Una strada già battuta

di Seri and Pe Pornduction
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Diciannove anni dopo ***
Capitolo 3: *** La magia non è solo per prestigiatori ***
Capitolo 4: *** Look da maghi ***
Capitolo 5: *** Una star per amico ***
Capitolo 6: *** Tutti pazzi per Sue ***
Capitolo 7: *** Una nuova amicizia fra gonne e pozioni ***
Capitolo 8: *** Un nuovo amore ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


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*


Seri and Pé Pornduction: fondata, gestita, amministrata da Serintage e .

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Seri and Pé Pornduction ha detto: “La fanfiction su Simona Sue aiuta a salvare il fandom dalle Mary Sue e a portare il sorriso, o almeno si spera”.


SIMONA SUE CONTRO IL PLAGIO

La Seri and Pé Pornduction aderisce alla campagna contro il plagio per aiutare il mondo della scrittura creativa ad uscire da questa brutta piaga, ed invita chiunque ad unirsi a questa giusta causa partecipando a {Giù le mani} Una clique contro il plagio nelle fanfictions.


SIMONA SUE CONTRO IL LINGUAGGIO SMS

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SIMONA SUE A IMPATTO ZERO

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SERI AND PÈ PORNDUCTION

presenta


UNA STRADA GIÀ BATTUTA


Correzioni di Izumi



FANFICTION PARODICA



A chi ci ama,
perché siamo splendide e intelligenti
perché siamo spiritose e divertenti
perché senza di noi sarebbe tutto una noia
e a tutti piace fare baldoria

A chi ci ama,
dedichiamo questa storiella
che non pretende di essere in assoluto la più bella
solo un sorriso vogliamo strappare
e a riflettere alcune persone portare


(Seri and Pé Pornduction – Modestia)




*



Prologo

Era una notte buia e fredda, di quelle in cui nemmeno le stelle si arrischiano a fare capolino nel cielo; un forte vento scuoteva gli alberi della Foresta Proibita, creando vortici con le foglie secche cadute negli ultimi giorni autunnali.
Due figure ammantate avanzavano con fatica lungo la strada che portava verso Hogwarts, combattendo contro le gelide folate che penetravano fin dentro i loro vestiti come tante lame ghiacciate. Si fermarono solo davanti all'enorme ingresso del castello, guardandosi continuamente attorno per la paura di essere stati seguiti. Una raffica più violenta delle altre face cadere il cappuccio di una di quelle due persone, che inutilmente tentava di trattenerlo con le mani, e una cascata di boccoli dorati vennero scompigliati con furia dal vento ma, prima che la donna potesse di nuovo coprire i suoi capelli, la figura accanto a lei, con premura, afferrò il cappuccio e glielo risistemò. Avvicinandosi, si accorse che stava tremando e la strinse a sé.
« Mona, hai freddo? »
Lei scosse il capo in segno di diniego, ma ricambiò la stretta. L'uomo bussò con forza sul grande portone di legno e subito si sentirono dei passi frenetici, seguiti dallo sferragliare del catenaccio che veniva tolto per permettere ai due fuggiaschi di entrare. Dall’interno comparve la testa di un uomo che fissò per un attimo i nuovi venuti.
« Silente vi sta aspettando » disse prima di scostarsi per lasciarli passare.
Gazza li guidò per i silenziosi corridoi di Hogwarts, in cui l'unico rumore udibile era prodotto dal vento che si infrangeva sulle finestre, facendole vibrare. Il custode avrebbe voluto una spiegazione, almeno da parte loro, per quello strano arrivo, dato che il preside non si era degnato di fargli sapere nulla, ma tutto ciò che ottenne fu un pacato e gentile ringraziamento sussurrato dalla giovane donna.
A malincuore Gazza dovette lasciare i due ospiti davanti al Gargoyle di pietra che custodiva l'entrata dell'ufficio del preside, e così si allontanò, sperando di beccare qualche studente fuori dalle camerate.
« Avresti potuto ringraziarlo anche tu ».
Una leggera sfumatura di rimprovero era contenuta nella voce della donna.
« Lo sai che non è nel mio stile... Cioccorane ».
Al suono della parola d’ordine, il Gargoyle di guardia si spostò a lato strusciando contro il terreno e i due si avviarono per la stretta scalinata che portava alla presidenza. Silente era seduto dietro la scrivania, con tre tazze fumanti davanti a lui e uno strano scintillio negli occhi.
« Vi stavo aspettando. Avete avuto qualche intoppo? » si informò sorseggiando il the bollente e scrutandoli da sopra gli occhiali a mezzaluna.
« No, tutto è andato come doveva » replicò l'uomo permettendosi solo a quel punto di abbassare il cappuccio e rilassare i muscoli, che fino ad allora erano stati tesi per la tensione e la paura.
« Molto bene Severus. La parte più rischiosa del piano è riuscita ».
Silente, con un colpo di bacchetta, fece fluttuare una tazza in mano a Piton, per poi rivolgersi alla donna accanto a lui, ancora sulla difensiva anche in quell’ambiente sicuro e famigliare.
« Non ti accomodi, Mona? »
A quelle parole la donna si tolse con grazia il cappuccio, rivelando un viso dai lineamenti aggraziati. Aveva una folta chioma di boccoli biondi, che, nonostante fossero stati scompigliati dal vento, le donavano ancora un’insolita grazia, che non poteva che affascinare chiunque si fosse soffermato ad osservare quel volto sul quale spiccavano gli occhi azzurri e le guance leggermente arrossate per il freddo.
« Grazie professore » rispose Mona, sedendosi compostamente su una delle poltrone.
Prese la tazza e cominciò a sorseggiare il the che ridiede calore al suo corpo intirizzito.
« Hai già pensato a cosa farai fuori dall'Inghilterra? » chiese Silente scrutandola con attenzione.
Mona sembrò rifletterci per qualche secondo.
« Una vita normale, niente più magia ».
Piton ebbe un sussultò a quelle parole, ma nessuno sembrò accorgersene.
« Ne sei certa? È una decisione importante, vorrei che ci riflettessi con cura ».
« Ci ho già riflettuto e ho capito che la strada che stavo percorrendo non era quella giusta ».
Nella stanza scese il silenzio e l’unico rumore udibile era prodotto da Piton, che pareva sorseggiare tranquillo il suo the. Poi poggiò con delicatezza la tazza sul piattino e si voltò verso la donna con uno sguardo addolorato.
« Sai che non potrò venire con te? »
« Severus… »
« So che una vita con me sarebbe infernale e so anche che tu non mi ami abbastanza per fare una tale scelta, ma non posso lasciarti partire senza avere la certezza di aver fatto tutto per trattenerti. Non andartene, ti prego ».
Mai Piton si sarebbe ritenuto in grado di fare una cosa così degradante come implorare qualcuno, ma per lei… per lei si sarebbe abbassato a fare qualsiasi cosa, solo per poter godere ancora una volta del suo sorriso.
Mona non seppe cosa rispondere e abbassò lo sguardo per evitare gli occhi dell’uomo.
« Io… » riuscì soltanto a pronunciare stringendo con forza il mantello tra le mani.
Si sentiva in colpa, ma, come aveva detto lui, non lo amava abbastanza. In tutta sincerità non credeva neppure di amarlo.
Silente tossicchiò per interrompere il silenzio imbarazzante che era venuto a crearsi e i due parvero accorgersi in quel momento della sua presenza.
Piton si mosse sulla poltrona a disagio, rendendosi conto delle parole pronunciate davanti ad un’altra persona.
« Mona, vuoi una caramella? Gazza le ha requisite qualche giorno fa a degli studenti, affermando che fossero pericolose, ma tutt'al più sono rischiose per la linea » disse il preside ridacchiando da solo per la sua battuta e ammiccando in direzione della donna.
« No, grazie preside. Non riuscirei a mangiare nulla in questo momento » declinò l'offerta Mona.
« Tu, Severus? »
Piton si limitò a lanciare un'occhiata di disgusto alle caramelle e poi al preside, che abbassò il contenitore borbottando « Non sapete cosa vi perdete ».
« Bene Mona, se hai già deciso, direi che tu possa ripartire. Ho incaricato una persona di fiducia per accompagnarti. Non arriverà che all'alba, dunque direi che tu possa riposarti un po' prima di ripartire » disse Silente mettendo via la scatola di caramelle, non prima di averne prese un paio per sé.
« Grazie di tutto ».
« Non c’è bisogno di ringraziare. Hogwarts è sempre aperta a chi decide di combattere il male. Severus, accompagni tu Mona nella stanza che le è stata preparata? »
Piton annuì e si alzò facendo un cenno alla donna. Lei salutò il preside e poi seguì silenziosamente l’uomo fuori dall’ufficio. Per un po’ nessuno dei due parlò e ad accompagnarli ci fu solo l’imperversare della tempesta fuori dal castello.
« Capisco che tu voglia rifarti una vita… »
« Ti prego, non ritorniamo sull’argomento » lo interrupe Mona con voce stanca.
« Anch’io voglio rifarmela… » disse Severus, ignorando le sue parole « ma non voglio scappare e soprattutto voglio che ci sia tu accanto a me ».
« Severus... » si interruppe non trovando le parole giuste da dire « non credo che questo sia possibile ».
« Perchè? »
Senza che se ne fossero resi conto avevano raggiunto la stanza dove Mona avrebbe passato il resto della notte.
Mona sentiva lo sguardo di Piton fisso su di sé.
« Severus, non ti amo » disse appoggiando la mano sulla maniglia e alzando per la prima volta gli occhi su di lui.
Piton spalancò gli occhi sconvolto e non riuscì a muovere un solo muscolo, mentre osservava la donna che amava entrare nella stanza, per poi sparire alla sua vista e dalla sua vita.



continua...

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Capitolo 2
*** Diciannove anni dopo ***



Note iniziali delle autrici
La nostra storia si svolge al settimo anno di Harry Potter. Gli avvenimenti del sesto libro sono stati volutamente ignorati ad accezione di qualche piccolezza che in questo momento non ricordiamo neppure noi XD
Buona lettura!

*



Capitolo 1 – Diciannove anni dopo

Simona Susan Maffeis, per gli amici Simona Sue, era una ragazza italiana di diciott'anni che viveva a Milano. Frequentava il liceo classico e deteneva una media del dieci fin dal suo primo anno in quella scuola. Le sue doti erano impressionanti, tant’è che spesso lei stessa insegnava ai suoi professori, ma gli altri studenti non riuscivano a trattarla come una “so-tutto-io”, perché Simona Sue non lo era e tutti non potevano fare a meno di ammirarla per la sua spiccata intelligenza.
Simona Sue non era solo brava a scuola, conosceva anche otto lingue, fra le quali l’arabo e il cinese. Suonava il pianoforte, dava una mano nei canili di Milano e nel tempo libero prestava il suo volto per gli spot pubblicitari. Perché Simona Sue, oltre ad essere intelligente e altruista, era anche una ragazza veramente bellissima. Aveva lunghi capelli biondi che profumavano di fiori di primavera, un po’ ribelli, ma che lei soltanto, con maestria, sapeva tenere raccolti con un cerchietto rosa. Aveva due occhi azzurri come il cielo terso d’estate, una pelle diafana come la neve d’inverno e una delicata spruzzata di lentiggini rosse come le foglie autunnali.
Simona Sue era perfetta: la figlia che tutti vorrebbero avere, la studentessa a cui tutti vorrebbero insegnare, l’amica con cui tutti vorrebbero andare in giro. Lei era speciale e presto avrebbe scoperto di esserlo ancora di più.

Questa storia iniziò così, in una calda giornata estiva, quando il suono prolungato del citofono risuonò fastidioso in un piccolo appartamento della periferia nord di Milano.
Una testa bionda si alzò pigramente dal divano su cui riposava.
« Ma chi cavolo è che disturba? »
Il suono del citofono non parve voler smettere. Inizialmente intenzionata ad ignorarlo, dovette cedere all'insistenza di quel rumore che le trapanava le orecchie e così la proprietaria della testa bionda si alzò elegantemente dal divano, avviandosi verso l'ingresso di casa; allungò la mano verso la cornetta del citofono e con una voce dolce e soave rispose.
« Sì? »
« C’è Gigi? »
« No! » rispose perplessa Simona Sue, domandandosi chi cercasse lì suo padre. I suoi, ormai, avevano divorziato da parecchi anni e lo sapevano tutti.
« E la Cremeria? »
Prima che la ragazza, alterata, riuscisse a proferire parola, sentì delle risate in sottofondo e poi nulla più. Sbatté rabbiosa la cornetta cercando di evitare di muovere i muscoli della faccia, dato che pochi minuti prima aveva applicato una maschera che avrebbe rischiato di rovinarsi con qualsiasi movimento facciale inappropriato. Imprecando contro la stupidità della gioventù, si risistemò sul divano rimettendosi le fette di cetriolo sugli occhi e cercando nuovamente di rilassarsi.
Il citofono, però, non era intenzionato a lasciarla in pace. Infatti, pochi secondi dopo, ricominciò insistente a suonare.

Un uomo molto basso e con i capelli canuti spettinati tentava invano di raggiungere il tasto di un citofono.
« Perchè diavolo li mettono così in alto? » borbottò fra sé, imprecando mentalmente.
Quando finalmente riuscì a pigiarlo, con l'aiuto di un pezzo di ramo che era caduto da un albero lì vicino, vi si attaccò come una sanguisuga nella speranza di trovare in casa chi cercava. Una voce, che di familiare aveva ben poco, rispose al citofono al quale l’uomo aveva avvicinato il più possibile l'orecchio per sentire meglio nel trambusto dell'ora di punta serale e quasi cadde all'indietro stordito quando la sentì.
« Non c'è né Gigi, né la Cremeria e questi sono scherzi ormai superati. Vi consiglio di piantarla se non volete che scenda e vi pigli a badilate sui denti » sentì ringhiare dall'altra parte dell'apparecchio, prima che il rumore della cornetta sbattuta con violenza interrompesse l'invettiva.
Malauguratamente, l'uomo si rese conto di aver pestato il ramo, di averlo spezzato e di non essere più in grado, quindi, di premere di nuovo il tasto.
Si guardò attorno, ma non trovò più nulla da usare.
Anche se si sentì sollevato di non risentire più quella voce, lo spaventava l'idea che quella iena ingrifata scendesse e se la prendesse con lui per un motivo che non aveva capito.
Sconsolato, si sedette sul ciglio del marciapiede, tenendo sotto controllo delle strane donne in fondo alla strada, che lo osservavano ammiccanti. Ricordavano quasi Silente e ciò gli metteva i brividi. Cercò di ignorarle voltando lo sguardo da un’altra parte, in modo da non dare loro alcun motivo per avvicinarsi. All'altro angolo della via, però, un gruppo di ragazzini stava tentando di sradicare un parchimetro.
“Che bel posto dove vivere” pensò ironicamente, indeciso se alzarsi ed andarsene, preoccupato di poter essere lui il prossimo parchimetro, ad essere inchiodato al suolo però.
Frugò nella tasca del suo panciotto alla ricerca del foglietto dove aveva appuntato la via e il numero civico dell'appartamento della sua sorellastra, per controllare se fosse il posto giusto dato che, nei pochi mesi in cui non era stato lì, sembrava tutto cambiato.

Viale Zara, 69*

La via era sicuramente quella: impossibile confondere quel grande viale; però l'immenso centro commerciale che vedeva poco più in là non se lo ricordava. Anche il numero civico era giusto e il cognome al campanello era quello esatto.
Rimase lì seduto per un bel po', con i muscoli tesi e la bacchetta stretta in mano, osservando i teppistelli che si avvicinavano pian pianino a lui, quando vide una figura familiare attraversare la strada e raggiungerlo.
« Filius, che ci fai qua fuori? » chiese la donna bionda stupita.
« Oh Mona, che piacere vederti. Entriamo in casa, qui non è sicuro » disse l'uomo incitandola ad entrare e osservando i ragazzi che erano a pochi metri da lui.
Mona si guardò attorno, cercando il pericolo che aveva inquietato Filius, ma tutto ciò che vide fu un branco di ragazzini che giocavano con un parchimetro e un gruppo di travestiti che si preparava per il loro lavoro serale.
Diede una seconda occhiata al gruppo di ragazzini che ormai si era avvicinato a loro.
« Ciao Mona! » la salutò quello che sembrava il più grande, probabilmente il capo.
« Oh, ciao Giovanni! » rispose lei quando finalmente lo riconobbe.
« Dunque è amico tuo questo. Lo tenevamo d'occhio, non ci sembrava un tipo molto a posto » disse il ragazzo soppesando velocemente Filius con un sopracciglio inarcato. « Ha uno sguardo da maniaco » concluse alla fine dopo la sua radiografia. « E noi non vogliamo che qualcuno importuni Mona o sua figlia, vero ragazzi? » chiese rivolto ai membri della sua banda, che dovevano essere poco più che maggiorenni.
Segni di assenso vennero da tutti gli altri, facendo sorridere la donna.
« Non vi preoccupate ragazzi, questo è Filius, il mio fratellastro ».
« Stai scherzando? Questa sottospecie di fungo mal riuscito è un tuo parente? »
Vitious gonfiò le guance per l'indignazione, ma non ribatté nulla, dato che i teppistelli avevano ancora un grande e pericoloso parchimetro da poter usare come arma.
La risata cristallina di Mona interrupe le immagini di morte precoce che gli si erano affacciate alla mente.
« Siete davvero molto gentili. La protezione che date a me e mia figlia ci fa molto piacere, e soprattutto è comoda in questa città ».
« Non ti preoccupare » disse Giovanni, raddrizzandosi e spingendo fuori il petto in una posa che doveva essere da super macho, ma che lo faceva assomigliare ad un ramoscello, vista la mancanza di muscoli con cui riempire la maglietta nera smanicata.
« Io mi preoccuperei, invece! » borbottò Filius fra sé.
« Ora dobbiamo salire che la cena è ancora tutta da preparare » intervenne Mona mettendo fine a quella dimostrazione di ego maschile, spingendo Vitious verso il portone d'ingresso.
Filius sospirò rincuorato, ma cercò di non darlo a vedere.
Entrò in casa osservando la sorellastra per nulla preoccupata di ciò che si trovava nella via in cui abitava e poi finalmente si ricordò di lei: la iena ingrifata che gli aveva urlato contro poche ore prima.
Il panico e la paura tornarono ad impossessarsi di lui.
« Ciao mamma! ».
« Sue, ma allora sei in casa! »
« Sì, perchè? » chiese Simona Sue, mentre faceva zapping alla televisione da cui non aveva staccato gli occhi.
« Allora perchè non hai aperto a tuo zio? »
« Quale zio? »
« Tuo zio Filius, quello dall'Inghilterra ».
« Ah, quello basso, capelli canuti spettinati, che veste male? Perché, è qui? »
« Se ti degnassi di alzarti, vedresti che non sono sola ».
Finalmente Simona Sue guardò oltre il divano su cui era sdraiata e un largo sorriso illuminò il suo volto grazioso quando notò che, effettivamente, lo zio Filius era in casa sua.
« Oh, carissimo zio Filius! Non sai quanto mi sei mancato! »
La ragazza si alzò di scatto e andò a stampargli un bacio su una guancia, facendolo arrossire come un succo di pomodoro.
« Perchè non gli hai aperto, allora? » le chiese di nuovo sua madre.
« Come avrei potuto aprirgli se non sapevo che era qui? » le domandò di rimando Simona.
« Ma non mi hai detto che hai suonato, Filius? » domandò Mona perplessa.
« Io ho suonato… sì. Ma mi ha risposta un ragazza molto arrabbiata che parlava di uno strano Gigi e della Cremeria, non ho capito bene ».
Vitious glissò sulla descrizione che poco prima Simona Sue aveva fatto su di lui, contrariarla in qualche modo poteva essere assai rischioso.
« Devi aver sbagliato citofono, possibile da quell'altezza. Perchè non hai cercato il campanello giusto a quel punto? »
Il rosso che colorava tutta la sua pelle, dall'imbarazzo si era trasformato in vergogna.
« Mi si è spezzato il rametto… » sussurrò tra i denti.
« Come? » chiese Mona che non aveva capito.
« Mi si è spezzato il rametto! » ripeté a voce più alta Filius.
« Quale rametto? »
« Quello che ho usato per premere il citofono » disse l'uomo facendosi, se possibile, ancora più piccolo.
Sia Mona che la figlia stavano tentando di non scoppiare a ridere in faccia al loro povero parente che aveva avuto solo la sfortuna di avere la statura di un bambino di dieci anni. Un bambino di dieci anni basso, per la precisione.
Del resto Filius non aveva colpa della sua altezza, però entrambe erano grate del fatto che Mona fosse sua sorella solo da parte di madre.
« Bene, direi che sia il caso di preparare la cena! » proferì Mona, cercando di togliere il fratellastro dall'imbarazzo. « Dimmi Filius, qual buon vento ti ha portato qui da noi in Italia? Ti aspettavamo per la fine di luglio, come al solito ».
Mona si avviò in cucina e, con estrema abilità, infilò nel forno le lasagne che aveva preparato in mattinata. Filius osservò rapito quello strano aggeggio babbano, domandandosi come avesse fatto la sua sorellastra ad adattarsi così bene alla vita senza magia. Durante le sue visite gli era sembrato che a Mona la magia non mancasse, ma era sicuro che non fosse la verità e sperava che quello l'aiutasse quando avrebbe cercato di convincere la sorellastra a tornare in Inghilterra.
Mentre le lasagne si scaldavano, Simona Sue apparecchiò la tavola creando simpatici animali artistici con i tovaglioli.
« Allora zio, come mai qua con un mese di anticipo? »
« Quest'anno è stato un vero inferno e un po’ di giorni di vacanza insieme alla famiglia mi servivano… » disse Vitious sedendosi goffamente su una delle sedie della cucina « I ragazzi ne inventano sempre di nuove per rendere a noi professori la vita impossibile. Quel Potter, poi... »
Mona inavvertitamente ebbe un sussulto sentendo quel nome, ma solo il fratellastro capì che aveva colto nel segno e così continuò.
« Potter ha rischiato la vita più volte, scapestrato che non è altro ».
« Cosa ha fatto? » chiese curiosa Simona Sue.
« C'è un gruppo di bulletti che lo perseguita, e lui è un testone, non può fare a meno di andare in cerca dei guai. Il boss di questa banda, poi, ce l'ha a morte con lui ».
« Oh! » esclamò Simona Sue stupita.
« Nulla di diverso dal solito, insomma » disse Mona condendo con più foga di quando volesse l'insalata.
« Questa volta è diverso! » proferì Filius «quei bulletti stanno diventando sempre più insistenti ».
« Ma la polizia in Inghilterra è così inefficiente? » domandò Simona Sue perplessa.
« La cena è pronta ».
Mona interruppe la conversazione prima che degenerasse. Tirò fuori dal forno le lasagne e lanciò un'occhiata al fratellastro che valeva più di mille parole.
Filius si sentì soddisfatto dall'effetto ottenuto e fissò con finta aria deliziata, ma neanche troppo finta, le lasagne che la sorellastra gli stava mettendo nel piatto.
Si sistemò il tovagliolo a mo' di bavaglio per evitare di sporcarsi ma, dopo aver preso la forchetta in mano, si accorse che il tavolo era troppo alto per lui. Sia Mona che la figlia lo stavano guardando sogghignando.
« Sue... »
Non fu necessario che Mona dicesse altro. Simona Sue si alzò con un sorriso sulle labbra e uscì dalla cucina, per ritornare poco dopo con tre cuscini.
« Grazie! » borbottò Filius rosso in volto.
« Di niente, se avessimo saputo prima del tuo arrivo avremmo preparato il seggiolone » sogghignò la ragazza, chiaramente divertita dalla sua battuta.
« Immagino che tu ti arrampichi ancora su una pila di libri per dominare i tuoi studenti dall'alto! » disse Mona ridacchiando insieme alla figlia.
« Sì, e puntualmente entro la fine della lezione mi hanno scaraventato giù almeno una decina di volte. Con Paciock in giro poi... » proferì Filius prima di interrompersi « Ve ne ho parlato vero? » Ad un cenno affermativo delle due continuò. « Con lui nei paraggi le probabilità raddoppiano ».
La serata passò in allegria, con Filius che raccontava alle ragazze aneddoti sui suoi studenti e con Mona e Simona che l'aggiornavamo su ciò che era successo loro in quegli ultimi mesi.
Quando la cena giunse al termine, Simona si congedò dai due e si avviò in soggiorno pronta a guardarsi una puntata dell'Isola dei Famosi. Filius fu grato a quello strano programma che aveva distolto l'attenzione della nipote, dandogli la possibilità di parlare da solo con la sorellastra.
« Mona » disse in tono serio, mentre la donna sistemava i piatti nella lavastoviglie « Non sono qui per una visita di cortesia… » proseguì controllando che Simona Sue fosse fuori dalla portata del sua voce.
« L'avevo intuito dai tuoi discorsi di prima ».
« La situazione sta precipitando velocemente ».
« E non mi riguarda » lo interruppe Mona insolitamente gelida.
« Sai che non è così, ma se vuoi ostinarti a credere che non ti riguardi, renditi almeno conto che anche Sue rischia questa volta ».
« Che c'entra Sue? » domandò Mona senza riuscire a celare la preoccupazione per la figlia.
« Lo sappiamo entrambi che Luigi non è il suo vero padre e lo sa anche lui, pensi che Tu-sai-chi non verrà a cercarla ora che sta tornando in possesso delle sue forze? »
« Dimmi, allora, cosa dovrei fare secondo te? Lasciarmi alle spalle tutto quello che ho costruito a fatica, per cosa? »
« La protezione di Silente » disse Filius pacato.
« Tu hai troppa fiducia in quel vecchio drogato di caramelle».
« Eri e rimani una Serpeverde con i controfiocchi. Immagino che lo sarebbe anche Sue, se facesse lo smistamento ».
« Non se ne parla nemmeno. Se ritorno in Inghilterra non manderò mia figlia ad Hogwarts. Ormai è troppo tardi perché vi possa accedere ».
« Dunque stai prendendo in considerazione l’idea di tornare? » domandò Filius con un sorrisino ironico.
Mona si morse il labbro inferiore irritata.
Quel piccolo nanerottolo sapeva diventare odioso quando ci si metteva, ovvero ogni volta che voleva convincerla a tornare in Inghilterra, ma quel giorno era più insistente del solito. Che ci fosse davvero qualcosa di cui preoccuparsi?

Simona Sue se ne stava spaparanzata sul divano, seguendo rapita il programma in televisione. La sua omonima, ma non bella quanto lei, presentatrice del programma, aveva appena annunciato la pubblicità proprio prima di rivalere il nome del prossimo escluso.
Sbuffando fece zapping alla ricerca di qualcos'altro, ma non trovando nulla decise di andarsi a prendere un bicchiere di spremuta.
Si alzò puntando verso la cucina, quando le parole dello zio le arrivarono alle orecchie.
« Dunque stai prendendo in considerazione l’idea di tornare? »
Sua madre non rispose e Simona Sue rimase in attesa.
« Può darsi ».
"Come può darsi?!" pensò Simona sconvolta "Cosa le passa per la testa di decidere senza consultarsi con me?"
« Forse in fondo questa potrebbe essere la scelta giusta da fare, » disse Mona mogiamente « però mai e poi mai manderò Sue a Hogwarts. Non voglio che lei sappia della magia né ora né mai! »
Simona Sue ebbe un sussulto, che fortunatamente i due non sentirono.
Stavano parlando di magia?
Oppure ci avevano dato giù di cola e rum?
« Pensi sul serio di poterglielo tenere nascosto per sempre? » chiese Vitious.
« Sì! » fu la risposta lapidaria di Mona.
« Mamma... »
La voce di Simona Sue fece girare entrambi e, mentre Mona impallidiva, un sorrisetto di vittoria si disegnava sulle labbra di Filius.
« Non ti ho insegnato che non si ascoltano le conversazioni degli altri? » domandò Mona brusca, cercando di celare la preoccupazione.
« Sì, l'hai fatto e mi hai anche insegnato che bisogna essere onesti con la famiglia. Dunque ora voglio la verità ».




continua...


* Viale Zara è il viale dove a Milano lavorano delle gentil donzelle, facendo il mestiere più antico del mondo.


*



Ed ecco a voi finalmente la comparsa di colei che tanto bramavate di incontrare.
La splendida e divina Simona Sue ha deliziato il mondo con la sua leggiadra presenza.
Vorremmo ringraziare di cuore LadySephiria per la sua recensione. Sì, noi due componiamo insieme attraverso il Sacro Msn con la partecipazione straordinaria (talvolta) del neurone che abbiamo in comune.
Se decidete di recensirci, noi non ci offendiamo mica. Se non si era capito, apprezziamo molto se voi commentate XD
A presto,
Seri&Pé

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Capitolo 3
*** La magia non è solo per prestigiatori ***


Capitolo 2 – La magia non è solo per prestigiatori

Mona rimase in silenzio non sapendo cosa dire: quella situazione l’aveva spiazzata. Simona Sue non avrebbe dovuto mai sapere nulla sul suo passato e invece era arrivata ad un passo dallo scoprirlo. Era stata un’incosciente ad accettare di parlare con Filius di quelle cose con la figlia nell’altra stanza.
« Sue... » balbettò Mona in palese difficoltà. Come avrebbe fatto a trarsi fuori da quella situazione? Non era pronta per ricordare, non lo sarebbe mai stata.
« Mamma, voglio sapere di cosa stavate parlando! » scandì Simona Sue sfidando la madre con lo sguardo.
« Siediti ».
Mona indicò una sedia affianco al fratellastro, poi sospirò profondamente e si decise a parlare, seppur a fatica.
« Vedi, tuo zio è un prestigiatore e la sua assistente ha appena avuto un incidente. Da giovane lo aiutavo io e, ora che non ha nessuno ad affiancarlo, vorrebbe che tornassi a lavorare con lui » spiegò molto seria.
Simona Sue rimase interdetta per un momento, non riuscendo a capire se sua madre stesse scherzando, anche se dalla sua espressione avrebbe giurato di no.
« Mi stai prendendo in giro? »
« No, vero Filius? » domandò Mona guardando il fratellastro.
« Mona » la riprese l’uomo « la verità è meglio che la sappia da te ».
Lui non era disposto a mentire alla nipote, non era giusto che rimanesse all’oscuro delle sue origini e fosse privata del privilegio di essere una strega.
« Giusto, hai ragione » concesse la donna. « La sua assistente è stata colpita da un coltello lanciato male durante uno spettacolo. È un lavoro molto pericoloso, per questo non voglio farlo, senza contare che dovrei andare in Inghilterra ».
Simona Sue fissò lo zio per avere conferma e quello cominciò a sudare freddo non sapendo come comportarsi. Poi la ragazza sorrise furbescamente, lanciando uno sguardo di sfida alla madre: lei non sapeva che Simona Sue aveva capito che le stava raccontando una frottola colossale.
Suo zio, un prestigiatore lanciatore di coltelli? Se fosse stato vero sarebbe stato un fallito, dato che nessuno avrebbe pagato per vedere un nanerottolo lanciare coltelli ad altezza ginocchio verso la sua assistente. Inoltre, i nani al circo facevano altro.
« Per me non ci sono problemi, mamma. Se lo zio desidera te come assistente, sono molto contenta che tu accetti, così potrò vedere finalmente la terra da cui provieni » disse serafica con un una faccia da angioletto.
Simona Sue aspettò una reazione della madre, ben conscia di averla messa in difficoltà. Non capiva la reticenza che aveva nel raccontarle la verità, ma non si sarebbe accontentata delle briciole, voleva tutto il panino e se nessuno dei presenti era disposto a spiegarle qualcosa, avrebbe trovato lei il modo per ottenere ciò che voleva.
« Sì, beh… mi è sempre piaciuto il rischio, Sue, ma dover lasciare il lavoro... non credo si possa fare… » improvvisò Mona cercando di mascherare l’agitazione: non si era aspettata tutto quell’entusiasmo da parte della figlia. « Se vuoi vedere l'Inghilterra ti ci porterò in vacanza, un giorno ».
« Ma le vacanze sono alle porte e poi non mi dispiacerebbe vedere uno spettacolo dello zio. Anzi, potrei fargli io stessa da assistente. Zio, posso? »
Filius diventò rosso, conscio che una sola parola sbagliata l'avrebbe reso il prossimo bersaglio della furia omicida della sorellastra. E lui, in tutta sincerità, non ci teneva. Aveva altri programmi per la serata.
« Ecco... »
« Filius, NO! È pericoloso! » lo interruppe bruscamente Mona, spaventata dall’idea che Vitious spiattellasse tutto.
« È pericoloso perchè questa non è la verità o perchè lo zio è imbranato come pochi a fare il mago e rischio di rimanerci secca? » chiese Simona Sue che cominciava ad irritarsi per il continuo di quella sceneggiata.
« Io non sono imbranato, sono un buon mago » borbottò Filius risentito.
« E allora, come ha fatto a farsi male la tua assistente? »
Scacco matto. Ora era proprio curiosa di sentire cosa si sarebbe inventata sua madre.
« Può capitare, ecco » disse Mona secca.
Era stufa di quella conversazione e sperava che sua figlia capisse l’antifona. Tuttavia qualcun altro non pareva essere della sua stessa opinione a riguardo.
« No che non può capitare, non sbaglio un incantesimo dai tempi della scuola, per la barba di Merlino! » esclamò Filius che si sentiva in dovere di difendere le proprie capacità magiche, messe sempre più in discussione di minuto in minuto; sarebbe andato bene tutto, ma non gli andava di passare per incompetente: era un insegnante di Hogwarts e direttore di Corvonero, mica il primo saltimbanco per strada!
Mona sbuffò irritata e diede una sberla al fratellastro. Quello bofonchiò delle scuse, rendendosi conto dell’errore commesso.
« La verità, ORA! » ordinò Simona Sue con un tono che non ammetteva repliche.
« Sono davvero un mago » rivelò Vitious.
Un silenzio permeato di aspettative scese sulla stanza: Mona e il fratellastro stavano trattenendo il respiro in attesa della reazione della ragazza, che intanto alternava lo sguardo da uno all’altra, cercando di capire se quella fosse finalmente la verità, ma sembrava non esserci alcun dubbio sulle parole appena dette. Allora iniziò a fissare lo zio cercando di trovare qualcosa d’impercettibile che le facesse capire che era un mago, qualcosa che fino a quel momento non avesse notato.
Filius, non capendo il motivo degli sguardi della nipote, si affrettò a difendere il suo status di mago.
« Ma non uno farlocco da circo, uno di quelli veri ».
« In che senso veri? Tiri fuori piccioni dal cilindro? Mamma, anche tu fai aumentare la popolazione dei volatili di Milano? »
« Sue! » disse Mona sospirando e sedendosi di fronte alla figlia. « La magia esiste, non ti stiamo prendendo in giro. Filius, dalle una dimostrazione ».
L’uomo non se lo fece ripetere due volte: estrasse la sua bacchetta ed esclamò "Wingardium Leviosa" facendo sollevare in aria il bicchiere d’acqua che c'era sul tavolo.
« Porca nonna! » esclamò Simona Sue balzando in piedi.
« Sue! » la riprese sua madre.
« Però questo è proprio... E lo sai fare anche tu, mamma? »
« No, io tiro fuori piccioni da cilindri: mi piace quando passano in stormi sulla mia macchina e la riempiono di scagazzate. Una volta preferivo i conigli, poi ho deciso di cambiare ».
« Me lo fai vedere? » chiese Simona Sue con gli occhi luccicanti.
« Sì, Mona, facci vedere come fai » si aggiunse Filius, che voleva far fare una magia alla sorella. Come con le sigarette: se cerchi di smettere e poi ne fumi una, tutto il lavoro fatto diventa inutile.
Mona sospirò e fece comparire dal nulla una bacchetta. Come aveva sospettato Filius, nonostante tutto la portava ancora sempre con sé.
« La bacchetta » sussurrò Simona Sue in estasi.
Mona si guardò attorno alla ricerca di qualcosa di appropriato e infine prese la scatola dei biscotti, poggiata su un ripiano della cucina.
« Il cilindro non ce l'ho! » si scusò la donna prima di pronunciare a fior di labbra una parola e far uscire un bel piccione dalla scatola.
Il volatile cominciò a svolazzare sopra le loro teste e Simona Sue rimase ad osservarlo per tutto il suo tragitto, finchè quello non individuò la finestra e, credendo che fosse aperta, vi si schiantò contro, finendo la sua breve esistenza sulle piastrelle di una cucina.
« Incredibile… » disse Simona Sue esaltata dalla magia. « Perchè? Perchè non me lo hai detto? Potevamo fare un sacco di soldi, sai? »
Un brivido percorse Filius lungo la schiena.
« Comparire in tv, fare interviste, firmare autografi… »
Simona Sue era partita per la tangente dell'immaginazione e sembrava che più nulla potesse fermarla.
« … magliette, gadget personalizzati e altro ancora! »
Già si immaginava ospite ai più svariati talk-show televisivi o nei vari giochi a premi in cui partecipavano le celebrità e, nei momenti in cui la sua popolarità sarebbe diminuita, avrebbe preso parte ad un reality e sarebbe balzata di nuovo sulle prime pagine dei rotocalchi.
« I babbani non devono sapere della magia. E poi, quale mago che si rispetti si metterebbe a fare il prestigiatore? »
La fantasia di Simona Sue era arrivata al punto in cui andava all’altare con uno dei più pagati calciatori, ma tutto il quadretto andò in frantumi alle parole dello zio.
« Babbani? » chiese dopo un secondo di disperazione per il sogno infranto.
Filius si voltò verso Mona, in attesa di una sua risposta a quella domanda. Doveva capire se se n'era andata perchè non condivideva il pensiero di Colui-che-non-deve-essere-nominato o se per qualcos'altro.
« I non-maghi » spiegò Mona. « Quelli che non possono fare magie ».
« Sembra quasi che parliate di una setta religiosa. Ma, se ho capito bene, io sono Babbana, visto che non so fare magie ».
« Tutt'al più saresti una magonò, ma non credo sia il tuo caso... del resto sei figlia di due maghi veramente brillanti » disse Filius sorridendo affettuoso alla sorellastra, senza rendersi conto di aver parlato più del dovuto.
« Anche papà è un mago? »
Simona Sue era molto sorpresa che pure suo padre avesse poteri magici. In fondo, tra i suoi genitori, era sua madre quella a comportarsi spesso in maniera bizzarra, mentre suo padre era sempre stato piuttosto inquadrato.
Mona cercò di tirare un calcio ad una gamba del fratellastro, per fargli capire di pensare per un paio d’ore prima di aprir bocca, ma beccò quella della sedia, poiché le gambotte dell’uomo erano troppo corte per giungere fino a terra.
La cosa non fu per nulla piacevole, tutt’altro.
« Cos'hai mamma? » chiese Simona Sue vedendo le smorfie della madre.
« Niente » boccheggiò Mona senza fiato, cercando di sorridere nonostante il dolore che partiva dalle dita dei piedi « Mi sono morsa la lingua ».
« Ah… » esclamò la figlia guardandola strano.
La magia doveva darle alla testa, forse era quello il motivo per cui aveva deciso di rinunciare ad una vita da Star, altro che segreto da mantenere con i babbei o quello che erano i non-maghi.
« Anche Luigi è un mago » mentì Mona quando il dolore si placò.
Come poteva dire anche questo a sua figlia? Non ci sarebbe mai riuscita, non sarebbe mai stata in grado di spigarle il motivo per cui non le aveva rivelato che Luigi non era il suo vero padre, per averle mentito per diciotto anni.
« Io pure, allora? » chiese speranzosa Simona Sue.
Questa volta fu il turno di Filius di cercare di colpire la gamba della sorellastra anche se la sfiorò semplicemente dato che aveva le gambe troppo corte.
La donna sorrise vittoriosa per la sua magra rivincita sulle gambotte del fratellastro.
« Vuota il sacco, Mona! » le intimò Filius.
« Giusto, vado a buttar la spazzatura e quel piccione morto là ».
« Non quel sacco! » disse Filius esasperato per i tentativi di Mona di arrampicarsi sugli specchi, scivolando malamente, fra le altre cose.
« C'è qualcos'altro che dovrei sapere? » domandò Simona Sue perplessa dal comportamento dei due, sempre più convinta che la magia avesse dei gravi effetti collaterali sul cervello. Ovviamente il suo non ne avrebbe risentito, di questo era certa.
« Sì, non hai rispettato i turni della spazzatura. Lo sai che mi arrabbio se devo scendere io; quello sgabuzzino dove tengono i bidoni è così buio e c’è quel tanfo orribile! Odio doverci andare ».
« Dille la verità, ora e subito! » le intimò Vitious.
Mona strinse con forza l'orlo della maglia, indecisa sul da farsi.
Non si sentiva ancora pronta a raccontare la verità a sua figlia, almeno non tutta. Per ora poteva provare con una parte e poi, con il tempo, forse sarebbe riuscita a raccontarle il resto.
« Vedi Sue, il motivo per cui ho scelto di non praticare più la magia è difficile da spiegare, ma soprattutto doloroso da ricordare ».
Simona Sue si avvicinò alla madre e le strinse la mano. Mona fissò la figlia che le sorrise rassicurante e decise di proseguire.
« Ho fatto delle scelte in passato che poi si sono rivelate sbagliate. Mi sono accorta troppo tardi dell'errore commesso. L'unica soluzione possibile per riuscire a ricostruirmi una vita sarebbe stata quella di abbandonare il Mondo della Magia, e così ho fatto. Ho preso le poche cose che avevo e mi sono trasferita qui ».
« Mamma, cos'hai fatto di così grave da rinunciare alla magia? »
Mona fissò un punto indefinito davanti a lei e con una voce che non sembrava neppure la sua disse ciò che per anni aveva cercato di dimenticare.
« Mi sono schierata con... beh, i cattivi » disse con un sorriso amaro. « Credevo che i loro ideali fossero giusti, ma non avrei mai immagino che per perseguirli sarebbero arrivati ad uccidere ».
« Capita a tutti di sbagliare » disse Simona Sue cercando di rincuorarla.
Sapere che sua madre non era perfetta l’aveva scossa: aveva sempre pensato che i suoi genitori non potessero sbagliare, perché era prerogativa dei figli quella. In quel momento si rese conto che era solo un’illusione infantile.
« Sì, ma il mio errore è stato imperdonabile così, quando mi sono resa conto fino a che punto si sarebbero spinti, ho cercato di tirarmene fuori. Ero pentita di ciò che avevo fatto ed avevo deciso che mai e poi mai avrei più avuto a che fare con la magia. Per questo non voglio tornare, perchè sarebbe come ammettere che quel mondo che per molti anni ho rifiutato, esiste ».
Simona Sue guardò per un attimo la madre, che cercava di trattenere le lacrime. Poi decise che era giunto il momento di fare la domanda che con molta probabilità le avrebbe cambiato la vita. « Perchè dovresti tornarci adesso mamma? »
« Colui-che-non-deve-essere-nominato è tornato! Lui sta a capo dei Mangiamorte e potrebbe venire a cercare tua madre per vendicarsi del suo tradimento » intervenne Filius tetro « Solo tornando in Inghilterra, sotto la protezione di Silente, voi due potrete essere al sicuro ».
« Frena un attimo zio. Chi è questo Colui-che-non-vogliamo-nominare? »
« Un uomo che ormai non si può chiamare più tale. Spietato e senza cuore, con l'unico scopo di mantenere la purezza della razza sterminando tutti i Babbani ».
« Una versione magica di Hitler? »
« Sì » disse Mona mestamente « e io per anni ho appoggiato questa follia ».
« Mamma… » proferì Sue abbracciando la madre che era scoppiata in lacrime « Zio, sei certo che questo Silequalcosa possa proteggerla da Colui-che-non-so-come-chiamare? »
« Sì, Silente è l'unico che Tu-sai-chi abbia mai temuto ».
« Bene, allora è deciso. Mamma, noi due andremo in Inghilterra ».
La risolutezza che Simona Sue stava mostrando era solo una facciata. Era, bisogna ammetterlo, terrorizzata. L’eccitazione iniziale data dalla scoperta di un mondo fantastico come può essere quello della magia, era stata sostituita dalla paura che qualcuno potesse nuocere a sua madre o a lei stessa. Sapere che un pazzo assassino con manie di conquista potesse essere sulle loro tracce, le metteva un filo d’inquietudine addosso, ma non era il momento di avere tentennamenti: sua madre non era in grado di pensare lucidamente, per cui toccava a lei assumersi la responsabilità di decidere. Se suo zio diceva che c’era qualcuno in grado di proteggerle, si sarebbe fidata del suo giudizio.
« Ma Sue... » singhiozzò Mona fra le lacrime « Come farai con la scuola? »
« Niente ma. Non voglio sentire proteste. Ora facciamo i bagagli e prenotiamo un aereo per l'Inghilterra! Poi andrò a Hagwart o come si chiama quella scuola di cui parlavate prima ».
« Oh, non c'è bisogno di prenotare » disse Vitious sorridente « Useremo una passaporta ».
« Una passaporta? Un passaggio come in Stargate? »
« Non so che cosa usino in questo Stargate, ma le passaporte portano chi le tocca in un luogo prestabilito: nel nostro caso, in Inghilterra » spiegò l’uomo eccitato dall’idea di essere riuscito a convincere la sorellastra a tornare a casa, anche se in alcuni momenti della conversazione aveva dubitato, ma erano stati solo degli attimi davvero piccoli.
« Ma ci vorrà del tempo prima di procurarcene una » disse Mona che sembrava essersi ripresa. « Non ti preoccupare, ne ho già una qui che si attiverà domani alle sette. Ho già pensato a tutto io » esclamò Filius soddisfatto di se stesso.
« E se avessi detto di no? »
« Questa opzione non era contemplata ».


Continua...

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Capitolo 4
*** Look da maghi ***



Capitolo 3 – Look da maghi

Strano.
Quel viaggio era stato strano, anche se definirlo così non era che un pallido eufemismo per descrivere ciò che era capitato a Simona Sue in quell'ultimo giorno.
La prima cosa a non esserle piaciuta era stato il risveglio burrascoso, che avrebbe potuto accettare, se non fosse stato per il fatto che sua madre non le aveva permesso di prepararsi dignitosamente per il viaggio.
Farsi un bagno rilassante, truccarsi, vestirsi con i vestiti abbinati era chiedere troppo? Stavano andando in Inghilterra, non di certo a prendere il pane dal fornaio sotto casa.
E cosa le fregava se quella "passacorta" scattava alle sette! Che impostassero il timer di partenza per un’altra ora!
Si sentiva tutta scombussolata per colpa di quella smania di partire presto, non era neppure riuscita a mettersi lo smalto sulle unghie e nella fretta aveva smagliato una calza. Non le avevano dato il tempo nemmeno per cambiarla!
Inammissibile!
Ma poteva anche accettare tutto ciò, se non fosse stato per il mezzo di trasporto: un lurido calzino sporco e usato da chissà chi - sembrava da un gigante, vista la dimensione – che lei aveva dovuto persino toccare. Si sarebbe disinfettata le mani con l’alcool puro appena possibile. Per non parlare della sensazione che si provava a viaggiare: lo stomaco sembrava staccarsi dal resto del corpo e il cervello pareva andare in vacanza nell'intestino. Infine, era il caso di stendere un velo pietoso sull'atterraggio: potevano evitare di beccare l'unica pozzanghera presente nell'arco di 1500 km? Così la calza smagliata era il meno, in confronto alla gonna ridotta ad uno straccio gocciolante.
Tutto ciò poteva essere sufficiente?
No che non lo era. Perché la sua genitrice e quel malefico nano di suo zio non avevano minimamente pensato di prendere qualche mezzo di trasporto per giungere alla provvisoria abitazione. Era un eresia parlare di… comodità. Avrebbero potuto ucciderla all’istante con quelle maledizioni che non perdonano, di cui lo zio le aveva parlato durante il viaggio. Perché Dio perdona, i maghi no; inquietante come cosa. Simona Sue sperava di non far arrabbiare nessuno.
Così, in quel momento, le dolevano i piedi per la lunga passeggiata di due ore alla quale l’avevano forzata. Avrebbero potuto dirglielo prima, almeno non avrebbe messo i tacchi! Finalmente, però, tutto era finito, o almeno sperava; infatti, stavano in attesa davanti ad una porta, dopo che sua madre aveva suonato il campanello.
Rimasero per un po' ad aspettare che qualcuno venisse ad aprirgli e Simona Sue si stava seriamente preoccupando. Se non ci fosse stato nessuno in casa, avrebbero dovuto riprendere la camminata? Non sapeva se avrebbe retto ancora, oltre al fatto che poco prima aveva pure rotto un tacco.
Mentre Simona Sue era immersa nei suoi pensieri profondi, la porta si aprì e una donna piuttosto in carne comparve sull'uscio con la bacchetta in mano.
« Siete arrivati finalmente! » esclamò giubila « Su, su, entrate ».
Si spostò permettendo ai tre di entrare in casa.
Simona Sue osservò scettica la donna che sfoggiava una capigliatura rossa piena di doppie punte orribili.
« Io sono Molly Weasley e tu devi essere Mona, giusto? » chiese Molly.
« Sì, Sulla Mona Vansittart ».1
« Vansittart? Silente mi aveva detto che eri sorella di Filius. Ma oltre al cognome diverso, mi pare che tu sia anche troppo alta per essere sua parente ».
« Sorella di madre » precisò Mona. « Questa è mia figlia Simona Susan ».
« Oh, Silente mi ha parlato anche di te » trillò la donna entusiasta. « Vedrai, ti troverai bene qui. Il mio Ronnie e i suoi amici hanno la tua stessa età ».
« Bene » disse Simona Sue scettica, mentre Mrs Doppie Punte non le lasciava più la mano che le aveva stretto per presentarsi. Aveva come la sensazione che le avesse spezzato un'unghia nella foga e il solo pensiero scatenava istinti omicidi dentro di lei: toccatele tutto ma non le sue unghie.
Quella donna era troppo espansiva per i suoi gusti e, oltre alle doppie punte, aveva anche delle mani piuttosto ruvide. Appena ne avesse avuto la possibilità, le avrebbe consigliato una crema idratante come si deve. Come potesse trascurare così il proprio aspetto era un mistero per lei.
« Cos'è questo baccano? Chi osa introdurre altre sudice persone in questa casa? » sbraitò una voce di donna da dietro una tenda.
Simona Sue, incuriosita, sbirciò dietro e rimase a fissare scioccata il quadro di una vecchia con una cuffia nera 2, che blaterava qualcosa sulla loro indegna presenza nella casa.
“Con calma” si disse la ragazza nella mente.
La stanchezza giocava brutti scherzi.
“I quadri non parlano!”
« Babbani, babbanofili, mezzosangue e qui, cosa abbiamo ora qui? »
“Perfetto, i quadri parlano.”
Ma che mondo era quello?
Andare ad una galleria d’arte sarebbe stato un incubo con tutto il chiasso dei dipinti. Simona Sue si appuntò di disegnare solo natura morta, mentre osservava il quadro che la scrutava a sua volta.
« Tu, ragazzina, sembri proprio una Black! » urlò la donna dopo l'attenta analisi, additandola minacciosa.
« Io? » chiese Simona Sue con un sopracciglio alzato « Non credo proprio. Non vedi che sono bionda? » disse richiudendo la tenda e domandandosi quali altre bizzarrie avrebbe visto in quel mondo.
« Sozzura! Feccia! Sottoprodotti di sudiciume e abiezione! Ibridi, mutanti, mostri, via da questo luogo! Come osate insudiciare la casa dei miei padri… » 3

Infastidito dal vociare senza senso della signora Black, un uomo si avviò verso l'ingresso dove si trovavano i nuovi ospiti. Appena la vide, Piton la riconobbe.
Quei capelli così...
« Unti! Mamma mia, non ho mai visto nessun con dei capelli così! » esclamò la ragazzina affianco a Mona, indicandolo sfacciatamente.
« Sue! » la rimbeccò la donna, che sembrava osservarlo con un velo di senso di colpa, ma forse era solo la sua immaginazione.
« Mona… » sussurrò lui, incapace di stabilire se si trovasse davanti ad un’evanescente illusione.
« Severus, non c'era bisogno che venissi, » si intromise la signora Weasley « non faremo mica restare i nostri ospiti all'ingresso per tutta la serata, immagino che abbiano fame! »
Piton non badò a quelle parole: continuava a fissare incredulo Mona. Perchè nessuno gli aveva detto del suo arrivo?
« Se mi seguite in cucina, vi ho preparato qualcosa » proseguì Molly spingendoli e ignorando le loro proteste. « Scusate, faccio le presentazioni. Severus, queste sono Sulla Mona Vansittart e sua figlia Simona Sue. Ragazze, questo è Severus Piton, insegnante di Pozioni ».
« Ciao Severus » lo salutò Mona impacciata.
Piton non disse nulla. Aveva sentito bene: la ragazzina era la figlia?
“Cosa credevi, che sarebbe rimasta sola per sempre?” Si rimproverò mentalmente.
« Oh, vi conoscete già? » si intromise di nuovo Molly, sempre pronta a scoprire nuovi pettegolezzi anche quando, se avesse aperto di nuovo bocca, ne sarebbe andato della sua stessa vita.
Avrebbe voluto che tutti scomparissero e lo lasciassero solo con Mona.
Merlino, nemmeno nei sui sogni si sarebbe aspettato di poterla rivedere!
« Credo sia il caso che Mona e sua figlia, oltre che al professor Vitious, vadano a mangiare. » proferì Piton, riacquistando la compostezza che tanto lo caratterizzava. Aveva nascosto abilmente il tumulto che l'aveva colto alla vista di Mona: non era il luogo per mostrare i propri sentimenti.

Simona Sue seguì gli altri e si avviò in cucina. Sentiva delle voci e sperò vivamente d'incontrare qualcuno che fosse normale finalmente e meno inquietante del becchino dai capelli unti che le camminava davanti, ma si paralizzò sconvolta sull'uscio della porta, inquadrando le tre persone all'interno della stanza.
Una donna dai capelli rosa fosforescente se ne stava sorridente accanto ad un uomo che sarebbe stato anche piuttosto affascinante, se non fosse stato per i suoi vestiti consunti e quell'espressione sciupata.
Ma l'orrore degli orrori era un uomo pieno di cicatrici e parti mancanti che stava pulendo...
« Oh santissimo iddio! Quello è... »
« Sue! » la rimbeccò sua madre.
« Questo dici? » domandò l'uomo mostrandole una sfera bianca. « Questo è il mio occhio ».
« Mamma, io propongo di tornare a casa, cosa ne dici? » si rivolse a Mona, con espressione disgustata.
«Moody, ti sembra il caso di pulirti quell'occhio a tavola? » lo sgridò Molly con lo stesso tono che avrebbe usato con un bambino.
« Non avevo nulla da fare, e poi non mi pare che ci sia gente scandalizzata qua » replicò Moody, ignorando Simona Sue.
Simona Sue fece un'espressione sconsolata, rinunciando a capirci qualche cosa: quel mondo era troppo assurdo perchè riuscisse a comprenderlo. In quel momento aveva solo voglia di un bel caffé, per svegliarsi da quello che doveva essere un fantastico viaggio, ma il cui inizio era stato tra i più disastrosi della storia.
« Io sono Tonks! » si presentò la versione magica di una punk. « Questo è Remus Lupin e lui è Malocchio Moody ».
« Bei capelli » fu l’unico commento che la ragazza riuscì a fare.
Simona Sue si stava chiedendo se stessero facendo una gara per chi avesse la peggior capigliatura: tra Mrs Doppie Punte dai capelli color carota, il rosa shocking della punk e il nero unto del becchino, sarebbe stato difficile scegliere un vincitore.
« Belli, non trovi? Stamattina ero indecisa fra questo colore e un azzurro cielo, ma alla fine ho pensato fosse meglio così. Troppo appariscente altrimenti » disse Tonks con un sorriso.
« Già, così passerai di sicuro inosservata ».
La malcelata ironia nelle parole di Simona Sue non venne colta dalla strega.
« Silente ci ha detto della vostra venuta qua a Grimmauld Place, ma non ci ha spiegato il motivo » disse Molly servendo il pranzo a tutti.
« Credo che se Silente avesse voluto che sapessi di più, te lo avrebbe detto lui » intervenne Piton, rivolgendosi a Molly, dopo qualche secondo di silenzio generale.
La donna mise il broncio e tornò a spignattare senza proferire parola. Per un momento Simona Sue fu grata a Mister Unto per il suo intervento, così si sedette soddisfatta a tavola, cercando di ambientarsi in quel nuovo posto.

Piton, nel frattempo, non riusciva a smettere di guardare Mona. Merlino, era bella come vent'anni prima, sembrava che il tempo non fosse trascorso.
Si fermò poi a osservare la figlia, Simona Sue. Era la copia della madre alla sua età. Non poteva fare a meno di chiedersi dove fosse il padre e se la sua Mona si fosse sposata con qualcuno.
Nonostante gli anni, quel pensiero lo colpì come una stilettata nel cuore. Non riusciva ad immaginarsela tra le braccia di un uomo che non fosse lui; non ne era capace.
Perso tra i suoi pensieri non si era reso conto di avere gli occhi di Simona Sue su di sé.
Le lanciò uno sguardo gelido, che ebbe come unico effetto quello di farle alzare un sopracciglio.
« Allora, lei sarebbe un professore di questa Orgwarts, giusto? » gli chiese sezionando quello che aveva nel piatto e valutando se fosse commestibile.
« Hogwarts » precisò Piton. « E sì, insegno lì ».
« E insegnate a tirare piccioni fuori dai cilindri? »
Un sorriso impercettibile curvo le labbra di Piton.
« Insegno pozioni ».
« Pozioni... sì, effettivamente l'avevano presentata così all'ingresso. Dunque sarà un mio professore? »
« Simona andrà a Hogwarts? » domandò Molly confusa.
« Certo, Silente ha già predisposto che lei studi quest'estate per recuperare i sei anni persi ».
Molly scoppiò a ridere.
« Silente è troppo fiducioso, dubito che riesca a recuperare tutti i sei anni in soli due mesi. Senza offesa, Simona ».
« Io direi che ha del potenziale » disse Moody aprendo la sua fiaschetta personale.

« Quando posso incominciare? » domandò Simona Sue cercando di ignorare Mrs Doppie Punte. L’aveva segnata sul libro nero, sotto la colonna delle persone da odiare.
« L'importante, Simona, è la vigilanza costante ».
Simona Sue guardò dubbiosa la cicatrice vivente di fronte a sé, valutando l’idea che non fosse a posto di testa, e poi tornò a concentrarsi sul pranzo, che per lo meno era buono.
« Quando arriverà Silente? » domandò Mona.
« Parlavate di me? » esclamò Silente comparendo in posa artistica « Caramelle? »
Simona Sue osservò l'uomo appena arrivato. Era lui il famoso Silente temuto dal pazzo che stava alle loro costole?
Perfetto, ora sapeva che sarebbe morta giovane. Ma almeno sarebbe andata all’altro mondo nel pieno della sua bellezza.
« Stiamo mangiando, non vedi Albus? » rispose Molly con un sorriso forzato. « Le caramelle le proveremo più tardi ».
« Come volete ». Silente fece spallucce prima di girarsi e fare un sorriso in direzione di Simona Sue. « Per Merlino, ma hai bevuto una pozione Sempre Giovane? » chiese ammiccando e facendo spaventare la ragazza.
“Dio, cosa vuole da me questo invasato?” Si chiese ritraendosi sulla sedia.
Cercò l’aiuto dei presenti con lo sguardo, notando che tutti stavano scuotendo la testa imbarazzati e solo Mister Unto aveva un’espressione minacciosa. Non doveva stargli simpatico l’Uomo Barbuto.
“Mi sa che vince lui la competizione sulla capigliatura più stramba” pensò, osservando la barba che gli arrivava alla vita. I rasoi non si usavano in quel mondo?
« Ce l'ha con me? » chiese guardinga Simona Sue notando i continui occhiolini che le faceva.
« Albus, quella è Simona Susan, la figlia di Mona » disse Mister Unto secco.
« Oh, ma davvero? » domandò l’Uomo Barbuto come se la vedesse per la prima volta « Effettivamente c'è una certa somiglianza ».
« Certo che c'è una somiglianza, visto che l'ha scambiata per lei » sbottò l’altro a cui quella conversazione, evidentemente, non piaceva.
« Sono Albus Silente, preside di Hogwarts! » si presentò Silente a Simona Sue, facendole un inchino.
« Parente di Merlino? Sa, veste esattamente come lui in un film ».
« Oh, Merlino aveva un gusto migliore di me nel vestire. Non credo che potrò mai eguagliarlo » disse Silente osservando il suo abito. « Ma dici che ci si avvicina? »
« Potrebbe vincere a un concorso per suoi sosia ».
« Non avevo mai preso in considerazione la cosa. Grazie Simona, parlare con te è stato molto illuminante ».
« Si figuri! » disse Simona Sue riprendendo a mangiare. Erano tutti pazzi.
Non riusciva ad associare nessun altro pensiero a quello nella sua mente.
« Veniamo a noi! » esclamò Silente gaio. « Credo che sia giusto darvi delle spiegazioni sul perchè Mona e sua figlia siano tornate in Inghilterra adesso ».
Mrs Doppie Punte mollò lo strofinaccio e la pentola che stava pulendo, la cicatrice vivente si tolse l'occhio e riprese a pulirlo, la Punk cambio colore di capelli facendo sputacchiare a Simona Sue buona parte di ciò che stava mangiando, mentre Mister Unto e Remus osservavano il preside cercando di celare la loro curiosità, cosa che gli altri non erano riusciti a fare.
Simona Sue non riusciva a credere che fossero tutti così ansiosi di scoprire la verità su di lei e sua madre. Ma una valanga di fatti loro non se la sarebbero potuti fare?
« Ho chiesto a Filius di convincere Mona a tornare qua, perchè temo che Voldemort, ora che sta riacquistando potere, la cerchi e si vendichi del suo tradimento ».
« Tradimento? » domandò Molly mangiucchiando un biscotto.
Simona Sue guardò la donna: ci mancava solo che prendesse appunti e poi sarebbe stata pronta per vendere la storia.
« Lei era dalla parte di Tu-sai-chi » precisò Silente.
« Non l'avrei mai detto, sembri una così brava persona, in confronto agli altri tra le sue file ».
L'occhio di Molly cadde, stranamente, sulla figura di Piton, che la ignorò. Simona Sue non si sarebbe stupita poi molto se avesse scoperto che Mister Unto non fosse annoverato tra i buoni: era piuttosto sinistro come individuo.
« Sì, più di diciotto anni fa ero una Mangiamorte al servizio del Signore Oscuro. Solo troppo tardi mi resi conto che perseguiva degli ideali che non mi rappresentavano e così, con l'aiuto di Silente, tentai di rifarmi una vita. Ora pare che io non sia più al sicuro, ma sopratutto che Voi-sapete-chi possa usare Sue per raggiungermi. E questo non posso, non voglio permetterlo. A Hogwarts sarà più al sicuro » disse Mona abbassando lo sguardo.
« Come hai fatto a fuggire? » chiese Molly, curiosa come una scimmia e facendo irritare Simona Sue.
Che gliene importava a lei?
Chi diavolo era poi quella donna per fare certe domande?
Però, nemmeno lei sapeva come avesse fatto sua madre a scappare. Forse aveva fatto una domanda intelligente Mrs Doppie Punte.
Calò il silenzio nella stanza e Mona, per un attimo, non seppe che rispondere. Silente stava per prendere la parola, quando una terza persona s'intromise nel discorso.
« Sono stato io. Ho fatto fuggire io Mona dal nascondiglio di Voldemort ».
« Lui? » domandò Simona Sue.
Mister Unto sapeva fare qualcosa? Scioccante. Forse era il caso di rivalutarlo.
Ma con quei capelli... era davvero difficile. Si domandava se avesse mai avuto una donna.
« Sì Sue, Severus mi aiutò a fuggire e io non potrò ringraziarlo mai abbastanza per quello che fece ».
Un pensiero la congelò.
Lanciò un’occhiata spaventata a Piton.
Poi ne lanciò un’altra alla madre.
Ma che andava a pensare, sua madre e Mister Unto?
Una barzelletta!
Giusto?!
Non voleva pensarci, meglio rimuove il tutto dal cervello.
« Severus, non ti facevo un eroe » disse la Punk colpita.
Remus, invece, non disse nulla, ma Simona Sue si accorse dello scambio di occhiate tra lui e sua madre. C’era qualcosa di più sotto, ne era sicura.
« Bene, ora che sapete come stanno le cose direi che possiamo passare tranquillamente al dolce » disse Silente per scongelare l'atmosfera. « Filius, Severus, confido in voi per istruire Simona in modo che sia pronta per il suo settimo anno. Naturalmente tutti i professori di Hogwarts sono ben disposti a darle una mano ».
« Ma Albus, come farà Simona a recuperare tutti e sette gli anni? E poi, in quale casa… »
« Molly cara, confido nelle sue capacità. Sono più che certo che per settembre avremo una nuova alunna a Grifondoro ».
« Corvonero vorrà dire » esclamò Filius, ereggendosi in tutta la sua bassezza, salendo sulla sedia.
« Figuriamoci, sarà una Serpeverde » borbottò Piton.
« A me piace l'azzurro e il rosa, non c'è una casa con questi colori? » chiese Simona Sue, a cui nessuno dei nomi detti ispirava.
« Direi che, a questo punto, sarà il cappello a decidere ».
« Oh, che bello, mi farete provare tutti i vari cappelli così posso scegliere personalmente quello che mi sta meglio? »
« Le case non hanno cappelli, ma solo stemmi » spiegò Silente.
« Allora di che cappello parlate? »
« Vedrai, vedrai… » disse evasivo. « Ed ora, qualcuno vuole una caramella? »
« NO! » esclamarono tutti in coro, o così era sembrato.
« Io, a dire il vero, una la prenderei pure » sussurrò Filius rifattosi piccolo sulla sedia. Non che ci volesse un grande sforzo.
A Silente si illuminarono gli occhi « Ah, finalmente qualcuno che capisce la divina arte delle caramelle ».
Quello era Albus Silente.
Preside della scuola che avrebbe frequentato.
Colui che era temuto da colui-che-non-so-nominare.
Forse era il caso d'imparare bene la magia, perchè su quel vecchietto non sentiva di poter fare molto affidamento… Per niente.




continua...


1 Il nome che abbiamo datto alla mamma della nostra protagonista, non è stato scelto a caso, ma contiene significati nascosti, come molte cose all'interno della storia. Per capirne appieno il significato, ricordiamo che in Veneto, il termine mona assume il significato di "donnina dai facili costumi", mentre in Inghilterra, esso è un comune nome proprio.
2 Con queste parole viene descritta anche in “Harry Potter e l’Ordine della Fenice” a pag. 83.
3 Frase realmente pronunciata dalla Signora Black, sempre in “Harry Potter e l’Ordine della Fenice” a pag. 83.


*



In tempi record (XD), ecco il nuovo chappy/chappu/cap (da non confondersi con il codice di avviamento postale) a seconda di come preferite (a noi piace chappu, fa molto cane scodinzolante). Finalmente compare anche qualche personaggino conosciuto maggiormente dal pubblico. E poi, è entrato nuovamente in scena il nostro Piton-in-Love *_*, l'unico motivo sostanziale per cui scrivamo la storia XD.
Ora, rispondiamo alle recensioni, che ci fanno sempre sciogliere come barretta di cioccolato al sole. Poi diventiamo cremina di cioccolato, passa il Chappu e ci lecca via dal pavimento XD

lemonade: grazie per i complimenti! Il nostro ego ha sempre bisogno di essere rimpolpato XD
Hai ragione, la famiglia di Simona Sue è particolare, e non hai ancora conosciuto tutti i membri!

Tinachan: ma non sapevamo ti piacessero le Hermione/Draco, avresti dovuto dircelo prima, così avremmo fatto qualcosa XDDDD
Come vedi Severus è riapparso nella vita di Mona, o per meglio dire Mona è riapparsa nella vita di Severus. Come affronterà la situazione il nostro aitante mago, soprattutto ora che ha scoperto che la sua dolce e amata Mona ha una figlia?
Suicidio?
Uno shampoo?
Si darà allo yaoi?
Non ti resta che continuare a leggere! (e se non lo fai noi ti obbligheremo mwhahahah)
P.S. abbi fede, prima o poi commenteremo le tue D/H (draco/herm vero? XDDDDDDDD)

L_fy: nostra Dea Suprema *____* Tu... tu... ci lasci senza parole, onorandoci con una tua recensione! Stiamo piangendo abbracciate, incredule davanti allo schermo del pc ç____ç
La nostra parodia non poteva che essere bella e perfetta: solo la perfezione, quando si narra di un essere divino come Simona Sue. (che è il mio alter ego su carta, tanto per precisare n.d.Seri XDDDDDDD )
Per le battute che inseriamo, dobbiamo essere sincere, nascono nei momenti in cui Neurone (il nostro neurone condiviso - eravamo ispirate quando gli abbiamo dato un nome XD) è in viaggio tra la nostre menti. In quegli sprazi di tempo, noi creiamo col supporto di Msn. Alcuni la definiscono pura genialità, altri pura follia. Per noi è geniale follia XD
Elfy cara, ma ti pare che mettiamo il rating R a caso? Qualcosa di altamente sconcio ci scapperrà di sicuro XD


Ora scompariamo mentre l'oscurità è nostra amica (anche se è giorno fa niente, licenza poetica), per ricomparire al prossimo aggiornamento, che sarà quando una di noi due proporrà di farlo, in un momento di noia totale XD

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Capitolo 5
*** Una star per amico ***



Capitolo 4 – Una star per amico

Londra. Stazione King's Cross.
Un ragazzo dal viso sottile, ginocchia nodose, capelli neri e occhi verde chiaro, con un paio di occhiali rotondi1 camminava di corsa, spingendo un carrello.
Si fermò davanti ad una colonna e, guardandosi furtivamente attorno per controllare che nessuno lo stesse osservando, con estrema nonchalance andò a sbattere contro il muro rompendosi gli occhiali. Tutti si voltarono a guardarlo, mentre la civetta che portava con sé tubava irritata nella gabbia. Perplesso guardò il muro e poi il numero del binario... Dannazione, era il sei.
Imprecando contro la sua sbadataggine, si rialzò goffamente, non prestando attenzione alle risatine dei presenti che avevano assistito alla scena. Fischiettando come se nulla fosse successo, spinse il carrello verso la colonna giusta, cercando di zittire la civetta che starnazzava impaziente.
Quando si fu accertato nuovamente di non avere l'attenzione su di sé, spinse con un colpo secco il suo carrello oltre quello che si rivelò un passaggio invisibile nel muro.
Il fischio acuto dell’Hogwarts’ Express arrivò alle sue orecchie e il fumo penetrò nelle sue narici, facendolo tossire. Non c'era niente di magico nell'arrivo al binario nove e tre quarti, assolutamente nulla. Il tubare irritato di Edvige lo destò dai suoi pensieri e così, con un colpo secco della bacchetta, la liberò dalla sua gabbia. L’animale lo guardò riconoscente, o almeno lui sperò che fosse gratitudine e non voglia di strappargli gli occhi a morsi, e poi se ne volò via dalla stazione.
Harry sospirò sconsolato.
Capiva perfettamente come si sentisse la sua civetta; del resto lui era stato prigioniero in una stanza per un'estate intera. I Dursley non erano mai stati degli zii affettuosi con lui, ma quella volta avevano superato ogni limite umano.
C’era mancato poco che abusassero di lui sessualmente!
Suo cugino aveva passato tutto il tempo a sfruttare ogni occasione per baciarlo.
Per baciare lui!
Era oltremodo schifato al solo pensiero che quella palla di lardo gli si avvicinasse più di due metri. Avrebbe dovuto chiedere un’ordinanza restrittiva.
Dudley, accortosi di non aveva speranze con un esponente dell’altro sesso, aveva deciso di provare l’eccitante esperienza dell’incontro di due lingue con Harry. Quest'ultimo aveva passato, quindi, tutta l'estate con i sensi allerta, più spaventato dalle labbra del cugino che dell'Avada Kedavra di Voldemort. E pensare che ci era andato davvero vicino Dudley: il solo ricordo faceva correre brividi di orrore lungo la schiena di Harry.
Per fortuna quell'incubo era finito.
Ora, per prima cosa, doveva cercare Ron ed Hermione: non vedeva l'ora di rivederli e riabbracciarli.
Dopo una non troppo lunga ricerca, Harry individuò la capigliatura rossa dell'amico e, accanto alla sua, i capelli crespi di Hermione, che corse verso di lui abbracciandolo con foga.
Era così contento di rivederla: non l'avrebbe mai ammesso, ma gli mancavano, in fondo in fondo, le sue ramanzine.
« Ehilà, fratello, » disse Ron, abbracciando con fare mascolino l'amico « com'è andata l'estate? »
« C'è anche da chiederlo? »
« Giusto » concordò Ron, rendendosi conto dell'inutilità della domanda. « Ma neanche la mia è stata un granché ».
« Tuo cugino ha cercato ripetutamente di baciarti? »
« Beh, no... » disse Ron rendendosi conto che il ritorno di Percy a casa non era paragonabile a Dudley che cercava di baciare Harry.
« Harry! » esclamò una voce famigliare.
La signora Weasley arrivò trafelata e strinse il ragazzo in un abbraccio stritolante. Quando la donna lo mollò, Harry si grattò la nuca imbarazzato. Le faceva sempre quell'effetto, forse perché si comportava sempre così maternamente nei suoi confronti e lui non sapeva come ricambiare, visto che non aveva mai avuto una madre al suo fianco. Ma, infondo, gli piacevano quelli slanci, lo facevano sentire apprezzato, almeno da qualcuno.
« Tesoro, ti vedo molto denutrito. Quei babbani dei tuoi zii andrebbero denunciati alle autorità, agli Auror, al Ministro della Magia! »
« Molly cara, vedrai che Harry si riprenderà ora che andrà a Hogwarts » disse il signor Weasley, cercando di calmare la consorte. « Ragazzi, credo che sia meglio che voi saliate sul treno ».
« Sì, ragazzi, Arthur ha ragione, andate! » concordò la signora Weasley quasi in lacrime, non prima di aver stritolato amorevolmente i tre ragazzi. « Ora vado a cercare Ginny; è così sfuggevole, sembra quasi che non voglia farsi salutare ».
Harry, seguito da Hermione e Ron, si fece largo nella calca di persone cercando di raggiungere il treno. Una volta arrivati, con un notevole sforzo fisico, caricarono i bauli e a loro volta salirono alla ricerca di uno scompartimento in cui passare il viaggio.

Una ragazza dai biondi capelli che profumavano di primavera attraversò il passaggio al binario nove e tre quarti, facendo voltare numerose teste verso di lei.
Simona Sue sorrise dolcemente a tutti, provocando la caduta di non pochi bauli sui piedi degli incauti ragazzi che si erano distratti nel guardare il suo sorriso, e proseguì verso Mrs Doppie Punte, che aveva individuato non appena arrivata.
« Buona Giorno, signora Weasley! » salutò cortesemente non appena ebbe raggiunto la donna. « Oh, Simona! Pronta per questa nuova avventura? »
« Certo, sono davvero elettrizzata! Ho studiato come una matta quest'estate e spero che sia servito a qualcosa » rispose con un gran sorriso Simona Sue.
« Spero che Severus sia stato un buon insegnate ».
« Certo... mi ha fatto prendere undici gufi eccellenti, anche se io, in tutta onestà, non ne ho visto ancora nemmeno uno »
« Un... undici GUFO? » balbettò Molly sconvolta.
« Sì, non va bene? Non mi pare che l’undici abbia un qualche significato oscuro. Dai miei studi di Artimanzia, non mi risulta ».
Il fischio del treno distolse Simona Sue dalla conversazione, ricordandole che non poteva passare altro tempo con la donna.
« Ora vai, prima di perdere il treno! Se trovi un ragazzone con i capelli rossi, è mio figlio Ron. Dagli la sua bacchetta, l’ha dimenticata ».
Simona Sue sorrise alla donna e afferrò il bastoncino che le tendeva. Questo Ron di cui tanto le aveva parlato, sperava proprio che non fosse uno sfigato. Cioè, lei era buona e altruista e tutto quello che si voleva, ma doveva ambientarsi in una nuova scuola e desiderava fare le amicizie giuste. Non che lei ne avesse bisogno, ma quello dava una mano.
Stava cercando di caricare a fatica il suo baule sul treno, quando un ragazzo afferrò il suo bagaglio e lo issò senza sforzo. Simona Sue si voltò verso il suo aiutante, e incrociò due iridi grigie che sormontavano un sorriso da seduttore.
« Grazie » gli disse in modo forse un po' distaccato.
Non le piaceva molto quel sorriso.
Preferiva condurre il gioco, e farsi rimorchiare non era tra i suoi piani.
« Non c'è di che » replicò il ragazzo. « Chi ho avuto l'onore di aiutare? Non mi pare di averti mai visto, perchè di certo non mi sarei dimenticato della tua bellezza ».
“Scontato, amico” pensò Simona Sue.
« Io, invece, non credo che sia stata una gran perdita non averti conosciuto prima ».
Però era bello.
E pure lui lo sapeva… ed era quello il problema.
« Ora, ti ringrazio per avermi aiutato, ma se ti sposti vado a cercarmi un posto a sedere » disse con un sorriso così dolce che il ragazzo balbettò qualcosa d’incomprensibile e si spostò.
Bene, non c'era voluto molto a fargli smettere di darsi arie.
Prima di allontanarsi si girò verso di lui, che era rimasto a fissarla.
« Io sono Simona Sue, ma per gli amici Sue » si presentò. « Ovviamente tu puoi chiamarmi Simona Sue » aggiunse subito dopo, facendo crollare al ragazzo la speranza che fossero già amici.
Soddisfatta dell'operato, Simona Sue si avviò lungo il corridoio del treno, alla ricerca di uno scompartimento vuoto, ma sembrava un'impresa parecchio ardua. Arrivata alla fine della carrozza, fu quasi certa di averlo trovato e così afferrò la maniglia per aprire la porta.

Harry smise di parlare all'istante, non appena sentì la porta aprirsi.
Una splendida ragazza dallo sguardo famigliare era sull'uscio, con una vena di delusione negli occhi.
« Scusate, credevo che fosse libero » disse quella, voltandosi per uscire.
« Sì... cioè... puoi sederti con noi, se vuoi » proferì Ron, strozzandosi con la sua stessa saliva nel cercare di elaborare una frase di senso compiuto.
La ragazza lanciò un'occhiata a Ron e le si illuminarono gli occhi.
« Tu sei Ron Weasley? »
Harry rimase a bocca aperta.
Da quando la gente chiedeva se Ron era Ron e non se lui era Harry Potter?
Avrebbe dovuto capire che quello non era il mondo giusto da quando si era risvegliato una mattina con la bocca di Dudley a pochi centimetri dalla sua. Era tutto troppo irreale.
« Tua madre mi ha parlato di te e mi ha detto di darti questa » disse la ragazza porgendo la bacchetta a Ron. « L’hai dimenticata ».
Harry sospirò di sollievo.
Ora era tutto chiaro... anche se c'era ancora da chiarire come Dudley avesse deciso dal giorno alla notte che suo cugino fosse perfetto per perdere la verginità.
« G-grazie » balbettò Ron quando ritornò con i piedi per terra.
« L'offerta di Ron è ancora valida » disse Hermione con un sorriso amichevole. « Io sono Hermione Granger e lui è... »
« Harry Potter » disse la ragazza raggiante.
“Ora sì che si ragiona” pensò Harry sorridendole.
« So tutto di te, naturalmente... ho comperato alcuni libri facoltativi, come letture preparatorie, e ho visto che sei citato in Storia moderna della magia, in Ascesa e declino delle Arti Oscure e anche in Grandi Eventi magici del Ventesimo Secolo2 » disse ridacchiando. « Ora direi che non resta che aggiornare Storia di Hogwarts, dopo le tue ultime imprese ».
« L'hai letto? » domandò Hermione a cui si illuminarono gli occhi di gioia.
« Non ci posso credere, qualcun altro ad aver letto quella palla » esclamò Ron frugando nelle tasche alla ricerca di una Cioccorana.
« Oh sì, è stata una lettura molto interessante. Avevo un sacco di cose da imparare sul Mondo della Magia e ho trovato che leggerne la storia fosse molto rapido per apprendere tutti gli eventi importanti ».
« Sono perfettamente d'accordo » concordò Hermione compiaciuta.
Harry sbuffò irritato. Una ragazza bellissima era nella carrozza con loro e l’unico argomento di cui dovevano parlare era la storia del mondo magico? Lanciò un'occhiata all'orologio e gli venne un'idea.
« Hermione, non dovevate andare nella carrozza dei Caposcuola? »
« Per Merlino, hai ragione! » disse la ragazza alzandosi di scatto, prendendo Ron per un braccio. « Ma io non voglio... »
Harry non sentì nemmeno la risposta di Hermione alle lamentele di Ron, perchè la porta si era chiusa mentre i due uscivano, attutendo le voci dei due ragazzi che se ne andavano lungo il corridoio.

Finalmente aveva trovato posto.
D'accordo, non era sola come aveva sperato, ma del resto non le era andata poi tanto male. Prima di tutto aveva incontrato il figlio della signora Weasley ed aveva scoperto che questi non era altri che il migliore amico di Harry Potter.
Se non era un colpo di culo quello, non poteva immaginare quale potesse essere.
E poi aveva incontrato quella Hermione Granger. Da quel che ricordava dei racconti di suo zio, era la migliore studentessa di Hogwarts. Era certa che sarebbero andate molto d'accordo.
Inoltre bisognava dirlo, il figlio della signora Weasley era un gran bel figlioletto.
Era ben messo per quanto riguardava l'aspetto fisico, anche se lei non impazziva per i capelli rossi. E poi se il suo carattere assomigliava solo un poco a quello della madre, c'era da preoccuparsi.
Dell'aspetto di Harry Potter non poteva importarle di meno. Cioè, era Harry Potter, poteva essere pure un topo rivoltante, ma rimaneva comunque una specie di star del mondo magico!
E lei voleva diventare amica di una star di quel calibro, ovviamente.
Ma non era proprio da buttare, adesso che lo guardava bene, forse un po' gracilino: una visione piacevole, tutto sommato.
Una visione che in quel momento la stava guardando con tanto d'occhi.
« Harry? »
« Oh sì, scusa » disse il ragazzo imbarazzato.
Simona Sue sorrise per metterlo a suo agio. Non poteva permettersi di fare errori, doveva assolutamente diventare sua amica.
« Che maleducata che sono, non mi sono presentata! Sono Simona Susan Maffeis, Sue per gli amici ».
« Piacere ».
« Come mai non ti ho mai visto a scuola? » chiese Harry fingendo indifferenza.
Ancora con quella storia?
Ma si conoscevano tutti in quella Hogwarts?
Cos'era, c'erano dieci studenti in croce?
« Mi sono appena trasferita dall'Italia ».
« Sei straniera dunque... dal tuo inglese non si direbbe » disse Harry con un sorriso. « Comunque non sapevo che ci fossero scuole di magia in Italia, cioè, queste cose solitamente le sa Hermione, veramente ».
« Non ti preoccupare, non c'è nessuna scuola di magia in Italia, che io sappia » lo rincuorò Simona Sue con un gran sorriso. « Io ho scoperto di essere una strega all'inizio dell'estate e così ho passato gli ultimi mesi a studiare per poter accedere al settimo anno ».
« Per Merlino... Complimenti! »
Alla faccia di Mrs Doppie Punte che pensava non potesse farcela. Perfino Harry Potter le aveva fatto i complimenti.
« A quale casa appartieni? » chiese il ragazzo molto interessato.
« Non lo so. Silente ha detto che dovrò scegliere un cappello, o qualcosa di simile, e poi si deciderà » rispose lei, cercando di ricordare le parole del preside.
« Ah, penso tu stia parlando del Cappello Parlante ».
« Giusto! Come ho fatto a non capirlo prima? Silente si riferiva a quello! » esclamò Simona Sue, ripensando all'interessante lettura fatta a riguardo in Storia di Hogwarts. Non aveva collegato le cose fino a quel momento.
L'idea d’indossare un cappello tutto rattoppato, però, non è che le andasse a genio: aveva letto che era vecchissimo; sperò che per lo meno lo avessero lavato ogni tanto.
« Tu in che casa sei? » chiese Simona Sue, tanto per sapere fin dall'inizio dove anche lei avrebbe voluto essere smistata.
« Grifondoro! » affermò Harry, i cui occhi brillanti esprimevano tutto l’orgoglio che provava a far parte di quella casa.
« Effettivamente, credo che non fosse neanche da chiedere » ridacchiò Simona Sue. « Del resto anche Silente, che è un grande mago, ne ha fatto parte ».
Anche se, in tutta onestà, sul fatto che Silente fosse un grande mago aveva ancora dei dubbi, nonostante tutti i libri ne parlassero con toni entusiastici. Evidentemente nessuno degli autori aveva mai conosciuto il vecchietto di persona.
Come prima scelta, se il Cappello glielo avesse chiesto, avrebbe messo Grifondoro. Poi, se non ricordava male, i Corvonero vantavano l'intelligenza tra le loro caratteristiche, per cui anche lì ci sarebbe stata bene come un anatroccolo giallo nelle vasca da bagno. Peccato che lei volesse andare a Serpeverde, per seguire le orme della madre…
Che dilemma! Non aveva ancora cominciato e già era stressata.
« Tu ti sei già fatta un'idea sulla casa in cui vorresti andare? » le domandò il ragazzo.
« Io... »
Simona Sue venne distratta dalla porta dello scompartimento che si apriva e dallo sguardo adirato di Harry. Si voltò anche lei per vedere chi fosse arrivato e incrociò nuovamente il sorriso seducente del ragazzo che l'aveva aiutata a salire sul treno.
« Qua ho ancora un’innocente fanciulla da salvare, prima che l'ego smisurato di San Potter le faccia credere che lui sia un Dio in terra ».
La sua voce conteneva una nota di scherno tutt'altro che nascosta, ma non era rivolta a lei, ragionò Simona Sue, ma ad Harry.
« Il tuo ego smisurato, invece, ti ha già convinto di essere Superman » disse la ragazza, conscia del fatto che dovesse conquistarsi la fiducia di Harry per esser sua amica e anche un po’ piccata dall’insinuazione che lei avesse bisogno di essere salvata. Sapeva benissimo cavarsela da sola, senza l’intervento del primo samaritano passante.
« Supercosa? » domandò spiazzato Il-Buon-Samaritano; probabilmente non si aspettava un suo intervento.
« La S che porti come stemma non sta per Superman? Guarda che si capisce subito che non sei l'originale, almeno avresti potuto cambiare nome! »
Harry non riuscì a trattenersi e scoppiò a ridere.
« Potter, hai già infettato questa ragazza con la tua idiozia? » chiese Il-Buon-Samaritano. Simona Sue sapeva che i maghi non avevano la tv, per cui non era sicura che i supereroi fossero gli stessi del mondo normale, ma Superman era internazionale, che diamine!
Tutti lo conoscevano!
« Malfoy, da quando in qua ti stanno tanto a cuore i mezzosangue? »
Simona Sue guardò quello che Harry aveva chiamato Malfoy, che la stava squadrando con sguardo sempre più disgustato.
Ma cosa gli stava prendendo? Possibile che avesse qualcosa fra i denti?
La ragazza tirò fuori il suo fedele specchietto dalla tasca e osservò la sua perfetta dentatura bianca. Tutto a posto, non aveva residui del pranzo fra i denti.
Di certo quello sguardo disgustato non era rivolto a lei, nessuno la guardava così. Mai.
« Sfregiato, perchè non ti accontenti delle tue basse amicizie, invece di importunare chi non dovrebbe stare con te? »
Il diverbio tra i due, intanto, continuava. Si dovevano odiare parecchio e magari, se si fosse impegnata, avrebbe potuto scoprire il motivo di tanto astio e provare a farli diventare amici. Non le piaceva la gente che litigava, anche se lo faceva per lei, e poi sarebbe stata davvero un’azione altruista aiutare quei due ragazzi.
Ad ogni modo, l’inorgogliva sempre che dei bei maschioni litigassero per lei, non a caso uno dei suoi sogni ricorrenti era uno scontro tra gladiatori, che lottavano per il suo amore. A chi non sarebbe piaciuto? A una a cui mancavano un paio di rotelle, sicuramente. Ma lei le aveva tutte al suo posto, e il suo cuore sapeva già a chi dare i propri favori: alla star Harry Potter, senza ombra di dubbio, almeno pubblicamente; poi, magari, si sarebbe potuta fare un amante, se Harry non si fosse rivelato all'altezza, e Il-Buon-Samaritano aveva l'aspetto giusto per diventarlo.
Ma non doveva pensare ora a quelle frivolezze: i due ragazzi stavano quasi per arrivare alle mani o, come notò meglio Simona Sue, alle bacchette. Non aveva mai assistito ad una rissa tra due maghi, chissà com’era? Una parte di lei pensò che sarebbe stato interessante vedere come si sarebbe svolta, mentre la sua parte razione le disse che non sarebbe stato giusto lasciarli continuare solo per soddisfare una sua curiosità.
« Ragazzi, non c'è bisogno di diventare violenti, possiamo discuterne civilmente ».
La ragione ebbe il sopravvento.
Simona Sue aveva poggiato le mani sugli avambracci dei due contendenti, cercando di placarne la rabbia e aveva parlato con tono dolce ma risoluto, sperando di risultare convincente. I due parvero sciogliersi come un gelato sul cono, non appena lei sorrise rassicurante.
« D'accordo Potter, per questa volta passi, ma non credere che ti permetta di rovinare questa innocente fanciulla ».
« Piuttosto stai attento tu, Malfoy ».
Il-Buon-e bisogna ammettere anche bel-Samaritano prese la mano che Simona Sue teneva ancora sul suo braccio e le fece un perfetto baciamano, senza nemmeno sfiorare la sua pelle con le labbra, ma soltanto avvicinandole.
« Il mio nome è Draco Malfoy, ma per gli amici sono semplicemente Draco » le disse con un sorriso quasi dolce. « Spero di rincontrarti in un'occasione migliore, magari al tavolo dei Serpeverde ».
Harry fece per replicare, ma Draco lo fulminò con lo sguardo.
« Potter, spero che tu inciampi su un forcone scendendo dal treno e ci rimanga secco ».
« Io, invece, spero che tu incontri un Ippogrifo andando al castello » replicò l’altro in malo modo.
Con quel buon augurio, Malfoy se ne andò dallo scompartimento, lasciando Harry ancora arrabbiato e Simona Sue con un sacco di dubbi.
Quello sarebbe stato un lungo anno.
Molto lungo.




Continua...


1 Descrizione tratta da “Harry Potter e la Pietra Filosofale” a pagina 24
2 Frase detta da Hermione in “Harry Potter e la Pietra Filosofale” a pagina 103


*




In tempi record (in negativo stavolta XD), ecco il nuovo chappu dove finalmente compare il grande eroe della saga di Harry Potter!
*Rullo di tamburi*
Harry... Potter!
Abbiamo Harry Potter come mamma Rowling l'ha fatto! Ebbene sì gente! Non più l'Harry dal fisico scolpito dagli allenamenti di Quidditch che veste alla moda, ma quello che i libri ci hanno presentato, con tanto di abiti sformati del cugino.
Ecco le risposte alle recensioni, che, non si direbbe, ma più ce ne sono e più noi povere autrici incomprese saremo spinte a prendere a calci il neurone comunitario per mettere in moto la nostra creatività latente XD

lemonade: Oh, ecco le prime ipotesi su chi sia il padre di Simona Sue! Prego prego, dicci pure, siamo curiose di capire quali input stiamo dando (a parte quelli della follia XD). La scelta d'imparentare Mona con Filius è stata dettata dal fatto che non c'era ancora nessuna Mary Sue con questa parentela XD E la nostra Simona è una Mary Sue che sta sopra alle altre XDDD
Tinachan: Piton in Love *______________* Io non ce lo vedo con Lucius XDDD
Tina, di qualsiasi errore tu stia parlando, esso è voluto :-|
Siamo contente che tu abbia punti in comune con Simona Sue, anche se in teoria visto che è una Mary Sue dovresti detestarla, ma lasciamo stare XD Del resto è ovvio che detestare Simona Sue è impossibile! Lei non si può che amare *_____*

A causa dello sciopero indetto da Neurone, che potresta contro i maltrattamenti subiti, il prossimo aggiornamento non sappiamo quando sarà XD

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Capitolo 6
*** Tutti pazzi per Sue ***



Capitolo 5 – Tutti pazzi per Sue

Quella ragazza aveva qualcosa di familiare, era innegabile.
Che fosse figlia di Voldemort?
Cioè, insomma, chi, oltre alla figlia di un Grande Mago, poteva studiare il programma di sei anni in un'estate e prende addirittura undici GUFO eccezionali?
Hermione ne aveva presi solo dieci, e non tutti eccezionali, come soleva lamentarsi ogni giorno.
A Harry i conti non tornavano: quella ragazza aveva un non so che di familiare.
O era la figlia di Voldemort, oppure si era bevuto il cervello.
Molti sarebbero stati propensi a dire che si fosse bevuto il cervello, che fosse paranoico, ma lui sapeva benissimo cosa stava facendo: lui era Harry Potter, il bambino sopravvissuto! Avrebbe riconosciuto qualcosa del suo peggior nemico anche ad occhi chiusi.
« Dimmi, Sue... I tuoi genitori sono Inglesi? »
« Mamma, papà è italiano ».
« Tuo padre è italiano? » domandò Harry perplesso.
« Sì, credevi forse che Maffeis fosse un cognome inglese? » chiese scherzosa Simona Sue.
Forse Voldemort aveva origini italiane, oppure era lì in vacanza in incognito.
Sì, ecco. Si stava spacciando per Babbano per conoscere meglio il suo nemico.
Non poteva che essere così.
« Capisco ».
Simona Sue gli lanciò un'occhiata perplessa e lui si affrettò a cambiare discorso.
« Oh guarda, stiamo per arrivare ».
Non doveva farsi scoprire. Se lei avesse anche solo minimamente sospettato che lui conosceva il suo segreto, allora sarebbe stato nei guai. Doveva giocarsela bene quella carta.
Quando gli sarebbe ancora capitata l’occasione per sabotare i piani di Voldemort? Mai.
« Forse è il caso di metterci le divise ».
Doveva distrarla.
« Hai ragione » rispose Simona Sue con un cenno del capo.
Harry la vide allungarsi per prendere la divisa che era nel baule, sul ripiano porta bagagli in alto; la sua maglietta si alzò leggermente, lasciando un lembo di pelle della schiena scoperto. Il ragazzo ringraziò Merlino per quanto ci stesse impiegando Sue nella ricerca, in modo da lasciare a lui il tempo di osservare il pizzo rosato, che usciva fuori dai pantaloni a vita bassa, e che alla fine si confondeva con il colore della pelle nuda.
« Eccolo! » esclamò Simona Sue, facendo sobbalzare Harry che, rosso d'imbarazzo, si affrettò a cercare la sua divisa.
Da dove uscivano tutti quei pensieri?
Non si era mai soffermato a guardare Hermione, e l'aveva vista anche più succinta. Doveva ammettere, però, che tra lei e Sue non c'era paragone.
Con le orecchie che fumavano cominciò ad indossare la divisa, per poi bloccarsi nel bel mezzo dell'operazione.
Non poteva farlo con Sue a un palmo; forse sarebbe stato meglio se fosse andato in bagno a cambiarsi, anche per non mettere in imbarazzo la ragazza.
Stava per dire che le avrebbe lasciato un po' di privacy, ma le parole gli morirono in bocca e la mascella gli cadde per terra.
Simona Sue finì con tutta tranquillità di cambiarsi, mentre Harry stava per cadere a terra svenuto.
« Non è affatto alla moda questa roba » esclamò Simona Sue indignata, osservando l'eccessiva lunghezza della gonna.
Si voltò verso Harry per sapere la sua opinione, ma il ragazzo era ancora in stato di shock, ibernato sul posto e con gli occhi fuori dalle orbite.
« Ma come, non ti sei ancora cambiato? »
Harry non riuscì a formulare pensieri coerenti e di senso compiuto.
« Io... » balbettò semi incosciente.
Non riusciva a togliersi da davanti gli occhi le immagini svolazzanti di Sue che si cambiava. Se un Mangiamorte fosse entrato in quel momento, non sarebbe riuscito a difendersi; l’avrebbe fatto secco prima che se ne rendesse conto.
Doveva essere parente di una Veela... Ma certo, Voldemort aveva pensato a tutto! Una figlia mezza Veela per sedurlo. Ma lui non ci sarebbe cascato.
Harry scosse la testa e le sorrise amabilmente.
« Oh, sì, ora mi cambio ».
Harry si mise frettolosamente la divisa, senza fare troppa attenzione al buco in cui infilava la testa, cercando più volte di farla entrare in una manica, facendo divertire Simona Sue con la propria performance.
Quella ragazza lo distraeva e non doveva accadere.
Vigilanza costante!
Lo scossone del treno che si fermava gli fece perdere l'equilibrio e lo fece cadere per terra. Harry si massaggiò dolorante la testa, che era andata a sbattere contro il pavimento. Sentì Simona Sue ridacchiare. Per lo meno era riuscito ad infilarsi la divisa nel modo giusto.
« Andiamo? »
Harry annuì e aiutò Simona Sue con il baule. Era un po' dura gestire due bauli, ma gli sembrava scortese non dare una mano alla ragazza, che fosse figlia di Voldemort o meno.
Accidentalmente, le mani ancora sudate gli fecero scivolare il baule sul suo piede. Imprecò mentalmente sperando che Madama Chips avesse qualcosa di non troppo sgradevole per rimediare a quello che il giorno successivo sarebbe diventato un piede grande come quello di Hagrid.
« Harry, ti sei fatto male? » domandò Simona Sue preoccupata.
« No, tutto a posto » rispose Harry cercando di reprimere il dolore che gli faceva pulsare il piede.
Simona Sue lo guardò scettica e fu certo che stesse per replicare qualcosa, ma poi non disse nulla. Afferrò semplicemente il baule dal piede del ragazzo e uscì fuori dallo scompartimento. Harry la seguì subito zoppicante.
Non doveva perderla di vista.
Si domandava dove fossero Ron e Hermione quando servivano.
Se non li avesse conosciuti così bene, avrebbe quasi pensato che si fossero appartati.
Non appena fu sceso dal treno, Harry si accorse che c'era qualcosa di strano nell'aria.
Mangiamorte!
Stavano per attaccare i Mangiamorte!
Harry fu già pronto a tirare fuori la bacchetta per difendersi, quando vide avvicinarsi qualcosa di ben peggiore dei Mangiamorte.
« Oh, professor Piton, che piacere vederla » cinguettò Simona Sue accanto a lui.
Lo sapeva. L'aveva sempre saputo.
Piton era un Mangiamorte.
Quella era una frase in codice, qualche messaggio di Voldemort che la figlia doveva recapitare al suo fedele servitore.
Infondo, chi poteva provare piacere a rivedere Piton?

Finalmente l'aveva trovata, anche se non gli piaceva la persona che le stava accanto.
Quel Potter...
Lui aveva un Piano in mente e il nanerottolo non si sarebbe intromesso.
« Simona » disse Severus prima di lanciare uno sguardo che, se avesse potuto, avrebbe incenerito « Potter ».
Il nanerottolo sostenne il suo sguardo.
Lo stava sfidando?
Bene, si sarebbe divertito con lui. Poteva pure tornargli utile nel suo Piano.
« Signorina Maffeis, mi segua, l'accompagnerò io al castello ».
« Non vorrai andare con lui?! » sbottò Harry sorpreso.
« Potter, sono un professore ».
L'insolenza di quel Potter non aveva limiti. Gli ricordava terribilmente quel dannato di James Potter. Ma del resto non poteva che essere così. Cattivo sangue non mente.
Ma Voldemort poteva fare qualcosa di utile e chiedergli di ucciderlo?
Caspita, ora stava facendo il doppio gioco, per cui non poteva uccidere Potter. Talvolta dimenticava pure lui dalla parte di chi stesse.
« Non ti preoccupare Harry, ci vediamo a Hogwarts » disse Simona Sue con un sorriso.
Non gli piaceva la confidenza che aveva preso Potter con la ragazza.
Ma dove cavolo era Malfoy quando serviva? Aveva bisogno che monopolizzasse l'attenzione della ragazza, in modo che l'influenza di Potter non la danneggiasse.
Gli stava venendo mal di testa.
Dannato Potter!
« Professor Piton, lo so che la domanda le sembrerà strana... » incominciò Simona Sue insicura, mentre si dirigevano verso Hogwarts.
Severus guardò la ragazza, credendo che gli volesse chiedere qualcosa sulla relazione che aveva avuto con sua madre.
Non si era preparato un discorso, non poteva chiedergli cose così private.
La ragazza sembrava in difficoltà, mentre l'ansia di Piton cresceva.
« Ma questo Cappello che deciderà la casa in cui andrò... »
Simona Sue si interruppe di nuovo.
Cappello? Cosa c'entrava con il suo amore per Mona?
« Sì… beh… Ma lo lavano ogni tanto? No, perchè mi farebbe schifo appoggiarlo sui miei capelli ».
Ma cos'era quella storia?
Prese un respiro profondo, trattenendo la voglia di urlare che amava Mona e non gliene fregava niente del Cappello, poi parlò.
« A dir la verità, non ne ho idea » rispose Severus, sincero.
Era il Cappello Parlante, un oggetto magico, non si poteva di certo andarlo a strofinare con il sapone. Però era vero che a lui non interessava se venisse pulito o meno.
Del resto, a chi mai poteva fregare se quel cappello venisse pulito?
« Speriamo di sì » disse Simona Sue, con sguardo schifato, pensando di certo all'eventualità inversa.
Che buffo, anche Mona, una volta, gli aveva espresso la stessa preoccupazione.
Simona Sue le assomigliava davvero tantissimo, non solo nell'aspetto. Era rincuorato da quel fatto, ciò significava che aveva preso ben poco dal padre.
Il padre…
No, era meglio se scacciava quel pensiero dalla sua testa. Tuttavia non aveva potuto fare a meno di chiedersi fin dall'inizio chi potesse essere. Era un pensiero che lo tormentava, per quanto cercasse di scacciarlo.
Che fosse Lui?
Insomma, sapeva benissimo che Mona era la sua prediletta, la sua regina, ma non riusciva a credere che lo fosse diventata in quel modo.
Immaginarsela nel letto di quell'abominio di Uomo... No, non poteva essere andata con lui. Severus lanciò un'occhiata accanto e osservò senza farsi notare Simona Sue. Aveva qualcosa di familiare. Possibile che quell'angelo fosse figlia di quel demone di Voldemort?
« Professore, c'è qualcosa che non va? »
La voce angelica di Simona Sue lo riportò alla realtà.
Cercando di ricomporsi velocemente, distolse lo sguardo da lei.
« Sì, tutto a posto. Siamo quasi arrivati ».
Effettivamente, Severus notò che erano davvero alle porte di Hogwarts, dove Gazza li osservava con uno strano sorriso sul volto.
« Mi sembra quasi di rivedere una scena di diciannove anni fa ».
Era ancora lontano, ma sentì chiaramente le parole del custode che ironico lo osservava avvicinarsi al portone. Si era sempre domandato perchè cavolo Silente l'avesse assunto... Quella sua mania di raccattare i disastrati.
Sorrise malevolmente a quel pensiero. In un certo senso anche lui era nella cerchia dei disastrati di Silente.
« Oh, ma che bello » disse Simona Sue facendo l'ultimo pezzo di strada di corsa, obbligandolo ad allungare il passo « Questa è Hogwarts? »
« Sì »
« È davvero grande ». La ragazza si era fermata ad osservarla con la bocca spalancata. « Sembra uno di quei castelli medioevali! Manca solo il fossato attorno ».
« Ma c'è la sala delle torture » proferì Gazza con uno strano luccichio negli occhi.
« Davvero? » domandò Simona Sue curiosa.
Il custode stava per afferrare la ragazza per un braccio, ma Severus lo bloccò prontamente. Quel pazzo psicopatico... Se non fosse che ideava delle ottime punizioni per quelli stupidi Grifondoro, gli avrebbe già accoppato quella viscida della sua gatta.
« Gazza » disse Severus gelidamente.
« Professor Piton » proferì quello quasi intimorito.
« Mi faccia semplicemente passare e torni a fare ciò che deve ».
L'uomo non se lo fece ripetere due volte e Severus accompagnò Simona Sue all'interno del castello. Gli altri studenti erano in Sala Grande e lo smistamento era già arrivato a buon punto.
Sospirò profondamente e lanciò un'ultima occhiata alla ragazza accanto a lui.
Aveva decisamente qualcosa di familiare, ma sperava vivamente che non fosse per il motivo che pensava lui: non avrebbe mai accettato che lei potesse essere davvero la figlia del Signore Oscuro.

E finalmente era di nuovo in paradiso.
Accanto a lui aveva Samantha e July. Di fronte Pamela e Jenny. Più in là c'erano anche Charlotte e Camille, che sembravano anche più grandi dell'ultima volta.
Sì, era indubbiamente tornato in paradiso.
Il suo sorriso beato si smorzò nell'osservare l'aria pensierosa del suo migliore amico.
« Harry, ma cosa guardi il soffitto con tutto quello che ci circonda? » chiese facendo ben capire a cosa si riferisse con ‘quello che ci circonda’.
« Come? » domandò Harry ritornando al presente. « Parli della cena? Ma se non è ancora arrivato niente ».
Ron rimase un attimo in silenzio per non rispondere male all'amico.
Onestamente non capiva come quel ragazzo non si accorgesse di tutto il ben di Dio che popolava Hogwarts. Sospirò. Harry era sempre stato un po’ lento in quelle cose. E pensare che ai tempi di Cho l’aveva ammirato per la sua esperienza.
« A cosa stai pensando? » decise che era meglio glissare sul discorso.
« A Sue ».
« Chi? »
« Simona Sue, la ragazza sul treno, quella bionda » rispose Harry con sguardo sognante.
Ron sorrise sornione.
« E bravo il mio Harry! Finalmente hai capito come gira il mondo. E dimmi, hai già dato loro un nome? »
Harry lo guardò perplesso.
« A chi? »
Ron scosse la testa sconsolato, aveva ancora un sacco di cose da insegnargli.
« Ma a loro! » esclamò facendo un eloquente gesto verso il petto.
« Hai dato un nome ai tuoi pettorali, Ron? »
« Ci rinuncio » annunciò Ron.
Lanciò un'occhiata verso Charlotte e Camille cercando di consolarsi e constatò che quella sera avrebbe volentieri voluto scoprire se fossero cresciute in modo naturale o meno. I suoi pensieri a riguardo vennero interrotti da un verso di esclamazione di Harry. Irritato si voltò verso di lui che gli indicava l'ingresso della Sala Grande. Cercando di essere solidale alle follie del suo migliore amico, si girò per vedere cosa stesse guardando e in quel momento capì che c'era qualcosa di più interessante di Charlotte e Camille da scoprire.
Come aveva fatto a non notare che splendore fosse?
Possibile che Harry ci fosse arrivato prima di lui?
« Hai detto che si chiama Simona Sue, vero? » chiese ad Harry, che annuì estasiato. « Che nome bellissimo... »
Aveva trovato la sua missione per quell'anno.
Sì, Simona Sue si sarebbe innamorata di lui. Ne era certo!

Quel pezzente di un Weasley, che diavolo stava guardando?
Draco si voltò verso l'ingresso della Sala Grande e un lieve sorriso sfuggì dalle sue labbra. Eccolo lì, l'angelo che aveva avuto l'onore di incontrare ben due volte sul treno per Hogwarts. Era certo che anche lei fosse rimasta colpita dal suo fascino.
E chi avrebbe potuto sfuggirgli?
Forse era timida e per quello si era nascosta dietro quell'aria da dura.
« Oh, Draco, ma hai visto quella? »
La sua contemplazione venne interrotta dalla fastidiosa voce di Blaise.
« Quella? » chiese Draco in un soffio.
Come si permetteva di apostrofare Simona Sue con ‘quella’?
Draco cercò di mascherare l'irritazione che gli stava dando il suo migliore amico.
Certe volte si domandava come potessero essere amici loro due.
« Sì, la tipa, la topa, la figa, la sventola, la gnocca... quella! » continuò Blaise indicando Simona Sue con il dito.
« Chi ha parlato di gnocchi? » si intromise Tiger.
Quello venne ignorato sia da Draco che da Blaise che si guardarono, uno con stizza, l'altro con perplessità.
« Quella, Blaise, è off limits, sono stato abbastanza chiaro? ».
Draco vide l'amico squadrare per bene Simona Sue, mentre si avviava verso il Cappello Parlante e con un po' d'irritazione notò che la stava spogliando con gli occhi.
« Blaise?! »
« Mah, amico, non credo che faccia per te » sentenziò Blaise dopo l'accurata analisi.
« Senti, chi o cosa faccia per me lo decido io, chiaro? Tu vedi solo di starle alla larga » sibilò minaccioso Draco.
« Secondo me non è una da tre secondi, ma se lo dici tu… »
Draco fulminò un'ultima volta l'amico con lo sguardo, tanto per chiarire chi dei due fosse il capo, e poi tornò ad osservare Simona Sue, che con leggiadria si era seduta sulla sedia in mezzo alla sala grande e con eleganza ormai portava il Cappello Parlante.
Sì, lei era una Serpeverde. Lo sentiva nel cuore, perchè loro due erano fatti per stare assieme e pure quello straccio parlante lo sapeva.
« GRIFONDORO! »
« COSA?! »
L'urlo di Draco venne sovrastato dagli applausi che provenivano dal tavolo dei Grifondoro.
« Mi sa che non dovrai preoccuparti di me. Weasley avrà sicuramente già messo gli occhi addosso a Sindy e Carmen ».
« Sindy e Carmen? »
« Sì, trovo che sia un buon nome per le tette di Simona Sue ».
Draco guardò scioccato l'amico, poi lanciò un'occhiata verso la tavolata dei Grifondoro.
Potter aveva osato toccare il braccio della sua amata. Weasley l'aveva fatta sedere vicino a lui. Simona Sue stava sorridendo a quei due idioti di Lenticchia e San Potter.
Come odiava quel maledetto Capello Parlante.
Ma Simona Sue sarebbe stata sua. A tutti i costi!




Continua...


*




Una parentesi tutta al maschile ci voleva; in fondo, poi, non è stato troppo difficle, sono così prevedibili questi maschietti XDDDDDD.
Alla fine, com'era da aspettarselo, tutti voglio Simona Sue... e lei se ne compiace segretamente "sìsì"
Ora è da vedere chi sarà il fotunato che sceglierà XD
Ringraziamo lemonade e soprattutto Simona Sue ringrazia per i tuo apprezzamenti, ma era certa che le serasti piaciuta XD. Per Harry, dobbiamo dire che è la nostra creazione migliore XD; secondo noi sono i pensieri veri che fa anche nei libri, per lui esistono solo macchinazioni contro la sua persona XD.
Ovviamente noi ti amiamo alla follia perchè ci recensisci ogni capitoli, per caso vuoi un regalo di Natale?
Una gingantografia di SS ti va bene? XD


Buon Natale e Felice Anno Nuovo a tutti quanti dalla Seri and Pe Porduction. Siamo tutti più buoni sotto le feste, dunque perchè non ci fate un regalino e ci lasciate una recensione? XDDD
Alla prossima!

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Capitolo 7
*** Una nuova amicizia fra gonne e pozioni ***



Capitolo 6 – Una nuova amicizia fra gonne e pozioni

Gli uccellini cinguettavano.
Gli scoiattoli saltavano di albero in albero con la ghianda in mano.
La piovra gigante pigramente si svegliava in fondo al lago di Hogwarts e una leggiadra fanciulla apriva i suoi splendidi occhi, illuminando tutta la stanza al suo risveglio.
Simona Sue si stiracchiò compostamente, poi portò un'unica ciocca ribelle dietro l'orecchio e sorrise, pronta ad affrontare il suo primo giorno di lezioni.
Era stato stancante il viaggio fino alla scuola.
Aveva atteso il momento dello Smistamento con un filo d'ansia: era davvero curiosa di scoprire in quale casa sarebbe finita e Grifondoro, inizialmente, non era la più quotata.
Però, da quando aveva scoperto che il suo nuovo amico Harry Potter era lì, la faccenda aveva acquistato aspetti positivi.
Gli altri due membri del Trio, con i quali si era intrattenuta durante il banchetto, a primo acchito non sembravano adatti a stare al fianco di una star come Harry.
Tuttavia, la ragazza dai problemi con i capelli (come tutti nel Mondo Magico) era davvero intelligente. Non per esagerare, ma poteva esserlo quanto lei: questo era molto buono; Simona Sue faticava a trovare persone che comprendessero le difficoltà date dall'essere intelligenti, dal capire tutto prima degli altri. Sue era sicura che sarebbero diventate amiche e magari, per dimostrale le sue buone intenzioni, le avrebbe consigliato qualche shampoo contro i capelli crespi.
L'altro ragazzo, il figlio di Mrs. Doppie Punte, era inutile quanto la madre.
E poi aveva continuato a guardarle il seno per tutta la serata! Non che non ne fosse lusingata, era conscia che Carla e Margherita fossero due gran belle ragazze, ma non le piaceva che gli estranei le fissassero così a lungo. Insomma, non dovevano guardare solo loro, ma anche lei!
L'unica cosa che lo salvava, e che gli avrebbe permesso di essere suo amico, era di essere, in fondo, un bel ragazzo con un fisico invidiabile. Inoltre l'aveva visto giocare a scacchi contro Harry ed era davvero imbattibile, quindi un barlume di intelligenza lo doveva avere da qualche parte (di certo, non ereditato dalla madre).
Un lieve mormorio la distolse dai suoi pensieri e la fece uscire dal letto. Con un sorriso radioso si rivolse alle sue compagne di stanza che la guardavano estasiate.
« Buongiorno a tutte ».
« Buongiorno Sue » cantilenarono Lavanda e Calì all'unisono.
« ‘Giorno » borbottò Hermione prima di rifugiarsi in bagno.
« Lasciala perdere. Lei è tutta libri e lezioni ».
« In una sola parola, noiosa ».
Lavanda annuì alle parole di Calì ridacchiando.
"In una sola parola, oca" si ripeté in testa Simona Sue.
Lavanda e Calì non erano per niente carine con Hermione; era una ragazza intelligente, loro due non potevano capire come ci si sentisse.
Ciononostante, quelle due erano anche le uniche che sembravano sapere cosa significasse curare il proprio aspetto. Potevano esserle molto utili per scoprire qualcosa sul look adeguato (sempre che ce ne fosse uno) nel Mondo della Magia, dove trovare gli abiti giusti e tutte quelle cose che permettono alle ragazze normali di essere perfette come lei.
Simona Sue lanciò un'occhiata all'orribile divisa scolastica che le avevano dato il giorno prima. Come poteva sembrare perfetta con uno scafandro simile addosso?
La gonna era lunghissima e la camicetta da suora, per cui nemmeno lo stile da studentessa conturbante andava bene.
« Ragazze, ma non si può fare niente per rendere meno orrida la divisa? » chiese alle sue compagne di stanza, che magari ne sapevano più di lei sull'argomento.
« L'accorci » rispose Lavanda sorridente, infilandosi la divisa che, effettivamente, le arrivava sopra al ginocchio.
« Ma Hogwarts non ha delle regole a riguardo? » domandò Simona Sue perplessa.
« Se mai qualcuno ti dicesse qualcosa… » disse Calì saputa.
« … fa gli occhi dolci e innocenti… » continuò Lavanda muovendo con eleganza le ciglia, mettendosi in posa da fanciulla innocente.
« … e di’ che non ti eri accorta che la sarta avesse preso le misure sbagliate e te l'avesse accorciata così tanto » finì Calì scoppiando a ridere, ottenendo un'occhiata di rimprovero da Hermione che era appena uscita dal bagno.
« Sapete che è contro il regolamento? »
Simona Sue vide le due ragazze roteare gli occhi irritate.
« Non fare la zitella pettegola come la McGranitt » rispose Lavanda acidamente. « Simona, noi andiamo in Sala Grande, ti teniamo un posto? »
« Non serve, grazie. Ci vediamo giù » disse Simona Sue liquidandole con un sorriso.
Simona Sue osservò le due ragazze uscire dalla stanza e poi si voltò verso Hermione con un sorriso. Doveva metterla a suo agio, trovare qualcosa di sensato da dire per farla diventare sua amica e non sentirla sbuffare se avesse accorciato la gonna (cosa che aveva tutte le intenzioni di fare).
« Credo che dovresti accorciarla anche tu » proferì Simona Sue, sfoggiando il suo miglior sorriso. « Delle gambe così belle è un peccato nasconderle ».
Hermione arrossì.
Aveva fatto centro.
« Dici? » balbettò Hermione tirando timidamente la gonna sopra il ginocchio.
« Certo » confermò Simona Sue con un dolce sorriso.
« Sono così impegnata con lo studio che non ho mai tempo di badare a queste cose » disse Hermione distrattamente, sistemando i libri nella borsa.
« Se vuoi, ti posso dare una mano io a fare dei piccoli accorgimenti » si offrì. « Di sicuro non ti posso lasciare in mano a quelle due » proseguì indicando la porta da dove erano appena uscite Lavanda e Calì.
« Sono simpatiche, in fondo » ammise Hermione.
Simona Sue fece una faccia scettica.
« Molto in fondo » si corresse l'altra.
« Che ne dici se facciamo colazione assieme e poi a lezione ci mettiamo vicine? » domandò Simona Sue. « Sono certa che sarai un'ottima guida per il mio primo giorno a Hogwarts ».
« Oh, ci sono un sacco di cose che è indispensabile tu sappia » trillò Hermione eccitata.
« Non vedo l'ora che ci diano gli orari delle lezioni. Tu quali materie frequenti? Io Pozioni, Difesa Contro le Arti Oscure, Storia della Magia, Incantesimi, Erbologia, Antiche Rune e Artimanzia. Oh, non trovi che sia splendida l'Artimanzia? »
« Sì, è una materia interessante ».
Simona Sue afferrò Hermione a braccetto e uscì con lei dalla stanza. Per tutto il tragitto fino alla Sala Grande le due discussero amabilmente di Artimanzia e di un sacco di altre cose interessanti. Certo, Hermione non era intelligente come lei, ma quasi, e quello era sufficiente per renderla sua amica. E, perchè no, anche sua migliore amica e confidente a Hogwarts.

In parecchi si erano voltati a guardarle quando lei e Sue erano entrate in Sala Grande. Riusciva a vedere le facce allibite di Lavanda e Calì che si chiedevano per quale mistero astrale lei fosse a braccetto con la nuova arrivata.
Con un sorriso radioso si avviò verso Harry e Ron che la fissavano perplessi.
« Ci fate posto? »
« Hermione, sei certa di sentirti bene? » domandò Ron, indugiando un po' troppo sul suo petto prima di guardarla negli occhi.
Quel ragazzo era diventato un pervertito. Le sarebbero anche piaciute quelle occhiate di apprezzamento, se non fossero state rivolte solo al suo seno.
« Certo, perchè non dovrei? » domandò Hermione leggermente irritata.
« Beh sì, non è da te entrare in Sala Grande attirando l'attenzione di tutti ».
« Vuoi forse dire che non sono attraente e che la gente non dovrebbe voltarsi a guardarmi se entro in una stanza? » domandò Hermione furiosa.
« Non volevo dire questo ».
« E allora cosa? »
« La tua voce gracchiante mi sta confondendo ».
« La mia... Razza di mollusco senza spina dorsale, abbi la decenza di prenderti la responsabilità delle tue azioni! »
« Ma che diamine blateri Hermione?! »
« Ragazzi! » si intromise Simona Sue « Non sapete che è vietato litigare prima di aver fatto colazione? »
« Sue, non credo che funzionerà » disse Harry scuotendo la testa. « Quei due non smettono nemmeno se... »
« Ma sì, Sue ha ragione » proferì Ron ficcandosi poco elegantemente del bacon in bocca. « Godiafmofci la colagiofe ».
Le due ragazze lo fissarono schifate per poi sedersi e iniziare anche loro a mangiare. Quando ebbero finito, Hermione tirò fuori dalla borsa l'orario della mattina che aveva preso all'ingresso della Sala Grande.
« Avete visto che, come tutti gli anni, abbiamo le prime due ore con il professor Piton? »
« Come? » esclamò Ron contrariato e incredulo. « Secondo me lo fanno apposta ».
Hermione roteò gli occhi esasperata.
« Ron, ti pare che possano farlo apposta? Non fare il bambino ».
« Hermione, per una volta hai torto. Secondo me è Voldemort che sta plagiando la mente di Silente da ben sette anni, facendoci fare Pozioni le prime due ore! È una materia inutile » disse Harry convinto. « Vuole prenderci impreparati, con poca Difesa contro le Arti Oscure alle spalle ».
Gli altri tre ragazzi fissarono Harry senza parole.
« Cosa? » esclamò Simona Sue.
« Ignoralo, Sue, è un po' paranoico delle volte » le sussurrò Hermione nell'orecchio.
« Perchè non vi piace Pozioni? Il professor Piton è una brava persona... se escludiamo la sua capigliatura » domandò Simona Sue.
« Piton una... »
Ron non riuscì a finire la frase, strozzandosi con il succo. Harry gli diede qualche pacca sulla schiena prima che morisse soffocato. Hermione non badò molto all'indignazione di Ron, ma si voltò ad osservare Harry. Ne era quasi certa. Il suo cervellino paranoico stava formulando qualche assurda ipotesi su Sue. Qualcosa di assurdo come una sua parentela con Voldemort. E solo perchè quella povera ragazza aveva fatto un apprezzamento - più che meritato, ma mai a dirlo ad Harry, altrimenti l'avrebbe accusata di essere una Mangiamorte che probabilmente se la faceva con Malfoy, con cui s'insultava a codice - verso un professore. Infatti le lanciava strane occhiate indagatrici e di sicuro non erano apprezzamenti per il suo fisico, visto che a certe cose non ci arrivava.
« Sai, Piton odia tutti i Grifondoro per sport, e si diverte a toglierci punti ingiustamente » spiegò Hermione a Simona Sue.
« Davvero? » esclamò la ragazza sorpresa. « Però, adesso che mi ci fai pensare, tanto democratico non lo è mai stato » continuò pensierosa.
« Ma lo conosci? » chiese Harry guardingo.
« Certo! Mi ha fatto da insegnante questa estate! »
Hermione vide Ron tremare leggermente, alla prospettiva di ricevere lezioni private da Piton, mentre l'espressione di Harry si fece consapevole, di cosa, probabilmente, lo sapeva solo lui.
« Beh, una bella opportunità. Nonostante tutto, il professor Piton è molto competente » replicò Hermione diplomatica.
Hermione sentì lo sguardo di Harry su di lei.
Se non l'avesse fermato si sarebbe lanciato nella solita discussione ‘Come puoi difendere Piton? È un Mangiamorte’.
« Direi che è il caso di andare a lezione. Non vorrete farci togliere dei punti fin dal primo giorno? » domandò Hermione, sperando che le dessero retta.
Vide Harry pensieroso e le fu chiaro che non avrebbe dimenticato la cosa ma, almeno per il momento, avrebbe lasciato da parte l'argomento.
Che fatica stare dietro a quel ragazzo!
« Sì, meglio andare. Meglio non dargli un'occasione in più per toglierci punti, lo farà già a sufficienza durante la lezione » disse Ron, mettendosi in bocca un ultimo panino e alzandosi in piedi.
Hermione sospirò profondamente e si avviò con gli altri tre verso i sotterranei, dove si sarebbe tenuta la lezione. Ne aveva la certezza: quello sarebbe stato un anno molto lungo.

Simona Sue si stava facendo guidare verso l'aula dove si sarebbe tenuta la lezione di Piton. Osservava esterrefatta i corridoi di Hogwarts, con i quadri che la scrutavano, le centinaia di armature ad ogni angolo, le scale che si muovevano... Le sembrava di essere in un castello medioevale. Poi, con tutti gli studenti vestiti con quei buffi mantelli, appariva tutto molto surreale. Si aspettava che da un momento all'altro saltasse fuori un regista che interrompesse il film.
« Fa un certo effetto, vero? » domandò Hermione indicando lo spazio intorno a loro.
« È incredibile! Soprattutto se penso che solo qualche mese fa avrei riso se qualcuno mi avesse detto dell'esistenza di tutto ciò ».
« Lo so, ti capisco » disse Hermione sorridendo. « Sai, i miei genitori sono Babbani e prima della lettera non avrei mai pensato... »
« Ma guarda un po' chi si rivede ».
Una voce interruppe Hermione. Una voce che, in un certo senso, le era familiare.
Simona Sue alzò la testa alla ricerca del proprietario e individuò sull'uscio della porta il bel samaritano del treno.
« Malfoy » proferì freddamente Harry avvicinandosi a lui. « Spostati ».
« No, no, no » disse Draco schernendolo. « Dove sono finite le buone maniere? Non si usa più chiedere, per favore? »
« Malfoy, per favore, spostati » ringhiò Hermione fra i denti.
Simona Sue vide Draco lanciare un'occhiata schifata in direzione della ragazza.
« Sudicia Mezzosangue, come osi anche solo rivolgermi la parola?! »
Prima che qualcuno se ne rendesse conto, Ron era scattato in direzione di Draco e l'aveva preso per il colletto, fissandolo rabbioso da tutta la sua altezza.
« Bene, bene, bene » proferì una voce alle loro spalle. « Iniziamo già a provocare. Weasley, togli le tue mani dalla divisa di Malfoy. Dieci punti in meno a Grifondoro ».
Simona Sue vide il professor Piton avanzare con un sorriso soddisfatto, mentre Ron lasciava andare Malfoy schiumando di rabbia.
« Vedo che le buone maniere non le avete ancora imparate ».
Simona Sue osservò il professore entrare in aula e seguì la calca di studenti che si affrettava a prendere posto senza fiatare.
Vide il bel samaritano, che ora le sembrava meno samaritano, sghignazzare, facendo arrabbiare ancora di più Ron.
Osservò Hermione chinarsi verso di lui e sussurragli qualcosa nell'orecchio che sembrò calmarlo un po'. Erano una bella coppia insieme qui due.
Si voltò ad osservare il professor Piton che, con la testa alta e le braccia incrociate, se ne stava in piedi accanto alla cattedra, fissando gli studenti con uno sguardo che non gli aveva mai visto durante quei mesi.
« Siete giunti fino a qui, ma questo non significa che arriverete anche oltre. Se qualcuno di voi crede che la parte più difficile sia ormai alle spalle, si sbaglia. Il settimo anno, i M.A.G.O., sono ancora tutti da giocare. Non ho intenzione di essere transigente. Sia ben chiaro: se ai G.U.F.O. posso aver chiuso un occhio, » disse il professor Piton lanciando un'occhiata malevola verso Harry « ora non lo farò. Non ho intenzione di far passare coloro che non se lo meritano ».
“Bel discorso” pensò Simona Sue “Incoraggiante, soprattutto”.
Si era seduta affianco ad Hermione e non riusciva a togliersi dalla testa il litigio di qualche minuto prima.
« Perchè Ron si è arrabbiato tanto quando Malfoy ti ha chiamata Mezzosangue? Non è quel che sei? » chiese Simona Sue, non riuscendo a cogliere il motivo che aveva scatenato la quasi rissa.
« Vedi, dare del Mezzosangue è una specie d'insulto, soprattutto se esce dalla bocca di uno come Malfoy » sussurrò Hermione, cercando di non farsi notare dal professor Piton. « Quelli come lui sono convinti che noi figli di Babbani non dovremmo frequentare Hogwarts, che si tratti di una cosa fatta solo per Purosangue come lui ».
Simona Sue lanciò un'occhiata di sottecchi verso Draco. Quando l'aveva conosciuto non le era sembrato così. Non poteva credere che un così bel ragazzo perseguisse gli stessi ideali di quel pazzo psicopatico di Voldemort.
« Oggi, » la voce del professor Piton interruppe il filo dei suoi pensieri « per cominciare, prepareremo la Bevanda della Pace. Non mi aspetto che qualcuno di voi ci riesca, quindi cercate di non deludermi. Gli ingredienti sono scritti sulla lavagna ».
Simona Sue guardò gli ingredienti senza averne veramente bisogno e poi lanciò un'occhiata al professore.
A che gioco stava giocando? Quella pozione era di media difficoltà, le sembrava stupido darla a degli studenti del settimo anno.
Possibile che fossero così scarsi come il professor Piton aveva rimarcato più e più volte?
Simona Sue diede un rapido sguardo al resto degli studenti, che malamente si era già portata avanti nello svolgimento della pozione, poi si voltò verso Hermione e la osservò mentre versava l'essenza di Elleboro nel calderone. Sembrava molto concentrata.
Forse era il caso d'incominciare, anche se rimaneva dell'idea che quella pozione fosse troppo facile per loro. Tutt'al più, se avesse finito prima, si sarebbe potuta mettere lo smalto sulle unghie. Quel giorno non ne aveva ancora avuto il tempo.

Quella pozione era difficile da preparare.
Hermione si spostò una ciocca di capelli dagli occhi e aggiunse i fiori di gelsomino nel calderone. Lanciò un'occhiata di sottecchi a Simona Sue, per vedere se avesse bisogno di una mano, dato che era il suo primo giorno, ma, con stupore, notò che la pozione della ragazza era di un bell’azzurro intenso, più corretto del suo blu pallido.
Hermione si mordicchiò irritata l'unghia del pollice.
Com'era possibile?
Simona Sue parve leggerle nel pensiero e si voltò facendole un sorriso.
« L'abbiamo fatta quest'estate con il professor Piton » sussurrò la ragazza, senza smettere di sorriderle. « Metti un po' di gelsomino in più. È quello a dare il colore ».
Prima che Hermione riuscisse a ringraziarla, quella si era già voltata a proseguire con la sua pozione.
Se fosse stata Harry, sarebbe stata sospettosa e avrebbe ipotizzato un sabotaggio di Simona Sue ai suoi danni.
Se fosse stata Ron, probabilmente la sua pozione sarebbe stata verde e quindi nemmeno una tonnellata di gelsomino sarebbe servita a rimediare.
Ma visto che lei era Hermione Granger, non si sarebbe fatta aiutare e avrebbe seguito le istruzioni date da Piton alla lettera. Alla fine avrebbe dimostrato chi era la migliore.
Mancava poco alla fine della lezione e non aveva ancora finito. Era più avanti e messa meglio del resto dei suoi compagni. Solo Simona Sue sembrava aver finito e non aveva trovato niente di meglio da fare che rimirarsi le unghie.
Mettendoci ancora maggior impegno, Hermione riuscì a completare la pozione appena prima che suonasse la campanella.
Passando a controllare, il professor Piton fece solo una smorfia, per poi passare avanti. Sorrise contenta: anche se per un pelo, ce l'aveva fatta a prepararla in maniera corretta.
« Ho visto che sei stata l'unica a farla giusta! Brava! » esclamò Sue, che le si era avvicinata.
« Sì, per un pelo. Però ho visto che tu non hai avuto nessun problema, anche se era una pozione difficile » disse Hermione con un po' troppa enfasi.
Non era abituata che ci fosse qualcuno più bravo di lei. Lo concedeva solo ad Harry in Difesa contro le Arti Oscure.
« Solo perchè Piton me l'aveva fatta preparare quest'estate, te l'ho detto. Anch’io ho avuto dei problemi la prima volta ».
Rinfrancata da quelle parole, si preparò per la prossima lezione. Nessuno le era superiore, era lei la migliore.
« Dieci punti in più a Grifondoro. Ringraziate la vostra compagna Maffeis per questa concessione, dato che la sua pozione era a dir poco perfetta » proferì il professor Piton, osservando compiaciuto l'effetto delle sue parole sugli studenti, prima di uscire dall'aula.
Hermione rimase immobile cercando d'immagazzinare per bene l'informazione appena ricevuta.
« Herm, non te la prendere » sussurrò Harry, poggiandole una mano sulla spalla nel tentativo di rincuorarla. « È la figlia di Voldemort, non poteva che favorirla. Non ti preoccupare, lo sappiamo che sei la migliore ».
Hermione si voltò a guardare l'amico accanto a lei.
Harry Potter non sarebbe cambiato mai.


Continua…



*





Finalmente arriviamo con un nuovo Chappu dopo tanto tempo. L'università ha tenuto parecchio impegnato il nostro Neurone comune, che ha dovuto lavorare molto più del solito (o che ha fatto meno baldoria, dipende dal punto di vista XD), dunque ci abbiamo messo un po' a postare.
Inizia la vita scolastica della nostra Simona Sue, che dimostra di essere molto portata in pozioni... per la gioia di Hermione, naturalmente XD
Harry è sempre Harry e noi lo adoriamo per questo! Pot, non cambiare mai XDDD
Si accettano scommesse!
Chi è il padre di Simona Sue?
Chi sceglierà come ragazzo Simona Sue?
Harry capirà che il mondo non cospira contro di lui? (ve lo diciamo subito, no XD)
E passiamo a rispondere a tutti i nostri fan XDDDD
anya: grazie per i complimenti, ci fai arrossire il Neurone XD. Abbiamo dato a Ron una caratterizzazione un po' particolare; diciamo che se prendiamo lui come esempio, allora la frase "i ragazzi hanno una sola cosa in mente" è assolutamente vera XDD.
leo miao: hai letto tutti i capitoli in una volta? Siamo lusingante! Chi Sue sceglierà tra Harry e Draco? Eeeee, non possiamo svelartelo, ma ricordati del detto "tra i due litiganti, il terzo gode", ma non possiamo dire di più!
lemonade: ehm... *imbarazz*... buon Natale anche a te!! XDDDDD. Okay, ci abbiamo messo una vita a pubblicare. Chiediamo perdono alla nostro commentatrice preferita che amiamo alla follia *sìsì*. Ti ha sconvolto che Sue sia Grifondoro? È stata una difficile scelta quella della casa, ma lei è immensamente coraggiosa, buona, giusta, per cui è giusto che vesta i colori rosso oro (in realtà è perchè abbiamo voluto metterla nella stessa casa di Potty bello XD, ma l'altra spiegazione è più figa *hihi*). Per la questione del padre... no comment, non ci scucirai nessuno spoiler *nono*
eugeal: l'essere divertenti è uno dei nostri obbiettivi, per cui ci fa molto piacere sapere di esserci riuscite. Speriamo che anche questo capitolo lo sia. Grazie XD

Ricordate di lasciarci una recensione, così fate contento Neurone e si mette a lavorare di più XD

Alla prossima!
Seri and Pé

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Capitolo 8
*** Un nuovo amore ***



Capitolo 7 – Un nuovo amore

Non riusciva a capire, non gli era mai successa una cosa simile (sempre se si escludeva il disastroso invito a Fleur durante il suo quarto anno). Era da quando avevano annunciato l'uscita a Hogsmeade per il fine settimana successivo che lui tentava invano di chiedere a Simona Sue di uscire con lui.
Non gli era chiaro cosa gli stesse succedendo: non aveva mai avuto problemi ad invitare le ragazze ad un appuntamento.
Non era neppure riuscito a dare un nome alle tette di Simona Sue.
Oh, lei era così divina!
Aveva un piano infallibile che l'avrebbe portato all'assoluta vittoria: Sue, dopo cena, si sarebbe recata nella guferia per inviare una lettera a sua madre, lui le avrebbe chiesto se poteva accompagnarla visto che doveva spedire una lettera a Percy per un qualche motivo, e in guferia le avrebbe chiesto di andare a Hogsmeade con lui. Lei sarebbe caduta ai suoi piedi, gli avrebbe detto che era l’uomo della sua vita, lui l’avrebbe tratta a sé e…
« Ron, mi passi i pasticcini per favore? »
Quasi si strozzò con il cibo che stava mangiando, sentendo la dolce e melodiosa voce di Simona Sue che gli chiedeva qualcosa.
« Ron, ci sei? » domandò la ragazza sventolandogli una mano davanti agli occhi.
« Sì, certo, penso che mettere dei maglioncini ai gufi sia una splendida idea ».
Ron osservò la ragazza, che lo guardava a sua volta sconcertata, prima di scoppiare a ridere.
Aveva detto qualcosa di sbagliato.
Merda.
Però il piano avrebbe funzionato, quello era solo un incidente di percorso.
« Idiota, ti ha chiesto un pasticcino » lo rimproverò Hermione guardandolo in malo modo.
Quella ragazza doveva avere qualche problema. Da un paio di settimane era terribilmente scontrosa e lui era certo, anzi no, era quasi certo, no... in realtà non aveva propriamente la certezza di non averle fatto qualcosa. Ma sapeva che non era colpa sua.
Hermione era pazza: semplice e chiaro.
Ron si voltò verso Simona Sue che continuava a fissarlo: forse si era finalmente accorta di amarlo...
« Pasticcino? » chiese la ragazza indicando la prelibatezza.
« Ah, scusa. Ecco… te lo do anche subito ».
« Grazie ».
Ron non le rispose, si limitò ad un sorriso incantato.
Il rumore di un bicchiere sbattuto con violenza sul tavolo lo distrasse dalla contemplazione.
« Sue, devi spedire un messaggio a tua madre, vero? » domandò Hermione che ancora stringeva il bicchiere con insolita energia.
« Già, mia madre è sempre ansiosa di avere mie notizie ».
« Ah... interessante » proferì Harry, che fino ad allora era stato silenzioso.
« Ti accompagno, devo spedire un messaggio a Krum » disse Hermione, ignorando Harry.
« NO! » urlò Ron all'improvviso.
« Scusa? » Hermione lo fisso irritata.
« Tu... non puoi... » balbettò Ron.
Quella non ci voleva: come faceva ad applicare il suo ingegnoso piano con Hermione tra i piedi?
Doveva inventarsi qualcosa, e subito. Lo stavano tutti e tre fissando e lui faceva saettare gli occhi dall’uno all'atro, cercando di elaborare qualcosa di sensato.
« Beh, Krum non è un tipo da frequentare » sbottò alla fine.
« Chi è Krum? » si intromise Simona Sue.
« Un idiota venuto qua per il Torneo Tre Maghi » le rispose subito Ron.
« Non dare retta a quel decerebrato. Krum è un bravissimo cercatore Bulgaro e siamo diventati amici quando è venuto qui » spiegò invece Hermione, fulminando l’amico.
« Adesso che ci penso, mi pare di aver letto qualcosa a proposito su Storia del Quidditch » disse Sue cercando di ricordare.
« Tu hai letto storia del Quidditch? » chiese Ron quasi ansimando.
« Certo, mi piace molto come gioco! »
Quella era la sua donna ideale!
« Davvero? Ma è strepitoso! » esclamò Ron, cogliendo l'occasione per afferrare le mani di Simona Sue. « La prossima settimana ci saranno le selezioni per scegliere un nuovo cacciatore. Sai, uno dei nostri si è infortunato, pozione mal riuscita, e Madama Chips ha detto che non potrà giocare per i prossimi sei mesi ».
« Vero! Perchè non partecipi? » domandò Harry illuminandosi di gioia. « Quell'infortunio non ci voleva. Quelle dannate serpi non aspettano altro. Ma non permetteremo loro di vincere il Torneo ».
« Avete mai pensato che a Sue possa non interessare giocare? E soprattutto, avete mai pensato che forse la state mettendo in imbarazzo? » domandò Hermione irritata « Non ha mai saputo nulla sulla magia, come pretendete che possa saper volare? »
« Oh... scusa Sue, Herm ha ragione » disse Ron grattandosi il capo dispiaciuto.
« Ma io so volare! E anche bene, a detta di tuo fratello Charlie ».
« Charlie? Hai conosciuto mio fratello? »
« Certo, Silente gli ha chiesto di darmi lezioni di volo. Diceva che non era male farlo e che sicuramente sono portata ».
Bene, era deciso. Quella sarebbe stata sua moglie. Altro che Percy, avrebbe mandato un gufo a sua madre per dirle di iniziare ad organizzare il suo matrimonio.
Sentì un tonfo e osservò il succo di zucca che si espandeva lentamente sulla tavolata. Alzò lo sguardo e vide Hermione che si alzava furibonda.
« Dove vai? »
« A studiare » borbottò a denti stretti.
Che fortuna! Hermione non andava più a mandare il gufo a Krum.
« Ma non mi doveva accompagnare in guferia? » domandò Simona Sue sorpresa, con ancora mezzo pasticcino in mano.
« Ti accompagno io, se vuoi. Devo mandare una lettera a uno dei miei fratelli » si offrì Ron, prendendo la palla al balzo « così ti spiego un po' come funziona la selezione ».
« Certo, mi farebbe piacere » disse Simona Sue, addentando il dolce e leccandosi le dite sporche di crema sotto lo sguardo estasiato di Ron e quello corrucciato di Harry.
Ron deglutì a fatica e scambiò un'occhiata con Harry, come per dire che certi spettacoli non si potevano ammirare ogni giorno, ma l’altro lo fissò con uno sguardo vacuo che lo portò a scuotere la testa rassegnato. Non avrebbe mai imparato quello, e dire che pensava che Sue l'avesse scosso un po' dal suo torpore, ma forse l'unico interesse di Harry per la ragazza era scoprire se fosse o meno figlia di Voldemort. Follie simili potevano venire in mente solo al suo migliore amico.
« Io ho finito! » proferì Simona Sue alzandosi. « Ron, andiamo? Se devi ancora finire mi racconti dopo delle selezioni, io devo assolutamente spedire in fretta la lettera a mia madre, altrimenti si preoccupa ».
« Così si preoccupa se non le mandi subito le lettere… » borbottò Harry pensieroso.
« Non c’è problema, ho finito ».
Simona Sue lo guardò scettica, osservando la decina di pasticcini che il ragazzo ancora aveva nel piatto. Ron le sorrise e con un solo gesto se li ficcò tutti in bocca. La ragazza fece una strana faccia osservando la scena. Forse non aveva fatto la cosa giusta.
« Angpgfamo? » domandò Ron cercando di ingoiare in fretta tutti i pasticcini.
Simona Sue lanciò una strana occhiata a Harry, come una supplica, una richiesta d'aiuto. Poi si voltò verso di lui e gli sorrise.
« Certo, andiamo ».
Ron si alzò di scattò, salutò Harry che li fissava in modo strano e poi si avviò con Simona Sue fuori dalla Sala Grande.
I due si avviarono verso la guferia in religioso silenzio, interrotto solo dai sospiri di Ron che sembrava turbato da qualcosa.
“D'accordo Ron, tranquillo. Respira profondamente. Puoi farcela! Per Merlino, sei un Grifondoro!" pensò Ron, cercando di introdurre un discorso sensato con Simona Sue.
La vide guardarlo di sottecchi e sorridergli.
Per la quindicesima volta Ron richiuse la bocca, incapace di dire nulla.
Sentì una strana sensazione in bocca. E poi, ad un trattò, si sentì soffocare.
Dannazione, gli era entrata una mosca in bocca!
Glielo diceva sua madre di non stare con la bocca aperta come un pesce lesso!
Ron tossicchiò fortemente cercando in qualche modo di liberarsi della mosca che gli impediva di respirare.
« Ron, tutto bene? » domandò Simona Sue, battendo la mano sulla schiena del ragazzo, sperando di aiutarlo.
Andata!
La mosca era andata!
L'aveva ingoiata! Che schifo!
Come poteva chiedere a Sue di uscire con l'alito che sapeva di mosca?
Come? COME!!!
La sua vita era rovinata.
La sua reputazione di latin lover era irrimediabilmente compromessa.
« Ron, va tutto bene? » chiese Simona Sue.
Guardò la ragazza accanto a lui, che sembrava realmente preoccupata. Forse non si era accorta della mosca. Forse non era tutto perduto.
« Certo » rispose Ron voltandosi dall'altra parte per non far sentire il suo alito.
« Se lo dici tu » disse Simona Sue fissandolo perplessa. « Senti un po', le selezioni, quando ci saranno? Che ruolo vi serve? Non che sia un problema, so giocare perfettamente a Baseball quindi sarei un'ottima battitrice e so giocare sublimemente a pallamano e pallavolo, dunque non avrei problemi neppure come Cacciatrice, per non parlare del ruolo di port... »
« Il portiere sono io ».
« Ah » rispose Sue. « Sono sicura che tu sia molto bravo ».
Quello era il momento. Doveva entrare in azione.
Lestamente si annusò l'alito accertandosi che non potesse compromettere la riuscita del suo piano, poi si avvicinò a Sue che lo fissava sorridente e si preparò a fare la domanda che avrebbe cambiato la sua esistenza.

« Vuoi venire con me a Hogsmeade questo fine settimana? »
Ron Weasley, l'amico della star Harry Potter, le aveva chiesto di uscire insieme.
Non che fosse malvagio, ma se lui aveva mire su di lei, Harry non si sarebbe fatto avanti.
Per non parlare di Hermione. Dove diavolo si era cacciata quella ragazza?!
Era da quando aveva scaricato Ron in guferia, dicendogli che gli avrebbe fatto sapere, che la cercava.
Salì l'ennesima scala (tutta quella magia e neppure una scala mobile, avrebbe fatto le sue lamentele al professor Silente per questo), quando scorse in un corridoio la capigliatura crespa di Hermione.
Appuntandosi mentalmente di consigliarle una buona volta una shampoo decente, si diresse a passo spedito verso di lei.
« Hermione! » urlò Simona Sue avvicinandosi alla ragazza. « Finalmente ti ho trovato! »
Quella si voltò e la fissò con uno strano cipiglio irritato.
« Non si corre per i corridoi » disse Hermione riprendendo, con molta probabilità, a camminare verso la biblioteca.
« Non stavo correndo, camminata veloce ».
Simona Sue notò che Hermione stava per replicare, ma chiuse la bocca prima di risponderle. Se non l'avesse ritenuto impossibile, avrebbe pensato che ce l'avesse con lei per qualcosa, ma non poteva essere così: nessuno era mai arrabbiato con lei, era pura fantascienza!
« C'è qualcosa che non va? » chiese Simona Sue per fugare ogni dubbio, anche se non era necessario.
« Uh, niente, figurati. Non ti preoccupare » replicò sulle sue Hermione, non convincendo minimamente Sue.
« Sai, ho parlato un po' con Ron mentre andavamo in guferia » cominciò Sue. « Non che non me lo aspettassi, intendiamoci, però sono rimasta lo stesso un po' sorpresa dal fatto che mi abbia chiesto di andare con lui a Hogsmeade ».
Hermione si bloccò in mezzo al corridoio.
« Cosa?! »
« Ehm, sì. E io che credevo che tra te e Ron ci fosse qualcosa ».
« Ma non dire idiozie! Tra noi due possono esserci solo calci verso il suo fondoschiena ».
« Capisco » disse Simona Sue pensierosa « quindi per te non ci sarebbe nessun problema se noi due uscissimo assieme? »
« Assolutamente no » rispose Hermione convincente « siamo solo due ottimi amici ».
« Perfetto ».
Simona Sue afferrò con entrambe le mani quelle di Hermione e le sorrise più radiosa del solito.
« Sono così contenta di sapere che fra voi non ci sia niente. Non avrei potuto affrontare la cosa senza il tuo consenso. Vedrai, ti aiuterò anch'io a trovare qualcuno per te... quel Seamus, che ne pensi? Ma no no, sei troppo intelligente per un tipo simile ».
« Sì, va bene » disse Hermione ritirando le sue mani a disagio. « Non ti preoccupare. Vai felice col tuo Ron ».
Simona Sue era un po' perplessa. Non era certa che Hermione le avesse detto la verità. Di solito il suo fiuto nelle relazioni non sbagliava mai, e quando sentiva che c’era dell’attrazione fra due, entro poco quelli finivano insieme. Ma, effettivamente, il suo fiuto negli ultimi tempi sembrava difettoso, probabilmente a causa di tutto quel magico attorno a lei. Prima sua madre e Mr. Untuoso, poi il Buon Samaritano e la Star; probabilmente si stava sbagliando anche per Ron ed Hermione. Tuttavia, Hermione sembrava abbastanza sicura e pareva che in quel momento odiasse cordialmente Ron, forse per le battute che si erano scambiati poco prima.
« Allora, ho la tua benedizione? » chiese conferma Simona Sue.
« Sì, sì. Ora però devo andare a studiare, scusami » e dicendo ciò Hermione entrò in biblioteca.
Simona Sue, rimasta sola, decise che era il caso di avvertire subito Ron della sua decisione, per non lasciarlo troppo sulle spine. Sperando di trovarlo ancora in guferia, si avviò lentamente su per le scale, ma queste sembravano non voler collaborare con lei e quando ormai era già convinta di essere arrivata al corridoio giusto, quelle si mossero, facendola arrivare di fronte al Buon Samaritano, che tanto Buono sembrava non essere (Bono, però, lo era... discretamente).
« Oh, ciao Sue. Dove ti stai dirigendo a quest'ora? »
« Simona Sue, prego » disse domandandosi quando gli avesse permesso tutta quella libertà.
« Simona Sue, prego » proferì Malfoy, lasciandole il passo.
« Grazie » rispose lei, che se ne stava già andando, ma si bloccò alla visione di due enormi palle rotolanti alle spalle del ragazzo.
Oh, ma che insulto al genere umano erano?
Non era possibile che permettessero a due persone così sgraziate di far parte di una scuola così prestigiosa. C'erano un sacco di cose di cui doveva discutere con Silente!
Uno dei due sembrava succhiare qualcosa, poi ad un certo punto lo vide...
Simona Sue sbiancò sul posto. Uno sputo era atterrato a pochi centimetri dalla sua deliziosa ballerina argentata che quella mattina aveva deciso d'indossare.
« Ehi, Tiger, guarda me ora! Io posso fare di meglio » proferì l'altro preparandosi a sputare.
Simona Sue arretrò di un passo schifata e andò a sbattere contro Draco, che si parò fra lei e lo sputatore, adempiendo al suo compito di Buon Samaritano.
« Goyle, finiscila ».
La ragazza lanciò un'occhiata oltre Malfoy e notò che Goyle stava diventando blu. Con molta probabilità si stava strozzato con la sua stessa saliva nel tentavo di bloccarsi.
Che buzzurro!
Tiger sembrava parecchio preoccupato per la sorte del suo compagno di sputi e gli si avvicinò battendogli una mano sulla spalla.
« Portalo via, non vorrei mi crollasse davanti a Simona Sue ».
I due scagnozzi se ne andarono, mentre Tiger dava delle pacche sulla schiena dell'altro che l'avrebbero fatto stramazzare al suolo se fosse stato un po' meno possente.
« Sono i miei cani da guardia quei due. Peccato che i cani veri siano più intelligenti » disse Draco sorridendole.
« Notavo » replicò Sue che fissava ancora lo sputo caduto davvero troppo vicino al suo piede.
« Ma non ti devi preoccupare, non mordono, solo ogni tanto... sputano ».
« Avevo notato pure questo ».
« Hai l'aria di una che si è persa » commentò Draco, appoggiandosi al muro con le braccia incrociate, in una posa che a Sue parve quasi sexy.
“No, non mentiamoci da sole, è davvero affascinante!” pensò Simona Sue cercando di rimanere impassibile di fronte al ragazzo.
« Già, qua le scale ti portano un po’ dove vogliono loro ».
« Ci farai l'abitudine, all'inizio spiazzano tutti ».
« Questo castello è davvero troppo strano. Io mi immaginavo qualcosa di più... classico ».
« Di classico c'è l'uscita a Hogsmeade » disse Draco ammiccante.
« Me ne hanno parlato, sì. Dicono che si sia un negozio di caramelle fantastico » rispose Simona Sue estasiata al solo pensiero. Lei amava le caramelle.
« Posso portatici se vuoi » buttò lì Malfoy, come se Sue dovesse essere onorata di tale invito, invece che il contrario.
« È un appuntamento questo? »
« Un'uscita fra nuovi amici » puntualizzò Draco.
« Mi spiace, ma qualcuno ti ha preceduto, chiedendomi ‘un'uscita fra amici'. La prossima volta ti darò la precedenza » disse Sue sorridendo, mentre lo sorpassava per continuare verso la sua strada.
Si sentiva molto tentata di voltarsi per controllare l'effetto delle sue parole, tuttavia non aveva tempo da perdere in simili sciocchezze; era necessario trovare Ron e accettare il suo invito, prima che cambiasse idea.
Non sarebbe stato per nulla carino non avere un compagno per quell'uscita, soprattutto dopo aver rifiutato l'invito di Malfoy che, tuttavia, sarebbe stato meglio se si fosse svegliato prima. Cosa credeva, che nessuno l'avrebbe invitata per ‘un'uscita fra amici’?
Stava ancora meditando sull'invito di Draco Malfoy, quando andò a sbattere contro qualcuno. Alzò lo sguardo pronta ad insultare il povero malcapitato che aveva osato pestarle la sua splendida ballerina, quando s'illuminò dalla gioia notando che si trattava della Star.
« Harry! »
Che colpo di fortuna!
Se lui le avesse chiesto di uscire, lei avrebbe certamente accettato all’istante! Magari c'era ancora qualche speranza di diventare la ragazza della Star e non del migliore amico della Star. Non che Ron fosse malvagio in fondo, ma Potter aveva un certo non so che…
« Ciao Sue, dove stavi andando così di fretta? » le chiese Harry insospettito da qualche cosa.
Che sapesse che Ron le aveva chiesto di uscire?
Sarebbe stato un grosso guaio, in caso: di sicuro non le avrebbe chiesto un appuntamento se avesse saputo di quell’invito.
« In guferia, ricordi? Devo mandare una lettera a mia madre, ma avevo dimenticato di allegare un bigliettino » mentì Simona Sue per non alimentare altri sospetti.
« Oh, interessante ».
Harry fece per andarsene, ma Simona Sue lo trattenne.
« Non vai a Hogsmeade la prossima settimana? » gli chiese lei, visto che Harry non sembrava intenzionato ad invitarla.
Magari gli serviva solo una spintarella d'incoraggiamento, però, che diamine stava facendo? Non era da lei cercare di elemosinare un appuntamento.
« Hogsmeade dici? »
Harry sembrò rifletterci un attimo. Forse aveva davvero bisogno solo di un po’ d’incoraggiamento. « Non saprei, è pieno di Mangiamorte… dovrei prima ideare qualche piano di difesa ».
« Ah » commentò Sue stranita.
Mangiamorte? A Hogsmeade? Non le risultava proprio.
« Sì, beh, ma nel caso tu riuscissi ad assicurarti di tornare a Hogwarts sano e salvo, pensi di farci un salto? » riprovò Sue, ma quello sarebbe stato l'ultimo tentativo. Si era già abbassata abbastanza per ottenere un appuntamento con lui.
Harry la fissò dubbioso.
Che avesse intuito che lei volesse uscire con lui?
Se era così e lui si rifiutava, sarebbe stato pessimo!
« Al massimo posso chiedere ad Hermione di accompagnarmi. Sa così tanti incantesimi che potrei essere quasi al sicuro » e detto questo, la Star se ne andò.
Simona Sue rimase sbigottita dalle ultime parole pronunciate da Harry.
Lui e Hermione, possibile?
Ora era tutto chiaro: Hermione non era interessata a Ron, ma al suo migliore amico, che evidentemente la ricambiava. Pazzesco.
“E poi, Hermione non sa di certo più incantesimi di me!” pensò la ragazza innervosita.
Sconvolta da quella rivelazione, Simona Sue decise di andare da Ron e di accettare il suo invito. Entrata in guferia, lo trovò che accarezzava il suo gufetto. Era un pennuto davvero curioso, piuttosto psicopatico e con probabili problemi di vista, dato che si schiantava contro ogni superficie verticale che incontrava.
Il sole filtrava oltre la finestra, illuminando il volto del ragazzo che gentilmente parlava al suo gufetto. Simona Sue sorrise alla consapevolezza che lui le avesse chiesto un appuntamento.
Tossicchiò leggermente per palesare la sua presenza e Ron alzò lo sguardo con un misto di speranza e timore negli occhi.
« Ti stavo cercando. Sono felice di trovarti ancora in guferia, altrimenti mi sarei persa nel vano tentativo di trovarti » esordì Simona Sue per spezzare il silenzio.
« Sono contento tu sia tornata » le disse Ron con un sorriso « Hai... hai pensato a ciò che ti ho chiesto? »
« Certo! Mi farebbe molto piacere andare a Hogsmeade con te ».
« Davvero? » domandò Ron visibilmente sorpreso.
Simona Sue, in tutta risposta, si avvicinò e annullò la distanza che c'era fra loro due, baciandolo di sorpresa.
Non baciava mica male! E In fondo non era un cattivo ragazzo e di certo avrebbe potuto innamorarsi di lui, anche se non era una Star.



Continua…





Ed eccoci finalmente tornate con un nuovo chappu!
Simona Sue si fa desiderare, non è colpa nostra, al massimo di Neurone che le dà corda con la sua pigrizia e ad altri impegni che c’impediscono di produrre inconsciamente più spesso.
La nostra bambina lo scorso mese ha compiuto un anno *__* Sembra ieri che discutevamo su di lei portando alla luce questa fanfiction *____*
Ringraziamo tutti quelli che ci seguono dall’inizio, quelli che si sono aggiunti nel corso dell’anno e quelli che ancora si aggiungeranno in futuro!
E ora rispondiamo alle reccy che gonfiano l’ego nostro e di Neurone.

Ccci: Una Draco/Harry? Potrebbe... come potrebbe essere una Harry/Piton o una Draco/Ron. Mistero XD Non possiamo confermare quel pairing, ci spiace ^^ Ogni spoiler su ciò che accadrà avanti è a limitata disposizione solo del nostro Neurone, che non è corruttibile XD Sì, Simona Sue è diabolica e a noi piace proprio per questo suo lato *mwahahaha*
de_pi: Sevvy il padre di Simona Sue? Potrebbe essere, tuttavia lui è convinto che sia qualcun altro il padre. Chi ha ragione? Tu, lui, oppure avete torto entrambi? A quanto pare, Simona Sua ha scelto Ron, anche se sembra interessata più a Harry e Draco l'affascina non poco XD Durerà questa storia oppure è solo qualcosa di passaggio? Eh, sarebbe così semplice se rispondessimo alle domande invece di farle XD Mi sa che ti toccherà leggere avanti ^_- Per quanto riguarda Mona, per ora sta al Quartier Generale dell'Ordine. Chissà che non compaia a tempo debito ^^
lemonade: Eh, se non ci fosse Pot Paranoico le giornate di Simona Sue sarebbero molto più monotone XD In questo chappu non doveva neppure esserci, ma poi... si sentiva troppo la sua mancanza XD Lucius padre di Sue? Ma sai che potrebbe essere? Ma vuol dire che non è Voldemort come pensano Sevvy e Potty! (fra le altre cose, per una volta sono d'accordo i due XD) Mi sa che per scoprire chi è il padre dovrai continuare a seguirci... ma il fulcro della ficcy, non dovrebbe essere la sconfitta di Voldemort da parte di Harry? Giusto, abbiamo a che fare con una Mary Sue, LA Mary Sue XD
Seiryu: Grazie per i complimenti, ci fanno sempre piacere *__* Per l'oblivion, possiamo dire che magari utilizzeremo l'idea in futuro, perchè non ci avevamo mai pensato, ma possiamo tiraci fuori qualcosa d'interessante XD


PS. Per favore, evitate spoiler nelle recensioni!!! Vi mandiamo Paranoico Potter a casa in caso contrario!

PPS. Piccola pubblicità occulta dello spin-off di “Una strada già battuta”… La giornata tipo di Pot.

Alla prossima,
Seri and Pé

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