Sora & D'Artagnan - Uno per tutti... e tutti contro gli Heartless!

di telesette
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo Primo ***
Capitolo 3: *** Capitolo Secondo ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Fiume Senna, Parigi, anno 1626…

Siamo nella Francia del XVII° secolo, all’epoca del regno di Sua Maestà Re Luigi XIII, e lungo le rive di questo splendido fiume che è la Senna ha inizio la nostra storia. In questo periodo Parigi è già famosa per essere una città grande piena di vita, il cuore pulsantedi un paese in continuo sviluppo, con tutto il fascino delle cose fatte di pasta e a forma di conchiglia.
Il giorno si era affacciato tranquillo e sereno, tra i vicoli e le strade dove fervevano le attività del commercio, e nulla sembrava diverso dal solito… Ad eccezione di un particolare abbastanza curioso, o per meglio dire tre: tre buffi personaggi, tranquillamente a zonzo come se niente fosse. A parte i loro vestiti ( decisamente insoliti per l’epoca ), era piuttosto strano in effetti vedere un ragazzino coi capelli ritti a gel, insieme ad un cane e un papero in grado di parlare e camminare come persone vere. La gente lanciava evidenti occhiate e mormorii di stupore nella loro direzione, tuttavia i tre erano troppo impegnati a guardarsi intorno per accorgersene.

- Ehi, Sora - esclamò ad un tratto il papero, rivolgendosi al ragazzo con uno “starnazzare” difficilmente comprensibile. - Secondo te, dove siamo finiti questa volta?
- Hmm, fammi pensare - rispose l’altro, fermandosi per riflettere. - Non so perché ma queste case e queste strade mi fanno venire in mente il mio libro di storia…
- A proposito - intervenne il cane, con tono di voce bonario e allegro. - Quando tornerai a casa, ti aspetta un bel po’ di scuola da recuperare, no?

Sora sbarrò gli occhi, chiaramente spaventato al solo pensiero, tuttavia cercò in fretta di spostare altrove la conversazione.

- Fo… Forse ci conviene dare un’occhiata in giro - disse, grattandosi la nuca. - Se gli Heartless sono qua attorno, non dobbiamo perdere tempo!

I suoi due compagni fecero appena una smorfia divertita ma, concordando chiaramente sul da farsi, si accinsero dunque a proseguire insieme lungo la strada.

 

***

 

Frattanto, circa all’estrema periferia di Parigi, un elegante giovanotto e una bionda fanciulla entrambi sui sedici anni sembravano alle prese con una certa discussione: lei seria e imbronciata, con i pugni serrati lungo i fianchi, camminava davanti con passo svelto e deciso; lui triste e sconsolato, con le mani sollevate a mo’ di scusa, cercava in tutti i modi di starle dietro per calmarla.

- Constance, per favore - esclamò il giovanotto. - Almeno lasciami spiegare…
- Non c’è proprio niente da spiegare - rispose lei. - Almeno abbi il coraggio di ammettere che ti sei dimenticato del nostro appuntamento!
- Ma non è vero - protestò subito l’altro. - Purtroppo il capitano De Tréville mi ha trattenuto più del previsto, non è certo colpa mia se sono riuscito a liberarmi soltanto adesso e…

La fanciulla si fermò di scatto e si voltò a guardarlo severamente, con occhi carichi di rabbia.

- Di’ un po’ - esclamò stizzita. - Non te l’hanno insegnato che è da maleducati fare aspettare una signora ?!?
- Scusami - mormorò il giovane, chinando il capo con imbarazzo. - Non succederà più, te lo giuro!
- Bah - sospirò l’altra, socchiudendo gli occhi con rassegnazione. - Ascoltami D’Artagnan, per questa volta ti perdono!
- Davvero? 
Evviva!
- Però, se vuoi veramente farti perdonare, dovrai accompagnarmi in giro per delle compere!
- Ma certo - tagliò corto D’Artagnan, senza esitazione. - Lo sai che farei qualunque cosa per te!

Lo sguardo sincero del giovane e le sue mani che l’accarezzavano dolcemente tra le dita, Constance non ce la faceva a restare arrabbiata con lui. D’Artagnan era sempre il solito: pasticcione e confusionario ma anche buono, sensibile e… innamorato cotto!
La fanciulla sapeva che, per quanto a volte la facesse veramente arrabbiare, non c’era nessun altro in tutta la Francia a volerle bene quanto lui ed era fin troppo evidente quello che tutti e due provavano l’uno per l’altra. Per un attimo si guardarono negli occhi ma, prima che potessero scambiarsi il tanto sospiratissimo bacio, delle orribili creature nere sbucarono fuori all’improvviso circondandoli.

- Chi diavolo sono questi cosi ? - domandò Constance allarmata.
- Non lo so - rispose D’Artagnan, sguainando la spada. - Stai dietro di me, Constance, non ti muovere!
- D’Artagnan, ho paura…

I misteriosi esseri dai gialli occhi fosforescenti si avvicinarono ai due giovani, agitando le braccia con fare minaccioso. Constance si strinse contro la schiena del fidanzato e, malgrado questi continuasse a ripeterle di non avere paura, la sola vista di quelle creature le fece venire i brividi lungo la schiena.

- Indietro - ammonì il moschettiere. - State indietro, chiunque voi siate!

La spada di D’Artagnan fendette l’aria davanti a sé. Due mostriciattoli, a contatto con la sua lama, si dissolsero semplicemente in una nuvola di fumo ma ce n’erano ancora tanti, troppi… uno di questi saltò agilmente alle spalle dei due ragazzi e si aggrappò proprio sulla testa di Constance, facendola urlare di terrore. Subito D’Artagnan si voltò ad aiutarla ma, prima che potesse fare o dire qualcosa, venti di quelle orribili creature gli si avvinghiarono saldamente attorno alle braccia e alle gambe per immobilizzarlo.

- Lasciatemi andare, maledetti - gemette il giovane, cercando invano di liberarsi. - Constance…
- D’Artagnan, aiuto!

Man mano che la rabbia e il furore si impadronirono di lui, D’Artagnan ebbe quasi l’impressione di scomparire nel mucchio di quegli esseri che gli brulicavano addosso: il pensiero di Constance in pericolo, la sensazione di impotenza e la disperazione… Purtroppo gli era impossibile liberarsi da tutte quelle creature e, per un terribile attimo di sconforto, il suo cuore ebbe quasi la tentazione di cedere all’oscurità che lo stava avvolgendo.
In quello stesso momento però, quando ogni speranza sembrava ormai perduta, qualcuno giunse in aiuto dei due ragazzi. Un fascio di potenti fulmini magici si abbatté sugli ominidi, facendoli scomparire in un mucchio di scariche elettriche, e questi registrarono la presenza di tre nemici inaspettati.

- Lasciateli immediatamente, mangia-cuori che non siete altro!

A parlare era stato un ragazzino poco più giovane di D’Artagnan, il moschettiere riuscì a vedere lui e i suoi strani compagni corrergli incontro per dargli manforte. Subito questi si gettarono nel mucchio di quelle orribili creature nere e, con una serie pirotecnica di colpi e attacchi magici, si impegnarono in un combattimento incredibile. Per andare in aiuto di D’Artagnan e Constance, il ragazzo sollevò la mano ed evocò a sé un oggetto che ricordava vagamente la forma di una chiave. Brandendo dunque quell’oggetto come una sorta di spada, costui menò una serie di poderosi fendenti contro i mostri color pece e li fece dissolvere uno dopo l’altro.

- State bene? - domandò, rivolgendosi a D’Artagnan.
- S… Sì - rispose appena il guascone. - Ma voi chi siete?
- Beh, ecco…

L’attacco furtivo di uno di quei neri mostriciattoli, ansioso di prenderlo alle spalle, costrinse il giovane sconosciuto a voltarsi per fronteggiarlo. Le nere estremità della creatura, a contatto con quella stranissima chiave, emanarono un forte spruzzo di scintille. Il ragazzo assorbì il peso dell’avversario, facendo leva sul piede per bilanciarsi, e lo spinse via con un fendente di lato dopodiché, prima di dargli il tempo di reagire, gli assestò un violento colpo dall’alto che lo fece sparire come gli altri.

- Credo che sia il caso di rimandare le spiegazioni a un altro momento!
- Ma…

Prima che potesse obiettare, D’Artagnan si ritrovò costretto a schivare un altro di quei cosi e l’attimo successivo la sua lama era pronta a combattere.

- D’accordo - tagliò corto il moschettiere, sollevando la spada per difendersi. - Almeno posso sapere come ti chiami ?
- Il mio nome è Sora - rispose l’altro.

Malgrado le numerose perdite, le nere creature sembravano non avere mai fine. Sora e D’Artagnan ebbero il loro bel daffare per tenere i nemici lontani dall’indifesa Constance, la quale era troppo sconvolta persino per capire cosa diavolo stesse succedendo. Improvvisamente Sora lanciò un grido in direzione dei suoi due compagni.

- Paperino… Pippo!
- Uack - strillò il papero, scagliando fulmini a destra e a manca con il suo scettro.
- Gosh - esclamò il cane, assestando pesanti botte sui nemici con l’ausilio di un piccolo scudo circolare.

In risposta al richiamo dell’amico, i due si strinsero a lui e a D’Artagnan in formazione-trincea. Sora rafforzò la stretta sull’arma e, guardando attentamente i nemici che li avevano circondati, scambiò un rapido cenno d’intesa con gli altri.

- Okay, ragazzi - esclamò deciso. - Gioco di squadra!

( continua col prossimo capitolo )...

 

ANGOLO DELL’AUTORE:
A parte il fatto che i cross-over sono decisamente insoliti su queste sezioni così poco frequentate ( Dio solo sa cosa ne verrà fuori da questo esperimento ), presumo sia il caso di fornire qualche spiegazione.

Innanzitutto premetto che l’idea di fondere un anime del 1987 con un videogioco dell’ultima generazione è dettata proprio dalla particolare natura della serie Kingdom Hearts e, per chi giustamente non ha molta dimestichezza col videogioco in questione, mi sembra doveroso aprire una piccola parentesi…
In un incredibile e magico universo, dove il confine tra la realtà e la fantasia è accessibile a chiunque possegga l’apposita chiave, la cosa che accomuna ogni creatura vivente è il cuore. I cuori di tutti i mondi, vicini e lontani che siano, rischiano di soccombere al malefico potere che mira ad impadronirsene. Quando un cuore cede alla sua parte malvagia, colui che lo possiede si trasforma in una creatura fatta di totale oscurità e viene chiamato Hearthless.


Un Heartless, della categoria più comune e conosciuta...

Il giovane Sora, un ragazzino terrestre dal cuore puro, assieme ai suoi inseparabili compagni Paperino e Pippo ( rispettivamente Mago di Corte eCapitano della Guardia di Sua Maestà Re Topolino ), è chiamato a combattere in difesa del bene. Per questo motivo i tre viaggiano attraverso i mondi minacciati dagli Heartless, per impedire che l’oscurità corrompa altri cuori. Durante le loro imprese, in viaggio tra un mondo e l’altro, gli eroi locali si uniscono a loro per sconfiggere gli Heartless e chi li controlla… Spesso infatti, i malvagi del luogo si scoprono alleati degli Heartless, al fine di eliminare i buoni antagonisti e realizzare una volta per tutte i loro biechi scopi.


Gli Eroi del gioco "Kingdom Hearts II"...

Per combattere le sue battaglie, Sora non si serve di un’arma convenzionale ma di un oggetto in possesso di straordinari poteri che viene chiamatoKeyblade.
Il Keyblade ha la forma di una grossa chiave magica e viene conferito solo ai puri di cuore ( o a coloro che si dimostrano degni di utilizzarlo ). Esistono vari tipi di Keyblade e i loro possessori, oltre a Sora, sono noti ai più tra gli appassionati del gioco…


Il Keyblade più comune, utilizzato da Sora...

Detto questo, senza ovviamente spammàre troppo sul resto della fanfiction, posso solo darvi appuntamento al prossimo capitolo e augurarmi di ricevere qualche parere sull’idea in sé. Concludo con una massima che sembra fatta apposta per l’occasione - “Il mondo ha i suoi confini, le sue regole e le sue leggi… Ma il bello della fantasia è che non ha nessun limite!”
^__^

DADO

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Capitolo 2
*** Capitolo Primo ***


Il numero degli Heartless andava aumentando sempre di più. Per ogni nemico abbattuto, altri quattro o cinque apparivano improvvisamente dal nulla per prendere il suo posto. L'unico modo per risolvere la faccenda velocemente era quella di sferrare un attacco combinato.
Congiungendo dunque il potere del Keyblade con la magia di Paperino e Pippo, Sora richiamò a sé l'energia sufficiente per attivare una Fusione-Turbo. Con la forza dei due amici dentro di sé, il giovane eroe era pronto a gettarsi nella mischia più forte che mai.

- Fatevi sotto - esclamò Sora, impugnando il secondo Keyblade generato dalla Fusione.

Sotto lo sguardo sempre più stupito del giovane D'Artagnan, impegnato a tenere a bada i mostriciattoli e a proteggere Constance, Sora si gettò in mezzo agli Heartless con un impeto inarrestabile. Le grosse chiavi nelle sue mani vorticavano come seghe circolari, seminando il vuoto nelle fila nemiche e dissolvendo le creature in dense colonne di fumo nero. Approfittando della confusione generale, un Heartless più piccolo degli altri scivolò silenziosamente dietro le spalle di Constance per prenderla di sorpresa... Ma subito dopo si pentì amaramente di averlo fatto.

- Aaahhh - strillò la fanciulla, afferrando istintivamente il mostriciattolo con entrambe le mani. - Non-mi-toccare-non-mi-toccare-non-mi-toccareee !!!

Il povero Heartless non immaginava certo di essere scrollato, sbattuto e riempito di schiaffi. Preoccupato dall'urlo di Constance, D'Artagnan si voltò subito per accorrere in suo aiuto ma, vedendo come il piccolo esserino nero era stato ridotto dalle "delicate manine" della fanciulla, non se la sentì proprio di infierire oltremodo su di lui...


Immagine di: Neotokyo9

Frattanto gli effetti della Fusione-Turbo erano terminati. Sora e compagni recuperarono la loro individualità ma, nonostante il loro impegno, rimanevano ancora una ventina di Heartless più che mai agguerriti. Purtroppo non c'era tempo per effettuare una seconda Fusione, sia Pippo che Paperino avevano completamente esaurito la loro scorta di energia magica per quell'attacco, ma occorreva subito una soluzione alternativa.

- Dobbiamo eliminarli subito - osservò Pippo, facendo roteare il suo scudo. - Altrimenti si moltiplicheranno di nuovo!
- Già - fece eco Paperino, assestando una violenta botta con il suo scettro. - Non abbiamo quasi più poteri, siamo al limite...
- Ma certo, il Limite - esclamò Sora, dandosi una pacca in fronte. - D'Artagnan, presto, abbiamo bisogno di te!
- Cosa? - fece il guascone perplesso.
- Ti prego - insistette l'altro, porgendogli il palmo della mano tesa. - Fidati di me, è l'unico modo che abbiamo per farli sparire tutti, prima che ne spuntino fuori degli altri!
- Ma io, veramente...

D'Artagnan era ancora piuttosto confuso. Era accaduto tutto così in fretta che ancora non riusciva a darsi una spiegazione. Chi erano o cosa erano quelle creature? Da dove erano sbucate fuori e perché avevano attaccato lui e Constance? 
Senza dubbio Sora e i suoi amici lo avevano aiutato ma, per quanto il giovane guascone aveva avuto modo di vedere, tutti loro erano in possesso di capacità magiche ( cosa che nel XVII° secolo non era vista particolarmente di buon occhio ). Poteva dunque fidarsi ciecamente di loro, e rischiare così di rimanere vittima di chissà quale sortilegio?

- Per favore D'Artagnan, fa come ti dice - intervenne Constance, quasi supplicandolo. - Ci ha aiutato, non può essere cattivo!

Gli occhi di Sora e quelli di Constance avevano la stessa luce. D'Artagnan non poteva credere che una persona malvagia potesse avere uno sguardo puro come quello della sua dolce Constance, cosicché vide sparire ogni suo dubbio come neve al sole.

- D'accordo - esclamò dunque il moschettiere, afferrando la mano di Sora.

Nell'attimo in cui le loro dita si toccarono, sia Sora che D'Artagnan furono attraversati da un'ondata di energia potentissima. Logicamente il guascone non poteva sapere che, attraverso il potere combinato di due cuori intrepidi, il prescelto del Keyblade era riuscito ad attivare un Comando-Limite ( una tecnica con la quale era possibile sviluppare per alcuni secondi una forza magica pari a quella ottenuta con la Fusione ). La spada di D'Artagnan si illuminò di un intenso bagliore azzurro e anche l'arma di Sora fu attraversata da numerose scariche elettriche.

- Non so perché, ma improvvisamente mi sento fortissimo - esclamò D'Artagnan, tenendo alta la lama davanti a sé.
- Abbiamo poco tempo a disposizione - spiegò Sora, puntando il Keyblade contro i nemici. - Concentra la tua energia nella spada... Adesso!
- Va bene - rispose l'altro, mettendosi in guardia.

Entrambi i ragazzi attesero prontamente che gli Heartless gli venissero incontro. Questi balzarono loro addosso come un sol uomo ma, nel preciso istante in cui gli furono sopra, Sora e D'Artagnan fecero confluire l'Energia-Limite nelle rispettive armi e, con un doppio fendente incrociato, la liberarono contro i nemici tutta in una volta.
Non appena l'esplosione di luce accecante si dissolse, le orribili creature nere erano scomparse assieme ad essa.

- Uff - fece Sora, riprendendo fiato. - E' stata dura, ma ce l'abbiamo fatta!
- E' vero - osservò D'Artagnan, rinfoderando la spada. - Ma non ho ancora capito cosa...
- D'Artagnan - esclamò Constance, correndogli incontro. - D'Artagnan, stai bene?
- Ma certo, non preoccuparti - rispose l'altro, arrossendo vistosamente. - E tu, non sei ferita, vero?

Constance scosse la testa con un sorriso e abbracciò il giovane con trasporto. Tanto erano presi dalle loro comprensibili effusioni, che quasi dimenticarono la presenza di Sora e dei suoi amici che li osservavano.

- Ora è tutto chiaro - esclamò Pippo sottovoce. - Ecco perché gli Heartless li hanno attaccati...
- Hanno sentito i loro cuori - aggiunse Paperino, strizzando l'occhio.
- Eh-ehm - tossicchiò Sora, cercando di richiamare l'attenzione.

Subito i due innamorati si staccarono l'uno dall'altra, imbarazzatissimi naturalmente, ma comunque cercarono di far finta di niente.

- Grazie, Sora - esclamò Constance, tendendo la mano al giovane con gratitudine.
- Ehi - scattò subito Paperino, con aria offesa. - Come sarebbe? Anche noi vi abbiamo aiutato!
- Avete ragione, scusatemi - aggiunse subito la ragazza mortificata, rivolgendo un inchino all'irascibile papero.
- Sora - intervenne dunque D'Artagnan, facendosi serio in volto. - Non vorrei sembrare un ingrato, se non fosse stato per voi, avrebbero potuto fare del male a Constance... Ma potete spiegarci esattamente chi siete voi e chi erano quelli ?!?
- Beh, ecco... E' un po' lungo da spiegare ma...
- Pssst, ehi Sora - lo interruppe Pippo, tirandolo per la manica. - Potremmo cominciare a presentarci, che ne dici?
- Non hai tutti i torti - osservò il ragazzo, grattandosi la nuca e porgendo la mano a D'Artagnan in segno di amicizia. - Il mio nome è Sora, come vi ho già detto, e questi sono i miei amici: Paperino e Pippo!
- Piacere - esclamarono i due, sollevando educatamente i rispettivi berretti.
- Sora, Paperino e Pippo - ripeté Constance. - Benvenuti a Parigi, allora!
- Dimmi, Sora - fece D'Artagnan preoccupato. - Quei... come-si-chiamano... Sì insomma, pensi che possano tornare?
- Non so dirtelo con certezza - spiegò Sora. - Gli Heartless vengono attratti dalle persone in possesso di un cuore puro: si nutrono dei loro sentimenti, per trasformare ogni essere umano in qualcosa di simile a loro, ma non sempre agiscono a caso...
- Che intendi dire?
- Che può esserci un motivo, se hanno scelto di attaccare proprio voi in una città così grande, e che qualcuno gli abbia espressamente ordinato di farlo!

Nascosto dietro a un cespuglio là vicino infatti, qualcuno aveva assistito in silenzio a tutta la scena e non era assolutamente contento della piega che stavano prendendo gli eventi.

- Questa proprio non ci voleva - esclamò il losco e corpulento individuo, sputando a terra il mozzicone di sigaro puzzolente che teneva in bocca. - Quel dannato moccioso e i suoi amici rompiscatole, in un modo o nell'altro sono sempre tra i piedi... E ora chi glielo dice a Malefica ?!?

( continua col prossimo capitolo )...

 

Angolo dell'Autore:
O.O Recentemente mi è stato fatto notare che la dimensione del carattere "3(12pt)" risulta essere troppo piccola e fastidiosa per la lettura. In virtù del consiglio, ho dunque adottato il "4(14pt)"... Nel caso ci fossero dei problemi anche così, vi pregherei cortesemente di farmelo notare oppure di contattare l'Amministrazione tramite il forum.
XD Tornando invece alla storia, la quale andrà avanti ( non posso dirvi come, non posso dirvi quando, ma andrà avanti ), posso solo darvi appuntamento al prossimo capitolo e augurarmi che questo sia stato di vostro gradimento.
Alla prossima!

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Capitolo 3
*** Capitolo Secondo ***


Quando più tardi Constance provò a spiegargli cos'era accaduto, e di come Sora e compagni avessero aiutato lei e D'Artagnan, il povero signor Bonacieux sentì improvvisamente un gran mal di testa.

- Non... Non sono sicuro di aver ben capito, figliola! Ti... Ti spiace ripetermelo con calma?

Sia Constance che D'Artagnan, che pure avevano assistito all'invasione degli Heartless coi loro stessi occhi, erano confusi quanto e forse più del povero sarto. La storia di Sora e dei suoi due amici era veramente incredibile, tanto che difficilmente si poteva credervi: creature fatte di oscurità, a caccia di cuori da corrompere; viaggi dimensionali a bordo di navicelle spaziali; chiavi magiche e guerrieri prescelti...
Ce n'era abbastanza per fare uscire completamente di testa un uomo contemporaneo, figuriamoci dunque per un povero sarto della prima metà del '600.

- Ma... Ma se questa storia di... di... Come avete detto che si chiamano? - domandò dunque il povero Bonacieux, grattandosi la fronte nel vano tentativo di raccapezzarcisi.
- Heartless - risposero Sora e compagni.
- Papà, è la verità, devi crederci - esclamò Constance con veemenza. - Io e D'Artagnan li abbiamo visti sbucare all'improvviso dal nulla!
- Sì, sì, capisco - osservò il sarto. - Il fatto è che mi sembra tutto così... così incredibile, ecco!
- Erano veri, messieur Bonacieux - insistette D'Artagnan, guardando serio l'altro negli occhi. - Quando me li sono ritrovati addosso, è stato come sentire un freddo incredibile fin dentro alle ossa; non riuscivo neppure a muovermi, ero pietrificato!
- E' il tipico modo di agire degli Heartless - spiegò dunque Sora. - Quando entrano in contatto con persone in possesso di cuori puri, cercano di assorbirli per nutrirsene e generare altri Heartless come loro!
- Ma è terribile - gemette Constance inorridita. - Se quei cosi si mettessero ad aggredire altre persone, l'intera città corre un grave pericolo!

D'Artagnan strinse il pugno preoccupato. Il solo pensiero che altre persone innocenti potessero subire l'attacco di quelle creature era assolutamente inaccettabile per lui. Se quello che Sora diceva corrispondeva al vero, l'intera Parigi rischiava di essere tragicamente stravolta da un momento all'altro.

- Devo informare subito Athos e gli altri - esclamò. - Di sicuro loro sapranno aiutarmi a trovare una soluzione!
- Beh, se non hai nulla in contrario, possiamo venire con te - si offrì dunque Sora. - Così come ti hanno attaccato una volta, potrebbero decidere di riprovarci...

D'Artagnan si fermò di colpo.
In effetti, pensandoci bene, anche Constance correva un serio pericolo: ovviamente doveva correre ad avvisare i suoi amici moschettieri prima possibile, ma non poteva certo lasciare lei e suo padre nel timore che gli Heartless potessero attaccarli.

- Non preoccuparti, D'Artagnan - esclamò dunque Sora, indovinando la sua paura. - Facciamo così: io e te andremo ad avvertire i tuoi amici e a spiegare loro la situazione, mentre Paperino e Pippo resteranno qui a proteggere Constance e il signor Bonacieux!

D'Artagnan si disse dunque d'accordo e, nel mentre che fece per uscire, una mano lo afferrò leggermente per il polso. Constance lo guardò con occhi lucidi e un'espressione triste sul volto, tanto che il giovane guascone sentì un forte tuffo al cuore.

- Mi raccomando, D'Artagnan - esclamò dunque la fanciulla. - Sii prudente!
- Oh, Constance...

Subito D'Artagnan recuperò il suo sorriso di sempre e, stringendo la mano di Constance tra le proprie, la rassicurò per quanto possibile.

- Non aver paura, Constance - esclamò deciso. - Ti prometto che farò di tutto per sconfiggere quei mostriciattoli, abbi fiducia in me!

***

Frattanto il losco figuro che aveva spiato l'attacco degli Heartless poco tempo addietro, dopo aver percorso una serie di stretti vicoli in ombra, si era diretto verso una casa abbandonata all'estrema periferia di Parigi. Una volta giunto davanti alla porta, intrecciando le dita nervosamente, esitò incerto se entrare o meno.

- Che cosa potrei raccontarle? - si domandò tra sé. - Vediamo: "Stavo quasi per catturare la nostra preda, quando il moccioso e i suoi amici"... No, no, se le dico così, è capace di incenerirmi subito!
- Non stare lì fermo, idiota - esclamò d'un tratto una voce da dentro la baracca. - Sbrigati ad entrare piuttosto, prima che qualcuno ti veda!

Pallido e tremolante come un budino di gelatina, il grosso e lardoso individuo spinse piano la porta ed entrò nell'abitazione. L'ambiente era quasi completamente avvolto nell'ombra, illuminato solo leggermente da una lieve luce verdastra in un angolo della stanza. Qui una figura femminile alta e sicura di sé, avvolta in vesti nere come la notte, gli fece segno di avvicinarsi.

- Allora, Pietro - esclamò la donna con voce chiara e sottile. - Sei riuscito a catturare il giovane D'Artagnan?
- Beh, ecco... Cioé, io veramente... Il fatto è che... E' andata così, dunque io...

La donna accarezzò minacciosamente la sfera verde luminosa posta sulla cima del suo lungo scettro magico, e scrutò il suo sottoposto di nome Pietro Gambadilegno, scoccandogli una fredda occhiata di disapprovazione.

- Devo forse arguìre che non sei riuscito a fare ciò che ti avevo ordinato - osservò lei, inarcando lievemente il sopracciglio sinistro.
- No... Non è andata esattamente così - provò a balbettare Pietro. - I nostri Heartless erano riusciti ad immobilizzare lui e la sua compagna ma, proprio quando stavamo per impossessarci del suo cuore, è successo che... che...

Non riusciva a dirlo.
Il moccioso del Keyblade e i suoi due amici guastafeste erano riusciti a mettergli i bastoni tra le ruote così tante volte che, per quanto dovesse esserci abituato ormai, ogni volta le ire di Malefica erano terribili. La strega tuttavia, immaginando perfettamente cosa potesse essere successo, non si scompose più di tanto. Anzi, dopo essersi avvicinata lentamente al povero Pietro, sembrò quasi sorridere soddisfatta.

- Non importa - esclamò. - In fondo non è di D'Artagnan che abbiamo bisogno, bensì di ciò che lui e i moschettieri tuttora custodiscono... E che donerà al nostro nuovo amico una forza considerevole, non appena rientrerà in possesso della sua preziosa maschera! Dico bene, mio caro?

Così dicendo, Malefica volse lo sguardo verso un punto particolarmente buio della stanza. Qui vi era un misterioso individuo, vestito con un ampio mantello dal collo alto, che ricambiò la voce melliflua della strega con una rauca voce piena di disprezzo.

- Ho bisogno di quella maschera, per alimentare il mio odio - disse costui, spalancando due rosse pupille iniettate di sangue. - Dopodiche potrò prendermi finalmente la mia vendetta su quei dannati moschettieri... E in particolare su quel maledetto D'Artagnan!

( continua col prossimo capitolo )...

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