t'amo come si amano certe cose oscure, segretamente, tra l'ombra e l'anima. di Mellorine (/viewuser.php?uid=75594)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** - 1 - ***
Capitolo 2: *** - 2 - ***
Capitolo 3: *** - 3 - ***
Capitolo 4: *** - 4 - ***
Capitolo 1 *** - 1 - ***
Alaude
non poteva crederci,
stava accadendo ancora, per la terza volta in un solo mese!
Maledetto
Giotto che si
ostinava a non dargli delle benedette stanze singole quando erano fuori
città
per delle missioni, si divertiva
per
caso alle sue spalle a metterlo in situazioni del genere?!
"suvvia,
ci sono
passati tutti, sai com'è Daemon!"
Gli
aveva risposto alla sua
ennesima lamentela, dopo la quale capì che doveva
semplicemente arrendersi e
lasciò perdere, il boss doveva essere irremovibile a
riguardo.
Già,
ci erano passati tutti, tanto era
degli
altri il problema, mica suo? Sapeva benissimo che Daemon non avrebbe
mai osato
fare nulla del genere in presenza di Giotto.
E
invece lui eccolo lì,
come l'ultimo degli imbecilli indegni di rispetto ad aspettare -con la
già ben
poca pazienza che si ritrovava dopo una settimana intera passata a
stretto
contatto con l'illusionista- che la donna che aveva di fronte la
smettesse di
urlare e starnazzare mentre cercava di coprirsi alla men peggio
raccogliendo il
copriletto da terra, mentre invece Daemon, privo di pudore come sempre,
gli
rivolgeva un sorriso spavaldo e malizioso mentre si stiracchiava
pigramente
adagiandosi poi tranquillamente sul letto.
Ma
stavolta non
gliel'avrebbe data vinta, non avrebbe fatto come le volte scorse in cui
si era
limitato ad andarsene disgustato a cercare una camera per sé
altrove,
vendicandosi poi in altri modi sul collega.
Gli
doveva rispetto, gli
aveva detto già nelle precedenti missioni che quella di
turno era la loro camera e dovevano
utilizzarla per
lavorare e riposare condividendo professionalmente gli spazi.
Daemon
gliele doveva quelle
accortezze come evitare di farsi trovare nudo sopra una donna od un
uomo a
caso, che avrebbero potuto costituire anche un pericolo, quando lui non
voleva
altro che stendersi sul proprio letto a riposare dopo il turno di
guardia
all'uomo che stavano seguendo per ordine di Giotto.
"mi
sembrava di averti
già detto che se
hai tanta voglia di
sfogare i tuoi bassi istinti con la prima persona priva di buonsenso che ti passa davanti, devi
trovarti un altro
posto in cui appartarti."
Avanzò
a grandi passi
all'interno della camera, deciso a non rinunciare al proprio diritto di
stendersi sul letto che gli spettava e riposare, era stanco per il
lavoro e
questo contribuì a non farlo affatto trattenere dal lanciare
un'occhiata alla
ragazza che lasciasse intendere senza mezzi termini che doveva togliere
il
disturbo alla svelta.
Era
bella, non poteva
negarlo, di quella bellezza che si era accorto doveva piacere a Daemon,
visto
che tutte le persone con cui lo aveva visto divertirsi avevano quei
tratti in
comune: capelli biondi, occhi chiari, pelle altrettanto chiara, forse
per
questo prediligeva gli appartenenti a paesi stranieri, dato che tra i
suoi
conterranei simili caratteristiche erano più rare.
Ma
sembrava mancare di un
cervello ben funzionante, come pensava di ogni persona che si
concedesse con
tanta facilità a Daemon, e di buone maniere. E pensare che
nell'ultima
settimana aveva addirittura pensato di poter rivalutare il collega
visto che
diversamente dal solito si stava comportando in maniera più
decente del solito
e stavano riuscendo ad andare perfino d'accordo, che delusione.
La
donna evidentemente non
doveva aver apprezzato le occhiate e le parole di poco riguardo che le
erano
state rivolte visto
che, recuperati i
suoi vestiti, si avvicinò ad Alaude seduto sul suo letto per
mollargli un
ceffone in pieno volto prima di dirigersi con fare indignato alla
porta, senza
rivolgere nemmeno ulteriori parole all'uomo con cui aveva passato la
serata.
"nufufu~
non sai
proprio come trattare le donne tu, eh Alouette~?"
Daemon
si voltò verso il
collega cui finalmente si prese la briga di rivolgersi, adagiandosi
steso su un
fianco continuando a mostrare senza vergogna tutte le sue grazie.
Alaude
digrignò i denti,
non avrebbe saputo dire se per l'imbarazzo della scena o per la domanda
-la
terza opzione poteva essere il sentirsi chiamare con quel nomignolo che
l'altro
gli aveva affibbiato e che lui non sopportava affatto-, fatto sta che
si tolse
il cappotto che ancora indossava e glielo lanciò addosso,
coprendogli almeno le
nudità essenziali.
"vergogna
perfino tra
maschietti o hai paura di affrontare un senso di inferiorità
…?"
"sei osceno, te ne rendi conto?"
"io
mi reputo umano ~
sei tu ad essere osceno con quella faccia impassibile che ti ritrovi!
Ma sei
sicuro di essere francese? Dicono che i francesi siano buoni amanti ma
secondo
me tu sei frigido. Magari ti hanno trovato in Russia!"
Non
si degnò nemmeno di
rispondergli, non solo perché l'illusionista non se lo
meritava, ma anche
perché si era sentito offeso da qualcosa in particolare che
la sua mente, come
faceva spesso ormai per resistere a tutto, aveva schermato per fare in
modo che
non ci pensasse, che
non ci stesse male.
Con
la solita espressione
tornata su un volto pallido ed impassibile, si rivolse all'altro con
l'intenzione che fosse per l'ultima volta nella giornata, prima di
dargli le
spalle.
"vado
a fare un bagno,
quando esco voglio trovarti già fuori, devi iniziare il tuo
turno."
Ma
in fondo conosceva
Daemon, doveva aspettarselo ed a dire il vero era da quando la donna
era andata
via che si chiedeva se e quando sarebbe successo.
Stavolta
però aveva
superato se stesso, doveva aver aspettato di avere il tempismo giusto
perché
lui era già nudo ed in procinto di entrare nella vasca da
bagno quando
l'illusionista, ancora fieramente nudo come un verme,
spalancò la porta avvicinandoglisi
a grandi passi.
Decise
di non smuoversi più
di tanto, stavolta si sarebbe mostrato irremovibile, anche se non
riuscì a
dimostrarsi perfettamente a proprio agio in quella situazione dato che
subito
si catapultò nella vasca, chinandosi per nascondere le
proprie nudità dagli
occhi di Daemon.
"vai
fuori, Spade.
Dovresti essere già fuori al tuo posto di lavoro, invece sei
ancora qui."
Freddo,
calmo, in fondo
sarebbe bastato continuare a comportarsi in quel modo e
non sarebbe finita come le altre volte.
"è
tutta colpa tua,
non ho ancora avuto ciò che volevo stasera~"
Come
suo solito, senza
troppi complimenti Daemon lo raggiunse nella vasca non aspettando alcun
consenso dal collega e lo afferrò per il busto, facendolo
sollevare davanti a
sé.
Al
solo sentirsi toccato
dalle sue mani, Alaude si sentì percorrere l'intero corpo da
una scossa, molto
simile ad un brivido, ma che non era affatto dettato dalla paura.
Non
andava affatto bene, lo
sapeva, ma non poteva permettere che finisse come le altre volte in
cui, una
volta tornato nella camera di turno che condivideva con il collega, lui
gli
rinfacciava che a causa sua e delle sue interruzioni, nonostante li
avesse
lasciati soli, non aveva poi concluso niente con le donne con cui lo
aveva
trovato.
A
quel punto gli si
accaniva addosso e lo accusava di averlo lasciato in bianco,
così avrebbe
dovuto assumersi le sue responsabilità e lasciare che si
saziasse con lui,
ammettendo che se fosse stato un tipo più flessibile,
avrebbe anche potuto
accontentarsi sempre di lui senza portarsi sconosciuti in camera.
Ovviamente
al guardiano
della nuvola non andava di sentirsi la ruota di scorta sfruttata da
nessuno,
specialmente se dall'odioso collega, per cui aveva sempre
lottato… aveva
lottato fino a fargli male, eppure Daemon non si era mai dato per
vinto, e così
tutte le altre volte era finito sempre col cadere nel suo letto,
proprio come
le persone da quattro soldi che lo facevano spontaneamente, che tanto
disprezzava.
Ma
lui non sarebbe mai
stato come loro, anche se mentre Daemon lo possedeva non poteva fare a
meno di
mostrare l'estasi provata tra le sue braccia, dopo lo aveva sempre
guardato con
crescente disgusto e gliela faceva pagare in termini di collaborazione
sul
lavoro.
Più
volte infatti il
guardiano della nebbia si era ritrovato da solo nelle situazioni
più difficili
o a dover sostenere i turni agli orari e nelle condizioni
più dure, Alaude lo
voleva veramente morto e questo ormai lo aveva capito.
Eppure,
mentre guidava il
suo corpo a forza a mettersi poggiato al bordo della piccola vasca,
chinato
davanti a sé, lo sentiva più vivo che mai nel suo
dibattersi continuo, nei
calci che gli arrivavano lanciati alla ceca visto che Alaude gli dava
le
spalle, nello scuotersi continuo del suo corpo mentre portava una mano
a
toccargli il sesso che, a dispetto di quanto lamentato dal biondo,
prontamente
rispondeva alle stimolazioni ricevute.
"n-no…
Daemoh-…
aah…!"
Maledetto
corpo, da dove
veniva fuori quel gemito? Perché non riusciva a sottrarsi
alle attenzioni di
Daemon?
Si
era ripromesso di
lottare e invece si sentiva già un bollore prima del solito,
forse perché erano
già nudi in una vasca e l'italiano si strusciava col suo
corpo alle proprie
spalle, il petto sulla schiena, il bacino contro le natiche, ma ad ogni
modo
era inconcepibile, avrebbe dovuto lanciarlo fuori!
Ci
provò sul serio, facendo
per girarsi di scatto e spingere via l'illusionista, ma questo fu
più veloce
nell'anticipare le sue prevedibili azioni e lo bloccò con le
mani per i polsi,
tenendogliele ferme sul bordo della vasca.
"nufufu~ potremmo evitarci la
solita sceneggiata?
Tanto non funziona, sai benissimo che lo vuoi perfino più di
me."
Chinandosi
fino ad
affacciarsi sulla sua spalla, Daemon gli sussurrò quelle
parole direttamente
all'orecchio, che prese a tormentare con i denti, mentre una mano si
liberava
dall'impegno sul suo polso per prendere a vagargli sul petto, poi
l'addome,
fino a tornare a posarsi sul sesso ormai eccitato per i maledetti
movimenti ben
mirati dell'intero corpo dell'illusionista.
"è
l'ultima
volta…"
"certo,
com'è che si
dice? Quando si ama è sempre la penultima volta…!"
Alaude
sbarrò gli occhi,
non solo per i modi sempre poco delicati
del collega che senza alcun preavviso né
preparazione si era spinto con
la sua erezione dentro di lui, ma anche per le parole.
Se
quel gesto non gli
avesse mozzato completamente il fiato e l'unica cosa che scalpitava per
uscirgli dalla bocca non fosse un urlo di dolore che si ostinava in
tutti i
modi a non lasciarsi sfuggire, gli avrebbe probabilmente sbraitato
qualche
insulto più che meritato.
Era
da tempo che non glielo
rinfacciava chiaramente in quel modo, almeno da quando era accaduto
tutto per
la prima volta, eppure a distanza di mesi il lasciarsi andare con
Daemon con
quella consapevolezza che conoscesse appieno il proprio animo, mentre
lui del
suo non sapeva niente, dava a quel sesso dannatamente coinvolgente lo
stesso
sapore della frustrazione di sempre.
Come
le volte scorse,
Daemon si prese tutto il tempo che voleva spingendo oltre ogni limite il corpo di Alaude per molto
più del dovuto non
appena avevano raggiunto il punto in cui il francese sembrava
dimenticare chi
fossero entrambi e si lasciava completamente andare, vittima di quel
soffocante
piacere che gli annebbiava completamente il cervello facendolo
diventare tutto
ciò che l'altro desiderava, o forse anche razionalmente ci
sperava davvero, di
essere tutto ciò che Daemon poteva desiderare e che per una
volta glielo
dicesse.
Ma
come sempre non accadde,
e dopo tanti gemiti che si rincorrevano chiamando l'uno il nome
dell'altro nel
pieno del coinvolgimento reciproco, tra di loro cadde il solito
silenzio.
Non
che Alaude si sentisse
in grado di parlare, accasciato sul pavimento rivolto verso la vasca,
alla
quale aveva fatto in tempo a poggiarsi quando, ostinato a voler uscire
subito
da solo, era rovinosamente caduto.
Daemon
invece gli sembrava
più splendente di prima come al solito, perfettamente a suo
agio ed in forma,
nonostante fosse più silenzioso del normale.
Ed
in quel modo, senza
aggiungere una parola, lo avvolse in un grande telo e lo
asciugò, caricandoselo
poi sotto un braccio alzandolo da terra senza che il biondo gli
chiedesse
niente.
Per
tutto il tempo infatti
Alaude si limitò a restare in silenzio, era sempre
così mentre riceveva quelle accortezze
da Daemon, davvero non sapeva che dire, forse perché quei
momenti alimentavano
in lui una dannata speranza, per cui preferiva restare in silenzio per
evitare
di lasciarsi sfuggire delle domande.
Lo
posò sul suo letto, non
delicatamente come il suo corpo avrebbe avuto bisogno, ma almeno ebbe
perfino
l'accortezza di tirargli via di dosso il telo bagnato e buttargli
addosso il
suo cappotto affinché si coprisse, sapendo quanto fosse
pudico in proposito.
"puoi
tenertelo, ormai
c'è sopra il tuo odore."
Le
prime parole che gli
rivolgeva nel giro di qualche minuto, e Daemon gli dava già
le spalle intento a
prepararsi, così che non poté nemmeno vedere la
sua reazione quando lanciò per
terra quel cappotto.
"non
me ne faccio
niente, è piccolo per me per cui tanto vale che lo lavi e lo
usi ancora."
"dovrò
bruciarlo."
"come
vuoi, basta che
ti prendi tu la briga di bruciarlo. Io vado di fretta, ho il turno, no?"
Ormai
vestito pronto per
affrontare il proprio lavoro, Daemon si voltò verso di lui
ed una reazione mentre
gli parlava con tanta naturalezza gliela fece vedere: un immancabile
sorriso.
"
'notte
Alouette~"
Alaude
non rispose, lo
"salutò" con un borbottio e qualche maledizione.
Peccato
che, a differenza
di quando aveva detto, il mattino dopo Daemon lo trovò a
dormire dove lo aveva
lasciato, stretto in quel cappotto che però quando era
uscito aveva visto per
terra.
Era ubriaco, tremendamente ubriaco,
non era mai finito
in uno stato così pietoso ed il motivo era solo uno: aveva
perso completamente
il controllo come non gli accadeva da quando era un ragazzino, forse
come non
gli era proprio mai accaduto prima d'ora.
Il motivo per cui ciò era
successo era parecchio più
complesso, un intero insieme di più motivi che lo avevano
semplicemente portato
ad esplodere nel momento meno appropriato.
Erano mesi che aveva iniziato il suo
lavoro in Italia,
da quando aveva ottenuto la promozione come capo dei servizi segreti
che
prevedeva però il suo trasferimento alla sede italiana, il
che non gli era
affatto dispiaciuto dato che progettava da tempo di lasciarsi tutto il
suo
passato in Francia alle spalle, e inoltre sarebbe stato nuovamente
vicino ad un
amico conosciuto nei suoi precedenti viaggi in quel paese, Knuckle.
Peccato che l'amico ormai prete
fosse troppo impegnato con
i suoi troppi impegni per stargli troppo dietro dopo che lo aveva
presentato Giotto e
convinto a far parte
dei Vongola, per cui gli era stato affibbiato quel maledetto guardiano
della
nebbia come compagno fisso in ogni lavoro che lo aiutasse ad introdursi
in quel
sistema, nonché nel privato dato che una volta trasferitosi
aveva scoperto che
le proprie conoscenze della lingua non bastavano per coprire la
totalità della
lingua parlata, ed aveva finito con l'avere il collega costantemente
davanti
agli occhi anche come insegnante.
Quanto era stato umiliante quel
periodo, Daemon
coglieva ogni occasione per metterlo in ridicolo ed inoltre gli sapeva
dare man
forte nel combattimento, tanto è vero che diverse volte lo
aveva battuto con i
suoi sporchi trucchetti, mentre il più delle volte dovevano
accontentarsi
entrambi di una assoluta parità.
Vista la piega che avevano preso i
comportamenti di
entrambi l'uno nei confronti dell'altro, era stato inevitabile che
finissero
col diventare praticamente rivali in tutto, soprattutto sul lavoro che
condividevano, solo che lui prendeva tutto come suo solito sul serio
mentre
Daemon sembrava costantemente divertirsi.
Anche quando lo metteva seriamente
in pericolo
lasciandolo da solo contro diversi nemici, anche quando perdevano le
staffe e
finivano col lottare seriamente l'uno contro l'altro e lo feriva
gravemente,
Daemon non smetteva mai di sorridere e mostrarsi divertito da lui.
Era un suo difetto, Alaude lo
sapeva, anche quando era
giovane e viveva nella sua famiglia adagiata in Francia, aveva sempre
finito
con l'interessarsi alle persone sbagliate, quelle che entrambi i suoi
genitori
disprezzavano.
Innanzitutto si era accorto di
provare attrazione
unicamente verso gli uomini, e poi puntualmente questi erano sempre
caratterizzati
da un aspetto completamente opposto al suo modo d'essere.
Chi era troppo emotivo, chi troppo
estroverso, chi
troppo scostante perfino per lui.
Daemon non sapeva dire in cosa fosse
il suo opposto,
era come se fosse in tutto uguale e diverso da lui, forse erano
semplicemente
speculari.
I loro occhi erano entrambi azzurri
ma di tonalità
completamente diverse, entrambi erano freddi e distaccati, ma il modo
in cui
Daemon teneva le distanze dalle persone era in qualche modo diverso dal
suo,
entrambi non volevano farsi coinvolgere troppo da nessuno eppure erano
volontariamente coinvolti come parte attiva per il bene dei Vongola.
Forse era il modo in qui aveva
avvertito che pur
essendo sempre insieme, tra loro o circondati da altre persone, fossero
entrambi praticamente soli, o forse era semplicemente perché
inconsciamente lui
era davvero un masochista che non si rendeva conto di esserlo ed andava
sempre
a cercarsela da uomini che gli avrebbero dato problemi, ma un giorno in
cui si
ritrovò in missione da solo, dopo che gli era stato detto
che ormai per cose di
quel tipo poteva cavarsela benissimo da solo e Daemon era fuori in un
altro
lavoro, si accorse di quanto quel maledetto illusionista gli mancasse.
Fu quando tornando al maniero dopo
una settimana
incontrò di nuovo il guardiano della nebbia e
sentì il proprio cuore battere in
una maniera talmente fastidiosa che avrebbe voluto spararselo al
momento per
fargli smettere di fare casino nelle proprie orecchie, che si accorse di amarlo.
Ma non lo avrebbe mai ammesso, non
avrebbe mai voluto
almeno, non razionalmente, e non lo avrebbe probabilmente davvero mai
fatto se
non fosse stata per quella esplosione improvvisa che gli
portò via l'ultima
speranza di mantenere un distacco dal collega.
La sua missione era andata male,
molto male, non era
assolutamente da lui e doveva ammetterlo, aveva fatto parecchi errori
perché
l'aveva presa sottogamba, ma era pieno del suo principale lavoro per i
servizi
segreti che aveva dovuto portarsi dietro anche in quella missione,
facendolo
finire ad andare in giro a svolgere il lavoro per i Vongola portandosi
dietro
due reclute che stava addestrando personalmente in quel periodo e delle
quali
nessuno poteva occuparsi in sua assenza, a causa del modo in cui lui stesso aveva
organizzato i turni
dei lavori.
Si era praticamente scavato la fossa
da solo senza
rendersene conto, ed a causa dei due inesperti in quel tipo di lavoro,
la
famiglia che stavano
osservando li aveva
scoperti, ed aveva così attaccato i Vongola.
Tutta la responsabilità
era ovviamente ricaduta su di
lui, ed oltre che le discussioni con Giotto e gli altri guardiani si
era
guadagnato anche una bella umiliazione di fronte alla gente di cui era
lui
stesso il capo.
Daemon invece era tornato vincente
sotto tutti i punti
di vista, non solo aveva portato brillantemente a termine la sua
missione ma
era anche tornato in tempo per aiutare la difesa sguarnita dei Vongola
quando
erano stati sotto attacco, passando per l'eroe del momento.
Ovviamente non aveva mancato di
farglielo notare e
pesare continuamente in ogni occasione possibile.
Alaude non si era mai sentito
così umiliato, non aveva
mai conosciuto il sapore del fallimento, e riceverlo tutto insieme nel
peggiore
dei modi lo aveva fatto sentire uno straccio e gli aveva chiuso lo
stomaco.
In un momento in cui si sentiva
totalmente snaturato da
ciò che era di solito, sentì che non gli restasse
altro che godersi una dormita
sotto l'effetto del vino, unica cosa che riusciva ad ingerire, ma
finì col
prendersi la sbronza peggiore e soprattutto dalle conseguenze
più disastrose
della sua vita.
Era tutta colpa della disposizione
delle camere al
maniero che usavano quando finivano di lavorare troppo tardi per
tornare ognuno
alle proprie abitazioni, e della coincidenza che aveva fatto in modo
che quella
sera fossero rimasti a dormire lì sia lui che Daemon.
Ne era certo, doveva essere per
forza così, non poteva
essere anche quello un suo errore.
Fatto sta che finì con
l'accanirsi contro la porta del
collega fino ad incastrarcisi con una gamba dentro dopo l'ennesimo
calcio,
l'inseparabile gatta bianca che dormiva sempre con lui che gli era
rimasta
appesa alle spalle arpionata con le unghie alla camicia
saltò via spaventata ed
iniziò a graffiare anche lei contro quella porta come a
chiamare aiuto.
Decisamente poco contento di
ciò che era successo alla
sua porta, Daemon corse ad aprirla, tirando automaticamente con
sé Alaude che
vi era ancora incastrato dentro, che cadde rovinosamente a terra non
riuscendo
a tenere testa con una gamba sola al movimento veloce con cui la porta
era
stata aperta.
"ma che diavolo…"
L'illusionista era chiaramente
allibito da quello
spettacolo, Alaude seduto per terra con una bottiglia vuota in mano, la
gatta
che gli saltava sulle gambe richiamando la sua attenzione strusciandosi
sul suo
petto.
"che stai cercando di fare
tagliandoti una gamba
nella mia porta..?"
"sta zitto! È tutta colpa
tua!"
" ovviamente…"
Diversamente da quanto Alaude si
aspettava, Daemon non
si dilungò a fare troppi commenti sullo stato in cui si
trovava, e si sbrigò
piuttosto a chinarsi sulla sua gamba, finendo di allargare il buco
sulla porta
per liberargliela, constatando poi con un verso contrariato in che
pessime
condizioni fosse.
Gli vide scuotere la testa con uno
sbuffo scocciato
quando si accorse che il
legno gli aveva
strappato la stoffa dei pantaloni e graffiato la gamba, probabilmente
dovette
pensare che non poteva lasciarlo fuori
la porta in quello stato, perché se lo caricò in
spalla e lo portò dentro con
sé chiudendosi la porta alle spalle, dopo aver lasciato che
la gatta entrasse
perché tanto sarebbe passata per il buco della porta,
sapendo quanto fosse
attaccata al padrone.
Lo stese sul suo letto e, senza
pronunciare una parola,
sparì nel bagno adiacente la camera, venendone fuori poco
dopo con una
scatolina dalla quale tirò fuori tutto il necessario con
cui, una volta
sedutosi al suo fianco e sistematasi una gamba di Alaude sulle gambe,
iniziò a
medicarlo.
Alaude non dovette reggere tutta
quella gentilezza nei
suoi confronti proprio da parte di Daemon, contrapposta al modo in cui
lo aveva
trattato fino ad un paio d'ore prima per tutta la durata della
riunione, perché
fu proprio quella ad abbattere ogni sua barriera di
razionalità.
"lasciami stare!"
" stai perdendo sangue e non sei in grado di fasciarti da solo."
"non mi interessa ho detto lasciami!"
"stai fermo e fammi finire."
"ma che ti importa!? Se ti
preoccupavi tanto per
me non mi avresti deriso davanti a tutti prima!"
"credevo ti fossi abituato alle mie
prese in
giro…"
"invece no! Non le sopporto più ma tu sei idiota e non
capisci
niente!"
"e che cosa dovrei capire?"
Ecco,
a quella
domanda seguì quella che Alaude avrebbe ricordato per sempre
come la rovina
della sua esistenza, il momento in cui aveva aperto a Daemon tutte le
porte di
accesso a lui, ed il bastardo aveva in parato fin troppo bene ed in
fretta come
e quando usarle al meglio.
"che sono più ridicolo di
te perché mi sono
innamorato di un idiota!"
Solitamente alle dichiarazioni
d'amore seguiva un
romantico bacio, un dolce abbraccio o qualcosa del genere, mentre a
quella, se
sempre la si poteva considerare tale, seguì con i gesti
nient'altro che uno
schiaffo che il francese stampò sulla guancia
dell'illusionista con talmente
tanta forza da lasciargli un evidente segno rosso.
Oltre aver inclinato il volto in
seguito allo schiaffo,
Daemon non sembrò avere alcuna particolare reazione, come se
si aspettasse
qualcosa del genere, come se anzi gli avesse posto quella domanda
appositamente
per ricevere quella risposta.
Sbuffò e si
concentrò piuttosto a finire di occuparsi
della gamba di Alaude, un silenzio tombale caduto tra loro per interi
minuti in
cui il guardiano della nuvola non fece altro se non respirare a fatica
mentre
fissava l'altro, completamente rosso fino alle orecchie, come se
aspettasse
ancora una reazione.
Fu però lo stesso
talmente sorpreso da fare un piccolo
salto sul posto quando, lasciatagli la gamba ormai fasciata, Daemon si
chinò su
di lui, facendo pressione sul suo petto con le mani e spingendolo a
stendersi
con la schiena sul materasso.
"dillo ancora."
Un sussurro sulle sue labbra, il
sapore delle parole
stranamente più dolce rispetto al solito, in
contrapposizione a quelle del
biondo che avevano ancora qualcosa di acre, come il vino di cui aveva
le labbra
impregnate del sapore, nonostante le parole in sé dovessero
solitamente essere
dolci, ma proprio non riuscì a pronunciarle in un modo
più normale, facendole
sembrare più come un'accusa.
"ti amo…"
Non aspettò oltre Daemon,
non si perse nemmeno in
ulteriori parole per chiedere spiegazioni o dispensare
rassicurazioni, semplicemente si calò sulle
sue labbra facendogli conoscere per la prima volta il suo sapore.
Sapeva di qualcosa di dolce ma
pungente al tempo
stesso, talmente forte che era difficile da sopportare a lungo senza
provare un
senso di smarrimento, come se si potesse perdere per sempre nella bocca
di
Daemon e diventare parte del suo sapore, un qualcosa di così
particolare che,
una volta che le labbra si separavano, gli faceva venire voglia di
provarlo
ancora per conoscerlo meglio e poi ancora, ancora…
Era tutto ciò che Alaude
ricordava di quella notte,
dopodiché aveva saputo
solo che dopo
quella volta era diventato parecchio più sensibile alla
vicinanza del corpo di
Daemon, ma tutto ciò che andava oltre quel bacio era rimasto
soltanto a libera
interpretazione della sua immaginazione, caduto totalmente nell'oblio a
causa
dell'alcool.
Alaude
si svegliò, ancora
nudo se non per il cappotto in cui si era rannicchiato la notte
precedente, con
la consapevolezza di aver fatto riaffiorare dei ricordi nella propria
mente nel
sonno, cose cui cercava di non pensare da un paio di mesi.
Forse
doveva essere stato
perché aveva passato la notte precedente con Daemon,
pensò, o forse -si trovò a
pensare ancora, una volta aperti gli occhi- perché il
dannato gli stava
esattamente di fronte a fissarlo seduto sul pavimento.
"oh
che peccato, ti
sei svegliato, avrei voluto sentirtelo dire ancora…!"
"c-cosa?"
Sbiancò,
dal sorrisone
trionfante che svettava sul volto di Daemon e dall'oggetto del sogno,
non era
facile intuire che cosa poteva aver detto nel sogno.
"indovina~"
La
conferma e Alaude, da
pallido che era, arrossì di colpo, togliendosi il cappotto
dalle spalle e
gettandolo addosso all'illusionista coprendolo da capo a piedi per non
farsi
vedere.
~
NOTE
VARIE:
-
il titolo viene da una,
stupenda a mio parere, poesia di Neruda, forse la mia preferita in
assoluto
(non sapevo che mettere e mi è venuta in mente questa
uahahaah…) :
Non
t'amo come se fossi rosa di sale, topazio
o freccia di garofani che propagano il fuoco:
t'amo come si amano certe cose oscure,
segretamente, tra l'ombra e l'anima.
T'amo come la pianta che non fiorisce e reca
dentro di sé, nascosta, la luce di quei fiori;
grazie al tuo amore vive oscuro nel mio corpo
il concentrato aroma che ascese dalla terra.
T'amo senza sapere come, né quando, né da dove,
t'amo direttamente senza problemi né orgoglio:
così ti amo perché non so amare altrimenti
che così, in questo modo in cui non sono e non sei,
così vicino che la tua mano sul mio petto è mia,
così vicino che si chiudono i tuoi occhi col mio sonno.
-
l'idea di Alaude francese
non è farina del mio sacco, l'ho letta per la prima volta
nelle fic di NekoRika e
ormai non riesco più a vederlo
diversamente da così!
- mentre Alaude gattaro
è tutto merito di
quella gattara della mia Alaude, che ormai me lo ruola come una baby
sitter di
gattini che mi manda in astinenza Daemon 3
-
non riesco a portare
avanti progetti lunghissimi, per cui credo che la fic verrà
di 3 capitoli.
- non avevo voglia di
betarla e spero non si
noti troppo…
|
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Capitolo 2 *** - 2 - ***
"ti
prego, spiegami di
nuovo perché lo sto facendo…"
Daemon
si rivolse in quel
modo al collega per l'ennesima con lo stesso tono seccato che stava
utilizzando
da mezz'ora, ottenendo sempre la stessa risposta nonostante si
mostrasse sempre
più perplesso da ciò che stavano facendo.
"non
possiamo
lasciarlo qui, te l'ho detto, se non vuoi aiutarmi va' pure da solo."
"te l'ho detto, non ti lascio in
territorio nemico in queste
condizioni, sembri un ebete! Se ti attaccassero in questo momento non
te ne
accorgeresti neppure!"
In
effetti il guardiano
della nebbia non avevano tutti i torti.
Erano
fermi davanti a
quella carrozza da almeno mezz'ora,
ossia da quando avevano finito di occuparsi di una fase della loro
missione che
richiedeva che lavorassero insieme contemporaneamente e, allontanandosi dalla base
nemica nella quale
si erano appena infiltrati, erano incappati in un gattino nero che
rischiava di
finire schiacciato dalle grandi ruote delle carrozze che passavano per
la
strada che avrebbero dovuto attraversare.
Ovviamente
lo spirito da
amante dei felini di Alaude non aveva tardato a mostrarsi.
Daemon
aveva provato in
tutti i modi di fargli capire che erano esattamente di fronte al
cancello della
residenza nemica, che sarebbero risultati a dir poco sospetti, che
quelli di
cui parlavano erano mafiosi e non avrebbero di certo creduto alla scusa
di star
osservando un gatto -anche se in quel momento era vera!- se si fossero
accorti
che non la smettevano di gironzolare per i dintorni, ma niente,
cocciuto come
sempre su qualsiasi cosa, Alaude era rimasto irremovibile, arrivando
perfino a
salutarlo e dirgli che si sarebbero rivisti in albergo, mentre un
passante alle
sue spalle -più sbadato di lui che si stava chinando a
guardare il gattino
sotto la carrozza- gli andava praticamente a sbattere
addosso…. Come avrebbe
potuto lasciarlo da solo in condizioni simili?
"da
quand'è che ti
preoccupi per la mia integrità, Spade?"
Anche
nel caso del
guardiano della nuvola quella domanda venne posta per l'ennesima volta,
il
tono, più che distaccato come al solito, diventato pungente,
se perché si stava
esasperando o perché intendesse rimandare ad altro con
quelle parole era un
mistero.
"non
me ne preoccupo
infatti, mi preoccupo delle ripercussioni che potrebbe avere sul mio
stipendio
il tornare a casa con un collega in meno. Purtroppo Giotto sembra
tenerci a
queste cose."
La risposta
dell'illusionista nel suo più
caratteristico stile si fece bastare ed avanzare, uno sbuffo ed Alaude
decise
di non impegnarsi più a rispondergli, in fondo avevano
sempre comunicato meglio
-o peggio, questione di punti di vista- a gesti che a parole.
Il
biondo girò per forse la
centesima volta intorno a quella grande carrozza, i cavalli erano
legati ad un
palo e non c'era storia di mettersi a slegarli per farli camminare, il
collega
gli avrebbe reciso le mani all'istante in preda al panico di passare
qualche
guaio in più per una denuncia di furto o qualcosa del genere
per non parlare
del fatto che in tutta probabilità la carrozza apparteneva
alla famiglia che
stavano spiando, possessori e cocchiere erano assenti ed il gattino sembrava non
volerne sapere di
muoversi da lì sotto dopo che Daemon, per accontentare il
collega per le sue
continue lamentele sul fatto che dovessero toglierlo da in mezzo alla
strada
altrimenti sarebbe morto, lo aveva preso in braccio allontanandolo a
forza
dalla strada, col risultato che l'animale spaventato gli aveva
stracciato la
manica della giacca a furia di dimenarsi ed era caduto per terra
sfuggendo alla
sua presa, scappando poi a nascondersi.
Ma
Alaude non voleva
saperne di lasciarlo lì, era troppo piccolo e tra l'altro
gli era sembrato
troppo magro e spelacchiato, probabilmente doveva essere denutrito o
proprio
malato, per cui una volta uscito da sotto quella carrozza sarebbe morto
e non
se lo sarebbe potuto perdonare dopo averlo visto, voleva portarlo con
sé e
prendersene cura.
Daemon
non avrebbe mai
smesso di maledire il carattere gentile che si celava sotto lo sguardo
di
ghiaccio del guardiano della nuvola.
"ascolta,
ci sono dei
negozi e qualche cafè nella strada oltre quella di fronte,
vai a cercare del
latte e fattelo mettere in una ciotola."
"ma
stai scherzando?
Non andrò ad elemosinare latte per un gatto!"
"allora
vado io, tu
resta qui a guardarlo."
Con una calma unica, che
sempre lo
contraddistingueva Alaude si drizzò sulla schiena e si
allontano dalla carrozza
vicino alla quale era stato per tutto il tempo per cercare di
convincere il
micio a venire fuori attirandolo con gesti gentili.
Ma
non c'era stato niente
da fare, troppo spaventato dai gesti burberi del collega, non ne voleva
più
sapere di uscire con loro nei paraggi, per cui non restava altra
soluzione se
non attirarlo col cibo, di sicuro viste le sue condizioni avrebbe fatto
effetto.
Daemon
rimase in quel modo
solo con il gatto, che lo guardava a sua volta a distanza da sotto la
carrozza,
gli occhi chiarissimi fissi nei suoi.
Gli
ricordavano
maledettamente quelli di Alaude, che diavolo aveva da guardarlo in quel
modo?
Voleva
chiedergli forse che
cosa ci stesse facendo lui lì, poggiato ad un muretto, con
le gambe incrociate
al petto a fissarlo con aria annoiata ma attento a rispondere
prontamente ad
ogni suo movimento?
Voleva
fargli pesare per
caso il fatto che lo stesse facendo per lui, per salvarlo?
O
peggio ancora, che in
realtà lo stesse facendo per accontentare Alaude?
Stupido
gatto illuso, perché
mai avrebbe dovuto fare una cosa del
genere?!
Ma
soprattutto, perché si
stava convincendo che un gatto dovesse porsi tutte quelle domande su di
lui!?
Fortuna
che il collega fu
di ritorno davvero dopo pochissimi minuti, altrimenti in tutta
probabilità
sarebbe impazzito.
Aveva
davvero in mano una
scodellina contenente del latte, che avesse avuto la faccia tosta di
chiederla
a qualcuno? Oppure era entrato tranquillamente in un bar chiedendola
espressamente per un gatto, era così assurdo che poteva
essere probabilissimo,
una volta lo aveva visto portarsi ad una cena di Famiglia la gatta.
Alaude
posò il latte per
terra poco fuori dalla carrozza, in modo che il gattino l'avrebbe visto
e
forse, sentendosi ancora sicuro di poter tornare indietro in tempo,
sarebbe
uscito.
Ed
infatti così accadde, il
cucciolo inizio con l'alzarsi mostrandosi interessato a quella nuova
presenza
e, una volta che Alaude si fu allontanato abbastanza, si
avvicinò cautamente
pian piano fino ad uscire del tutto fuori.
Dopo
averli osservati con
fare sospetto, accertatosi che nessuno dei due fossero intenzionati a
muoversi, decise di
fidarsi ed affondò
la testolina nella ciotola, iniziando a leccare il latte con gesti che
lo
facevano apparire estremamente grazioso.
Era
così piccolo che
sarebbe potuto entrare in quella ciotola e lasciarvi pure spazio
libero,
infatti man mano che il livello del latte si abbassava trovava sempre
maggiore
difficoltà a raggiungere il fondo, tanto che
poggiò le zampine sul bordo per
affacciarsi di più all'interno ma in quel modo non ottenne
altro risultato se
non quello di fare troppa pressione così da rovesciarsi la
ciotola addosso e
finirci sotto.
Alaude
non poté trattenersi
dall'emettere un verso intenerito per la scena mentre si
chinò per sollevare la
ciotola e liberare il micio, pronto anche a prenderlo in quel modo.
Daemon
era troppo
sconcertato per commentare in qualsiasi modo.
Ma,
una volta libero, il
gattino fu più veloce di Alaude e con un pochi salti si
infilò oltre le sbarre
del cancello della dimora nemica.
"perfetto…
ora, dimmi
che non hai intenzione di fare irruzione
nella residenza nella quale ci siamo appena infiltrati e
dove dovremmo
tornare ancora, per un gatto…"
Alaude
rimase in silenzio
ma lo sguardo che rivolse all'illusionista nel sentirsi rivolgere
quelle parole
fu tutt'altro che rassicurante.
Poggiò
le mani alle sbarre
del cancello ed osservò con espressione sconsolata il gatto
che era rimasto lì
vicino a guardarlo.
Lo
stava facendo, Daemon ne
era sicuro, stava per farlo e lui sarebbe stato pronto ad afferrarlo in
tempo,
non gli avrebbe mai permesso di scavalcare proprio quel cancello!
Ma
per fortuna vennero
fermati in tempo dal creare in tutta probabilità un gran
trambusto.
Un
uomo vestito in tenuta
da giardiniere, che entrambi riconobbero in fretta come uno dei
lavoratori
della villa di cui erano a conoscenza per tutte le ricerche fatte su
quella
Famiglia, si avvicinò loro chiedendogli gentilmente di
spostarsi per lasciarlo
entrare nel cancello.
Una
volta chiusosi
nuovamente il cancello alle spalle, diede una carezza affettuosa al
gattino che
gli andò incontro affettuosamente, con grande sorpresa di
Alaude.
"scusate,
è vostro
questo gatto? Cioè proprio di vostra proprietà?"
Non
poté trattenersi, vide
Daemon schiaffarsi una mano in faccia dopo avergli sentito fare quella
domanda,
ma voleva saperlo.
L'anziano
però non sembrò
sorpreso, come se fosse abituato a vedere gente intorno -forse bambini-
che si
fermavano a guardare i gatti del giardino, così gli rispose
con cortesia.
"no,
è uno dei tanti
gatti della moglie del padrone, anche se a dire il vero me ne prendo
più cura
io che lei. Infatti questo, l'ultimo di una recente cucciolata,
è già malato e
rischia di morire come accaduto a molti altri, ma nessuno sembra
intenzionato a
fare niente."
"capisco,
bhè buon
lavoro allora, arrivederci!"
Daemon
si affrettò a
salutare l'uomo ed afferrare il collega per un braccio per trascinarlo
via con
sé prima di permettergli di pronunciare qualsiasi altra
parola.
Lo
aveva visto, gli aveva
visto stringere le mani a pugni fremente di rabbia a quella
spiegazione, gli
aveva visto gli occhi riempirsi odio, evidentemente non poteva
accettare che
qualcuno lasciasse morire i propri animali così.
Non
che non lo capisse, ci
arrivava perfino lui a pensare che non fosse una cosa stupenda, ma non
potevano
permettersi di sollevare dei problemi e mettere in pericolo la missione
per un
gatto!
"ti
rendi conto!? Hai
rischiato di farmi rubare il gatto del boss nemico!"
Arrivò
a credere che anche
l'ultimo brandello di ragionevolezza rimasto di Alaude dovesse
concordare con
lui, perché in fin dei conti si lasciò trascinare
lontano diretti al loro
albergo senza provare a tornare indietro.
Però
a quanto pareva, fu
solo perché stava già pensando ad altro ed
infatti Daemon si ritrovò a
sospirare rassegnato quando lo sentì tornare a parlare.
"quando
finiremo il
lavoro torneremo a prenderli."
"cosa…?"
"prima
di partire verrò
a salvarli e tu mi aiuterai."
"….
Non ci sarà verso
di metterti a forza in carrozza?"
"ti renderò la vita impossibile."
"nufufu~
allora non
credo di avere altra scelta!"
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Capitolo 3 *** - 3 - ***
Daemon si svegliò d'un
tratto nel pieno della notte, con quella sgradevole sensazione addosso
che ci
sia qualcosa che vada storto che non ti permette di girare la testa
dall'altro
lato sul cuscino e tornare a dormire.
O
meglio, lo fece, ma nel
muoversi per dare le spalle al letto di fronte al suo aprì
gli occhi con un
battito di ciglia, che era bastato a farlo muovere nuovamente di
scatto,
saltando seduto, rivolto verso il letto vuoto. Il letto di Alaude, che
aveva
visto essere ancora vuoto.
Fu
quello a confermargli
che non si trattava solo di una sensazione, davvero qualcosa non stava
andando
bene e forse il suo corpo aveva avvertito l'assenza prolungata del
collega per
troppo tempo, o forse più semplicemente si era accorto di
star dormendo
per più
tempo del normale.
Era
andato a dormire
piuttosto tardi, infatti, ad un orario in cui sarebbe dovuto mancare
poco prima
della sveglia all'arrivo del collega, cui avrebbe dovuto dare il cambio.
E
invece stava dormendo
tanto profondamente da ricordare l'incubo da cui si era appena
svegliato, si
sentiva riposato, dalla finestra entravano perfino le prime luci
dell'alba e di
Alaude non c'era traccia.
Accese
la piccola lampada a
gas per poter guardare l'ora nell'orologio da taschino poggiato al
comodino di
fianco al letto, e con grande disappunto vi trovò le
lancette puntate alle 7:00
del mattino.
Il
guardiano della nuvola
sarebbe dovuto rientrare esattamente quattro ore prima, qualcosa
decisamente
non andava.
Senza
soffermarsi ad
imprecare mentalmente o pensare oltre, si alzò ignorando il
gelo che gli
attraversò le ossa e si fiondò in bagno,
gettandosi acqua perfino più fredda in
volto per darsi una svegliata, indossando poi con gesti repentini i
primi
vestiti che aveva trovato nell'armadio, finendo per indossare perfino
l'intimo
del collega senza accorgersene, ed in pochi minuti fu in strada, pronto
ad
andare a cercarlo.
Non
ci voleva grande
impegno ad immaginare dove fosse, a dire il vero,
l'eventualità più probabile
era che si fosse cacciato in qualche guaio durante la missione che,
nella
peggiore delle ipotisi, lo aveva portato a farsi scoprire.
Il
problema era pensare cosa
esattamente
avesse fatto perdere l'attenzione ad un uomo che così
meticoloso sul lavoro che
era impossibile perfino per Daemon prenderlo alla sprovvista anche solo
per
scherzo.
Ma
in quanto umano, anche
lui aveva i suoi punti deboli, lo sapeva. Nel caso di Alaude, la prima
immagine
che si poteva stagliare nella mente se si voleva ricordarlo in
situazioni a lui
sconvenienti, era solo una: gatti. Settimane di lavoro che rischiavano
di
andare in fumo per dei gatti.
"se
si è fatto fregare
dai gattini io lo uccido!"
Il
guardiano della nebbia
imprecò, imboccando di corsa la strada che lo avrebbe portato al cancello della
residenza che stavano
controllando ormai da un po', dopo esser sceso dalla carrozza che lo
aveva
portato nella zona.
Rallentò
il passo soltanto
quando fu in prossimità di
dover
sboccare esattamente di fronte al cancello, alla fine di quella strada,
e si
appiattì contro un muro osservando per bene la situazione a
di là del
marciapiede.
Era
impossibile non notare
che fosse successo qualcosa, diversamente dal solito infatti c'erano
guardie in
bella vista davanti al cancello ed un po' ovunque, tutti uomini di
grossa
stazza che andavano in giro con fare frenetico, passandosi
continuamente
informazioni all'orecchio e scattando poi a correre per riferire agli
altri.
Decisamente,
era successo
qualcosa.
"Alaude…"
Daemon
sussurrò quel nome
quasi fosse un'imprecazione, passandosi una mano sul volto mentre pensava
febbrilmente a cosa fare,
mettendosi ansia da solo, come se
già
tutto fosse diventato una questione di vita o di morte.
Ma
inaspettatamente, a
differenza di come doveva essere andata al collega, la fortuna sembrava
girare
dalla sua parte come poté notare con grande sollievo quando
vide uno degli
uomini di guardia allontanarsi dal gruppo al cancello per dirigersi
sulla
strada, proprio verso di lui.
Con
le sue abilità
l'illusionista si confuse perfettamente con le ombre che la scarsa luce
dell'alba ancora permetteva in quella via e, appena fu certo che gli
uomini
sulla strada di fronte non avrebbero visto niente, attaccò
quello che si rivelò
essere un ragazzo piuttosto giovane.
Fu
facile terrorizzarlo
fino a convincerlo
a dirgli cosa stava
succedendo, avevano catturato un intruso ma questa era una risposta che
si
aspettava di ricevere ed il fatto che non seppe dirgli ancora nulla
sull'identità dell'intruso in questione bastava a capire che
il collega era
dovuto restare ligio al dovere come suo solito, non fiatando sula sua
identità
e la missione.
Quindi
non sapevano chi si
sarebbero trovati di fronte ad andare a recuperare il collega, questo
andava a
suo vantaggio.
Dopo
avergli fatto perdere
i sensi ed averlo sistemato in un vicolo, Daemon prese in prestito le
sembianze
di quel ragazzo appartenente alla Famiglia nemica, aiutato dalle
proprie
illusioni come al solito.
Sotto
un certo aspetto
amava infiltrarsi tra i nemici fingendosi uno di loro, poteva
mischiarsi a loro
in tutta tranquillità, divertirsi con l'espressone allibita
che assumevano
quando li colpiva inaspettatamente per loro e continuare a poter andare
in giro
per il campo nemico allarmato ed in subbuglio senza venir attaccato da
chiunque
non avesse a genio di uccidere subito, visto che lo avrebbero preso
ancora per
uno dei loro!
Concordemente
con le
aspettative di Daemon, accadde così anche quella volta.
Ciò
che non si era
aspettato affatto era ciò che si ritrovò davanti
una volta arrivato all'interno
dell'abitazione, dopo aver messo fuori gioco praticamente qualsiasi
persona gli
si fosse avvicinata nel raggio di metri.
O meglio, che non
trovò, ossia Alaude.
Come
venne ad apprendere
dalla quinta delle guardie sopravvissute che dovette prendere a pugni
per
costringerla a rispondere, infatti, dal momento in cui avevano trovato
un
intruso il boss ed i suoi uomini più fidati, insieme
all'intruso in questione,
si erano allontanati per rifugiarsi in un'altra residenza
più sicura e nascosta
da eventuali attacchi in un prossimo futuro.
Ed
infatti avevano fatto
bene i loro calcoli, visto il modo in cui Daemon aveva messo a ferro e
fuoco
quel posto.
La
guardia però morì troppo
in fretta per potergli dire dove si trovasse il luogo in cui avevano
portato il
collega, così che, solo in quel cumulo di cadaveri e
macerie, l'illusionista si
ritrovò a dover intraprendere praticamente una nuova
missione a partire da
zero.
~
Gli
ci vollero cinque
giorni per trovarlo, pochi se si considerava la difficoltà
per trovare senza
indizi un posto organizzato in
massima
sicurezza e segretezza per un boss mafioso, osservarlo, infiltrarsi ed
eliminare ogni ostacolo, troppi se
si
pensava al sonno perso, l'ansia e la fretta che aveva avuto per tutto
il tempo
e, soprattutto, alle condizioni di Alaude.
Non
fu facile
raggiungere le
cantine di quella villa
nella quale -aveva costretto una guardia che aveva perso interi minuti
a
tormentare a dirglielo- in
una stanza
adibita a cella era stato rinchiuso il collega.
Aveva
dovuto tracciarsi
alle spalle una lunga scia di sangue appartenente a tutti gli uomini di
guardia
al cancello, a quelli accorsi a fermarli in giardino, agli uomini
più forti
della famiglia pronti ad accoglierlo all'ingresso, e avrebbe fatto
fuori anche
il boss se solo non gli fosse apparso e sfuggito da sotto agli occhi
nello
stesso momento in cui aveva appreso la collocazione di Alaude ed al
momento le
sue priorità erano altre, per cui preferiva raggiungere per
prima cosa l'uomo
per cui aveva fatto ormai completamente saltare in aria la missione
affidata
loro da Giotto, stravolgendola del tutto trasformandola da "spionaggio
"
a "sterminio totale della famiglia potenzialmente nemica."
Ci
vollero intere ore di
studiati attacchi e scontri continui, ma infine era riuscito ad
arrivare alla
cella tanto cercata, spalancata dall'ennesimo cadavere fatto che vi
aveva
lanciato contro, provando subito una morsa allo stomaco non appena
intravide
l'interno, pentendosi di tutta l'accuratezza che ci aveva messo per
arrivare lì
e non essersi fiondato subito alla ceca.
Come
se qualche manciata di
minuti avesse potuto evitare poi quello spettacolo che si
trovò davanti agli
occhi.
Lui
era arrivato in quelle
cantine con la camicia totalmente stracciata sul petto e la lunga
giacca piena
di strappi, quasi completamente ricoperto di sangue -in gran parte non
suo- e
credeva di essere in uno stato pietoso, ma la visione di Alaude gli
diede una
nuova definizione di tale parola, che gli fece completamente rivalutare
il
proprio stato.
Il
collega era riverso per
terra, in una pozza del suo sangue e macchie tutt'altro che
rassicuranti, il viso
scarno, la pelle secca sui fianchi che aderiva alle costole in maniera
fin
troppo più evidente del solito, sembrava come se si fosse
prosciugato.
In
giro per la cella non
c'erano piatti, bicchieri né qualsiasi traccia di acqua o
cibo, evidentemente
dovevano averlo tenuto a digiuno e disidratato
per tutti quei giorni ma, paradossalmente, non era nemmeno
quello l'aspetto
peggiore.
L'intero
corpo, in particolare
le gambe, era ricoperto di ferite vecchie e nuove e lividi su lividi,
il biondo
splendente di quei morbidi capelli, ora completamente spettinati e
strappati in
alcune parti via a ciuffetti, era reso opaco dalla sporcizia e dal
sangue che
doveva esservi colato da alcuni graffi aveva in volto e sul collo.
Perfino
quello splendido
viso era stato deturpato e le labbra secche e screpolate erano rese
rosse
soltanto da del sangue raggrumato che sembrava essergli uscito dalla
bocca,
Daemon non avrebbe saputo dire se fosse stato per l ferite troppo gravi
alla
schiena evidentemente presa a frustate o dall'orgoglio del collega che
lo aveva
portato a provare a tagliarsi la lingua a morsi per uccidersi pur di
non
versare oltre in condizioni del genere.
"Alaude…"
La
voce gli uscì fuori in
un sussurro per poco non soffocato dalla sua stessa gola, reso
comprensibile
soltanto grazie al silenzio tombale in cui versava ormai l'intera
residenza.
Il
guardiano della nuvola,
che se ne stava steso su un fianco verso la porta della stanza,
ripiegato su se
stesso, sentendo dopo giorni interi una voce conosciuta,
aprì con non poca
difficoltà gli occhi,muovendo piano le palpebre gonfie e
annerite in un occhio.
Aprì
la bocca facendo come
per parlare ma non ci riuscì, ovviamente doveva avere la
gola troppo secca tra
la mancanza di acqua ed il fatto di aver urlato troppo in quei giorni,
ma per
dare segno di averlo visto mosse
piano
verso il collega i polsi completamente scorticati in ferite ancora
fresche
dalle pesanti manette di metallo con cui erano incatenati, uguali a
quelle che
aveva alle caviglie.
Daemon
non indugiò oltre e
gli si gettò affianco, cercando di rendere più
chiara quella voce strozzata,
mentre lo sollevava piano tenendolo per le spalle, cercando un punto
più chiaro
in quella irriconoscibile pelle per cui poterlo tenere senza fargli
troppo del
male.
"chi
ti ha fatto
questo?!"
Chiese,
in un moto di
rabbia ma non irrazionalmente.
Sapeva
infatti a causa
di chi Alaude era
finito in quelle
condizioni, del boss che avrebbe trovato e ucciso personalmente e
dell'intera
famiglia ormai sterminata, ma voleva sapere i nomi precisi di chi aveva
operato
quegli stupri e quelle torture perché, se ne fosse rimasto
vivo anche solo uno,
avrebbe voluto vendicarsi esattamente su di lui facendogli ricevere
dieci volte
peggio di quanto aveva inferto al collega.
Come
a volergli rispondere,
il collega sollevò lo sguardo vagando oltre le sue spalle,
indicandogli
qualcosa, Daemon si voltò e, come se fosse comparsa solo in
quel momento, si
accorse della presenza di un uomo appostato in un angolo, rimasto fino
ad
allora lì in agguato probabilmente in attesa del momento
giusto in cui farlo
fuori.
Era
enorme e completamente
nudo dalla vita in su, rivelando un corpo robusto e muscoloso in una
maniera
animalesca che lo faceva somigliare ad un gorilla, il solo immaginare
il
francese tra le braccia di quel bruto fece scattare un moto di ribrezzo
nell'illusionista che gli sconquassò lo stomaco,
nauseandolo, ma trovò lo
stesso la forza di alzarsi di nuovo ed impugnare saldamente la fidata
falce
verniciata di sangue che
aveva
abbandonato sul pavimento al proprio sangue.
Doveva
farlo, come minimo
per far giustizia ad Alaude.
L'uomo,
mostrandosi
piuttosto agile per la sua stazza, si mosse scattando in avanti nel
tentativo
di acciuffarlo ma, ormai scatenato in una sadica furia accecata dal
piacere di
infliggere dolore e non dalla sola necessità di far fuori un
nemico, il
guardiano della nebbia gli si scagliò contro più
veloce, tagliandogli le dita
che si allungavano verso di lui, poi le mani, poi le intere braccia,
inferendo
andando avanti con più ferocia man mano che le urla della
vittima diventavano
più agghiaccianti e acuti.
Quelle
mani che avevano
osato toccare quel corpo che lui trovava candido ed intatto ogni volta
che
decideva di impossessarsene, qualsiasi centimetro di quella bestia che
aveva
osato deturparlo e violarlo, doveva sparire, andava disintegrato.
Avido
del suo sangue, roteò
in un semicerchio la falce, facendo calare la lama rivolta verso il
pavimento,
piantandone la punta nel cavallo dei pantaloni dell'uomo ottenendone un
nuovo
grido più forte ed un'agonia peggiore della precedente.
E
poi ancora, i piedi, gli
stinchi, le cosce, il torace, la testa, tutto, tutto di lui doveva
essere
annientato in tanti pezzi, senza alcun rispetto.
Continuò
ad inferire su
quel corpo ormai più che morto, dilaniato tanto da esser
diventato
irriconoscibile, ma non ancora soddisfatto l'illusionista
continuò a deturparne
ciò che restava fin quando venne attratto da un suono tanto
fievole che dovette
fermarsi e stare attento con le orecchie per essere sicuro di averlo
ascoltato
una seconda volta.
"Daemon…
è
morto…"
Alaude
alle sue spalle, con
la voce che sembrava aver acquistato anni d'anzianità per
quanto fosse roca e strascicata,
lo stava richiamando piano alla realtà.
Come
se fosse nato per
quello, per obbedire a quella voce, Daemon sembrò ridestarsi
e lasciò andare la
poltiglia di carne e sangue sulla quale si stava accanendo, lanciandosi
nella
parte opposta della stanza verso la fonte di quella voce.
Con
due colpi secchi della
falce liberò il collega dalle catene e, fatta sparire la
compagna di guerra, si
sfilò la lunga giacca, avvolgendovi quel corpo tremante che
gli pareva più piccolo
del solito.
Provò
a scacciare quell'idea,
comprendo l'altro meglio che poteva e sollevandolo poi da terra
tenendolo tra
le proprie braccia, cercando di rendere il più lieve
possibile la stretta su di
lui.
Stava
soffrendo, glielo
vedeva nella faccia stravolta in un'espressione contratta.
"adesso
andiamo,
abbiamo finito."
Tentò
di rassicurarlo
mentre imboccava la via dell'uscita, senza chiedersi nemmeno
perché lo stesse
facendo, perché prestasse tanta attenzione al corpo tra le
sue braccia, perché
si era accanito in quel modo su chi gli aveva fatto del male ed era
assetato
della voglia di farlo ancora su chiunque avesse incontrato sulla loro
via che
potesse minare alla salvezza del guardiano della nuvola.
Semplicemente,
aveva smesso
di pensare, da quando Alaude era scomparso -minacciando di farlo per
sempre-
aveva iniziato ad agire soltanto d'istinto ed il suo istinto gli diceva
di
salvarlo, così come ora gli diceva di proteggerlo e ancora,
il suo istinto
bramava vendetta su
chi aveva osato
sporcare il candore dell'altro in quel modo, facendo calare perfino sui
suoi
occhi di ghiaccio chiarissimi un velo ombrato, che gli faceva apparire
uno
sguardo scuro e cupo.
"perché…?"
Quasi
come si fosse voluto
assumere il ruolo di voce della propria coscienza, Alaude gli pose
quella
domanda che lui aveva totalmente soffocato, concentrandosi sulla
priorità di
andare il più lontano possibile da lì,
raggiungere l'albergo in fretta e
partire il prima possibile per la loro città.
"non
ci pensare ora e
non sforzarti a parlare."
Stranamente
obbediente, il
francese fece per chiudere gli occhi ma, nel momento in cui Daemon
percorse
l'ultimo scalino che li portò all'atrio della residenza, li
spalancò assumendo
un'espressione atterrita che non gli aveva mai visto in volto prima
d'ora, in
tante missioni dai lavori più infimi che avevano fatto
insieme.
L'illusionista,
che per
tutto il tempo era stato più attento al volto dell'altro che
a guardare la
strada davanti a sé, seguì la traiettoria del suo
sguardo e scoprì la fonte di
quello sguardo.
Il
boss della Famiglia che
aveva appena finito di sterminare che credeva di aver lasciato scappare
qualche
manciata di minuti prima, era pronto in attesa in cima alle scale, con
un
vistoso armamentario di fucili e pistole addosso, a quanto pareva nella
convinzione di aspettare che i fuggitivi facessero la loro comparsa per
vendicare il fatto che gli avessero portato via tutto.
In
una condizione ben poco
lucida, come vide apparire i due sparò, senza una grande
mira, rendendo molto
facile per Daemon muoversi e scansare il colpo perfino con Alaude tra
le
braccia.
Un
ghigno famelico si
dipinse sulla bocca dell'illusionista, a dire il vero perfino felice di
quella
nuova comparsa.
Si
era già ripromesso di
cercare quell'uomo in capo al mondo per mandarlo all'oltretomba col
resto della
sua Famiglia, in quel modo gli aveva reso le cose oltremodo
più facili, per non
parlare del fatto che la reazione del biondo tra le sue braccia alla
visione
del nemico la diceva lunga, per cui la sete di sangue non faceva altro
che
aumentare a dismisura.
Avrebbe
potuto far apparire
un'illusione alle spalle del boss e farlo fuori nello stesso secondo in
cui lo
aveva guardato, ma non voleva togliersi la soddisfazione di farlo con
le
proprie mani per cui, falce nuovamente comparsa alla mano, si
lanciò contro il
nemico confondendolo con diverse illusioni
cloni di se stesso, fino ad arrivargli su un fianco e
reciderlo da parte
a parte separando la zona dalla vita in giù dal resto del
corpo.
"anche
lui…?"
Gli
chiese col respiro
ancora affannato dagli sforzi, senza prendersi la briga di far sparire
dal
volto quell'espressione che ormai lo rendeva più simile ad
una belva incattivita
che al solito guardiano della nebbia, in una domanda implicita, mirata
a sapere
se anche il capo della Famiglia si fosse tolto lo sfizio di violarlo
tra una
tortura e l'altra nel tentativo di estorcergli informazioni.
Alaude
si limitò a lasciar
tremare in maniera incontrollata il corpo mentre fissava con aria
assente
l'ennesimo cadavere davanti a loro, Daemon non avrebbe saputo dire se
fosse
scosso da ciò che aveva fatto o se invece i suoi pensieri
avevano semplicemente
ragione.
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siccome l'ultimo capitolo
sta venendo
fuori più lungo di quanto credevo, ho deciso di
dividerlo, per cui la
fic inaspettatamente sarà di 4 capitoli ò_o!
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Capitolo 4 *** - 4 - ***
Il
ritorno in albergo era
stato particolarmente duro per Daemon, distrutto e sanguinante, col
collega
sulla schiena. Aveva dovuto fare grande
uso delle illusioni per tutto il tempo e, stanco com'era, quando
finalmente
aveva messo di nuovo piede in camera avrebbe voluto soltanto gettare
entrambi
sul letto e dormire per l'intera giornata che stava iniziando.
Invece
dovette raccogliere
ancora le forze per occuparsi delle proprie ferite per riuscire almeno
a
reggersi ancora in piedi il tempo di prendersi cura dell'altro
guardiano.
Dopo
essersi medicato, in
maniera per lo più approssimativa a dire il vero, la ferita
sul petto ed altre
di lieve entità che aveva addosso, infatti, passò
subito a prestare attenzione
ad Alaude.
Il fatto che il guardiano
della nuvola fosse
svenuto da tempo di certo non aiutava affatto, ma l'illusionista
dovette
ammettere che, essendosi dovuto occupare di lui lavandolo e vestendolo
come se
fosse stato un bambino, il fatto che almeno l'altro dormisse aiutava
molto
sotto l'aspetto dell'imbarazzo che avrebbero provato.
Anche
se per tutto il
tempo, mentre si occupava di pulire con attenzione quel corpo senza
inferire
ulteriormente sulle ferite, non riuscì a pensare ad altro
che a come gli
fossero stare inferte ed a come il collega avrebbe reagito,
probabilmente
sentendosi umiliato, tanto che assunse un'aria così cupa che
non era sicuro che
sarebbe riuscito a preoccuparsi di altro.
A
differenza di quanto
fatto con se stesso, impiego ben più maggiore cura nel
pulire e coprire ogni
singola ferita più
o meno grave di
Alaude, finendo con l'impiegarci infatti talmente tanto tempo che,
quando finì,
si accorse di essere più stanco per il modo in cui era stato
piegato e
concentrato a lungo che per tutte le fatiche fatte combattendo
precedentemente.
Ma
anche quello non gli
pesava esageratamente, nulla gli sembrava così grave quando
guardava il pallido
volto di Alaude, con un occhio nero coperto dalla medicazione che gli aveva messo ed un
labbro tumefatto.
Nulla
gli sembrava
particolarmente degno d'attenzione se non faceva altro che chiedersi
con che
sguardo lo avrebbe guardato l'altro una volta sveglio.
Tutto
ciò che sapeva era
che urgeva il bisogno di distrarsi e non pensarci almeno fino al
risveglio del
collega, quando sarebbe stato inevitabile affrontarlo, così
mise da parte ogni
residuo dello stupido orgoglio che lo aveva sempre bloccato e che aveva
lasciato
in gran parte già qualche giorno prima al cancello della
base nemica, e si
stese al suo fianco sul letto, donandogli un po'
dell'umano calore del proprio corpo oltre a quello
della pesante coperta in cui l'aveva avvolto.
Il
mattino seguente, come
se nessuno di quegli eventi fosse accaduto, fu proprio Alaude a
svegliare il
collega come sempre, dopo che avevano dormito ininterrottamente per una
giornata intera, entrambi reduci da lunghi giorni quasi del tutto privi
di sonno.
Sotto
le sollecitazioni di
Alaude, meno brusche del solito ed in effetti già da questo
si sarebbe potuta
avvertire una prima differenza, Daemon aprì con pigra
lentezza gli occhi,
portandosi le mani a strofinarseli prima di aprirli del tutto e
rivolgerli all'altro.
Evidentemente
doveva essere
parecchio stordito dal lungo riposo, perché
impiegò qualche secondo di troppo a
sorprendersi del fatto che un Alaude seduto sul letto, fasciato e
medicato un
po' ovunque, lo stesse chiamando con voce pacata
mentre gli premeva una mano sulla spalla.
"Alouette!"
Con
quel singolare richiamo
scattò a sedere ritrovandosi faccia a faccia col collega,
cui prese il volto
tra le mani avvicinandolo a sé, come se volesse analizzare
per bene le sue
condizioni dal solo scrutarlo attentamente.
"come
stai? Hai
dormito bene? Hai fame?"
Alaude accennò l'ombra di un sorriso, qualcosa
già raro di per sé sul suo
volto, figurarsi in quel momento, che però svanì
ben preso lasciando il posto
ad una smorfia
scocciata quando l'altro
iniziò a sommergerlo di domande.
L'illusionista
dovette
fraintendere l'espressione del biondo, visto che in tutta risposta gli
lasciò
andare al volto il
volto, posandosi le
mani in grembo.
"scusa,
ti ho fatto
male? Adesso ti faccio portare la colazione comunque, qualche
preferenza?"
"ti
faccio così
pena?"
Gelido
quanto l'azzurro
chiaro dei suoi occhi, il tono con cui il guardiano della nuvola
pronunciò
quella domanda in tutta risposta all'eccessiva premura
dell'illusionista che
doveva essere stata la goccia che aveva fatto traboccare il vaso.
Per
quanto si facessero
costantemente la guerra e dichiarassero di disprezzarsi, Daemon non
poteva dire
di non conoscere il conoscere il collega, anzi, forse per tutto il
tempo
passato insieme tra scontri e lavoro, ad osservarlo e studiarlo per
sapere come
attaccarlo e difendersi da lui, era proprio lui quello che lo conosceva
meglio
di chiunque altro.
Si
aspettava quindi una
reazione del genere, se l'era immaginata eccome, ma sentirselo chiedere
lo
bloccò comunque con le gambe a mezz'aria, in procinto di
scendere dal letto.
"ti
ho chiesto se ti
faccio così tanta pena."
"no…
non è questo,
Alaude."
"
e allora cosa? Ti preoccupi forse
per me? Tu?"
Esattamente
come per la
domanda precedente, il tono di Alaude lasciò ben immaginare
come la pensasse.
Non si fidava di questa sua improvvisa premura, non lo prendeva sul
serio, non
capiva perché l'uomo senza scrupoli che non si era mai
risparmiato nei
suoi confronti dovesse avere un simile
cambio di atteggiamento proprio in
quel
momento, solo perché era stato qualcun altro a danneggiarlo
e non lui stesso
per una volta.
"
a dire il vero ho
passato gli ultimi giorni con l'ansia di trovarti il più
presto possibile e ho
sterminato un'intera famiglia per portarti via, quindi direi di
sì, mi preoccupo."
Il
modo chiaramente sincero
con cui Daemon gli rispose, ammettendo anche di essere stato in ansia
per lui,
non lasciò di certo indifferente il francese, che difatti
sussultò ed allungò
una mano per posarla sulla spalla dell'altro, invitandolo a voltarsi di
nuovo
verso di lui per poterlo guardare in volto.
"ero
convinto che non
saresti venuto… e, se anche lo avessi fatto, avrei preferito
morire piuttosto
che farmi trovare da te in quelle condizioni, ma non mi hanno permesso
di
suicidarmi."
Quello
per Daemon fu il
tempismo peggiore che Alaude
potesse avere, costringerlo a guardarlo negli occhi mentre gli faceva
quella
rivelazione, non permettendogli di nascondere alcuna reazione.
"perché
morire per
testardo orgoglio pur di non lasciarti aiutare da me?"
"perché
sopravvivere
grazie alla tua pietà?"
"ti
ho già detto che
non è così."
"per
favore, non ti
saresti mai preoccupato se non mi avessero catturato!"
Un
sospiro ed il
silenzio a mettere una pausa in quel
botta e risposta, Daemon sembrò stancarsi di quella
situazione, così decise che
non restava altro che parlare al collega con chiarezza.
Si
voltò totalmente verso
di lui, sedendosi di nuovo in modo da stargli esattamente di fronte, in
modo da
mostrargli senza ombre il suo volto teso dal nervosismo ma dallo
sguardo
limpido ed estremamente sincero, uno sguardo che era difficile se non
impossibile trovare sul volto di Daemon Spade.
Non
ne poteva più di
guardare il volto di Alaude, già deturpato dal modo in cui
il suo candore tanto
duramente custodito gli era stato strappato via a forza, appesantirsi
ulteriormente dalla vergogna per la sua presunta
pietà.
Si
schiarì la voce e si
reputò pronto a mostrarsi a lui senza barriere, abbattendo
le infinite alte
mura che fin dalla più giovane età aveva erto
davanti a sé per impedire a
chiunque di guardarlo davvero e legarsi a lui, e viceversa.
E
poi a dire il vero, dopo
aver provato il rischio di perdere definitivamente l'occasione di
parlargli
ancora, ci teneva a farsi comprendere davvero.
"ti
sei mai chiesto
perché le persone con cui mi trovavi ti somigliassero tutte?"
"e
questo cosa c'entra
ora?"
"c'entra perché erano tutte illusioni! Non è mai
entrato nessuno in una
camera che ho condiviso con te, non ho mai permesso a nessuno di
entrare nel
mio letto dopo la prima volta in cui ci sei stato tu. Se ho mai fatto
qualcosa
che ti abbia offeso, è proprio perché mi
importa di te! Per
cui, se sono
arrivato a creare simili pretesti per prenderti ed averti un po' con
me,
capisci che non potevo permetterti di morire senza nemmeno avertelo mai
detto
prima? L'ho fatto perché mi servi vivo!"
Da
quando avevano iniziato
quel loro intricato gioco a rincorrersi e sfuggirsi a vicenda, Daemon
era
convinto di aver avuto modo di vedere molte più espressioni
sul volto di Alaude
di quante ci si aspettasse anche solo che potesse averne, ma in quel
momento
dovette ricredersi, Alaude le superò tutte.
Il
suo volto diventò un
mosaico d'emozioni, era come se in una sola sequenza di secondi sul
viso del
collega si stessero radunando tutti gli stati d'animo che non aveva
lasciato
trapelare per una vita.
Sgomento,
incredulità,
stupore, rabbia, perplessità, speranza, gioia ed infine
commozione, erano tutte
lì sul volto del guardiano sempre bello al di sotto degli
sfregi che aveva
ricevuto, parzialmente coperto dalle mani nello stesso stato che si era
portato
in viso con un gesto istintivo.
Traboccante
di qualcosa che
nessuno dei due avrebbe saputo esprimere, senza rispondere niente o
chiedere
ulteriori spiegazioni, gettò le braccia al collo
dell'illusionista, finendo col
saltargli addosso.
Andava
davvero bene così,
lui non aveva bisogno di fare domande, in fondo lo aveva sempre saputo,
ci
aveva sempre sperato, aveva sempre sentito che dietro ai gesti di
Daemon c'era
qualcosa, doveva esserci qualcosa.
Allo
stesso modo Daemon non
aveva bisogno di
sentirlo parlare oltre,
gli era bastato vedere il suo viso, e soprattutto gli bastava vedere la
sua
testa che affondava nel proprio petto, sentirlo stringersi a
sé e tenerlo
stretto tra le proprie braccia.
Si
sarebbe aspettato che per
il momento ad entrambi bastasse restare così, in quel modo
che sembrava far
sentire meglio anche l'altro, invece Alaude lo sorprese ancora.
"facciamo
l'amore."
Gli
chiese, anzi fu un
ordine quello che gli arrivò sulle labbra, facendolo
sussultare perla sorpresa.
Alaude
non aveva mai preso
l'iniziativa, ovviamente, dopo che lo aveva fatto sentire umiliato la
prima
volta anzi gli sfuggiva continuamente, com'era giusto che fosse.
Ma
soprattutto, almeno dopo
la prima volta in cui gli si era confessato da ubriaco, nessuno dei due
aveva
mai parlato in quei termini, mettendo in ballo parole e sentimenti che
rimandassero all'amore.
Ora
invece la richiesta era
lì, sussurrata sulle sua labbra, con parole cariche di
desiderio, bisogno e…
amore.
"io
non credo sia il caso…"
Provò
ad azzardare, Alaude
che proponeva e Daemon che avanzava un rifiuto, quando mai si era vista
una
cosa del genere?
Ma
il guardiano della
nebbia si preoccupava davvero delle condizioni del collega, se ne era
preoccupato per interi giorni e peggio ancora da quando aveva visto.
Voleva
che si riprendesse
in fretta, non poteva rischiare di peggiorare le sue condizioni, per
non
parlare di quanto poco gli sembrava adatto accontentare proprio quella
richiesta dopo tutto ciò che l'altro aveva passato nei
giorni scorsi.
Alaude
dovette intuirlo,
perché per la prima volta da quando si conoscevano, gli
rivolse un sorriso.
Un
sorriso a dispetto
di tutto sereno, un sorriso che
esprimeva tutta la gioia che provava nel vedere Daemon così
diverso ora che era
sincero, così preoccupato per lui.
Un
sorriso che voleva
esprimergli tutta la gratitudine per quelle premure, per averlo salvato
ora che
sapeva che non era stata sola pietà e tutto aveva un senso,
ma soprattutto un
sorriso che voleva mostrargli quanto fosse sicuro su ciò che
gli aveva appena
chiesto.
"è
proprio il caso,
invece. Prendimi, Daemon… fammi sentire pieno di te,
purificami da tutto, fammi
sentire solo tuo…"
Neanche
con tutta la
razionalità di questo mondo, se anche l'illusionista ne
avesse posseduta davvero
nei confronti del francese, sarebbe stato in grado di trattenere le sue
reazioni n quel momento.
Non
si perse in troppe
parole, si limitò a guardarlo, ricordandosi di aver giurato
a se stesso che
avrebbe fatto qualsiasi cosa per far tornare Alaude al proprio fianco
dimostrandogli stavolta quanto fosse importante per lui, e chiedendosi
se non
fosse proprio quello il modo giusto in cui iniziare.
In
fondo glielo stava
chiedendo lui stesso, con degli occhi che
mostravano tutto il bisogno di ricevere ciò che
aveva chiesto, e le mani
che tremavano accarezzando il suo volto, probabilmente a causa
dell'emozione
che doveva star trovando a sentirsi osservato da lui per la prima volta
in un
modo del tutto diverso.
Infine
agì, acconsentendo
ad avverare quello che era anche il suo volere e si gettò ad
appropriarsi
nuovamente delle labbra del biondo da cui era stato brutalmente
allontanato in
quei giorni in cui erano state rese più secche ed aride.
Il
sapore di Alaude però
per fortuna restava lo stesso, quello che gli dava alla testa, quello
che si
adattava a tutto il suo candore come se gli sconvolgesse tutti i sensi
facendogli conoscere il gusto della neve, del candore, della purezza.
Per
lui Alaude sarebbe
rimasto sempre così, anche se stavolta, su sua richiesta,
sarebbe stato lui ad
apportare per la prima volta nell'altro quelle sensazioni,
purificandolo.
Daemon
non avrebbe mai
voluto innamorarsi, lo pensava
da una vita intera.
La
gente diventava folle con l'amore, e lui era decisamente di quelle
persone che
amava ben poco non avere ogni situazione sotto controllo e la
lucidità giusta
della mente per far andare le cose come volesse. Amava escogitare piani
ingegnosi, osservare il susseguirsi delle cose, e affari come i
sentimenti
erano invece del tutto imprevedibili come stava scoprendo da quando
aveva
iniziato quella strana relazione con Alaude, e rischiavano di far
saltare ogni
suo potere di controllo sulla propria vita.
Ma
ormai, ora che aveva di fronte a sé il sorriso tenue di
Alaude che lo
ringraziava rincuorandolo in quel modo, ora che finalmente poteva
tornare a
sentire il suo
corpo riscaldarsi contro
il proprio, le sue mani cercarlo, la sua voce piegarsi per il respiro
irregolare dovuto a baci ed emozioni, tutti quei ragionamenti gli
sembravano
così effimeri, tutto appariva in una nuova maniera
meravigliosamente semplice.
C'erano
lui, Alaude, un letto, la voglia di aversi e la sua voglia di rifarlo
suo e
farlo stare meglio, questo bastava.
E
di questo vissero entrambi per le seguenti
ore nelle quali Daemon esplorò più volte con
più premura che mai il corpo del
francese da cui credeva di non poter ricevere mai abbastanza,
perché se ogni
amplesso lo riempiva di passioni e sentimenti che gli facevano credere
che il
cuore gli potesse scoppiare per quanto stesse traboccando, subito dopo
sentiva
di desiderarlo ancora, di poter conoscere sempre di più di
quel modo tutto
nuovo in cui stava provando il rapportarsi ad una persona, facendo per
la prima
volta in maniera sentita l'amore con un Alaude che ormai tra le sue
braccia
sembrava più felice che mai, come se si fosse lasciato ogni
incubo alle spalle,
come se non esistesse nient'altro che tutto l'amore che Daemon
finalmente si
era deciso a fargli conoscere.
Fu
in quel modo che dissero addio all'ultimo buio della notte che iniziava
a
schiarirsi per le prime luci dell'alba.
Erano
entrambi esausti, ma mai come in quel momento si erano sentiti vivi
tanto che
avrebbero potuto iniziare
a cantare e
ballare trovando la forza per farlo, quando la flebile luce ancora
plumbea
dell'alba iniziò ad aiutare i fuochi delle candele
nell'illuminare maggiormente
la figura dei loro corpi abbracciati, Alaude
adagiato sul petto di Daemon, intento a recuperare il
fiato e cercare di
ricordare come muovere gli arti da solo come stava facendo anche
l'altro.
Si
fissarono entrambi a lungo mentre le loro mani non smettevano di
cercarsi, come
se un solo minuto di lontananza dal loro calore avrebbe potuto
ucciderli, così
si accarezzavano i capelli, il petto, mentre cercavano le parole giuste
da
dirsi per esprimere ciò che, potevano sentirlo dal modo in
cui i loro cuori
battevano all'impazzata all'unisono uno contro il petto dell'altro, li
stava
coinvolgendo sicuramente allo stesso modo.
Un
suono inaspettato però arrivò precedendoli, un
timido miagolio e
poi il battere di sottili unghiette sul
pavimento.
Il
guardiano della nuvola
si voltò di scatto staccandosi dal petto dell'illusionista
e, con sua grande
sorpresa, vide una piccola palla di pelo nera lottare con la propria
camicia da
notte precedentemente gettata per terra.
Il
gattino nero, uno di
quelli che Alaude aveva provato a salvare alla villa nemica finendo col
farsi
catturare, era ora nella loro camera all'albero che cercava di
liberarsi dalla
camicia nella quale si era incastrato.
"è l'unico che sono riuscito a trovare, mi dispiace.."
gli spiegò l'illusionista, quando si trovò
davanti agli occhi il suo volto
contratto in un'espressione interrogativa rivolto a guardarlo.
Quando
era andato a
cercarlo, Daemon aveva salvato quel gattino e lo aveva portato in
camera
appositamente lui… Alaude non poteva crederci, quanto era
cambiato il collega
in quei giorni? Doveva averlo davvero sconvolto per farlo diventare
così!
Ridacchiò,
un evento
davvero raro che infatti fece restare incantato Daemon, mentre si
sporgeva
fuori dal letto per attirare il gattino che subito infatti, finalmente
libero
dall'intralciò, raggiunse le sue mani e si lasciò
prendere in braccio per
trovarsi posizionato poi tra i corpi dei due.
"no,
va bene così
invece, davvero… non me lo aspettavo."
Gli rispose, sincero, chinandosi a posargli un bacio sulle labbra, un
gesto che
una volta si sarebbe sognato di fare -come anche il fatto di restare a
letto
con lui per tutto quel tempo, a dire il vero- e che invece al momento
gli venne
davvero spontaneo. Chissà, forse tutto poteva stare a
segnare davvero un nuovo
inizio.
"grazie
davvero,
Daemon!"
~~~
Insignificante angolo autrice: ok, finalmente è andata D:/ e
dopo questa, mai più
fic di più di un capitolo, le odio °_°! non
sono per me e la fine diventa
sempre un parto che nella lettura risulta affrettato, non mi piace mai,
basta,
non so perché le scrivoo! D:
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