t'amo come si amano certe cose oscure, segretamente, tra l'ombra e l'anima.

di Mellorine
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** - 1 - ***
Capitolo 2: *** - 2 - ***
Capitolo 3: *** - 3 - ***
Capitolo 4: *** - 4 - ***



Capitolo 1
*** - 1 - ***


Alaude non poteva crederci, stava accadendo ancora, per la terza volta in un solo mese!

Maledetto Giotto che si ostinava a non dargli delle benedette stanze singole quando erano fuori città per delle missioni, si  divertiva per caso alle sue spalle a metterlo in situazioni del genere?!

"suvvia, ci sono passati tutti, sai com'è Daemon!"

Gli aveva risposto alla sua ennesima lamentela, dopo la quale capì che doveva semplicemente arrendersi e lasciò perdere, il boss doveva essere irremovibile a riguardo.

Già, ci erano passati tutti, tanto era degli altri il problema, mica suo? Sapeva benissimo che Daemon non avrebbe mai osato fare nulla del genere in presenza di Giotto.

E invece lui eccolo lì, come l'ultimo degli imbecilli indegni di rispetto ad aspettare -con la già ben poca pazienza che si ritrovava dopo una settimana intera passata a stretto contatto con l'illusionista- che la donna che aveva di fronte la smettesse di urlare e starnazzare mentre cercava di coprirsi alla men peggio raccogliendo il copriletto da terra, mentre invece Daemon, privo di pudore come sempre, gli rivolgeva un sorriso spavaldo e malizioso mentre si stiracchiava pigramente adagiandosi poi tranquillamente sul letto.

Ma stavolta non gliel'avrebbe data vinta, non avrebbe fatto come le volte scorse in cui si era limitato ad andarsene disgustato a cercare una camera per sé altrove, vendicandosi poi in altri modi sul collega.

Gli doveva rispetto, gli aveva detto già nelle precedenti missioni che quella di turno era la loro camera e dovevano utilizzarla per lavorare e riposare condividendo professionalmente gli spazi.

Daemon gliele doveva quelle accortezze come evitare di farsi trovare nudo sopra una donna od un uomo a caso, che avrebbero potuto costituire anche un pericolo, quando lui non voleva altro che stendersi sul proprio letto a riposare dopo il turno di guardia all'uomo che stavano seguendo per ordine di Giotto.

"mi sembrava di averti già detto che  se hai tanta voglia di sfogare i tuoi bassi istinti con la prima persona priva di buonsenso  che ti passa davanti, devi trovarti un altro posto in cui appartarti."

Avanzò a grandi passi all'interno della camera, deciso a non rinunciare al proprio diritto di stendersi sul letto che gli spettava e riposare, era stanco per il lavoro e questo contribuì a non farlo affatto trattenere dal lanciare un'occhiata alla ragazza che lasciasse intendere senza mezzi termini che doveva togliere il disturbo alla svelta.

Era bella, non poteva negarlo, di quella bellezza che si era accorto doveva piacere a Daemon, visto che tutte le persone con cui lo aveva visto divertirsi avevano quei tratti in comune: capelli biondi, occhi chiari, pelle altrettanto chiara, forse per questo prediligeva gli appartenenti a paesi stranieri, dato che tra i suoi conterranei simili caratteristiche erano più rare.

Ma sembrava mancare di un cervello ben funzionante, come pensava di ogni persona che si concedesse con tanta facilità a Daemon, e di buone maniere. E pensare che nell'ultima settimana aveva addirittura pensato di poter rivalutare il collega visto che diversamente dal solito si stava comportando in maniera più decente del solito e stavano riuscendo ad andare perfino d'accordo, che delusione.

La donna evidentemente non doveva aver apprezzato le occhiate e le parole di poco riguardo che le erano state rivolte  visto che, recuperati i suoi vestiti, si avvicinò ad Alaude seduto sul suo letto per mollargli un ceffone in pieno volto prima di dirigersi con fare indignato alla porta, senza rivolgere nemmeno ulteriori parole all'uomo con cui aveva passato la serata.

"nufufu~ non sai proprio come trattare le donne tu, eh Alouette~?"

Daemon si voltò verso il collega cui finalmente si prese la briga di rivolgersi, adagiandosi steso su un fianco continuando a mostrare senza vergogna tutte le sue grazie.

Alaude digrignò i denti, non avrebbe saputo dire se per l'imbarazzo della scena o per la domanda -la terza opzione poteva essere il sentirsi chiamare con quel nomignolo che l'altro gli aveva affibbiato e che lui non sopportava affatto-, fatto sta che si tolse il cappotto che ancora indossava e glielo lanciò addosso, coprendogli almeno le nudità essenziali.

"vergogna perfino tra maschietti o hai paura di affrontare un senso di inferiorità …?"
"sei osceno, te ne rendi conto?"

"io mi reputo umano ~ sei tu ad essere osceno con quella faccia impassibile che ti ritrovi! Ma sei sicuro di essere francese? Dicono che i francesi siano buoni amanti ma secondo me tu sei frigido. Magari ti hanno trovato in Russia!"

Non si degnò nemmeno di rispondergli, non solo perché l'illusionista non se lo meritava, ma anche perché si era sentito offeso da qualcosa in particolare che la sua mente, come faceva spesso ormai per resistere a tutto, aveva schermato per fare in modo che non ci pensasse,  che non ci stesse male.

Con la solita espressione tornata su un volto pallido ed impassibile, si rivolse all'altro con l'intenzione che fosse per l'ultima volta nella giornata, prima di dargli le spalle.

"vado a fare un bagno, quando esco voglio trovarti già fuori, devi iniziare il tuo turno."

Ma in fondo conosceva Daemon, doveva aspettarselo ed a dire il vero era da quando la donna era andata via che si chiedeva se e quando sarebbe successo.

Stavolta però aveva superato se stesso, doveva aver aspettato di avere il tempismo giusto perché lui era già nudo ed in procinto di entrare nella vasca da bagno quando l'illusionista, ancora fieramente nudo come un verme, spalancò la porta avvicinandoglisi a grandi passi.

Decise di non smuoversi più di tanto, stavolta si sarebbe mostrato irremovibile, anche se non riuscì a dimostrarsi perfettamente a proprio agio in quella situazione dato che subito si catapultò nella vasca, chinandosi per nascondere le proprie nudità dagli occhi di Daemon.

"vai fuori, Spade. Dovresti essere già fuori al tuo posto di lavoro, invece sei ancora qui."

Freddo, calmo, in fondo sarebbe bastato continuare a comportarsi in quel modo e  non sarebbe finita come le altre volte.

"è tutta colpa tua, non ho ancora avuto ciò che volevo stasera~"

Come suo solito, senza troppi complimenti Daemon lo raggiunse nella vasca non aspettando alcun consenso dal collega e lo afferrò per il busto, facendolo sollevare davanti a sé.

Al solo sentirsi toccato dalle sue mani, Alaude si sentì percorrere l'intero corpo da una scossa, molto simile ad un brivido, ma che non era affatto dettato dalla paura.

Non andava affatto bene, lo sapeva, ma non poteva permettere che finisse come le altre volte in cui, una volta tornato nella camera di turno che condivideva con il collega, lui gli rinfacciava che a causa sua e delle sue interruzioni, nonostante li avesse lasciati soli, non aveva poi concluso niente con le donne con cui lo aveva trovato.

A quel punto gli si accaniva addosso e lo accusava di averlo lasciato in bianco, così avrebbe dovuto assumersi le sue responsabilità e lasciare che si saziasse con lui, ammettendo che se fosse stato un tipo più flessibile, avrebbe anche potuto accontentarsi sempre di lui senza portarsi sconosciuti in camera.

Ovviamente al guardiano della nuvola non andava di sentirsi la ruota di scorta sfruttata da nessuno, specialmente se dall'odioso collega, per cui aveva sempre lottato… aveva lottato fino a fargli male, eppure Daemon non si era mai dato per vinto, e così tutte le altre volte era finito sempre col cadere nel suo letto, proprio come le persone da quattro soldi che lo facevano spontaneamente, che tanto disprezzava.

Ma lui non sarebbe mai stato come loro, anche se mentre Daemon lo possedeva non poteva fare a meno di mostrare l'estasi provata tra le sue braccia, dopo lo aveva sempre guardato con crescente disgusto e gliela faceva pagare in termini di collaborazione sul lavoro.

Più volte infatti il guardiano della nebbia si era ritrovato da solo nelle situazioni più difficili o a dover sostenere i turni agli orari e nelle condizioni più dure, Alaude lo voleva veramente morto e questo ormai lo aveva capito.

Eppure, mentre guidava il suo corpo a forza a mettersi poggiato al bordo della piccola vasca, chinato davanti a sé, lo sentiva più vivo che mai nel suo dibattersi continuo, nei calci che gli arrivavano lanciati alla ceca visto che Alaude gli dava le spalle, nello scuotersi continuo del suo corpo mentre portava una mano a toccargli il sesso che, a dispetto di quanto lamentato dal biondo, prontamente rispondeva alle stimolazioni ricevute.

"n-no… Daemoh-… aah…!"

Maledetto corpo, da dove veniva fuori quel gemito? Perché non riusciva a sottrarsi alle attenzioni di Daemon?

Si era ripromesso di lottare e invece si sentiva già un bollore prima del solito, forse perché erano già nudi in una vasca e l'italiano si strusciava col suo corpo alle proprie spalle, il petto sulla schiena, il bacino contro le natiche, ma ad ogni modo era inconcepibile, avrebbe dovuto lanciarlo fuori!

Ci provò sul serio, facendo per girarsi di scatto e spingere via l'illusionista, ma questo fu più veloce nell'anticipare le sue prevedibili azioni e lo bloccò con le mani per i polsi, tenendogliele ferme sul bordo della vasca.

"nufufu~  potremmo evitarci la solita sceneggiata? Tanto non funziona, sai benissimo che lo vuoi perfino più di me."

Chinandosi fino ad affacciarsi sulla sua spalla, Daemon gli sussurrò quelle parole direttamente all'orecchio, che prese a tormentare con i denti, mentre una mano si liberava dall'impegno sul suo polso per prendere a vagargli sul petto, poi l'addome, fino a tornare a posarsi sul sesso ormai eccitato per i maledetti movimenti ben mirati dell'intero corpo dell'illusionista.

"è l'ultima volta…"

"certo, com'è che si dice? Quando si ama è sempre la penultima volta…!"

Alaude sbarrò gli occhi, non solo per i modi sempre poco delicati  del collega che senza alcun preavviso né preparazione si era spinto con la sua erezione dentro di lui, ma anche per le parole.

Se quel gesto non gli avesse mozzato completamente il fiato e l'unica cosa che scalpitava per uscirgli dalla bocca non fosse un urlo di dolore che si ostinava in tutti i modi a non lasciarsi sfuggire, gli avrebbe probabilmente sbraitato qualche insulto più che meritato.

Era da tempo che non glielo rinfacciava chiaramente in quel modo, almeno da quando era accaduto tutto per la prima volta, eppure a distanza di mesi il lasciarsi andare con Daemon con quella consapevolezza che conoscesse appieno il proprio animo, mentre lui del suo non sapeva niente, dava a quel sesso dannatamente coinvolgente lo stesso sapore della frustrazione di sempre.

Come le volte scorse, Daemon si prese tutto il tempo che voleva spingendo oltre ogni limite il  corpo di Alaude per molto più del dovuto non appena avevano raggiunto il punto in cui il francese sembrava dimenticare chi fossero entrambi e si lasciava completamente andare, vittima di quel soffocante piacere che gli annebbiava completamente il cervello facendolo diventare tutto ciò che l'altro desiderava, o forse anche razionalmente ci sperava davvero, di essere tutto ciò che Daemon poteva desiderare e che per una volta glielo dicesse.

Ma come sempre non accadde, e dopo tanti gemiti che si rincorrevano chiamando l'uno il nome dell'altro nel pieno del coinvolgimento reciproco, tra di loro cadde il solito silenzio.

Non che Alaude si sentisse in grado di parlare, accasciato sul pavimento rivolto verso la vasca, alla quale aveva fatto in tempo a poggiarsi quando, ostinato a voler uscire subito da solo, era rovinosamente caduto.

Daemon invece gli sembrava più splendente di prima come al solito, perfettamente a suo agio ed in forma, nonostante fosse più silenzioso del normale.

Ed in quel modo, senza aggiungere una parola, lo avvolse in un grande telo e lo asciugò, caricandoselo poi sotto un braccio alzandolo da terra senza che il biondo gli chiedesse niente.

Per tutto il tempo infatti Alaude si limitò a restare in silenzio, era sempre così mentre riceveva quelle accortezze da Daemon, davvero non sapeva che dire, forse perché quei momenti alimentavano in lui una dannata speranza, per cui preferiva restare in silenzio per evitare di lasciarsi sfuggire delle domande.

Lo posò sul suo letto, non delicatamente come il suo corpo avrebbe avuto bisogno, ma almeno ebbe perfino l'accortezza di tirargli via di dosso il telo bagnato e buttargli addosso il suo cappotto affinché si coprisse, sapendo quanto fosse pudico in proposito.

"puoi tenertelo, ormai c'è sopra il tuo odore."

Le prime parole che gli rivolgeva nel giro di qualche minuto, e Daemon gli dava già le spalle intento a prepararsi, così che non poté nemmeno vedere la sua reazione quando lanciò per terra quel cappotto.

"non me ne faccio niente, è piccolo per me per cui tanto vale che lo lavi e lo usi ancora."

"dovrò bruciarlo."

"come vuoi, basta che ti prendi tu la briga di bruciarlo. Io vado di fretta, ho il turno, no?"

Ormai vestito pronto per affrontare il proprio lavoro, Daemon si voltò verso di lui ed una reazione mentre gli parlava con tanta naturalezza gliela fece vedere: un immancabile sorriso.

" 'notte Alouette~"

Alaude non rispose, lo "salutò" con un borbottio e qualche maledizione.

Peccato che, a differenza di quando aveva detto, il mattino dopo Daemon lo trovò a dormire dove lo aveva lasciato, stretto in quel cappotto che però quando era uscito aveva visto per terra.

 

Era ubriaco, tremendamente ubriaco, non era mai finito in uno stato così pietoso ed il motivo era solo uno: aveva perso completamente il controllo come non gli accadeva da quando era un ragazzino, forse come non gli era proprio mai accaduto prima d'ora.

Il motivo per cui ciò era successo era parecchio più complesso, un intero insieme di più motivi che lo avevano semplicemente portato ad esplodere nel momento meno appropriato.

Erano mesi che aveva iniziato il suo lavoro in Italia, da quando aveva ottenuto la promozione come capo dei servizi segreti che prevedeva però il suo trasferimento alla sede italiana, il che non gli era affatto dispiaciuto dato che progettava da tempo di lasciarsi tutto il suo passato in Francia alle spalle, e inoltre sarebbe stato nuovamente vicino ad un amico conosciuto nei suoi precedenti viaggi in quel paese, Knuckle.

Peccato che l'amico ormai prete fosse troppo impegnato con i suoi troppi impegni per stargli troppo dietro dopo che lo aveva presentato  Giotto e convinto a far parte dei Vongola, per cui gli era stato affibbiato quel maledetto guardiano della nebbia come compagno fisso in ogni lavoro che lo aiutasse ad introdursi in quel sistema, nonché nel privato dato che una volta trasferitosi aveva scoperto che le proprie conoscenze della lingua non bastavano per coprire la totalità della lingua parlata, ed aveva finito con l'avere il collega costantemente davanti agli occhi anche come insegnante.

Quanto era stato umiliante quel periodo, Daemon coglieva ogni occasione per metterlo in ridicolo ed inoltre gli sapeva dare man forte nel combattimento, tanto è vero che diverse volte lo aveva battuto con i suoi sporchi trucchetti, mentre il più delle volte dovevano accontentarsi entrambi di una assoluta parità.

Vista la piega che avevano preso i comportamenti di entrambi l'uno nei confronti dell'altro, era stato inevitabile che finissero col diventare praticamente rivali in tutto, soprattutto sul lavoro che condividevano, solo che lui prendeva tutto come suo solito sul serio mentre Daemon sembrava costantemente divertirsi.

Anche quando lo metteva seriamente in pericolo lasciandolo da solo contro diversi nemici, anche quando perdevano le staffe e finivano col lottare seriamente l'uno contro l'altro e lo feriva gravemente, Daemon non smetteva mai di sorridere e mostrarsi divertito da lui.

Era un suo difetto, Alaude lo sapeva, anche quando era giovane e viveva nella sua famiglia adagiata in Francia, aveva sempre finito con l'interessarsi alle persone sbagliate, quelle che entrambi i suoi genitori disprezzavano.

Innanzitutto si era accorto di provare attrazione unicamente verso gli uomini, e poi puntualmente questi erano sempre caratterizzati da un aspetto completamente opposto al suo modo d'essere.

Chi era troppo emotivo, chi troppo estroverso, chi troppo scostante perfino per lui.

Daemon non sapeva dire in cosa fosse il suo opposto, era come se fosse in tutto uguale e diverso da lui, forse erano semplicemente speculari.

I loro occhi erano entrambi azzurri ma di tonalità completamente diverse, entrambi erano freddi e distaccati, ma il modo in cui Daemon teneva le distanze dalle persone era in qualche modo diverso dal suo, entrambi non volevano farsi coinvolgere troppo da nessuno eppure erano volontariamente coinvolti come parte attiva per il bene dei Vongola.

Forse era il modo in qui aveva avvertito che pur essendo sempre insieme, tra loro o circondati da altre persone, fossero entrambi praticamente soli, o forse era semplicemente perché inconsciamente lui era davvero un masochista che non si rendeva conto di esserlo ed andava sempre a cercarsela da uomini che gli avrebbero dato problemi, ma un giorno in cui si ritrovò in missione da solo, dopo che gli era stato detto che ormai per cose di quel tipo poteva cavarsela benissimo da solo e Daemon era fuori in un altro lavoro, si accorse di quanto quel maledetto illusionista gli mancasse.

Fu quando tornando al maniero dopo una settimana incontrò di nuovo il guardiano della nebbia e sentì il proprio cuore battere in una maniera talmente fastidiosa che avrebbe voluto spararselo al momento per fargli smettere di fare casino nelle proprie orecchie, che  si accorse di amarlo.

Ma non lo avrebbe mai ammesso, non avrebbe mai voluto almeno, non razionalmente, e non lo avrebbe probabilmente davvero mai fatto se non fosse stata per quella esplosione improvvisa che gli portò via l'ultima speranza di mantenere un distacco dal collega.

La sua missione era andata male, molto male, non era assolutamente da lui e doveva ammetterlo, aveva fatto parecchi errori perché l'aveva presa sottogamba, ma era pieno del suo principale lavoro per i servizi segreti che aveva dovuto portarsi dietro anche in quella missione, facendolo finire ad andare in giro a svolgere il lavoro per i Vongola portandosi dietro due reclute che stava addestrando personalmente in quel periodo e delle quali nessuno poteva occuparsi in sua assenza, a causa del modo  in cui lui stesso aveva organizzato i turni dei lavori.

Si era praticamente scavato la fossa da solo senza rendersene conto, ed a causa dei due inesperti in quel tipo di lavoro, la famiglia che  stavano osservando li aveva scoperti, ed aveva così attaccato i Vongola.

Tutta la responsabilità era ovviamente ricaduta su di lui, ed oltre che le discussioni con Giotto e gli altri guardiani si era guadagnato anche una bella umiliazione di fronte alla gente di cui era lui stesso il capo.

Daemon invece era tornato vincente sotto tutti i punti di vista, non solo aveva portato brillantemente a termine la sua missione ma era anche tornato in tempo per aiutare la difesa sguarnita dei Vongola quando erano stati sotto attacco, passando per l'eroe del momento.

Ovviamente non aveva mancato di farglielo notare e pesare continuamente in ogni occasione possibile.

Alaude non si era mai sentito così umiliato, non aveva mai conosciuto il sapore del fallimento, e riceverlo tutto insieme nel peggiore dei modi lo aveva fatto sentire uno straccio e gli aveva chiuso lo stomaco.

In un momento in cui si sentiva totalmente snaturato da ciò che era di solito, sentì che non gli restasse altro che godersi una dormita sotto l'effetto del vino, unica cosa che riusciva ad ingerire, ma finì col prendersi la sbronza peggiore e soprattutto dalle conseguenze più disastrose della sua vita.

Era tutta colpa della disposizione delle camere al maniero che usavano quando finivano di lavorare troppo tardi per tornare ognuno alle proprie abitazioni, e della coincidenza che aveva fatto in modo che quella sera fossero rimasti a dormire lì sia lui che Daemon.

Ne era certo, doveva essere per forza così, non poteva essere anche quello un suo errore.

Fatto sta che finì con l'accanirsi contro la porta del collega fino ad incastrarcisi con una gamba dentro dopo l'ennesimo calcio, l'inseparabile gatta bianca che dormiva sempre con lui che gli era rimasta appesa alle spalle arpionata con le unghie alla camicia saltò via spaventata ed iniziò a graffiare anche lei contro quella porta come a chiamare aiuto.

Decisamente poco contento di ciò che era successo alla sua porta, Daemon corse ad aprirla, tirando automaticamente con sé Alaude che vi era ancora incastrato dentro, che cadde rovinosamente a terra non riuscendo a tenere testa con una gamba sola al movimento veloce con cui la porta era stata aperta.

"ma che diavolo…"

L'illusionista era chiaramente allibito da quello spettacolo, Alaude seduto per terra con una bottiglia vuota in mano, la gatta che gli saltava sulle gambe richiamando la sua attenzione strusciandosi sul suo petto.

"che stai cercando di fare tagliandoti una gamba nella mia porta..?"

"sta zitto! È tutta colpa tua!"

" ovviamente…"

Diversamente da quanto Alaude si aspettava, Daemon non si dilungò a fare troppi commenti sullo stato in cui si trovava, e si sbrigò piuttosto a chinarsi sulla sua gamba, finendo di allargare il buco sulla porta per liberargliela, constatando poi con un verso contrariato in che pessime condizioni fosse.

Gli vide scuotere la testa con uno sbuffo scocciato quando si accorse che  il legno gli aveva strappato la stoffa dei pantaloni e graffiato la gamba, probabilmente dovette pensare che non poteva lasciarlo  fuori la porta in quello stato, perché se lo caricò in spalla e lo portò dentro con sé chiudendosi la porta alle spalle, dopo aver lasciato che la gatta entrasse perché tanto sarebbe passata per il buco della porta, sapendo quanto fosse attaccata al padrone.

Lo stese sul suo letto e, senza pronunciare una parola, sparì nel bagno adiacente la camera, venendone fuori poco dopo con una scatolina dalla quale tirò fuori tutto il necessario con cui, una volta sedutosi al suo fianco e sistematasi una gamba di Alaude sulle gambe, iniziò a medicarlo.

Alaude non dovette reggere tutta quella gentilezza nei suoi confronti proprio da parte di Daemon, contrapposta al modo in cui lo aveva trattato fino ad un paio d'ore prima per tutta la durata della riunione, perché fu proprio quella ad abbattere ogni sua barriera di razionalità.

"lasciami stare!"
" stai perdendo sangue e non sei in grado di fasciarti da solo."
"non mi interessa ho detto lasciami!"

"stai fermo e fammi finire."

"ma che ti importa!? Se ti preoccupavi tanto per me non mi avresti deriso davanti a tutti prima!"

"credevo ti fossi abituato alle mie prese in giro…"
"invece no! Non le sopporto più ma tu sei idiota e non capisci niente!"

"e che cosa dovrei capire?"

Ecco,  a quella domanda seguì quella che Alaude avrebbe ricordato per sempre come la rovina della sua esistenza, il momento in cui aveva aperto a Daemon tutte le porte di accesso a lui, ed il bastardo aveva in parato fin troppo bene ed in fretta come e quando usarle al meglio.

"che sono più ridicolo di te perché mi sono innamorato di un idiota!"

Solitamente alle dichiarazioni d'amore seguiva un romantico bacio, un dolce abbraccio o qualcosa del genere, mentre a quella, se sempre la si poteva considerare tale, seguì con i gesti nient'altro che uno schiaffo che il francese stampò sulla guancia dell'illusionista con talmente tanta forza da lasciargli un evidente segno rosso.

Oltre aver inclinato il volto in seguito allo schiaffo, Daemon non sembrò avere alcuna particolare reazione, come se si aspettasse qualcosa del genere, come se anzi gli avesse posto quella domanda appositamente per ricevere quella risposta.

Sbuffò e si concentrò piuttosto a finire di occuparsi della gamba di Alaude, un silenzio tombale caduto tra loro per interi minuti in cui il guardiano della nuvola non fece altro se non respirare a fatica mentre fissava l'altro, completamente rosso fino alle orecchie, come se aspettasse ancora una reazione.

Fu però lo stesso talmente sorpreso da fare un piccolo salto sul posto quando, lasciatagli la gamba ormai fasciata, Daemon si chinò su di lui, facendo pressione sul suo petto con le mani e spingendolo a stendersi con la schiena sul materasso.

"dillo ancora."

Un sussurro sulle sue labbra, il sapore delle parole stranamente più dolce rispetto al solito, in contrapposizione a quelle del biondo che avevano ancora qualcosa di acre, come il vino di cui aveva le labbra impregnate del sapore, nonostante le parole in sé dovessero solitamente essere dolci, ma proprio non riuscì a pronunciarle in un modo più normale, facendole sembrare più come un'accusa.

"ti amo…"

Non aspettò oltre Daemon, non si perse nemmeno in ulteriori parole per chiedere spiegazioni o dispensare  rassicurazioni, semplicemente si calò sulle sue labbra facendogli conoscere per la prima volta il suo sapore.

Sapeva di qualcosa di dolce ma pungente al tempo stesso, talmente forte che era difficile da sopportare a lungo senza provare un senso di smarrimento, come se si potesse perdere per sempre nella bocca di Daemon e diventare parte del suo sapore, un qualcosa di così particolare che, una volta che le labbra si separavano, gli faceva venire voglia di provarlo ancora per conoscerlo meglio e poi ancora, ancora…

Era tutto ciò che Alaude ricordava di quella notte, dopodiché aveva saputo  solo che dopo quella volta era diventato parecchio più sensibile alla vicinanza del corpo di Daemon, ma tutto ciò che andava oltre quel bacio era rimasto soltanto a libera interpretazione della sua immaginazione, caduto totalmente nell'oblio a causa dell'alcool.

 

Alaude si svegliò, ancora nudo se non per il cappotto in cui si era rannicchiato la notte precedente, con la consapevolezza di aver fatto riaffiorare dei ricordi nella propria mente nel sonno, cose cui cercava di non pensare da un paio di mesi.

Forse doveva essere stato perché aveva passato la notte precedente con Daemon, pensò, o forse -si trovò a pensare ancora, una volta aperti gli occhi- perché il dannato gli stava esattamente di fronte a fissarlo seduto sul pavimento.

"oh che peccato, ti sei svegliato, avrei voluto sentirtelo dire ancora…!"

"c-cosa?"

Sbiancò, dal sorrisone trionfante che svettava sul volto di Daemon e dall'oggetto del sogno, non era facile intuire che cosa poteva aver detto nel sogno.

"indovina~"

La conferma e Alaude, da pallido che era, arrossì di colpo, togliendosi il cappotto dalle spalle e gettandolo addosso all'illusionista coprendolo da capo a piedi per non farsi vedere.

 

~

NOTE VARIE:

- il titolo viene da una, stupenda a mio parere, poesia di Neruda, forse la mia preferita in assoluto (non sapevo che mettere e mi è venuta in mente questa uahahaah…) :
Non t'amo come se fossi rosa di sale, topazio
o freccia di garofani che propagano il fuoco:
t'amo come si amano certe cose oscure,
segretamente, tra l'ombra e l'anima.
T'amo come la pianta che non fiorisce e reca
dentro di sé, nascosta, la luce di quei fiori;
grazie al tuo amore vive oscuro nel mio corpo
il concentrato aroma che ascese dalla terra.
T'amo senza sapere come, né quando, né da dove,
t'amo direttamente senza problemi né orgoglio:
così ti amo perché non so amare altrimenti
che così, in questo modo in cui non sono e non sei,
così vicino che la tua mano sul mio petto è mia,
così vicino che si chiudono i tuoi occhi col mio sonno. 

 

- l'idea di Alaude francese non è farina del mio sacco, l'ho letta per la prima volta nelle fic di NekoRika e ormai non riesco più a vederlo diversamente da così!

-  mentre Alaude gattaro è tutto merito di quella gattara della mia Alaude, che ormai me lo ruola come una baby sitter di gattini che mi manda in astinenza Daemon

- non riesco a portare avanti progetti lunghissimi, per cui credo che la fic verrà di 3 capitoli.

-  non avevo voglia di betarla e spero non si noti troppo…

 

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Capitolo 2
*** - 2 - ***


"ti prego, spiegami di nuovo perché lo sto facendo…"

Daemon si rivolse in quel modo al collega per l'ennesima con lo stesso tono seccato che stava utilizzando da mezz'ora, ottenendo sempre la stessa risposta nonostante si mostrasse sempre più perplesso da ciò che stavano facendo.

"non possiamo lasciarlo qui, te l'ho detto, se non vuoi aiutarmi va' pure da solo."

"te l'ho detto, non ti lascio in territorio nemico in queste condizioni, sembri un ebete! Se ti attaccassero in questo momento non te ne accorgeresti neppure!"

In effetti il guardiano della nebbia non avevano tutti i torti.

Erano fermi  davanti a quella carrozza da almeno mezz'ora, ossia da quando avevano finito di occuparsi di una fase della loro missione che richiedeva che lavorassero insieme contemporaneamente e,  allontanandosi dalla base nemica nella quale si erano appena infiltrati, erano incappati in un gattino nero che rischiava di finire schiacciato dalle grandi ruote delle carrozze che passavano per la strada che avrebbero dovuto attraversare.

Ovviamente lo spirito da amante dei felini di Alaude non aveva tardato a mostrarsi.

Daemon aveva provato in tutti i modi di fargli capire che erano esattamente di fronte al cancello della residenza nemica, che sarebbero risultati a dir poco sospetti, che quelli di cui parlavano erano mafiosi e non avrebbero di certo creduto alla scusa di star osservando un gatto -anche se in quel momento era vera!- se si fossero accorti che non la smettevano di gironzolare per i dintorni, ma niente, cocciuto come sempre su qualsiasi cosa, Alaude era rimasto irremovibile, arrivando perfino a salutarlo e dirgli che si sarebbero rivisti in albergo, mentre un passante alle sue spalle -più sbadato di lui che si stava chinando a guardare il gattino sotto la carrozza- gli andava praticamente a sbattere addosso…. Come avrebbe potuto lasciarlo da solo in condizioni simili?

"da quand'è che ti preoccupi per la mia integrità, Spade?"

Anche nel caso del guardiano della nuvola quella domanda venne posta per l'ennesima volta, il tono, più che distaccato come al solito, diventato pungente, se perché si stava esasperando o perché intendesse rimandare ad altro con quelle parole era un mistero.

"non me ne preoccupo infatti, mi preoccupo delle ripercussioni che potrebbe avere sul mio stipendio il tornare a casa con un collega in meno. Purtroppo Giotto sembra tenerci a queste cose."

 La risposta dell'illusionista nel suo più caratteristico stile si fece bastare ed avanzare, uno sbuffo ed Alaude decise di non impegnarsi più a rispondergli, in fondo avevano sempre comunicato meglio -o peggio, questione di punti di vista- a gesti che a parole.

Il biondo girò per forse la centesima volta intorno a quella grande carrozza, i cavalli erano legati ad un palo e non c'era storia di mettersi a slegarli per farli camminare, il collega gli avrebbe reciso le mani all'istante in preda al panico di passare qualche guaio in più per una denuncia di furto o qualcosa del genere per non parlare del fatto che in tutta probabilità la carrozza apparteneva alla famiglia che stavano spiando, possessori e cocchiere erano assenti ed il  gattino sembrava non volerne sapere di muoversi da lì sotto dopo che Daemon, per accontentare il collega per le sue continue lamentele sul fatto che dovessero toglierlo da in mezzo alla strada altrimenti sarebbe morto, lo aveva preso in braccio allontanandolo a forza dalla strada, col risultato che l'animale spaventato gli aveva stracciato la manica della giacca a furia di dimenarsi ed era caduto per terra sfuggendo alla sua presa, scappando poi a nascondersi.

Ma Alaude non voleva saperne di lasciarlo lì, era troppo piccolo e tra l'altro gli era sembrato troppo magro e spelacchiato, probabilmente doveva essere denutrito o proprio malato, per cui una volta uscito da sotto quella carrozza sarebbe morto e non se lo sarebbe potuto perdonare dopo averlo visto, voleva portarlo con sé e prendersene cura.

Daemon non avrebbe mai smesso di maledire il carattere gentile che si celava sotto lo sguardo di ghiaccio del guardiano della nuvola.

"ascolta, ci sono dei negozi e qualche cafè nella strada oltre quella di fronte, vai a cercare del latte e fattelo mettere in una ciotola."

"ma stai scherzando? Non andrò ad elemosinare latte per un gatto!"

"allora vado io, tu resta qui a guardarlo."

 Con una calma unica, che sempre lo contraddistingueva Alaude si drizzò sulla schiena e si allontano dalla carrozza vicino alla quale era stato per tutto il tempo per cercare di convincere il micio a venire fuori attirandolo con gesti gentili.

Ma non c'era stato niente da fare, troppo spaventato dai gesti burberi del collega, non ne voleva più sapere di uscire con loro nei paraggi, per cui non restava altra soluzione se non attirarlo col cibo, di sicuro viste le sue condizioni avrebbe fatto effetto.

Daemon rimase in quel modo solo con il gatto, che lo guardava a sua volta a distanza da sotto la carrozza, gli occhi chiarissimi fissi nei suoi.

Gli ricordavano maledettamente quelli di Alaude, che diavolo aveva da guardarlo in quel modo?

Voleva chiedergli forse che cosa ci stesse facendo lui lì, poggiato ad un muretto, con le gambe incrociate al petto a fissarlo con aria annoiata ma attento a rispondere prontamente ad ogni suo movimento?

Voleva fargli pesare per caso il fatto che lo stesse facendo per lui, per salvarlo?

O peggio ancora, che in realtà lo stesse facendo per accontentare Alaude?

Stupido gatto illuso,  perché mai avrebbe dovuto fare una cosa del genere?!

Ma soprattutto, perché si stava convincendo che un gatto dovesse porsi tutte quelle domande su di lui!?

Fortuna che il collega fu di ritorno davvero dopo pochissimi minuti, altrimenti in tutta probabilità sarebbe impazzito.

Aveva davvero in mano una scodellina contenente del latte, che avesse avuto la faccia tosta di chiederla a qualcuno? Oppure era entrato tranquillamente in un bar chiedendola espressamente per un gatto, era così assurdo che poteva essere probabilissimo, una volta lo aveva visto portarsi ad una cena di Famiglia la gatta.

Alaude posò il latte per terra poco fuori dalla carrozza, in modo che il gattino l'avrebbe visto e forse, sentendosi ancora sicuro di poter tornare indietro in tempo, sarebbe uscito.

Ed infatti così accadde, il cucciolo inizio con l'alzarsi mostrandosi interessato a quella nuova presenza e, una volta che Alaude si fu allontanato abbastanza, si avvicinò cautamente pian piano fino ad uscire del tutto fuori.

Dopo averli osservati con fare sospetto, accertatosi che nessuno dei due fossero intenzionati a muoversi,  decise di fidarsi ed affondò la testolina nella ciotola, iniziando a leccare il latte con gesti che lo facevano apparire estremamente grazioso.

Era così piccolo che sarebbe potuto entrare in quella ciotola e lasciarvi pure spazio libero, infatti man mano che il livello del latte si abbassava trovava sempre maggiore difficoltà a raggiungere il fondo, tanto che poggiò le zampine sul bordo per affacciarsi di più all'interno ma in quel modo non ottenne altro risultato se non quello di fare troppa pressione così da rovesciarsi la ciotola addosso e finirci sotto.

Alaude non poté trattenersi dall'emettere un verso intenerito per la scena mentre si chinò per sollevare la ciotola e liberare il micio, pronto anche a prenderlo in quel modo.

Daemon era troppo sconcertato per commentare in qualsiasi modo.

Ma, una volta libero, il gattino fu più veloce di Alaude e con un pochi salti si infilò oltre le sbarre del cancello della dimora nemica.

"perfetto… ora, dimmi che non hai intenzione di fare irruzione  nella residenza nella quale ci siamo appena infiltrati e dove dovremmo tornare ancora, per un gatto…"

Alaude rimase in silenzio ma lo sguardo che rivolse all'illusionista nel sentirsi rivolgere quelle parole fu tutt'altro che rassicurante.

Poggiò le mani alle sbarre del cancello ed osservò con espressione sconsolata il gatto che era rimasto lì vicino a guardarlo.

Lo stava facendo, Daemon ne era sicuro, stava per farlo e lui sarebbe stato pronto ad afferrarlo in tempo, non gli avrebbe mai permesso di scavalcare proprio quel cancello!

Ma per fortuna vennero fermati in tempo dal creare in tutta probabilità un gran trambusto.

Un uomo vestito in tenuta da giardiniere, che entrambi riconobbero in fretta come uno dei lavoratori della villa di cui erano a conoscenza per tutte le ricerche fatte su quella Famiglia, si avvicinò loro chiedendogli gentilmente di spostarsi per lasciarlo entrare nel cancello.

Una volta chiusosi nuovamente il cancello alle spalle, diede una carezza affettuosa al gattino che gli andò incontro affettuosamente, con grande sorpresa di Alaude.

"scusate, è vostro questo gatto? Cioè proprio di vostra proprietà?"

Non poté trattenersi, vide Daemon schiaffarsi una mano in faccia dopo avergli sentito fare quella domanda, ma voleva saperlo.

L'anziano però non sembrò sorpreso, come se fosse abituato a vedere gente intorno -forse bambini- che si fermavano a guardare i gatti del giardino, così gli rispose con cortesia.

"no, è uno dei tanti gatti della moglie del padrone, anche se a dire il vero me ne prendo più cura io che lei. Infatti questo, l'ultimo di una recente cucciolata, è già malato e rischia di morire come accaduto a molti altri, ma nessuno sembra intenzionato a fare niente."

"capisco, bhè buon lavoro allora, arrivederci!"

Daemon si affrettò a salutare l'uomo ed afferrare il collega per un braccio per trascinarlo via con sé prima di permettergli di pronunciare qualsiasi altra parola.

Lo aveva visto, gli aveva visto stringere le mani a pugni fremente di rabbia a quella spiegazione, gli aveva visto gli occhi riempirsi odio, evidentemente non poteva accettare che qualcuno lasciasse morire i propri animali così.

Non che non lo capisse, ci arrivava perfino lui a pensare che non fosse una cosa stupenda, ma non potevano permettersi di sollevare dei problemi e mettere in pericolo la missione per un gatto!

"ti rendi conto!? Hai rischiato di farmi rubare il gatto del boss nemico!"

Arrivò a credere che anche l'ultimo brandello di ragionevolezza rimasto di Alaude dovesse concordare con lui, perché in fin dei conti si lasciò trascinare lontano diretti al loro albergo senza provare a tornare indietro.

Però a quanto pareva, fu solo perché stava già pensando ad altro ed infatti Daemon si ritrovò a sospirare rassegnato quando lo sentì tornare a parlare.

"quando finiremo il lavoro torneremo a prenderli."
"cosa…?"

"prima di partire verrò a salvarli e tu mi aiuterai."

"…. Non ci sarà verso di metterti a forza in carrozza?"
"ti renderò la vita impossibile."

"nufufu~ allora non credo di avere altra scelta!"

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Capitolo 3
*** - 3 - ***



Daemon si svegliò d'un tratto nel pieno della notte, con quella sgradevole sensazione addosso che ci sia qualcosa che vada storto che non ti permette di girare la testa dall'altro lato sul cuscino e tornare a dormire.

O meglio, lo fece, ma nel muoversi per dare le spalle al letto di fronte al suo aprì gli occhi con un battito di ciglia, che era bastato a farlo muovere nuovamente di scatto, saltando seduto, rivolto verso il letto vuoto. Il letto di Alaude, che aveva visto essere ancora vuoto.

Fu quello a confermargli che non si trattava solo di una sensazione, davvero qualcosa non stava andando bene e forse il suo corpo aveva avvertito l'assenza prolungata del collega per troppo tempo, o forse più semplicemente si era accorto di star dormendo per  più tempo del normale.

Era andato a dormire piuttosto tardi, infatti, ad un orario in cui sarebbe dovuto mancare poco prima della sveglia all'arrivo del collega, cui avrebbe dovuto dare il cambio.

E invece stava dormendo tanto profondamente da ricordare l'incubo da cui si era appena svegliato, si sentiva riposato, dalla finestra entravano perfino le prime luci dell'alba e di Alaude non c'era traccia.

Accese la piccola lampada a gas per poter guardare l'ora nell'orologio da taschino poggiato al comodino di fianco al letto, e con grande disappunto vi trovò le lancette puntate alle 7:00 del mattino.

Il guardiano della nuvola sarebbe dovuto rientrare esattamente quattro ore prima, qualcosa decisamente non andava.

Senza soffermarsi ad imprecare mentalmente o pensare oltre, si alzò ignorando il gelo che gli attraversò le ossa e si fiondò in bagno, gettandosi acqua perfino più fredda in volto per darsi una svegliata, indossando poi con gesti repentini i primi vestiti che aveva trovato nell'armadio, finendo per indossare perfino l'intimo del collega senza accorgersene, ed in pochi minuti fu in strada, pronto ad andare a cercarlo.

Non ci voleva grande impegno ad immaginare dove fosse, a dire il vero, l'eventualità più probabile era che si fosse cacciato in qualche guaio durante la missione che, nella peggiore delle ipotisi, lo aveva portato a farsi scoprire.

Il problema era pensare  cosa esattamente avesse fatto perdere l'attenzione ad un uomo che così meticoloso sul lavoro che era impossibile perfino per Daemon prenderlo alla sprovvista anche solo per scherzo.

Ma in quanto umano, anche lui aveva i suoi punti deboli, lo sapeva. Nel caso di Alaude, la prima immagine che si poteva stagliare nella mente se si voleva ricordarlo in situazioni a lui sconvenienti, era solo una: gatti. Settimane di lavoro che rischiavano di andare in fumo per dei gatti.

"se si è fatto fregare dai gattini io lo uccido!"

Il guardiano della nebbia imprecò, imboccando di corsa la strada che lo avrebbe portato  al cancello della residenza che stavano controllando ormai da un po', dopo esser sceso dalla carrozza che lo aveva portato nella zona.

Rallentò il passo soltanto quando fu in prossimità di  dover sboccare esattamente di fronte al cancello, alla fine di quella strada, e si appiattì contro un muro osservando per bene la situazione a di là del marciapiede.

Era impossibile non notare che fosse successo qualcosa, diversamente dal solito infatti c'erano guardie in bella vista davanti al cancello ed un po' ovunque, tutti uomini di grossa stazza che andavano in giro con fare frenetico, passandosi continuamente informazioni all'orecchio e scattando poi a correre per riferire agli altri.

Decisamente, era successo qualcosa.

"Alaude…"

Daemon sussurrò quel nome quasi fosse un'imprecazione, passandosi una mano sul volto  mentre pensava febbrilmente a cosa fare, mettendosi ansia da solo, come  se già tutto fosse diventato una questione di vita o di morte.

Ma inaspettatamente, a differenza di come doveva essere andata al collega, la fortuna sembrava girare dalla sua parte come poté notare con grande sollievo quando vide uno degli uomini di guardia allontanarsi dal gruppo al cancello per dirigersi sulla strada, proprio verso di lui.

Con le sue abilità l'illusionista si confuse perfettamente con le ombre che la scarsa luce dell'alba ancora permetteva in quella via e, appena fu certo che gli uomini sulla strada di fronte non avrebbero visto niente, attaccò quello che si rivelò essere un ragazzo piuttosto giovane.

Fu facile terrorizzarlo fino  a convincerlo a dirgli cosa stava succedendo, avevano catturato un intruso ma questa era una risposta che si aspettava di ricevere ed il fatto che non seppe dirgli ancora nulla sull'identità dell'intruso in questione bastava a capire che il collega era dovuto restare ligio al dovere come suo solito, non fiatando sula sua identità e la missione.

Quindi non sapevano chi si sarebbero trovati di fronte ad andare a recuperare il collega, questo andava a suo vantaggio.

Dopo avergli fatto perdere i sensi ed averlo sistemato in un vicolo, Daemon prese in prestito le sembianze di quel ragazzo appartenente alla Famiglia nemica, aiutato dalle proprie illusioni come al solito.

Sotto un certo aspetto amava infiltrarsi tra i nemici fingendosi uno di loro, poteva mischiarsi a loro in tutta tranquillità, divertirsi con l'espressone allibita che assumevano quando li colpiva inaspettatamente per loro e continuare a poter andare in giro per il campo nemico allarmato ed in subbuglio senza venir attaccato da chiunque non avesse a genio di uccidere subito, visto che lo avrebbero preso ancora per uno dei loro!

Concordemente con le aspettative di Daemon, accadde così anche quella volta.

Ciò che non si era aspettato affatto era ciò che si ritrovò davanti una volta arrivato all'interno dell'abitazione, dopo aver messo fuori gioco praticamente qualsiasi persona gli si fosse avvicinata nel raggio di metri.

 O meglio, che non trovò, ossia Alaude.

Come venne ad apprendere dalla quinta delle guardie sopravvissute che dovette prendere a pugni per costringerla a rispondere, infatti, dal momento in cui avevano trovato un intruso il boss ed i suoi uomini più fidati, insieme all'intruso in questione, si erano allontanati per rifugiarsi in un'altra residenza più sicura e nascosta da eventuali attacchi in un prossimo futuro.

Ed infatti avevano fatto bene i loro calcoli, visto il modo in cui Daemon aveva messo a ferro e fuoco quel posto.

La guardia però morì troppo in fretta per potergli dire dove si trovasse il luogo in cui avevano portato il collega, così che, solo in quel cumulo di cadaveri e macerie, l'illusionista si ritrovò a dover intraprendere praticamente una nuova missione a partire da zero.

 

~

 

Gli ci vollero cinque giorni per trovarlo, pochi se si considerava la difficoltà per trovare senza indizi un posto organizzato  in massima sicurezza e segretezza per un boss mafioso, osservarlo, infiltrarsi ed eliminare ogni ostacolo, troppi  se si pensava al sonno perso, l'ansia e la fretta che aveva avuto per tutto il tempo e, soprattutto, alle condizioni di Alaude.

Non fu facile raggiungere  le cantine di quella villa nella quale -aveva costretto una guardia che aveva perso interi minuti a tormentare a dirglielo-  in una stanza adibita a cella era stato rinchiuso il collega.

Aveva dovuto tracciarsi alle spalle una lunga scia di sangue appartenente a tutti gli uomini di guardia al cancello, a quelli accorsi a fermarli in giardino, agli uomini più forti della famiglia pronti ad accoglierlo all'ingresso, e avrebbe fatto fuori anche il boss se solo non gli fosse apparso e sfuggito da sotto agli occhi nello stesso momento in cui aveva appreso la collocazione di Alaude ed al momento le sue priorità erano altre, per cui preferiva raggiungere per prima cosa l'uomo per cui aveva fatto ormai completamente saltare in aria la missione affidata loro da Giotto, stravolgendola del tutto trasformandola da "spionaggio " a "sterminio totale della famiglia potenzialmente nemica."

Ci vollero intere ore di studiati attacchi e scontri continui, ma infine era riuscito ad arrivare alla cella tanto cercata, spalancata dall'ennesimo cadavere fatto che vi aveva lanciato contro, provando subito una morsa allo stomaco non appena intravide l'interno, pentendosi di tutta l'accuratezza che ci aveva messo per arrivare lì e non essersi fiondato subito alla ceca.

Come se qualche manciata di minuti avesse potuto evitare poi quello spettacolo che si trovò davanti agli occhi.

Lui era arrivato in quelle cantine con la camicia totalmente stracciata sul petto e la lunga giacca piena di strappi, quasi completamente ricoperto di sangue -in gran parte non suo- e credeva di essere in uno stato pietoso, ma la visione di Alaude gli diede una nuova definizione di tale parola, che gli fece completamente rivalutare il proprio stato.

Il collega era riverso per terra, in una pozza del suo sangue e macchie tutt'altro che rassicuranti, il viso scarno, la pelle secca sui fianchi che aderiva alle costole in maniera fin troppo più evidente del solito, sembrava come se si fosse prosciugato.

In giro per la cella non c'erano piatti, bicchieri né qualsiasi traccia di acqua o cibo, evidentemente dovevano averlo tenuto a digiuno e disidratato  per tutti quei giorni ma, paradossalmente, non era nemmeno quello l'aspetto peggiore.

L'intero corpo, in particolare le gambe, era ricoperto di ferite vecchie e nuove e lividi su lividi, il biondo splendente di quei morbidi capelli, ora completamente spettinati e strappati in alcune parti via a ciuffetti, era reso opaco dalla sporcizia e dal sangue che doveva esservi colato da alcuni graffi aveva in volto e sul collo.

Perfino quello splendido viso era stato deturpato e le labbra secche e screpolate erano rese rosse soltanto da del sangue raggrumato che sembrava essergli uscito dalla bocca, Daemon non avrebbe saputo dire se fosse stato per l ferite troppo gravi alla schiena evidentemente presa a frustate o dall'orgoglio del collega che lo aveva portato a provare a tagliarsi la lingua a morsi per uccidersi pur di non versare oltre in condizioni del genere.

"Alaude…"

La voce gli uscì fuori in un sussurro per poco non soffocato dalla sua stessa gola, reso comprensibile soltanto grazie al silenzio tombale in cui versava ormai l'intera residenza.

Il guardiano della nuvola, che se ne stava steso su un fianco verso la porta della stanza, ripiegato su se stesso, sentendo dopo giorni interi una voce conosciuta, aprì con non poca difficoltà gli occhi,muovendo piano le palpebre gonfie e annerite in un occhio.

Aprì la bocca facendo come per parlare ma non ci riuscì, ovviamente doveva avere la gola troppo secca tra la mancanza di acqua ed il fatto di aver urlato troppo in quei giorni, ma per dare segno di averlo visto  mosse piano verso il collega i polsi completamente scorticati in ferite ancora fresche dalle pesanti manette di metallo con cui erano incatenati, uguali a quelle che aveva alle caviglie.

Daemon non indugiò oltre e gli si gettò affianco, cercando di rendere più chiara quella voce strozzata, mentre lo sollevava piano tenendolo per le spalle, cercando un punto più chiaro in quella irriconoscibile pelle per cui poterlo tenere senza fargli troppo del male.

"chi ti ha fatto questo?!"

Chiese, in un moto di rabbia ma non irrazionalmente.

Sapeva infatti a causa di  chi Alaude era finito in quelle condizioni, del boss che avrebbe trovato e ucciso personalmente e dell'intera famiglia ormai sterminata, ma voleva sapere i nomi precisi di chi aveva operato quegli stupri e quelle torture perché, se ne fosse rimasto vivo anche solo uno, avrebbe voluto vendicarsi esattamente su di lui facendogli ricevere dieci volte peggio di quanto aveva inferto al collega.

Come a volergli rispondere, il collega sollevò lo sguardo vagando oltre le sue spalle, indicandogli qualcosa, Daemon si voltò e, come se fosse comparsa solo in quel momento, si accorse della presenza di un uomo appostato in un angolo, rimasto fino ad allora lì in agguato probabilmente in attesa del momento giusto in cui farlo fuori.

Era enorme e completamente nudo dalla vita in su, rivelando un corpo robusto e muscoloso in una maniera animalesca che lo faceva somigliare ad un gorilla, il solo immaginare il francese tra le braccia di quel bruto fece scattare un moto di ribrezzo nell'illusionista che gli sconquassò lo stomaco, nauseandolo, ma trovò lo stesso la forza di alzarsi di nuovo ed impugnare saldamente la fidata falce verniciata di sangue  che aveva abbandonato sul pavimento al proprio sangue.

Doveva farlo, come minimo per far giustizia ad Alaude.

L'uomo, mostrandosi piuttosto agile per la sua stazza, si mosse scattando in avanti nel tentativo di acciuffarlo ma, ormai scatenato in una sadica furia accecata dal piacere di infliggere dolore e non dalla sola necessità di far fuori un nemico, il guardiano della nebbia gli si scagliò contro più veloce, tagliandogli le dita che si allungavano verso di lui, poi le mani, poi le intere braccia, inferendo andando avanti con più ferocia man mano che le urla della vittima diventavano più agghiaccianti e acuti.

Quelle mani che avevano osato toccare quel corpo che lui trovava candido ed intatto ogni volta che decideva di impossessarsene, qualsiasi centimetro di quella bestia che aveva osato deturparlo e violarlo, doveva sparire, andava disintegrato.

Avido del suo sangue, roteò in un semicerchio la falce, facendo calare la lama rivolta verso il pavimento, piantandone la punta nel cavallo dei pantaloni dell'uomo ottenendone un nuovo grido più forte ed un'agonia peggiore della precedente.

E poi ancora, i piedi, gli stinchi, le cosce, il torace, la testa, tutto, tutto di lui doveva essere annientato in tanti pezzi, senza alcun rispetto.

Continuò ad inferire su quel corpo ormai più che morto, dilaniato tanto da esser diventato irriconoscibile, ma non ancora soddisfatto l'illusionista continuò a deturparne ciò che restava fin quando venne attratto da un suono tanto fievole che dovette fermarsi e stare attento con le orecchie per essere sicuro di averlo ascoltato una seconda volta.

"Daemon… è morto…"

Alaude alle sue spalle, con la voce che sembrava aver acquistato anni d'anzianità per quanto fosse roca e strascicata, lo stava richiamando piano alla realtà.

Come se fosse nato per quello, per obbedire a quella voce, Daemon sembrò ridestarsi e lasciò andare la poltiglia di carne e sangue sulla quale si stava accanendo, lanciandosi nella parte opposta della stanza verso la fonte di quella voce.

Con due colpi secchi della falce liberò il collega dalle catene e, fatta sparire la compagna di guerra, si sfilò la lunga giacca, avvolgendovi quel corpo tremante che gli pareva più piccolo del solito.

Provò a scacciare quell'idea, comprendo l'altro meglio che poteva e sollevandolo poi da terra tenendolo tra le proprie braccia, cercando di rendere il più lieve possibile la stretta su di lui.

Stava soffrendo, glielo vedeva nella faccia stravolta in un'espressione contratta.

"adesso andiamo, abbiamo finito."

Tentò di rassicurarlo mentre imboccava la via dell'uscita, senza chiedersi nemmeno perché lo stesse facendo, perché prestasse tanta attenzione al corpo tra le sue braccia, perché si era accanito in quel modo su chi gli aveva fatto del male ed era assetato della voglia di farlo ancora su chiunque avesse incontrato sulla loro via che potesse minare alla salvezza del guardiano della nuvola.

Semplicemente, aveva smesso di pensare, da quando Alaude era scomparso -minacciando di farlo per sempre- aveva iniziato ad agire soltanto d'istinto ed il suo istinto gli diceva di salvarlo, così come ora gli diceva di proteggerlo e ancora, il suo istinto bramava  vendetta su chi aveva osato sporcare il candore dell'altro in quel modo, facendo calare perfino sui suoi occhi di ghiaccio chiarissimi un velo ombrato, che gli faceva apparire uno sguardo scuro e cupo.

"perché…?"

Quasi come si fosse voluto assumere il ruolo di voce della propria coscienza, Alaude gli pose quella domanda che lui aveva totalmente soffocato, concentrandosi sulla priorità di andare il più lontano possibile da lì, raggiungere l'albergo in fretta e partire il prima possibile per la loro città.

"non ci pensare ora e non sforzarti a parlare."

Stranamente obbediente, il francese fece per chiudere gli occhi ma, nel momento in cui Daemon percorse l'ultimo scalino che li portò all'atrio della residenza, li spalancò assumendo un'espressione atterrita che non gli aveva mai visto in volto prima d'ora, in tante missioni dai lavori più infimi che avevano fatto insieme.

L'illusionista, che per tutto il tempo era stato più attento al volto dell'altro che a guardare la strada davanti a sé, seguì la traiettoria del suo sguardo e scoprì la fonte di quello sguardo.

Il boss della Famiglia che aveva appena finito di sterminare che credeva di aver lasciato scappare qualche manciata di minuti prima, era pronto in attesa in cima alle scale, con un vistoso armamentario di fucili e pistole addosso, a quanto pareva nella convinzione di aspettare che i fuggitivi facessero la loro comparsa per vendicare il fatto che gli avessero portato via tutto.

In una condizione ben poco lucida, come vide apparire i due sparò, senza una grande mira, rendendo molto facile per Daemon muoversi e scansare il colpo perfino con Alaude tra le braccia.

Un ghigno famelico si dipinse sulla bocca dell'illusionista, a dire il vero perfino felice di quella nuova comparsa.

Si era già ripromesso di cercare quell'uomo in capo al mondo per mandarlo all'oltretomba col resto della sua Famiglia, in quel modo gli aveva reso le cose oltremodo più facili, per non parlare del fatto che la reazione del biondo tra le sue braccia alla visione del nemico la diceva lunga, per cui la sete di sangue non faceva altro che aumentare a dismisura.

Avrebbe potuto far apparire un'illusione alle spalle del boss e farlo fuori nello stesso secondo in cui lo aveva guardato, ma non voleva togliersi la soddisfazione di farlo con le proprie mani per cui, falce nuovamente comparsa alla mano, si lanciò contro il nemico confondendolo con diverse illusioni  cloni di se stesso, fino ad arrivargli su un fianco e reciderlo da parte a parte separando la zona dalla vita in giù dal resto del corpo.

"anche lui…?"

Gli chiese col respiro ancora affannato dagli sforzi, senza prendersi la briga di far sparire dal volto quell'espressione che ormai lo rendeva più simile ad una belva incattivita che al solito guardiano della nebbia, in una domanda implicita, mirata a sapere se anche il capo della Famiglia si fosse tolto lo sfizio di violarlo tra una tortura e l'altra nel tentativo di estorcergli informazioni.

Alaude si limitò a lasciar tremare in maniera incontrollata il corpo mentre fissava con aria assente l'ennesimo cadavere davanti a loro, Daemon non avrebbe saputo dire se fosse scosso da ciò che aveva fatto o se invece i suoi pensieri avevano semplicemente ragione.

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siccome l'ultimo capitolo sta venendo fuori più lungo di quanto credevo,  ho deciso di dividerlo, per  cui la fic inaspettatamente sarà di 4 capitoli ò_o!

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Capitolo 4
*** - 4 - ***


 

Il ritorno in albergo era stato particolarmente duro per Daemon, distrutto e sanguinante, col collega sulla schiena. Aveva dovuto fare  grande uso delle illusioni per tutto il tempo e, stanco com'era, quando finalmente aveva messo di nuovo piede in camera avrebbe voluto soltanto gettare entrambi sul letto e dormire per l'intera giornata che stava iniziando.

Invece dovette raccogliere ancora le forze per occuparsi delle proprie ferite per riuscire almeno a reggersi ancora in piedi il tempo di prendersi cura dell'altro guardiano.

Dopo essersi medicato, in maniera per lo più approssimativa a dire il vero, la ferita sul petto ed altre di lieve entità che aveva addosso, infatti, passò subito a prestare attenzione ad Alaude.

Il  fatto che il guardiano della nuvola fosse svenuto da tempo di certo non aiutava affatto, ma l'illusionista dovette ammettere che, essendosi dovuto occupare di lui lavandolo e vestendolo come se fosse stato un bambino, il fatto che almeno l'altro dormisse aiutava molto sotto l'aspetto dell'imbarazzo che avrebbero provato.

Anche se per tutto il tempo, mentre si occupava di pulire con attenzione quel corpo senza inferire ulteriormente sulle ferite, non riuscì a pensare ad altro che a come gli fossero stare inferte ed a come il collega avrebbe reagito, probabilmente sentendosi umiliato, tanto che assunse un'aria così cupa che non era sicuro che sarebbe riuscito a preoccuparsi di altro.

A differenza di quanto fatto con se stesso, impiego ben più maggiore cura nel pulire e coprire ogni singola ferita  più o meno grave di Alaude, finendo con l'impiegarci infatti talmente tanto tempo che, quando finì, si accorse di essere più stanco per il modo in cui era stato piegato e concentrato a lungo che per tutte le fatiche fatte combattendo precedentemente.

Ma anche quello non gli pesava esageratamente, nulla gli sembrava così grave quando guardava il pallido volto di Alaude, con un occhio nero coperto dalla medicazione che  gli aveva messo ed un labbro tumefatto.

Nulla gli sembrava particolarmente degno d'attenzione se non faceva altro che chiedersi con che sguardo lo avrebbe guardato l'altro una volta sveglio.

Tutto ciò che sapeva era che urgeva il bisogno di distrarsi e non pensarci almeno fino al risveglio del collega, quando sarebbe stato inevitabile affrontarlo, così mise da parte ogni residuo dello stupido orgoglio che lo aveva sempre bloccato e che aveva lasciato in gran parte già qualche giorno prima al cancello della base nemica, e si stese al suo fianco sul letto, donandogli un po'  dell'umano calore del proprio corpo oltre a quello della pesante coperta in cui l'aveva avvolto.

Il mattino seguente, come se nessuno di quegli eventi fosse accaduto, fu proprio Alaude a svegliare il collega come sempre, dopo che avevano dormito ininterrottamente per una giornata intera, entrambi reduci da lunghi giorni quasi del tutto privi di sonno.

Sotto le sollecitazioni di Alaude, meno brusche del solito ed in effetti già da questo si sarebbe potuta avvertire una prima differenza, Daemon aprì con pigra lentezza gli occhi, portandosi le mani a strofinarseli prima di aprirli del tutto e rivolgerli all'altro.

Evidentemente doveva essere parecchio stordito dal lungo riposo, perché impiegò qualche secondo di troppo a sorprendersi del fatto che un Alaude seduto sul letto, fasciato e medicato un po' ovunque, lo stesse chiamando con voce pacata  mentre gli premeva una mano sulla spalla.

"Alouette!"

Con quel singolare richiamo scattò a sedere ritrovandosi faccia a faccia col collega, cui prese il volto tra le mani avvicinandolo a sé, come se volesse analizzare per bene le sue condizioni dal solo scrutarlo attentamente.

"come stai? Hai dormito bene? Hai fame?"
Alaude accennò l'ombra di un sorriso, qualcosa già raro di per sé sul suo volto, figurarsi in quel momento, che però svanì ben preso lasciando il posto ad  una smorfia scocciata quando l'altro iniziò a sommergerlo di domande.

L'illusionista dovette fraintendere l'espressione del biondo, visto che in tutta risposta gli lasciò andare al volto  il volto, posandosi le mani in grembo.

"scusa, ti ho fatto male? Adesso ti faccio portare la colazione comunque, qualche preferenza?"

"ti faccio così pena?"

Gelido quanto l'azzurro chiaro dei suoi occhi, il tono con cui il guardiano della nuvola pronunciò quella domanda in tutta risposta all'eccessiva premura dell'illusionista che doveva essere stata la goccia che aveva fatto traboccare il vaso.

Per quanto si facessero costantemente la guerra e dichiarassero di disprezzarsi, Daemon non poteva dire di non conoscere il conoscere il collega, anzi, forse per tutto il tempo passato insieme tra scontri e lavoro, ad osservarlo e studiarlo per sapere come attaccarlo e difendersi da lui, era proprio lui quello che lo conosceva meglio di chiunque altro.

Si aspettava quindi una reazione del genere, se l'era immaginata eccome, ma sentirselo chiedere lo bloccò comunque con le gambe a mezz'aria, in procinto di scendere dal letto.

"ti ho chiesto se ti faccio così tanta pena."

"no… non è questo, Alaude."

" e allora cosa? Ti preoccupi forse per me? Tu?"

Esattamente come per la domanda precedente, il tono di Alaude lasciò ben immaginare come la pensasse. Non si fidava di questa sua improvvisa premura, non lo prendeva sul serio, non capiva perché l'uomo senza scrupoli che non si era mai risparmiato  nei suoi confronti dovesse avere un simile cambio di atteggiamento proprio  in quel momento, solo perché era stato qualcun altro a danneggiarlo e non lui stesso per una volta.

" a dire il vero ho passato gli ultimi giorni con l'ansia di trovarti il più presto possibile e ho sterminato un'intera famiglia per portarti via, quindi direi di sì, mi preoccupo."

Il modo chiaramente sincero con cui Daemon gli rispose, ammettendo anche di essere stato in ansia per lui, non lasciò di certo indifferente il francese, che difatti sussultò ed allungò una mano per posarla sulla spalla dell'altro, invitandolo a voltarsi di nuovo verso di lui per poterlo guardare in volto.

"ero convinto che non saresti venuto… e, se anche lo avessi fatto, avrei preferito morire piuttosto che farmi trovare da te in quelle condizioni, ma non mi hanno permesso di suicidarmi."

Quello  per Daemon fu il tempismo peggiore che Alaude potesse avere, costringerlo a guardarlo negli occhi mentre gli faceva quella rivelazione, non permettendogli di nascondere alcuna reazione.

"perché morire per testardo orgoglio pur di non lasciarti aiutare da me?"

"perché sopravvivere grazie alla tua pietà?"

"ti ho già detto che non è così."

"per favore, non ti saresti mai preoccupato se non mi avessero catturato!"

Un sospiro  ed il silenzio a mettere una pausa in quel botta e risposta, Daemon sembrò stancarsi di quella situazione, così decise che non restava altro che parlare al collega con chiarezza.

Si voltò totalmente verso di lui, sedendosi di nuovo in modo da stargli esattamente di fronte, in modo da mostrargli senza ombre il suo volto teso dal nervosismo ma dallo sguardo limpido ed estremamente sincero, uno sguardo che era difficile se non impossibile trovare sul volto di Daemon Spade.

Non ne poteva più di guardare il volto di Alaude, già deturpato dal modo in cui il suo candore tanto duramente custodito gli era stato strappato via a forza, appesantirsi ulteriormente dalla vergogna per la sua presunta  pietà.

Si schiarì la voce e si reputò pronto a mostrarsi a lui senza barriere, abbattendo le infinite alte mura che fin dalla più giovane età aveva erto davanti a sé per impedire a chiunque di guardarlo davvero e legarsi a lui, e viceversa.

E poi a dire il vero, dopo aver provato il rischio di perdere definitivamente l'occasione di parlargli ancora, ci teneva a farsi comprendere davvero.

"ti sei mai chiesto perché le persone con cui mi trovavi ti somigliassero tutte?"

"e questo cosa c'entra ora?"
"c'entra perché erano tutte illusioni! Non è mai entrato nessuno in una camera che ho condiviso con te, non ho mai permesso a nessuno di entrare nel mio letto dopo la prima volta in cui ci sei stato tu. Se ho mai fatto qualcosa che ti abbia offeso, è proprio perché mi importa di te!  Per cui, se sono arrivato a creare simili pretesti per prenderti ed averti un po' con me, capisci che non potevo permetterti di morire senza nemmeno avertelo mai detto prima? L'ho fatto perché mi servi vivo!"

Da quando avevano iniziato quel loro intricato gioco a rincorrersi e sfuggirsi a vicenda, Daemon era convinto di aver avuto modo di vedere molte più espressioni sul volto di Alaude di quante ci si aspettasse anche solo che potesse averne, ma in quel momento dovette ricredersi, Alaude le superò tutte.

Il suo volto diventò un mosaico d'emozioni, era come se in una sola sequenza di secondi sul viso del collega si stessero radunando tutti gli stati d'animo che non aveva lasciato trapelare per una vita.

Sgomento, incredulità, stupore, rabbia, perplessità, speranza, gioia ed infine commozione, erano tutte lì sul volto del guardiano sempre bello al di sotto degli sfregi che aveva ricevuto, parzialmente coperto dalle mani nello stesso stato che si era portato in viso con un gesto istintivo.

Traboccante di qualcosa che nessuno dei due avrebbe saputo esprimere, senza rispondere niente o chiedere ulteriori spiegazioni, gettò le braccia al collo dell'illusionista, finendo col saltargli addosso.

Andava davvero bene così, lui non aveva bisogno di fare domande, in fondo lo aveva sempre saputo, ci aveva sempre sperato, aveva sempre sentito che dietro ai gesti di Daemon c'era qualcosa, doveva esserci qualcosa.

Allo stesso modo Daemon non aveva bisogno  di sentirlo parlare oltre, gli era bastato vedere il suo viso, e soprattutto gli bastava vedere la sua testa che affondava nel proprio petto, sentirlo stringersi a sé e tenerlo stretto tra le proprie braccia.

Si sarebbe aspettato che per il momento ad entrambi bastasse restare così, in quel modo che sembrava far sentire meglio anche l'altro, invece Alaude lo sorprese ancora.

"facciamo l'amore."

Gli chiese, anzi fu un ordine quello che gli arrivò sulle labbra, facendolo sussultare perla sorpresa.

Alaude non aveva mai preso l'iniziativa, ovviamente, dopo che lo aveva fatto sentire umiliato la prima volta anzi gli sfuggiva continuamente, com'era giusto che fosse.

Ma soprattutto, almeno dopo la prima volta in cui gli si era confessato da ubriaco, nessuno dei due aveva mai parlato in quei termini, mettendo in ballo parole e sentimenti che rimandassero all'amore.

Ora invece la richiesta era lì, sussurrata sulle sua labbra, con parole cariche di desiderio, bisogno e… amore.

"io non credo sia il caso…"

Provò ad azzardare, Alaude che proponeva e Daemon che avanzava un rifiuto, quando mai si era vista una cosa del genere?

Ma il guardiano della nebbia si preoccupava davvero delle condizioni del collega, se ne era preoccupato per interi giorni e peggio ancora da quando aveva visto.

Voleva che si riprendesse in fretta, non poteva rischiare di peggiorare le sue condizioni, per non parlare di quanto poco gli sembrava adatto accontentare proprio quella richiesta dopo tutto ciò che l'altro aveva passato nei giorni scorsi.

Alaude dovette intuirlo, perché per la prima volta da quando si conoscevano, gli rivolse un sorriso.

Un sorriso  a dispetto di tutto sereno, un sorriso che esprimeva tutta la gioia che provava nel vedere Daemon così diverso ora che era sincero, così preoccupato per lui.

Un sorriso che voleva esprimergli tutta la gratitudine per quelle premure, per averlo salvato ora che sapeva che non era stata sola pietà e tutto aveva un senso, ma soprattutto un sorriso che voleva mostrargli quanto fosse sicuro su ciò che gli aveva appena chiesto.

"è proprio il caso, invece. Prendimi, Daemon… fammi sentire pieno di te, purificami da tutto, fammi sentire solo tuo…"

Neanche con tutta la razionalità di questo mondo, se anche l'illusionista ne avesse posseduta davvero nei confronti del francese, sarebbe stato in grado di trattenere le sue reazioni n quel momento.

Non si perse in troppe parole, si limitò a guardarlo, ricordandosi di aver giurato a se stesso che avrebbe fatto qualsiasi cosa per far tornare Alaude al proprio fianco dimostrandogli stavolta quanto fosse importante per lui, e chiedendosi se non fosse proprio quello il modo giusto in cui iniziare.

In fondo glielo stava chiedendo lui stesso, con degli occhi che  mostravano tutto il bisogno di ricevere ciò che aveva chiesto, e le mani che tremavano accarezzando il suo volto, probabilmente a causa dell'emozione che doveva star trovando a sentirsi osservato da lui per la prima volta in un modo del tutto diverso.

Infine agì, acconsentendo ad avverare quello che era anche il suo volere e si gettò ad appropriarsi nuovamente delle labbra del biondo da cui era stato brutalmente allontanato in quei giorni in cui erano state rese più secche ed aride.

Il sapore di Alaude però per fortuna restava lo stesso, quello che gli dava alla testa, quello che si adattava a tutto il suo candore come se gli sconvolgesse tutti i sensi facendogli conoscere il gusto della neve, del candore, della purezza.

Per lui Alaude sarebbe rimasto sempre così, anche se stavolta, su sua richiesta, sarebbe stato lui ad apportare per la prima volta nell'altro quelle sensazioni, purificandolo.

Daemon non avrebbe mai voluto innamorarsi, lo pensava da una vita intera.

La gente diventava folle con l'amore, e lui era decisamente di quelle persone che amava ben poco non avere ogni situazione sotto controllo e la lucidità giusta della mente per far andare le cose come volesse. Amava escogitare piani ingegnosi, osservare il susseguirsi delle cose, e affari come i sentimenti erano invece del tutto imprevedibili come stava scoprendo da quando aveva iniziato quella strana relazione con Alaude, e rischiavano di far saltare ogni suo potere di controllo sulla propria vita.

Ma ormai, ora che aveva di fronte a sé il sorriso tenue di Alaude che lo ringraziava rincuorandolo in quel modo, ora che finalmente poteva tornare a sentire il  suo corpo riscaldarsi contro il proprio, le sue mani cercarlo, la sua voce piegarsi per il respiro irregolare dovuto a baci ed emozioni, tutti quei ragionamenti gli sembravano così effimeri, tutto appariva in una nuova maniera meravigliosamente semplice.

C'erano lui, Alaude, un letto, la voglia di aversi e la sua voglia di rifarlo suo e farlo stare meglio, questo bastava.

 E di questo vissero entrambi per le seguenti ore nelle quali Daemon esplorò più volte con più premura che mai il corpo del francese da cui credeva di non poter ricevere mai abbastanza, perché se ogni amplesso lo riempiva di passioni e sentimenti che gli facevano credere che il cuore gli potesse scoppiare per quanto stesse traboccando, subito dopo sentiva di desiderarlo ancora, di poter conoscere sempre di più di quel modo tutto nuovo in cui stava provando il rapportarsi ad una persona, facendo per la prima volta in maniera sentita l'amore con un Alaude che ormai tra le sue braccia sembrava più felice che mai, come se si fosse lasciato ogni incubo alle spalle, come se non esistesse nient'altro che tutto l'amore che Daemon finalmente si era deciso a fargli conoscere.

Fu in quel modo che dissero addio all'ultimo buio della notte che iniziava a schiarirsi per le prime luci dell'alba.

Erano entrambi esausti, ma mai come in quel momento si erano sentiti vivi tanto che avrebbero potuto  iniziare a cantare e ballare trovando la forza per farlo, quando la flebile luce ancora plumbea dell'alba iniziò ad aiutare i fuochi delle candele nell'illuminare maggiormente la figura dei loro corpi abbracciati, Alaude  adagiato sul petto di Daemon, intento a recuperare il fiato e cercare di ricordare come muovere gli arti da solo come stava facendo anche l'altro.

Si fissarono entrambi a lungo mentre le loro mani non smettevano di cercarsi, come se un solo minuto di lontananza dal loro calore avrebbe potuto ucciderli, così si accarezzavano i capelli, il petto, mentre cercavano le parole giuste da dirsi per esprimere ciò che, potevano sentirlo dal modo in cui i loro cuori battevano all'impazzata all'unisono uno contro il petto dell'altro, li stava coinvolgendo sicuramente allo stesso modo.

Un suono inaspettato però arrivò precedendoli, un timido miagolio  e poi il battere di sottili unghiette sul pavimento.

Il guardiano della nuvola si voltò di scatto staccandosi dal petto dell'illusionista e, con sua grande sorpresa, vide una piccola palla di pelo nera lottare con la propria camicia da notte precedentemente gettata per terra.

Il gattino nero, uno di quelli che Alaude aveva provato a salvare alla villa nemica finendo col farsi catturare, era ora nella loro camera all'albero che cercava di liberarsi dalla camicia nella quale si era incastrato.
"è l'unico che sono riuscito a trovare, mi dispiace.."
gli spiegò l'illusionista, quando si trovò davanti agli occhi il suo volto contratto in un'espressione interrogativa rivolto a guardarlo.

Quando era andato a cercarlo, Daemon aveva salvato quel gattino e lo aveva portato in camera appositamente lui… Alaude non poteva crederci, quanto era cambiato il collega in quei giorni? Doveva averlo davvero sconvolto per farlo diventare così!

Ridacchiò, un evento davvero raro che infatti fece restare incantato Daemon, mentre si sporgeva fuori dal letto per attirare il gattino che subito infatti, finalmente libero dall'intralciò, raggiunse le sue mani e si lasciò prendere in braccio per trovarsi posizionato poi tra i corpi dei due.

"no, va bene così invece, davvero… non me lo aspettavo."
Gli rispose, sincero, chinandosi a posargli un bacio sulle labbra, un gesto che una volta si sarebbe sognato di fare -come anche il fatto di restare a letto con lui per tutto quel tempo, a dire il vero- e che invece al momento gli venne davvero spontaneo. Chissà, forse tutto poteva stare a segnare davvero un nuovo inizio.

"grazie davvero, Daemon!"

 

 

 

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Insignificante angolo autrice: ok, finalmente è andata D:/ e dopo questa, mai più fic di più di un capitolo, le odio °_°! non sono per me e la fine diventa sempre un parto che nella lettura risulta affrettato, non mi piace mai, basta, non so perché le scrivoo! D:

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