About pride, prejudice and other things

di Poisonerlady
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** capitolo secondo ***
Capitolo 4: *** Capitolo terzo & Primo Omake ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Prologo

 

Gaia.

Continente orientale.

Midgar.

La shinra tower.

Un’insegna gigante di Sephiroth sul retro della Shin-ra tower.

Un’insegna non visibile ai palloni gonfiati del settantesimo piano ma chiaramente spiaccicata in faccia ai poveracci dell’hangar riparazioni, i così detti operai della Shin-ra motor company.

Un cartellone gigante…

Come fanno a partire gli elicotteri con un cartellone gigante che copre la traiettoria di decollo?

Scarlett voleva forse che gli elicotteri partissero ad effetto, perforando la mastodontica fronte del photoshoppatissimo Generale?

Forse avrebbe dovuto chiamare il Settantesimo piano e chiedere con quale liquore facessero colazione, almeno avrebbe capito anche lei il senso di quella scelta geniale. O chiamare direttamente Sephiroth e chiedergli come faceva ad avere quella pelle rosea e rilassata dopo due settimane di combattimento in Wutai, visto che lei era sottoposta ad uno stress paragonabile ad una guerriglia e le sue mani erano ampiamente coperte di calli.

- John! John! – Berciò, agitando il cacciavite a punta piatta, all’insegna del giovane tirocinante tutto ginocchia, che la guardò con sgranati occhi spauriti. – Chiamami quelli del marketing e digli che hanno tempo fino a stanotte per togliere quello schifo da davanti il mio  hangar. Se per domani mattina è ancora lì li smonto pezzo pezzo e li vendo al primo ristorante Gongaghiano che incontro!

Il poveraccio annuì rapidamente un paio di volte e si tuffò sulla cornetta telefonica come se ne andasse della sua stessa vita. Gli altri meccanici si scambiarono qualche breve cenno e, sghignazzando, tornarono a concentrarsi sul loro lavoro. Houri Straw si legò alla bell’e meglio la bandana e si approntò al suo primo veicolo. Lanciò un’occhiata alla scheda tecnica. L’auto, una jeep di servizio, aveva problemi con il cambio. Scrollando le spalle si sedette al posto di guida e mise in moto. L’auto rombò felice. Houri schiacciò la frizione , controllando con attenzione il freno, ingranò la prima. La leva del cambio le rimase in mano.

Era uno di quei momenti in cui, colto alla sprovvista, l’essere umano medio non sa se ridere o piangere. Houri non era un essere umano medio, quindi si limitò a sospirare pesantemente, masticando un centinaio di imprecazioni in una mezza dozzina di lingue diverse. Era la terza volta che le capitava da quando aveva iniziato quell’ingrato lavoro. Non sapeva chi fosse quel microcefalo patentato che non riusciva a controllare la sua forza, ma sapeva dove gli avrebbe infilato la leva quando lo avrebbe incontrato. Si tirò su le maniche e, con molta molta pazienza, attivò la piattaforma di sollevamento. Sarebbe stata una lunga giornata.

 

La sua preda attraversò l’atrio, due bicchieri di caffè in mano, guardandosi costantemente attorno, come un coniglio spaventato. Il cacciatore, nascosto dietro un ficus di plastica, lo vide dirigersi verso gli ascensori e attese, pazientemente di vedere a quale piano si sarebbe diretto, pregustando il momento dell’inseguimento. Nessuno gli si era mai opposto per un tempo così lungo e ormai, l’eccitazione della caccia, era divenuta una droga insostituibile. Sorrise, quando l’ascensore cominciò la sua lenta discesa verso i garage e, fischiettando, si diresse verso le scale di servizio.

Nessuno poteva sfuggire a Genesis Rhapsodos.

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


 

About pride, prejudice and other things.

 

 

- Sai, penso che proporrò al Presidente di far corazzare queste accidenti di auto … o di obbligare i SOLDIER a dare l’esame di guida. Credo che non riescano a distinguere fra una spada e la leva del camb … mi stai ascoltando?-  Samael si stava guardando intorno freneticamente, stirando il collo e muovendo la testa di scatto. Houri non poté far a meno di notare un’inquietante somiglianza con il chocobo del documentario di Gaia Channel che aveva visto la sera prima. Il volatile si era comportato nello stesso modo quando aveva percepito un Midgar zolom avvicinarsi pronto a sferrare un attacco letale.

-Sama … MPHFFFF-

- sssshhhhh!!! – sibilò il ragazzo premendole con più forza la mano sulla bocca – Non hai sentito un rumore?-

Houri si guardò per un attimo intorno prima di lanciargli uno sguardo interrogativo.

Samael fece dardeggiare gli occhi da una parte all’altra del garage, cercando di forzare lo sguardo oltre il muro di veicoli che li circondava. – Sono sicuro di aver sentito dei passi. Deve essere lui! Lo so che è lui!-

Ok … se prima la situazione era un po’ strana ora era inquietante – wuuui ghy?- se non avesse avuto le labbra completamente immobilizzate la domanda sarebbe stata “lui chi?” ma in qualche modo il moro la capì lo stesso perchè, dopo essersi accucciato il più possibile su se stesso, riuscì a sibilare – Genesis!-

Houri batte le ciglia, una due e tre volte, poi contò fino a dieci. Quella storia stava sfiorando il grottesco. Senza pensarci due volte fece scattare la lingua e diede una lunga ed umida lappata alla mano che fungeva da bavaglio. Samael la ritrasse di scatto con aria schifata.

- Tu. Sei. Paranoico!-  la ragazza scandì, battendo l’indice contro il petto del ragazzo dopo ogni parola – questo è il garage della Shinra, la compagnia con più dipendenti al mondo! È logico che qualcuno venga qui e non deve per forza essere il Rosso Signore del Male. Scommetto quello che vuoi che è solo uno dei Turk che ha bisogno di una macchina.- esclamò alzandosi in piedi e dirigendosi al bancone all’ingresso, Samael le caracollò immediatamente dietro agguantandola per la lunga maglietta rossa. –Hou … ri… ti prego, no! Ti dico che è lui! Credimi, io lo so! È come in uno di quei filmacci horror in cui la protagonista sa che l’assassino la sta spiando.

Houri dovette farsi violenza per non stordire il suo migliore amico con una chiave inglese.

- Sam, senti, fidati di me. Nessuno ti sta spiando. E comunque sono certa che uno dei SOLDIER graduati del più grande esercito di Gaia ha di meglio da fare che pedinare … te ...

Dall’altra parte del bancone, con un sorrisetto strafottente sulle labbra piene e con il profilo migliore esposto alla pallida luce della sera, c’era il comandante Genesis Rhapsodos.

Houri aprì un paio di volte la bocca senza cavarne alcun suono mentre dalle sue spalle giunse un lamento a metà fra un grido di sofferenza e un verso di rassegnazione. Lo stesso verso del Chocobo del documentario televisivo quando era stato azzannato dal Midgar Zolom, per intenderci.

“Ok. Forse il rosso signore del male non ha tutto questo gran daffare.”

Houri masticò una maledizione e si trattenne a stento dal roteare gli occhi prima di dipingersi un sorriso professionale sulle labbra. Si avvicinò a passo tranquillo al bancone con la schiena più ritta possibile. Non è un’impresa semplice sembrare minacciosi quando si è alti solo un metro e settanta, in particolar modo se l’opponente è di ben venti centimetri più alto e decisamente più grosso.

-Posso aiutarla in qualche modo, comandante?

 Genesis le rivolse uno dei suoi sorrisi più accattivanti, appoggiando il busto languidamente al bancone. Houri sentì le mani contrarsi spasmodicamente attorno al manico del suo fidato cacciavite a stella.

Non poteva uccidere un fottuto SOLDIER! Non se voleva arrivare al pensionamento senza i Turks alle costole. O se voleva arrivarci e basta.

- In effetti signorina … scusi non mi ricordo il suo nome. Sa … -

Ok … forse se faceva sparire il corpo, magari se lo faceva a fettine con la fresatrice.

- E’ scritto sulla targhetta che porto sulla maglia … credevo che sapesse leggere, ma forse mi sbaglio, sa … -

Notò con estremo piacere i muscoli della mascella del SOLDIER contrarsi in uno spasmo nervoso, mentre il sorrisetto sghembo si tramutava in una piccola smorfia al vetriolo – Leggo solo ciò che reputo interessante: LOVELESS, l’enciclopedia, il menù del ristorante, la lista della spesa …

- “Buone maniere per imbranati”, ops … no. Forse questo le manca. - Houri si permise una risatina leziosa, inclinando leggermente il capo di lato. Saper apparire graziosi mentre si sputa veleno è un’arte.

- Qualcosa mi dice che a lei non potrò chiederlo in prestito …

Davvero, sarebbe bastato tagliarlo in pezzi piccoli piccoli. Poi una bella tanica di acido. Del resto la telecamera all’ingresso era rotta da una vita!

- Visto che mi sembra che la memoria abbia iniziato a non assisterla mi premuro di riformulare la domanda, Come posso aiutarla?!

No, non aveva appena ringhiato. No, no. Era solo un’illusione. Colpa della cattiva acustica.

Genesis si prese qualche attimo per ricomporsi, rassettandosi capelli e cappotto – A dire il vero, avrei smarrito il mio bellissimo gattino, e sono sicuro che sia scappato qui dentro.

- Sicuro di non averlo mangiato?

- Oh … non ancora. Ma progettavo di farlo il prima possibile.

Il primo pensiero che attraversò la testa di Houri fu “Ma di cosa accidenti sta …” poi giunse l’epifania e con quest’ultima il disgusto più completo.

- Questa è la battuta più nauseante che abbia mai sentito. E io lavoro in un maledetto GARAGE!

Genesis si limitò a scrollare le spalle sorridendo compiaciuto, prima di appoggiare le mani sul bancone e scavalcarlo con un unico, fluido, movimento.

Houri batté un paio di volte le palpebre, incapace di formulare qualsiasi pensiero coerente. Genesis aveva appena scavalcato il suo bancone. Aveva appena scavalcato il suo bancone senza il suo beneplacito. Quell’odioso tronfio bastardo stava spudoratamente violando il suo territorio per molestare un suo amico!

Questo. Era. Troppo!

Senza secondi ripensamenti allungò la gamba facendola intrecciare in quelle del rosso che, colto di sorpresa, perse miseramente l’equilibrio, finendo faccia a terra. La ragazza gli si tuffò addosso, piantonandogli un ginocchio nelle vertebre, bloccandogli le braccia con le proprie. Di sicuro non avrebbe resistito a lungo, ma almeno qualche secondo, giusto per dare al suo amico un po’ di vantaggio. Non è forse dovere di ogni sorella maggiore quello di proteggere il proprio fratellino ad ogni costo?

-Samael, scappa, presto!

Alzò la testa per cercare lo sguardo del ragazzo e infondergli la forza necessaria a fuggire via, lasciandola in balia del nemico, solo per rendersi conto che non sarebbe stato necessario. Di Samael non c’era alcuna traccia.

Sia Genesis che Houri restarono a fissare il vuoto leggermente perplessi finchè la consapevolezza non li colse. Samael era scappato! Genesis si liberò con un colpo ben assestato delle reni mandando una sconvolta e furente Houri a gambe all’aria, prima di iniziare a girare come un folle il garage, lanciando richiami accorati – Micio, micio. Dove sei?!-

 Houri, ancora accasciata sul pavimento, essendo stata colta dall’improvvisa assurdità della situazione, si poneva seri quesiti sul senso della sua esistenza.

- Cosa ci faccio ancora qui? Perché non sono rimasta a lavorare per Cid?! Certo, è un tipo un po’ scorbutico, ma, davvero?! Voglio il pensionamento anticipato. Una vacanza. Anche una missione suicida in Wutai. Un lavoro part-time all’IKEA. Qualsiasi cosa tranne rimanere in questo manicomio! –

Ormai non riusciva più a controllarsi. In un flash le ripassarono davanti agli occhi tutte le promesse di gloria che la Shin-ra le aveva fatto, a lei, la più giovane capomeccanico dell’intera storia di quella fottuta multinazionale. “Vieni a lavorare per noi. Alla Shin-ra co. troverai professionalità senza pari, un ottimo contratto e tante occasioni per conoscere persone interessanti.”

Col piffero! Interessanti doveva essere evidentemente un sinonimo cortese per “matti da legare”.

Il suo sproloquio autocommiserativo venne bruscamente interrotto quando con un movimento inatteso si trovò a sedere sul piano da lavoro, passata da parte a parte dallo sguardo di ghiaccio di Genesis,

-Dimmi. Dove. Si. Trova!

-Lasciami morire in un cantuccio, da sola, col mio dolore … - Rispose lei con voce spezzata e terribilmente stanca.

Genesis sbuffò sonoramente, facendo agitare una ciocca dei lunghi capelli eburnei –O da sola o col tuo dolore, decidi.-

La ragazza ci pensò un attimo, mettendo su una smorfia che dava voce a tutta la sua profonda frustrazione – Da sola, meglio che male accompagnata … A tal proposito, hai intenzione di rimanere qui ancora a lungo?-

Genesis si permise un’espressione fin troppo contrita, -Ma io voglio il mio gattino!- Houri aprì la bocca con la seria intenzione di chiudere una volta per tutte la conversazione quando una voce profonda rimbombò per tutto il garage:

-GENESIS!

 

 

 

Note autrici:

Ci scusiamo per il piccolo inconveniente del: appena pubblicata già sparita, neanche fosse uno gioco di prestigio. Volevo solo mettere la lettera alla fine del primo capitolo invece che all’inizio, ma Efp ha cancellato tutto. Vabbè.

 

About pride, prejudice and other things.  

La storia vera e vissuta di una fanfiction.

Cari lettori, benvenuti. Siamo lieti che abbiate voluto prendere parte a questa nascita cibernetica. Oggi, dopo un anno dal suo concepimento, la nostra cara fanfiction vede la luce. Come vola il tempo, sembra ieri che ci dicemmo: - Cara amica, lo sai cosa dovremmo fare? Una bella storia su Crisis Core. Perché? Bè, perché i Angeal e Genesis sono davvero dei poveri sfigati e meritano un po’ di attenzione.

E così tutto ebbe inizio.

Per prima cosa creammo dei personaggi che fossero originali e che rientrassero bene nel contesto e fu una vera sofferenza. L’ombra delle temutissime Mary Sue incombeva su di noi. Dovevano essere personaggi che emergessero nella storia pur rimanendo normali, con i loro difetti e le loro debolezze. Non dei supereroi, solo delle persone. Alla fine, dopo mille dubbi e mille test, nacquero Houri e Samael.

Houri Straw, il cui nome, non giapponese ma armeno, su di lei dice molto. Houri è la fenice e più alla larga l’elemento fuoco. E’ forte, facile da appiccare e difficile da controllare. E’ sincera, tiene ai suoi amici, non nasconde il disprezzo per i suoi nemici e si arrabbia con molta facilità ma, proprio come la paglia del suo cognome, brucia in fretta, senza far poi troppi danni, tranne qualche testa rotta. Lavora come meccanico, o meglio, fa la schiava come meccanico, visto che passa più tempo nel garage della Shin-ra che a casa sua. Ha una passione per il collezionismo, per il disegno e per i videogiochi. E’ disordinata. Molto.

Samael Darkwood non ama parlare di se, credo che non apprezzerebbe la presentazione, ma noi ce ne infischiamo, perché la sua vita è nelle nostre mani e non può fare troppo il galletto. E’ un dipendente del reparto SOLDIER, a suo modo tranquillo. Fondamentalmente un vigliacco che preferisce farsi i fatti suoi e tenere un basso profilo. Passa le giornate zigzagando tra un ufficio e l’altro, carico come un mulo di documenti. Ama il suo lavoro fin quando gli permette di ficcanasare un po’ in giro.

Ovviamente i due si conoscono e si vogliono bene. Si spalleggiano nelle situazioni critiche e, anche se non hanno legame di sangue, si considerano fratello e sorella.

Quando i personaggi nacquero, ovviamente, vollero subito incominciare la loro avventura nel mondo di Final Fantasy. E qui le cose si complicarono, perché, diciamocelo, inserire in modo credibile dei nuovi personaggi in una storia densa come quella non era un’impresa facile. Noi volevamo una storia divertente e tranquilla, che non i obbligasse a scegliere fra l’azione e la credibilità della trama. Ma come fare? Facile.

Niente deterioramento. 

E con questo abbiamo detto tutto. Ricapitolando: niente Mary Sue, niente superpoteri, niente situazioni paradossali. Solo romanticismo e risate. Più delle ultime che del primo, ad essere onesti.

Con questo vi lasciamo alla storia.

Cordiali saluti.

Nanà e Poisonerlady.

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Capitolo 3
*** capitolo secondo ***


Capitolo secondo

 

 

Angeal non riusciva neanche a ricordare quando c’era stato per l’ultima volta un simile pomeriggio di quiete negli uffici dei SOLDIER. Zack era a trovare quella ragazza che coltivava fiori negli Slums, com’è che si chiamava: Erika, Edith ?! Bah. Tanto conoscendo il cucciolo non sarebbe durata a lungo. Genesis, invece, era sparito da quella mattina. Poco prima della pausa pranzo aveva borbottato qualcosa di incoerente su dei gattini per poi eclissarsi dall’ufficio e non farvi più ritorno. L’unica visita era stata quella di Sephiroth che, di certo, non poteva essere considerato una presenza molesta. Angeal sospirò soddisfatto stirando le gambe sulla scrivania e sfogliando distrattamente la rivista di giardinaggio, soffermandosi con un sorriso sbieco su un articolo che decantava la straordinaria annata di Accidenmele.

La porta, aprendosi con un tonfo sonoro, infranse tutte le sue aspettative di tranquillità accuratamente riposte in quella serata e anche il suo precario equilibrio facendolo capitombolare al suolo.

Aggrappato alla maniglia, pallido come un cadavere, c’era il giovane assistente del piano SOLDIER che tentava disperatamente di formulare un discorso coerente durante quello che sembrava un attacco di iperventilazione.

-Respira … bei respiri profondi.- lo ammansì Angeal, alzandosi dal pavimento. - Una parola per volta; cos’è successo?-

Il ragazzo prese una profonda boccata d’aria prima di riuscire ad esalare: - G-Genesis, nel  garageee. OMICIDIO!-

Prima che l’ultima sillaba avesse potuto finire di risuonare nell’ufficio, Angeal era già scomparso in fondo al corridoio.

***

Samael si rassettò con un paio di colpi la giacca nera, stando ben attento che la cravatta fosse perfettamente composta. Sorridendo si sfilò gli occhiali dalla montatura metallica, strofinando delicatamente le lenti con una pezzuola. Il comandante avrebbe di certo sistemato le cose.

Presentarsi ansimando come un mantice era stata un’ottima trovata. Vedendolo tanto sconvolto l’uomo non aveva fatto ulteriori domande e, di lì a poco, Genesis sarebbe stato sedato.

Inforcò di nuovo gli occhiali e si diresse verso il proprio ufficio. Ora avrebbe potuto lavorare in pace.

 

***

 

Mentre la fastidiosa musichetta degli ascensori gli trapanava il cervello, Angeal si prese mentalmente a calci per la propria irruenza. Avrebbe potuto anche chiedere qualche informazione più dettagliata! A ben pensarci quelle parole potevano prestarsi a molteplici interpretazioni. Genesis lo stava cercando perché c’era stato un omicidio nel garage?! Genesis aveva ammazzato qualcuno nel Garage? Genesis era stato ammazzato nel Garage?! Con questi cupi pensieri e la Marcia dei Chocobo versione lounge nella mente,  varcò le porte dell’ascensore.

Quello che non si aspettava di trovare era il suo migliore amico proteso su una povera ragazza in tuta da meccanico. –GENESIS! Che diamine stai facendo?- Il SOLDIER sussultò voltandosi a guardarlo con la stessa espressione di un bambino colto con la mano nel proverbiale vaso di biscotti, prima di esibirsi in un sorriso seducente, sorriso che aveva smesso di funzionare molti anni fa.

-Angy, mio caro amico!- Esordì Genesis – Quale vento sospinge le tue ali fin qui, da me?

Angeal lo scrutò quasi volesse leggergli nel pensiero –Mi è stato comunicato che qui c’era stato un omicidio … - Genesis si guardò intorno prima di scrollare le spalle con espressione divertita – Qui non c’è stato alcun spargimento di sangue, mio vecchio amico.

-Non ancora. – Commentò in un sibilo la ragazza.

Genesis le lanciò un’occhiataccia e aprì la bocca con la chiara intenzione di risponderle prima che un lampo di comprensione attraversasse gli occhi lapislazzulo – Chi ti ha detto dell’ipotetico omicidio?-

Angeal ignorò i gesti disperati della ragazza al di là delle spalle dell’amico – E’ corso da me quell’assistente nuovo, Samael mi pare … - Dal volto di Genesis scaturì una controllata smorfia di giubilo che venne subito sostituita dalla solita maschera da teatro. Con una scrollata del capo riavviò i fluenti capelli, mentre con la mancina si spolverava invisibili granelli di polvere dagli spallacci neri, prima di avviarsi ad ampie falcate verso l’uscita.

- Anche se il domani

È arido di promesse,

nulla impedirà il mio ritorno.-

La porta si chiuse alle sue spalle giusto un attimo prima che una pesante chiave inglese lo colpisse sulla nuca.

XxX

 

Samael incassò ulteriormente il capo nelle spalle, cercando evitare lo sguardo omicida di Houri.

- Nh … non è che io ti abbia proprio abbandonata, sai? Ero andato a cercare aiuto …

Samael poté letteralmente sentire i nervi della ragazza cedere con un sonoro crack mentre una serie indefinita di piccoli versi di indignazione le erompeva dalla bocca. Houri non era mai stata molto portata per le scenate d’ira. Per quanto furiosa non riusciva ad apparire del tutto minacciosa. In quei momenti si aveva l’impressione di aver a che fare con un pappagallino che arruffa le penne: la faccia le diventava rossa, i capelli si gonfiavano senza alcuna causa apparente e sembrava perdere ogni capacità di formulare sentenze di senso compiuto. No. Decisamente non vi era alcun senso di minaccia.

- Potrei sapere perché sei tanto imbarazzata? Non mi sembra che sia successo niente di irrimediabile … oppure … - Gli occhi del ragazzo si strabuzzarono comicamente – Non dirmi che …. Genesis ci ha provato anche con te?!

- Ma che accidenti vai blaterando, idiota!

Samael schivò la ciotola di patatine, che terminò la sua corsa nel cestino dei rifiuti alle sue spalle.

- Bel colpo! – ghignò, poi soggiunse – Ordinane delle altre. Ho ancora fame. -

Houri prese due ampie boccate d’aria, cercando di calmare i nervi – Ordinatele da solo e, comunque, nessuno mi ha molestata … è solo che …-

Samael iniziò a giocare con il ghiaccio nel suo bicchiere osservando da sopra la montatura degli occhiali le reazioni dell’amica, - Mmh … Allora, non può essere Genesis … Né nulla che lo riguardi – E qui iniziò a tormentare il braccio della ragazza con la cannuccia ancora umida – Quindi è qualcosa che è successo dopo … Qualcosa che ha a che fare con il comandante Hewley? Si, a giudicare da quanto è rossa la tua faccia. Quindi … Ti sei presa una cotta?!

- Se non la smetti di darmi il tormento ti infilo quella cannuccia giù per la trachea.

- Si, ti sei presa una cotta. Hai intenzione di chiedergli di uscire?

Houri gli lanciò la stessa occhiata che avrebbe riservato a chiunque le avesse detto che un impianto a benzina avrebbe reso di più con una manciata di zucchero nel carburante. Samael sospirò – Non c’è speranza che una simile eventualità si verifichi, corretto? –

- Uh-uh. Troppo imbarazzante. Soprattutto dopo il modo in cui mi sono …nh … presentata.

A questo Samael non poté trattenere un’interrogativa alzata di sopracciglio – Adesso questa me la spieghi.

La ragazza si mordicchiò le labbra, muovendosi nervosamente sulla sedia, -Ho cercato di colpire Genesis con una chiave inglese. Sulla testa. Con molta, molta forza.

- Ah, “cercato” vuol dire che non ci sei riuscita, giusto?

- Purtroppo no. Poi gli ho lanciato dietro una sequela di improperi … il più dei quali sulla sua scarsa intelligenza e le sue tendenze sessuali. – Qui si bloccò un attimo per guardare il suo interlocutore – Non che ci sia niente di male, certo …

Samael scrollò le spalle – Certo. Il problema non è che Genesis sia gay ma che è un maniaco. Un flirter. Uno molto molto attivo e insistente. L’ultima in particolar modo. – scrollò il capo – Torniamo a noi. Gli hai tirato una chiave inglese, mancandolo, e lo hai insultato. Non è questo gran disastro. Scommetto che non sei l’unica. Circa la settimana scorsa Sephiroth ha cercato di incenerirlo con un Firaga, due giorni dopo Tseng gli ha quasi sparato. Ti sei solo conformata alla moda.

- Sì, ma io … il comandante Hewley non lo avevo mai visto. Neanche quando è entrato. Lo sai, no, che l’ingresso è tutto in penombra.

- E quindi?

 

 - Io avevo cercato di avvisarlo di non dire nulla a Genesis ma non mi aveva capita ... ed ero arrabbiata, molto arrabbiata ...- qui Houri si concesse una pausa per leggere la curiosità dipinta sulla faccia del suo migliore amico quindi continuò, ancora più lentamente di prima: - sì, insomma, ho inveito anche contro di lui... Poi si è avvicinato, si è avvicinato molto, e io l’ho visto bene. E lui mi ha chiesto come stavo, di scusare il comportamento del suo amico e se poteva fare qualcosa per me. E’ stato così gentile, anche se me la sono presa con lui …

 

- E tu?

La ragazza si nascose il volto nelle mani incominciando a blaterare piccole parole dal senso arcano prima di dichiarare stridulamente – Io ho incominciato a balbettare, poi mi sono bloccata per guardarlo, e alla fine di tutto questo …

- E alla fine di tutto questo? – Incalzò Samael

- Mi sono nascosta! – Ululò disperata Houri

Il moro dovette trattenersi dal sbattere con forza la testa contro il tavolo, quella ragazza era un caso patologico. Non guardava in faccia a nessuno, fregandosene altamente delle loro opinioni, il suo miglior pregio. Che finiva in cenere non appena si prendeva una sbandata.

-Bè, forse non tutto il male vien per nuocere. – Si rassegnò a borbottare alla fine. Dopo averla lasciata in quella situazione spinosa poteva almeno tentare di tirarle su il morale.

- Che vuoi dire?

- C’è anche la possibilità che adesso ti consideri una specie di donna del mistero. Agli esseri umani le cose misteriose piacciono molto.

Houri alzò un dito davanti al viso in segno di monito e Samael si zittì immediatamente – Non senti questo suono?

- Quale suono? – chiese lui cercando di udire qualcosa al di sopra del cicaleggio degli avventori

- Quello che fanno le tue dita mentre cerchi di arrampicarti sugli specchi!

Samael le lanciò un’occhiataccia facendo il broncio – Potresti quanto meno far finta di apprezzare i miei sforzi! Non è colpa mia se tu ti trasformi in una massa di gelatina ogni volta che vedi un tipo che ti piace. Comunque non credo che ogni speranza sia perduta, se vuoi puoi venirmi a trovare durante la pausa pranzo domani cos … che accidenti è quello?

La rossa si irrigidì completamente – Cosa? Ti prego: dimmi che  non è un insetto!

Samael si portò l’indice alle labbra, facendole segno di tacere prima di allungare una mano e tirarle via un piccolo bottoncino nero da sotto il risvolto della giacca rossa – Mha … nulla, solo un filo verde sulla tua manica, chissà come ci è finito. – proseguì poi col tono più naturale possibile, facendole segno di alzarsi e seguirlo. – A proposito, ti và se ti racconto della gravidanza di Sarah, sai quella che lavora alla reception?. Bhè è rimasta incinta solo che non se n’era accorta e …

 

Sul retro del locale, ben nascosti nella penombra sulla scala antincendio, due loschi figuri borbottavano a mezza voce.

 

- Wha, l’hai capita sta storia, socio? Quindi le donne non lo sanno sempre se sono incinte, yo.

 

- … umh …

 

- E io che ho sempre creduto che già al primo mese, sai al primo ritardo … ma te pensa! Poi, cioè, quella lì! Sembrava tanto tranquilla invece … Hai capito te che …

 

- Mh-hm

 

 

Senti ma io volevo continuare a sapere di sta storia della cotta. Sai … la Straw è sempre tutta sulle sue, sempre tipo “Io sono tanto fica. Se mi fai incazzare ti tiro una chiave inglese!” … quelle dannate chiavi inglesi! Hai idea di quanto male facciano, socio? Se ti beccano sui gioielli poi!-

 

-Già. Quand’ è stata l'ultima volta che hai provato quel dolore? Forse dovrei rinfrescarti la

memoria!- La voce era femminile ed estremamente irritata.

 

Il turk scattò in piedi dalla sua posizione accovacciata dando una sonora testata alla balaustra

metallica. Dannazione!

 

 – Darkwood, Straw! Che sorpresa, yo! Che ci fate qui intorno? –

 

 

Note delle autrici:

 

Vabbè, note di una delle due, visto che una è a Chieti e una a Venezia, per il momento.

Allora, siamo giunti al magnifico secondo capitolo. Abbiamo deciso di aggiornare il sabato da ora in avanti, visto che nel mezzo della settimana la cosa diventa difficoltosa. Non nascondo che ci saranno problemi in merito, siamo due povere universitarie in balia degli esami, la Nanà particolarmente, che si ritrova nelle grinfie delle sessioni d’esame della Cà Foscari.

In ogni caso: spero che la nostra storia riesca a farvi ridere, so che il taglio è un pochino brusco, ma abbiamo seri problemi a capire come gestire le lunghezze dei capitoli, visto che abbiamo scritto la storia in un unico, possente blocco.

 

Allora, ricapitolando: Samael è un vigliacco che adora manipolare le persone, visto che affrontare le cose di petto sarebbe troppo complicato (che uomo!).

Houri è assolutamente incontrollabile, almeno finché non si prende una cotta, dopodichè ce la perdiamo.

Reno rischia di ritrovarsi con ferite contundenti in punti molto delicati.

Rude grugnisce e annuisce.  Davvero quel ragazzo parla troppo poco. E si fa trascinare troppo da Reno. Ah, ricordo le risate che mi facevo quando Reno scappava, sostenendo di essere in ritardo per un appuntamento, e Rude restava da solo a fronteggiare il mio trio in FFVII.

 

Molti di voi mi hanno chiesto: ma Genesis che cavolo vuole?

Aspettate e saprete. Dalla prossima settimana inseriremo dei piccoli Omake di delucidazione, che daranno una risposta alle vostre domande.

Per il momento un grazie a tutti quelli che ci seguono e ci commentano. Leggiamo ogni recensione con grande attenzione. A proposito dei dialoghi confusi, spero che questo capitolo sia più chiaro. Purtroppo quel prorogo ce lo siamo giocate male. Grazie ancora da parte di entrambe.

 

Nanà e Poisonerlady.

 

P.S: nel caso ve lo foste chieste: Samael è un nome biblico. Vuol dire Veleno di Dio e, secondo alcune versioni ebraiche, era il nome del demone che tentò Eva. Darkwood evoca qualcosa di oscuro ed intricato. E’ il nome perfetto per un ingannatore.

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Capitolo 4
*** Capitolo terzo & Primo Omake ***


Capitolo terzo

 

-Già. Quand’ è stata l'ultima volta che hai provato quel dolore? Forse dovrei rinfrescarti la memoria!- La voce era femminile ed estremamente irritata.

Il turk scattò in piedi dalla sua posizione accovacciata dando una sonora testata alla balaustra metallica. Dannazione!

– Darkwood, Straw! Che sorpresa, yo! Che ci fate qui intorno? –

Reno si affrettò a riacquistare una posa dignitosa, ignorando il martellante e bruciante dolore al capo, impresa non semplice.

Houri fece roteare gli occhi castani, non riuscendo a trattenere uno sbuffo divertito -Davvero, sei un bugiardo patetico, credevo che vi insegnassero a sparare balle migliori. Rude, piantala di nascondere quel ricevitore, vi abbiamo sgamato.-  Rude smise immediatamente di armeggiare con la piccola ricevente e si schiarì la gola imbarazzato. Reno si limitò a contrarre le labbra, poi con un gesto studiatamente lento, sfilò la Night Stick dalla cintura dei pantaloni e lasciandola sussultare sulla spalla. Osservò gli occhi verdi di Samael seguire il movimento che sperava, davvero ci sperava, risultasse vagamente intimidatorio.

-Lo sai che se quella dovesse attivarsi per sbaglio mentre te la batti vicino al collo, rischieresti l’attacco cardiaco o il danno celebrale? –

Reno si bloccò con la bocca leggermente spalancata, poi, inorridito, allontanò il taiser dalla spalla.

Va bene, l’intimidazione non funzionava. Houri gli si avvicinò leggermente, la sbarra di metallo stretta in mano, l’espressione del Behemoth Reale che ha avvistato il rosso. Ma perché non aveva scelto un altro colore di capelli?! Reno iniziò a sudare freddo. Houri incassò la testa nelle spalle e si preparò alla carica. – Reno caro, - cominciò Samael con voce suadente, -  io credo che Houri stia immaginando la tua testa su una bella punta di lancia, in questo momento… - Houri sottolineò la constatazione dell’amico ringhiando minacciosa e si fece schioccare la spranga sul palmo aperto della mano, Reno e Rude indietreggiarono di un passo. – Tuttavia, - proseguì il moro, – conoscendoci da molto tempo, vorrei concedervi una seconda possibilità. Che cosa ne direste di dirci per quale motivo i signori Turks, sempre tanto impegnati nelle loro missioni speciali, perdono tempo a spiare un meccanico e un assistente?

Il rosso seguì il gesto inorridito – Q … questo è un ricatto , yo!-

Samael inarcò un sopracciglio, -Ricatto? Che brutta parola, io lo chiamerei piuttosto un libero ed equo scambio di favori.

Reno aprì e richiuse la bocca un paio di volte. Non era possibile. Non poteva aver davvero paura di un meccanico femmina e di una sottospecie di segretario. Lui era un Turk che diamine.

- Straw, se osi colpirmi con quella ti ritroverai in una delle celle del cinquantunesimo piano prima di poter dire “ah”!

Houri spalancò teatralmente gli occhi castani – Hai sentito, Samael? Reno riferirà tutto a Tseng. Questo significa che lui sa che voi siete qui?

- Certo che sì. – esclamò prontamente Reno. Non era vero, ma quelle piccole pesti non potevano saperlo.

La ragazza fece scattare le sopracciglia in alto, incredula. – Ti aspetti davvero che io ci creda? Se Tseng volesse sapere della mia vita privata me lo chiederebbe, non si abbasserebbe a spiarmi con una cimice!

- Dacci un taglio, yo. Non era te che spiavo se proprio lo vuoi saper … - Reno si morse la lingua, ma ormai il danno era bello che fatto.

Nel vicolo scese un silenzio profondo, poi un ululato di pura frustrazione squarciò l’aria.

 

XxX

 

Tutto ciò era assurdo. Grottesco. Folle.

- RHAPSODOS! Quel … quel brutto… maledetto… disgraz … -E qui Samael si era accorse che una parola non poteva contenere tutto l’odio che provava per quel tronfio schifoso, così si impegnò ad urlare, nuovamente, tutto il suo disprezzo.

Houri gli rifilò una poderosa gomitata nello stomaco. - STA ZITTO!-

Giusto, in momenti come questi, non serviva a nulla abbandonarsi a sentimenti di sconforto, ci voleva qualcuno che, come Houri, sapesse ragionare lucidamente e aggiustare la situazione a gomitate.

Samael si piegò su se stesso e sussurrò all’asfalto il suo immenso dolore: - Ahi. Che male. Ahi…-

Hourì lanciò un’occhiata all’amico poi ai turks: Reno si stava grattando la nuca e Rude strusciava i piedi per terra emettendo qualche colpo di tosse ogni  tanto.

Erano a disagio. Bene.

-Non volete finire come lui, vero?-

I due si scambiarono un’occhiata e scossero freneticamente il capo all’unisono.

-Allora rispondete ad un paio di domande: cosa vi ha offerto? Vi ha pagati?

-Uhg … non proprio pagati … ecco …

- Molto eloquente, Rosso. Non ho tutto il giorno. – sbottò Houri. Detestava veder la gente cincischiare, soprattutto quando avevano informazioni che le servivano.

Reno si appoggiò alla scala antincendio con una smorfia di rassegnazione.- Ci ho perso una scommessa, yo. Un servizio fuori orario era la posta.

Ah.

- E su cosa avreste scommesso?

Il Turk si passò una mano dietro la nuca, scombinandosi il codino. – Beh, tu lo sapevi che Rhapsodos sa recitare tutto, ma proprio tutto, il Foust mentre combatte un’orda di behemot incazzati? Perché io non lo sapevo.- ridacchiò nervosamente.

Houri e Samael lo fissarono a bocca spalancata, incapaci di proferire alcuna frase di senso compiuto. Ma si poteva essere più imbecilli? Anche l’ultimo dei cretini sapeva che Genesis era passato alla storia per aver recitato ogni opera magna della letteratura orientale ai soldati di Wutai, mentre li prendeva a sonori calci nel sedere.

Houri si nascose il volto nelle mani, indecisa su quale reazione fosse più appropriata davanti ad una simile manifestazione di idiozia, - E voi dovreste essere il cervello delle operazioni speciali? Davvero?! – Rivolse un’occhiata a Samael, che stava controllando di avere ancora tutte le costole a posto, - Finiscila. Non ti ho rotto nulla. Escogita piuttosto uno dei tuoi fantomatici piani malefici per uscire da questa storia.

- Non è che idee del genere piovano dal cielo, sai? – Rispose quello piccato, prima di chiudersi in un silenzio meditabondo. Alla fine sospirò, scrollò le spalle e si rivolse  ai due Turks. – Questa conversazione rimane tra noi, Rh … quell’individuo non ne viene a sapere niente o faremo in modo di riferire tutto ai vostri superiori, chiaro? – poi,  senza aspettare una risposta, si allontanò, affiancato da Houri.

L’urlo di Reno sovrastò la cacofonia del traffico di città.

- Straw! Darkwood! Questa storia non finisce qui! –

Houri allungò dietro la schiena il braccio destro e sventolò un fiero dito medio nella loro direzione.

 

XxX

 

Il cielo sopra i reattori era plumbeo, grigio e monotono; talmente uniforme che non accennava nemmeno ad uno scroscio di pioggia così come non si riusciva a vedere nessuno spiraglio di luce tra le nubi. Samael guardava, perso, le nuvole; perlomeno la loro forma era più interessante del rumore continuo della fotocopiatrice. Quando l'arnese finalmente smise di fare quel suono infernale raccolse accuratamente tutti i fogli, prese un'ampia boccata d'aria come se stesse per entrare in apnea e aprì la porta.

Il moro guardò in maniera circospetta prima a destra e poi a sinistra e, dopo essersi accertato che non vi fosse anima viva, si tuffò a passo svelto nel corridoio curandosi sempre di non essere seguito o preceduto da nessuno. Dopo un'interminabile minuto giunse nel suo ufficio, chiuse la porta e si tuffò nella comoda sedia dietro la sua scrivania: “Questa storia deve finire... Non si può mica andare avanti così!” Sbuffò e si mise al lavoro.

 

Sotto i suoi occhi scorrevano ogni mese migliaia di rapporti; missioni, bilanci finanziari del reparto, valutazioni dei SOLDIER, il tutto accuratamente censurato dai piani alti. Il suo compito era quello di riorganizzarli e farli arrivare sani e salvi al destinatario. Molte volte gli era capitato di sfogliare rapporti interessanti come quelli delle missioni dei First, ma oggi la fortuna non sembrava assisterlo; c'era infatti sulla sua scrivania una quantità immane di valutazioni sui Second Class che dovevano essere accuratamente ordinate e messe in regola.

Il cielo fuori dalla finestra sembrò farsi ancora più grigio.

Scartabellando l'ingente pacco di fogli la testa del ragazzo andò a finire altrove; più precisamente agli eventi dei giorni precedenti. La sua fuga interminabile dal Comandante Rhapsodos, il coinvolgimento nella faccenda della sua migliore amica e per giunta anche dei Turks. I TURKS! Samael di una cosa era certo: quella partita a rimpiattino doveva finire … l'unico problema era il “come”. Genesis era un First con una gran carriera alle spalle, solo il pensiero di provare a denunciarlo per stalking lo faceva sorridere amaramente; nessuno lo avrebbe ascoltato. Poteva chiedere aiuto al Direttore o a Sephiroth, ma quei due erano troppo presi dal loro lavoro per dare ascolto alle richieste di un umile assistente.

Eppure doveva esserci una soluzione o anche solo qualcosa che potesse fargli guadagnare tempo per liberarsi delle attenzioni del Comandante una volta per tutte.

 Questi pensieri furono improvvisamente interrotti dalla cinquantasettesima scheda che lo incuriosì a tal punto da farlo fermare a leggerla tutta. Il SOLDIER in questione era un allievo estremamente dotato del comandante Hewley, purtroppo aveva tanta forza quanta incapacità nel gestirla, soprattutto per quanto riguardava l'uso delle materia.

-Uhm, questo può essere un gran bel problema. Se gli capitasse in mano una materia da evocazione non oserei pensare a cosa potrebbe succedere!

In quel momento lo sguardo di Samael fu attraversato da un lampo, un fulmine a ciel sereno. La soluzione dei suoi problemi aveva un nome: Zackary Fair.

 

XxXxX

 

Il comandante Hewley incrociò le braccia e affondò nel divanetto dell'area relax del 49esimo piano, del tutto intenzionato a non rialzarsi più. Con lo sguardo perso nel corridoio deserto stava ripercorrendo velocemente gli ultimi avvenimenti: Genesis stava indubbiamente peggiorando. Era già un'impresa piuttosto ardua preoccuparsi che i suoi battibecchi con Sephiroth non superassero la soglia della sala di addestramento, non poteva anche seguirlo dappertutto per accertarsi che non molestasse nessuno. Senza contare che Genesis aveva superato da tempo l'età in cui i bambini necessitano di una tata ed Angeal si sentiva proprio così: tutto il giorno dietro a una comitiva di Second Class scatenati, che a malapena riuscivano a distinguere un “fira” da un “energia” (cosa che gli aveva causato non pochi guai) e nel tempo libero a cercare di recuperare il suo miglior amico. Roba da pazzi! Il comandante scosse il capo rassegnato e quando lo rialzò si trovò davanti il nuovo assistente.

-Comandante ... sembra stanco, se vuole le porto una tazza di caffè … - chiese Samael con aria preoccupata.

-No, non importa. Stavo per tornarmene a lavoro . - Angeal notò il voluminoso pacco di documenti tenuti in mano dal ragazzo -Non dirmi che quelli sono per me?

-Bè, in realtà signore … - Esitò Samael, poi poggiò il pacco sul tavolo e li sfogliò distrattamente. -Vede sono tutte valutazioni dei Second; ho già dato un'occhiata e non c'è bisogno che le ricontrolli proprio tutte … -

Il tono discendente delle ultime parole fece capire ad Angeal che c'era qualcosa che non andava , così prese il pacco e iniziò a controllarlo. A prima vista tutti i suoi uomini erano in regola, certo c'era qualche parametro leggermente fuori norma qua e là, che era stato diligentemente sottolineato in fucsia, ma nulla che non rientrasse nella normalità.

Arrivato alla cinquantasettesima scheda dovette ricredersi, era più facile contare le righe lasciate candide che quelle evidenziate.

-Ti riferivi a questo? - Angeal sollevò il rapporto di Zack Fair.

Samael annuì timidamente e subito aggiunse: -Era così stanco che non volevo darle una brutta notizia, ma a quanto pare quel ragazzo ha seriamente bisogno di più allenamento... -

Angeal riprese a due mani il rapporto scorrendo uno ad uno tutti i parametri con aria afflitta, mentre l’assistente  continuava: - Eppure non è così male, sembra molto dotato … -

L’assistente aveva centrato il punto, Zack era molto dotato ma, sfortunatamente, anche molto distratto. Angeal aveva perso ore e ore del suo tempo addestrandolo al meglio ma (ahimè!) non era riuscito a fargli acquisire abbastanza abilità, soprattutto per quanto riguardava l'uso delle materia.

Il comandante sprofondò ancora di più nel divanetto sforzandosi di cercare una soluzione; di certo non avrebbe potuto lasciare il suo miglior allievo in quella situazione, ne andava del suo onore. In quel momento Samael si intromise nuovamente nei suoi pensieri,  -Non per sminuire il suo lavoro, lei è indubbiamente uno dei migliori istruttori della Shinra, ma qui ci vorrebbe un allenamento speciale … Uhm ... – Il ragazzo si portò una mano sul mento -Non c'è un reparto di addestramento per magie o materia? - Chiese alla fine cercando il suo sguardo.

Angeal alzò la testa distratto. Un reparto addestramento magia?! Se fosse esistito avrebbe già affidato Zack alle loro cure; magari solo per farlo spaventare un po'! Il vero problema era che nemmeno lui era molto esperto in magie o in evocazioni, ma forse …

Il cervello del comandante tornò improvvisamente reattivo: poteva sempre affidare Zack ad un esperto nel campo, e chi altri se non il suo caro amico Genesis poteva soddisfare una richiesta del genere?!

Angeal sorrise soddisfatto, poggiò il rapporto di Zack sul tavolo e scribacchiò qualcosa a margine dell'ultimo foglio ponendovi un'austera firma al lato, poi porse il plico al segretario: -Tieni, potresti portarlo al direttore per favore? –

Samael guardò per un attimo il comandante in maniera piuttosto interrogativa, poi ricompose i documenti e prese in mano il rapporto:

-Si signore! Le porto questi altri in ufficio! - Così si congedò sorridendo pacatamente.

Angeal incrociò le braccia dietro la nuca soddisfatto della soluzione.

Accoppiare Genesis e Zack per l'addestramento poteva essere una scelta azzardata, a dir poco catastrofica, ma al comandante non importava assolutamente nulla, aveva preso due piccioni con una fava liberandosi per un po' di tempo delle sue principali fonti di preoccupazione.

Nella sua mente stava già pregustando il meritato periodo di riposo derivato da questa scelta; poteva andare a sciare ad Icicle Inn, al mare a Costa del Sol, tornare a Banora per aiutare nella raccolta delle Accidenmele, cercare di capire come la ragazza del garage riuscisse a sparire così velocemente …

Ripensandoci bene, non aveva mai visto nessuno eclissarsi così, nemmeno le spie di Wutai …

 

Allo Spett.le Direttore di SOLDIER Lazard Deusericus

Dato l'evidente squilibrio riscontrato nelle abilità del Soldier Second Class Zackary Fair,

io Angeal Hewley, richiedo per il soggetto un addestramento speciale di quindici giorni sotto

il Comandante Genesis Rhapsodos, per ovvie ragioni di abilità tecnica superiore

nell’utilizzo di materia e evocazioni.

 

Distinti saluti.

Angeal Hewley.

 

Samael non fece altro che gongolare nel tragitto verso l'ufficio del Direttore, leggendo le righe brevi e concise scritte dal comandante Hewley:

-Bel lavoro, davvero un bel lavoro!- Esclamò nell'ascensore tenendo teso davanti agli occhi il lasciapassare che gli avrebbe garantito quindici giorni di libertà.

Non c'era che dire, Samael aveva architettato un bel piano, più che altro aveva scelto le persone giuste su cui far leva; sapeva che Zack era una testa calda e che anche la persona più paziente di Gaia avrebbe avuto bisogno di un po' di riposo dopo aver passato settimane intere ad addestrarlo!

Così il moro si sentiva anche un po' meno in colpa di aver sottolineato tutte quelle righe in più per far notare al Comandante quanto fosse necessario per Zack un addestramento speciale; in fondo non aveva fatto altro che offrire ad Angeal un'occasione per andare in vacanza!

Ora non restava che presentare il rapporto all’attenzione del Direttore.

Samael si ricompose aggiustandosi i capelli nel riflesso della porta dell'ascensore, rimise su la sua faccina pacata ed entrò nell'ufficio di Lazard.

 

Omake

Dell’esilarante, rocambolesco incontro tra Miss. Straw e Mr. Hewley.

- Quell'idiota! Maniaco! Cretino! Gaia, gaia gaia... Dovrebbero castrarlo ecco cosa dovrebbero fare... ahi che male, che male...-

Angeal rimase per qualche secondo immobile ad osservare quella buffa figurina scendere dal bancone e cercare di raccogliere tutto quello che vi era caduto. Non che volesse davvero rimanere lì immobile, sia ben chiaro, tra l'altro la ragazza sembrava abbastanza sofferente, forse avrebbe dovuto aiutarla, ma il tagliente spostamento d'aria provocato dalla chiave inglese che era passata a pochi centimetri dal suo viso, l'aveva lasciato quantomeno allibito e incapace di pensare a qualcos'altro che non fosse: “Shiva, sono vivo per miracolo”.

Pian piano, un pezzo del corpo alla volta, riuscì finalmente a muoversi, dannazione era un soldier first class! Aveva affrontato i fanti di wutai! Altro che chiavi inglesi volanti... Recuperò l'arma del delitto, una chiave da  trenta in acciaio massiccio; ringraziò di nuovo la volontà del pianeta per la sua clemenza, prese un gran respiro e uscì dalla penombra dell'ingresso:

-Si è fatta male?-

-Certo che mi sono fatta male! Ma dico, l'ha visto come mi ha sollevata?! Non si è così violenti nemmeno con i sacchetti di gesso ... Insomma è un soldier, Non un dannato Moguri del cuore! Avrò i segni sui fianchi per il resto della mia vita!-

Un Moguri del cuore? Di certo stava molto meglio di quello che credeva se riusciva a partorire battute del genere. Diede uno sguardo alla ragazza; stava cercando disperatamente di recuperare tutti gli attrezzi, le viti e i bulloni che erano rovinosamente caduti al suolo, Angeal si chinò e raccolse una brugola alla sua sinistra:

-Mi dispiace molto per come si è comportato, se vuole posso curarla con una materi...-

-Oh non ci penso nemmeno! - Sparò lei senza nemmeno lasciarlo parlare: - Voi soldier siete iniettati di mako, a me quella roba non può far altro che male...-

-Bè veramente anche i civili usano le … -

-Ah, non stia li a dire stupidaggini! Abusate di quella roba e poi diventate presuntuosi, sordi e pure ciechi! Peccato che nessuno di voi diventi muto, o meno inetto con le leve del cambio!-

Angeal dovette farsi violenza per non rovesciarle in testa i bulloni che aveva raccolto e andarsene via lasciandola lì, con i suoi dolori e i suoi lamenti; ma come diavolo si permetteva! Figurarsi che era lì per aiutarla!

-Perdoni la mia franchezza, ma non mi sembra che io sia sordo o cieco...-

-Ah no? Curioso, mi sono sbracciata in maniera disumana per farle capire di non dire niente a quell'idiota di Genesis e non ha capito assolutamente nulla! Anche un orbo mi avrebbe notata, o perlomeno sarebbe stato in grado di percepire lo spostamento d'aria!-

Questo era troppo... Angeal era paziente, molto paziente, l'uomo più paziente di tutta la Shinra, ma nessuno si doveva azzardare a prendere in giro lui o il suo migliore amico. Nessuno.

-Senta, le ho chiesto scusa, la sto aiutando a rimettere a posto e mi sono anche offerto di curarla ma lei non fa che inveirmi contro! Non mi sembra che si stia comportando tanto più civilmente di Genesis; ora credo di capire perché l'ha trattata a quel modo.-

La ragazza fece schioccare i palmi sulle ginocchia e si alzò di scatto urlando: - COOSA?! SA CHE LE DICO, LEI E' DAVVERO UN...-

Non aveva fatto in tempo ad alzarsi in piedi che già aveva perso l'equilibrio, bella mossa alzarsi di scatto dopo essere stata per un buon quarto d'ora chinata per terra! Quella ragazza non era davvero un gran genio... Angeal roteò gli occhi, prese un gran respiro per calmarsi e si avvicinò; doveva tenere duro ancora qualche minuto, il tempo di accertarsi che Genesis non le avesse fatto davvero male e poi sarebbe fuggito via di corsa da quella rossa bisbetica.

-E' tutto ok? Sicura di non volere essere curata?-

-Si, si... sono sicura ... - Rispose lei massaggiandosi gli occhi, a dir la verità barcollava ancora un pochino.

-Aaahh! Che stupida!- Sbottò tutt'ad un tratto -Senta, mi dispiace di averla trattata così... Lei davvero non c'entra niente... Ma Genesis, quel CRETINO! Mi fa uscire fuori dai gangheri!-

Angeal assaporò per un attimo la dolce sensazione di vittoria, forse quella tipa non era poi così irragionevole: - Non si preoccupi, del resto Genesis fa perdere le staffe un po' a tutti...-concesse con un sorriso cortese, avvicinandosi all’alone di luce proiettato dai neon sul bancone. La ragazza allontanò finalmente le mani dal volto, biascicando un’altra scusa.

-No, davvero … Mi scusi non dovevo perm...-

Oh, alla fine era riuscito a vedere il suo viso! A dir la verità era molto più giovane di quello che si aspettava, e anche decisamente più rossa.

Il soldier non poté fare a meno di far scattare un sopracciglio in alto; quel colorito era innaturale per qualsiasi tipo di persona!

-Senta, è sicura di non volere delle cure mediche?-

La ragazza scosse energicamente la testa. Aveva gli occhi sgranati, così sgranati che Angeal si guardò alle spalle per controllare che non ci fosse qualcos'altro... Che so: un mostro,  un fantasma...

-.. n … no … s-sto b-bene... -

-Ne è sicura?-

Ancora una volta la rossa rispose con un cenno di capo, Angeal annuì in verità piuttosto perplesso sul da farsi e ancora più confuso dai repentini cambi di umore della sua interlocutrice.

-Bè allora, se davvero sta bene, l'aiuto a … a rimettere a posto?- L'ultima frase era risuonata nel silenzio come una granata buttata in un corridoio deserto, Angeal socchiuse gli occhi e aspettò pazientemente una reazione.

Lei stette un po' li a torturarsi le mani, poi sorrise, lo guardò di nuovo, si scostò i capelli dal viso e finalmente balbettò qualcosa:

-oh... io … io … HO SCORDATO UNA COSA IN FORNO!-

-Forno?-

La vide annuire di nuovo energicamente.

-Qui... in garage?-

-Oh, si... abbiamo i forni … per … per pulire … per pulire le candele!-

-Ah... - Angeal non ci capiva molto di motori,  o meglio, non ne capiva assolutamente niente, ma non aveva mai sentito di “forni per pulire le candele” o di trattamenti del genere; si limitò ad alzare un sopracciglio mentre annuiva. – Oh, capisco …

-Eh già … allora … vado … -

La rossa fece un lieve cenno con il capo e fu inghiottita dall'ombra degli elicotteri.

 

 

Note stonate:

Pubblicazione della domenica con piccolo regalino per tutti i signori lettori. L’avevamo promesso e Nanà ha mantenuto la parola, il pezzo è fondamentalmente suo, io leggevo e ridevo, come il pappagallo sulla spalla. Dunque, come potete ben vedere le cose vanno per le lunghe. Houri è imbarazzata e non prende neanche in considerazione di dichiararsi, Samael viene annientato psicologicamente da Genesis e cerca di vendicarsi a discapito di chiunque altro. Perché le conseguenze del malefico piano della serpe saranno catastrofiche. Avete presente la pallina di neve lanciata dalla cime di un monte innevato che diviene valanga? Ecco, anche peggio. E con questo vi lasciamo per questa settimana. Buona domenica. Un grazie a chi ci segue e a chi ci recensisce.

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