Alaude
non poteva crederci,
stava accadendo ancora, per la terza volta in un solo mese!
Maledetto
Giotto che si
ostinava a non dargli delle benedette stanze singole quando erano fuori
città
per delle missioni, si divertiva
per
caso alle sue spalle a metterlo in situazioni del genere?!
"suvvia,
ci sono
passati tutti, sai com'è Daemon!"
Gli
aveva risposto alla sua
ennesima lamentela, dopo la quale capì che doveva
semplicemente arrendersi e
lasciò perdere, il boss doveva essere irremovibile a
riguardo.
Già,
ci erano passati tutti, tanto era
degli
altri il problema, mica suo? Sapeva benissimo che Daemon non avrebbe
mai osato
fare nulla del genere in presenza di Giotto.
E
invece lui eccolo lì,
come l'ultimo degli imbecilli indegni di rispetto ad aspettare -con la
già ben
poca pazienza che si ritrovava dopo una settimana intera passata a
stretto
contatto con l'illusionista- che la donna che aveva di fronte la
smettesse di
urlare e starnazzare mentre cercava di coprirsi alla men peggio
raccogliendo il
copriletto da terra, mentre invece Daemon, privo di pudore come sempre,
gli
rivolgeva un sorriso spavaldo e malizioso mentre si stiracchiava
pigramente
adagiandosi poi tranquillamente sul letto.
Ma
stavolta non
gliel'avrebbe data vinta, non avrebbe fatto come le volte scorse in cui
si era
limitato ad andarsene disgustato a cercare una camera per sé
altrove,
vendicandosi poi in altri modi sul collega.
Gli
doveva rispetto, gli
aveva detto già nelle precedenti missioni che quella di
turno era la loro camera e dovevano
utilizzarla per
lavorare e riposare condividendo professionalmente gli spazi.
Daemon
gliele doveva quelle
accortezze come evitare di farsi trovare nudo sopra una donna od un
uomo a
caso, che avrebbero potuto costituire anche un pericolo, quando lui non
voleva
altro che stendersi sul proprio letto a riposare dopo il turno di
guardia
all'uomo che stavano seguendo per ordine di Giotto.
"mi
sembrava di averti
già detto che se
hai tanta voglia di
sfogare i tuoi bassi istinti con la prima persona priva di buonsenso che ti passa davanti, devi
trovarti un altro
posto in cui appartarti."
Avanzò
a grandi passi
all'interno della camera, deciso a non rinunciare al proprio diritto di
stendersi sul letto che gli spettava e riposare, era stanco per il
lavoro e
questo contribuì a non farlo affatto trattenere dal lanciare
un'occhiata alla
ragazza che lasciasse intendere senza mezzi termini che doveva togliere
il
disturbo alla svelta.
Era
bella, non poteva
negarlo, di quella bellezza che si era accorto doveva piacere a Daemon,
visto
che tutte le persone con cui lo aveva visto divertirsi avevano quei
tratti in
comune: capelli biondi, occhi chiari, pelle altrettanto chiara, forse
per
questo prediligeva gli appartenenti a paesi stranieri, dato che tra i
suoi
conterranei simili caratteristiche erano più rare.
Ma
sembrava mancare di un
cervello ben funzionante, come pensava di ogni persona che si
concedesse con
tanta facilità a Daemon, e di buone maniere. E pensare che
nell'ultima
settimana aveva addirittura pensato di poter rivalutare il collega
visto che
diversamente dal solito si stava comportando in maniera più
decente del solito
e stavano riuscendo ad andare perfino d'accordo, che delusione.
La
donna evidentemente non
doveva aver apprezzato le occhiate e le parole di poco riguardo che le
erano
state rivolte visto
che, recuperati i
suoi vestiti, si avvicinò ad Alaude seduto sul suo letto per
mollargli un
ceffone in pieno volto prima di dirigersi con fare indignato alla
porta, senza
rivolgere nemmeno ulteriori parole all'uomo con cui aveva passato la
serata.
"nufufu~
non sai
proprio come trattare le donne tu, eh Alouette~?"
Daemon
si voltò verso il
collega cui finalmente si prese la briga di rivolgersi, adagiandosi
steso su un
fianco continuando a mostrare senza vergogna tutte le sue grazie.
Alaude
digrignò i denti,
non avrebbe saputo dire se per l'imbarazzo della scena o per la domanda
-la
terza opzione poteva essere il sentirsi chiamare con quel nomignolo che
l'altro
gli aveva affibbiato e che lui non sopportava affatto-, fatto sta che
si tolse
il cappotto che ancora indossava e glielo lanciò addosso,
coprendogli almeno le
nudità essenziali.
"vergogna
perfino tra
maschietti o hai paura di affrontare un senso di inferiorità
…?"
"sei osceno, te ne rendi conto?"
"io
mi reputo umano ~
sei tu ad essere osceno con quella faccia impassibile che ti ritrovi!
Ma sei
sicuro di essere francese? Dicono che i francesi siano buoni amanti ma
secondo
me tu sei frigido. Magari ti hanno trovato in Russia!"
Non
si degnò nemmeno di
rispondergli, non solo perché l'illusionista non se lo
meritava, ma anche
perché si era sentito offeso da qualcosa in particolare che
la sua mente, come
faceva spesso ormai per resistere a tutto, aveva schermato per fare in
modo che
non ci pensasse, che
non ci stesse male.
Con
la solita espressione
tornata su un volto pallido ed impassibile, si rivolse all'altro con
l'intenzione che fosse per l'ultima volta nella giornata, prima di
dargli le
spalle.
"vado
a fare un bagno,
quando esco voglio trovarti già fuori, devi iniziare il tuo
turno."
Ma
in fondo conosceva
Daemon, doveva aspettarselo ed a dire il vero era da quando la donna
era andata
via che si chiedeva se e quando sarebbe successo.
Stavolta
però aveva
superato se stesso, doveva aver aspettato di avere il tempismo giusto
perché
lui era già nudo ed in procinto di entrare nella vasca da
bagno quando
l'illusionista, ancora fieramente nudo come un verme,
spalancò la porta avvicinandoglisi
a grandi passi.
Decise
di non smuoversi più
di tanto, stavolta si sarebbe mostrato irremovibile, anche se non
riuscì a
dimostrarsi perfettamente a proprio agio in quella situazione dato che
subito
si catapultò nella vasca, chinandosi per nascondere le
proprie nudità dagli
occhi di Daemon.
"vai
fuori, Spade.
Dovresti essere già fuori al tuo posto di lavoro, invece sei
ancora qui."
Freddo,
calmo, in fondo
sarebbe bastato continuare a comportarsi in quel modo e
non sarebbe finita come le altre volte.
"è
tutta colpa tua,
non ho ancora avuto ciò che volevo stasera~"
Come
suo solito, senza
troppi complimenti Daemon lo raggiunse nella vasca non aspettando alcun
consenso dal collega e lo afferrò per il busto, facendolo
sollevare davanti a
sé.
Al
solo sentirsi toccato
dalle sue mani, Alaude si sentì percorrere l'intero corpo da
una scossa, molto
simile ad un brivido, ma che non era affatto dettato dalla paura.
Non
andava affatto bene, lo
sapeva, ma non poteva permettere che finisse come le altre volte in
cui, una
volta tornato nella camera di turno che condivideva con il collega, lui
gli
rinfacciava che a causa sua e delle sue interruzioni, nonostante li
avesse
lasciati soli, non aveva poi concluso niente con le donne con cui lo
aveva
trovato.
A
quel punto gli si
accaniva addosso e lo accusava di averlo lasciato in bianco,
così avrebbe
dovuto assumersi le sue responsabilità e lasciare che si
saziasse con lui,
ammettendo che se fosse stato un tipo più flessibile,
avrebbe anche potuto
accontentarsi sempre di lui senza portarsi sconosciuti in camera.
Ovviamente
al guardiano
della nuvola non andava di sentirsi la ruota di scorta sfruttata da
nessuno,
specialmente se dall'odioso collega, per cui aveva sempre
lottato… aveva
lottato fino a fargli male, eppure Daemon non si era mai dato per
vinto, e così
tutte le altre volte era finito sempre col cadere nel suo letto,
proprio come
le persone da quattro soldi che lo facevano spontaneamente, che tanto
disprezzava.
Ma
lui non sarebbe mai
stato come loro, anche se mentre Daemon lo possedeva non poteva fare a
meno di
mostrare l'estasi provata tra le sue braccia, dopo lo aveva sempre
guardato con
crescente disgusto e gliela faceva pagare in termini di collaborazione
sul
lavoro.
Più
volte infatti il
guardiano della nebbia si era ritrovato da solo nelle situazioni
più difficili
o a dover sostenere i turni agli orari e nelle condizioni
più dure, Alaude lo
voleva veramente morto e questo ormai lo aveva capito.
Eppure,
mentre guidava il
suo corpo a forza a mettersi poggiato al bordo della piccola vasca,
chinato
davanti a sé, lo sentiva più vivo che mai nel suo
dibattersi continuo, nei
calci che gli arrivavano lanciati alla ceca visto che Alaude gli dava
le
spalle, nello scuotersi continuo del suo corpo mentre portava una mano
a
toccargli il sesso che, a dispetto di quanto lamentato dal biondo,
prontamente
rispondeva alle stimolazioni ricevute.
"n-no…
Daemoh-…
aah…!"
Maledetto
corpo, da dove
veniva fuori quel gemito? Perché non riusciva a sottrarsi
alle attenzioni di
Daemon?
Si
era ripromesso di
lottare e invece si sentiva già un bollore prima del solito,
forse perché erano
già nudi in una vasca e l'italiano si strusciava col suo
corpo alle proprie
spalle, il petto sulla schiena, il bacino contro le natiche, ma ad ogni
modo
era inconcepibile, avrebbe dovuto lanciarlo fuori!
Ci
provò sul serio, facendo
per girarsi di scatto e spingere via l'illusionista, ma questo fu
più veloce
nell'anticipare le sue prevedibili azioni e lo bloccò con le
mani per i polsi,
tenendogliele ferme sul bordo della vasca.
"nufufu~ potremmo evitarci la
solita sceneggiata?
Tanto non funziona, sai benissimo che lo vuoi perfino più di
me."
Chinandosi
fino ad
affacciarsi sulla sua spalla, Daemon gli sussurrò quelle
parole direttamente
all'orecchio, che prese a tormentare con i denti, mentre una mano si
liberava
dall'impegno sul suo polso per prendere a vagargli sul petto, poi
l'addome,
fino a tornare a posarsi sul sesso ormai eccitato per i maledetti
movimenti ben
mirati dell'intero corpo dell'illusionista.
"è
l'ultima
volta…"
"certo,
com'è che si
dice? Quando si ama è sempre la penultima volta…!"
Alaude
sbarrò gli occhi,
non solo per i modi sempre poco delicati
del collega che senza alcun preavviso né
preparazione si era spinto con
la sua erezione dentro di lui, ma anche per le parole.
Se
quel gesto non gli
avesse mozzato completamente il fiato e l'unica cosa che scalpitava per
uscirgli dalla bocca non fosse un urlo di dolore che si ostinava in
tutti i
modi a non lasciarsi sfuggire, gli avrebbe probabilmente sbraitato
qualche
insulto più che meritato.
Era
da tempo che non glielo
rinfacciava chiaramente in quel modo, almeno da quando era accaduto
tutto per
la prima volta, eppure a distanza di mesi il lasciarsi andare con
Daemon con
quella consapevolezza che conoscesse appieno il proprio animo, mentre
lui del
suo non sapeva niente, dava a quel sesso dannatamente coinvolgente lo
stesso
sapore della frustrazione di sempre.
Come
le volte scorse,
Daemon si prese tutto il tempo che voleva spingendo oltre ogni limite il corpo di Alaude per molto
più del dovuto non
appena avevano raggiunto il punto in cui il francese sembrava
dimenticare chi
fossero entrambi e si lasciava completamente andare, vittima di quel
soffocante
piacere che gli annebbiava completamente il cervello facendolo
diventare tutto
ciò che l'altro desiderava, o forse anche razionalmente ci
sperava davvero, di
essere tutto ciò che Daemon poteva desiderare e che per una
volta glielo
dicesse.
Ma
come sempre non accadde,
e dopo tanti gemiti che si rincorrevano chiamando l'uno il nome
dell'altro nel
pieno del coinvolgimento reciproco, tra di loro cadde il solito
silenzio.
Non
che Alaude si sentisse
in grado di parlare, accasciato sul pavimento rivolto verso la vasca,
alla
quale aveva fatto in tempo a poggiarsi quando, ostinato a voler uscire
subito
da solo, era rovinosamente caduto.
Daemon
invece gli sembrava
più splendente di prima come al solito, perfettamente a suo
agio ed in forma,
nonostante fosse più silenzioso del normale.
Ed
in quel modo, senza
aggiungere una parola, lo avvolse in un grande telo e lo
asciugò, caricandoselo
poi sotto un braccio alzandolo da terra senza che il biondo gli
chiedesse
niente.
Per
tutto il tempo infatti
Alaude si limitò a restare in silenzio, era sempre
così mentre riceveva quelle accortezze
da Daemon, davvero non sapeva che dire, forse perché quei
momenti alimentavano
in lui una dannata speranza, per cui preferiva restare in silenzio per
evitare
di lasciarsi sfuggire delle domande.
Lo
posò sul suo letto, non
delicatamente come il suo corpo avrebbe avuto bisogno, ma almeno ebbe
perfino
l'accortezza di tirargli via di dosso il telo bagnato e buttargli
addosso il
suo cappotto affinché si coprisse, sapendo quanto fosse
pudico in proposito.
"puoi
tenertelo, ormai
c'è sopra il tuo odore."
Le
prime parole che gli
rivolgeva nel giro di qualche minuto, e Daemon gli dava già
le spalle intento a
prepararsi, così che non poté nemmeno vedere la
sua reazione quando lanciò per
terra quel cappotto.
"non
me ne faccio
niente, è piccolo per me per cui tanto vale che lo lavi e lo
usi ancora."
"dovrò
bruciarlo."
"come
vuoi, basta che
ti prendi tu la briga di bruciarlo. Io vado di fretta, ho il turno, no?"
Ormai
vestito pronto per
affrontare il proprio lavoro, Daemon si voltò verso di lui
ed una reazione mentre
gli parlava con tanta naturalezza gliela fece vedere: un immancabile
sorriso.
"
'notte
Alouette~"
Alaude
non rispose, lo
"salutò" con un borbottio e qualche maledizione.
Peccato
che, a differenza
di quando aveva detto, il mattino dopo Daemon lo trovò a
dormire dove lo aveva
lasciato, stretto in quel cappotto che però quando era
uscito aveva visto per
terra.
Era ubriaco, tremendamente ubriaco,
non era mai finito
in uno stato così pietoso ed il motivo era solo uno: aveva
perso completamente
il controllo come non gli accadeva da quando era un ragazzino, forse
come non
gli era proprio mai accaduto prima d'ora.
Il motivo per cui ciò era
successo era parecchio più
complesso, un intero insieme di più motivi che lo avevano
semplicemente portato
ad esplodere nel momento meno appropriato.
Erano mesi che aveva iniziato il suo
lavoro in Italia,
da quando aveva ottenuto la promozione come capo dei servizi segreti
che
prevedeva però il suo trasferimento alla sede italiana, il
che non gli era
affatto dispiaciuto dato che progettava da tempo di lasciarsi tutto il
suo
passato in Francia alle spalle, e inoltre sarebbe stato nuovamente
vicino ad un
amico conosciuto nei suoi precedenti viaggi in quel paese, Knuckle.
Peccato che l'amico ormai prete
fosse troppo impegnato con
i suoi troppi impegni per stargli troppo dietro dopo che lo aveva
presentato Giotto e
convinto a far parte
dei Vongola, per cui gli era stato affibbiato quel maledetto guardiano
della
nebbia come compagno fisso in ogni lavoro che lo aiutasse ad introdursi
in quel
sistema, nonché nel privato dato che una volta trasferitosi
aveva scoperto che
le proprie conoscenze della lingua non bastavano per coprire la
totalità della
lingua parlata, ed aveva finito con l'avere il collega costantemente
davanti
agli occhi anche come insegnante.
Quanto era stato umiliante quel
periodo, Daemon
coglieva ogni occasione per metterlo in ridicolo ed inoltre gli sapeva
dare man
forte nel combattimento, tanto è vero che diverse volte lo
aveva battuto con i
suoi sporchi trucchetti, mentre il più delle volte dovevano
accontentarsi
entrambi di una assoluta parità.
Vista la piega che avevano preso i
comportamenti di
entrambi l'uno nei confronti dell'altro, era stato inevitabile che
finissero
col diventare praticamente rivali in tutto, soprattutto sul lavoro che
condividevano, solo che lui prendeva tutto come suo solito sul serio
mentre
Daemon sembrava costantemente divertirsi.
Anche quando lo metteva seriamente
in pericolo
lasciandolo da solo contro diversi nemici, anche quando perdevano le
staffe e
finivano col lottare seriamente l'uno contro l'altro e lo feriva
gravemente,
Daemon non smetteva mai di sorridere e mostrarsi divertito da lui.
Era un suo difetto, Alaude lo
sapeva, anche quando era
giovane e viveva nella sua famiglia adagiata in Francia, aveva sempre
finito
con l'interessarsi alle persone sbagliate, quelle che entrambi i suoi
genitori
disprezzavano.
Innanzitutto si era accorto di
provare attrazione
unicamente verso gli uomini, e poi puntualmente questi erano sempre
caratterizzati
da un aspetto completamente opposto al suo modo d'essere.
Chi era troppo emotivo, chi troppo
estroverso, chi
troppo scostante perfino per lui.
Daemon non sapeva dire in cosa fosse
il suo opposto,
era come se fosse in tutto uguale e diverso da lui, forse erano
semplicemente
speculari.
I loro occhi erano entrambi azzurri
ma di tonalità
completamente diverse, entrambi erano freddi e distaccati, ma il modo
in cui
Daemon teneva le distanze dalle persone era in qualche modo diverso dal
suo,
entrambi non volevano farsi coinvolgere troppo da nessuno eppure erano
volontariamente coinvolti come parte attiva per il bene dei Vongola.
Forse era il modo in qui aveva
avvertito che pur
essendo sempre insieme, tra loro o circondati da altre persone, fossero
entrambi praticamente soli, o forse era semplicemente perché
inconsciamente lui
era davvero un masochista che non si rendeva conto di esserlo ed andava
sempre
a cercarsela da uomini che gli avrebbero dato problemi, ma un giorno in
cui si
ritrovò in missione da solo, dopo che gli era stato detto
che ormai per cose di
quel tipo poteva cavarsela benissimo da solo e Daemon era fuori in un
altro
lavoro, si accorse di quanto quel maledetto illusionista gli mancasse.
Fu quando tornando al maniero dopo
una settimana
incontrò di nuovo il guardiano della nebbia e
sentì il proprio cuore battere in
una maniera talmente fastidiosa che avrebbe voluto spararselo al
momento per
fargli smettere di fare casino nelle proprie orecchie, che si accorse di amarlo.
Ma non lo avrebbe mai ammesso, non
avrebbe mai voluto
almeno, non razionalmente, e non lo avrebbe probabilmente davvero mai
fatto se
non fosse stata per quella esplosione improvvisa che gli
portò via l'ultima
speranza di mantenere un distacco dal collega.
La sua missione era andata male,
molto male, non era
assolutamente da lui e doveva ammetterlo, aveva fatto parecchi errori
perché
l'aveva presa sottogamba, ma era pieno del suo principale lavoro per i
servizi
segreti che aveva dovuto portarsi dietro anche in quella missione,
facendolo
finire ad andare in giro a svolgere il lavoro per i Vongola portandosi
dietro
due reclute che stava addestrando personalmente in quel periodo e delle
quali
nessuno poteva occuparsi in sua assenza, a causa del modo in cui lui stesso aveva
organizzato i turni
dei lavori.
Si era praticamente scavato la fossa
da solo senza
rendersene conto, ed a causa dei due inesperti in quel tipo di lavoro,
la
famiglia che stavano
osservando li aveva
scoperti, ed aveva così attaccato i Vongola.
Tutta la responsabilità
era ovviamente ricaduta su di
lui, ed oltre che le discussioni con Giotto e gli altri guardiani si
era
guadagnato anche una bella umiliazione di fronte alla gente di cui era
lui
stesso il capo.
Daemon invece era tornato vincente
sotto tutti i punti
di vista, non solo aveva portato brillantemente a termine la sua
missione ma
era anche tornato in tempo per aiutare la difesa sguarnita dei Vongola
quando
erano stati sotto attacco, passando per l'eroe del momento.
Ovviamente non aveva mancato di
farglielo notare e
pesare continuamente in ogni occasione possibile.
Alaude non si era mai sentito
così umiliato, non aveva
mai conosciuto il sapore del fallimento, e riceverlo tutto insieme nel
peggiore
dei modi lo aveva fatto sentire uno straccio e gli aveva chiuso lo
stomaco.
In un momento in cui si sentiva
totalmente snaturato da
ciò che era di solito, sentì che non gli restasse
altro che godersi una dormita
sotto l'effetto del vino, unica cosa che riusciva ad ingerire, ma
finì col
prendersi la sbronza peggiore e soprattutto dalle conseguenze
più disastrose
della sua vita.
Era tutta colpa della disposizione
delle camere al
maniero che usavano quando finivano di lavorare troppo tardi per
tornare ognuno
alle proprie abitazioni, e della coincidenza che aveva fatto in modo
che quella
sera fossero rimasti a dormire lì sia lui che Daemon.
Ne era certo, doveva essere per
forza così, non poteva
essere anche quello un suo errore.
Fatto sta che finì con
l'accanirsi contro la porta del
collega fino ad incastrarcisi con una gamba dentro dopo l'ennesimo
calcio,
l'inseparabile gatta bianca che dormiva sempre con lui che gli era
rimasta
appesa alle spalle arpionata con le unghie alla camicia
saltò via spaventata ed
iniziò a graffiare anche lei contro quella porta come a
chiamare aiuto.
Decisamente poco contento di
ciò che era successo alla
sua porta, Daemon corse ad aprirla, tirando automaticamente con
sé Alaude che
vi era ancora incastrato dentro, che cadde rovinosamente a terra non
riuscendo
a tenere testa con una gamba sola al movimento veloce con cui la porta
era
stata aperta.
"ma che diavolo…"
L'illusionista era chiaramente
allibito da quello
spettacolo, Alaude seduto per terra con una bottiglia vuota in mano, la
gatta
che gli saltava sulle gambe richiamando la sua attenzione strusciandosi
sul suo
petto.
"che stai cercando di fare
tagliandoti una gamba
nella mia porta..?"
"sta zitto! È tutta colpa
tua!"
" ovviamente…"
Diversamente da quanto Alaude si
aspettava, Daemon non
si dilungò a fare troppi commenti sullo stato in cui si
trovava, e si sbrigò
piuttosto a chinarsi sulla sua gamba, finendo di allargare il buco
sulla porta
per liberargliela, constatando poi con un verso contrariato in che
pessime
condizioni fosse.
Gli vide scuotere la testa con uno
sbuffo scocciato
quando si accorse che il
legno gli aveva
strappato la stoffa dei pantaloni e graffiato la gamba, probabilmente
dovette
pensare che non poteva lasciarlo fuori
la porta in quello stato, perché se lo caricò in
spalla e lo portò dentro con
sé chiudendosi la porta alle spalle, dopo aver lasciato che
la gatta entrasse
perché tanto sarebbe passata per il buco della porta,
sapendo quanto fosse
attaccata al padrone.
Lo stese sul suo letto e, senza
pronunciare una parola,
sparì nel bagno adiacente la camera, venendone fuori poco
dopo con una
scatolina dalla quale tirò fuori tutto il necessario con
cui, una volta
sedutosi al suo fianco e sistematasi una gamba di Alaude sulle gambe,
iniziò a
medicarlo.
Alaude non dovette reggere tutta
quella gentilezza nei
suoi confronti proprio da parte di Daemon, contrapposta al modo in cui
lo aveva
trattato fino ad un paio d'ore prima per tutta la durata della
riunione, perché
fu proprio quella ad abbattere ogni sua barriera di
razionalità.
"lasciami stare!"
" stai perdendo sangue e non sei in grado di fasciarti da solo."
"non mi interessa ho detto lasciami!"
"stai fermo e fammi finire."
"ma che ti importa!? Se ti
preoccupavi tanto per
me non mi avresti deriso davanti a tutti prima!"
"credevo ti fossi abituato alle mie
prese in
giro…"
"invece no! Non le sopporto più ma tu sei idiota e non
capisci
niente!"
"e che cosa dovrei capire?"
Ecco,
a quella
domanda seguì quella che Alaude avrebbe ricordato per sempre
come la rovina
della sua esistenza, il momento in cui aveva aperto a Daemon tutte le
porte di
accesso a lui, ed il bastardo aveva in parato fin troppo bene ed in
fretta come
e quando usarle al meglio.
"che sono più ridicolo di
te perché mi sono
innamorato di un idiota!"
Solitamente alle dichiarazioni
d'amore seguiva un
romantico bacio, un dolce abbraccio o qualcosa del genere, mentre a
quella, se
sempre la si poteva considerare tale, seguì con i gesti
nient'altro che uno
schiaffo che il francese stampò sulla guancia
dell'illusionista con talmente
tanta forza da lasciargli un evidente segno rosso.
Oltre aver inclinato il volto in
seguito allo schiaffo,
Daemon non sembrò avere alcuna particolare reazione, come se
si aspettasse
qualcosa del genere, come se anzi gli avesse posto quella domanda
appositamente
per ricevere quella risposta.
Sbuffò e si
concentrò piuttosto a finire di occuparsi
della gamba di Alaude, un silenzio tombale caduto tra loro per interi
minuti in
cui il guardiano della nuvola non fece altro se non respirare a fatica
mentre
fissava l'altro, completamente rosso fino alle orecchie, come se
aspettasse
ancora una reazione.
Fu però lo stesso
talmente sorpreso da fare un piccolo
salto sul posto quando, lasciatagli la gamba ormai fasciata, Daemon si
chinò su
di lui, facendo pressione sul suo petto con le mani e spingendolo a
stendersi
con la schiena sul materasso.
"dillo ancora."
Un sussurro sulle sue labbra, il
sapore delle parole
stranamente più dolce rispetto al solito, in
contrapposizione a quelle del
biondo che avevano ancora qualcosa di acre, come il vino di cui aveva
le labbra
impregnate del sapore, nonostante le parole in sé dovessero
solitamente essere
dolci, ma proprio non riuscì a pronunciarle in un modo
più normale, facendole
sembrare più come un'accusa.
"ti amo…"
Non aspettò oltre Daemon,
non si perse nemmeno in
ulteriori parole per chiedere spiegazioni o dispensare
rassicurazioni, semplicemente si calò sulle
sue labbra facendogli conoscere per la prima volta il suo sapore.
Sapeva di qualcosa di dolce ma
pungente al tempo
stesso, talmente forte che era difficile da sopportare a lungo senza
provare un
senso di smarrimento, come se si potesse perdere per sempre nella bocca
di
Daemon e diventare parte del suo sapore, un qualcosa di così
particolare che,
una volta che le labbra si separavano, gli faceva venire voglia di
provarlo
ancora per conoscerlo meglio e poi ancora, ancora…
Era tutto ciò che Alaude
ricordava di quella notte,
dopodiché aveva saputo
solo che dopo
quella volta era diventato parecchio più sensibile alla
vicinanza del corpo di
Daemon, ma tutto ciò che andava oltre quel bacio era rimasto
soltanto a libera
interpretazione della sua immaginazione, caduto totalmente nell'oblio a
causa
dell'alcool.
Alaude
si svegliò, ancora
nudo se non per il cappotto in cui si era rannicchiato la notte
precedente, con
la consapevolezza di aver fatto riaffiorare dei ricordi nella propria
mente nel
sonno, cose cui cercava di non pensare da un paio di mesi.
Forse
doveva essere stato
perché aveva passato la notte precedente con Daemon,
pensò, o forse -si trovò a
pensare ancora, una volta aperti gli occhi- perché il
dannato gli stava
esattamente di fronte a fissarlo seduto sul pavimento.
"oh
che peccato, ti
sei svegliato, avrei voluto sentirtelo dire ancora…!"
"c-cosa?"
Sbiancò,
dal sorrisone
trionfante che svettava sul volto di Daemon e dall'oggetto del sogno,
non era
facile intuire che cosa poteva aver detto nel sogno.
"indovina~"
La
conferma e Alaude, da
pallido che era, arrossì di colpo, togliendosi il cappotto
dalle spalle e
gettandolo addosso all'illusionista coprendolo da capo a piedi per non
farsi
vedere.
~
NOTE
VARIE:
-
il titolo viene da una,
stupenda a mio parere, poesia di Neruda, forse la mia preferita in
assoluto
(non sapevo che mettere e mi è venuta in mente questa
uahahaah…) :
Non
t'amo come se fossi rosa di sale, topazio
o freccia di garofani che propagano il fuoco:
t'amo come si amano certe cose oscure,
segretamente, tra l'ombra e l'anima.
T'amo come la pianta che non fiorisce e reca
dentro di sé, nascosta, la luce di quei fiori;
grazie al tuo amore vive oscuro nel mio corpo
il concentrato aroma che ascese dalla terra.
T'amo senza sapere come, né quando, né da dove,
t'amo direttamente senza problemi né orgoglio:
così ti amo perché non so amare altrimenti
che così, in questo modo in cui non sono e non sei,
così vicino che la tua mano sul mio petto è mia,
così vicino che si chiudono i tuoi occhi col mio sonno.
-
l'idea di Alaude francese
non è farina del mio sacco, l'ho letta per la prima volta
nelle fic di NekoRika e
ormai non riesco più a vederlo
diversamente da così!
- mentre Alaude gattaro
è tutto merito di
quella gattara della mia Alaude, che ormai me lo ruola come una baby
sitter di
gattini che mi manda in astinenza Daemon 3
-
non riesco a portare
avanti progetti lunghissimi, per cui credo che la fic verrà
di 3 capitoli.
- non avevo voglia di
betarla e spero non si
noti troppo…