L'arte della guardona

di gegatina
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Cap. 1 Ti guardo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 Ti parlo ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 Ti sogno ***



Capitolo 1
*** Cap. 1 Ti guardo ***


Ciao a tutti.
Questa è la mia prima fic quindi per favore siate clementi.
In realtà questa storia è stata un idea della mia fantastica e meravigliosa…
…diciamo quasi sorella, Rebe.
Quando ho letto la bozza mi sono innamorata ma lei non ha intenzione di continuarla e così… per sua concessione mi trovo a pubblicarla e finirla io. Spero che piace.
Approfitto anche per fare un po’ di pubblicità alla sua splendida storia  Animedi rebecca73
Buona lettura.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Capitolo 1   TI GUARDO
 
 
 
Ti guardo… quando so che tu non stai guardando.
 
Ti guardo… quando so che nessuno mi sta osservando.
 
Ti osservo immagazzinando ogni tuo dettaglio.
 
Ti guardo.
 
Ti osservo.
 
Sempre.
 
Sono mesi che ti sogno, che ti desidero, anche solo starti un po’ vicino, il mio cuore piange perché sa che non sarai mai mio.
Dolce strana creatura, che colpa ne ho se mi sono innamorata proprio di te, che sei così lontano
dal mondo che mi appartiene.
Dolce perché vedo come guardi i tuoi fratelli, con occhi di chi ama ed è amato dalla sua famiglia. Strano perché il tuo sorriso  non raggiunge mai gli occhi, quegli occhi tristi avvolti in una strana solitudine.
Creatura perché non so ancora cosa sei, cosa siete.
Sono brava con i dettagli, ai miei occhi non sfugge quasi nulla, mia madre da quando ero piccola mi diceva che dal mio guardare attentamente la gente, ne avevo fatto un arte…”l’arte della guardona”, appunto.
Forse  avevo sviluppato questa per compensare la mia timidezza, incapace di stare con la gente, ma a me andava bene così.
Almeno cosi mi lascavano in pace ad esercitare la mia arte..a guardare loro ….  lui.
“Bella! Allora cosa ne pensi? Mi stai sentendo? ecco  come non detto c’era sempre qualcuno che non si arrendeva con me, la voce squillante di Jessica sovrastava  il rumore della mensa, che noia. “Si ?” rispondo con la speranza di capire qualcosa di quello che vuole.
“Ho detto, secondo te Mike mi inviterà al ballo?”
Già Mike, un altro che non si arrende sprecando il suo tempo a ronzarmi in torno, ma perché non gli mette un bel guinzaglio e se lo tiene vicino, così lei è felice ed io pure.
”Non so Jess perche non lo inviti te?” 
”Be, c’ho pensato, ma…“ la sua voce fastidiosa mi giungeva ormai ovattata, la mia mente e il mio sguardo era di nuovo rivolto al loro tavolo, a quelle cinque perfezioni fatte persone…
I Cullen… e al mio Edward.
La sua bocca mi attraeva come una calamita peccato che ci potevo posare solo gli occhi…
* ah! Bella smettila stai peggiorando fino a qualche tempo fa il tuo pudore non ti permetteva neanche di ammettere che ti piaceva e ora da brava spudorata ti fai i film *
Sono cambiata.
Ammetto un'altra cosa a me stessa.
Lui mi hai cambiata.
Jessica continua il  suo monologo, tanto so già che sono fatti l’uno per l’altra quei due, da come si guardano e si atteggiano l’unico problema è che a Mike piace stare con i piedi in più staffe. 
 “Jess andiamo voglio ripassare biologia così mi preparo per la lezione” la mia voce sembra zittirla, ma solo per poco.
 “E perché ? Oggi il prof deve fare un nuovo argomento, non c’è bisogno di ripassare! “ 
 “Non si sa mai!” rispondo cercando di essere convincente, ma con lei è tempo perso, io so per certo che ci sarà un compito a sorpresa, prima in corridoio  ho visto il professore abbastanza nervoso e questo vuol dire: *non disturbatemi e beccatevi questo compito*  
Mi alzo, con un ultimo sguardo su di lui, la mia meta e la nostra aula, anche sua, perché è il mio compagno di banco e questo fa increspare un sorriso sulla mia bocca, sospirando penso a quanto sono malata, malata d’amore.
Lui è già lì, ma non mi guarda quando arrivo, io ho fatto tardi, colpa di * brutta- civetta- Jess *  fa finta di non vedermi, so anche questo, a lui non sfugge niente quasi quanto a me o forse di più, infatti si è preparato già il foglio come faccio io del resto, ma fosse abbiamo commesso un errore entrambi perché ci guardiamo nello stesso tempo.
I nostri sguardi si intrecciano, i suoi sono freddi ma dentro io ci vedo curiosità e frustrazione, i miei colgono l’attimo per contemplarlo, sono un fuoco dentro e la gola secca, potrei morire ora e sarei comunque felice con i suoi occhi su di me, ma  nascondo tutto dietro una maschera di indifferenza. Sono cambiata anche in questo. 
Sto diventando una brava bugiarda.
Non diciamo niente, raramente parliamo ma l’aria tra noi è pura elettricità.
Pura ed eccitante elettricità.
 
La lezione va avanti, così come la giornata ed io mi ritrovo nel mio pick-up  che mi porta a casa. Charlie non c’è quasi mai, ma il nostro è un rapporto fatto di silenzi, siamo molto simili e da buon padre mi lascia in pace con i miei pensieri.
Arrivo  e mentre mi cambio penso a cosa preparare per cena e anche alle occhiate che mi lanciava Alice nel ora di ginnastica.
Lei e l’unica dei Cullen  che mi lancia qualche sguardo, sempre con discrezione.
Ma oggi si comportava strano.
Più stranamente del solito, almeno.
Continuava a guardarmi, ed era nervosa, strano per lei, per loro, che con la calma che si ritrovano sfigura persino un nobile inglese, in ogni loro elegante movimento.
Passo in cucina ed inizio a preparare.
Sbuffo, quante ore mancano fino a domani? Fino a lui ?
*Bella ma sei scema* ah, ecco perfino la  vocetta della mia mente ci si mette.
*Zitta tu vocina malefica *
Sarà una lunga notte. Non riesco a dormire.
Sono mesi che non dormo bene, da quando mi sono trasferita qui.
Con mia madre a Phoenix era tutto più semplice.
Ma l’amore non è mai semplice.
Se poi è un amore disperato, senza speranza come il mio …. * hai  dimenticato malato * oh!, vocina ma sei ancora qui? va a dormire al posto mio che ci guadagno di salute!
E’ quasi l’alba quando stanca di questo dormiveglia decido di alzarmi dal letto e fare una colazione decente.
Di fianco, sul muro, il grande specchio riflette la mia immagine.
Sono inguardabile. I capelli sono un nido enorme d’un colore scuro come i miei occhi, sotto di esse due occhiaie nere da far paura.
Come potrebbe mai guardarmi Edward? ammesso che guardi una ragazza terrestre o umana che sia, io sarei l’ultima della lista.
Sbuffo, possibile che lui sia il mio primo pensiero la mattina? Sì.
Colazione, bagno, tutto di fretta ho perso tempo a raccogliere i pezzi di me dopo la solita caduta giù per le scale ed eccomi qui nel parcheggio della scuola.
Mi prendo i miei cinque minuti per controllare in giro, come faccio sempre.
L’insegnante  di trigonometria mentre passa l’ingresso della scuola è tutto denti, cercando in vano di far colpo sulla Cope, ma lei non lo degna di no sguardo, probabilmente è innamorata anche lei di Edward Cullen come ogni femmina di Forks.
Dio perche sono cosi sfortunata? Perche ho donato il mio cuore al unico che non lo vuole?
E sarà suo per sempre.
E’ una certezza.
Mio padre si è innamorato della mamma, giovanissimo e i suoi occhi dicono che lo ama ancora, non a importanza il tempo che li ha separati, il suo cuore non è cambiato... 
Il  tempo non cambierà il mio cuore.
Amerò per sempre lui.  
Il prof di biologia mi passa da vicino imprecando, mi dissesta… Merda! È ancora nervoso.
Sarà un altro compito.
Alzo lo sguardo e lo cerco, ed eccolo lì il mio miracolo, è bellissimo, qualcosa di selvaggio lo accompagna nei movimenti ed io ho i brividi lungo tutta la schiena, dovrei avere paura ma non posso fare a meno di ammirarlo, sembra un dio pagano sceso sulla terra.
Il mio Dio.
Beh! Cosa volete? Mi chiamo Isabella di cui macabro significato è: “devota a Dio”.
Ecco sono devota al mio Dio!
Il cuore mi scoppia, spero che lui non se ne accorga, devo farcela.
Mi avvio nella scuola sorpassando i suoi fratelli, sento addosso gli occhi di Alice, sta cercando di dirmi qualcosa, ma cosa? non leggo mica nel pensiero…*Starò attenta, Alice, sarò attenta.*
Il professore entra in classe, mentre io sistemo le mie cose sul banco, è ancora nervoso.
Edward di fianco a me ha un respiro sottile quasi inesistente.
Jess, qualche banco più dietro sta facendo gli occhi dolci a Mike.
Disgustoso, perché lui,  invece, li fa a me.
 “Ragazzi un attimo di silenzio!“ ma la classe più che rumorosa sembra assorta, quasi indifferente alle parole del prof.
Il suo sguardo vaga stizzito per la classe, ma poi  una luce gli s’accende dentro.
Sta cambiando idea. Meglio, niente compito .
“Bene. Data la vostra attenzione… penso che sareste felici di passare direttamente alla pratica. Dovevamo farla settimana prossima. Ma oggi mi sembra più opportuno, cosi starete buoni e concentrati. “ Fa un respiro profondo e continua  “ Non indugiate, l’attrezzatura  è  già sul banco, quindi date inizio al affascinante  modo di distinguere i gruppi sanguinei “ 
 “Ma … “ 
“Niente  ma, siete tutti presenti ed è una cosa che abbiamo lavorato anche l’anno scorso “
Le sue parole non ammetono repliche, e  qualcuno è già al lavoro.
Merda!
E’ anche peggio del compito.
Io il sangue non lo sopporto. Il suo odore mi nausea.
Devo scappare alla svelta, se non  voglio vomitare, svenire o Dio solo sa cos’alto, addosso ad Edward. 
In quell’istante mi rendo conto che sembra una statua di fianco a me.
Non respira nemmeno.
La preoccupazione  per lui è più forte della nausea che sento salire, l’odore del sangue  arriva a me inevitabilmente.
Che devo fare?
Devo aiutare me, devo aiutare lui per qualunque cosa lo abbia reso così.
“ Professore  non mi sento tanto bene ... “
La mia voce è un soffio, sembra uscita da un film sui fantasmi,  il mio colorito pallido aiuta.
* io vedo la gente morta … * vocina proprio ora ti ci metti, non siamo nel “Sesto senso”,è una cosa seria…
 “ Va bene Sig.na  Swan  si faccia accompagnare in infermeria.”
 “  Edward “  dico con un altro soffio, anticipando la voce di Mike, che sbuffa e si rimette seduto.
Ci alziamo insieme, io barcollando, perché sono imbranata di natura, non per altro, a lui  la natura gli ha dato molto, con grazia mi viene vicino, i suoi occhi sono più scuri del solito ambra, sembra grato di questo imprevisto.
Uscire dall’aula è una liberazione.
Come respirare. Edward sembra d’accordo  con i miei pensieri, i suoi muscoli sono meno tesi, il viso rilassato. 
E’ bellissimo…
So di non essere degna di te, ma.. Ti prego guardami. E lui, stranamente, lo fa.
“ Bella  … “  la sua voce   mi giunge come  un balsamo, morbida.
“ Stai bene? Vuoi che ti porto in braccio? “ 
Ma mi vuoi morta?
“ N -no  “  * brava balbetta pure *
“ No, non stai bene”
“Oh no, sto bene camino da sola “
Sembra divertito, non lo mai sentito così, quel mezzo sorriso lo illumina ed io ne sono abbagliata, sono cotta e stracotta, innamorata persa.
La sua camminata è leggera, nel corridoio deserto sento solo i miei passi.
“ Sto b –bene. Tu stai bene? prima mi sembravi teso “
Si rabbuia  all’istante, la sua postura diventa rigida, ma perchè, non sto zitta mi dico.
Stupida, eppure sapevo che reagiva così era logico.
“ Sì tranquilla “ annuisce, siamo quasi fuori dal edificio 
“ Ti porto in infermeria “   
Apro la porta dell’ingresso,il cielo e grigio, ma almeno non piove.
“  No ” sospiro profondamente in cerca di aria    
“ Mi basta stare un po’ a l’aria, l’odore del sangue mi nausea “
Lui mi guarda con un’espressioneincredula e scuote la testa.
Mi siedo su una panchina nel cortile e lui con me.
Starei così in eterno.
Ho desiderato così tanto stargli così vicina senza nessun’altro intorno.
Il mio amore malato si accontenta anche solo di questo.
Ti prego permettimi  di starti così … Vicina.  
Sento il suo sguardo e non posso fare a meno di abbassare gli occhi che prima contemplavano il cielo, per farlo su di lui.
Il cuore mi scoppia nel petto, e so per certo che lui lo sente, che vergogna, ma lui sembra sereno e questo mi fa sorridere.
Un sorriso sghembo gli si disegna sul viso. Non ho mai visto niente di più bello .
Lui è il mio tutto. Io sono sua.
“ Sei una  strana ragazza “    Mai quanto te.
“Silenziosa “                         Mai quanto te.
 “ Grazie. Lo prendo come un complimento. Per me è reciproco. “
L’aria si riempie della sua risata, non potrebbe essere più bello di cosi. Sono sconvolta.
In sei mesi che affino la mia arte su di lui non l’ho mai visto ridere, un angelo non sarebbe altrettanto bello.
La sua risata mi contagia.
Si passa nervoso la mano nei capelli ramati, sembrano così morbidi, quanto vorrei accarezzarli.
“ Come mai stai sempre per conto tuo? non è normale alla tua età?”  E’ imbarazzato, ma anche curioso.
 “ Non  mi interessa socializzare, se è questo che intendi “  annuisce ed io vado avanti
“ Sono un “adolescente antica” come mi definisce mia madre, la quale sostiene che sono nata vecchia tanto da essere ora decrepita “  ride di gusto, come se le mie parole per lui avessero un significato ancora più profondo… Sta a significareche è vecchio pure lui? non mi sorprenderebbe.
Cerco di ingoiare un po’ di saliva, ho la gola secca e scaccio l’ansia, stiamo facendo una vera conversazione, non voglio rovinare tutto.
Voglio godermi questo momento.
“Però mi piace guardare la gente.“ dico sincera ed ora ho paura
“Davvero? E cosa ci vedi o meglio, cosa ti interessa“
“Beh, la gente esprime con il corpo molto più di quanto facciano con le parole, con le parole possono mentire, ma i loro gesti li tradiscono“ dare voce  ai miei pensieri non è facile, ma lui sembra affascinato dalle mie parole.
Mi guada serio, non c'è più ombra del sorriso, ma i suoi lineamenti perfetti  sono rilassati, non è arrabbiato.
Meno male!  L’ultima cosa che voglio è essere giudicata da lui.  * potevi startene zitta allora * mmh !
 “Capisco“ dice  “ E’ un po’ come leggere nel pensiero;  Ma… un po’ meno fastidioso“
“Grazie“  sussurro con un sospiro di  sollievo.
“Per cosa?“ increspa le labbra sorpreso… no, non fare così. E’ troppo sexy.
“Per non avermi preso per una matta apatica“  Mi sorride ancora, il suo sguardo è dolce ed è rivolto a me.
Di tutti i giorni questo è il più bello.
“Bella sei assurda“  sulla bocca ora si disegna un sorriso sghembo…
Cuore ti prego non molarmi adesso. Sembra impazzito.  *assurda ?* cos’è? Un complimento? Un insulto… qualcosa da mangiare? Spiegami! Non  leggo ancora nel pensiero.
“Stai meglio? Vuoi che rientriamo, non vorrei che prendessi freddo” lo dice alludendo alla mia giacca leggera.
“No, sto bene  e poi  il freddo mi piace … ora “ * sì, dopo che l’hai toccato, hai sentito la sua pelle fredda, imbrogliona *
“Non capisco“  dice  “Ma penso che sia difficile per una persona abituata al sole“
“Sì, è stata dura, ma ho imparato ad amare questo posto“  faccio una pausa 
“Ha i suoi vantaggi, niente ragazze in gonnelle troppo striminzite, niente concorrenza sleale “  cerco di dare un tono scherzoso alla mia stupida battuta.  Lui per un attimo sembra ribattere, ma poi con una leggera risata si alza.            
“Rientriamo, la seconda ora  sta per iniziare, a meno che non ti fai giustificare in infermeria... “
Scuoto il capo  negando, mi alzo e gli cammino a fianco. 
Stare in sua compagnia è ancora più bello di come lo immaginavo.
Poterlo gustare così da vicino senza nascondermi. Non voglio separarmi da lui ed è incerto anche lui.
Ma è inevitabile. Con un flebile “ciao “ ci separiamo appena varcato l’ingresso.
Ecco! decreto la fine della mia giornata più bella.
 
 
 
                                   ***      ***    ***    ***     ***    ***    ***
 
 
 
 
 
 
Sono in questo stupido supermarket, l’unico che dispone Forks, da più di mezzora, sto combattendo con il banco frigo.
Ma perchè le cose che ti servono sono sempre nel l’ultimo scafale in alto?
Ed è anche tardi. Dovevo essere a casa già da un po’ e con le lasagne belle e pronte nel forno.
Se quella pettegola  * brutta – civetta – Jess * non mi avesse tenuta al telefono tutto quel tempo.
A scuola sono riuscita a schivarla ma appena arrivata a casa mi ha incastrata al telefono.
Certo passare un’ora in compagnia di Edward Cullen è un pettegolezzo ghiotto, ma ad arrivare a chiedermi se ci siamo baciati mi sa di psicopatica.
* Come se non ti piacerebbe * zitta vocina che mi hai seccata tutto il giorno.
Finalmente arrivo a quella scatola di soffritto,  controllo se ho preso tutto e mi avvio alle casse.
Fuori il sole sta tramontando, se sole si può chiamare quel misero pallore giallino che si vede appena tra le nuvole, ma il crepuscolo ha comunque il suo fascino.
Il  parcheggio è quasi deserto, oltre al  mio pick-up ci sono due macchine, forse dei commessi, non ho visto altri clienti dentro.
Faccio una fatica tremenda ad arrivare alle chiavi, il sacchetto della spesa oltre ad essere pesante  è anche ingombrante e non riesco ad infilarle in questa malefica serratura, quando penso di avercela fatta  un soffio freddo arrivato alle mie spalle, mi spaventa.
C’è qualcuno dietro di me… vorrei  girarmi, ma un tocco inquietante, ghiacciato, mi sfiora il collo.  
La paura si impossessa  di me, la spesa cade rovesciandosi per terra, questo mi dissesta, riesco appena a girare la testa, incontro subito gli occhi di fuoco del mio aggressore.
E vicino, troppo vicino, non ho mai visto niente di più spaventoso ed agghiacciante.
Le sue ditta ghiacciate continuano a sfiorarmi il mio collo, anche il suo respiro è gelido.
I suoi denti mi terrorizzano fino alle ossa. 
“Hai un buonissimo odore, da tempo non ne incontravo uno così  “ mi alita in faccia.
Non riesco a muovere un muscolo.
Dio, perche sono cosi sfortunata.
Che modo ingrato  di morire, così giovane in questo schifo di parcheggio.
Per mano poi di questo demone, creatura del inferno, qualunque cosa sia ha deciso la mia sorte. Chiudo gli occhi, quasi accettando il mio beffardo destino.
Addio vita. Addio Edward, angelo mio.
 “ Hai visto oggi la Sig.ra Reamer come era… Signorina va tutto bene?“
La voce del commesso mi scuote. Si avvicina lentamente. 
Occhi rossi sembra incerto sul da fare, ma poi una luce appare in quel liquido carminio, spero solo  che non abbia deciso di ucciderci tutti. 
Prende un lungo inspiro, quasi ad inebriarsi con il mio odore.
“Aspettare renderà la cosa più divertente per una caccia così deliziosa. Il tuo sangue sarà mio… Presto!“
In un soffio, così come è arrivato, sparisce, come se non fosse mai apparso, ma la mia paura è rimasta e mi conferma che è tutto vero.
Le gambe mi cedono, le voci dei due commessi che si avvicinano ancora, le sento appena perché ormai vedo solo buio.
 
 
Grazie per aver letto.
Se c’e qualcuno che mi vuole dare una mano a betare, io sarei super felice.
Così evito di farvi leggere dei obbrobri.
Mi inchino al vostro giudizio. ^^
gegatina  

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 Ti parlo ***


Ciao a tutti.
 
Ecco il nuovo capitolo.
 
Grazie a quelle anime che hanno commentato la mia storia.
 
Grazie infinite.
 
 
Spero che piaccia.
 
Kiss
gegatina
 
 
 
 
 
 
 
Cap.2        TI PARLO




 
 
Ho gli occhi fissi sul soffitto, distesa sul mio letto sento la fine
di una lunga notte.
Sono stata tutta la notte a ripensare a quello che
era successo.
I suoi occhi rossi, il terrore  del ricordo non mi molla.
Quando ho aperto gli occhi ero in braccio a mio padre, corso appena dopo aver chiamatola polizia, essere lo sceriffo ha i suoi vantaggi.
La parte difficile è stata spiegarli tutto, anche se non sono stata
del tutto sincera con lui.
Come potevo? Quella creatura non era
sicuramente umana, ho avuto tempo per pensare attentamente, ed
analizzare tutti i dettagli che la mia mente è riuscita a percepire.
E non mi piacciono.
Quel essere era freddo, il suo respiro e le sue dita me lo dicono, ma
anche la sua voce per quanto melodiosa era fredda, sicura, tipica di
uno che è capace e può tutto...
Non che io sappia qualcosa di assassini ma su certe cose  si va
d’istinto.
E l’istinto mi dice che quello poteva fare di me una polpetta in un
attimo, ha solo deciso di rimandare.
 In due parole sono spacciata. Morta. Finita. * guarda che si è
capito * senti oggi non sono in vena, quanto vuoi per stare zitta?
Charlie  è convinto di cercare un balordo in cerca di soldi  che
disperato si era lanciato in una rapina sulla figlia sbagliata. La sua.
Lo sta cercando ovunque.
Grazie papà, ma lui non voleva i miei soldi.
No, voleva molto di più. “ Il tuo sangue sarà mio.
Presto “ le sue parole erano state chiare.
Vuole la mia vita. Il sangue.
Un altro brivido mi percuote. Come si fa a combattere una cosa così? Non si può. Sono morta.
Ah, mondo crudele … * e vedi la gente morta … * vocina non vedi che
sono disperata?
non è il momento * ma se fra un pensiero e l’altro sei riuscita a infilarci anche la
fantasia di Edward poco pudica!*
Va bene! Era per sdrammatizzare, non capisci niente di psicologia tu..


Oddio!..  Ho trovato! come non ho fatto a non vederlo subito.
Ho capito!
Dio è così palese, la somiglianza. Pelle bianca,freddo.
Ma lui è diverso.
Il mio Edward  è diverso.
I  suoi occhi sono caldi di un ambra accogliente, piacevole,
rassicurante niente a che vedere con gli occhi infuocati del mio
prossimo carnefice. Da quando sono qui non è mai scomparso nessuno.
Quindi loro sono simili.
Ma non uguali.
Ma a chi voglio darla a bere, per me non cambierebbe niente anche se
scopro che non è Peter Parker ma il fratello cattivo di Venom, che
già quello…  * ma come parli, ti sei sentita? *  sai una cosa ora mi
alzo, mi hai stufata.
Mi affretto giù per le scale, e ovviamente miei piedi mi tradiscono, ruzzolo  giù  come un sacco di patate.
Dio che dolore … * dì la verità che hai deciso di ammazzarti  prima *
 vocina guarda che è colpa tua!


Sono nel parcheggio della scuola, la schiena poggiata  sul  pick-up
con la testa piegata su un libro, in un misero tentativo di camuffare
il mio sguardo.
Edward è arrivato. Non posso altro che essere felice mentre i miei
occhi godono della sua immagine.
E’ un’ora che aspetto, non ce la facevo  più a stare a casa.
 Seguo i suoi movimenti mentre scende dal auto.
Quanto può essere bello un angelo? Lui li batte tutti!
I suoi fratelli sono avanti, con passi armoniosi si dirigono verso la
scuola ma lui sembra indugiare con lo sguardo in cerca di qualcosa.
Quando i suoi occhi incontrano i miei si ferma. Il respiro mi muore in
gola  e spero con tutto il cuore di essere proprio io ciò che cercava.
Ma è solo per un attimo e i suoi occhi sfuggono così come le sue gambe
si allontanano.
Sta scappando da me. Oh Edward, oggi no, non puoi.
La mia decisione l’ho già presa. Ora devo solo mettere in atto il mio proposito.
Accelero il passo lungo il corridoio.
Oggi non bado a nessuno. L’ora di biologia è la mia salvezza e devo
arrivare prima che inizi la lezione.
Mi siedo al mio posto quasi tremando vicino a lui, ora so che cosa è
ed io mi sento ancora più insignificante nei suoi confronti. Il
mormorio dei miei compagni per me è quasi inesistente la mia mente è
occupata solo da lui, dai suoi movimenti aggraziati. L’arrivo del professore
è quasi un insulto alla mia vista.
Mi godo gli ultimi minuti tranquilli mentre cerco con tutte le mie
forze di apparire calma.
Il prof parla mentre io strappo un foglio dal mio quaderno e comincio
a scrivere.
“Ho bisogno di parlarti.” Con la mano tremante gli passo il foglio ad Edward.
Lui è sorpreso mentre legge e con lo stesso  sguardo mi ripassa il foglio
“Per quale motivo “ la sua scrittura è elegante, la mia è un
disastro, come se non avessi già abbastanza motivi di cui vergognarmi.
“E’ personale. Posso parlarti dopo le lezioni?“
“Non credo sia una buona idea“
La sua risposta è una doccia fredda, perché non vuole parlarmi? Gli
faccio cosi schifo?
Mi sento quasi morire dentro. Rifiutata prima ancora di aprire bocca.
Forse la mia faccia lo impietosisce perché molto velocemente mi riscrive
“I tuoi amici non gradiranno vederti ancora in mia compagnia”
Ah, ecco, ha paura delle pettegolezzi. Si vergogna  di me.
“ Potremo vederci dietro la palestra” Spero che non pensi che
voglio dichiararmi, un posto come quello, sembra fatto apposta per
coppiette.  * eccome se non ti piacerebbe, piccola pervertita * beh,
sì, quindi zitta.     
Sembra ancora più sorpreso per la mia
insistenza, non gli posso dare torto, ed è anche indeciso sul da farsi.
Mi affretto a mimare un  “ti prego“ calpestando il mio orgoglio.
Lui, penso abbia scorto la mia disperazione perché mi soffia un “va
bene” ed insieme con lui, oltre al senso di sollievo che provo, arriva anche il suo alito
fresco. Destabilizzante.
Il suo alito profumato mi invade dentro, è  come avere un assaggio
del frutto proibito solo sentendo il suo squisito odore.
* Bella, stai sbavando *
Il cuore mi batte così forte ora, che il dubbio che persino il prof possa
sentirlo è quasi certezza.
Sono felice. Gli parlerò.
Un piccolo sorriso spunta sulle labbra prima di riportare la sua
attenzione alla lezione.
* Bella, stai ancora sbavando *  finiscila!

Sono impaziente, quanto ci vuole ancora? Un’ora?  Due?  Dieci?  E’ un supplizio.
Ogni pensiero diventa una tortura. Cosa farà? Cosa farò? Come la
prenderà? E poi perché dovrebbe interessarlo?
Devo smetterla di pensare  sennò esplodo.
Le ore lontano da lui sono interminabili. Spero che nessuno mi
domandi niente di complicato, oltre al mio nome, perchè oggi sono priva di
risposte, e deve essere proprio la mia giornata fortunata perché me la sto
cavando.



Mentre giro l’angolo della palestra l’agitazione diventa
insopportabile, non sono più così sicura come questa mattina.
Eccolo, la sua figura mi appare imponente d’avanti. Ha fatto prima
di me ad arrivare, mi illudo perché ha fretta di parlare con me, e non
per qualche super velocità * sì,sì, continua a sognare * ma che male
c’è.
Sono così vicina a lui, ora, che potrei affogare nei suoi occhi, da
questa distanza l’ambra sembra liquida..* Bella smettila * sì,
questa volta hai ragione.
“Ciao”
“Dimmi tutto” a fretta di liquidarmi? Bene allora io vado al sodo.
“ Aiutami!”, “ Ti prego, aiutami”
Questo non se lo aspettava. Sono disperata e lui lo sente.
“ Va bene, dimmi quale è il problema” lo dice lasciando un  sospiro,
come rassegnato, ma non so a cosa.
“ Hai sentito della mia piccola disavventura?” lui fa si con la
testa, certo, in questa città si sa tutto, ed io ho evitato tutti oggi
anche per quello.
“ Be non è poi così piccola” lo guardo intensamente, voglio essere
sicura che mi capisca bene.
“ Lui è come te “ ecco lo detto. Non mi uccidere. Non fuggire. Ti prego.
Terrore, ecco cosa c’è sul suo volto. Un ringhio basso esce dalla sua gola.
OH. MIO. DIO.
Posso trovarlo, bello e sexy anche in questo istante? Soprattutto in
questo istante!
Sono eccitata. * Per la miseria! Ma non eri terrorizzata e
prossima a morire? * oh, al diavolo, non posso essere indifferente
mentre Edward fa le fusa a un passo da me. Chi se ne frega ora di
morire.
“ Edward.. contieniti.”  * lui o te?* ti avevo detto che ti pagavo. ZITTA!
La sua faccia non ha parole per descriverlo, ed io non so se
scoppiare a ridere o a piangere.
Sorpreso è dir poco.
“ Cosa intendi?” oh, andiamo..  non voglio giocare.
“ Edward, sarò sincera, in questo momento non potrei altrimenti.
So cosa sei, non voglio sapere altro, per ora, ma quel tizio mi dà la
caccia, voglio sapere se in qualche modo tu mi puoi aiutare? “
Anche se dentro sto tremando, le mie  parole sono ferme.
Mentre i suoi occhi mi scrutano, ho paura, paura del suo rifiuto.
“ Hai paura di me? “ ironia della sorte
“No!”  rispondo decisa.
“ Bene.“ mentre lo dice tira fuori il telefono da dentro la tasca dei jeans.
Ha squillato?
“ Alice, dove?  No! Non se ne parla. Un passo alla volta, Alice... Va
bene.“ E  sbuffa mentre chiude la chiamata.
Ma che razza di telefonata? Più criptico di così. E poi voglio sapere
cosa ha deciso..
“ A quanto pare il destino non si può cambiare” mormora piano, sono
ancora intenta a capirci qualcosa quando lui continua
“ Andiamo, prendiamo il tuo pick-up. Non possiamo lasciarlo qui. La mia famiglia ci aspetta”
Bene facciamo pure un banchetto di Bella.
“ Non volevi il mio aiuto? “ lo dice con il sorriso  sulla bocca,
intimandomi di seguirlo.
Un viaggio in macchina  con lui? non c’è la farò mai. Sverrò al
volante. * ricomponiti !*
“ Le chiavi ?” porge la mano, il suo tono non ammette dinieghi.
Ed io ubbidisco, d'altronde sono consapevole di me stessa.
Il cortile è ormai deserto. Siamo soli.
“ Come fai a sapere, e da quando? “ anche lui va dritto al punto.
“ Da un po’ “ ma  ho avuto la certezza di quello che sei dopo l’aggressione “
Mi guarda alzando un sopraciglio, non ho risposto del tutto. * di che
hai paura?, pensi di essere più strana di lui? *
“ Ti ricordi che mi piace guardare la gente? “ mi fa di sì con la testa
“..Mi piace… guardare anche te. “ Confesso in un mormorio.
Sono rossa in faccia, lo so per certo, sento le guance in fiamme
ancora di più quando sento il suo ridacchiare.
Antipatico. Sbuffo, con aria finta irritata.
Il rumore assordante del pick-up è quasi imbarazzante, così come
vederlo alla guida del mio catorcio.
Avrò qualcosa degno di lui?  Non credo.
“E’ cosa hai visto in me? “ * cavallo curioso!...* ma non era goloso? * Appunto!*
“Ti interessa?”
“No, ma sono curioso” mai quanto me, di te.
“ Io non ho fatto domande, ma data la situazione facciamo uno scambio
equivalente?”
“ D’accordo, inizia tu.” Imbroglione. E la cavalleria?
“ Quanto sincera voi che sia?”
“Del tutto!” dice convinto, poi gira la testa  verso di me
fregandosene della guida
“Per favore”  sussurra piano.
Eh, no, eh! così non vale. Tanto dato le previsioni sarò morta presto,
e per la fortuna che mi perseguita è già tanto essere arrivata a
diciassette anni. Che sia.
“ Non credo che ti piacerà, ma l’hai chiesto tu, quindi..da dove inizio? “
“ Dal inizio.”
“ No, sarebbe noioso ed io non voglio ucciderti con la mia sciocca e
noiosa vita.”
Una risata come mille campanelli risuona nel abitacolo  ed io mi
incanto ancora, come la prima volta quando lo sentito ridere.
Bellissimo.
“ Ridi di me.” Dico  senza nascondere anche il mio sorriso.
“ Credimi, Bella, tu sei tutto tranne che noiosa. Ma continua”
dice cercando di riprendersi.
“Quando ero piccola, oltre ad avere poca coordinazione e un’innata
sfortuna, ero timida e spesso gli altri bambini si approfittavano di me. 
Phoenix è una città in cui devi imparare a vivere in fretta.
Così cercavo sempre di guardare bene le persone in modo da capire le
loro  intenzioni.
Insomma ho sfruttato la timidezza in mia difesa, finché sono diventata
una maestra se così si può dire.”
Ora anche un po’ meno timida. Ma con la stessa sfortuna.
“ Ingegnoso per una bambina. Ma ora dimmi di me. Cosa sai esattamente.”
“ Che non mangi, probabilmente puoi anche non respirare, sei forte,
veloce… i tuoi occhi sono sempre tristi…”
“E sai tutto questo solo guardando?” sembra irritato.
“Ma che mi meraviglio? Sono uno che legge nel pensiero”
“Tu…”  ingoio a fatica “ leggi nella mente?” oh, merda
“Come? Cosa?..Dimmi? Ed io, cosa s-sai?” sono fuori di me
“ No, aspetta “ lo fermo, stava per parlare
“ Lo voglio anch’io! …Sai che risparmio di fatica “
Questa volta ridiamo insieme, mi rendo conto del assurdità della cosa.
Ed è bello sentirmi così complice con lui.
“No, di te non so niente,con te non funziona” continua, sembra più rilassato,ora.
“ E prima che lo chiedi, no, non so perché, ho questo dono da quando
sono un vampiro”
La detto, io non ho avuto il coraggio di dirlo apertamente, quasi
volessi una conferma, e lui la detto con una  leggerezza da far paura.
“perché non hai paura?” lo dice mentre i suoi occhi vogliono leggermi dentro.
“Non lo so” che risposta scema. Perché sono innamorata di te e
l’amore fa fare pazzie.
Sorride, scuotendo il capo alla mia risposta, poi cambia espressione.
“ Siamo quasi arrivati, ma visto che tu sai già di me abbastanza,
tocca ancora a te parlare appena riprenderemo il discorso. Ora ti
presento la famiglia “
“Arrivati?”
Mi guardo in torno spaesata, non mi sono resa conto della strada che
abbiamo fatto.
Davanti a noi, una splendida villa immersa totalmente nella natura.
Intorno, tutto bosco.
E’ bellissima.
Ora sì che ho paura. E poi... la famiglia? Mi ricorda Il Padrino, già
ma al meno loro mangiavano polpette e ragù .
“Pronta?” chiede mentre con la mano  accompagna la mia spalla.
OH. SANTO. CELO .
Neanche se presentasse la sua fidanzata. No, corro troppo con la
fantasia, ma il suo tocco leggero mi manda in fibrillazione, e la
spalla mi brucia anche se la sua mano è fredda.
La sua mano non si sposta ed io sarei disposta ad affrontare dieci di
famiglie pur di non spostare quella mano.
“ No, non sono pronta per niente”
“Prometto che non ti mangeremo” dice sarcastico
Per un attimo sono tentata di  dirgli che lui può anche mangiarmi se lo desidera,
 ma sarebbe troppo sfacciato da parte mia.
E opto per un altrettanto ironico
“ Molto gentile”
Ho la gola secca, sono nervosa ed agitata. Forza Bella, mi incito da
sola mentre saliamo le scale d’ingresso di casa Cullen. 

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 Ti sogno ***


CAP.3
 
 
TISOGNO
 
Sono seduta sull’impeccabile divano bianco del salotto di casa Cullen.
Di impeccabile non c’è solo il divano, tutto,tutto è perfetto.
Persino il loro abbigliamento è intonato con i colori e l’armonia della casa.
Mi sento piccola ed insignificante è questo non è niente in confronto al
disagio di sentire sette paia di occhi color ambra fissarmi senza pudore.
Vorrei diventare davvero piccola, piccola, proprio così come mi sento, e nascondermi tra i cuscini del divano.
Edward è al mio fianco e questo è l’unico punto che mi dà un po’ di sollievo, ma mi fissa pure lui è questo non aiuta per niente.
Alice ha un sorriso lungo da un orecchio all’altro mentre mi guarda estasiata.
Mette i brividi peggio del suo compagno Jasper.
“ Però è vero ha un buon odore” conviene Alice tra un sorriso e l’altro.
 Ora sì che fa paura.
“ Sì, ma credi che sia solo questo che l’ha scatenato?”
Carlisle continua questo strano discorso su quanto io sia appetibile.
Per loro deve essere normale, così come per quel orso di nome Emmet annusarmi spudoratamente.
“Mh, bel bocconcino”
“Vedi di smetterla” la voce di Rosalie è sprezzante.
No, a quanto pare non è poi cosi normale.
Rosalie continua a guardarmi con disprezzo. Lo so, a lei non piaccio.
Non è una novità, ma a lei non piace nessuno oltre alla sua famiglia.
“Non ha importanza cosa ha scatenato la sua caccia. La sua preda è Bella ed io non posso permetterlo”
La voce di Edward è fredda, stringe i pugni, si sta sforzando di stare calmo.
Perche non può permetterlo?
“Figliolo non lo avremo permesso comunque. Sai già come la penso nei riguardi della vita umana”
Sono affascinata da questo capo famiglia.
Carlisle è un uomo bellissimo con una calma contagiosa.
L’avevo già incontrato in ospedale , per un’imbranata come me conoscere tutti i medici della contea è il minimo, ma non ho mai parlato molto con lui.
Esme sua moglie seduta al suo fianco, mi guarda con tenerezza.
Sono vampiri è su questo non ci piove ma sono anche una famiglia.
Una di quelle che tutti vorrebbero, io la vorrei. No, io voglio Edward,tutto il resto perde importanza.
“Secondo te il nomade viaggia da solo?” esclama Emmet, dicendo finalmente qualcosa di sensato.
“Alice cosa vedi? Non voglio sorprese”
“Per ora niente Edward, è indeciso. E poi davanti alla scuola ha sentito il nostro odore”
“Fatemi capire bene” apro finalmente bocca facendo il resoconto del discorso
“Lui è un nomade vampiro,che si beve gli umani… voi mangiate gli orsi..
Alice vede il futuro, Jasper si diverte con le emozioni ed Edward fa da telecronaca direttamente dalla testa della gente... ”
“Sì, in linea di massima è così” risponde Carlisle ignorando il mio sarcasmo.
Edward sbuffa “Non mangiamo, ci nutriamo e non solo di orsi ed io non faccio la telecronaca” conclude quasi offeso.
“Scusate, non volevo essere maleducata” sussurro vergognandomi, in effetti, non sono qui per giudicare.
Io ho bisogno di loro, non il contrario, e la loro gentilezza è già gran cosa.
“Nessun problema,Bella.” la cortesia di Carlisle non ha fine, mette quasi a disagio.
Annuisco per ringraziare, vorrei ribattere ma la voce di Alice mi ferma.
“Bene. E’ deciso. Faremo così!” volteggia e saltella per tutta la stanza battendo le mani come una bambina.
E’ matta? E poi, deciso? Cosa?
“Bella è tardi. Charlie sarà a casa fra poco” Continua la matta, almeno a smesso di fare le capriole.
“Edward ti spiegherà tutto” mi alza di peso dal divano con un gesto che sembra una spinta leggera.
Cavoli, mi devo ricordare di non farla mai arrabbiare.
“Grazie di... tutto” Dico prima di lascare casa Cullen dopo aver salutato tutti.
Non ho capito molto. * Per forza, il tuo unico neurone saltava come Alice nel salotto * Tsk!
Ma la mia vita con loro sarà al sicuro. Credo. Spero.
“Potevo guidare anch’io”
Pavoneggio fintamente sicura mentre Edward sta guidando da un po’, siamo quasi a casa mia.
“Visto che dovrò farti da guardia del corpo, tanto vale farla sul serio”
Sono sconvolta dalla svolta di quest’impresa. Avere Edward a disposizione 24h su 24h ..è..è un sogno.
“Mh, ti annoierai di farmi da cane da guardia” mi guarda rabbioso.
“Darmi del cane è molto più che offensivo. Sono tutto muscoli e niente cervello, puzzano e sporcano ovunque  e soprattutto annusano cose non loro” ma di che cani parla?
“Scusa non..”
“E no, non mi annoierò” mi liquida con un sorriso strafottente.
 Questo Edward mi è nuovo.
Sembra esaltato, eccitato da chissà quale pensiero. Sarà un piacere conoscere anche questo Edward.
“Ma stare tutta la notte appostato sotto la mia finestra non mi sembra una gran cosa”
“E chi ti ha detto che starò fuori?” sogghigna ancora “La tua stanza è abbastanza grande anche per me”
Questo Edward mi piace. Sì. Molto. Si può prendere la casa, la stanza,me..
“Charlie è quasi al angolo della strada. Sbrighiamoci”
 
                                                 * *     * *   * *
 
“Bella, anche se non prepari sempre la cena non è una tragedia.”
“Sì, papà. Ma alla tua salute ci tengo”
Sbuffa in risposta, che ci posso fare se lui cucina solo schifezze ed io ci tengo davvero alla sua salute.
Mangiamo in silenzio. Come sempre. Ma dentro di me c’è un bacano: il cuore a mille,i pensieri che urlano nella mia testa,persino la vocina sta litigando da sola dato che io non posso rispondermi.
Sono ancora nella parte della brava figlia.
Sono agitata, di sopra mi aspetta Edward, ed io penso che sverrò sulle scale nel tentativo di raggiungerlo.
Cosa farà? Cosa gli dirò? Riuscirà mai a vedermi come una ragazza quando tutto questo sarà finito?
Magari la sua ragazza? No. Forse questa è una previsione un po’ troppo ottimistica.
Ma che male c’è a sognare?
 
                       
                       * *       * *     * *
 
 
Il suo tocco è gelido come immaginavo, ma piacevole, non come il tocco del mio aggressore.
Certo non dovrei paragonarli, ma la mia mente ha registrato il freddo che li accomuna.
E’ delicato mentre percorre con le ditta i tratti del mio viso.
L’odore del suo respiro mi arriva prepotente nelle narici, ed io ne voglio sempre di più.
E’ squisito.
Mi lecco le labbra d’istinto. Di più. Prego che si avvicini di più.
Perché l’attesa mi sta uccidendo.
E per miracolo, sì, deve essere un miracolo, lui si avvicina ancora di
più, tanto che mi manca il respiro per quanto mi sento stretta tra le sue braccia.
“Bella..” un gemito sfugge dalle mie labbra, è troppo per la mia mente sentire il mio nome pronunciato così, a due centimetri dalla mia bocca.
“Edward …” e non riesco a dire altro che lo fa. Le sue labbra sono sulle mie.
Fredde, lisce, delicate,deliziose. Sono un fuoco.
Non c’è niente che posso paragonare a quello che sento.
Non voglio che questo paradiso finisca, voglio prolungarlo e il mio desiderio per lui cresce a dismisura,
mi ritrovo a dischiudere le labbra.
Voglio morire con il suo sapore in bocca, no ci penso due volte e la mia lingua percorre le sue labbra leccandole con
devozione pregandolo di schiuderle per me.
Nel attimo che lo fa, penso di essere morta per davvero, magari di troppa felicità.
E’ stupendo.
Edward mi sta baciando per davvero.
No. Di più.
Mi sta assaporando, mangiando, gustando.
Le labbra sono prepotenti ora sulle mie.
La sua lingua sa di miele  e sta lambendo ogni parte della mia bocca mi sta esplorando.
Questo è molto più che passione.
E’ furia. Un desiderio realizzato dopo tanta attesa. Troppa.
E quando respirare mi è ormai indispensabile ci stacchiamo con rammarico, ma la distanza è minima perché subito dopo inizia a darmi
piccoli bacetti mentre io cerco di ritornare ad un colorito più naturale dopo la prolungata mancanza di ossigeno.
“Bella,apri gli occhi!” Perché? Sono chiusi?
“Bella,apri gli occhi, mi sto preoccupando!” di nuovo? Perché mi fa questo?
L’immagine davanti a me diventa sempre più sfocata… gli occhi mi dolgono quando li apro, ma il cuore fa più male…
Capisco subito.
Merda. Era un sogno. Questa volta sembrava così reale.
Mi sembra di sentire ancora il suo sapore.
Mi viene da piangere, e mi si stringe il cuore.
La realtà è crudele con me questa mattina. Poi focalizzo meglio la figura che mi scuote chiamandomi.
E’Edward. No, a pensarci bene non è più così crudele questa mattina.
“Finalmente!” lo guardo strano
“Mi hai fatto preoccupare, non ti svegliavi più e continuavi ad agitarti”
“Oh,Edward, scusa. E che a volte ho il sonno davvero pesante.”
Soprattutto quando c’è un motivo per non svegliarmi. Merda sono tutta bagnata.
*svergognata* ma che hai capito? Nel senso di sudata. * Sì, sì..*
“Buono a sapersi. Comunque è tardi.” Detto questo sparisce veloce dalla camera ma con un strano sorriso sulla faccia.
Guardo l’orologio, merda, è tardissimo. *hai detto merda un sacco di volte, sai dire altro?*
Sì, voglio tornare a sognare.
Mentre mi preparo torno con il pensiero alla sera prima.
E’ bello imparare a conoscerlo e ieri sera ho conosciuto lati di lui davvero interessanti.
 
 
 
A.A.A Cercasi disperatamente aiuto.
Grazie per la lettura.
gegatina
 
  

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