The biggest mistake di littlegreenhole (/viewuser.php?uid=149106)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Memories that hurt ***
Capitolo 2: *** Lights off ***
Capitolo 3: *** That damn movie ***
Capitolo 4: *** 24th June 2012 - part one ***
Capitolo 5: *** 24th June 2012 - part two ***
Capitolo 6: *** The break ***
Capitolo 7: *** Lights on ***
Capitolo 8: *** The confession ***
Capitolo 9: *** Pure like the snow ***
Capitolo 1 *** Memories that hurt ***
The
biggest mistake
Memories that
hurt
Lo
sapeva. Lo sapeva che questa cosa avrebbe fatto male a molte persone,
ma
soprattutto a se stesso.
Lo
sapeva ma non riusciva a staccarsi da lui. L’attrazione
fisica era davvero
intollerabile.
Non
lo amava, certo, ma era estremamente sexy.
In
quel momento si era concesso il lusso di spegnare il cervello, tutti i
pensieri, cancellare tutte le resistenze e lasciarsi andare.
“Oh
Blaine. Lo sapevo che la tua reputazione qui alla Dalton aveva qualcosa
di vero
infondo.”
Dopo
settimane e settimane di richieste, messaggi e conversazioni piene
zeppe di
doppi sensi e frasette ammiccanti, finalmente Sebastian era riuscito a
farlo
crollare, perché aveva capito ormai su quale tasto avrebbe
dovuto giocare per
poter sbloccare Blaine.
Nell’aria
c’era un clima misto paura, sensualità e
colpevolezza.
Blaine
si era lasciato andare, ma era ancora rigido,
impietrito, un po’ per il fatto di
trovarsi davvero li in quella precisa situazione, un po’
perché Sebastian era
dannatamente bravo…
Dal
canto suo Sebastian era a dir poco trionfante. Non aveva dovuto mai
lottare
così tanto per riuscire ad avere qualcuno. Di solito ragazzi
e ragazze gli
cadevano letteralmente ai piedi con un solo cenno del capo. Facile,
veloce,
appagante.
E
proprio questa era la cosa che lo aveva attirato in Blaine. Non solo il
suo
corpo sensuale, armonioso e muscoloso, non solo la sua voce
così calda e
confidenziale, non solo il suo carattere gentile e combattivo allo
stesso
tempo. Tutto questo certo, ma soprattutto il fatto che sentisse
chiaramente che
Blaine era enormemente attratto da lui ma non volesse lasciarsi andare.
E questo
lo faceva letteralmente uscire fuori di testa.
Quindi
il trovarsi con lui, lì,
in quella precisa
situazione, lo faceva sentire un completo vincitore.
Blaine
era appoggiato al muro con le spalle, completamente preso da
quell’attenzione
così urgente che Sebastian porgeva al suo corpo. Il suo
maglioncino verde ora
ai loro piedi e la camicia era sbottonata dei primi tre bottoni. Il
ragazzo si
accorse subito che il marmo delle pareti alle sue spalle era davvero
gelato,
ora che a separarli c’era solo lo strato sottile della
camicia. Ma questo
provocò un brivido molto piacevole.
La
bocca di Sebastian era avida, inarrestabile e continuava senza sosta a
divorare
ogni centimetro della pelle scoperta di Blaine.
L’unica
cosa che disturbava Blaine in questo momento, oltre al sottile senso di
colpevolezza, era il fatto che tutto questo gli piaceva. Gli piaceva
molto.
Piegando
leggermente la testa all’indietro per permettere
all’altro ragazzo di
raggiungere anche gli angoli del collo, Blaine per la prima volta, da
quando
avevano varcato la soglia della Dalton quel pomeriggio, mise a fuoco la
stanza
dove erano capitati.
“No
basta Sebastian - basta ti prego!”.
Era
come se si fosse di colpo risvegliato da un lungo sonno, o da un
incantesimo.
La mente gli si dis - annebbiò di colpo. Si stava davvero
facendo prendere
dalla passione in quella stanza?
Tra
tutte le ale, corridoi e atri, erano finiti in quella
stanza. Non poteva essere una coincidenza. Come in un flash
gli passarono davanti tutti i momenti vissuti con i Warblers in quella
sala
prove. Tutte le prove, armonizzazioni e… l’arrivo
di Kurt. In quella stanza
aveva finalmente trovato il coraggio di confessarsi e ora era li con un
altro.
“E
ora cosa c’è che non va?” chiese stupito
Sebastian che nonostante tutto
continuava a restare appiccicato al corpo bollente di Blaine.
“Lo
sai che mi sento in colpa. Ancora. Poi questa
stanza…” Blaine spinse via l’altro
e, recuperato da terra il maglioncino, andò a sedersi sul
divano.
“Ma
quante volte devo ripeterti che non stai facendo niente di male? Non
stai
tradendo proprio nessuno. Ormai Kurt non c’è
più” disse con quel suo mezzo
sorrisetto.
“Ma…”,
i pensieri di Blaine ora che avevano preso il via non si potevano
più fermare;
si portò le mani al viso, i gomiti appoggiati alle ginocchia
e premeva i palmi
sulla fronte, quasi al volerli fermare tutti quei ricordi, tutte quelle
emozioni…
“Non
c’è nessun ma che regga! Blaine vuoi capire o no
che Kurt ti ha lasciato? Ormai
è finita. Volevi davvero durasse tutta la vita? Ma dai si
sapeva che sarebbe
finita così.” , ribatté Sebastian che
era davvero stanco di dover ogni volta
convincere Blaine che doveva farsene una ragione della partenza di
Kurt, “Vedi,
guardami! Io non mi sento mica in colpa!”.
“Certo,
tu cosa c’entri tra me e Kurt? E’ stato lui a
lasciarmi prima di partire per
New York. Ora sarà meglio che vada però. Devo
finire la relazione sul
consumismo” disse, alzandosi, con la testa ancora presa nel
vortice di pensieri,
e avviandosi alla porta d‘ingresso.
“Ok,
tanto tra mezz’ora inizio gli allenamenti di
lacross” e si alzò anche lui dal
divano. Era stato lungo il suo piano e la successiva opera di
convincimento che
aveva dovuto operare su Blaine, ma ora non voleva farlo scappare.
Doveva
andarci piano e sopportare quei momenti. Presto Blaine avrebbe
dimenticato Kurt
per sempre. Lo sapeva. Quanto poteva
essere forte una semplice cotta adolescenziale infondo?
Mentre
percorreva la strada verso casa in macchina Blaine era davvero
distrutto.
Dovette fermarsi sul ciglio di una strada secondaria, parcheggiare e
fermarsi a
riflettere.
Le
lacrime vennero giù da sole.
Dopo
molti mesi la ferita bruciava ancora e , nonostante facesse di tutto
per
cercare di buttarsi tutto il dolore alle spalle, bastava un
piccolissimo
granello di sale, un ricordo, un profumo, una sensazione a farlo
soffrire sempre
come il primo giorno.
Sebastian
era nello spogliatoio deserto che si finiva di preparare. Tutto quel
silenzio
lo costringeva a dare spazio ai suoi pensieri e alle parole che poco
prima
aveva pronunciato Blaine: - Tu cosa
c’entri tra me e Kurt? E’ stato lui a lasciarmi
prima di partire per New York.
Quello
che Blaine non sapeva però era che lui invece c’entrava.
NdA
Alloraaaa:
era un po’ che mi
frullava in testa la voglia di scrivere una storia sul Klaine; poi
è arrivato
Sebastian, l’idea di un possibile triangolo e… ho
già detto troppo.
Se
avete voglia fatemi sapere se vi
piace o se vi fa cagare. Anche le cose brutte fanno crescere.
Mi
sento quasi una profana del
Klaine e di Glee in generale. Spero sappiate perdonarmi.
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Capitolo 2 *** Lights off ***
The
biggest mistake
Lights
off
Tutto
d’un tratto si ritrovò a Lima. Non doveva essere
li, doveva tornare a casa –
anzi, si stava facendo anche tardi - forse l’abitudine
l’aveva guidato ancora
li.
Spesso
si ritrovava davanti alla casa di Kurt, parcheggiato dietro la grossa
siepe di
Mr Richter, il simpaticissimo vicino della famiglia Hummel –
Hudson. E li
rimaneva per ore e ore a fissare la finestra della vecchia stanza di
Kurt, sperando
sempre di vedere la luce accesa e il viso del ragazzo sorridergli come
un
tempo. Invece ogni maledetta volta quella luce era spenta, anzi,
sembrava che
il buio di quella stanza diventasse sempre più scuro di
volta in volta.
In
realtà non sapeva neppure Blaine a cosa servisse appostarsi
in quel luogo,
rischiando oltre tutto di passare per una specie di maniaco o peggio di
venire
scoperto da Burt, Carole o Finn. Già una volta gli era
successo di venir quasi
scoperto, una sera che Burt era uscito di casa per buttare via il sacco
delle
immondizie: per fortuna era riuscito ad accovacciarsi in tempo. Da quel
giorno aveva
deciso che sarebbe stato meglio rimanere in macchina durante quelle
“visite”.
Tra
l’altro non ci sarebbe stato niente di male se avesse
incrociato Burt o Carole:
loro gli volevano davvero bene e lo avevano sempre trattato come un
figlio.
Era
Blaine che non riusciva a sopportare l’idea di rivederli. Da
quando Kurt se ne
era andato.
Anche
quella sera nessuna luce. Che poi, anche se si fosse accesa, cosa
avrebbe
potuto fare? Salire da lui e baciarlo e dirgli che gli era mancato
tantissimo?
No. No perché sapeva che Kurt non lo voleva più.
Riaccese
la macchina e sgommò verso casa non curandosi delle altre
macchine della via.
Ora era davvero tardi.
Nel
suo quartiere non c’erano “teste calde”,
quindi una macchina che corre la si
nota subito.
No,
non poteva essere la sua macchina.
Erano la stanchezza, tutte le ore di volo che si era fatto e la
presenza
pressante di Rachel con lui sull’aereo che lo avevano
stordito parecchio.
Almeno
non aveva dovuto guidare dall’aeroporto fino a Lima visto che
Finn si era scomodato per venirli a
prendere.
Finalmente
era a casa.
Sembrava
tutto così diverso. Più triste e spento.
Probabilmente ora era difficile fare
paragoni tra Lima e New York. Cioè impossibile: non si
possono neanche
paragonare.
Tutto
ciò che lo aveva convinto a tornare a Lima per le vacanze
natalizie era la sua
famiglia: suo padre gli mancava così tanto.
“Eccoci
a casa newyorker! Dai scendi che porto Rachel a casa… anzi,
di a mamma che
potete cenare, farò con calma” disse Finn con
sguardo languido verso la sua
dolce metà. Dai, infondo gli era mancato anche quel
tontolone del suo
fratellastro.
“Ok,
cerca di non fare troppo tardi
però,
che le paranoie che si fa Carole quando fai tardi me le devo subire
io!”
“Oggi
sarà concentrata così tanto del tuo ritorno che
non si accorgerà neanche che io
non ci sono, vedrai!” sghignazzò Finn rimettendo
in moto.
“Ciao
ciao Kurt… e ricordati di esercitarti in questi
giorni!” appuntò Rachel.
“Ma
si si. Vai ora che i tuoi papà ti staranno aspettando con
gli striscioni!” gli
rispose Kurt sorridendo dolcemente.
Prese
la valigia e percorse il vialetto di casa; non riuscì
neanche a suonare il
campanello che la porta si spalancò facendo trovare Burt e
Carole nell’atrio,
in piedi, sorridenti che lo aspettavano ansiosi.
“Basta
domande per favore. Sembra che non ci sentiamo da mesi! Meno male che
vi chiamo
un giorno si e l’altro pure!” disse Kurt ora seduto
sul divano. Prima, durante
e dopo la cena - che avrebbe sfamato sicuramente un reggimento, se non
due – i
suoi genitori non facevano che continuare a fargli domande su domande.
“Va
bene. Devi essere stanco morto dal viaggio. Dai Burt lasciamo libero
Kurt di
andare a dormire, avremo tutte le vacanze per stare con lui”
disse Carole con
un tono dolce e rassicurante.
“Allora
buona notte Kurt”, aggiunse Burt alzandosi dal divano e
avvicinandosi a Kurt
“E’ bellissimo riaverti a casa. Ti voglio
bene” e lo abbracciò stretto, per poi
prendere sua moglie per mano e dirigersi verso le scale e quindi la
loro camera
da letto.
Aveva
ragione Burt. Era davvero bello essere a casa. Prima che si
dimenticasse e per
togliersi il dubbio che continuava a martellargli in testa,
fermò Carole per
chiederle una cosa di sfuggita.
“Scusa
Carole, ma per caso è passato Blaine da queste parti?
E’ venuto a trovarvi
oggi?”
“No
no, anzi, non lo vediamo da parecchio tempo, e questo mi dispiace
molto”
rispose la donna increspando leggermente le labbra.
“A
ok, perché mi era sembrato di aver visto la sua macchina
– forse sono più
stanco di quello che credo!”, -pure
le
allucinazioni ora?- pensò Kurt.
La
sua camera era rimasta esattamente come l’aveva lasciata ad
agosto: il letto
fatto, la scrivania deserta, gli scaffali semi vuoti e i resti dei
prodotti per
il viso che aveva lasciato a casa riposti nei cassetti vicino allo
specchio.
Tutto
era rimasto come era. Eppure tutto
era cambiato.
Sentiva
che la sua avventura a New York era appena cominciata ma prometteva
davvero
bene. Tutto stava andando come aveva sempre sognato.
Eppure
mancava sempre lui.
Scosse
la testa. Non doveva farsi trascinare dai ricordi, doveva ricordare le
parole
di Mercedes: ora più che mai avrebbe dovuto ripetersele.
-
Siamo delle dive. Whitney, Barbra, Patti LuPone, sono tutte diventate
delle
star quando erano single.
A
volte
devi scegliere tra l’amore e il talento –
Per
quanto cercasse di dimenticare però era difficile.
Sicuramente
però sarebbe stato più facile cercare di
dimenticare Blaine, e sopportare di
averlo fatto soffrire in quel modo, piuttosto che avergli dovuto
confessare di quella notte.
La
notte in cui l’aveva tradito.
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Capitolo 3 *** That damn movie ***
The biggest
mistake
That
damn movie
Con
le vacanze di Natale sempre più vicine, l’aria di
festa e spensieratezza, il
carico dei compiti che inspiegabilmente diminuiva -
quest’anno stranamente i
professori del McKinley si erano rivelati buoni di cuore e avevano
deciso di
lasciare le vacanze i ragazzi liberi di divertirsi - la testa di Blaine
si
ritrovava sempre meno impegnata. Neanche il fatto di essersi buttato in
una
relazione praticamente solo fisica con Sebastian non bastava
più per fargli
passare il tempo.
-
Ma che giorno è oggi? -
pensò. Era martedì 18 Dicembre.
A
quest’ora, sei mesi esatti prima, Blaine e Kurt erano ancora
insieme, anzi
forse stavano progettando la festa del diploma di Kurt. Blaine non
ricordava
esattamente.
No-che
bugia. Blaine ricordava esattamente ogni istante passato con Kurt, ma
volontariamente decise di non andare ulteriormente a scavare. Ricordare
sarebbe
stato troppo doloroso.
-
Sarà meglio chiamare Sebastian,
ho voglia di pizza e vedere quel film, è da troppo che
rimandiamo! -
disse tra sé e sé prendendo il telefono e
digitando il numero del suo… ragazzo?
Mercedes
aveva insistito così tanto che alla fine, quasi per
sfinimento, e per sfoggiare
il suo nuovissimo maglione appena comprato, Kurt decise di unirsi al
gruppo e
concedere la propria presenza. Doveva farsi desiderare un po’.
“Kurt!!!”
urlò Finn, “muo-vi-tiiii !!! Dai che abbiamo
prenotato per la cena e non
abbiamo molto tempo di scarto che poi subito c’è
il film!”. Era già pronto, con
il cappotto addosso che lo aspettava all’inizio delle scale.
“Si
arrivo! Bisogna avere tempo per la bellezza!” rispose Kurt
che aveva quasi
finito di vestirsi.
Non
è che non volesse uscire con i suoi vecchi amici, anzi, ma
aveva uno strano
presentimento quella sera. Che poi perché andare fino a
Springfield per cenare?
Era così lontano! A quanto pare era la città
più vicina che proiettasse il film
che Finn aveva deciso che tutti dovevano vedere.
“Speriamo
che ne valga la pena, dobbiamo guidare un’ora per quel
maledetto cinema”.
“Anche
se avessimo dovuto guidare due giorni di fila senza cibo e acqua ne
sarebbe
valsa la pena. Stiamo parlando di ‘The Hobbit’,
sono già passati cinque giorni
dall’uscita e non vedo l’ora di vederlo!”
disse Blaine. Meno male che non
guidava lui quella sera perché era super eccitato e agitato
e decisamente non
in grado di prestare la dovuta attenzione alla strada.
Dal
canto suo Sebastian era eccitato solo per una cosa. E di certo non era
il film.
Aveva
accettato di accompagnare Blaine in quella sua “spedizione da
nerd” – come
definiva lui tutti i piccoli viaggi di una giornata che si accollava
per andare
a ritirare qualche prima edizione introvabile di uno strano fumetto o
cercare
vecchie copie di dischi in vinile in qualche nascosto negozio per
città
sconosciute - solo
perché sapeva che lo
avrebbe distratto un tempo sufficiente per riuscire ad entrare nei suoi
pantaloni.
Ovviamente
Blaine era consapevole che Sebastian gli stava dietro solo per il suo
bel
faccino e gli addominali. Ma a tutti e due andava bene così.
Uno
doveva dimenticare l’amore della sua vita.
L’altro
voleva godersi senza nessun genere di impegno i suoi anni migliori.
“Spettacolare
ragazzi. Bellissimo, sono senza parole!” disse Finn uscendo
dalla sala a dir
poco entusiasta.
“Carino
dai. Mi sarebbe piaciuto molto di più vedere ‘I
Guardiani’” ribattè Mercedes
tenendosi stretta al braccio di Sam.
“Si
è vero, anche a me!” aggiunsero Rachel e Kurt in
coro.
Insomma,
il film era piaciuto solo a Finn e Sam. Ma non era quello che
importava. Kurt
si sentiva bene ora in mezzo ai suoi amici. Il cuore libero e la testa
leggera.
Si
stavano infilando tutti quanti i cappotti quando Rachel vide due sagome
in
mezzo alla folla che le sembravano familiari. Non ci poteva credere:
nonostante
fossero a un’ora e mezza da Lima, tra tutti i cinema e gli
orari del mondo,
vide Blaine e Sabastian che stavano entrando.
No.
Non poteva essere. Non l’avrebbe permesso.
Era
stata lei a consolare Kurt per mesi e mesi dopo la rottura con Blaine.
Era
stata lei che con calma e pazienza aveva accettato di non intromettersi
nella
loro storia anche se sapeva esattamente quello che era successo. Era
stata lei
che ogni giorno cercava di impegnare allo stremo Kurt per permettergli
di non
pensare al più grande sbaglio che aveva mai fatto. E ora non
poteva buttare via
il lungo lavoro di mesi permettendo a Kurt di rivedere Blaine e
Sebastian.
“Devo
andare in bagno! Kurt vieni anche tu?” esordì
quasi urlando per farsi sentire
in mezzo alla folla di persone che si era radunata per entrare a vedere
il
secondo spettacolo.
“Rachel
ma che dici? Vabbè che viviamo insieme, che sono gay, ma non
siamo più a
scuola, lo sai che non posso entrare nel bagno delle signore”
le rispose Kurt
decisamente stranito dalla domanda dell’amica.
“Anzi usciamo di qui prima che
ci calpestino. Voglio andare a casa a scaldarmi un
po’” aggiunse alzando lo
sguardo verso la folla e accennando il primo passo.
Ma
non riuscì a farlo quel passo: tutto il suo corpo si
bloccò di colpo, gli occhi
spalancati e il cuore congelato. Davanti a lui Sebastian. Ma non era
solo,
c’era anche Blaine.
Sebastian
li aveva visti, ma di certo non si mise a sbracciarsi per salutarli.
Per
salutare Kurt. D’istinto prese la mano di Blaine e la tenne
in bella vista. Non
poté fare a meno di incrociare lo sguardo del ragazzo che si
era completamente
paralizzato in mezzo alla folla e fargli un occhiolino di sfuggita.
Blaine
nel frattempo era impegnato a leggere un volantino che gli avevano
consegnato
all’entrata. Appena l’altro gli prese la mano gli
parse strano sul momento, ma
non ci fece molto caso comunque. Lo faceva a volte, tipo per marcare il
territorio. Allora si incuriosì, per vedere da che tipo di
ragazzo si sentiva
minacciato.
“Stanno
già entrando” disse Sebastian in modo pacato, con
uno sguardo stranamente
profondo, mentre lo tirava verso le porte della sala.
La
curiosità di Blaine allora si fece più forte. Era
quasi divertito. D’impulso si
mise a cercare il viso nella folla.
Mai
avrebbe creduto di vedere Kurt.
I
loro sguardi si incrociarono per un tempo che
sarebbe potuto essere lunghissimo, ma in realtà per qualche
fazione di secondo.
L’atrio
del cinema pieno e loro due fermi a guardarsi
negli occhi.
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Capitolo 4 *** 24th June 2012 - part one ***
The
biggest mistake
24th
June 2012 - part one
Non
serve neanche dire che quella sera, dopo il
cinema, non aprì bocca.
Kurt
non disse niente durante tutto il tragitto
verso casa, rimase a fissare i lampioni che si susseguivano fuori dal
finestrino della macchina. Rachel cercò di tenere alto il
livello di ilarità in
macchina per provare a distrarre l’amico, ma senza successo.
Almeno gli altri non
si erano accorti di niente.
Riaccompagnati
Sam e Mercedes a casa Jones, Finn
stava guidando verso la villetta di Rachel.
“Ho
voglia di stare un po’ con Kurt! Perché non ti
fermi a dormire da me questa sera? E poi lo sai che i miei
papà muoiono dalla
voglia di vederti!” improvvisò lei nel silenzio
che era calato nella vettura.
“Si
va bene per me. Finn lo dici tu a mio padre? Per
favore?” rispose Kurt senza particolare entusiasmo.
“E
quando potrò io a fare un pigiama party a casa
tua? Uffi… facile essere gay a volte! Ok!” disse
Finn con un tono lo scocciato
e l’ironico. - Vivono insieme da
quattro
mesi e ancora hanno bisogno di parlarsi? Mha. - pensò poi.
“Rachel
cazzo erano insieme”.
“Non
so, cosa ti aspettavi? Lo sapevi che quel
ragazzo senza scrupoli non aspettava altro! Appena l’hai
lasciato se l’è preso
di corsa”.
Era
un’ora che discutevano e Kurt continuava ad
alternare momenti di mobilità totale con fasi di pianto,
rabbia, frustrazione e
molte urla. Rachel infondo era li per aiutarlo e lui urlava. E piangeva.
“Senti
posso dirtela una cosa Kurt? Meriti di sapere
davvero quello che penso di tutta questa storia una volta per
tutte” disse
Rachel improvvisamente.
“Spara”
gli rispose l’altro fissando il vuoto
davanti a sé.
“Non
ti ho mai detto davvero quello che penso perché
comunque è stata una tua decisione lasciare Blaine e ne hai
sofferto per
questo”.
“Voi
mi avete sempre inculcato l’idea che gli amori
a distanza non possono funzionare, che a New York devo concentrarmi sul
lavoro,
la scuola e tutto!”.
“Ma
quando? Si, forse due anni fa, quando io e
Mercedes eravamo ferite e sole. Quelle cose non sono vere! Poi guardaci
ora: io
porto avanti con successo la mia futura brillante corriera newyorkese e
di pari
passo una stupenda relazione a distanza con Finn; Mercedes
dovrà anche
sobbarcarsi quattro ore di macchina ogni volte per riuscire a vedere
Sam, ma li
hai visti? Sono più uniti che mai! Hai fatto un errore
enorme con Sebastian, lo
sappiamo. Lo sai. Ma quanto ancora ti devi punire? Non sei
più davvero tu. Quel
sorriso che avevi quando eri con Blaine non l’ho
più visto da allora. Dovete
tornare insieme: devi trovare il coraggio e dirgli tutto. Finn mi ha
perdonata
nonostante tutte le cose che gli ho fatto e la mia testardaggine. Devi
almeno
provarci, così avrai potuto dire di aver perso, ma con
onore” Rachel gli sputò
tutto d’un fiato in faccia a Kurt quello che si era
trattenuta dal dire per
mesi.
“Non
lo so. Come si fa a dire alla persona che ami
di più al mondo che l’hai tradita?”
rispose Kurt mentre altre lacrime
scendevano silenziose.
In
quel momento la sola cosa a cui Kurt poté pensare
era quella dannata sera.
“Devi
finirla di stare alle calcagna di Blaine per la miseria, non hai un
briciolo di
amore per te stesso? Blaine ama solo me e non potrà mai
stare con te!”.
Quella
era stata la goccia che aveva fatto traboccare il vaso. Blaine era
sempre stato
super sincero con il suo ragazzo, soprattutto dopo l’arrivo
di Sebastian.
Quella sera mentre parlavano al telefono Blaine confessò a
Kurt l’ennesimo
approccio molto poco innocente che lo Warbler aveva messo in atto
quando lo
aveva incontrato al centro commerciale. Gli vennero immediatamente i
fumi dalla
rabbia. Riattaccò velocemente il telefono e si
precipitò alla Dalton.
Anche
se la scuola era finita continuavano le attività sportive.
Lo
avrebbe aspettato anche tutta la notte fosse stato necessario. Per
fortuna
sapeva che gli allenamenti di Sebastian sarebbero finiti alle 21.
Aspettò
pazientemente in macchina per un’ora.
Finalmente
lo vide uscire dagli spogliatoi del campo insieme ai suoi compagni di
squadra.
Scese dalla macchina e gli andò incontro tenendo lo sguardo
fisso su di lui.
“E
ora che ho fatto?” rise Sebastian spintonando i compagni che
giravano attorno a
lui come api sul miele.
“Vieni.
Dobbiamo parlare una volta per tutte” disse secco Kurt.
Per
fortuna che era il 24 giugno e non si dovettero chiudere in macchina
per il
freddo, potevano parlare anche nel parcheggio.
Finalmente
Kurt poté vomitargli in faccia e apertamente tutto
ciò che pensava di lui e del
suo dannato modo di fare.
“Devi
finirla! Hai capito? Mi sono davvero stufato!”
urlò alla fine con gli occhi
sbarrati che fissavano l’altro.
“Altrimenti?
Guarda che non ho paura di te Hummel. Sono consapevole delle mie
capacità e
dell’attrazione che provoco nelle persone. E la
sfrutto” ribatté secco e
distante Sebastian. Aveva ancora i capelli bagnati e il ciuffo che
solitamente
teneva perfettamente a posto con il gel, ora era comodamente appoggiato
sulla
frante a piccole ciocche.
Kurt
scosse la testa. Concentrazione. Non poteva cascarci anche lui nella
sua
trappola. Non era quello il momento di pensare ai capelli di Sebastian
e a
quanto infondo gli stavano meglio liberi.
Indiscutibilmente
era un magnifico esemplare di maschio gay. Per anni non aveva mai
neanche
conosciuto nessuno come lui e nel giro di dodici mesi erano
già due. Blaine e
Sebastian.
Allora!
Era li appunto per quel motivo. Amava Blaine e voleva che
quell’altro la
smettesse
di provarci!
Capiva
però perché Blaine non lo respingesse bruscamente
e basta. Come aveva detto
lui, attrarre le persone gli veniva naturalmente e maledettamente bene.
Sabastian
stava continuando a parlargli ma lui non dava ormai da tempo nessuna
importanza
al senso delle sue parole, era bloccato a fissare le sue labbra
muoversi.
Rimase fermo a fissarle anche quando Sebastian smise di parlare.
Proprio
allora accadde quello che nessuno dei due avrebbe mai pensato.
Lo
Warbler fissò Kurt e semplicemente si avvicinò
alla sua bocca. Vicinissimo
da sentire il respiro lieve del
ragazzo.
Kurt
era pietrificato, non sapeva che fare. Le loro bocche erano separate
solo da un
centimetro di aria. Voleva scappare, correre via e odiare Sebastian.
Allo
stesso tempo però un pensiero gli saltò
il mente: che sapore hanno le sue labbra? Infondo che cosa poteva
succedere per
un bacio? Le sue labbra erano li, pronte per essere assaggiate e lui
avrebbe
avuto il coraggio di provarle? Lo sapeva che se lo avesse davvero fatto
sarebbe
stata solo l’ennesima vittoria di Sebastian che sarebbe
riuscito ancora una
volta a piegare qualcuno al suo volere.
Era
andato li
per Blaine. Amava Blaine. Amava Blaine.
Chiuse
gli occhi
e…
NdA
Piccolissima
nota per spiegare una
cosina: questa ultima parte dovrebbe essere “la versione di
Kurt”di quello che
accadde il 24 giugno.
Seguirà
– a meno che non cambio
idea nel frattempo! – anche la versione di Sebastian.
Ancora
non ci credo che ci sia realmente
qualcuno che legge quello che scrivo! MITICI!
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Capitolo 5 *** 24th June 2012 - part two ***
The
biggest mistake
24th June 2012 - part two
Si
era accorto
che ad un certo punto Kurt non lo stava più ascoltando. Lui
parlava e l’altro
lo fissava perso.
Spesso
aveva intercettato Blaine
alla caffetteria di Lima ed erano state tante le loro chiacchierate.
Purtroppo,
però, Sebastian non riusciva a portare mai l’ex
Warbler su piste di argomenti
compromettenti: alla fine si ritrovavano a parlare di canto, dei
rispettivi
Glee Club e di Kurt. Aveva ascoltato migliaia discorsi che elogiavano
Kurt in
qualsiasi maniera, tanto che iniziò quasi a farsi piacere
quella faccia da
checca.
Piano
piano capì anche che c’era
solo una cosa che gli impediva di arrivare finalmente alla sua ambita
preda.
Ed
era solo lui. Kurt.
Come
non poteva
sfruttare un momento del genere? Kurt era li, incazzato (e quindi
vulnerabile) davanti
a lui. Sentiva un profumo di vaniglia e lacca stranamente inebriante.
Chissà
se…
Nel
silenzio si
inclinò verso il ragazzo. Erano vicinissimi. Restarono
così per un po’. Voleva
vedere la reazione di Kurt, se era davvero così forte da
potergli resistere.
La
verità era che entrambi non erano assolutamente forti quanto
pensavano in
realtà di essere.
Vide
Kurt
chiudere gli occhi. Senza pensarci troppo allora riempì
finalmente il vuoto tra
di loro.
Era
strano. Si
sarebbe giocato le mutande che il frocetto sarebbe scappato via di
corsa. Non
poteva tradire il tanto amato Blaine. Oppure no?
Le
loro labbra
si toccarono. Non dolcemente. Sebastian si avvinghiò quasi
all’altro, come se i
loro visi fossero stati saldati insieme nel momento in cui si erano
toccati.
E
non fu un
bacio corto. Non fu un bacio casto. Non fu un bacio qualsiasi.
Fu
un bacio
passionale. Profondamente carnale. Viscerale.
Quando
si
staccarono perfino Sebastian era sconvolto di sé stesso.
Mai
quanto il
volto che si ritrovò davanti però.
Kurt
cambiò
espressione in un secondo: prima frastornato ed accaldato, poi subito
pallido e
sconvolto.
“Oh
cazzo. Cosa
ho fatto?!? Cazzo cazzo cazzo” disse portandosi la mano sulla
bocca. Sebastian
notò con fare divertito la reazione di Kurt. Gli era
piaciuto, lo sapeva. E
questo aumentava la vittoria.
Quello
che gli
faceva strano, però, era che era piaciuto anche a lui.
Ma
aveva
raggiunto il suo obbiettivo. Il piano per arrivare alla preda. Per
arrivare a
Blaine.
“Vedo
dai tuoi
occhi che ti senti in colpa. Lo sai che ti saresti
potuto allontanare da me in qualsiasi
momento, invece non l’hai fatto. Sei rimasto qui, e ti
è piaciuto. Tanto”.
“Dirò
a Blaine
la verità. Lui mi ama e mi capirà” gli
rispose Kurt immobile davanti a lui.
“Ah
davvero? E
glielo dirai prima o dopo di partire per New York? Prima o dopo che
sarete
lontani per mesi? Oppure quando sentirà la tua mancanza
mentre tu sei là e lui
inchiodato qua a Lima? Ti ha detto vero che ormai non può
neanche ritornare
alla Dalton per l’ultimo anno, giusto?”
“Smettila!
Lui
mi ama. Capirà di sicuro!”.
Ma
Sebastian
incalzava prepotente.
“Dopo
che ha
lasciato solo per te i suoi amici, la sua scuola, dove era accettato e
il
leader indiscusso dei Warblers, tu, ora, lo vuoi lasciare per un
lunghissimo
anno da solo, in una scuola dove lo prendono a granite in faccia un
giorno si e
l’altro pure” Sebastian continuava a parlare e
parlare senza lasciare il tempo
a Kurt di pensare. Altra tattica che aveva spesso usato.
“Già
con il
pensiero di stare un anno senza di te, tu vuoi anche dirgli che mi hai
baciato?
E magari anche che non ti senti in colpa! Povero Blaine, lo vuoi
proprio
distruggere…”
Sebastian
si svegliò all’improvviso. Non era la prima volta
che i suoi sogni rievocavano
in lui le immagini, sensazioni ed emozioni di quella sera di sei mesi
prima.
Aveva
il fiato corto.
Spesso
si chiedeva come sarebbe stato se, fin dall’inizio avesse
puntato Kurt invece
di Blaine.
Scosse
la testa, - Che stupidata! -
pensò.
Si
alzò per andare a prendere un po’
d’acqua per calmarsi e tornare a dormire.
Almeno era a casa sua e il giorno dopo avrebbe potuto dormire. Vacanze
di
Natale!
Averlo
rivisto non era stata per niente una cosa buona. Anche se solo per
pochi
istanti, aveva incontrato i suoi occhi. Gli erano maledettamente
mancati.
Ancora
non ci poteva credere. Il modo in cui Kurt l’aveva lasciato
era stato surreale.
Se lo ricordava come se fosse stato pochi giorni prima. La
verità era che,
anche se cercava di non pensarci, tornava sempre prepotentemente nei
suoi
pensieri.
“
Lo sapevo che
non avrei dovuto dirtelo amore. Dai non era niente di grave, non ha
detto o
fatto niente che non faccia sempre anche in tua presenza! E’
Sebastian, lo
conosciamo ormai, no?”Blaine era appena tornato dal centro
commerciale e ora
era a casa, sul letto, al telefono con la sua dolce metà.
“Si
ma ogni
volta! E basta adesso! Vado io a fargli un bel
discorsetto!”gli rispose Kurt
con una voce dura.
“Dio
quanto ti
amo quando fai il geloso! Se ti avessi qui ora…”
“Non
è il
momento Blaine. Era a lacrosse ora Sebastian, no?”
“Si
mi pare di
si - perché?” chiese Blaine.
“Allora
vado. Ci
vediamo domani!”e Kurt chiuse il telefono.
Non
era la prima
volta che a Kurt veniva la malsana idea di andare a ‘chiarire
con quello
stoccafisso’, come lo chiamava lui, ma in realtà
poi si calmava e non faceva
niente. Il giorno dopo si sfogava con Blaine e spesso seguiva del
fantastico
sesso.
Per fortuna.
Il
giorno dopo, però, tutto cambiò.
La
scuola era
finita, il diploma preso e ora avrebbero avuto appena un mese di tempo
prima
che Kurt si fosse trasferito a New York. Dovevano trascorrere
più tempo
possibile assieme.
Quella
mattina
era turno di Blaine andare dal suo ragazzo e svegliarlo.
Kurt,
però, era
stranamente cupo e silenzioso.
Aspettò
in
salotto che si preparasse e poi uscirono. Andarono al parco mano nella
mano.
La
domenica
potevano permetterselo: non c’era molta gente in giro e visto
che era iniziata
l’estate, molte persone erano in vacanza o in piscina.
Blaine
cominciò
a preoccuparsi solo quando si sedettero su una panchina e Kurt, in
lacrime, gli
disse che dovevano parlare.
“O
mio Dio, cosa
è successo? Pensavo fossi triste perché hanno
sospeso ‘Project Runaway’ per
l’estate!” disse Blaine. Gli occhi del ragazzo con
le lacrime erano ancora più
belli e preziosi.
“Ora
io ti dirò
delle cose, ma tu devi ascoltarmi senza fiatare. Devi ascoltare fino
alla fine
senza aprire bocca. Promettimelo Blaine” disse Kurt con un
tono mai stato più
serio.
“Si
certo te lo
prometto amore. Ma che-”
“Blaine
non può
durare così. Dobbiamo rompere”.
NdA
L’unica
mia preoccupazione è che
non si capisca bene chi pensa cosa, quindi piccola spiegazione: la
prima parte
è ‘la versione di Sebastian’, mentre
questa ultima parte è ‘la versione di
Blaine’, che in realtà non ha proprio una
versione, ma più che altro è quello
che è successo dopo il ‘dialogo’ tra
Sebastian e Kurt.
Cioè,
non so se sono stata chiara.
Bho.
Se
non capite qualcosa, sapete dove
sono!
Questo
sarà il penultimo capitolo
che pubblicherò prima di Natale e questa cose mi rode
parecchio. Scoprirete poi
perché.
Spero
di riuscire a pubblicare il
sesto per domani mattina e poi si parte, destinazione parenti! Che
felice!
(sono sarcastica…)
|
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Capitolo 6 *** The break ***
The
biggest mistake
The
break
“Non
riusciremo a stare separati a lungo. Presto io partirò e non
ci vedremo per
mesi. Non so neanche se potrò tornare per Natale. Non
possiamo farcela. Poi
chissà quanta gente nuova conoscerò a New York,
quanti ragazzi. Devo
concentrarmi sugli studi, sulla mia carriera. Non posso avere nessun
genere di
distrazione. E poi, diciamocelo, siamo giovani e non possiamo
intrappolarci in
un rapporto esclusivo a quest’età” Kurt
prese fiato.
Quante
bugie.
La
verità era che era troppo cacasotto per dire a Blaine cosa
era successo la sera
prima.
-
Sai, in realtà ho baciato un
altro, e mi è piaciuto cazzo!-. No,
non poteva.
“Quindi
è meglio finirla qui, ora che siamo ancora in tempo,
piuttosto che tirare
avanti una stupida storia adolescenziale” Kurt stava morendo
dentro.
Forse
doveva almeno provarci a dirgli la verità, o lo avrebbe
distrutto?
Era
stato sempre lui quello super geloso, non solo di Sebastian, ma di una
lunga
sfilza di ragazzi che, prima
di lui, ci
avevano provato con Blaine e, in una scuola maschile, erano davvero
tanti.
Nonostante fossero altrettanti i pretendenti di Kurt, Blaine non era
mai stato
geloso perché si fidava ciecamente del ragazzo e del loro
amore.
Per
questo Blaine si meritava la verità.
Il
punto era che Kurt amava davvero tanto, con ogni singola cellula del
suo corpo
Blaine, ma, senza tener conto di questo, aveva ceduto alla tentazione
di
provare a baciare di suo spontanea volontà qualcuno che non
fosse il suo
ragazzo.
Finito
il suo discorso, si alzò di scatto e iniziò e
camminare verso casa con un ritmo
che si faceva ogni passo più veloce. Voleva andare il
più lontano possibile da
quel dolore.
Blaine
era li, sulla panchina, gli occhi sbarrati e la bocca semi aperta che
fissava
ancora il punto dove due secondi prima c’erano gli occhi di
Kurt. No, no. Era
un sogno dai. Stava ancora dormendo in realtà.
Ma
di solito Blaine non faceva sogni di quel genere, o almeno mai
così realistici.
“Kurt
aspetta-” gli sfuggì, con un volume troppo basso
perché Kurt, ormai lontano, avrebbe
mai potuto sentire.
Era
davvero appena accaduto?
Non
riusciva a muovere un solo dito. Anche se era il 25 giugno lui era
congelato,
paralizzato.
E
rimase in quel preciso luogo per tutta la mattina, completamente
incredulo.
I
giorni successivi furono i più brutti delle loro
vite.
Kurt
era completamente distrutto. Neanche chiamare Rachel e raccontarle
tutta la
verità lo sollevò da quel peso che aveva sullo
stomaco.
Rachel,
almeno, aveva avuto la pietà di ascoltare in silenzio e
stringere forte Kurt, riuscendo
miracolosamente a trattenersi dal sputare sentenze.
Vedeva
il suo migliore amico realmente colpito e, anche se non era
d’accordo con la
lui, non fece niente e rispettò la sua decisone.
Da
quel momento si impegnò con anima e corpo per cercare di
aiutarlo a non pensare
a quello che era successo e concentrarsi sulla loro nuova futura vita.
Il
periodo peggiore fu, superati i primi giorni, il trasloco.
Inevitabilmente Kurt
avrebbe dovuto fare pulizia della sua stanza e quindi venire a contatto
con
tutta le cose che avevano a che fare con la sua storia con Blaine.
Kurt,
arrivato quel giorno, chiese a Rachel di lasciarlo solo
perché era una cosa che
avrebbe dovuto fare lui.
Rachel,
opponendosi con poca forza, cedette quasi subito. Uscì dalla
stanza, chiuse la
porta e si appoggiò ad essa con le spalle, sentendo da fuori
Kurt singhiozzare.
Blaine
, a distanza di giorni, non ci voleva credere. Era stato tutto un
brutto sogno.
Non poteva essere successo realmente. Purtroppo, però,
presto si rese conto che
faceva troppo male per essere solo un sogno.
Cosa
era successo per aver fatto cambiare idea a Kurt nel giro di poche ore?
Non lo
seppe mai.
Avevano
già programmato il loro futuro insieme migliaia di volte e
ora era tutto perso.
Kurt
si sarebbe trasferito e avrebbe aspettato il diploma di Blaine,
avrebbero
abitato insieme a New York felici e contenti. Anche
l’inconveniente di Rachel
aveva una soluzione: ovviamente non potevano abitare tutti e tre nello
stesso
appartamento ma, allo stesso tempo non potevano lasciarla vivere da
sola. Il
compito, quindi, di Blaine era passare l’ultimo anno li a
Lima per convincere
Finn a trasferirsi con lui nella grande mela, così sarebbero
stati tutti vicini
e insieme come una famiglia.
Un
piano perfetto. Ora completamente inutile.
Tentò
ogni minuto e ogni secondo dei giorni successivi al discorso di Kurt a
telefonargli, mandargli lettere, e-mail e presentarsi sotto casa sua
sempre
senza nessuna risposta.
Blaine
avrebbe voluto più spiegazioni. Avrebbe voluto parlare a
Kurt e convincerlo che
avrebbero potuto superare tutto insieme. Ma lui, a quanto pare, non lo
voleva
più vedere.
Ci
rinunciò definitivamente quando seppe che era partito per il
college.
Fu
allora che iniziò ad attaccarsi a Sebastian. Aveva il
bisogno di sentirsi
voluto.
Anche
se sapeva che il ragazzo della Dalton voleva solo il suo corpo, a
Blaine, in
quel momento, andava più che bene.
A
volte gli tornavano in mente le tante ‘prime
volte’, le prime esperienze
vissute con Kurt e si sentiva quasi in colpa. Come se lo stesse
tradendo.
Blaine,
per quei sei mesi in cui rimasero separati, ogni giorno si svegliava
sperando
che Kurt non fosse mai partito e non lo avesse mai lasciato.
Sebastian
si godette placidamente la sua vittoria. Bastò aspettare la
partenza di Kurt
per impossessarsi di un Blaine completamente allo sbando.
Dopo
tanta fatica fu persino troppo facile a quel punto.
Sebastian
aveva calcolato ogni sua mossa, ma alcuni dettagli gli erano sfuggiti
di mano.
Per
esempio quella sensazione di stordimento che sentiva quando,
inconsapevolmente
e dal nulla, si ritrovava a pensare a Kurt. All’inizio
pensava di essersi preso
l’influenza, ma, con il passare del tempo, questa influenza
non passava.
Possibile
che il sempre perfetto, inossidabile e latin lover Sebastian si fosse,
per la
prima volta, innamorato?
Ma
c’era una cosa più importante che non aveva preso
in considerazione.
Non
aveva calcolato il potere di uno sguardo, la magia dei ricordi ma,
soprattutto,
la potenza di due anime che erano
destinate a rimanere insieme per l’eternità che,
prima o poi, avrebbero dovuto ricongiungersi.
NdA
Vi
lascio ai festeggiamenti
natalizi con questo capitolo.
L’ultima
frase è un piccolissimo
richiamo a quella magnifica, stupenda e super emotiva ff chiamata
‘The Sidhe’…
non penso che ci sia ormai Klainer sulla faccia della terra che non
l’abbia
letta (e se non lo avete fatto, vergogna! Vi state perdendo
un’esperienza
unica!)
Quindi
vi lascio con un soffio di
speranza, che fa sempre bene a Natale!
Buone
vacanze e grazie per i
bellissimi commenti e chi mi legge!
E’
il più bel regalo di Natale di
sempre!
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Capitolo 7 *** Lights on ***
The
biggest mistake
Lights on
Anche
se non poteva desiderare altro, gli mancava qualcosa.
Era
a casa dopo mesi lontano, stava vivendo la vita che aveva sempre
immaginato gli
appartenesse di diritto, studiava e viveva a New York per la miseria!
Eppure
mancava qualcosa. O meglio, qualcuno.
Non
che nella grande mela fosse sempre stato tutto rose e fiori, certo!
Il
primo periodo era stato davvero duro e la testardaggine di Kurt di
certo non
aiutava le cose.
Anche
se il loro appartamento era davvero piccolo e in una zona per niente
residenziale, l’affitto era molto oneroso e se avessero
dovuto pagare di tasca propria
anche le tasse del college, Rachel e Kurt sarebbero rimasti di sicuro
pochissimo in quella splendida città.
Le
lezioni erano dure, faticose ed estenuanti. La competizione feroce ed
erano
tutti nemici.
Almeno
Kurt aveva Rachel e Rachel aveva
Kurt.
Era
la notte della vigilia e Blaine era da solo a casa. I suoi genitori
ovviamente
erano ad una certa serata di gala di non si sa di che loro importante
amico e
lui era riuscito a rimanere a casa fingendo la febbre. Non che si
aspettasse
che i suoi rimanessero a casa per lui.
“Lo
sai che ormai dobbiamo andare, altrimenti che figura ci facciamo! E poi
mi sono
comprata questo abito da mille dollari apposta per questo evento. Vai a
dormire
che noi torneremo tardi. A domani mattina caro” aveva detto
in velocità sua
madre mentre riempiva la pochette in coordinato con l’abito.
Verso le undici
avevano lasciato un messaggio in segreteria dicendo che avrebbero
dormito in
hotel perché non se la sentivano di guidare con le strade
ghiacciate.
Blaine
ormai non si stupiva più di niente quando si parlava della
sua famiglia.
A
lui, da un certo punto di vista, andava bene così. Ormai i
suoi non facevano
neanche più caso alla sua presenza o assenza a casa e lui
aveva la libertà di
fare ciò che voleva. Aveva molta libertà per
essere un adolescente.
Non
aveva voglia di andare a dormire e tanto meno di mettersi davanti al
televisore
a vedere un qualche film in tema natalizio con trama e finale super
scontato.
Prese
la macchina, il suo cd preferito e iniziò a guidare senza
una meta ascoltando a
ripetizione le stesse cinque canzoni. Si accorse per caso che era
passata
mezzanotte. Era Natale.
Senza
neanche accorgersene, come spesso gli capitava, si ritrovò
di fronte casa
Hummel – Hudson. Questa volta però la luce in
camera di Kurt erano accese.
D’istinto
e pensando che con quel freddo e all’una di notte nessuno lo
avrebbe visto,
scese dalla macchina. Stretto nel suo giaccone e pieno di freddo,
Blaine si
appoggiò al muso della sua vettura, il naso all’in
su a fissare la poca luce di
quella stanza: sicuramente era la luce dell’abat jour.
Avrebbe
fatto e dato qualsiasi cosa per rivedere di nuovo Kurt, ma lo sapeva
che era
sbagliato.
Lo
aveva sperato ogni singolo giorno al McKinley. Ogni volta che lo
prendevano in
giro, che lo spintonavano, che doveva subire risatine e barzellette.
Avrebbe
avuto avere l’appoggio di qualcuno, invece, l’unica
sua roccia, l’unica cosa
sana e vera nella sua vita se n’era andata via una mattina
d’agosto. Certo, i
restanti membri del Glee Club gli erano vicini ma, esattamente come
nella sua
prima scuola, non si interessavano veramente a tutto quello che
passava,
impegnati come erano con i loro piccoli drammi.
Ormai
Blaine ci aveva fatto il callo. Almeno, uscito da scuola, poteva fare
quello
che voleva e sfogare tutto se stesso con Sebastian.
Ormai
erano tutti a dormire. Aveva cucinato Kurt per cena.
“Cucina
vegana questa sera, così rimaniamo leggeri per
domani!” aveva annunciato,
procurando diverse reazioni in famiglia: Burt e Finn sbarrarono
leggermente gli
occhi, sconvolti dal fatto che avrebbero mangiato praticamente solo
soia e
verdure mentre Carole fu contenta per una volta di non dover cucinare.
Una
volta finito di cenare e visto tutti insieme un film che davano per
televisione, Kurt mandò tutti a dormire e da solo
pulì cucina e piatti.
Era
già l’una. Il tempo volava in quei giorni in cui
era a casa.
Nonostante
fosse davvero molto stanco, non poteva di certo saltare il suo rituale
d’idratazione,
soprattutto con il freddo che c’era fuori e la sua pelle che
richiamava ardentemente
attenzione.
Finalmente
poté indossare il suo bellissimo pigiama delle feste di
liscissima seta blu e
ficcarsi sotto le coperte.
Stava
giusto per chiudere gli occhi quando si accorse che la finestra non era
chiusa
bene.
Ciondolando
e rimproverandosi mentalmente sulla sua sbadataggine, andò
verso i vetri.
-
E’ proprio Natale, ora inizia pure a
nevicare - pensò Kurt guardando fuori,
abbassò lo sguardo per vedere se la
neve aveva già attaccato sul loro vialetto
d’ingresso e vide una macchina, posteggiata
proprio davanti casa sua.
-
Strano, di solito nessuno
parcheggia li - poi,
riconobbe quella macchina. E lentamente anche il suo
proprietario che
guardava esattamente nella sua direzione.
Era
proprio Blaine. Un attimo di stordimento e poi d’istinto,
come se nulla fosse
mai successo, aprì la finestra e sventolò il
braccio per farsi vedere
dall’altro in strada.
Era
frastornato. Già il fatto di avere potuto vedere il viso di
Kurt per un’altra
volta al cinema gli sembrava un sogno. Non si sarebbe mai aspettato di
poterla
rivedere di nuovo. Invece eccola li, alla finestra. Un angelo, chiaro e
luminoso.
Ma
lo stava davvero salutando con la mano?
Blaine
vide per un istante il suo viso e poi nulla. Kurt sparì
così velocemente che
quasi pensò di averlo sognato.
Ritornò
velocemente in sé, scrollò la testa e si
girò per ritornare in macchina.
Oramai
agiva solo l’istinto e il corpo, il cervello si era spento.
Senza rendersene
conto Kurt si ritrovò con la porta di casa semi aperta e la
maniglia tra le mani.
Cosa avrebbe fatto non lo sapeva, ma ora non gli interessava
più di tanto.
“Aspetta
Blaine!”
-
Ora ho anche le allucinazioni
uditive -
pensò Blaine. Il suo corpo in tali circostanze
giocava spesso brutti scherzi.
“Blaine,
un attimo!” urlò Kurt con tutto il fiato cha aveva
in gola. Non poteva farlo
andare via. Sentiva che non poteva proprio.
Si
voltò, convinto di non vedere altro che il nulla. Rimase
attonito nel vedere
realmente qualcuno alla porta. Ancora più stupito nel
riconoscere Kurt.
“Ti
congelerai la fuori. Vuoi entrare un attimo?”
NdA
Dio
non pensavo mi sarebbe mancato
così tanto scrivere qui!
Spero
che il vostro Natale sia
andato meravigliosamente e che queste vacanze siano stupende…
Intanto,
che ne dite di vedere come
i nostri Kurt e Blaine trascorreranno il loro 25 Dicembre appena
scoccato?
Grazie
per essere così in tante a
leggere… sono davvero commossa.
|
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Capitolo 8 *** The confession ***
The biggest
mistake
The
confession
“Ti
prego, Blaine” disse Kurt con la voce che gli era rimasta dal
brusco urlo che
aveva fatto due secondi prima. Doveva trattare bene le sue corde
vocali, non
poteva massacrarle in quel modo.
Non
ci fu bisogno di altre parole. Blaine si precipitò alla
porta.
Possibile
che durante il periodo di tempo che non si erano visti Kurt fosse
diventato
ancora più bello, luminoso e affascinante?
Si
guardarono negli occhi fino a quando Kurt non fu percorso da un brivido
provocato dal freddo che entrava dalla porta aperta. Fu allora che
distolse lo
sguardo e prese la mano dell’altro per condurlo verso il
salotto dove il
caminetto, anche se ormai spento, emanava ancora sufficiente calore per
riscaldare entrambi. Non gli interessava neanche sapere che cosa ci
facesse
Blaine in quel luogo a quell’ora tarda. Non aveva importanza
esattamente come
non si spiegava il fatto che ora lui era li pronto a farlo entrare in
casa.
“Potrei
rimanere qui tutta la notte, ma, ma – cazzo Kurt
perché mi hai fatto questo? ”
Blaine era sopraffatto dal turbinio di emozioni che provava in quel
momento.
Anche per il solo fatto di essere di nuovo in quella casa,
così familiare, così
calda e accogliente. Gli era mancata tanto.
Poi
lui era lì e, finalmente, era tutto vero, niente
più sogni o desideri.
Voleva
essere arrabbiato, spaccare tutto e pretendere da Kurt per lo meno
delle scuse.
Si
era immaginato quel momento troppe volte, così tante che gli
scenari erano
stati infiniti. Di tutto quello che aveva pensato di dirgli,
però, non uscì
neanche una parola.
Era
sul divano con indosso ancora in cappotto bagnato dalla neve e tutto
quello che
riuscì a fare fu abbassare la testa in modo tale che i suoi
ricci potessero
oscurare gli occhi che avevano iniziato a piangere dal dolore.
Kurt
era accanto a lui e si sentiva semplicemente una merda.
Forse
aveva fatto davvero un enorme errore quella sera. E anche la mattina
successiva
a nascondere tutto. Solo in quel momento, guardando la reazione di
Blaine, che
non riusciva neanche ad arrabbiarsi con lui da quanto stava male,
capì che
probabilmente aveva fatto il più
grande
errore della sua vita.
“Meriti
la verità. Ho fatto un errore stupido a tenerti nascosta una
cosa stupida per
cercare di non farti soffrire. Invece vedo che non è servito
a niente. Pensavo
che tenendoti nascosta la verità sarei riuscito a non farti
soffrire, che ci
avrei perso solo io. Tu ti meriti qualcuno che ti ami molto di
più di come faccio
io Blaine” era arrivato il momento di sputare tutto in modo
che Blaine potesse
continuare ad odiarlo ma, questa volta, per il motivo giusto.
“Non
capisco Kurt, davvero, non mi sto divertendo. Cosa fai, mi prendi in
giro? Sei tu che mi hai lasciato e
saresti tu quello che dovrebbe
soffrire di più?”
davvero Blaine non capiva più niente delle parole
dell’altro ragazzo.
“Hai
ragione, meriti una risposta a tutte quelle domande, e-mail, lettere e
messaggi
che mi hai mandato prima che partissi. Vuoi davvero sapere
perché ti ho
lasciato?”
“Dovesse
cascare il mondo ora, si per la miseria!” rispose Blaine
iniziando davvero ad
alterarsi.
“Quella
sera, quella prima del 25 giugno, sono stato davvero da Sebastian, ho
trovato
le forze e sono andato lì. L’ho aspettato dopo
lacrosse e gli ho detto che i
suoi giochini con te non mi facevano più divertire, che
aveva superato il
limite. Quella sera, Blaine, io… lui…
cazzo” Kurt lo stava dicendo sul serio?
Blaine
era in ascolto, gli occhi appena un po’ più aperti
del normale, leggermente
proteso in avanti e il cuore che sembrava volesse saltargli fuori dal
petto.
“Bè,
ehm… ci siamo baciati! Ecco, l’ho detto. Ora puoi
arrabbiarti quanto vuoi!”
sputò velocemente fuori Kurt.
L’aveva
davvero detto. Si.
Si
aspettava di tutto, veramente di tutto, tranne quello. Non aveva mai
preso in
considerazione quella pista. Mai.
Ora
che la verità lo aveva colpito dritto in pancia non sapeva
che cosa fare o
dire.
Sbiancò
all’improvviso e si alzò d’istinto
cercandosi di allontanare da quella che ora
si rivelava come la fonte di tutto il suo dolore e la cosa aveva amato
di più
in assoluto.
Kurt
avrebbe voluto che Blaine lo insultasse, lo prendesse a pugni e sberle
piuttosto che la reazione che invece stava avendo. Sarebbe stato molto
meglio
vederlo sfogarsi verbalmente e fisicamente piuttosto che il silenzio,
il nulla
che si ritrovava davanti in quel momento.
Il
viso del ragazzo era completamente privo di qualsiasi espressione.
Riuscì,
con estrema fermezza, addirittura a girare le spalle a Kurt, ancora
seduto sul
divano che continuava a fissarlo. Si appoggiò lontano, alla
colonna che
separava cucina e salotto con una spalla.
Da
un sogno, si era trasformato tutto in un incubo. Ora Blaine avrebbe
voluto
svegliarsi e fare finta che non fosse mai successo niente.
Voleva
correre via, ma c’era ancora qualcosa che lo tratteneva. Che
cosa era?
Anche
a Kurt iniziarono a scendere le lacrime. Era devastante il tutto. Era
Natale e
stava passando i minuti peggiori della sua vita.
Vide
Blaine andare verso la porta e girarsi un attimo verso di lui con gli
occhi
pieni di disprezzo. Poi sentì la porta aprirsi, un soffio di
vento gelido e il
tonfo della porta che si richiudeva.
Chiuse
gli occhi, le mani a coprire il volto e i gomiti appoggiati sulle
cosce. Poteva
solo pregare che Blaine riuscisse non a perdonarlo, non a tornare
indietro, ma,
almeno, a dimenticare il male che gli aveva fatto.
NdA
Era
davvero convinta di fare finire
questa storia con questo capitolo. Poi però mi sono accorta
che sarebbe venuto
troppo lungo e, visto che già il prossimo probabilmente
sarà più lungo di
quelli che pubblico di solito, ho dovuto, anzi, voluto tagliare e
lasciarvi
questo penultimo capitolo.
Dai
dai presto finirà. Vorrei
finire di pubblicarlo entro il 31, così poi, con
l’anno nuovo ci sarà… ah ah,
non si può dire! Vedremo!
Per
chi mi scrive e i complimenti,
grazie di cuore, non me li merito davvero, ci sono mille autrici cento
milioni
di volte più brave di me! Io scrivo per gioco e
perché mi fa stare bene.
Grata
che tutto questo vi piaccia!
|
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Capitolo 9 *** Pure like the snow ***
The
biggest mistake
Pure like the snow
Trovò
la forza di uscire da quella casa nonostante Kurt lo stesse ancora
fissando.
Il
suo passo era spedito e ritmico. Non sapeva che fare.
Era
davvero tardi, anzi, iniziava addirittura ad intravedere
l’alba all’orizzonte.
Non
sapeva cosa fare. Di certo sapeva, però, che non sarebbe
riuscito a guidare
fino a Westerville nello stato in cui era messo. Decise di aspettare un
attimo
e calmarsi prima di tornare a casa.
Cosa
stava facendo? Davvero stava scappando da Kurt? Dopo tutti quei mesi
finalmente
aveva avuto una risposta e ora, semplicemente, scappava?
Quasi
gli venne un sorriso. Sebastian. Doveva capirlo che c’era di
mezzo pure lui.
Ora
si che aveva tutto un senso. Ecco perché iniziò a
essere tremendamente
insistente proprio dopo la rottura con Kurt nonostante lui non disse
mai a
nessuno di quella storia. Lui sapeva che Blaine era vulnerabile e per
questo
insisteva.
Il
sole si faceva ogni minuto leggermente più alto e Blaine si
ritrovò presto nel
parco lì vicino. Era tutto davvero bellissimo, un soffice
cuscino bianco
ricoperto di neve. Il silenzio cotonato e il prato ancora completamente
intonso. Il ragazzo si avventurò nella neve e si sedette
proprio su quella stessa panchina
di fine giugno,
l’unica libera dalla neve perché riparata da un
albero.
Era
arrabbiato con Kurt?
In
realtà no. L’arrabbiatura aveva presto fatto
spazio alla tristezza e
successivamente alla comprensione. Chi era lui per giudicare Kurt?
Infondo pure
Blaine era sempre stato attratto fisicamente da Sebastian anche se era
pienamente
soddisfatto dal rapporto con Kurt.
Perché
non poteva essere esattamente la stessa cosa per l’altro?
Doveva
essere stato davvero molto difficile da confessare per Kurt.
Sapeva
che, per quanto potesse mai scappare o correre lontano, sarebbe tornato
da lui.
Rimase
li seduto per non si sa quanto tempo. Le lacrime non volevano fermarsi
e
continuavano a scendere nonostante Kurt sperasse che finissero il
più presto
possibile.
Ora
non poteva fare niente. L’aveva perso.
Tornò
in camera sua con una lentezza impressionante data dalle gambe fatte
più
pesanti che mai. Naturalmente non riuscì ad addormentarsi,
ormai era quasi mattina
e, anche se ancora debole, la luce del sole lo disturbava. Si
rialzò e tornò
alla finestra. A fianco della strada, di fronte a casa, parcheggiata,
c’era
ancora la macchina di Blaine, ora completamente ricoperta di neve.
Dove
cavolo si era cacciato? Lì vicino, presumeva Kurt. Non
poteva farlo girare
ulteriormente con quel freddo per strada.
Blaine
poteva pure odiarlo ma Kurt di certo non avrebbe permesso che morisse
di freddo
per colpa sua.
Velocemente
si mise addosso tutto quello che di più pesante aveva a
disposizione e prese un
giubbotto in più. Ma dove cercarlo?
C’era
solo un posto vicino in cui poteva essere andato. Doveva tentare.
“Posso?”
“Certo
è libero…” rispose Blaine alla persona
che gli aveva chiesto di sedersi accanto
a lui.
Era
distratto e non gli interessava minimamente sapere chi fosse.
All’improvviso
si sentì più caldo e pesante. Ci mise un
po’ per capire che gli era stato
posato sulle spalle un altro giaccone. Fu solo allora che si
incuriosì e alzò
lo sguardo.
“K-Kurt,
che ci fai qui? Come facevi a sapere che-?” disse sorpreso
Blaine.
“Ho
visto la macchina e mi sono preoccupato. Tu potrai odiarmi ma io ti amo
ancora
più della mia stessa vita” gli rispose il ragazzo
con la voce più angelica del
mondo, pensò Blaine.
“Solo
- vieni qui vicino per favore. Mi hai ascoltato prima, ma non avevo
finito di
parlarti” Kurt si fece più vicino
all’altro, le loro gambe quasi a toccarsi,
“Sebastian
non significa niente per me, ero solo, curioso, forse?!? Non lo so
neanche io”
quasi balbettava da quanto era nervoso e dispiaciuto.
Continuò
“la cosa di cui sono assolutamente certo è che ti
ho amato, ti amo e ti amerò
per ancora mille anni Blaine. Ho fatto un errore, il
più grande, uno stupido errore causato dalla
curiosità, forse, ma
lo rimpiango con ogni singola molecola del mio corpo. Se solo potessi
tornare
indietro e…” sospirò creando intorno ai
due una nuvola di vapore.
“Ti
ci sono voluti esattamente sei mesi per dirmi questa cosa?”
gli chiese Blaine
in modo maleducato e scortese.
“Mi
vergogno così tanto per quello che ho fatto. Avrei preferito
fare qualsiasi
cosa piuttosto che non renderti orgoglioso di me. Mi dispiace, poi lo
sai, sono
così maledettamente orgoglioso, avrei dovuto ascoltare
Rachel… ” Kurt
continuava a tenere lo sguardo basso e a scusarsi, avrebbe usato tutte
le
lingue del mondo per riuscire a fare capire a Blaine la sua
frustrazione per il
male causatogli.
“Ah,
e Rachel sapeva tutto e non mi ha mai detto niente? Mi ha sempre
giurato di non
sapere assolutamente niente!”
“No
no. Non prendertela con lei, sono stato io a pregarla di stare zitta e,
stranamente, per una volta, mi ha ascoltato. Comunque non è
Rachel la questione,
mi sembra. MI DISPIACE BLAINE”
disse
infine cercando di guardare il ragazzo moro negli occhi.
“Ma
tu, quando mi hai detto tutto quelle cose, sul partire e sulla
lontananza, sui
ragazzi a New York, la tua carriera e la nostra storia
a-adolescenziale, tu - era
la verità? Davvero credevi quello di noi? ” gli
chiese Blaine cercando di non
far emergere troppo di quelle parole che ancora scottavano nella sua
memoria.
“No.
NO. Assolutamente no! Ammetto di aver pensato spesso su come saremmo
potuti
resistere alla lontananza, ma tutto quello che ti ho detto è
stato una bugia.
Volevo farmi odiare per le ragioni sbagliate così che tu ti
dimenticassi di me,
pensavo sarebbe stata la cosa migliore” cercò di
rimediare a tutte le bugie che
aveva detto.
“Kurt,
mi sei mancato ogni giorno. Ogni istante e ogni respiro”
Blaine sospirò
tranquillamente e gli prese le mani, ancora più ghiacciate
delle sue, ”anche
per me Sebastian non significa niente e ci ho pensato…
riesco a capire
l’attrazione che provoca negli altri perché
è la stessa che provoca anche su di
me”. Gli occhi di entrambi erano lucidi e non aveva
più importanza il fatto che
erano circondati da sola neve e il freddo era davvero insopportabile.
“Se
tu mi giuri che non mi lascerai mai mai MAI più, posso
passare sopra uno
stupido bacio”.
Non
ci fu bisogno di altre parole.
Blaine
si dimostrò per quello che era sempre stato, un ragazzo
buono, educato e
follemente innamorato di Kurt, e questo Kurt avrebbe dovuto calcolarlo
fin da
subito.
“Sai,
ora che ci penso,l’hai detto anche tu prima: sono esattamente
sei mesi proprio
oggi che ci siamo detti addio, proprio su questa stupida
panchina” ricordò Kurt
dopo che i due erano riusciti a staccarsi da un lunghissimo abbraccio.
Continuò,
“molto prima di partire ti avevo preso un regalo che poi non
ti ho più dato…
quindi direi, buon Natale amore mio!” si avvicino piano piano
a Blaine e gli
posò le labbra sulla sua bocca.
I
gesti di entrambi erano lenti e delicati, come se tutti e due avessero
paura di
intaccare quel momento magico e tanto desiderato in modo da poter
imprimere nei
ricordi perfettamente ogni millisecondo.
Allontanandosi
dal viso di Blaine, Kurt gli porse una busta leggera, fine e molto
sgualcita.
Da mesi se la portava nel portafoglio, non sapeva neanche lui il
perché.
“Aprila”
disse dolcemente Kurt.
Nella
busta c’era un foglio e un biglietto aereo per New York
intitolato al Sig.
Blaine Anderson.
“E’
di sola andata, con la speranza che, finita la scuola qui, verrai a
vivere con
me e non te ne andrai più” gli disse Kurt mentre
Blaine era sbalordito e
visibilmente commosso davanti al regalo. Poi aprì anche il
foglio. Era una
piccola dedica, chiaramente scritta da Kurt: la sua calligrafia
ordinata e
composta l’avrebbe riconosciuta tra mille.
Grazie
di essere il più fedele tra gli
amici
e
il più premuroso tra gli amanti.
Ti
amo.
Tuo
per sempre,
Kurt
“Mi
sa che siamo due inguaribili romantici noi due. L’ho visto in
una vetrina un
mesetto fa e l’ho comprato d’impulso.
L’avrei tenuto anche se non ci fossimo
mai più rivisti” sussurrò Blaine
infilando la mano nella tasca del suo giaccone
e tirando fuori una scatolina di gioielleria.
La
porse a Kurt che la prese tremando.
“Un
anno fa a Natale non sono riuscito a regalarti quello vero. Buona
Natale e buon
anniversario mio piccolo cucciolo di pinguino” gli disse
Blaine sorridendo.
Kurt
piano aprì la scatolina. Era proprio un anello, un piccolo
anello a forma di
papillon in oro e smalto rosso. Lo tirò fuori dalla
scatolina per ammirarlo
meglio e più da vicino: fu allora che si accorse della
piccola incisione che
c’era all’interno. Un semplice…
I
love you, B.
Gentilmente
Blaine glielo sfilò dalle mani, gli diede un dolce bacio e
prese la mano
sinistra di Kurt.
“Non
è una promessa, solo una piccola conferma. Io sono qua e non
me ne vado da
nessuna parte. Se tu mi vorrai io sarò per sempre con
te” gli disse infilando
l’anello all’anulare del ragazzo.
“Stai
sicuro. Ora non ti lascio più”.
Non
riuscirono a trattenersi ulteriormente e diedero sfogo a sei mesi di
lontananza
con un bacio che avrebbe potuto sciogliere tutta la neve che gli era
intorno.
Quello
che era iniziato
come il Natale più brutto della storia si
trasformò nel loro Natale più
importante e felice. Che avrebbero sicuramente ricordato per molto
molto tempo.
NdA
Come
potevo fare finire una storia
Klaine male?!? Mica si può!
Avrei
potuto metterci molto più
miele o passione, ma ho preferito lasciare spazio alla vostra
immaginazione,
così ognuno si può immaginare la
riappacificazione come vuole.
Spero
vi sia piaciuta: io mi sono
divertita a lasciare spazio alla mia fantasia ad immaginare uno
scenario alla
possibile separazione di Kurt e Blaine del prossimo anno (se ci penso
mi viene
da piangere: perché RIB avete fatto di Blaine un junior,
perché???).
Alcune
piccole scene sono state
liberamente ispirate da scene di Glee (vedi scena del palco dove si
parla di
orgoglio, il riferimento al “cucciolo di pinguino”
e la piccola scena, in
realtà tagliata, della consegna dell’anello di
Blaine per Kurt)
Vi
auguro un divertente fine anno…
divertitevi anche per me!
Grazie
ancoraaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa… siete troppo carine
ecoccolose!
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