The dream is this..

di Lisbeth17
(/viewuser.php?uid=156735)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** A Great Day ***
Capitolo 2: *** The First Day ***
Capitolo 3: *** Again Doctor Parker (Part One) ***
Capitolo 4: *** Again Doctor Parker (Part Two) ***
Capitolo 5: *** Fights ***
Capitolo 6: *** Meetings ***
Capitolo 7: *** Gift ***
Capitolo 8: *** Young Sniper ***
Capitolo 9: *** The Trust is Lost ***
Capitolo 10: *** Where is the Beautiful Princess? ***
Capitolo 11: *** Awakened Because ***
Capitolo 12: *** Good Morning Princess ***
Capitolo 13: *** Convalescence ***



Capitolo 1
*** A Great Day ***


aa

Questa è la prima FF su Criminal Minds, non so bene che cosa succederà, ma sto seguendo  uno strana voglia di scrivere alla quale sto dando libero sfogo e spero che questa storia vi piaccia ora vi lascio e buona lettura..




Copertina



..‘Vieni ti porto nella favola mia!!!’..

 

 

Non poteva crederci finalmente stava per accarezzare il suo sogno, ricordava ancora suo zio, quando da piccola lui sempre così elegante e distinto la  prendeva sulle ginocchia e le faceva giocare al cavalluccio, temeva sempre di cadere, ma lui la riprendeva sempre; e quando suo fratello la spaventava parlandole dell’uomo nero lui la consolava dicendo che lui acchiappava l’uomo nero e lo arrestava, quasi sempre diceva, ma lei si sentiva già più tranquilla, era sempre stato il suo eroe.

Non gli aveva mai chiesto aiuto, il college, l’università, la specializzazione lì aveva sempre affrontati da sola, senza mai chiedere niente a nessuno, si era molto confrontata con suo zio in tutte le scelte fatte, era la cosa più vicina ad un padre che aveva ed in più lo stimava profondamente, quando decise di provare ad entrare nel FBI, chiedere il suo parere, fu naturale per lei. Ricordava ancora la loro conversazione..

“Zio, io vorrei davvero provare ad entrare al FBI, sai quanto mi interessi e quanto fin da piccola volessi farlo..”

“E’ pericoloso però, e poi hai una brillante carriera accademica davanti, perché privartene, per fare un lavoro sottopagato e raramente apprezzato.”

“Dici così solo perché sei preoccupato, comunque io non sono qui per chiederti il permesso.”

“Adesso la metti su questo piano signorina? Sai che se volessi potrei farti entrare oppure non farti entrare mai, neanche in accademia.”

“Io vorrei che tu non interferissi in alcuno modo.”

“Sei testarda. Che cosa devo fare allora io?”

“Dimmi in bocca al lupo e non interferire in alcun modo con me, facciamo finta che non sono tua nipote.”

“Potrei aprirti un sacco di porte però.. Un lavoro al FBI, magari amministrativo di livello..”

“Ed io mi sarei laureata in Neurochirurgia con una specializzazione in Neuropsichiatria e con un master in Neuroscienze per una vita in ufficio dietro una scrivania?”

Scandii il suo nome per intero con la pronuncia italiana: “Caterina Elettra Rossi Parker dove vuoi arrivare?”

“Se ci riesco da sola all’Unità di Analisi Comportamentale.” Disse tutto di un fiato.

“Ed io che dovrei fare?”

“Fare finta che io non esisto, fai come se non mi conoscessi.

Se ci riesco voglio riuscirci da sola, non perché sono la nipote di David Rossi.”

Alla fine acconsentì e disse “Va bene.” E l’abbracciò forte, fiero di lei.

 

Malgrado il suo fisico così estremamente femminile, superò egregiamente l’accademia, ottenne immediatamente l’abilitazione all’uso della pistola, e molti dipartimenti interni l’avrebbero voluta come loro agente, ma lei aveva espresso la sua preferenza, per la BAU.

Quel giorno aveva il colloquio, prima un incontro preliminare con Erin Strauss, Aaron Hotchner, David Rossi e Sam Cooper e poi avrebbe sostenuto un colloquio con alcuni agenti scelti, sarebbero stati quattro; non aveva capito bene il perché di tutta quella agente ad un colloquio solo, ma si disse che in fondo andava bene così.

Non poteva crederci forse sarebbe davvero riuscita a coronare il suo sogno.

 

Un'altra casa, quella stessa notte

Quella notte era stata un inferno,non riuscì a dormire, come chiudeva gli occhi fitte atroci gli spaccavano la testa, quello era un periodo pessimo per le sue emicranie, probabilmente i continui spostamenti e il cambio di fuso orario influivano negativamente su di lui.

Quella mattina poi era particolarmente indaffarato insieme con Derek avrebbe dovuto fare un colloquio ad una nuova agente che aveva fatto richiesta per entrare nell’unità, di solito se ne occupava Rossi ma a quanto pare stavolta non poteva, e in più al colloquio avrebbero partecipato anche Jonathan Simms e Beth Griffith, non capiva davvero tutto questo interesse nei confronti della nuova recluta.

Si fece una doccia velocemente e mentre si beveva il caffè rilesse il curriculum della ragazza anche se lo conosceva già a memoria, laureata in Neuropsichiatria un master in Neuroscienza e poi all’accademia era risultata sempre una delle prime in tutti i corsi, ancora prima di avere un distintivo fu abilitata all’uso dell’armi, si ricordò quanto ci aveva messo lui ad ottenere una pistola, sparare non era per lui.

Si chiese perché Hotch e Rossi pensavano di inserire un nuovo elemento, in fondo era tornata JJ ed anche Emily, la squadra era al completo, loro stavano bene così, per quanto la presenza di Ashley gli avesse fatto piacere aveva visto quanto per quella squadra fosse difficile inserire un nuovo elemento.

Senza soffermarsi ulteriormente su quei pensieri,  prese la sua fidata tracolla si mise gli occhiali da sole e uscì di casa.

 

Quantico

Arrivata a Quantico, si soffermò a guardare l’ingresso di quell’edificio, sentiva il timore cominciare a salirle lungo la schiena fece un profondo respiro e si disse che, comunque fosse andata quella giornata era fortunata, era riuscita ad ottenere un colloquio che è molto più di quello che alcuni si aspettavano da lei, poi aveva sempre la medicina, aveva fatto bene a continuare a fare dei turni in ospedale, si era tenuta una porta aperta, e poi sapeva che il suo vecchio mentore l’avrebbe accolta a braccia aperte se solo lei gli avesse dato la sua totale disponibilità, non smetteva di chiamarla ancora quando aveva delle operazioni interessanti, come per esempio quella sera, comunque fossero andate le cose, lei quella sera avrebbe dovuto assistere il Dottor Jensen in un delicato intervento sul cervello di un uomo, quindi quella sarebbe stata certamente una grande giornata.

 

Sentì una mano sulla spalla, si girò e vide quel sorriso caldo e accogliente, lo sapeva che lui era fiero di lei, glielo si leggeva in faccia.

David Rossi:”Sei pronta?”

Lei annuì sicura.

David Rossi: “Allora adesso si comincia.” Entrarono insieme in quel grande edificio.

 

Il colloquio con la Strauss fu breve, poche domande, principalmente su i suoi studi e sulle sue competenze in campo medico, e sul perché volesse entrare nell’Unità Analisi Comportamentale, lei non tentennò mai, quella donna aveva un tono insopportabile, sembrava infastidita dalla sua presenza ma ancora di più lo era per la presenza di quei due agenti supervisori in fondo alla stanza, non dissero una parola si limitarono ad ascoltare.

 

Quando il primo interrogatorio finì, l’agente Hotchner l’accompagnò in una sala riunioni, dove altri quattro agenti erano seduti ad aspettarla, si chiese se fosse sempre così per tutti, o se la fortunata era solo lei, la signora Strauss e gli agenti supervisori sapevano bene che era la nipote di David Rossi, ormai erano arrivati ad un punto dove non potevano più omettere quel particolare, anche perché suo zio aveva dovuto farsi da parte e lasciar valutare a qualcun altro se lei potesse entrare in quella squadra, o in una qualsiasi della BAU.

 

I quattro agenti nella stanza si coordinarono prima dell’arrivo della ragazza, avevano deciso di fare il colloquio nella sala riunioni, avevano deciso inoltre di mettere alcune foto di scene del crimine sulle lavagne, per valutare le sue reazioni, decisero che avrebbe cominciato Derek a farle qualche domanda, e poi uno alla volta sarebbero intervenuti, Spencer non amava fare i colloqui soprattutto a persone giovani come lui, tendevano a non prenderlo sul serio, lui preferiva osservare e fare le sue valutazioni.

 

Non si aspettò di saltare sulla sedia, di solito gli agenti operativi, specialmente le donne non erano belle, nella loro squadra venivano considerati tra i più fortunati per la presenza di JJ e Emily, ma quella ragazza era un'altra storia, nel suo completo scuro era elegante, i suoi capelli castani le cadevano morbidi lungo le spalle e andavano ad incorniciare un viso delicato e due profondi occhi grigi-azzurri-verdi, non riusciva a coglierne il colore.. Poteva perdersi in quegli occhi, sapeva di averli già visti, ma dove, non riusciva a ricordarselo.

 

La giornata cominciava bene al Dottor Spencer Reid sfuggivano le cose.

 

Le danze erano aperte.

 

Si accomodò sulla sedia che veniva indicata, notò immediatamente che alcune lavagne erano state arricchite dalle foto di alcune scene del crimine, alcune le riconobbe perfino, le aveva studiate, la stavano mettendo alla prova si presento chinando lievemente il capo

“Katherine Electra Parker, piacere” omise Rossi, non c’era il suo cognome in nessun modulo fornito al FBI.

I quattro agenti si presentarono.

“Beth Griffith”, una donna piccola con due occhi pieni di consapevolezza e forza, rimase affascinata da lei.

“Derek Morgan”, un tipico maschio alfa, in effetti definirlo così era un po’ riduttivo, era un uomo bellissimo con due occhi profondi che sembrava ti scavassero dentro.

“Jonathan Simms”, un uomo tutt’altro che banale, guardandolo negli occhi vi trovavi riflessa una profonda conoscenza del mondo.

Ed infine il “Dottor Spencer Reid”, troppo giovane per quel posto, i suoi occhi nocciola erano splendidi potevano raccontare una meravigliosa storia, c’era da perdersi in quegli occhi, ma Katherine, ridestatasi da quelle strane sensazioni, non poté non notare alcune strani movimenti delle palpebre, quel ragazzo soffriva di emicranie.

 

Il colloquio non durò molto la incalzarono di domande, non avrebbe saputo ripetere tutto quello che si erano detti, si era lasciata andare, aveva seguito il suo istinti, la maggior parte delle risposte date non erano frutto di un ragionamento. Quando Beth le chiese perché voleva fare quel lavoro, non riuscì a trattenersi, come aveva fatto con la Strauss propinandole una serie di concetti da manuale, ma rispose con la pancia, così di getto, sentendo di non poter omettere in quel momento.

“Perché è quello che sento di dover fare, è il mio posto nel mondo, sto parlando di emozioni e sensazioni che nessuno scienziato può provare, ma questo è il posto al quale penso di appartenere”

Spencer allora le chiese: “Perché la laurea in medicina? Un diverso percorso di studi avrebbe potuto facilitarla.”

Katherine fissò i suoi occhi in quelli del ragazzo e disse ”Volevo conoscere profondamente la mente umana, fisicamente e psicologicamente, cogliere il limite del corpo per capire dove inizia la Persona, alcuni la chiamano Anima, io la considero l’Essenza di una persona.”

 

Il colloquio finì presto, gli agenti si allontanarono Katherine rimase sola in quella stanza, quando guardò l’orologio erano già le 5 P.M. doveva scappare assolutamente un intervento di almeno 8 ore l’attendeva, doveva scappare, prese un foglio e cominciò a scrivere:

Un impegno inderogabile mi costringe ad allontanarmi, scusatemi tanto.

Sarò irreperibile nelle prossime ore.

Arrivederci

Katherine Electra Parker”

 

Uscendo di corsa dalla stanza, si scontrò con qualcuno:

 

Katherine:”Mi scusi, tutto a posto?” Alzò gli occhi e si trovo di fronte al Dottor Reid, nello scontro gli era caduta una tazza di caffè che si era rovesciato sulla moquette.

Reid “Si si, tutto a posto. Ma c’è qualche problema agente Parker?” disse guardandola incuriosito.

Katherine: “Io  devo proprio andare, ho un impegno e non posso tardare, scusatemi”

Reid ”Ma  signorina qui si parla di lei, del suo futuro, del suo probabile inserimento in un team federale..”

Katherine: “Lo so ma devo andare” disse decisa, soffermandosi per un altro istante in quei profondi occhi nocciola aggiunse “Dottor Reid le consiglio di utilizzare un paio di occhiali come questi” e tiro fuori dalla borsa degli occhiali non graduati dalle lenti gialle “e cerchi di dormire con una fascia sulla testa, che costringa leggermente i vasi sanguigni, e le consiglio vivamente di ridurre i caffè, anzi provi a passare al decaffeinato.”

Reid la guardò basito ”Di cosa sta parlando?”

Katherine: “Della sua emicrania, arrivederci a presto e segua i miei consigli”

Reid prese gli occhiali che lei gli stava porgendo.

Katherine allontanandosi aggiunse: “Ah potrebbe dire a David che lo chiamerò appena posso, gli dica solo che sono in sala operatoria, di nuovo arrivederci”

 

E scappò via come un fulmine.

 

Reid era ancora scosso quando gli passò accato Rossi:

David: “Tutto bene Reid?”

Reid :”Credo di si, l’agente Parker è appena andata via, mi ha detto di dirti che ti avrebbe chiamato più tardi, è in sala operatoria.”

David: “Cosa? E’ andata via, piccola ragazzina impertinente si brucia la sua unica possibilità per un intervento, ma prima o poi mi sentirà”

 

A Spencer parse che Rossi stesse parlando da solo, più che con lui, decise di tornare alla riunione e rinunciò al caffè per quella sera.

 

La decisione era stata presa l’agente Parker avrebbe fatto parte dell’Unità Analisi Comportamentale, per il momento avrebbe iniziato con la squadra di Hotch, ma Cooper avrebbe potuto richiedere la sua presenza e avrebbe concordato il tutto direttamente con Hotch.

Rossi si fece carico di comunicarle queste informazioni, insieme con Spencer avevano deciso di omettere al resto dei partecipanti alla riunione che lei si era allontanata.

Per quella sera era tutto Parker avrebbe iniziato fra un paio di giorni, erano tutti liberi di andare a casa per quella sera era tutto.

Rossi si avvicinò a Reid, che quel pomeriggio aveva deciso di indossare degli strani occhiali con le lenti gialle, dicendogli: “Ci vediamo domani spero di rintracciare quella ragazza prima che qualcun altro scopra che se ne è andata, credo che Hotch non apprezzerebbe.

Reid: “Questo lo penso anche io. Buona serata.”

 

Reid pensieroso si diresse verso l’ufficio di Garcia sperando di trovarla ancora lì, bussò piano: “Posso?”

Penelope: “Se sei venuto per conoscere il Sapere,  benvenuto nel mio regno.” Voltandosi verso il giovane Reid aggiunse “ehi genio, sei molto sexy con quegli occhiali..”

Reid arrossì immediatamente e disse ”avrei bisogno di trovare una persona, un medico lavora in qualche ospedale qui a Washington, è la dottoressa Katherine Electra Parker.”

Penelope cominciò subito a scrivere “Sai che non è propriamente legale trovare una persona così vero? Ma per il mio super genio questo e altro..”

Cominciando a leggere i dati sullo schermo disse: “Allora a me risulta al Washington Hospital la Dottoressa Katherine Electra Parker Rossi, potrebbe essere lei?” e sullo schermo comparve il tesserino dell’ospedale di  Katherine.

Reid disse subito: “Si è lei. Grazie Garcia e fece per andarsene..”

Penelope”Alt alt alt, dove credi di andare, ma non è la nuova agente?”

Reid cercando disperatamente di non arrossire disse: “Si, volevo solo sapere in quale ospedale aveva lavorato..”

Penelope comincio ad annuire: “Va bene genietto per stavolta passi, cominci a mentire con più convinzione, ma Derek non te l’avrebbe fatta passare..”

Reid arrossì velocemente annuì e cercò di uscire di lì il più velocemente possibile.

 

Al banco informazioni gli avevano detto esattamente da quale sala operatoria sarebbe uscita la dottoressa Parker, si sedette li fuori su una sedia e cominciò a leggere un libro enorme, dopo oltre 3 ore le porte si aprirono, notò che alcune persone si dirigevano verso un medico più anziano le cose dovevano essere andate bene, ci furono molti abbracci poi, i due medici si allontanarono, Spencer la vide togliersi la cuffietta con un gesto stanco, gli occhi erano molto rossi, sembrava veramente distrutta, la vide poi illuminarsi mentre incominciava a camminare nella sua direzione.

 

Katherine: “Dottor Reid, buonasera o buongiorno, credo, posso esserle utile in qualche modo?”

Reid disse: “Buongiorno. Volevo solo dirle..”

Lei lo interruppe con un gesto della mano:”possiamo darci del tu?”

Spencer:“Certo, Katherine”

Katherine: “Cosa volevi dirmi? Ti dispiace però se usciamo di qui.. Ho bisogno di un po’ d’aria..”

Spencer la seguì fuori dell’ospedale, cominciarono a passeggiare in un piccolo giardino..

Katherine ruppe il silenzio dicendo: “Ti stanno bene i miei occhiali. Vedo che adesso sbatti meno le palpebre, va meglio?” Gli chiese dolcemente

Reid: “In effetti si, io ero venuto per dirti che sei entrata nella nostra squadra, all’occorrenza lavorerai anche con Cooper, era tempo che non si litigavano una recluta Hotch e Cooper. ”

Katherine: “Davvero, grazie mille.” Disse abbracciandolo, Reid rispose goffamente a quell’abbraccio, quando Katherine si scostò lui aggiunse: “Volevo dirti anche che Rossi ti cerca, non era molto felice che tu avessi lasciato l’edificio”

“Mi ucciderà, stavolta l’ho fatta grossa..Ma era un intervento importante, forse il mio ultimo intervento, avevo promesso che ci sarei stata, il Dottor Jensen ci teneva molto, sai abbiamo rimosso un tumore dalla testa di quell’uomo, io dovevo venire qui..”

Parlava talmente tanto velocemente, che Reid quasi faticava a starle dietro, le poggiò le mani sulle spalle dicendole: “Non sono sicuro di aver capito tutto quello che hai detto, ma credo che Rossi capirà, ora però credo che tu debba riposare.”

Katherine: ”Quando si comincia lì al BAU?”

Reid guardando l’orologio disse: “Domani mattina, direi a questo punto visto che sono le sei.”

Katherine: “E tu non hai dormito? Ma non devi andare a lavorare? Sei rimasto qui tutto il tempo?”

 

Reid si soffermò a pensare un momento a quello che aveva fatto, era la prima volta che si comportava in quel modo, il suo istinto l’aveva portato in quell’ospedale ad aspettare che quella sconosciuta uscisse da una sala operatoria solo per dirle, che sarebbe entrata nella squadra e che Rossi era arrabbiato con lui, sentiva solo di dover rimanere lì per parlare con lei, erano sensazioni nuove per lui. Ci mise molto per rispondere, era rimasto senza parole.

Reid: “Oggi è domenica e salvo casi particolari non si lavora. Posso chiederti come conosci Rossi?” quella domanda era scappata fuori senza che lui potesse far niente per controllarla, era curioso si disse.

 

Katherine era imbarazzata temeva che quella storia sarebbe uscita fuori prima o poi, sperava più poi, ma poi facendo un grosso respiro cominciò a parlare alla velocità della luce: “Ti prego non farti una cattiva idea di me ancor prima di conoscermi , David è mio zio, io per riuscire ad entrare nel FBI ho tolto Rossi dal mio cognome e sono arrivata fino alla vostra squadra, da sola, credimi.“

 

Reid era spiazzato, non si era fatto una sua idea precisa, ma quando Garcia aveva letto il suo cognome per intero, aveva storto le labbra, ma ora stranamente si sentiva sollevato. “Ti credo, non ti preoccupare, non dimenticare che c’ero anche io al tuo colloquio e se non fossi stata adatta non saresti nemmeno riuscita a farlo.”

 

Sulle labbra di Katherine nacque un enorme sorriso e si perse per un attimo in quegli occhi caldi che la fissavano intensamente.

 

Il suo cercapersone cominciò a squillare interrompendo quel contatto, Katherine si destò da quel contatto e vide che la cercava.

 

Reid: “Katherine, se devi andare vai, non voglio trattenerti, tanto noi ci vediamo domani.”

Katherine: “Chiamami Kat, in effetti si dovrei andare, devo sistemare dei post-operatori e dire al mio mentore che cambio mestiere, credo che sarà una lunga giornata..”

 

Reid accarezzandole una spalla disse: “Capisco, ma sono sicuro che andrà tutto bene, cerca però di riposarti, a domani Kat.”

 

Si allontanò salutandola con la mano, lei era scossa, non conosceva affatto quel ragazzo ma si sentiva bene in sua compagnia, si passò una mano tra i capelli fece un lungo sospiro e tornò dentro l’ospedale, per terminare il suo ultimo giorno lì.

 

 

Dietro un albero un signore distinto rideva di gusto.

 

David si era alzato presto, sapeva che avrebbe trovato suo nipote in ospedale e voleva farle una bella ramanzina, mentre stava per entrare in ospedale, la vide uscire con Spencer Reid, li guardò parlare per tutto il tempo quando il cercapersone di lei aveva interrotto le loro chiacchiere, vide Spencer allontanarsi e sua nipote rientrare in ospedale, era stanca si vedeva ma sembrava felice.

 

Scoppiò a ridere da solo, all’alba, all’ingresso di un ospedale.

 

Sapeva quanto fosse bella sua nipote e sapeva che avrebbe dovuto in qualche modo, tenere a bada Derek, ma Reid, lui non l’aveva mai considerato un problema, quel ragazzo sembrava su un altro pianeta, quando si parlava di donne, invece oggi l’aveva visto completamente diverso, sembrava sicuro, sembrava che non stesse pensando, decise di fare finta di niente, voleva vedere come si sarebbero sviluppate le cose.

 

Entrò in ospedale per cercare sua nipote e farle una ramanzina.

 

 

Allora che mi dite? che ne pensate?

è tutto ancora molto in fieri?

Spero solo di non avervi annoiato..

Al prox capitolo

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

This Web Page Created with PageBreeze Free HTML Editor / Web Hosting

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** The First Day ***


Un ringraziamente speciale va a niki1909

Ed ora buona lettura





Copertina




Era il suo primo giorno alla BAU, quella notte aveva dormito poco e niente, era emozionata, la sua vita stava per cambiare e lei,
per quanto fortemente avesse voluto quel cambiamento, adesso era spaventata.
Era pur sempre un inizio di un lavoro non proprio comune, quasi rimpiangeva un intervento al cervello.

“Kat basta!” si urlò da sola cercando di fermare quella valanga di pensieri, tutti molto negativi, che la stavano facendo soffocare.

Sarebbe andato tutto quanto bene, era preparata per fare quel lavoro, si era preparata da sempre per questo.

Suo zio le aveva detto che dovevano avere sempre una 48 ore pronta, qualora ci fosse un emergenza. Preparò la sua e prese la sua borsa.

Era pronta. Uscì di casa verso le sei e trenta.



Quella mattina si era svegliato al suono della sveglia, non ricordava più da quanto tempo ormai non gli succedeva, le sue notti erano lunghi incubi dolorosi.

Si alzó dal letto, si tolse il fazzoletto che si era legato alla testa e andò a farsi una doccia.

Quella mattina sarebbe stato il primo giorno di Katherine, nonostante non volesse altre persone nelle sua squadra,
era contento che quella ragazza si unisse a loro, ma non ne sapeva ancora il perché però.

Si asciugò in maniera frettolosa, la notte di sonno era stata molto piacevole ma anche molto lunga, era in ritardo, si infilò gli occhiali prese la borsa e uscì di corsa.



Katherine arrivata a Quantico, si diresse verso le varie segreterie e sbrigò tutte le pratiche, poi si recò nel ufficio dell’agente Hotchner, che la stava aspettando.
Ancora non aveva visto il Dottor Reid, non le era sembrato un tipo ritardatario.

Non era il momento di distrarsi in quel modo, fece un lungo sospiro e bussò alla porta del suo supervisore “Avanti” sentì dire.

Hotch senza mai sorridere disse: “Buongiorno, Parker. Come immagino le abbia già accennato David, lei è stata ammessa in questa unità,
con la possibilità però per l’agente Cooper di avvalersi della sua collaborazione.”

Kat ancora entusiasta disse:”Certo, non c’è problema.”

In quel momento bussò alla porta una splendida ragazza bionda, dagli occhi gentili e con un sorriso dolce, sembrava preoccupata.

Hotch fece le presentazioni dicendo: “JJ, ti presento l’agente Parker, nuovo membro della squadra”

JJ porse la mano gentilmente e con un tono dolce, rivolta a Katherine disse: “Piacere Jennifer Jareau.”

“Katherine Parker” rispose lei, stringendole la mano.

JJ allora rivolse la sua attenzione verso Hotch “Abbiamo un nuovo caso.”

Hotch disse “Tutti in sala riunioni, fra 10 minuti.” Poi si Rivolse a Katherine “Ti presento il resto della squadra.”

Nel grande open space, ritrovarono l’agente Morgan, che le strinse la mano e gentilmente le disse: “Benvenuta Parker.”

Kat ricambiò la stretta “Grazie, è un vero piacere”

Una bellissima ragazza mora si avvicinò a loro, e le porse la mano e sorridendole gentilmente “Emily Prentiss” si presentó.

“Piacere, Katherine Parker.” rispose Kat, stringendole la mano.

In quel momento arrivò anche il Dottor Reid, che le porse la mano dicendo: “Benvenuta .. Parker”

“Grazie Dottor Reid” Kat era un po’ confusa dal comportamento del ragazzo, ma si convinse a stare al gioco.

Intanto Derek ed Emily, si guardarono stupiti, il dottor Reid che non disdegnava il contatto con una persona nuova,
wow, forse le cose stavano cambiando, si sorrisero complici.



In quel momento arrivò David Rossi, lui e Kat si guardarono, la decisione era presa, ne avevano parlato il giorno prima,
mentire o omettere alla squadra, non sarebbe stato giusto, non era certo il presupposto più adatto per creare un rapporto di fiducia.

David si avvicinò a Katherine e le disse, “Benvenuta Cate.”

“Grazie David” disse lei abbracciandolo.

 “Voi due vi conoscete?” chiese Emily, curiosa

 “David è mio zio.” rispose Kat.

In quel momento si avvicinò Hotch che disse “e la cosa non ha in alcun modo interferito nel suo inserimento nella squadra.”
Per mettere a tacere subito domande indiscrete poi aggiunse “Tutti in sala riunione.”



In sala riunioni l’agente Morgan fece accomodare Kat vicino a lui, David scosse la testa, avrebbe dovuto dire due paroline a Derek,
in quel momento notò Reid irrigidirsi un po’, dopo di che  dedicarono tutti la propria attenzione a Hotch.

“Seattle, ci sono state una serie di aggressioni a tirocinanti dell’ospedale Virginia Mason Medical Center, le aggressioni sono aumentate drasticamente in ferocia”

JJ cominciò a parlare: “Tania Jones, picchiata mentre staccava dal suo turno un mese e mezzo fa; Lara Byrnes e Marta Sullivan, picchiate
e stuprate quando staccavano dal lavoro, rispettivamente due e una settimana fa; Cheryl Green stuprata e picchiata a morte, due giorni fa.”

 “I tempi tra le aggressioni sono drasticamente di diminuiti” constatò Reid.

”Che cosa sappiamo di queste ragazze? Della loro vita privata...?” si informò David

Kat parlò senza quasi rendersi conto di farlo ad alta voce“Non hanno una vita privata sono tirocinanti in chirurgia,
vivono in ospedale la maggior parte del loro tempo, tornano a casa per una doccia e dormire un paio d’ore, dopo turni di oltre 40 ore,
non hanno relazioni stabili, ma rapporti sessuali occasionali e senza coinvolgimenti. Sono piccoli chirurghi, peggio di loro c’è poco.”

Tutti gli altri si voltarono verso di lei, che subito arrossì.

Hotch intervenne: “La tua esperienza potrà esserci molto utile, so che è il tuo primo caso e non avrei voluto buttarti subito nella mischia,
ma abbiamo bisogno di te, fra 30 minuti sul jet.”

Si alzarono tutti, Derek si avvicinò a Kat che stava scappando da quella sala riunioni e disse ”..rapporti sessuali occasionali..”
con tono ammiccante e fortemente provocatorio, Kat si fermò, tornò in sé, il rossore sulle guance scomparve,
si girò verso Derek e con uno sguardo ammaliante e un tono tremendamente sensuale disse:
“Ti consiglio di stare lontano dalle stanzette messe a disposizione ai medici per dormire.. ” Gli strizzò l’occhio e svanì, Derek era rimasto senza parole.

Garcia si avvicinò a lui gli disse: “E’ riuscita a zittirti sul tuo territorio, cioccolatino, vado a fare la conoscenza di quella bambolina tutto pepe” e lo lasciò basito, allontanandosi.

David aveva assistito alla scena ed era rimasto senza parole, non c’era bisogno di dire niente a Derek, sua nipote sapeva benissimo cavarsela da sola.

Anche Spencer aveva seguito quello scambio ed era rimasto ancora più colpito da quella ragazza,
il suo tono e il suo sguardo erano di fuoco, ma cominciava a temere di non avere niente in comune con lei.



Kat si era nascosta dietro uno colonna, fu raggiunta da una stravagante ragazza bionda, vestita di rosa, che le si piazzò davanti
“Tu mi piaci peperina, hai tenuto testa a Morgan sul suo campo, ma non ti montare la testa e stai attenta, in bocca al lupo”

Kat un po’ stupita la guardò e disse, porgendole la mano “Crepi, io sono Kat.”

Garcia porgendole una mano piumata: “Io Penelope Garcia, la tua dea del computer, qualsiasi cosa ti serva io posso trovartela, fa attenzione a Seattle”
e scappò via nel suo stravagante tailleur rosa.



Vide Spencer, da solo che stava per salire in ascensore e decise di raggiungerlo.

“Hey..aspetta.”

Spencer bloccò le porte dell’ascensore e la fece salire.

Ci fu un momento di lungo silenzio, quando Kat decise di interrompere quel silenzio “Non avevamo deciso di darci del tu?”

Spencer rimase un momento spiazzato, cominciò a balbettare: ”Io .. credevo .. che in ufficio .. forse..”

Kat disse in tono fermo: “Non capisco.”

Spencer ricominciò  a parlare senza balbettare: ”Ho 28 anni, un Q.I. di 187, non sono in grado di parlare con una donna senza balbettare
e per questo sono sempre preso in giro da Morgan, evito il contatto fisico e sono un disastro.”

Kat con un tono enormemente tranquillo aggiunse “Non hai mai balbettato parlando con me..”

Spencer la guardò intensamente, gli parlava come se non avesse detto nulla di imbarazzante: ”Io mi sento a mio agio con te.”

Kat guardandolo dolcemente disse: ”Anche io.” Poi divenne improvvisamente rossa: “Io.. volevo dirti che .. quello che ho detto sui tirocinanti..
Insomma non devi per forza averlo fatto per sapere come funzionano certe cose.. ho vissuto due anni in un ospedale..”

Spencer le mise una mano sulla spalla e disse “Ho capito cosa intendi..”

Kat poggió la mano su quella di Spencer.

Sorrisero entrambi

L’ascensore arrivò al piano desiderato.



Sul jet posizionarono Kat seduta accanto ad Emily, di fronte a Spencer e Morgan, Hotch era praticamente in piedi,
David seduto sul bracciolo di una poltrona e JJ seduta su un divanetto, sembrava avessero formato di nuovo una piccola tavola rotonda.
Decisero di approfondire il caso, il volto simpatico di Garcia comparve sullo schermo, e cominciarono a ripercorrere la vita delle ragazze.

“Tania Jones, 26 anni, originaria del Texas viveva a Seattle da oltre quattro anni, era in affitto in un piccolo monolocale,
non aveva neanche la linea telefonica, lì; Lara Byrnes, 27 anni, originaria della California, a Seattle da un anno, viveva in un appartamento con altre ragazze,
dai verbali della polizia risulta che Lara si trovasse bene con le coinquiline, non avevano di che lamentarsi, dato lei a casa non c’era mai;
Martha Sullivan di Chicago, 25 anni, era a Seattle da sei mesi, era arrivata Mason Medical Center da poco grazie ad una borsa di studio,
aveva affittato, un monolocale nei pressi dell’ospedale; infine Cheryl Green 28 anni, di Seattle, viveva ancora con i genitori.”

Il cuore di Kat sussultò per un momento quelle ragazze erano sue coetanee, praticamente poteva essere lei,
si perse ricordando quanto volte era uscita dall’ospedale in piena notte dopo turni di oltre trenta ore solo per farsi una doccia a casa sua.

Una domanda le nacque in testa:”Garcia in che cosa si stavano specializzando?”

”Te lo dico subito peperino..” Kat arrossì “..allora”proseguì Garcia “Tania, Lara e Cheryl Neurochirurgia, mentre Martha era venuta per lavorare con il Dottor Stunt, che è un famoso..”

Kat precedette Garcia ”Neurochirurgo, primario del reparto.”

“Giusto peperino! Se non avete più bisogno di me io passo e chiudo.”

La connessione si chiuse e David anticipò i pensieri di Kat “Quante probabilità ci sono che la specializzazione delle vittime non c’entri niente con l’ accaduto?”

Spencer mise in evidenza le sue conoscenze: “Meno del 8%, considerando che i tirocinanti in quell’ospedale sono circa una cinquantina”

Kat lo guardò sorridendo ed aggiunse: “Adesso il reparto sarà praticamente scoperto, un professore di solito non accetta più di sei tirocinanti,
alcuni anche meno, il professore avrebbe dovuto scegliere il suo assistente in questo periodo.”

Hotch disse guardandola serio “Mi stai dicendo che potrebbe essere un movente?”

Kat ferma sulla sua posizione disse ”Io stó solo dicendo  che adesso l’ospedale non può accettare più di un paio di pazienti per neurochirurgia, gli altri deve dirottarli su altri ospedali.”

David in quel momento guardò Hotch e scosse la testa dicendo: “Non mi sembra una grande idea.”

Si voltarono tutti verso di lui con lo sguardo interrogativo, nessuno aveva ancora avuto idee che meritassero una bocciatura tanto veloce.

Hotch continuò a parlare:”Non piace neanche a me, ma sembrerebbe una soluzione ottimale,
non la perderemo d’occhio un istante e se lei non è d’accordo non si fa nulla.”

Kat cominciava a credere che quando dicevano “lei” si riferissero proprio a lei, si agitò un po’ sulla sedia, quando sentì una mano accarezzarle il ginocchio,
vide Spencer sorriderle, lei rispose a quel sorriso quando la voce di Hotch la riportò alla realtà.

”Parker potremmo inserirti nel reparto di neurochirurgia per vedere se attiri le attenzioni del nostro S.I., ovviamente solo se sei d’accordo”

Kat si sentiva confusa, non sapeva cosa dire “Posso sapere come sono avvenute le aggressioni? Come ha fatto a sopraffarle?”

Spencer divenne serio “Le ha colpite prima alla testa, mentre erano di spalle, poi mentre le picchiava le anestetizzava lievemente..”

Kat non era sicura di aver capito e chiese ”Che significa?”

Spencer schiarendosi la voce, proseguì:”le testimoni raccontano che si sentivano la testa pesante,
alternavano attimi di buio ad attimi di coscienza, in alcuni momenti si sentivano il cuore esplodere nel petto.”

Kat chinò il capo, persa dietro al suo pensiero “Non tutti sanno fare una cosa del genere, se vuole tenerle nel limbo
e le aggressioni sono durate circa una o due ore” rabbrividì pronunciando quelle parole ”stiamo parlando di un esperto,
un anestesista o uno studente o comunque dobbiamo cercare in quella direzione, un chirurgo non saprebbe mai come alternare incoscienza e veglia in lassi di tempo così brevi..”

Poi guardò Hotch e disse “Non sembro un medico che si è appena trasferito?”

Hotch la guardò e sembrò che un mezzo sorriso gli fosse comparso sul volto e disse
“Lo sembrerai quando scenderemo dal jet, l’unica persona all’interno dell’ospedale il cui alibi è verificato per tutte le aggressioni
e per l’omicidio è quello del primario di Chirurgia, quindi organizzeremo con lui il tuo inserimento. Ora riposatevi.” E si allontanò per fare delle telefonate.



Kat si alzò diretta verso il cucinino sapeva bene chi c’era alle sue spalle, la sua unica possibilità di salvezza era quella di non farlo parlare.
Senza neanche voltarsi disse ”Andrà tutto bene.”

E senza mai incrociare il suo sguardo si diresse in fondo all’aereo dove c’erano due poltrone vuote.



Si sedette, e cominciò a fissarsi le mani, in quel momento sentì qualcuno che le si sedette accanto, riconobbe il profumo,
Emily la guardò con sguardo dolce e disse: “Come ti senti?”

“Bene, credo sinceramente che non mi mettereste in pericolo, però credevo di aver detto addio al bisturi, ieri.” Disse continuando a fissarsi le mani.

”Capisco, davvero. Posso aiutarti in qualche modo?” le disse Emily con voce calda

Kat fissò lo sguardo nel suo e disse sorridendo: “Mi fai da assistente? Ci serve una merendina ..” dirigendosi verso il tavolino e prendendo la sua borsa.

Non sapeva neanche lei perché quella mattina mise nella sua 48ore i suoi bisturi e la sua cuffietta, forse non si sentiva ancora pronta a lasciarli a casa per prendere polvere.

Emily arrivò al tavolino.

Kat disse con tono gentile: “Emily siediti di fronte a me, Derek puoi sederti vicino ad Emily?”

Prese posto accanto a Spencer, aprì l’astuccio, si infilò gli occhiali, sui quali appoggiò delle strane lenti, si mise i guanti,
due paia uno sopra l’altro e tirò fuori alcuni strumenti.

Derek incuriosito da tutti quei preparativi chiese:” Perché i guanti? Voglio dire, non è una merendina?”

Spencer rispose per lei “La manualità di un chirurgo risente dei guanti..”

Kat, che fissava la merendina sorrise e disse: “Bisturi..”

Restarono imbambolati a vedere l’intervento sulla merendina, senza spaccare la glassa ma rimovendone un tassello,
Kat estrasse la marmellata dalla merendina, senza portar via il pan di spagna, quando ripose il tassello sulla merendina, gli altri 3 cominciarono ad applaudire.

Emily con il sorriso sulle labbra chiese: “Che cosa abbiamo fatto dottoressa?”

Kat ridendo disse “Abbiamo appena rimosso il tumore marmellata che era nel telencefalo della merendina senza causare
danni alla sua memoria, o alla sua capacità di ricezione esterna.”

Derek aggiunse: “Impressionante.”

Hotch si avvicino al tavolino del piccolo chirurgo e disse: “Allora abbiamo sistemato tutto, una macchina con il tuo trasloco ti aspetta al aeroporto,
tua sorella ti ha accompagnato in questo viaggio e si fermerà con te qualche giorno per aiutarti con il trasloco.”
Disse indicando Emily “Adesso avrei bisogno della tua arma e del distintivo.” Rivolto verso gli altri “Reid tu vai dal medico legale,
JJ tu dalla famiglia dell’ultima vittima, Derek, David ed io andremo nella zona delle aggressioni e passeremo all’ospedale”

Kat si tolse la giacca e si sfiló la fondina, che diede ad Hotch insieme al suo distintivo nuovo di zecca.

Hotch proseguì: “I contatti li terremo tramite Emily, atterreremo fra dieci minuti, ti aspettano al più presto in ospedale, ti verrà a prendere Emily stasera.”

Annuimmo piano, Kat mise a posto i suoi strumenti e poggiò la testa sul sedile, Emily e Derek si andarono a prendere un caffè .

Spencer guardandola serio, le chiese “Sei preoccupata?”

Lei fissò i suoi occhi in quelli del ragazzo, aveva il dono di farla calmare: “Un po’, hai qualche consiglio?”

“Guardati intorno, probabilmente è qualcuno interno all’ospedale.”

Kat tutto di un fiato chiese “Gli stupri hanno lasciato tracce utili? Le sopravvissute ricordano qualcosa?”

Spencer si irrigidì e disse “Le ragazze non ricordano nulla, dicono che aveva il volto coperto e non aveva mai parlato non sono state rilevate tracce, nè peli nè sperma..”

Kat sospirò mestamente e poi aggiunse: “Spence tieni d’occhio David per favore.”

Spencer pensò a quanto fosse dolce il suo nome pronunciato da quella ragazza, non sarebbe mai stato stanco di farsi chiamare da lei e disse: “Kat, stai tranquilla” prendendole la mano e stringendola nella sua.

Kat chiuse gli occhi e ricambiò quella stretta.



Non a tutti sul jet era sfuggito quello scambio, JJ seduta dietro di loro, aveva sentito tutto quello che si erano detti,
uno strano prurito la prese quando sentì la ragazza chiamarlo Spence e quando lui la chiamò Kat,
sembravano intimi eppure si conoscevano solo da un paio di giorni, tornò a prepararsi all’atterraggio,
nell’alzarsi per prendere la sua borsa, vide le loro mani intrecciate, incrociò lo sguardo di Spencer, che non fece una piega.



Restarono mano nella mano ancora un po’, una volta atterrati, Kat e Emily si diressero verso la Toyota carica di roba
che le stava aspettando e gli altri si diressero verso i Suv, Kat incrociò lo sguardo di David, che le sorrise dolcemente.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Again Doctor Parker (Part One) ***





Copertina





Katherine salutò Emily con la mano mentre si dirigeva all’interno dell’ospedale,
aveva solo un piccolo zainetto appoggiato sulla spalla, dentro c’erano i suoi ferri, la sua cuffietta, il camice e un cambio veloce.
Chiese indicazioni per trovare l’ufficio del primario e una gentile infermiera l’accompagnò lì.

Bussò alla porta “Avanti” le rispose una voce calda
Entrò nella stanza e porse la mano ad un uomo, alto, robusto, sulla sessantina,
capelli brizzolati e occhi azzurri, stanchi, lo vide agitarsi e poi le strinse la mano.
”Dottoressa Katherine Parker, piacere”
“Sono il Dottor Michel Pike, piacere. Posso farle subito una domanda,
il suo capo non è stato molto chiaro su questo punto, da quant’è che non esercita esattamente?”
 “Da ieri veramente, ho continuato a lavorare in ospedale mentre mi preparavo per entrare al FBI.”
“Meno male, averla qui e tenerla fuori dalla sala operatoria, sarebbe stato complicato.”
Disse il primario evidentemente sollevato
“Immagino, Ho lavorato con il Professor Jensen, sono stata la sua assistente per un pò.” Rispose sicura, Kat
Un espressione stupita comparve sul volto del medico “Complimenti, sarà stato difficile per lui fare a meno di lei.”
“Diciamo che non l’ha presa benissimo.” Rispose Kat, incupendosi
“Sta arrivando il suo nuovo capo, il Dottor Stunt, ecco prenda”
disse porgendole un tesserino, con sopra la sua foto e il suo nome.
In quel momento entrò nella stanza un uomo sulla quarantina, moro, leggermente brizzolato,
con gli occhi scuri, un bell’uomo, decisamente un bell’uomo pensò Kat,
sul volto aveva un espressione contrariata, non doveva gradire molto la sua presenza.
Il primario cominciò a parlare: “Jason, ti presento la dottoressa Katherine Parker.”
 “Preferisco scegliere i miei collaboratori, Mike lo sai.”disse il dottor Stunt, senza neanche cercare di sembrare meno scocciato e senza mai guardare in faccia Kat.
“Ed io sono stufo di rifiutare pazienti per neurochirurgia.” Sbottò il primario
Kat intervenne mettendosi di fronte al Dottor Stunt e disse
“Piacere dottoressa Katherine Parker, le assicuro che non se ne pentirà.”
Stunt la guardò per la prima volta, le strinse la mano ”Vedremo vedremo!
Ora andiamo dottoressa Parker, deve cambiarsi e fare il giro dei pre-operatori.. ”
Pike fece un cenno con il capo mentre uscivano dal suo ufficio.

In quel momento bussarono alla porta, la segretaria si affacciò e disse:
“Signore ci sono qui tre agenti del FBI”
 “Li faccia passare.”
Katherine incrociò distrattamente lo sguardo di Morgan, Hotch e Rossi mentre seguiva il dottor Stunt.
In poche ore era tornata ad essere la dottoressa Katherine Rossi Parker.

Spencer dal medico legale, scoprì poco e niente, le ragazze erano tutte molto belle,
per un momento ebbe un brivido, vide Kat stesa su uno di quei gelidi tavolini,
il suo cuore perse un colpo, cercò di tornare subito in se,
ma quando uscì dal laboratorio di medicina legale, si sentiva ancora scosso,
quella ragazza su di lui aveva un forte influente, e lui si sentiva di doverla proteggere, da qualsiasi cosa.
con quei pensieri, andò alla centrale di polizia.

Per Kat la giornata fu lunga, Stunt non le dava tregua, non gli piaceva, si capiva benissimo,
era un maschio alfa e la sua presenza lì era una chiara sconfitta.
l’aveva coinvolta in 2 interventi e ne avrebbe dovuto avere un altro a breve,
avrebbe dovuto avvisare Emily che non sarebbe tornata a casa.
Kat nel corridoio tirò fuori il cellulare e compose il numero, Emily rispose subito
”Ehy sorellina come va?” 
Emily avvertiva la stanchezza nella sua voce: “Tutto a posto Parker?”
Kat continuava serena: “Si si tutto a posto, ma stasera non torno a casa ho un intervento,
non mi aspettare ci sentiamo domani mattina, come va il trasloco?”
Emily allora aggiunse: “Credo che domani potremo stilare un profilo
ma avremo bisogno di te, quando credi di tornare?”
Kat come se avesse effettivamente una sorella con la quale parlare in quel modo disse:
“Domani passo a casa per parlare con la padrona di casa non ti preoccupare. Ciao e buona serata”
Emily pensando che quella ragazza fosse estremamente
portata per il lavoro sotto copertura aggiunse ”Sta attenta e chiamami che ti vengo a prendere”

 

Alle 5 chiamò Emily, Stunt le aveva detto che l’aspettava in reparto per le 9 quindi non aveva molto tempo.
Una Emily trafelata e con il tono agitato rispose“Che succede? Stai bene?”
Kat con la voce stanca ”Sto venendo a casa, e alle 9 devo essere in reparto.”
Emily sembrò ridestarsi e disse:”Arrivo e raduno tutti, esci dall’ospedale quando vedi la macchina, 10 minuti e sono lì”
“Ok, grazie.” Rispose Kat stancamente

Quando Emily arrivò vide che Katherine era stanca, molto stanca, le aprì la portiera e la fece salire.
“Ciao e grazie.. allora”
Emily la zittì e le disse “Riposati un momento, che la squadra ti aspetta.”
Detto ciò Kat chiuse gli occhi e appoggiò la testa sul sedile.

Entrarono nella casa che Katherine ancora non conosceva, i suoi colleghi erano tutti lì,
non sembrava neanche che fossero stati svegliati all’alba.
“Buongiorno” disse Katherine guardando tutti.
Hotch prese la parola ”Buongiorno Parker, come è andata?”
Emily lo interruppe: “Hotch diamole almeno il tempo di fare una doccia deve rientrare in ospedale per le 9.”
Hotch acconsentì e Kat si diresse verso il bagno, era ordinato,
un asciugamano era tenuto al caldo e un cambio di vestiti era sul lavandino,
mandò delle benedizioni silenziose ad Emily,e si gettò sotto la doccia calda.
In meno di 10 minuti era fuori dal bagno con i capelli bagnati che le scendevano lungo le spalle,
dei jeans e una maglietta. Si sedette accanto a Spencer al tavolo della cucina, lui le porse una tazza di caffè.
Kat ne bevve un sorso e cominciò a parlare:
“Il dottor Stunt, è un maschio alfa narcisista ed egocentrico,
la mia presenza lì è per lui una sconfitta, mi detesta almeno quanto vuole portarmi a letto.”
Derek disse ”Cosa?”
Kat stanca si voltò verso di lui:”Ti faccio un disegnino?”
Non curante del sorriso che aveva generato sui volti dei colleghi continuò a parlare:
“Oggi ho partecipato a 3 interventi, a tutti e tre era presente la Dottoressa Neil
come anestesista accompagnata tutte le volte da diversi tirocinanti, due maschi e una femmina,
se non ricordo male si chiamavano” si passò una mano sulla fronte e poi sugli occhi e disse
“Amy Wilson, Travis Norton e Andrew Davids, mi pare.”
Si appoggiò allo schienale e sospirò ”la gente parla poco e il reparto è quasi vuoto,
ci siamo io Stunt e 3 infermiere, l’altra tirocinante mi hanno detto che ha dato le dimissioni ieri.
Potete dirmi cosa devo cercare?”
Reid intervenne: “Tutti i tirocinanti di Stunt sono donne?!”
Kat voltandosi verso di lui e guardandolo negli occhi: “Ama le donne, le belle donne,
e una tirocinante solitamente è abbagliata dal suo mentore, metteteci pure che Stunt
è un bell’uomo e il gioco è fatto, è una specializzazione ambita e lui sa come fare il suo gioco e ottenere quello che vuole.”

Reid fu preceduto da Rossi che improvvisamente chiese a Kat.
“Cate che cosa ti ha fatto Stunt?”
Kat sbottò: “Non sono una bambina, non mi ha fatto niente di male,
ho dei dubbi che sia il nostro S.I., lui andava a letto regolarmente con tutte le ragazze aggredite.”
Reid la fece voltare gentilmente verso di se e le chiese: “E questo lo sai perché?”
Kat sospirò: “Perché quando mi ha invitata ad andare a riposare con lui nella stanzetta, c
i ha tenuto ad aggiungere che nessun’altra tirocinante si era mai lamentata..”
Derek scattò in piedi “Porco schifoso!”
Hotch fulminando Derek con lo sguardo disse: “Seduto! Te la senti di proseguire?”
“Si direi di si, io credo che posso tenerlo a bada.” Indugiò un po’ su quest’ultima frase, p
oi con tutt’altro tono e con tutt’altro piglio disse ”Sono certa che non sia lui il nostro S.I. deve gioire
e godere delle sue conquiste, e so da alcune infermiere che se ne vanta al bar.”
Hotch decise di condividere con Kat il profilo parziale che avevano fatto loro:
”Allora noi crediamo che in nostro S.I.  sia un maschio tra i 25 e i 30 anni,
che prova un profondo rancore verso le vittime e scatena su di loro una forte dose di rabbia,
le ha colpite ripetutamente con calci e pugni.”
Kat fermò Hotch:”Pugni?”
JJ disse: “Si pugni che c’è di strano? Secondo il medico legale e dalle testimonianze
delle prime vittime risulta che siano state brutalmente picchiate con calci e pugni. ” Il suo tono sembrava stizzito.
Kat scattò in piedi: “Non è Stunt e sicuramente non è un chirurgo” fissandosi le mani
“per un chirurgo le mani sono oro, è la parte del corpo più preziosa che ha,
non le comprometterebbe mai per picchiare qualcuno, e poi un chirurgo con le nocche spaccate si nota in ospedale.”
Reid intervenne: “Per un anestesista è la stessa cosa?”
Kat guardandolo disse “Non proprio, le mani per loro sono meno importanti.”
Hotch disse deciso ”Allora scopri quanto più puoi sui tirocinanti della dottoressa Neil,
ora noi andiamo così dormi un oretta.”

Kat si sedette stanca, Hotch JJ Rossi ed Emily si avviarono verso la porta,
stavano parlando tra di loro, Morgan e Reid si avvicinarono a Kat,
Morgan le chiese: “Mi spieghi che cosa ti ha fatto Stunt?”
Kat sospirò: “Allora oltre alla sfacciata proposta, diciamo che ha delle difficoltà a tenere le mani a posto..”
abbassò lo sguardo come se fosse colpa sua.
Reid con una mano alzò la testa finche la ragazza non incrociò il suo sguardo
“Non è colpa tua”
Kat annuì debolmente, cercando di riabbassare la testa, ma Reid  insistette:
“Kat non è colpa tua”.
Morgan in quel momento vide il piccolo genio, come un uomo,
come forse non l’aveva mai visto, quella ragazza aveva su di lui un ottimo effetto.


Kat allora li guardò entrambi e sospirando chiese
“Che cosa devo fare? Spezzargli una mano risulterebbe fuori luogo?
Magari gli ci conficco il bisturi durante un operazione e poi dico ops..”
“No ragazzina, stai calma e cerca di scoprire quello che ci serve
così poi puoi prenderlo a cazzotti ed io ti darò una mano” disse Morgan, sorridendo

Reid stupendo di nuovo il collega disse “Anche io.”


 

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Again Doctor Parker (Part Two) ***





Buon Natale a tutti!!





Copertina




Kat salutò tutti, si tuffò sul divano e si addormentò immediatamente.
 
“Tesoro, tesoro svegliati..”
 
La voce di Emily la stava chiamando dolcemente e aveva un’enorme tazza di caffè in mano, Kat aprì lentamente gli occhi e si stiracchiò.
 
 “Sono in ritardo?” disse poi, agitandosi
 
“No non ancora, preparati e bevi il caffè che ti porto in ospedale..” disse Emily, dolcemente
 
Kat era pronta e aspettava Emily sulla porta “Forse oggi passerà qualcuno di noi in ospedale”
 
Kat riuscì a dire “Ok farò finta di niente se per caso vi incontro, ora andiamo vorrei evitare di vedere Stunt arrabbiato”
 
“Resisti che durerà poco.” Le disse sorridendo la collega.
 

Emily lasciò Kat in ospedale e poi raggiunse gli altri al dipartimento di polizia.

 
Era l’ora di pranzo e Katherine aveva già assistito Stunt in un intervento, il tirocinante di medicina era Amy che amava parlare, si,
ma non dei colleghi bensì di cucina, finito l’intervento aveva una fame incredibile e una voglia matta di cucina indiana,
Amy le aveva fatto venire l’acquolina in bocca, alla mensa prese soltanto un frullato e un insalata, perché Stunt la stava già cercando,
il suo cerca persone non smetteva di squillare, il dottorino voleva anche il caffè, quindi prese un caffè e lo portò al suo capo.
 
Una volta che Kat ebbe raggiunto Stunt, lui le fece una ramanzina sulla puntualità e su quanto lui fosse importante e, mentre gesticolava animatamente, le rovesciò il caffè addosso.
 
“Perfetto, davvero fantastico, mi vado a cambiare e ci vediamo nella stanza del Signor Horn.” Disse Kat irritata
 
Raggiunse gli spogliatoi e aprì il suo armadietto, si tolse la maglia e mentre ne stava cercando un'altra, sentì delle mani che la presero per la spalle
e la spinsero verso la pila degli armadietti, riconobbe l’odore acre del dopobarba di Stunt, le mani di lui si spostarono sul suo seno,
erano avide, e moleste
“Ora ragazzina, forse non hai capito, sono io che ti dico quando te ne puoi andare o se devi rimanere. Stasera tu vieni a cena con me.”
 
La sua voce era bassa, sentiva il desiderio di lui crescere, mentre si strusciava sul suo corpo, una lacrima le rigò il viso,
in quel momento la porta dello spogliatoio si aprì e Stunt dicendole “Ricomponiti, ci vediamo tra 20 minuti dal signor Horn” sparì.
 
Kat respirò, velocemente si mise una maglia e andò allo specchio, aveva gli occhi gonfi e un graffio sulla fronte;
uscì dallo spogliatoio, si medicò la fronte, si sciacquò il viso e se ne andò in direzione del reparto.
 

Incontrò Reid e JJ nel corridoio, fece finta di niente tirò dritto come se niente fosse, abbassando la testa.
 
Spencer incontrò velocemente lo sguardo di Kat, aveva pianto di recente ed aveva un taglio sulla fronte,
poi si era affrettata ad abbassare la testa, era preoccupato, non sapeva che cosa fosse successo.
 
Reid rivolto verso JJ chiese “Hai notato Kat, sembrava strana, non credi?”
 
”Parker mi sembrava stanca, forse è solo il lavoro.. È anche il suo primo caso.” Disse JJ, scostante
 
Reid non curante del tono della collega proseguì sui suoi pensieri“Non credo sia questo.”
 
JJ non voleva distrazioni, dovevano parlare con la dottoressa Neil:”Spence dobbiamo andare.”
 
Reid prese il cellulare e mandò un messaggio a Kat -Non so cosa sia successo ma non abbassare mai lo sguardo, non di fronte a me, resisti finirà presto.-
 
Kat prese il telefono, una lacrima le rigò il viso mentre leggeva il messaggio, buttò fuori l’aria e ritornò di nuovo in lei, entrò nella stanza del signor Horn.
 

Dopo 10 minuti erano in sala operatoria, la dottoressa Neil non c’era, c’era Andrew con un altro anestesista,
cominciarono così l’ intervento sul signor Horn, Kat era tornata pienamente in se,
e Stunt si sentiva molto più maschio dopo quello che le aveva fatto negli spogliatoi, quindi si aprì ad un sacco di chiacchiere.
 
”Cara, sai, prima di te stavo per richiamare un mio ex tirocinante per il reparto di neurochirurgia,
anche se tu sei un neurochirurgo decisamente più interessante.” Disse Stunt con tono forzatamente malizioso.
 
Andrew decise di partecipare anche lui alla conversazione: “Dottor Stunt, ma è vero che anche Travis era un suo tirocinante prima di passare con la Neil?”
 
Stunt quasi infastidito dalle domande di quel ragazzino disse: “Si e non se la cavava male, ma aveva troppo poco rispetto per le sue mani per essere un chirurgo decente..”
 
Kat si illuminò, doveva avvisare gli altri, ma in quel momento il signor Horn ebbe un arresto e Kat si disse ‘ora sei un medico e fai il medico, poi farai l’agente del FBI’.
 

Si concentrò sul signor Horn, l’operazione finì, le condizioni erano stabili ma non era ancora fuori pericolo,
Kat si precipitò fuori dalla stanza, prese il telefono fece il numero di Reid, squillava in quel momento sentì qualcuno avvicinarsi,
dall’altro capo del telefono Spencer rispose: “Si, che succede Kat”
 
“Travis cercate Travis” disse tutto d’un fiato.
 
Sentì Reid parlare agli altri “Travis Norton, dice di cercare Travis Norton” tornando a parlare con lei disse “Kat tu stai bene?”
 
Kat era in procinto di rispondere, quando qualcuno le tolse il telefono dalle mani e lo gettò per terra, si voltò di scatto e vide Travis darle un pugno in faccia
e spingerla verso la scala antincendio, si gettò su di lui, il pugno le aveva fatto male ma non l’aveva stordita,
cominciò a ricordarsi tutte le lezioni dell’accademia sul corpo a corpo e decise che per quel giorno un’aggressione sessuale era più che sufficiente.
 
Travis era feroce, cieco di rabbia le urlava “Tu hai rovinato tutto! Sarei tornato al mio lavoro, quelle sgualdrine erano sparite, poi sei arrivata tu!  E adesso farai la loro stessa fine.”
 
Kat rispose, mentre cercava di evitare i calci e i pugni che Travis le tirava “Travis è finita, Stunt non ti vorrà mai, non sei una donna e non ti vorrà mai, non rispetti le tue mani.”
 
Kat gli diede un bel calcio negli stinchi e in quel momento il suo cercapersone si mise a squillare..
 
Kat disse “Lui mi cerca, lui mi vuole, vuole me, capito!”
In effetti Kat non sapeva neanche chi diavolo fosse, ma doveva deconcentrarlo, farlo arrabbiare e farlo confondere.
 
Travis gli si scagliò contro, Kat perse l’equilibrio e rotolarono tutti e due giù per le scale,
Kat si sentiva confusa le faceva male tutto, vide uno stantuffo, sapeva cosa voleva farle Travis,
in quel momento due mani afferrarono Kat e la tolsero da sotto Travis e lei poté vedere Morgan scagliarsi su di lui.
 
Reid ed Emily la presero tra le braccia e la trascinarono via di lì.
 
Travis aveva le manette hai polsi e un labbro spaccato, Kat non era sicura di essere stata lei a romperglielo,
era seduta accanto a Spencer e Emily che le stavano dicendo qualcosa, le faceva male tutto, poi Spencer le prese le mani e lei si concentrò sulle parole che lui le stava dicendo:
 
“Kat che cosa è successo?”
 
Kat con il tono distante disse: “Durante l’intervento ho scoperto che Travis è stato tirocinante di Stunt ma a lui non piaceva come chirurgo e lui seguì la Neil.
L’intervento si è complicato, non potevo lasciare la sala operatoria ma appena l’intervento è finito vi ho chiamato
e Travis deve aver avuto un crollo psicologico, continuava a dire che io avevo rovinato tutto”
 
In quel momento si avvicinò Derek che disse “Ehy ragazzina, sei piccoletta ma da dove hai tirato fuori tutta quella furia? sei stata grande.”
 
Kat con un tono piatto disse solamente “Non volevo essere di nuovo aggredita sessualmente..”
 
Spencer la prese per le spalle e disse:”Di nuovo? Che significa di nuovo? Che cosa è successo?!
Oggi all’ora di pranzo, avevi gli occhi gonfi e un cerotto in fronte.”
 
Kat fissò i suoi occhi in quelli di Spencer e disse: “Stunt è stato Stunt, mi ha raggiunto negli spogliatoi mi ha sbattuto contro gli armadietti”
si fermò per prendere fiato, strinse la mano di Spencer e proseguì “mi ha toccato e si è strusciato contro di me e mi ha detto che era lui che comandava e che sarei dovuta andare a cena con lui.”
 
Spencer e Derek erano furiosi.
 
Emily prese le redini della situazioni “Dobbiamo parlare con Hotch.”
 
“Ha aggredito sessualmente un agente federale, possiamo arrestarlo.” Disse Spencer
 
Kat sospirò e disse “Non mi ero identificata. Non c’è l’aggressione all’agente federale quindi.”
 
“Morgan andiamo a parlare con Hotch, Reid resta con lei, portala al Pronto Soccorso” disse Emily
 
Spencer e Kat, una volta rimasti soli, si diressero verso il Pronto Soccorso.
 
Kat disse: “Non mi va di farmi medicare da qualcuno, posso farlo da sola, se mi dai una mano tu, vieni su..”
Gli prese la mano e si infilarono in una stanzetta. Kat si sedette sul lettino e fece cenno a Spencer di avvicinarle il carrello con le medicazioni.
 
Spencer prese il carrello e si avvicinò a lei, che lo guardò dolcemente e gli disse: “Allora dottore, come sto? Qual è la situazione?”
 
Spencer le scostò i capelli dal viso “Mi sembri piuttosto ammaccata, tu come ti senti?”
 
Kat guardandolo dolcemente “ora sto bene, grazie”
 
“Ma di cosa?” chiese Spencer, stupito
 
Kat cominciò ad accarezzargli il viso “Grazie per il  messaggio di oggi pomeriggio e di essere qui adesso, con te io mi sento bene.”
Disse arrossendo leggermente.
 
Spencer fermò la mano di Kat sulla sua guancia con la sua, era felice si sentiva bene, sereno, non era mai stato meglio, in quel momento entrò JJ,
Reid ritirò la mano e Kat tolse subito la sua dal viso di Reid.
 
“Allora come stai Parker? Il medico che dice?” disse JJ con tono freddo
 
Spencer era confuso dal tono di JJ “Non vuole farsi vedere, dice che fa da sola..”
 
“Non mi pare il caso, prima di partire dobbiamo essere sicuri che tu stia bene, quindi ti devi far vedere da un vero dottore” insistette JJ, gelida.
 
Spencer guardò JJ stupito, mentre Kat la guardò male “Io sono un vero medico, e posso dirti che ho un sacco di contusioni,
devo fasciare la mano destra ma nulla di più, cerotti e disinfettante basteranno. Se volete uscire io mi medico e ci vediamo fuori.” Disse con tono freddo e duro.
 
Spencer e JJ lasciarono la stanza, Kat si medicò il viso, si spogliò e si spalmò la crema sulle contusioni che aveva sul corpo,
ne aveva sulla schiena ma non poteva far niente per quelle, la crema lì non l’avrebbe messa di certo, sentì la porta aprirsi e si coprì il petto.
 
Sentì la voce di David che dolcemente le parlava: “Ehy bambina come stai?”
 
Kat sollevata e con le lacrime agli occhi: “Bene, ora meglio, ho dei lividi sulla schiena, puoi darmi una mano?” Porgendogli una crema.
 
“Ma certo.” Disse David, dolcemente
 
E come uno zio amorevole l’aiutò a medicarsi e l’aiutò con la fasciatura alla mano.
 
“Credi di poter sparare?” le chiese David con tono preoccupato
 
“Sparo con la sinistra,” disse Kat, sorridendo
 
David la guardò stupito “Cosa?”
 
Allora la ragazza che sembrava aver ritrovato la sua allegra aggiunse
“Si, però opero con la destra, faccio le suture con le sinistra, mangio con la destra e scrivo con entrambe..”
 
David contagiato dalla sua allegria sorrise “Sei fantastica, come ti trovi con la squadra?”
 
“Direi bene, con tutti… o quasi”  disse Katherine, cupa
 
David notò il tono e si soffermò sulle parole: “Quasi?”
 
“JJ mi detesta, ma è un suo problema” mentre si rivestiva sentì bussare ed entrò Hotch che guardandola le chiese “Come vuoi procedere nei confronti di Stunt?”
 
”Una denuncia, vorrei anche che il dottor Pike venga a conoscenza del suo comportamento.” Disse Kat con tono fermo
 
“Va bene, dobbiamo sbrigarci, fra 1 ora si parte.” Disse Hotch annuendo
 

Dopo la denuncia Kat recuperò le sue cose e salì sul jet, si sedette lontano da tutti, poggiò la testa sul sedile, voleva solo dormire un po’.
 

Spencer fissava Kat che dormiva, poi si rivolse verso JJ “Perché le hai parlato in quel modo? Sembrava che tu volessi mortificarla..”
 
“Di cosa stai parlando? Tu non ti comporti oggettivamente con lei.” Disse JJ, distante
 
In quel momento il computer si illuminò e Garcia comparve sullo schermo
“Ehy bellini buona sera, avrei bisogno di Hotch e della mia piccolina tutto pepe..”
 
Kat si svegliò con la voce di Garcia, si sentì chiamare e andò verso il computer, si sedette sul bracciolo della poltrona di Morgan e Hotch li raggiunse.
 
“Dicci Garcia.”
 
“Allora ho appena ricevuto una chiamata da Cooper e hanno bisogno del peperino, mi hanno chiesto di farvi atterrare al prossimo aeroporto
e far scendere Parker, ci sarà Mick Rawson ad aspettarla..” disse Garcia con il suo solito sorriso
 
Hotch serio disse “Non erano questi gli accordi ma immagino che sia un emergenza, Parker preparati, ti faccio atterrare.” Disse Hotch, serio
 
Kat prese la borsa si avvicinò al tavolino “Chi è Mick Rawson?”
 
Emily rispose prima di altri: “Un ex agente britannico che lavora con Cooper, un tipo interessante direi”
 
Garcia che era rimasta ancora in linea “Peperino ti sto mandando il suo file sul tuo palmare, rifatti gli occhi.”
 

Spencer si irrigidì sulla poltrona, mentre Kat guardava il fascicolo di Mick.

 
Hotch porgendo pistola e distintivo a Kat disse: “Stiamo atterrando.”
 

Kat era pronta per scendere dal jet, guardò i colleghi, cercò lo sguardo di Spencer ma lui sembrava evitarla, disse un ciao generale e scese dal jet.
 

Dal finestrino Spencer la vide stringere la mano ad un uomo che l’aspettava vicino ad un Suv, salirono in macchina mentre loro si rimisero in volo.

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Fights ***







Copertina



Kat mentre si stava preparando quella mattina, ripensò a quella settimana di lavoro e alla squadra di Sam  
che era molto diversa da quella di Hotch;
Sam stesso era molto diverso da Hotch,
già che lì erano abituati a chiamarsi per nome era una cosa che l’aveva messa subito a suo agio,
furono tutti gentili con lei, nessun astio particolare da nessuno, neanche da Mick quando le aveva gridato contro perché era sulla linea di tiro del S.I..

Si era trovata molto bene con loro, forse non sarebbe stato male passare da una squadra all’altra.
Con la squadra di Sam era stata fuori neanche 36 ore, era rientrata alle 3 ma alle 7 era pronta per andare a Quantico, prese la borsa ed uscì di casa.


Spencer si svegliò presto quella mattina, era un po’ inquieto, erano 2 giorni che di Kat non aveva notizie
da quando era scesa dall’aereo e si era unita alla squadra di Sam.

In fondo lui sapeva che lei era entrata al BAU e avevano intenzione di utilizzarla in entrambe le squadre,
ma non sapere come stava gli provocava lo stesso una strana agitazione.

Lui come uno scemo non l’aveva neanche salutata mentre scendeva dall’aereo.
Decise che oggi avrebbe chiesto notizie a Garcia anche se questa poi gliela avrebbe fatta pagare.

Inoltre da quando aveva incominciato a seguire i suoi consigli, le emicranie stavano andando decisamente meglio,
si mise i suoi fedeli occhiali dalle lenti gialle prese la tracolla e se ne andò in ufficiò.


Appena le porte dell’ascensore si aprirono, e Spencer entrò nell’open space come prima cosa notò
una folta chioma castana che scendeva lentamente su un corpo che a lui parve perfetto,
la ragazza era di spalle che parlava con Hotch davanti al suo ufficio, nacque spontaneo sul suo viso un sorriso.


Spencer Reid quella mattina era davvero felice.

Kat era andata immediatamente nell’ufficio di Hotch per presentare il suo rapporto sull’operazione di Seattle,
ed ora si stava voltando per tornare nell’open space,
quando vide Spencer nella saletta del caffè che la stava guardando indicandole un tazza, un sorriso le comparve sul volto,
e si diresse verso di lui; aveva cercato di toglierselo dalla mente in quei giorni, la faceva sentire una ragazzina pensare a lui,
quando lui le parlava si agitava, quando la toccava i brividi le salivano lungo la schiena, il solo pensiero la faceva ancora arrossire.


Si trovarono uno di fronte all’altra, Spencer si fece da parte per farla entrare e la seguì gentilmente.
Kat si prese una tazza di caffè e si voltò verso di lui “Ma tu non dovresti evitarlo il caffè?”
Spencer disse: “Si infatti ordine del dottore, questo è decaffeinato” e si aprì in un sorriso.
“Bravo, bravo bisogna sempre seguire gli ordini del medico.” E sorrise anche lei.
Spencer le chiese: “Com’è andata con Cooper?”
Kat si illuminò: “Con Sam è andata benissimo, quella squadra è fantastica, il caso non era facile,
in effetti il mio inizio all’unità è stato tutt’altro che tranquillo ..” e si mise a ridere.

Spencer con tono infastidito disse: “Ti trovi bene con loro? Già li preferisci a noi?”
Kat seria e ferma disse: “Non ho preferenze. Mi trovo bene con entrambe le squadre, è che siete molto diversi,
forse questa squadra è più corretta, ligia alle regole, la squadra di Sam è più informale, ci si da del tu, e poi sono stata accolta bene lì”

Spencer si rattristò, capendo quello a cui si riferiva Kat “JJ non è una persona sgarbata.”
Kat disse secca: “Semplicemente non mi sopporta.”
Spencer cominciò a balbettare: “Ma.. io .. non credo ..sai..”
Kat gelida: “Vedo  che ti agiti a parlare della tua amica.”
La situazione si stava decisamente surriscaldando quando Penelope entrò:
“Hey peperino ben tornata, come sta Mick, ti ha fatto male?”

Kat arrossì “No no, solo qualche livido e Mick sta benissimo.”
Spencer curioso o infastidito chiese: “Che cosa è successo?”
Penelope non diede a Kat il tempo di rispondere e disse:
“Niente Kat era sulla linea di tiro del S.I. e Mick l’ha placcata..”

Kat aggiunse solo:”..evitandomi una pallottola.”
Spencer stizzito disse “Un eroe!” e uscì dalla stanza.
Garcia le diede uno schiaffo sulla spalla e disse “L’hai fatto arrabbiare?”
Kat la guardò stupita: “Io ?! bah andiamo di la va..”


Le scrivanie di Spencer e Kat erano una di fronte all’altra, non si parlarono
e non si guardarono per oltre due ore, entrando anche Derek ed Emily avevano avvertito una strana tensione nell’aria
e si voltarono una paio di volte verso i due ragazzi, che non alzavano la testa da quello che stavano facendo,
in quel momento una voce calda con un accento strano disse

“Hey Katty come stai?”
Kat alzò la testa dal fascicolo riconoscendo la voce e lo strano nomignolo affibbiatole dal collega disse seria:
”Che ci fai tu qui Mick?”

Lui la raggiunse alla sua scrivania e guardandola serio disse:
“Mi mancavi.”


Spencer si irrigidì, da quando l’aveva sentito entrare, non si sentiva molto sereno, gli dava fastidio quella presenza li.

Kat scoppiò a ridere e disse: ”Scemo, allora che vuoi?”
Mick porgendole una cartellina disse “Devi firmare questo, e poi..”
Kat notò l’esitazione sul tono del collega e guardandolo preoccupata disse: “Poi?”
Mick sereno: “Avrei bisogno che lei mi visitasse dottoressa.”

Spencer gelido si intromise nella conversazione “Hai un tumore al cervello?”

Kat fulminò Spencer con lo sguardò, mentre Mick scoppiò a ridere e con l’intento di non dargli corda disse
”No no, o almeno non credo” rivolgendosi verso Kat “mi dai un occhiata alla spalla, ci ho dormito sopra e forse non è stata una grande idea..”

Spencer gelido “Non è un ortopedico.”
Kat era scossa e ferita da quelle parole soprattutto perché dette da Spencer si alzò e disse:
“Andiamo di la che ti do un occhiata, devo tenermi buone le poche persone che ancora mi vedono come un medico.”

Mick chiese “Di la dove?”
“Nella stanzetta del caffè, vuoi spogliarti qui?” Chiese Kat curiosa.
Mick scosse la testa e sorridendo la seguì.

Morgan in un attimo era accanto a Reid “Hey ragazzino ma che ti è preso? Perché le hai parlato così?”
Spencer freddo “Non sono fatti tuoi..”
Emily in tanto scappava verso la saletta del caffè dopo aver fatto una telefonata, Derek le urlò “Dove vai?”
Emily ridendo disse: ”Se non lo sai, sei un pessimo profiler Derek Morgan..”

Bussò ed entro nella stanza, seguita da Garcia, Spencer nel frattempo vide Kat chiudere le tendine e guardarlo con sguardo cupo, abbassò subito lo sguardo.

Kat notando la folla che si era radunata lì chiese “Mi sono persa qualcosa?”
Garcia con la faccia come il sedere disse “Siamo le tue assistenti” indicando se stessa ed Emily.
Kat sorrise arresa e guardando Mick tornò seria e disse: “Problemi?”
“Figurati” disse sorridendo alle ragazze.
Kat seria disse, “Tu spogliati, voi ferme che io vado a prendere la borsa?”
Emily le chiese curiosa ”Hai qui la borsa?”
“Che vuoi che ti dica è difficile smettere di essere un dottore dal giorno alla notte” disse uscendo dalla stanza.

Kat si diresse alla sua scrivania, senza guardare né Derek né Spencer, si chinò prese la borsa e si diresse verso la stanzetta.
“Kat..” la chiamò timoroso Spencer.
Lei si voltò e lo guardò con occhi di ghiaccio.
Spencer disse “Mi dispiace, davvero, non volevo essere scortese.”

Kat non riuscì a dire niente, si voltò e torno verso la saletta, Spencer notò che prima di aprire la porta, fece un sospirò.

Di nuovo nella stanza Kat osservava la spalla di Mick, alla fine disse:
“E’ uscita, va rimessa apposto e devi tenere al riposo il braccio per una paio di giorni.. Forse è meglio se vai al Pronto Soccorso lì possono risistemartela..”
disse abbassando lo sguardo.

Emily intervenne, non le piaceva vedere abbattuta quella ragazza “Tu sai farlo? Puoi farlo?”
Kat esitò, poi disse “L’ho già fatto, ho fatto diversi turni al Pronto Soccorso e sono cose che capitano spesso ma..”
Mick intervenne per la primo volta: “Mi fido di te, sennò non sarei qui, vai.”
Kat buttò fuori l’aria e guardando sia Emily che Mick lì ringraziò, cominciò poi a parlare decisa “Ti farà male,molto, ma poi la bloccherò con il foulard.”

Penelope sbottò uscendo fuori “No no io non voglio guardare..”

Sorrisero tutti.
Poi la porta si aprì di nuovo.
Kat sbottò e rivolta verso la porta disse “Allora, potete aspettare un momento.”

Derek e Spencer la guardarono stupiti, e Derek disse “Abbiamo visto uscire Garcia spaventata..”
Kat tornò calma e guardandoli disse:
“Devo rimettergli a posto la spalla, se avete problemi uscite, se avete obiezioni uscite, oppure chiudete la porta e lasciatemi in pace un momento.”

Derek e Spencer si guardarono, e chiusero la porta, Kat tornò a guardare Mick e disse
“Sei pronto? Cerca di stare il più rilassato possibile..”

Mick annuì.
Kat allora disse “Ok” mise le mani sulla sua spalla, fermò la presa e con uno scatto fece una forte pressione,
l’unico rumore che si sentì fu quello dell’osso che tornava a posto, Mick non aveva fatto un fiato.

Kat guardando il collega disse “Tutto a posto? Ora ti rivesto e blocchiamo il braccio.”
Mick annuì di nuovo, mentre Kat si faceva passare la camicia e la giacca da Emily, lo aiutò a rivestirsi,
facendo attenzione, poi si tolse il foulard per fissargli il braccio, una volta finito tutto,
Mick la guardò e le disse “Grazie”.
Lei incontrando il suo sguardo gli disse: “No grazie a te! Mettici un po’ di ghiaccio stasera e cerca di non dormirci sopra.”


Uscirono tutti dalla stanza, Mick stava andando via quando la voce di Hotch lo fermò:
“Agente Rawson, Agente Parker venite un momento nel mio ufficio”


I due si guardarono e si diressero verso l’ufficio di Hotch.

Emily prese Reid per il braccio e disse “Cosa volevi fare prima? L’hai mortificata, è un medico come tu sei un profiler, non metterlo più in discussione, tantomeno davanti a lei.”

Spencer chinò il capo e si fece scendere addosso le parole dell’amica, sapeva che aveva ragione.

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Meetings ***






Copertina




Mick e Kat entrarono nell'ufficio dell'agente Hotch che fece loro cenno di accomodarsi per poi cominciare subito a parlare:
“Agente Rawson, so che lei è un abile cecchino, vorrei sapere se potrebbe insegnare anche all’agente Parker,
sono già d’accordo con Cooper, e per lui non ci sono problemi, quando siamo qui, tu addestrerai Parker.”
Rivolto verso Kat disse:
“Sei un eccellente tiratore la possibilità che tu diventa un cecchino non è poi così remota e potrebbe rivelarsi molto utile,
il fatto che tu sia un chirurgo evidenzia una dose notevole di sangue freddo.”
Mick aggiunse
“Dote indispensabile per un cecchino..”
Kat decisa e contenta disse: “Si per me va benissimo.”
“Rawson che hai fatto alla spalla, potete già iniziare vero?” disse Hotch.
Mick sorrise e disse: “La spalla sta bene, possiamo iniziare subito signore.”
“Perfetto andate” disse Hotch congedandoli.

Quando furono fuori dalla stanza di Hotch, Mick si guardò attorno poi disse
“Ti aspetto di sotto prendi le tue cose, e vedi che devi guidare tu perché il dottore ha detto che mi devo riposare..”
Kat sorrise mentre si dirigeva alla sua scrivania per prendere le sue cose.
Spencer la fermò e le disse “Possiamo parlare un momento?”
Le tremava la voce “Di cosa? Sono di fretta..”
Spencer la prese per il braccio e la portò nella stanzetta del caffè, lei non oppose resistenza,
si sentiva ferita e offesa, ma non le piaceva quella sensazione di assenza che le dava l’aver litigato con lui.

Spencer chiuse la porta e la guardò: “Io credo che tu sia un ottimo medico, non volevo metterlo in discussione ero solo..”
Kat lo guardava con le lacrime agli occhi
“Cosa? Eri solo cosa? Per la prima volta da quando sono un dottore oggi ho avuto paura di toccare un paziente, di poter ferire invece che guarire.”
Il volto rigato dalle lacrime, le mani strette a pugno
Spencer senza sapere cosa lo spinse a farlo, l’abbracciò, la strinse forte a se e mentre era inebriato nel suo odore le diceva
”Scusami, ti prego scusami.”
“Non lo fare più, per me è importante quello che tu pensi di me.” Disse Kat stringendosi a lui, perdendosi nel suo profumo.

Spencer la strinse ancora di più a se, non avrebbe voluto separarsi da lei, ma le chiese ”Dove devi andare con Rawson?”
Kat si scostò contro voglia e disse
”Deve insegnarmi a sparare, d’ora in poi quando non staremo in giro per il paese, dovrò esercitarmi con lui.”
“Ma tu sei un ottima tiratrice, non ne hai bisogno…” disse Spencer un po’ infastidito.
“Come cecchino, Hotch crede che possa essere utile e naturalmente portata.” Disse lei con tono dolce.
“Ah..” disse Spencer rattristandosi, poi notò che Kat stava diventando rossa e accarezzandole il viso le chiese “Che c’è?”
“Niente io.. mi chiedevo.. se..”balbettava, era imbarazzata, non riuscì a finire la frase.
“Vuoi venire a cena con me?” disse Spencer guardandola negli occhi, stupendosi di se stesso e della sicurezza che aveva quando era accanto a lei.
“Si” rispose senza esitare e con gli occhi che le brillavano.
Spencer le sorrise felice “Mi chiami quando hai finito?”
“Certo” disse lei accarezzandogli il viso.
Spencer non voleva lasciarla andare, ma sapeva che non poteva trattenerla ancora,
almeno per il momento e disse a malincuore “Mi sa che devi andare”
“Già” disse lei con un po’ di tristezza nella voce.

L’accompagnò alla scrivania, lei prese le sue cose, e il suo sguardo la seguì fino a che le porte dell’ascensore non si chiusero.
JJ ferma alle porte dell’open space guardava Spencer mentre fissava la ragazza che stava uscendo. Spencer non distolse mai lo sguardo da lei.

Arrivata al garage vide Mick, aspettarla vicino al Suv con le chiavi in mano, con il suo strano accento le disse “Fatto pace?”
Lei con tono minaccioso, mentre arrossiva vistosamente disse: “Non ci provare, non farmi il profilo.”
Sorrisero e salirono in macchina.

Erano le 7, temeva che fosse tardi, o che lui avesse cambiato idea, si sentiva una ragazzina insicura, poi compose il numero e sentì squillare il telefono.. era libero..
“Pronto, Reid.” Disse la voce all’altro capo del telefono.
Spiazzata dal tono professionale disse “Sono Kat.”
“Mamma sono in ufficio ti richiamo dopo.” Il tono era professionale, forse era con Hotch o David, pensò Kat.
“Ti aspetto a casa mia.” Disse lei senza capire davvero cosa aveva appena detto, “Ti mando l’indirizzo per messaggio.”
Attaccò, spedì il messaggio prima di tornare in sé e darsi della sgualdrina.

Era arrivata a casa, si era fatta una doccia al volo, aveva smontato l’armadio cercando un vestito decente,
e benedicendo Rosa, che quel giorno era passata a fare le pulizie, i capelli erano ancora bagnati quando suonò il campanello,
aveva lasciato detto al portiere che aspettava visite e di far salire il Dottor Reid.

Quando lei aprì la porta, era splendida, aveva un vestito nero corto, con una bella scollatura e le maniche lunghe e larghe,
i capelli bagnati le scendevano sulla schiena, era abbagliato da tanta bellezza, lei lo fece accomodare e mise la sua giacca sull’appendiabiti,
gli fece strada fino alla cucina, poi guardandolo e arrossendo leggermente disse:
“Sono appena arrivata e non c’è nulla di pronto, ma se hai un po’ di pazienza posso prepararti una cena italiana..”
Spencer le sorrise e disse rapito “Non vado da nessuna parte.”
Si sedette su uno sgabello, mentre lei tirava fuori, cose dal frigo
“Ma tu i capelli non te li asciughi mai?” disse Spencer curioso.
“Di rado, non sopporto il phon, e poi sono sempre di corsa..” disse lei voltandosi e guardandolo.
“Ti fa male dottoressa, che non lo sai?” proseguì Spencer con tono divertito.
“I dottori si sa sono pessimi pazienti.” Rispose Kat e si aprirono entrambi in una splendida risata.
“Com’è andata con Rawson?” chiese lui, cercando di nascondere la gelosia, il dottor Reid si scoprì ad ammettere di essere geloso.
“Mick è un insegnate severo, sembra carino e simpatico, ma nel suo campo diventa intransigente e ipercritico.
Però dice che ho del potenziale, il fatto che sono ambidestra mi potrebbe aiutare.”
“Sei ambidestra?” chiese lui perso a guardarla.
“Si, l’ho scoperto a medicina, opero con la destra ma ricucio con la sinistra e poi sparo con la sinistra..”
Lui le si avvicinò lentamente mentre lei stava per tagliare della cipolla “Fammi vedere allora?”
Kat sorrise, spostò il coltello sulla mano sinistra e sminuzzò la cipolla, si voltò verso di lui e disse: “Promossa?”
Erano tremendamente vicini, lui sentiva solo il suo profumo e non smetteva di guardarla disse “Perfetta!” mentre si chinò su di lei e poggiò le sue labbra sulle sue.
Kat sentì quelle labbra morbide sulle sue, si schiuse a quel contatto lasciando cadere il coltello, si strinse a lui mentre le loro lingue si incontravano e giocavano a rincorrersi.
Spencer la strinse a se ancora di più, non voleva assolutamente allontanarsi da lei.

Si staccarono un momento per prendere fiato, lei si perdeva nello sguardo di lui “Sei splendido..” gli disse rapita ancora con il fiatone.
Lui la guardò intensamente “Tu sei bellissima, quando sono con te, io mi sento un altro e ..”
“Cosa?” chiese lei maliziosa, mentre poggiava le mani sul suo petto e cominciava a baciargli il collo..
Lui fece un gemito di piacere poi cercò di continuare a parlare
“Ero geloso, sono geloso di Mick, io non sono quel tipo ragazzo, io sono diverso.”
Lei si allontanò da lui “Tu sei perfetto, mi hai fatto impazzire dalla prima volta che ti ho visto..”
“Cosa? Con Morgan nella stanza?” chiese lui stupito.
“Morgan è indubbiamente un bel ragazzo, ma il tuo sguardo mi ha rapito.. a proposito con chi eri quando ti ho chiamato?” chiese con uno strano tono nella voce
Lui si irrigidì un momento, poi disse “Con JJ e Rossi.”
Lei si ritrovò infastidita, quella ragazza non la convinceva. “Che mi sono persa tra te e JJ?” chiese all’improvviso.
Lui senza abbassare lo sguardo disse “Sono stato innamorato di lei ed ora è una mia grande amica”
Lei aggiunse stizzita “Gelosa, una tua amica gelosa di te. Comunque perché hai detto che ero tua madre?”
Spencer scoppiò a ridere, non credeva di certo a quello che stava accadendo, una dea gli stava facendo una scenata di gelosia per JJ.
“Cosa c’è da ridere?” Chiese lei stizzita.
“Ma dai, tu che sei semplicemente bellissima stai facendo una scenata di gelosia a me” disse Spencer continuando a ridere.
“Tu non sai quanto sei bello e sexy dottor Reid.” disse lei avvicinandosi a lui e cercando avidamente le sue labbra.
Le loro labbra si incontrarono di nuovo, e in quell’incontro c’era passione, desiderio.
Lei lo allontanò dicendo “Non mi hai ancora risposto.”
Lui scuotendo la testa, ancora perso nel suo sapore disse solo: “La domanda?”
“Perché hai detto che ero tua madre?”
“Ok ok,” disse alzando le mani in segno di resa
“i motivi erano diversi perché c’era tuo zio davanti a me, perché in effetti JJ mi sembra strana quando si parla di te,
e poi perché c’è un protocollo che vieta le relazioni tra colleghi. Devo dire che da quando sto con te sto imparando a dire le bugie..” Disse lui sereno e sorridente.
Lei preoccupata chiese “Quindi?”
“Quindi cosa?”
“Che succede, dico, che cos’è questo..” disse indicando se stessa e Spencer.

Kat era scossa da mille pensieri forse lui non era interessato a lei, voleva solo andarci a letto e togliersi lo sfizio, diventò tremendamente insicura ed andò in iperventilazione.
Spencer la prese per le spalle e preoccupato disse:
“Kat guardami, che succede? Che cos’hai? Stai male?”
Lei si aggrappò alle sue braccia, lo spinse su uno sgabello e si sedette di fronte a lui, sul tavolo.
“Forse prima di spingerci oltre dovremmo parlare” disse lei seria “che cosa vuoi tu da me?”
“Kat non ti capisco e mi stai spaventando sei sicura di stare bene?” disse con tono preoccupato.
Lei lo guardò gli occhi erano pieni di lacrime
“Vuoi venire a letto con me per toglierti uno sfizio? Per vedere com’è? Che cosa vuoi tu da me?”
Spencer si alzò e le prese il viso tra le mani
“Kat guardami” lei lo guardò “posso assicurarti che non mi sono mai sentito così, non ho mai sentito nulla di simile al caos calmo che crei tu dentro di me,
ti prego credimi, il sesso non è importante ora, non è necessario, mi riempi solo standomi vicino.”
Calde lacrime le rigarono il viso, buttò la testa sul petto di lui
“Scusami, io mi sento una ragazzina quando si parla di te, mi piaci molto Spencer” alzò il viso per guardarlo “ci tengo davvero molto a te.”
Lui le prese il viso tra le mani e disse “Anche io” e le diede una bacio dolce sulle labbra.
“Teniamo per noi la nostra storia, per il momento, non deve entrare in ufficio. Anche se..”disse Kat esitando.
“Anche se cosa?” chiese Spencer curioso.
“Forse Mick sospetta qualcosa..” disse lei d’un fiato
“Come?” Spencer preoccupato
“Quando sono andata via oggi per la lezione, quando sono arrivata nel parcheggio mi ha chiesto con un ghigno sulle labbra ‘fatto pace?’..”
“E’ bravo però..” disse Spencer tornando a sorridere.
Lei avvicinandosi “Mi fido di lui..”
Spencer le accarezzò le braccia e disse “Va bene. Hai fame?”
Lei con la voce bassa disse “Si… di te” tornando a cercare le sue labbra, mentre cercava i bottoni della sua camicia.
Scostandola leggermente Spencer le chiese piano “Sicura?”
Kat mentre si riprendeva avidamente le sue labbra, disse “Certo..”

Senza staccarsi l’uno dall’altro, si spostarono nella camera da letto, le loro labbra erano unite,
i loro corpi sempre più vicini, la camicia di Spencer era sul pavimento, il vestito di Kat la raggiunse velocemente,
quando Spencer, si scostò da lei e cominciò a fissarla, Kat arrossì e disse “Che c’è? che succede?”
Spencer con la sguardo preoccupato, cominciò ad accarezzarla: “Ma .. ti fa male?” disse mentre le sfiorava un livido enorme che aveva sotto il seno.
Kat seguì lo sguardo  di Spencer fino a vedere che si stava posando su un suo livido, scosse leggermente la testa
“No non molto, veramente non ci stavo pensando..” disse mentre cominciava a baciargli il collo..
Spencer era troppo preoccupato per lei: “Ma come te lo sai fatto? A Seattle?”
Disse lei con tono sereno, cercando di tranquillizzarlo:
“No, no con la squadra di Sam è stato Mick con il suo placcaggio. Però di lividi sono piena, Seattle me ne ha lasciati alcuni sulla schiena” voltandosi.
Spencer l’accarezzò dolcemente, facendole venire la pelle d’oca “Sembri così fragile..”
“In realtà ho la pelle dura” disse Kat voltandosi di nuovo per guardarlo.
“Lo vedo lo vedo è che sei così bella, sembri una dea..” disse Spencer mentre si perdeva nel guardarla.
Kat arrossì e istintivamente abbassò lo sguardo.
Spencer le prese dolcemente il mento e riprese il contatto con i suoi occhi.

Quel momento perfetto fu interrotto dallo squillare insistente di un telefono, seguito subito da un altro,
i ragazzi si alzarono di scatto, cercando i cellulari, Kat andò a rispondere in cucina, Spencer nel salotto, si ritrovarono a metà strada dopo aver riattaccato.
“JJ” disse Spencer
“Hotch” disse Kat
“Dobbiamo andare..” disse Spencer con la voce dispiaciuta, mentre la stringeva di nuovo a se.
Si persero in un bacio, quando Kat si scostò controvoglia:  “Dammi un secondo che usciamo insieme..” disse Kat correndo verso la camera da letto.
Spencer la seguì andando a recuperare la sua camicia, Kat si infilò un paio di pantaloni e una maglietta.
Presero i cappotti e uscirono di casa.
Arrivarono a Quantico con due auto separate.

Spencer si sentiva l’uomo più felice del mondo, Kat era entrata nella sua vita per caso e l’aveva travolto come un ciclone,
era felice e sereno come non mai, con lei si sentiva sicuro. Non aveva avuto molte storie e sicuramente non se le andava a cercare,
non era come Morgan che se la godeva alla grande, lui si dedicava al suo lavoro e allo studio, ma l’amore l’aveva trovato nonostante lui cercasse di nascondersi.

Kat era al settimo cielo, era arrivata al BAU per perseguire un sogno ed aveva trovato molto più di quello che cercava,
era felice come una ragazzina, non aveva mai dato troppo peso all’amore, si era sempre concentrata sul suo lavoro e nel perseguimento dei suoi obiettivi,
finche l’amore non l’aveva trovata nell’ultimo posto che lei si aspettava.

Entrambi pensarono, che ormai la miccia era stata accesa, e sarebbe stato complicato stare lontani l’uno dall’altra,
ma ora dovevano vedere se erano in grado di gestire la cosa sul lavoro.



Chiedo perdono per l'attesa e per il corto capitolo 

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Gift ***





Copertina




Avevano deciso di entrare separatamente, quindi Kat aspettò qualche minuto in macchina e poi salì anche lei verso l’ufficio, arrivata nell’open space trovò Emily e si diressero insieme verso la sala riunioni, entrando Kat notò che Spencer parlava fitto con JJ, quest’ultima quando la vide sembró sorpresa, Kat senza darle troppo peso si sedette accanto ad Emily, aspettando l’arrivo degli altri.
 
Rossi fu l’ultimo ad arrivare, era impeccabile come al solito, si sedette e JJ cominciò a parlare
“Everglades, Florida sono emersi i cadaveri di alcuni ragazzini smembrati forse dagli alligatori, la polizia ritiene che siano stati uccisi dalla stessa persona, proiettili di grosso calibro sono stati trovati nello sterno, stanno procedendo con le identificazioni ma sembra che risultino tutti come ragazzi scomparsi da Miami o zone limitrofe.”
“Di che tempi stiamo parlando?” chiese Rossi pensieroso.
“I primi due cadaveri sono emersi circa 10 giorni fa, due giorni fa ne è emerso un altro..”proseguì Hotch.
“Il posto del ritrovamento è sempre lo stesso?” chiese Spencer.
“No, sono sempre punti diversi delle Everglades e vista la vasta area la polizia ha delle difficoltà a delimitarne l’accesso..” disse mostrando dei punti su una cartina.
“Ma ..” disse Kat ad alta voce, fermandosi di colpo, sentendosi osservata.
Hotch le fece cenno di proseguire.
“Se i punti evidenziati sono quelli dei ritrovamenti, mi sembrano molto inadatti, voglio dire ci sono zone delle Everglades piene di alligatori o altre invece che bruciano un giorno si e l’altro pure, voleva che fossero ritrovati, quelle sono zone di passaggio.”
Tutti la guardavano stupiti, tutti tranne David, sapeva che era cresciuta a Miami e che suo padre adorava le Everglades, ce la portava sempre quando era piccola, forse tutti i ricordi di Katherine con il padre erano legati a quel posto.
 
“Conosci bene il posto?” le chiese istintivamente Hotch.
“Si abbastanza” rispose Kat subito.
“Perfetto, questo ci potrà essere utile.”
“Hotch scusa ma non capisco l’urgenza” chiese Derek
“Questo pomeriggio sono scomparsi a Miami due ragazzi di 11 e 12 anni, fra quindici minuti al jet.” Disse Hotch senza lasciare possibilità di replica a nessuno.

Uscirono tutti dall’open space, Kat si diresse verso la sua scrivania dove notò un pacco enorme, con un piccolo girasole e un bigliettino, incuriosita si avvicinò seguita da Spencer, Derek, Emily e David.
“Che cos’è? Da parte di chi è?” disse Emily, curiosa
Derek ci mise il carico “Sei qui da neanche una settimana e già hai un ammiratore..”
Kat arrossì vistosamente, Spencer strinse i pugni forte, poi disse con il tono più calmo che gli riuscì “..Ma quel fiore è finto?”
Kat serena e un po’ sovrappensiero disse: “Si è di legno io non amo i fiori recisi..”
“Qualcuno ti conosce bene..” disse Emily maliziosa.
“Credo di sapere chi è”..disse Kat mentre prese il biglietto e cominciò a leggerlo, lo richiuse e disse “Come immaginavo, non fatevi illusioni è materiale di studio..”
Aprendo la scatola tirò fuori dei libri e poi rimase a bocca aperta..
David intervenne curioso ”Ma come non era materiale di studio? Cos’è quella faccia? Chi è questo spasimante che devo rimettere in riga..”
Kat si destò un momento “Ma quale spasimante è Mick, per il corso che stiamo facendo, ma questo..” tirando fuori una enorme custodia “..questo proprio non avrebbe dovuto darmelo.”
Aprì la custodia, dentro c’era un fucile da precisione, in perfetto stato e un altro bigliettino, lo lesse immediatamente e sorrise.
“Allora?” chiese Spencer innervosito 
“E’ un Barrett M-82, uno dei migliori fucili di precisione che ci sono in giro, dice che devo curarlo come fosse il mio bambino.” Disse Kat mentre fissava il fucile imbambolata 
“Ehi bella addormentata mi dispiace svegliarti dobbiamo andare, sbrighiamoci, prima di fare tardi..” disse Derek sorridente. 
 
Detto ciò Kat infilò i libri in borsa chiuse la custodia del fucile e se la mise sulla spalla.
Spencer, David e Derek le dissero in coro: “Dove credi di andare con quello?”
“A Miami, non posso certo lasciarlo qui” rispose lei serafica, nel frattempo si stavano avvicinando Hotch e JJ.
JJ appena la vide, scosse la testa “Non è un giocattolo, posa quel coso, dobbiamo lavorare noi.”
Disse con tono seccato, gli amici e colleghi la guardarono stupiti, sembrava invece non averla nemmeno sentita Hotch che disse subito:
“A me invece sembra un ottima idea, è giusto che tu cominci a prenderci dimestichezza, ho parlato con Rawson, dice che si ritiene soddisfatto e che hai un ottimo istinto.”
Disse aprendosi in un sorriso che Kat immediatamente ricambiò, ricominciando a camminare verso l’ascensore seguita da Emily e David, gli altri rimasero indietro fissando la ragazza che si allontanava.
“Questo non è un asilo e quello è un fucile e non un giocattolo, non capisco perché le permetti di portarlo in giro, perché viene con noi anche stavolta?” Disse JJ, scocciata, rivolta verso Hotch
Derek e Spencer guardarono stupiti l’amica, mentre Hotch sereno rispose:
“So che non approvi il suo inserimento nella squadra, ma ti chiedo di tenertelo per te e di essere più discreta in questo tuo disappunto. Conosce la zona e può esserci utile, il fucile è una mia richiesta, e lei sta solo eseguendo i miei ordini”.
 
Voltandosi se ne andò seguito da Derek.

Spencer si avvicinò a JJ “Ma che ti succede? Non ti ho mai visto trattare nessuno in questo modo..” chiese poi dolcemente.
“Non mi piace quella ragazza, non credo che sia adatta alla nostra unità, tutto qua.” rispose JJ fredda
“Si ma perché?” chiese Spencer cercando di capire cosa nascondeva l’amica dietro quelle parole.
“Non è una profiler, non ha studiato criminologia, è stata solo fortunata, e poi ha uno zio importante, non mi piacciono certi nepotismi.” Disse lei sempre con tono freddo.
“David non c’entra niente con il suo inserimento e questo lo sai, anche io ho un curriculum vasto se è per questo, e poi l’ingresso di Emily fu pilotato dalla Strauss ma a lei non hai mai detto niente, quando fai così proprio non ti capisco JJ!” Disse Spencer indispettito mentre si allontanava.
 
Kat alzò la testa dal libro per perdersi nei suoi pensieri, era ancora molto scossa dalla discussione avuta con JJ, ma sentiva che Hotch credeva in lei e questo le bastava per andare avanti, non capiva invece l’atteggiamento di Spencer, l’aveva visto parlare con lei e le si era seduto accanto sul jet.
Hotch li richiamò per fare un punto della situazione,
“Appena atterreremo vorrei visitare le scene dei ritrovamenti, Parker, Reid, Rossi e Prentiss con me, poi andremo dal medico legale, nel frattempo JJ e Derek andate al dipartimento di polizia e cominciate a raccogliere informazioni, vediamo se sono riusciti ad identificare i ragazzi.”

Tutti annuirono, quando Hotch si alzò e si sedette vicino a Katherine, lei lo fissò “Come va?” le chiese poi gentilmente
Kat fece un mezzo sorriso e disse “Bene credo, è più difficile di quanto credessi, ma dovevo immaginarmelo.. ”
“L’inizio è difficile per tutti..” rispose Hotch gentilmente
“Ma cosa le ho fatto?” chiese Kat senza perdere tempo e arrivando dritta al punto.
“La verità è che non lo so, per scoprirlo dovrei violare la regola di non farsi il profilo fra colleghi, quindi aspetto che sia lei a parlarmene oppure addirittura a parlarne a te, tu puoi aspettare?”
Kat sorrise a tutta quella sincerità
“Certo.”
Hotch tirò fuori un fascicolo 
 “Vorrei che tu vedessi queste, i corpi dei ragazzi erano stati smembrati, inizialmente credevo fossero alligatori ma se quella non è zona, puoi darci un’occhiata.” disse
Kat annuì e cominciò a vedere le foto, Hotch si allontanò e tornò verso i colleghi.

Mentre esaminava le foto Kat si alzò di scatto e si diresse verso Hotch, si era messa gli occhiali e il microscopio che usava in sala operatoria “Dovrei vedere i corpi per dirtelo con certezza, ma lo smembramento non mi sembra opera di un alligatore, c’è troppa precisione nei tagli, la scelta di tagliare sfruttando le giunture non sembra tipico di un animale, non sono un erpetologo, ma gli ho visto staccare braccia e non sembravano attenti a mordere all’altezza del gomito.”
“Quindi?” chiese JJ
Kat seria disse: “Direi una grossa sega con la lama seghettata a simulare un attacco animale..”
“Se come dici tu le zone dei ritrovamenti non sono tipiche per gli alligatori forse il nostro S.I. non conosce la zona..” disse JJ curiosa
“Oppure la conosce molto bene e non voleva che gli alligatori toccassero i corpi ma solo simulare un loro attacco, anche per render più complicato l’identificazione.”  rispose Kat, seria e con tono deciso

Poi si voltò e torno al suo posto, porgendo ad Hotch il suo fascicolo, prese la sua borsa e andò in bagno.

Ne uscì poco dopo con degli anfibi, gli stessi jeans ma una canottiera leggera che evidenziava le sue curve alla perfezione e una giacca leggera verde militare, sentendosi fissata, si voltò verso i colleghi “Mai stati nelle Everglades, vero?” disse scoppiando a ridere e tornò a sedersi.
Vide Spencer avvicinarsi, lei lo anticipò chiedendogli “Come va?”
Spencer sorrise, l’aveva spiazzato “Io bene, tu? Piaciuto il regalino del tuo amico?”
Kat scoppiò a ridere e disse “Lo chiamavi amichetto montavo il regalino e lo provavo.”
“Come sei gentile, ma toglimi una curiosità come sa che non ami i fiori recisi?” chiese Spencer con un sorriso sulle labbra e il tono un po’ infastidito
“Ne abbiamo parlato l’altro giorno, faceva parte di un esercizio di rilassamento, voleva che focalizzassi immagini positive, quando ha nominato un bouquet di rose rosse ho storto la bocca e lui ha voluto sapere il perché.” Disse lei serena.
“Perché il girasole?” chiese allora Spencer
“Farina del suo sacco, il mio fiore preferito è un altro ma non te lo dico..” disse Kat sempre sorridendo. 
“Perché?” chiese Spencer facendo il broncio. “E’ il mio segreto, se vuoi saperlo ti dovrai impegnare.” Gli disse sorridendogli maliziosa.
Spencer si aprì in un sorriso e quei due si persero l’uno nello sguardo dell’altro, Spencer spostò poi lo sguardo sul suo abbigliamento
“Questo è davvero necessario?” disse indicando la magliettina che aveva indossato. 
Chinandosi leggermente da potergli sussurrare qualcosa senza essere sentita dagli altri e regalandogli una generosa scollatura disse: “Ti dispiace?”
Spencer deglutì a fatica e le lanciò un occhiataccia, lei si tirò su e mentre rideva di gusto disse “Ne riparliamo dopo che saremmo stati nei luoghi del ritrovamento.”
Spencer sorrise poi tornó serio “Come stai?” le chiese
“Che intendi?” disse lei incupendosi un pochino.
“JJ..”
“Ne ho parlato con Hotch che mi ha chiesto di aspettare e vedere come si evolveranno le cose, lui si fida di me e per me questo è importante.” Disse Kat tutto d’un fiato.
“Già, ho notato che ti difende molto spesso.” Disse Spencer pensieroso.
“Credo di essere alla BAU grazie a lui e a Sam, nonostante tulle le JJ che avrebbero preferito vedermi altrove, ne sono contenta e non voglio deluderli.” Disse Kat con piglio deciso.
Spencer le posò una mano sulla sua: “Sono convinto che ce la farai..”
Lei gli sorrise dolcemente, tornando a fissarlo serena.
 
Quando atterrarono si divisero in due macchine, Derek e JJ erano diretti al dipartimento di polizia, gli altri erano diretti verso le Everglades, Hotch fece guidare Kat. 
Kat alla guida, mostrava di conoscere bene la zona, trovò subito la strada, senza mai indugiare.
Appena arrivati scesero dalla macchina e avevano già le scarpe piene di fango, c’era da dire anche che faceva un caldo terribile ed era tremendamente umido, Kat si legò la giacca alla vita e sorrise, mentre si dirigevano verso il poliziotto che li stava aspettando, tese una mano ad Hotch “Piacere, capitano Lemn” passò in rassegna tutti gli agenti, arrivato a Kat le strizzò un occhio e le disse “Lei è del posto vero?”
Kat sempre con il sorriso sulle labbra rispose “Diciamo che lo conosco molto bene.”
“Seguitemi che vi faccio vedere i posti dove li abbiamo trovati.”
 
Mentre camminavano, Spencer si fece vicino a Kat, dandole una pacca sulla spalla..
“Che c’è?” chiese lei sempre sorridente.
“La finisci..” disse irritato 
“Di fare cosa?” chiese lei voltandosi, aveva il viso preoccupato. 
Gli altri erano più avanti e non potevano sentirli, Spencer la prese per un braccio e la tirò verso di se “Di farmi impazzire, qualsiasi uomo che ti vede vorrebbe saltarti addosso!!”
Lei cominciò a ridere ”Geloso Dottor Reid??”
“Non sai quanto..” disse lui rubandole un bacio, e poi ricominciando a camminare per raggiungere gli altri.
“Comunque così non vale, e poi a me non interessa nessuno che non sia tu ..” disse felice, fermandosi di colpo e notando qualcosa nel terreno, si spostò verso quel punto e disse “chiama Hotch, chiama gli altri.. Subito!” Disse chinandosi per terra.
 
Quando arrivarono gli altri, Kat si scostò dal terreno emergeva parte di un braccio, una mano con lo smalto viola e un orologio, non sembrava reciso, attesero la scientifica e il medico legale, dal fango era venuto fuori il corpo integro di una ragazzina, lo stato di decomposizione non era avanzato, ma i lineamenti del viso si stavano perdendo, indossava dei jeans e una camicetta incrostati di sangue e fango, nel petto aveva un buco enorme.
 
“Potrebbe non entrarci niente con il nostro S.I., potrebbe essere solo una sfortunata coincidenza..” disse Emily poco convinta.
“Oppure lo smembramento lo riserva agli uomini, ed essendo una donna ne ha avuto più rispetto, cercando anche di seppellirla, potrebbe essere rimorso.” Le rispose Reid serio.
“Come l’hai notata?” Hotch stava chiedendo a Kat.
“La mano, aveva un orologio, la luce dal sole che ci si rifletteva sopra mi batteva sul viso .. mi sono chinata e ho notato la mano, deve essere stata portata in superficie da qualche animale o dalle pioggie..” rivolta verso il poliziotto “Ha piovuto in questi giorni?”
“Quasi tutti i pomeriggi anzi vi consiglio di andare che fra un po’ potrebbe ricominciare” disse il poliziotto, la voce era triste sembrava stufa di ritrovare tutti quei ragazzi.
Kat si rimise la giacca e aspettò gli ordini del suo capo, cominciò a piovere che ancora non erano arrivati alla macchina, lasciarono Kat al dipartimento di polizia e gli altri si andarono a cambiare in albergo, erano zuppi e infangati.
 
Kat raggiunse Derek e JJ, “Ciao, come va? Novità sulle identità dei ragazzi?”
Dal telefono una vocina familiare squillò “Ciao peperina, la tua dea li ha trovati tutti, sono tutti della zona..”
“Tra le denunce di scomparsa ce ne è per caso una che riguarda una ragazzina, bionda sui 13 anni, probabilmente di Miami anche lei, la scomparsa potrebbe risalire a 1-2 settimane fa..” chiese Kat, subito
“Noi cerchiamo dei ragazzi però.” Disse JJ ferma.
Kat, sbuffò sembrava stanca di quella lotta, riprese fiato “Abbiamo trovato una ragazza sepolta e uccisa con un colpo d’arma da fuoco, vicino alla zona dei ritrovamenti dei cadaveri dei ragazzi, il suo corpo non è stato smembrato ma goffamente sepolto, ma la ferita al petto sembra simile a quella dei ragazzi.” disse calma.
Lei e JJ si ritrovarono ad abbassare la testa nello stesso momento. 
“Ma gli altri dove sono finiti? E il medico legale che dice?” chiese Derek
Kat rispose con il sorriso sulle labbra “Gli altri che mi prendevano in giro sono stati colpiti dal maltempo delle Everglades, erano infangati e bagnati, sono andati a farsi la doccia; per il medico legale non abbiamo avuto modo e tempo, Hotch chiede se possiamo andarci noi.”
Derek guardò JJ che disse “Non puoi andarci tu, sai che non mi piacciono quei posti?”
“Se volete ci vado solo io, tanto devo esaminare i tagli..” si intromise Kat
Derek disse sereno: “Grazie ti accompagnerei, ma qui hanno bisogno di me, ti faccio accompagnare da un poliziotto.”
”Non c’è di che” disse Kat prendendo lo zaino e dirigendosi verso l’uscita.
Quando gli altri arrivarono al dipartimento, trovarono solo Derek e JJ che stavano attaccando delle foto su di una lavagna, dove già era sistemata una cartina “Katherine?” chiese Rossi
Derek disse “E dal medico legale.”
“Si è offerta lei.” Aggiunse JJ.
“Che sappiamo di questi ragazzi?” chiese Hotch
JJ cominciò a parlare “Daniel Green 13 anni di Miami Gardens, Philip Craig 12 anni di Coral Gables, e Steven Nash 11 anni di Miami, i ragazzi scomparsi, invece sono ritornati a casa un paio d’ore fa, volevano farla pagare ai genitori che stanno divorziando. I ragazzi uccisi sono tutti di buona famiglia, ma sono un po’ ribelli, escono la sera, fumano, girano con ragazzi più grandi.”
“Qualche idea sull’identità della ragazza invece?” chiese Emily.
Le rispose Derek “Siamo portati a credere che si tratti di Samantha Donelly, scomparsa 10 giorni fa da Miami Beach, anche lei come gli altri era una ragazza che poteva avere tutto, ma stava smarrendo la retta via.”
“Bene, aspettiamo Parker, per sapere cosa dice, il medico legale” in quel momento gli squillò il telefono, si allontanò per rispondere, per rientrare dopo pochi minuti nella stanza.

David istintivamente si voltò a guardarlo con gli occhi che gli chiedevano qualcosa, Hotch scosse la testa: “Era Sam voleva sapere se lei era disponibile, devono andare a Boston e poteva essergli utile, ma per stavolta niente da fare.”
“Ma perché non tirate una monetina e scegliete dove deve andare?” disse David con tono preoccupato
“Sai bene che non lo faremo mai, per oggi però abbiamo vinto noi.”  rispose, Hotch, sereno
Sorrisero tutti.
 

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Young Sniper ***







Copertina





Erano ormai le 8 passate e di Katherine non c’era traccia, il suo cellulare era spento, Emily, Derek e JJ avevano portato Rossi a mangiare un boccone, mentre Reid ed Hotch avevano deciso di andare dal medico legale.
 
Quando entrarono nel laboratorio videro tutto buio, tranne che per una musica e una luce in fondo al corridoio, seguirono istintivamente quella via fin quando non si ritrovarono in una sala autopsia, con una musica di sottofondo assordante mentre vedevano Katherine, china su un cadavere, insieme ad un altro medico.
 
“Parker” strillò Hotch cercando di sovrastare la musica.
 
I due medici saltarono spaventati, e si voltarono verso la voce, spegnendo subito la musica.
 
 
 
“Sei qui da oltre 5 ore, ed il tuo telefono è spento.” Disse Hotch sempre con tono arrabbiato.
 
“Mi dispiace, ma qui non c’è campo, poi ci siamo messi a lavorare con Rick sui resti dei ragazzi e della ragazza che abbiamo perso la cognizione del tempo. Però abbiamo scoperto un sacco di cose.” Disse Kat con tono affranto.
 
“Piacere sono il dottor Richard Felps, la vostra collega è fantastica, senza di lei non avremmo scoperto tutto quello che sappiamo ora. Domani mattina avrete il mio rapporto completo.” Disse l’anatomo patologo sorridendo verso gli agenti.
 
“Che novità ci sono Parker? Pensi di potercene parlare mentre torniamo alla centrale?”
 
“Si si” disse Katherine, recuperando il suo zaino e togliendosi camice e mascherina.
 
 
 
Appena saliti in macchina il silenzio regnava sovrano, Kat decise di prendere il toro per le corna e di stemperare la tensione che lei stessa aveva creato, ma Hotch la precedette “Perché sei andata sola?” chiese.
 
“Come perché?!? JJ ha detto che le non  piacevano gli obitori, Derek aveva da fare, io mi sono solo offerta, Derek ha detto ok.”
 
“Raramente ci muoviamo da soli, soprattutto per evitare situazioni spiacevoli.” le disse Spencer, calmo
 
Kat chinò il capo e sorrise, brava JJ pensò fra se e se “Mi dispiace non succederà più.”
 
“Non ti preoccupare, ma non farlo mai più, intesi?” disse Hotch, calmo
 
Kat Annuì con convinzione e poi cominciò a parlare “Allora con Rick siamo risaliti al calibro della pistola che ha sparato l'SI, alla marca e al modello della motosega che ha squartato i ragazzi una volta morti, abbiamo il tossicologico dei ragazzi ed abbiamo tardato per esaminare anche il corpo della ragazza, la pistola che le ha sparato è la stessa, e i risulti del tossicologico sono molto simili a quelli dei ragazzi, inoltre ho fatto quattro chiacchiere con Rick che ha due ragazzi adolescenti e mi diceva che in questo periodo va di moda tra i giovani fare dei rave-party non autorizzati nelle Everglades, sostiene che i suoi figli non ci vanno, ma pare che vada di moda lo sballo in zona alligatori, si fanno pubblicità su un blog, dove ci sono le date dei rave, che spesso coincidono con le date della scomparsa.. ”
 
“Cosa?” chiese Spencer con tono confuso.
 
“Spencer ho detto molte cose, cosa non è chiaro?” Chiese lei assumendo lo stesso atteggiamento del ragazzo.
 
Hotch intervenne provvidenzialmente “Reid chiama gli altri digli che abbiamo gli elementi per un profilo, Parker raduna tutto il materiale e preparati a condividerlo con gli altri ti suggerisco con più calma, punti focali, pistola, sega, tossicologico e le informazioni raccolte dai figli del medico. Analizzando un punto alla volta, dedicandogli il tempo necessario”
 
“Ma se ti do' tutto e fai tu?” chiese Kat
 
Hotch scosse la testa “Alza la testa, ragazza, fatti coraggio, non farmi pentire di averti scelto. Ha proposito, ti voleva Sam per un caso a Boston, ma per stavolta sei impegnata.” Le sorrise gentilmente.
 
Kat sorrise restando pensierosa, Reid era confuso dall’atteggiamento del suo capo, non l’aveva mai visto così aperto verso qualcuno, ci mancava poco che la chiamasse per nome, ma in cuor suo era felice della profonda stima che riponeva nella sua ragazza.
cosa?! l’aveva appena definita la sua ragazza. Un lieve rossore comparve sul volto del giovane Dottor Reid.
 
 
 
Arrivati in centrale tutti li attendevano in una stanza con una lavagna, appena entrarono, Reid si sedette vicino a Derek e Kat restò in piedi vicino alla porta, l’attenzione di tutti era rivolta verso Hotch “Garcia ci sei anche tu?” chiese
 
“Si capo” rispose una voce squillante.
 
Allora Hotch fece un cenno a Katherine di cominciare a parlare.
 
Kat tossicchiò e poi cominciò “Scusatemi innanzitutto per il ritardo. Dalle autopsie sui corpi dei ragazzi siamo riusciti a determinare che gli smembramenti sono avvenuti post-mortem, e che la ragazza uccisa è vittima dello stesso S.I. visto che il bossolo coincide con quello dei corpi maschili, sappiamo che a sparare è stato un Marlin Model 1894, e che i corpi sono stati smembrati con una motosega modello AEG 394 chainsaw.” Si fermò un momento e riprese fiato, guardò Hotch e ricominciò a parlare “Dal tossicologico dei ragazzi emerge anche che al momento della morte avevano bevuto molto e assunto diversi tipi di droghe, principalmente preparati simili al LSD oltre che a cocaina. Parlando inoltre con il medico legale ho scoperto che tra i giovani di Miami l’ultima moda del momento è partecipare a Rave Party che vengono organizzati non autorizzati nell’Everglades, si fanno pubblicità su internet, sto aspettando dal figlio di Rick un contatto per sapere quando si terrà il prossimo Rave, e tutte le sparizioni coincidono con le date, del Rave.”
 
Il cellulare di Kat squillò “Ciao Rick, dimmi tutto.. si grazie”.. mettendo una mano sul microfono disse “Garcia ci sei?”
 
“Sempre peperina..”
 
“Ciao Patrick ..si allora, blograveeverglades, Every night every morning la chiave, grazie mille Patrick e ringrazia tuo padre.” Kat riattaccò il telefono mentre sentiva le mani di Penelope muoversi velocemente sulla tastiera.. Dopo un minuto di silenzio, dove i più trattennero il fiato, Penelope disse solo “Ohi ohi..”
 
“Che succede Garcia?” chiese Hotch, preoccupato
 
“Un Rave è programmato per stasera, tecnicamente è iniziato da un paio d’ore, vi mando le indicazioni, ma suona tipo come una caccia al tesoro…Avete tutto sui vostri palmari.” rispose Gacia
 
“Garcia per favore fai un controllo incrociato tra modello del fucile e sega, con eventi avvenuti nelle Everglades negli ultimi dieci anni” disse Hotch tutto di un fiato.
 
“Comincio subito, vi saluto tesorini” e Penelope attaccò.
 
Hotch riprese a parlare, Reid, Parker lavorate per capire dov’è il Rave! Voi altri con me dobbiamo coordinarci con la polizia per intervenire.. a Patrick potrebbe servire il tuo bambino..
 
Kat sobbalzò: “Non credo, è presto, e poi le Everglades non forniscono molti punti in alto..”
 
“Tu tienilo vicino.” Concluse la discussione Hotch.
 
“Va bene” disse Kat abbassando la testa, rialzandola di scatto per dire “Ah JJ” la bionda si voltò a guardarla “Grazie!” Tornando a fissare il palmare, la bionda uscì stizzita.
 
 
 
Quando furono soli, Kat sentiva lo sguardo di Spencer addosso, senza neanche dargli il tempo disse “Che cosa c’è? Dobbiamo lavorare e non dirmi che ho esagerato, per favore..”
 
Spencer le posò una mano sulla gamba e la guardó dolcemente “Volevo solo dirti che sei stata fantastica oggi, sempre, anche se mi hai fatto prendere un colpo quando non riuscivamo a trovarti..”
 
Kat si illuminò in un sorriso e gli prese la mano “Grazie di tutto, e scusami se ti ho fatto preoccupare, non sai quanto vorrei che ce ne tornassimo a casa.”
 
“Allora sbrighiamoci a trovare l'SI così ce ne torniamo a casa!” Le disse stringendole forte la mano.
 
E tornarono a concentrarsi su quella caccia al tesoro.
 
 
 
Dopo pochi minuti uscirono dalla stanza, con una cartina in mano.
 
“Sappiamo dov’è! Garcia ha appena ottenuto delle immagini aeree del posto, hanno montato dei piloni di metallo, un palco, e dice che la festa procede alla grande.” disse Spencer
 
“Perfetto andiamo, Parker analizza le foto e trova il punto più adatto, per vedere la folla e i bordi che danno alla palude..” disse Hotch
 
Kat annuì e cominciò a guardare le foto.
 
In macchina non disse una parola, mentre guardava le foto, Spencer ed Hotch ogni tanto si voltavano a guardarla.
 
Scesero dalla macchina, Hotch le disse “Pronta?”
 
“Si!” disse lei sicura.
 
Spencer le porse un giubbotto anti-proiettile
 
Scuotendo la testa disse “No grazie, mi sarebbe solo d’impiccio, Hotch potrebbe essermi utile essere messa in contatto con Mick ad un certo punto.”
 
Hotch annuì quando gli squillò il telefono disse solo, “..mettiti in contatto con tutti e restaci”.
 
La voce di Penelope riecheggiò nei loro auricolari “Buonasera ragazzi, l’abbiamo trovato grazie alle informazioni che mi avete dato, è stato un gioco da ragazzi. Preston Miles 40 anni, 2 anni fa sua figlia 16enne è morta mentre era venuta alle Everglades per avere un incontro intimo con il suo ragazzo, furono sbranati entrambi, da un alligatore, da allora Preston si è trasferito in una delle case dei custodi e veglia che il parco sia sicuro per tutti. Avete la foto sui vostri palmari.”
 
Kat fissò a lungo la foto pi voltandosi verso gli altri due agenti disse “Io vado lassù, torre Nord-Est.”
 
Spencer la guardò dicendole silenziosamente di stare attenta, lei lo fissò nello stesso modo, per fissarsi lo zaino sulla spalla e andare verso la torre che aveva scelto.
 
Mick le aveva dato un supermirino e supermirino termico, sperava davvero di non dover far niente.
 
 
 
Quando era in posizione cominciò a guardare tra la folla, vide Spencer, JJ, Derek, David, suo zio era meraviglioso in giacca e cravatta nelle Everglades sembrava semplicemente perfetto, non si fece distrarre da quel pensiero, e continuò a guardare tra la folla…
 
“Aspettate..” disse ad un certo punto “JJ una quarantina di persone dietro di te, ore 2 potrebbe essere lui.”
 
“Vado” disse la collega.
 
Kat la vide incamminarsi, “Garcia ha per caso una cicatrice o qualche problema alla mano destra il nostro S.I.?”
 
“Si bambolina, un’ alligatore sei mesi fa..”
 
“JJ sbrigati si sta allontanando, un ragazzino con la felpa pistacchio lo sta seguendo”.
 
“Ci provo ma..” la voce di JJ fu coperta da quella di Hotch, “Parker lo vedi? Puoi fermarlo?”
 
“Cosa?” chiese Kat.
 
“Garcia inserisci Rawson!” disse Hotch, serio
 
“Detto fatto” disse lei.
 
La voce di Mick le risuonò nell’orecchio “Allora ragazzina, piaciuto il mio regalino? Neanche un grazie..”
 
“Te ne dico cento quando torno, ma ora..” Kat era preoccupata..
 
“Ora pensa all’oceano” disse lui con tono fermo.
 
Si sentiva Kat respirare, mentre Spencer cercava di avvicinarsi alla posizione di JJ e del S.I.
 
“La distanza?” chiese Mick fermo.
 
“190 metri circa in movimento, tra la folla..” disse Kat telegrafica.
 
“Guarda il mare..” disse Mick per calmarla.
 
Spencer cominciava sinceramente a rivalutare quell’agente e avrebbe fatto di tutto per evitarle questo momento.
 
“Vento?” chiese Rawson
 
“E’ notte, non ho punti di riferimento validi” rispose lei gelida.
 
“Chiudi gli occhi e ascolta” disse Mick calmo.
 
“C’è una bandiera 2 nodi, direzione sud-est.” Disse lei serena.
 
Spencer era stupito da quanto sembrasse perfetta Katherine anche in quel momento.
 
“Chiudi gli occhi e senti il momento.. adesso sei pronta.” Disse Mick deciso.
 
“Si, ordini!” disse Kat decisa.
 
“Dammi la situazione..” chiese Hotch
 
“E’ a 20 metri dalla palude, JJ e Reid sono ad oltre 10 metri da lui, fra pochi minuti lo perdo anche io.” Disse lei con tono fermo.
 
“Spara!” disse Hotch
 
“Togliti l’auricolare, chiudi gli occhi e poi vai” le disse Mick.
 
 
 
Furono lunghi minuti di silenzio, Reid raggiunse JJ ed insieme andavano verso la palude, quando nell’auricolare, sentirono solo dire “Fatto” e videro gente agitarsi davanti a loro.
 
 
 
Kat stava cercando l’auricolare, l’aveva colpito perché l’aveva visto cadere, ma non sapeva che altro era successo, sentiva solo Hotch che le diceva nelle orecchie “Situazione Parker..”
 
“Colpito, è caduto a terra, sono appena arrivati JJ e Reid sul sospettato.” Detto ciò trattenne il fiato, finchè Spencer non le disse “Ottimo lavoro Kat, l’hai colpito alla spalla destra.”
 
Sorrise serena e sollevata, uccidere non era una cosa che la entusiasmava.
 
“E brava la mia allieva,ora riponi il bambino e torna giù, mi devi una cena quando torni.” Disse Mick prima di riattaccare.
 
 
 
Kat chiuse tutto e cominciò a scendere, sotto la torre trovò Spencer, che la stava aspettando, si tolse l’auricolare.
 
Lui l’abbracciò forte, e lei si strinse a lui.
 
Si staccò di colpo “Gli altri?”
 
“Sono andati al dipartimento con il capitano e il sospettato Hotch mi ha detto di aspettarti e di portarti in albergo se vuoi riposare, partiamo domani mattina, David mi ha detto di dirti di tornare a casa.” Le disse Spencer sorridendole.
 
Kat si incupì, le parole di David l’avevano toccata, ed era contenta di essere con Spencer, non era sola, si strinse a lui, cercò le sue labbra e disse “Ti va di accompagnarmi a casa mia?”
 
Spencer annuì solamente, baciandola dolcemente, c’era qualcosa in quella città che la rendeva estremamente fragile, se le Everglades le piacevano, Miami la infastidiva voleva aiutarla, se poteva, a ritrovare il sorriso.
 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** The Trust is Lost ***








Copertina




Kat gli fece strada fino ad un enorme villa, scese lentamente dalla macchina e lui la seguì, si fermarono davanti ad un cancello chiuso, il giardino era ben mantenuto ma la casa sembrava disabitata.
Katherine si fermò e fece un lungo sospiro.
“Non devi dirmi niente.” Le disse Spencer dolcemente.
“Lo so, ma è ora che ci faccia i conti.” Disse lei aprendo il cancello ed entrando dentro casa.
 
 
 
La casa era enorme, piena di vetrate, e di giorno doveva essere immensamente luminosa, al piano di sotto si vedeva un enorme cucina e un salone, Spencer notò degli schizzi incrostati sulle mura del salone, Katherine seguì il suo sguardo “I miei genitori sono stati uccisi qui, 17 anni fa circa, una rapina finita male dissero. Io avevo 10 anni mio fratello 13, ricordo che Adam mi venne a prendere e mi portò fuori, diceva che erano arrivati i cattivi, ci nascondemmo nella cuccia del cane, poi sentimmo degli spari, poi la confusione e il vuoto.
Ricordo poco di quello che successe, ho solo immagini confuse.
Mio fratello non ne vuole sapere di questa casa, comprai la sua metà qualche anno fa, ma non so decidermi a venderla o a risistemarla.” disse Kat
“Mi dispiace.”Rispose Spencer abbracciandola forte.
 
Lei si strinse a lui, le lacrime le scendevano calde sul viso.
“Io non voglio venderla, qui ho tanti ricordi, credo che sia giunto il momento di farla risistemare..”
“Sei sicura che è questo quello che vuoi?” chiese lui con ancora un po’ di tristezza nella voce.
“Si si, sono sicurissima, e poi avere un Pied-à-terre a Miami è molto chic..” disse lei ritrovando finalmente il sorriso.
“In effetti questa casa è splendida, ma ti puoi permettere una ristrutturazione?” chiese Spencer curioso.
“La mia famiglia era benestante, diciamo che non ho mai avuto problemi economici..” disse Kat abbassando la testa.
“Vedo che questo argomento ti imbarazza..” disse lui cercando il suo sguardo “Come ti senti?
Dovresti riposarti, oggi ne sono successe tante.” Disse accarezzandola dolcemente.
 
Kat cominciò a parlare a macchinetta, “In effetti dovrei essere stanca, ma in questo momento ho una scarica di adrenalina, pari all’effetto di 7 caffè, Mick mi aveva accennato a questo.. Pare che sia normale per un cecchino nel momento in cui ha completato il suo obiettivo.”
Spencer le posò una mano sulla spalla “Ok ok, ti porto a mangiare qualcosa.. così mi spieghi anche come sei diventata un cecchino in un giorno..”
 
Cominciarono a ridere e tornarono in macchina.
 
Non ci fu tempo di mangiare però, Hotch li chiamò dicendo che Preston Miles aveva confessato e loro potevano ripartire immediatamente.
 
Sull’aereo Kat si sedette su una poltroncina da sola, le stava salendo addosso tutta la stanchezza e la tensione accumulata in quella lunghissima giornata, chiuse gli occhi per un secondo.
Fu un sogno strano, le sembrava un ricordo, vedeva casa sua piena di poliziotti, suo fratello che l’abbracciava e voleva portarla fuori di lì, tra la folla vide due volti, più giovani di come li conosceva lei, ma erano loro, ne era certa, Sam ed Hotch erano a casa sua diciassette anni fa.
Si svegliò di colpo, il respiro era affannato, si guardò intorno e vide che molti dormivano, vide Hotch vicino al cucinino e si diresse decisa verso di lui.
 
“Parker, qualche problema?” Le chiese lui gentilmente vedendo lo sguardo che lei gli stava lanciando.
“Tu sai perfettamente chi sono, tu e Sam eravate a Miami 17 anni fa, a casa mia ed io voglio sapere perché, non ho mai trovato nulla su quel caso, ed io e mio fratello abbiamo ricevuto un cospicuo risarcimento per la nostra perdita. Dimmi tutto quello che non so.” Disse lei tutto di un fiato, la voce era agitata, allarmata.
Hotch sgranò gli occhi ”Non mi sembra il momento più adatto per parlarne..” disse calmo
“Perché lavoro con voi? Il mio passato c’entra?” era agitata cominciava ad alzare il tono della voce.
 
 
JJ aprì gli occhi, sentendo una voce agitata, vide Katherine che parlava con Hotch, lo vide metterle una mano sulla bocca, tirare la tenda e sentì che la chiamò Katherine.
Tornò a chiudere gli occhi, con uno strano sorriso sulle labbra.
 
“Katherine calmati adesso..” le disse Hotch tirando la tenda e tappandole la bocca.
Lei annuì e lui le tolse la mano dalla bocca.
“Possiamo parlarne quando ritorniamo? Vorrei che ci fosse anche Sam.” Le disse Hotch con tono calmo.
Lei annuì leggermente, si sentiva distante da quello che stava succedendo “Va bene. David conosce tutta questa storia?”
Hotch sapeva che quando e se lei avesse scoperto la verità, le cose sarebbero state difficili da gestire “David lo sa, vuoi che ci sia anche lui?”
Kat scosse la testa, era confusa, stavano vacillando tutte le sue certezze, suo zio, il suo ingresso nell’unità, tutto quello su cui credeva di poter fare affidamento. “No no grazie. Puoi sapere se Sam è già tornato, vorrei chiarire questa storia al più presto.” Disse voltandosi e tornando di la.


Il volo proseguì tranquillo, quando scesero dall’aereo, Katherine andò via di corsa senza salutare nessuno, Spencer la guardò allontanarsi, preoccupato,
JJ gli si avvicinò “Credo che abbia litigato con Hotch, e credo anche che siano molto più intimi di quello che vogliono farci credere.. Lui la chiama per nome.” gli disse
Spencer scosse la testa incredulo “Di cosa stai parlando?”
“Prima sul Jet li ho visti che parlottavano nel cucinino, lui le ha tappato la mano con la bocca, ha tirato la tenda, e l’ha chiamata Katherine.” Disse La bionda, secca.
Spencer non ci credeva, non era possibile che lei lo avesse preso in giro in quel modo, e per cosa poi?! confuso e arrabbiato si diresse verso la sua macchina.


Nel parcheggio vide Kat camminare velocemente, seguita da Hotch che le urlava di fermarsi, lei lo chiamava Aaron e diceva che meritava di sapere la verità, vide Hotch afferrarla per un braccio, trascinarla dentro una macchina e partire.

Spencer si sentiva vuoto, non capiva nulla di quello che stava succedendo, dentro di se sentiva che lei era sempre stata sincera con lui, ma quello che aveva appena visto non riusciva a razionalizzarlo, non aveva una spiegazione, istintivamente prese il telefono e provò a chiamarla, ma era spento, prese la macchina andando a casa sua, voleva capire che succedeva, era pronto a vedere qualsiasi cosa.

Katherine era furiosa, scesa dal Jet voleva parlare con David, urlare, capire qualcosa ma non trovò le parole, cercò Hotch dicendo che voleva subito la verità non le importava di Sam, lui aveva detto che doveva aspettare un’ora soltanto.
Si era ritrovata a correre nel parcheggio seguita da Aaron che cercava di calmarla, si urlavano contro neanche lei sa quali parole, sentì solo la stretta di lui sul suo braccio e si arrese, facendosi trascinare in macchina.
Stavano aspettando Sam, davanti ad un bar, erano rimasti in silenzio per tutto il tempo, quando lo vide arrivare, salirono in macchina e si diressero verso casa sua, avevano bisogno di un posto tranquillo per parlare.

Spencer era fermo sotto casa di Kat non sapeva neanche da quanto, la macchina non c’era ne la sua ne quella di Hotch, decise di aspettare li, non sapendo cosa fare.
Vide arrivare la macchina di Hotch, li vide scendere entrambi ma con loro c’era anche Sam Cooper, quella storia non lo convinceva molto, scese istintivamente dalla macchina dirigendosi verso i tre.

Quando Kat vide Spencer si concesse un secondo per rilassarsi, quel ragazzo le portava la pace nel cuore, poi lo vide agitato, preoccupato, arrabbiato, chissà cosa stava pensando in quel momento di lei.
“Reid che ci fai tu qui?” Disse Hotch, vedendo il collega
Spencer si fermò “Posso chiedervi la stessa cosa.” disse con tono infastidito
“Non è una cosa che la riguarda Dottor Reid, dovrebbe tornarsene a casa adesso.” Si intromise Sam
Spencer cercava lo sguardo di Kat, che lei teneva basso, sembrava vinta,
”Di preciso, Parker, come sei entrata nell’unità? Se tuo zio non c’entra non posso escludere certo loro due.. Una bella ragazza disponibile fa comodo a chiunque.” urló Reid
“Ragazzino sei fuori strada, vattene prima di dire altre sciocchezze.” Gli disse Sam che stava cominciando a perdere la pazienza.
“Reid, stai offendendo una tua collega e un tuo superiore, è il caso che tu te ne vada, non sai quello che dici.” Gli disse Hotch cercando di calmarlo.
“Ha ragione JJ il suo ingresso non è regolare, voi due non siete chiari, che fai Hotch ti porti la donna nella squadra?”
Kat finora era stata in silenzio “Sparisci Reid, te e le tue convinzioni! Stai lontano da me e da casa mia.” gli disse, gelida

Si voltò ed entrò nel palazzo seguita da Sam,
Hotch si fermò per provare a calmare Reid “Non ho idea di quello che ti sia preso, ma farò in modo di scordarmelo, hai fatto delle insinuazioni pesanti e assolutamente infondate, ora tornatene a casa, ci vediamo lunedì in ufficio, cerca un modo per scusarti.”

Spencer si voltò arrabbiato, diretto verso la sua macchina, sentì Hotch gridare “Non con me Spencer, con lei!”

Entrò in macchina, sbattendo le mani sul volante e buttando la testa indietro, non sapeva cosa gli era preso, mai aveva immaginato di poter dire certe cose al suo capo.

Katherine entrò in casa seguita da Sam ed Hotch, “Voglio la verità ora..” disse soltanto, iniziando a preparare il caffè
Fu Sam che cominciò a parlare “A Miami 17 anni fa, ci furono una serie di omicidi e rapine, che giudicammo come seriali, una banda di ragazzi che eccedeva con la droga e trovava nella paura degli altri la sua ragione di vita, quella in casa tua fu la loro ultima rapina, tuo padre aveva dei sistemi di sicurezza efficaci e tu ci desti un notevole indizio, il che ci permise di rintracciarli ed arrestarli, tuo fratello ti nascose nella cuccia e quando poté chiamó il 911, io ed Aaron eravamo li data l’efferatezza del crimine.”
“Io ti accompagnai dalla tua vicina, e Sam ti regalò un lecca-lecca, tu dicesti che sentivi l’odore della benzina, che tutto puzzava di benzina e volevi lavarti, e andare via di li; quei ragazzi erano tre, scoprimmo poi che lavoravano ad un distributore sulla via, così sceglievano le famiglie da seguire e rapinare.” proseguì Aaron
“Perché David non mi ha mai detto nulla??” sospiró Kat
“Questo devi chiederlo a lui.” disse soltanto, Aaron
“Perché non me l’avete detto prima? Questo c’entra qualcosa nel mio lavoro con voi?” Chiese subito Kat.
“Non ti ricordavi di noi, non volevamo sollevare una vecchia ferita.” Disse Sam.
“Noi abbiamo seguito la tua carriera, quando abbiamo scoperto che il tuo interesse era rivolto verso l’unità, ne siamo stati felici, riteniamo notevoli le tue capacità e il tuo percorso così fuori dall’ordinario ti rende unica in questo lavoro.” Disse Aaron, guardandola fiero.
“Tu sei il futuro per il nostro lavoro, e noi vogliamo scommettere su di te.” Aggiunse Sam dolce.

Kat era confusa, ma allo stesso tempo onorata e fiera di lavorare con loro, sentiva che erano sinceri e si sentiva finalmente serena, Ma poi le venne in mente Spencer, come un fulmino a ciel sereno, si rabbuiò di colpo.

“Aaron pensi che io possa stare un po’ con la squadra di Sam? Mi piace lavorare con voi, ma non sono ben accetta e questo lo sappiamo tutti, una squadra è un corpo unico che si muove in una stessa direzione, la mia presenza spezzerebbe questa armonia, mettendola in pericolo.” disse triste e conscia di quanto vere fossero le sue parole.
“Mi dispiace rinunciare a te, ma capisco le tue difficoltà, posso accettarla solo come una situazione temporanea, vorrei comunque che noi ci incontrassimo regolarmente, per poter continuare il percorso iniziato.” Disse Aaron serio.
“E noi siamo felici di accoglierti a braccia aperte.” Disse Sam sorridendo.

La decisione era presa, Katherine passò la giornata di domenica a litigare con suo zio, riuscendo poi a riappacificarsi e perdonarsi, David era triste della decisione presa dalla nipote di lavorare a tempo pieno con Sam, ma sapeva che per il momento non poteva farle cambiare idea.

Kat quel lunedì non si era presentata al BAU, Spencer, JJ e David, non ne sembravano sorpresi mentre gli altri erano notevolmente delusi.
Hotch aveva detto loro solamente che Parker avrebbe lavorato con Sam a tempo pieno nel prossimo periodo, Spencer era sempre teso e poco socievole, era più chiuso del solito e gli altri non riuscivano a cavargli nulla, non sapevano cosa gli fosse preso.

Era passato quasi un mese da quel giorno, Spencer e Katherine non si erano più incontrati, lui l’aveva vista diverse volte andare e venire dall’ufficio di Aaron in orari in cui l’open space era vuoto, si stava arrendendo all’idea che quella fra di loro fosse stata solo una parentesi irreale, e che nulla sarebbe più tornato come prima.
Sapeva di aver sbagliato e di averla profondamente offesa ma ancora non aveva saputo trovare un modo per scusarsi, quando andava a cercarla a casa sua lei era sempre fuori città.

Katherine stava valutando la possibilità di tornare alla medicina a tempo pieno, non riusciva a parlarne con gli altri, ma era profondamente triste e delusa da quanto successo con Spencer.
Gli altri non sapevano niente di loro due e quindi non potevano capirla, solo Mick ogni tanto cercava di tirarla su, ma lei era triste, viveva quello che era successo come una meravigliosa parentesi della sua vita.
Spencer le mancava tantissimo ma visto quello che pensava di lei, non riusciva a trovare il coraggio di chiamarlo. Tutte le volte che lavorava con Aaron nel suo ufficio passava molto tempo a fissare la scrivania di Reid, era certa che Aaron sospettasse qualcosa, ma era troppo corretto per dirle qualsiasi cosa.


Quel pomeriggio era uno di quelli noiosi, erano tornati da un caso e stavano finendo di scrivere rapporti, erano tutti annoiati,
quando videro Hotch correre fuori dal suo ufficio e dirigersi verso l’ufficio di Garcia, Hotch non correva mai nei corridoi dell’ufficio, stava succedendo qualcosa di grave, di preoccupante.

Quando uscì videro Garcia seguirlo, aveva pianto si vedeva ”Tutti in sala riunioni subito.” disse soltanto Hotch

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Where is the Beautiful Princess? ***





Vi prego perdonatemi per il ritardo e buona lettura!!






Copertina




Hotch sembrava teso e preoccupato, parlottava con David, quando tutti entrarono nella stanza e occuparono ciascuno il proprio posto, videro Hotch stringere forte la spalla di David, che uscì dalla stanza immediatamente. Sembrò a tutti strano che David non prendesse parte alla riunione, ma nessuno disse nulla, Reid cominciava ad avere delle pessime sensazioni.
Hotch sembrava tanto quello dei tempi di Foyet o di Doyle, ognuno di loro in qualche modo temeva il peggio, ma erano dei professionisti e si sedettero, pronti ad ascoltarlo.
 
Hotch cominciò subito “San Francisco, sono stati trovati i corpi di alcune ragazze, in diversi punti della città; le ragazze erano invisibili, prostitute o drogate senza una casa e senza un lavoro, sono state picchiate per giorni, torturate, non ci sono state finora tracce di violenza sessuale. Sono state fatte ritrovare cadavere dopo tre giorni dalla loro scomparsa, le vittime accertate sono almeno sette, su questo caso sta già lavorando la squadra di Sam Cooper, hanno richoesto la nostra presenza, ci stiamo unendo a loro per dare tutto il nostro supporto. Domande? ”
Il tono di Hotch era agitato e preoccupato, Spencer chiese: “Perché hai detto che finora non ha violentato le sue vittime, perché dovrebbe cambiare il suo modus operandi?”
Hotch rispose secco “Perché ha cambiato vittimologia, sei ore fa è stata rapita l’agente Katherine Parker.”
E la foto di Katherine comparve sullo schermo, Garcia tirò su con il naso.
“Com’è potuto succedere?” chiese Derek arrabbiato.
“La squadra le ha fatto tenere una conferenza stampa, dove lei ha apertamente denigrato il comportamento del sogetto ignoto, offendendolo e deridendolo.” Rispose Hotch atono, quella storia non gli piaceva per niente.
“Siamo certi che sia lo stesso S.I. ad averla rapita?” chiese Emily preoccupata.
“Il suo Suv è stato ritrovato fuori San Francisco, aveva subito un incidente, è stata spinta fuori strada.” disse ancora Hotch.
“Non siamo sicuri però che sia stata rapita?” chiese ancora JJ tesa.
“20 minuti fa è stato fatto recapitare questo video al dipartimento di polizia di San Francisco.” disse Hotch mentre faceva cenno a Garcia di far partire il video, ma lei si alzò di scatto gli passò un telecomando “Io non posso vederlo di nuovo...” disse uscendo velocemente dalla stanza.
 
Hotch spinse play e quello che videro fu aberrante, la collega legata su di una sedia che riceveva calci e pugni, quando la testa le ciondolava, veniva slegata e le veniva chiedeva di combattere, lei riusciva a malapena a tenersi in piedi e ancora botte, il volto e i capelli erano insanguinati, il suo viso era una maschera vuota senza espressione.
Hotch spense, e disse solo “Partiamo subito.”
 
Spencer era senza parole, non sembrava neanche lei la ragazza in quel video, non aveva mai gridato, eppure l’audio c’era, ma lei non aveva emesso un suono. Il vuoto della sua assenza lo riempì di colpo, cadergli addosso come una valanga che lo travolse in pieno, fino a quando le lacrime gli salirono agli occhi. Non poteva sopportare l’idea che lei fosse in pericolo, si sentiva tremendamente responsabile, come se fosse colpa sua, perché lui l’aveva allontanata da se.
JJ si stava avvicinando quando vide Hotch farle cenno di andar via, mentre lui si avvicinava a Spencer, posandogli una mano sulla spalla, gli disse: “Spencer la riporteremo a casa.”
Spencer aveva il vuoto dentro, sussurrò appena  ”Non le ho chiesto scusa.”
“Allora riportiamola a casa perché tu possa farlo.” Disse ancora Hotch conciliante.
“Mi dispiace per quello che ti ho detto, Hotch scusami, io ero geloso..” disse Spencer senza capire bene cosa stesse confessando al suo capo.
“Lo so Spencer, me ne sono accorto, e posso dirti che lei non è stata molto meglio di te in questo periodo, perciò riportiamola a casa così che possiate avere la possibilità di violare le regole del FBI.” Gli disse Hotch cercando di rasserenare il più possibile il giovane collega. Spencer sorrise mestamente e seguì il suo capo verso il Jet, non aveva voglia di parlare con nessuno, doveva pensare, ragionare, fare il suo lavoro nel migliore dei modi, per riuscire a riportarla a casa.
 
Katherine aveva di nuovo perso conoscenza, nella mente quanto accaduto pochi giorni prima di partire per San Francisco.

Era nel suo appartamento, vi era rientrata da poco a dir la verità era sempre più occupata con la squadra e stava pochissimo a casa, passava pochissimo tempo a cucinare, da quando Spencer le aveva detto quelle cose, non amava passare molto tempo in cucina e più in generale in casa sua, stava sempre fuori, facendosi trascinare da Mick in locale in stile anglosassone o che almeno millantavano di essere ‘Veri Pub inglesi’.
Vedeva pochissimo anche David, non per quanto successo, lo aveva subito perdonato, ma vederlo la feriva, riportandola alla squadra che per poco tempo avevano condiviso, che lei ora non viveva più. Non voleva pensarci.
Era appena uscita dalla doccia quando il telefono cominciò a squillare, disse fra se e se che se fosse stato ancora Mick l’avrebbe mandato al diavolo, non aveva la minima intenzione di uscire e di fare baldoria, era esausta e il suo fegato cominciava ad accusare la quantità di birra ingerita nell’ultimo periodo, Mick era un gran bevitore certo, ma anche lei non era da meno.
“Pronto” Disse con la voce leggermente stanca.
“Sono io.” Disse la voce di Aaron.
“Ciao. Sei tornato?” chiese ancora Kat  “Sì. Puoi passare adesso nel mio ufficio? Vorrei analizzare con te alcuni casi.” Disse la sua voce, seria e professionale, come al solito. “Non dovresti tornare a casa da Jack?” chiese lei, era molto stanca, ma le piaceva molto lavorare con Aaron. “Tornerà domani, è fuori con la zia. Sei stanca?” disse Aaron con una nuova dolcezza nella voce.
“Non tanto. Sto arrivando, dammi solo venti minuti.” Disse lei mentre finiva di mettersi la crema sulle gambe. “Ci vediamo nel mio ufficio. Ciao Kat e grazie.” Disse ancora lui prima di riattaccare “Grazie a te a dopo Aaron.”
Kat si precipitò in camera sua per mettersi qualcosa addosso, si frizionò velocemente i capelli con l’asciugamano per infilarsi una camicia e un paio di pantaloni, scarpe comode, impugnò la sua pistola e si avviò verso la porta, ripensando a com’era cambianto nell’ultimo periodo il suo rapporto con Aaron Hotchner. Era il suo capo e la stava istruendo su altre, moltissime cose riguardanti il mondo del profiling, ma era allo stesso tempo un uomo divertente e piacevole, adorava suo figlio Jack che lo adorava a sua volta, Kat aveva visto il piccolo solo una volta, e da lontano, ma sembrava davvero un ragazzino molto sveglio.
Arrivata in ufficio, fece il solito giro largo, per evitare di incontrare Spencer o qualsiasi altro membro della squadra, anche se dubitava fortemente di trovare qualcuno che non fosse il capo, visto da quanto poco tempo erano tornati.
Invece eccolo lì.
Spencer, con la sua tazza di caffè in mano, ci soffiava sopra, era un po’ sovrappensiero, lei si chiese cosa stesse in quel momento catturando la sua attenzione. Quando stava per voltare la testa nella sua direzione, lei sparì, voltando l’angolo. Spencer si era sentito osservato, si voltò senza notare nessuno, poco dopo vide Kat entrare nell’ufficio di Hotch chiudendosi la porta alle spalle.
 
Quando aprì di nuovo gli occhi, era sempre in quel lurido magazzino e sempre legata, per quanto cercasse di essere sempre vigile per non perdere la cognizione del tempo, non ci riusciva; troppo spesso era sopraffatta dai colpi che riceveva, perdendo conoscenza. Le mancavano dei punti di riferimento per capire da quanto tempo fosse li, in quello che sembrava un vecchio magazzino, non vedeva orologi, sentiva la pioggia fuori e sapeva che non poteva contare neanche sulla luce del sole per capire se fosse notte o giorno.
Ricordava perfettamente quello che era successo, stava andando al laboratorio di medicina legale per recuperare dei rapporti per poi tornare in albergo a riposarsi, una macchina che cercava di superarla l’aveva spinta fuori strada, il colpo l’aveva rintronata, vide una ragazza avvicinarsi a lei, darle un pugno sul viso. Si svegliò legata a una sedia, di fronte quella stessa ragazza che l’aveva spinta fuori strada, aveva il volto coperto e la picchiava selvaggiamente. In fondo l’aveva provocata lei, era l’S.I. e ora lei lo sapeva, non era un uomo, ma una donna. Sembrava anche minuta, anzi era sicuramente piccolina, ma allo stesso tempo era tonica e forte, e i suoi colpi erano potenti.
Aveva deciso di provare a parlarle, per cercare di convincerla a offrirle un combattimento leale.
“Ehy tu... mi senti?”urlò Kat, si sentiva debole, da quanto non mangiava? Non se lo ricordava più.
“Che cosa vuoi?” una voce gelida la raggiunse alle spalle.
“Perché non fai quella onesta e ti batti con me ad armi pari?! Lasciami stare e poi avrai un corpo a corpo del quale non ti pentirai...” le disse Kat con voce suadente.
“Perché dovrei farlo?” disse la donna con tono di sfida.
“Perché tu hai bisogno di un’avversaria che sia degna di questo nome. Così stai cominciando ad annoiarti.”
“Può darsi.” Disse mentre le passava la lama di un coltello sulle braccia, piccole gocce di sangue le colarono lungo le mani.
“Mi hai convinto Katherine, domani mattina! Se non starai in piedi, la considererò una violazione del nostro accordo e si torna a fare a modo mio.” Disse gelida, mettendole un piatto con un panino davanti e una ciotola con dell’acqua, si allontanò lasciandola di nuovo sola.
Kat si sentiva più sollevata, aveva una possibilità in più. Adesso, inoltre, sapeva che quando sarebbe tornata sarebbe stata mattina. Aveva voglia di combattere, perché aveva tanta voglia di tornarsene a casa, per riprendersi la sua vita, per provare a parlare con Spencer, nonostante quello che lui pensava di lei. La vita era troppo breve, questo ormai l’era chiaro, si fece cadere dalla sedia e mangiò e bevve tutto quello che le era stato lasciato.
 
Sul jet erano tutti tesi, David si era unito a loro ma non parlava, sembrava arrabbiato, sembrava deluso, sembrava spaventato; JJ si fermò per la prima volta a guardare l’anziano collega, leggendo la sua preoccupazione e la sua paura, quando i loro sguardi s’incrociarono, lesse in fondo a quegli occhi tanta rabbia, e si chiese perché si era ostinata così contro quella ragazza, portando anche Spencer a credere alle sue teorie? Non sapeva rispondersi ma voleva fortemente riportarla a casa, viva, per David che con lei era sempre stato affettuoso e disponibile, e per il suo amico, che sembrava sprofondato in un abisso di tristezza da quando lei aveva lasciato la squadra. In quel momento, il volto di Spencer era una maschera di dolore puro.
 
La voce di Garcia squillò dal computer aperto sul tavolino “Ragazzi Sam vi vuole parlare, vi metto in collegamento.”
Sullo schermo comparve la faccia di Sam, dietro di lui si vedevano Mick e Beth che parlavano fitto “Prima di tutto grazie per il vostro aiuto, ci è stato recapitato il distintivo di Kat, della sua pistola non c’è traccia.” Disse Sam.
“Qualche novità sul video?” chiese Hotch
“Lo stiamo analizzando anche grazie a dei tecnici qui. Il posto sembra un magazzino abbandonato, la cosa che ci crea dei dubbi è l’ S.I., siamo partiti dal presupposto che fosse un uomo, ma la voce nel video è contraffatta e la corporatura non è compatibile con quella di un uomo, stiamo eseguendo tutta una nuova serie di analisi sulle immagini” disse Sam.
“Bene, noi siamo quasi arrivati, informaci per qualsiasi motivo...” Hotch stava chiudendo.
“Aspetta.” urlò Mick
“Cosa c’è?” chiese Spencer preoccupato
Mick cominciò a parlare velocemente “Ci ha appena mandato un video sul mio cellulare, deve aver preso il numero dal suo telefono, ve lo mando”
Videro il video, stavolta l’audio non c’era si vedeva Kat legata che parlava con il soggetto ignoto, che giocava con un coltello sulle sue braccia. Si vedeva l’S.I. andar via, dando un panino e una ciotola a Kat, che si fece cadere dalla sedia per bere e mangiare, quando il video s’interruppe Spencer, disse velocemente: “E’ sicuramente una donna Kat le ha dato del lei, e le ha chiesto la possibilità di uno scontro leale, giocando sul fatto che si sta annoiando e che cerca un’avversaria alla sua altezza, credo che lei abbia accettato, mi sono perso dei pezzi per colpa del passamontagna, ha detto mattina e ha parlato di patti violati.”
Sam disse allora: “Quindi domani mattina la sfiderà di nuovo senza picchiarla prima? Non abbiamo molto tempo! Katherine è molto debole e quella donna è molto armata. Vi aspettiamo ragazzi” disse chiudendo la comunicazione.
Hotch guardò Spencer e disse ”Reid sulla base dei rapimenti, dei ritrovamenti e dell’incidente di Katherine, che sapevamo diretta dal medico legale, fai un profilo geografico tenendo conto che è una donna.”
Spencer annui e si mise ad analizzare una cartina.
 
“Morgan, Prentiss e JJ raccogliete tutte le informazioni da Sam e dagli altri. Dobbiamo rifare il profilo alla luce del fatto che è una donna.” Proseguì Hotch che poi guardando verso David disse “Forse dovremmo chiamare Adam.”
David scosse la testa “E’ in Europa, non vorrei farlo preoccupare, se lo agito per niente poi Cate chi la sente?!” Sembrava distaccato, sembrava distante, sembrava che la sua nipotina avesse solo fatto tardi la sera.
Hotch annuì mentre si preparavano all’atterraggio.
 
Avevano lavorato tutta la notte, Spencer aveva delimitato l’area, stavano battendo tutti i magazzini in quella zona, lui era in macchina con Rawson ed Emily. Erano quasi le sei di mattina e non sapevano bene quando, ma quella donna stava per tornare dalla loro amica, quando il telefono di Mick squillò di nuovo
“E’ un collegamento a un video.”disse agitato l’agente inglese .
“Mandalo a Garcia vedi se riesce a trovare qualcosa.” Disse Emily.
“Apri quel collegamento.” Disse ancora Spencer
Mick avvicinò il telefono agli altri, sullo schermo quelle che sembravano essere immagini in diretta; la luce che filtrava dalle finestre era simile all’alba che stavano vedendo loro.
Si vedeva Kat che era stata slegata, e che cercava di sgranchirsi le gambe, si teneva però una mano sul fianco.
Il telefono di Emily squillò e lei mise in vivavoce “Perché si tiene il fianco?” diceva la voce preoccupata di Derek.
“Non si capisce” disse anche Beth
Spencer chiese allora ”Garcia, riesci a capirlo tu? Puoi allargare le immagini?”
“O mio Dio!!” la sentirono urlare
“Garcia che succede?” chiedeva Hotch che cominciava a perdere la calma.
“Vicino al soggetto ignoto, per terra, c’è uno stiletto; dal fianco Kat perde sangue, molto sangue, visto quanto velocemente si sta allargando quella macchia, aspettate parlano..  Kat si è tolta la camicia e se la sta legando sul fianco. Ragazzi sbrigatevi.”
Hotch disse ”A noi mancano due magazzini, voi?”
“Anche a noi” disse Derek.
“A noi manca l’ultimo, se è vuoto, raggiungiamo Derek.” Disse Spencer, la sua voce era ferma calma, se voleva riportarla a casa, doveva lavorare al meglio delle sue capacità.
 
Kat la sentì avvicinarsi, aveva riposato poco e niente, quando si chinò su di lei, sentì una lama slegarle i piedi, entrare nel suo fianco e poi slegarle le mani.
La vide andare dall’angolo opposto al suo e gettare per terra un piccolo pugnale.
“E’ questo il tuo combattimento onesto?” le urlò arrabbiata.
“Se non te la senti, ti rilego subito..” disse l’altra gelida, aveva abbandonato il passamontagna e si mostrava a viso scoperto, aveva i capelli neri e gli occhi verdi, era in qualche modo bella di una bellezza bestiale, selvaggia.
 “Non ho detto questo, è solo che ti piace vincere facile, non sei una vera lottatrice, sembri più una iena che si nutre delle carogne, sei capace solamente di goderti le prede di qualcun altro. Come quelle ragazze uccise, erano già vittime della droga o dei loro protettori, te sai prenderti solo gli avanzi.”
La ragazza come una furia si gettò su di lei, cercando di indirizzare i cazzotti al fianco ferito, Kat era preparata, si aspettava quella furia, riuscì a difendersi, anche a colpirla un paio di volte, ma mancava in potenza era troppo debole.
La ragazza urlò: “Tu non sai niente…Io ho dato loro la possibilità di essere migliori, di riprendersi la loro vita.”
Kat urlò: “Come? Denutrendole e picchiandole a morte? Chi ti ha fatto questo tua madre?”
“Tu non sai niente di me, io ho offerto loro solo una possibilità.” Disse la ragazza arrabbiata scagliandosi di nuovo contro di lei, questa volta riuscì a colpirla al fianco e Kat lanciò un urlo che squarciò il silenzio che le avvolgeva.
 
Spencer, Mick ed Emily erano appena scesi dalla macchina, stavano per entrare nel magazzino, pistola alla mano, quando sentirono un urlo, sembrava disumano, era dolore allo stato puro.
Mick disse subito: “Chiamate gli altri e un’ambulanza, poi dividiamoci e troviamola... Sono qui dentro da qualche parte.”
“Hotch l’abbiamo trovata, fa arrivare un’ambulanza.” Disse Emily concitata al telefono, mentre Spencer e Mick erano già entrati nel magazzino.
 
Kat era accasciata per terra, quel colpo le aveva spezzato il fiato, non capiva più niente, con la forza della disperazione si gettò su quella ragazza che stava ridendo sul suo dolore.
Non sentì più nulla, uno sparo riecheggiò nell’aria, e lei cadde sotto il peso del corpo della ragazza colpita.
Una voce la chiamava, conosceva quella voce, c’erano ansia e paura.
Mick l’aveva presa in braccio e la stava portando fuori di li, sentiva il rumore dell’ambulanza “Ci siamo quasi Kat, resta sveglia, resta con noi..” le diceva disperato.
“Mick. Io sono stanca...” disse con un filo di voce.
“Non chiudere gli occhi, resta con me.” le diceva con le lacrime agli occhi, maledicendo quel caso, quel magazzino, quella folle situazione.
“Dì a Spencer che mi dispiace.” Disse lei prima di chiudere gli occhi sfinita.
 
Gli altri erano arrivati, stavano scendendo dalla macchina, quando arrivò l’ambulanza, su tutto quel rumore di sirene, sentirono Mick gridare: “No!!!!”
Poi lo videro uscire con Katherine in braccio, che aveva la testa buttata all’indietro, non era cosciente, la caricò sull’ambulanza e si accasciò a terra mentre quella ripartiva.
Spencer si avvicinò a Mick, gli posò una mano sulla spalla, dicendogli solo “Andiamo in ospedale.”
Mick fissò il suo sguardo in quello del ragazzo, aveva gli occhi lucidi, sembrava vuoto e perso, seguendolo disse solo: “Mi ha detto di dirti che le dispiace.”
Una lacrima scese silenziosa sulla guancia di Spencer.
 

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Awakened Because ***


Mi scuso per il capitolo corto e per l'attesa.






Copertina



David si sentiva a pezzi, quella ragazzina cocciuta e coraggiosa, non era solo una nipote per lui, era la figlia che non aveva mai avuto, c’era sempre stato per lei, anche solamente guardandola riusciva a sopportare meglio quella vita solitaria che si era scelto, tante moglii, tante donne amate, ma mai con nessuna il coraggio o la volontà di costruire una famiglia. Cate si era sempre preso cura di lui, ogni Natale cercava di farglielo passare in famiglia, per il suo compleanno gli organizzava sempre una sorpresa. Ora si sentiva solo e tremendamente spaventato, l’idea di perderla lo terrorizzava.
La possibilità che lei se ne andasse prima di lui, non era mai stata una possibilità.
 
Spencer non riusciva a pensare a niente, non c’era nulla nella sua mente che riuscisse a scuoterlo da quello squarcio che si stava aprendo nel suo cuore, le sue adorate statistiche in questo momento, non gli erano d’aiuto, le statistiche dicevano che le possibilità di sopravvivenza di Katherine, dopo aver perso tutto quel sangue, erano poche, erano nulle; certo molte trasfusioni avrebbero potuto aiutare, ma la situazione era critica. Si rese conto di sapere poco di lei, di averla allontanata troppo presto, non sapeva se preferiva il mare o la montagna, non conosceva il suo colore preferito, non sapeva neanche il suo gruppo sanguigno.
Si portò le mani alla testa, e pregò un Dio che non conosceva e nel quale non credeva di dargli il tempo di scoprire questo e altro.
 
Erano in quella sala d’aspetto già da un paio d’ore, Emily e JJ stavano cercando di tranquillizzare David e Spencer, che sembravano sfiniti, Aaron e Sam si fissavano senza dirsi niente, il Profeta, Beth e Gina avevano convinto Mick a cambiarsi, Derek parlava con Garcia al telefono, cercando di farla smettere di piangere, quando il medico uscì, il silenzio si fece tombale. Nessuno chiese niente, tutto erano in attesa.
E il medico cominciò a parlare, notando l’ansia delle persone che aveva di fronte. “Siamo riusciti a stabilizzare la situazione, ma non è fuori pericolo, ha perso troppo sangue, le stiamo facendo molto trasfusioni, ma le nostre riserve cominciano a scarseggiare, la vostra collega è zero Negativo.”
In quel momento Mick e il Profeta si fecero avanti, fu il Profeta a parlare: “Lo siamo anche noi, possiamo esservi utili, giusto? Dove dobbiamo andare?”
Il medico sorrise per la prima volta, quella ragazza era tremendamente forte, l’aveva notato in sala operatoria, quando per due volte era andata in arresto cardiaco e per due volte erano riusciti a riprenderla per i capelli, ed anche tremendamente fortunata, visti gli amici che aveva.
“Seguitemi, questo è molto importante.” Disse rivolto ai due uomini in piedi di fronte a lui.
Mick disse solo “Abbiamo fatto una promessa.”
Quando questi uscirono dalla stanza, Beth si alzò e rivolta verso la porta chiusa disse: “Kat ha insistito molto, perché sapessimo tutti il nostro gruppo sanguigno, diceva che con tre persone zero Negativo avevamo una banca del sangue a portata di mano.” sospirò e poi aggiunse “Quei tre si sono promessi di coprirsi le spalle a vicenda.” Emily si avvicinò a lei e mise una mano sulla spalla, cercando di farle coraggio, consapevole che il legame che si era creato tra Kathrine e i membri della squadra di Sam, era davvero molto forte.
 
Quando uscirono dalla sala prelievi erano pallidi e fiacchi, sembravano svuotati, un’infermiera si raccomandò con gli altri di farli mangiare e bere molti zuccheri, erano andati ben oltre la prassi, per aiutare la loro amica.
Il telefono di Mick squillò, lui rispose senza neanche guardare chi era “Pronto, Rawson” disse con voce triste.
Spalancò gli occhi e disse piano: “Adam perché mi hai chiamato?”
Tutti si voltarono verso di lui, David gli si avvicinò, prese il telefono e si allontanò.
Sam si voltò verso Mick con sguardo interrogativo “Perché suo fratello ha il tuo numero?” chiese burbero.
Mick atono: “E’ stata una sua idea, diceva che Adam e David non andavano d’accordo, quindi gli ha dato il mio numero per le emergenze, lei gli scrive sempre, deve aver visto che non scriveva e deve essersi preoccupato.”
David tornò con il telefono in mano e lo porse a Mick “Vuole parlare con te.”
Mick prese il telefono e restò ad ascoltare “... curala e proteggila come se fosse tua sorella, so che siete molto legati, io non so quando riuscirò a venire.”
“Sarà fatto, ti faccio sapere presto.” Disse Mick attaccando.
David cominciò a parlare “Se Adam si fida di te, Cate deve avergli parlato molto bene di te...”
“Siamo amici, molto amici.” disse Mick abbassando la testa.
 
Spencer si sentiva vuoto quel ragazzo era nella sua vita molto più di lui, si sentiva colpevole. Tremendamente colpevole.
 
David aggiunse serio “... oh lo so, se Adam solo sospettasse che tu fai il filo alla sorella avresti un altro buon motivo per girare armato.”
Mick sorrise per la prima volta: “Già, Kat mi ha raccontato della gelosia del fratello, per questo non le parla mai dei suoi ragazzi.”
Spencer deglutì preoccupato.
 
Quando il medico varcò nuovamente le soglie della sala d'aspetto, disse che la situazione era stabile, e che sarebbero potuti andare a riposare in albergo, prima di ventiquattro ore non potevano sciogliere la prognosi, chiese loro se c’erano dei parenti da avvisare, David allora si fece avanti e il medico gli disse che sarebbe potuto entrare per rimanere con lei.
In ospedale rimasero anche Mick e Spencer per dare il cambio a David.
 
David dopo aver ricevuto il permesso dal medico era entrato nella stanza, mentre Mick e Spencer erano seduti su delle sedie scomodissime nella sala d’aspetto, c’era molto silenzio tra di loro, quando Mick cominciò a parlare:
“Non mi ha mai detto che cosa è successo tra di voi, non voleva toccare l’argomento, bastava che facessi il tuo nome e lei diventava subito triste, non m’interessa sapere che cosa è successo, voglio solo che tu adesso mi dica che non succederà più.”
Spencer era rimasto spiazzato, lo fissava serio mentre cercava di elaborare una frase, cosa che Mick non gli diede il tempo di fare e riprese a parlare, sembrava arrabbiato “Sai che meditava di lasciare la BAU e di conseguenza il bureau? Tutto quanto è successo dopo Miami, ha scelto di lavorare solo con noi, per lavoro doveva andare da Hotch e lo vedeva negli orari più assurdi. Io credo che lei ci tenga a te, abbiamo condiviso molto, pur essendo poco tempo che ci frequentiamo, e credo di conoscerla, penso che ti voglia molto bene e mentre stava perdendo conoscenza, mi ha chiesto di scusarsi con te. Ora, puoi assicurarmi che non la vedrò più come l’ho vista nell’ultimo mese?”
Spencer fu salvato dal telefonino di Mick che cominciò a squillare, era Adam che voleva informazioni, e Mick si allontanò per parlare con lui.
Spencer sfruttò quella telefonata per riflettere su tutto quello che era successo, su tutto quello che Mick gli aveva detto, per Kat lui era importante, come lei lo era per lui, conosceva già la risposta da dare.
Pregò ancora in silenzio, che lei potesse svegliarsi presto, il desiderio era di stringerla nuovamente tra le braccia.
Mick tornò e si sedette accanto a lui, “Allora?”
“Ti prometto che se lei me lo permetterà, non la farò più stare male... il mio errore l’ho pagato caro anch’io, l’ho persa e non sapevo come ritrovarla.” Disse Spencer sicuro.
Mick annuì, in quel momento uscì David che disse: “Volete entrare?”
Spencer guardò Mick, come se con quello sguardo potesse chiedergli il permesso, Mick gli indicò la porta con un gesto della mano.
 
Era tutto così strano, non si sentiva così stanca da tanto tempo, eppure non sentiva dolore. La cosa più bella era che quello strano torpore che le lasciava l’assenza di dolore, l’assenza di qualsiasi percezione esterna... la faceva sentire così ... così ... pensava che potesse essere morta oppure che se avesse esagerato e magari provato almeno una volta una qualche droga, ogni tanto uno spinello, adesso avrebbe potuto capire se era drogato o meno.
Le era parso di sentire la voce di David che le chiedeva scusa, e che diceva che sarebbe tornato tutto a posto. ‘Andrà tutto bene piccola mia, vedrai’, si diceva proprio così, al suono di quelle rassicurazioni si era persa di nuovo nell’oblio.
Tornò cosciente quando sentì una mano calda sulla sua e una voce che conosceva bene, che si scusava per la sua stupidità, diceva ‘... avere un Q.I. alto non fa di me una persona davvero intelligente... sono stato uno sciocco, perché non mi sono fidato di te... perché mi sono fatto trascinare e ho pensato di te cose orribili, cose che con il cuore non ho mai creduto davvero... sono stato sciocco perché non ti ho implorato prima di perdonarmi, spero solo che adesso non sia troppo tardi... ti prego non lasciarmi solo’. Kat sentì il bisogno di capire se era vero tutto quello che stava sentendo e se era vero, voleva trovare la forza per dirgli che lei era lì per lui.
Quando decise di provare a muovere una mano, quella mano che sentiva protetta e al caldo, cominciò a sentire tutti i sensi che si destavano.
Sentiva la voce di Spencer più forte e reale,
un forte odore di disinfettante,
il sapore aspro in bocca,
una luce chiara filtrare attraverso le palpebre chiuse,
la carezza della mano di Spencer sulla sua.
Aprì gli occhi lentamente voltandosi verso quella voce che sentiva vicina, mentre provava ancora a muovere la mano, non poteva parlare perché era stata intubata, ma ci si mise d’impegno finche non sentì che il suo pollice era tornato a darle retta, stava accarezzando la mano di Spencer mentre lui la chiamava ancora, si voltò per guardarlo, quella luce stava diventando fastidiosa.
 
Spencer era perso nelle sue scuse, e nelle sue preghiere profonde, quando sentì che la mano che le stava tenendo, non era più un corpo immobile ma lo stava accarezzando leggermente.
“Kat mi senti?” glielo chiese troppe volte, prima di vederla voltarsi verso di lui, gli occhi aperti, infastiditi dalla luce che cercavano il suo sguardo. Una lacrima gli cadde sul viso.
“Ti prego scusami.” stava ripetendo di nuovo, quando la vide scuotere la testa e stringergli la mano in una debole stretta. Lo stava perdonando.
“Grazie, io ... mi sei mancata da morire, sono un idiota.” La vide annuire piano e aprirsi in un sorriso.
“Devo chiamare il medico, e dire agli altri che ti sei svegliata.” Lei strinse di nuovo debolmente la mano, non voleva interrompere quel contatto.
“Ti prometto che non me ne vado.” Le disse dolcemente mentre lei chiuse gli occhi in segno di assenso.
 

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** Good Morning Princess ***







Copertina






Lo vide uscire per un attimo dalla stanza, e lo vide rientrare con un esercito di persone con il camice, aveva mantenuto la promessa, era tornato.
Katherine dovette fare uno sforzo enorme per seguire le domande del medico, sentiva troppa confusione nella testa.
Il dottore le chiese se poteva respirare da sola e se voleva essere estubata, lei annuì. Vide Spencer in fondo alla stanza per tutto il tempo di quella fastidiosa procedura, la gola le bruciava, sentiva un fastidio enorme, il dottore si raccomandò di non sforzarsi subito per parlare, e di avere pazienza, e che per il momento non avrebbe potuto bere, le lasciarono dei cubetti di ghiaccio che poteva farsi sciogliere in bocca.
Poteva ricevere visite, ma non poteva affaticarsi, si sarebbero rivisti qualche ora più tardi.
 
Quando il medico uscì, vide Spencer avvicinarsi di nuovo.
Lei gli porse la mano, lui la prese gentilmente e disse “Vuoi del ghiaccio?”
Lei annuì piano, il ghiaccio o l’acqua che le scendeva lungo l’esofago le diede un profondo fastidio, che si tradusse in una smorfia di dolore.
“Che c’è?” le chiese Spencer preoccupato.
Lei goffamente indicò la gola per poi tornare a sorridergli.
Lui le accarezzò piano la testa e le diede un bacio sulla fronte, lei si abbandonò a quel contatto. Poi le disse dolcemente, “Stanno arrivando tutti quanti... quando dico tutti intendo proprio tutti quanti, c’è anche Garcia in collegamento, è meglio che io vada fuori, adesso verranno David e Mick.”
Lei gli strinse forte la mano e annuì mestamente, non voleva che andasse via.” Ti prometto che tornerò subito.”
 Kat annuì nuovamente voleva provare a parlare ma le uscì solo uno strano suono, che le provocò un gran dolore, Spencer si chinò su di lei e la baciò delicatamente sulle labbra. Per poi uscire e far entrare David e Mick.
 
David e Mick si sedettero accanto, ognuno su un lato del letto, Kat notò la flebo e guardò Mick, con sguardo interrogativo.
“Il Profeta ed io abbiamo mantenuto la promessa...”
“Come ti senti?” le chiese David.
Lei scosse la testa, per dire così così. Lui si aprì in un sorriso.
Guardò Mick e poi di nuovo il comodino, moriva di sete e voleva di nuovo un cubetto di ghiaccio, anche se le avrebbe fatto male, non le importava nulla.
“Che cosa vuoi?” chiese Mick
Lei fece una faccia scocciata e guardò per aria, sentì la porta aprirsi e vide Spencer affacciarsi, rivolto verso Mick disse: “Vuole un cubetto di ghiaccio... lì sul comodino.” Le strizzò l’occhio e uscì di nuovo, era vero allora, non era andato via, e poi riusciva sempre a capirla, un sorriso perso le comparve sul volto.
 
Mick attirò di nuovo la sua attenzione tossicchiando, dicendo “Perché hai dato il mio numero a tuo fratello? Senza neanche avvisarmi, dai Kat...”
Lei fece uno sguardo preoccupato, David le posò una mano sulla spalla dicendole: “Non ti preoccupare, Adam ha nominato Mick suo sostituto ufficiale, non credo che farà in tempo a venire, ma non escludo che ti venga a trovare quando tornerai a casa.”
Lei scosse la testa in segno di dissenso, la presenza del fratello non la rendeva così felice, e poi c’era Spencer, fece di nuovo una faccia spaventata, e fu Mick a parlare stavolta “Stai tranquilla, non sa neanche chi sia il Dottor Spencer Reid...” Lei fece un respiro di sollievo e poi arrossì ferocemente, i due uomini scoppiarono a ridere, Kat sorrise con loro e poi strizzò gli occhi. “Sei stanca?” le chiese David dolcemente.

Lei mimò un sì tornando a strizzare gli occhi.

“Non ti preoccupare che una volta terminata la visita della banda dei profiler potrai tornare a riposare... Eccoli ” disse poi Mick.
Kat vide la porta aprirsi e le sembrò di vedere un esercito di persone entrare, c’erano Aaron e Sam in testa, Emily JJ Beth e Gina, Derek con un PC in mano e infine Profeta e Spencer, che chiuse la porta.
Sam con un’aria di rimprovero disse “Doc mi hai fatto preoccupare, ho dovuto chiamare i rinforzi” disse indicando Aaron.
Lei lo guardò facendo i migliori occhi dolci che poteva, cercando di farsi perdonare per lo spavento che gli aveva fatto prendere.
Poi sentì Derek parlare “Penelope la vedi che sta bene.”
“Perché non parla?” chiese lei agitata.
Spencer rispose per me “Era stata intubata Penelope...”
Mick aggiunse “Non ti preoccupare che fra un po’ tornerà a romperci come al solito.”

Kat sollevò il braccio per provare a dargli un cazzotto e vide le sue nocche fasciate, si fissava la mano.
David le spiegò “Avevi tagli e lividi su entrambi le mani.”
“Che dice il medico, quando ti riportiamo a casa?”

Lei alzò le spalle, e David di nuovo per lei disse “Il medico dice che deve stare ricoverata per almeno una settimana, e poi dovrà stare almeno un paio di settimane a casa, riposo assoluto.”
Kat scosse vistosamente la testa e un suono roco le uscì dalla gola “No no...”, tossicchio leggermente, parlare le aveva fatto davvero male, chiuse gli occhi e butto la testa sul cuscino.

Quando riaprì gli occhi, vide Spencer colpire Mick che le diede subito un cubetto di ghiaccio, ringraziò Mick con lo sguardo, soffermandosi però a fissare il ragazzo alle sue spalle, Spencer le sorrise e lei tornò con lo sguardo verso David e annuì rassegnata al riposo forzato.
 
“Noi non possiamo fermarci tutti, purtroppo, posso lasciarti David se vuoi?” disse Aaron gentilmente, lei annuì triste e abbassò lo sguardo.
Sam disse poi “Io Mick te lo lascerei volentieri, lo sai, ma sfortunatamente quel mezzo sangue inglese mi serve.”
Lei sorrise allegramente, poi senza controllarsi troppo, sbadigliò.
“Dovremmo lasciarla riposare” le disse Emily dolcemente “ti aspettiamo a casa noi.”

Kat sbatté gli occhi e annuì.
Alzò la mano per salutare tutti mentre uscivano, David avvicinandosi le disse “Adesso dormi io li accompagno fuori e torno dopo.”

Kat cercava lo sguardo di Spencer, ma era già uscito spinto dagli altri, vinta dalla stanchezza e dagli antidolorifici, crollò addormentata sul cuscino.
 
Quando riaprì gli occhi, doveva essere notte, le luci nella stanza erano più soffuse, si voltò a vedere se le stavano facendo ancora la trasfusione e sembrava che per il momento avessero smesso, cercò di tirarsi su, molto carini e simpatici quei medici ma voleva capire da sola come stava, voleva vedere il fianco, leggere le flebo e possibilmente la cartella, i medici sono i peggiori pazienti pensò, si tirò su per quanto possibile, capì di essere nuda, non aveva neanche il camice addosso e si chiese perché prima non se ne era accorta.
Fece un primo tentativo di alzarsi ma ricadde subito, regalandosi una simpatica fitta al fianco.

E in quel momento sentì una voce familiare dire “Dove credi di andare principessa?”

Un sorriso le illuminò il volto e si voltò in direzione della voce, vide Spencer seduto su di una poltrona, con una coperta addosso.
“Che ci fai tu qui?” riuscì a dire con una voce roca e bassa.
Spencer si avvicinò a lei e disse piano “Hotch mi ha dato quei dieci giorni di ferie che mi spettavano da un po’ per andare a Las Vegas a trovare mia madre.”
“Questa non è Las Vegas...” disse lei.
“...E tu non sei mia madre!”disse lui aggiungendo poi: “Che cosa stavi cercando di fare?”
“Volevo vedere che cosa mi stavano dando, leggere la mia cartella, e controllare il mio fianco ma...” disse lei parlando lentamente.
“Ma?” chiese lui curioso.
“Non sono vestita, prima non me ne ero resa conto.” disse lei arrossendo.
“Ti assicuro che non lo eri neanche prima.” disse lui sorridendole malizioso.
“Come scusa?” chiese Kat con un sorrisino sulle labbra.
Spencer tossicchiò, arrossendo leggermente e poi disse “Sei stata in questa stanza con una folla di tuoi colleghi. Diciamo solo che ero molto attento a come ti muovevi..”
Kat si mise a ridere, ma una fitta al fianco, le fece comparire una smorfia di dolore sul viso.
Spencer le chiese preoccupato: ”Che c’è? Ti chiamo il medico?”

Kat respirò profondamente aspettando che la fitta passasse poi disse: “No, no, è normale. E non voglio essere imbottita di antidolorifici, puoi passarmi la cartella per favore?” indicando il fondo del letto.
“Non puoi smettere di pensare di essere un medico per una volta?” le chiese Spencer sorridendo.
Kat scosse solo la testa porgendogli la mano in attesa della cartella, Spencer si arrese alla sua ostinazione, e dopo un po’ che leggeva le chiese: “Allora dottoressa che dice?”
Kat seria: “Che ho perso parte del fegato e ho una serie di traumi interni, e costole fratturate, devo starmene in un letto tutta la settimana; però non ho alcun trauma cranico, in effetti non mi colpiva quasi mai alla testa.”
“Già ...” sospirò Spencer.
“Tu che ne sai scusa?” Chiese Kat curiosa, non capiva come lui potesse conoscere le dinamiche.
“Ci mandava dei video, dei combattimenti, di quando l’hai sfidata e ti ha fatto mangiare, e per l’ultimo incontro trasmetteva in diretta; la povera Penelope ha assistito a tutto l’incontro, ha detto che sei stata una leonessa...” Disse lui ancora scosso da quello che lei aveva dovuto passare.
“Avevo un ottimo motivo per lottare, volevo rivederti e chiederti scusa.” Disse lei guardandolo dolcemente negli occhi.
“Tu non ti devi scusare, io sono stato una bestia, non so cosa mi sia preso, io mi sono fatto condizionare, poi la gelosia ha fatto il resto.” Disse Spencer chinando il capo.
“Avrei dovuto spiegarti tutto, ma temevo per quello che tu avresti potuto pensare di me, io voglio che tu sappia la verità, che possono confermarti sia Aaron sia Sam.” Disse lei senza mai smettere di guardarlo.
“Non devi, non ce n’è bisogno.” Disse lui accarezzandole il viso.
“Io non ho segreti Spencer e non ne voglio avere con te! I miei genitori non furono uccisi da semplici rapinatori, erano serial killer, Aaron e Sam erano li, seguirono la mia carriera, e credono nel mio potenziale per creare una nuova generazione di profiler. È solo questo ti prego credimi.” Disse Kat tutto di un fiato.
“Io ti credo, e vedo la stima che hanno di te Cooper e Hotch, mi sono fatto abbagliare, puoi perdonarmi? Io non sapevo più come venire e scusarmi.” Disse abbassando il capo.
“Spencer siediti qui.” Disse scostandosi leggermente di lato, per fargli spazio, battendo la mano sul letto per invito.
Spencer si sedette sbuffò e disse velocemente: “Se non ti avessi detto quelle cose tu, avresti tutto il tuo fegato!”
“Hey, smettila! Avrei il mio fegato per intero se non avessimo sbagliato il profilo, se avessimo immaginato che era una donna, non avremmo tenuto la conferenza stampa.” Disse lei prendendogli la mano.
“Mi sono sentito morire Katherine, quando Hotch ci ha illustrato il caso era teso, quando ha detto che aveva cambiato vittimologia e ci ha detto che ti aveva preso mi sono sentito mancare, quando ho visto il video, ero raggelato, ho temuto di non vederti più per la mia stupidità.” Disse lui con gli occhi lucidi.
“Spencer guardami, sono qui adesso, è finito tutto.” Disse lei cercando di avvicinarsi a lui.
“Non ti sforzare, dai... Devi riposarti.” Disse lui accarezzandole dolcemente una spalla.
Lei arrossì: “Quando credi che mi rivestiranno?”
“Di queste cose parlano con David.” disse lui calmo.
Kat si agitò nel letto “Dov’è?”
“Sta riposando in albergo.” Disse Spencer tranquillo.
Kat cominciò a balbettare “Ma... lui cioè...”
“Lo sa, da molto tempo credo, da prima che lo capissi io, probabilmente...” Disse Spencer sereno.
“E tu sei così tranquillo?” Il suo tono adesso era più tranquillo, si sentiva particolarmente felice.
“Certo, anche Mick mi ha fatto una ramanzina.” Disse lui spostandosi i capelli all’indietro.
“Cosa? Non doveva permettersi.” Disse lei arrabbiata.
“Ti vuole bene, ed era preoccupato per te, e poi mi ha fatto bene. Dovresti riposare adesso..” Disse lui passandole una mano tra i capelli.
“Voglio restare con te.” Disse lei mettendo il broncio.
Spencer sorrise “Non fare così, io non mi muovo e poi domattina arriva anche David.”
Lei mise il broncio e gli strinse forte la mano.
“C’è qualcun altro che sa?” chiese poi curiosa
“Non lo so, non credo, beh forse Hotch se lo immagina dopo la mia scenata.” disse rattristandosi immediatamente.
“Spencer abbiamo un sacco di tempo, non fare così ti prego, quello che è successo è passato, ora voglio solo pensare al futuro.” Disse lei serena.
“Tornerai anche nella nostra squadra?” chiese lui.
“Questo non lo so, tu c’entravi ma l’ostracismo di JJ ha comunque influito, vediamo prima di rimettermi in piedi.” rispose pensierosa.
“Va bene, un passo alla volta, ma a te piacerebbe?”

“Sì, mi piace veramente tanto lavorare con voi, anche se ti reputo una distrazione.”
“E tu sei la mia!” Disse lui chinandosi e baciandola teneramente, quando il bacio cominciò a scaldarsi, una fitta di dolore fece staccare Kat, chiuse forte gli occhi aspettando solo che passasse.
“Tu devi riposare ed io devo fare il bravo.”
“Va bene, va bene, ma puoi avvicinare la tua bella poltrona e dormire vicino a me?” chiese lei un po’ sfiancata dal dolore.
“Certamente” Disse lui alzandosi e spostando la poltrona vicino al letto.

Si addormentarono così, mano nella mano, Spencer aveva appoggiato la testa sul letto.

Così li aveva trovati David, quando era arrivato in ospedale quella mattina, svegliò gentilmente Reid dicendogli di andare a dormire un po’ in albergo, una volta vinte le sue resistenze, si sedette al capezzale di sua nipote.
 
Quando Kat aprì gli occhi, vide David che leggeva un giornale sulla poltrona dove prima c’era Spencer, un sorriso le comparve sulle labbra.
“Buongiorno mia cara!” le disse David calorosamente
“Buongiorno Dave, mi sembri riposato.” disse lei felice.
“E tu mi sembri radiosa, nonostante tu stia in un letto d’ospedale.” Disse lui sorridendo malizioso.
“Ah, giusto. Dobbiamo parlarne vero?” Chiese lei titubante arrossendo.
“Mia cara, se sei felice veramente io, non ho bisogno di sapere altro.” Disse come un padre affettuoso.
“Io sono innamorata e sono felice con lui, non averlo nella mia vita per un mese mi ha svuotato, non credevo di essermi così affezionata a lui, io mi sento molto legata a lui.” Disse lei come una figlia.
“Io non ho bisogno di sapere altro Cate, a lui un discorsetto già l’ho fatto, ma se questa cosa è importante, alla fine dovrai parlarne ad Adam e non solo.”
“Io so che lo voglio al mio fianco e lui vuole me, vorrei solo provare a stargli accanto e avere il tempo per poi confrontarci con il resto del mondo.” Disse seria,
“E lo avrai, non voglio certo mettervi fretta, ma sul lavoro sappiate essere dei veri professionisti. Posso dirti solo questo. Lui ha tirato fuori tutto se stesso per ritrovarti, era sicuro e certo, come credo di non aver mai visto il dottor Reid, sai?”
“Non so perché ma me lo immaginavo.” Disse lei sorridendo pensando a Spencer, in quel momento entrò il medico e David uscì.
Le pulirono la ferita, che fu notevolmente doloroso, e le fecero un quadro della sua situazione.
Appena il medico uscì chiamò suo fratello per tranquillizzarlo, riuscendo anche a convincerlo a non raggiungerla, concordarono un appuntamento a New York per il suo compleanno com’era nei loro piani originali.

Quando David tornò di nuovo nella stanza, con lui c’era Spencer, sembrava più riposato, ma sul volto portava i segni dello stress di quei giorni.

E fu così che passò la settimana di Katherine, le mattine a chiacchierare con David e chiamando i colleghi e le notti a chiacchierare con Spencer, non era mai stanca di parlare con lui, avrebbe passato le ore a parlare con lui, per convincerla ad andare a dormire Spencer doveva sudare sette camici, i baci che si scambiavano erano sempre più passionali e sempre meno adatti a un ospedale.

Quando ripartirono Kat aveva preso tre posti in Business Class, si sentiva meglio, ma la ferita le faceva male e non voleva stare scomoda, il viaggio fu piacevole e divertente; Dave si divertiva a prenderli in giro e loro arrossivano in continuazione, mandando l'anziano profiler in un brodo di giuggiole.








Credo di non avere più parole per scusarmi per il mio tremendo ritardo.
Approfitto di questo spazio per invitarvi a visitare un gruppo su facebook, gestito da me e da un'altra ragazza con la quale sto scrivendo una storia a quattro mani, se vi piace il genere di criminal minds, forse potreste provare a dare un'occhiata a Chi é Come Dio? 
Nel gruppo potete trovare spoiler, foto, e noi due...
Otherwise-good's Corner

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** Convalescence ***





Copertina



Katherine era a casa da appena un’ora e si era già stufata, Dave era tornato a casa sua, come Spencer; il giorno dopo tutti loro sarebbero tornati a lavoro, e lei si sarebbe morta di noia dentro casa, Spencer le aveva detto che sarebbe ripassato, ma non aveva specificato quando e lei sdraiata sul suo divano era già stufa di fare il paziente.

Quando suonarono al citofono, con la speranza che fosse Spencer, si alzò di scatto, maledicendosi profondamente, poiché la ferita non le dava tregua da quando aveva interrotto gli antidolorifici, quando chiese chi è, più che una voce sentì un urlo di gruppo “Noiiiiiiiiiiiiiii!! Ben tornata!” su tutte riconobbe la voce di Penelope, quella donna era fantastica, un vero fenomeno della natura, Kat le era molto affezionata disse solo “Shhhhh salite!!”

Aprì la porta e andò in camera, si mise una felpa e andò ad accoglierli alla porta, prima fra tutti c’era Penelope che la abbracciò forte, forse un po’ troppo, ma Kat non disse nulla, il suo entusiasmo era contagioso, ci pensò Derek, che fece tornare Penelope alla sua triste realtà di paziente in via di guarigione, Penelope le prese la mano, senza darle modo di salutare nessun altro e la portò sul divano dicendo “Tu stai seduta qui, che ci pensiamo noi a venire da te.”

Entrò in casa una folla di gente, c’erano Gina, Beth, Mick, Profeta e Sam, la squadra al completo, e poi si affacciò anche Emily, Derek l’aveva già visto, Aaron con un piccolo frugoletto biondo che lei sapeva essere Jack, e poi infine Spencer, che la guardò dolcemente, mentre si godeva quell’inaspettata sorpresa, mancava solo JJ ma Emily le disse subito che Henry, aveva la febbre e non era potuta venire, Kat pensò solo ‘forse è la verità, ma io e quella ragazza dovremmo parlare a quattr’occhi’.
Uno per uno si avvicinarono per salutarla.

Per prime si avvicinarono Beth e Gina, che con tutta la delicatezza che avevano la abbracciarono forte:
“Ci hai fatto prendere un colpo Doc...” disse Gina sospirando.
“La prossima conferenza stampa passo.” disse lei sorridendole.
“Basta conferenze stampa per il momento.” Disse Beth seria.
Le tre si misero a ridere, si avvicinò Profeta, che la baciò delicatamente sulle guance e disse piano: “Mi devi un sacco di sangue, vampira.”
“Non so come ringraziarti per quello che hai fatto.” Disse Kat tornando seria.
“Ma smettila dai, tu avresti fatto lo stesso, ora in te c’è un po’ di un ex-galeotto .”
“...e di un agente inglese.” Disse Mick avvicinandosi e sorridendole, le posò un bacio sulla guancia e le prese la mano sedendosi accanto a lei.
“Grazie.” Disse solo lei con le lacrime agli occhi.
“Smettila!” Le disse lui serio.
“Quando torni con noi?” le chiese Gina, con una nota d’impazienza nella voce.
A rispondere fu Sam che si avvicinò alla sua squadra “Quando starà meglio... Non cominciate a fare i ragazzini e poi non monopolizzate la regina della serata, ci sono altre persone che sono venute a trovarla.”
 
Spencer aveva osservato quella scena dalla cucina, Kat aveva ragione, con la squadra di Sam si era creata un’armonia invidiabile, quella che con loro non aveva mai potuto assaporare per via dell’ostruzione di  JJ, si rattristì ulteriormente pensando all’amica che quella sera non era lì.

Kat si stava godendo dei momenti sereni con la sua squadra, quando uno gnomo, in mezzo a quei giganti si piazzo davanti a lei e le porse la mano, in attesa che lei gliela stringesse, lei gliela strinse e disse “Piacere, Katherine Parker.”
“Jack Hotchner” Rispose fiero il ragazzino la guardò ancora e disse “Sei una dottoressa?”
Lei annuì seria e disse “Hai bisogno di un medico?”
Jack agitò la testa e le tese la mano, portandola verso la camera, una volta entrati, chiuse la porta, tutti i presenti cominciarono a ridere mentre Hotch scuoteva la testa perché non sapeva cosa passasse per la testa del figlio.
Una volta entrati, Jack si sedette sul letto e Kat si chinò di fronte a lui.
“Allora Jack che succede?” chiese dolcemente.
“Ho fatto a botte a scuola, ma non voglio dirlo a papà, mi fa male la pancia.” Disse il bimbo abbassando la testa.
“Togliti la maglietta e sdraiati, io non dirò niente al tuo papà, se tu mi prometti di dirmi che cosa è successo, va bene?” chiese seria.
Jack fece si con la testa.
“Vuoi che chiami qualcuno che è di là?” poi chiese.
“Sì se può Emily.” Disse lui abbassando la testa.
Kat si alzò e andò di là e chiamo Emily, che la seguì nella stanza, prima di entrare strizzò l’occhio a Hotch che cominciava a preoccuparsi, prese la borsa e cominciò a scaldarsi le mani.
Jack disse: “Grazie Em!!!”
“Ma figurati piccolo, non dirlo nemmeno! Ci spieghi cosa è successo?” Disse Emily cercando di tranquillizzarlo.
Gli occhi si gonfiarono di lacrime, lui le ricacciò giù e disse solo “Un bambino ha detto che mio papà è matto perché lavora con i matti, che non è un eroe…”
“Oh piccolo.” Disse Emily accarezzandogli la testa.
“Ci siamo picchiati, ma mi ha dato un calcio qui.” disse toccandosi l’addome.
 
Kat per tranquillizzarlo disse “Anch’io ho fatto a botte un po’ di tempo fa, guarda...” E alzò la maglia mostrando lui un livido.
Jack sembrò rassicurarsi, Kat chiese: “Mi dici come ti ha dato il calcio?”
Jack le mostrò come, lei si scaldò le mani e cominciò a visitarlo.
Si alzò poco dopo seguita da Emily
“Allora il fatto che gli fa male la pancia mi mette un po’ in agitazione... Vorrei fare un’ecografia ma come faccio senza dire niente a Hotch?”
Emily disse solo: ”Non puoi non dirgli niente.”
“Ecco come faccio! Jack torna di là e fra un po’ facciamo un altro esame... Emily mi mandi Mick per favore.” Disse poi decisa, si sedette sul letto, cominciava a sentirsi stanca.
Spencer vide Jack ed Emily uscire, di Kat ancora non c’era traccia, vede poi entrare Mick nella stanza, senza farsi notare bussò Kat disse “Avanti!” ed entrò anche lui.
“Che succede qui?” chiese semplicemente
“Geloso dottore?” disse Mick con aria di sfida, Kat gli diede un pugno e cominciò  a spiegare: “Allora Jack ha fatto a botte con un amichetto, ha mal di pancia, non vuole dirlo a Hotch, se potessi fargli un’ecografia sarei più tranquilla” voltandosi verso Mick “Vai al Washington Hospital fuori troverai Jimmy un grosso omone dai capelli rossi che ti darà un ecografo e un po’ di medicine per me, questa è la scusa per cui tu esci e l’ecografo puoi farlo entrare dal retro.”
“Sissignora vado.” disse lui posandole un bacio sulla guancia e uscì di corsa.

Spencer si avvicinò accarezzandole la spalla dolcemente disse: “Non dovresti cercare di riposare? E non pensi che dovresti parlare con Hotch di Jack.”
“Non vorrei farlo preoccupare se davvero non è necessario... Io mi sento meglio credimi, sono solo un po’ stanca...Rimani con me stanotte?”
“Sei sicura?” chiese lui gentilmente.
“Dopo più di una settimana sarebbe difficile addormentarmi senza di te.” disse lei cercando di nascondere il rossore.
Spencer si mise a ridere e trascinandola disse: “Torniamo di là va, prima che ci scoprono.”
“Non mi hai risposto.” Disse lei contrariata e tornò a sedersi sul divano accanto ai suoi amici.

Derek si piazzò accanto “Allora ragazzina, hai la pelle dura, eh?”
“A quanto pare.” disse lei sorridendo.
Tornando serio disse poi “Credi di tornare a lavorare anche nella nostra unità?”
Kat tossicchiò e cominciò a balbettare “Io... veramente... sai non è ... ”
“Morgan che cosa le stai chiedendo?” Disse Aaron mentre si avvicinava insieme con Spencer, mentre Jack giocava con Emily e Gina.
“Niente di che, volevo solo sapere se l’avrei rivista nella squadra…” Disse Morgan sereno.
“Secondo me è presto per parlarne. ” Disse Hotch serafico.

Kat annuì solamente, una fitta più forte delle altre la fece piegare su stessa, in quel momento entrò Mick che vedendola così la prese in braccio e la portò in camera.
Spencer sapeva che se volevano tenere la loro relazione privata doveva restare calmo, ma era geloso di tutto quello che Mick faceva con lei in pubblico, prese Emily e si diresse nella camera di Kat.
Quando entrò, la vide sdraiata sul letto, una smorfia di dolore sul volto, Mick la stava spogliando.
“Che succede?” chiese Spencer preoccupato.
“La ferita perde... ” mostrò alzandole leggermente la maglietta “devo cambiarle la fasciatura, ma si è impuntata.”
“Emily, fai venire Jack per favore, Mick prendimi l’ecografo, Spencer aiutami ad alzarmi, vi prometto che dopo mi sdraio.” Disse cercando di trattenere il dolore il più possibile.
Emily uscì per cercare Jack, mentre Mick portò dentro l’ecografo, Spencer si avvicinò mettendole una mano sotto la spalla: “Sei sicura di farcela? Devi anche leggerla l’ecografia.”
“Stringimi Spencer e stammi vicino, così posso fare tutto.” gli sussurrò dolcemente lei all’orecchio.
Lui la abbracciò, temendo di farle male, la sentì tremare e la sentì calmarsi tra le sue braccia, la fece alzare in piedi mentre Mick, Emily e Jack rientrarono,  le prese una sedia e le sistemò l’ecografo accanto.
Kat guardò Jack e disse: “Allora ometto sei pronto? Sentirai solo un po’ freddo, ti dispiace se loro rimangono? Sono i miei assistenti.”
Jack disse solo ”Va bene.”
Kat mise il gel su quel piccolo pancino, cercando di distrarsi dal dolore,  e cominciò l’esame, si soffermò per parecchio tempo su un particolare punto, alla fine disse:  “Vedi Jack” attirando l’attenzione del piccolo uomo, indicando un punto sullo schermo “questo è il tuo pancino dal di dentro, questa palletta scura, non dovrebbe esserci, probabilmente è una conseguenza del calcio, però credo che dovremmo andare all’ospedale per esserne più sicuri, il che vuol dire che ne dobbiamo parlare con tuo papà. Posso mandarlo a chiamare?”
Jack ci pensò un po’ su e Kat aggiunse “Non credo che si arrabbierà.” allora Jack annuì.

Emily uscì dalla stanza per andare a chiamare Hotch, si avvicinò a lui che parlava con Sam, picchiettò sulla sua spalla e disse “Puoi venire un momento di là? E dovresti promettermi che non ti arrabbierai per favore.”
Hotch la guardò preoccupato, camminando diretto verso la stanza di Kat, lei lo prese per il braccio e disse “Aaron calmati.”
Lui fece un profondo respiro ed entrò nella stanza, vide suo figlio sdraiato, Kat con l’ecografo sul suo piccolo addome e si sentì mancare, si avvicinò piano a loro.
 “Allora Aaron, il tuo piccolo eroe ha avuto una piccola discussione con un compagno con relativa azzuffata, ha ricevuto un calcio qui, lamentava un dolore, e ho preferito approfondire facendo un’ecografia sentendo un rigonfiamento.” Disse tranquilla.
Aaron annuì solamente il suo viso era una maschera scura, e Kat riprese a parlare indicando l’ecografo “Questa massa non mi convince, potrebbe essere un piccolo versamento interno e sarebbe meglio andare al Pronto Soccorso, visto il dolore che Jack sente e che questa rissa c’è stata più di tre giorni fa.”
Aaron respirò profondamente e disse solo: “Grazie Katherine, ora ci andremo subito. Forza ometto andiamo.” Allargò le braccia pronte ad accogliere il suo tesoro.
“Se vai al Washington Hospital, posso avvisare alcuni colleghi.” Aggiunse Kat.
Aaron tenendo stretto il suo tesoro disse solo: “Ci vado subito, grazie ancora Kat.”
“Figurati. Ciao ometto” disse salutando Jack con la mano.
“Ciao Kat, grazie... Em vieni con noi?” disse Jack salutando la sua dottoressa e invitando l’amica.
“Certo campione.” Disse Emily cercando un qualche cenno di approvazione sul viso preoccupato di Hotch “Andiamo.”

Appena i tre uscirono dalla stanza, Kat si sentì mancare, Spencer che era rimasto sempre dietro di lei la afferrò al volo appoggiandola delicatamente sul letto “Ora basta, devi medicarti e riposarti, ora mandiamo via tutti.”

Kat annuì debolmente.

Spencer si rivolse a Mick “Ci pensi tu a …”
“...medicarla? Si certo, tu saluta tutti cordialmente anche da parte mia.” Disse Mick senza farlo finire di parlare.
Spencer che voleva spaccargli la faccia, guardò Kat e la vide sofferente, decise di rimandare quell’impulso a più tardi, usci dalla stanza dicendo solamente “Torno subito!”
 
Spencer si scusò con tutti e disse che Kat era stanca e doveva assolutamente riposare, ringraziò tutti e li accompagnò fuori, fu abbastanza sbrigativo, ma ci mise comunque troppo se pensava a lei sola con quel tizio.
Appena furono usciti tutti, si fiondò nella stanza e trovò Kat con le braccia attorno al collo di Mick, mentre lui le avvolgeva una garza pulita attorno all’addome, per terra c’erano un sacco di garze sporche, piene di sangue, si avvicinò piano a loro..
“Katty se butta ancora così te ne torni di corsa all’ospedale, non mi sembra normale.” Diceva Mick preoccupato.
“E’ che oggi ho fatto un sacco di cose, il viaggio, la sorpresa, mi sono mossa molto, domani farò la brava…” Disse lei con un filo di voce poi chiese “Dov’è Spencer? Cosa gli hai detto? Quando starò meglio vedi...”
Lei non poteva vederlo era così stanca che non riusciva d alzare la testa, Spencer si avvicinò e accarezzandola disse solo “Sono qui.”
La sentì rilassarsi.
“Finito!” Disse Mick abbassandola piano, Spencer notò che era solo con la biancheria intima, il fastidio aumentò notevolmente.
“Dovresti fare l’iniezione ora.” Disse Mick assolutamente indifferente a  Spencer e al fastidio che gli stava causando.

Kat tirandosi un po’ su disse: ”Grazie Mick, davvero, all’iniezione ci pensiamo noi. Credo che ora tu debba andare.”
Spencer seppe in quel momento quanto, senza vederlo neanche, quella donna lo conoscesse profondamente.
“Vedi di riprenderti.” Disse Mick impeccabile, posandole un bacio sulla fronte, fece un vago cenno della mano verso Spencer e se ne andò.
Kat si voltò verso Spencer “Mi dispiace, io non capisco perché si diverte a stuzzicarti, mi dispiace tanto..”
Spencer si sdraiò accanto a lei e disse “Non ti preoccupare.. Dovremmo fare l’iniezione adesso.”
“Ed io che volevo starmene con te stasera, tranquilla e in pace.” Disse lei con voce triste.
“Ma io mica vado via, ma fammi un favore, facciamo quell’iniezione per favore, non posso vederti così..” disse lui accarezzandole il viso dolcemente.
“Va bene, va bene.. dovrebbero essere in quel cassetto” disse lei indicando un comò.

Spencer si alzò e aprì il comò, quello che vide gli fece fare un doloroso salto nel passato, aghi e oppiacei, il suo fardello dopo la storia di Raphael. Kat che si era tirata su, lo vide indugiare, si alzò piano, ogni passo era l’inferno, si avvicinò piano a lui e posò la mano sulla sua, che era rimasta ferma sopra quelle boccette. Spencer a quel tocco tornò alla realtà, non l’aveva neanche sentita alzarsi, la guardò cercando di dire qualcosa, ma lei lo precedette “Faccio io.”
Non sapeva nulla di lui, ma l’aveva visto cambiare di fronte a quella visione, aveva sentito di doverlo aiutare, si era alzata per questo.
Prese una siringa, un ago, un batuffolo e una bocetta, preparò l’iniezione e se la fece sulla pancia, in pochi minuti, Spencer non riusciva a muoversi, era rimasto bloccato in un passato solitario e doloroso.

Quando ebbe finito Katherine lo prese per mano e lo condusse al letto.

Si sdraiò accanto a lui appoggiando la testa sul suo petto.
Quel contatto lo riportò alla realtà, al suo presente che non era fatto più di solitudine droga e dolore, una lacrima gli rigò il viso e le raccontò quel triste episodio del suo passato.
Si addormentarono poco dopo, Kat era stata ad ascoltarlo senza chiedere niente, dandogli solamente tutto il suo calore.

Kat aprì gli occhi e vide che era ancora notte Spencer dormiva profondamente, quella giornata l’aveva stancato, lei aveva sete, si alzò e si diresse verso la cucina, il fianco non le dava fastidio fortunatamente, guardò la ferita se per caso buttava ancora, ma le garze erano pulite, tornò in camera, si cambiò per dormire più comoda e tirò su la coperta, sembrava che Spencer tremasse, infine si sdraiò accanto a lui e rimase a fissare il soffitto.

O meglio prima fissava il soffitto, poi Spencer, poi soffitto poi Spencer,  andò avanti per molto fu interrotta da una mano che le bloccò il viso, i suoi occhi si persero in quei stupendi occhi nocciola che la fissavano intensamente, lui la attirò a se e cominciò a baciarla, con dolcezza e tenerezza si perdeva tra le sue labbra, non era mai paga di quel contatto, quando lui si scostò non era molto contenta, Spencer fissandola con estrema dolcezza le chiese:
“Che succede? Non riesci a dormire..”
“No, avevo sete e poi volevo cambiarmi e poi...”
Accarezzandole dolcemente il viso “Poi cosa?”
“Mi sono persa nel contemplare la fortuna di averti incontrato.” disse semplicemente arrossendo.
“Il fortunato sono io.” disse semplicemente Spencer attirandola di nuovo a se, e cercando le sue labbra, come un assettato nel deserto aveva bisogno di quel contatto per percepire quanto reale fosse quel momento.

La sua mano scese dolcemente sul suo corpo, incontrò un fresco inaspettato, morbido raso, e si staccò da lei per guardarla di nuovo.
Sconvolta da quel contatto e persa nel desiderio di lui Kat chiese solo “Che c’è?”
Spencer scostò il lenzuolo per ammirarla nella sua bellezza, avvolta in una corta sottoveste di raso nero, era un incanto.
“Ma..” disse ancora confuso da quella visione.
“Cosa? La sottoveste?” Chiese Kat arrossendo leggermente Spencer riuscì solo ad annuire e lei riprese a parlare “Io dormo sempre così, è comodo, e adoro il raso sulla pelle, pure quando sono fuori con la squadra figurati...”
“Che problema c’è hai la tua stanza in albergo...” Disse Spencer sereno.
Kat cominciò a ridere: “Quando mai... Se riusciamo a dormire, dormiamo tutti nella stessa stanza, sacchi a pelo e via, se non ci sono i letti..”
“Allora non va bene!” Disse Spencer deciso.
Kat proruppe in una fragorosa risata: “Geloso dottor Reid?”

Spencer annuì, si era fatto improvvisamente serio, Kat scivolò piano sopra di lui, e cominciò a baciargli il collo sussurrando semplicemente “Non devi..” cominciò a sbottonargli la camicia, mentre copriva di baci ogni superficie di quel petto che lei adorava “..non ne hai bisogno..” lo sentì gemere di piacere, non aspettava altro, lo desiderava come mai aveva desiderato qualcuno, arrivata all’altezza dei pantaloni, stava sbottonando la sua cintura, quando lui la prese per le spalle e disse solo “Tu dovresti riposare.”

La sdraiò sul letto e si mise dolcemente sopra di lei, avido cercava le sue labbra, la sua pelle, desiderava quella donna come non aveva mai desiderato nessun’altra. Le sfilò delicatamente la sottoveste per scoprire con immenso piacere che non indossava nulla, aveva solo la fasciatura sul fianco, era nuda e tremendamente perfetta; si perse a guardarla, mentre lei con il desiderio negli occhi e in ogni angolo del corpo, sfilava la camicia e cercava di eliminare quegli scomodi pantaloni, si trovarono nudi uno di fronte all’altro, Spencer perso nella sua bellezza si sedette sul letto, mai pago di posare lo sguardo sul suo corpo, che si alzò e in un attimo era seduta sopra di lui, cavalcioni, cercava la sua bocca e quando la trovò, Spencer tornò alla realtà e si persero nel loro desiderio.

Si amarono con passione, alla ricerca del piacere dell’altro, perdendosi nel piacere che si stavano donando, non era ancora l’alba quando si sdraiarono nudi e sudati uno accanto all’altra.

L’orgasmo era stato ritardato, troppo il desiderio di rimanere uniti corpo e anima in quell’amplesso.

Kat si strinse a lui. Alzò il viso cercando il suo sguardo, quando trovò quegli occhi che l’avevano fatta impazzire, disse solo “Ti amo Spencer.”
Lui le accarezzò dolcemente i capelli, le baciò la fronte sussurrandole “Anch’io Katherine.”.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=893894