The biggest mistake

di littlegreenhole
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Memories that hurt ***
Capitolo 2: *** Lights off ***
Capitolo 3: *** That damn movie ***
Capitolo 4: *** 24th June 2012 - part one ***
Capitolo 5: *** 24th June 2012 - part two ***
Capitolo 6: *** The break ***
Capitolo 7: *** Lights on ***
Capitolo 8: *** The confession ***
Capitolo 9: *** Pure like the snow ***



Capitolo 1
*** Memories that hurt ***


The biggest mistake

Memories  that  hurt

Lo sapeva. Lo sapeva che questa cosa avrebbe fatto male a molte persone, ma soprattutto a se stesso.

Lo sapeva ma non riusciva a staccarsi da lui. L’attrazione fisica era davvero intollerabile.

Non lo amava, certo, ma era estremamente sexy.

In quel momento si era concesso il lusso di spegnare il cervello, tutti i pensieri, cancellare tutte le resistenze e lasciarsi andare.

“Oh Blaine. Lo sapevo che la tua reputazione qui alla Dalton aveva qualcosa di vero infondo.”

 

Dopo settimane e settimane di richieste, messaggi e conversazioni piene zeppe di doppi sensi e frasette ammiccanti, finalmente Sebastian era riuscito a farlo crollare, perché aveva capito ormai su quale tasto avrebbe dovuto giocare per poter sbloccare Blaine.

Nell’aria c’era un clima misto paura, sensualità e colpevolezza.

Blaine si era lasciato andare, ma era ancora  rigido, impietrito, un po’ per il fatto di trovarsi davvero li in quella precisa situazione, un po’ perché Sebastian era dannatamente bravo…

 

Dal canto suo Sebastian era a dir poco trionfante. Non aveva dovuto mai lottare così tanto per riuscire ad avere qualcuno. Di solito ragazzi e ragazze gli cadevano letteralmente ai piedi con un solo cenno del capo. Facile, veloce, appagante.

E proprio questa era la cosa che lo aveva attirato in Blaine. Non solo il suo corpo sensuale, armonioso e muscoloso, non solo la sua voce così calda e confidenziale, non solo il suo carattere gentile e combattivo allo stesso tempo. Tutto questo certo, ma soprattutto il fatto che sentisse chiaramente che Blaine era enormemente attratto da lui ma non volesse lasciarsi andare. E questo lo faceva letteralmente uscire fuori di testa.

Quindi il trovarsi con lui, , in quella precisa situazione, lo faceva sentire un completo vincitore.

 

Blaine era appoggiato al muro con le spalle, completamente preso da quell’attenzione così urgente che Sebastian porgeva al suo corpo. Il suo maglioncino verde ora ai loro piedi e la camicia era sbottonata dei primi tre bottoni. Il ragazzo si accorse subito che il marmo delle pareti alle sue spalle era davvero gelato, ora che a separarli c’era solo lo strato sottile della camicia. Ma questo provocò un brivido molto piacevole.

La bocca di Sebastian era avida, inarrestabile e continuava senza sosta a divorare ogni centimetro della pelle scoperta di Blaine.

L’unica cosa che disturbava Blaine in questo momento, oltre al sottile senso di colpevolezza, era il fatto che tutto questo gli piaceva. Gli piaceva molto.

Piegando leggermente la testa all’indietro per permettere all’altro ragazzo di raggiungere anche gli angoli del collo, Blaine per la prima volta, da quando avevano varcato la soglia della Dalton quel pomeriggio, mise a fuoco la stanza dove erano capitati.

“No basta Sebastian - basta ti prego!”.

Era come se si fosse di colpo risvegliato da un lungo sonno, o da un incantesimo. La mente gli si dis - annebbiò di colpo. Si stava davvero facendo prendere dalla passione in quella stanza? Tra tutte le ale, corridoi e atri, erano finiti in quella stanza. Non poteva essere una coincidenza. Come in un flash gli passarono davanti tutti i momenti vissuti con i Warblers in quella sala prove. Tutte le prove, armonizzazioni e… l’arrivo di Kurt. In quella stanza aveva finalmente trovato il coraggio di confessarsi e ora era li con un altro.

“E ora cosa c’è che non va?” chiese stupito Sebastian che nonostante tutto continuava a restare appiccicato al corpo bollente di Blaine.

“Lo sai che mi sento in colpa. Ancora. Poi questa stanza…” Blaine spinse via l’altro e, recuperato da terra il maglioncino, andò a sedersi sul divano.

“Ma quante volte devo ripeterti che non stai facendo niente di male? Non stai tradendo proprio nessuno. Ormai Kurt non c’è più” disse con quel suo mezzo sorrisetto.

“Ma…”, i pensieri di Blaine ora che avevano preso il via non si potevano più fermare; si portò le mani al viso, i gomiti appoggiati alle ginocchia e premeva i palmi sulla fronte, quasi al volerli fermare tutti quei ricordi, tutte quelle emozioni…

“Non c’è nessun ma che regga! Blaine vuoi capire o no che Kurt ti ha lasciato? Ormai è finita. Volevi davvero durasse tutta la vita? Ma dai si sapeva che sarebbe finita così.” , ribatté Sebastian che era davvero stanco di dover ogni volta convincere Blaine che doveva farsene una ragione della partenza di Kurt, “Vedi, guardami! Io non mi sento mica in colpa!”.

“Certo, tu cosa c’entri tra me e Kurt? E’ stato lui a lasciarmi prima di partire per New York. Ora sarà meglio che vada però. Devo finire la relazione sul consumismo” disse, alzandosi, con la testa ancora presa nel vortice di pensieri, e avviandosi alla porta d‘ingresso.

“Ok, tanto tra mezz’ora inizio gli allenamenti di lacross” e si alzò anche lui dal divano. Era stato lungo il suo piano e la successiva opera di convincimento che aveva dovuto operare su Blaine, ma ora non voleva farlo scappare. Doveva andarci piano e sopportare quei momenti. Presto Blaine avrebbe dimenticato Kurt per sempre. Lo sapeva. Quanto poteva essere forte una semplice cotta adolescenziale infondo?

 

Mentre percorreva la strada verso casa in macchina Blaine era davvero distrutto. Dovette fermarsi sul ciglio di una strada secondaria, parcheggiare e fermarsi a riflettere.

Le lacrime vennero giù da sole.

Dopo molti mesi la ferita bruciava ancora e , nonostante facesse di tutto per cercare di buttarsi tutto il dolore alle spalle, bastava un piccolissimo granello di sale, un ricordo, un profumo, una sensazione a farlo soffrire sempre come il primo giorno.

 

Sebastian era nello spogliatoio deserto che si finiva di preparare. Tutto quel silenzio lo costringeva a dare spazio ai suoi pensieri e alle parole che poco prima aveva pronunciato Blaine: - Tu cosa c’entri tra me e Kurt? E’ stato lui a lasciarmi prima di partire per New York.

Quello che Blaine non sapeva però era che lui invece c’entrava.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

NdA

Alloraaaa: era un po’ che mi frullava in testa la voglia di scrivere una storia sul Klaine; poi è arrivato Sebastian, l’idea di un possibile triangolo e… ho già detto troppo.

Se avete voglia fatemi sapere se vi piace o se vi fa cagare. Anche le cose brutte fanno crescere.

Mi sento quasi una profana del Klaine e di Glee in generale. Spero sappiate perdonarmi.

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Capitolo 2
*** Lights off ***


The biggest mistake

Lights off

 

Tutto d’un tratto si ritrovò a Lima. Non doveva essere li, doveva tornare a casa – anzi, si stava facendo anche tardi - forse l’abitudine l’aveva guidato ancora li.

Spesso si ritrovava davanti alla casa di Kurt, parcheggiato dietro la grossa siepe di Mr Richter, il simpaticissimo vicino della famiglia Hummel – Hudson. E li rimaneva per ore e ore a fissare la finestra della vecchia stanza di Kurt, sperando sempre di vedere la luce accesa e il viso del ragazzo sorridergli come un tempo. Invece ogni maledetta volta quella luce era spenta, anzi, sembrava che il buio di quella stanza diventasse sempre più scuro di volta in volta.

In realtà non sapeva neppure Blaine a cosa servisse appostarsi in quel luogo, rischiando oltre tutto di passare per una specie di maniaco o peggio di venire scoperto da Burt, Carole o Finn. Già una volta gli era successo di venir quasi scoperto, una sera che Burt era uscito di casa per buttare via il sacco delle immondizie: per fortuna era riuscito ad accovacciarsi in tempo. Da quel giorno aveva deciso che sarebbe stato meglio rimanere in macchina durante quelle “visite”.

Tra l’altro non ci sarebbe stato niente di male se avesse incrociato Burt o Carole: loro gli volevano davvero bene e lo avevano sempre trattato come un figlio.

Era Blaine che non riusciva a sopportare l’idea di rivederli. Da quando Kurt se ne era andato.

Anche quella sera nessuna luce. Che poi, anche se si fosse accesa, cosa avrebbe potuto fare? Salire da lui e baciarlo e dirgli che gli era mancato tantissimo? No. No perché sapeva che Kurt non lo voleva più.

Riaccese la macchina e sgommò verso casa non curandosi delle altre macchine della via. Ora era davvero tardi.

 

Nel suo quartiere non c’erano “teste calde”, quindi una macchina che corre la si nota subito.

No, non poteva essere la sua macchina. Erano la stanchezza, tutte le ore di volo che si era fatto e la presenza pressante di Rachel con lui sull’aereo che lo avevano stordito parecchio.

Almeno non aveva dovuto guidare dall’aeroporto fino a Lima visto che Finn si era scomodato per venirli a prendere.

Finalmente era a casa.

Sembrava tutto così diverso. Più triste e spento. Probabilmente ora era difficile fare paragoni tra Lima e New York. Cioè impossibile: non si possono neanche paragonare.

Tutto ciò che lo aveva convinto a tornare a Lima per le vacanze natalizie era la sua famiglia: suo padre gli mancava così tanto.

“Eccoci a casa newyorker! Dai scendi che porto Rachel a casa… anzi, di a mamma che potete cenare, farò con calma” disse Finn con sguardo languido verso la sua dolce metà. Dai, infondo gli era mancato anche quel tontolone del suo fratellastro.

“Ok, cerca di non fare troppo tardi però, che le paranoie che si fa Carole quando fai tardi me le devo subire io!”

“Oggi sarà concentrata così tanto del tuo ritorno che non si accorgerà neanche che io non ci sono, vedrai!” sghignazzò Finn rimettendo in moto.

“Ciao ciao Kurt… e ricordati di esercitarti in questi giorni!” appuntò Rachel.

“Ma si si. Vai ora che i tuoi papà ti staranno aspettando con gli striscioni!” gli rispose Kurt sorridendo dolcemente.

Prese la valigia e percorse il vialetto di casa; non riuscì neanche a suonare il campanello che la porta si spalancò facendo trovare Burt e Carole nell’atrio, in piedi, sorridenti che lo aspettavano ansiosi.

 

“Basta domande per favore. Sembra che non ci sentiamo da mesi! Meno male che vi chiamo un giorno si e l’altro pure!” disse Kurt ora seduto sul divano. Prima, durante e dopo la cena - che avrebbe sfamato sicuramente un reggimento, se non due – i suoi genitori non facevano che continuare a fargli domande su domande.

“Va bene. Devi essere stanco morto dal viaggio. Dai Burt lasciamo libero Kurt di andare a dormire, avremo tutte le vacanze per stare con lui” disse Carole con un tono dolce e rassicurante.

“Allora buona notte Kurt”, aggiunse Burt alzandosi dal divano e avvicinandosi a Kurt “E’ bellissimo riaverti a casa. Ti voglio bene” e lo abbracciò stretto, per poi prendere sua moglie per mano e dirigersi verso le scale e quindi la loro camera da letto.

Aveva ragione Burt. Era davvero bello essere a casa. Prima che si dimenticasse e per togliersi il dubbio che continuava a martellargli in testa, fermò Carole per chiederle una cosa di sfuggita.

“Scusa Carole, ma per caso è passato Blaine da queste parti? E’ venuto a trovarvi oggi?”

“No no, anzi, non lo vediamo da parecchio tempo, e questo mi dispiace molto” rispose la donna increspando leggermente le labbra.

“A ok, perché mi era sembrato di aver visto la sua macchina – forse sono più stanco di quello che credo!”, -pure le allucinazioni ora?- pensò Kurt. 

 

La sua camera era rimasta esattamente come l’aveva lasciata ad agosto: il letto fatto, la scrivania deserta, gli scaffali semi vuoti e i resti dei prodotti per il viso che aveva lasciato a casa riposti nei cassetti vicino allo specchio.

Tutto era rimasto come era. Eppure tutto era cambiato.

Sentiva che la sua avventura a New York era appena cominciata ma prometteva davvero bene. Tutto stava andando come aveva sempre sognato.

Eppure mancava sempre lui.

Scosse la testa. Non doveva farsi trascinare dai ricordi, doveva ricordare le parole di Mercedes: ora più che mai avrebbe dovuto ripetersele.

- Siamo delle dive. Whitney, Barbra, Patti LuPone, sono tutte diventate delle star quando erano single.

 A volte devi scegliere tra l’amore e il talento

Per quanto cercasse di dimenticare però era difficile.

Sicuramente però sarebbe stato più facile cercare di dimenticare Blaine, e sopportare di averlo fatto soffrire in quel modo, piuttosto che avergli dovuto confessare di quella notte.

La notte in cui l’aveva tradito.

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Capitolo 3
*** That damn movie ***


The biggest mistake

That damn movie

 

Con le vacanze di Natale sempre più vicine, l’aria di festa e spensieratezza, il carico dei compiti che inspiegabilmente diminuiva - quest’anno stranamente i professori del McKinley si erano rivelati buoni di cuore e avevano deciso di lasciare le vacanze i ragazzi liberi di divertirsi - la testa di Blaine si ritrovava sempre meno impegnata. Neanche il fatto di essersi buttato in una relazione praticamente solo fisica con Sebastian non bastava più per fargli passare il tempo.

- Ma che giorno è oggi? - pensò. Era martedì 18 Dicembre.

A quest’ora, sei mesi esatti prima, Blaine e Kurt erano ancora insieme, anzi forse stavano progettando la festa del diploma di Kurt. Blaine non ricordava esattamente.

No-che bugia. Blaine ricordava esattamente ogni istante passato con Kurt, ma volontariamente decise di non andare ulteriormente a scavare. Ricordare sarebbe stato troppo doloroso.

- Sarà meglio chiamare Sebastian, ho voglia di pizza e vedere quel film, è da troppo che rimandiamo! - disse tra sé e sé prendendo il telefono e digitando il numero del suo… ragazzo? 

 

 

Mercedes aveva insistito così tanto che alla fine, quasi per sfinimento, e per sfoggiare il suo nuovissimo maglione appena comprato, Kurt decise di unirsi al gruppo e concedere la propria presenza. Doveva farsi desiderare un po’.

“Kurt!!!” urlò Finn, “muo-vi-tiiii !!! Dai che abbiamo prenotato per la cena e non abbiamo molto tempo di scarto che poi subito c’è il film!”. Era già pronto, con il cappotto addosso che lo aspettava all’inizio delle scale.

“Si arrivo! Bisogna avere tempo per la bellezza!” rispose Kurt che aveva quasi finito di vestirsi.

Non è che non volesse uscire con i suoi vecchi amici, anzi, ma aveva uno strano presentimento quella sera. Che poi perché andare fino a Springfield per cenare? Era così lontano! A quanto pare era la città più vicina che proiettasse il film che Finn aveva deciso che tutti dovevano vedere.

 

 

“Speriamo che ne valga la pena, dobbiamo guidare un’ora per quel maledetto cinema”.

“Anche se avessimo dovuto guidare due giorni di fila senza cibo e acqua ne sarebbe valsa la pena. Stiamo parlando di ‘The Hobbit’, sono già passati cinque giorni dall’uscita e non vedo l’ora di vederlo!” disse Blaine. Meno male che non guidava lui quella sera perché era super eccitato e agitato e decisamente non in grado di prestare la dovuta attenzione alla strada.

Dal canto suo Sebastian era eccitato solo per una cosa. E di certo non era il film.

Aveva accettato di accompagnare Blaine in quella sua “spedizione da nerd” – come definiva lui tutti i piccoli viaggi di una giornata che si accollava per andare a ritirare qualche prima edizione introvabile di uno strano fumetto o cercare vecchie copie di dischi in vinile in qualche nascosto negozio per città sconosciute  - solo perché sapeva che lo avrebbe distratto un tempo sufficiente per riuscire ad entrare nei suoi pantaloni.

Ovviamente Blaine era consapevole che Sebastian gli stava dietro solo per il suo bel faccino e gli addominali. Ma a tutti e due andava bene così.

Uno doveva dimenticare l’amore della sua vita.

L’altro voleva godersi senza nessun genere di impegno i suoi anni migliori.

 

 

“Spettacolare ragazzi. Bellissimo, sono senza parole!” disse Finn uscendo dalla sala a dir poco entusiasta.

“Carino dai. Mi sarebbe piaciuto molto di più vedere ‘I Guardiani’” ribattè Mercedes tenendosi stretta al braccio di Sam.

“Si è vero, anche a me!” aggiunsero Rachel e Kurt in coro.

Insomma, il film era piaciuto solo a Finn e Sam. Ma non era quello che importava. Kurt si sentiva bene ora in mezzo ai suoi amici. Il cuore libero e la testa leggera.

Si stavano infilando tutti quanti i cappotti quando Rachel vide due sagome in mezzo alla folla che le sembravano familiari. Non ci poteva credere: nonostante fossero a un’ora e mezza da Lima, tra tutti i cinema e gli orari del mondo, vide Blaine e Sabastian che stavano entrando.

No. Non poteva essere. Non l’avrebbe permesso.

Era stata lei a consolare Kurt per mesi e mesi dopo la rottura con Blaine. Era stata lei che con calma e pazienza aveva accettato di non intromettersi nella loro storia anche se sapeva esattamente quello che era successo. Era stata lei che ogni giorno cercava di impegnare allo stremo Kurt per permettergli di non pensare al più grande sbaglio che aveva mai fatto. E ora non poteva buttare via il lungo lavoro di mesi permettendo a Kurt di rivedere Blaine e Sebastian.

“Devo andare in bagno! Kurt vieni anche tu?” esordì quasi urlando per farsi sentire in mezzo alla folla di persone che si era radunata per entrare a vedere il secondo spettacolo.

“Rachel ma che dici? Vabbè che viviamo insieme, che sono gay, ma non siamo più a scuola, lo sai che non posso entrare nel bagno delle signore” le rispose Kurt decisamente stranito dalla domanda dell’amica. “Anzi usciamo di qui prima che ci calpestino. Voglio andare a casa a scaldarmi un po’” aggiunse alzando lo sguardo verso la folla e accennando il primo passo.

Ma non riuscì a farlo quel passo: tutto il suo corpo si bloccò di colpo, gli occhi spalancati e il cuore congelato. Davanti a lui Sebastian. Ma non era solo, c’era anche Blaine.

 

 

Sebastian li aveva visti, ma di certo non si mise a sbracciarsi per salutarli. Per salutare Kurt. D’istinto prese la mano di Blaine e la tenne in bella vista. Non poté fare a meno di incrociare lo sguardo del ragazzo che si era completamente paralizzato in mezzo alla folla e fargli un occhiolino di sfuggita.

Blaine nel frattempo era impegnato a leggere un volantino che gli avevano consegnato all’entrata. Appena l’altro gli prese la mano gli parse strano sul momento, ma non ci fece molto caso comunque. Lo faceva a volte, tipo per marcare il territorio. Allora si incuriosì, per vedere da che tipo di ragazzo si sentiva minacciato.

“Stanno già entrando” disse Sebastian in modo pacato, con uno sguardo stranamente profondo, mentre lo tirava verso le porte della sala.

La curiosità di Blaine allora si fece più forte. Era quasi divertito. D’impulso si mise a cercare il viso nella folla.

Mai avrebbe creduto di vedere Kurt.

 

I loro sguardi si incrociarono per un tempo che sarebbe potuto essere lunghissimo, ma in realtà per qualche fazione di secondo.

L’atrio del cinema pieno e loro due fermi a guardarsi negli occhi.

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Capitolo 4
*** 24th June 2012 - part one ***


The biggest mistake

24th June 2012  - part one

Non serve neanche dire che quella sera, dopo il cinema, non aprì bocca.

Kurt non disse niente durante tutto il tragitto verso casa, rimase a fissare i lampioni che si susseguivano fuori dal finestrino della macchina. Rachel cercò di tenere alto il livello di ilarità in macchina per provare a distrarre l’amico, ma senza successo. Almeno gli altri non si erano accorti di niente.

Riaccompagnati Sam e Mercedes a casa Jones, Finn stava guidando verso la villetta di Rachel.

“Ho voglia di stare un po’ con Kurt! Perché non ti fermi a dormire da me questa sera? E poi lo sai che i miei papà muoiono dalla voglia di vederti!” improvvisò lei nel silenzio che era calato nella vettura.

“Si va bene per me. Finn lo dici tu a mio padre? Per favore?” rispose Kurt senza particolare entusiasmo.

“E quando potrò io a fare un pigiama party a casa tua? Uffi… facile essere gay a volte! Ok!” disse Finn con un tono lo scocciato e l’ironico. - Vivono insieme da quattro mesi e ancora hanno bisogno di parlarsi? Mha. -  pensò poi.

 

“Rachel cazzo erano insieme”.

“Non so, cosa ti aspettavi? Lo sapevi che quel ragazzo senza scrupoli non aspettava altro! Appena l’hai lasciato se l’è preso di corsa”.

Era un’ora che discutevano e Kurt continuava ad alternare momenti di mobilità totale con fasi di pianto, rabbia, frustrazione e molte urla. Rachel infondo era li per aiutarlo e lui urlava. E piangeva.

“Senti posso dirtela una cosa Kurt? Meriti di sapere davvero quello che penso di tutta questa storia una volta per tutte” disse Rachel improvvisamente.

“Spara” gli rispose l’altro fissando il vuoto davanti a sé.

“Non ti ho mai detto davvero quello che penso perché comunque è stata una tua decisione lasciare Blaine e ne hai sofferto per questo”.

“Voi mi avete sempre inculcato l’idea che gli amori a distanza non possono funzionare, che a New York devo concentrarmi sul lavoro, la scuola e tutto!”.

“Ma quando? Si, forse due anni fa, quando io e Mercedes eravamo ferite e sole. Quelle cose non sono vere! Poi guardaci ora: io porto avanti con successo la mia futura brillante corriera newyorkese e di pari passo una stupenda relazione a distanza con Finn; Mercedes dovrà anche sobbarcarsi quattro ore di macchina ogni volte per riuscire a vedere Sam, ma li hai visti? Sono più uniti che mai! Hai fatto un errore enorme con Sebastian, lo sappiamo. Lo sai. Ma quanto ancora ti devi punire? Non sei più davvero tu. Quel sorriso che avevi quando eri con Blaine non l’ho più visto da allora. Dovete tornare insieme: devi trovare il coraggio e dirgli tutto. Finn mi ha perdonata nonostante tutte le cose che gli ho fatto e la mia testardaggine. Devi almeno provarci, così avrai potuto dire di aver perso, ma con onore” Rachel gli sputò tutto d’un fiato in faccia a Kurt quello che si era trattenuta dal dire per mesi.

“Non lo so. Come si fa a dire alla persona che ami di più al mondo che l’hai tradita?” rispose Kurt mentre altre lacrime scendevano silenziose.

In quel momento la sola cosa a cui Kurt poté pensare era quella dannata sera.

 

“Devi finirla di stare alle calcagna di Blaine per la miseria, non hai un briciolo di amore per te stesso? Blaine ama solo me e non potrà mai stare con te!”.

Quella era stata la goccia che aveva fatto traboccare il vaso. Blaine era sempre stato super sincero con il suo ragazzo, soprattutto dopo l’arrivo di Sebastian. Quella sera mentre parlavano al telefono Blaine confessò a Kurt l’ennesimo approccio molto poco innocente che lo Warbler aveva messo in atto quando lo aveva incontrato al centro commerciale. Gli vennero immediatamente i fumi dalla rabbia. Riattaccò velocemente il telefono e si precipitò alla Dalton.

Anche se la scuola era finita continuavano le attività sportive.

Lo avrebbe aspettato anche tutta la notte fosse stato necessario. Per fortuna sapeva che gli allenamenti di Sebastian sarebbero finiti alle 21. Aspettò pazientemente in macchina per un’ora.

Finalmente lo vide uscire dagli spogliatoi del campo insieme ai suoi compagni di squadra. Scese dalla macchina e gli andò incontro tenendo lo sguardo fisso su di lui.

“E ora che ho fatto?” rise Sebastian spintonando i compagni che giravano attorno a lui come api sul miele.

“Vieni. Dobbiamo parlare una volta per tutte” disse secco Kurt.

Per fortuna che era il 24 giugno e non si dovettero chiudere in macchina per il freddo, potevano parlare anche nel parcheggio.

Finalmente Kurt poté vomitargli in faccia e apertamente tutto ciò che pensava di lui e del suo dannato modo di fare.

“Devi finirla! Hai capito? Mi sono davvero stufato!” urlò alla fine con gli occhi sbarrati che fissavano l’altro.

“Altrimenti? Guarda che non ho paura di te Hummel. Sono consapevole delle mie capacità e dell’attrazione che provoco nelle persone. E la sfrutto” ribatté secco e distante Sebastian. Aveva ancora i capelli bagnati e il ciuffo che solitamente teneva perfettamente a posto con il gel, ora era comodamente appoggiato sulla frante a piccole ciocche.

Kurt scosse la testa. Concentrazione. Non poteva cascarci anche lui nella sua trappola. Non era quello il momento di pensare ai capelli di Sebastian e a quanto infondo gli stavano meglio liberi.

Indiscutibilmente era un magnifico esemplare di maschio gay. Per anni non aveva mai neanche conosciuto nessuno come lui e nel giro di dodici mesi erano già due. Blaine e Sebastian.

Allora! Era li appunto per quel motivo. Amava Blaine e voleva che quell’altro la

smettesse di provarci!

Capiva però perché Blaine non lo respingesse bruscamente e basta. Come aveva detto lui, attrarre le persone gli veniva naturalmente e maledettamente bene.

Sabastian stava continuando a parlargli ma lui non dava ormai da tempo nessuna importanza al senso delle sue parole, era bloccato a fissare le sue labbra muoversi. Rimase fermo a fissarle anche quando Sebastian smise di parlare.

Proprio allora accadde quello che nessuno dei due avrebbe mai pensato.

Lo Warbler fissò Kurt e semplicemente si avvicinò alla sua bocca.  Vicinissimo da sentire il respiro lieve del ragazzo.

Kurt era pietrificato, non sapeva che fare. Le loro bocche erano separate solo da un centimetro di aria. Voleva scappare, correre via e odiare Sebastian. Allo stesso tempo però un pensiero gli saltò il mente: che sapore hanno le sue labbra? Infondo che cosa poteva succedere per un bacio? Le sue labbra erano li, pronte per essere assaggiate e lui avrebbe avuto il coraggio di provarle? Lo sapeva che se lo avesse davvero fatto sarebbe stata solo l’ennesima vittoria di Sebastian che sarebbe riuscito ancora una volta a piegare qualcuno al suo volere.

Era andato li per Blaine. Amava Blaine. Amava Blaine.

Chiuse gli occhi e…

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

NdA

Piccolissima nota per spiegare una cosina: questa ultima parte dovrebbe essere “la versione di Kurt”di quello che accadde il 24 giugno.

Seguirà – a meno che non cambio idea nel frattempo! – anche la versione di Sebastian.

Ancora non ci credo che ci sia realmente qualcuno che legge quello che scrivo! MITICI!

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Capitolo 5
*** 24th June 2012 - part two ***


The biggest mistake

24th June 2012  - part two

Si era accorto che ad un certo punto Kurt non lo stava più ascoltando. Lui parlava e l’altro lo fissava perso.

Spesso aveva intercettato Blaine alla caffetteria di Lima ed erano state tante le loro chiacchierate. Purtroppo, però, Sebastian non riusciva a portare mai l’ex Warbler su piste di argomenti compromettenti: alla fine si ritrovavano a parlare di canto, dei rispettivi Glee Club e di Kurt. Aveva ascoltato migliaia discorsi che elogiavano Kurt in qualsiasi maniera, tanto che iniziò quasi a farsi piacere quella faccia da checca.

Piano piano capì anche che c’era solo una cosa che gli impediva di arrivare finalmente alla sua ambita preda.

Ed era solo lui. Kurt.

Come non poteva sfruttare un momento del genere? Kurt era li, incazzato (e quindi vulnerabile) davanti a lui. Sentiva un profumo di vaniglia e lacca stranamente inebriante.

Chissà se…

Nel silenzio si inclinò verso il ragazzo. Erano vicinissimi. Restarono così per un po’. Voleva vedere la reazione di Kurt, se era davvero così forte da potergli resistere.

 

La verità era che entrambi non erano assolutamente forti quanto pensavano in realtà di essere.

 

Vide Kurt chiudere gli occhi. Senza pensarci troppo allora riempì finalmente il vuoto tra di loro.

Era strano. Si sarebbe giocato le mutande che il frocetto sarebbe scappato via di corsa. Non poteva tradire il tanto amato Blaine. Oppure no?

Le loro labbra si toccarono. Non dolcemente. Sebastian si avvinghiò quasi all’altro, come se i loro visi fossero stati saldati insieme nel momento in cui si erano toccati.

E non fu un bacio corto. Non fu un bacio casto. Non fu un bacio qualsiasi.

Fu un bacio passionale. Profondamente carnale. Viscerale.

Quando si staccarono perfino Sebastian era sconvolto di sé stesso.

Mai quanto il volto che si ritrovò davanti però.

Kurt cambiò espressione in un secondo: prima frastornato ed accaldato, poi subito pallido e sconvolto.

“Oh cazzo. Cosa ho fatto?!? Cazzo cazzo cazzo” disse portandosi la mano sulla bocca. Sebastian notò con fare divertito la reazione di Kurt. Gli era piaciuto, lo sapeva. E questo aumentava la vittoria.

Quello che gli faceva strano, però, era che era piaciuto anche a lui.

Ma aveva raggiunto il suo obbiettivo. Il piano per arrivare alla preda. Per arrivare a Blaine.

“Vedo dai tuoi occhi che ti senti in colpa. Lo sai che ti saresti  potuto allontanare da me in qualsiasi momento, invece non l’hai fatto. Sei rimasto qui, e ti è piaciuto. Tanto”.

“Dirò a Blaine la verità. Lui mi ama e mi capirà” gli rispose Kurt immobile davanti a lui.

“Ah davvero? E glielo dirai prima o dopo di partire per New York? Prima o dopo che sarete lontani per mesi? Oppure quando sentirà la tua mancanza mentre tu sei là e lui inchiodato qua a Lima? Ti ha detto vero che ormai non può neanche ritornare alla Dalton per l’ultimo anno, giusto?”

“Smettila! Lui mi ama. Capirà di sicuro!”.

Ma Sebastian incalzava prepotente.

“Dopo che ha lasciato solo per te i suoi amici, la sua scuola, dove era accettato e il leader indiscusso dei Warblers, tu, ora, lo vuoi lasciare per un lunghissimo anno da solo, in una scuola dove lo prendono a granite in faccia un giorno si e l’altro pure” Sebastian continuava a parlare e parlare senza lasciare il tempo a Kurt di pensare. Altra tattica che aveva spesso usato.

“Già con il pensiero di stare un anno senza di te, tu vuoi anche dirgli che mi hai baciato? E magari anche che non ti senti in colpa! Povero Blaine, lo vuoi proprio distruggere…”

 

 

Sebastian si svegliò all’improvviso. Non era la prima volta che i suoi sogni rievocavano in lui le immagini, sensazioni ed emozioni di quella sera di sei mesi prima.

Aveva il fiato corto.

Spesso si chiedeva come sarebbe stato se, fin dall’inizio avesse puntato Kurt invece di Blaine.

Scosse la testa, - Che stupidata! - pensò.

Si alzò per andare a prendere un po’ d’acqua per calmarsi e tornare a dormire. Almeno era a casa sua e il giorno dopo avrebbe potuto dormire. Vacanze di Natale!

 

 

Averlo rivisto non era stata per niente una cosa buona. Anche se solo per pochi istanti, aveva incontrato i suoi occhi. Gli erano maledettamente mancati.

Ancora non ci poteva credere. Il modo in cui Kurt l’aveva lasciato era stato surreale. Se lo ricordava come se fosse stato pochi giorni prima. La verità era che, anche se cercava di non pensarci, tornava sempre prepotentemente nei suoi pensieri.

 

 

“ Lo sapevo che non avrei dovuto dirtelo amore. Dai non era niente di grave, non ha detto o fatto niente che non faccia sempre anche in tua presenza! E’ Sebastian, lo conosciamo ormai, no?”Blaine era appena tornato dal centro commerciale e ora era a casa, sul letto, al telefono con la sua dolce metà.

“Si ma ogni volta! E basta adesso! Vado io a fargli un bel discorsetto!”gli rispose Kurt con una voce dura.

“Dio quanto ti amo quando fai il geloso! Se ti avessi qui ora…”

“Non è il momento Blaine. Era a lacrosse ora Sebastian, no?”

“Si mi pare di si - perché?” chiese Blaine.

“Allora vado. Ci vediamo domani!”e Kurt chiuse il telefono.

Non era la prima volta che a Kurt veniva la malsana idea di andare a ‘chiarire con quello stoccafisso’, come lo chiamava lui, ma in realtà poi si calmava e non faceva niente. Il giorno dopo si sfogava con Blaine e spesso seguiva del fantastico sesso.

 Per fortuna.

 

Il giorno dopo, però, tutto cambiò.

 

La scuola era finita, il diploma preso e ora avrebbero avuto appena un mese di tempo prima che Kurt si fosse trasferito a New York. Dovevano trascorrere più tempo possibile assieme.

Quella mattina era turno di Blaine andare dal suo ragazzo e svegliarlo.

Kurt, però, era stranamente cupo e silenzioso.

Aspettò in salotto che si preparasse e poi uscirono. Andarono al parco mano nella mano.

La domenica potevano permetterselo: non c’era molta gente in giro e visto che era iniziata l’estate, molte persone erano in vacanza o in piscina.

Blaine cominciò a preoccuparsi solo quando si sedettero su una panchina e Kurt, in lacrime, gli disse che dovevano parlare.

“O mio Dio, cosa è successo? Pensavo fossi triste perché hanno sospeso ‘Project Runaway’ per l’estate!” disse Blaine. Gli occhi del ragazzo con le lacrime erano ancora più belli e preziosi.

“Ora io ti dirò delle cose, ma tu devi ascoltarmi senza fiatare. Devi ascoltare fino alla fine senza aprire bocca. Promettimelo Blaine” disse Kurt con un tono mai stato più serio.

“Si certo te lo prometto amore. Ma che-”

“Blaine non può durare così. Dobbiamo rompere”.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

NdA

L’unica mia preoccupazione è che non si capisca bene chi pensa cosa, quindi piccola spiegazione: la prima parte è ‘la versione di Sebastian’, mentre questa ultima parte è ‘la versione di Blaine’, che in realtà non ha proprio una versione, ma più che altro è quello che è successo dopo il ‘dialogo’ tra Sebastian e Kurt.

Cioè, non so se sono stata chiara. Bho.

Se non capite qualcosa, sapete dove sono!

 

Questo sarà il penultimo capitolo che pubblicherò prima di Natale e questa cose mi rode parecchio. Scoprirete poi perché.

Spero di riuscire a pubblicare il sesto per domani mattina e poi si parte, destinazione parenti! Che felice! (sono sarcastica…)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 6
*** The break ***


The biggest mistake

The break

“Non riusciremo a stare separati a lungo. Presto io partirò e non ci vedremo per mesi. Non so neanche se potrò tornare per Natale. Non possiamo farcela. Poi chissà quanta gente nuova conoscerò a New York, quanti ragazzi. Devo concentrarmi sugli studi, sulla mia carriera. Non posso avere nessun genere di distrazione. E poi, diciamocelo, siamo giovani e non possiamo intrappolarci in un rapporto esclusivo a quest’età” Kurt prese fiato.

Quante bugie.

La verità era che era troppo cacasotto per dire a Blaine cosa era successo la sera prima.

- Sai, in realtà ho baciato un altro, e mi è piaciuto cazzo!-. No, non poteva.

“Quindi è meglio finirla qui, ora che siamo ancora in tempo, piuttosto che tirare avanti una stupida storia adolescenziale” Kurt stava morendo dentro.

Forse doveva almeno provarci a dirgli la verità, o lo avrebbe distrutto?

Era stato sempre lui quello super geloso, non solo di Sebastian, ma di una lunga sfilza di ragazzi che,  prima di lui, ci avevano provato con Blaine e, in una scuola maschile, erano davvero tanti. Nonostante fossero altrettanti i pretendenti di Kurt, Blaine non era mai stato geloso perché si fidava ciecamente del ragazzo e del loro amore.

Per questo Blaine si meritava la verità.

Il punto era che Kurt amava davvero tanto, con ogni singola cellula del suo corpo Blaine, ma, senza tener conto di questo, aveva ceduto alla tentazione di provare a baciare di suo spontanea volontà qualcuno che non fosse il suo ragazzo.

Finito il suo discorso, si alzò di scatto e iniziò e camminare verso casa con un ritmo che si faceva ogni passo più veloce. Voleva andare il più lontano possibile da quel dolore.

Blaine era li, sulla panchina, gli occhi sbarrati e la bocca semi aperta che fissava ancora il punto dove due secondi prima c’erano gli occhi di Kurt. No, no. Era un sogno dai. Stava ancora dormendo in realtà.

Ma di solito Blaine non faceva sogni di quel genere, o almeno mai così realistici.

“Kurt aspetta-” gli sfuggì, con un volume troppo basso perché Kurt, ormai lontano, avrebbe mai potuto sentire.

Era davvero appena accaduto?

Non riusciva a muovere un solo dito. Anche se era il 25 giugno lui era congelato, paralizzato.

E rimase in quel preciso luogo per tutta la mattina, completamente incredulo.

 

I giorni successivi furono i più brutti delle loro vite.

 

Kurt era completamente distrutto. Neanche chiamare Rachel e raccontarle tutta la verità lo sollevò da quel peso che aveva sullo stomaco.

Rachel, almeno, aveva avuto la pietà di ascoltare in silenzio e stringere forte Kurt, riuscendo miracolosamente a trattenersi dal sputare sentenze.

Vedeva il suo migliore amico realmente colpito e, anche se non era d’accordo con la lui, non fece niente e rispettò la sua decisone.

Da quel momento si impegnò con anima e corpo per cercare di aiutarlo a non pensare a quello che era successo e concentrarsi sulla loro nuova futura vita.

Il periodo peggiore fu, superati i primi giorni, il trasloco. Inevitabilmente Kurt avrebbe dovuto fare pulizia della sua stanza e quindi venire a contatto con tutta le cose che avevano a che fare con la sua storia con Blaine.

Kurt, arrivato quel giorno, chiese a Rachel di lasciarlo solo perché era una cosa che avrebbe dovuto fare lui.

Rachel, opponendosi con poca forza, cedette quasi subito. Uscì dalla stanza, chiuse la porta e si appoggiò ad essa con le spalle, sentendo da fuori Kurt singhiozzare.

 

Blaine , a distanza di giorni, non ci voleva credere. Era stato tutto un brutto sogno. Non poteva essere successo realmente. Purtroppo, però, presto si rese conto che faceva troppo male per essere solo un sogno.

Cosa era successo per aver fatto cambiare idea a Kurt nel giro di poche ore? Non lo seppe mai.

Avevano già programmato il loro futuro insieme migliaia di volte e ora era tutto perso.

Kurt si sarebbe trasferito e avrebbe aspettato il diploma di Blaine, avrebbero abitato insieme a New York felici e contenti. Anche l’inconveniente di Rachel aveva una soluzione: ovviamente non potevano abitare tutti e tre nello stesso appartamento ma, allo stesso tempo non potevano lasciarla vivere da sola. Il compito, quindi, di Blaine era passare l’ultimo anno li a Lima per convincere Finn a trasferirsi con lui nella grande mela, così sarebbero stati tutti vicini e insieme come una famiglia.

Un piano perfetto. Ora completamente inutile.

Tentò ogni minuto e ogni secondo dei giorni successivi al discorso di Kurt a telefonargli, mandargli lettere, e-mail e presentarsi sotto casa sua sempre senza nessuna risposta.

Blaine avrebbe voluto più spiegazioni. Avrebbe voluto parlare a Kurt e convincerlo che avrebbero potuto superare tutto insieme. Ma lui, a quanto pare, non lo voleva più vedere.

Ci rinunciò definitivamente quando seppe che era partito per il college.

Fu allora che iniziò ad attaccarsi a Sebastian. Aveva il bisogno di sentirsi voluto.

Anche se sapeva che il ragazzo della Dalton voleva solo il suo corpo, a Blaine, in quel momento, andava più che bene.

A volte gli tornavano in mente le tante ‘prime volte’, le prime esperienze vissute con Kurt e si sentiva quasi in colpa. Come se lo stesse tradendo.

Blaine, per quei sei mesi in cui rimasero separati, ogni giorno si svegliava sperando che Kurt non fosse mai partito e non lo avesse mai lasciato.

 

Sebastian si godette placidamente la sua vittoria. Bastò aspettare la partenza di Kurt per impossessarsi di un Blaine completamente allo sbando.

Dopo tanta fatica fu persino troppo facile a quel punto.

Sebastian aveva calcolato ogni sua mossa, ma alcuni dettagli gli erano sfuggiti di mano.

Per esempio quella sensazione di stordimento che sentiva quando, inconsapevolmente e dal nulla, si ritrovava a pensare a Kurt. All’inizio pensava di essersi preso l’influenza, ma, con il passare del tempo, questa influenza non passava.

Possibile che il sempre perfetto, inossidabile e latin lover Sebastian si fosse, per la prima volta, innamorato?

Ma c’era una cosa più importante che non aveva preso in considerazione.

Non aveva calcolato il potere di uno sguardo, la magia dei ricordi ma, soprattutto, la potenza di due anime che erano destinate a rimanere insieme per l’eternità che, prima o poi, avrebbero dovuto ricongiungersi.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

NdA

Vi lascio ai festeggiamenti natalizi con questo capitolo.

L’ultima frase è un piccolissimo richiamo a quella magnifica, stupenda e super emotiva ff chiamata ‘The Sidhe’… non penso che ci sia ormai Klainer sulla faccia della terra che non l’abbia letta (e se non lo avete fatto, vergogna! Vi state perdendo un’esperienza unica!)

Quindi vi lascio con un soffio di speranza, che fa sempre bene a Natale!

Buone vacanze e grazie per i bellissimi commenti e chi mi legge!

E’ il più bel regalo di Natale di sempre!

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Capitolo 7
*** Lights on ***


The biggest mistake

Lights on

Anche se non poteva desiderare altro, gli mancava qualcosa.

Era a casa dopo mesi lontano, stava vivendo la vita che aveva sempre immaginato gli appartenesse di diritto, studiava e viveva a New York per la miseria!

Eppure mancava qualcosa. O meglio, qualcuno.

Non che nella grande mela fosse sempre stato tutto rose e fiori, certo!

Il primo periodo era stato davvero duro e la testardaggine di Kurt di certo non aiutava le cose.

Anche se il loro appartamento era davvero piccolo e in una zona per niente residenziale, l’affitto era molto oneroso e se avessero dovuto pagare di tasca propria anche le tasse del college, Rachel e Kurt sarebbero rimasti di sicuro pochissimo in quella splendida città.

Le lezioni erano dure, faticose ed estenuanti. La competizione feroce ed erano tutti nemici.

Almeno Kurt aveva Rachel e Rachel  aveva Kurt.

 

Era la notte della vigilia e Blaine era da solo a casa. I suoi genitori ovviamente erano ad una certa serata di gala di non si sa di che loro importante amico e lui era riuscito a rimanere a casa fingendo la febbre. Non che si aspettasse che i suoi rimanessero a casa per lui.

“Lo sai che ormai dobbiamo andare, altrimenti che figura ci facciamo! E poi mi sono comprata questo abito da mille dollari apposta per questo evento. Vai a dormire che noi torneremo tardi. A domani mattina caro” aveva detto in velocità sua madre mentre riempiva la pochette in coordinato con l’abito. Verso le undici avevano lasciato un messaggio in segreteria dicendo che avrebbero dormito in hotel perché non se la sentivano di guidare con le strade ghiacciate.

Blaine ormai non si stupiva più di niente quando si parlava della sua famiglia.

A lui, da un certo punto di vista, andava bene così. Ormai i suoi non facevano neanche più caso alla sua presenza o assenza a casa e lui aveva la libertà di fare ciò che voleva. Aveva molta libertà per essere un adolescente.

Non aveva voglia di andare a dormire e tanto meno di mettersi davanti al televisore a vedere un qualche film in tema natalizio con trama e finale super scontato.

Prese la macchina, il suo cd preferito e iniziò a guidare senza una meta ascoltando a ripetizione le stesse cinque canzoni. Si accorse per caso che era passata mezzanotte. Era Natale.

Senza neanche accorgersene, come spesso gli capitava, si ritrovò di fronte casa Hummel – Hudson. Questa volta però la luce in camera di Kurt erano accese.

D’istinto e pensando che con quel freddo e all’una di notte nessuno lo avrebbe visto, scese dalla macchina. Stretto nel suo giaccone e pieno di freddo, Blaine si appoggiò al muso della sua vettura, il naso all’in su a fissare la poca luce di quella stanza: sicuramente era la luce dell’abat jour.

Avrebbe fatto e dato qualsiasi cosa per rivedere di nuovo Kurt, ma lo sapeva che era sbagliato.

Lo aveva sperato ogni singolo giorno al McKinley. Ogni volta che lo prendevano in giro, che lo spintonavano, che doveva subire risatine e barzellette. Avrebbe avuto avere l’appoggio di qualcuno, invece, l’unica sua roccia, l’unica cosa sana e vera nella sua vita se n’era andata via una mattina d’agosto. Certo, i restanti membri del Glee Club gli erano vicini ma, esattamente come nella sua prima scuola, non si interessavano veramente a tutto quello che passava, impegnati come erano con i loro piccoli drammi.

Ormai Blaine ci aveva fatto il callo. Almeno, uscito da scuola, poteva fare quello che voleva e sfogare tutto se stesso con Sebastian.

 

Ormai erano tutti a dormire. Aveva cucinato Kurt per cena.

“Cucina vegana questa sera, così rimaniamo leggeri per domani!” aveva annunciato, procurando diverse reazioni in famiglia: Burt e Finn sbarrarono leggermente gli occhi, sconvolti dal fatto che avrebbero mangiato praticamente solo soia e verdure mentre Carole fu contenta per una volta di non dover cucinare.

Una volta finito di cenare e visto tutti insieme un film che davano per televisione, Kurt mandò tutti a dormire e da solo pulì cucina e piatti.

Era già l’una. Il tempo volava in quei giorni in cui era a casa.

Nonostante fosse davvero molto stanco, non poteva di certo saltare il suo rituale d’idratazione, soprattutto con il freddo che c’era fuori e la sua pelle che richiamava ardentemente attenzione.

Finalmente poté indossare il suo bellissimo pigiama delle feste di liscissima seta blu e ficcarsi sotto le coperte.

Stava giusto per chiudere gli occhi quando si accorse che la finestra non era chiusa bene.

Ciondolando e rimproverandosi mentalmente sulla sua sbadataggine, andò verso i vetri.

- E’ proprio Natale, ora inizia pure a nevicare - pensò Kurt guardando fuori, abbassò lo sguardo per vedere se la neve aveva già attaccato sul loro vialetto d’ingresso e vide una macchina, posteggiata proprio davanti casa sua.

- Strano, di solito nessuno parcheggia li - poi, riconobbe quella macchina. E lentamente anche il suo proprietario che guardava esattamente nella sua direzione.

Era proprio Blaine. Un attimo di stordimento e poi d’istinto, come se nulla fosse mai successo, aprì la finestra e sventolò il braccio per farsi vedere dall’altro in strada.

 

Era frastornato. Già il fatto di avere potuto vedere il viso di Kurt per un’altra volta al cinema gli sembrava un sogno. Non si sarebbe mai aspettato di poterla rivedere di nuovo. Invece eccola li, alla finestra. Un angelo, chiaro e luminoso.

Ma lo stava davvero salutando con la mano?

Blaine vide per un istante il suo viso e poi nulla. Kurt sparì così velocemente che quasi pensò di averlo sognato.

Ritornò velocemente in sé, scrollò la testa e si girò per ritornare in macchina.

 

Oramai agiva solo l’istinto e il corpo, il cervello si era spento. Senza rendersene conto Kurt si ritrovò con la porta di casa semi aperta e la maniglia tra le mani. Cosa avrebbe fatto non lo sapeva, ma ora non gli interessava più di tanto.

 

“Aspetta Blaine!”

- Ora ho anche le allucinazioni uditive - pensò Blaine. Il suo corpo in tali circostanze giocava spesso brutti scherzi.

 

“Blaine, un attimo!” urlò Kurt con tutto il fiato cha aveva in gola. Non poteva farlo andare via. Sentiva che non poteva proprio.

 

Si voltò, convinto di non vedere altro che il nulla. Rimase attonito nel vedere realmente qualcuno alla porta. Ancora più stupito nel riconoscere Kurt.

 

“Ti congelerai la fuori. Vuoi entrare un attimo?”

 

 

 

 

 

 

 

 

NdA

Dio non pensavo mi sarebbe mancato così tanto scrivere qui!

Spero che il vostro Natale sia andato meravigliosamente e che queste vacanze siano stupende…

Intanto, che ne dite di vedere come i nostri Kurt e Blaine trascorreranno il loro 25 Dicembre appena scoccato?

Grazie per essere così in tante a leggere… sono davvero commossa.

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Capitolo 8
*** The confession ***


The biggest mistake

The confession

“Ti prego, Blaine” disse Kurt con la voce che gli era rimasta dal brusco urlo che aveva fatto due secondi prima. Doveva trattare bene le sue corde vocali, non poteva massacrarle in quel modo.

Non ci fu bisogno di altre parole. Blaine si precipitò alla porta.

Possibile che durante il periodo di tempo che non si erano visti Kurt fosse diventato ancora più bello, luminoso e affascinante?

Si guardarono negli occhi fino a quando Kurt non fu percorso da un brivido provocato dal freddo che entrava dalla porta aperta. Fu allora che distolse lo sguardo e prese la mano dell’altro per condurlo verso il salotto dove il caminetto, anche se ormai spento, emanava ancora sufficiente calore per riscaldare entrambi. Non gli interessava neanche sapere che cosa ci facesse Blaine in quel luogo a quell’ora tarda. Non aveva importanza esattamente come non si spiegava il fatto che ora lui era li pronto a farlo entrare in casa.

 

“Potrei rimanere qui tutta la notte, ma, ma – cazzo Kurt perché mi hai fatto questo? ” Blaine era sopraffatto dal turbinio di emozioni che provava in quel momento. Anche per il solo fatto di essere di nuovo in quella casa, così familiare, così calda e accogliente. Gli era mancata tanto.

Poi lui era lì e, finalmente, era tutto vero, niente più sogni o desideri.

Voleva essere arrabbiato, spaccare tutto e pretendere da Kurt per lo meno delle scuse.

Si era immaginato quel momento troppe volte, così tante che gli scenari erano stati infiniti. Di tutto quello che aveva pensato di dirgli, però, non uscì neanche una parola.

Era sul divano con indosso ancora in cappotto bagnato dalla neve e tutto quello che riuscì a fare fu abbassare la testa in modo tale che i suoi ricci potessero oscurare gli occhi che avevano iniziato a piangere dal dolore.

Kurt era accanto a lui e si sentiva semplicemente una merda.

Forse aveva fatto davvero un enorme errore quella sera. E anche la mattina successiva a nascondere tutto. Solo in quel momento, guardando la reazione di Blaine, che non riusciva neanche ad arrabbiarsi con lui da quanto stava male, capì che probabilmente aveva fatto il più grande errore della sua vita.

 

“Meriti la verità. Ho fatto un errore stupido a tenerti nascosta una cosa stupida per cercare di non farti soffrire. Invece vedo che non è servito a niente. Pensavo che tenendoti nascosta la verità sarei riuscito a non farti soffrire, che ci avrei perso solo io. Tu ti meriti qualcuno che ti ami molto di più di come faccio io Blaine” era arrivato il momento di sputare tutto in modo che Blaine potesse continuare ad odiarlo ma, questa volta, per il motivo giusto.

“Non capisco Kurt, davvero, non mi sto divertendo. Cosa fai, mi prendi in giro? Sei tu che mi hai lasciato e saresti tu quello che dovrebbe soffrire di più?” davvero Blaine non capiva più niente delle parole dell’altro ragazzo.

“Hai ragione, meriti una risposta a tutte quelle domande, e-mail, lettere e messaggi che mi hai mandato prima che partissi. Vuoi davvero sapere perché ti ho lasciato?”

“Dovesse cascare il mondo ora, si per la miseria!” rispose Blaine iniziando davvero ad alterarsi.

“Quella sera, quella prima del 25 giugno, sono stato davvero da Sebastian, ho trovato le forze e sono andato lì. L’ho aspettato dopo lacrosse e gli ho detto che i suoi giochini con te non mi facevano più divertire, che aveva superato il limite. Quella sera, Blaine, io… lui… cazzo” Kurt lo stava dicendo sul serio?

Blaine era in ascolto, gli occhi appena un po’ più aperti del normale, leggermente proteso in avanti e il cuore che sembrava volesse saltargli fuori dal petto.

“Bè, ehm… ci siamo baciati! Ecco, l’ho detto. Ora puoi arrabbiarti quanto vuoi!” sputò velocemente fuori Kurt.

L’aveva davvero detto. Si.

 

Si aspettava di tutto, veramente di tutto, tranne quello. Non aveva mai preso in considerazione quella pista. Mai.

Ora che la verità lo aveva colpito dritto in pancia non sapeva che cosa fare o dire.

Sbiancò all’improvviso e si alzò d’istinto cercandosi di allontanare da quella che ora si rivelava come la fonte di tutto il suo dolore e la cosa aveva amato di più in assoluto.

 

Kurt avrebbe voluto che Blaine lo insultasse, lo prendesse a pugni e sberle piuttosto che la reazione che invece stava avendo. Sarebbe stato molto meglio vederlo sfogarsi verbalmente e fisicamente piuttosto che il silenzio, il nulla che si ritrovava davanti in quel momento.

Il viso del ragazzo era completamente privo di qualsiasi espressione.

 

Riuscì, con estrema fermezza, addirittura a girare le spalle a Kurt, ancora seduto sul divano che continuava a fissarlo. Si appoggiò lontano, alla colonna che separava cucina e salotto con una spalla.

Da un sogno, si era trasformato tutto in un incubo. Ora Blaine avrebbe voluto svegliarsi e fare finta che non fosse mai successo niente.

Voleva correre via, ma c’era ancora qualcosa che lo tratteneva. Che cosa era?

 

Anche a Kurt iniziarono a scendere le lacrime. Era devastante il tutto. Era Natale e stava passando i minuti peggiori della sua vita.

Vide Blaine andare verso la porta e girarsi un attimo verso di lui con gli occhi pieni di disprezzo. Poi sentì la porta aprirsi, un soffio di vento gelido e il tonfo della porta che si richiudeva.

Chiuse gli occhi, le mani a coprire il volto e i gomiti appoggiati sulle cosce. Poteva solo pregare che Blaine riuscisse non a perdonarlo, non a tornare indietro, ma, almeno, a dimenticare il male che gli aveva fatto.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

NdA

Era davvero convinta di fare finire questa storia con questo capitolo. Poi però mi sono accorta che sarebbe venuto troppo lungo e, visto che già il prossimo probabilmente sarà più lungo di quelli che pubblico di solito, ho dovuto, anzi, voluto tagliare e lasciarvi questo penultimo capitolo.

Dai dai presto finirà. Vorrei finire di pubblicarlo entro il 31, così poi, con l’anno nuovo ci sarà… ah ah, non si può dire! Vedremo!

Per chi mi scrive e i complimenti, grazie di cuore, non me li merito davvero, ci sono mille autrici cento milioni di volte più brave di me! Io scrivo per gioco e perché mi fa stare bene.

Grata che tutto questo vi piaccia!

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Capitolo 9
*** Pure like the snow ***


The biggest mistake

Pure like the snow

Trovò la forza di uscire da quella casa nonostante Kurt lo stesse ancora fissando.

Il suo passo era spedito e ritmico. Non sapeva che fare.

Era davvero tardi, anzi, iniziava addirittura ad intravedere l’alba all’orizzonte.

Non sapeva cosa fare. Di certo sapeva, però, che non sarebbe riuscito a guidare fino a Westerville nello stato in cui era messo. Decise di aspettare un attimo e calmarsi prima di tornare a casa.

Cosa stava facendo? Davvero stava scappando da Kurt? Dopo tutti quei mesi finalmente aveva avuto una risposta e ora, semplicemente, scappava?

Quasi gli venne un sorriso. Sebastian. Doveva capirlo che c’era di mezzo pure lui.

Ora si che aveva tutto un senso. Ecco perché iniziò a essere tremendamente insistente proprio dopo la rottura con Kurt nonostante lui non disse mai a nessuno di quella storia. Lui sapeva che Blaine era vulnerabile e per questo insisteva.

Il sole si faceva ogni minuto leggermente più alto e Blaine si ritrovò presto nel parco lì vicino. Era tutto davvero bellissimo, un soffice cuscino bianco ricoperto di neve. Il silenzio cotonato e il prato ancora completamente intonso. Il ragazzo si avventurò nella neve e si sedette proprio su quella stessa panchina di fine giugno, l’unica libera dalla neve perché riparata da un albero.

Era arrabbiato con Kurt?

In realtà no. L’arrabbiatura aveva presto fatto spazio alla tristezza e successivamente alla comprensione. Chi era lui per giudicare Kurt? Infondo pure Blaine era sempre stato attratto fisicamente da Sebastian anche se era pienamente soddisfatto dal rapporto con Kurt.

Perché non poteva essere esattamente la stessa cosa per l’altro?

Doveva essere stato davvero molto difficile da confessare per Kurt.

Sapeva che, per quanto potesse mai scappare o correre lontano, sarebbe tornato da lui.

 

Rimase li seduto per non si sa quanto tempo. Le lacrime non volevano fermarsi e continuavano a scendere nonostante Kurt sperasse che finissero il più presto possibile.

Ora non poteva fare niente. L’aveva perso.

Tornò in camera sua con una lentezza impressionante data dalle gambe fatte più pesanti che mai. Naturalmente non riuscì ad addormentarsi, ormai era quasi mattina e, anche se ancora debole, la luce del sole lo disturbava. Si rialzò e tornò alla finestra. A fianco della strada, di fronte a casa, parcheggiata, c’era ancora la macchina di Blaine, ora completamente ricoperta di neve.

Dove cavolo si era cacciato? Lì vicino, presumeva Kurt. Non poteva farlo girare ulteriormente con quel freddo per strada.

Blaine poteva pure odiarlo ma Kurt di certo non avrebbe permesso che morisse di freddo per colpa sua.

Velocemente si mise addosso tutto quello che di più pesante aveva a disposizione e prese un giubbotto in più. Ma dove cercarlo?

C’era solo un posto vicino in cui poteva essere andato. Doveva tentare.

 

“Posso?”

“Certo è libero…” rispose Blaine alla persona che gli aveva chiesto di sedersi accanto a lui.

Era distratto e non gli interessava minimamente sapere chi fosse.

All’improvviso si sentì più caldo e pesante. Ci mise un po’ per capire che gli era stato posato sulle spalle un altro giaccone. Fu solo allora che si incuriosì e alzò lo sguardo.

“K-Kurt, che ci fai qui? Come facevi a sapere che-?” disse sorpreso Blaine.

“Ho visto la macchina e mi sono preoccupato. Tu potrai odiarmi ma io ti amo ancora più della mia stessa vita” gli rispose il ragazzo con la voce più angelica del mondo, pensò Blaine.

“Solo - vieni qui vicino per favore. Mi hai ascoltato prima, ma non avevo finito di parlarti” Kurt si fece più vicino all’altro, le loro gambe quasi a toccarsi, “Sebastian non significa niente per me, ero solo, curioso, forse?!? Non lo so neanche io” quasi balbettava da quanto era nervoso e dispiaciuto.

Continuò “la cosa di cui sono assolutamente certo è che ti ho amato, ti amo e ti amerò per ancora mille anni Blaine. Ho fatto un errore, il più grande, uno stupido errore causato dalla curiosità, forse, ma lo rimpiango con ogni singola molecola del mio corpo. Se solo potessi tornare indietro e…” sospirò creando intorno ai due una nuvola di vapore.

“Ti ci sono voluti esattamente sei mesi per dirmi questa cosa?” gli chiese Blaine in modo maleducato e scortese.

“Mi vergogno così tanto per quello che ho fatto. Avrei preferito fare qualsiasi cosa piuttosto che non renderti orgoglioso di me. Mi dispiace, poi lo sai, sono così maledettamente orgoglioso, avrei dovuto ascoltare Rachel… ” Kurt continuava a tenere lo sguardo basso e a scusarsi, avrebbe usato tutte le lingue del mondo per riuscire a fare capire a Blaine la sua frustrazione per il male causatogli.

“Ah, e Rachel sapeva tutto e non mi ha mai detto niente? Mi ha sempre giurato di non sapere assolutamente niente!”

“No no. Non prendertela con lei, sono stato io a pregarla di stare zitta e, stranamente, per una volta, mi ha ascoltato. Comunque non è Rachel la questione, mi sembra.  MI DISPIACE BLAINE” disse infine cercando di guardare il ragazzo moro negli occhi.

 

“Ma tu, quando mi hai detto tutto quelle cose, sul partire e sulla lontananza, sui ragazzi a New York, la tua carriera e la nostra storia a-adolescenziale, tu - era la verità? Davvero credevi quello di noi? ” gli chiese Blaine cercando di non far emergere troppo di quelle parole che ancora scottavano nella sua memoria.

“No. NO. Assolutamente no! Ammetto di aver pensato spesso su come saremmo potuti resistere alla lontananza, ma tutto quello che ti ho detto è stato una bugia. Volevo farmi odiare per le ragioni sbagliate così che tu ti dimenticassi di me, pensavo sarebbe stata la cosa migliore” cercò di rimediare a tutte le bugie che aveva detto.

“Kurt, mi sei mancato ogni giorno. Ogni istante e ogni respiro” Blaine sospirò tranquillamente e gli prese le mani, ancora più ghiacciate delle sue, ”anche per me Sebastian non significa niente e ci ho pensato… riesco a capire l’attrazione che provoca negli altri perché è la stessa che provoca anche su di me”. Gli occhi di entrambi erano lucidi e non aveva più importanza il fatto che erano circondati da sola neve e il freddo era davvero insopportabile.

“Se tu mi giuri che non mi lascerai mai mai MAI più, posso passare sopra uno stupido bacio”.

 

Non ci fu bisogno di altre parole.

Blaine si dimostrò per quello che era sempre stato, un ragazzo buono, educato e follemente innamorato di Kurt, e questo Kurt avrebbe dovuto calcolarlo fin da subito.

“Sai, ora che ci penso,l’hai detto anche tu prima: sono esattamente sei mesi proprio oggi che ci siamo detti addio, proprio su questa stupida panchina” ricordò Kurt dopo che i due erano riusciti a staccarsi da un lunghissimo abbraccio.

Continuò, “molto prima di partire ti avevo preso un regalo che poi non ti ho più dato… quindi direi, buon Natale amore mio!” si avvicino piano piano a Blaine e gli posò le labbra sulla sua bocca.

I gesti di entrambi erano lenti e delicati, come se tutti e due avessero paura di intaccare quel momento magico e tanto desiderato in modo da poter imprimere nei ricordi perfettamente ogni millisecondo.

Allontanandosi dal viso di Blaine, Kurt gli porse una busta leggera, fine e molto sgualcita. Da mesi se la portava nel portafoglio, non sapeva neanche lui il perché.

“Aprila” disse dolcemente Kurt.

Nella busta c’era un foglio e un biglietto aereo per New York intitolato al Sig. Blaine Anderson.

“E’ di sola andata, con la speranza che, finita la scuola qui, verrai a vivere con me e non te ne andrai più” gli disse Kurt mentre Blaine era sbalordito e visibilmente commosso davanti al regalo. Poi aprì anche il foglio. Era una piccola dedica, chiaramente scritta da Kurt: la sua calligrafia ordinata e composta l’avrebbe riconosciuta tra mille.

 

Grazie di essere il più fedele tra gli amici

e il più premuroso tra gli amanti.

Ti amo.

Tuo per sempre,

Kurt

 

“Mi sa che siamo due inguaribili romantici noi due. L’ho visto in una vetrina un mesetto fa e l’ho comprato d’impulso. L’avrei tenuto anche se non ci fossimo mai più rivisti” sussurrò Blaine infilando la mano nella tasca del suo giaccone e tirando fuori una scatolina di gioielleria.

La porse a Kurt che la prese tremando.

“Un anno fa a Natale non sono riuscito a regalarti quello vero. Buona Natale e buon anniversario mio piccolo cucciolo di pinguino” gli disse Blaine sorridendo.

Kurt piano aprì la scatolina. Era proprio un anello, un piccolo anello a forma di papillon in oro e smalto rosso. Lo tirò fuori dalla scatolina per ammirarlo meglio e più da vicino: fu allora che si accorse della piccola incisione che c’era all’interno. Un semplice…

 

I love you, B.

 

Gentilmente Blaine glielo sfilò dalle mani, gli diede un dolce bacio e prese la mano sinistra di Kurt.

“Non è una promessa, solo una piccola conferma. Io sono qua e non me ne vado da nessuna parte. Se tu mi vorrai io sarò per sempre con te” gli disse infilando l’anello all’anulare del ragazzo.

“Stai sicuro. Ora non ti lascio più”.

Non riuscirono a trattenersi ulteriormente e diedero sfogo a sei mesi di lontananza con un bacio che avrebbe potuto sciogliere tutta la neve che gli era intorno.

 

Quello che era iniziato come il Natale più brutto della storia si trasformò nel loro Natale più importante e felice. Che avrebbero sicuramente ricordato per molto molto tempo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

NdA

Come potevo fare finire una storia Klaine male?!? Mica si può!

Avrei potuto metterci molto più miele o passione, ma ho preferito lasciare spazio alla vostra immaginazione, così ognuno si può immaginare la riappacificazione come vuole.

Spero vi sia piaciuta: io mi sono divertita a lasciare spazio alla mia fantasia ad immaginare uno scenario alla possibile separazione di Kurt e Blaine del prossimo anno (se ci penso mi viene da piangere: perché RIB avete fatto di Blaine un junior, perché???).

Alcune piccole scene sono state liberamente ispirate da scene di Glee (vedi scena del palco dove si parla di orgoglio, il riferimento al “cucciolo di pinguino” e la piccola scena, in realtà tagliata, della consegna dell’anello di Blaine per Kurt)

Vi auguro un divertente fine anno… divertitevi anche per me!

Grazie ancoraaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa… siete troppo carine ecoccolose!

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