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Autore: Shadriene    22/07/2007    4 recensioni
Spin-off di "Una strada già battuta"
Il bambino sopravvissuto alle prese con una normale giornata a Hogwarts.
Genere: Parodia, Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Potter
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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“Disclaimer: I personaggi, i luoghi ecc. appartengono ai rispettivi ideatori e detentori di Copyright. Non ho niente a che vedere con chi detiene il copyright sui personaggi, con il creatore di una determinata serie, con il produttore o con chi si occupa del merchandise.
Non si vuole violare il Copyright in alcun modo.”


Note iniziali dell’autrice:
Questa one-shot è uno spin-off di “Una strada già battuta”, fanfiction che scrivo con Serintage, dunque Simona Sue, che fa la sua comparsa ogni tanto, non è solo creazione mia, ma anche sua.
Ringrazio Izumi per avermi consigliato man mano durante la stesura e Maki per avermi sopportato in questi giorni mentre scrivevo.
Questa one-shot non vuole essere di grandi pretese, l’ho scritta per la mia ammmorrra, la mia gemella astrale Serintage per il suo compleanno e spero possa piacerle e strapparle almeno un piccolo sorriso ^^

Buon compleanno tesssorrra!


*


La giornata tipo di Pot


A Serintage,
che sa essere
una buona amica
quando ce n’è bisogno.

Buon compleanno!





Era a bordo della sua fida scopa, la Firebolt regalatagli da Sirius. Volava all’impazzata evitando gli incantesimi dei Mangiamorte, mentre il Platano Picchiatore cercava di disarcionarlo.
L’aveva sempre saputo che quella fetente di pianta era devota al Lato Oscuro!
Dopo una splendida finta Wronsky che aveva portato alla collisione di un Mangiamorte Platinato, alias Draco Malfoy, con il suolo, sentì un puzzo di bruciato.
Inorridito notò che il retro della sua scopa stava prendendo fuoco.
Alzandosi di scatto Harry Potter si svegliò, mettendo fine al suo sogno – o per meglio dire al suo incubo – iniziando la sua tipica giornata a Hogwarts.
Ma forse il vero incubo doveva ancora incominciare…


*


« Al fuoco! Voldemort ci sta attaccando! » urlò l’eroe che veste panni più grandi di lui afferrando di scatto la bacchetta che teneva sotto al cuscino ‘perché non si è mai troppo sicuri di chi ci sta attorno’.
« Harry, tu ti droghi »
Ron gli lanciò uno dei suoi calzini sporchi e infilò la testa sotto il cuscino, sperando di dormire ancora un po’. Era irritante avere un compagno di stanza che interrompeva i sogni, proprio mentre stavi cercando di sfilare le mutandine di una ragazza, soprattutto se questa era la stupefacente e magnifica Simona Sue.
« Ron, tu non capisci! » esclamò Harry indignato dalla poca sensibilità di quello che si dichiarava il suo migliore amico. « Voldemort sta bruciando il dormitorio per farmi uscire allo scoperto! »
« No Harry, sei tu che non capisci. Seamus si sta fumando una canna ».
Il bambino sopravvissuto inforcò gli occhiali e lanciò un’occhiata penetrante al suo compagno di stanza, che in tutta risposta gli fece un cenno di saluto, riprendendo a fumare perso in un mondo tutto suo.
« Strano, molto strano. Ero convinto che ci fossero dei Mangiamorte nei paraggi ».
Harry Potter fissò i suoi compagni di stanza ad uno ad uno.
Ron si stava grattando una natica, sbadigliando sonoramente. Non sembrava molto contento di essersi svegliato. Probabilmente stava battendo qualche Mangiamorte e lui aveva interrotto lo splendido sogno. Si sentiva un po’ in colpa per questo.
Neville, invece, si guardava attorno impaurito. Lui sì che era un ragazzo saggio e comprendeva che erano tutti in pericolo in ogni momento. Anche se… ma no, com’era possibile che Neville avesse paura di lui? Era Harry Potter, il bambino sopravvissuto, il futuro salvatore del Mondo Magico! A parte Voldemort, nessuno aveva motivo di temerlo!
Seamus e Dean, infine, stavano confabulando fra loro. Probabilmente stavano discutendo sull’ultima festa a cui avevano partecipato, ma il loro fare era troppo sospetto. E se Finnigan avesse solo finto di accendersi una canna, quando in realtà voleva bruciare il dormitorio per conto del Signore Oscuro?
E se quello non fosse il suo compagno di stanza, ma Voldemort stesso?
Doveva tenerlo d’occhio.
Doveva tenerli tutti sotto controllo, perché fra loro si nascondeva certamente un traditore. Vigilanza costante!
« Mh, sì… avete ragione. Era solo Seamus ».
« Su Harry, non ci pensare! Andiamo a farci una bella colazione e poi vedrai che ci sentiremo tutti meglio! » proferì Dean allegro.
Potter lo guardò scettico e poi s’illuminò di gioia.
Ma certo! Quello non era Dean, ma un Mangiamorte incaricato di avvelenare la sua colazione. Sorrise cercando di mascherare la sua scoperta. Anche quel giorno Voldemort non ce l’avrebbe fatta ad avvelenarlo, perché lui era furbo, sì, più furbo di una volpe!
« Ehm, Harry? »
« Sì? »
« Vuoi andare a fare colazione in mutande? »


*


Harry Potter, dopo aver ritrovato la sua divisa - stranamente appesa fuori dalla finestra, certamente opera di Voldemort per ammazzarlo nel tentativo di riprenderla - raggiunse la Sala Grande ed individuando Hermione al tavolo dei Grifondoro intenta a leggere la Gazzetta del Profeta, andò a sedersi accanto a lei cercando di attirare la sua attenzione. Quella non parve accorgersi del suo arrivo, così, il bambino che è sopravvissuto, tossì e sospirò profondamente per palesare la sua presenza. Hermione lanciò uno sguardo oltre al giornale, invitando il suo migliore amico a parlare.
« Ho sventato già due attentati alla mia vita, da parte di infiltrati di Voldemort ovviamente » disse Harry avvicinandosi all’amica con fare circospetto. « Seamus e Dean. Fa attenzione ».
Potter le sillabò Mangiamorte silenziosamente in modo da non destare sospetti: c’era sicuramente qualcun altro in Sala Grande che lo osservava e non doveva assolutamente far capire di aver scoperto chi erano le spie del Signore Oscuro.
Hermione alzò gli occhi al cielo in quella che a Harry sembrò esasperazione e ritornò al suo giornale senza proferire parola. Era una ragazza intelligente, era tutta una finta per non far capire al nemico che loro sapevano.
Rallegrato del fatto di essere più furbo del suo nemico, decise di rilassarsi un poco e chiacchierare un po’ con Lavanda Brown, che stava seduta di fronte a lui. Di lei poteva fidarsi. Era troppo stupida, sarebbe stato troppo rischioso prendere le sue sembianze con una Pozione Polisucco e farla franca. Pure Neville sarebbe stato capace di capire che non era l’originale.
« Ehi là Lavanda, come va? Ti trovo bene ».
« Se Ron vuole sapere se mi sono trovata un altro dopo che lui mi ha piantato in asso, che venga a chiedermelo di persona e non mi mandi il suo fido amichetto del cuore » ribatté lei altezzosa alzandosi di scatto.
Harry non ebbe neppure il tempo di dire qualcosa, che la ragazza se n’era già andata. Hermione lo guardò incuriosita.
« Che le hai detto? »
« Le ho solo chiesto come stava » proferì Harry sulla difensiva.
« Capisco… Ron non scende? »
« Stava cercando la sua bacchetta. Secondo me… »
« No Harry » disse Hermione interrompendo sul nascere ogni sua ipotesi di complotto. « Ron è semplicemente disordinato. Sarà infilata in qualche calzino o sotto qualche libro ».
« Se lo dici tu ».
Il bambino che è sopravvissuto tornò a concentrarsi sulle sue uova, lanciando di tanto in tanto qualche occhiata attorno a sé facendo attenzione a comportamenti sospetti.
Il tavolo dei Tassorosso era tranquillo come sempre. Dalla sua postazione riusciva a vedere Hannah Abbott che chiacchierava amorevolmente con Susan Bones. Lanciando un’occhiata oltre alle due ragazze notò al tavolo dei Corvonero la stravagante Luna Lovegood, che sembrava stesse leggendo un libro al contrario. Ed infine il suo sguardo si posò sul tavolo dei Serpeverde. Li fissò ad uno ad uno con fare inquisitore, cercando di carpire qualche informazione, finchè Daphne Greengrass non lo notò e non gli fece un gestaccio con fare minaccioso. Harry distolse in fretta lo sguardo, mentre Ron si sedeva accanto a lui.
« Era sotto il cuscino… Herm, che fai, perché ti alzi? »
« Dobbiamo andare a lezione! »
« Ma io sono appena arrivato! » ribatté Ron indicando la colazione ancora intatta.
« Certo, sei un ritardatario cronico! »
« Dannazione Herm, non trovavo la bacchetta! »
« Non è colpa mia se sei un disordinato pazzesco ».
« Di chi è la colpa allora?! »
Harry fece per rispondere qualcosa, ma Hermione non gli lasciò il tempo di parlare.
« Ronald Weasley, la colpa è tua e tua soltanto! Ora noi andiamo a lezione, sei liberissimo di rimanere a fare colazione, ma noi non ti aspetteremo ».
Hermione prese un inerme bambino sopravvissuto sottobraccio e iniziò a trascinarlo fuori dalla Sala Grande.
« Ehi, aspettate! »
« Ti ho detto che non ti avremmo aspettato se facevi colazione».
Ron, in tutta risposta, si ficcò due panini in bocca, un po’ di uova e con una bella sorsata di succo di zucca parve ingurgitare il tutto.
Harry e Hermione rimasero scioccati a guardarlo incapaci di muovere un solo muscolo, mentre si avvicinava loro sorridente.
« Allora, andiamo? »


*


Poteva sopravvivere.
Erano solo due ore di pozioni.
Harry Potter sospirò profondamente e lanciò un’occhiata oltre il suo calderone, per osservare la testa untuosa del suo professore di pozioni, china a spiegare qualcosa a Draco Malfoy. In realtà era chiarissimo cosa stessero facendo: il furetto platinato scambiava informazioni top secret con il professor Piton, che probabilmente lo teneva al corrente sui piani dell’Oscuro Signore.
Prima che se ne rendesse conto, la spia si era voltata verso di lui fissandolo in cagnesco.
« Potter » disse Severus raggiungendo il suo alunno con una falcata. « Suppongo che tu ti senta abbastanza bravo da non prestare attenzione agli sviluppi della tua pozione. O devo dedurre che tu abbia già finito? »
« Nessuna delle due ».
« Dieci punti in meno a Grifondoro per la tua insolenza, Potter » proferì il professor Piton con uno sguardo sadico « e ora finisci la tua pozione, perché la sperimenterai su te stesso a fine lezione. Per il tuo bene ti consiglio di fare un buon lavoro, ma dubito fortemente che tu ci riesca ».
Facendo svolazzare il mantello dietro di sé, il professor Piton si allontanò verso la cattedra, senza degnare nessun altro studente di uno sguardo. Hermione gli lanciò un’occhiata esasperata, scribacchiando di fretta qualcosa su un foglio: quanto avrebbe desiderato essere seduto vicino a lei in quel momento! Ormai arreso al suo triste destino, Harry Potter riprese a tagliuzzare le sue lumache. Stava già per lanciarne una manciata nel calderone – perché peggio di così non poteva andare – quando Ron con la mano gli fece cenno di leggere un foglio vicino al calderone. Per un attimo fissò il foglio e il suo migliore amico perplesso, poi vide Hermione che gli indicava con lo sguardo di leggere ciò che c’era scritto.

“Segui le mie istruzioni alla lettera o sei morto prima di poter insultare Piton per averti fatto ingurgitare quello schifo di pozione che hai nel calderone. Per prima cosa…”

In una situazione normale non si sarebbe fidato di quelle istruzioni. Potevano esserci grosse probabilità che Voldemort fosse riuscito a scambiare il foglio che Hermione aveva scritto per lui, ma in quel momento era più spaventato di avvelenarsi da solo, che non da un possibile complotto esterno. Del resto, che motivo avrebbe avuto il Signore Oscuro di dargli delle false informazioni, quando con ogni probabilità la pozione che stava preparando l’avrebbe spedito all’altro mondo senza che lui alzasse un dito?
Dopo due ore di lavoro gli sembrava di aver raggiunto un risultato soddisfacente. La sua pozione non aveva più un colorito verde vomito, ma aveva preso la tonalità di un marroncino che ricordava il letame che Hagrid utilizzava per coltivare il suo orto. Non sembrava il colore giusto, di certo sarebbe morto quando Piton gliel’avrebbe fatta bere.
Harry si accasciò disperato sulla sedia, mentre il professore avanzava soddisfatto verso di lui; tuttavia, quando guardò lo stato della sua pozione, il suo volto si contrasse in una smorfia di rabbia.
« Signorina Granger, non era previsto che lei aiutasse il suo compagno a non avvelenarsi. Dieci punti in meno a Grifondoro e lei Potter, spero che abbia seguito alla lettera le istruzioni che la signorina Granger le ha passato, perché altrimenti dovrò venirla a trovare in infermeria questo pomeriggio. E ora beva ».
Se non era Voldemort ad ucciderlo, allora sarebbe stato il professor Piton. Ma in fondo, che differenza c’era? Del resto il professore altri non era che una spia al servizio dell’Oscuro Signore. Lui l’aveva sempre saputo, l’aveva pure detto a Remus e Sirius, perfino al professor Silente, che però continuava imperterrito a fidarsi di quell’uomo. Bene. Con la sua morte avrebbe dimostrato che non era uno stupido paranoico!
Forte di quella convinzione, Harry Potter prese una sorsata della pozione. Per un attimo sembrò che tutto fosse a posto, poi vide tutto nero, sentì le gambe cedergli e con un tonfò cadde a terra. Sentì un’ultima cosa prima di morire.
« Potter, la pozione non è corretta. Dieci punti in meno a Grifondoro ».


*


Vedeva una luce e delle figure, ma tutto era offuscato.
Sentiva delle voci, erano forse gli angeli?
Si trovava in paradiso?
« Albus, ti assicuro che non correva alcun rischio. Ho fatto attenzione a tutto quello che metteva nel calderone. Di certo si sarebbe ammazzato con le sue mani se la signorina Granger non si fosse intromessa, ma era logico che l’avrebbe fatto, dunque eccoci qua, Potter è ancora vivo e vegeto ».
« Severus, non c’era assolutamente bisogno che mandassi Potter un’altra volta in infermeria. Tanto varrebbe che si trasferisse qui, dato che sta più qui che non a lezione ».
« Suvvia Minerva cara, ora calmati. L’importante è che il signor Potter stia bene, quanto a te Severus, la prossima volta evita di fargli bere le sue pozioni. Sappiamo entrambi quanto il ragazzo sia, come dire, incapace nella tua materia ».
« Incapace è un pallido eufemismo ».
Harry Potter spalancò gli occhi di scatto, cercando con la mano gli occhiali sul comodino accanto al letto. Quando finalmente li trovò, se li infilò in fretta e la prima cosa che riuscì a mettere a fuoco fu il ghigno sarcastico del professor Piton.
« Ben svegliato Potter ».
Quello era l’inferno!
Voleva morire!
« Fuori di qui! Potter ha bisogno di riposo » esclamò Madama Chips spingendo i tre professori fuori dall’infermeria « e tu bevi questo… che ancora non ti spunti una coda a causa di quello schifo che hai bevuto a lezione ».
Harry fissò sconsolato il calice che l’infermiera gli aveva messo fra le mani.
Poteva essere veleno, ma a quel punto, che differenza faceva?
Chiuse gli occhi e bevve la pozione tutto d’un fiato.
Bleah, fu il suo primo pensiero. Neanche volendo avrebbe potuto formularne altri, perché prima che se ne rendesse conto, si era già riaddormentato in un sonno senza sogni.


*


Quando si risvegliò era già sera, come gli suggerì il suo stomaco borbottando, e Harry Potter si guardò attorno alla ricerca di qualcuno. Quella volta sembrava essergli andata meglio del risveglio precedente. Si mise gli occhiali e scese dal letto perlustrando l’infermeria. Pareva che non ci fosse nessuno in vista; nessuno studente infortunato e soprattutto, nessuna spia assassina. Il professor Silente avrebbe presto avuto una sua visita e poi doveva scrivere a Remus. Era vero che non era morto, ma Merlino soltanto sapeva quanto vicino ci era andato quella volta. Era giusto che chi di dovere sapesse quale essere avevano al loro fianco.
Il bambino sopravvissuto era già pronto a varcare la porta per tornarsene al suo dormitorio, quando un braccio l’afferrò bloccandolo con forza.
« Signor Potter, dove crede di andare? »
« Mi sento meglio » rispose Harry a Madama Chips.
« Lo dico io quando ti senti meglio ».
L’infermiera lo trascinò di peso fino al letto, gli ficcò un abbassalingua in bocca, gli poggiò una mano sulla fronte e osservò con interesse la sua gola.
« Ti senti meglio » proferì Madama Chips soddisfatta. « Ti ho portato qualcosa da mangiare, dunque mangia e poi potrai andartene ».
Harry annuì e aspetto che la Medimaga uscisse, poi lanciò un’occhiata ai tramezzini che gli aveva lasciato e ne prese in mano uno. Che quella fosse la vera infermiera non c’erano dubbi, l’amorevole delicatezza verso i suoi pazienti era inconfondibile, ma i tramezzini, quelli, chi gli assicurava che non fossero avvelenati?
Il bambino sopravvissuto si avvicinò al piatto e ne annusò il contenuto. Era giunto alla conclusione di non rischiare la sorte, quando il suo stomaco gli ricordò di avere fame. Al massimo, se i tramezzini fossero stati avvelenati, lui era già in infermeria.
Addentò con gusto il cibo lasciatogli e saziò il suo stomaco ingrato, che non capiva come lui agisse per il bene di entrambi. Quando ebbe finito, si aspettò di crollare a terra morto, ma evidentemente il veleno non fece effetto, perché si sentì come rinato, pronto per tornarsene in dormitorio dai suoi amici.
Harry Potter, conscio di essere scampato per l’ennesima volta alla morte, uscì dall’infermeria con un sorriso baldanzoso per indicare al mondo che lui era più furbo di Voldemort; tuttavia, andò a sbattere contro i suoi amici che invece stavano venendo a trovarlo.
« Harry! » urlò Hermione buttandogli le braccia al collo. « Stai meglio! »
« Sì, ma questa volta ci sono andato molto vicino ».
« Peccato per la pozione, bastavano giusto un po’ di artigli di Vanghiro e sarebbe stata perfetta » proferì Simona Sue lisciandosi i capelli.
Il bambino sopravvissuto osservò sospettoso la Grifondoro dalle grandi capacità che era entrata a Hogwarts solo dal settimo anno e che quasi sicuramente – gli mancavano solo alcune prove – era figlia di Voldemort. Era stato fortunato a ricevere le indicazioni di Hermione, se fosse stata Simona Sue a passargliele, probabilmente in quel momento sarebbe morto stecchito.
« Piton è proprio un bastardo! »
« Ron, non puoi parlare così di lui! È un tuo insegnante! »
E se fosse stata Hermione la traditrice? Difendeva sempre il professor Piton.
Harry le lanciò un’occhiata penetrante e lei, accorgendosi del suo sguardo, roteò gli occhi al cielo esasperata, tuttavia decise di cambiare discorso.
« Simona ed io ti abbiamo preso gli appunti delle lezioni a cui sei mancato ».
« La lezione della McGranitt è stata fantastica! Peccato te la sia persa! »
« Eh, eravamo alla stessa lezione? » domandò Ron perplesso. « Harry, non ascoltare queste due pazze maniache dello studio ».
Hermione stava per ribattere qualcosa, ma il bambino sopravvissuto la bloccò con una mano e rimase concentrato su un punto imprecisato del corridoio.
Lo sentiva.
C’era puzza di Mangiamorte nell’aria.
Piton non voleva ammazzarlo, no, l’Oscuro Signore non l’avrebbe presa bene. Lui voleva soltanto stordirlo per un paio di ore, in modo che Voldemort e i suoi seguaci riuscissero a penetrare a Hogwarts per ammazzarlo. Ma se credeva che fosse così facile sconfiggerlo, si sbagliava di grosso.
« Preparatevi » disse Harry ai suoi amici. « Da quell’angolo sbucheranno dei Mangiamorte! »
Harry Potter estrasse la bacchetta, pronto al combattimento, mentre i suoi migliori amici meditavano se non fosse il caso di riportarlo in infermeria. Prima che qualcuno riuscisse a fare qualcosa, tre teste sbucarono da dietro l’angolo come aveva predetto il bambino sopravvissuto.
« Expelliarmus! » urlò Harry facendo sbalzare per aria uno dei tre.
Il tempo sembrò fermarsi.
I Grifondoro osservarono la figura di Tiger stesa atterra a pochi metri da Draco e Golye, che fissavano perplessi Harry, che teneva ancora in mano la bacchetta.
L’aveva sempre detto che quei tre erano dei Mangiamorte.
« Potter, vuoi forse farti espellere? Perché io sarò in prima fila a prenderti a calci per spedirti fuori da Hogwarts se lo desideri ».
« Taci Malfoy, sei solo uno sporco Mangiamorte ».
« Almeno io non mi circondo di pezzenti e mezzosangue » rispose Draco sprezzante lanciando un’occhiataccia al Trio. « Tralasciando la deliziosa fanciulla alle vostre spalle, che certamente vi sopporta solo per carità ».
« Rimangiati quello che hai detto! » sibilò Ron impugnando la bacchetta.
« Ron, lascia perdere ».
« Ecco Weasley, ascolta la mezzosangue » proferì Malfoy sarcastico.
« Maledetto! »
« Harry, Ron, lasciatelo stare » disse Simona Sue piazzandosi in mezzo. « E tu Draco, faresti bene a non provocarli. Non fa bene a nessuno concludere la giornata facendo perdere punti alla propria casa. »
Il bambino sopravvissuto osservò il Serpeverde che era rimasto a bocca aperta a fissare la bella Grifondoro. Senza rendersene conto si accorse che Hermione e Simona Sue lo stavano trascinando via assieme a Ron.
« L’hai chiamato Draco » borbottò Ron scioccato.
« Sì, è il suo nome ».
« L’hai chiamato Draco » ripeté il ragazzo come un disco incantato.
« Ron, smettila di fare il bambino ».
Harry Potter capiva benissimo ciò a cui stava pensando il suo migliore amico. A buon ragione era sconvolto dopo aver sentito Simona Sue chiamare Malfoy per nome.
Quella era la prova che stava cercando!
Quello dimostrava che la ragazza era la figlia segreta di Voldemort, che il Serpeverde era un Mangiamorte e che quella conversazione non era altro che un’informazione in codice per riferire al Signore Oscuro la situazione all’interno di Hogwarts.
Probabilmente per ‘concludere la giornata’ intendeva ‘portare a termine il piano’ e con ‘far perdere i punti alla propria casa’ intendeva di ‘non far perdere tempo ai Mangiamorte’.
Certo, certo… era sicuramente così!
Si stupiva di quanto fosse intelligente. Non capiva perché Silente non volesse il suo aiuto all’interno dell’Ordine della Fenice; grazie a lui avrebbero già catturato Voldemort da tempo. Il suo genio non veniva compreso dalla massa, gli davano addirittura del paranoico! Assurdo!
« Certo che, potevi proprio evitare di colpire Tiger di sorpresa » proferì Hermione quando arrivarono davanti al ritratto della Signora Grassa « Stelle Filanti ».
« È un Mangiamorte! »
« Harry, smettila di accusare ogni persona di essere un Mangiamorte o una spia di Tu-sai-chi! Rasenti la paranoia! »
« Non sono paranoico! »
« Amico » disse Ron poggiandogli una mano sulla spalla. « Sai che sono con te, ma Hermione ha ragione… vedi davvero il male in ogni dove! C’è qualcuno di cui ti fidi? »
Harry rimase perplesso da quella domanda e iniziò a pensarci.
Ron e Hermione? Sì, certo, i suoi migliori amici, ma chi gli assicurava che non fossero pronti ad accoltellarlo alle spalle non appena ne avessero avuto la possibilità?
Simona Sue? Neanche da pensarci. Era la figlia di Voldemort insomma!
Seamus e Dean? Mangiamorte, lampante come il sole.
Il professor Silente? Forse si fidava di lui, anche se gli dava parecchi motivi per indurlo a non fidarsi. Insomma, non lo stava mai a sentire nelle sue geniali intuizioni, permetteva al professor Piton di avvelenarlo, non si accorgeva di tutti i Mangiamorte che s’infiltravano a Hogwarts, come poteva fidarsi di lui? Non gli avrebbe affidato neppure i suoi calzini, figurarsi.
Dopo lungo pensare, Harry Potter trovò la risposta a quella semplice domanda.
Era logico, non riusciva a capire come mai non ci fosse arrivato prima!
« Sirius ».
« Ma è morto! » esclamò Hermione sconvolta.
« Esattamente ».
Insomma, Hermione non riusciva proprio a capire. Che male mai poteva fargli un morto?


*


Quando poggiò la piuma, finendo l’ultimo compito della giornata, era ormai quasi mezzanotte. Si sentiva spossato da quella giornata: quel giorno si erano impegnati davvero parecchio per ammazzarlo! Non che fosse ancora finita, di certo c’erano buone probabilità che qualcuno tentasse di attaccarlo prima che riuscisse a mettersi a letto e fare un incantesimo di protezione per difendersi mentre dormiva.
Harry raccolse tutte le sue cose e si alzò dalla poltrona.
« Io vado a dormire ».
« Fra un po’ ti raggiungo » rispose Ron senza alzare lo sguardo dalla sua pergamena.
« Buonanotte Harry! »
« Buonanotte! »
Il bambino sopravvissuto salì le scale furtivamente, estrasse la bacchetta e aprì con cautela la porta della sua stanza. Un profondo russare giungeva dal suo interno e notò che i suoi compagni di stanza già dormivano, ma poteva essere semplicemente una finta per fargli abbassare la guardia. Senza mollare la bacchetta per un solo momento, si mise il pigiama e si lavò i denti. Infine s’infilò sotto le coperte, pronunciando in un sussurro il rituale incantesimo di protezione, per evitare qualche spiacevole inconveniente notturno.
Ripercorse mentalmente la giornata, come era solito fare prima di addormentarsi. Doveva analizzare ogni nuova informazione, perché ogni nuova scoperta era un passo in avanti verso Voldemort: presto sarebbe riuscito a sconfiggerlo.
Quando il sonno lo colse facendolo sbadigliare, Harry Potter si sistemò con cura il cuscino sotto la testa, poi chiuse gli occhi e mantenendo una vigilanza costante si addormentò, sognando di battere Voldemort.



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Fine
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