno in faccia!”
“Cosa?”
“Si! Dovevate esserci! Cesky adesso ha il setto nasale tutto
spappolato!” Fece Angel tutta euforica.
“Per quanto quel ragazzo possa esserti antipatico non dovresti parlare
così! Fa parte di Stella Rossa! È dei nostri!” La rimproverò Aphrodite.
“Oh ma quanto sei noiosa! Quello se le cerca! Va tutto il giorno in
giro ad attaccar briga, era ora che qualcuno gliele suonasse!” Protestò Angel
incrociando le braccia e mettendo su il muso.
“E Magyear com’è messo? Per quanto stupido e arrogante Cesky sa il
fatto suo!” Chiese Dafne.
“Oh, poveretto… dopo che l’ha colpito quei deficienti dei suoi
amici l’anno accerchiato e l’hanno pestato di brutto. Ma n’è valsa la
pena, Cesky ha il naso rotto e Magyear è diventato il mio eroe!” Rispose
Angel ritrovando tutto il suo entusiasmo.
“Che squallido, quanti erano? Sei contro uno?” Fece Chibiusa.
“Già, se potessi gli taglierei tutte le dita dei piedi…” Cominciò
Angel.
“Ragazze, io devo andare in biblioteca, per quella roba delle
chiavi…”. Disse Aphrodite salutando le amiche.
“…poi gliele friggerei nell’olio…”
“Anch’io ho da fare, devo vedere Daniel”. Fece Dafne.
“…e le darei in pasto ai piragna…”
“Okay”. Rispose Chibiusa.
“…proseguendo li raperei a zero…”
“Ehi, per caso avete litigato? Mi ha detto che ti deve parlare, è una
cosa importante?” Le chiese Dafne.
“…e
con la tempera scriverei ogni tipo d’insulto che mi venga in mente sulla loro
bella testa pelata…”
“In
un certo senso… grazie per avermelo detto”. Rispose Chibiusa.
“…poi gli legherei le mani e li farei strisciare sui carboni
ardenti…”
“Figurati. Ci vediamo…”. Salutò Dafne allontanandosi.
“…poi gli legherei un masso al collo e li butterei in un posto pieno
d’acqua…”
“Ehi Angy…”. Fece Chibiusa.
“Dici che è meglio se li faccio soffrire ancora un po’ prima? Se
vuoi gli taglio anche le dita delle mani…”.
“Stupida…”.
“Okay, okay torno seria…. C’è qualcosa che non va?”
“No, volevo solo sapere se anche Alexander lo ha picchiato.”
“Chi Magyear? Beh… no, cioè gli avrà dato una pacca, ma niente di
grave non preoccuparti! Il tuo ragazzo è un uomo d’onore!”
“Non è il mio ragazzo!”
“Ah no? Chissà come mai ma me l’aspettavo… infondo è comparso un
certo custode…”.
“Cosa?” Protestò arrossendo.
“Non negare! Con me non funziona! Lui ti piace!”
“Beh si, ma non centra… l’avrei lasciato lo stesso…”.
“Sì come no…”.
“Dico sul serio!”.
“Se se…”.
“…”.
“Beh, io devo andare a mangiare, sto morendo di fame… vieni con
me?”
“No grazie ma non ho molto appetito!”
“Usa-chan, amica mia, tu mi preoccupi, vuoi diventare anoressica?”
“Cosa?
Guarda che sei tu che preoccupi me… abbiamo finito di pranzare un ora fa…
vuoi diventare una balena?”
“Ah
ah ah… ma come sei divertente…”. Fece Angel mettendo su il broncio.
“Dai, vedrai che non sarai così brutta in versione Moby Dick…”.
Rincarò Chibiusa mettendo su un sorrisetto strafottente.
“Cosa? Rimangiatelo subito!”
“Naaa…”.
“E invece si! E poi se io sono una balena allora tu sei un
coniglio!”
“Perché?”
“Beh…
guarda come ti sei pettinata!”
“Oh…
mi dispiace per te ma non mi tocchi… i capelli li porto così da sempre e non
ho intenzione di cambiarli! E poi è meglio essere un piccolo, dolce e morbido
coniglietto che un enorme e ingombrante balena!”
“Beh,
questo è troppo! Io vado a mangiare!” Disse ridendo divertita.
“Si,
ci vediamo dopo…. E vedi di non rimpinzarti di porcherie!” Poi scoppiò a
ridere mentre Angel le tirava un occhiataccia.
Continuò
a camminare verso il laghetto, il vento fresco le accarezzava la faccia e le
faceva svolazzare il soffici capelli dando origine ad una strana danza. Ora era
di nuovo serena, il suo amore si era svegliato, niente poteva più andare
storto! Già però… lui cosa provava per lei? Magari non si potevano definire
neanche amici… insomma gli amici, quelli veri, si dicono tutto, mentre loro
non si vedevano da anni… lei poi forse l’altra notte si era lasciata
condurre troppo dalle emozioni… prima gli era saltata addosso poi quando
quella vecchiaccia gli aveva fatto gli occhi dolci aveva fatto una
sceneggiata… aveva quasi ridotto in frantumi la bottiglietta del sonnifero e
uscendo aveva sfondato la porta… insomma Helios non era certo ottuso… forse
aveva capito…. Poi cera Daniel… non sapeva proprio cosa fare… non riusciva
più a fidarsi di lui, però il fatto del taglio sul fianco… magari
ascoltandolo ora che Helios si era svegliato, con una certa oggettività,
avrebbe potuto capire meglio….
Ormai
era giunta in prossimità del piccolo laghetto, era molto affascinante,
circondato da un boschetto di conifere che stavano mettendo i primi boccioli; la
superficie dell’acqua al centro era foderata da piante acquatiche che di lì a
poco sarebbero fiorite e sparse in giro c’erano varie statue raffiguranti
grandi guerriere e condottieri del passato. Mentre posava lo sguardo sulla sua
preferita, una donna con un bellissimo falco sulla spalla, scorse Helios: era
seduto ai piedi di un uomo particolarmente muscoloso e fissava il centro del
lago. Il suo cuore perse un colpo, nonostante lo amasse non voleva che la
vedesse, era ancora troppo presto…. Si girò di scatto e fece qualche passo,
nella foga non si accorse di una radice, inciampò, mentre cadeva istintivamente
buttò le mani in avanti per attutire la caduta, ma nell’impatto, dato il
dolore, si ricordò di avere il polso fuori uso. Non trattenne un gemito di
dolore e con quello si fregò.
“Chibiusa!”
“Oh, ciao! Non ti avevo visto!”
“Ti sei fatta male?”
“Cosa? Oh, questo, no no, figurati!” Accettò
la mano che lui le porgeva e si alzò, solo toccarlo le fece sentire le farfalle
nello stomaco.
“Come mai hai la fasciatura?”
“Sono caduta…”.
“Ah, vieni speso qui?” Fece sedendosi di spalle ad un busto di
bronzo.
“No, ma solo perché il tempo spesso non lo permette…”.
“Ah gia, ogni tanto mi dimentico che esistono quattro stagioni… ad
Illusion è sempre estate… non ti siedi?”
*sedermi? Così,
attaccata a te?*
“Okay…”. Lui si spostò un po’ per farle spazio e lei si
accoccolò per terra stando attenta a mantenere un cinque centimetri di distanza
tra i loro due corpi.
“Ti manca Illusion?”
“Mh… sì abbastanza, ma era ora di cambiare un po’ aria… sai è
da quella volta della battaglia nel XX secolo che non esco dal palazzo.”
“Oh, beh li avrai molti amici, molti doveri e… la tua ragazza”.
Disse lei cercando di non sembrare nervosa.
“Si, ho molti amici e parecchi doveri, ma non ho la ragazza!” Fece
lui sorridendole.
Trattenne il respiro, niente ragazza? Libero?
Helios rise sentendola sussultare mente azzerava lo spazio tra i loro
due corpi con la scusa di sedersi più comodo. Lei gli sorrise imbarazzata.
“Sai, quello che ti dissi nel XX secolo, che quando saresti diventata
più grande… una vera lady, sarei tornato?”
Lei annuì in silenzio.
“Beh, ormai sei cresciuta e…”
“ALLARME! PRESTO IL NEMICO SI MUOVE! TUTTI NEL SALONE CENTRALE!” La
voce di Faye vibrò nell’aria una decina di volte interrompendo il discorso.
*No! Non
adesso! Cosa voleva dirmi? Che era tornato per stare con me o no?*
I suoi pensieri s’interruppero di colpo quando Helios si alzò la
prese per una mano e cominciò a correre verso il tempio…. Com’era bello
correre mano nella mano…
*Mio dio ma
che sto facendo? Calma!* si bloccò di colpo e quando lui le rivolse uno
sguardo interrogativo le gli sorrise.
“Moon
cosmic power, make up!”
Il
suo corpo fu avvolto da un turbinio di luci rosa e oro prima di rivelarla nelle
vesti di Sailor Moon. Helios trattenne il respiro: non aveva mai visto una
combattente così bella e non lo diceva solo perché si trattava della sua
Chibiusa…. Aveva cambiato uniforme dall’ultima volta che l’aveva vista
trasformata e sembrava estremamente potente e sicura di se, la minigonna le
lasciava scoperte le gambe, e che gambe! Stavolta fu Helios a sussultare quando
lei gli si avvicinò e lo abbracciò; la sua fragranza lo stordì leggermente,
ma si riprese immediatamente sentendo che i suoi piedi si staccavano da terra,
cercò di guardarsi intorno, ma le ali della ragazza gli oscuravano la visuale e
certo il turbinio di luce che li aveva avvolti non lo aiutava.
Sentendo
i piedi poggiare sul pavimento tirò un sospiro di sollievo e quando
l’abbraccio si sciolse capì che si erano teletrasportati nel salone centrale.
Chibiusa
rimase sorpresa vedendo che non cera quasi nessuno…. Faye scorgendoli arrivare
si alzò e cominciò a parlare.
“Siete
tutti qui perché è stata rilevata una potente energia nella nona dimensione…
crediamo che si tratti di uno dei sottoposti di Athanos! Qualunque cosa stiano
cercando di fare voi dovete fermarli… ora vi teletrasporteremo li… siete
pronti?”
La
gente nella sala assentì.
“Bene…
mi raccomando, fate attenzione e non sottovalutate il nemico…”. Faye batté
tre volte le mani e un fascio di luce invase la stanza, quando questo si
dissolse era rimasta solo lei.
Un
gruppo di persone che comprendeva Aphrodite, Dafne, Angel e Chibiusa tutte
trasformate si materializzò nel bel mezzo di una tempesta di sabbia.
“Dove diavolo siamo?” Chiese Angel coprendosi gli occhi per
ripararsi dalla sabbia.
“Non
ne ho idea, ma cercare qui il nemico è impossibile!” Osservò Daniel.
I ragazzi si girarono in torno, vedevano ben poco data la tempesta, ma
da quel poco che capirono diedero pienamente ragione a Daniel.
“È meglio dividerci!” Fece Dafne.
“Non sono d’accordo! È più prudente restare uniti, se troviamo il
nemico in queste condizioni sarà difficile combattere!” Ribatte Alexander.
“Appunto,
se troviamo! È molto più
facile trovarlo divisi”. Fece Dafne.
“Sono d’accordo”. Disse Chibiusa solo per il gusto di andare
contro il suo ex.
“E poi, appena saremo in difficoltà useremo i nostri poteri, tutti
sapranno che abbiamo trovato il nemico”. Aggiunse Dafne.
“Non tutti hanno i poteri…”. Fece sarcastico un soldato semplice.
“Beh, basterà fare gruppi misti”. Intervenne Aphrodite.
“…”
“Allora è deciso… Angel, Alex, e un po’ di voi fanno un
gruppo”. Disse Dafne indicando i soldati.
“Il secondo sarà composto da me, Daniel e un'altra parte di uomini.
Nel terzo ci metterei Usa, Helios e altri soldati e in fine nel quarto Aphrodite
Cesky e i restanti. Ok?” Concluse Dafne.
“No, non va bene. Il terzo gruppo è svantaggiato, Chibiusa ha un
polso rotto e Helios si è ripreso da poco!” Fece Alexander che non voleva
lasciare soli quei due.
“Ah, va beh, facciamo solo tre gruppi… Aphrodite vai con Usa-chan e
Cesky con Angel e Co.” Disse Dafne.
“Assolutamente no, non voglio stare con lui!” Disse Angel.
“Angel ti prego non fare la bambina”.
“Ho detto di no!” Ribadì lei.
“E va bene, non perdiamo altro tempo, io vado con Chibiusa e Helios,
Cesky va con Dafne e Aphrodite con Angel… okay?” Fece Daniel.
Tutti
assentirono e poco dopo si divisero.
***********************************************************************************
Era
almeno mezzora che camminavano nella tormenta, ma la sensazione era di rimanere
sempre stabili allo stesso posto.
“Dio!
Non ne posso più! Mi sto stancando!” Si lamentò Angel.
“Speriamo
almeno che questa tempesta finisca presto…”. Borbottò Alexander.
“Non
sprechiamo energia a parlare, non possiamo permettercelo”. Concluse Aphrodite.
Angel
alzò gli occhi al cielo ma fu un errore perché gli entrò negli occhi qualcosa
come un chilo di sabbia.
Chibiusa
si sfregò vigorosamente gli occhi e sbuffò pensando alla situazione che si era
creata, era più di tre quarti d’ora che marciavano in silenzio; nonostante si
fosse ripromessa di parlare con Daniel non poteva certo farlo dinanzi a Helios e
anche lui sembrava della stessa idea perché non aveva fatto un solo tentativo
di aprire la conversazione. Per quanto riguardava il suo amore, certo non
faticava ad immaginare che non voleva continuare il discorso lasciato in sospeso
davanti a Daniel. Chissà come se la cavavano gli altri… non aveva sentito
nessuna traccia di scontri per qui dovevano essere più o meno nella loro stessa
condizione. D’un tratto mentre ragionava qualcosa l’afferrò per le
caviglie, non fece neanche in tempo ad urlare che si ritrovò immersa nella
sabbia.
Helios
che camminava pochi passi dietro Chibiusa vide che dalla sabbia spuntavano due
mani viscide e ossute, ma non fece in tempo ad aprir bocca che lei era stata
risucchiata dalla sabbia.
“CHIBIUSA!”
Si gettò in ginocchio e cominciò a scavare.
“Helios!
È inutile… avvertiamo gli altri!” Proferendo questo Daniel alzò un braccio
al cielo e sprigionò un guizzo di luce verde visibile a parecchi chilometri di
distanza. In meno di dieci secondi l’intera squadra si concretizzò attorno a
loro.
“Che
succede?” Chiese Dafne allarmata.
“Chibiusa
è stata inghiottita dalla sabbia!” Disse Helios alzandosi in piedi.
Cesky
emise un verso di stizza e Helios lo incenerì con lo sguardo.
“Guardate!
Laggiù c’è qualcosa!” Fece Angel.
“Io
non vedo niente…”. Disse Alexander.
“Avrà
le allucinazioni!” Ironizzò Cesky.
“No,
prima si è abbassato un attimo il vento, c’è qualcosa laggiù!” Riprese
lei cercando di non cedere all’istinto di spaccargli la faccia.
“Va
bene andiamo a verificare…”. Fece Aphrodite.
Marciarono
per un quarto d’ora e più volte Cesky infranse il silenzio con frasette come
“secondo me il troppo vento le ha fatto male” o “io l’avevo detto che
aveva le allucinazioni!”. Poi tutti riuscirono a scorgere una montagna e Angel
lo guardò soddisfatta, lui non disse più nulla. Daniel in altre circostanze
avrebbe riso di gusto.
Helios
era molto angosciato, era passata almeno mezzora da quando Chibiusa era
scomparsa, per fortuna ormai erano quasi ai piedi della montagna.
“Guardate!
C’è un entrata!” Fece Angel.
“Io
non la vedo!” Fece Daniel.
“Beh
se lo dice occhi di falco!” Disse Cesky.
“Philips Cesky! Mi stai veramente rompendo, sai? Se non ci fosse Chibiusa in
pericolo avresti gia la faccia distrutta, ma non è il momento! Ti dispiace se
rimandiamo a dopo?” Gli urlò Angel in faccia. Lui con un alzata di
sopracciglia piuttosto irritante assentì.
Come
aveva premesso Angel pochi minuti dopo si trovarono davanti ad un apertura nella
montagna.
“Entriamo?”
Fece Dafne.
“Ovvio!”
Rispose Aphrodite.
Così
si avventurarono nella cavità e restarono molto sorpresi quando compresero che
non si trattava di una piccola grotta, bensì di una specie di dedalo di vani più
o meno grandi. Dalla volta e dal terreno spuntavano affilatissime stalattiti e
stalagmiti e qua è la s’intravedeva qualche pipistrello. Angel rabbrividì e
Cesky sembrava sul punto di dire qualcosa quando Aphrodite affacciandosi in una
nuova grotta urlò: “È CHIBIUSA!!!”. La sua voce rimbombò in modo
assordante per tutte le cavità di quella caverna facendo sussultare tutti i
presenti che corsero a vedere.
Chibiusa
era sospesa a mezz’aria tenuta appesa al soffitto per le braccia da due
pesanti catene, il suo corpo era ricoperto di tagli e contusioni, la sua divisa
da bianca era diventata rossa per il troppo sangue e a terra un tappeto di piume
cadute dalle sue bellissime ali contribuiva ad assorbire la pozza rossa che si
era formata sul pavimento. I capelli tutti arruffati le ricadevano sulla faccia
sporca e sudata. Sentendo la voce di Aphrodite che gridava il suo nome alzò
leggermente la testa e li fissò. Helios si sentì mancare le forze, i suoi
occhi… così belli e sicuri ora erano terrificati e completamente spenti.
Tutti la guardavano sconvolti poi una scarica elettrica le percorse il corpo.
L’urlo che seguì fu terribile e si impresse a fuoco nell’anima del custode
che non resistette oltre e si gettò in avanti, senza prestare attenzione alle
urla dei suoi compagni che gli intimavano di tornare indietro.
Percorse
la sala facendo lo slalom tra le rocce in poco meno di cinque secondi e quando
fu ai piedi della ragazza imprecò vedendo che era sospesa troppo in alto. Una
goccia di sangue cadde sulla sua maglia; questo era troppo, si sentì
completamente impotente, le lacrime cominciarono a pungergli gli occhi ma non
avrebbe pianto, non prima di essere riuscito a tirarla giù! Alle sue spalle
arrivarono anche Daniel ed Alexander seguiti poi dal resto della compagnia.
Nessuno
aveva il coraggio di parlare, nessuno voleva fare la fatidica domanda: è viva?
Ci pensò Chibiusa a rispondere senza neanche trovare la forza di aprire gli
occhi:
“Fate
fuori quel bastardo…”. Un sussurro, ma un sussurro che entrò forte e
disarmante nella testa dei ragazzi.
Daniel
estrasse la spada e si diresse verso un’altra grotta.
“Ehi!
Dove vai?” Gli urlò dietro Dafne.
Lui
si girò, il suo volto era livido dalla rabbia non fece a tempo a rispondere che
un altro terribile strillo di dolore preannunciato dal rumore di una scarica
elettrica riempì la stanza; si girò e proseguì senza dare ascolto alle grida
dei suoi compagni.
“Mio
Dio che facciamo? Non possiamo lasciarla qui!” Disse Angel con la voce
spezzata dal pianto represso.
“Dobbiamo
tirarla giù! Qualche idea?” Fece Dafne prendendo in mano la situazione, calò
di nuovo il silenzio che venne poi rotto dal rumore di una corda che vibrava e
dall’aria infranta.
Si
voltarono appena in tempo per vedere una freccia che frantumava le catene. Tutti
eccetto Helios che si ritrovò in braccio il corpo martoriato di Chibiusa
restarono a bocca aperta vedendo Cesky che faceva svanire l’arco.
“Beh?
Che avete?” Fece lui piuttosto seccato.
“Grazie”.
Fece Helios.
“Molla!
La porto in infermeria!” Disse Alexander prendendo la ragazza dalle braccia
del custode.
“Alex,
è meglio che l’accompagni Helios! Lui non è in buona salute, tu si!” Fece
Angel.
“Qui
con noi sei più utile tu di lui!” Disse Dafne annuendo.
Alexander
con svogliatezza concesse la giovane al custode e si avviò nella medesima
direzione di Daniel seguito subito dopo da Cesky; gli altri si scambiarono
qualche occhiata e poi lo seguirono lasciando solo Helios con la ragazza. Il
sorvegliante di Illusion estrasse il cristallo d’oro che era ancora piuttosto
scarico dato l’uso smisurato che ne aveva fatto l’ultima volta. Con un
esiguo bagliore scomparvero lasciando sprofondare la cavità nel mutismo
assoluto.
***********************************************************************************
Daniel
era piuttosto scosso, camminava da venti minuti per quelle grotte e continuava a
rivivere gli istanti più orrendi della sua vita, quelli che l’avevano
marchiato a fuoco e che avevano determinato quello che era diventato ora.
Davanti agli occhi vedeva sua madre appesa al soffitto della sua camera che gli
urlava di scappare e di salvarsi mentre raffiche di energia le deturpavano il
corpo. Poi suo padre accasciato sulle scale con il volto sfregiato e in fin di
vita che gli intimava di continuare a vivere felice. Un altro flash… sua
sorella che urlava disperata mentre due uomini abusavano di lei…. La sua casa
bruciata… il cadavere di sua sorella…. Inspirò intensamente. Quei dannati
l’avevano rifatto… avevano riservato a Chibiusa lo stesso trattamento di sua
madre e lui non poteva perdonarglielo… l’aveva giurato nel momento stesso in
cui loro gli avevano distrutto la vita.
Finalmente
dopo aver attraversato l’ennesima cavità scorse qualcosa… delle ombre che
si muovevano; si addossò alla parete rocciosa e si mise in ascolto. Due uomini
stavano discutendo.
“Finalmente
l’ho trovata… Athanos sarà contento!”
“Cosa
ne facciamo di questo qui?”
Daniel
si sporse per vedere di chi parlavano, accasciato alla parete c’era un ragazzo
privo di sensi.
“Fallo
fuori… ormai è inutile!”
Daniel
uscì di scatto dal suo nascondiglio ma non fece in tempo a fermare l’uomo che
calò la spada sul corpo inerme….
“Guarda,
guarda: abbiamo compagnia…”. Daniel si girò e spalancò gli occhi
identificando chi aveva proferito le parole… era l’uomo che aveva cercato di
uccidere Helios in infermeria e che lo aveva fatto litigare con Chibiusa.
“Tu?”
“Beh,
com’è che si dice? Chi non muore sì rivede…”. Ghignò Derrik.
“Maledetto,
è tutta opera tua?”
“Sì
lo so, non complimentarti… ci ho messo tre giorni per escogitare questo
piano!”
Daniel
tremava di rabbia.
“Beh,
devo consegnare questa al mio signore.” Riprese rigirandosi tra le mani una
piccola chiave d’oro.
“Tu
non andrai da nessuna parte!” Urlò Angel apparendo sull’apertura assieme al
resto del gruppo.
“Mh…
sono arrivate le ragazzine, spiacente di non potermi intrattenere, ma non vi
preoccupate, vi lascio in buone mani! Serk falli fuori!”
“Agli
ordini”. Assentì l’uomo che aveva freddato il ragazzo mentre Derrik
scompariva.
L’uomo
non perse tempo, nella sua mano destra comparve un’ampolla, lui li guardò
ferocemente e poi ne mandò giù il contenuto, venne circondato in una nuvola di
fumo e poco dopo i ragazzi si ritrovarono faccia a faccia con un gigantesco
drago.
“Che cos’è
quello?” Fece Angel indietreggiando.
“Stupida
codarda è solo un drago!” Sibilo Cesky alle sue spalle.
Angel sfoderò
la sua spada di cristallo nero e fece per saltare addosso a Philips ma venne
trattenuta da Dafne.
Lui fece un
sorrisetto divertito e avanzò verso il drago. Si scambiò un’occhiata
d’intesa con Alexander quindi partirono alla carica. Colpirono ripetutamente
l’animale ma senza riuscire a scalfire la sua pelle. Quello in risposta
cominciò a sputare fuoco all’impazzata.
“Complimenti,
bel lavoro!” Fece Angel rivolta a Cesky, lui la ignorò e tornò a colpire
l’animale. Questo gli tirò una zampata ma lui la schivò per un soffio,
ricominciò a far vibrare la sua spada, ma senza esito, scagliò un fendente
particolarmente forte e la lama della sua arma si franse in due, lui restò
esterrefatto a fissarla, questo gli costò caro perché il drago lo tramortì
impetuosamente con la coda, lui stramazzò in avanti. L’animale decise di
finirlo e spalancò le fauci pronto ad alitare fuoco contro il suo avversario,
Cesky dal canto suo era lievemente stordito e non riuscì a muoversi in tempo;
sarebbe morto incenerito se Angel non si fosse messa in mezzo evocando uno
scudo. Lei si girò in preda all'ira.
“Parli tanto
ma alla fine sei un incompetente!” Sibilò la bionda.
Philips rimase
leggermente spiazzato. Lei lo
aveva salvato?
Daniel parò
una zampata con la spada, il drago si accanì su di lui e cominciò a
cannoneggiarlo con il fuoco.
Aphrodite che
osservava la scena urlò rivolta a Dafne: “COLPISCI GLI OCCHI COSÌ NON POTRÀ
PREVEDERE LE VOSTRE MOSSE! “
La ragazza
adempì senza esitare, fece apparire la sua falce e la scagliò con forza e
precisione sull’iride destro del drago. Il colpo andò a segno e la bestia
emise un ruggito di dolore. Al secondo occhio ci pensò Cesky che lo colpì con
un dardo. Il drago a quel punto s’impaurì e cominciò a muoversi
freneticamente rischiando si schiacciare i soldati, che per fortuna furono
abbastanza veloci a spostarsi.
Dafne assunse
un espressione concentrata e un aura viola la circondò.
“Io invoco i poteri più remoti e
inaccessibili del cosmo…
…o custodi delle forze più antiche indicatemi
la via…
…che il mio nemico perisca miseramente…
…io invoco la vostra protezione…
GRIFONE MORTALE!!!!”
Un colpo di
inaudita forza colpì il drago perforandogli lo stomaco. A mettere la parola
fine a quella bestia ci pensò Angel che fendendo l’aria con la sua spada
invocò un colpo eccezionalmente potente che lo disintegrò.
“È
finita?” Domandò Aphrodite.
“A quanto
pare…. È vivo?” Chiese Daniel indicando il ragazzo nell’angolo.
“No”. Disse
Alexander sentendogli il battito.
“Secondo voi
chi era?” Fece Dafne.
“Probabilmente
il custode della chiave. Ho letto che ce né uno per ciascuna.” Li informò
Aphrodite.
“Beh torniamo
a casa, sono preoccupata per Usa-chan!” Disse Angel.
Gli altri
annuirono e poco dopo nelle grotte rimase solo il corpo senza vita di quel
povero ragazzo….
CONTINUA… |
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Capitolo 12 *** La seconda chiave ***
LA SECONDA
CHIAVE
La
squadra di ritorno dalla missione si materializzò nel salone delle riunioni,
Faye insieme ad un gruppo di uomini era seduta ad una scrivania e discuteva di
qualcosa apparentemente importante. Quando li vide arrivare si alzò e gli
rivolse uno sguardo inquisitorio.
“Hanno
preso la prima chiave…”. Disse Dafne senza troppi giri di parole, la donna
assunse uno cipiglio severo.
“Dov’è
Chibiusa?!” Fece Angel molto angosciata, Faye inspirò profondamente e non
proferì parola.
“È…
è m-morta?” Riprese con voce spezzata.
“No,
ma è molto grave, ha perso troppo sangue…”. Replicò la donna abbassando lo
sguardo per non incrociare gli occhi della bionda che ormai non tratteneva le
lacrime.
“È
in infermeria?” Mormorò Angel.
La
donna annuì e poco dopo si ritrovò di nuovo sola con quegli uomini che la
guardavano ansiosi.
“E
così i nemici hanno una chiave e il calice…”. Proferì un vecchio rivolto
alla donna.
“Credo
che stiamo riponendo troppa fiducia in questi ragazzi…”. Disse l’altro.
“No,
io mi fido di loro, dobbiamo dargli tempo, infondo li ha scelti il fato, e il
fato non sbaglia mai…”. Ribatté Faye.
“Se
non sbaglia mai, allora perché stiamo cercando di cambiarlo?” Riprese il
vecchio.
“Gregory,
per favore… dobbiamo avere fede”. Concluse Faye.
Helios
attendeva all'esterno della sala operatoria, era seduto su una panca con i
gomiti sulle ginocchia e la testa tra le mani. Continuava a sentire quel grido
straziante che nella sua mente faceva eco all’infinito. Non avrebbe mai
dimenticato quegl’attimi, quella sensazione d’impotenza e inutilità lo
aggrediva anche adesso che era li ad aspettare l’esito dell’operazione. La
sua ninfa era là dentro che si confrontava con la morte e lui che diavolo stava
facendo per aiutarla? Proprio nulla! Non ce la faceva più, ormai era un’ora
che era chiusa nella sala operatoria, sarebbe esploso da un momento all’altro;
era tanto afflitto che quasi non percepiva il dolore alla testa; per
trasportarsi lì aveva consumato quasi interamente l’energia del cristallo
d’oro e questo ora si ripercuoteva su di lui.
“Helios!
Dov’è Usa-chan?” Gemette Angel arrivando di corsa e gettandosi ai suoi
piedi.
Il
custode sollevò il volto e la fissò, minuscole stille le rigavano le gote
rosate e nei suoi occhi si leggeva la disperazione, a quanto pare non era
l’unico a tenere a quella ragazza.
“È
la dentro, da più di un ora”. Mormorò in risposta.
Lei
strinse gli occhi poi di colpo si alzò e corse via, nessuno ebbe il coraggio di
trattenerla.
Il
tempo passava lento e inesorabile, i ragazzi si erano accampati nel corridoio e
tra loro regnava il silenzio. Daniel stava in piedi,aveva la schiena appoggiata
al muro e lo sguardo perso nel vuoto, a fianco a lui Dafne e Aphrodite erano
abbracciate e si facevano forza a vicenda. Philips camminava avanti e indietro
con un cipiglio nervoso e Alexander guardava fuori dalla finestra.
“La
vuoi piantare! Mi innervosisci! Fece Dafne rivolta a Cesky, lui neanche si sprecò
a guardarla, si limitò a girarsi ed andarsene.
“Idiota…”.
Sibilò la ragazza prima che la corsia precipitasse nuovamente nell’assenza di
rumori.
I
ragazzi rimasero in attesa per un’altra ora abbondante prima che la porta si
aprisse rivelando l’esile figura di un’infermiera.
Helios
balzò in piedi come una molla e quasi non svenne per l’emozione quando la
donna gli sorrise e pronunciò la fatidiche parole: “È fuori pericolo”.
“Possiamo
vederla?” Chiese Dafne.
“No,
ha necessità di riposare. Potete venire domani mattina.” Rispose
l’infermiera.
°Sala
delle riunioni - due giorni dopo°
“…e
così siamo riuscite a costruire questo apparecchio che è in grado di rivelare
la posizione delle chiavi.” Concluse Samanta Lee, al suo fianco Annabell e
Aphrodite scoprirono il telo sotto la quale si celava un enorme monitor
collegato a una piccola tastiera.
“Sembra
una specie di computer.” Fece notare Angel.
“Beh,
abbiamo dovuto arrangiarci, comunque ora procediamo, Annabell inserisci i
dati.” Controbatté Samanta.
La
ragazza digitò qualcosa sulla tastiera e dopo qualche secondo il monitor si
accese con un rumorino metallico.
“Ehi,
avete sbagliato qualcosa…”. Disse Dafne.
Sullo
schermo era apparsa la piantina di Stella Rossa e una luce intermittente
lampeggiava proprio nel salone centrale.
“No,
funziona…”. Fece Aphrodite con la fronte corrugata.
“Giratevi
intorno: vedete chiavi qui? No vero? Allora quell’affare non funziona!”
Sbottò Philips.
“Insomma,
abbi un po’ di pazienza, ingrandisci sul salone…”. Ordinò Samanta e
Annabell eseguì. Ora la piantina della stanza era perfettamente dettagliata e
la luce lampeggiava vicino ad una colonna, tutti si girarono automaticamente
verso di essa e Daniel si ritrovò tutti gli sguardi dei compagni puntati
addosso.
“Cosa
significa?” Chiese un uomo a pochi passi da lui.
Daniel
ispirò profondamente, l’avevano scoperto.
“Insomma
ti vuoi spiegare?” Sbottò Alexander.
Daniel
lo guardò leggermente accigliato poi prese a frugare sotto la camicia, pochi
istanti dopo tra le sue mani comparve una minuscola chiave nera.
Tutti
nella sala lo fissavano spiazzati, lui a quella vista rise e cominciò a far
oscillare la catenina.
“Signori,
avete trovato la seconda chiave!” Disse in tono sconsolato.
“Aspetta
dove vai?” Fece Dafne andandogli subito dietro mentre lui usciva dalla stanza
lasciando tutti di stucco.
*************************************************************************
“Ehi
ti vuoi fermare?” Chiese Dafne che faticava a tenere il passo. Daniel inchiodò
di colpo.
“Che
vuoi?” Ringhiò lui ma se ne pentì vedendo che la ragazza abbassava gli
occhi.
“Scusami
io…”. Dafne si girò e cercò di scappare via ma Daniel la trattenne per un
polso.
“Per
favore… lasciami.” Mormorò la ragazza con la voce rotta dal pianto. Lui si
sentì un verme, la afferrò per le spalle e la voltò verso di sé, Dafne aveva
gli occhi pieni di lacrime.
“Cosa
c’è? Non è solo perché ti ho risposto male vero? Di solito non te la prendi
per così poco….”
Lei
non rispose ma gli si gettò addosso abbandonandosi in un pianto liberatorio.
Trovandosela
tra le braccia come una bambina indifesa Daniel si dimenticò di tutti i suoi
problemi. Era così strano vederla singhiozzare, era la prima volta che glielo
vedeva fare. Sciolse l’abbraccio e le alzò il mento con una mano fino ad
incrociare le sue bellissime iridi blu: le lacrime scendevano ancora copiose
come le perle di una collana senza fine.
“Cosa
c’è che non va?” Le sussurrò.
“È-è
che non c’è n-niente che va per il verso g-giusto, io c-cerco di essere
f-forte ma non ce la faccio…”.
“Sssstt,
calmati è tutto a posto”. Le asciugò le lacrime che piano piano perdevano
intensità.
“Io
non ce la faccio, prima la battaglia, poi Chibiusa, Angel che è disperata e
ora, anche tu, perché non me l’hai mai detto? Non ti fidi di me?”
“No,
io mi fido, è che non l’ho mai rivelato a nessuno, chi conosce i segreti di
questa chiave diventa un bersaglio per i nemici, e io non volevo metterti in
pericolo”.
“Segreti?
Che segreti ci sono? Io credevo che quel affare assieme alle altre due servisse
per far funzionare il calice!”
“Dafne
io credo che sia meglio tenerti all’oscuro della faccenda…”.
“Ma
perché?”
“Perché
di tutti quelli che conoscevano il segreto io sono l’unico superstite, gli
altri sono stati tutti assassinati! Ecco il perché, non ho nessuna intenzione
di fare di te un bersaglio ambulante!”
“Credi
che non sarei in grado di proteggermi? Sono molto più potente di te, questo lo
sai benissimo!”
“Sei
potente solo quando sei trasformata! Metti di non avere la possibilità di
diventare una Sailor, cosa faresti? Guardati, sei così fragile…”.
“Io
non sono fragile! E poi non vedo perché dovrei ritrovarmi senza poteri proprio
mentre mi attaccano!”
“Credi
che gli altri custodi del segreto fossero delle mezze cartucce? Quei bastardi ci
hanno attaccato quando eravamo più vulnerabili, di notte, separatamente, almeno
dieci contro uno! Ho perso tutto, i miei amici, la mia famiglia, la mia casa…
tu non sai cosa significa ritrovarsi soli al mondo! Tu non sai cosa significa
sentirsi abbandonati da Dio!”
“Credi
di essere l’unico qui ad aver sofferto? Guarda che se è per quello io i miei
genitori neanche li ho mai visti!”
“…non
è questo il punto, ora che ti ho trovato, sei tu la mia famiglia… non posso
neanche solo pensare di perderti.”
“Senti,
noi stiamo insieme, condividiamo tutto, non solo le cose belle, anche quelle più
difficili da affrontare… è per questo che siamo in due… per aiutarci, per
sostenerci… in due siamo più forti, più intelligenti, siamo imbattibili! Se
tu hai bisogno di me io ci sono e viceversa, è questo che vuol dire stare
insieme!”
I
loro occhi si incrociarono, lui era pensieroso mentre nei suoi si poteva leggere
sicurezza e determinazione!
“Hai
vinto… quando sarà il momento ti dirò tutto, e anche tu mi racconterai del
tuo passato.”
“Quando
sarà il momento?”
“Ora
no, aspettiamo che si calmino le acque, che Usa-chan si svegli e che Angel si
riprenda, così potremo affondare la cosa più serenamente.”
“Va
bene…”.
“Ti
amo”.
“Anch’io
ti amo”.
Alexander
si stava dirigendo in infermeria; erano tre giorni che non andava a trovare la
sua Chibiusa.
Nonostante
quella ragazza affermasse che non provava niente per lui, era certo che non
fosse vero e andando a trovarla e standole vicino voleva dimostrarle quanto
l’amava e farle capire che aveva fatto uno sbaglio a lasciarlo. Ci aveva
riflettuto a lungo, era disposto a perdonarla, in fondo era provata dalla guerra
e tutto il resto e quel maledettissimo custode l’aveva plagiata, ed anche lei,
nonostante la sua bellezza contestasse quella tesi, era umana, quindi capace di
sbagliare: e lui era convinto che Chibiusa avesse commesso un enorme errore a
lasciarlo.
I
suoi passi erano l’unico rumore che riecheggiava nella corsia. Era ormai molto
vicino alla camera della ragazza quando il rumore di una porta che si apriva e
si richiudeva infranse la cadenza della sua marcia, girò l’angolo e si ritrovò
faccia a faccia col guardiano di Illusion.
“Scusami…”.
Fece Helios aggirandolo e avviandosi verso l’uscita.
“Sei
stato da lei?”
“Come?”
“Ti
ho chiesto se sei andato a trovare Chibiusa”. Ripeté Alexander piuttosto
scocciato girandosi verso il custode.
“Si”.
Rispose Helios che non capiva qual era il problema.
“Non
devi più venire qui!”
“Cosa?”
Fece il custode decisamente confuso inarcando un sopracciglio.
“Devi
lasciarla in pace! Devi smetterla di infastidirla con la tua presenza!”
“Senti,
non so che diavolo ti prende, forse stai male, ma io proprio non capisco perché
c’è l’hai con me…”.
“Devi
finirla di ronzarle intorno”.
“Ehi,
mi stai scocciando, parla chiaro. Non sei nessuno che abbia il potere di dirmi
cosa posso e non posso fare!”
“Invece
si, e ti dico di starle lontano”. Sibilò.
“Sei
sua madre? O suo fratello? Chi sei che ti permetti di scegliere chi deve o non
deve vedere?” Ironizzò Helios.
Alexander
perse la calma e lo spintonò addosso al muro.
“MA
CHE DIAVOLO FAI?” Sbraitò il custode massaggiandosi la nuca.
“Io
e lei stiamo insieme, devi smetterla di starle attaccato, hai capito?”
“Io…
io non lo sapevo, lei non me lo ha mai detto…”. Fece il Helios con la morte
nel cuore.
“Beh,
e tu chi sei per pretendere che lei ti parli della sua vita, eh? Io la so la
vostra storia, sai? L’hai aiutata a sconfiggere non mi ricordo più chi nel XX
secolo, poi le hai promesso che saresti tornato a prenderla… beh caro mio, hai
aspettato troppo, lei ha sofferto come un cane, ma finalmente è riuscita ha
dimenticarti, ora stiamo insieme e siamo felici! Non osare metterti in mezzo,
perché lei ti ha dimenticato e non te lo perdonerei mai se la facessi soffrire
ancora! Ti ho avvisato, se ti vedo ancora da queste parti ti spacco la
faccia!”
Quel
fiume di parole si riversò addosso al custode come una doccia fredda, i suoi
peggiori incubi si erano avverati, lei lo aveva dimenticato! Tutto d’un tratto
sentì la necessità di restare da solo, a commiserarsi.
“Beh,
hai capito?”
“Io…
si, ti prego di scusarmi, non avevo idea che lei avesse un ragazzo, e non
credevo di averla fatta soffrire così tanto… mi dispiace, da ora terrò le
debite distanze…”. Le parole che sgorgarono dalla bocca del custode erano
intrise di dolore e incredulità.
Alexander
in cuor suo pensò che quel idiota avesse capito la lezione e se ne andò
lasciandolo solo con i suoi pensieri.
Era
terribile sentirlo ma ancora di più accettarlo: aveva fatto soffrire il suo
amore, lei aveva pianto per colpa sua, era stata male, lo aveva aspettato tutte
le notti invano. Ed era lui l’artefice del suo dolore. Alexander aveva
ragione, forse per lei stargli vicino era un martirio, forse lui risvegliava il
ricordo di dolorose attese. Era per quello che l’altro giorno al laghetto era
così nervosa; era per quello che quando lui si era svegliato dal coma lei era
così taciturna… il suo cervello ormai associava la parola sofferenza con il
suo nome…. Helios con l’umore sotto i piedi si avviò verso il laghetto.
CONTINUA… |
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Capitolo 13 *** La verità ***
LA VERITÀ
Chibiusa
sedeva su una panchina con un asciugamano al collo, era grondante di sudore e
totalmente spossata. Tre mesi fa, poco dopo che si era destata dal coma, Faye
aveva esibito il nuovo programma d’addestramento. Non c’era da scherzare,
non si trattava più di semplici esercizi per rafforzare i propri poteri, ora
bisognava tonificare il proprio fisico e renderlo in grado di sostenere uno
scontro corpo a corpo. Nelle settimane seguenti alla messa in pratica del nuovo
programma tutti si lamentavano e si vociferava che Faye avesse preso questa
decisione in seguito a quello che era successo a lei, l’entrare in coma per il
maltrattamento fisico, e si fosse convinta che i membri di Stella Rossa non
avessero una buona resistenza atletica.
“Ehii
Chibiusa, batti la fiacca? Forza finisci i tuoi giri di corsa!” Fulminò con
lo sguardo l’uomo che aveva parlato, era Micheal Katsuragi il loro allenatore,
un tipo palestrato che si divertiva un mondo a dispensare ordini ai poveri
disgraziati che finivano nel suo corso.
“Beh,
non mi hai sentito?”
“Ho
già finito i miei giri di corsa…”.
“Beh,
allora fai cinquanta flessioni!”
Chibiusa
sgranò gli occhi ma ubbidì, contestare sarebbe servito solo ad aumentare il
numero dei piegamenti.
A
qualche metro da lei Daniel e Philips si davano battaglia con due spade di
legno, erano molto bravi, entrambi agili e determinati a prevalere sull’altro.
Stavano commettendo un solo errore, sì divertivano….
“Ehi
voi due! Avete finito di giocare?” Sbraitò Katsuragi avanzando nella loro
direzione.
“Ma…
signore, è stato lei a dirci di fare allenamento con le spade!” Fece Daniel
piuttosto infastidito.
“Appunto,
lo sapete che non bisogna parlare mentre si combatte? Cos’erano tutte quelle
battutine e quei sghignazzi? Fate trenta giri di corsa!”
“Beh,
lo sa cosa le dico? Le mi ha rotto!” Ribatte Philips buttando villanamente la
sua spada per terra e incamminandosi verso gli spogliatoi.
“Cesky!
Torna qui e chiedimi scusa! Questo è un ordine!”
Il
ragazzo proseguì senza cambiare direzione.
Chibiusa
che era arrivata alla quarantatreesima flessione si sedette per guardare la
scena. Comparve un ghigno nella sua faccia, sapeva che Philips uno di quei
giorni sarebbe esploso. Katsuragi da una settimana lo aveva preso di mira e lo
puniva per stupidate: ieri gli aveva imposto cinquanta piegamenti perché si era
spostato un ciuffo biondo dalla faccia accusandolo d’essere troppo vanitoso;
il giorno prima si era beccato trenta giri di corsa perché con la sua solita
faccia tosta aveva fatto notare all’allenatore che non era lunedì ma martedì
e altre cavolate del genere.
Alle
spalle di Chibiusa comparve Angel che le porse una bottiglia d’acqua, le sue
labbra si curvavano in un sorrisetto in tutto simile al suo.
“Mi
sa che Katsuragi ti ha superato nella lista dei nemici di Cesky”. Fece
ringraziando la bionda.
“Già…
che peccato”. Ironizzò l’altra.
“Beh,
mi ero insospettita ieri a pranzo quando ha cominciato a parlar male di lui
dimenticandosi di far sapere al mondo della tua mega scivolata!” Rise
Chibiusa.
“Mh,
per qualche minuto potrei anche seppellire l’ascia di guerra e tifare per
lui…”.
“Oh
mio Dio! Che cosa sentono le mie orecchie? I due eterni nemici che si alleano
contro un avversario comune?”
“Ah
ah ah spiritosa…. Però adesso che ci penso…”.
“Ehi,
cosa vuoi fare?” Fece allarmata Chibiusa vedendo Angel che camminava verso i
due che urlavano in mezzo al cortile.
“Mi
alleo col nemico…”. Scherzò lei.
Chibiusa
si mise una mano sugli occhi e si preparò a vedere scintille… quei due
insieme potevano essere letali….
“…chi
si crede di essere per trattarmi come un cane?” Sibilò Philips.
“Sono
il tuo insegnante! E tu devi obbedire a tutto quello che dico!”
“Col
cazzo! Sono cinque giorni che mi punisce ingiustamente, non ho intenzione di
rimanere qui un secondo di più.”
“Signor
Cesky che razza di linguaggio! Faccia subito ottanta giri di corsa”.
“Se
lo può scordare!”
“Allora
i giri diventano novanta e voglio anche le tue scuse!”
“Neanche
in punto di morte!”
“Insomma,
vi calmate un pò?” S’intromise Angel; gli altri ragazzi del corso che
guardavano la scena sghignazzarono; la ragazza per dispetto a Philips si sarebbe
sicuramente schierata dalla parte di Katsuragi. Questo lo sapeva sia il biondino
che digrignò i denti sia l’allenatore che sbocciò in un sorriso che
scomparve non appena la ragazza fiatò di nuovo lasciando tutti senza parole.
“Signor
Katsuragi, non si vergogna? Perdere il controllo in questo modo? Davanti a
tutti? Si guardi intorno, ha interrotto la lezione per uno stupido battibecco…
lei qui è l’unico adulto, dovrebbe essere maturo e agire con serietà, lei è
quello che deve dare l’esempio”. Fece lei decisa e severa mettendo le mani
sui fianchi.
“Signorina
Angel, non sono l’unico che stava urlando qui dentro mi pare”. Fece
Katsuragi leggermente disorientato dalla presa di posizione della bionda.
“Le
ripeto che è lei qui dentro l’adulto, e se lei urla, lo possiamo benissimo
fare anche noi. Il suo comportamento è vergognoso… ha portato
all’esaurimento un allievo che già di suo è piuttosto instabile -e qui molti
risero per la frecciatina- prendendolo di mira senza motivo”.
L’uomo
rimase pochi secondi senza parole a guardare la ragazza, era conscio che lei
aveva pienamente ragione, Angel vedendo che lo stava mettendo in soggezione
proseguì decisa a finirlo.
“Mi
dispiace, ma qui non stiamo giocando, questa è una guerra e abbiamo bisogno
d’istruttori seri; mi vedo costretta a segnalare il suo comportamento alla
signora Faye chiedendo la sua sostituzione.”
Il
viso di Katsuragi mutò in un’espressione indecifrabile, poi annuì e se
n’andò. Tutti rimasero impietriti, Angel era diventata il loro idolo, li
aveva liberati da quel tiranno!
La
ragazza si girò verso Philips e i due si scambiarono sguardi pieni d’astio.
“Sei
il solito incompetente Cesky…”. Sibilò la bionda.
“Nessuno
aveva richiesto il tuo intervento…”.
Dopo
questo breve scambio di battute Angel si girò e si diresse verso Chibiusa che
la guardava accigliata, poi si scambiarono un cinque e scoppiarono a ridere come
pazze trascinando tutti nella gioiosa risata, tutti tranne Philips che la
guardava adirato.
“Ehi,
Ang… ti sei riguadagnata il primo posto!” Biascicò Chibiusa tra le risa.
“Già,
guerra aperta!”
*************************************************************************
La
compagnia era riunita al bar per il pranzo dopo la mattinata d’allenamenti.
“…e
così ci ha liberato di quel dittatore!” Concluse di raccontare Daniel.
“Da
non crederci Ang sei stata una bomba…”. Fece Alexander.
“Ehi
gente, la finite di darmi questi nomignoli obbrobriosi? Sì da il caso che il
mio nome sia Angel!”
“Ma
Ang è più bello…”. Ironizzò Philips.
“Nessuno
a chiesto la tua opinione…”. Sibilò lei.
“Nemmeno
stamattina qualcuno a richiesto il tuo intervento…”.
“Ragazzi
non ricominciate…”. S’intromise Dafne.
“Speriamo
che vi mandino qualcuno di bravo…
la Sadamoto
per esempio, è in ottima insegnante…”. Disse Aphrodite.
“Tutti
saranno meglio di Katsuragi…”. Ironizzò Chibiusa.
“Non
credere… ci sono certi stronzi qua dentro…”. Obbiettò Alexander.
“
Mh, va beh sì vedrà… Helios, per favore mi passi la bottiglia?” Fece
Chibiusa.
Il
custode sussultò quando lei gli rivolse la parola, erano tre mesi che la
ignorava totalmente e lei non dava segno di preoccuparsene, non in sua presenza
almeno.
“Ehi…
terra chiama Helios…”.
“Ah,
si scusami”. Fece il ragazzo passandole la bottiglia evitando i suoi occhi e
riconcentrandosi subito sul suo piatto.
La
ragazza sospirò, lui la ignorava, in un primo momento si era sentita malissimo,
il giorno del suo risveglio erano venuti tutti a trovarla, tutti tranne lui. Col
passare dei giorni si era convinta che il suo sentimento non veniva ricambiato
dal bel custode e aveva deciso che se lui non la voleva, non sarebbe certo stata
lei a scontentarlo. Avrebbe vissuto accontentandosi di vederlo, anche se lui non
poteva essere suo, niente poteva impedirle di continuare ad amarlo.
°Piuta
- base nemica°
“Derrik…”.
“Mio
signore, come posso servirla?” Fece l’uomo appena comparso davanti ad
Athanos.
“Come
procedono le ricerche? Hai trovato la seconda chiave?”
“Beh,
mio signore, veramente si…”.
“E
che stai aspettando? Stella Rossa si sta riorganizzando…”.
“Il
punto è signore… che la seconda chiave c’e l’ha un ragazzo che è tra le
schiere dei nemici…”.
“COSA?”
“Mio
signore, non è colpa mia… e se permette non è il caso di attaccarlo adesso,
meglio aspettare un momento più propizio…”
“…
beh vedi di muoverti ha trovare la terza allora…”
“Certo
oh grande Athanos…”
°Stella
Rossa - giardini°
Dafne
e Daniel stavano andando a passeggio tra le aiuole fiorite, ormai era maggio
inoltrato e migliaia di fragranze si respiravano attraverso una leggera brezza.
Camminavano in silenzio mano nella mano, avevano raggiunto una tale sintonia che
s’intendevano tramite gli sguardi, tuttavia Dafne che da un po’ era
impensierita infranse il silenzio.
“Ehi…”.
“Mh…”.
“Io,
mi chiedevo…”.
“Vuoi
sapere il mio segreto? Non guardarmi così, sei un libro aperto per me…”.
“Beh,
sono passati quasi tre mesi e credo che la calma presto verrà distrutta di
nuovo…”.
“Anch’io
ho questa spiacevole sensazione…. Dafne, sei proprio sicura di voler conoscere
la verità su di me? Potrebbe non piacerti…”.
“Non
mi spaventa, è da quando ho scoperto che hai un segreto che vivo
nell’angoscia che ti succeda qualcosa, io devo assolutamente sapere!”
“Beh…
sediamoci”. I due si diressero verso una panchina e presero posto. Dafne
taceva ansiosa di conoscere la verità, Daniel prima indugiò, ma si decise
quando i loro occhi s’incrociarono, poteva fidarsi di lei, lo avrebbe aiutato
a costo della vita.
“E
va bene, credo che pochi conoscano la vera storia delle chiavi…. Come ben sai
c’e ne sono tre: la chiave d’oro, quella nera e quella d’argento. Ognuna
di queste è il sigillo di una dimensione segreta, rispettivamente
la Gold
,
la Black
e
la Silver Dimension.
In questi luoghi sono esiliati mostruose creature che all’alba dei tempi
facevano razzie nell’universo; questo fino a quando una dea decise di
intervenire, rilegò tutti quei demoni nelle tre dimensioni e nominò tre
guardiani per proteggerne il segreto. La dea purtroppo come punizione per essere
intervenuta in aiuto di coloro che a quell’epoca abitavano l’universo venne
a sua volta esiliata ma in modo peggiore… il suo corpo venne disintegrato e la
sua anima rinchiusa in un calice.”
“Il
calice corvino?”
“Esattamente…
la leggenda narra che il calice si possa aprire solo grazie alle tre chiavi,
unicamente in questo modo l’anima della dea potrebbe essere liberata.”
“Beh,
qual è il problema? Non mi sembra una storia tanto terrificante”.
“La
storia non è finita… si narra che la dea in tutti questi secoli di prigionia
si sia incattivita e non aspetti altro che qualcuno la liberi per vendicarsi del
torto subito. Molti credono che chi entra in possesso del calice abbia a
disposizione una fonte di potere assoluto da usare a suo piacimento, non è così.
In realtà il calice non deve essere assolutamente aperto perché l’anima
della dea s’impadronirebbe del corpo del suo liberatore e lo userebbe per
vendicarsi sull’umanità”.
“Quindi
neanche Athanos lo sa, altrimenti non cercherebbe di aprire il calice!”
“Non
so, forse lo sa ma crede che una volta arrivato il momento sarà capace di
domare l’anima della dea…”.
“Ma
se è così è un pazzo!”
“Ne
avevi dubbi? Uno che vuole conquistare l’universo per poi raderlo al suolo
come altro lo definiresti?”
“…”
“Appunto….
In ogni modo ritorniamo alle chiavi. Come ti ho già detto sono il sigillo di
tre diverse dimensioni e in ognuna di queste sono state esiliate malefiche
creature. Esistono tre guardiani. Io, il ragazzo che abbiamo trovato morto e
qualcun altro, non ho idea di chi sia. Ora, molta gente è all’oscuro di
questa leggenda, ma altrettanta ne è a conoscenza. Pazzi d’ogni genere hanno
attaccato la mia famiglia per anni con lo scopo di rubare la nostra chiave e
aprire il sigillo per schiavizzare i mostri e servirsene a loro piacimento, mio
padre, il vecchio custode della chiave li ha sempre vinti, fino a quando una
notte…”
“Mi
dispiace che per colpa mia devi riportare a galla vecchi ricordi”.
“Non
ti preoccupare, dicevo, una notte gli scagnozzi di Athanos ci hanno attaccato e
hanno sterminato la mia famiglia, i miei amici, e tutti quelli che erano a
conoscenza del segreto, tutti tranne me… io mi sono salvato per puro caso,
quella notte ero andato fuori a camminare, quando ho sentito le urla di mia
sorella sono tornato indietro, ma era troppo tardi, la mia casa era in fiamme,
ho trovato mio padre in fin di vita sulle scale, mi ha affidato la chiave e poi
mi è morto tra le braccia, sono salito di sopra, mia madre era incatenata al
soffitto, il corpo sfregiato che mi urlava di scappare, gli urli di mia sorella
dalla camera accanto, il cadavere di mia sorella, il cadavere degli uomini che
me l’avevano portata via, i miei primi due omicidi…”. Mentre raccontava la
sua storia aveva ostinatamente fissato il suolo, ma ora sentiva di doverla
guardare negli occhi, cosa ci avrebbe letto? Compassione? Pietà? Rabbia?
Disgusto? Paura? Rimase sorpreso da quello che invece lei provava, comprensione.
Due minuscole lacrime le rigavano le guance e i suoi bellissimi occhi blu notte
lo fissavano tristemente.
“Ora
capisco perché vuoi aiutarci a fermare Athanos, tu cerchi vendetta!”
“Già,
voglio vendicare la mia famiglia e i miei amici…”. Fece lui asciugandole le
lacrime.
“Solo
non capisco, perché Athanos voleva la chiave?”
“Probabilmente
per lo stesso motivo degli altri, voleva avere a disposizione i mosti per
conquistare l’universo…”.
“…
Hei, se è così allora potrebbe approfittarne per usare la chiave d’oro e
scagliarci contro i mostri di quella dimensione…”
“È
probabile… dovremo stare attenti, sono incredibilmente potenti. Dafne?”
“Si?”
“Ora
che sai la vera natura delle chiavi devi giurarmi che non lo dirai a nessuno”.
“Lo
giuro.
“Grazie,
lo sai che ora sei un bersaglio? Ti prego stai attenta perché se ti usassero
per arrivare a me sarebbe terribile…”.
“Ehi,
non ti preoccupare, io non mi faccio mettere i piedi intesta da nessuno!”
Scherzò accennando un sorriso.
“Okay,
okay… ma sta attenta”.
“Mh,
ora tocca a me raccontare, la mia storia non è tanto complicata quanto la tua,
ma è piuttosto simile”.
“Se
non ti senti di parlarne io posso aspettare…”.
“No,
tu mi hai raccontato il tuo segreto, ora io ti racconterò il mio. Come ti ho già
detto tre mesi fa, io sono orfana. I miei genitori sono morti quando avevo
cinque anni, durante una guerra civile”.
“Ci
sono state guerre civili a Gaeda?”
“No,
io non sono originaria di Gaeda, io sono nata a Xavier”.
“Non
ho idea di dove sia”. Daniel rimase sorpreso sentendo l’amara risata della
ragazza.
“Xavier…
persino il suo nome è destinato ad essere dimenticato…. Probabilmente tu non
hai idea di dove sia perché non esiste… bum saltato in aria! Una settimana
dopo la morte dei miei genitori.”
“Non
ho ricordi precisi del mio popolo e della mia famiglia, ero troppo piccola.
Tutto quello che so e che la mia tutrice mi ha imbarcato con un'altra mia
coetanea in una navicella e mi ha spedito nello spazio. Non ricordo bene quanto
siamo andate alla deriva prima che l’astronave reale di Gaeda ci trovasse e ci
salvasse. Feci subito amicizia con la principessina che aveva la mia stessa età
e da allora io e l’alta bambina siamo diventate le sue dame di compagnia.”
“Dame
di compagnia? Vuoi dire che l’altra ragazzina che si è salvata è Aphrodite?”
“Non
l’ho mai detto, ci sei arrivato da solo, e ti scongiuro di non farne parola
con nessuno, non ho diritto di decidere anche per lei.”
“Si,
hai ragione…. Deve essere terribile non ricordare il viso dei propri
cari…”.
“Mh,
dopo un po’ te ne fai una ragione…”.
“Sai,
forse noi stiamo così bene insieme perché siamo troppo simili…”.
“Potrebbe
essere una spiegazione…”.
“Vieni
qua”. Daniel l’abbracciò. Dafne con il viso accostato al suo petto si
sentiva al sicuro, in un altro mondo, lontano dalla guerra e dai suoi problemi.
Allo stesso modo lui sprofondando tra i suoi lunghi capelli mori sentiva di aver
ritrovato finalmente una famiglia.
*************************************************************************
“Signora
Faye?”
“Si?”
“Ehm,
sono venuta ad informarla che ci manca poco per localizzare la terza
chiave…”.
“Grazie,
state facendo un ottimo lavoro”.
“Dovere…”
*************************************************************************
Helios
si stava dirigendo al lago, aveva bisogno di rigenerarsi e quel posto era
perfetto per ritrovare un po’ di quiete. Ogni giorno era più duro da portare
al termine, vivere fianco al fianco di Chibiusa e sapere che lei stava con un
altro era più doloroso di mille frustate.
Molte
volte comunque si era chiesto se lei e Alexander stessero veramente insieme
perché mai li aveva visti scambiarsi un bacio, farsi le coccole o roba del
genere, anzi lei si rivolgeva al suo presunto ragazzo in modo freddo e coinciso.
Sospirò, non ci avrebbe mai capito nulla delle donne e dell’amore….
Ormai
era arrivato in prossimità dello specchio d’acqua; si diresse verso la sua
statua preferita ma inchiodò di colpo quando realizzò che Chibiusa era seduta
ai suoi piedi. Stava piangendo, aveva la testa nascosta tra le gambe e il suo
corpo era percorso dai singulti.
La
sensazione di tenerezza che lo coglieva ogni volta che la vedeva così indifesa
lo raggiunse più puntuale e forte che mai. Avrebbe dato anche la vita per
potersi avvicinare e consolarla, ma non poteva farlo, non dopo che aveva saputo
la verità. Lui l’aveva fatta soffrire e ogni volta che le si avvicinava in
lei si riaprivano vecchie ferite. Sapeva che in una situazione normale parlarle
sarebbe stata la cosa giusta da fare, ma ora non era proprio il caso. Chissà
perché piangeva, forse aveva litigato col suo ragazzo….
*************************************************************************
Chibiusa
stava piangendo disperatamente, senza trattenere nulla, convinta d’essere sola
in quel luogo incantato. Il motivo della sua disperazione era uno soltanto e
portava come nome Helios.
Tutte
le volte che si incrociavano nei corridoi lui cambiava strada, quando rimanevano
soli si inventava patetiche scuse per defilarsi, le rivolgeva la parola una
volta ogni morte del papa e non era certo lui ad iniziare il discorso.
Lei
non capiva proprio dove avesse sbagliato, quella volta tre mesi fa prima
dell’attacco, lui le stava per dire qualcosa, lui le stava parlando, lui
l’aveva invitata a sedersi, lui le aveva sorriso… sempre lui, di sua
spontanea iniziativa. Cos’era successo dopo? Cosa si era rotto tra loro? Forse
aveva fatto qualcosa di sbagliato? Non ne aveva proprio idea, ma si sentiva
morire dentro.
Sussultò
quando qualcuno le poggiò una mano sulla spalla, alzò lo sguardo e i suoi
occhi arrossati incontrarono quelli di Daniel.
“Tutto
bene? Mh… che domanda stupida… posso aiutarti?”
Poteva
aiutarla? No, non poteva, però forse sfogarsi le avrebbe fatto bene…. Daniel,
non avevano più parlato di quello che era successo mesi prima in infermeria,
quando Helios si era svegliato dal coma eppure sentiva che poteva fidarsi di
lui, infondo la aveva sempre aiutata quando ne aveva bisogno….
“Beh,
secondo me hai bisogno di sfogarti…”. Colpita in pieno, lei annuì e cominciò
a spiegarsi.
*************************************************************************
Helios
da dietro un albero vide Daniel avvicinarsi e consolarla, una fitta di gelosia
lo attraversò, ma almeno ora la sua dolce Chibiusa si stava calmando.
CONTINUA… |
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Capitolo 14 *** La terza chiave ***
LA TERZA CHIAVE
Chibiusa
sentì i suoi piedi staccarsi da terra, la consueta sensazione di nausea e poi
di colpo… ACQUA! Si agitò per la sorpresa nel liquido e ne bevve molto. Si
girò su se stessa e i suoi occhi terrestri, non abituati a vedere anche
sott’acqua, le fornirono immagini appannate e poco rassicuranti: erano tutti
la sotto, tutti ormai quasi privi d’aria.
Si
girò di nuovo, ancora e ancora, continuava a guardarsi attorno alla ricerca di
un buco, di uno spiraglio nella roccia che potesse portarli in superficie
lontano da quella trappola mortale. Le sue mani ricoperte dai candidi guanti
cominciarono a tastare la pietra freneticamente, poi sempre più lentamente man
mano che l’aria cominciava a venir meno, gli occhi se possibile si offuscarono
ancora di più, la testa cominciava a girare e il cervello lavorava sempre più
lentamente. Non poteva morire così! Non per una cosa così banale come la
mancanza d’aria…. Si voltò e i suoi occhi le fornirono un immagine
piuttosto confusa di Dafne che perdeva i sensi e cominciava a sprofondare in
quei cupi abissi… la divisa lasciava ora posto ad una candida gonna che
cominciava a volteggiare al ritmo di una leggera corrente… Dafne…. Daniel
anch’egli ormai quasi privo d’aria l’afferrò e cerco di non lasciarla
precipitare. La corrente adesso creava strani effetti giocando con i lunghi
capelli della sua amica…
LA CORRENTE
? Per esserci una corrente doveva anche esserci un buco o qualcosa del genere…
Da dove arrivava? Chibiusa riacquistò un minimo di lucidità e nuotò nello
direzione opposta a quella dell’acqua, una microscopica fenditura squarciava a
metà la parete rocciosa. Scioccamente accostò un occhio alla crepa ma si
ritrasse immediatamente non appena il flusso d’acqua si immise nel suo bulbo
oculare. Per il fastidio aprì la bocca e bevve l’ennesimo sorso d’acqua,
ormai era inutile continuare a lottare, non aveva più il controllo sul suo
corpo, chiuse gli occhi e percepì la sua uniforme che si disfaceva, poi freddo,
riaprì di nuovo le palpebre e si girò di nuovo verso lo spiraglio nella
roccia; con sua somma sorpresa intravide un occhio azzurro fluorescente che la
fissava, ma non fece in tempo a comprendere… l’oscurità s’impadronì di
lei.
Alcune
voci parlottavano nervosamente poco distante da lei. Chi diavolo la disturbava
anche ora che era morta? Possibile che questo fosse il sonno eterno? Se l’era
immaginato moltissime volte e sempre un suo punto fermo era stato il fatto che
una volta passati all’altro mondo non si sarebbe avvertito dolore… invece
ora faceva fatica a respirare e si sentiva i polmoni pieni d’acqua. Ma i morti
avevano i polmoni? E poi ne era sicura, da trapassi non si provava più dolore
fisico… o forse si… magari era finita all’inferno! Possibile? Si meritava
l’inferno? No, lei non se lo meritava… non dopo tutto quello che aveva
patito da viva! Poi la sentì, quella voce così familiare… Angel! Era finita
anche lei all’inferno? Beh, per lo meno non sarebbe rimasta sola….
Socchiuse
gli occhi, era riversa su un fianco, fissava la nuda roccia sulla quale era
posata… niente fiamme? Si mosse lentamente fino a riuscire a fissare il
soffitto… era in una grotta. Un ciuffo di capelli le scivolò sugli occhi,
erano bagnati… possibile che potesse essere fradicia anche all’inferno? Girò
nuovamente la testa, ora riusciva ad avere una completa visuale di tutta la
grotta, non era sola, cerano tutti! Erano tutti morti? Probabile…. Poi fece
caso allo scroscio dell’acqua che proveniva da poco lontano, acqua? No,
ovunque fosse non era all’inferno! Poi un occhio si fece prepotentemente
strada nella sua mente, così strano, così irreale… dove diavolo l’aveva
visto? Dopo come folgorata ricordò tutto: Faye che li chiamava, aveva scoperto
la posizione della terza chiave, loro che si smaterializzavano, l’acqua,
Dafne, la corrente, la crepa…L’OCCHIO! Dio mio, non era morta!
Con
questa consapevolezza uscì dal suo stato di dormi-veglia e facendo leva sulle
braccia si alzò a sedere.
“Chibiusa!
Dio, stai bene?” Angel si era accorta del suo risveglio.
“Siamo
tutti vivi?” Chiese lei annuendo.
“Si,
ma Dafne ha bevuto molta acqua”. Fece la bionda indicando l’amica stesa a
terra ancora priva di sensi. Daniel al suo fianco le stringeva una mano.
“La
chiave?”
“Non
ne abbiamo idea”.
“Dobbiamo
andare a prenderla!”
“Cosa?
Usa-chan sei pazza? Siamo vivi per miracolo! Dobbiamo perlomeno aspettare che
anche gli altri si sveglino!”
“Chi
mi ha salvato?”
“Non
ne ho idea, nessuno c’è l’ha, siamo tutti svenuti e tutti ci siamo
risvegliati qui, il primo è stato Philips”. Fece Angel arrossendo.
“Che
hai?” Chiese Chibiusa inarcando un sopracciglio.
“Non
è il momento… aiutami a svegliare anche gli altri”. E dicendo questo si
allontanò verso Aphrodite che era riversa in un angolo.
Già,
non è il momento… Chibiusa si guardò intorno Helios giaceva inerme a pochi
metri da lei… lui…. Sospirò e si trascinò fino al corpo del ragazzo. Era
così pallido, le ricordò i giorni dopo l’attacco ad Illusion quando era
rimasto in coma… era cadaverico anche allora. Cosa doveva fare esattamente?
Sollevò la testa del custode e la poggiò sul suo ventre poi cominciò ad
accarezzargli i capelli chiamandolo dolcemente. Ripeté l’azione per un buon
quarto d’ora finche non vide il ragazzo sbattere lentamente le palpebre, la
guardò con i suoi bellissimi occhi d’orati rivolgendole un espressione
confusa, lei gli sorrise maternamente e lasciandosi andare per un momento,
leggermente intontita, gli impresse un delicatissimo bacio sulla fronte, non
sembrò accorgersi del rossore sulle guance del ragazzo e con un ultimo sorriso
si alzò per andare ad occuparsi di un soldato a qualche metro da loro.
Nel
giro di un ora erano tutti, chi più chi meno, svegli e pronti a portare a
termine la missione.
“Dobbiamo
proseguire per di qua”. Fece Cesky indicando un varco nella roccia, gli altri
leggermente abbattuti annuirono e s’incamminarono.
Il
tragitto era libero da trappole e pericoli così che la combriccola proseguì
indisturbata il suo viaggio. Si ritrovarono nell’ennesima cavità nella
roccia, uno specchio d’acqua rifletté le loro figure mentre veniva superato.
“Ehi,
io e Dafne ci fermiamo qui! Non ce la fa più a proseguire…”. Li informò
Angel che teneva sottobraccio l’amica.
Gli
altri obbiettarono leggermente ma poi si fecero persuadere e proseguirono.
“Quanto
è lunga questa grotta?” Sbuffò Alexander.
“Nessuno
di noi ne ha la minima idea! Quindi vedi di non cominciare a lagnarti!”
Sorrise glaciale Chibiusa.
“Non
mi stavo lagnando, ho solo osservato che è da quando ci siamo svegliati che
camminiamo senza trovare niente di diverso da acqua o rocce!”
“Vedi,
è come dico io: ti stai lagnando…”.
“State
zitti!” Intimò Philips.
“Ha
cominciato lei…”. Sibilò Alexander.
“Ho
detto zitto! L’avete sentito anche voi?” Chiese al gruppo.
“Di
che parli?” Fece Aphrodite.
“Ssstttt!”
Disse lui.
“Ehi! Tornate qui!”
“Ora
l’avete sentito?” Chiese Cesky.
“Ehi,
Phil, sicuro di star bene?” Fece Alexander appoggiando una mano sulla spalla
del amico che in risposta lo incenerì con un occhiataccia.
“Non
sono partito, idiota! Se voi siete sordi non è colpa mia!”
“Ehi,
dove vai?” Chiese Daniel mentre lui tornava di corsa sui suoi passi.
“Mi
stanno chiamando!” Fu l’ultima cosa che disse prima di sparire in un'altra
grotta.
Chibiusa
e Daniel si scambiarono un occhiata, annuirono e gli corsero dietro lasciando il
resto del gruppo a guardarli sbigottiti.
“EHI,
TORNATE QUI!”
“PHILIPS!
TORNATE INDIETRO!”
“Angy
è inutile, chissà quanto lontani sono!” La interruppe Dafne.
“Allora
vado da sola!”
“Ma
ti sei fumata il cervello? Non hai idea di cosa fosse! Non sembrava neanche
umana!”
“Ma
la chiave, l’hai vista anche tu, no? Potrebbe andare troppo lontano! Potremmo
rischiare di non trovarla più!”
“L’ho
vista benissimo la chiave! Ma buttarsi la sotto da soli e da incoscienti!
Rischieresti di affogare, per quanto ne sappiamo potrebbe non esserci aria per
chissà quanto!” Ribattè Dafne indicando lo specchio d’acqua a pochi passi
da loro dove pochi minuti prima era emersa e subito dopo scomparsa una strana
creatura dagli occhi azzurri fluorescenti e con la chiave al collo.
“Beh,
cosa proponi di fare allora?”
“Aspettiamo!”
“Ma
chissà quando torneranno!”
“Beh,
continua a chiamarli allora!” Ironizzò Dafne.
“Philips,
dove stiamo correndo?” Chiese chibiusa che era un paio di metri dietro al
ragazzo.
“Mi
chiamano! Ma non sentite?”
“Io
sento solo il rumore dell’acqua!” Fece Daniel che correva a fianco della
ragazza.
“Non
senti perché non ascolti!”
“Tornate qui! Muovetevi! Ho trovato la chiave”!
“È
Ang!” Fece sorpresa Chibiusa aumentando la velocità.
“Cosa?
Io non sento niente!” Disse Daniel esasperato accrescendo a sua volta
l’andatura per non restare indietro.
“Non
importa, corri!”
“Non
ce la faccio più ad urlare, non ho più voce!”
“Dai,
siediti, tanto non ti sentono.” Le disse Dafne.
“Tu
come stai? Un po’ meglio?” Chiese la bionda.
“Si
grazie, riesco a respirare regolarmente ora. Peccato che con l’eco dei tuoi
urli mi sia venuta l’emicrania…”.
“Stupida!”
“Beh,
è la verità!”
“Ssstttt,
sento dei passi! Vado a vedere”.
“Sta
attenta a non perderti!”
“Ehi!
Tutto bene?” Fece Philips entrando di corsa nella grotta col fiato corto e
l‘aria preoccupata. Subito dietro di lui apparvero anche Daniel e Chibiusa.
“Mi
avete sentita?” Chiese Angel sbalordita.
“Che
diavolo hai da urlare in quel modo? Credevo ti fosse successo qualcosa!”
S’infiammò Cesky.
“È
così! Ho trovato la chiave!” Fece lei in tono brusco.
“Dov’è?”
Chiese Daniel che intanto si era avvicinato a Dafne.
“La
sotto…”. Fece Angel indicando il laghetto.
“È
spuntata una strana creatura con degli occhi azzurri fluorescenti e ce l’aveva
al collo poi si è risommersa”. Spiegò più pazientemente Dafne.
“Occhi
fluorescenti? Io l’ho già vista prima!” Fece Chibiusa attirando su di se
gli sguardi dei compagni.
“Si,
quando stavo per affogare, poco prima di perdere i sensi me la sono ritrovata
davanti!” Proseguì lei.
“E
perché non ce lo hai detto?” Chiese Angel.
“Beh,
credevo fosse un allucinazione o chessò io…”. Si giustificò lei.
“Beh,
non è questo il punto, dobbiamo scendere la sotto e recuperare la chiave”.
Fece Angel.
“Okay,
Dafne, tu non ce la fai, rimani qui, forse tra un po’ arriveranno anche gli
altri! Noi andiamo la sotto!” Ordinò Cesky.
“Okay,
ma state attenti!” Rispose Dafne fissando Daniel.
“Non
ti preoccupare, non ci fregano due volte di seguito con lo stesso trucchetto!”
Fece il possessore della seconda chiave riservandole un dolcissimo sorriso.
“Andiamo”.
Disse Cesky tuffandosi seguito poco dopo da Chibiusa e Daniel.
“Angel!
Muoviti.” Fece Philips riemergendo. Inarcò un sopracciglio vedendo poi che la
ragazza non aveva intenzione di buttarsi.
“Io,
non so nuotare”. Ammise rossa per la vergogna.
“Ma
se prima volevi buttarti da sola!” Fece Dafne.
“Io,
me ne ero dimenticata…”.
“Cosa?
Sei un incosciente!” Fece lei adirata.
“No,
è un idiota! Forza buttati!” Ordinò Cesky.
“Ma
non so neanche galleggiare!”
“Non
devi galleggiare, devi solo trattenere il respiro, stupida! Poi ti trascino
io!”
Lei
lo guardò leggermente esitante poi però prese coraggio e si buttò. Philips la
guardò agitarsi per qualche istante poi le prese una mano affinché si
calmasse.
“Sciogli
la trasformazione, le tue ali mi intrigano”. Fece lui.
Lei
obbedì e lo guardò timorosa.
“Ora
prendi un bel respiro, quei due non sono ancora tornati o hanno trovato altra
aria o è molto profondo!”
Lei
annuì e dopo aver effettuato un respiro profondo si immerse assieme al ragazzo.
Chibiusa
e Daniel non avevano quasi più aria, ormai era tardi per tornare indietro,
l’ossigeno che avevano in corpo non sarebbe stato sufficiente per il tragitto
di ritorno. La loro unica possibilità era proseguire.
Il
corridoio invaso dall’acqua che stavano percorrendo finì di colpo. Sarebbero
morti! Erano in trappola.
Daniel
le rivolse uno sguardo rassegnato, si era arreso, le stava dicendo addio.
*Col cazzo! Io devo mettermi con Helios prima di crepare!*
richiamò il suo arco e scagliò un dardo contro la roccia. Purtroppo la freccia
perse velocità frenata dall’acqua e non arrivò neanche a graffiare il muro.
Avrebbe dovuto potenziare la freccia con i suoi poteri, ma per farlo doveva
pronunciare una formula! Come faceva a parlare sott’acqua? Beh, era la sua
ultima speranza, poteva provare ad evocare i suoi poteri senza parlare.
Recuperò
un'altra freccia tese l’arco e cominciò a concentrarsi, l’aria cominciava a
mancare di nuovo….
Daniel
osservava la sua compagna leggermente sconfortato, che diavolo voleva fare?
Distruggere la parete? Poi magari dall’altra parte cera ancora acqua…. Sotto
i suoi occhi la ragazza scagliò la sua seconda freccia. Per lo stupore Daniel
aprì la bocca e bevve un consistente sorso d’acqua; davanti ai suoi occhi
Chibiusa aveva scagliato un colpo di colossale potenza e schiuso varie fenditure
nella roccia. Non fece in tempo a riprendersi dalla sorpresa che una seconda
freccia frantumò totalmente la parete.
Chibiusa
sentì qualcosa passare a pochi millimetri dal suo orecchio e poi vide un dardo
completare l’opera che aveva iniziato disintegrando la roccia si girò appena
in tempo per vedere Philips che smaterializzava l’arco e riprendeva la mano di
Angel che era stranamente agitata poi venne risucchiata all’interno dello
squarcio nel muro. Pochi secondi dopo anche gli altri tre vennero inghiottiti
dalla fenditura.
Angel
stringeva ancora la mano di Philips quando atterrò catastroficamente sulla dura
roccia. Non voleva sciogliere quel contatto, per quanto non potesse soffrire
quel ragazzo la sua presenza era rassicurante. Si girò verso di lui e lo
sorprese a fissarla.
“Mi
chiedevo se puoi finire di stritolarmi la mano…”. Ironizzò lui. Lei lasciò
la presa di scatto e si alzò leggermente imbarazzata recuperando la sua
trasformazione.
“Tutti
interi?” Chiese Daniel massaggiandosi un fianco.
“A
parte aver bevuto qualche litro d’acqua e un mal di testa infernale si”.
Rispose Chibiusa.
“Io
sto bene”. Fece Angel.
“Anch’io,
proseguiamo”. Disse Philips.
“Mh,
dove proponi di andare?” Domandò Angel. Che girandosi intorno aveva compreso
di trovarsi in una grotta senza aperture.
“Come
diavolo siamo finiti qua? Non c’è neanche il buco da dove siamo arrivati!”
“Potrebbe
essere quello?” Fece Chibiusa indicando l’ennesimo laghetto.
“No,
dov’è tutta l’acqua che era in quella grotta?”
“Beh,
che ne sai tu di quanto è profondo? Potrebbe esserci chissà quale gioco di
vasi congruenti, o forse per la pressione si è aperto un altro buco e l’acqua
ha deviato percorso…”.
“O
forse… qualcuno ci ha portato qui di proposito”. Fece seria Angel.
Tutti
la guardarono scettici.
“Ang,
non credo che quella creatura ci abbia salvato.” Fece Daniel.
“Forse
si! Forse lo ha fatto per la seconda volta!”
“Beh,
di sapere come siamo finiti qui non mi importa, cerchiamo piuttosto un modo per
uscire!” Li interruppe Cesky.
“Apriamo
un altro buco?” Propose Daniel.
“Però
stiamo attenti, non vorrei che a forza di bucherellare tutto sto posto
crollasse”. Fece Chibiusa avanzando verso una parete a pochi passi da Angel.
Cesky
a sua volta rimaterializzò l’arco e si preparò a scagliare un dardo.
“Aspettate…”.
Li interruppe una voce melodiosa alle loro spalle. I quattro si voltarono di
scatto portandosi in posizione di difesa.
“Non
abbiate paura, non ho intenzione di attaccarvi, voi piuttosto, non avete il
permesso di distruggere la mia dimora…”. Riprese con nota altrettanto
armoniosa.
Chibiusa
era senza parole, davanti a lei sospesa a pochi centimetri dall’acqua nel
laghetto si librava una donna; se così si poteva definire. Aveva lunghi capelli argentati dai riflessi azzurrini legati in un elegante
chignon, qualche ciuffo le ricadeva sul volto diafano che stonava leggermente
con l’intensità dei suoi occhi fluorescenti. L’abito a frange di seta azzurra volteggiava
mosso da una brezza inesistente.
“Chi
siete?” Domandò timorosamente Angel.
“Sono
la ninfa del lago, nonché sorvegliante di queste grotte…”. Fece la donna
sorridendo dolcemente.
“Ci
ha salvato lei prima?” Continuò la bionda. La donna annuì.
“Voi,
piuttosto chi siete?”
“Mi
chiamo Angel, loro sono Chibiusa, Daniel e Philips”.
“Stupida,
certo non voleva sapere i nostri nomi…. La perdoni signora, noi veniamo da
Stella Rossa e siamo qui per recuperare la chiave che lei ha al collo”.
S’intromise Cesky.
“Ah,
nemici dunque… peccato”. Fece la donna abbassando tristemente lo sguardo.
“No!
Aspetti! Noi non siamo nemici!” Si affrettò a rimediare Chibiusa.
“Volete
la chiave? Io sono la sua custode. Non posso cederla a nessuno.”
“Ma
a noi serve! Noi non la vogliamo usare! Vogliamo solo impedire che cada in mani
sbagliate!” Cercò di spiegare Angel.
“Finché
resta con me vi posso assicurare che è al sicuro!
“No!
Lei non capisce! Chi vuole quella chiave è molto potente e non esiterà ad
ucciderla per averla!” Fece Chibiusa.
“Ciò
non toglie il fatto che io non posso darvela! Sono legata ad un giuramento! E
non ho nessuna intenzione di infrangerlo!”
“Beh,
allora venga con noi a Stella Rossa! Li per lo meno sarà al sicuro e insieme a
lei lo sarà anche la chiave!” Propose Angel.
“Cosa?”
Fece Cesky.
“Beh,
è l’unica soluzione! Non vorrai mica combattere contro di lei? Ci ha salvato
ben due volte! È buona!” Ribattè la bionda vedendo lo sguardo sconcertato di
Philips.
“Non
ti preoccupare giovanotto, non ho nessuna intenzione di accettare
l’invito…”.
“Ma…
perché?” Chiese Angel alla donna.
“Io
vivo qui da molto prima che voi nasceste…. Non ho intenzione di sconvolgere la
mia vita per affari che non mi riguardano”.
“Ma
invece la riguardano! Tra poco anche Athanos scoprirà la dislocazione della
terza chiave e manderà qualcuno a prenderla, solo che non esiterà a
distruggere tutto per trovarla e una volta che si troverà davanti a lei la
ucciderà senza scrupoli!” Gridò Chibiusa.
“A-Athanos?”
“Lo
conosce?”
“Purtroppo
ho già avuto il piacere di incontrarlo…. Come vedete ne sono uscita
viva…”.
“Ma
ora è molto più forte! Si è già impossessato della chiave d’oro! La
prossima sarà lei!” La minacciò Cesky.
“Signora…”.
Tutti si zittirono quando Daniel, che non aveva ancora aperto bocca parlò:
“Io posso capire quello che prova, anch’io custodisco una chiave… e le
assicuro che è meglio se viene con noi”.
“Non
ricordo di averti mai visto… quale chiave custodisci?”
Daniel
frugò sotto l’uniforme e mostrò la catenina con appesa la chiave nera”.
“Non,
non può essere, io conosco il custode, che gli è successo?”
“Mio
padre… è stato assassinato da Athanos. Rispose il ragazzo con un sorriso
amaro mentre gli altri si giravano a fissarlo sorpresi.
La
donna sgranò gli occhi e piano piano s’immerse nel laghetto leggermente
scioccata.
“Aspetti!”
Urlò Angel correndo verso lo specchio d’acqua.
“Ma
che hai fatto? Se n’è andata!” Sbottò Philips rivolto al custode della
chiave.
“Non
sgridarlo, almeno lui ha smosso la situazione! Tu piuttosto, che cosa ti sei
fumato? Cosa ti è venuto in mente di minacciarla? Ma ti pare il caso?” Lo
riprese Angel.
“Sta
zitta, non ho voglia di litigare con te ora”. Ringhiò Cesky.
“Ragazzi,
non è il momento… dobbiamo ritrovarla!” Li interruppe Chibiusa.
“Qualcuno
ha idee?” Chiese la bionda.
“Riprendiamo
da dove avevamo sospeso…”. Sentenziò Cesky evocando il suo arco.
Stava
per distruggere il muro quando la ninfa lo fermò nuovamente.
“Aspetta…”
“Signora!
Ha cambiato idea?” Chiese Angel speranzosa.
“Avete
un posto dove io posso vivere laggiù?”
“Beh,
ci sono moltissime camere…”. Ammise la bionda. La donna rise tristemente per
qualche secondo.
“Tesoro,
io sono una ninfa, ho bisogno dell’acqua per vivere”.
“Oh,
beh abbiamo un lago… non è molto grande ma…”. Propose Chibiusa. La donna
annuì sconsolata.
“Mi
adatterò”.
I
quattro ragazzi comparvero nella grotta dove avevano abbandonato Dafne, gli
altri erano arrivati e fissavano lo specchio d’acqua preoccupati.
“Ehi
gente io muoio di fame, che ne dite se torniamo a Stella Rossa?”
“Ang!”
Strillò Dafne correndo ad abbracciarla.
“Dio,
state bene? È un eternità che siete la sotto!”
“Tranquilla,
abbiamo recuperato la chiave!”
“Dov’è?”
Chiese Alexander.
“Là”.
Fece Daniel indicando la ninfa che stava emergendo dal laghetto alle loro
spalle. La combriccola fece un salto quando si accorse della sua presenza.
“Vi
presento la ninfa Dalphine! È la custode della chiave! Verrà con noi a Stella
Rossa”. Fece Angel allegramente.
La
donna rise divertita dalle facce dei ragazzi che la fissavano stralunati e con
l’eco della risata argentina della ninfa scomparvero tutti diretti verso casa.
CONTINUA… |
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Capitolo 15 *** Faccia a faccia col nemico ***
FACCIA A FACCIA COL NEMICO:
Angel
camminava tranquilla per i corridoi di Stella Rossa senza una meta precisa. I
capelli, ancora leggermente bagnati dal temporale che l’aveva colta di
sorpresa in giardino, ricadevano disordinati giù per la schiena formando
qualche boccolo slegato. Lo sguardo fisso per terra e gli occhi velati di
malinconia. Procedeva in quel dedalo di corridoi da molto tempo ed ora
guardandosi intorno non riconosceva nessuno di quei quadri, di quei tappeti, di
quelle porte…. Si era persa… non si scoraggiò più di tanto, non era la
prima volta che le capitava, avrebbe proseguito finché non fosse giunta in un
luogo a lei familiare. L’aria era intrisa di rumori, ragazzi che
chiacchieravano gioiosi, i tuoni che fendevano l’aria, la pioggia che
tintinnava e scandiva ritmiche battute sulle finestre, i rumori più comuni come
passi o porte che si aprivano e sì richiudevano… eppure lei percepiva tutta
questa presenza vitale in sottofondo, senza sentirsi coinvolta in nessun modo.
Era come un fantasma che vagava senza la possibilità di essere visto e
osservando il mondo senza interagire con esso. Era massacrante quella
sensazione, non le accadeva da anni. Sentirsi chiusa fuori dal mondo. Era
orribile. Lei, Angel, solo a pronunciare il suo nome la gente sorrideva, e
n’era felice, era sempre stato lo scopo della sua vita, far sorridere gli
altri, lei era una persona estremamente positiva e vitale e vedere i suoi amici
che sorridevano era sempre stata la sua gioia più grande, eppure, ora era stata
tagliata fuori dal mondo. Erano tutti degli egoisti. Nessuno si curava più di
lei, o meglio, tutti erano andati avanti e l’avevano lasciata indietro. Tutti.
Dafne, la persona che la conosceva come una sorella, stavano insieme da
tantissimi anni ormai, ma ora c’era solo Daniel nella sua testa. E Angel?
Ormai non era più importante. Aphrodite… non avevano mai viaggiato sulla
stessa linea d’onda, era molto buona e gentile con tutti, ma certe volte
sembrava vivere in un altro pianeta, loro due poi erano l’antitesi: una
tranquilla e riservata l’altra solare e casinista. Erano come il sole e la
luna, l’acqua e il fuoco, l’estate e l’inverno. Poi c’era Chibiusa, la
conosceva da poco meno di un anno ormai, eppure loro due erano sempre andate
d’accordo, fin quando non era arrivato Helios. Non era gelosa del ragazzo,
assolutamente, solo che Chibiusa ora non parlava d’altro. O meglio, lei non ne
parlava, ma ogni volta che conversavano lei era assente, quando poteva passava
ore a fissarlo, appena si nominava il nome del ragazzo lei cadeva dalle nuvole;
insomma occupava ogni singolo istante a pensare a quello stupido che neanche la
degnava di uno sguardo. Era diventata noiosa e assolutamente irritante. Tutte le
sue amiche l’avevano distanziata; non avevano più nulla in comune di cui
parlare… Aphrodite da sempre parlava solo di libri e di doveri… ma Dafne…
lei aveva in bocca sempre e solo Daniel… “poi quando mi ha abbracciato ho
visto le stelle… hai presente come?” no, certo che no… non aveva mai avuto
una storia seria… solo qualche stupida cotta… ma neanche… era stata
assieme a dei ragazzi solo per gioco, solo per farsi vedere grande… ma non
gliene era mai piaciuto neanche uno. Come poteva parlare di cose che le erano
estranee? Era come quando la professoressa ti chiama per interrogarti e tu non
hai studiato… non hai idea di cosa dire… e cominci ad arrancare… era
ridicola; stava paragonando le chiacchiere con le amiche con
un’interrogazione? Era questo quello che provava? Si erano allontanate così
tanto? No… probabilmente la stava ingigantendo come al suo solito. Eppure
qualcosa era cambiato…
“Philips?”
Mormorò.
Era
appena andata addosso ad un ragazzo girato di spalle, ma lo riconobbe dal suo
profumo.
“Tsk
chi si vede, la bambina viziata…”. Fece lui riconoscendola.
“Stai
bene?” Continuò abbandonando il tono velenoso vedendo che non raccoglieva e
notando i suoi occhi tristi e la sua aria trasandata.
Lei
dal canto suo stava lì imbambolata a fissarlo senza vederlo.
No…
perché tra tutti proprio lui?!?! Il destino le andava contro a mille chilometri
orari! Un altro che odiava! Ogni volta la offendeva in tutti i modi esistenti!
Non lo sopportava proprio… eppure, era stato gentile l’altro giorno in
missione…. No! Lo aveva fatto proprio perché erano in missione! Solo perché
lui non voleva fallire! Idiota….
“Beh?
Che ci fai qui? Ti sei persa di nuovo?” Fece sarcastico suscitando le risa dei
suoi amici parecchi anni più grandi.
Maledetto
se solo fosse stato per lei lo avrebbe ucciso la notte stessa! Cosa ne sapeva
lui di come si sentiva? Come si permetteva di prenderla in giro davanti a tutti?
Chi era lui per dirle ogni volta tutte quelle cattiverie?
“Insomma
ci sei? Ehi… hai finito di guardarmi con quello sguardo ebete? Ti sei forse
invaghita di me?” Fece lui arrogante sventolandole una mano davanti agli occhi
nel tentativo di farla ritornare alla vita reale. E ci riuscì stavolta.
SBAM.
Ricevette uno schiaffo talmente violento che gli rigirò la testa.
“STRONZO!”
Urlò lei in lacrime prima di scappare via.
Lui
rimase a fissarla mentre scompariva tra la gente. Si portò una mano alla
guancia infuocata.
“Ehi
Cesky, tremenda la ragazzina…”. Fece uno dei suoi amici.
“Già…”
Rispose lui leggermente imbarazzato. Che diavolo le era preso? Moriva dalla
voglia di correrle dietro e chiederglielo me il suo fottutissimo orgoglio glielo
impedì.
*********************************************************************************
“Mio
signore la trappola è pronta”. La voce di Derrik riecheggiò agitata nella
stanza.
“Bene…
procedi come stabilito… e mi raccomando… niente fallimenti”.
“Non
si preoccupi, stanotte avrà le altre due chiavi e l’esercito di Stella rossa
sarà decimato”.
*********************************************************************************
Daniel
era in palestra, ormai la sensazione di pericolo imminente non era più
definibile tale, a questo punto era una certezza e su queste cose lui non si
sbagliava mai. Quei bastardi si stavano muovendo.
Sferrò
l’ennesimo calcio al sacco che penzolava, ormai logoro, davanti a lui.
Non
poteva permettere che morissero altri innocenti, dovevano per forza sbrigarsi a
debellare Athanos e quei pazzi, prima che diventasse troppo forte anche per
loro.
Stavolta
il sacco si sfondò riversando il suo contenuto sul pavimento.
Daniel
rassegnato si stava dirigendo verso le docce quando l’aria diventò
improvvisamente pesante. Era il momento. Un urlo squarciò il silenzio. Corse
fuori e scorse Angel, mani alla testa, che si contorceva sotto la pioggia. In un
attimo le fu accanto, la prese per le spalle e la mise seduta. A quel contatto
la ragazza ammutolì di colpo orripilata.
Non
appena Daniel la toccò si sentì mancare, davanti agli occhi come in un film
vide Gaea in fiamme: i bambini che urlavano, la gente che scappava, esplosioni
continue….
La
ragazza sotto i suoi occhi cominciò a spostare la testa da una parte
all’altra come in trance; poi l’urlo.
“MAMMMMMMMAAAAAA!!!!!”
La bionda si alzò in piedi shoccata e si smaterializzò.
Daniel
non ci capiva più niente. L’unica cosa logica da fare a quel punto era andare
a chiamare Faye.
**********************************************************************************
“Ha
detto solo “mamma”?” Fece Alexander dubbioso. Erano stati convocati tutti
d’urgenza nella sala delle riunioni.
“Andiamo
a Gaeda!” Fece Dafne risoluta.
“Sono
d’accordo!” Affermò Aphrodite dandole man forte.
“Non
possiamo portare un esercito a Gaeda solo perché una ragazzina è scomparsa
dicendo “mamma”!” Obbiettò un generale.
“Cosa?”
S’infiammò Dafne.
“Hai
capito benissimo!” Ribatté l’uomo.
“Sentite!
Ogni minuto che passa è un minuto in più che regaliamo al nemico. Propongo che
qualcuno vada a vedere a Gaea e in caso di pericolo torni indietro a dare
l’allarme”. S’impose Philips che in cuor suo si sentiva ancora un verme
per come aveva trattato la ragazza poco meno di un’ora prima.
“E
sia!” Sentenziò Faye.
“Vado
io!” Si propose Chibiusa.
“Vengo
con te!” Dissero all’unisono Dafne, Aphrodite, Daniel e Philips prima di
smaterializzarsi.
**********************************************************************************
Cinque
figure si concretizzarono tra gli alberi.
“Dove
cavolo siamo?” Fece Daniel.
“Bosco!”
Rispose Aphrodite automaticamente cominciando a correre seguita a ruota da
Dafne. Le due ragazze correvano veloci schivando rami e saltando buche e
fossetti quasi conoscessero il percorso a memoria mentre gli altri parecchi
metri indietro faticavano a tenere il passo.
“OH
MIO DIO! VADO A CHIAMARE GLI ALTRI!” Urlò Aphrodite smaterializzandosi.
“Che
succede?” Fece Chibiusa affiancando Dafne che si era fermata su un dirupo.
“Guarda
là”. Rispose la mora in tono piatto indicando davanti a loro.
“…”.
Dinanzi a loro il castello era messo a ferro e fuoco.
“Muoviamoci!”
Fece Cesky.
“Di
qua”. Disse Dafne facendogli strada. In poco meno di un minuto erano di sotto
in mezzo al campo di battaglia.
“Dobbiamo
trovare Angel!” Urlò Chibiusa schivando una sciabolata.
“Dev’essere
nella sala del trono… se stava cercando i suoi sarà andata là!”
S’intromise Daniel sferrando un calcio ad un soldato nemico.
“Venite
con me!” Gridò Dafne mettendosi a correre su per i gradini dell’entrata,
schivò un dardo, infilzò un mostriciattolo e sbatté a terra un uomo che
bloccava l’ingresso. Gli altri le erano dietro. Entrarono in un immenso salone
semidistrutto. Molte colonne erano state sfregiate, bellissimi arazzi erano a
terra lacerati e si vedevano ovunque i corpi dei soldati caduti in battaglia.
Attraversarono
varie sale e ormai col fiato corto giunsero in quella del trono. Lo spettacolo
era raccapricciante, il corpo della regina era a terra sfigurato e ricoperto di
sangue. Pochi metri sopra di lei si vedevano le catene alle quali probabilmente
era stata incatenata. Anche qui i cadaveri non mancavano, ma erano più numerosi
e smembrati.
Un
esplosione nella sala accanto li ridestò. Si diressero automaticamente nella
stanza adiacente per trovarvi Derrik messo piuttosto male che combatteva contro
Angel. Lei era in lacrime, lacrime di rabbia, riportava un profondo taglio alla
fronte da cui sgorgava denso sangue che le imperniava i capelli e la divisa, e
la sua ala destra era stata perforata da una freccia. Nonostante tutto stringeva
la spada e continuava a scagliarsi sul nemico con odio disumano.
Una
freccia trapassò il cuore di Derrik che cadde a terra morto. Angel fissò
adirata Philips che intanto faceva scomparire il suo arco.
“Siamo
arrivarti!” Fece Dafne andandole incontro.
“Perché
l’hai fatto?” Urlò la bionda rivolta al ragazzo.
“Fatto
cosa?” Fece Cesky.
“Perché
l’hai ucciso?”
“Beh…
non mi sembrava che tu avessi intenzione di lasciarlo in vita…”. Fece lui
spiazzato.
“No,
infatti, doveva morire lentamente tra gli spasimi di dolore… implorandomi di
finirlo… gli hai regalato la morte troppo presto!” Urlò lei.
Stava
dicendo sul serio? Si… lo leggeva nei suoi occhi, era sincera, lo pensava
veramente. Era proprio Angel quella che avevano davanti? La ragazzina
spensierata che conoscevano era stata capace di dire quelle orribili parole?
La
bionda scosse la testa contrariata e si mise a correre verso il giardino.
Piantandoli li.
I
quattro si scambiarono occhiate preoccupate e la seguirono a ruota. Una volta
fuori però la persero di vista nella confusione della battaglia ancora in
corso: i soldati di Gaea stavano cedendo sotto i potenti attacchi
dell’esercito nemico.
“Dobbiamo
aiutarli, almeno finché non arrivano i rinforzi!” Fece Dafne lanciandosi
nella mischia.
“Okay,
però io vado a cercare Angel!” Ribatté Philips scappando via.
Si
girò più volte intorno ma senza vederla, in compenso fece fuori almeno una
decina di mostriciattoli che gli capitarono a tiro. Mentre prendeva la mira per
farne fuori un altro la scorse in lontananza. Stava correndo verso una torre.
Non perse tempo e si affrettò giù per il prato. Corse come un fulmine fino ai
piedi del mastio spalancò la porta e cominciò a salire i gradini…. Erano
almeno dieci minuti che correva quando si ritrovò davanti ad una porta. La
spalancò ritrovandosi in una stanza rotonda, come la torre del resto.
Un
uomo brizzolato ansimante quasi quanto lui era accasciato al muro… una corona
a pochi passi da lui… doveva essere il re. Si avvicinò all’uomo per
verificarne le condizioni ma questo lo fermò prendendolo per un braccio.
“Ragazzo…
mia figlia… vai da mia figlia…”.
Sua
figlia? Angel! Philips annuì e si diresse verso un'altra rampa di scale.
Stavolta il tragitto fu breve. Il ragazzo si ritrovò in cima alla torre,
all’esterno da lì si poteva scorgere l’immensità di quel castello che ora
era in fiamme. Si girò attorno e scorse a pochi metri da lui Angel che
combatteva contro una donna dalla lunga treccia di capelli verdi.
“Ehi!”
Urlò.
Le
due combattenti si bloccarono un attimo per scorgere l’identità del nuovo
arrivato.
“Cesky!
Vattene!” Urlò la bionda.
La
donna si servì della distrazione della ragazza e la calciò oltre il parapetto.
“ANGEL!!!!
NOOOOOOO!!!!!!!!” Corse verso la ringhiera pochi metri più sotto la ragazza
era riuscita ad arpionarsi ad uno spuntone.
“Aiutami!”
Gridò disperata.
“Vola!
Hai le ali no?” Fece lui.
“Stupido,
non vedi che ho un ala perforata da una freccia? Come cazzo faccio a volare?”
Urlò lei istericamente.
“Okay…
asp---” . Le parole gli morirono in gola quando la donna dai capelli verdi lo
colpì violentemente alla nuca.
“Che
cosa credi di fare?” Fece lei brandendo la sua spada.
Ancora
intontito dalla botta Philips materializzò l’arco e scaglio un dardo che però
passò ad un metro dalla donna.
“AH
AH AH AH ah ha ah… cosa credi di farmi con la mira che ti ritrovi?”
“Cesky!
Aiutami! Non ce la faccio più!” Urlò Angel.
Il
ragazzo con la vista che faceva flip flap aggiustò la mira; stavolta la freccia
si conficcò nel braccio della sua avversaria. Questa in risposta mutò il suo
sorriso in un acuta espressione di dolore.
Philips
sistemò nuovamente il bersaglio e stavolta colpì la donna al cuore che cadde a
terra senza vita.
Il
ragazzo tornò a sporgersi dalla ringhiera, Angel era parecchi metri più sotto,
da li era impossibile tirarla su.
“Ehi!
Così non ce la facciamo, devi sforzarti di risalire!” Fece lui.
“Non
ce la faccio!”. Urlò lei ormai piangendo.
“Prova,
aiutati con le ali, anche se non puoi volare magari…”. Ma si bloccò subito
sentendo i gemiti e vedendo l’espressione di dolore della ragazza mentre
provava ad ubbidire.
“Okay
okay fermati, non è la soluzione giusta…”. Si corresse.
“Philips…
ti prego… non… ce la faccio…”.
“No,
mio Dio resisti… vado a cercare qualcosa a cui ti puoi appendere okay?”
“NO!
Rimani qui… ti prego…”.
“Ehi,
non ti preoccupare, non ti abbandono, ma devo cercare qualcosa per tirarti su,
okay?”
Dicendo
questo cominciò ad ispezionare l’area circostante. Non cera niente oltre al
cadavere della donna. Gli venne un illuminazione; raccolse la spada di Angel e
tranciò la treccia della donna. Si sporse nuovamente dalla balaustra allungando
la coda alla ragazza.
“Ci
arrivi?”
“No!”
“Sforzati!
Non c’è nient’altro qua sopra!”
“Non
ce la faccio… più…”.
“NO!
ANGEL!” La ragazza perse i sensi e cadde all’indietro nel vuoto.
Philips
chiuse gli occhi e si accasciò al suolo di schiena alla ringhiera. Calde
lacrime si stavano formando ai bordi delle sue bellissime iridi blu.
“EHI!
RAGAZZO! CI SEI? AIUTO!”
Il
padre di Angel lo stava chiamando… come gli avrebbe detto che sua figlia era
morta?
“EHI!
AIUTO!”
Philips
corse giù per le scale rientrando nella stanza rotonda. L’uomo era sporto
alla finestra.
“Ehi…
ti prego, non ce la faccio da solo, aiutami a tirarla su!”
Tirarla
su? Che diavolo stava dicendo? Il ragazzo si affacciò alla finestra e sgranò
gli occhi vedendo che l’uomo teneva stretta Angel per le braccia. Senza
esitazione la sollevò finché non riuscì a stringerla al petto.
L’uomo
con le lacrime agli occhi gliela rubò dalle braccia.
“Signore,
è meglio che vi porti al sicuro, a Stella Rossa…”. Fece Cesky.
“No!
Il mio regno… mia moglie!”
“Sire…
il suo regno è semi distrutto e in ogni caso a quest’ora saranno arrivati
certamente i rinforzi, a sua moglie invece posso pensarci io!”
L’uomo
abbassò lo sguardo a terra e annuì. Philips li teletrasportò all’istante in
infermeria affidandoli alle cure di un infermiera; si smaterializzò e
ricomparve pochi minuti dopo con il corpo della regina tra le braccia.
*********************************************************************************
Philips
si materializzò nel campo di battaglia. Schivò per miracolo un fascio di luce,
probabilmente mortale, prima di riconoscere i suoi compagni impegnati in un
estenuante scontro contro strani mostri d’orati che avevano l’assurda
capacità di rigenerarsi.
“Cesky!
Dov’è Angel!” Urlò Dafne schivando una freccia.
“È
in infermeria!” Gridò di rimando prima di lanciarsi anch’egli nella
mischia.
La
battaglia continuava da troppo ormai… erano tutti stremati e a terra si
vedevano solo soldati di Stella Rossa; infatti nessuno fin ora era riuscito ad
eliminare uno solo di quei mostri.
Improvvisamente
dietro a Daniel si aprì una voragine; ci sarebbe sicuramente caduto dentro se
Dafne non lo avesse spintonato precipitando al suo posto!
Il
ragazzo s’inginocchiò ai bordi del baratro portandosi le mani al volto.
In
contemporanea dall’altro lato della voragine Alexander era piuttosto in
difficoltà due mostri lo attaccavano contemporaneamente e senza preavviso lo
spinsero giù nel vuoto.
Nello
stesso momento tutti i mostri afferrarono quelli di Stella Rossa e cominciarono
a sospingerli verso il buco.
“RITIRATA!
RITIRATA! SMATERIALIZZATEVI PRESTO!”
In
poco meno di un secondo a Gaeda rimasero solo i mostri d’orati che
ritrovandosi soli si gettarono nella voragine a loro volta.
CONTINUA… |
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Capitolo 16 *** Chiarimenti ***
CHIARIMENTI:
Daniel sferrò
un pugno addosso al muro facendo sobbalzare tutti i presenti: era colpa sua, LUI
sarebbe dovuto cadere in quella voragine, non la sua dolce Dafne. Era tutta
colpa sua! Non solo non era stato in grado di proteggerla, ma era lui stesso la
causa della prigionia o peggio… morte di Dafne.
“Dan…”.
Esitò Chibiusa appoggiandogli una mano sulla spalla.
“Non
toccarmi!” Urlò lui scacciando malamente il tocco della ragazza. I capelli
neri gli ricadevano madidi di sudore sul viso che era deformato in una smorfia
di dolore, rabbia e commiserazione.
“Non è
colpa tua…”. Cercò di convincerlo la ragazza, ma lui la trucidò con lo
sguardo. Quei suoi dolcissimi occhi marroni ora erano spalancati dalla
frustrazione ed erano freddi e taglienti come lame affilate.
“Non è
colpa mia? Non è colpa mia? NON È COLPA MIA? E DI CHI SAREBBE? DOVEVO CADERCI
IO
LA DENTRO NON
LEI!” Sbraitò con tutta la rabbia che aveva in corpo. La ragazza spaventata
arretrò di qualche passo andando addosso al custode.
“SE È COLPA
TUA PERCHÉ TE
LA PRENDI CON
ME?” Rispose la ragazza riacquistando coraggio decisa a farlo ragionare.
“Io…
scusa. Ma lasciatemi in pace. Non voglio vedere nessuno!” Il tono era
decisamente più pacato ma non aveva perso quel cipiglio di freddezza.
“Dove vai? A
piangerti addosso?” Sibilò mentre lui faceva per andarsene. Tutti la
guardarono come se fosse impazzita, ma lei conosceva bene Daniel… se gli
permetteva di mollare adesso non avrebbe più trovato la forza per andare
avanti… per combattere.
“Cosa?”
Sbottò il ragazzo fermandosi di botto.
“Beh… dove
vai? Perché invece di andartene non vieni con noi e ci aiuti a stilare un piano
per andare a riprenderla?”
“Non c’è
modo! Lei è caduta tra le grinfie di quei pazzi! Tu non sai cosa fanno quelli
ai loro prigionieri!”
“Cosa? Se
non te lo ricordi io stessa sono caduta nelle loro grinfie! Mi hanno trattato
come un cane, ma sono ancora viva!”
“Solo perché
siamo arrivati in tempo!”
“Un motivo
in più per non stare a piangersi addosso! Allora ti vuoi decidere ad aiutarci a
trovare un modo per andare a riprendercela?”
“Non abbiamo
neanche idea di dove sia il loro nascondiglio!”
“Si
invece!” Stavolta a stupire tutti fu Aphrodite.
“Tu sai dove
si nascondono?” Chiese incredulo il ragazzo abbandonando il tono ostile e
assumendone uno speranzoso.
“Si! Loro
hanno la prima chiave e io con la mia macchina posso rintracciarli!”
“Perfetto!
Allora ancora convinto che non abbiamo speranze?” Chiese Chibiusa.
“E va bene!
Ma sbrighiamoci”. Assentì il ragazzo dirigendosi nella famosa sala delle
riunioni seguito dal resto della comitiva mentre i feriti erano portati
d’urgenza in infermeria.
Lui non era
certo stupido! Qui qualcosa non quadrava! La sua piccola stella aveva tenuto un
discorso bellissimo ed era riuscita a convincere Daniel ma… perché lei non
era disperata? Alexander era il suo ragazzo! Non una sola lacrima le solcava il
volto! Non una sola volta il nome del ragazzo era uscito dalle sue labbra
rosee…. Aveva solo consolato il ragazzo e parlato della sua amica… possibile
che fosse così forte da riuscire a mascherare i suoi sentimenti? O forse…
forse non provava veramente quello che credeva… forse lei credeva di essere
innamorata… ma non lo era veramente! Di questo n’era certo! Lui sapeva cosa
voleva dire amare qualcuno… non riuscire a fare niente senza pensare alla tua
dolce metà… vedere in ogni cosa il suo sorriso… i suoi occhi… sentire
ovunque la sua fragranza… averla sempre come protagonista di tutti i suoi
sogni… quelli notturni, e quelli fatti ad occhi aperti! A lei certo questo non
succedeva… non con Alexander almeno.
Helios entrò
per ultimo nella sala delle riunioni sfiorandosi il petto dove poco prima la
ragazza aveva urtato.
“Faye…
abbiamo complicazioni!” Cominciò Aphrodite.
°Piuta -
base nemica°
“Merda!”
“Ti vuoi
calmare? È inutile! Non ci riuscirai mai!”
“Preferisci
aspettare che vengano a torturarci?” Sibilò Alexander mentre faceva di tutto
per cercare di liberarsi dalle catene che lo bloccavano al muro.
“Certo che
no! Ma l’unica cosa che ottieni così è di tagliarti i polsi! Se dovessimo
riuscire a liberarci saresti più che inutile perché non riusciresti nemmeno a
maneggiare una spada”. Fece Dafne piuttosto tranquilla per la situazione in
cui si trovavano.
“E come
speri di liberarti se rimani li seduta a fissare il pavimento?”
“Io un piano
già ce l’ho… ma non è ancora il momento…”.
°Stella
Rossa – 18.30°
“Chibiusa?
Ti posso parlare?”
La ragazza
sobbalzò vedendo che il custode dei sogni la stava aspettando fuori della
stanza dove Angel era tenuta in osservazione.
“Chi tace
acconsente?” Scherzò il ragazzo.
“Io…”.
“Solo per
qualche minuto. Ti va una passeggiata fino al lago?”
Chibiusa annuì
nonostante sapesse che per andare e tornare dal lago ci voleva ben più di
QUALCHE minuto.
I due
cominciarono a camminare silenziosamente lei curiosa di sapere cosa voleva
Helios e lui timoroso della risposta che gli avrebbe dato la ragazza.
Ormai
camminavano già da qualche minuto nel viale alberato quando il guardiano decise
di infrangere quel silenzio imbarazzato.
“…ehm come
sta Angel?”
“Angel? Beh
si rimetterà presto. Ma… è di lei che vuoi parlarmi?” Chiese la ragazza
leggermente delusa.
“Mh… no,
era solo per rompere il ghiaccio… io… beh tempo fa abbiamo lasciato un
discorso in sospeso, no?”
“Si… me lo
ricordo…”. Rispose lei decisamente rincuorata ma timorosa di scoprire la
verità usando per questo un tono angosciato.
“Se non vuoi
parlarne non importa… so che in passato ti ho fatto soffrire…”. Si affrettò
a dire il ragazzo fraintendendo il tono della ragazza e ricordandosi le parole
di Alexander.
“No… è
meglio chiarire… ti ascolto.”
“Si…
insomma lo so che non è il momento giusto per dirtelo però…”. Dio, si era
ripetuto quel discorso almeno una settantina di volte eppure adesso non riusciva
a spiaccicare una parola e tutto quello che si era preparato suonava così
stupido di fronte a quei due grandissimi occhi rosa… era decisamente meglio
lasciarsi andare e far parlare il cuore.
“Helios?”
Chiese la ragazza vedendo che il ragazzo si era bloccato.
“Io… io ti
amo! Lo so che ora stai con lui però io non ce la faccio più… sono disposto
ad aspettare se non mi vuoi… ma dovevo dirtelo… non ce la faccio più…
ogni volta che ti guardo ho l’impulso di venire li e baciarti e coccolarti e
stringerti a me… il tuo profumo mi fa impazzire… ogni volta che i nostri
occhi si incontrano non riesco più a scacciare dalla mia mente quelle
bellissime iridi rosa… e le tue labbra… così morbide… quando le vedo
curvate in un dolce sorrido il mio cuore perde un battito e quando invece sei
triste Dio solo sa cosa darei per poter venire a consolarti. Ti amo Chibiusa…
dalla prima volta che ti ho vista non ho mai smesso di farlo! Ti scongiuro
perdonami se ti ho spezzato il cuore perché te lo giuro è l’ultima cosa al
mondo che avrei voluto fare… ti amo… e anche queste due piccole parole
sembrano così inadeguate per esprimere quello che provo… ed anche adesso che
ti vedo davanti a me, bellissima nella tua semplicità sento le farfalle nello
stomaco… io ti amo!
Calò il
silenzio. Helios riaprì gli occhi che aveva chiuso a metà del discorso per
paura della reazione della ragazza. Chibiusa era in piedi davanti a lui
scioccata… gli occhi spalancati per lo stupore e due piccole stille che le
rigavano le gote. Il custode non resistette… ho fatto trenta, facciamo
trentuno! Pensò prima di prenderle il volto tra le mani e posare le sue labbra
su quelle morbide e dolci della ragazza. Fu un bacio dolcissimo e leggero poi si
scostò per lasciare il tempo di ricostruire l’accaduto al cervello di
Chibiusa che era andato momentaneamente in Black Out.
Lui la fissava
aspettando una risposta, ma la ragazza non riusciva proprio a riprendersi…
possibile che Alexander avesse ragione… possibile che anche solo vederlo la
facesse soffrire? Se era così dopo la sua dichiarazione e il bacio sarebbe
andata in crisi… in effetti la ragazza che aveva davanti non era proprio
quello che si poteva definire un botto di felicità…. Ma stavolta sapeva di
non sbagliarsi… loro erano nati per stare insieme! Era scritto nelle stelle e
il destino lo confermava avendo voluto che si incontrassero di nuovo dopo tanti
anni. E lo confermava anche il calore che gli era esploso dentro al minimo
contatto con le labbra lisce della ragazza. Sospirò e per sciogliere il fascio
di nervi che era diventato si lasciò andare in una cristallina risata.
Com’era
bello quando rideva… il suo volto si distendeva e i suoi incantevoli occhi
d’oro si rischiaravano di una luce incommensurabile. Non riusciva ancora a
chiudere la bocca che si era spalancata per la sorpresa… lui l’aveva
baciata? No…non solo! Lui le aveva fatto una dichiarazione! Era il giorno più
felice della sua vita e lei stava così, imbambolata a fissarlo come un ebete…
ma si era rincoglionita? Forse si… era quello l’effetto che le faceva…
quando ce l’aveva davanti era sulle nuvole. Si fece contagiare da quella
risata melodiosa e gli si gettò al collo felice come un bambino il giorno di
natale mentre scarta i regali.
Quando se la
trovò tra le braccia dovette respirare profondamente per calmare il suo cuore
che minacciava di esplodere da un momento al altro. Cominciò ad accarezzarle i
capelli ma sapeva che prima di rallegrarsi cera ancora un altro punto da
chiarire quindi si fece forza e sciolse l’abbraccio.
Chibiusa lo
guardò confusa, certo avrebbe voluto rimanere tra le sue braccia all’infinito
ma ora il volto del ragazzo aveva assunto un cipiglio serio e lei cominciò ad
agitarsi angosciata che lui ci avesse ripensato.
“Chibiusa…”.
Cominciò il ragazzo. Il suo tono era grave.
“…”.
“Io… tu.
Noi non possiamo stare insieme!”
La ragazza si
sentì morire dentro. Non poteva essere così perfido! Non lui! I suoi occhi si
riempirono di lacrime di dolore.
“Perché?”
La sua voce risuonò in un tremito.
“Io… non
posso stare con te se tu stai con lui!” Fece serissimo il ragazzo gettandola
nella confusione totale.
“Io… io
non so di cosa stai parlando…”. Fece lei singhiozzando.
“Non essere
sciocca… so benissimo di te e di Alexander!”
“Alexander?”
Pronunciò lei disgustata.
“Lui mi ha
parlato di quello che c’è tra voi! Io non voglio dividerti con nessuno!”
“Ma…ma tra
noi non c’è niente… è finita mesi fa! Il giorno stesso che tu sei arrivato
a Stella Rossa! Quando ti ho rivisto ho capito di amarti ancora e ho chiuso con
lui”.
“Cosa? Lui
mi ha detto che voi stavate insieme… mi ha addirittura minacciato quel
maledetto!”
“EH?”
“Lui ha
detto che tu non volevi più vedermi… è per quello che ho cominciato ad
ignorarti! Credevo mi odiassi…”.
“Cosa? Io
tutti questi mesi ad angosciarmi… non ci credo…è tutta colpa sua… io…
io l’ammazzo! Io lo disintegro!”
“DOVE
VAI?”
“Ad aiutare
gli altri a finire di ritoccare il piano!”
“Perché?”
Chiese lui aumentando il passo per raggiungerla.
“Dobbiamo
salvare Dafne e Alexander, no?”
“Credevo lo
volessi morto…”. Ironizzò il ragazzo.
“No… loro
non devono neanche toccarlo… ci penserò io ad ammazzarlo appena mi capita tra
le mani!” Fece mettendosi a correre verso il tempio lasciando il suo nuovo
ragazzo in mezzo al viale.
Ma è
impazzita? Si chiese mentalmente. Ma d'altronde era proprio per la sua unicità
che gli aveva rapito il cuore. Così il ragazzo si avviò all’interno del
tempio con un enorme sorriso stampato in faccia.
CONTINUA… |
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Capitolo 17 *** Nella tana del lupo - 1a parte ***
NELLA TANA
DEL LUPO:
(prima parte)
“Angel! Mio dio stai bene? Ero così in pensiero!”
La
ragazza che era appena entrata sorrise alla donna adagiata nel letto che la
fissava ansiosa. Era riuscita a salvarli. I suoi genitori erano vivi.
“Certo
ma’ sono un osso duro, io!” Scherzò la bionda.
“Grazie
a Dio! Quando ti ho visto comparire nel cortile in mezzo ai soldati mi è quasi
venuto un infarto!”
“Ma
va! Un infarto!”
“Dico
sul serio, io credevo che scherzassi quando mi parlavi di mostri e dimensioni
parallele…”. La rimproverò la donna.
“Suvvia
Joanna sapevamo entrambi che non andava a giocare quando ha accettato la
missione!” S’intromise il marito.
“…beh
io non ero d’accordo neanche allora!”
“Mamma,
papà… non litighiamo, tanto ormai non si può tornare indietro, no? E poi
pensateci bene… se non mi fossi imbarcata in quest’avventura probabilmente
adesso saremmo tutti morti!” La ragazzina era stranamente nervosa, spostava il
peso del corpo da un piede all’altro in continuazione e si stava torcendo le
mani.
“Tesoro
stai bene? L’ultima volta che ti comportavi così era perché avevi distrutto
l’abito da cerimonia di tua madre…”.
“No,
non vi preoccupate, tutto bene. Ma ora devo andare! Sicuramente staranno
preparando un contrattacco e servirà anche il mio aiuto.” Fece la bionda.
La
donna che era la sua copia vivente, tranne per gli occhi azzurri, la guardò
apprensiva.
“Eddai,
non vi preoccupate! Sarà una passeggiata…”. Mentì la ragazza prima di
uscire diretta nella sala delle riunioni.
***************************************************************
Camminando
per i corridoi incrociò Chibiusa che apparentemente aveva la sua stessa meta.
“Ehi
Usa-chan”. La richiamò.
“Ciao
Ang! Ma che ci fai qua? Credevo non ti avrebbero dimesso prima di domattina!”
Rispose l’amica.
“Beh,
so essere convincente!” Fece la bionda continuando a torcersi le mani.
“Sì
lo so…. Mi sono messa con Helios”. Accennò la principessa di Crystal City.
“Sul
serio?” Fece lei fissando un punto indefinito alle spalle della ragazza dai
capelli rosa.
“Mh…”.
“Complimenti!”
Disse Angel senza convinzione.
“Grazie…”.
Mormorò Chibiusa con lo stesso tono turbato.
In
una situazione normale le due ragazze avrebbero saltato come pazze urlando di
gioia…. Ma attualmente nemmeno quella notizia gli dava la forza di
rallegrarsi. L’indomani o forse addirittura quella stessa notte si sarebbe
svolto lo scontro conclusivo. Molti di loro sarebbero morti, sicuramente quella
non sarebbe stata una passeggiata. Le due ragazze si guardarono coscienti di
avere gli stessi timori e si sorrisero timidamente. Da ora in poi non si poteva
più scherzare era arrivato il momento di crescere e di tirare fuori tutto il
proprio coraggio e la propria determinazione a sopravvivere uscendone vincitori.
Raggiunsero
in silenzio la sala delle riunioni; nella stanza il nervosismo era alle stelle e
l’agitazione che vi regnava era frustrante.
Faye
stava scrivendo qualcosa su dei fogli aiutata da un paio di vecchi, aveva
l’espressione turbata e concentrata.
“Si
parte stanotte…”. Fece Aphrodite arrivando alle loro spalle.
“Okay…
il piano?”
“Ci
stanno lavorando…. Come stanno i tuoi Ang?”
“Tutto
bene…. Chissà come sta Dafne…”.
“È
inutile rimuginarci sopra… andiamo a dare una mano…”. Fece Chibiusa
chiudendo il discorso.
°Piuta - Prigioni°
Tre
uomini spalancarono la porta della cella dove erano rinchiusi i prigionieri di
Stella Rossa.
“Guarda
guarda chi c’è…”. Cominciò la prima figura.
“Che
diavolo volete da noi?” Sbraitò Alexander.
“Beh,
ci stavamo annoiando, abbiamo deciso di divertirci un po’ con voi due…”.
Continuò il secondo con un ghigno stampato in faccia.
“Va
al diavolo!” Ringhiò Dafne.
“Ma
che bella bambina…”. Riprese il primo avvicinandosi alla ragazza e
prendendole il viso tra le mani.
“Toglile
le mani di dosso lurido bastardo!” Ringhiò Alexander.
“E
perché mai? È forse la tua ragazza?”
“Crepa…”.
Sibilò il ragazzo.
“Bada
a come parli!” Fece il terzo sferrandogli una ginocchiata nello stomaco.
“Alex!”
“Ti
preoccupi per lui? Credo che dovresti cominciare a farlo anche per te sai?” La
presa sul viso di Dafne si fece più salda.
“Noo!
Lasciomi…”. Biascicò la ragazza non riuscendo a muovere bene la mascella.
“Ti
piacerebbe tesoro…”.
Non
aveva possibilità di uscirne, se fosse stato uno, forse avrebbe potuto
convincerlo a slegarla e poi metterlo k.o. ma tre contro uno era impossibile….
Se solo avesse potuto trasformarsi…. Dove cazzo era il suo ciondolo?!?
“Che
ne dici di venire a fare un giro di la con noi bellezza?”
“Lasciami!
Smettila!” Urlò lei cercando di sottrarsi senza esito dalla salda presa
dell’uomo.
“State
fermi! Io giuro che…”. S’interruppe Alexander.
“Che
cosa? Che mi prenderai a calci? Non ti preoccupare, quando avremo finito con lei
penseremo anche a te…”. Fece l’uomo che l’aveva colpito mentre gli altri
due slegavano la ragazza e la trascinavano fuori nonostante i suoi urli e i
tentativi di ritorsione.
“Alex,
aiuto! Alexxx! Lasciatemi! AIUTO ALEX!”
“Stai
buona… e non preoccuparti… vedrai che adesso ci divertiremo…”. Fece il
secondo individuo richiudendo la cella e sorridendo alla vista del ragazzo
all’interno che urlava e si dimenava come un pazzo nel tentativo di liberarsi.
Sentì
la porta che aveva appena varcato sbattere mentre uno di quei bastardi la
richiudeva alle loro spalle. Gli altri due nel frattempo la stavano trascinando
verso un tavolo, la tenevano salda sotto le ascelle mentre la trascinavano di
peso, ogni suo tentativo di opporsi era inutile, ma non gliel’ avrebbe data
vinta così facilmente….
Appena
l’uomo che la teneva alla sua destra sciolse la presa lei gli sferro un calcio
nei gioielli di famiglia facendolo rovinare a terra, quello che la imprigionava
a sinistra per la sorpresa la lasciò il tempo che basta per ritrovarsi disteso
sul tavolo col naso sanguinante.
“Brutta
puttana…. Fermala Zack!” Urlò mentre lei si fiondava sulla porta, afferrò
la maniglia, scattò la serratura ma mentre l’uscio si apriva regalandole la
libertà si ritrovò placata dal terzo uomo che senza dubbio era il più robusto
tra tutti.
“Dove
speravi di andare?” Sibilò l’uomo col naso rotto chiudendo la porta a
chiave e infilandosela in tasca. (la chiave)
“Questa
la pagherai cara mocciosa…”. Ringhiò il primo uomo afferrandola e
sbattendola sul tavolo.
Dafne
sussultò, stavano per farlo, se fosse sopravvissuta avrebbe sprecato la sua
prima volta con quei tre maniaci…. Non poteva! Non voleva! Sarebbe stato
orribile! Tremendo! Daniel! Dov’era? No, sarebbe stata con lui la prima volta!
L’uomo
più robusto le montò sopra e le strappò la canotta mentre lei cercava
inutilmente di opporsi.
“È
inutile tesoro, io sono molto più forte di te… rassegnati… vedrai che poi
mi implorerai di continuare…”. Fece l’uomo cominciando a baciarle il
collo.
Dafne
era quasi in lacrime, cominciò a respingere l’uomo con le braccia
afferrandolo per la veste cercando di allontanarlo; facendo questo gli strappò
i primi bottoni della divisa.
Lui
piuttosto scocciato le immobilizzò i polsi. Mentre tornava a chinarsi su di lei
scivolò fuori dalla maglia stracciata un piccolo ciondolo. Dafne sgranò gli
occhi… quello era IL SUO ciondolo. Fu un attimo, smise di divincolarsi e
cominciò a baciare quel maledetto bastardo, questo lasciò la presa sui suoi
polsi, in meno di un secondo lei afferrò il pendente e urlò la frase di
trasformazione.
“Merda!”
“Ora
me la pagate…”. Sibilò la ragazza brandendo la sua falce.
“Credi
di farci paura? Sappiamo combattere anche noi cosa credi?”
“Vedremo,
dite le vostre preghiere!”
“Ehi,
prendiamola!”
“Non
mi toccate!” Con un balzo felino Dafne salì sul tavolo e si preparò ad
evocare i suoi poteri.
“Imploro
il vostro soccorso o venerabile dea delle acque…
…Infondetemi
la forza necessaria per spazzare via i miei avversari…
…aiutatemi
ad infliggere loro un castigo mortale…
…sostenetemi
nel compiere la mia vendetta…
…GHIACCIO,
VENTO, BUFERA…
…INGHIOTTITE
TUTTO NEL VOSTRO MORTALE ABBRACCIO!”*
“Scappate!
Scappate!” Urlò il primo uomo mentre era ingerito da una coltre di ghiaccio.
Gli
altri due non fecero nemmeno in tempo a raggiungere la porta che subirono la
stessa sorte del compagno.
°Stella Rossa°
“Bene,
allora è deciso, tra un ora tutti qui per la partenza, non voglio che veniate
se non ve la sentite, sareste un peso inutile, chi decide di andare fino in
fondo, beh, lo sapete che qui ci si gioca la vita, ma vi assicuro che se
morirete sarete vendicati. Tutto chiaro?”
“SI!”
Urlò in coro la sala.
“Bene
andate…”. Concluse Faye.
I
ragazzi uscirono dalla stanza e si sedettero sui gradini in tacito silenzio.
“Ragazzi,
io, io volevo salutarvi…”. Fece Angel infrangendo il silenzio.
“Cosa?”
“Beh,
è pericoloso… metti che ci rimango, almeno saprò di avervi salutato…”.
“Angel!
Non dire stronzate! Non ci rimarrai, hai capito? Non morirai tu, non morirò io,
non morirà nessuno di noi? Okay? Ficcatelo bene in testa!”
“Come
puoi esserne sicura Usa-chan?”
“È
semplice, io mi fido di voi… io combatterò al massimo, dando tutto! Ma so,
che ci sarete sempre voi, i miei migliori amici a guardarmi le spalle, ogni
volta, e io per voi, se noi lavoriamo come una squadra saremo imbattibili,
insuperabili, abbiamo lavorato duramente, ci siamo sottoposti ad estenuanti
allenamenti, tutto per arrivare qua, per far fuori quel pazzo, per salvare le
cose che amiamo, per vendicare i torti che abbiamo subito, per fargli pagare
ogni singola lacrima che è uscita dai nostri occhi…. Hai capito Ang? Io mi
fido di te… mi fido di tutti voi, e non ho nessun timore ad affidare la mia
vita nelle vostre mani! Stasera andremo a riprenderci Dafne… e Alexander, e vi
giuro che se hanno osato anche torcergli un solo capello rado al suolo quel
posto senza nemmeno lasciargli il tempo di capire cosa sta succedendo.”
“Ha
ragione! Stanotte loro non avranno scampo!” Fece Philips.
“Giusto!
E vedrai Usa-chan che se non trovo Dafne non avrai neanche il tempo di radere al
suolo quella fogna perché l’avrò già fatto io!” Disse Daniel.
“Sono
con voi!” Fece Helios.
“Anch’io!”
S’aggiunse Aphrodite.
“…gliela
faremo pagare!” Si convinse Angel.
°Piuta – Prigioni°
“Dafne!”
Urlò sorpreso Alexander quando la ragazza sfondò la porta della cella con un
calcio.
“Ehi!”
“Che
ci fai qui?”
“Ti
libero, no? O preferisci restare qua?”
“No,
no… ma come hai fatto…?”
“Ho
le mie risorse…”.
“…?”
“Lascia
stare, me la sono vista brutta, lo ammetto, ma qualcuno lassù deve volermi
bene… chissà, forse i miei…”. Fece liberandolo dalle catene.
“I
tuoi?”
“Non
parliamone ora… come usciamo da qua?”
“Non
ne ho idea… dobbiamo trovare una cartina o qualcosa del genere…”.
“Beh,
allora che aspettiamo? Andiamo a cercarla…”. Asserì la ragazza
incamminandosi nel corridoio alle sue spalle.
“Attenta,
arriva qualcuno!” I due si nascosero appena in tempo dietro ad una porta.
Passarono due guardie di ronda.
“Chiediamo
a quelli…”.
“Cos…
no! Aspetta!”
Dafne
uscì dal suo nascondiglio, infilzò la prima guardia e puntò la sua falce al
collo della seconda che terrorizzata lasciò cadere a terra la sua spada.
“Vedo
che hai deciso di collaborare…. Dov’è l’uscita?” Chiese lei sprezzante.
“N-non
ci arriverai m-mai viva…”.
“Ah
no?” Dafne avvicinò pericolosamente la falce al collo del malcapitato.
“N-no
as-spetta…”.
“Smettila
di balbettare mi irriti il sistema nervoso!” Sbottò la ragazza, ma l’uomo
se possibile si spaventò ancora di più.
“T-ti
p-pre-ego… h-ho f-famiglia…”.
Dafne
spazientita smaterializzò la falce, lo afferrò per il collo e lo sbatté
violentemente al muro.
“Stupido
idiota, mi stai facendo perdere tempo… vuoi dirmi dove cazzo è l’uscita!”
Ringhiò la mora.
“S-segui
il c-corridoio…”. Mormorò la guardia.
“Bene….
Dobbiamo farlo fuori, altrimenti potrebbe dare l’allarme…”. Si rivolse ad
Alexander che era a sua volta uscito dal nascondiglio e la guardava a pochi
passi di distanza.
“Basterebbe
fargli perdere i sensi, no?”
“E
se poi si sveglia?”
“Allora
rinchiudiamoli nella cella dove stavamo noi prima.”
“E
va bene…”. Accettò la ragazza.
Trascinarono
il cadavere e la seconda guardia fino dentro la prigione e li rinchiusero dietro
le sbarre.
“Andiamo…”.
“Si
muoviamoci, prima usciamo meglio è…”.
I
due corsero lungo il corridoio che svoltò un paio di volte, evitarono un altro
paio di guardie finche non si ritrovarono davanti ad un portone.
“Sarebbe
questa l’uscita? Non mi convince…”.
“Neanche
a me, ma ormai siamo qui…”. Rispose la ragazza.
Alexander
sospinse la porta e i due entrarono.
“Ma
che diavolo? Alexander! Ehi! Ehi dove sei?”
“Sono
qui! Mi senti?”
“Si!
Che cazzo ci fa tutta sta nebbia qua dentro?”
“Non
è nebbia…”.
“Ah,
no? E che è fumo?”
“No…
è… è vapore!”
“AH!”
“Sono
io!”
“Mi
hai fatto prendere un colpo!”
“Scusa….
Proseguiamo?”
“Ma
non si vede niente!”
“Beh,
facciamo un passo alla volta…”.
“Okay,
ma non ti allontanare, eh?”
SBAM
“Ai!
Sono andata addosso a qualcosa…”.
“È
un piedistallo…”.
Di
colpo la nebbia si dissolse rivelando un grandissimo salone circolare.
“È
la prima chiave!”
“Cos---”
NNNNEEEEEEEWWW NNNNNNEEEEEEEEWWWWW NNNNNNEEEEEEEWWWW
(ok, questo per chi non lo ha capito, tutti immagino, è il suono di un allarme
N.d.A)
“Merda!
Ci hanno scoperti! Scappiamo!”
“La
chiave!” Fece la ragazza.
“Prendila
e muoviti!”
“Si…
Alexander!”
“COSA?”
Gridò esasperato lui.
“I-il
calice!”
“Dove?”
“Lassù!
Vado a prenderlo!” Fece Dafne indicando un piedistallo dall’altra parte
della stanza rialzato sopra due gradini.
“No!
Non c’è tempo! Torneremo dopo!” Urlò lui afferrandola per un polso e
trascinandola via.
“Aspetta!”
Fece la ragazza chinandosi a raccogliere la chiave prima di seguirlo fuori dalla
stanza.
“Dafne…”.
“Cosa?”
“Dove
cazzo siamo? Non siamo arrivati da qua prima!”
“Merda!
Con la nebbia abbiamo perso l’orientamento”.
“Ssstttt!
Dei passi! Dobbiamo levarci di qui!” Fece lui imbucando un corridoio e
scomparendo nella penombra. La ragazza lo seguì a ruota.
°Stella Rossa°
“Ci
siamo tutti? Mi raccomando tornate vincitori! Se rimanete feriti
smaterializzatevi in infermeria ci sono gia le nostre infermiere pronte ad
accogliervi…. Buona fortuna a tutti”. Fece Faye prima di abbandonare la
stanza. I presenti si scambiarono sguardi rassicuranti e scomparirono poco dopo
nel nulla.
***************************************************************
L’esercito
di Stella Rossa si concretizzò in una sala in penombra.
“Usciamo
da qui! Siamo scoperti”. Intimò Philips ai vari generali che comandavano i
plotoni.
In
poco meno di un minuto l’armata si spostò fuori dalla stanza dividendosi in
gruppi per cercare Dafne e Alexander.
***************************************************************
“Di
qua! Urlò Alexander svoltando improvvisamente a destra”. I due si nascosero
dietro una colonna.
“Li
abbiamo seminati?” Chiese Dafne.
“Credo
di si…”. Rispose il ragazzo.
BAAANG
“Che
succede?” Si preoccupò la ragazza.
“Sssstttt!
Tornano indietro!”
Alle
loro spalle riecheggiarono dei passi.
“Correte!
Stella Rossa sta attaccando l’ala Sud!”
“Presto!”
“Sono
venuti a prenderci…”. Sussurrò Dafne.
“Andiamo
anche noi, se ci riuniamo a loro saremo più al sicuro”. Fece Alexander.
“Okay…
corri! Seguiamo quei maledetti!”
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“Dobbiamo
trovare le prigioni!” Esclamò Daniel.
“Di
qua!” Fece strada Chibiusa incamminandosi per uno stretto corridoio.
“Sei
sicura che sia di qua?” Chiese Aphrodite.
“No,
ma è molto più probabile che li tengano nei sotterranei, no?”
“Hai
ragione”. Fece Angel.
“Ma
come fai a dire che i sotterranei sono per di qua?” Domandò Daniel.
“Intuito…”.
***************************************************************
“Cazzo
li abbiamo persi!”
“Sì
ma le esplosioni ormai sono più vicine! Ci siamo quasi! Proviamo alla fine di
quel corridoio!”
“Okay…”.
“Aspetta!
Arriva qualcuno!”
“Indietro,
torna indietro…. Corri! La dentro!” Sibilò Dafne ripercorrendo il corridoio
e fondandosi dentro una porta.
***************************************************************
“L’avete
sentito anche voi?” Chiese Angel.
“C’era
qualcuno che parlava! Facciamo attenzione!” Li mise in guardia Helios.
I
ragazzi percorsero la fine del corridoio senza incontrare nessuno.
“Forse
sono entrati la dentro…”. Ipotizzò Angel riferendosi alla porta.
“Non
è importante, dobbiamo arrivare alle pigioni…”.
“Okay,
allora di là”.
***************************************************************
“Non
ci hanno seguiti per fortuna!” Fece Alexander guardandosi indietro. La porta
nascondeva un altro corridoio che loro stavano percorrendo di corsa.
“Beh,
per fortuna, comunque anche di qua si arriva alle esplosioni, no?”
“Si,
mi sembra di si… ATTENTA!” Dafne si buttò a terra appena in tempo: un
gruppo di soldati le aveva appena lanciato contro una sfera di energia.
“Grazie!”
“Figurati,
facciamo fuori questi scocciatori!”
“Ti
prego, lasciami l’onore!”
Dafne
materializzò la sua falce e in meno di due secondi fu addosso agli avversari;
schivò una sciabolata, sferrò un calcio ad una guardia spingendola addosso ad
altre due, saltò per evitare una coltellata alle ginocchia e, con un balzo
felino atterrò alle spalle di quello che sembrava il capo di quella
combriccola; senza farsi scrupoli gli tagliò la gola. Mentre questo si
accasciava ai suoi piedi lei, facendo leva sulla sua falce spiccò un salto
atterrando di fronte a quei pochi che erano rimasti in piedi.
“Ehi
Dafne, ne lasci un po’ anche a me?” Ironizzò Alexander.
“Va
beh… se ci tieni… fai fuori questi qua”. Rispose la ragazza dando le
spalle agli uomini che
l’avrebbero sicuramente colpita se non fosse stato per il ragazzo che con una
sciabolata li atterrò.
“Provvidenziale
direi…”. Scherzò Dafne.
“Muoviamoci…”.
***************************************************************
“Qualcosa
mi dice che quei due non avevano bisogno di aiuto…”. Ironizzò Chibiusa
quando furono davanti alla cella vuota, o per meglio dire, alla cella con dentro
un cadavere e un soldato senza sensi.
“Dove
saranno andati?” Chiese Aphrodite.
“Probabilmente
hanno sentito le esplosioni…”. Fece Helios.
“Già…
le cose che potevano fare erano due: allontanarsi e mettersi al sicuro o andare
a cercarci dirigendosi verso la guerriglia”. Continuò Philips.
“Beh,
conoscendo gli elementi io direi di tornare indietro”. Affermò Angel.
“Sono
d’accordo…”. Fece Daniel.
“Ma
guarda te… neanche la decenza di aspettare che veniamo a salvarli…”. Si
lamentò Chibiusa ritornando sui suoi passi.
***************************************************************
Dafne
e Alexander percorsero un altro paio di corridoi prima di sboccare nel bel mezzo
della battaglia. L’esercito di Stella Rossa si destreggiava bene, ma anche gli
avversari non erano da meno.
“Non
li vedo!”
“Neanche
io!” Ammise Dafne.
“Che
facciamo, diamo una mano qui?” Propose Alexander.
“No,
e se sono andati da Athanos?”
“È
una remota possibilità…”.
“Ma
è comunque una possibilità! Io voglio essere in prima fila quando faremo fuori
quel bastardo!”
“E
allora che vuoi fare?”
“Torniamo
indietro!”
“Cosa?”
“Si,
andiamo a recuperare il calice!”
“Ma
sei pazza?”
“Non
ancora! Quell’affare gli servirà di sicuro, se noi lo prendiamo in tempo,
forse batterlo sarà una passeggiata!”
“E
va bene, ma non potevi pensarci prima? Adesso ci tocca rifare tutta la
strada!”
“Dai,
corri!”
Dopo
un paio di corridoi…
“Ehi,
ma sei sicura che siamo arrivati da qui?”
“Io…
credo ci siamo persi…”.
“Cazzo!”
“Già…
proviamo di là”. Propose la mora.
“Dafne!”
“Lo
so, arriva qualcuno…”.
“Si,
dietro quell’angolo!”
“Vengono
per di qua… ci vedranno!” Fece lei.
“Usciamo?”
“No,
non è prudente…”.
“Sssttttt…”.
Successe
tutto in una frazione di secondo; dopo un’occhiata eloquente Dafne e Alexander
balzarono fuori da dietro l’angolo e puntarono le lame alla gola di Philips ed
Angel, che fecero lo stesso con loro.
“Dafne!”
“Dan!”
La ragazza mollo a terra la falce e saltò al collo del suo ragazzo.
“Ehi,
ma dove eravate finiti?” Fece Chibiusa scompigliando i capelli dell’amica.
“Vi
stavamo cercando…”. Rispose Alexander, ma lei non lo calcolò minimamente.
“Stai
bene?” Chiese Philips al ragazzo che scrutava la principessa del Crystal
Empire mentre lei gli dava le spalle.
“Si….
Sappiamo dov’è il calice corvino”. Sentenziò lui riportando su di se
l’attenzione.
“"hi"niò
in unE dove?”"
“Beh,
veramente ce l’avevamo davanti, ma non abbiamo potuto recuperarlo… però ho
trafugato la prima chiave!” Fece Dafne sventolando il ciondolo che portava al
collo.
“Io
ho quella della ninfa!” Disse Angel sorprendendo tutti i presenti.
“Ma,
ma come hai fatto a convincerla?”
“È
una storia lunga, non c’è il tempo, propongo di andare a prendere il
calice!”
“Si!
Ehi voi due! Vi dispiace farci da guida turistica?”
“…veramente,
ci siamo persi…”
“Cosa?”
***************************************************************
“Mio
signore, le tre chiavi si sono finalmente riunite!”
“Bene…
è dunque giunto il momento!” Sibilò Athanos.
“Procedo
secondo i piani?”
“Si….
E vedi di non commettere errori…”.
“Sì
mio signore”.
CONTINUA… |
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Capitolo 18 *** Nella tana del lupo - 2a Parte ***
NELLA TANA DEL LUPO
(seconda
parte)
“Oh,
no! È un vicolo cieco!” Sbottò Angel.
“L’avevo
detto io che dovevamo svoltare a destra!” Si lamentò Philips.
“Già
scusa, hai sempre ragione tu, vero?”
“Almeno
a quest’ora non eravamo davanti ad un muro!”
“Ragazzi,
non perdiamo tempo… torniamo indietro”. S’intromise Dafne, ma a quelle
parole il pavimento cominciò ad altalenare sotto i loro piedi facendoli cadere
uno sull’altro.
“CHE
SUCCEDE?” Urlò Chibiusa scaraventata dolorosamente contro al muro.
“Sono
venuto a darvi il benvenuto nella mia umile dimora…”. Sogghignò una voce
intorno a loro.
“Aiuto!”
Strillò Angel mentre una mano incorporea l’afferrava per i fianchi e la
trascinava lontano.
“Tu
possiedi una chiave vero?” Riecheggiò di nuovo la voce mentre un'altra
“onda” nel pavimento sbalzava tutti lontano.
“Angel!”
Gridò Philips agguantandole una mano.
“Ti
prego, non mi lasciare…”. Lo supplicò la bionda disperata.
“È
inutile tanto morirete tutti e io distruggerò questo patetico universo!”
Replicò la voce di Athanos mentre anche Philips veniva lanciato contro la
solida parete.
“Noooo!
Aiuto!” Si dimenò Angel ma senza riuscire ad opporsi alla presa della mano
che la trascinò dentro una porta comparsa tempestivamente nel muro e che
scomparve poco dopo il loro passaggio.
“Cazzo!”
Sbottò Chibiusa cercando di raggiungere la parete con non poche difficoltà.
“Sembra
di camminare su un materasso ad acqua…”. Fece Daniel che aveva le sue stesse
intenzioni.
“Apriamo
un varco?” Propose Chibiusa tastando la pietra fredda.
“Faccio
io”. Fece Cesky intimandole di spostarsi; pochi secondi dopo un dardo sbriciolò
la parete aprendo un varco su un enorme salone circolare.
Su
un trono stava seduto Athanos che si rigirava una chiavetta d’argento tra le
dita.
“Non
è educato buttare giù i muri delle case altrui…”.
“Effettivamente
hai ragione, ma sai, avevamo un po’ di fretta!” Rispose Chibiusa.
“Dov’è
Angel?” Sibilò Dafne.
“La
biondina? Se ci tenete tanto ad averla…”. Fece un rapido gesto con la mano e
ai suoi piedi comparve la ragazza priva di sensi riversa al suolo, la
trasformazione scissa e i ricci color miele a celare il viso. Con un calcio la
fece ruzzolare giù dai gradini senza un minimo di grazia.
I
ragazzi si irrigidirono e una scarica di gelo li percorse da parte a parte.
Philips
le si avvicinò cautamente e le tastò il battito.
“È
viva…”. Mormorò rincuorato.
“Non
ti preoccupare, adesso rimedio subito”. Sibilò Athanos.
Lui
adirato fece per incontrare il suo sguardo ma se ne pentì subito. Sotto il
cappuccio intravide due malefici occhi rossi che lo raggelarono e subito dopo si
ritrovò a terra contorcendosi per gli spasimi di dolore.
“Nooooo!
Fermo!” Urlò Chibiusa.
“Non
ti preoccupare, tra un po’ mi occuperò anche di te…”.
Alexander
corse in aiuto del suo migliore amico e fendendo l’aria con la sua spada
provocò una leggera ventata che costrinse il demone ad interrompere il contatto
lasciando Philips a terra ansimante.
“Avete
voglia di giocare? Vorrà dire che prima di farvi fuori mi divertirò un po’
con voi…”. Li minacciò Athanos.
“Non
ci fai paura!” Pronunciò il custode dei sogni.
“Oh…
ci sei anche tu? Credevo che la lezione che ti ho impartito l’ultima volta ti
fosse bastata!” Ghignò l’incappucciato sorpreso di vedere il ragazzo.
“Sono
qui per vendicarmi!” Rispose Helios.
“Ah,
si? Beh, comincerò da te allora!” Athanos distese il braccio destro
parallelamente al pavimento e tra le sue lunghe dita cominciò a formarsi una
piccola sfera di energia bianca.
“Helios!”
Gridò la principessa del Crystal Empire mentre il colpo esplodeva in direzione
del custode. Questo in risposta non si mosse, ma davanti a lui comparve il
cristallo d’oro.
Non
appena la sfera minacciò di infrangersi contro il ragazzo lei chiuse gli occhi
disperata ma con suo gran sollievo quando trovò il coraggio di riaprirli vide
il suo ragazzo vivo, in mezzo alla stanza circondato da un intensa aura dorata.
“Tsk…
credi che bastino questi giochetti per batterci, Athanos?” Fece Helios
pronunciando l’ultima parola con innato disprezzo. I capelli argentei del
custode aleggiavano sospinti da un vento inesistente e i suoi occhi
fiammeggiavano di rabbia repressa. Portò il cristallo sopra la testa e cominciò
a raccogliere energia. Poi prosegui:
“Ora
è il mio turno…
…io
t’invoco spirito dei sogni…
…ti
prego conferiscimi la forza di annientare l’oscurità…
…rischiara
l’anima del mio nemico…
…aiutami
a cancellare gli incubi che c’imprigionano nell’ombra…
…dammi
la speranza…
…dammi
la forza…
…dammi
la luce…
…CRISTALLO
D’ORO RISPLENDI!!!”
Un
immane lampo di luce dorato partì dal cristallo dritto verso Athanos che riuscì
all’ultimo momento ad evocare uno scudo in sua protezione. Il colpo
s’infranse dopo un po’ di conflitto.
“Abile,
ma non abbastanza…”. Commentò l’incappucciato.
“Ora
vedrai!” Urlò Chibiusa scagliando una freccia arsa contro il demone che la
schivò abilmente.
“Lo
stesso vale per te principessina… dovete impegnarvi di più se volete
divertirmi, anche perché io comincio a stancarmi di giocare!” A queste sue
parole comparvero dal nulla piccole sfere di energia nera percorse da fulmini
verdi che colpirono alle spalle Chibiusa, Alexander ed Helios che però a
differenza degli altri due non svenne perché l’aura dorata che ancora lo
circondava attutì il colpo.
“Bastardo!
Giochi sporco!” Urlò Daniel.
“E
con questo?”
“Maledetto
me la pagherai per tutto! Anche per questo!” Sibilò in risposta il ragazzo.
“No,
non credo, mi sono definitivamente stufato di giocare con voi… siete noiosi!
Voi due… siete voi che avete le chiavi… consegnatemele!” Ordinò Athanos.
“Scordatelo”.
Fece Dafne.
“Meglio
morire!” Esclamò Daniel.
“Beh,
se vuoi ti accontento…”.
“Non
sarà così facile”. Sibilò il ragazzo sfoderando la sua spada.
“Ah,
si?” Athanos scese finalmente gli scalini e sfoderò la sua arma, una sciabola
con l’elsa intarsiata di rubini. Quando era a pochi passi da Daniel recise
l’aria provocando una ventata che lo sospinse a parecchi metri di distanza
contro il muro.
“Beh,
e tu non giochi con me?” Si rivolse il demone a Dafne la quale senza perdere
tempo in chiacchiere materializzò la sua falce e gli fu addosso. Athanos dopo
qualche fendente, senza fatica, disarmò l’avversaria che cadde ai suoi piedi.
L’incappucciato la trattenne al suolo mettendole un piede sull’addome. Portò
la spada sopra la testa pronto a colpire a morte la ragazza che dal canto suo
non riusciva a sottrarsi al suo avversario.
“DAAAAAFNEEEEEE!!”
Gridò disperato Daniel cercando di alzarsi per correrle in aiuto ma venne
bloccato da due mani astratte che lo schiacciarono al suolo.
“È
la tua fine!” Urlò Athanos rivolto alla ragazza quasi divertito dal gesto che
stava per compiere.
“NOOOOOOOOOO!!”
Non poteva succedere di nuovo! Quel bastardo non poteva portargli via tutto per
la seconda volta. “DAAAAAAFNEEEEEEE!!!!” Si dimenò con tutta la
disperazione che aveva in corpo ma la pressione che esercitavano quegli spettri
su di lui era troppo forte. Vide Athanos prendere la mira e abbassare la lama.
Serrò gli occhi con tanta forza che gli fecero male. Sentì il rumore di una
lama che si conficcava nella carne e il tonfo sordo di un corpo morto cadere a
terra.
“NOOOOOOOOOOOO!!!!”
Riecheggiò la voce carica di dolore di Dafne.
Spalancò
gli occhi e con sua sorpresa, sollievo e dolore apprese che Aphrodite, che ora
giaceva a terra morta in una pozza di sangue, si era sacrificata per la sua
migliore amica.
“Povera
stolta…”. Commentò Athanos. Dafne a quelle parole non ci vide più dalla
rabbia e mossa dal dolore sentendosi lacerata nel profondo si liberò dalla
presa dell’incappucciato e riuscendo a prenderlo di sorpresa gli sfilò la
sciabola di mano e gli dilaniò la spalla sinistra.
Era
colpa sua! Tutta colpa sua! Si era sacrificata per lei! Aveva dato la sua vita
per salvarla! Perché? Perché l’aveva fatto?
Dafne
s’inginocchiò a fianco al corpo ancora caldo della ragazza. I capelli mori le
incorniciavano in disordine il volto rigato di lacrime amare e intrise di
dolore. Sfiorò i capelli azzurrini della sua amica quasi avendo paura di farle
male. Gli occhi spalancati che la fissavano orripilati.
“DAFNE”
Urlò Daniel ancora sconvolto dall’accaduto. Athanos aveva ripreso possesso
della sciabola ed era pronto a colpire di nuovo. Stavolta non poteva
permetterlo, non l’avrebbero trattenuto oltre. Sfoggiando una forza a lui
nuova si liberò delle mani e corse verso il demone frapponendosi tra lui e
Dafne.
“COME
HAI OSATO? COME HAI POTUTO? “Urlò lui fuori di se.
“Ma
come non sei contento? La tua amichetta si è salvata!” Malignò Athanos.
“BASTARDO!
Sei disumano! Non meriti di vivere!” Strillò a sorpresa Dafne alzandosi di
fianco al suo ragazzo.
“Tu…
me la pagherai… andrai all’inferno assieme a quella mocciosa!”
“Non
prima di averla vendicata!”
I
tre ingaggiarono un combattimento, e Athanos che aveva una spalla smembrata,
sebbene fossero due contro uno non faceva molta fatica a tenergli testa. Le lame
delle loro armi vibrarono per parecchio tempo prima che Daniel riuscisse a
disarmare il demone. Intanto Dafne alle sue spalle cercò di trafiggerlo ma
questo fu più veloce e schivò il colpo riuscendo con un balzo a rimpossessarsi
della sua sciabola.
“Mi
sono stancato, ve lo ripeto per l’ultima volta… CONSEGNATEMI LE CHIAVI!”
Ordinò Athanos.
“Vaffanculo!”
“Crepa!”
“Bene…
vorrà dire che le recupererò dai vostri cadaveri.” Il demone portò le
braccia sopra la testa e cominciò a caricare un enorme sfera rosso carminio.
“È
la vostra fine…”. Dite le ultime preghiere! Ghignò un secondo prima
apprestarsi a scagliare il colpo.
I
due fecero per spostarsi ma di nuovo quelle mani li immobilizzarono. La risata
di Athanos rimbombò nella stanza.
“TRAFIGGI
SAETTA DI GIADA!”
Un
dardo traforò la sfera che era ancora custodita tra le mani del demone; questa
esplose avvolgendolo nel suo stesso colpo.
“NOOOOOOO!”
Urlò l’incappucciato prima di scomparire assieme alle mani che
immobilizzavano i due custodi delle chiavi.
“È
morto?” Chiese Dafne conoscendo già la risposta.
“No”.
Rispose Daniel posandole una mano sulla spalla; lei la scostò e s’inginocchiò
di nuovo vicino al corpo inanimato di Aphrodite.
“Grazie”.
Mormorò il ragazzo rivolto a Philips.
“Figurati.
Dafne, mi… mi dispiace”. Rispose Cesky.
“È
colpa mia…”. Sussurrò la mora di nuovo in lacrime.
“Devi
farti forza… dobbiamo vendicarla!” Le sussurrò Daniel chinandosi ad
abbracciarla.
Philips
intanto si diresse ad aiutare Helios che era a terra in uno stato di semi
incoscienza.
“Ehi… ce la fai? Ti rimando in infermeria?” Fece il biondo rivolto al custode.
“No…”.
Ansimò lui.
“Okay,
ti serve aiuto?”
“No,
adesso mi alzo. Vai ad aiutare qualcun altro”. Rispose Helios riprendendo
totalmente coscienza di se e aspettando che la stanza smettesse di girare per
poi riuscire ad alzarsi.
Philips
ignorò Chibiusa e Alexander che erano a pochi passi da lui e si diresse verso
la ragazza bionda riversa ai piedi del trono.
La
rivoltò delicatamente, come se fosse un fragile fiore che alla minima scossa
minaccia di perdere tutti i petali. Vista così senza l’allegria e la vitalità
che la caratterizzavano sempre sembrava davvero morta. A quel pensiero le tastò
subito il polso per assicurarsi del battito: era molto debole. La cosa migliore
era portarla in infermeria lontano da tutto questo. Fece per smaterializzarsi ma
senza esito, riprovò più volte ma il risultato era lo stesso. Rassegnato
decise di svegliarla.
“Angel…
Angel… EHI... insomma ti vuoi svegliare?” Qualcuno continuava a chiamarla,
chi la disturbava? Era una voce maschile, famigliare… Philips!
Tra
le sue braccia la ragazza spalancò gli occhi di scatto e lo fissò con i suoi
bellissimi occhi verdi.
“Era
ora!” Sbuffò lui mentre lei si divincolava da suo abbraccio. La fissò un
secondo, aveva la testa tra le mani e il viso chino nascosto dalle ciocche
dorate.
“Ehi
stai bene?” Le chiese preoccupato.
La
voce del ragazzo arrivò al suo cervello come un rimbombo discostato, schiuse di
nuovo gli occhi ma la testa riprese a girare turbinosamente, e lei fu costretta
a serrarli istantaneamente.
Lui
la prese per le spalle e la costrinse a guardarlo.
Nebbia,
solo figure sfocate… nessun’immagine definita. Sbatte le palpebre una, due,
tre volte finché non riuscì a rimettere a fuoco un punto indefinito alle
spalle del ragazzo che le blaterava qualcosa di confuso. Una ragazza dai capelli
mori… era Dafne. E… stava piangendo, si costrinse a mettere di nuovo a fuoco
l’immagine che si era sfocata per l’ennesima volta. Stava piangendo, era
disperata, un'altra ragazza era a terra… era morta…
“APHRODITE!!!!”
Gridò improvvisamente la bionda facendo sobbalzare Philips.
“Angel!
Calmati!”
“NO!
NO! APHRODITE!” Continuò la bionda cercando di liberarsi dalla stretta del
ragazzo. Ora tutto era nitido, i rumori, le voci, le sue grida straziate. Enormi
lucciconi cominciarono a camminare sul suo viso delicato mentre continuava ad
invocare il nome dell’amica che era caduta preda del sonno eterno.
“ANGEL!
TORNA IN TE!” Gridò Philips preoccupato dalla reazione della ragazza che
continuava a lottare disperata per correre dall’amica morta. Poi lei
stupendolo gli mollò un ceffone in faccia.
“LASCIAMI!”
Sbraitò e riuscendo a sciogliersi dalle possenti braccia del ragazzo spiccò
una corsa verso le due ragazze, ma prima di riuscire a raggiungerle sbatté
addosso ad un imponente figura incappucciata che le si materializzò di fronte
facendola franare per terra.
“Salve…
ti sei svegliata…”. Sibilò Athanos.
“Sei
stato tu…”. Stridé lei con tutto il disprezzo, l’odio e la rabbia che
aveva in corpo.
“Se
ti riferisci a quella la… sappi che si è messa in mezzo. Ma tanto prima o poi
l’avrei eliminata comunque! Come tutti voi del resto”.
“MOSTRO!”
Strillò lei fuori di se, reagendo d’impulso gli saltò addosso e gli strappò
la chiave argentata che teneva al collo. La lanciò lontano e facendo comparire
la sua divisa materializzò la spada e cercò di trafiggerlo mossa dalla
disperazione. Lui schivò il colpo per un soffio e la sbalzò addosso alla
parete parecchi metri lontano.
“Maledetta!”
Si volse per recuperare la chiave ma con suo gran disappunto apprese che era
sparita.
“Dov’è?”
Gridò adirato marciando contro la bionda.
La
afferrò per il collo e cominciò a sbatterla contro il muro.
“Dov’è
la chiave!”
Per
quanto la stretta delle sue mani al collo la ragazza scoppiò in una risata
ironica che lo fece infuriare e perdere il controllo.
“DOV’È
LA CHIAVE
!”
“La
porterò con me all’inferno!” Sibilò Angel riducendo gli occhi a due
fessure.
“NOOOOOOO!!!!”
Gridò il demone fuori di se per la rabbia sbattendola più violentemente contro
la parete.
Continuava
a stringere la presa sul collo della ragazza l’avrebbe soffocata e poi avrebbe
recuperato quella maledettissima chiave. Preso dai suoi pensieri si accorse
troppo tardi del colpo scagliato dal guardiano d’Illusion e non riuscì a
spostarsi in tempo.
“ARGGG!”
Gemette il demone portandosi una mano all’avambraccio sinistro.
Si
voltò di scatto verso Helios cominciando a minacciarlo di morte mentre Angel si
accasciava stremata al suolo.
Il
mondo le arrivava di nuovo sconnesso. Era un’abitudine ormai…. Si fece forza
e materializzò la sua spada di cristallo nero.
“MORIRETE!!!
MORIRETE TUTTI!!!” Stava urlando quel maledetto.
“VA
AL DIAVOLO!” Gridò Angel trafiggendogli la schiena con la spada.
Athanos
cadde a terra ferito a morte e per la seconda volta scomparve. Angel non perse
tempo ad ascoltare quello che dicevano i due ragazzi e si precipitò verso
Aphrodite.
S’inginocchiò
vicino a Dafne e raccolse una mano ormai tiepida della ragazza. Le lacrime che
si erano momentaneamente arrestate cominciarono nuovamente a zampillare dalle
sue iridi verdi ancora più traboccanti di prima.
“Angel…
mi dispiace, è… è tutta colpa mia…”. Mormorò Dafne anche lei in
lacrime.
La
bionda non rispose ma le stille se possibile aumentarono di portata scivolando
oltre il suo volto e andando a bagnare la divisa sporca di sangue di Aphrodite.
“Io…
dovevo morire io… lei, questa stupida si è messa in mezzo… è tutta colpa
mia!” Gorgogliò la mora nascondendo il volto tra le mani.
Di
nuovo Angel rimase in silenzio.
Dafne
disperata cominciò a torturarsi i capelli senza riuscire a fermare i singulti.
“È
tutta colpa mia! Perché? Perché l’hai fatto?” Gridò Dafne.
“Non
è colpa tua…”. Mormorò la bionda.
“Ah,
no? Stava per colpire me! Io! Io dovevo morire!”
“Credi
che se fossi morta tu a quest’ora io non sarei qui disperata?” Strillò
Angel tra i singhiozzi.
“Non
è questo il punto… lei doveva vivere…”. Mormorò la mora aspramente.
“Dici
bene… doveva vivere… non eri tu a dover morire, era lei a dover
vivere…”. La voce della bionda era irriconoscibile tanto era roca e
straziata dal dolore.
“Si,
ma se…”.
“Non
fartene una colpa Dafne, il tuo unico errore è stato il non riuscire a
proteggerla; errore che hai fatto tu, ho fatto io, ha fatto Usa-chan, abbiamo
fatto tutti. E ora stai zitta ti prego. Voglio un po’ di silenzio…”.
Mormorò prima di chinare il capo sul petto insanguinato di Aphrodite e
ricominciare a piangere.
Dafne
guardava le due ragazze in trance continuando a piangere silenziosamente.
Helios
intanto cercava di svegliare Chibiusa senza risultato, nel suo cuore s’insinuò
il timore che fosse entrata di nuovo in coma. Continuò per vari minuti a
scuoterla e a chiamarla, ma lei di destarsi non ne voleva proprio sapere.
In
mezzo alla stanza si materializzò Athanos con il calice tra le lunghe dita
nodose.
“Come
vedete mocciosi è giunto il momento di porre la parola fine a questa messa in
scena. Questo è il famoso calice corvino. Ora se non vi dispiace… le
chiavi.”
“Si,
e la parola fine cadrà sulla tua testa!” Sibilò Philips.
“Tu
stai zitto, con te faccio i conti quando avrò aperto la coppa”.
“Perché,
adesso sei troppo debole per batterti?”
“Certo
che no, ma non ho più tempo da perdere”.
“Sei
solo un vigliacco!”
“Come
osi?” Sibilò l’incappucciato.
“Così
codardo che nascondi anche la tua faccia sotto un cappuccio! Cosa c’è? È così
orrenda? Hai una faccia così tanto da culo che devi nasconderla?” Continuò
il biondino.
“Piccolo
stupido…” S’infiammò Athanos.
Daniel
nel frattempo faceva lavorare il cervello, lo sapeva che Philips stava solo
prendendo tempo, ma prima o poi la pazienza del demone si sarebbe esaurita, e il
suo amico tra l’altro ci stava andando giù pesante. Ma non gli venivano idee,
il suo cervello era cristallizzato, non riusciva a pensare a niente.
“Allora
lo ammetti che non hai il coraggio di batterti ora, senza quell’aggeggio!”
Sibilò Philips.
“Se
ci tieni così tanto ti faccio fuori ora!” Sentenziò Athanos posando il
calice su un piedistallo che emerse dal pavimento. I due cominciarono a duellare
e Cesky subito risultò in svantaggio, per fortuna in suo aiuto accorsero
immediatamente Daniel ed Helios.
Angel
e Dafne nonostante fossero ancora entrambe in lacrime si fecero forza a vicenda
e spiccarono una corsa per andare ad impadronirsi del calice. Appena Athanos se
n’accorse due mani le schiacciarono per terra immobilizzandole; questo però
diminuì la potenza dei suoi colpi e l’agilità delle sue schivate a gran
vantaggio dei tre che gli andavano contro.
La
testa girava e pulsava atrocemente, le gambe erano addormentate, il respiro
affannato e come se non bastasse i rumori della battaglia in corso le
deturpavano il cervello. Chibiusa si sentiva uno straccio ma nonostante tutto
aprì gli occhi. Vide le sue due amiche lottare contro due mani informi e Helios
che battagliava assieme a Dan e Phil contro quel bastardo. A fianco a lei Alex
era svenuto; non riusciva a vedere Aphrodite…. Spostò di nuovo lo sguardo che
cadde su un piedistallo a pochi metri dalle due ragazze, sopra di esso un
calice… IL calice! Si disse che doveva sbloccare la situazione, lentamente si
alzò e si trascinò barcollando fino al piedistallo, stava per sfiorarlo quando
Athanos la vide.
“Ferma
mocciosa!” E dicendo questo un enorme fascio di luce marrone colpì in pieno
Chibiusa che sbatté contro il piedistallo facendolo ondeggiare pericolosamente.
La coppa cadde a terra e rotolò lontano.
“CHIBIUSA!”
Gridarono in coro Helios e Dafne. Il primo pagò cara la sua distrazione
ricevendo un pugno in faccia dal demone e la seconda, vista la momentanea
distrazione dell’incappucciato, riuscì a sfuggire al controllo della mano e a
fondarsi verso l’amica. A metà strada però pensò di agguantare il calice.
Era a venti passi da questo quando Athanos ricorse allo stesso trucchetto di
prima. Un raggio di luce marrone partì in direzione di Dafne che però riuscì
a schivarlo. Il demone non si diede per vinto, ma il secondo raggio, anch’esso
schivato, esplose contro il calice. Ci fu un secondo d’esitazione da parte di
tutti i presenti, poi la coppa prese a risplendere di luce propria.
“NOOOO!
NON DEVE APRIRSI!
LA DEA DISTRUGGERÀ
TUTTO!” Urlò Daniel disperato mentre la sua chiave, come quella al collo di
Dafne e quella al polso di Angel, s’illuminò.
Sotto
gli occhi increduli di tutti le tre chiavi scomparvero e riapparvero davanti
alla coppa fondendosi con essa. Athanos spiccò una corsa verso il calice mentre
questo cominciava ad aprirsi, Dafne fece lo stesso, sarebbe sicuramente arrivata
prima la ragazza. Il demone allora la schiantò al suolo con una sfera nera
percorsa da scariche rosse. Tutti ormai si stavano disperando e se qualcuno
avesse potuto vedere il volto dell’incappucciato ci avrebbe sicuramente letto
un sorriso appagato. Ma fu allora che qualcosa andò storto. Fu allora che
successe. Angel si alzò in piedi e stendendo un braccio parallelamente al
pavimento gridò qualche frase in una lingua sconosciuta attirando la coppa
verso di se fino a stringerla tra le mani. Nel preciso istante in cui il calice
sfiorò le affusolate dita della ragazza si aprì totalmente inondando la sala
di luce. Tutti furono costretti a chiudere gli occhi e quando riuscirono a
riaprirli si ritrovarono in mezzo all’universo, sospesi tra le stelle.
Angel
davanti a loro era diversa, almeno cinque anni più grande, i lunghi boccoli
biondi raggiungevano le sottili caviglie. La sua uniforme era di nuovo pulita il
suo viso, prima straziato dalle lacrime, ora era composto e risoluto. Gli occhi
verdi incutevano timore ai ragazzi e allo stesso Athanos. Nella mano destra
stringeva un lungo bastone e in quella sinistra il calice corvino.
“Non
è Angel…”. Sussurrò Daniel.
“Sì
che è lei”. Fece Philips.
“No,
è la dea! Si è impossessata del corpo di Angel”. Spiegò velocemente a Cesky
che però capì ben poco.
“Silenzio”.
Fece la bionda, ma con voce che non le apparteneva, fredda e antica, una voce
che non era più usata da secoli.
“Perché
mi avete risvegliato? Non lo sapete che ora raderò al suolo l’universo?”
Domandò la donna.
“Oh
dea… non puoi farlo”. Supplicò Dafne.
“Credi
sul serio?”
“No!
Hai salvato tutto questo secoli fa… perché ora dovresti distruggerlo?”
“Sono
stata esiliata! Il mio corpo e stato disintegrato! Sono secoli che la mia anima
vive in solitudine assoluta per la cattiveria delle genti che abitano
quest’universo!”
“No!
Non è vero! Sono stati i saggi ad imprigionarti! Gli altri non centrano!”
Continuò Daniel.
“Non
dire assurdità! Loro non hanno mai mosso un dito per aiutarmi!”
“Ma
erano umani! Senza alcun potere! Maggior parte di loro vivono la propria
esistenza senza neppure sapere che esistono altri paesi abitabili all’infuori
del loro mondo!” S’intromise Helios.
“Questo
non toglie il fatto che io sia rimasta imprigionata tutto questo tempo senza che
nessuno muovesse un dito.”
“Beh,
lo abbiamo fatto noi, vuoi punirci per averti aiutato? E poi tu sei immortale!
Hai tutto il tempo fino alla fine dell’universo per rifarti di quello che ti
sei persa!” Cercò di convincerla Dafne.
“No,
non potrei, io non ho più un corpo…”. Sibilò la donna.
“Beh,
sei una dea, fattene uno nuovo!” Fece Philips come se fosse la cosa più ovvia
del mondo.
“Non
posso! Ogni corpo nasce con un anima dentro. Sarebbe ingiusto da parte mia
cacciare un’anima per prendere il suo corpo. E poi mi troverei neonata. Un
enorme seccatura”.
“Prendi
il corpo di Aphrodite. Lei è morta un ora fa. Propose Daniel procurandosi uno
sguardo adirato da parte di Dafne”.
La
dea sembro pensarci e poi improvvisamente furono di nuovo accecati da un immane
luce bianca e costretti a chiudere gli occhi. Quando li riaprirono erano di
nuovo nel salone circolare.
“È
lei? Chiese avvicinandosi al corpo senza vita della ragazza”. Dafne annuì con
lo sguardo abbassato sul pavimento.
“E
va bene”. Accettò la dea.
“Ehi
aspetta! Prima devi ucciderlo!” Fece Philips indicando Athanos.
“Ah
si?”
“Si!
Lui vuole distruggere l’universo! Se lo farà tu non potrai certo
visitarlo”. Ripeté Cesky.
“E
se poi mi rinchiudono un'altra volta per aver modificato il corso del tempo?”
“Beh,
sta volta ti libereremo noi!” Sorrise Dafne.
“Bene”.
Angel distese un braccio e puntò l’indice contro Athanos poi pronunciò varie
formule in una lingua a loro sconosciuta e un raggio di luce verde colpì a
morte l’incappucciato che cercava inutilmente di scappare e smaterializzarsi.
“Addio”.
Pronunciò la voce fredda. Una scia di luce bianca fuoriuscì dal corpo di Angel
che si accasciò al suolo e fluttuò fino a quello di Aphrodite. Anche
quest’ultimo si trasformò crescendo di un paio d’anni e rigenerandosi. Poi
con un cenno del capo la dea nel suo nuovo corpo si volatilizzò.
“Vi
prego torniamo a casa”. Mormorò Dafne abbandonandosi tra le braccia di
Daniel.
“Io
credo che sia meglio dire agli altri che il corpo di Aphrodite si è dissolto.
Non credo che Angel accetterebbe il fatto che lo abbiamo barattato”. Sussurrò
Helios.
“Se
è per questo non sono molto d’accordo neanche io!” Fece Dafne.
“Okay
okay… quel che è fatto è fatto… andiamo a casa…”.
Detto
questo Helios prese Chibiusa tra le braccia e si smaterializzò. Lo stesso fece
Philips con Angel e a riportare indietro Alexander ci pensarono Dafne e Daniel.
CONTINUA…
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Capitolo 19 *** Epilogo ***
EPILOGO:
Dafne
e Daniel volteggiavano al centro della sala facendosi largo tra le numerosissime
coppie. Chibiusa stava seduta al davanzale di una finestra che li osservava
danzare. Un mese esatto era trascorso dalla sconfitta di Athanos, dalla morte di
una delle sue migliori amiche. Aphrodite. Solo ora che non cera più l’eco
della sua risata cristallina e contagiosa capiva quanto in realtà le mancasse.
L’aveva sempre considerata una buona amica, ma erano piuttosto diverse. Forse
neanche tanto, ma non aveva mai provato la necessità di aprirsi con lei o di
approfondire il loro rapporto. Nell’ultimo mese aveva ripensato miliardi di
volte a quella ragazzina, così tranquilla e “invisibile”, si, proprio
invisibile era la parola giusta, perché Aphrodite era proprio così, non amava
essere al centro dell’attenzione e molto spesso stava in silenzio durante le
discussioni ad ascoltare, la gente quasi non si accorgeva della sua presenza
finché poi non parlava, dicendo qualcosa di tremendamente sensato ed
intelligente, spesso trovando le soluzioni ai problemi o facendoli uscire dalle
situazioni più complicate, proprio come quel pomeriggio; il giorno della sua
morte. Era stata in disparte per quasi tutto il combattimento, fino a che quando
cera stato bisogno, non aveva esitato neanche un secondo a sacrificare la vita
per sottrarre Dafne da morte certa. Inaspettatamente le tornò in mente quando
Helios era in coma, nessuno era stato capace di capirla, aveva passato giorni
snervanti sia per la sua salute fisica sia per quella mentale, finché non era
arrivata lei, Aphrodite, che l’aveva scossa, le aveva dato la possibilità di
uscire dal suo stato di depressione e sconforto. Adesso che ci pensava da quando
l’aveva conosciuta lei cera sempre stata, in ogni momento di difficoltà,
anche con la sua sola presenza, anche solo rimanendole a fianco in silenzio
rispettando la sua voglia di isolamento e allo stesso tempo facendole capire che
lei cera e ci sarebbe sempre stata. Le balenò improvvisamente davanti agli
occhi il giorno del funerale della ragazza.
*INIZIO FLASCH BACK*
Nonostante
ormai la primavera fosse avviata quella mattina non un fiore era sbocciato, e i
giardini di Stella Rossa erano insolitamente invasi dalla nebbia. Il dolore
nell’aria era palpabile e un lunghissimo fiume nero avanzava silenziosamente
lungo i viali del tempio diretto al cimitero. Lei era aggrappata al braccio che
Helios le porgeva, camminava come un automa lasciandosi guidare dal ragazzo. Il
suo sguardo era fisso sulla ghiaia e continue lacrime le appannavano gli occhi.
Prese forza e alzò lo sguardo sulla bara bianca che la precedeva pochi metri più
avanti le lacrime sgorgarono ancora più copiose. Al solo pensiero che Aphrodite
non ci fosse più le mancava il suolo sotto ai piedi e l’aria nei polmoni. La
sua tra l’altro era tutta suggestione psicologica, perché lo sapeva
benissimo, di Aphrodite le era rimasto solo il ricordo. Il suo corpo, così le
avevano detto, si era dissolto poco dopo la sconfitta di Athanos. Questo la fece
atterrire ancora di più, non le era data neanche la possibilità di piangere
sul corpo della sua amica, di lei avrebbe conservato solo un ricordo. Spostò lo
sguardo alla sua destra. Angel camminava silenziosamente con lo sguardo perso
nella giacca nera di un uomo che la precedeva di pochi passi. Quella mattina non
una sola lacrima aveva solcato il suo volto. Ma la sofferenza e il dolore nel
suo viso serrato e spento erano visibili anche a un cieco. I biondi capelli per
la prima volta erano stati raccolti in una treccia in segno di rispetto. Angel.
L’ammirava molto, aveva perso una delle sue migliori amiche e riusciva a
trovare la forza di mostrarsi forte, mostrarsi, perché lei la sentiva la notte
piangere e disperarsi soffocando i suoi gemiti nel cuscino. Tornò a fissare la
ghiaia e a lasciarsi guidare verso il camposanto. All’improvviso la gente
attorno a loro cominciò a intonare canti sacri e l’eco di un piccolo violino
si sommò alla nenia. Senza accorgersene varcò una cancellata arrugginita e il
fiume di gente prese a salire una collinetta dividendosi in rami via via più
piccoli. Alla fine a seguire la bara di Aphrodite erano rimaste una ventina di
persone. Chibiusa alzò lo sguardo per poi volgerlo agli altri piccoli gruppetti
che come loro stavano riuniti attorno alle centinaia di bare bianche sparse per
tutta la necropoli. Solo poche ore prima, in chiesa, si era accorta di quanti
soldati erano caduti nello scontro finale, soldati di cui lei neanche conosceva
il nome… si sentì in colpa per questo e prese a pregare silenziosamente per
quelle anime che se n’erano andate così brutalmente. Fu riscossa dai suoi
pensieri quando Helios le strinse il braccio per richiamare silenziosamente la
sua attenzione. Stavano calando la bara. La stavano già calando? Ma quanto
tempo era rimasta assorta? Si vergognò interiormente di non aver ascoltato una
singola parola del prete che le stava di fronte, anche perché aveva la
sgradevolissima sensazione di aver tradito Aphrodite. Di nuovo due grosse stille
scesero solitarie lungo i suoi zigomi. Dafne in quell’istante crollò a terra
in ginocchio ai piedi di Alexander coprendosi il volto con le mani, per lei era
più dura di tutti. Era un mese che viveva col rimorso della sua colpevolezza e
questo le stava creando parecchi problemi sia fisici sia psicologici. Daniel con
lo sguardo più serio che avesse mai visto la prese tra le braccia e la allontanò
di qualche metro cercando di placare la sua disperazione. Li sorprese poi una
gelida folata di vento che sembrò raccogliere con se le innumerevoli lacrime
dei presenti facendole cadere a terra quasi fosse la stessa Aphrodite a cercare
di consolarli. Mentre i suoi capelli rosa danzavano incessantemente mossi dalla
corrente Philips lasciò scivolare dal suo palmo una piccola manciata di terra
dando inizio così alla sepoltura della bara. Ora la nenia aumentava di tono e
malinconia forse perché così doveva essere o forse per coprire le grida
disperate e i gemiti che si alzavano dal cimitero.
*FINE FLSCH BACK*
Un
ragazzo che le chiedeva di ballare la riportò improvvisamente alla realtà. Lei
rifiutò garbatamente per poi percorrere con lo sguardo il salone alla ricerca
di Helios. Sorrise vedendolo cimentarsi nell’impresa di far ridere una bambina
con un allegro vestito verde. Quanto lo amava? Infinitamente! Non cerano parole
per descrivere il suo amore. Il sorriso si dilatò non appena la piccola esplose
in un urletto gioioso.
*INIZIO FLASCH BACK*
“Accipicchia,
non me la ricordavo così…”. S’interruppe la ragazza senza trovare le
giuste parole.
“Distrutta?
Morente? A pezzi?” Le suggerì il ragazzo.
“Beh…
si. Helios?”
“Mh…”.
Rispose lui.
“Sei
sicuro che non ti stancherai usando il cristallo d’oro?”
“Ma
come? Credevo che avessi più stima di me”. Scherzò il custode.
“Scemo!”
Rispose Chibiusa facendo una linguaccia e provocando l’ilarità del ragazzo.
“Allora
sei pronta a rivedere Illusion nel suo splendore?”
“Certo!
Posso aiutarti?” Chiese poi titubante.
“Non
ti fidi proprio eh?”
“Beh,
mettila così, io ho molto più gusto di te quindi se la ricostruiamo insieme
verrà di sicuro meglio!”
“Cosa?”
Fece lui fingendosi offeso.
“Dai
scherzavo”.
“Okay
okay… ma solo perché sei tu”. Tra le mani del ragazzo comparve il magnifico
gioiello che portava il nome di Cristallo D’oro. Il custode chiuse gli occhi e
la pietra cominciò a risplendere di piccoli bagliori. La ragazza appoggiò
delicatamente i palmi sulle mani del ragazzo e il gioiello cominciò a
risplendere più energicamente.
“CRISTALLO
D’ORO… RISPLENDI!” Comandarono i due giovani in coro.
L’intera
dimensione magica fu avvolta dalla luce dorata che lì regnava sovrana. Gli
alberi bruciati e rinsecchiti ritornarono verdi e pieni di morbide foglie. Le
pesanti nuvole nere si diradarono lasciando spazio ad un magnifico cielo terso.
Il palazzo che sembrava ricoperto da una patina opaca riprese a brillare di
riflessi ambrati. Il prato ritornò brulicante e migliaia di fiori sbocciarono
in ogni angolo decorando il giardino e i moltissimi davanzali. Improvvisamente
esplose il canto festoso dei passeri e una miriade di farfalle colorate invase
l’aria. In lontananza si poté udire lo scroscio dell’acqua e poi per
completare l’opera il cielo limpido si riempi di piccole sfere dorate che
cominciarono a scendere verso il suolo. Non appena i globi sfioravano l’erba
si dissolvevano lasciando spazio ai corpi di persone addormentate che si
svegliavano mano a mano assumendo espressioni assonnate.
Chibiusa
si voltò verso il custode e lo sorprese a guardarla sorridente.
“Le
hai messe tu le farfalle?” Le chiese fingendosi schifato.
“Erano
bellissime!” Fece lei dandosi a vedere offesa suscitando nuovamente le risate
del ragazzo.
“Scemo!
Scemo! Scemo!” Fece le mettendo su il broncio e dandogli la schiena. Sussultò
quando lui l’abbracciò da dietro.
“Lo
so… ma non è per questo che mi ami?” Chiese malizioso.
“Io
non ti amo!” Rispose lei imbronciata facendo scoppiare il ragazzo in un'altra
allegra risata.
“Ah
no?”
“No!”
“Perché
mi guardi così? No è? Tieni giù le mani!” Ordinò lei ridendo e cercando un
inutile fuga.
“Dimmi
che mi ami!” Fece lui atterrandola e cominciando a farle il solletico.
“Si…
si… basta… Helios… basta… si… ti… ti amo… basta… non ce la
faccio più!” Biascicò contorcendosi tra le risa.
Il
ragazzo la lasciò respirare per poi mozzarle nuovamente il fiato con un lungo e
appassionato bacio.
*FINE FLASCH BACK*
Chibiusa
si alzò dal davanzale e prese a camminare verso una coppia che era appena
entrata dal portone principale.
“Chibiusa!”
Fece la donna allargando le braccia affinché la ragazza potesse perdersi in un
abbraccio materno.
“Siete
arrivati finalmente!” Disse lei riemergendo dalle braccia della genitrice.
“Dillo
a tua madre che ha impiegato qualche secolo per prepararsi”. Si giustificò re
Endimion.
“Ma
sentilo, ricorda a tuo padre che è lui quello che quando stavamo per partire è
dovuto tornare indietro per firmare altre scartoffie”. S’impuntò la regina.
“Ma
la senti tua madre? Io faccio tutto il lavoro e lei si permette anche di
criticarmi”.
Chibiusa
roteò gli occhi. Avrebbe proprio voluto vederli quei due da fidanzati. Ma che
stava pensando? Lei li aveva visti da fidanzati. Bunny e Marzio.
“Mamma,
papà…”.
“Si?”
Chiesero i genitori in coro.
“Mi
siete mancati!” Rispose lei felice abbandonandosi di nuovo tra le braccia
della madre mentre suo padre le accarezzava i lunghi capelli rosa.
“Ehm
ehm… maestà, mi permette un ballo con sua figlia?” Li interruppe Helios.
Re
Endimion lo guardò di traverso ma poi riconoscendolo sorrise e gli cedette la
principessa.
Era
appena cominciata una bellissima canzone quando Helios la condusse ammezzo alla
sala.
Mi
riprendo la mia vita, e lascio indietro il mondo per un attimo, un attimo per
me…
“Sei
bellissima…”. Sussurrò il ragazzo passandogli le braccia attorno alla vita.
…questa
calda brezza ci accarezza e intanto il sole sparirà (da domani so che ritornerà!)
su di noi, aspetteremo sulla sabbia un’altra onda che ci porti via, che ci
porti via con se, stringerò più forte fino all’orizzonte in un
frammento che (sarà solo per noi babe!) che sarà un’eternità…
“Grazie…”.
Mormorò lei passandogli le braccia al collo mentre le sue guance si tingevano
di rosso.
…ora
che ci sei le stelle sorridono a me, è un momento senza tempo, è il
vento che cambia per noi…
Lo
fissò qualche secondo negli occhi come a cercare la conferma delle parole della
canzone. Si sorprese perdendosi in quelle sue bellissime iridi dorate, così
ricolme di quel bellissimo sentimento che li avrebbe legati per l’eternità.
…qui
dove il paradiso bacia la natura, qui dove il sole fa l´amore con
la luna, stacco dal mondo e ritaglio un momento per me, il tramonto
disegna un nuovo volto nel ciel, ed ora la mia mente vola viaggia da
sola e poi sfiora ogni persona a me cara, e nulla cambierà, su su va il
vento e una stella cadente dona magia a questo momento, adesso che
aspetti il vuoto e lo senti, il silenzio del mare pronto a scordarti e
guardi nel cielo sorgere le stelle, ognuna di loro a ricordo di tutte
quelle persone, che ancora oggi porto nel cuore resto con loro
aspettando il ritorno del sole e nella pioggia poi quel vento lo
cancellerà, sarà un momento perfetto per un´eternità…
Lo
stava fissando con quei suoi occhioni da bambina cercando risposte. Sorrise e
nonostante i genitori della ragazza li stessero guardando le diede un morbido
bacio.
Sulla
mia pelle il sole non brucerà,
è un momento perfetto…
Nulla potrà rubarci questa realtà,
siamo legati ad un istante…
Avvampò
all’inverosimile, questa era la punizione per aver dubitato del suo amore! Dio
suo padre dopo le avrebbe fatto una lunghissima predica. Ma ora non le
importava….
…vedo
tutto quel che abbiamo intorno compreso tra il cielo e il mare,
così perfetto che non mi sembra reale, guardare il sole mentre se ne
va, vivere un sogno da cui il mondo non mi sveglierà, e quanto durerà
non so, guardo la tua pelle nuda (scherzo con la luna), vado alla
fortuna, (non fan più paura !) le risposte che non ho, perché quello
che mi serve realmente e c´arrivi è stare bene e stare insieme a veri
amici, decidere per me, per sempre e guardarti qui accanto che dormi e
intanto sorridi, ed ora è tutto qui, ed io c´arrivo solo adesso, non so
spiegarmi nemmeno com’´è successo, il futuro aspetta, ma è meglio se non
ci penso, un momento perfetto e per ora sono certo
che...
Rise
contro le sue labbra vedendola così imbarazzata.
…sulla
mia pelle il sole non brucerà, è un momento perfetto…
Stava
ridendo, la contagiò.
…nulla
potrà rubarci questa realtà,
ascoltami…
Che
buffa che era, si contraddiceva sempre, e lui si divertiva come un pazzo a
metterla in imbarazzo.
…ora
che ci sei, le stelle sorridono a me…
è un momento senza tempo è il vento che canta per noi…
Lo
sguardo sereno del custode la rallegrò. Lo amava da morire. Affondò il viso
nel suo petto.
…sulla
mia pelle il sole non brucerà,
è un momento perfetto…
Lei
aveva azzerato completamente le distanze tra i loro corpi ed ora poteva sentire
il suo profumo invadergli i polmoni mandandolo in estasi.
…nulla
potrà rubarci questa realtà,
siamo legati ad un istante…
Si stava
così bene in quell’abbraccio. Si sentiva protetta e al sicuro mentre le
braccia del custode le cingevano possessivamente i fianchi.
Pelle su
pelle al sole ci scalderà…
è un momento perfetto…
Anche
Helios chiuse gli occhi e si abbandonò tra i capelli della ragazza assaporando
quel momento che, lo sapevano entrambi, sarebbe durato ancora pochi attimi.
Nulla
potrà rubarci questa realtà…
siamo legati ad un istante!!!
Le note si
spensero per qualche secondo per poi riattaccare con una canzone leggermente più
ritmata. I due a malavoglia si staccarono uscendo dalla pista da ballo.
“Cosa
farai adesso?” Chiese improvvisamente la ragazza.
“Come?”
“Tornerai
ad Illusion vero?”
“È il
mio dovere, io sono il custode dei sogni!”
“Si… lo
so. Però così non potremo più vederci!”
“Mh… ma
no, sarà solo per un po’. Appena la situazione si stabilizzerà di nuovo
forse riuscirò a venire a trovarti. E poi non ti dimenticare che tu nella
dimensione dei sogni sei sempre la benvenuta”. La rassicurò con un dolce
sorriso.
“Ti
amo!”
“Sì lo
so”.
“Tu mi
ami?”
“Più di
ogni altra cosa al mondo”.
“Me lo
concedi un altro ballo?”
“D’accordo
principessina viziata!”
Philips
stava in un angolo appoggiato ad una colonna con le braccia incrociate intento a
fissare una certa biondina che continuava a rifiutare cortesemente inviti a
ballare. Certo se lui glielo avesse chiesto la risposta sarebbe stata
indubbiamente un diniego meno garbato. Sicuramente la bionda lo avrebbe guardato
storto e sarebbe scoppiata a ridere. Improvvisamente incrociò due profondi
smeraldi e sussultò. Si era girata a fissarlo! Ora sorrideva e veniva verso di
lui.
“Vuoi
ballare, Cesky?” Sussurrò Angel.
“Ballare?
Con te?” Chiese schifato.
“Certo!
Non vedo l’ora che accetti per poterti pestare i piedi!” Sibilò lei celando
una nota di tristezza.
“Ah,
allora è questo il tuo secondo fine… e io credevo che ti fossi accorta del
mio grande fascino e non riuscissi più a resistermi!” Rispose lui arrogante.
“Te
l’ha mai detto nessuno che sei insopportabile?”
“Ci pensi
tu ogni volta che mi vedi…”. Ironizzò lui.
“Beh, se
non balli con me andrò a chiederlo ad Alex!” Sentenziò lei dandogli la
schiena e muovendo alcuni passi prima che lui la fermasse per un braccio.
“E
secondo te io potrei rinunciare ad essere in prima fila mentre tu sbagli tutti i
passi?” Chiese lui offrendole il braccio.
“T’informo
che sono un’ottima ballerina”. Fece lei mentre si portavano al centro della
sala.
“Ehi
Dafne, guarda quei due!”
“Secondo
me tra qualche mese avremo una nuova coppietta”. Scherzò la mora.
“Già,
ehi che hai?” Chiese il ragazzo notando che di colpo lei abbassava lo sguardo
sul pavimento.
“A
quest’ora lei sarebbe sicuramente seduta su un divanetto sorseggiando
tranquillamente qualche drink”.
“Dafne!”
Tuonò lui.
“È
inutile puoi dire quello che vuoi, non mi farai cambiare idea”.
“Lo sai
benissimo quello che penso, ne abbiamo già parlato. Aphrodite non è morta per
colpa tua!” Fece lui chiudendo il discorso.
“Si…”.
Fece lei solo per farlo tacere procurandosi un occhiata sbieca da parte del suo
ragazzo.
“Allora
tesoro, sei contenta? Hai vinto la guerra!” Esclamò la regina Serenity
rivolta alla figlia.
“No mamma
molto di più, ho trovato qualcosa in cui credere, qualcuno per qui lottare, ho
trovato finalmente degli amici!” Rispose Chibiusa prima di lasciarsi
trascinare dal suo ragazzo nel ennesimo “ultimo” ballo.
FINE!!!
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