Giù per la farnia

di lovemusic
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 18 ***
Capitolo 19: *** Capitolo 19 ***
Capitolo 20: *** Capitolo 20 ***
Capitolo 21: *** Capitolo 21 ***
Capitolo 22: *** Capitolo 22 ***
Capitolo 23: *** Capitolo 23 ***
Capitolo 24: *** Capitolo 24 ***
Capitolo 25: *** Capitolo 25 ***
Capitolo 26: *** Capitolo 26 ***
Capitolo 27: *** Capitolo 27 ***
Capitolo 28: *** Capitolo 28 ***
Capitolo 29: *** capitolo 29 ***
Capitolo 30: *** capitolo 30 ***
Capitolo 31: *** capitolo 31 ***
Capitolo 32: *** 32 ***



Capitolo 1
*** capitolo 1 ***


Allora ciao a tutti! Questa è una fan fiction che avevo in mente da tanto e ora ho trovato il coraggio di scriverla! La protagonista ovviamente è Sakura  anche se il suo personaggio e il ruolo degli altri verrà spiegato nei prossimi capitoli.

Per quanto riguarda Itachi amo il suo personaggio! Soprattutto la parte misteriosa e distante che presenta anche nel manga!

Spero vi  abbia incuriosito un po’ e fatemi sapere cosa ne pensate commentando vanno bene anche critiche

un bacio!

Lovemusic

 Capitolo 1

 

 

 

Camminava per il centro di Tokyo cercando di non scontrarsi con la gente ansiosa di tornare a casa.

Per quanto la riguardava, avrebbe continuato a vagabondare per tutto il resto della serata.

Ed era quello che Sakura aveva intenzione di fare.

Qualcuno si girava a guardarla, colpito dalla sua  particolare acconciatura:

lunghi capelli rosa confetto le ricadevano sulla schiena ondeggiando con il ritmo dei suoi passi veloci, indossava dei leggings  color avorio e un maglione bianco sporchi di terra per via della sua precaria capacità a tenersi in equilibrio, soprattutto tra le affollate strade della capitale dove ormai viveva da più di due  anni.

Dopo aver sfogato un po’ di rabbia passeggiando tra i negozi, decise di andare nell’unico posto in cui riusciva a distendere i nervi.

Gli bastò svoltare nel primo vicolo a destra per trovarsi di fronte all’insegna di Teuchi.

Era risaputo che il ramen migliore lo facesse solo lui.

Non fece in tempo a chiudersi la porta alle spalle che un odore familiare le inondò  le  narici.

- Ecco qua la mia rosa preferita! Qual buon vento Sakura? –la voce squillante di Yuki, la figlia di Teuchi, le diede il benvenuto.

- Bah il solito no? Mi mancavi troppo e allora ho deciso di venire a trovarti!-

- Allora meno male che mi sono truccata bene oggi !-  si guardarono sorridendo prima che l’altra, una bella ragazza minuta dai capelli castani e un sorriso solare sempre stampato in volto, la concedesse per  tornare a servire i clienti, promettendole di raggiungerla al più presto.

Sakura andò al solito tavolo davanti alla cucina dal quale dopo poco sbucò il signor Teuchi, con il suo solito cappello da cuoco che pendeva  leggermente a destra e la farina sparsa un po’ su tutta l’uniforme.

- Buona sera signor  Teuchi! Tutto bene?-  si premurò di salutare.

- Sakura! Che piacere rivederti! Tutto bene! Questo lavoro è una faticaccia ma sono troppo innamorato per smettere! Mi conosci!- la rosa rise  annuendo e avvicinandosi al portone della cucina, per parlare un po’ con quell’uomo che la trattava come se fosse sua figlia.

Quel posto era solo un ristorante, ma Teuchi, Yuki e tutto quell’ambiente la facevano sentire a casa, d’altronde erano state le prime persone a conoscere il primo giorno che si era trasferita a Tokyo.

 

2          ANNI FA…

 - Sakura tesoro non è magnifica questa stanza?! Ti piace??- la ragazza guardò prima la madre con sguardo indecifrabile e poi il resto della sua nuova cameretta: grossa quanto metà della sua vecchia casa, pareti rosa antico, letto da una piazza e mezzo a baldacchino con un mega piumone panna, scrivania, libreria e per finire, un enorme armadio a 5 ante.

Il compagno di  sua madre di certo non aveva badato a spese! Se non fosse che non lo sopportava e che quelle sembrassero per lo più tattiche per comprare la sua fiducia, sarebbe anche stata contenta di quella nuova casa, e forse, del nuovo trasloco a casa di lui.

-Hey Sakura..allora? Per la camera mi sono fatto consigliare da un arredatrice, spero che sia di tuo gusto- Kira abbracciò sua madre da dietro sorridendole  il più gentile possibile e cercando di nascondere l’evidente curiosità.

-E’ bellissima- rispose atona guardando distrattamente entrambi.

Kira cercò di ignorare il tono distacco e le sorrise nuovamente.

Peccato che al lei quei sorrisi pieni di gentilezza, la facessero irritare ancora di più.

- Mamma, credo di aver bisogno di prendere aria e di guardarmi un po’ intorno per ambientarmi meglio nella zona- affermò sbrigativa, desiderando sempre più ardentemente di uscire al più presto da quella casa.

- Ehm, certo tesoro, ma non fare troppo tardi, stai attenta e qualsiasi cos..-

- Qualsiasi cosa ti chiamo sì sì, tranquilla mamma, allora vado, ci vediamo per cena!- superò i due senza più degnarli di uno sguardo e si incamminò per le vie di Tokyo.

L’uomo sospirò chinando la testa affranto.

 - Credo che non riuscirò mai a piacerle-

Sadako abbracciò il compagno rassicurandolo.

-  Vedrai che cambierà, è ancora scossa per via del trasloco e di tutte queste novità, ma non è colpa tua, poi sai che ha paura dei cambiamenti , vedrai che con i tempo si scioglierà!- si guardarono per un momento in silenzio, per poi baciarsi delicatamente, cercando di consolarsi a vicenda e dimenticando tutte le loro ansie.

Intanto Sakura girava per quelle vie affollate  senza guardare veramente dove andasse, e prima di rendersene conto, si perse.

Era troppo presa dai suoi pensieri, tutti quei cambiamenti la mandavano in tilt: un nuovo compagno della madre che in poco più di un anno aveva assunto un importanza tale da doversi trasferirsi da lui, il che a Sakura non andava per niente a genio e lo stesso fatto, che dovesse sopportare gli “uomini” che si sceglieva  sua madre ogni volta,  doverli trattare tutti come se fossero suo padre,  dover cambiare vita all’improvviso, non lo sopportava.

La cosa preoccupante però era che questa volta sua madre sembrava voler fare sul serio. Era capitato solo con un altro uomo una cosa simile, e di quel periodo aveva ricordi tutt’altro che piacevoli.

Cercò di calmarsi e di non partire troppo prevenuta anche nei confronti di Kira, ma le sembrava tutto troppo assurdo per ragionare con calma.

Si guardò intorno cercando delle indicazioni che potessero indicarle come tornare a casa, quando un piacevole e intenso profumo di ramen le pervase le narici.

Seguì l’odore finché non si trovò di fronte a una grossa insegna di un ristorante. Il ramen non era certo il suo piatto preferito, ma il modo in cui quel posto l’aveva attirata le fece venire voglia di entrare e curiosare un po’.

Una volta entrata la prima cosa che notò fu il senso di calore e famigliarità con cui era stato arredato il posto. Rimase a guardarsi intorno per un po’ finché alla fine decise di sedersi nel tavolo più isolato e in pace che aveva intravisto, si trovava di fronte a quella che doveva essere la cucina.

Poggiò  la testa sul palmo della mano e il gomito sul tavolo, guardandosi intorno stanca, come se non dormisse da giorni.

- Hey ragazza dai capelli rosa! Perché così triste?- la ragazza si voltò verso la provenienza della voce, accorgendosi che a parlare era stato quello che presumibilmente doveva essere il cuoco, dato che si trovava dall’altra parte della porta e con un grosso cappello bianco che penzolava da un lato.

L’uomo le sorrise.

- E’ un vero peccato vedere una ragazza della tua età con uno sguardo così triste! Se vedessi mia figlia in questo stato, mi prenderebbe un infarto! Cerca di sorridere su..- la ragazza rimase un po’ perplessa dalla sua confidenza, ma quel sorriso da padre premuroso le impedì di rispondergli sgarbatamente.

- Ho solo bisogno di rilassarmi un po’..è che..mi sono persa!-

Lui la guardò per un attimo stupito, poi tornò a sorriderle affettuoso.

- Allora prima di tutto ti porto la mia specialità da mangiare, così riprendi un po’ di energie!! Poi vedrai che tutto apparirà meno impossibile da come pensavi e ti sentirai più serena!-

Si allontanò dalla cucina lasciandola esterrefatta. Che tipo allegro!

Dopo non molto l’uomo arrivò con un piatto stracolmo di ramen.

Quel cuoco nascondeva infinite qualità!  Non aveva mai mangiato del ramen così buono e  si sentiva già molto meglio.

- Ora sì che risplendi bambina!-

Sakura sorrise felice, cosa che la stupì,  dato che non lo faceva più così spesso.

- Il piatto lo offre la casa e sta tranquilla per il ritorno,  sono sicuro che per mia figlia non sarà un problema riaccompagnarti a casa-  

E per la prima volta da tanto,un briciolo di ottimismo pervase la ragazza, forse non tutto sarebbe andato storto come prevedeva.

 

 

Fu lì che conobbe anche Yuki, una ragazza simpatica che l’aiutò ad ambientarsi, e Naruto, una furia scatenata sempre solare e allegra, amante folle del ramen e cliente fisso di Teuchi.  Scoprì in seguito che sarebbe stato un suo compagno di classe e nonostante spesso fosse troppo idiota e chiassoso, non aveva potuto evitare di affezionarsi, cosa insolita per il suo carattere. Erano poche le persone con cui era riuscita a legarsi, ma per la sua personalità così chiusa quello andava più che bene.

- Hey bambina! Sbaglio o anche sta sera hai il solito sguardo triste? Giornata un po’ storta?- la rosa storse il naso e annuì senza però spiegarne il motivo, in fondo era scontato: problemi a casa.

- Beh, in ogni caso sei venuta nel posto giusto!! Ancora qualche minuto e Yuki andrà in pausa, così state un po’ insieme e poi se volete vi preparo qualcosa!- 

- Grazie mille- rispose rincuorata e fu per tornare al tavolo quando vide entrare dalla porta un cliente insolito.

Un ragazzo  alto dai lunghi capelli neri raccolti in una coda , occhi profondi del medesimo colore e due particolari e profonde occhiaie, che gli davano uno sguardo stanco ma allo stesso tempo sensuale.

Tutte le ragazze e le signore sedute ai tavoli lo guardarono ammaliate, mentre Sakura rimase per un attimo immobile a fissarlo prima di posare lo sguardo altrove, imbarazzata.

Il ragazzo salutò cordialmente il signor Teuchi  e ordinò una doppia porzione di ramen a portar via.

Finita l’ordinazione si voltò verso la rosa.

- Ciao Sakura – la salutò, guardandola negli occhi.

- Ciao Itachi..doppia porzione di ramen? Naruto sta da voi sta sera  eh?..- cercò di sciogliere il ghiaccio la ragazza.

Itachi Uchiha.  Figlio di Fugaku Uchiha, proprietario della grossa e famosa industria Uchiha e socio di Kira.

Ovviamente aveva conosciuto tutta  la sua famiglia, in una cena galante a casa loro dove aveva incontrato Mikoto, la moglie di Fugaku, Sasuke il figlio minore suo coetaneo e da come scoprì in seguito anche compagno di classe e migliore amico di Naruto, ed infine Itachi. Il figlio maggiore, considerato da tutti un genio, miglior studente del suo ultimo anno scolastico della stessa scuola privata di Sakura, amato da tutte le ragazze e rispettato dai tutti i ragazzi.

Perfetto insomma. Sakura non era mai stata il tipo da farsi ammaliare da questi aspetti, ne aveva incontrati tipi così,  poi parlandoci si era resa conto di quanto fossero fin troppo sopravalutati, ma con Itachi era diverso.

E non si riferiva solo al fatto che la sua fama era meritata in pieno.

Dalla prima volta che aveva incontrato il suo sguardo era rimasta stregata, quel nero intenso sembrava penetrarla fin dentro l’anima facendola sentire nuda e indifesa a qualsiasi attacco.

I suoi modi di fare erano sempre così eleganti e decisi allo stesso tempo, il suo tono di voce sempre cordiale e gentile, ma allo stesso tempo distante mille miglia.

Quel ragazzo rappresentava un profondo mistero  per chiunque lo incontrasse ma per Sakura, fu il primo a fare quell’effetto su di lei. La inquietava  e la stregava allo stesso tempo.

- Già, è l’unico che può voler mangiare del ramen nella nostra casa- rispose accennando un lieve sorriso e squadrandola da capo a piedi.

E in quel momento Sakura si ricordò di essere ancora con i vestiti sporchi di terra, il viso pallido e le occhiaie che la facevano sembrare uno zombie.

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Capitolo 2
*** capitolo 2 ***


 

 Buona sera!! i primi capitoli saranno postati più frequentemente per far capire meglio il verso della storia.
ringrazio NiGhTwIsH_AmArAnTh  iamtherevenge 
buana lettura!
lovemusic

 

 

 

Capitolo 2

 

 

 

 

 

 Stava ferma davanti a lui, guardandosi  intorno nervosa.

 - Va tutto bene Sakura?- le chiese curioso, non staccando lo sguardo dagli occhi verdi di lei.

- Cosa?ah sì beh..è stata una giornata faticosa, niente di cui preoccuparsi- rispose frettolosa, pregando qualche dio che la liberasse da quella situazione imbarazzante.

- Ecco qua signorino Uchiha la sua doppia razione di ramen! Buona serata- allora c’era qualcuno lassù, che ascoltava le sue preghiere!

Itachi ritirò il pasto e uscì dal ristorante dopo averla salutata gentile raccomandandole di riposare.

La ragazza si diresse verso il bagno chiudendosi la porta alle spalle e pararsi di fronte al grande specchio sopra i lavandini in granito.

Sembrava davvero un zombi.

Questo però non giustificava certo la sua reazione da cretina! Perché  ogni volta che si trovava di fronte a lui si sentiva una completa imbranata? Con nessuno si sentiva in quel modo, ma forse questa sensazione aveva cominciato a farsi largo dopo le innumerevoli situazioni in cui lo aveva incontrato.

Situazioni  dove puntualmente faceva figure di merda colossali.

E’ da tutti considerata una ragazza dall’aspetto normale, anche se un po’ taciturna,  e un po’ strana.

Le poche volte in cui le capitava di trovarsi in situazioni imbarazzanti o fuori dal comune, casualmente c’era lui!

Questo aveva fatto in modo che l’unico aspetto che conoscesse di lei fosse quello di una ragazza imbranata che casca ovunque,  sbatte contro i pali troppo presa dai suoi pensieri, che si fa beccare nei suoi strambi litigi con Kira o sua madre, che veniva presa di mira dalle solite snob popolari della scuola e che  veniva derisa dai ragazzi dello stesso anno di lui.

Poi come se niente fosse, il ragazzo, dopo una breve occhiata incuriosita o leggermente divertita, a seconda delle situazioni, spariva nel nulla.

Non bisogna fraintendere però, non era una di quelle sfigate della zona a cui andava male tutto, era solo una che non amava stare al centro dell’attenzione.

Sakura era una ragazza normale,  un po’ silenziosa, ma che nonostante fosse gentile con tutti non permetteva a nessuno di avvicinarsi veramente a lei. Era insignificante  ma allo stesso tempo attirava intorno a se un alone di mistero, come se in realtà nascondesse qualcosa, come se la sua personalità custodisse qualcosa che nessuno era in grado di decifrare. Per questo, che era considerata anche molto strana.

Tranne che con Itachi, con la quale si sentiva come se venisse denudata  da ogni protezione.

Quanto desiderava che esistesse un mantello dell’invisibilità, così da evitare di farsi vedere da quel tipo inquietante.  Odiava che la facesse sentire così spaesata e piccola e odiava il fatto che non ne capisse il motivo. Non era mica un dio!

Decise di ricomporsi e ignorare tutte le confuse sensazioni che quel ragazzo le infondeva ogni volta che la guardava e si sciacquò il viso.

Quando tornò al suo tavolo sembrava già un'altra persona, il viso era più pulito e rilassato e aveva ripreso un po’ di colore .

Dovette aspettare poco prima che Yuki la raggiungesse.

- Ehilà! Ti sei annoiata tanto ad aspettarmi?-

- Ma no tranquilla, anzi è volato il tempo..-

-Chissà come mai..- disse la castana maliziosa.

- Hn?- lo sguardo dell’amica fece capire a Sakura dove sarebbe andata a parare.

- Guarda che ho visto tutto! Dall’entrata di quel gran fico di Itachi-san a te che scappavi in bagno disperata!- esclamò soddisfatta.

L’accusata in questione roteò gli occhi sospirando rassegnata e imbarazzata allo stesso tempo.

- Guarda che non sono scappata da nessuna parte!! E poi la vuoi finire?? Tra un po’ allaghi il ristorante con la tua stessa  bava! Ma perché lo ritenete tutti così fico? È un amorfo ambulante ma dai! Quelle poche volte che sono andata a cena con la sua famiglia fuori era di una noia mortale! Ti dico solo che Sasuke in confronto era la persona più socievole del mondo! E questo dice tutto!- disse la rosa evitando di menzionare che in quelle serate il solo sguardo penetrante  del moro l’aveva fatta agitare tanto da rompere due bicchieri e rovesciare qualsiasi piatto o posata le capitasse tra le mani e che probabilmente era silenzioso perché troppo impegnato a cercare di non deriderla davanti a tutti, cosa che invece Sasuke non si era certo risparmiato di  fare. Ma questi erano dettagli. Non si sarebbe certo rovinata la sua situazione da ragazza inosservata come voleva essere, facendo sapere del suo particolare rapporto con il ragazzo più conosciuto e sull’attenzione di tutti!

- Bha, se lo dici tu, non me la racconti giusta in ogni caso! Ringrazia che non frequentiamo la stessa scuola! Altrimenti ci avrei messo molto di meno a capire se mi nascondi qualcosa! Al massimo mi farò dare informazioni da Hinata  e Ino, non sia mai che mi nascondi una relazione segreta con qualcuno!- la castana incrociò le braccia con un espressione di chi la sapeva lunga, mentre Sakura  le mandò un occhiata di traverso.

Rimasero a parlare del più e del meno per un po’ quando all’improvviso Yuki sembrò ricordarsi di qualcosa. - Ah quasi mi dimenticavo!! Sakura come mai avevi quell’aria stravolta quando sei entrata?- chiese preoccupata l’amica.

La rosa si incupì per un istante, prima di reprimere la sensazione di rabbia che aveva provato fino a poco prima di entrare nel ristorante.

- ..oggi quando sono ritornata da scuola, c’erano mia madre e Kira che mi aspettavano seduti  in salotto e mi hanno detto che dovevano parlarmi di qualcosa di importante..-sospirò cercando di calmarsi, inutilmente.

-..Kira ha cominciato con la solita pappardella della famiglia  unita e altre cazzate, alla fine dopo mezzora di discorsi inutili mia madre ha tirato fuori la notizia..- Yuki la guardò interrogativa non capendo di cosa si potesse trattare,  da rendere nervosa la sua amica tanto da farla tremare di rabbia.

-..hanno detto che vogliono staccare la spina a papà-

La castana sgranò gli occhi dalla sorpresa.

- Mamma ha cominciato a dire che ormai anche i dottori confermano che non c’è più alcuna possibilità di ripresa, che ormai è del tutto assente e vive solo grazie alle macchine  e mamma ha cominciato a dire che dopo averne parlato parecchio anche con Kira hanno dedotto che questa soluzione fosse  la migliore.-  disse con lo sguardo perso nel vuoto.

- Allora io gli ho detto che aveva deciso di farlo solo perché quell’ idiota di Kira  voleva decidere della nostra vita, che lei si faceva solo manipolare come al solito e che se  si azzardavano a farlo non gli avrei più rivolto la parola, e me ne sono andata..-

Yuki guardò l’amica dispiaciuta, sapeva perfettamente quanto fosse legata a suo padre che a causa di un incidente avuto con lei in macchina quando aveva solo 8 anni era finito in coma irreversibile, ma da una parte capiva anche la scelta di sua  madre e di Kira e non riusciva a spiegarsi come mai Sakura, lo odiasse tanto.

L’abbracciò stretta, non sapendo cosa dirle per consolarla, voleva davvero che la sua amica ricominciasse a vivere serena, invece di  continuare a stare nel passato, anche  se capiva che non doveva aver avuto una vita facile.

- Lo so cosa pensi- disse Sakura cogliendola di sorpresa.

- So che probabilmente anche tu sei d’accordo con loro, ma non posso accettare che questo accada per via di Kira! Sono stufa di tutti questi estranei che cercano in continuo di controllarmi e decidere della mia vita mentre mia madre lascia fare come al solito, come se niente fosse! Non sono più disposta ad accettarlo- la castana  si chiese interrogativa a chi si riferisse. Chi altro a parte Kira cercava di controllarla? Persino per lei la ragazza rimaneva un mistero e spesso le dava l’impressione che in realtà il vero problema non fosse Kira, quanto un'altra persona..ma chi?

Sapeva che ogni tanto la sua amica aveva l’abitudine di “sgattagliolare”  fuori dalla sua finestra e andare a fare quella cosa e che lì probabilmente ci fossero persone poco raccomandabili..ma se quella persona fosse tra quelli non ci andrebbe no?

Non sapeva cosa pensare.

Sakura poco dopo si accorse che la stanchezza  era tale  da riuscire a fatica a teneri gli occhi aperti, così ringraziò l’amica per la compagnia e  decise di far ritorno a casa, lasciandosi alle spalle la castana sempre più dubbiosa e preoccupata.

 

 

Era quasi arrivata e mentre proseguiva stanca per la strada intravide le luci dell’immensa casa Uchiha accese. Abitavano nello stesso isolato e passava davanti a quella casa ogni giorno per andare a scuola.

Non vide nessuno dalle ampie finestre, così girò lo sguardo davanti a se sospirando.

Peccato, le sarebbe piaciuto vedere quella zazzera bionda di Naruto che  litigava come al solito con Sasuke o si rimpinzava di ramen, quel ragazzo era sempre in grado di strapparle un sorriso, qualsiasi cosa facesse.

Chissà, se poi avesse incontrato di nuovo anche Itachi..

- Aaaaaah devo smetterla!- Si disse da sola scuotendo energicamente la testa. Non era possibile che ogni volta, la figura del moro comparisse a ogni suo pensiero!

Accelerò il passo e in pochi minuti si ritrovò di fronte casa. Un enorme villa anch’essa, con un giardino curato e pieno di piante di tutti i tipi, anche se la parte che adorava di più era un grande albero davanti la sua finestra. Una Farnia antica di 200 anni per l’esattezza, che non solo le dava un senso di pace e riservatezza dalla facciata della sua finestra, ma che era utilissimo per le sue piccole “fughe notturne”.

Peccato che quella sera fosse troppo stanca, altrimenti  sarebbe  volentieri scappata via scendendo per la Farnia e andando in un posto dove riusciva a dimenticare  chi era, e tutti i suoi problemi.

Quando entrò dentro casa notò che solo la luce della cucina era rimasta accesa. Forse se l’erano dimenticati prima di andare a dormire.

Si incamminò in quella direzione per spegnerla quando notò che dentro c’era qualcuno ad aspettarla.

- Ben tornata Sakura - disse la voce stranamente ferma e seria di Kira.

La rosa lo guardò inespressiva, prima di andare verso il frigo per prendere un po’ d’acqua, ignorandolo apertamente.

L’uomo fece un sospiro pesante.

- Ti rendi conto di quanto hai fatto preoccupare tua madre, sparendo per tutto il pomeriggio e senza rispondere nemmeno a una chiamata al telefono? Ha dovuto prendere dei sonniferi per addormentarsi-

La figliastra continuò a frugare nel frigo, incurante delle parole dell’uomo.

- Sakura, girati per favore- la voce dell’uomo le fece capire che non ammetteva repliche, così scocciata e di malavoglia, si girò nella sua direzione guardandolo con sguardo di sfida.

- Siediti un attimo, ti prego- chiese l’uomo addolcendo la voce. Per quanto  provasse a mantenere un tono autoritario quella ragazza riusciva sempre a destabilizzarlo e a farlo sentire colpevole, qualsiasi cosa facesse.

-  Per quanto riguarda l’argomento di questo pomeriggio, rimanderemo la scelta più in là- a quella notizia la rosa si sentì tanto sollevata e sorpresa  da sentire quasi tutta la stanchezza di prima dissolversi nel nulla.

- Voglio che tu capisca Sakura, che io non sto cercando in nessun modo di manipolare né te né tua madre, amo Sawako più di chiunque e anche se non pretendo che tu mi consideri come tuo padre tengo veramente molto anche a te e non vorrei in nessun modo rovinare il nostro rapporto cercando di controllarti o farti dispetti. Riguardo a oggi tua madre ci riflette da anni  e sappi che anche per lei è stata una decisione molto difficile, io ho cercato di starle accanto ma credo che riguardo questa situazione vedere che non ha il tuo appoggio ma che anzi, tu la disprezzi, la distrugga.- Sakura si morse il labbro furiosa. E non solo perché si ritrovava quell’uomo a farle la predica, ma soprattutto perché sentiva che aveva ragione.

Per quanto lo disprezzasse era riuscito a farla sentire in colpa e probabilmente era stato lui a convincere sua madre a rimandare quella scelta.

Ciò nonostante non riusciva a sopportarlo e per la sua cocciutaggine stava perdendo anche la madre.

Con un solo sguardo  fece capire a Kira che aveva ascoltato le sue parole ma non aggiunse altro mentre si alzava per andare nella sua cameretta e lui non pretese di sentire nulla, soddisfatto di essere riuscito a ottenere la sua attenzione anche per solo cinque minuti.

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 3
*** capitolo 3 ***


 

 

 

 

 

 

Capitolo 3

 

 

 

 

Erano più di cinque minuti che la sveglia a forma di rana regalatale da  Naruto suonava ininterrottamente,  accanto ad un enorme letto a baldacchino.

- Maledetto coso..- un piccolo braccio sbucò dal grosso piumone color panna per poi colpire più volte la rana fino a spegnerla.

Ritirò subito il braccio all’interno con l’intento di tornare nel mondo dei sogni quando un piccolo telefono rosa cominciò a vibrare accanto alla sveglia.

- Mbf, ma è mai possibile??..- scostò di malavoglia la coperta strizzando gli occhi per la forte luce e prese il telefono.

- Ghh..pr..pronto?- biascicò tra uno sbadiglio e un altro.

- FRONTE SPAZIOSAAAAAAAAAAAAAAAAAA – Sakura allontanò prontamente il telefono per salvaguardarsi il timpano, poi quando sentì quel suono acuto cessare, lo avvicinò nuovamente.

-Ino…- le parole le uscirono come un sibilo.

- Buon giorno!- tintinnò allegra l’amica dall’altra parte del telefono.

- Si può sapere per quale motivo mi chiami  a quest’ora?? Che vuoi?- possibile che la sua cara amica ,si dimenticasse ogni volta quanto fosse suscettibile appena sveglia?

- Non fare la finta tonta con me!! Ieri pomeriggio dovevamo uscire! Per una volta che riesco a convincerti, mi dai buca senza rispondere nemmeno a una delle mie chiamate?- la rosa si spiaccicò una mano in faccia. Se ne era completamente dimenticata!

- Ah Ino..scus- non fece in tempo proseguire che fu interrotta dalla sua voce.

- Tranquilla ti ho perdonata! Volevo solo farti sentire un po’ in colpa ecco..comunque ieri mi ha chiamata Yuki e mi ha detto quello che ti è successo- il suo tono di voce divenne più dolce.

- Quindi non preoccuparti  per sta volta va bene..ma per favore la prossima volta avvisami! E non mi riferisco al fatto che mi hai dato buca..qualsiasi cosa puoi parlarne con me,  chiaro fronte spaziosa?- Sakura sorrise rincuorata, non cogliendo in quella frase nessuna traccia di compatimento, ma di solo affetto.

- Cristallina.. -

- Ecco brava!-

- Ino..-

- Mh?..-

- Grazie. –

Chiuse la telefonata e si alzò dal letto, stranamente di buon umore.

Dopo essersi fatta la solita doccia veloce indossò la divisa scolastica.

Gonna fino a poco più su delle ginocchia a righe blu e bianche, camicia bianca e giacca blu con lo stemma della prestigiosa scuola privata a cui era stata iscritta dopo il trasferimento.

Infine mise  le sue parigine blu e le scarpe in pelle del medesimo colore.

Preparò la borsa con i libri necessari, ieri aveva finito col non studiare ma con la sua media di voti poteva anche permettersi ogni tanto di sgarrare, e scese al piano di sotto.

Come prevedeva Kira era già uscito mentre sua madre probabilmente, stava ancora a letto.

Data l’ora prese velocemente una merendina confezionata per colazione e uscì di casa.

Mentre finiva il suo muffin al cioccolato passò davanti a villa Uchiha e vide che la BMW nuova del figlio maggiore non era più al suo posto, probabilmente lui e Sasuke come al solito erano già partiti per andare a scuola, mentre Sakura preferiva andarci a piedi, oltre al fatto che non era ancora maggiorenne per poter guidare una macchina.

Da quel che ricordava Itachi aveva già la macchina quando lei era arrivata lì.

Era tre anni più grande di lei ma si trovava ancora al 5 anno, a quanto pare per dei problemi di salute che aveva avuto l’ultimo anno delle medie.

Se non ricordava male dalle poche informazioni che le aveva dato sua madre, un giorno aveva sofferto di un tumore benigno, saltando un anno scolastico tra cure  e riposi.

Chissà come si sarà sentito a vivere una situazione simile a quell’età, pensò.

In meno di mezz’ora arrivò davanti ai cancelli della scuola.

Era immensa e lussuosa come prometteva la sua stessa fama, e superata una parte di cortile trovò seduta in una panchina sotto l’albero una ragazza dall’aspetto molto diverso dei soliti giapponesi: alta, lunghi capelli biondi raccolti in una coda e  grandi occhi azzurri.

Accanto a lei nascosta nell’ombra dell’albero si intravedeva una ragazza dall’aspetto opposto : non molto alta, pelle  diafana, lunghi capelli neri e occhi chiarissimi tendenti al lilla.

Si avvicinò alle due amiche e si diedero il buon giorno.

- S-Sakura come stai?? Abbiamo saputo da Yuki e..- la mora, timida come sempre, cercava  di parlare con l’amica con la paura che risultasse troppo invadente e che quindi la mandasse al diavolo.

- Tutto bene Hinata, tranquilla- concluse velocemente la rosa per tranquillizzarla e continuò a parlare con loro finché non sentirono il suono della campanella che segnalava l’inizio delle lezioni.

Si avviarono verso la stessa classe del secondo piano e poggiarono gli zaini accanto alle sedie per poi sedersi, stanche all’idea di dover fare lezione.

Sakura notò che in classe erano già arrivati tutti.

Lei si trovava nell’ultimo banco accanto alla finestra, accanto Hinata e di fronte alla mora Ino. Girò lo sguardo e vide Sasuke  accorgersi di lei, le rivolse una veloce occhiata che Sakura aveva interpretato nel corso degli anni come un saluto. Non era un tipo molto socievole, il più delle volte finivano per bisticciare o stuzzicarsi a vicenda ma nonostante tutto, quando occorreva, Sasuke sapeva dimostrarsi più umano, comportandosi quasi da amico, per quanto raramente capitasse.

Girando leggermente lo sguardo, vide un ragazzo biondo dagli occhi azzurri e dei strani segni su entrambe le guance somiglianti a dei baffi, che sventolava il braccio a mo’ di saluto in sua direzione, sorridendole allegro.

- Sakura-chan!! Buon giorno!!-  Sakura sorrise di rimando  e fece per rispondergli quando l’arrivo del professore di scienze costrinse tutta la classe a zittirsi e sedersi compostamente.

Personalmente odiava il professore Orochimaru, sia di aspetto che di carattere era viscido, oltre ad essere un disgustoso pervertito. In questo caso però lei poteva ritenersi salva.

A quanto pare l’insegnante in questione aveva un particolare interesse nei confronti dei ragazzi, specialmente per Sasuke e per gli altri ragazzi più bravi a scuola, quindi Naruto poteva tranquillamente ritenersi salvo.

Mentre il viscido faceva l’appello, osservò gli altri suoi compagni di classe.

Non aveva stretto rapporti particolari con nessuno dei restanti a parte i ragazzi intorno al suo banco, ma fortunatamente nessuno di loro le aveva mai recato problemi, si facevano i fatti loro e non la giudicavano.

L’unico che forse le creava un po’ di fastidio era Kiba, un ragazzo castano che amava fare il casca morto con tutte ma sembrava particolarmente interessato a lei e che finiva sempre con fare scenate imbarazzanti contro Naruto(anch’esso “segretamente” invaghito di lei) su chi dovesse starle più vicino o parlare per primo. Lo vide cercare di parlare con i suoi compagni di banco, tentando di non farsi scoprire dall’insegnate.

Quello davanti a Kiba si chiamava Choji, un ragazzo “robusto” che amava ingozzarsi di patatine  ogni volta che poteva, mentre al fianco del castano c’era Shikamaru, uno dalla strana coda a forma di ananas e dalla mente geniale ma troppo pigro per sfruttarla.

Orochimaru, stanco del chiacchiericcio tra loro, rimproverò i ragazzi per poi cominciare una delle sue noiose lezioni dove ogni tanto non risparmiava di lanciare occhiate lascive al moro di fronte a lei, che in risposta lo ignorava apertamente.

Per i primi minuti Sakura tentò di seguire la spiegazione invano, infine si arrese e girò sguardo verso la finestre, perdendosi nei suoi pensieri.

Nonostante si fosse risolto momentaneamente il problema di suo padre e si sentisse più tranquilla non poté fare a meno di pensare a quanto fossero state stancanti quelle giornate, e al fatto che nonostante tutto non riuscisse più da molto ormai a dialogare con sua madre, tanto che era finita col parlare con Kira.

Sentiva il bisogno di distrarsi, di sfogare tutta la rabbia repressa che provava dentro di se e di liberarsi la mente da ogni preoccupazione.

Ormai aveva deciso. Quella sera sarebbe tornata lì.

Prese il telefono cercando di non farsi scoprire dal professore e scrisse un messaggio.

   / sta sera ci sono anch’io ci vediamo alla solita ora/

Cercò il destinatario e una volta trovato premette invio.

Contenta all’idea di come avrebbe trascorso la serata tornò serena  a seguire la lezione mentre Orochimaru non smetteva di fissare Sasuke che, scocciato da quelle attenzioni indesiderate girava lo sguardo verso la finestra.

 

 

Dopo le prime ore di lezione il suono della campana che annunciava la pausa pranzo fu ben accolto da tutti i studenti, felici finalmente di potersi alzare da quelle sedie  e di staccarsi dai libri.

Sakura si diresse insieme ad Ino e Hinata verso la grande mensa e dopo avere fatto una breve fila per prendere il cibo come al solito scadente, si sedettero nel tavolo insieme a Naruto, Sasuke, Kiba,  Choji e Shika. Vista da quella prospettiva sembravano un gruppo di amici che passavano il tempo insieme. E probabilmente lo erano, ma Sakura non poteva confermare con certezza che facesse parte di quel gruppo, nonostante la facessero ridere si sentiva comunque come se in confronto fosse dentro una boccia di vetro, e le loro voci risuonassero come un eco.

- Sakura-chan! perché non ti sei seduta vicino a me?? A proposito oggi sei bellissima!!- esclamò Kiba sorridendole allegro.

- Guarda che Sakura-chan è sempre bella idiota!- lo schernì il biondo e i due cominciarono a mandarsi occhiate di fuoco come per vedere chi finiva carbonizzato per primo.

- Non cominciate subito a litigare voi due!- li rimproverò Ino mentre Hinata, quasi nascosta dietro la sua spalla, guardava estasiata Naruto, ammirando la luce di sfida che emanavano i suoi bellissimi occhi blu.

Che Hinata  fosse completamente cotta di Naruto era ormai risaputo, tranne per  il ragazzo in questione ovviamente, che sembrava vivere nel mondo delle favole.

I due cominciarono a fare a gara su chi avrebbe finito più velocemente i pasti chiamando insistentemente Sakura perché li guardasse.

Lei roteò gli occhi scocciata, posando lo sguardo altrove, e quello che vide le fece perdere un battito.

Il gruppo dei quinti entrò per ultimo dato che provenivano dall’ultimo piano e si incamminarono ciascuno verso i propri tavoli.

Ma il motivo non fu quello, non proprio almeno. In mezzo a loro spiccava la figura di Itachi, che la fissava intensamente. O forse guardava solamente Sasuke che era al suo lato? Più probabile la seconda opzione.. no?  Si impose di guardare altrove, per non farsi cogliere imbambolata che lo guardava, ma nonostante tutto continuava a chiedersi perché venisse trattato da tutti come una divinità.

I ragazzi della sua classe, che erano intorno a lui, erano distanti almeno un metro dalla sua presenza, come se avessero paura di toccarlo e  i loro sguardi erano colmi di  rispetto e timore allo stesso tempo.

Per non parlare di tutte le ragazze nei tavoli. Mancava poco che i loro occhi prendessero la forma di  cuoricini! Che esagerazione! Doveva ammettere anche lei che emanava una certa aurea, ma da lì a venerarlo come un entità superiore ce ne voleva! Peccato che sembrava fosse una delle poche a pensarla in quel modo.

A guardarlo diversamente poi c’erano giusto chi lo odiava, soprattutto per invidia.

Come ad esempio Deidara.  Un altro ragazzo del quinto anch’esso molto amato tra il pubblico femminile, che sembrava odiare profondamente il moro qualsiasi cosa facesse ed ogni occasione era buona per farglielo notare.

Stanca di guardare la solita routine della mensa  tornò con lo sguardo tra i suoi compagni che nel frattempo avevano cominciato a prendere  in giro la strana capigliatura di Deidara e la sua ossessione per le costruzioni in argilla che si portava spesso anche a scuola.

Il loro, era forse l’unico tavolo dove non si parlava molto di Itachi, dato che non era una cosa che faceva molto piacere a Sasuke, fin troppo stressato a ricevere da tutti gli altri il paragone e le differenze abissali tra lui e il fratello.

 

La giornata scolastica era passata abbastanza velocemente  e Sakura ormai si accingeva a tornare a casa.

Chiusa la porta alle sue spalle trovò sua madre accoglierla con un sorriso affettuoso, dal quale si intravedeva però, l’ansia e la preoccupazione accumulata nei scorsi giorni verso la figlia.

Sakura decise di ricambiare il sorriso e salutarla come sempre facendole capire che la faccenda era sistemata e che non c’era più nulla di cui preoccuparsi e salì in camera sua mentre Sawako si lasciava andare a un lungo respiro di sollievo speranzosa che tutto potesse pian piano tornare alla normalità.

Raggiunta la sua camera si lasciò sprofondare sul letto per pochi minuti cercando di rilassare la sua mente, afflitta da continui pensieri.

Decise infine di alzarsi e fare i compiti, eccitata all’idea di come avrebbe trascorso la serata.

Doveva resistere ancora per poco poi sarebbe potuta essere finalmente se stessa.

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 4
*** capitolo 4 ***


 Le note a fine capitolo.

Buona lettura!

 

 

 

Capitolo 4

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Nonostante fosse notte fonda, un esile figura si muoveva con passi sicuri verso la sua meta.

Ormai era lontana almeno un ora dalle abitazioni affollate della città e la zona circostante era circondata da un fitto bosco.

Arrivata a destinazione si trovò di fronte al grande centro depositi dei treni.

Tra i grandi mezzi c’era una piccola costruzione con una finestra da cui intravide la luce accesa e si diresse decisa vero quella direzione.

- Sakura eccoti finalmente! È da un po’ che non ci si rivede eh?-

- Ciao Suigetsu..è già, ma ora eccomi qui- Sakura salutò il ragazzo dai capelli tinti  di un strano colore argentato.

Posò il piccolo zaino accanto alla finestra e andò a sedersi sul divano dove c’erano anche un ragazzo dalla corporatura grossa e i capelli castani di nome Jugo e un altro più grassoccio e ricci capelli neri di nome Ichigo.

Avevano un aria persa e rilassata e Sakura dedusse che fossero fatti, dato l’odore di erba sparso per tutta l’abitazione.

- Gli altri sono andati a lasciare qualche segno sul nuovo treno che hanno portato, si stavano annoiando- disse il ragazzo in piedi rispondendo in anticipo alla sua domanda.

- Mh, bene tra quanto si comincia allora??- chiese annoiata. Non aveva voglia di passare il tempo seduta sul quel divano vecchio e lurido.

- Verso l’una e mezza due direi, sta volta abbiamo un po’ di lavoro da compiere prima di dover cominciare- rispose guardandola con intesa.

Sakura capì, sbuffò scocciata e guardò l’orologio sul polso che le aveva regalato Kira per natale: l’una meno dieci.

- Va bene muoviamoci allora- si alzò riprendendo lo zaino  e insieme all’altro uscì da quella vecchia costruzione, lasciandosi dietro gli altri due, troppo incoscienti per seguirli.

Si incamminarono verso la fitta rete di bosco allontanandosi dal centro depositi, dove si sentivano arrivare urli e schiamazzi divertiti di ragazzi e rumore di vetri rotti.

Dopo essersi infiltrati per un po’ nel bosco intravidero un lungo soffitto  in legno, sostenuto solo da alcune travi che come pareti utilizzava  lunghe tende verde scuro per mimetizzarsi meglio nell’ambiente e passare inosservato.

- Ti aspetto qui fuori, sbrigati- Suigetsu si appoggiò con sguardo indifferente ad un albero vicino mentre lei scostava una delle tende per intrufolarsi all’interno.

Davanti a lei, una lunga fila di moto da corsa occupavano tutto lo spazio circondato dalle travi.

Si avvicinò alla sua Kawasaki ninja 750 verde e poggiò sopra di essa lo zaino con all’interno il suo casco.

Sorrise soddisfatta, guardando la sua piccola, se sua madre sapesse che la notte invece di dormire la sua dolce bambina andava  a fare gare motociclistiche clandestine, le verrebbe un infarto.

Sakura non ricordava di preciso come fosse cominciata, sapevo solo che tutto era nato in quel periodo buio della sua vita, quando aveva circa 12 anni e sua madre aveva deciso di dimenticare suo padre mettendosi  a frequentare uomini di tutti i tipi fino ad incontrare lui. Uno stronzo che ha finito col dar fondo a tutti i risparmi  della madre e che si divertiva a fare il macho che doveva comandare e torturare la loro vita, in particolare quella di Sakura e il suo caratterino ribelle che interpretava sempre più come una sfida.

Probabilmente la ragazza non aveva mai visto sua madre arrivare a quei livelli di sottomissione e miseria, di certo non con suo padre.

Stanca della sua vita  e desiderosa di stare il più possibile lontana da casa, cominciò a fuggire sempre più spesso per fare lunghe passeggiate notturne, finché una sera non incontrò Suigetsu.

Un tipo alquanto bizzarro e all’inizio inquietante ma che per la giovane si era rilevato come l’unica occasione per poter sfogare tutta la sua rabbia, prima ancora che ne capisse il motivo.

Una volta entrata nel suo giro di amicizie  il ragazzo, convinto di avere la sua fiducia, decise di rilevarle il segreto per cui aveva una vita notturna così accesa e conoscesse tanta gente.

Era cominciato tutto per gioco, non aveva nessuna intenzione di immischiarsi in brutte situazioni, ma dopo aver fatto un giro nella moto da corsa di lui, dovette ricredersi.

Se solo ripensava alla sensazione avuta nel andare a una velocità come quella, tra quei alberi, e la sensazione di vittoria quando si superava un avversario, un brivido le attraversava tutta la spina dorsale, dandole una sensazione di eccitazione e compiacimento allo stesso tempo.

Adrenalina. Ecco il motivo per cui aveva finito col diventarci dipendente. Solo in questo  posto, tra tutte quelle persone poco raccomandabili che scommettevano cifre enormi su tutti i gareggianti e il pericolo di potersi fare del male ad ogni curva con la sua Kawasaki, riusciva a sentirsi veramente se stessa.

Sakura non era la ragazza inosservata e imbranata che vedevano tutti, quella era solo una maschera che la ragazza non sopportava. No, lei era la Sakura che rischiava, contro tutto e tutti e non si faceva mettere i piedi in testa da nessuno, a differenza di sua madre.

Forse era così influenzata dagli avvenimenti della sua vita e  da quella di Sawako, che aveva finito per dividere la sua persona in due parti, una che cercava di continuare a vivere serenamente le giornate mentre l’altra che si ribellava e che non voleva arrendersi a ricominciare da capo.

Spesso aveva finito per perdersi in una confusione infinita, dove non riusciva più a capire quale fosse la vera se stessa e se poteva continuare in quel modo, ma quei pensieri erano così complicati e quella scelta così difficile che ogni volta finiva con rinchiuderli tutti in un cassetto ed ignorarli del tutto.

Riposto lo zaino accanto alla moto, si fece strada tra le pesanti tende per poter tornare da  Suigetsu scoprendo, una volta raggiunto, che non era più solo.

Per un momento si era dimenticata che per ogni divertimento c’è sempre un prezzo da pagare.

Dato che Suigetsu era “l’ideatore” di tutta  l’organizzazione toccava a lui e a Sakura, che lo aiutava in cambio delle spese della moto, pagare quel prezzo.

Organizzare gare motociclistiche in quella zona vicino ai depositi era perfetto perché passava inosservato dalle autorità, ma rischioso perché conteso da diversi personaggi che non avevano certo una buona fama.

Una in particolare era “l’Akatsuki” , un organizzazione segreta di uomini d’affari potenti  che volevano arricchirsi illegalmente creando così un gruppo di alleati di diverse aziende nemiche tra loro, con lo scopo di mandarsi informazioni utili da poter usare per distruggere ogni probabile concorrente ed appropriarsi infine delle sue ricchezze. Era ovvio che il gruppo di Suigetsu, come molti altri del resto, risultasse insignificante in confronto.

L’unico motivo per cui loro avevano la possibilità di poter usare quei terreni era grazie ad un patto fatto con i membri dell’Akatsuki: ogni mese dovevano consegnare loro il 20% di guadagni ottenuti dalle scommesse e in più dovevano effettuare dei piccoli scambi di informazioni segrete ad alcuni personaggi, senza farsi scoprire. Il perché era scontato. Se fossero stati scoperti gli unici a finire in galera sarebbero stati loro e di certo non dei uomini ricchi e potenti.

Sakura si passò una mano tra i capelli in un gesto nervoso e si incamminò al gruppo.

- Eccoti finalmente- la rimproverò l’amico guardandola scocciato.

Ignorò il suo sguardo e si voltò ad osservare gli uomini di fronte a loro.

Il primo lo aveva riconosciuto subito, dato che veniva spesso per ritirare il denaro: Kakuzu, un tipo inquietante fissato con i soldi e tirchio fino al midollo.

Passò lo sguardo sul secondo elemento e un brivido le percorse la schiena.

- Ma guarda un po’..allora la piccola mocciosa è cresciuta! Vedo che nonostante tutto sei riuscita a sopravvivere..- ghigno il tizio.

- Cos’è speravi di vedermi stecchita tra qualche albero, con il segno di qualche ruota sulla faccia magari? Beh, mi dispiace per te..ma sono ancora qui…Sasori.- si riprese dallo schook per rispondergli, guardandolo con sfida.

- Sakura.. – la avvisò Suigetsu dandole una gomitata. Non era certo consigliabile stuzzicare un membro dell’Akatsuki.

La ragazza decise nuovamente di ignorare l’altro per poi incrociare le braccia, impaziente che tutto finisse al più presto.

Sasori, un ragazzo di circa 23-24 anni, dai capelli rossi e di bell’aspetto  e uno sguardo freddo, glaciale e pericoloso la guardò stranamente divertito.

Deciso a non voler peggiorare la situazione Suigetsu decise di avviare il procedimento del pagamento il prima possibile, appoggiato pienamente dall’impaziente Kakuzu.

Durante tutta la discussione e lo scambio Sakura si era premurata di ignorare volutamente lo sguardo insistente del ragazzo, non riuscendo però a fermare il crescente fastidio che si faceva largo nel suo stomaco.

Finito il tutto si diresse verso il rifugio senza degnare di un saluto gli altri, non che ce ne fosse bisogno.

Entrata dentro, notò che le altre moto erano già state tirate fuori, mancava solo la sua.

 Una volta raggiunta fece per trascinarla via, quando una voce così vicina da sentire il fiato sul collo, la fece trasalire.

Si girò di scatto e notò che era ancora lo scocciatore.

- Che cosa vuoi, Sasori?- 

- Niente di speciale..volevo solo vedere meglio quanto fosse cresciuta la piccola e ribelle Sakura..in fondo sono quasi due anni che non ci rivediamo, e devo ammettere che mi ha sorpreso vederti ancora qui, così cocciuta e ostinata.- spiegò lui, squadrandola curioso da capo a piedi.

- E perché ti sembra così strano? C’è gente che ci sta da molto più tempo e ancora non abbandona se è per questo.-

- Beh, questo è vero, ma mi aspettavo che una ragazza come te Sakura, così diversa e pura da gli altri qui, avesse smesso di fare una doppia vita, o ancora non riesci a capire se ti piace di più essere la brava Sakura come suppongo tu  sia tutte le mattine o la bad girl notturna?-le chiese guardandola intensamente mentre lei si sentiva percorsa da migliaia di brividi per tutto il corpo. Era incredibile come quel ragazzo, che non la vedeva da anni, riuscisse in una sola occhiata a capire i più profondi dilemmi che nemmeno lei riusciva a intravedere con chiarezza, facendola sentire fragile e facile preda ad ogni suo attacco. Aveva sempre odiato il suo modo di prendersi gioco di lei senza scrupoli, distruggendole ogni sua piccola convinzione con una piccola parola per poi mollarla lì, confusa e spaventata di esser stata scoperta così facilmente da un tipo del genere.

Allo stesso tempo però quella sua capacità di leggerle nel profondo, di disarmarla in un istante e il suo sguardo così spietato e seducente la attraevano come una calamita, come una preda verso il suo predatore.

Cercò di mantenere lo sguardo freddo, tentando di non fargli capire quanto la sua frase avesse avuto effetto su di lei, per poi girarsi indifferente dalla parte opposta, portando fuori la Kawasaki.

Prima che riuscisse ad uscire del tutto  si sentì afferrare per un braccio e sentì il corpo del rosso appiccicarsi alla sua schiena e il suo alito sfiorarle il lobo dell’orecchio sinistro.

- Se ti può interessare saperlo comunque, per quanto la tua versione di brava ragazza possa essere bella e tranquilla, considero questo tuo lato da ragazzaccia molto più eccitante e soprattutto, adatto a te-

A sentire il suo fiato addosso e quella voce così profonda che la provocava, senti una lunga scossa attraversarle la schiena e si girò a guardarlo sconvolta. Ma non l’aveva ritenuta sempre una mocciosa?

Il ragazzo, comprendendo il suo sguardo interrogativo decise di chiarirle meglio la situazione.

- A differenza di quello che mi aspettavo, non sei più la mocciosetta di prima, sei cresciuta parecchio direi-  continuò, percorrendo con lo sguardo tutto il corpo della ragazza, facendole aumentare i brividi-e sono stupito che tu sia riuscita a sopravvivere in posto del genere..ad ogni modo Sakura, quando ti sentirai stanca di recitare la parte da brava ragazza vieni pure quando vuoi a farmi visita- tirò fuori dalla tasca un biglietto e lo porse tra le sue mani.

- Questo è il mio biglietto da visita, con indirizzo e numero di telefono..mi hai colpita Sakura, perciò sarò ben lieto di aiutarti a toglierti quella maschera che devi indossare tutti i giorni e ti si legge chiaramente in faccia che ne hai bisogno..- continuò curvando le sue labbra in un ghigno divertito- Buona fortuna per la gara Sakura io vado e..ci vediamo presto- concluse girandosi di spalle per uscire dalla stessa parte da cui era entrato, lasciandosi dietro una ragazza alquanto arrabbiata e confusa allo stesso tempo, con un piccolo bigliettino tra le mani e un espressione sconvolta in viso.

 

 

 

 

 

Ecco qua un altro capitolo! Come promesso, qui il racconto comincia a prendere una piega e sempre in questo capitlo, emergere la particolare personalità di Sakura.
Appare anche il terzo personaggio principale, Sasori e spero di avervi incuriosito un pò ;)
lovemusic

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Capitolo 5
*** capitolo 5 ***








Ecco qua il 5 capitolo!!!sinceramente non sò nemmeno io cosa mi sia uscito..l'ho scritto ieri notte mezza morta dopo aver passato una giornata senza pace tra scuola, equitazione e ancora studio! Quindi se è uno schifo posso dire di avere delle scusanti.. ;)
Ringrazio tutte le persone che mi seguono e tutti i lettori silenziosi e mi farebbe piacere sapere cosa ne pensate :)
Buona lettura
lovemusic

 

- Nel 1912 Ungaretti, dopo un breve periodo trascorso al Cairo, lasciò l'Egitto e si recò a Parigi. Nel tragitto vide per la prima volta l'Italia ed il suo paesaggio montano. A Parigi frequentò per due anni le lezioni del filosofo Bergson, del filologo Bédier e di Strowschi, alla Sorbonne e al..- Sakura, indifferente alle parole del professor Azuma, continuava a battere nervosamente  la pena sul banco.

- Se non la finisci ti tiro qualcosa addosso, sei avvisata- la rosa guardò scocciata il compagno di classe di fronte a al suo banco.

- Oh scusa tanto Sask’è..non sia mai che ti deconcentri!-  rispose sarcastica. Per un motivo a lei sconosciuto, lui era una della poche persone, oltre Suigetsu,  con cui non si faceva problemi a mostrare anche i lati del suo carattere più scontrosi e poco socievoli.

- Quando nel 1914 scoppiò la prima guerra mondiale, Ungaretti partecipò alla campagna interventista, per poi arruolarsi volontario nel 19º reggimento di fanteria, quando il 24 maggio 1915 l'Italia entrò in guerra. Combatté sul Carso e in seguito a questa esperienza scrisse le poesie che, raccolte..- Niente. Per quanto si sforzasse di seguire la lezione la sua mente era continuamente concentrata su altri pensieri ben poco graditi. Stufa di non riuscire a smettere di pensare ricominciò a sbattere nervosamente la penna sul banco mentre il moro di fronte a se sbuffava rassegnato.

“mi aspettavo che una ragazza come te Sakura, così diversa e pura da gli altri qui avesse smesso di fare una doppia vita, o ancora non riesci a capire se ti piace di più essere la brava Sakura come suppongo tu  sia tutte le mattine o la bad girl notturna?”  cercò invano di scacciare quei ricordi e si passò una mano tra i capelli scostandosi tutte le ciocche rosa che le ricadevano sul viso “se ti può interessare saperlo comunque, per quanto la tua versione di brava ragazza possa essere bella e tranquilla, considero questo tuo lato da ragazzaccia molto più eccitante e soprattutto, adatto a te.”  . Più adatto a  lei? Chi si credeva di essere per potersi prendere tutta quella confidenza? E poi quel’invito, la sensazione del suo corpo attaccata alla sua schiena, il suo fiato che le solleticava il collo..Perché un arrogante come lui che si sentiva superiore a tutti si era interessato a lei, così improvvisamente?  E soprattutto, perché lei si era sentita continuamente percorsa da brividi di eccitazione durante quel breve incontro? Non che questa sensazione ci avesse messo molto a trasformarsi subito in rabbia e indignazione ma rimaneva il fatto che, a distanza più di due settimane, la rosa si sentisse ancora scossa e confusa. Questo, se possibile, la faceva imbestialire ancora di più.

Per le scorse sere che era andata al ritrovo, non si era presentato e lei  aveva sfogato tutti i suoi pensieri vincendo per tre volte consecutive tutte le gare, lasciando pienamente soddisfatti tutti gli uomini che avevano scommesso su di lei.

 

- Sakuraaaa, ci sei??? Scommetto che non hai ascoltato nemmeno una parola di quello che ti ho detto!- sbuffò indignata la bionda.

- Uffa Ino sì ti stavo ascoltando..anche se è quasi impossibile riuscire a seguire  i tuoi discorsi!- sbottò l’amica di rimando mentre la mora accanto sorrideva divertita dai loro battibecchi.

Dopo tante insistenze le ragazze erano riuscite a convincere la rosa a farsi un giro con loro dopo scuola.

Mentre si gustavano ciascuna il proprio frullato, Hinata divenne improvvisamente seria e guardò intensamente l’amica seduta alla sua destra.

- Sakura a proposito, va tutto bene?ultimamente ti abbiamo visto sempre così distratta..se ti va di parlarne noi siamo qui..lo sai vero?- chiese preoccupata mentre Ino annuiva guardandola con affetto.

Sentì  il suo stomaco contrarsi dolorosamente. Improvvisamente si sentì  così ingiusta e sporca. Per quanto non facesse altro che sentirsi isolata e non compresa si rese conto che quelle ragazze che aveva davanti, nonostante tutto, erano davvero affezionate a lei. Erano amiche, per cui era normale che si comportassero in quel modo.

Da quanto aveva sognato di trovare delle persone come quelle? O come Naruto e gli altri? Si rese conto che a forza di chiudersi in se stessa si era completamente allontanata dalla realtà che viveva tutti i giorni, rischiando così di essere lei stessa a distruggere ogni possibilità di poter creare finalmente dei veri rapporti con qualcuno e costruirsi una vita serena. Guardando  le sue amiche che la osservavano  speranzose, per un momento, fu pronta a rivelare tutte le sue paure e i suoi dubbi ma si fermò di botto. Per farlo, avrebbe dovuto confessare e mostrare loro l’altro lato di Sakura, rivelargli quello che spesso andava a fare di notte e tutto il resto. Non era ancora pronta per tutto quello, chissà cosa avrebbero pensato di lei! Probabilmente le avrebbero dato della pazza. E in più lei stessa, per quanto in quel momento sentisse il bisogno di liberarsi di quella maschera, sapeva di essere ancora troppo legata alla Sakura motociclista e all’adrenalina che provava ogni volta che saliva su quella moto e rischiava di farsi scoprire dalla polizia, finendo per chissà quanto in galera.

Sorrise timida prima di rassicurare le amiche rispondendo che era solo un po’ di stress causato dalla scuola e da Kira.

Lo sguardo di delusione e dispiacere che lesse nei loro occhi la fece sentire un verme, ma purtroppo non era ancora pronta per aprirsi e lasciarsi andare. Sperava solo di poter rimediare in un prossimo futuro, semmai loro fossero state disposte ad accettarla ancora.

 

Era passato poco da quando aveva salutato Hinata e Ino, dopo aver passato con loro gran parte del pomeriggio a chiacchierare del più e del meno e dopotutto si era divertita.

Per niente ansiosa di tornare a casa decise di farsi una passeggiata nel piccolo parco vicino al suo isolato.

Capitava molto raramente che passasse da quelle parti ma ricordava che quando era passata di fronte a quel piccolo parco ben costruito e dall’area molto tranquilla si era ripromessa di farci visita.

E ora si ritrovava a passeggiare tra quei antichi alberi e le panchine sottostanti guardandosi intorno curiosa.

Era veramente bello per essere solo un parchetto e si stupiva che non ci vedesse mai nessuno passeggiarci dentro.

Decise di sdraiarsi su una panchina chiudendo gli occhi e ripensando agli sguardi delusi delle sue amiche.

Sperava davvero di diventare più brava in futuro, nel approcciarsi con le persone.

- Giornata stancante?- stupita di sentire la voce di qualcuno si alzò di scatto guardandosi intorno fino a soffermarsi sulla figura che le aveva parlato.

Itachi la guardava sorridendo gentilmente.

- Ciao..- rispose guardandosi intorno confusa. E lui da dov’era sbucato?

- Posso?- le chiese indicando la panchina su cui era seduta.  Dopo il suo consenso si sedette al suo fianco guardando la piccola fitta di alberi di fronte a se.

- Non pensavo che anche tu venissi qui! Questo posto è sempre così desolato..un vero spreco secondo me-

- Veramente è la prima volta che vengo qui..tu invece?da come ne parli non sembra..- chiese la rosa guardandolo con curiosità. Si chiedeva cosa ci facesse effettivamente un tipo come lui circondato sempre da tante persone, da solo, su quel parco.

- Beh sì è da piccolo che conosco questo posto e spesso ci venivo anche con Sasuke, mia madre e tal volta anche mio padre. Poi le cose a casa sono un po’ cambiate e tutti si sono dimenticati di questo posto..tranne me. Forse è anche il fatto che sia così isolato e tranquillo ad attirarmi e questo lo rende uno dei pochi posti dove riesco a rilassarmi e a pensare tranquillamente- rispose sereno continuando a mantenere  lo sguardo sull’albero di fronte.  Sakura studiò attentamente il profilo del ragazzo. Si vedeva che non era stupido come tutti gli altri o superficiale ma sembrava anche un tipo molto freddo e vederlo parlare ed esprimersi con lei così tranquillamente l’aveva stupita non poco.

Il moro si volse dalla sua parte e fissò i suoi occhi neri e profondi in quelli verdi e limpidi della ragazza.

- E tu Sakura? Anche tu sei stata attirata qui per il mio stesso motivo? C’è qualcosa che ti tormenta tanto, da aver bisogno di allontanarti da tutto e tutti e venire qui..?- le chiese non staccando nemmeno per un momento il contatto dei loro occhi.

La rosa sentì i battiti del suo cuore cominciare ad aumentare sempre di più. Sentiva quegli occhi scavarle fin dentro l’anima ma stranamente, invece di sentirsi impaurita o fragile come capitava al solito con lui, sentì per la prima volta come se quel ragazzo considerato sempre così irraggiungibile e freddo, avesse molte cose in comune con lei. Sentiva come se ci fosse.. dell’affinità tra i loro sguardi.

- Può darsi..ma chi lo sa..forse si tratta solo di curiosità e voglia di visitare e scoprire nuovi posti..- rispose guardandolo provocatoria.

Itachi sorrise divertito alla sua affermazione. Era rimasto colpito di come quella ragazza all’apparenza così semplice, dolce e innocente che vedeva passare per i corridoi di scuola nascondesse uno sguardo così vivo e provocante allo stesso tempo. Ma si sa che spesso l’apparenza inganna, e lui questo lo sapeva fin troppo bene.

- Voglia di scoprire nuovi posti dici? Allora sei stata decisamente fortunata ad incontrarmi oggi..- disse guardandola divertito mentre si alzava e porgeva la mano alla ragazza.

- Vieni con me!- rispose al suo sguardo interrogativo.

La rosa sempre più perplessa decise di seguirlo curiosa di sapere dove l’avrebbe portata.

 

- Non ci credo..ma questa è..- commentò Sakura senza riuscire a terminare la frase.

- Una vecchia  ma stupenda giostra di cavalli! Sorpresa?- concluse il moro.

La rosa cominciò a camminare intorno a quella meraviglia..e chi se lo aspettava che quel parco nascondesse una cosa del genere! Anche se abbandonato, quella giostra era veramente una delle più belle che avesse mai visto e le ricordava terribilmente i ricordi di quand’era bambina, e suo padre la portava a giocarci per pomeriggi interi.

- E’ veramente bello..che peccato che sia abbandonato..- commentò tristemente.

- ahahah lo sai..mi ricordi tanto una persona!- commentò sorridendo .

- Vai a sederti su uno dei cavalli e aspettami..ho una sorpresa che sono sicuro ti piacerà..- disse con fare misterioso mentre la spingeva con delicatezza verso uno dei cavalli in legno.

La ragazza sempre più perplessa si sedette su uno di essi seguendo con lo sguardo il moro che spariva dietro un albero vicino.

Per poco non cadde dalla sua posizione tanta la sorpresa nel sentire la giostra che aveva cominciato lentamente a muoversi e tutte le luci accendersi.

Itachi comparve nuovamente da dietro l’albero per poi raggiungerla sorridendo furbo e sedendosi sul cavallo accanto alla rosa.

- Ma cos..come hai fatto??- chiese sempre più stupita.

- Te l’ho detto che è da anni che vengo qui..e da un po’ ho scoperto che è stato lasciato qui anche l’interruttore e la sua batteria..anche se dubito che durerà molto..-

- E come hai fatto a scoprirlo?-

- Beh ti rivelerò un segreto..- rispose guardandola divertito.

- In realtà prima venivo sempre qui per poterci Sask’è!- la rosa lo guardò scandalizzata.

- SASK’E’??-

- Eh già! Che tu ci creda o no..Sasuke ama andare sulle giostre!! Ti sembra assurdo vero? Beh adesso è così preso dal farsi vedere forte e perfettino che non si azzarda più a venire qui!! E mi raccomando..non dirgli niente o ti posso assicurare che ci ammazzerà entrambi pur di nascondere qualsiasi traccia!!- rispose cercando di assumere un espressione fintamente seria e preoccupata.

La rosa al solo immaginarsi il piccolo Uchiha giocare divertito su quelle giostre paragonandolo poi con la sua figura perennemente impassibile scoppiò in una risata fragorosa. Rise. Rise come non faceva da tempo mentre continuava a parlare spensierata con l’unica persona che si sarebbe mai immaginata e la giostra girava illuminando quel piccolo posto segreto.

- Lo sai Sakura..dovresti ridere più spesso..il tuo viso si illumina di una luce nuova quando sorridi-

La rosa lo guardò con il cuore in gola.  Chissà se quella sera, su quel cavallo di legno che saliva e scendeva  e in compagnia di quel ragazzo così particolare, non fosse uscita la vera Sakura, quella che cercava sempre più impazientemente di venir fuori e mostrarsi al mondo intero.

 

 

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Capitolo 6
*** capitolo 6 ***


Ecco qua il seguito! iQuesto capitolo sarà dedicato alla storia di Sakura e spiegherà alcuni lati del suo particolare carattere e in più ho dato un indicazione per il prossimo capitolo ;)

Buona lettura 

lovemusic

 

Per quanto spesso fosse andata in quel luogo, non si sarebbe mai abituata a quel forte odore di medicinali e disinfettante che le infondeva le narici ogni volta che entrava.

La ragazza dai capelli rosa si sedette sulla sedia dopo averla avvicinata al letto e cominciò ad accarezzare lentamente il dorso di una mano che spuntava dalle lenzuola.

- Ciao papà..-

 

 

10 anni fa..

- Sakuraaaaaaa- 

Un uomo alto e dall’espressione preoccupata si muoveva tra la folla cercando di farsi spazio con le braccia.

- Signore si sente bene?- una donna di circa trent’anni lo guardò incuriosita dopo averlo fermato.

- E-ecco io..io..-

- Si calmi su..faccia un bel respiro e distenda i nervi..-

- I-io..non trovo mia figlia!!l’avevo lasciata un secondo sulla panchina al centro del parco per andare a prendere un  gelato..ero proprio di fronte a lei..ma mentre pagavo..l’ho persa d’occhio solo p-per un secondo..e..e..è scomparsa!-

La signora dopo aver guardato per un attimo dispiaciuta quell’uomo preso dall’ansia, il suo viso si illuminò.

- Aspetti un attimo! Non è che per caso quella bambina ha i capelli rosa?- l’uomo si girò da lei stupito.

- Sì!! Sìsìsìsì ha i capelli rosa!!può essere solo lei ne  sono sicuro!!l’avete vista per caso?? Vi prego ditemi dov’è?! Sta bene vero?-

- Oh sì sì non si preoccupi!sono l’animatrice del parco giochi qui affianco e quando ho visto quella bambina arrivare da sola le ho chiesto dove fossero la mamma e il papà ma non rispondeva..così l’ho portata nel castello gonfiabile dove c’è la mia collega e l’ho lasciata a lei mentre venivo qui! Prego mi segua che le mostro dove raggiungerla. –

L’uomo alle parole di quella signora si lasciò andare ad un lungo sospiro di sollievo. La sua bambina era salva e al sicuro.

Quando arrivò a destinazione vide, tra tutti i bambini rincorrersi divertiti, una testolina rosa accucciata ad un angolo a parlare con altri bimbi.

 

 

Il cielo ormai era diventato scuro e l’uomo, insieme alla bambina che teneva per mano, si incamminavano verso casa in silenzio.

- Papà..sei ancora arrabbiato con me?- chiese la bambina con una voce appena percettibile.

- Certo che sono arrabbiato! Non ti è bastato quello che ti ho detto al parco, non lo vuoi capire? Pensa se da un momento all’altro io scomparissi e non ritornassi più..non ti preoccuperesti anche tu?- la bambina spalancò gli occhioni verdi.

- Ma sarebbe bruttissimo!! Come faccio senza il mio papà?- la voce delicata cominciò a incrinarsi. E se fosse sparito per davvero? Il terrore pervase la piccolina che non capendo il senso delle parole di suo padre temeva lui sparisse per sempre per colpa sua che lo aveva fatto arrabbiare.

- papà non andare via ti prego! Farò la brava lo prometto!- il padre la guardò sorpreso, ma che aveva capito.

Si mise in ginocchio per arrivare alla stessa altezza della figlia in preda all’ansia.

-  Sakura ma come ti viene in mente? Certo che non me ne vado solo per questo! Te l’ho detto solo per farti capire la paura che ho provato io nel non vederti più!- la bambina lo guardò speranzosa-  Quindi non te ne andrai mai  vero??resterai per sempre con me??vero papà??- l’uomo la guardò intenerito e le accarezzò il piccolo viso paffuto.

- Certo Sakura, resterò sempre con te. Te lo prometto. –

 

 

 

- Mi ha mentito papà..-  sussurrò la rosa continuando a stringere la mano del padre.

Ora più che mai sentiva il bisogno di averlo vicino. In fondo era sempre stata legata più al padre, con lui parlava sempre di tutto ed era sempre stata convinta che fosse il padre migliore del mondo. Lo pensava ancora, per questo sentiva tanto la necessità di riaverlo con se.

La sua vita era cambiata drasticamente dal giorno del suo incidente.

Sawako, già molto sensibile e fragile di suo, aveva finito col chiudersi completamente nella sua disperazione, lasciando la piccola Sakura ad affrontare una cosa molto più grande di lei senza che questa potesse riuscire a chiedere aiuto a nessuno.

E non lo aveva mai fatto effettivamente.

Vedere sua madre così debole l’aveva convinta che lamentarsi o dimostrare il suo dolore avrebbero  reso sua madre ancora più triste, così decise di tenersi tutto per se.

Sembrava però, che il destino si divertisse a giocarle brutti scherzi e a provocarla in continuazione.

 

 

Flashback

 

- APRI QUESTA DANNATA PORTA!- la rosa continuò ad ignorare le urla mentre tremante dalla rabbia gettava alla rinfusa nello zaino il casco e dei vestiti di scorta.

Gettò uno sguardo alla finestra.  Stava troppo in altro e uscire per di lì sarebbe stata una pazzia. Decise comunque di gettare lo zaino al piano terra, tanto non si sarebbe certo distrutto.

Prese un forte sospiro e aprì di scatto la porta trovandosi davanti un uomo fermo con il pugno a mezz’aria e un espressione stupita. Non si aspettava che uscisse veramente.

La ragazza lo sorpassò velocemente senza degnarlo di uno sguardo, approfittando del suo stato di stupore per raggiungere il più velocemente possibile l’uscita di casa.

Prima che potesse posare la mano sulla maniglia si sentì afferrare per le spalle e le braccai dell’uomo girarla dalla sua parte facendola sbattere con la schiena sul portone.

- Lasciami Hiroshi!-

- Lasciarti?Ah!  Si può sapere dove credi di andare?-

- Non sono affari tuoi!- rispose la rosa guardandolo con sfida. Una scintilla si accese negli occhi azzurri dell’uomo.

Prima che se ne accorgesse si ritrovo le sue mani stringerle con forza il collo mentre la ragazza cercava inerme di ribellarsi.

- Forse non ti è ben chiaro il concetto! Ti è proibito uscire da casa se non su mio consenso. E in caso non ti fosse ancora chiaro ragazzina, le regole di questa casa le decido io. Per cui se dico che a parte scuola non devi mettere piede fuori casa, tu mi dovrai obbedire! Ormai tua madre mi ha scelto come suo compagno e che tu lo voglia o no dovrai accettare la mia presenza e la mai superiorità!- strinse di più la presa e avvicinò il viso a quello della rosa.

- Dovrai abituarti al fatto che essendo il compagno di tua madre, per te assumerò il ruolo di padre e visto che Sawako è sempre stata a mio giudizio fin troppo buona e permissiva nei tuoi confronti, ci penserò io a darti l’educazione che ti meriti!- .

La rosa lo fissò con odio – Mi dispiace per te, ma tu non sei mio padre e non potrai mai esserlo!  E soprattutto, non mi farò certo dare ordini da un ubriacone che ruba tutti i soldi delle donne che riesce a ingannare e che pretende pure di dettare ordini! Goditi questo tuo periodo di agio e comodità perché non durerà molto prima che mamma si accorga di che razza di schifoso sei in realtà! Per quanto pensi che crederò alla storia che ti rifiutano il lavoro? Mi fai solo pena e ti posso assicurare che prima che tu te ne accorga ti ritroverai per strada ad elemosinare soldi anche solo per mangiare!-  esplose con tutto il rancore che serbava dentro di se.

Si rese conto di aver azzardato troppo solo dopo aver visto lo strano luccichio passare negli occhi di Hiroshi.

Quest’ultimo preso da una furia lasciò la presa dal collo per dare un potente pugno tra le costole della ragazza.

La prese per le spalle e la scaraventò con tutta la forza che aveva sul pavimento.

Mentre Sakura si rannicchiava su se stessa dal dolore e tossiva incontrollata per riprendere un po’ d’aria, l’uomo improvvisamente calmo si avvicinò lentamente alla sua figura abbassandosi per intravedere meglio il suo viso.

La rosa vide le sue labbra formare un ghigno divertito.

-Questo si vedrà, piccola Sakura, si vedrà- le sussurrò ridacchiante per poi alzarsi, prendere le sue cose e uscire  di casa, indifferente dell’esile figura ancora accasciata per terra.

 

 

 

Sakura strinse la mano del padre incosciente con forza.

Il periodo passato con Hiroshi era stato terribile e aveva dovuto aspettare più di tre anni prima che sua madre si rendesse conto del male che aveva portato in casa.

Dopo poco più di un anno però aveva conosciuto Kira e la rosa aveva avuto l’orribile sensazione che tutto sarebbe ricominciato.

Kira era molto diverso dall’altro, ma questo non cambiava il fatto che Sakura avrebbe voluto avere più tempo a disposizione per lei e la madre e riprendersi da quel periodo.

Ricominciare da capo le era sembrato assurdo ma questa volta Sawako sembrava finalmente rinata e alla fine aveva finito con l’arrendersi e accettare di seguirli.

Doveva passare ancora tempo però prima che accettasse veramente questa nuova vita improvvisamente tranquilla e Kira.

Ormai era abituata a comportarsi da gatto randagio persino in casa sua, aveva imparato ad allontanarsi da tutti e a cavarsela sempre da sola.

Da quando aveva conosciuto Suigetsu e tutti gli altri, le sembrava che le cose avessero  preso finalmente una piega giusta.

 Era finalmente diventata una Sakura forte e indipendente da gli altri, la Sakura che non soffre più e che ha trovato la sua strada.

Ma ora? Questa nuova vita a Tokyo le aveva sconvolto tutto. Ora che si trovava in una casa sicura, con un apparente famiglia felice e una vita tranquilla che doveva fare? Abbandonare tutto quello che si era creata con le sue forze e dimenticare? Ma come? Le sembrava tutto così assurdo.

Presa da quei pensieri la rosa si mise ad osservare il viso rilassato del padre.

“ Se ci fossi tu sarebbe tutto molto più semplice..mi manchi papà..” pensò tristemente accarezzandogli una guancia.

 

 

 

 

Dopo qualche ora decise di tornare a casa.

Era passato tanto da l’ultima volta che era andata a trovare suo padre.

Dal giorno della giostra erano passate due settimane e la rosa pensava che queste erano state veramente strane.

Quel pomeriggio le era quasi sembrato un sogno, un bellissimo sogno.

E  la cosa più incredibile era che la rosa si era divertita da morire! Aveva riso così tanto come non ricordava di aver mai fatto da tempo e tutto con lo stesso freddo, irraggiungibile e perfetto ragazzo che vedeva nei corridoi di scuola o nelle cene di lavoro tra Kira e suo padre.

Certo ogni volta che incontrava il suo sguardo sentiva sempre quella strana sensazione che non riusciva  spiegarsi e lui aveva comunque quel suo modo di fare e parlare così perfetto e seducente da mandarla in completa confusione.

Ma si era rivelato essere anche una persona umana, piena di sentimenti e valori. Sotto quella figura da divinità perfetta c’era un ragazzo semplice e allo stesso tempo profondo e misterioso. Era anche gentile, divertente, saggio e tutte le caratteristiche che ha una persona normale.

La rosa si rese conto di quanto per Itachi quella figura che doveva mantenere davanti alla famiglia e alla scuola fosse un grosso peso da portare.

Tutti erano così abituati a vedere la sua figura come fosse perfetta e aspettarsi sempre il massimo da lui da ignorare i sentimenti e i desideri di quest’ultimo. In primis il padre, che da come ricordava Sakura di averli visti insieme, osservava sempre il figlio con uno sguardo severo, carico di aspettative  e che non ammetteva errori . Probabilmente, penso con rammarico la rosa,  nessuno si era accorto di quanto quello che c’era dietro la sua immagine, la vera personalità di Itachi, fosse mille volte meglio e stupendo di quello che la gente vedeva abitualmente.

Resosi conto del suo pensiero le sue guance si tinsero di un rosso acceso.

Non poteva negare però, che questo nuovo lato del ragazzo la affascinasse parecchio e che il fatto di essere una delle poche persone a conoscenza, la facesse sentire in quale modo speciale.

Sbuffò dandosi mentalmente della cretina, il rossore dalle sue guance che aumentava.

 

-Mamma sono a casa!- urlò la rosa una volta chiuso il portone dietro di lei.

Avvicinandosi al salone notò sua madre sdraiata sul divano mentre guardava la tv.

Accortosi della sua presenza si rimise seduta accogliendola con un sorriso affettuoso.

Il pomeriggio passato con quel ragazzo e i seguenti sorrisi e saluti indicati (questa volta ne era certa) a lei nei corridoi di scuola l’avevano fatta tornare stranamente di buon umore e questo aveva avuto effetti positivi nel suo atteggiamento nei confronti di sua madre e dei suoi amici. Quest’ultimi non avevano potuto fare altro che rimanerne piacevolmente sorpresi e speravano che continuando così, la rosa potesse finalmente smetterla di chiudersi in se stessa e aprirsi un po’ di più con loro.

Passò il resto della serata con sua madre a guardare la tv e a parlare di tutto quello che le passava per la testa, cosa che non succedeva da tempo.

Persino all’arrivo di Kira, stupito di trovarsi una scena del genere in casa, Sakura non si scompose e a differenza delle altre volte, si comportò normalmente, come se non provasse nessun rancore nei suoi confronti.

Finito di cenare salì in camera sua, fece i compiti per il giorno seguente e, messo il pigiama, si sdraiò rilassata sul morbido materasso.

Proprio mentre i suoi occhi si chiudevano lentamente, facendo cadere lentamente la rosa in un sonno profondo, il telefono nel comodino accanto cominciò a vibrare, ridestando la giovane dai sogni.

Scocciata prese il telefono individuando sul piccolo display un messaggio non letto.

Curiosa di scoprire chi la cercasse a quell’ora aprì la cartella.

/ Sakura domani dobbiamo portare delle informazioni a un certo membro dell’Katakana Suzuki  Industry.

Ci vediamo al solito posto a mezza notte. /

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Capitolo 7
*** capitolo 7 ***


Salve!! Devo ammettere che mi sono particolarmente gasata a scriviere questo capitolo!!e infatti è più lungo degli altri e più ricco di particolari.
Qui la storia prende una piega più definitiva e... fatemi sapere se vi piace!!
buona lettura
lovemusic

- Sakura-chan!! Anche tu qui??ho fatto proprio bene a venire qui questo pomeriggio!!- esclamò contento un ragazzo dai capelli biondi un po’ sparati mentre osservava due ragazze sedute su uno dei tanti tavoli del ristorante Teuchi.

- Naruto a quanto ricordo vieni qui tutti i pomeriggi- esclamò scettica una delle due ragazze dai capelli castani.

- Dettagli!! Era comunque un sacco che non ci si vedeva da queste  parti Sakura!!-

La rosa accanto lo guardò accigliata, come faceva ad essere sempre così sorridente e pieno di energie a tutte le ore della giornata in cui lo incontrava?? Forse prendeva qualche droga di nascosto pensò divertita.

D’altra parte aveva ragione. Era un sacco che non passava a salutare la sua amica Yuki se non quelle volte in cui era particolarmente di cattivo umore e ci passava per abitudine ormai.

Il ragazzo dopo aver ordinato il solito piatto di ramen si sedette al tavolo delle ragazze senza tante cerimonie per poi tartassarle di domande.

- Allora?? Scommetto che parlavate di ragazzi!! E scommetto anche che tra questi c’ero io eeeeeh?!!?- chiese passandosi una mano tra i folti capelli con atteggiamento da divo.

- Beh a dire al verità non proprio Naruto..mi dispiace per te ma credo che a Sakura piacciano tutt’altro generi di ragazzi..anche se tu li conosci molto bene!- la rosa guardò scandalizzata l’amica che intanto se la rideva sotto i baffi.

- Cosa cosa?? E chi sarebbe questo??di certo non può essere Kiba visto che lo tratti peggio di me!-  esclamò sorpreso. Si portò la mano al mento pensieroso e dopo un attimo di silenzio si girò verso la rosa ad occhi sgranati.

- Non dirmi che anche tu sei caduta nella trappola degli Uchiha!! –

Il suono di un pugno risuonò per tutta la sala facendo girare tutti i clienti nella loro direzione mentre Yuki non riusciva a contenere le risate.

- Naruto la vuoi finire di sparare minchiate??? Se non la smetti  dovrai trovare un altro posto dove sederti chiaro?- urlò la ragazza guardandolo minacciosa.

- E tu smettila di ridere!- sibilò indicando teatralmente l’amica accanto.

- Uff e va bene!! Non c’è mica bisogno di essere così violenti! E poi lo sapevo che una come te non si faceva ingannare solo da dei bei occhioni!- rispose il biondo massaggiandosi la parte dolorante.

Sakura lo guardò ancora infastidita per poi arrendersi a quel sorriso così allegro e sincero. Nessuno poteva portare rancore a Naruto, era praticamente impossibile!

Sbuffò rassegnata all’idiozia dell’amico mentre tornava a discutere allegramente con loro. Pensò a quello che aveva appena detto il biondo e per qualche motivo si sentì come sollevata del fatto che lui non l’avesse scoperta.

Resasi conto del significato del suo pensiero si diede mentalmente dell’idiota.  Scoperta di cosa?? A lei non piaceva assolutamente nessun Uchiha! Certo magari c’era una certa persona che la intrigava, ma era solo semplice e innocente curiosità, niente di più!

Decisa a non pensarci più scrollò la testa più volte come a scacciar via tutto dalla mente e ritornò a parlare del più e del meno con gli altri due ragazzi, mentre Yuki continuava a mandarle occhiate maliziose che lei prontamente ignorava.

 

 

 

 

 

 

 

- Si può sapere perché ci siamo dovuti vestire così?- esclamò la rosa accigliata.

Si rigirò nel suo elegante tubino nero per poi osservare ancora più scettica il ragazzo di fronte che indossava un completo sempre nero di giacca e cravatta. Il tutto combinato con scarpe in pelle del medesimo colore.

- Te l’ho già detto Sakura!! Questa volta l’affare è grosso! Non possiamo effettuare scambi del genere in un vicoletto e basta e poi sta volta dobbiamo convincere il cliente che anche noi facciamo parte dell’associazione! Credi che la prenderebbero bene se sapessero che mandano dei personaggi qualunque a convincerli di venire dalla loro parte?? Potrebbero credere che li stiamo ingannando per estorcerli informazioni oppure che siamo infiltrati per smascherali da parte dei loro capi. Dobbiamo far credere che siamo anche noi degli impresari che fanno parte dell’organizzazione e dobbiamo ottenere la loro fiducia chiaro? Sai bene che è inutile spiegarti cosa succederebbe se ci scoprissero.- spiegò scocciato il ragazzo.

La rosa guardò Suigetsu preoccupata, si sapeva bene cosa poteva accadere e il rischio era alto. Si chiese come mai dovessero essere sempre loro a svolgere anche i lavori più pericolosi e tutto solo per un pezzo di terra!

Inspirò più aria possibile nei suoi polmoni e raccolse tutto il coraggio che aveva. Non era certo una codarda che scappava davanti al pericolo!

Entrarono dentro al lussuoso ristorante dove prontamente il cameriere li fece da guida verso un tavolo appartato.

Un uomo grassoccio vestito elegantemente e con dei folti baffi ad adornargli il viso era seduto di fronte, mentre ai lati due grossi armadi umani che si supponeva fossero delle specie di guardie del corpo sedevano silenziosi guardando fisso davanti a loro.

Sbrigativo l’uomo ordinò per tutti il menù e mandò via il cameriere in men che non si dica.

- Avete portato quello che avevo chiesto?- chiese diretto.

Suigetsu tirò  fuori dalla 24 ore una cartella e la consegno all’uomo.

Quest’ultimo guardò i due ragazzi per poi sorridere beffardo mentre sorseggiava del vino rosso.

- Non credevo comunque che un organizzazione del genere avesse dei membri così giovani e sinceramente non so se sentirmi offeso nel vedermi mandare dei bambocci per degli affari del genere.- disse incuriosito mentre squadrava entrambi indagatorio.

I due sentirono delle piccole gocce di sudore scendere sulle loro schiene, stava per caso cominciando a dubitare?

Nel vedere il compagno accanto cominciare ad agitarsi, la rosa decise di prendere in mano la situazione.

- Mi creda signor Kurosawa che anche se giovani sappiamo svolgere più che bene il nostro lavoro e lo dimostra la cartella che ora ha di fronte a se. La pregherei di non sottovalutarci o potremmo essere noi poi, quelli ad offendersi- rispose con sicurezza e  mantenendo lo sguardo fermo.

L’uomo la guardò con sfida per qualche secondo che alla rosa sembrò interminabile per poi scoppiare a ridere.

- Bene allora! Si vede che sono rimasto indietro che con il progresso delle nuove generazioni no?- rispose guardando con intesa i due uomini accanto che ghignarono divertiti.

I due ragazzi si sentirono sollevati, convinti di aver ottenuto un minimo di fiducia da quest’ultimo.

Suigetsu si premurò di ricordarsi in seguito un ringraziamento per la rosa e ripreso il controllo di se, decise di concludere il più velocemente possibile la questione.

- Qui dentro ci sono tutte le informazioni che aveva chiesto signor Kurosawa e speriamo che questo basti a dimostrare l’affidabilità e la sicurezza che può avere rivolgendosi  all’Akatsuki.-

Questo cominciò a sfogliare i contenuti della cartella incuriosito per qualche minuto.

Una volta finito di dare una controllata chiuse la cartella consegnandola all’uomo alla sua destra e si alzò dal tavolo.

Sorrise soddisfatto e porse la mano ai due ragazzi che la strinsero senza esitazioni.

- Direi che queste informazioni sono proprio quello che cercavo. Quest’incontro finisce qui ma nel caso necessitassi di altro in futuro, non esiterò a contattarvi.- i ragazzi sorrise sollevati. La missione era stata compiuta con successo!

- Ora seguitemi. Vi condurrò ad un uscita più sicura per non destare sospetti ed evitare rischi. Non sarebbe prudente farci vedere in giro insieme- rispose a voce più bassa mentre uno dei suoi uomini era andato a chiamare il un cameriere per poi sussurrarli qualcosa nell’orecchio.

Il cameriere li guardò per un attimo incuriosito per poi avvicinarsi.

- Bene signorini, seguitemi che vi conduco verso la vostra uscita.-

Sakura e Suigetsu lo seguirono in silenzio.

Passarono per l’interno della cucina senza essere considerati da nessuno finché alla fine il cameriere non aprì una porta che usciva su un vicoletto. Doveva essere l’altra parte del locale da cui entravano e uscivano i dipendenti.

Non appena varcata la soglia sentirono la porta chiudersi dietro di loro con un sonoro tonfo mentre loro si trovavano in quel vicolo buio da soli e senza nessuno a controllarli.

Si sorrisero soddisfatti e cominciarono ad incamminarsi verso una debole luce che doveva essere l’uscita per la strada principale.

-  Ce l’abbiamo fatta! Cavolo Sakura ti giuro che all’inizio pensavo ci scoprisse!! Mi sono cagato sotto! Meno male che hai reagito tu, altrimenti eravamo fottuti!-

- Guarda che mi sono spaventata anche io!! No dico, hai visto che razza di armadi si era portato con se? Sta volta l’Akatsuki ci deve un bel favore! Devono  smetterla di approfittarsi di noi e tu non devi lasciarglielo fare!-

- Lo so Sakura cosa credi! Però cosa credi che sia facile?- rispose scocciato.

- Certo però che voi giovani parlate proprio tanto eh. Nessuno vi ha insegnato che prima di parlare bisogna guardarsi intorno?-

La rosa sentì il sangue gelarsi nelle vene al sentire quella voce sconosciuta e prima ancora che potesse pensare ad un modo di reagire, si sentì afferrare da due braccia possenti che le bloccarono ogni movimento.

Girò lo sguardo alla sua destra e vide che Suigetsu si trovava nella medesima situazione.

Merda. Come avevano fatto a non accorgersi delle altre presenze intorno?

Dall’ombra di fronte videro avanzare lentamente una figura finché la luce fiocca della luna non illuminò il suo viso e la sua espressione vittoriosa.

Il signor Kurosawa guardò entrambi dall’alto in basso e la sua espressione mutò  da ghignante ad infastidita.

- E così l’Akatsuki credeva veramente di riuscire ad abbordarmi con dei bambocci ingenui come voi? Questo sì che è un insulto alla mia persona!! Sono considerato così poco importante e così poco affidabile da non avere il coraggio di venire loro stessi?- esclamò rabbioso.

Nel momento in cui tirò fuori la pistola, Sakura cominciò a temere seriamente per la propria vita.

L’uomo si avvicinò lentamente al ragazzo dai capelli argentati.

-Devo ammettere però, che  sono comunque rimasto soddisfatto dalle informazioni ricevute. Per cui, potrei anche chiudere un occhio sulla faccenda e decidere comunque di rivolgermi altre volte all’Akatsuki.-

Si allontanò dal ragazzo per poi avvicinarsi alla rosa.

Alzò la pistola e la passò lentamente per la sua lunghezza del collo mentre Sakura cercava di rimanere calma il più possibile.

- Devo comunicarvi in ogni, che voi non facendo parte dell’organizzazione ed avendo cercato di ingannarmi, non meritate certo lo stesso trattamento.

Mi dispiace quindi, ma temo che sarò costretto ad eliminarvi.-

Portò la pistola alla tempia della rosa pronto a premere il grilletto.

 

- Non così di fretta Kurosawa.-

Sakura spalancò gli occhi e guardò il signor Kurosawa che sembrava sorpreso quanto lei.

Con grande sollievo della rosa l’uomo abbassò la pisola per poi rivolgersi nella direzione da cui aveva sentito provenire la voce.

- E tu chi saresti?-

Sotto l’ombra del vicolo videro avanzare delle grosse figure.

Non appena i raggi deboli arrivarono ad illuminare i loro visi il cuore di Sakura perse un battito.

Un gruppo di uomini grossi come quello che la bloccava li guardavano minacciosi mentre al centro di questi due figure conosciute ghignavano divertite.

- Se non sbaglio voi siete Hidan e Sasori dell’Akatsuki! Ma bene alla fine vi siete decisi ad uscire allo scoperto!- sputò velenoso Kurosawa.

Sasori si guardò intorno cercando di esaminare la situazione fino a posare lo sguardo sulla rosa in stato di shock. I due si guardarono per dei secondi interminabili.

La sua espressione divertita cambiò improvvisamente diventando seria.

 Tornò a guardare l’uomo al fianco della rosa che lo guardava in cagnesco.

- Calma pancione, calma. Con la salute che ti ritrovi non ti conviene agitarti tanto. E poi quello ad essere indispettito qui dovrei essere io. Sbaglio o stavi tentando di fare fuori dei miei uomini?-

- Tsk! I tuoi uomini? Stai forse parlando di questi bambocci? Hanno cercato di ingannarmi! Ma poi che parlo a fare visto che anche tu sei un bamboccio come loro!-

- Kurosawa sappiamo tutti che sei suscettibile ma questo non ti da diritto di decidere sulla vita degli uomini che lavorano per noi. Se hai ricevuto problemi basta farcelo sapere.- rispose con calma Hidan.

- E invece sta volta mi sono proprio stancato! Da sta sera la smetterete  tutti voi di prendere alla leggera un uomo potente come me!-

La calma con cui diede la risposta fece capire la piega che avrebbe preso la serata.

In men che non si dica la rosa e Suigetsu furono buttati per terra mentre gli uomini che li bloccavano si premuravano di recuperare la pistola e puntarla davanti a loro.

Prima ancora di rendersene conto il rumore di spari cominciò a diffondersi per tutto il vicolo.

Sakura spaventata guardò il suo compagno che intanto aveva cominciato a sgattaiolare strisciando verso l’uscita, farle il segno di seguirla.

Cercò di raggiungerlo cercando di non passare nel bel mezzo della lotta ma la cosa era più difficile di quanto si aspettasse.

Trovandosi accucciata per terra non riusciva a vedere cosa stesse succedendo sopra di lei e tutto gli uomini cominciarono a  correre da tutte le parti impedendole di muoversi per evitare di prendersi qualche pallottola.

Presa dal panico cercò di avanzare lentamente sperando di non esser vista quando sentì afferrarsi per un polso con forza e tirare in piedi.

Prima ancora di capire chi fosse venne trascinata verso l’uscita e sbattuta in un angolo della strada separata dal vicolo.

Dalla paura aveva chiuso gli occhi tutto il tempo e al sentire il freddo muro dietro le sue spalle e il suono degli spari attutirsi li riaprì di scatto.

Davanti a lei un ragazzo dai capelli rossi ansimava dalla fatica reggendosi con le braccia sulle spalle della rosa.

Cos’era successo? Com’era possibile che fosse ancora viva e perché Sasori si trovava davanti a lei?

Il ragazzo capendo lo stato confusionale della ragazza ghigno divertito.

-La piccola Sakura..possibile che ogni volta che ti incontro riesci sempre in qualche modo a farti notare? Comunque calmati, ora è tutto finito.-

La ragazza lo guardò scandalizzata.

-tutto finito?? Hanno appena cercato di uccidermi!e potrebbero scoprirci da un momento all’altro!-

Il rosso rise divertito e la rosa penso che nonostante le avesse salvato la vita, in quel momento l’unica cosa che desiderava fare era pestare a sangue quella sua faccia arrogante. Che ci trovava da ridere?

-Ah Sakura come ti agiti, ma come, non fai altro che comportarti come se fossi invincibile e poi ti fai spaventare da cosucce come queste? Queste situazioni sono all’ordine del giorno e anche se ti sembra assurdo poco fa non è successo nulla di eclatante. Quel ciccione di Kurosawa è un esaltato del cazzo che ama fare scenate e tirare un colpo di pistola qua e la ma poi torna ad esser un agnellino. Il tuo amichetto è al sicuro e adesso Hidan rimetterà a posto la situazione in pochi minuti.- concluse soddisfatto come se fosse ovvio.

La rosa lo guardò stupita per qualche minuto cercando di riprendere il controllo di se stessa.

Nonostante i suoi tentativi sembrava tutto inutile. Fino a qualche minuto fa era stata ad un passo dalla morte e lui osava beffeggiarsi di lei?

Presa da una furia improvvisa cominciò a tempestare di pugni il petto del ragazzo.

-Tutto a posto un corno!  Ti rendi conto che fino a poco fa ho rischiato di morire? Voi dell’Akatsuki mi fate tutti schifo! Fate tanto i grossi ma poi vi dimostrate solo dei codardi che preferiscono mandare altri a fare il lavoro sporco per loro!-

Stanco della situazione il ragazzo prese la rosa e la bloccò per i polsi ai lati della sua testa mentre questa continuava a divincolarsi per colpirlo nuovamente.

-Mi pare che tu sia ancora sana e salva e questo grazie a me aggiungerei.-

Smise di divincolarsi e guardò intensamente il ragazzo davanti a lei. Era vero.

Sasori, quell’essere che aveva considerato essere sempre il più arrogante e falso di tutti, era arrivato lì e l’aveva salvata.

Era corso aiuto ed aveva affrontato una sparatoria pur di salvarla.

La domanda che assillava la rosa ormai era sempre la stessa.

-Perché..-  sussurrò abbassando gli occhi.  Non riusciva più a mantenere quel suo sguardo così profondo capace di leggerle ogni pensiero le passasse per la testa.

Il ragazzo lasciò la presa su un polso  per poi portarlo al mento della ragazza e alzare il viso all’altezza del suo mentre continuava ad avvicinarsi.

-Hai ragione. Noi dell’Akatsuki non rischiamo certo la nostra vita per  semplici scambi di informazioni né ci premuriamo di salvare la vita a chi lavora sotto di noi. Tu però Sakura, mi ha colpito e credimi che questo capita molto raramente. A dire la verità non avevo intenzione di arrivare fino a questo punto. Ormai da anni lascio questi compito a gli uomini che mi sono portato con me, ma sta volta ho agito d’istinto e mi sono stupito da solo di essere arrivato a coinvolgermi in una sparatoria pur di salvarti.- si avvicinò ulteriormente  al viso della ragazza lasciando uno spazio di poco millimetri tra di loro.

- E’ che quando ti ho vista così impaurita tra le braccia di quell’uomo  ho smesso di ragionare e ho pensato che l’unica cosa a che aveva la priorità in quel momento era portarti al sicuro e levarti quell’espressione impaurita. Mi piaci molto di più quando sei impavida Haruno.-

Il viso di Sakura prese un colorito rosso pomodoro e sentì la terra mancarle sotto i piedi quando le labbra del rosso si posarono sulle sue.

 

 

 

 

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Capitolo 8
*** capitolo 8 ***


Scusate il ritardoooo >.< ma ho avuto parecchio da studiare!
Ecco a voi un capitolo alcunato penoso lo ammetto! E più di transizione per quello che succederà nel prossimo ma è anche importante per descrivere meglio i pensieri di Sakura e tutti i suoi viaggi mentali contorti che si fa! fatemi sapere se vi piace e ringrazio di tutto cuore chi ha recensito, chi l'ha messa tra le seguite e tutti i lettori silenziosi!
Buona lettura
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Il cuore che batteva all’impazzata, le ginocchia tremanti, i brividi di eccitazione che le percorrevano tutta la schiena e quelle labbra. Soprattutto quelle labbra.
Labbra morbidi, soffici e dal sopore dolce.
Nonostante fossero passate diverse ora da quando era tornata a casa, non riusciva a togliersi di dosso né a scacciare l’immagine di tutto quello che era successo nel vicolo.
La cosa più sorprendente era che, nonostante avesse rischiato di rimetterci la pelle e nonostante il pericolo scampato per miracolo, Sakura non riusciva a smettere di pensare quanto quella serata fosse stata eccitante.
Sapeva di ragionare in maniera stupida e per quanto riguarda il signor Kurosawa era ancora sconvolta e incazzata, ma d’altronde non poteva ignorare l’adrenalina che aveva provato durante tutto l’amplesso.
Probabilmente però questo suo pensiero era stato influenzato parecchio dall’ultima parte della serata.
Ma non poteva farci niente. Quel bacio l’aveva sconvolta completamente.
Perché uno come Sasori, l’aveva salvata? Doveva forse prendere in considerazione il fatto che anche lui possedesse un lato umano? Le sembrava alquanto improbabile. Lo conosceva da parecchi anni e da allora non aveva fatto altro che dimostrare di essere spietato, egoista e senza principi. E poi si poteva facilmente spiegare il perché l’avesse salvata.
Era diventata un suo punto fisso, un capriccio, per cui ci teneva che questo rimanesse intatto finché non si fosse scocciato di giocarci.
Era palese e ovvia come cosa e nonostante non le facesse piacere, doveva ammettere che sta volta le era tornata a suo favore dato che altrimenti ci sarebbe rimasta secca.
Poi però c’era stato quel bacio. E non era stato un bacio perverso come si aspettava, ma un bacio delicato. Dolce.
Come poteva uno come Sasori però essere dolce??
D’altronde, forse aveva ragione. Lui sembrava  veramente in grado di farle dimenticare i suoi conflitti interiori. Non c’era più una Sakura indecisa su chi essere. No era la Sakura coraggiosa che rischiava, che superava una sparatoria per un pelo pensando che nonostante tutto fosse stato eccitante, la Sakura sicura di sé e indistruttibile.
Aveva sempre avuto paura di come Sasori fosse in grado di leggerle dentro e denudarla, ma ora cominciava a pensare che aveva allo stesso modo la capacità di tirare fuori la vera se stessa,.
Cominciò a pensare che non fosse poi una cosa del tutto negativa l’essere diventata un suo capriccio. Poteva sfruttare la situazione  a suo vantaggio per risolvere tutti i suoi problemi interiori no?
All’improvviso un immagine di un ragazzo moro dai lunghi capelli raccolti in una coda bassa che le sorrideva comparì davanti a lei.
Le venne in mente il pomeriggio passato sulla giostra insieme a lui e insieme a quello il ricordo di come anche in quella situazione si sentisse in pace con se stessa.
L’immagine di Itachi bastò per farla ritornare dal mondo dei sogni.
Ma cosa andava a pensare? Poche ore fa aveva rischiato di morire sul serio, e quel ragazzo dai capelli rossi era un membro dell’Akatsuki.
Come poteva pensare di sfruttarlo? E per cosa poi? A ripensarci si rese conto che era assurdo pensare che la vera Sakura fosse solo questo.  Una che si diverte solo in questo modo e che si sente se stessa solo quando arriva al limite delle situazioni finirà per diventare proprio come i membri dell’Akatsuki.
E poi, solo perché le aveva salvato la vita una volta non stava a significare che si sarebbe fatto scrupoli una volta stufatosi di lei.
Scrollò la testa come faceva sempre quando voleva smettere di pensare.
Ironicamente constatò che nonostante poche ore fa  Sasori l’avesse fatta sentire sicura di se e senza preoccupazioni, ora si sentiva ancora più confusa di prima!
Decise quindi di allontanare dalla mente tutti quei ricordi della sera precedente e alzarsi dal letto.
Era mattina ormai e nonostante non avesse dormito tutta la notte doveva andare a scuola.
Era molto meglio fare lezione piuttosto che rimanere tutto il giorno su quel letto dove non avrebbe fatto che rimuginare e rimuginare senza mai trarne  conclusione.
Mise la divisa scolastica. Addentò la solita merendina per colazione e superata l’uscita di casa si incamminò verso scuola.
 


Arrivata all’entrata del cancello fece per dirigersi verso le sue amiche che la aspettavano sulla solita panchina quando la sua attenzione fu attirata da altro.
O meglio altri.
A non molti metri di distanza c’era il gruppo dei quinti.
O per lo meno di quelli “popolari”.
Ovviamente tra questi c’era un certo moro.  Era lì, che scherzava a rideva con il suo migliore amico, Shisui, mentre tutti gli altri gli stavano intorno peggio di api su un alveare.
Con quella che a detta della rosa era sfiga infinita, mentre se ne stava immobile come una statua in mezzo al grande cortile, Itachi alzò lo sguardo per guardare disinteressato davanti a se e la vide.
Nel momento in cui i loro sguardi si incrociarono e il moro le sorrise salutandola con un gesto della mano, Sakura sentì il viso in fiamme.
Ricambiò il saluto con un gesto impacciato della mano e senza più guardare dalla loro parte corse a raggiungere le sue amiche.
- Sakura? -  Ino la guardò divertita mentre cercava di non scoppiarle a ridere in faccia.
I suoi tentativi furono vani e si ritrovò a sghignazzare spudoratamente davanti a una rosa alquanto irritata.
- Si può sapere cos’hai da ridere?-
- Oh niente niente..a parte il fatto che non appena Itachi ti ha salutata te la sei data a gambe levate dopo aver dato una bella esibizione di quante tonalità di rosso fosse capace il tuo viso di assumere! Ahahah sembravi la versione in rosa di Hinata!-
Hinata, che fino a quel momento cercava anche lei di trattenere le risate, al sentirsi chiamare in causa in quel modo si voltò indignata verso la bionda.
- H-hey!!-
Quest’ultima, accortosi del suo tono offeso alzò subito le mani in gesto di difesa mentre cercava di riparare al danno.
- Su Hinata stavo solo giocando! E’ solo che capita così raramente di vedere la nostra cara Sakura presa da qualcosa o qualcuno che dovevo per forza sfruttare la situazione!! Allora anche tu hai dei sentimenti eeeh?- esclamò maliziosamente la bionda mentre le dava leggere spinte con il gomito.
Sakura stava per sbottare rabbiosamente e dirle di farsi gli affari suoi quando l’ultima frase dell’amica la lasciò stupita.
- insomma sei sempre così distante che a momenti credevo davvero fossi un automa!!e invece udite udite, anche lei è in grado di provare emozioni!-
Il suono della campanella ricordò a tutti  che le lezioni erano appena cominciate.
Mentre si incamminavano verso l’entrata un silenzio di tomba avvolse l’aura intorno alle tre ragazze.
Ino e Hinata si guardarono preoccupate.
- Hey Sakura non te la sarai presa vero? Ino stava solo scherzando è ovvio che tu provi sentimenti e che non sei un automa!- la rassicurò la mora.
Sakura guardò le due amiche con sguardo indecifrabile per qualche secondo.
Infine sorrise timida esclamando un – Lo so ragazze non preoccupatevi non me la sono presa!!- per rassicurarle.
Le due la guardarono per un attimo incerte ma vedendo la sua fermezza si tranquillizzarono per poi girarsi ed entrare in classe.
Nel momento in cui entrambe voltarono le spalle il sorriso di Sakura sparì per essere sostituito da un espressione malinconica.
E così era questa l’impressione che dava? Era questa la Sakura che vedevano tutti?
Questo valeva  a dire che i suoi sorrisi e i suoi sforzi di apparire una normale adolescente erano valsi a ben poco.
D’altronde la colpa era sua e soltanto sua.
Non aveva ancora accettato la sua nuova vita e famiglia a Tokyo e di certo non si poteva definire realmente una ragazza comune. Non se poi le tornavano alla mente i ricordi della sera precedente.
Cominciava ad essere stufa della sua doppia vita.
Stanca di quei pensieri decise di non dare troppo peso alle parole dell’amica e fece per entrare in aula.
Non si sarebbe certo rovinata la giornata per così poco.
Poco prima di mettere piede in classe un colpo di tosse attirò la sua attenzione.
Si girò dalla parte del rumore e vide due ragazze fissarla mentre si dirigevano sulle scale che le avrebbero condotte ai piani superiori.
Erano del quinto, le aveva riconosciute perché le vedeva sempre nel gruppetto dove stava anche Itachi, e capì dallo sguardo perforante di una di esse che quel colpo di tosse era stato fatto proprio per attirare la sua attenzione.
Questa era una ragazza alta, dai capelli a caschetto di un particolare colore blu scuro e la guardava intensamente, come a volerle lasciarle qualche messaggio intimidatorio.
La rosa, per nulla intimorita, rispose al suo sguardo con la stessa intensità.
Il gioco di sguardi durò giusto qualche secondo, prima che l’amica accanto scoppiasse in una risate stridula attirando più a se l’altra che distolse lo sguardo e proseguì la strada indifferente, come se non fosse accaduto nulla.
Sakura inarcò le sopracciglia confusa, cosa voleva da lei?
Improvvisamente si accorse di un ombra accanto.
- Haruno allora? Che vogliamo fare, rimanere qui a passare il tempo o vuoi deciderti ad entrare in aula?-
Vide il professore Orochimaru guardarla indispettito e un brivido le percorse la schiena.
Veloce entrò in classe e si sedette al suo posto sperando che l’insegnante non la prendesse di mira per quel motivo.
Sapeva essere veramente esasperante quando lo si faceva arrabbiare.


I giorni passarono  lentamente ma con tranquillità e il ricordo della sera al ristorante e di Sasori si facevano sempre più lontani.
Per un po’ aveva preferito non andare al deposito.
Per quanto le piacessero le gare ne aveva avuto abbastanza di adrenalina e preferiva prendersi una pausa.
Più tempo passava da quelle parti più si sentiva risucchiata in un altro mondo e per il momento preferiva dedicarsi un po’ alla sua vita di tutti i giorni e alla sua famiglia.
Aveva deciso di essere più sincera verso le sue amiche e di smetterla di essere così distante con tutti.
Certo non gli aveva detto ancora nulla di quello che andava a fare di notte e ancora non se la sentiva di raccontare la sua vita passata, ma cominciava a sfogarsi con esse anche dei più piccoli sfoghi della giornata e quest’ultime ne erano rimaste piacevolmente sorprese.
Gli avevano anche raccontato di come ultimamente una ragazza del quinto l’avesse presa di mira.
Niente di esagerato, si trattava per lo più di sguardi  o piccoli gesti ma che le facevano capire di essere tenuta costantemente sott’occhio da quest’ultima e questo la faceva sentire a disagio.
- Oh aspetta un attimo!! Capelli blu hai detto? Credo di sapere chi sia! Se non sbaglio si chiama Konan..- esclamò pensierosa Ino.
Erano da poco finite le lezioni e  la bionda si era autoinvitata, trascinandosi con se anche la povera Hinata, a casa della rosa.
E ora si trovavano sul suo letto a mangiare dolci di tutti i tipi mentre le due amiche cercavano di estorcere sempre più informazioni alla rosa che sembrava finalmente disposta a lasciarsi andare anche con loro.
- Konan?-  chiese incuriosita.
Hinata sembrò essersi appena ricordata qualcosa – I-io la conosco! È la figlia di un uomo d’affari molto importante e se non sbaglio fa spesso affari con la mia famiglia e quella degli Uchiha..-
Ino schioccò la lingua scettica e si girò nella direzione della rosa.
- Visto Sakura? È la solita riccona snob che vuole sentirsi superiore a tutti, non farci caso e ignorala!-
Fece per rispondere quando senti bussare alla porta della camera.
Pochi secondi dopo vide sua madre entrare con un vassoio di panini.
- Ciao ragazze! Vi ho portato qualche stuzzichino! Allora? Vi state divertendo?- posò il vassoio e si sedette sul letto.
- Certo signora Sawako!! Avete una casa bellissima e questa torta è veramente squisita!- esclamò contenta Ino.
- Oh che bello mi fa veramente piacere! Siete libere di venire quando volete anche perché sono contenta che Sakura passi più tempo a divertirsi invece di stare sempre sui libri da sola in camera!-
Alla battuta della madre la rosa arrossì stizzita. Non era vero che passava tutto il temo da sola sui libri! Divenne ancora più rossa quando si rese conto che questo sua madre non poteva certo saperlo.
Sawako si voltò verso la sua direzione e al vederla in quello stato cominciò a ridacchiare divertita.
Poi si ricordò del vero motivo per cui era salita da lei.
- Ah Sakura quasi mi dimenticavo! Per questa sera Fugaku ci ha invitato a cena a casa sua! Ci tiene molto  per cui mi raccomando quando saremmo lì cerca di essere un po’ sociale! Anche perché non sarai sola ci saranno anche Sasuke e Itachi quindi vedrai che ti divertirai anche tu! Fatti trovare pronta per le 8 di sta sera- detto ciò salutò le ragazze e lasciò la stanza.
Sakura ancora presa dalla notizia ricevuta non si accorse della strana aura che lentamente la stava circondando.
Un brivido lungo la schiena le diede l’allarme.
Si girò preoccupata verso le sue amiche e quello che vide la spaventò a morte.
- Sakura…- gli occhi di Ino sembravano indemoniati mentre un ghigno malefico prendeva posto tra le sue labbra.
Capì subito il perché.
- Guardate che è solo una cena così! Ne abbiamo fatte anche altre e non succede niente di eclatante!-
Ma la bionda non accennava a smettere di guardarla con quel ghigno.
- D-dico sul serio!dovete smetterla con questa storia di Itachi!-
Niente da fare.
- E-e pure se fosse a mela pena mi calcolerà! In quelle cene non si parla nemmeno giuro!-
Persino Hinata sembrava contro di lei.
Sospirò sconfitta.
Doveva arrendersi e lasciarsi nelle mani di quella maniaca in attesa della sua fine.
Ino, capendo di aver vinto si alzò vittoriosa dirigendosi a passo deciso verso l’armadio di quest’ultima.
- Allora, per prima cosa dobbiamo renderti irresistibile per questa sera,quel fustone dovrà rimanere a bocca spalancata quando ti vedrà! Dopo di che passeremo al piano di conquista del suo cuore!-
Sakura si spiaccicò una mano in faccia mentre la mora accanto le dava delle piccole pacche consolatorie sulla spalla.
Era arrivata davvero la sua fine. Altro che sparatorie.

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Capitolo 9
*** capitolo 9 ***


 

 Ecco quaaa anche se in enorme ritardooooo scusate ma ero in vacanza e sono anche impegnata con un altr mini fanfiction Saku/Sasu ( non potevo farne a meno!)

questo capitolo è un pò più lungo degli altri ma è anche abbastanza particolare..spero vi piaccia!!!

Buona lettura

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Capitolo 9

 

 

È incredibile come spesso una piccola manciata di secondi possano sembrare un eternità.

Perché sì, nonostante fosse passato giusto un attimo da quando sua madre aveva suonato il campanello di casa Uchiha, a Sakura sembrava passata una vita.

Improvvisamente la voglia di darsela a gambe  e tornare di corsa a in camera sua la pervase ma prima ancora di poter di mettere in atto questi pensieri, la porta si aprì con uno scatto leggero.

- Sawako!! Cara sei puntuale come sempre!! Prego prego entrate!- trillò allegramente la voce melodiosa della signora Uchiha, Mikoto Uchiha.

Una signora molto bella e raffinata, oltre che estremamente gentile e cortese con chiunque l’avesse mai vista.

Quello che più colpiva la rosa però, era la sbalorditiva somiglianza con i due figli, soprattutto Sasuke!

Ma i suoi occhi, quelli erano praticamente uguali a Itachi, soprattutto per la profondità che emanavano non appena incrociavano i tuoi.

Un momento dopo si accorse che la signora di casa si stava rivolgendo proprio a lei.

- Oh Sakura! Ma lo sai che sta sera sei veramente meravigliosa? Questo vestito ti sta d’incanto tesoro, aspetta quando lo vedranno i ragazzi, sono sicura che li lascerai a bocca aperta- esclamò facendole un occhiolino d’intesa.

La rosa si sentì arrossire fino alla punta dei capelli. Lo sapeva che non doveva permettere a quelle due di toccarla! Senza riuscire a dire nulla cercò di seguire Mikoto e sua madre che cominciarono a chiacchierare allegramente lasciandola in un attimo indietro e scomparendo nel piano superiore.

- Possibile che quelle due debbano sempre andare a confabulare da qualche parte?- esclamò divertita una voce accanto a se.

Si girò e vide Kira guardarla di sottecchi per poi avvicinarsi cauto alla sua figura e darle una piccola pacca sulla testa.

- Tranquilla Sakura, sta sera sei splendida e non hai nulla di cui preoccuparti- concluse facendole l’occhiolino per poi dirigersi verso la grande sala da pranzo dove dovevano aspettargli gli altri.

Sakura rimase per un attimo interdetta.

Ma possibile che persino Kira avesse capito che era nervosa? Che poi, ora che ci rifletteva, nervosa per cosa? E infine, quella pacca sul capo e quella frase confortante, le avevano dato una sensazione strana. Capitava raramente che parlassero con quella confidenza e per un attimo,  l’atteggiamento del compagno di sua madre nei suoi confronti poco fa, le avevano ricordato il sorriso e la capacità straordinaria che aveva suo padre di calmarla ogni volta che era nervosa.

Confusa, decise infine di farsi coraggio, scacciando subito quella vocina che le diceva quanto questo fosse anche merito di Kira, e si diresse da tutti gli altri.

A passi lenti ma decisi raggiunse infine la grande sala da pranzo dove trovò tutta la famiglia Uchiha al completo e Kira, meno che Mikoto e sua madre che come al solito erano scomparse nel nulla.

- Buona sera- esclamò imbarazzata.

A seguito della sua voce, vide tutti gli occhi dei presenti girarsi nella sua direzione.

- Sakura buona sera. Ti trovo molto bene.- disse pacato ma dallo sguardo leggermente incuriosito il signor Fugaku.

- G-grazie- .

Ecco. Lo sapeva che non doveva ascoltare Ino e Hinata! Si sentiva ridicola.

Non che fosse vestita in maniera oscena. Indossava un abito in seta color perla con l’attaccatura al collo che andava ad intrecciarsi sul seno. Stretto fino in vita e poi sciolto fino alle ginocchia con un piccolo nastro in seta rosa attorno alla vita. Trucco leggero e delicato e capelli acconciati in un elegante chignon laterale.

Niente di stravagante ma decisamente troppo per una Sakura non abituata a farsi vedere in quel modo da nessuno dei presenti. Per una che preferiva passare inosservata questa era decisamente una tattica sbagliata!

-Siediti pure infondo al tavolo, accanto a Sasuke e Itachi, la cena sarà servita a breve.-

Improvvisamente si ricordò degli altri presenti, si girò di scatto nella loro direzione e vide Itachi e Sasuke fissarla.

Il primo dopo averla guardata per un attimo sorpreso si aprì in un sorriso che fece aumentare pericolosamente i battiti della rosa per poi salutarla con una voce più profonda del solito.

- Ciao Sakura.-

Probabilmente era arrossita fino alla punta dei capelli, ma ormai poco le importava. Tanto era una cosa che accadeva da quando lo conosceva!

Ricambiò il saluto sorridendo timida per poi accomodarsi di fronte a lui.

Un attimo dopo si accorse della figura silenziosa alla sua destra.

Sasuke, da quando era entrata, era rimasto a guardarla con espressione indecifrabile.

Senza capire il perché la rosa lo guardò di rimando interrogativa senza riuscire ad ottenere però nessuna risposta dato che il moro spostò subito lo sguardo in un modo che alla rosa sembrò quasi, assurdo a pensarlo, imbarazzato.

Sasuke che si imbarazzava le sembrava inverosimile, ma d’altronde forse credeva semplicemente che la rosa fosse ridicola vestita in quel modo e si sentiva in imbarazzo ad averla accanto a se.

Senza rendersi conto nemmeno lei del perché, si ritrovò a provare un moto di stizza verso il moro accanto a se.

Come se fossero affari suoi il modo in cui sceglieva di vestirsi! Poi anche tutti loro erano vestiti elegantemente, che c’era di male.

Pensò che forse si stava semplicemente immaginando tutto e decise di tornare alla realtà, accorgendosi  in quel momento, dello sguardo perforante di Itachi su di se.

 

 

- Fugaku io consiglierei di organizzare una cena e invitare anche tutti gli altri, soprattutto i nuovi clienti di Parigi. Credo che, dimostrandogli i nostri buoni rapporti con tutti gli altri clienti avranno la spinta finale che li spronerà ad unirsi a noi. E infine, sperando che tutto si concluda senza intoppi, potremmo-

- Annunciare il nostro nuovo progetto. Ottima idea Kira, sì credo che si possa fare.-

Era passato un po’ da quando tutti si erano riuniti in tavola e la cena era cominciata e come al solito i due soci  non riuscirono a fare a meno di parlare d’affari.

Come se non si vedessero già tutti i giorni in ufficio, pensò scocciata la rosa.

Improvvisamente sentì sua madre sbuffare divertita.

- Sempre a parlare d’affari i nostri uomini vero?- esclamò guardando con un sopraciglio alzato l’altra donna di fronte a se.

- Hai ragione, riposassero una volta!- esclamò tra il scocciato e il divertito Mikoto.

Sakura pensò che effettivamente non doveva essere facile convivere con un marito che sembrava amare il suo lavoro più di ogni altra cosa.

- Più tosto, se non ricordo male, Itachi,- esclamò Sawako voltandosi a guardare il ragazzo in questione – tu sei al tuo ultimo anno giusto?ancora poco e poi farai il grande passo da adulto e comincerai l’università! Hai già deciso quale facoltà frequentare?- chiese infine guardandolo curiosa.

Il moro la guardò per un attimo sorpreso, fece per parlare quando una voce gelida impedì che potesse dire qualcosa.

- Non c’è affatto bisogno che debba decidere quale facoltà scegliere. È il primo erede della famiglia Uchiha, ed è suo dovere impegnarsi e portare avanti l’azienda Uchiha, per cui farà Economia Aziendale.- affermò gelido e allo stesso tempo pacato il signor Uchiha, come se quello che aveva appena affermato fosse ovvio e palese.

Per un attimo nella sala ci fu solo silenzio.

Sakura sentì un rumore accanto a se, si girò e vide Sasuke stringere il pugno sotto il tavolo mentre la sua faccia rimaneva come al solito inespressiva.

Volse infine gli occhi di fronte a se e vide Itachi fissare con sguardo vuoto il piatto davanti a se.

E quegli occhi non erano solo vuoti, sembrava che celassero così tanta tristezza e stress che a Sakura sembrò assurdo come un ragazzo sempre così gentile e sorridente con tutti, potesse avere improvvisamente uno sguardo così triste.

D’altronde però lei era al prima a nascondere a tutti una parte importante e dolorosa di se stessa e si rese conto di quanto fosse sbagliato giudicare solo dall’apparenza e di come, inevitabilmente, tutti lo facessero con Itachi.

Durò solo qualche secondo e in un attimo, l’espressione di Itachi tornò ad essere quella pacata e gentile di sempre, come se non fosse accaduto nulla.

Con un colpo di tosse Kira riuscì a richiamare l’attenzione di tutti, cominciando a proporre idee su dove organizzare la cena che si sarebbe tenuta a distanza di una settimana, cercando così di alleviare la tensione e Sakura, per due volte nella stessa sera, sentì di essergli in qualche modo grata.

 

 

 

Con la scusa che dovesse andare in bagno era riuscita finalmente ad allontanarsi dal tavolo per prendere un po’ d’aria e togliersi un po’ di quella tensione che alleggiava per tutta la stanza.

Era uscita, senza farsi vedere dalle cameriere, nel  grande giardino al retro.

aveva sempre ammirato lo stile e la fantasia di quel giardino.

Pieno di fiori e alberi di tutti i tipi che rilasciavano un profumo delizioso, anche se ovvie mante mancava la sua amata Faina, ma comunque in quel momento le sarebbe servito a ben poco.

Si appoggiò alla ringhiera di ferro del piccolo laghetto artificiale cercando di individuare dove fossero i pesci rossi che aveva visto la scorsa volta, ma con quel buoi era praticamente impossibile individuarli.

- Immagino che sia un po’ pesante per te dover passare il tempo a queste cene, mi dispiace.-

Si girò di scatto verso la sua sinistra e vide Itachi poggiato anch’esso sulla ringhiera, guardarla intensamente.

Non ricordava precisamente per quanto fosse rimasta imbambolata dalla sorpresa di ritrovarselo improvvisamente così vicino, ma dopo aver notato la sua espressione farsi interrogativa, si rese conto che doveva essere passato un bel po’.

- Uhmph, ma no figurati! Diciamo più che altro che non capisco niente di tutti quei discorsi d’affari e quindi dopo un po’ finisce per venirmi il mal di testa, perciò sono venuta a prendermi una boccata d’aria. - cercò di rimediare alla sua figura da ebete, sorvolando sul fatto che capisse fin troppo bene tutti quei discorsi e che in realtà erano gli altri discorsi a metterla a disagio.

Il moro la guardò per un attimo scettico, come se intuisse quanto fosse una balla, ma infine non disse nulla, voltandosi a guardare il laghetto con sguardo leggermente vuoto.

La rosa rimase a guardare un po’ il suo profilo.  Aveva dei lineamenti perfetti che gli davano un immagine quasi  surreale sotto la luce fiocca della luna. Quegli occhi però, vuoti come un momento prima a tavola, rendevano la sua figura molto più triste del solito.

Senza nemmeno pensare al quello che stava facendo, la rosa si ritrovò a dirgli quello che da molto tempo pensava su di lui.

- Immagino che non sia facile dover portare il peso dell’eredità Uchiha e dover essere sempre il migliore in tutto e su tutti per non deludere gli altri. –

Gli occhi del moro si spalancarono per un attimo sorpresi, si girò dalla parte di Sakura come se la vedesse per la prima volta, o forse, come se fosse la prima persona a dirgli una cosa del genere.

Tornò a guardare il laghetto con sguardo pensieroso per poi sussurrare – No, non è per niente facile - .

- Non hai mai provato a far capire a tuo padre anche i tuoi desideri o a spiegarli che vorresti avere la possibilità di scegliere anche tu sulla tua vita?-

Le labbra di Itachi si curvarono in un piccolo sorriso ironico.

- Mio padre..non è un tipo particolarmente comprensivo. Il lavoro per lui è molto più importante di  qualche desiderio adolescenziale. –

- Beh tuo padre ha torto. Non sei certo una macchina da poter usare a proprio piacimento per del lavoro. Un figlio vale più di qualsiasi lavoro o azienda e con questo anche i suoi desideri  sul suo futuro. –

Si rese conto solo dopo aver formulato la frase di quanto fosse stata fin troppo azzardata e confidenziale.

A dispetto di ciò che si aspettava, il moro non sembrava per nulla infastidito da quella frase, la sua espressione rimaneva pensierosa e vuota allo stesso tempo.

- Allora, sinceramente parlando, spero tanto di non commettere lo stesso errore con i miei figli. –

Disse con un tono di chi ormai aveva capito che la sua di sorte era inevitabilmente segnata.

Sakura ebbe un improvvisa voglia di stringersi a lui e dirgli che invece non era così, che non c’era niente di segnato e che solo lui avrebbe potuto decidere del suo destino. Poi si rese conto di quanto fosse ridicolo il pensiero appena formulato e di come una come lei, potesse mai fare un gesto così schifosamente sdolcinato e romanticho per i suoi gusti.

Cercò di ignorare quel immagine concentrandosi su altro.

- Se potessi scegliere, cosa ti piacerebbe fare in futuro?-

Il moro si girò di scatto guardandola nuovamente come se fosse la prima persona a chiedergli una cosa del genere.

La guardò per un attimo indeciso mentre un sorriso d’imbarazzo si formava tra le sue labbra.

- beh il lavoro di mio padre mi è sempre piaciuto comunque, anche perché a forza di studiarlo così tanto è finito per rientrare tra i miei interessi. Un'altra cosa che ho sempre sognato di fare invece..è quella del..”dottore volante”..oppure del pediatra. –

Sakura lo guardò per un attimo sorpresa.

Il moro notando il suo sguardo scoppiò in una piccola risata, una risata così sincera e cristallina che Sakura si accorse di non averla mai sentita uscire dalle sue labbra.

- Lo so per un Uchiha che deve sempre mantenere il ruolo di quello severo e sempre controllato, sognare di aiutare i bambini del terzo mondo o anche quelli della proprio città può risultare un paragone assurdo, ma d’altronde dato che è il mio sogno e che non importa a nessuno non mi preoccupo che mantenga la fama degna di un  Uchiha. – disse sorridendo leggermente imbarazzato.

La rosa, ritrovandosi a specchiarsi in quegl’occhi improvvisamente così vivi e pieni di luce, sentì il viso prendere tonalità di rosso sempre più scuro mentre un brivido come al solito percorreva lentamente tutta la sua colonna vertebrale.

Quando il ragazzo si decise finalmente a tornare con lo sguardo verso il lago, tirò un sospiro di sollievo.

- Bhe..- sussurrò un momento dopo, facendo tornare su di se gli occhi del moro.

- Secondo me se parti già del presupposto che il tuo fato è stato già deciso da tuo padre sei semplicemente tu che non hai abbastanza coraggio per combattere per la tua felicità.

Dovresti pensare che soddisfare questo capriccio di tuo padre sacrificando la tua vita non farà altro che renderti infelice mentre ti è bastato un solo momento in cui hai parlato di quello che ti piacerebbe fare che ti sei illuminato come credo non ti abbia mai visto nessuno. Non credo che tuo padre sia un mostro senza cuore per cui non farti così tanti problemi, sono sicura che nonostante tutta la rabbia iniziale arriverà a perdonarti. –

Itachi la guardò così intensamente che per un attimo Sakura ebbe paura di averlo offeso o di essersi presa realmente troppa confidenza.

Maledetta lei e la sua lingua che non ha mai voluta stare ferma con nessuno.

Il moro si lasciò andare ad un piccolo sospiro prima di tornare a sorridere, con il sorriso che usava tutti i giorni però  e non quello di pochi attimi fa.

- Grazie del consiglio Sakura..credo però che ora sia un po’ troppo tardi per poterci provare. –

La rosa lo guardò interrogativa? Cosa intendeva? E perché aveva assunto quello sguardo così serio?

- Sakura! Itachi! Eccovi finalmente! Vi stavo cercando da non so quanto!- esclamò Mikoto dall’entrata del giardino.

In silenzio tornarono nella sala da pranzo dove Sakura vide che sua madre e Kira avevano già indossato i cappotti.

Era ora di tornare a casa.

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Capitolo 10
*** capitolo 10 ***



 

 Ecco qua il capitolo 10!! è un pò più particolare e diverso dagli altri.. ;)

Buona lettura!

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Capitolo 10

 

 

- E adesso? Perché non ti ribelli più? Eh??- esclamò stizzito un uomo dalla muscolosa corporatura mentre continuava a sferrare calci decisi tra le costole della armai esanime ragazza a terra.

- H-Hirashi smettila ti prego!! Perché fai tutto questo?? – singhiozzò Sawako disperata all’altro angolo della camera mentre cercava inutilmente di rialzarsi. La gamba rotta però non l’aiutava certo nell’intento.

L’uomo smise di tirare calci e si avvicinò alla figura della sua ormai ex compagna.

- Ora ti chiedi del perché? È inutile che hai quella faccia da innocentina. Sei stata tu che hai preferito credere alla mie parole invece a quelle di tua figlia quando ti diceva chi sono realmente e quello che le facevo!  Hai dovuto vederlo per forza con i tuoi  occhi per crederci!-

La donna lo guardò con un misto di disprezzo e terrore.

- Sei tu il mostro qui! È vero sono stata una sciocca a non crederci e se credi anche solo lontanamente che ti darò più anche un solo spicciolo ti sbagli di grosso!-

Hiroshi la guardò per un attimo in silenzio.

- Oh ma lo so, l’ho capito ormai. Infatti credo proprio che andrò via da questa casa, lontana da una stupida appiccicosa come te e una piccola scocciatrice mocciosa come quella. È stato un vero piacere!- esclamò l’uomo ironico per poi passare per un ultima volta accanto alla figura distesa della rosa che lo fissava ad occhi socchiusi, quasi del tutto priva di conoscenza, sorriderle sprezzante e andarsene.

Da qual momento tutto ciò che ricordava era buio totale.

Sua madre chiamò l’ambulanza dove furono portate immediatamente.

- Sakura perdonami..- singhiozzava la madre stringendo la mano della figlia nella barella accanto.

- Scusami per non averti mai creduto. Ti sei sempre presa cura di me e io non ti merito come figlia..non ti merito. Perdonami se puoi ti prego e ti prometto che non permetterò più a nessuno né a me stessa di renderti in questo stato o di impedirti di essere felice. Te lo giuro piccola mia.-

La rosa cercò di ricambiare la stretta con le ultime forze rima stele in corpo per farle capire che sì, l’aveva già perdonata da molto tempo perché era l’ultima persona al mondo che le rimaneva e l’avrebbe difesa per sempre.

Priva ormai di tutte le energie chiuse gli occhi per ricadere in quel nero infinito.

Quando cercò di riaprire gli occhi, una forte luce bianca rischiò di accecarla del tutto.

Batte più volte le palpebre fino ad abituarsi per poi rendersi conto che si trovava in posto completamente bianco e infinito.

Dov’era? Girò lo sguardo intorno per cercare di capire ma improvvisamente vide qualcuno al suo fianco.

- Papà..-

L’uomo la guardava e le sorrideva come quando era piccola, con quell’affetto infinito che non si può nemmeno spiegare, e a Sakura vennero le lacrime agli occhi.

- Perché piangi piccola mia?-

- Perché sei morto papà..e da quando tu te ne sei andato tutto è diventato così  difficile-

- Non dire così Sakura. Lo sai che io ti sono sempre affianco-

- Papà ti prego torna..non so più cosa fare della mia vita..non so più chi sono-

L’uomo la guardò intenerito per poi passare la sua mano sulla guancia della figlia in una dolce e lenta carezza.

- Tu sei Sakura. Non hai bisogno di sapere o chiederti chi tu sia veramente. Devi solo fare ciò che ti suggerisce sempre il tuo cuore e vedrai che tutte le tue domande troveranno risposta da sole.-

- Ma papà..-

La figura dell’uomo cominciò a farsi improvvisamente più sfocata ed allontanarsi pian piano da lei.

- Papà!-

- Credi in te stessa Sakura. E ricomincia a credere anche negli altri. Vedrai che andrà tutto bene-

- No papà non te ne andare!-

Ma la figura era ormai scomparsa e lei era sola.

- Perché papà..perché..- e cominciò a singhiozzare.

- Perché piangi Sakura?- si girò di scatto dalla parte cui proveniva la voce e vide Itachi sorriderle dolcemente.

- Perché mi sento così sola Itachi..e lo so che questo per te dimostra solo quanto io sia una bambina..-

- Tu non sei sola Sakura..non lo sei affatto. Non ti rendi conto di quante persone ti vogliono bene? Io vorrei fare ancora tanti giri su quella giostra con te Sakura. E anche altre persone vogliono stare con te-

E mentre continuava a sorriderle volse il suo sguardo davanti a se per poi farle cenno di guardare insieme a lui.

Lei si girò lo sguardo dalla sua stessa parte e vide tre ragazze abbracciate salutarla da lontano e chiamarla ad alta voce.

Ino, Hinata e Yuki ridevano felici guardandola.

- Hey Sakura!! Ti va di uscire più tardi insieme? Ci divertiremo un mondo vedrai e poi ci saranno anche un sacco dir ragazzi carini!- le urlò Ino.

Poi le loro figure sparirono per far poi comparire Suigetsu sopra ad una moto e con il mano il casco della rosa.

- Hey Sakura! Sta sera c’è una gara spettacolare  e imperdibile! Devi venire assolutamente, sono sicuro che una come te batterà tutto in un batter d’occhio! E dopo un bel salto in discoteca insieme!- e le tirò il casco che la rosa afferrò al volo per poi vedere anche la sua figura scomparire del tutto.

- Hey capocciona!- si girò alla sua sinistra e vide sua madre e Kira sorriderle con affetto.

- Ti va se questo fine settimana andiamo solo noi insieme a farci un bel campeggio? Vedrai che ti divertirai!-  propose Kira per poi darle una piccola pacca sulla testa. E svanirono anche loro.

- Sakura-chan!!- saluto raggiante Naruto con uno scocciato Sasuke accanto.

- Sakura che ne dici di una bella ciotola di ramen caldo?- le chiese Teuchi affettuoso.

- Sakura!-

- Sakura hey!!-

Continuavano a comparire e comparire persone su persone che continuavano a chiamarla allegramente e invitarla a saltare con loro e Sakura ogni minuto sentiva il suo cuore farsi sempre più leggero.

- Sakura..- si girò alla sua destra e vide Itachi guardarla ironico e con un piccolo sorriso tra le labbra.

Era rimasto tutto il tempo accanto a lei.

- Sei ancora sicura di dire che sei sola?- e lei rimase in silenzio a guardarlo, senza sapere più cosa dire o fare.

- Sakura- una voce profonda la chiamò.

Si girò alla sua sinistra e vide accanto a lei Sasori guardarla con il suo solito ghigno divertito.

- Sakura cosa sono quelle lacrime?- e si avvicinò ulteriormente al viso della rosa fino a quasi far sfiorare le loro labbra.

- Te l’ho già detto Sakura.. La vera te è molto più forte di una ragazza che piange. Non smettere di lottare Sakura, sei molto più bella e fantastica quando sei forte, combattiva e battagliera come ti vedo io-

- Non smettere di lottare Sakura..mai..-

Le loro labbra stavano per diventare un tutt’uno ormai e la rosa aveva socchiuso gli occhi pronta per quel momento quando sentì la voce di Itachi chiamarla dietro di sé con voce scocciata.

- Sakura..Sakura svegliati! Smettila di sognare o farai tardi!-

 

Aprì gli occhi e si alzò di scatto finendo per cascare dal letto e ritrovarsi per terra, con le coperte aggrovigliate su tutto il corpo.

- Sakura spero che tu mi abbia sentito o farai seriamente tardi!- urlò la voce di sua madre dal piano di sotto.

La rosa rimase per qualche secondo in silenzio cercando di capire dove si trovasse e che stesse succedendo.

Poi si portò una mano sul viso e si accorse di avere le guance completamente bagnate di lacrime.

Era stato tutto un sogno.

Il ricordo di quello che era accaduto con Hiroshi..Itachi..Sasori..era stato tutto un sogno

Solo un sogno.

 

Erano passati sei giorni dalla cena a casa Uchiha e dal suo sogno.

Le giornate erano trascorse nella solita routine tranne per il fatto che la rosa aveva continuato ad avere un atteggiamento più aperto e dolce con le persone che aveva intorno.

Persino con Suigetsu.

Due sere dopo la cena infatti il ragazzo l’aveva contattata chiedendole che fine avesse fatto e se le andava di fare una gara che ci sarebbe stata la sera stessa.

Se per il bisogno di sfogare tutta la sua confusione in quei giorni o per farsi perdonare dall’amico della sua assenza, la rosa aveva accettato.

Ricordava di aver corso più veloce di un fulmine, di aver superato tutti gli altri gareggianti ad ogni nuova curva con il sorriso tra le labbra ma di esser stata sconfitta per un pelo dal ragazzo dai capelli argentati.

Per quest’ultimo però, più che la vincita della gara, a sorprenderlo era stato il comportamento della rosa.

 

 

/flashback/

- Hey Sakura come mai mi guardi con quel sorriso dolce?? Potrei arrivare a preoccuparmi sai? O forse stai architettando un piano di vendetta per averti soffiato la vittoria?- le chiese tra il finto preoccupato e il sorpreso.

- Che scemo che sei! È solo che in questi ultimi tempi mi sono accorta che ci siamo visti giusto per affari o trattare le gare e che non abbiamo più avuto tempo per parlarci..che ne dici se andiamo a farci un giro da qualche parte o a ballare?-

Il ragazzo la guardò per un attimo sconcertato per poi darle una leggera gomitata e farle un sorriso malizioso.

- Dimmi la verità Sakura..ti sei innamorata di me vero?? Beh dovevo aspettarmelo..non potevi certo resistere al mio fascino per così tanto tempo!-

Lo sguardo della rosa bastò a zittire quest’ultimo che finì in seguito per scoppiare a ridere.

- Su su Sakura lo sai che scherzo! Non me lo aspettavo da te ma alla fine hai ragione, è un sacco di tempo che non ci passiamo una delle nostre serate insieme! Andiamo!- e dopo averla presa sotto braccio, la trascinò con sé. 

/flashback/

 

 

- Tesoro che ne dici se domani pomeriggio andiamo a comprarci un nuovo vestito da mettere alla serata di domani sera? Compreremo qualcosa di stupendo vedrai e poi andremmo dal parrucchiere a farci belle. Saremo le migliori vedrai! Che ne dici?- le chiese Sawako mentre finiva di mangiare il suo semplice piatto con riso bianco e contorno di verdure per cena.

La guardò per un attimo interdetta, ricordandosi solo in quel momento della cena che si sarebbe tenuta la sera seguente in quel importante locale al centro della città.

- Sareste le più belle anche con un sacco di patate addosso ne sono certo- esclamò Kira tra un boccone e un altro dall’altra parte del tavolo.

Sakura arrossì poi al pensiero che a quella serata ci sarebbe stato anche Itachi.

Forse non era una poi così cattiva idea quella di comprarsi un nuovo bel vestito elegante e magari farsi preparare da un parrucchiere esperto.

Non che avesse chissà quali intenzioni. In fondo lui era solo il suo vicino di casa e il ragazzo più fantastico, bello e desiderato da tutta Tokyo mentre lei una normale ragazza nata nel piccolo villaggio di Konoha.

Però, se magari si fosse presentata con uno stile diverso e più elegante del solito, per non apparire anche sciatta e inadeguata a quello che richiedeva la serata ovvio, forse, lui l’avrebbe notata.

E forse avrebbero potuto passare un altro po’ di tempo insieme e rivedere quel suo sorriso così sincero e raro.

 

 

 

 

 

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Capitolo 11
*** capitolo 11 ***


Ecco qua un nuovo capitolo!! È diviso in due parti e anche questa prima parte è abbastanza lunga!! Spero che non sia noiosa!!

Si parlerà di tanti incontri e diversi avvenimenti tutti insieme..spero vi abbia incuriosito!

Buona lettura

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Capitolo 11

 

 

 

 

Da quando era nata, Sakura poteva affermare con certezza che con tutti i problemi che aveva avuto, tra questi non c’era mai stato quello della povertà.

Certo non era stata abituata a navigare nell’oro, ma non aveva nemmeno avuto problemi con i soldi.

Tutto questo però non poteva impedirle di sentirsi quasi a disagio di fronte a tutte quelle persone  con abiti e gioielli che sarebbero valsi lo stipendio annuale di un normale cittadino giapponese.

Per quanto Kira avesse cercato di non farle mancare nulla era ancora difficile riuscire ad ambientarsi in quel tipo di società.

Lei, sua madre e Kira erano appena entrati nel famoso ristorante Atelier de Joël Robuchon,  uno dei migliori ristoranti di Tokyo, di proprietà del famoso chef Joël Robuchon.

Il ristorante per quella sera era stato affittato da Kira e  dal signor Fugaku, che dopo averli intravisti alle porte d’entrata, invitò questi ad avvicinarsi con un gesto della mano mentre con l’altra teneva un bicchiere di quello che presumibilmente doveva essere champagne.

C’erano molti invitati e non fu facile farsi strada per arrivare a gli ultimi tavoli dove venivano attesi.

- Sawako tesoro! Sei splendida e tu Sakura..cielo! Sta sera sei veramente un incanto!! Non mi meraviglierei se a fine serata ti ritroveresti con metà invitati innamorati di te!-

Sakura sentì le guance infiammarsi mentre cercava di rimanere calma, guardandosi ogni tanto intorno alla ricerca di altre persone che conoscesse  tra tutti.

Quella sera doveva esserci anche Hinata se non errava e al solo pensiero si sentiva sollevata nel sapere di avere almeno un amica accanto.

Credeva di aver esagerato con quel lungo vestito  verde acqua come i suoi occhi, lungo fino alle caviglie, con l’attaccatura al collo e con una grande scollatura con la schiena, ma alla fine, osservando anche gli altri invitati vestiti altrettanto elegantemente, si era tranquillizzata.

- Oh Itachi ma dov’eri finito? Non ti vedevo più!- al sentir chiamare quel nome si girò di scatto dalla direzione di Mikoto e sua madre.

Senza nemmeno accorgersene si ritrovò con gli occhi fissi su quelli del moro, per poi passare lo sguardo su tutta la sua figura.

Se possibile, quella sera era ancora più bello del solito.

Indossava  un elegante smoking nero classico e i capelli nella solita coda bassa, ma sembrava che in confronto a gli altri invitati, brillasse di una luce tutta sua, come una stella in un cielo nero e privo di qualsiasi altra luce.

 

- Papà mi aveva chiamato insieme a Kira per presentarmi il nuovo ospite dell’azienda.-

- Oh capito la solita noia vero? Spero che almeno Sasuke non si stia annoiando..comunque hai visto Sakura? Non credi che sia bellissima con quel vestito? Risalta perfettamente i suoi occhi!- esclamò infine Mikoto, lasciando Sakura sbalordita.

Si sentiva sprofondare dalla vergogna e quando sentì nuovamente su di se gli occhi del ragazzo desiderò con tutta se stessa poter essere in un altro universo e fuggire al più presto da quel posto.

Dopo averla osservata per qualche secondo sbalordito dall’affermazione della madre, puntò infine i suoi occhi in quelli limpidi della rosa e fece uno dei suoi sorrisi migliori.

- Sì..sta sera sei splendida Sakura - disse infine con un tono di voce così profondo e lento che la rosa sentì il cuore cominciare a battere così veloce da bloccarle la respirazione per qualche secondo.

- G-grazie. Anche tu stai molto bene-

Dio come si sentiva stupida!! Cos’era successo, all’improvviso era diventata come Hinata davanti Naruto anche lei? A quel pensiero le venne subito in mente che ancora non era riuscita a trovare quest’ultima e che quella poteva essere un ottima scusa per poter scappare da quella situazione così imbarazzante.

- Mamma io vado a cercare Hinata intanto ok? Ci vediamo dopo- esclamò sbrigativa per poi allontanarsi senza attendere nemmeno un risposta.

Nel ristorante quella sera, oltre ai soliti tavoli per tutta la sala, avevano posizionato una lunga serie di tavoli lungo le pareti con una varietà di tutti i tipi di rinfreschi per i presenti, prima che la cena vera e propria iniziasse.

Molti camerieri giravano per ogni tavolo con grandi vassoi sulla mano e numerosi drink su di esso. Al primo che le capitò vicino Sakura prese subito il primo bicchiere che le capitò e mentre prendeva un lungo, primo sorso, cerco di rilassarsi il più possibile e smetterla di sentirsi osservata da tutte le persone intorno. Sicuramente era solo una sua impressione.

- Sakura, non mi dire, hai deciso di darti all’alcool? –

Mancò poco che si strozzasse.

Cercò di non tossire troppo per via del vino andato di traverso e si girò dalla parte dov’era stata chiamata per poi mandare uno sguardo omicida al colpevole.

- Dimmi un po’ Sasuke, da quando bere un bicchiere di vino è diventata una cosa da alcolizzati?- sputò velenosa.

- Beh da come ti sei tuffata su quel bicchiere  con quell’aria disperata, non sembravi una che stava tranquillamente assaggiando del buon vino. A proposito quello è Nobile di Montepulciano, ti piace?-

Ora ci mancava solo che ci fosse lui a prenderla in giro e farla sentire inadeguata come sempre.

- Qualche altra critica già che ci sei?- esclamò all’improvvisa acida.

Sasuke la guardò per un attimo stupito. Non credeva che si sarebbe offesa.

- Guarda che era solo una battuta, non c’è bisogno di fare la acida. E poi..- e distolse lo sguardo da quelli di Sakura mentre con le dita cominciava a giocherellare con il bicchiere in mano.

La rosa lo guardò interrogativa.

- E poi cosa?-

Lui la guardò di nuovo negli occhi per qualche secondo, fece scendere lo sguardo per tutto il corpo di lei e mentre le sue guance cominciarono a tingersi lievemente di rosso esclamò – E poi no, non ho nessun’altra critica, sta sera..- si schiarì la voce- sta sera sei molto bella, ti sta bene quel vestito. –

Sakura rimase immobile per qualche secondo. Era solo la sua immaginazione o il più piccolo degli Uchiha le aveva appena fatto un complimento? Ed era anche arrossito!

Sasuke intanto volgeva lo sguardo in tutte le direzioni, tranne che in quelle della rosa e prima ancora che questa potesse formulare  una qualsiasi parola, una voce attirò la loro attenzione.

- Sask’è!- Itachi si avvicinò sorridente e fece per dire qualcosa quando si bloccò di colpo e osservò entrambi con espressione perplessa.

- Cos’è successo? – Sakura non seppe cosa rispondere e prima ancora di farlo la voce improvvisamente seria e sbrigativa del suo compagno di classe la fermarono.

-  Niente. Niente di importante- Sakura lo guardò per un attimo stralunata.

Il moro in questione ignorò il suo sguardo e volse la sua attenzione verso il fratello maggiore.

- Cosa volevi?- il fratello parve ricordarsi solo in quel momento del motivo per cui l’aveva chiamato.

- Oh sì giusto, mamma ti stava cercando, voleva chiederti qualcosa immagino-

Sasuke sbuffò scocciato, rivolse un ultima veloce occhiata alla rosa e si allontanò in direzione degli ultimi tavoli.

E rimasero soli.

Certo c’erano decine di persone intorno a loro, ma a Sakura sembrava quasi di stare in un piano parallelo con lui e questo la metteva un po’ a disagio. Possibile che con tutti i presenti, in pochi minuti si fossero scontrati già due volte? Non capiva nemmeno lei perché fosse così agitata, forse era perché quella era la prima volta che si parlavano dalla cena a casa sua, forse perché con quel vestito elegante e con quell’acconciatura si sentiva strana davanti a lui e sentiva che da un momento all’altro avrebbe fatto una delle sue solite figuracce che avrebbero rovinato tutta l’atmosfera e l’avrebbero resa ridicola davanti gli occhi di tutti, davanti agli occhi di lui.

- Mi dispiace per prima, comunque- Sakura si risvegliò dai suoi momentanei pensieri e fissò stupita il ragazzo davanti a se.

- Per cosa?-

- Per mia madre. È solo che è sempre così espansiva che non si rende conto di mettere spesso in imbarazzo le persone intorno. Ma non l’ha fatto con cattiveria-

- Oh ma no tranquillo! Non fa niente sul serio, sono io che mi imbarazzo anche per le cose più stupide non è colpa di tua madre! Sono io che..non sono abituata a questi tipi di cene e a stare sotto l’attenzione di così tante persone- e guardò il resto degli invitati.

Itachi volse lo sguardo nella sua stessa direzione e vide che molti colleghi di suo padre la guardavano ammirati mentre altre signore la osservavano da capo a piedi per poi avvicinarsi alle amiche accanto e sussurrare qualcosa al suo orecchio, per poi ridacchiare.

Tornò a guardare la rosa.

- Beh se posso essere sincero, se in quest’occasione ti avessi vista darti delle arie o tanto sicura come le altre, ammetto che sarei rimasto un po’ deluso..- la rosa spalancò gli occhi stupita.

- Mi hai sempre  dato l’impressione di essere diversa dalle altre e anche le ultime volte che abbiamo avuto l’occasione di..stare un po’ insieme hai confermato questa mia teoria- Sakura sentì un brivido percorrerle la spina dorsale.

Itachi guardò nuovamente gli altri ospiti per poi posare nuovamente gli occhi in quelli verdi della ragazza.

- Forse è per questo che attiri tanto l’attenzione..i tuoi occhi hanno una luce molto diversa di quello delle altre ragazze qui presenti e credo che questo abbia incuriosito parecchi dei nostri invitati..-

Sakura sentì le guance andare in fiamme e sperò ardentemente che Itachi non lo notasse.

Ma come faceva? Come riusciva a penetrare così tanto dentro di lei con quello sguardo e a farle provare mille sensazioni solo tramite qualche parola?

- Stai tranquilla comunque, anche  a me capita spesso di essere continuamente osservato e tenuto sott’occhio, ma basta che li ignori e vedrai che infondo non è niente di troppo fastidioso- e le fece un sorriso così caldo e rassicurante che in quel momento Sakura non sentiva veramente più nessuno sguardo, nessuna presenza, se non quella di loro due.

 

 - Ti lascio alla ricerca della tua amica, ci vediamo più tardi all’ultimo tavolo- la salutò con un dolce sorriso e raggiunse suo padre che intanto lo stava richiamando.

Rimase per qualche secondo ferma nell’intento di concentrarsi e metabolizzare tutto quello che stava accadendo in quella serata.

Le sembrava che quella sera fosse tutto tranne una noiosa cena tra impiegati. Non per lei almeno.

Si portò il bicchiere alle labbra per cercare di nascondere il sorriso che stava per nascere.

Le aveva detto che per lui era diversa dalle altre..che sarebbe rimasto deluso se non fosse stata così anche quella sera e l’aveva rassicurata..inspiegabilmente senti un confortante calore nel cuore e una sensazione di felicità farsi strada in lei.

Sapeva che quelle parole infondo non volevano dire nulla e poi, a lei che importava? Forse voleva rassicurarla e basta perché l’aveva vista agitata e gentile com’è lui si sarà sentito in dovere di farlo.

Diversa dalle altre..forse con quel diverso intendeva il fatto che era molto più imbranata e strana delle altre.

O forse intendeva qualcos’altro? Sentì nuovamente le goti tingersi di rosso e prima di perdersi in tutti quei pensieri, decise di continuare la sua ricerca di Hinata.

Finì anche l’ultimo sorso di vino, poggiò il bicchiere nel primo tavolo che trovo e con un improvvisa espressione allegra e di buon umore in viso, si incamminò verso gli altri tavoli, finché, dopo aver confuso l’amica con diverse ragazze dall’acconciatura corvina, non intravide finalmente Hinata.

Indossava un lungo vestito di seta viola, attaccato alle spalle attraverso sottili spalline e con una scollatura non troppo esagerata sul seno.

Era così elegante  e con dei modi di fare così fini che sembrava una principessa.

Si chiese come facesse a una sofisticata e di classe come Hinata piacerle Naruto.

La vide che stava chiacchierando con Neji, suo cugino.

- Hinata - la mora si voltò nella sua direzione e la fissò per un attimo stupita prima di sorridere felice e, dopo aver congedato il cugino, avvicinarsi all’amica.

- Sakura! Che bello vedere anche te qui! Stai benissimo con questo vestito comunque!- la rosa la fissò grata e pensò che anche li era felice di averla accanto in quel momento.

- Grazie anche tu sei splendida, sembri una principessa! Ti stai divertendo?- le chiese sorridendo.

- Come al solito..veramente sono costretta a stare quasi tutto il tempo vicino a mio padre perché vuole che conosca tutti i suoi colleghi e quindi non posso godermi più di tanto la serata..però ora che ci sei tu  va molto meglio!! E vedo che sei anche molto allegra, mi fa molto piacere- le disse con il suo solito tono di voce dolce e premuroso.

Sakura pensò che lei in quel momento si trovasse nella stessa situazione di Itachi, che sicuramente si annoiava parecchio in quelle serate e all’improvvisò capì il perché le piacesse tanto Naruto.

Nonostante a lei non piacesse sotto quel punto di vista, sapeva che il biondo era un ragazzo fantastico, con un allegria e uno spirito di vita così acceso che era in grado di portare felicità e luce anche negli angoli più bui del cuore di chiunque.

E forse il fatto che fosse così, che fosse completamente opposto alle persone con cui era cresciuta l’amica, era il motivo principale per cui Hinata ne era tanto invaghita.

La guardò con una punta di malizia.

- E scommetto che se ci fosse stato anche Naruto, ti saresti divertita ancora di più..non è così?-

E come al solito il volto della mora esibì tutte le tonalità del rosso che riusciva a creare.

- S-Sakura!! M-Ma che dici! N-non è a-affatto vero..-

La rosa scoppiò a ridere per poi scusarsi verso la sua imbarazzata amica.

- Hinata-sama, tu padre vorrebbe parlarvi- entrambe si voltarono verso di Neji che li guardava con espressione impassibile. Non sembrava divertirsi molto nemmeno lui..

Vide l’amica tornare ad avere anche lei un espressione meno serena e imbarazzata e dopo averla salutata, allontanarsi.

La rosa si guardò per un po’ intorno chiedendosi se era solo una sua impressione o colpa della suo improvviso buon umore, o le sembravano tutti parecchio annoiati?

Non sapendo più cosa fare, ora che non aveva più Hinata con lei, decise di andare a provare uno degli stuzzichini nei tavoli della parete più vicina.

I cuochi si erano dati davvero da fare!! E dire che la cena non era ancora servita.

Sarebbe stata nel grande tavolo in fondo insieme a Kira, sua madre e la famiglia Uchiha, dato che erano stati loro a organizzare la serata.

Guardò estasiata i piatti di fronte e mentre pensava a quale delizia assaggiare per prima sentì la voce di una ragazza chiamarla.

- Tu sei Sakura Haruno vero?-

Si girò alla sua destra e vide una ragazza dagli occhi e capelli blu fissarla intensamente.

Si guardarono per qualche secondo senza dire niente, quando questa, dopo averle fatto uno strano sorriso, non alzò la mano nella sua direzione.

- Io sono Konan. Andiamo alla stessa scuola-

Sakura strinse decisa la mano della ragazza senza interrompere il contatto dei loro occhi.

- Lo so, l’ho notato..soprattutto nell’ultimo periodo- rispose con tranquillità la rosa.

Non era tipa da farsi intimorire o far finta di niente, per cui aveva preferito far chiaro da subito che quell’improvvisa gentilezza non la ingannava e che si era accorta dei suoi sguardi durante gli ultimi tempi a scuola.

Konan sorrise divertita.

- Beh Sakura..ci tenevo a conoscerti sai? Ultimamente hai attirato la mai attenzione  e credevo fosse dovuto presentarci-

- E come mai ho attirato la tua attenzione?-

- Perché mi sono accorta che noi due abbiamo un interesse in comune..e quindi ho pensato che sarebbe stato giusto conoscerci no?-

Sakura la guardò per un attimo interrogativa e allora Konan, senza spiegare più niente, rivolse lo sguardo verso un punto nella folla.

Lei segui il suo sguardo e vide che i suoi occhi erano posati sulla figura di Itachi che intanto parlava tranquillamente con un signore dalla barba folta.

La ragazza dai capelli tornò a guardarla e mentre la rosa la fissava perplessa, questa sorrise tranquillamente.

- Ho notato che tu e Itachi vi conoscete-

E dal suo sguardo sembrò intendere molte più cose.

- Già- rispose. Non gli avrebbe certo dato la soddisfazione di spiegarle quale tipo di conoscenza ci fosse, come presumibilmente voleva sapere invece quest’ultima.

Konan si lasciò andare a una piccola risata, divertita nel vedere la ragazza di fronte tenerle testa così tranquillamente, per poi tornare a fissarla intensamente e assumere un aria seria.

- Lo sai Sakura, mi sembri una ragazza molto intelligente, molto più intelligente di tante altre nella nostra scuola e in questa sala-

- Grazie-

- Di niente, anzi, proprio per questo motivo, perché mi sembri sveglia, vorrei essere sincera con te e darti un consiglio. Posso farlo?-

- Certo- gli occhi blu della ragazza assunsero una strana luce.

- Ti consiglio di cambiare interesse Sakura –

La rosa rimase impassibile a quelle parole, in attesa che questa finisse.

- Te lo sto dicendo per te, per evitarci una brutta sofferenza e rimanerci male. Quest’interesse che abbiamo in comune mi appartiene da molto più tempo di te e, se posso essere schietta, credo di essere più adatta per esso. L’avere un patrigno ricco non ti da certo il codice per poter entrare con tranquillità in questo mondo. Bisogna saperci appartenere, e tu, è evidente che appartieni a un universo completamente diverso da questo. Per cui ti consiglio di cercarti un interesse che sia più..al tuo livello insomma. Vedrai che non rischierai di rimanerne delusa-

Sakura la guardò intensamente, ferma e senza proferire parola e Konan, divertita dal suo atteggiamento così insolito, sorrise, felice di averle detto quello che voleva e allontanandosi tranquillamente verso gli altri tavoli.

Ora non era più certa di essere così di buon umore, come qualche attimo prima.

Sospirò scocciata e preso un bicchiere di champagne e preso un lungo sorso, decise di uscire dalla sala e andare nella parte esterna del locale per rilassarsi.

Faceva abbastanza freddo e non c’era quasi nessuno fuori, ma decise comunque di rimanere per un po’ lì.

Si appoggiò al muro accanto e sospirò afflitta chiudendo gli occhi.

Possibile che ci dovesse essere sempre qualcuno pronto a rovinarle ogni momento apparentemente felice nella sua vita.

Ci mancava solo quella tipa inquietante e snob che la sfidava e le diceva quanto fosse inferiore in confronto alle altre persone presenti.

Avrebbe dovuto risponderle per caso? Sinceramente le sembrava così patetica che non ne aveva sentito il bisogno.

Si vedeva che non era una ragazza stupida, ma venire da lei e sfidarla per un ragazzo e giudicarlo per la sua classe sociale le sembrava veramente patetico e infantile.

Ma d’altronde che doveva aspettarsi da gente come quella? Con tutti quei sguardi, qualcuno doveva pur infastidirla in qualche modo no?

Improvvisamente sentì una presenza accanto a se.

Sperò che non fosse nuovamente Konan o non avrebbe resistito molto questa volta.

- Ma guarda un po’..cosa ci fa una motociclista ribelle come te in un posto come questo, Sakura?-

Al suono di quella voce una lunga scossa percorse tutto il suo corpo.

Aprì gli occhi sorpresa e vide un ragazzo alto, vestito con un elegante completo color panna e i capelli rossi guardarla divertito.

 

 

 

 

 

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Capitolo 12
*** capitolo 12 ***


 

 

 Ecco qua il seguito nel ristorante al centro di Tokyo! il capitolo sarà più breve ma avrà qualche sorpresa in più ;)

Buona lettura!

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Capitolo 12

 

- Ti ho detto di abbassare la voce!!-

- Veramente quella che sta urlando qui sei tu Sakura..- esclamò il rosso con un malcelato ghigno divertito tra le labbra.

- Sai benissimo quello che intendo- rispose la rosa con un tono di voce sta volta molto più basso e, allo stesso tempo, più gelido.

Possibile che dovesse avere tutta quella sfortuna? Quella cena si stava rivelando un disastro colossale per la sua tanto amata tranquillità. Gli occhi di tutti addosso, i bisbigli, Konan e, come ciliegina sulla torta, Sasori con la sua faccia da schiaffi.

- Intendi pure quello che vuoi ma credo di aver tutto il diritto di rimanere stupito di fronte a questa scoperta no? e io che credevo vivessi in qualche caverna insieme a quell’altro dai capelli argentati! E invece..- allungò la mano verso il viso della ragazza e le spostò le piccole ciocche che erano finite sugli occhi.

- E invece guarda guarda ti incontro qui, con questo bel vestito, questa bella acconciatura e in compagnia di tanti ricconi. Sei qui per qualche richiesta dell’Akatsuki per caso?-

- No. Sono qui perché il mio patrigno e il suo collega hanno organizzato questa serata con gli altri impiegati e nuovi ospiti e così anche le famiglie sono state invitate. Quello che dovrebbe dare delle spiegazioni qui sei tu. Cosa ci fai qui?- chiese con tono di voce piuttosto infastidito. Si sentiva a disagio e aveva una gran voglia di sbattergli qualcosa in faccia e togliergli quel suo solito sorriso sfacciato e arrogante. Come aveva fatto a emozionarsi nel baciarsi con un tipo del genere? Si era forse dimenticata chi era e l’odio che provava nei suoi confronti? Cancellò dalla mente tutti i ricordi di quella sera dietro il locale e si impose di mantenere più calma possibile.

- Di cosa ti stupisci? Dovresti sapere da sola che i membri dell’Akatsuki sono quasi tutti uomini d’affari. Sono qui perché sono stato invitato. Fammi immaginare, è quel Kira vero? Di certo non può essere Fugaku, so che è sposato da anni e ha solo due figli maschi- la rosa non rispose  si guardò intorno sperando che nessuno li avesse notati parlare insieme. Sasori sorrise divertito e posò gli occhi su tutta la sua figura.

- E così, sarebbe questo l’altro tuo lato da brava ragazza Sakura? Da come ti guardi intorno direi di sì. Cos’è hai paura che qualcuno possa scoprire quello che fai nella tua vita notturna?- chiese alzando leggermente il tono di voce verso le ultime parole.

- Ti ho detto di non urlare! Si può sapere cosa vuoi? Puoi pensare quello che ti pare su di me ma non ho intenzione di farmi giudicare da uno che è il primo a nascondere parecchi segreti. Oppure vuoi dirmi che gli altri invitati sanno che sei un membro dell’Akatsuki  che miri a mandarli tutti in rovina?- canzonò sarcastica.

Il rosso sorrise davanti alla provocazione di quella ragazza dagli occhi verdi.

- Colpito e affondato!  Mi fa piacere vedere che sei sempre pronta a tirare fuori il tuo bel caratterino. Per un momento ho quasi avuto paura che ti saresti comportata da principessina impaurita- avvicinò di nuovo la mano al viso della ragazza ma questa prontamente si scostò.

- Però devo dire Sakura che per quanto tu possa essere incantevole in questa tua identità da ragazza dei quartieri alti, continua a piacermi molto di più la motociclista che non ha paura di quello che pensano gli altri ed è sempre pronta per una nuova sfida-

Sakura spostò lo sguardo lontano da quelli ipnotici del rosso tentando di mostrarsi indifferente e dandosi mentalmente della stupida per farsi incantare tanto facilmente da quella voce così profonda e  quegli occhi indagatori. Ma d’altronde che poteva farci se quel ragazzo era sempre capace di spiattellarle in faccia tutti i suoi segreti e le sue paure più profonde? Ora la faccenda digli ospiti pettegoli e di Konan le sembravano quasi il paradiso in confronto a quella nuova realtà.

- Non mi interessa- rispose con tono indifferente.

La Sakura di tutti i giorni, quella silenziosa, inutile e inosservata dalla tutti ora si trovava davanti all’elemento che invece costituiva la prova della sua doppia vita. Oltre a Yuki, aveva sempre pensato che qualcuno avrebbe potuto scoprire il suo segreto ma mai avrebbe immaginato che sarebbe stato proprio lui.

- Davvero? Vorresti dirmi che ti stai divertendo qui? Strano, mi sembrava che quella sera ti fossi divertita molto di più, soprattutto da come avevi risposto al mio bacio. O sbaglio Sakura?-

Proprio la persona che era più capace di denudarla fin nel profondo e giocarsi di lei in quel modo doveva venire a conoscenza di tutto?

Sentì le guance andarle in fiamme dall’imbarazzo, il cuore aumentare i battiti e la rabbia crescere in lei.

- Viaggi un po’ troppo con l’immaginazione. Non so te, ma io preferisco molto di più una serata come questa che farmi sparare addosso da un malato mentale- asserì irritata.

- Quante storie per un piccolo incidente! Ma ormai non puoi più ingannarmi Sakura, anche perché- e ignorando le proteste della rosa le prese il mento tra le dite e avvicinò il viso al suo- mi sono accorto che sei persino più interessante di quanto non lo fossi prima. Sei diventata come un libro aperto per me Haruno e devo dire che, noi due, abbiamo in comune molte cose-

Sakura lo guardò per un attimo sorpresa e impaurita, poi scacciò con uno schiaffo la mano del rosso dal suo viso e colma di rabbia puntò i suoi occhi pieni di fuoco in quelli enigmatici di Sasori.

- Sta zitto! Chi ti credi di essere? Non sai nulla di me e noi due non abbiamo proprio un bel niente in comune. Ti comporti come se fossi il padrone del mondo e credi di sapere tutto quando invece sei solo un figlio di papà viziato che per sentirsi un uomo ha bisogno di riempirsi le tasche con i fondi degli altri e che si diverte a giudicare chiunque dall’alto in basso per sentirsi superiore-

Sasori la guardò improvvisamente con occhi così seri che la rosa cominciò a chiedersi se non fosse stato troppo azzardato provocare l’unico che era a conoscenza del suo segreto.

Il rosso rimase ancora per qualche attimo in silenzio, con gli occhi fissi in quelli verdi della rosa e infine scoppiò a ridere.

Lei lo guardò stralunata.

- Sputi parecchie sentenze nonostante sia anche tu la prima a giudicare quelli che hai davanti o sbaglio?- constatò divertito.

Sakura distolse lo sguardo stizzita quando sentì dei rumori provenire dall’interno.

- Cos’è?-

- Credo che sia arrivato il momento di cenare. Vuoi sederti accanto a me?-

Sakura si voltò verso di lui con espressione accigliata.

- Te lo scordi-

Sasori sorrise giocoso e si passò una mano a scompigliarsi i capelli.

- Chissà come mai lo immaginavo-

- Sai anche che se provi a dire a qualcuno di quello che hai scoperto, io sarò pronta a rilevare che sei un membro dell’Akatsuki vero?-

- Immaginavo anche questo-

- Bene-

- Perfetto-

Sakura lo guardò ancora per qualche minuto come per accertarsi che oltre a prenderla in giro non fosse intenzionato ad andare oltre e infine gli diede le spalle rientrando nella sala.

Si guardò intorno e vide che tutti stavano cominciavano a dirigersi verso i propri tavoli.

Si avvicinò a uno degli ultimi camerieri e prese un bicchiere di vino rosso.

Mentre sorseggiava la bevanda per calmarsi cominciò a chiedersi se non fosse il caso di smetterla con la storia delle gare.

L’idea di dover dire addio alla sua moto e a tutta quella adrenalina le facevano sentire un grande vuoto dentro, come se dovesse dire addio a una parte di se, ma la certezza di dover in cambio sottostare ancora sotto gli ordini di quei tipi come Sasori  le fece capire che era meglio se rifletteva bene e valutava tutti i rischi prima di scegliere di continuare.

Dopo tutto la sua vita a Tokyo a distanza di più di due anni era improvvisamente iniziata a migliorare e cominciava a pensare che in questo modo forse sarebbe riuscita a lasciarsi il passato alle spalle e a cominciare un esistenza senza doppie personalità o segreti.

Le sue amiche che la incoraggiavano a lasciarsi andare, Kira che cercava di renderla felice in tutti i modi e infine Itachi, lui che riusciva a emozionarla e scaldarle in cuore e rassicurarla con un solo sguardo, le fecero capire che forse ci sarebbe riuscita nuovamente.

Posò il bicchiere vuoto sopra un tavolo e con l’immagine di Itachi che le sorrideva in mente e le parole del rosso rinchiuse in un cassetto, tornò ad essere più tranquilla e con passo sicuro si diresse verso l’ultimo tavolo del ristorante.

 

 

 

 

- Sakura eccoti finalmente! Si può sapere dov’eri finita?-

- Ho fatto un giro per i tavoli e ho finito per perdere il senso del tempo mamma, sono in ritardo?- chiese notando che al tavolo al momento c’erano più sedie vuote e che non c’erano ancora Itachi e Il signor Uchiha.

- No tesoro però mi hai fatta preoccupare!-

- Sei stata intrattenuta da qualche spasimante?- chiese maliziosa Mikoto.

Sakura arrossì e rispose che non era successo niente di particolare, quando sentì il suono di voci che si avvicinavano.

- Oh bene siete già tutti qui! Perfetto passo subito alla notizia importante!-

Sakura voltò il viso verso la voce e vide il Signor Fugaku, un altro uomo e Itachi in piedi accanto al tavolo.

La rosa sorrise al moro contenta di rivederlo ma lui la guardò con sguardo indecifrabile, che le sembrò quasi freddo, e tornò a guardare verso gli altri tavoli ignorandola.

Fugaku prese un bicchiere e un cucchiaio e li fece sbattere per attirare l’attenzione di tutti nella sala.

- Bene! Spero che questa serata sia di gradimento e prima che inizi la cena vorrei dare un importante e felice notizia!-

Sakura era ancora troppo confusa dallo strano comportamento del moro per riuscire a prestare vera attenzione verso le parole dell’uomo.

Improvvisamente si accorse che dietro il signore  dalla folta barba accanto ad Itachi c’era una altra persona. Dall’orla del vestito doveva trattarsi di una donna.

- Allora signore e signori! ho voluto approfittare di quest’occasione per annunciare un lieto evento che porterà all’unione dell’Uchiha industry con quella di Mitsubishi..-

L’orlo di quel vestito color rame cominciò a ricordarle qualcosa.

- E questo grazie al fidanzamento dei nostri primi geniti! Itachi, Konan, su non fate i timidi e venite qui!- esclamò con uno dei suoi rari sorrisi il signor Uchiha.

Da dietro il barbuto Mitsubishi comparve Konan, con un caldo sorriso si avvicinò ad Itachi che in risposta gli strinse la mano.

I due fecero qualche passo avanti e fecero un lieve inchino davanti a tutti gli ospiti che cominciarono ad applaudire, chi sorpreso, chi non così tanto e chi irritato dalla nuova notizia.

Sakura invece, sentì come se l’intero mondo le fosse caduto addosso.

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 13
*** capitolo 13 ***


 

 

 Ecco qua il capitlo 13!! Volevo postare un pò prima ma tra scuola e cavallo non ho avuto proprio tempo! Questo è un capitolo di transizione diciamo per gli avvenimenti che ci saranno nel seguito della storia ma serve anche per far capire meglio lo stato d'animo della protagonista. Spero non vi deluda anche se io non sono molto sicura di come mi sia uscito e ho mille dubbi! :P

In seguito assicuro che ci saranno molte più soprese ;) 

Ringrazio molto per chi recensisce, mi fa molto piacere e mi spronano ad andare avanti, altrimenti credo che finirei col farmi prendere dal panico e non sapere più cosa scrivere!xD e ringrazio tanto anche chi l'ha messa tra le seguite, le ricordate e le preferite e tutti i lettori silenziosi ;)

Buona lettura!

lovemusic

 

 

 

 

 

 

Capitolo 13

 

 

 

 

Erano ore che cercava di studiare, senza però riuscire a ottenere risultati.

Sakura stava piegata su quei libri dalle prime luci di quella mattinata, ma niente sembrava volerle entrare in testa.

Distolse per un attimo lo sguardo dal libro di anatomia per poi rivolgerlo verso la finestra.

I grossi rami districati della Farnia impedivano alla luce di farsi spazio ed illuminare completamente la stanza, così la rosa aveva dovuto usare una lampadina per illuminare meglio le pagine dei libri.

Si lasciò andare a un lungo sospiro per poi accasciarsi sulla scrivania, con la testa abbandonata tra le braccia e gli occhi socchiusi.

Era passato un giorno dalla serata al Atelier de Joël Robuchon, ma i ricordi e le emozioni provate in quelle ore sembravano non volerla ancora abbandonare.

Di certo, non si sarebbe mai immaginata che le avesse riservato tali spiacevoli sorprese.

Prima ancora che potesse fermarli i ricordi cominciarono a ricomparire nella sua mente.

- Itachi caro! Questa..questa sì che è una sorpresa! E quando è successo, quando avete deciso di fidanzarvi?- chiese sconcertata Sawako dopo che tutti si erano accomodati e la cena era iniziata.

Sakura nel frattempo era rimasta in silenzio, a fissare il piatto davanti a se e la sua figura sembrava fosse diventata di marmo.

- Siamo compagni di classe dalle medie ma abbiamo approfondito la nostra amicizia all’inizio di quest’anno scolastico-

Dall’inizio di quest’anno..quindi erano più di quattro mesi ormai che si frequentavano? Sakura strinse con forza la forchetta in mano. Una dolorosa morsa al petto continuava a stringersi sempre di più e dovette impegnarsi molto per riuscire a mantenere un respiro regolare.

- Già e proprio per questo ho ritenuto che fosse ormai opportuno annunciare questa notizia a tutti i miei colleghi- esclamò Fugaku.

- Posso dire di essere veramente fiero di mio figlio, sono molto contento della sua scelta e Konan ovviamente, non poteva che essere la scelta migliore-

Sakura alzò lo sguardo davanti a se e vide la ragazza seduta accanto ad Itachi sorridere e ringraziare per il complemento ricevuto.

Inconsciamente spostò per un attimo lo sguardo su Itachi che continuava a mangiare tranquillamente e con la sua solita espressione impassibile.

Era lui, era quell’Itachi dai modi sempre eleganti, lo stesso Itachi che maneggiava le posate a tavola come fosse un principe come nelle cene a casa Uchiha, lo stesso Itachi irraggiungibile, perfetto e impenetrabile di sempre.

Ma a Sakura in quel momento, le sembrava che quel ragazzo davanti a se fosse in realtà tutt’un'altra persona.

- Aaaaah basta!- esclamò stressata la rosa, stanca di tutti quei ricordi e di quel strano dolore al petto che le procuravano ogni volta.

- Devo studiare. Devo. Studiare- e guardò nuovamente le pagine del libro cercando di ritrovare un briciolo di concentrazione per memorizzarsi qualcosa.

Cominciò a sottolineare le parti più importanti e girò pagina per passare al capitolo successivo.

Forse con lo studio dei vulcani avrebbe avuto più fortuna.

- Devo ammettere anche io di essere molto compiaciuto di quest’evento!- esclamò il signor Mitsubishi.

- E sicuramente questo non farà altro che portare a un maggiore legame e collaborazione tra le nostre industrie, non è così Fugaku, Kira?-

- Ovviamente e noi siamo veramente onorati di quest’occasione- rispose fiero Fugaku, Kira rispose nello stesso modo, nonostante le sue espressioni non fosse così allegre come quelle del suo collega.

Sakura perse un battito. Quindi Kira..sapeva? pensò che sicuramente doveva saperlo, ma non per questo si sentì meno delusa.

Kira non aveva nessun motivo per cui doveva parlarne con lei, ma allora perché, nonostante tutto, si sentiva come se avesse tradito la sua fiducia?

Improvvisamente, dopo tempo che non accadeva, si sentì  nuovamente come se fosse in una bolla di vetro.

Sentì come se tutto quello che aveva vissuto e provato in quei ultimi mesi fossero stati una completa menzogna, un illusione e che tutti invece fossero a conoscenza della realtà e ora fossero pronti a deriderla per essersi fatta tutti quei castelli in aria e farsi abbindolare dalle sue speranze.

Era così? Tutti quei cambiamenti che aveva sentito intorno a se e tutte quelle emozioni erano state una pura illusione? Era stata solo lei quella che si era immaginata tutto?

Si sentì come se fosse nuda  in mezzo a quel ristorante e come se una luce fosse puntata appositamente su di lei, insieme all’attenzione di tutti, pronti a giudicarla da un momento all’altro e sbatterle in faccia la realtà dei fatti.

Si guardò intorno e si accorse che invece tutti continuavano a mangiare e chiacchierare tranquilli tra di loro, ignari della tempesta di emozioni che devastava la rosa.

Niente. Nemmeno i vulcani riuscivano ad essere abbastanza interessanti da riuscire  ad attirare la sua attenzione.

Ma come poteva smettere di pensare e torturasi con quei ricordi. Chiuse con rabbia il libro e andò a distendersi sul letto.

Strinse con forza il cuscino e affondò il viso su di esso cercando di regolarizzare il respiro mentre il cuore continuava ad aumentare il ritmo dei battiti.

Era una stupida. Era solo un stupida.

Come aveva potuto credere che una come lei potesse interessare a uno come Itachi?

Erano quasi tre anni che si conoscevano, se non era successo nulla prima per quale motivo sarebbe dovuto cambiare qualcosa in quei ultimi mesi? Perché era capitato che si parlassero per più di due minuti qualche volta? Perché erano stati insieme su una giostra un pomeriggio?

Che ingenua. Lei era solo una ragazza di periferia trasferita da poco a Tokyo in una casa ricca e con un patrigno ricco, non era notata quasi da nessuno e derisa dagli altri.

Era solo un numero in più e un essere insignificante in quel famoso quartiere di Shinjuku e lei stessa si era sforzata di costruirsi e mantenere quell’immagine, ma allora, per quale motivo si sentiva così triste che Itachi, il suo completo opposto, non l’avesse notata? Che la considerasse solo come quella strana vicina di casa?

Era ovvio e palese che preferisse una come Konan al suo fianco invece che lei.

Nonostante tutte queste convinzioni, non poté fare nulla per quel cuore che continuava a scaricarle dolorose fitte per tutto il corpo.

Lei che invece aveva cominciato a illudersi. I sorrisi gentili di Itachi, le sue parole, la sua solo presenza accanto alla sua le erano sembrate diverse da quelle che il ragazzo le aveva sempre dedicato per gentilezza. Negli ultimi tempi la sua vita a Tokyo non le era più sembrata così invivibile, aveva cominciato a sorridere di più, ad avere le idee più chiare su di lei e sulle perone che aveva intorno, a dimenticare in parte il suo passato.

Ora aveva la sensazione di essere tornata al punto di inizio, tranne i guai in più che minacciavano tutto quello che si era costruita.

E ovviamente quei guai si incentravano tutti su un ragazzo dai capelli rossi.

E così, sarebbe questo l’altro tuo lato da brava ragazza Sakura? Da come ti guardi intorno direi di sì. Cos’è hai paura che qualcuno possa scoprire quello che fai nella tua vita notturna?

A ridestarla dai suoi pensieri fu il bussare alla porta della sua camera.

- Sakura?- dopo essersi richiusa la porta alle spalle, Sawako si avvicinò al letto dove vide la figlia stretta al cuscino e con lo sguardo perso nel vuoto.

- Tesoro non vuoi venire a cenare insieme a me e Kira? A pranzo non hai mangiato quasi niente, non ti fa bene saltare i salti così-

- Non ho fame adesso mamma, mangerò più tardi-

Sawako guardò preoccupata la figlia e cominciò a carezzarle i capelli. Da quando erano ritornati dal ristorante il suo umore era cambiato radicalmente e per quanto avesse cercato di non farlo vedere lei capiva che c’era qualcosa che non andava e che l’aveva resa così apatica e triste.

- Sakura che succ-

- Mamma non vi va di parlare. Voglio stare da sola, lasciami in pace- la interruppe secca la rosa.

Sawako smise di accarezzarle i capelli e la guardò per un attimo ferita. Poi sospirò triste e senza più dire una parola uscì dalla camera, richiudendosi la porta alle spalle con un leggero tonfo. Sapeva che non doveva prendersela e che quando Sakura era in quelle condizioni era impossibile farla parlare. Sperò che con il passare dei giorni la situazione si fosse calmata e che magari la figlia fosse disposta a sfogarsi con lei, a farsi aiutare. Per tanti anni tra loro due non c’era stato dialogo, in quelle poche occasioni che era successo era stata Sakura quella a consolarla, nonostante fosse quella che soffriva di più e fosse la più piccola.

Ora non sapeva più comportarsi, si sentiva quasi in colpa a pretendere che la figlia si aprisse con lei, che la considerasse ancora come sua madre e si confidasse, ma doveva farsi forza e continuare a provarci.

Sua figlia non si era ancora ripresa, non era ancora riuscita a chiudere con il passato, se lo sentiva e capiva che proprio per questo aveva bisogno di lei e di Kira.

Sakura aveva bisogno del suo aiuto e anche se si rifiutava si sarebbe impegnata a svolgere il suo dovere.

 

 

La rosa dal canto suo, non poté che sentirsi un po’ in colpa per il suo comportamento con la madre, ma non era riuscita a fare di meglio.

Consapevole che non sarebbe più riuscita a studiare decise di mettersi subito a dormire.

Caricò la sveglia accanto al comodino e notò in quel momento che lo schermo del suo telefono era illuminato.

Lo avvicinò a se e vide che c’era un messaggio ricevuto.

/Sakura indovina indovina? Per questo mercoledì sono riuscito a organizzare una gara spettacolare! ci saranno dei pezzi grossi a scommettere! Persino alcuni dell’Akatsuki! Devi assolutamente venire, spaccheremo il culo a tutti gli altri ( anche a quel babbeo di Hirokumi) anche perché ci sono parecchi che scommettono su di te e non voglio deludere nessun cliente chiaro? Vedi di non scomparire come fai al tuo solito e rispondimi prima che puoi! /

La rosa guardò il testo per qualche minuto per poi riposarlo sul comodino e avvolgersi tra le lenzuola.

Ci mancava solo questa. Dall’incontro con Sasori aveva deciso che doveva essere più cauta e riflettere bene se fosse ancora il caso di continuare.

Ora però non sapeva più cosa fare. Perché doveva rinunciare a quella parte di se che la faceva sentire viva e non un essere insignificante? Tanto la sua vita quotidiana e la Sakura che conoscevano tutti non contava nulla, e ne aveva avuto conferma proprio la sera precedente, che aveva da perdere?

Forse Sasori non aveva tutti i torti, forse la vera Sakura era quella ragazza forte, impavida e che non aveva paura di nulla. La motociclista delle gare clandestine.

Però devo dire Sakura che per quanto tu possa essere incantevole in questa tua identità da ragazza dei quartieri alti, continua a piacermi molto di più la motociclista che non ha paura di quello che pensano gli altri ed è sempre pronta per una nuova sfida

Non sapeva più cosa pensare ormai, era tornata con i stessi dubbi di prima e le sembrava che la sua personalità si stesse dividendo nuovamente in due persone sempre più diverse.

Era ancora domenica, aveva ancora tempo per pensare e decidere cosa rispondere a Suigetsu, così si avvolse meglio tra le coperte e si lasciò sprofondare nel sonno come per cercare un rifugio dalla sua vita e da tutte quelle scelte difficili.

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 14
*** Capitolo 14 ***


 

 
Ecco qua il capitolo 14!!  ( le mie note a fine capitolo )

Buona lettura!

 

 

 

 

Capitolo 14

- Pss! Sakura!!- sussurrò una ragazza bionda e dagli occhi color del cielo cercando di non farsi vedere dal professore.

Ma Sakura sembrava  persa in un mondo tutto suo.

Fissava attraverso finestra con il mento poggiato sul palmo della mano e gli occhi persi tra le nuvole.

Ino mandò un occhiata preoccupata all’amica mora alla sua destra vedendo negli occhi chiari di Hinata la sua stessa preoccupazione.

Era starna. Più strana del solito.

E loro avevano già intuito il perché.

- Psssss! Sakura!!-

- Signorina Yamanaka ha intenzione di chiacchierare ancora a lungo con l’Haruno prima di seguire la lezione?- esclamò il professor Kakashi cogliendo in fallo l’alunna.

La bionda sussultò spaventata per poi tornare a sedersi composta e rigida nel proprio banco.

Sakura sentendo le parole del professore sembrò accorgersi solo in quel momento del fatto che l’amica accanto cercasse di attirare la sua attenzione da più di un ora.

Ma perché continuavano a guardarla con quell’espressione preoccupata?  Possibile che le si leggesse così chiaramente in faccia il suo turbamento interiore?

E lei che sperava di passare inosservata e di rimanere nella sua bolla di vetro per il resto delle ore scolastiche.

Quando finalmente il professore volse loro le spalle la rosa cercò di mostrare un timido sorriso alle ragazze come per rassicurarle e farle capire che in realtà non c’era niente di cui preoccuparsi.

A giudicare dal loro sguardo sembrò che il suo intento fosse andato a buon fine.

 Quando arrivò la ricreazione capì che quella probabilmente era stata solo una sua impressione.

Prima ancora di alzarsi del tutto dalla sedia per dirigersi insieme a gli altri verso la mensa sentì due braccia prenderla per le spalle e trascinarla verso i bagni scolastici.

Ino rinchiuse la porta del bagno dietro di se e dopo aver controllato che non ci fosse nessun’altra a parte loro si avvicinò con decisione alla rosa e l’abbracciò con tutte le forze che aveva in corpo.

Dopo poco la rosa sentì anche le braccia di Hinata circondarla con delicatezza.

Rimase così immobile e con gli occhi sgranati mentre le sue due amiche l’abbracciavano con un affetto che la rosa ricordava di non ricevere da tempo.

- Sappiamo  tutto Sakura, e ti capiamo perfettamente. Stiamo dalla tua parte e se vuoi sfogarti sappi che non ci siamo ok?-

Il battito della rosa cominciò ad aumentare pericolosamente. Sapevano tutto? Non poteva crederci.

- Cosa –

Prima che potesse chiedere una qualche spiegazione la bionda si allontanò da lei improvvisamente infuriata.

- La voce si è sparsa per tutta scuola ormai, lo sanno tutti!-

Sakura spalancò la bocca sconvolta, sapevano tutti? Una sensazione di angoscia e terrore cominciò a farsi strada in lei.

- Io sinceramente non posso crederci!! Come diavolo ha fatto Itachi a scegliere di fidanzarsi con quella lì, quella snob? E’ incredibile!-

Alle ultime parole della bionda Sakura sentì come se un enorme masso le fosse caduto in testa facendola finalmente risvegliare dal suo stato di catalessi. Il suo cuore ricominciò a battere regolarmente. Cavolo, per un attimo aveva creduto che si riferisse al suo segreto! Sospirò sollevata per poi tornare a guardare più concentrata la sua amica che camminava nervosa in un piccolo circolo di fronte agli specchi.

In quel momento parve rendersi conto della situazione effettiva.

- Ino, ma perché mi avete trascinata qui dicendomi che vi dispiace?-

Ino si fermò di botto e la guardò sconvolta.

- M-ma Sakura lo sappiamo che questa è una notizia triste per te..- disse la mora guardandola dispiaciuta.

La rosa sentì nuovamente quella morsa al cuore al ricordo di Itachi e di tutta quella situazione ma quello che la sorprendeva di più era il fatto che le due se ne fossero accorte.

Si grattò la nuca ridacchiando.

- Cosa? Ma n-no ragazze che volete che mi importi! A-anzi sono felice per loro!-

- Oh ma chi vuoi prendere in giro!- esclamò la bionda.

- Forse gli altri non se ne saranno accorti ma noi sì! Cristo Sakura noi siamo tue amiche! Lo vuoi capire questo? È ovvio che ci siamo accorte da un pezzo che lui ti piace! Sappiamo benissimo che in realtà ci stai male e vorrei che per una volta tanto ti sfogassi e ci trattassi da amiche invece di isolarti sempre!- sbottò la bionda offesa dal comportamento dell’amica.

Incrociò le braccia stizzita volgendole le spalle.

Sakura rimase per un attimo sconvolta di fronte alla dichiarazione dell’amica e non poté evitare l’ondata di sensazioni che la travolsero subito dopo.

Guardò Hinata e vide che anche lei la pensava allo stesso modo.

Nonostante i sensi di colpa per il suo comportamento verso le amiche che sapeva non essere stato molto giusto, senti un ondata di calore e affetto avvolgerla.

Infondo dei cambiamenti c’erano stati in quei mesi, non se l’era immaginata del tutto.

Quelle due ragazze erano veramente diventate sue amiche e riuscivano a capire di lei molto più di quanto credeva fosse possibile.

Era vero, chi voleva prendere in giro? Sapeva anche lei che loro ne erano a conoscenza, che senso aveva continuare a negare e a chiudersi in se stessa? Era così tanto tempo che non riceveva attenzioni di puro affetto da qualcuno, che senso aveva rifiutarle ora che finalmente le riceveva?

- Scusate ragazze- sussurrò a testa bassa.

Le due si voltarono verso di lei sorprese.

- Scusate..è solo che..per me è  difficile riuscire ad aprirmi. Mi dispiace se avvolte sono così fredda con voi e non mi sfogo. Ma per me voi siete le mie due migliori amiche, le migliori al mondo. Mi dispiace, davvero.-

Rimase in silenzio a guardarsi le scarpe stupita lei stessa di essere riuscita a dire quelle parole.

Sentì di nuovo le braccia della ragazze avvolgerla in un caldo abbraccio.

- Stupida..- sussurrò in lacrime la bionda.

- Lo sappiamo..non ti preoccupare- continuò l’altra.

- Ci saremo sempre-

Sakura non riuscì a fermare quelle poche lacrime mentre il suo cuore parve finalmente alleggerirsi dopo tutti quei giorni di angoscia e tristezza che l’avevano afflitta.

- ..Grazie-

 

 

 

- Dio Naruto ma fai proprio schifo! Si può sapere quanto mangi?- esclamò schifato Kiba.

- Beh almeno io, per quanto mangio non ingrasso! Non come te, brutto ciccione obeso che non sei altro!-

- Come hai detto scusa?-

- Hai sentito bene! Guarda che l’ho vista bene quella pancia enorme negli spogliatoti!-

Il ragazzo castano arrossì di stizza mandando occhiaie nervose verso la rosa nella parte opposta del tavolo, sperando che non avesse sentito nulla.

- Stupida testa quadra! Parla per te e poi non è affatto vero!-

- E tu copi gli insulti degli altri!-

Sakura sentì Sasuke accanto a se sbuffare scocciato, consapevole che questione di pochi attimi, e l’avrebbero inserito nel loro stupido litigio.

- Sask’è dì  qualcosa! Questo ciccione ti sta copiando!-

- Cosa? Sasuke dillo anche tu a questo che il sue essere una testa quadra è un dato di fatto e non un semplice insulto!-

Sasuke alzò gli occhi al cielo scocciato e sentì la rosa accanto a se ridacchiare della sua situazione.

Sakura cercò di ritornare seria e nascondere il sorriso, e si aspettò che il moro accanto la mandasse a quel paese come era suo solito fare ma quando incrociò i suoi occhi  rimase interdetta.

Sasuke la osservava intensamente e sembrava voler scrutarla fin dentro l’anima.

Sembrava quasi..preoccupato? Da quando Sasuke si preoccupava per lei? Era strano ultimamente.

Quegli occhi cominciarono a farla sentire a disagio, così spostò velocemente lo sguardo altrove mentre il sorriso iniziale scompariva dalle sue labbra.

Ci mancava solo lui. Era per caso una dote di famiglia quella di riuscire a smascherare e arrivare fin dentro l’anima di chiunque fissassero negli occhi? Probabilmente no, funzionava giusto con lei.

I due idioti ricominciarono a chiamare Sasuke e a dargli fastidio e allora il moro riportò la sua attenzione sui due.

Sakura poggiò il mento sul palmo destro osservando distrattamente i tavoli intorno.

E lo vide entrare dal grande portone della mensa.

Le si bloccò il respiro per qualche secondo.

Sasuke accanto a lei sembrò accorgersi di qualcosa. Cominciò a mandarle qualche occhiata incuriosita poi seguì lo sguardo della rosa fino a vedere suo fratello camminare con gli altri compagni di classe e dirigersi verso i soliti tavoli.

Gli occhi del moro si incupirono per un secondo, guardò nuovamente la sua compagna di classe come per cercare di capirne i pensieri, per poi tornare a guardare gli altri del tavolo con espressione fredda e indifferente.

Sakura era rimasta per qualche attimo immobile.

Era lì, camminava tranquillo fino ad arrivare ai tavoli seguito a ruota dagli altri ragazzi e da Konan, accanto a lui.

E i suo occhi dov’erano? Ogni volta che entrava, fino ad arrivare ai tavoli si guardava sempre intorno. Sempre.

E alla fine i suoi occhi si posavano sempre su di lei per qualche secondo di più. Sempre.

E ora?

Camminò con sguardo basso e indifferente fino alla sua sedia.

Forza.

Alza quegli occhi. Pensò senza accorgersene mentre con il viso si sporgeva istintivamente verso la sua direzione.

Guardami.

E lui la guardò.

Alzò lo sguardo  che si posò subito su di lei.

Che avesse sentito i suoi pensieri?

I loro occhi si erano incontrati.

Sakura sentì il cuore fermarsi per un secondo. Quella era la prima volta che la guardava da quella sera.

Durò un istante. Quegli occhi così neri e profondi si posarono sui suoi, la guardarono per una piccola, infinita frazione di secondo e alla fine, come se niente fosse successo, come se non l’avessero nemmeno vista, si spostarono per tornare verso i suoi compagni.

Gelido.

Distaccato.

La sua espressione così fredda e impassibile. Così impenetrabile. Era mai capitato che la guardasse in quel modo? Come se non esistesse nemmeno?

Sakura si sentiva come se l’avessero appena gettata da un burrone altissimo.

Abbassò gli occhi e si osservò con improvviso interesse le ginocchia.

Perché faceva così male? Perché sentiva una grossa morsa stringerle il petto e impedirle quasi di respirare?

Dio, quanto era stupida.

Stupida, stupida, stupida.

Basta.

Alzò lo sguardo decisa dritta davanti a se e assunta l’espressione più indifferente e spensierata che riuscì ad ottenere tornò a concentrarsi sui discorsi divertenti dei suoi amici.

Non avrebbe permesso ad un ragazzo di ridurla in quello stato.

Se era stata veramente lei ad immaginarsi tutto o se anche lui alla fine l’aveva presa in giro non aveva più importanza.

Se non c’era nessuna possibilità per loro, se lei non era al suo livello o semplicemente era un qualcosa di irrealizzabile allora avrebbe voltato pagina.

Sì avrebbe ricominciato da capo, o almeno, ci avrebbe provato.

 

 

 

Quando tornò a casa sentì le forze cominciare a ritornarle e con quella la volontà di dimenticare.

Tornò il giorno seguente a scuola con una nuova carica e tutto andò bene.

Non aveva alzato lo sguardo verso la sua direzione quando era entrato in mensa. Non lo aveva cercato per i corridoi ne per i cortili.

E passò così un'altra giornata.

Anche Hinata e Ino sembravano contente di vederla più serena.

Arrivò mercoledì e Sakura si sentiva bene, ancora carica.

Non aveva ancora risposto al messaggio di Suigetsu.

Infondo,  pensava, se finalmente cominciava a sentirsi più serena che senso aveva continuare con quella strada, ora che era diventata così pericolosa? Ora che Sasori sapeva tutto, forse era il caso di smettere.

Ovviamente era tentata. Ma nonostante la sua apparente sicurezza costruita di botto in quei pochi giorni, era cosciente della sua reale e continua confusione dentro di se.

Del suo dolore, della sua delusione. Tornare alla sua moto, tornare sulle curve l’avrebbero aiutata a liberasi di quel dolore, si sarebbe sentita meno indifesa. Lì nessuno la trattava come un inferiore che non meritava di stare tra di loro. Ma era questa la soluzione migliore? In quel modo non si sarebbe solo distaccata ancora di più dalla Sakura che le sue amiche e tutti conoscevano?

Sbuffò poggiando la fronte sul muro accanto, stanca della sua continua lotta interiore.

Che doveva fare?

Mancavano solo due ore e sarebbe potuta tornare a casa. E poi avrebbe deciso.

Era uscita dall’aula di lezione per fare una piccola passeggiata per il corridoio vuoto e schiarirsi un po’ le idee.

Sentì distrattamente dei passi scendere le scale dal piano superiore. Presa dai suoi pensieri li ignorò.

I passi si fermarono all’improvviso.

Allora la rosa spostò lo sguardo verso quella direzione e vide Itachi immobile, all’ultimo gradino, guardarla stupito.

Aveva il registro di classe sotto il braccio e la divisa scolastica perfettamente in ordine. La coda lunga poggiata lungo la spalla destra e le piccole ciocche lisce sui lati del viso.

Sakura si rimise subito diritta allontanandosi dal muro e fissandolo anche lei immobile.

Il cuore che ovviamente batteva all’impazzata.

Si guardarono per qualche secondo, poi Itachi sembrò riprendersi dal suo momentaneo stato di stupore e riprendere quella sua espressione impassibile e fredda.

Ricominciò a camminare dirigendosi nella direzione della rosa.

Sakura sentì quasi andare nel panico. Riprese subito il controllo.

Doveva mostrarsi sicura.

Era rimasto solo qualche metro di distanza mentre il moro si avvicinava.

- I-Itachi..- aveva detto sicura di se cavolo!

- Ciao!- esclamò sta volta più sicura e con tono di voce spensierato. Cercò di sorridere come faceva al suo solito. Di certo non poteva mettersi a fare la piagnucolona per quello che era successo o chiedergli spiegazioni pretendendo di sapere perché avesse preferito Konan o non le avesse detto niente. Dopo tutto non erano proprio a quei livelli di confidenza no? dal modo in qui la guardava in quel momento sembrava che nemmeno la conoscesse.

- Buon giorno Sakura - rispose calmo e indifferente.

Cavolo, era veramente diventata una sconosciuta per lui? E quella storia che la considerava diversa dalle altre? E quei sorrisi gentili di prima?

Era rimasto solo un metro di distanza tra loro. Il respiro della rosa che accelerava.

Forse voleva parlarle, forse aveva solo voluto aspettare di incontrarla da sola.

Cercò di dimostrarsi tranquilla.

- Allora? Va t-tutto bene?- chiese per smorzare quel silenzio divenuto  improvvisamente così pesante e imbarazzante.

Itachi si fermò infine davanti a lei guardandola indifferente.

- Tutto bene grazie. Ora comunque- e con il braccio libero indicò in direzione dietro la rosa.

- Dovrei andare a consegnare il registro in segreteria e prendere delle fotocopie. Ho un po’ di fretta se non ti dispiace- continuò calmo.

Sakura voltò il capo dall’altra parte e vide la segreteria infondo al corridoio.

In meno di un attimo le sue guance diventarono più rosse di un pomodoro.

Non poteva crederci. E lei che aveva creduto volesse veramente parlare. In quei giorni non faceva altro che fraintendere tutto.

Si girò nuovamente dalla parte  del moro per scusarsi di averlo trattenuto ma vide che questo l’aveva già superata dirigendosi spedito verso la segreteria, senza più salutarla ne guardarla.

In pochi attimi vide la schiena del ragazzo scomparire ed entrare dentro la stanza.

Strinse con forza i pugni fino a far sbiancare le nocche.

Cos’era stato tutto quello? Era stato così freddo, così lontano. Era tornato tutto come più di un anno fa. Quando era successo? Come? Perché?

Sentì nuovamente quella sensazione opprimente e dolorosa avvolgerla. E insieme a questa la sensazione di essere nuovamente inadeguata, di troppo.

Altro che sicurezza o serenità, come poteva far finta che non le importasse nulla? Che bastasse far finta di niente e si sarebbe sentita bene?

Al diavolo.

Prese il telefono dal taschino della gonna e cercò il numero di Suigetsu.

Al diavolo a tutti quei snob e a tutta quella insicurezza.

Non era lei quella Sakura, non era lei quella che balbettava e soffriva come un idiota per dei problemi così stupidi.

Inviò il messaggio di conferma all’amico e tornò in classe.

Mancava solo qualche ora, solo qualche ora e si sarebbe sentita finalmente meglio.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 Note:

 

Scusate del ritardooo dovevo postare venerdì come al solito lo sò ma ho avuto un sacco di impegno! purtroppo l'ultime mese di scuola è sempre una mazzata!

Ho scritto un capitolo un pò più lungo per farmi perdonare e prometto che il prossimmo sarà pieno di colpi di scena ;)

Ringrazio nuovamente chi recensisce ( siete la mia salvezza :P) e chi l'ha messa tar le seguite, preferite, ricordate e i lettori silenziosi. Ho notato che sono molti e mi fa molto piacere! :) 

Questo è stato un capitolo abbastanza calmo anche s eun pò doloroso per la protagonista..spero non abbia annoiato come al solito!

Mi impegnerò per essere puntuale al prossimo capitolo!

Baci

lovemusic

 

 

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Capitolo 15
*** Capitolo 15 ***


 

Le note a fine capitolo.



Buona lettura!

 

 

 

 

 

Capitolo 15

Le undici e mezza di sera.

Per fortuna Kira e Sawako andavano a dormire abbastanza presto, doveva essere al deposito a mezzanotte.

Controllò di aver messo tutto e non essersi dimenticata niente dentro lo zainetto blu e, messo in spalla, si avvicinò alla finestra.

Con cautela, silenziosa e attenta a non svegliare nessuno, sollevò la vetrata fino ad aprirla del tutto.

La bloccò con il solito gancio per evitare che si chiudesse durante la sua assenza.

I rami spessi e districati della Farnia coprivano quasi tutta la visione impedendo a chiunque all’esterno di poterla vedere.

Calcolò bene la distanza e fece un piccolo salto fino a raggiungere il ramo più vicino e si aggrappò subito al tronco per evitare di scivolare.

Con calma di cui era solita fare e senza provocare alcun rumore, scese ramo per ramo fino a raggiungere con un salto il suolo.

Si guardò nuovamente intorno per accertarsi che nessuno nelle vicinanze la vedesse e partì spedita verso la sua meta.

 

 

 

Non appena scostò il tendone per entrare e la vide, un grande sorriso le si aprì sul volto.

La sua Kawasaki ninja 750, stupenda versione da corsa modificata fino al limite ovviamente. Per gare di quel genere, nessuno poteva arrivare a  permettersi moto con motore da 4 tempi, magari anche monocilindrici.

Quelle erano utilizzate giusto nelle gare importanti come i mondiali.

Per motociclisti ben diversi da quelli che c’erano in un posto come quello e lei sinceramente non ci si vedeva nemmeno in luoghi del genere.

Guidare a tutta  velocità le piaceva, le sembrava di volare, e poi l’adrenalina che provava ad ogni curva, dove sentiva il suolo quasi strusciarle contro il ginocchio, dove c’erano altri gareggianti da superare, quelle sensazioni   sì che la facevano sentire viva.

Ma per quanto potesse sembrare impensabile, nelle gare clandestine,  era proprio quell’essere qualcosa di proibito, nascosto, dove nessuno ti conosceva davvero e si rischiava veramente  di farsi male, ad attirarla in particolare.

Probabilmente non si sarebbe mai sentita a suo agio a farlo di mestiere.

Non le avrebbe più dato la stessa sensazione.

A quei pensieri cominciò a chiedersi se forse non fosse altro che una pazza masochista.

Si sedette sulla moto ad occhi chiusi, assaporando l’adrenalina e l’eccitazione che stava già cominciando a scorrerle in corpo. 

- Hey dormigliona! Non dirmi che sei già stanca, conto su di te dopo! Per fare i conti di tutte le  scommesse mi tocca rimanere a guardare e basta! La prossima volta toccherà a te, sappilo!-

Un sorrisetto spuntò tra le labbra di lei.

- Mi impegnerò per vincere allora- e aprì gli occhi, trovandosi davanti quelli azzurro cielo di Suigetsu .

- Ma questo era scontato confettino- rispose sorridendo anch’esso.

Rimasero per un po’ in silenzio, e in sottofondo i rumori degli altri, che erano già usciti fuori per prepararsi.

- Negli ultimi tempi sei scomparsa- aggiunse pacato il ragazzo.

- Vengo sempre per i scambi e le richieste di quelli…-

- Sai che intendo-

Rimasero di nuovo in silenzio per qualche minuto.

- Ti è passata la voglia? Da come ti ho vista poco fa, mi sembravi contenta di stare qui-

- E’ così- rispose.

-  E’ di nuovo uno di quei periodi? Ancora tanta confusione?- chiese tranquillamente. Quel ragazzo la conosceva più di chiunque altro. 

- Anche peggio di quel che sembra-

- Oh bene allora!- rispose con tono sarcastico. Si sorrisero a vicenda con uno sguardo di intesa.

- Beh ma vedo che alla fine sei ritornata! Bene, perché sono sicuro che a  questa moto mancavi parecchio- Intendeva dire che era mancata anche a tutti loro?

Improvvisamente il ragazzo assunse un espressione più seria.

- Però non ti sei dimenticata Sakura, vero? Anche se non ti interesserà più salire su questa moto, se decidessi che tutto questo non ti appartiene, ricordati che io sono comunque disponibile per le nostre serate tutta birra e divertimento, lo sai no?-

Sakura sorrise contenta.

- Non potrei mai dimenticarlo!- rispose portandosi una mano al petto con tono offeso e un ghigno contento tra le labbra. Eh sì, sapeva quello che voleva farle capire. Sapeva che lui era sempre suo amico e non l’avrebbe abbandonata nemmeno dopo. Questo la faceva sentire molto meglio.

- Bene allora!- concluse il discorso l’altro, ridacchiando e battendo le mani sbrigativo.

- Te l’avevo detto comunque che questa volta l’evento è più importante, no? Oltre ai soliti ci sarà anche qualche pezzo grosso che sta sera ha deciso di venire a passare qui la serata! Un favore da parte di quelli dell’Akatsuki, se vogliamo proprio ammetterlo, anche se più che farci un piacere lo fanno per avere una percentuale più alta. Ma il punto, è che ci guadagneremo di più anche noi!- sorrise diabolico. Mancava poco che al posto degli occhi comparissero forzieri d’oro.

- Ci saranno anche loro?- chiese infastidita solo al pensiero che quell’eventualità potesse risultare vera.

-  Saranno solo in due. Vogliono come al solito controllare che non gli freghiamo e che scontentiamo i loro amici.- rispose stizzito.

- Sai chi saranno?- chiese cercando di nascondere l’ansia , nonostante le mani avessero già cominciato a sudare. Frenetiche e nervose, le dita si intrecciavano e scioglievano continuamente tra loro.

- Quel tirchio di Kakuzu poco ma sicuro-

- L’altro?-

- Ah ma che ne so..e comunque, come mai tutta questa curiosità?-

- Niente!- esclamò sbrigativa uscendo velocemente dal tendone e raggiungendo gli altri con la moto.

Si avvicinò ai primi gareggianti guardandosi intorno.

Tra gli ospiti non vide nessuno dell’Akatsuki.

Guarda te se non è venuto anche lui sta sera, magari lo ha fatto anche apposta.

- Sakura! Nervosa?-

- E-Eh?- a risvegliarla dai suoi pensieri vide Jugo sorriderle gentile. Lo conosceva da anni, ma nonostante tutto non si era ancora abituata ai suoi cambiamenti di umore così lunati e drastici. Era messo peggio di lei!

Probabilmente erano gli effetti delle troppe sostanze che si fumava e iniettava. Per fortuna almeno lei non era caduta in quel vortice.

- Ah, ma no no- rispose distratta continuando a guardasi intorno.

- Anche Ichigo è nervoso. Guarda come trema!- continuò imperterrito.

- Fatti i cazzi tuoi e parla per te lunatico!- contro rispose  l’altro.

Sakura pensò che Ichigo le era sempre stato decisamente più simpatico. Buone maniere a parte, ovviamente.

I suoi “compagni”, o almeno quelli che vedeva più spesso e da più tempo, erano tipi abbastanza particolari, ma doveva ammettere che tutto sommato riusciva a rilassarsi e a stare tranquilla in mezzo a loro.

Tutto un altro mondo in confronto a come si sentiva a scuola, tra tutti quei studenti.

Si arrese al fatto che tanto non li avrebbe trovati in mezzo a quella folla e sperò che non si facessero vedere proprio. Tornò con l’attenzione sui due amici che continuavano a chiamarla, almeno per quanto riguardava Jugo insomma.

Qualche minuto e avrebbero cominciato con le prime piazzate.

 

 

 

 

Mancava poco, l’ultimo giro sarebbe stato decisivo. E lei era in gran vantaggio.

Superò il tipo massiccio sulla Honda crf 450 di cui non ricordava mai il nome e si piegò sul lato per superare la curva.

L’adrenalina che le inondava le vene, i battiti cardiaci velocissimi, la concentrazione era al massimo.

Continuò ad accelerare, fino a superare anche Ichigo.

Era rimasta solo lei, era la prima, ancora poco e avrebbe vinto.

L’emozione era così forte.

E si sentiva così sicura, non c’era niente che non andasse in quel momento, era tutto perfetto. Nessun problema, nessuno che la giudicasse. Era padrona di se stessa.

Non c’era più nessuna classe sociale, nessuno pronto a farla sentire inferiore, nessun dubbio. Mancava poco, pochissimo. E lei era forte, era invincibile, sentiva già tutti esultare per lei una volta ottenuta la vittoria.

In un secondo, prima che se ne accorgesse, il primo, piccolo, insolente dubbio, si insinuò tra tutta quella adrenalina e i suoi pensieri.

Sarebbe mai riuscita a trasportare tutto quel coraggio, tutta quella sicurezza nella Sakura inferiore e perennemente in sofferenza di tutti i giorni? Sarebbe mai riuscita a conciliare la sua vita abitudinaria a  quella che era in quel momento, in quella vita a parte? Aveva abbastanza fegato anche per questo?E in  quel secondo, quel insignificante attimo, la sua concentrazione vacillò.

E bastò quel sfuggente attimo di distrazione, per farle perdere il controllo.

Come aveva fatto a non vedere quella curva?

Provò a riprendere la direzione giusta , ma era troppo tardi.

Non riusciva a capire bene cosa stesse succedendo, sentì solo sbattere contro qualcosa che doveva essere un albero e saltare dal suo posto per strisciare in una scia sul terreno, per una distanza che non riuscì a definire.

Le sembrò che tutto fosse accaduto troppo velocemente per poter rendersi conto della situazione e prima di riuscire a far mente locale, senti gli occhi farsi improvvisamente pesanti .

Tutto ciò che vide in seguito fu buio totale e sentì perdere i sensi.

 

 

 

 

 

 

 

- Signorina..-

Sakura vedeva tutto nero, si sentiva come in un altro mondo parallelo.

- Signorina..-

Stava forse sognando?

Lentamente, aprì di poco le palpebre ma, ferita dalla forte luce bianca che rischiava di accecarla, li rinchiuse immediatamente.

- Signorina! È sveglia? Mi sente?-

Con più cautela sta volta, socchiuse nuovamente gli occhi e lentamente ricominciò a sentire anche il resto del suo corpo.

E con quello anche tutto il dolore che provava.

Dio come si sentiva indolenzita! Le faceva male ogni singola parte del corpo, cos’era successo? Ricordava di essere sulla moto, che era quasi arrivata  e poi, e poi sì, lo schianto contro l’albero.

Una piccola distrazione che avrebbe potuto costarle la vita.

Dove si trovava allora? Sentiva morbido sotto di se.

Solo in quel momento cominciò a guardarsi intorno, per capire dove fosse.

Era su di un letto, un enorme letto , e c’era un uomo con occhiali fini e il naso a punta che la fissava.

Nonostante fosse seduto si poteva notare dalla sua struttura magra,  fina e dalle gambe ripiegate, di quanto fosse alto, e i suoi tratti erano spigolosi, come se le ossa volessero spuntare da quella pelle troppo fina e priva di grasso. Il naso lungo, troppo,  e a punta. Di certo non era una visione piacevole, a primo impatto.

- Come si sente?- continuò a chiederle.

Sakura si passò una mano tra i capelli scompigliati guardandosi intorno con occhi socchiusi, nel tentativo di abituarsi alla forte intensità di luce causata della lampada sul soffitto e cercando di mettere a fuoco lo spazio attorno a se.

- I-io..ma cos’è successo?- fu l’unica cosa che riuscì a formulare,con  la voce impastata.

Si trovava in una grande camera da letto.

O forse era proprio un appartamento? Come poteva d’altronde, una camera da letto, essere così grande?

E poi quell’atmosfera così rilassante. Le pareti erano color panna, il lampadario grande, d’orato.

L’abbinamento con cui era stata arredata la stanza ricordava molto il deserto, e l’Africa.

Si alternavano i colori tra il grande armadio rosso scuro e lucido e la libreria color crema.

Alcuni assi di legno neri infissi sul muro tenevano poggiate su di loro sculture di vetro, come quelle create dai fulmini sulla sabbia. E c’era della vera sabbia tra di esse.

Grandi quadri occupavano le pareti opposte prive di altro mobilio. Quadri rappresentanti donne africane, alcune nude, altre vestite con vesti colorate e grandi cesti in testa.  E sabbia ai loro piedi.

Si può sapere dov’era finita?

- Oh signorina è stata molto fortunata, se l’è cavata solo con qualche livido, ma dovrà in ogni caso cercare di stare a riposo e non fare niente di troppo faticoso, ha comunque subito un trauma- rispose l’uomo con tono professionale.

Sakura lo guardò con espressione ancora più spaesata, allora lui fece risalire gli occhiali scivolati giù per il naso, sul loro posto, e si apprestò a spiegarsi meglio.

- Sono un medico signorina-

Sakura diede nuovamente un occhiata intorno per poi ritornare velocemente su di lui.

- E che ci faccio a casa sua?- cosa ci faceva un medico a notte fonda , in una gara motociclistica clandestina, soprattutto?

- Oh ma questa non è casa mia! È stato il signorino Sasori a chiamarmi e a chiedermi di venire urgentemente per vederla, sono il suo medico di fiducia sa, ero amico dei suoi genitori da anni ormai; Brave persone, davvero- spiegò e fu tentato di raccontare qualche aneddoto divertente con il padre di quest’ultimo ma l’espressione della ragazza di fronte sembrava troppo persa in un altro mondo.

Sakura era diventata di pietra.

Aveva sentito bene? Sasori? Lei si trovava a casa di Sasori? Come, come era potuta succedere una cosa del genere? Non l’aveva nemmeno visto prima della gara, aveva sperato  veramente che non fosse venuto e ora, si trovava a casa sua.

A casa di Sasori.

Doveva andarsene. Doveva sparire al più presto.

Scostò velocemente il lenzuolo che le avvolgeva le game, ignorando per il momento le fasciature e i graffi che le ricoprivano il corpo e rimandando a più in la quel problema.  Avrebbe trovato un modo per nasconderli in seguito.

Tolto l’impiccio provò di scatto a rialzarsi in piedi per andarsene, ma fu colta da un improvviso giramento di testa.

Cominciò a camminare a tentoni, sbilanciata e con gli occhi ormai socchiusi dalla confusione infernale che le causava quella visone offuscata. Sentiva la voce diventata ovattata del dottore che le raccomandava di tornare a letto o si sarebbe fatta male.

Troppo tardi, gli occhi stavano per tornare a chiudersi del tutto, un ombra passò davanti a lei prima del buio, e un momento prima di cascare per terra e perdere completamente i sensi, sentì due braccia afferrarla e sollevarla in tempo.

La mente era così dolente da crearle i pensieri più stupidi e insignificanti, come del chiedersi come mai quelle braccia che la tenevano stretta fossero così forti e solide. Si ricordava che il dottore era raggrinzito e scheletrico.

Sentì le braccia calde poggiare il suo corpo sul morbido materasso e lasciarla lì. La testa però continuava a girare come una trottola e lei chiuse gli occhi strizzandoli come per cercare di  fermarla. Il sonno che cominciò a sopraffarla nuovamente.

Sta volta le sembrò di sentire due voci; Parlavano tra di loro, una più acuta, la riconosceva, era quella che gli aveva parlato prima e l’altra, profonda, bassa, non l’aveva udita prima, ma quel timbro di voce sentiva di averlo custodito dentro il se da tanto.

Man mano le voci cominciarono a farsi più chiare, la trottola cominciò a rallentare, sempre di più, fino a fermarsi e lasciare solo un leggero mal di testa.

Intanto quella voce acuta era sparita e aveva sentito una porta chiudersi.

Provò a riaprire gli occhi, sta volta stando attenta alla forte luce.

Alzò il busto poggiando il peso sul gomito destro, mentre con l’altra mano si strofinava gli occhi.

- Possibile che ogni volta che ti vedo, Sakura, finisci per stupirmi sempre di più? Ogni incontro con te ormai, è diventata un avventura- disse sarcastico.

La voce calma, leggermente divertita.

Sakura inspirò ed espirò più volte, tentando di trovare una soluzione a tutto quel disastro.

 - Perché mi trovo qui- il tono di voce non riuscì ad essere poi così gelido come aveva desiderato.

- Hai paura che ti abbai rapita?- scherzò questo, per nulla intimorito dalla freddezza di lei.

- Hai fatto un incidente, un peccato, visto che stavi per vincere. Comunque ero lì con Kakuzu per controllare la situazione. Mi è piaciuto molto rivedere la grintosa Sakura che ho conosciuto già qualche hanno fa, per un momento avevo pensato che non ti saresti più fatta vedere- e si sedette ai piedi del letto.  Sakura ritirò le gambe indietro fino a che le ginocchia non le sfiorarono il petto.

-  Da quando ho scoperto che in realtà sei una ricca ragazza di alta società, la cosa mi ha sorpreso, ma tu eri rimasta così traumatizzata che qualcuno l’avesse scoperto, che pensavo veramente non saresti più tornata. Che avresti rinunciato a questo tuo lato accattivante per paura di rovinare la tua noiosa vita ordinaria. Sarei rimasto deluso se ti fossi comportata così- concluse con uno dei suoi sorrisi sghembi, e ovviamente quello sguardo.

Quello che continuava a penetrare dentro di lei fin nel profondo, facendole venire i brividi.

A cosa erano sempre stati dovuti quei brividi si chiese improvvisamente Sakura? Alla paura? Al disprezzo verso quella persona che aveva sempre odiato? Alla sua capacità così eccezionale e avvolte inquietante, che aveva nel riuscire ad intravedere fin dentro la sua anima, la sua mente, e scoprire tutto di lei?

-Non credo di aver nulla da temere. E credo di essere stata molta chiara già l’ultima volta. Se tu rivelerai qualcosa di me, io farò lo stesso con te. E penso che quello a rimetterci saresti più tu, parli tanto di me, della signorina ricca e viziata, e tu?- chiese e fece scorrere lo sguardo per tutta la stanza.

- Anche tu ti tratti bene mi pare, con che te lo sei pagato questo lusso? Con l’Akatsuki? O solo con il lavoro della società?-

Sasori cominciò a ridere.

- Colpito e affondato! Anche da stanche abbiamo sempre gli artigli pronti vero?- chiese divertito.

Poi si alzò avvicinandosi alla lei.

Le pose la mano. Sakura si strinse di più in se stessa guardandolo diffidente.

- Vieni con me, ti preparo qualcosa di caldo, così ti sentirai meglio- la sua voce era così rilassata e tranquilla.

Sakura girò il capo dalla parte opposta, seria – Devo tornare a casa, domani ho scuola e devo farmi trovare in camera da mia madre-

- E poi non ci penso proprio a farmi offrire qualcosa da te, risparmiati le tue patetiche cortesie-aggiunse.

Sasori lasciò ricadere il braccio lungo il fianco, ma la sua espressione non mutò.

- Lo so. Sono le tre e mezza, direi che c’è ancora un po’ di tempo. E poi dove vorresti andare in queste condizioni? Resterai ancora un po’ qui finché non ti sentirai meglio, poi ti riaccompagno in macchina a casa. In tempo-

E le porse nuovamente la mano. Il viso tranquillo nascondeva velatamente il tono che invece non ammetteva molte repliche.

Sakura sbuffo, rassegnata ormai. Come avrebbe fatto a risalire la Farnia, in quelle condizioni?

Ma soprattutto, come cavolo aveva fatto a ritrovarsi in mischiata in una situazione del genere?

Afferrò la mano offertasi, e si lasciò sollevare lentamente dal ragazzo, maledicendosi intanto di quei stupidi brividi che l’avevano travolta nel momento in cui i loro copri erano entrati in contatto.

 

 

 

 

 

 

 

Ecco qua  un nuovo capitolo!

Mi è piaciuto molto scriverlo, per cui ci terrei particolarmente che mi facciate sapere il vostro parere :)

Qui sono stata un pò più descrittiva, volevo che si capisse di più sulla vita notturna di Sakura, che si capisse perchè le piacesse tanto.

Ho notato che negli altri capitoli se ne parlava poco. 

E poi la descrizione della casa di Sasori mi è piaciuta scriverla in piccoli pezzi, sia perchè riguarderà qualcosa del prossimo capitolo, sia perchè descrive un pò più il carattere di Sasori. 

Al prossimo capitolo :)

lovemusic

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Capitolo 16
*** Capitolo 16 ***


 

 Ecco qua il nuovo capitolo, con un giorno di anticipo, dato che ho avuto tempo :)

Le note a fine capitolo.

Buona lettura!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Capitolo 16

 

 

 

 

 

 

 

 

 

- Ti piace la tisana? O è troppo calda?-

Erano uno davanti all’altro, a dividerli il piccolo tavolo nero lucido della cucina. L’immensa sala da pranzo si trovava a destra della porta.

Continuava a sbatacchiare velocemente i piedi tra loro, su quella sedia girevole, come per cercare una distrazione. Le ginocchia seguivano il ritmo.

- No..va bene-  l’aroma di frutti di bosco della bevanda che intanto le inondava le narici.

Si trovava veramente con Sasori, a bere una tisana, tranquillamente, nella sua cucina?

Con lui, che aveva sempre disprezzato?  Con lui, che poi aveva cominciato a trattarla in quel modo diverso dall’inizio di quell’anno, al quale il suo corpo aveva risposto con brividi e aumenti del battito cardiaco più veloci, senza riuscire a spiegarsi il perché? Con quel ragazzo che l’aveva baciata, così, dopo essere scampati per miracolo ad una sparatoria, e poi aveva fatto finta di niente? Proprio con lui, che aveva scoperto tutti i suoi segreti? O quasi tutti, per lo meno.

Cercando di non farsi notare, mandò qualche occhiata nella sua direzione.

Era sempre stato così..così bello? Sì, ma lo aveva disprezzato sempre a tal punto che anche questa sua dote era diventata una motivazione in più per cui non sopportarlo.

Non si era mai accorta, di come la sua pelle fosse così liscia, i lineamenti così regolari e quei capelli di quel rosso scuro scuro, così folti.

Corti e con quel taglio, gli davano un aria anche troppo sbarazzina e allegra per il suo carattere. Ma attraente, non poteva negarlo.

- Visto che ci tieni così tanto comunque, può darsi che le prossime volte non ci sia io a dover venire al deposito- disse all’improvviso.

Sakura lo guardò con un sopraciglio alzato.

- Abbiamo un nuovo membro, può darsi che venga le prossime volte, giusto per cominciare a fare esperienza anche in piccoli campi come questi- continuò facendo girare il cucchiaino sulla tazza, rilassato.

Sakura era troppo presa dal quel movimento lento e ed elegante della mano con cui continuava a muovere la posata per badare alle sue parole.

Poi si accorse, alzando lo sguardo, che lui la stava fissando a sua volta.

Rimasero così, con gli occhi puntati l’uno sull’altro, per un tempo che a Sakura sembrò infinito.

Poi un suono acuto e continuo fece trasalire entrambi, riportandoli alla realtà.

Sasori si alzò per prendere il telefono che aveva appoggiato sulla mensola, guardò il mittente, fece un aria scocciata e tornò a guardare Sakura.

- Devo rispondere un attimo, il lavoro non mi lascia in pace nemmeno a notte fonda. Torno tra poco-

Sakura annuì velocemente, come per fargli capire che non doveva preoccuparsi e lo vide allontanarsi e salire le scale per andare al piano di sopra, dove si trovava anche la camera da letto.

Subito dopo cominciò a darsi della stupida.

Cos’era quell’atteggiamento nei suoi confronti? Ci mancava solo che gli sorridesse gentile e gli dicesse che tanto non voleva andare da nessuna parte, e avrebbe completato la serata da brava idiota come si stava comportando.

Si alzò scocciata, la testa e il corpo molto più rilassati e riposati, e si incamminò fuori dalla cucina, giusto per dare un occhiata a quell’immensa casa e cercare di mettere in chiaro le idee.

Arrivò  al grande salone, con un infinito divano a L beige e tanti cuscini dall’aria decisamente morbida sopra.

Al centro un non molto grande tavolo in legno antico dagli angoli lavorati e rappresentanti figure che non seppe riconoscere. Su di esso, al centro,  una boccia di cristallo con all’interno sabbia bianca e piccoli fiorellini secchi posati sopra. Era una delle case più belle che avesse mai visto.

In fondo un grande camino contornato ai bordi  con legno dello stesso materiale del tavolo e sopra di esso un grande quadro con dipinto tre persone.

Suppose che si trattasse della famiglia di Sasori e che il bambino dai capelli rossi al centro dei due genitori, fosse lui.

Si  avvicinò al quadro, rimanendo ad osservarlo incantata e affascinata. I capelli li avevi ereditati dal padre, i tratti lisci e regolari invece, dalla madre.

Sasori sembrava così contento in quel riquadro. Guardarlo in quella versione sorridente, infantile, accanto ai genitori, le dava l’impressione di vederlo sotto una luce diversa, più umana, meno arrogante.  Un aspetto che non ricordava di aver  mai visto in lui.

Sentì una presenza  dietro di lei che la fece sussultare spaventata.

- E’ stato fatto da un vecchio amico di mia madre- spiegò tranquillo il ragazzo, ignorando lo spavento della ragazza accanto che intanto, era arrossita fino alle punte dei capelli.

Come aveva fatto a non sentirlo? Che figura farsi beccare mentre curiosava per casa sua, pensò.

Sasori la guardò negli occhi, l’espressione concentrata.

Sakura rimase ferma, ancora rossa, aspettandosi chissà quale commento derisorio.

Ma il ragazzo non disse nulla. Tornò a guardare in silenzio il quadro davanti a se e Sakura vide i suoi occhi farsi all’improvviso più scuri, malinconici.

- Quando hai deciso di andare a vivere da solo?- chiese per smorzare un po’ il silenzio.

O forse erano stati quegli occhi tristi a spingerla a fare qualcosa, a cambiare l’atmosfera che si era creata.

Si rese conto solo dopo aver formulato la domanda, di quanto essa fosse stata effettivamente inappropriata.

Se aveva quello sguardo davanti al quadro, di certo l’argomento “famiglia” non era il migliore da scegliere per farlo sentire meglio.

Si sentiva stupida, anche per il semplice tentativo che le era venuto per vederlo di nuovo sereno. Che le importava, infondo?

- Non sono andato a vivere da solo, è questa la casa dove sono cresciuto. Vivo da solo perché sono morti-

Ecco, lo sapeva, aveva combinato un disastro.

Perché non se ne stava zitta una buona volta?

Sasori sembrava così tranquillo, quello sguardo era scomparso all’istante e non sembrava per nulla turbato a parlare della loro morte.

Sakura però, si sentiva uno schifo. Non solo perché era stata lei a tirare fuori l’argomento, ma perché la sua affermazione, detta così sinceramente, con tanta tranquillità, l’aveva lasciata sconvolta.

Aveva sentito subito una stretta al cuore, immaginandosi quel piccolo Sasori, sorridente e spensierato, improvvisamente solo, orfano e profondamente triste. Come era ancora adesso.

Lo aveva capito, lo aveva visto in quello sguardo, dove per un piccolo istante, le sue barriere erano sparite ed era tra sparito tutto quello che la sua anima nascondeva nel profondo.

- Scusami, non volevo farmi gli affari tuoi..- sussurrò imbarazzata, perché veramente, in quel momento, le sembrava di starsi appropriando di tutti i suoi segreti senza permesso, di violare la sua anima senza che lui nemmeno se ne accorgesse.

Sasori voltò il capo verso di lei e per nulla sorpreso da quelle parole , sorrise sincero.

- Sakura.. non devi scusarti. Insomma, non l’hai ancora capito?- e il suo sorriso prese una piega più divertita.

Lei lo guardò confusa.

- Capito cosa?- chiese perplessa, e non capiva sul serio, cosa voleva dirle.

- Che sono molto più contento di averti trovata qui, davanti al quadro, a pensare a me, a chiederti chi io sia, piuttosto che vederti prendere la rincorsa e scappare direttamente via da questo posto, come sono sicuro avresti fatto almeno fino a poco tempo fa-

Sakura rimase impietrita. Cos’erano tutte quelle strane emozioni che stava provando? Sentiva come se alle parole del ragazzo, una nuova consapevolezza le avesse fatto capire qualcosa, qualcosa che fin a quel momento non era riuscita a spiegarsi.

Sasori si avvicinò lentamente a lei, i loro corpi che si sfioravano.

Sakura cercò di balbettare qualcosa, come per fargli capire che aveva confuso tutto, che non doveva arrivare a conclusioni così affrettate, ma non riuscì a formulare niente di comprensibile o di minimamente sensato.

-  Questo mi fa capire che finalmente ti sei decisa a guardarmi veramente, come una persona, come un uomo- la sua voce era un sussurro.

- Non come quel essere che non sopportavi e disprezzavi fino alla morte. Anche io ho smesso di considerarti un ragazzina, Sakura, ho smesso di farlo da tempo-

Sakura si sentiva in un mondo parallelo, dove c’erano solo loro due, la sua voce profonda, le sue parole, il suo incantesimo senza fine. 

Si accorse a mala pena che lui aveva cominciato ad accarezzarle il braccio.

- Quindi non farti problemi a chiedermi nulla, sarò contento di rivelarti tutto quello che vuoi. Ogni cosa, ogni piccola curiosità-

Si guardarono per un po’ negli occhi, così, senza dire nulla. Lui, che cercava di trovare un qualche tipo di risposta, nelle profondità di quei pozzi verdi, lei invece, che si chiedeva quando effettivamente, aveva cominciato a considerarlo con occhi diversi.

Perché lui aveva ragione, aveva ragione su tutto. Lo odiava, lo odiava ancora, non aveva dimenticato tutte quelle prese in giro, quelle torture che le aveva fatto sorbire in passato, due anni prima che lo incontrasse di nuovo.

A quell’odio però, si era aggiunto altro, si erano aggiunte tante altre emozioni, a dire il vero.

Era stata l’attrazione? Era l’improvvisa voglia di conoscerlo di più, di farsi conoscere di più da colui che era così bravo a farlo anche quando non lo desiderava?

Osservò la mano di lui che l’accarezzava lentamente, lungo tutto il braccio, poi volse nuovamente l’attenzione sui suoi occhi.

- E allora dimmi..- e non si era accorta, di come anche la sua voce fosse diventata un flebile sussurro.

- Come ci sei finito tu, in quel luogo, tra tutte quelle persone di mala fama? Perché hai deciso di prendere quella via?-

Sasori abbassò per un attimo lo sguardo sui loro corpi, così vicini tra loro, un piccolo sorriso si formò tra le sue labbra, e tornò a guardare la rosa.

- Questa domanda è semplice. Per l’adrenalina, soprattutto, per la sensazione di vivere veramente, tutto, fino al limite delle emozioni, perché le situazioni in cui si rischia la vita sono molte, e questo, lo sai bene anche tu, è un emozione di cui, una volta provato, non si può più fare a meno-

E smise per un attimo di parlare, spostando la mano, dal braccio, al viso caldo e un po’ rosso di lei.

- Ed ho come la sensazione, che noi due, siamo spinti dalle stesse motivazioni. Sbaglio, Sakura?-

Sakura non rispose. Rimase a guardarlo, immobile, con il respiro accelerato, le guance rosse e il battito del cuore a mille.

Sasori si avvicinò, lentamente, sempre di più, fino a fondere i respiri caldi di entrambi e un momento prima di far combaciare le loro labbra, a pochi millimetri di distanza, si fermò.

Sì fermò, e la guardò, come in attesa di un qualche tipo di consenso.

Sakura sentì il cuore battere all’impazzata.

Istintivamente, senza nemmeno lasciare il tempo di ragionarci sopra, poggiò la mano destra sul capo di lui e con un movimento energico, lo spinse verso di lei, unendo così le loro labbra, dando inizio a un bacio forte, intenso, passionale.

Continuarono a baciarsi, appiccicandosi l’uno all’altro, staccandosi solo quando la necessità di ossigeno diventava indispensabile e ricominciando subito dopo.

Le mani cominciarono a esplorarsi, veloci, frenetiche e i passi li portarono a spostarsi a tentoni per tutto lo spazio circostante.

Sakura sentiva di star perdendo tutto il controllo, come se ci fosse qualcosa dentro di lei che aveva disperatamente bisogno di tutto quello, per sfogarsi di tutta quella rabbia, per sentirsi libera, libera da ogni cosa.

Senza nemmeno accorgersene si ritrovò distesa tra tutti quei cuscini, su quel lungo divano, con lui sopra di lei e non sapeva perché, ma aveva la sensazione che tutto fosse perfetto in quel modo, che così dovesse andare.

Persino il dolore dei lividi, di tutti quei graffi, era diventato piacevole.

Sentì Sasori scendere, leggermente, e cominciare a baciarle, sta volta con più lentezza , con più calma, tutta la lunghezza del collo.

Sakura non seppe perché, ma tutta quella improvvisa delicatezza, quei baci leggeri e lenti, le diedero fastidio.

Anche le mani di lui avevano smesso di esplorarla con tutta quella frenesia iniziale, perché?

L’atmosfera era diventata più leggera e i suoi tocchi, delle dolci carezze.

Non era questo che si sarebbe aspettata da lui.

Improvvisamente a disagio e sempre più infastidita, si alzò di poco, posando il peso sui gomiti.

- Che stai facendo?- chiese brusca e, nonostante cercasse di nasconderlo, confusa.

Sasori alzò lo sguardo su di lei e la osservò, con quel suo solito sguardo, senza dire nulla.

- Non sto facendo niente-

È questo il punto.

- E tu, Sakura? Hai fretta di concludere qualcosa?-

Sakura arrossì di stizza. Adesso era lui che voleva far passare lei per la pervertita?

- Che diavolo stai blaterando?- sbottò seccata e cercò di divincolarsi, di rialzarsi.

In quel momento sentiva solo il bisogno di andarsene, andarsene e basta.

Lui però la bloccò sotto di se impedendole ogni movimento e avvicinando i loro visi.

- Non ti fidi ancora di me, vero?-

Sakura spalancò gli occhi sorpresa.

- Cosa centra questo adesso?- chiese sempre più confusa.

- Te l’ho detto Sakura. Non ti considero più una ragazzina, pensi allora che mi accontenti di farti mia così, in fretta, e poi lasciarti scappare?- rispose serio, gli occhi fissi su quelli di lei, come per accertarsi che quel messaggio le arrivasse veramente, che non le sfuggisse nemmeno una parola.

- Ti ho detto che puoi sapere tutto di me, che puoi conoscere ogni mio lato nascosto, quindi smettila anche tu di trattarmi come quel ragazzo vuoto e arrogante che hai conosciuto tempo fa, come te anche io nascondo altro oltre quello che hai visto fino ad ora-

Sakura sentiva il corpo tremare e le guance tornare a farsi sempre più rosse.

Distolse lo sguardo, altrove, imbarazzata.

Si sentiva così stupida. Cos’era quella sensazione che stava provando? Era forse, felicità? Era contenta di quello che le aveva detto, di aver avuto la certezza che veramente c’era qualcos’altro, che non la considerava solo un giocattolo?

Era così difficile per lei credere, avere fiducia in qualcuno.

Quelle parole però, l’avevano colpita, erano arrivate in profondità.

- Il fatto che sei un idiota però, non cambia, te lo assicuro- borbottò imbarazzata.

Sasori sorrise divertito.

Soddisfatto, si alzò e aiutò anche lei a mettersi in piedi.

- E comunque- aggiunse all’improvviso.

- Ti avevo detto che ti avrei portata a casa in tempo. E io mantengo sempre la parola data, sappilo-

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ed eccomiiiii. 
Che dire, in questo capitolo, mi sono decisa ad inserire una piccola scena piccante, perchè penso che con Sasori, sia impossibile evitarle!
L'ho riletto mille volte, anche se so che come al solito mi sarà scappato qualche errore grammaticale o di lessico, come in tutti i capitoli, quindi mi scuso e spero non si notino troppo!
Nel frattempo, cercherò di migliorare, giuro!
Tornando al capitolo, voglio  recensioniiii, vorrei sapere se vi è piaciuto e in particolare, quale Sakura vi piace di più. Se la considerate più adatta vicina a Sasori, o a Itachi?
Anche se so, che quest'ultimo, si trova in una situazione particolare, ma non sarà sempre così!
Fatemi sapere :)
baci
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Capitolo 17
*** Capitolo 17 ***


 

 Le note a fine capitolo

Buona lettura!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Capitolo 17

 

 

 

 

Com’era riuscita a risalire quell’albero e arrivare in camera sua, lo sapeva solo lei.

Di certo però , le era costata parecchia fatica e ulteriori graffi.

Guardò la sveglia a forma di rana sul comodino accanto al letto.

Le sei meno un quarto. Tra quarantacinque minuti sarebbe suonata e lei in teoria si sarebbe dovuta svegliare per andare a scuola.

Sospirò sconsolata, consapevole che non avrebbe avuto possibilità di chiudere gli occhi fino al termine delle lezioni.

Aprì un anta del grande armadio, per riporre lo zaino con il casco, nascondendolo in profondità, ricordandosi di riprendere il telefono dal taschino.

Chiuse l’anta e sentì il cellulare vibrare. Rimase sbalordita nel vedersi quindici chiamate senza risposta e sette messaggi. Tutti da parte di Suigetsu.

Si sentì una stupida, perché non aveva guardato prima il telefono? Non avrà chiuso occhio nemmeno lui e a leggere i messaggi, Sasori non gli aveva certo dato una buona impressione, e si sentiva in colpa per averla lasciata nelle sue mani. 

Scrisse una breve risposta in cui si scusava per non aver risposto prima e lo rassicurava su tutto, compreso Sasori.

Si sentiva così leggera, senza pensieri. Il sapore di lui era ancora tra le sue labbra, e questo la faceva sentire così strana. Era lo stesso sapore della prima volta, era buono, pensò.  Chiuse gli occhi sospirando e cercando di tornare alla realtà.

Posò il telefono sul comodino e tolti gli abiti, si incamminò verso il bagno, cercando prima di tutto il cassetto dei medicinali e delle fasce.

 

 

 

- Chi ti ha fatto questo?-

Sakura sussultò spaventata. Come aveva fatto a non accorgersi dell’ombra davanti al suo banco?

- E-Uhm? Ah ciao Sask’è!- salutò ancora un po’ frastornata e ignorando palesemente la domanda.

- Chi ti ha fatto questo?- insistette lui, in piedi e con le braccia incrociate davanti al suo banco.

Ma possibile che si accorgesse sempre di tutto?  E dire che quei piccoli graffi sulla guancia e sul mento li aveva resi praticamente invisibili, grazie al trucco, e il resto del corpo era coperto dai vestiti. Nemmeno Ino e Hinata le avevano causato problemi!

- Ma di che parli?- fece con tono ingenuo.

Sasuke continuava a guardarla in silenzio, irremovibile.

Spostò lo sguardo sul mento.

- Ah, ma questo! Niente, sono solo cascata!-

Lui la guardò ancora, con sguardo indagatore, non dando segno di credere minimamente alle sue parole.

 - Sei vestita più del solito- constatò calmo, come se in realtà quella fosse la prova che lei stesse nascondendo qualcosa.

Sakura si guardò la camicia a maniche lunghe e le calze nere pesanti sotto la gonna.

- Oggi sento molto freddo!- esclamò, una vena di nervosismo cominciò a pulsarle sul collo.

- Non mi pare che tu sia mai stata freddolosa-

- E invece guarda un po’, da ora lo sono!-

Sasuke ignorò il suo tono acido e assottigliò gli occhi, avvicinandosi di poco al viso di lei.

- C’è qualcuno che ti da fastidio?- chiese imperterrito.

Se non si fosse trattata di quella situazione, Sakura sarebbe quasi rimasta intenerita dalla preoccupazione del ragazzo.

- Sì, TU!- sbottò infastidita e alzando il colletto della camicia sul collo, come per cercare di coprirsi di più.

- Tutti a posto- esclamò la voce del professore appena entrato in aula e per fortuna Sasuke fu costretto a sedersi al suo posto.

Sakura sospirò sollevata, per un pelo!

 

 

 

 

- Ragazzi, scusate, vado un attimo in bagno-

- Vuoi che ti accompagniamo, Sakura?-

- No Hinata tranquilla continuate pure a mangiare-

- Sakura-chan, se vuoi ti accompagno io!- esclamò Kiba dall’altra parte del tavolo, prendendosi in seguito un calcio dal biondo accanto.

- Hey! Mi hai fatto male testa quadra!-

Intanto Sakura continuava a sentire quella sensazione opprimente e tagliente sulla nuca, si girò e vide che Sasuke continuava a fissarla, diffidente.

Sbuffò infastidita e si allontanò a passi veloci dalla mensa.

Uscita dal grande portone sospirò scocciata, ancora poco e avrebbe preso Sasuke a calci. Aveva bisogno di prendere aria e poi voleva evitare l’entrata delle classi del quinto, almeno quella mattina.

Cercò con lo sguardo la direzione dei bagni di quel piano terra e all’improvviso sentì un forte rumore di passi scendere i gradini della scala accanto.

Si girò e vide tutti quelli dell’ultimo anno avviarsi verso la mensa. Le passarono accanto, qualcuno sfiorandole una spalla, senza degnarla di uno sguardo.

Ma di questo potevo solo che essere contenta.

- Sakura, ciao!-  esclamò una voce che si fece sempre più vicina.

Vide davanti a se Konan, che le sorrideva tranquilla.

Si sarebbe divertita a risponderle in maniera sarcastica, se non fosse stata troppo presa dagli occhi di Itachi su di lei.

Konan lo teneva a braccetto, e l’aveva trattenuto per fermarsi.

- Come mai te ne giri da sola per scuola? Non ci sono più i tuoi amici?-

Sakura cercava di metabolizzare qualche frase sensata, presa in contropiede dalla situazione, e poi gli occhi di lui che stranamente, differentemente delle ultime volte, continuavano a guardarla con insistenza, da capo a piedi. Lo sguardo sembrava indagare su ogni suo centimetro di pelle.

Lei si passo una mano tra i capelli, nervosa. Aveva per caso qualcosa in faccia?

- No, sto solo andando in bagno- riuscì a rispondere in fine, con tono fermo.

- Oh capisco- sussurrò l’altra guardandola ferma negli occhi e annuendo con il capo, stringendo nel contempo la presa sul braccio di Itachi.

- Bene, ci si vede allora- concluse sorridendo.

- D’accordo- rispose con calma Sakura, e si allontanò, senza aspettare una qualche risposta e senza affrontare gli occhi di lui che continuavano a perforarla.

Sbatté i pugni sul lavandino del bagno.

Perché? Era riuscita dimenticare tutto, o quasi, e poi lui la guardava in quel modo? Tornava a considerarla? Per quale motivo poi.  Si guardò allo specchio davanti a se. Non è che anche lui si era accorto dei graffi? Conoscendo il fratello, non ci sarebbe da stupirsi che avesse lo stesso sguardo attento di Sasuke.

Questo però la mandava ancora di più in bestia.  Improvvisamente gli importava di come stava?

Sospirò abbattuta, non riuscendo a capire il perché di tutta quella rabbia. Forse non riusciva sopportare di sentire ancora tutte quelle emozioni al suo sguardo, quando per lui era chiaro ormai, di quanto quel sentimento non fosse ricambiato.

Si portò le dita alle labbra. Sasori.

Il loro bacio. Si era sentita così bene in quel momento, si era sfogata così tanto. Ma c’era qualcosa di più? Non sapeva spiegarsi se quel bacio fosse stato tanto emozionante perché proprio con lui, o per la scarica di adrenalina che le aveva trasmesso. Non sapeva più cosa provava. Perché quando era con quel ragazzo, era un altra, era la motociclista, aveva e provava sentimenti così diversi da quelli che invece sentiva in quel momento.

Ma si sentiva ancora un po’ stordita dalla sera prima, forse a causa delle poche ore di sonno, e non riusciva a ragionare con calma.

Decise che per il momento era inutile pensarci e tornò a sedersi con i suoi compagni.

 

 

 

 

 

 

Al suono della campanella che annunciava la fine delle lezioni, fu sul punto di urlare dalla gioia.

Salutò in fretta i suoi amici e con tutta la stanchezza e il bisogno di dormire sempre più urgente, si avviò verso l’uscita.

Sentì il telefono vibrare nella tasca dello zaino.

Vide che era un messaggio da parte di un numero non memorizzato.

L’aprì e lesse.

/Ciao ragazzina, dormito bene tra i banchi di scuola? Spero che la carenza di sonno di stanotte non ti sia stata  fatale/

Rimase immobile come una statua, davanti al cancello di scuola.

Le volle qualche minuto per riuscire a rispondere. Si guardò intorno con fare circospetto, come se qualcuno potesse leggere o sapere con chi stesse parlando, e scrisse.

/ Sasori, come hai avuto il mio numero di telefono?/

Si sistemò meglio lo zaino sulle spalle e ricominciò a camminare. Sentì nuovamente il telefono vibrare e si fermò un'altra volta.

/ Ragazzina, mi sottovaluti./

Strinse le labbra con forza e rispose.

/ Dì un po’, cerchi rogne? Ti avviso che non è giornata /

Si rigirò il telefono tra le mani, indecisa se riporlo e ignorarlo e basta o continuare a rispondergli.

Vibrò un'altra volta.

/ Se cerco rogne? Direi che è da quando ho cominciato a pensarti per giorni, senza riuscire a toglierti dalla testa, che ho cominciato a cercare rogne. Ma d’altronde le cose scontate non mi sono mai piaciute. A proposito, lo sai che hai un buon sapore? /

Sakura sentì un forte calore salirle sulle guance e affrettò i passi, sempre più desiderosa di tornare a casa, nel suo letto, a nascondersi tra le lenzuola.

Ma chi si credeva di essere? E poi cos’erano tutte quelle smancerie?

Si diede della scema al solo ricordo di quando aveva pensato la stessa cosa del sapore di lui.

Strinse con più forza il telefono tra le mani, il ricordo di quel bacio continuava a ritornale in testa senza sosta.

/ Finiscila con queste cazzate, io vado a riposare, per cui vedi di non disturbarmi più. Ah e tanto per puntualizzare, non mi pare di averti dato il permesso di appropriarti del mio numero di telefono! /

Sbuffò scocciata, ancora rossa in viso e getto il telefono all’interno della borsa, senza più prestargli attenzione.

Aveva camminato troppo piano, vedeva ancora l’edificio scolastico alle sue spalle.

Sentì nuovamente quella sensazione tagliente dietro la nuca. Si voltò indietro ma non vide nessuno. Stranita tornò lentamente verso la sua direzione e nel momento in cui vide un ragazzo a pochi centimetri di distanza da lei, fece un salto indietro spaventata e trattenne un urlo di sorpresa.

Rimasero a fissarsi per qualche istante.

Sakura vide che non aveva nessuna intenzioni di spostarsi.

- Ci conosciamo?- chiese quando il respiro fu di nuovo regolare.

- No- rispose pacato, come se per lui fosse normale sbucare dal nulla davanti a ragazze sconosciute e fissarle in quel modo.

Sakura mandò giù il groppo formatosi sulla gola e cercò di osservarlo meglio.

Era un ragazzo alto, dai capelli biondi, tendenti all’arancione, vestito con abiti neri e cosparso da una quantità allucinante di piercing su tutto il viso.  Sembrava tutt’altro che un tipo amichevole.

Sakura cominciò a preoccuparsi, l’idea che probabilmente lui l’avesse vista ai depositi o gareggiare si insinuò sempre di più nella sua mente. Sperò che non fosse così.

 - Ma conosci la persona che mi interessa-  Specificò poi lui.

Sakura inarcò un sopraciglio, non capendo di chi potesse trattarsi.

- Tu e Konan non siete molto amiche, vero?-

Sakura rimase per qualche attimo immobile.

Konan???

Non si era accorta di quanto lui nel frattempo si fosse avvicinato. Sussultò sorpresa.

- Senti, credo che tu abbia sbagliato persona. Io e Konan ci conosciamo a mala pena, credimi- rispose  lentamente, sperando che il suo messaggio fosse abbastanza chiaro.

Lui non demorse.

- Lo so, ma sei l’unica con cui posso parlare- sussurrò, e i suoi occhi si incupirono.

Il suo tono così calmo e i suoi modi erano così in contrasto con la sua figura inquietante e minacciosa. Che tipo strano, pensò.

Si chiese come facessero un tipo come lui e Konan a conoscersi.

- Senti, mi dispiace ma non credo di poterti essere utile, prova a parlare con una sua amica, ne ha tante- affermò un ultima volta e fece per andarsene, sempre più stanca.

- Aspetta!- esclamò lui fermandola per un braccio.

Allo sguardo sorpreso di lei lo ritirò immediatamente.

- Senti..- sussurrò un'altra volta, sta volta con un tono stanco e triste, di chi non era abituato  ad abbassarsi a quel punto, e l’espressione imbarazzata.

- Non sono un maniaco credimi-  e Sakura rimase ferma ad ascoltarlo, ancora un po’ diffidente.

- E so che probabilmente lei non ti sta simpatica, immagino che non si sia comportata molto bene negli ultimi tempi, ma tu sei davvero l’unica persona a cui posso chiederlo. Le sue amiche non me lo permetterebbero mai - e tirò dalla tasca una lettera ripiegata.

- Vorrei solo che tu le dessi questo da parte mia, da Yahiko. Potresti farlo?-

Sakura guardò la lettera tra le sue mani, e poi lui. I suoi erano così intensi, determinati. Non sembrava veramente un maniaco.

Prese la lettera dalle sue mani e lo mise sul taschino dello zaino. Lo sentì sospirare, sollevato.

- Va bene, glie lo darò domani. Ora devo andare comunque-

- Sì certo, anzi scusa se ti ho trattenuta in questo modo, non volevo spaventarti- rispose con tono più dolce.

- Tranquillo- e si voltò verso la direzione di casa.

Lui la chiamò un'altra volta.

- Un ultima cosa-

Lei si voltò di nuovo, curiosa.

- Dimmi-

Gli occhi di lui si fecero scuri, l’espressione determinata.

- Dille che io non mi arrendo. Non mi arrenderò mai. Solo questo-

E dopo averle fatto un cenno con la mano. Se ne andò anche lui.

Sakura rimase sbalordita a guardare la sua figura allontanarsi, fino a scomparire dopo un vicolo.

Possibile che quei due, avessero una relazione?

 

 

 

 

 

 

 

 Note

Scusate del ritardoooo! Mi dispiace molto davvero, ma questa settimana che dovevo finalmente postare,  sono stata presa dagli allenamenti di equitazione, visto che domani ho una gara (ansia, ansia, ansia!) per cui spero mi perdoniate! :)

Questo capitolo  non è poi così pieno di emozioni, ma ci sono alcune novità che serviranno a dare una nuova svolta al racconto, quindi spero non vi annoi troppo!

Che dite, sarà vera l'intuizione di Sakura, alla fine? Fatemi sapere e grazie per la pazienza :)

Alla prossima, 

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Capitolo 18
*** Capitolo 18 ***


 

 

 

 

 

 Note a fine capitolo.

Buona lettura!!

 

 

 

 

 

Capitolo 18

 

 

 

 

Il giorno successivo Sakura era tornata a scuola finalmente più riposata e in forma.

Ciò nonostante, sentiva una strana agitazione allo stomaco e sapeva che non sarebbe passata fino al momento in cui non avrebbe incontrato la ragazza.

Fu quasi comico vedere come ciò risultava difficile. Tra un ora e l’altra e la ricreazione, non era riuscita a trovare un momento giusto.

L’aveva vista nella sala mensa ma di certo non avrebbe potuto avvicinarsi a lei, in mezzo ai suoi amici, accanto a Itachi, e dirle “ hey hai presente quei tipi che voi considerate feccia vestiti tutti di nero e coperti di piercing? Ecco ieri ne ho incontrato uno che mi ha detto di conoscerti e di darti questa lettera! Tieni!”

Qualcosa le diceva che sarebbe stata la scelta meno consigliabile.

Ormai era l’ultima ora di lezione e poteva solo sperare di riuscire a incontrarla fuori, senza destare troppo nell’occhio. Voleva togliersi il problema prima possibile.

Se solo pensava al fatto che stava realmente facendo tutto quello per Konan, si sentiva oltremodo ridicola.

La cosa che le sembrò più strana però, era del come quei due potessero avere qualcosa in comune, del come Yahiko per la precisione, perché se proprio doveva dirla tutta preferiva uno come lui che una snob egocentrica come Konan, si fosse invaghito tanto di lei.

Perché anche se non ne sapeva nulla, se non aveva la più pallida idea di cosa ci fosse tra i due, negli occhi di quel ragazzo aveva potuto leggere così chiaramente il suo attaccamento a lei, la sua determinazione e il suo desiderio di risentirla.

E per quanto non lo comprendesse, ammirava quella sua determinazione.

Per un momento, le sue parole e quei modi, le ricordarono Sasori, ma fu solo un istante, poiché Sakura fu pronta a scacciare con forza tutti i pensieri e riporli in un cassetto.

Di certo non voleva mettersi a immaginare scenette romantiche con uno che aveva odiato fino a poco tempo fa.

Fu il suono della campanella a risvegliarla dai suoi pensieri.

Inventò la prima scusa che trovò per rifiutare l’invito delle sue amiche a mangiare  insieme e con passi veloci si diresse verso l’uscita.

Dopo qualche minuto, tempo che salutasse tutti i suoi amici, la vide dirigersi da sola verso il tragitto che l’avrebbe riportata a casa.

In un lampo le fu vicino.

- Konan – fece impassibile, alle sue spalle, provocando all’altra un sussultò di spavento.

- Sakura? Che cosa vuoi?- il tono gentile dell’altro giorno, era svanito nel nulla.

Tramite la sua espressione si poteva facilmente intravedere tutta l’antipatia che provava nei suoi confronti.

Senza badarci troppo e prima ancora che questo la irritasse tanto da farle cambiare idea, tirò fuori la lettera e gli e la porse.

- Questo me lo ha dato un ragazzo che ho incontrato ieri fuori scuola, ha detto di chiamarsi Yahiko e mi ha chiesto di dartela-

Konan spalancò gli occhi sorpresa. Il suo corpo si irrigidì e rimase a bocca aperta, come se fosse stata pronta a dire qualcosa ma lo stupore fosse stato troppo grande per permetterglielo.

Durò solo un attimo e subito si ricompose. Si guardò intorno, stando attenta che nessuno la stesse osservando, strappò di mano la lettera alla ragazza davanti a se e le diede le spalle.

Sakura, non molto sorpresa da quell’atteggiamento, volse le spalle anche lei e decise di tornare a casa.

Pochi passi dopo si fermò nuovamente, rimanendo di spalle.

- Ah e un'altra cosa. Mi ha chiesto di riferirti che non ha intenzione di arrendersi, tutto qui- e senza aspettare una risposta, riprese il suo cammino.

Konan intanto era rimasta immobile, senza riuscire a muovere un passo, e alle parole della rosa si era sentita migliaia di brividi percorrerle il corpo.

 

 

 

 

 

 

 

- Sakura ti va bene se prendiamo della semplice acqua vero?- chiese Konan con tono soave.

Sakura la guardò in cagnesco, senza aprire bocca.

- Perfetto allora, un acqua grande naturale, grazie- concluse allora l’altra, congedando così il cameriere.

Si rivolse nuovamente alla ragazza davanti a se, seduta scomposta e a braccia incrociate come ad accentuare ancora di più la sua espressione palesemente infastidita dal stare in quel piccolo ristorante non molto lontano da scuola.

- Ancora non riesco a capacitarmi del perché mi trovi qui-  borbottò Sakura.

E davvero non capiva come tutto quello fosse possibile. Non si era nemmeno resa conto di come quella pazza l’avesse presa all’improvviso per il polso e trascinata lì, come se niente fosse, senza dare nessuna spiegazione.

- Come sei melodrammatica- esclamò tranquilla l’altra, il tono gentile sparito di nuovo.

- Lo sai, dovresti frequentare qualche corso di recitazione, sono sicura che faresti strada- commentò atona lei.

Konan la guardò con espressione interrogativa, non afferrando l’allusione.

Evitò di spiegarglielo, conscia di quanto si sarebbe rivelato inutile.

- Più tosto- cominciò – si può sapere perché mi hai portata qui??-

In quel momento arrivò il cameriere, posò sul tavolo l’acqua e l’insalata e se ne andò.

- Guarda che sei stata tu che mi hai fermata prima- rispose questa.

- E questo cosa c’entra? Dovevo solo darti la lettera, non farmi una chiacchierata!- sbottò sempre più innervosita.

Alla parola lettera, notò la mano di lei irrigidirsi e stringere con maggior forza la posata.

Un velo di intuizione l’attraversò.

Sorrise sadica.

- Non dirmi che..hai paura io vada a dirlo a qualcuno? Vuoi assicurarti che tenga la bocca chiusa, non è così?-

Konan la guardò impassibile.

- Vedo che sei sveglia, comunque sì ci sei arrivata. Capirai anche tu insomma- e mandò giù un sorso d’acqua, con eleganza  - che per una come me è importante mantenere una certa immagine, per quanto tu non sia abituata a queste cose-

Sakura strinse i denti, infastidita.

- Di un po’ principessina- sbottò con tono alterato, mandando a quel paese la sua immagine da ragazza timida e tranquilla – pensi davvero che trattandomi così mi farai stare zitta? Credimi che se anche non avessi avuto intenzione di parlare, ora mi sento parecchio tentata- concluse fredda.

- Hn, come se veramente avessi avuto intenzione di startene zitta, figuriamoci- commentò scettica.

Sakura alzò un sopraciglio.

- Ti sembrerà difficile crederci ma sai, spesso le persone di basso livello come me e così insignificanti in confronto a voi dei , sanno anche essere corretti e farsi i fatti propri- rispose sarcastica.

- Ma non mi dire..- fece con altrettanto sarcasmo l’altra.

Dio quanto voleva andarsene e mandarla a quel paese,  lei e la sua alta classe sociale.

Gli occhi di Konan si fecero più scuri, malinconici.

- Senti- sussurrò con tono improvvisamente più basso, più timido, sorprendendo la rosa davanti a se.

- Lui..ti ha detto altro?- 

Sakura rimase sbalordita da quell’improvviso cambiamento d’atmosfera, di certo non si sarebbe aspettata quella reazione. Era convinta che avrebbe negato fino all’ultimo, che avrebbe fatto finta di non conoscerlo.

- No..non mi ha detto altro.-

Lei annui silenziosa, spostando lo sguardo altrove, pensierosa e triste.

Fu di nuovo un attimo, e si ricompose, convinta che nessuno si fosse accorto di quell’attimo, ma a Sakura non era sfuggito.

- Come mai un principessina come te conosce un tipo del genere? Pensavo fossi allergica alle classi inferiori-

Konan le mandò un occhiata di sbieco.

- Ma che simpatica.  Comunque è solo un amico di infanzia, ormai non è più niente di importante-rispose sbrigativa.

Sakura la guardò scettica, ma non aggiunse altro. Non era da lei impicciarsi nei fatti altrui e nel suo caso particolare, non le importava nulla.

- Terrò la bocca chiusa- aggiunse all’improvviso, sorprendendosi da sola delle sue stesse parole.

- Non è mia abitudine rovinare la vita degli altri, diversamente da te insomma, quindi tanto vale smetterla con questa farsa-

E si alzò con calma, ignorando l’espressione sbigottita che aveva assunto l’altra.

- Come faccio a essere sicura che non lo farai?- chiese ancora, diffidente.

- Non puoi esserlo. Dovrai fidarti e soprattutto, dovrai cominciare a farti anche tu i fatti tuoi e lasciarmi in pace, tutto qui-

Konan la guardò sorpresa, senza più riuscire a dire niente, così Sakura riprese lo zaino e si allontanò, dandole le spalle.

- Ah e ovviamente offri tu!-

 

 

 

 

 

Aveva appena finito di studiare, non senza fatica, e in quel momento, sdraiata sul grande letto a baldacchino, non riusciva a liberare la mente da tutti quei pensieri.

Effettivamente, un parte di lei avrebbe voluto saperne di più, sapere cosa nascondessero quei due.

E non era una semplice curiosità nei confronti di Konan, quanto il voler arrivare più a fondo e scoprire quanto questo influenzasse gli altri eventi.

Il primo pensiero era rivolto a Itachi. Lui lo sapeva? Sempre se ci fosse qualcosa da sapere, se in fondo quei due non fossero per davvero semplici amici mal visti e non altro. Lo sguardo di quel ragazzo però sembrava averle dato un'altra impressione.

E se invece ci fosse qualcosa tra i due, allora perché Konan avrebbe deciso di dichiararsi fidanzata a Itachi? C’era qualcosa che non quadrava, qualcosa di strano.

O forse era semplicemente lei che desiderava fosse così.

Forse sperava segretamente che tra i due non ci fosse realmente qualcosa.

Che pensieri cattivi ed egoistici, ma non riusciva proprio a farne a meno. C’era questa parte di lei che nonostante tutto il dolore sperava, continuava a vedere quel filo di luce e si aggrappava ad essa con disperazione.

Come se servisse a qualcosa. Se anche fosse, se anche tra i due non ci fosse niente, il che sarebbe comunque assurdo dato che si erano dichiarati davanti tutte quelle persone, restava il fatto che Itachi nemmeno la guardava più.

Poi c’era quell’altra parte di se, quella che ultimamente veniva fuori sempre più spesso, quella più ribelle, della motociclista, a dirle di non pensarci più, di non pensare a nessuno di loro.

E poi pensava a Sasori, andando sempre più in confusione.

Ci mancava solo lui.

Quel bacio ritornava alla sua mente sempre con più frequenza.

A risvegliarla da quello stato di trans, fu il vibrare del telefono.

Suigetsu.

/ Hey confettino, tra due settimane c’è un'altra gara. Ovviamente tu non partecipi, toccherà a me, dovrai solo organizzare le scommesse come al solito. Attenta comunque a  non farti investire da nessuna moto, non voglio altri infarti! /

Sorrise divertita. Effettivamente dopo l’incidente, ancora non se la sentiva di ricominciare a gareggiare, avrebbe aspettato un po’.

Sentì già un filo di nostalgia. Beh, magari faceva solo un giretto.

Stando comunque attenta, insomma, non voleva certo rischiare di risvegliarsi a casa di un altro come la precedente esperienza.

Per il momento, avrebbe cercato di riposarsi durante queste due settimane.

 

 

 

 

 

Sakura a volte si chiedeva se non ci fosse qualcuno lassù ad avercela con lei.

Altro che giorni di riposo, era passata una sola settimana e già era stato un inferno.

Quella psicopatica di Konan continuava a osservarla e studiare ogni suo movimento ogni volta che la incrociava, il che casualmente capita fin troppo spesso, e le litigate a casa erano ritornate a tormentarla.

D’altronde il periodo di pace con Kira non poteva durare molto. Non che lui avesse fatto qualcosa in particolare, si comportava come al solito.

Il punto era che Sakura si sentiva costantemente infuriata con lui e ogni scusa, ogni piccolo gesto da parte sua, la irritava ed era una scusa per litigare.

All’inizio non seppe spiegarsi il perché  ma ogni giorno, tornando da scuola magari dopo aver visto Itachi ignorarla in pieno a momenti e osservarla fin troppo profondamente in altri, si sentiva ancora più nervosa.

Non ci mise molto a capire, ce l’aveva con lui perché non gli e l’aveva detto, perché  non le aveva detto di Itachi, quando invece lo sapeva da tempo.

Per quanto fosse chiusa sapeva che lui aveva capito, dei suoi sentimenti per quel ragazzo, nonostante lei stessa lo avesse sempre negato con tutte le sue forze, e allora si chiedeva perché non le avesse detto niente.

Così quell’evento, come tutto lo stress di quel periodo, l’avevano portata a ritornare più taciturna verso sua madre e Kira, più ribelle, nonostante ci fosse ben poco per cui ribellarsi.

Ma lei si sentiva così fuori luogo in quella casa, non si sentiva appartenere a quel mondo, a quella famiglia, era ancora in cerca di qualcosa, quel qualcosa che mettesse fine ai suoi ricordi, ai suoi sentimenti e a tutta quella confusione che la portava a vivere due vite separate tra di loro.

Così passava la maggior parte del tempo a studiare in quel parchetto con la giostra, continuando a negare a se stessa che lo facesse con la speranza di incontrare lui, almeno una di quelle volte, o andando a fare visita a suo padre e parlare di tutto, a dire tutto quello pensava, sentendosi così sicura e tranquilla a sfogarsi con lui, stringendoli forte la mano che purtroppo non ricambiava la stretta da anni e carezzandoli i capelli.

C’era poi Sasori, che almeno ogni due giorni le scriveva, messaggi stupidi ovviamente, che la irritavano ancora di più, e la invitava a fare una semplice passeggiata o a cena fuori, proponendo persino di venirla a prendere fuori casa in macchina e se necessario presentarsi anche ai suoi genitori.

Questa si che era bella!

Sakura non si sarebbe immaginata di farlo avvicinare vicino a casa sua in pieno giorno nemmeno in un universo parallelo, figurarsi se presentarlo a Kira e sua madre.

Avrebbe fatto prima a raccontarli pure della sua vita da motociclista, così almeno concludeva in bellezza.

E poi, nonostante quel bacio le fosse piaciuto e non potesse più negare di essere completamente indifferente al ragazzo, ogni volta che provava a rispondere, rimaneva paralizzata, senza più concludere nulla.

Certo lo stesso fatto che si trattasse di Sasori, quindi un essere pericoloso da tenere a larga, era un valido motivo per cui lo evitava, ma sapeva che in realtà c’era anche qualcos’altro.

Se avesse accettato di uscire con lui, sarebbe potuto esserci un'altra bacio, si sarebbero create..altre situazioni.

Non riusciva a farlo per il momento, troppo terrorizzata all’idea di scoprire di provare qualcosa verso quel ragazzo, troppa paura che potesse nascere qualcosa.

Perché questo ovviamente non era già accaduto, non poteva.

Come poteva, d’altronde? Sarebbe stato un guaio per la sua vita e sarebbe stato..un tradimento, si poteva definire tradimento?

Si poteva tradire un ragazzo che nemmeno ricambia quei sentimenti?

E forse appunto per questo, proprio perché ormai aveva avuto la prova, la certezza che si fosse immaginata tutto lei, non sarebbe meglio se si lasciasse andare? Ora che sapeva di non avere nient’altro?

 

 

 Era seduta lì, su quella famosa panchina del parco, a rileggere e rileggere la stessa pagina, ma quel pomeriggio niente sembrava volerle entrare in testa.

Chiuse il libro rassegnata, e alzò gli occhi per guardarsi intorno.

Fu lì che lo vide.

Era appena entrato nel parco e si dirigeva verso il centro, dalla sua parte.

Lo sguardo era perso nel vuoto e i passi lenti.

Possibile che dopo tanto, dopo tutti quei sogni immaginari, lo ricontrasse veramente lì?

 

 

 

 

 

 

 Ecco qua il capitolo 18!! Che ve ne pare? Diciamo che è un capitolo diviso in più pezzi ma per tutto il tempo che l'ho scritta stavo con l'angoscia a chiedermi se non fosse troppo noioso.

Sono avvolta da mille dubbi, come al solito comunque e ringrazio chi recensisce che sono il mio più grande sostegno morale che mi tira avanti :) E anche chi segue, preferisce, ricorda e i lettori silenziosi ovviamente, ogni tanto mi premuro di ripeterlo, perchè mi fa davvero piacere! :D

I miei dubbi in particolare su questo capitolo sono principalmente sull'ultima parte, volevo trasmettere un po' le emozioni di Sakura riguardo alla sua vita e ai sentimenti verso due ragazzi diversi, spero di esserci riuscita almeno un pochino! Poi ho cercato di scrivere una Konan più simpatica ma per il momento mi riesce ancora difficile!xD

Alla prossima!

lovemusic

 

 

 

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Capitolo 19
*** Capitolo 19 ***


 

Capitolo 19

 

 

 

 

 

 

 

 

- Ciao Sakura -

Calma. Doveva solo rimanere calma.

Peccato che risultasse così difficile.

D’altronde quel tono distante non le facilitava le cose.

Era fermo davanti a lei, l’aveva visto avvicinarsi distrattamente e infine sgranare gli occhi sorpreso al vederla accanto a lui, su quella panchina.

Non si accorse nemmeno di non aver risposto al saluto.

Lui cominciò a guardarsi intorno a disagio, poi puntò nuovamente gli occhi su quelli verdi di Sakura.

Rimasero qualche attimo così.

Digli qualcosa Sakura.

- A quanto pare siamo veramente solo noi due a cui importa di questo parco – aggiunse con lo sguardo a terra lui. Passò qualche attimo.

Si infilò le mani in tasca.

- Beh comunque, ora devo tornare a casa a studiare..ci vediamo- concluse con il suo solito tono gentile e lontano e  fece per andarsene.

Fermalo Sakura. Cercò inutilmente di ignorare la voce dentro di se.

Era stata solo una sua impressione o aveva letto qualcosa nei suoi occhi prima? Qualcosa che le ricordava come la guardava fino a poco tempo fa.

Forse era solo il suo cuore a volerglielo far credere.

Fermalo, questa sarà l’ultima possibilità che avrai di poter aver delle risposte da lui.

- Aspetta!-

Lo vide fermarsi ma rimanere di spalle.

Bene, pensò, o la va o la spacca.

- Posso sapere almeno il perché?- chiese infine con un tono di voce che sfiorava il sussurro.

Lui girò in parte la testa verso di lei, rimanendo di spalle.

- Cosa perché?-

A quella risposta una fitta dolorosa le attraversò il petto.

Sta volta però c’era un'altra sensazione a dominare oltre la paura.

Rabbia. Come poteva veramente far finta di niente? Perché la trattava in quel modo?

Se non aveva il coraggio di ammettere la verità allora lo avrebbe fatto lei.

- E’ dalla sera al ristorante che mi eviti-

Vide le sue spalle irrigidirsi.

Lui posò di nuovo lo sguardo davanti a se e fece per riprendere il cammino, l’espressione impassibile.

- Non ti sto evitando Sakura, se hai avuto quell’impressione ti chiedo scusa. Ora devo andare a studiare, ci vediamo-

Continuò a camminare finche non si sentì afferrare per un braccio.

Si girò sorpreso e vide Sakura fissarlo con sguardo determinato.

Lei parve accorgersi solo in quel momento del gesto appena fatto e in fretta allontanò il braccio.

- Se non mi stai evitando allora resta. Lo so che non hai da studiare, tu non hai mai bisogno di studiare il pomeriggio. Penso che a scuola i professori non ne moriranno se per una volta la loro pupilla non si sarà cimentata in qualche nuovo e complicato studio, no?-

E rimase a fissarlo senza distogliere lo sguardo.

Almeno, anche se avesse rifiutato, poteva dire di averci provato.

Per una volta dopo tanto il carattere intrepido della Sakura notturna aveva avuto la meglio.

Vide comparire un piccolo sorriso tra le labbra del moro.

- Come al solito Sakura, sei sempre in grado di stupirmi-

Dentro di se Sakura sospirò sollevata.

- E sia- continuò lui – ma se l’indomani mi ritroverò con i professori profondamente feriti dal mio mancato atto di studio, sappi che ti cercheranno per vendicarsi-

Lei sorrise sarcastica e insieme si avviarono nuovamente verso la panchina.

- Tranquillo, saprò difendermi –

Si sedettero l’uno accanto all’altra e Sakura sentì un brivido percorrerle la schiena quando sentì i loro gomiti sfiorarsi.

Lui rimase in silenzio, non sembrava molto intenzionato a voler aprire un qualsiasi discorso.

- E così, ti fidanzi-

- Già-

Fantastico. Doveva provare qualcosa di più ma non poteva nemmeno azzardarsi troppo.

Ora che era accanto a lei sentiva quella sensazione di rabbia che le aveva dato il coraggio scemare velocemente e lui pareva non gradire particolarmente quel discorso.

Che poteva dirgli d’altronde? “ pensavo che ci fosse qualcosa tra noi due” o “ come hai potuto preferire quella oca isterica e snob a me?” ?

Entrambe le risposte era decisamente da escludere, decisamente.

Cominciava a sentirsi uno schifo.

Forse veramente, alla fine, aveva solo creduto di aver creato un qualche tipo di rapporto confidenziale con lui e che quindi era normale non le avesse mai dato nessuna spiegazione o detto niente.

Strinse forte le mani a pugno e cercò di mandare via tutti quei pensieri.

- Non avevo mai capito che ci fosse qualcosa tra te e Konan, sono rimasti tutti molto sorpresi-

Soprattutto io.

- Diciamo che..non c’era niente di certo, e che non amo le dimostrazioni pubbliche-

Non ama le dimostrazioni pubbliche?? Stava scherzando per caso? Ma se l’aveva annunciato davanti a centinaia di persone, rendendo il tutto ufficiale!

Itachi vide la ragazza osservarlo accigliata ma fece finta di niente e continuò a guardare davanti a se.

Quando tornò a guardarla vide di nuovo quegli occhi verdi scrutarlo nel profondo.

- E il tuo sogno di fare il medico? Tuo padre ha annunciato che con il vostro fidanzamento si sarebbero unite le società in futuro, questo significa che non avrei scelta-

Lui rimase fermo e sbigottito a guardarla.

- Non fa niente, mi va bene anche questa scelta-

Lei lo guardò confusa.

Senza accorgersene accorciò di poco le distanze che li dividevano.

- Itachi, ti ricordi di quando mi hai detto che ti piaceva che fossi diversa dalle altre ragazze?- e sentì una fitta al cuore al ricordare che quel momento così speciale era avvenuta proprio la stessa sera in cui tutto era cambiato.

 Lui non disse niente e rimase in silenzio ad ascoltare i continuo.

- Avevi detto che saresti rimasto deluso se mi fossi comportata come le altre. Anche io ti ho sempre considerato diverso da tutti gli altri e non per il fatto che sei un genio in tutto, lo sai-

Continuò, ignorando il cuore che galoppava frenetico nel rendersi conto di come si stesse indirettamente dichiarando a lui.

La solita maschera di lui sembrò cedere per un momento e lasciar trasparire tante emozioni dai suoi occhi.

- E adesso sapere che ti accontenti così, che prendi semplicemente quello che ti da la vita senza mai replicare, mi lascia perplessa. Anche io come te sarei delusa a vederti reagire come gli altri, perché sinceramente ho sempre visto di più in te e ora non capsico cosa ti sia successo-

Vide lui guardarla intensamente e rendendosi conto di quello che stava dicendo spostò gli occhi altrove, imbarazzata.

Probabilmente il suo discorso stava diventato troppo egoistico e confidenziale, che ne sapeva infondo di quello che voleva lui veramente?

Eppure.. quella sera a casa sua, quelle volte in cui si incontravano per caso e lui la salutava gentile, le sere a cenare con le famiglie, quella volta sulla giostra, le era sembrato di vedere qualcosa di più.

Si era sempre distaccato, era sempre lontano mille miglia dai suoi amici, da tutti coloro che lo adoravano, da tutta la sua famiglia.

L’aveva sempre visto diverso da come lo vedevano gli altri, dalla prima volta che lo aveva incontrato.

E poi il fatto che si fosse confidato con lei di sogni che non avevo concesso a nessun’altro di venire a conoscenza, le aveva dato modo di farsi un idea ancor più ampia su di lui.

Ma forse si sbagliava.

Aveva fatto tanti di quei errori di valutazione ultimamente.

- Capisco che probabilmente tu voglia prendere quella strada per costruirti una vita con Konan e di certo l’amore è più importante di qualsiasi lavoro ma volevo solo darti un consiglio da amica- riprese imbarazza e cercando di trattenere il dolore al petto al pensiero che lui fosse innamorato veramente di lei.

- Sakura..- sussurrò lui ma lei continuava a non guardarlo e a tenere lo sguardo perso davanti a se.

- E dirti che comunque sono importanti anche i tuoi sogni e che non devi farti condizionare dagli altri, poi ovviamente sei libero di fare quello che vuoi, non pretendo che tu dia importanza a tutto quello che dico-

- Sakura..- sussurrò nuovamente lui e allora lei si girò di scatto e lo vide.

Non si era nemmeno accorta di quanto improvvisamente fossero vicini i loro visi e non riusciva a capire chi dei due avesse accorciato le distanze.

Non riusciva a ragionare così tanto con quegli occhi scuri che la scrutavano fin nel profondo, fino a farle dimenticare chi era e da dove proveniva.

Non la guardava così da tanto o probabilmente non l’aveva mai fatto così intensamente.

Ora era certa che stava guardando solo lei. Era un pensiero stupido e irrazionale, ma sentirsi al centro della sua attenzione, sapere che non c’era nient’altro nella sua mente oltre a lei le faceva perdere ogni minimo contatto con la realtà.

- Per me- ricominciò lui sussurrando e avvicinandosi inconsapevolmente ancora di più, fino ad avere solo pochi centimetri a dividere i loro visi- non è insignificante quello che pensi Sakura.. sei l’unica che vuole veramente vedere cosa c’è dentro di me-

E continuò a guardarla, spostando velocemente lo sguardo tra quegli occhi verdi e le labbra leggermente dischiuse della ragazza.

Era tutto così intenso, tutto così forte che Sakura sentiva di star perdendo sempre di più la capacità di intendere e volere.

Socchiuse gli occhi.

Quando sentì quelle labbra morbide sfiorare delicatamente le sue smise di sentire tutto il resto, c’era solo il sapore di quelle labbra e il rumore del suo battito ormai fuori controllo.

Prima ancora di assaporarle veramente, senti un vuoto, non c’era più nessun contatto, niente.

Perché?

Aprì gli occhi e vide che il ragazzo si era alzato e mentre con una mano si copriva la bocca, come per tentare di fermare qualsiasi altra tentazione, il suoi occhi fissavano il piccolo prato dalla parte opposta con un espressione che lei non riuscì a cogliere.

Si alzò e fece per avvicinarsi ma lui si allontanò di più, veloce, quasi avesse paura.

Alzò la mano verso di lui per poterlo accarezzare ma si fermo prima che toccasse il suo braccio.

Erano stati i suoi occhi a fermarla.

Non riusciva a vedere più niente.

L’espressione di lui tentava di nascondere ogni tipo di sentimento e lei non riusciva a intravedere niente, forse perché ancora troppo confusa dal quel brusco distacco.

Aveva sbagliato qualcosa?

Pensieri assurdi e sciocchi che potessero spiegare quell’abbandono le affollarono la mente.

Aveva per caso l’alito cattivo? Il suo sapore non li piaceva?  O forse era stata troppo avventata?

Perché?

- Sakura..- cominciò lui e lei lo guardò trepidante, in attesa di capire e di potersi, semmai, spiegare.

-Scusami..io..- e cominciò a camminare all’indietro allontanandosi da lei.

- Dimentica tutto..e..io devo proprio andare adesso Sakura. Ciao..- sussurrò alla fine, senza più riuscire a guardala negli occhi.

Sakura rimase senza parole, senza riuscire a formulare una risposta anche solo minimamente sensata che potesse tenerlo ancora lì, accanto a lei.

Ma lui ora era lontano, con passi veloci si era diretto per la stesse via da cui era entrato fino a che non aveva visto la sua schiena scomparire dietro un angolo.

Si era seduta nuovamente su quella panchina, poiché le sue ginocchia erano diventate troppo tremanti e fragili per sostenerla ed era rimasta così, a fissare il vuoto, senza riuscire a pensare a nulla e a pensare a tutto allo stesso tempo.

Era tutto reale? Ancora una volta si era immaginato tutto, era stato tutto frutto della sua mente o era successo davvero? I loro cuori si erano veramente avvicinati così tanto?

Si portò lentamente le dita alle labbra, sfiorandole, con la stessa delicatezza con cui aveva sentito toccarle prima.

Ogni centimetro del suo corpo rabbrividiva, tremava e il suo cuore continuava a pompare velocemente.

Come posso..dimenticare?

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ed anche se in enorme ritardo, ecco qua il nuovo capitolo!
Vorrei scusarmi del mio enorme ritardo, ma in questo periodo ho un po' di problemi a casa. Niente di disastroso, ma questo ha comunque portato a darmi parecchi impegni e responsabilità, quindi non ho avuto molto tempo per scrivere, mi dispiace.
Avviso già che non sò se riuscirò ad essere costante e postare almeno una volta a settimana, ma farò il possibile :)
Spero comuqnue di essermi fatta un po' perdonare con questo capitolo che sò aspettavate tanto e mi scuso per avervi fatto penare!
Personalemnte mi sono emozionata un po' a scriverlo e con i miei infiniti dubbi ovviamente mi chiedo se sono riuscita a trasmettervi lo stesso.
Ho spesso pensato che non fosse mai abbastanza chiaro il tipo di sentimento che c'è tra questi due e in particolare per Sakura e spero che con questo capitolo di aver reso la cosa più chiara, che emozioni un po' insommaxD
Ok, prima di scrivere un poema con tutti i miei dubbi ringrazio tutte le persone che recensiscono, non sapete quanto mi rendano felici leggerle e mi spronino a continuare a scrivere quindi vi ringrazio molto sinceramente! :D cercherò di migliorare tutti gli errori e di trasmettere di più man mano che continuerò e grazie per il vostro sostegno :D
Alla prossima,
lovemusic

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Capitolo 20
*** Capitolo 20 ***


 Le note a fine capitolo,

buona lettura!

 

 

 

 

 

Dimenticare.

Che razza di parola era??

Non aveva alcuna utilità, non portava a niente di buono.

Doveva scomparire dal vocabolario, cessare di esistere.

O per lo meno era quello che pensava Sakura mentre tentava, invano, di studiare.

Era passato qualche giorno ormai da quando aveva incontrato Itachi al parco.

Anzi, per essere più precisi, da quando lui se l’era data a gambe, e ancora non era in grado di capire come si sentisse riguardo la situazione.

Quel ricordo, le sembrava così irreale e lontano, come se in realtà l’avesse solo immaginato.

Era accaduto veramente??

L’aveva baciata?

Sì, e poi era scappato.

Letteralmente scappato, senza nemmeno guardarla in faccia.

Ah e giusto, dicendole infine di dimenticare.

Di nuovo la tanto parola odiata.

In realtà, Sakura non sapeva se doveva sentirsi più infuriata o felice.

Felice perché se l’aveva baciata, se le aveva detto che li importava di lei, allora non si era immaginata tutto come si era tristemente convinta nell’ultimo periodo, c’era veramente qualcosa.

Arrabbiata perché..perchè..

Perché se ne è andato! Cosa voleva dire?

E poi, non aveva smentito nulla riguardo a Konan, nonostante fosse rimasto sul vago, significava qualcosa?

Come poteva baciare una ragazza se si era appena dichiarato fidanzato ufficialmente con un'altra?

Che senso aveva tutto ciò?

Si sentiva presa in giro, trattata come una bambina fessa, incapace di capire.

Allo stesso tempo però, non poteva dimenticare le emozioni che le aveva trasmesso quel bacio.

Il cuore che le batteva a mille, la perdita di ogni minima traccia di razionalità.

Quelle sensazioni le fecero apparire davanti a se, come se stesse sognando, il ragazzo dai capelli rossi.

Possibile che avesse provato le stesse sensazioni?

No, era diverso.

Mentre con Itachi ormai sapeva del perché si fosse sentita così emozionata, dopo tutto non poteva negare per l’eternità che quel ragazzo le fosse sempre piaciuto, con Sasori era tutto molto più confuso.

Itachi  aveva sempre avuto quella particolare abilità di farle battere il cuore all’impazzata, dalla prima volta che l’aveva visto.

Nonostante non si conoscessero a fondo, nonostante avessero avuti pochi contatti, con lui era stato come quando una ragazza vede una star, un ragazzo affascinante e apparentemente perfetto, e non riesce più a toglierselo dalla testa.

Poi parlandoci anche quelle poche volte, ne era rimasta ancora più incastrata.

Con Sasori era tutto diverso.

Lo conosceva da anni, da quando attraversava ancora quel periodo brutto, quando c’era ancora Hiroshi, e lo aveva sempre odiato.

Lo aveva sempre odiato perché anche lui, come Hiroshi, aveva l’incredibile capacità di farla sentire una nullità, di umiliarla con poche e semplici parole e infine entrare dentro di lei con quello sguardo che non sembrava provare pietà, che voleva dirle tutto il tempo che con lui non poteva fingere, non poteva mentire.

 

 

/ Flashback/

 

 

Quella giornata a scuola era stata tutto sommato tranquilla.

Il compito di matematica era andato bene e Sakura era contenta perché ci teneva che la sua media scolastica non calasse, cosa che era successa inevitabilmente nell’ultimo periodo.

A pensarla così, e rimettere in ordine tutte le sue azioni della sua giornata e della sua vita, la ragazza si sentiva più serena.

Aveva sempre avuto il timore di finire come sua madre, succube di altre persone e incapace di salvaguardare i propri diritti e la propria felicità.

Invece, nonostante quello che ogni volta che finiva scuola l’aspettava a casa, nonostante tutte le difficoltà, stava riuscendo ad acquistare una certa stabilità nella sua vita.

Era una studente modello, riusciva tutto sommato ad essere abbastanza socievole con i suo compagni di scuola, era determinata e riusciva in tutto quello che provava a fare e soprattutto, rimaneva a testa alta, contro qualsiasi difficoltà,anche contro lui.

Hiroshi nell’ultimo periodo sembrava essersi calmato.

Si era accorto che sua madre ultimamente era meno disponibile ad ascoltarlo o farsi incantare dalle sue parole, e meno disponibile ad aprire il portafoglio, così aveva cambiato tattica.

Era tornato gentile quasi come ai primi tempi in cui lo aveva conosciuto e quando stavano a casa, tutti e tre, sembrava quasi un'altra persona.

E sua madre ci ricascava, come ogni volta. Sakura ormai non ci sperava più ed era contenta anche così, voleva godersi quel periodo di pace finché durava.

Quando sua madre mancava, per lavoro, allora Hiroshi decideva di lasciarsi finalmente un po’ andare, incurante della presenza della ragazza, bevendo litri di alcool e insultandola nei momenti di noia.

Ma la cosa poteva anche andare, finche rimaneva così.

Sakura si sentiva comunque bene, perché anche con la presenza di lui, continuava ad avere la sua vita sotto controllo, ad esserne lei la padrona e nessun’altro.

Tornata a casa si aspettava di trovare il silenzio, non doveva esserci nessuno quel giorno per quanto ricordava, invece un ondata di fumo le riempì le narici fino a farla tossire.

Appoggio lo zaino vicino alla porta con cautela e con passi silenziosi attraversò il corridoio fino ad arrivare al salone, da dove provenivano le voci.

Vide un gruppo di uomini seduti intorno al tavolo da pranzo, ridere e chiacchierare mentre giocavano a carte.

O meglio, mentre giocavano a poker.

Erano tutti di mezza età, all’incirca, stavano fumando sigari grossi e ognuno di loro aggiungeva al centro la loro offerta.

Hiroshi stava lì in mezzo e nel momento in cui posò gli occhi di lui, vide che portava qualcosa in mezzo al tavolo.

Qualcosa di piccolo e luccicante.

Che sua madre gli avesse dato altri soldi?

Poi guardò con più attenzione e quando riconobbe la sua identità, il suo cuore perse un battito.

Senza più pensare si lanciò al centro della stanza completamente infuriata.

- Non farlo!- urlò.

Vide diversi paia di occhi fissarla d’un botto.

Hiroshi non sembrò particolarmente sorpreso dalla sua presenza.

- Sakura, sei tornata da scuola vedo, qualche problema?-

Lei lo guardò incredula, con il respiro ancora affannoso.

Puntò il dito verso l’oggetto che l’uomo teneva ancora tra le mani.

- Quello non ti appartiene! È l’orologio di mio padre, non hai nessun diritto di usarlo per giocare d’azzardo!-

L’uomo guardò l’orologio d’orato che teneva tra le mani e poi la ragazza.

- Ora sono io tuo padre, piccolina- e poggiò l’orologio in mezzo alle altre offerte.

- E ora vai in camera tua, non dovresti stare qui-

- Te lo scordi!- urlò Sakura ormai fuori controllo.

Quello era l’orologio di suo padre, era un ricordo importante per lei, qualcosa che avrebbe voluto tenere con se fino a diventare vecchia ,e decidere infine di regalarlo a un suo nipotino, mentre gli raccontava di come sarebbe stato fantastico se avesse conosciuto il nonno, di come sarebbe stato contento.

Non doveva fare quella fine, quell’uomo non poteva rubarle anche i suoi unici ricordi importanti, era troppo.

Hiroshi osservò i suoi amici che si guardavano intorno imbarazzati e a disagio e innervosito si alzò in piedi e presa Sakura per un polso, la trascinò fuori dalla stanza.

 

Sakura si trovava in camera a sua, con l’uomo che la guardava a braccia incrociate e uno guardo impenetrabile.

- Non devi farmi fare quelle figure di fronte ai miei amici, se ti dico di andare in camera, è quello che devi fare-

Sakura tremò per un attimo. Ma sta volta non poteva permettere che le cose andassero così, non poteva non fare niente, sta volta era importante.

- Rivoglio l’orologio di mio padre Hiroshi, non ti appartiene!-

- E chi sarebbe che decide cosa mi appartiene o meno, tu per caso?- rispose con calma.

- Ti ho detto di ridarmelo!- urlò di nuovo lei, fuori controllo e con le lacrime a gli occhi.

Non si rese conto di quanto forte avesse urlato.

Vide un lampo d’ira attraversare gli occhi azzurri dell’uomo.

Si girò, chiuse con calma la porta della camera e cominciò ad avvicinarsi alla ragazza.

Sakura indietreggiò tremante, fino a ritrovarsi con le spalle al muro.

Tutto il suo coraggio, tutta la sua determinazione era svanita di fronte qui occhi.

Sapeva cosa voleva dire quando aveva quello sguardo, aveva oltrepassato il limite, era finito il periodo di pace.

Si sentiva così infuriata con se stessa, dov’era finita la Sakura sicura di se, quella che aveva la sua vita sotto controllo?

Ma non poteva farci niente, perché se si era abituata a subire tutte le sue accuse e a rispondergli senza rimanerne troppo ferita, non si era ancora abituata a quello, non si sarebbe mai abituata a lui che le alzava le mani addosso.

La paura avrebbe sempre preso il sopravvento.

Non era così forte come sperava, infondo.

- Vedi di rimanere in silenzio- sentenziò, prima di cominciare.

 

 

- Hey Sakura! facciamo che a chi perde questo giro offre da bere dopo?- fece Ichigo mentre si sistemava il casco.

- Ci sto- rispose lei, già pronta a partire.

- E magari accetti anche di uscire con me una di queste sere..-

- No direi che questo non accadrà mai, spiacente!- concluse lei sorridendo e prima che lui potesse replicare partì a tutta velocità.

- Aspettami, non vale così!-

Aveva vinto Ichigo alla fine, e le toccava sorbirsi la sua faccia trionfante per tutta al serata, oltre che offrire da bere.

Vide Suigetsu farle un cenno da lontano e felice di avere una scusa per scappare, lo raggiunse in fretta.

- Come mai così entusiasta?- le chiese sarcastico.

Le bastò uno sguardo della rosa per capire.

- Comunque, bisogna dare la percentuale ai due dell’Akatsuki, vieni con me? –

- Sì ovvio, ma devono per forza venire così spesso?- chiese infastidita.

Doveva ancora abituarsi alla presenza di quei tipi, in particolare a uno.

Sperava che quella sera non fosse venuto, era già stressata a sufficienza, non voleva più pensare a nulla per quelle ore.

- Se potessi decidere, non li farei nemmeno avvicinare qui, lo sai..-

Si avvicinarono alla piccola casetta illuminata da dentro ed entrarono.

La fortuna non era dalla sua parte quel giorno, evidentemente.

Kakuzu aspettava in piedi, nervoso come al solito mentre un ragazzo dai capelli rossi stava stravaccato sul divano con aria annoiata.

Digrignò i denti infastidita.

- Eccoti finalmente- esclamò Kakuzu scocciato ma una volta puntati gli occhi sulla ragazza si fermò.

- Che ci fa lei di nuovo qui?- chiese diffidente.

Il rosso sembrò ridestarsi solo in quel momento e sorpreso posò gli occhi su Sakura.

 - Oh, ma guarda chi si rivede!- esclamò raggiante.

Sakura lo ignorò.

- Lei organizza con me il giro, verrà spesso, vedi di abituartici- chiarì con tono fermo Suigetsu.

Kakuzu la guardò un altro  po’ con sguardo indagatore poi tornò a parlare con l’altro.

- Beh sta sera dobbiamo discutere di un compito che devi svolgere per noi, mandala fuori, potrà rimanere quando avrà ottenuto la nostra fiducia-

Il ragazzo fece ber ribattere ma Sakura poggiò una mano sulla sua spalla e lo rassicurò con lo sguardo, poi uscì.

Una volta fuori si appoggiò al muretto affianco e sospirò sollevata.

In realtà era più che contenta di non dover stare lì dentro, con quei pompati, sarebbe rimasta lontana da loro più che volentieri.

Il silenzio del luogo circostante cominciò ad infastidirla.

Tutta quella calma, permetteva ai suoi ricordi della giornata trascorsa di ritornare a galla.

Si massaggiò la costola, dove era stata colpita con più forza e strinse le palpebre per cercare di mandare via quelle immagini.

Era una nullità, una perdente.

Non era riuscita a riprendersi l’orologio, ormai ce l’aveva uno di quei uomini, poiché Hiroshi aveva perso la partita, almeno da quanto aveva sentito dalla sua camera.

Non era riuscita a difendere qualcosa che per lei era importante.

A che serviva impegnarsi a essere brava e forte  a scuola, con gli mici, sulla moto, se poi, quando arrivava un momento importante, diventava una codarda?

Infondo erano solo botte, erano segni che poi sarebbero andati via, ferite superficiali, o almeno così tentava di convincersi che fossero, quindi non doveva averne così paura.

Ma ogni volta che lo vedeva avvicinarsi a lei con quello sguardo, rimaneva paralizzata dal terrore, non riusciva a controllarsi, non poteva farci nulla. Sentì gli occhi farsi di nuovo lucidi.

E si sentiva proprio una codarda per questo.

- Confettino, come mai quell’aria triste?-

Aprì gli occhi di scatto e guardò Sasori davanti a lei.

La guardava con quello sguardo penetrante e quell’espressione divertita.

- Fatti gli affari tuoi-

- Non sarai mica rimasta male perché sei dovuta rimanere fuori vero? –

- E perché mai dovrei rimanerci male?- rispose scocciata.

- Perché comunque sia, una ragazzina come te dovrebbe stare a letto ad abbracciare il suo orsacchiotto, e non qui, no?-

 - Smettila di chiamarmi ragazzina, non mi conosci nemmeno, non sai nulla di me- sputò arrabbiata. Non capiva perché aveva reagito così, ma quella sera era veramente troppo stanca per le sue provocazioni.

Sasori sembrò irritarsi da quel tono di voce. Si avvicinò alla ragazza lentamente.

Sakura si strinse ancora di più contro il muro.

- Dovresti imparare a rispondere meglio ai tuoi superiori, se non fosse per noi dell’Akatsuki non potresti nemmeno stare qui a fare la piccola ribelle. O ti credi più speciale degli altri?-

Sakura voltò il capo infastidita ma lui le prese il mento tra le dita e la costrinse a guardarlo.

- Non ti credere tanto diversa da tutti gli altri che stanno qui, non pensare che io abbia bisogno di informarmi per sapere qualcosa di te. Sei la solita ragazzina immatura e debole, che vuole dimostrare al mondo intero di essere forte e capace di tutto vero? Sei così insicura di te che hai bisogno di fare questo genere di cose per alzare la tua autostima e sentirti forte, non è così?-

Lei cercò di divincolarsi, voleva andarsene, subito. Voleva andarsene e non vederlo più, non sentirlo più.

Ma lui non mollò la presa.

- Ma ora dimmi Sakura, quando arriva il momento in cui devi veramente dimostrare chi sei cosa fai?-

Rimase paralizzata.

- Riesci a dimostrarti così sicura di te anche in quel momento Sakura? allora?-

Le scappò uno singhiozzo.

 Poggiò le mani sul suo petto e gli diede uno spintone violento, per poi scappare via.

Lo sentì ridacchiare divertito mentre si allontanava.

Cominciò a correre, fino ad introdursi tra due treni, completamente al buio, e lasciarsi scivolare su una parete di queste.

Poggiò la testa e le braccia sulle ginocchia e si lasciò andare ad un pianto liberatorio.

Sperava solo che non l’avesse vista piangere, che non si fosse preso anche quella vittoria.

Ma le sue parole l’avevano ferita così tanto.

Era veramente così facile da leggere? Una ragazzina debole e immatura, era questo allora?

Come faceva a trovare dentro di lei proprio quello che la feriva di più?

Aveva provato a dimenticare, a togliersi dai pensieri i problemi della sua vita, guidando ad alta velocità su quella moto, pensava veramente che potesse farla sentire meglio.

Poi arrivava lui e le ricordava chi era veramente, le ricordava che non aveva scampo, che non poteva ingannare nessuno, proprio come faceva Hiroshi.

Possibile che un semplice idiota che si divertiva a stuzzicarla riuscisse a farla sentire così?

Lo odiava, odiava lui, odiava il mondo,odiava se stessa.

Sperava davvero che tutto questo finisse, prima o poi.

 

/flashback/

 

 

Un velo di malinconia la avvolse, a quei ricordi.

Si era sempre sentita troppo debole con lui, lo aveva sempre disprezzato con tutte le sue forze.

Poi, quando dopo qualche anno che lo aveva rincontrato, le cose sono cambiate.

Non vedeva più una minaccia in quello sguardo così penetrante, lui non sembrava più volerla umiliare, volerla torturare.

Ma non riusciva comunque a spiegarsi come fosse arrivata a quel punto con lui.

Cosa provasse veramente nei suoi confronti.

Quando stavano insieme, dimenticava tutto il resto, tutta la sua vita e le sembrava come se tutto fosse chiaro e limpido, che non ci fosse nulla da capire, poi non appena tornava alla sua vita di tutti i giorni, si rendeva conto di non aver capito nulla e di essere ancora più confusa.

Durante quei giorni, aveva smesso di scriverle, forse aveva capito che tanto non le avrebbe più risposto, e una parte di Sakura si chiedeva se lo avrebbe risentito e cosa sarebbe successo nel caso si fossero rincontrati.

 Ma era stanca di tutti quei complessi mentali, voleva solo riuscire a smettere di pensare e concentrarsi su quel maledetto libro di letteratura.

I suoi voti erano calati in quel periodo, doveva rimettersi in pari, assolutamente.

Inoltre, quella sera sarebbe tornata al deposito, e anche se non poteva salire sulla moto e semplicemente sfrecciare a tutta velocità, sta volta toccava a lei occuparsi delle scommesse e del pagamento all’Akatsuki, la rilassava la semplice idea di tornare lì e smettere di essere la solita Sakura dai mille problemi, anche perché non ci sarebbe stato nemmeno Sasori, quindi non avrebbe avuto scocciature.

Si sentì avvolgere di un ondata di energia positiva e finalmente più serena, tornò a studiare.

 

 

 

 

- Mi raccomando, vedi di non disonorarmi!- esclamò Sakura solenne e con le mani sui fianchi.

- Caso mai, quello che dovrebbe parlare di disonore qui, dovrei essere io. Con la caduta che hai fatto l’altra volta a un passo dalla vittoria, hai lasciato tutti a bocca aperta!- rispose pronto Suigetsu.

Sakura li diede un leggero spintone e tirò fuori il casco azzurro dell’amico, dall’armadietto.

- Al telefono non me l’hai raccontata giusta, sei proprio sicura che non ti abbia infastidito, quel Sasori? Lo so che non l’hai mai sopportato..-

Sakura gelò sul posto, mentre una gran quantità di calore andava a depositarsi sulle sue guance.

Si poteva dire infastidire il fatto che l’avesse baciata? Anzi, ora che ci pensava, il fatto che lei lo avesse baciato?

Quel ricordo che prima le sembrava così lontano le tornò in testa come un fulmine.

- Ma sì sì, tranquillo, poi lo sai che so difendermi..- rispose con una risatina nervosa.

Suigetsu sorrise malizioso.

- Va bene, farò finta di crederti..-

- Ma finiscila!-

Lui scoppiò a ridere e inaspettatamente abbracciò l’amica stretta a se.

Sakura rimase per un attimo senza ricambiare, non era abituata a quel tipo di affetto dal ragazzo, poi sorrise e avvolse anche lei le braccia attorno a lui.

- Voglio vederti sorridere Sakura. Da quando ti conosco mi sono chiesto quando sarebbe arrivato il momento in cui avresti cominciato ad essere felice. E lo spero ancora. Se quel rosso è diventato meno deficiente di prima e riesce a farti stare bene, allora vedrò di farmelo diventare simpatico e lo stesso vale per qualsiasi altra persona Sakura. Tu in ogni caso, non dimenticare che se hai bisogno di una spalla ci sono, ok? Meglio questo, che andare  schiantarsi contro un albero, non credi?-

Sakura sentì gli occhi farsi lucidi e nascose il viso nell’incavo tra la spalla e il collo del ragazzo, per non farsi vedere.

Non se l’aspettava così, all’improvviso.

Ma era felice di quelle parole, dopo tutto lui la conosceva meglio di tutti, da tanti anni e le era rimasto sempre affianco.

Qualsiasi cosa fosse successa, qualsiasi decisione avrebbe preso in futuro riguardo la moto, non avrebbe mai smesso di volere bene a quel ragazzo, mai.

- Grazie..-  sussurrò.

Si allontanò, si asciugò gli occhi in fretta e dopo avergli data una pacca scherzosa sulla spalla, gli augurò la vittoria.

Lui fece il suo solito sorriso malizioso e dopo averle dato un bacio sulla fronte, si mise il cascò e uscì dal tendone con la moto.

Nel frattempo che i gareggianti si preparavano, decise di andare da Kakuzu, per il solito pagamento.

L’amico gli aveva detto che quella sera ci sarebbe stato anche un nuovo membro dell’Akatsuki e in quel momento si era ricordata che gli e lo aveva riferito anche Sasori, quella volta a casa sua, solo che lei era stata troppo presa da gli altri avvenimenti del momento per ricordarsene.

Sperava non fosse noioso come il tirchio.

Dovevano aspettarla davanti al primo treno, come le ultime volte e quando si avvicinò vide infatti due figure ferme lì accanto.

Strinse gli occhi per cercare di vedere meglio, ma la bassa illuminazione non le dava una buona acutezza visiva.

Infine riconobbe i mantelli con cui erano soliti andare in giro per le commissioni.

Delle giacche alquanto strane aveva sempre pensato Sakura.

Le davano le spalle, così lei si portò una mano alla bocca e diede un leggero colpo di tosse per attirare la loro attenzione.

Entrambi si voltarono a guardarla.

- Eccoti finalmente, sei in ritardo- fece nervoso Kakuzu.

- Hai portato tutto?- chiese mentre tirava fuori dalla 24 ore una cartella.

Si accorse che nessuno rispondeva.

Alzò lo sguardo e vide che la ragazza dai capelli rosa guardava sbalordita il nuovo membro.

- Allora?- fece sempre più innervosito.

Si può sapere perché quei due rimanevano a fissarsi come imbambolati?

- Sakura..- fece il ragazzo.

- Itachi..- disse Sakura.

- Che ci fai tu qui?- esclamarono entrambi, allo stesso tempo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Note:
Ed ecco qua!! Per riparare al fatto che posto meno frequentemente, ho radoppiato la lunghezza dle capitolo, spero vi abbia fatto piacere :D
Lo sò sono sadica, vi ho lasciate sul più bello, ma insomma, ogni tanto va fatto u.u
In questo capitolo ho aggiunto anche questo flashback di sakura con sasori per far capire il perchè lei lo odiasse tanto poichè, con le mie solite bippe mentali ero convinta non si capisse, e sì in quel periodo lui era abbastanza odioso. Riguardo quel momento si farà riferimento tra qualche capitolo comunque.
Il capitolo è un po' malinconico lo ammetto, sarà che alla fine rispecchiano anche un po' l'umore dell'autore in quel momento, non saprei, ma in ogni caso, spero non vi abbia annoiato, che non sia stato troppo lungo e che magari, vi abbia emozionato un po' *.*

ps. messaggio per Withaut_loved, finalmente in questo capitiolo è apparsa la scena che aspettavi, fami sapere se avevi indovinato il nuovo membro dell'akatzuki! ;)
Grazie a tutti come al solito per le recensioni e tutto il resto e per chi va in vacanza..divertitevi! :D :D
bacioni
Alla prossima,
lovemusic

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Capitolo 21
*** Capitolo 21 ***


 Le note a fine capitolo,

Buona lettura!

 

 

 

 

 

 

Capitolo 21

 

 

- Sakura, posso sapere cosa ci fai tu qui?-

Lei lo guardò sbalordita, mentre il cuore continuava a pompare frenetico.

Dopo aver pagato la percentuale in silenzio, per non irritare ulteriormente Kakuzu, il ragazzo l’aveva afferrata per un polso verso la piccola foresta per poi fermarsi non appena fu certo di essere abbastanza lontano da occhi indiscreti.

Sakura cercò di mantenere la calma.

-Potrei farti la stessa domanda- rispose.

Lui aveva un espressione seria, sembrava far paura.

Sakura non ricordava di averlo mai visto così.

Il suoi battiti cardiaci continuarono ad aumentare.

Itachi era lì, aveva appena scoperto il suo segreto, non c’era nessuna scusa che potesse inventarsi, nulla.

Ma non era quello che l’aveva stupita a tal punto.

Itachi Uchiha, era il nuovo membro dell’Akatzuki??  

Un brivido le percorse la schiena.

Che ci faceva lui lì, quel ragazzo che voleva fare il medico, curare i bambini, in mezzo a quell’organizzazione di criminali ed assassini?

Perché, perché proprio lui?

- Da quanto tempo è che frequenti questo posto?-le chiese con tono severo.

Sakura sentì le mani cominciare a sudare.

E una familiare sensazione montarle dentro.

- E tu? Da quant’è che hai deciso di unirti a un organizzazione criminale?- rispose con tono fin troppo duro.

Il moro non sembrò reagire particolarmente bene, i suoi lineamenti si indurirono e sembrò irrigidirsi ancora di più.

- Questa non è una cosa che ti riguarda, e non dovresti frequentare questo posto, ora vai a casa e non devi mai più immischiarti in questi posti, mi hai capito?-

E le prese il polso, per portarla via.

Lei strattonò il braccio fino a liberarsi e lo guardò sbalordita e furiosa allo stesso tempo.

- Si può sapere che diavolo dici? Chi ti credi di essere, mio padre? Non puoi dirmi cosa devo fare o meno e tra noi due, quello che sta facendo la cosa più sbagliata sei decisamente tu, quindi vedi di non deviare il discorso, so bene di cosa si occupa quell’organizzazione!-  

Lui la gelò con lo sguardo.

Da dov’era uscito quell’Itachi? Perché era così freddo? Quello sguardo le ricordava la sera del ristorante, un attimo prima che Fugaku dichiarasse il fidanzamento.

Era lo stesso sguardo, freddo e lontano.

Il moro si avvicinò con passi lenti verso di lei.

- Come vuoi allora, sei libera di fare quello che ti pare. Spero però che tu sappia da sola che ciò che hai appena visto deve rimanere qui, d’altronde mi sembra che nemmeno tu voglia far sapere del tipo di posti ti piaccia frequentare- fece con un innaturale tono calmo.

- Siamo d’accordo?-

Lei spalancò la bocca sbalordita, senza riuscire a trovare le parole adatte per riuscire a sfogare tutti i sentimenti che la stavano sconvolgendo dentro.

- Bene- concluse lui e cominciò ad allontanarsi, dandole le spalle.

- Aspetta!- urlò lei e lui si fermò, rimanendo di spalle.

Lei strinse la mano a pugno, mentre un tremito le attraversava il corpo.

- L’altro giorno, tu..perché te ne sei andato? Perché l’hai fatto?- fece quasi sussurrando.

Lui rimase fermo per qualche attimo, senza rispondere, poi girò lentamente il capo verso di lei e stavolta la sua espressione non era più così lontana, ma sembrava triste, vuota.

- Sakura..te lo ripeto un'altra volta, dimentica, dimentica tutto quanto, è meglio così credimi, e allontanati più in fretta che puoi da questo posto, da me, è troppo pericoloso. Perdonami Sakura..non posso dirti altro-

E sta volta se ne andò davvero, senza più girarsi.

Sakura rimase immobile a fissare gli alberi davanti con sguardo vuoto.

Perdonarlo, dimenticare? Come?

Il cuore le si strinse in una morsa dolorosa.

Sentì il telefono vibrare, lo tirò fuori dal taschino e lesse il messaggio in arrivo.

 

Hey ragazzina, sei ancora viva o anche sta volta ti sei andata a schiantare da qualche parte? come sta andando lì, senti già la mia mancanza?

 

Sbatté gli occhi sorpresa.

Sasori.

Decise di rispondere.

 

Perché non mi hai detto chi era il nuovo membro?

 

La risposta arrivò subito dopo.

 

Ma bene, allora qualche volta sei in grado di rispondermi, sorprendente. Comunque, sei tu che non me lo hai chiesto.

 

Dopo poco ne arrivò un altro.

 

Cosa c’è, sei rimasta traumatizzata che anche un'altra persona abbia scoperto il tuo segreto? Non ti basta ricattarlo come hai fatto con me, per farlo tacere? Ormai dovresti essere brava in questo..

 

Si immaginò la sua espressione ghignante e strinse i pugni arrabbiata. Ma d’altronde, cosa ne poteva sapere lui del perché si sentiva così, di cosa effettivamente provava in quel momento?

Rispose in fretta.

 

Non vedo come la cosa possa interessarti, e ora lasciami in pace.

 

Due minuti dopo il cellulare vibrò un  altra volta.

 

Qualcuno sta sera è particolarmente irascibile, come mai ragazzina?

Che ne dici se per consolazione uno di questi giorni ti porto da qualche parte?

 

Lei aprì la bocca, scioccata. Possibile che non si stancasse mai?

 

Scordatelo.

 

La risposta seguente la lasciò basita.

 

La mia non era una richiesta, Sakura.

 

Guardò il testo senza comprendere e decise di non rispondere più.

Non era decisamente in vena di giocare.

 

 

 

Il giorno seguente andò a scuola con delle occhiaie e un pallore spaventoso.

- Sakura! Madre santa, si può sapere cosa ti è successo? Sembri uno spaventapasseri!-

- Grazie Ino, sempre gentile-

- Che c’è, è vero!-

Lei tornò a sedersi sul suo banco e dopo un attimo vide il moro girarsi dalla sua parte con la sedia e poggiare le braccia sul bordo del banco.

- Sakura..-

Lei lo guardò con l’ansia che sfiorava il limite.

Che Itachi..gli avesse detto qualcosa?

Sasuke la guardava come volesse leggerle l’anima.

- Va tutto bene?-

Lei rimase per un attimo interdetta.

- Cosa?- esclamò, sorpresa.

Sasuke abbassò per un attimo lo sguardo, mentre sulle sue guance si andava a formare un leggero rossore.

Si schiarì la voce e tornò a guardarla.

- Ho notato che..ultimamente sembri più distratta..volevo solo sapere se andava tutto bene-

Lei lo guardò ad occhi spalancati, senza saper cosa rispondere.

Lo sguardo di lui si fece per un attimo più cupo.

- E’per Itachi?- 

Sakura si sentiva sempre di più cascare dalle nuvole.

Era solo una sua sensazione, o Sasuke oltre che comportarsi ultimamente in un modo abbastanza strano, sembrava sapere molte più cose di quanto lei si potesse immaginare?

Si guardò intorno, notando che nessuno sembrava far caso a loro, e dopo esser tornata a guardarlo, si portò una mano dietro la nuca e cominciò a ridere nervosa.

- Cosa? Ma che dici, guarda che sto bene Sasuke, davvero, non devi preoccuparti- esclamò con il tono più tranquillo che le riuscì.

Lui rimase a fissarla per altri attimi, con lo stesso sguardo di prima, finché non si abbandonò ad un sospiro e cominciò a riportare la sedia al proprio posto.

- Come vuoi, Sakura –

Rimase a guardare perplessa la schiena di lui, mentre uno spiacevole senso di colpa si faceva spazio in lei.

Il resto delle ore lo passò con la mente persa nei suoi pensieri.

Non riusciva togliersi di testa quello che era successo la scorsa notte.

Possibile che lui le avesse sempre mentito, che le avesse sempre nascosto un’altra personalità?

Un altro moto di rabbia le fece contorcere lo stomaco.

Come aveva potuto farlo?

Sapeva di esser stata sempre la prima a nascondere dei segreti, ma cavolo, almeno lei non era una criminale!

E poi anche a mensa, e la mattina presto, lui aveva continuato ad ignorarla, non aveva posato lo sguardo su di lei nemmeno per sbaglio, e questo la faceva infuriare ancora di più.

Era infuriata con lui per tutto.

Perché era fidanzato con Konan.

Perché nonostante questo, l’aveva baciata.

Perché dopo il bacio, se n’era andato via.

Perché era entrato a far parte dell’Akatzuki.

Per come l’aveva trattata e le sue continue ed inutili scuse.

E soprattutto, perché nonostante tutto, una parte di lei continuava a sperare che potesse esserci una soluzione a tutto ciò, che le cose potessero risolversi e loro due avere un lieto fine.

Ma questo non sarebbe mai accaduto,ormai ne era più che consapevole.

Passarono altri pochi giorni e la soluzione sembrò non migliorare.

Sakura ormai aveva deciso di evitarlo, era troppo arrabbiata per poterlo guardare, per poter pensare , così, ogni volta che l’immagine di lui andava a bussare alla sua mente, decideva semplicemente di non aprire, di non lasciare che potessero entrare nella sua testa.

Quel giorno era venerdì, e poi avrebbe avuto la settimana libera, libera di non andare a scuola e ritrovarselo in giro in continuazione.

Finita l’ultima lezione tutti si erano diretti verso l’uscita stanchi e spossati.

Sakura osservò le sue amiche allontanarsi dopo averle salutate e quando il suo sguardo si posò distrattamente verso l’ingresso, vide i suoi profondi occhi neri trapassarla, senza trascurare nessun dettaglio.

La guardava, la guardava intensamente, accanto al suo gruppo di amici, accanto a Konan, la sua fidanzata.

Lasciò che lo sguardo più gelido che le riuscisse lo trapassasse allo stesso modo, senza risentimenti, e girò la testa dall’altra parte.

Quando di sfuggita, aveva controllato se lui aveva smesso di fissarla, notò che i suoi occhi erano posati su un punto dietro di lei, stupiti.

Si voltò anche lei allora, perplessa, e vide un ragazzo dai capelli rossi e un sorriso accattivante ricambiare lo sguardo del moro.

- Sasori?- fece lei, sconvolta.

Lui allora abbassò lo sguardo su di lei e la sua espressione si fece più disinvolta.

- Ragazzina, quindi è questa la tua scuola? Dio..mi sembra passata una vita da quando ci andavo anch’io..- fece pensieroso.

- Sasori –

– che ci fai tu qui?- sibilò lei.

Lui la guardò per un attimo perplesso, per poi non resistere e lasciarsi andare ad un sorriso divertito.

- Te ne sei già dimenticata? Ti avevo detto che uno di que-

- Che ci fai tu qui?- lo interruppe un'altra voce maschile.

Sakura sentì un profondo brivido attraversarle ogni vertebra mentre una mano grande e calda le avvolgeva un braccio, possessivo.

Voltò il capo e vide Itachi fissare con sguardo gelido il rosso davanti.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Note:
Ok, ammetto che sta volta ho ritardato a postare sia perchè lavoravo, che perchè mi era preso quel famoso blocco dello scrittore. A un certo punto volevo anche mettere un avviso per dire che non sapevo più quando avrei postato, perchè non riscivo più a mettere giù una riga senza scrivere cavolate, e alla fine l'altro giorno mi ci sono messa per bene e ho buttato giù tre capitoli.
Così queste settimane posterò regolarmente, tranquille :D
Allora? come vanno le vacanze?? Che ne dite di questo capitolo? L'ho lasciato sul più bello lo sò, e dai prossimi capitoli le cose continueranno ad evolversi parecchio, preparatevi mentalementexD
IMPORTANTE
Volevo avvisarvi, visto che mi sembra più giusto, che siamo abbastanza vicine alla fine del racconto u.u
Non posso dirvi con certezza quanti capitoli manchino perchè alla fine scrivendo finisco sempre per modificare o allungare qualche parte, ma siamo comunque ababstanza vicini u.u
Un bacio a tutti quelli che leggono, seguono e a chi lascia una recensione ;D
a mercoledì (o giovedì, sperando che non stiate tutte in vacanza) prossimo,
lovemusic ;)

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Capitolo 22
*** Capitolo 22 ***


 

 

 Le note a fine capitolo,

Buona lettura!

 

 

 

 

 

 

 

 

Capitolo 21

 

- Te ne sei già dimenticata? Ti avevo detto che uno di questi -

- Che ci fai tu qui?- lo interruppe un'altra voce maschile.

Sakura sentì un profondo brivido attraversarle ogni vertebra mentre una mano grande e calda le avvolgeva un braccio, possessivo.

Voltò il capo e vide Itachi fissare con sguardo gelido il rosso davanti.

Vide la sua mano salda sul suo braccio e tornò a guardare il rosso davanti, sconvolta.

Si può sapere, che diavolo stava succedendo?

Sasori notò la mano dell’altro attorno al braccio di lei e sorrise divertito.

- Itachi Uchiha, il nuovo arrivato. Come ti vanno le cose?-

- Bene direi. Perché ti trovi qui?- rispose con tono gelido l’altro.

Sakura nel frattempo, muoveva in continuazione la testa da uno all’altro, ormai nel panico.

- Una piccola questione tra me e Sakura, qualche problema al riguardo?- Fece con tono soave l’altro.

- Sì, parecchie direi. Non vedo il motivo per cui uno come te dovrebbe ronzare attorno a Sakura. Vedi di starle lontano- aggiunse, senza distogliere di un millimetro lo sguardo.

Sasori fece per un attimo una finta espressione smarrita.

- Ma come, Sakura non ti ha detto niente?-

Il moro sbatté per un attimo gli occhi, interdetto, mentre il corpo di Sakura sembrava farsi di ghiaccio.

- Io e lei..ci conosciamo da parecchi anni ormai. Diciamo che siamo, amici intimi, ecco. Davvero non ti ha raccontato niente? Oggi sono solo venuto a dirle l’orario in cui sarei passato a prenderla per uscire insieme.

Ti inviterei, ma ho come la sensazione che sarai occupato a seguire tuo padre per tutta l’azienda da bravo cagnolino per imparare il mestiere. E dio non voglia, non vorrei mai che tu rischiassi di deluderlo per colpa mia- spiegò con tono dispiaciuto.

Itachi girò il capo a fissare sbalordito la rosa accanto.

Sakura, che nel frattempo sembrava esse diventata di marmo, rimase a guardarlo a bocca spalancata, balbettando parole insensate, senza riuscire a formulare una frase di senso compiuto.

In che razza di situazione si era appena andata a cacciare? Si sentiva come bloccata dentro una gabbia di ferro, senza più aria e nessuna via d’uscita.

- E’ vero?- chiese interdetto.

Lei cominciò a mordersi il labbro nervosa.

- Io..-

Lui sembrò volerla trapassare con lo sguardo, per quanto era diventato gelido e, stringendo la presa sul suo braccio con maggior forza, tornò a guardare il rosso.

- Dì pure quello che ti pare, te lo ripeto un ultima volta. Vedi di non farti più vedere attorno a lei-

Sasori sorrise, ancora più divertito, avvicinandosi di più, con passi lenti.

- Ma certo, immagino che uno come te sia molto più adatto, vero?-

Sakura vide la mascella di Itachi contrarsi, rabbiosa.

Sasori si avvicinò ulteriormente, lasciando pochi passi di distanza tra i due.

- Ora ti do io, un buon consiglio- cominciò lui sussurrando.

- Perché invece di andare in giro a infastidire persone superiori a te, non torni a scodinzolare dalla tua dolce fidanzatina? Magari nel frattempo impari anche a farti gli affari tuoi-

Fu un attimo.

Nel momento in qui sentì il moro muoversi con velocità e la sua voce diventare quasi un ringhio, d’istinto si spostò, impuntandosi con le braccia spalancate e l’espressione infuriata davanti il corpo di Sasori.

Vide il pugno del moro fermarsi a pochi centimetri da quello di lei.

Entrambi la guardarono sorpresi.

Con uno scatto, la ragazza spostò il suo braccio proteso e gli diede uno spintone.

- Si può sapere cosa stai facendo?- ringhiò rabbiosa.

Lui la squadrò sbalordito e con respiro affannoso.

- Sei diventata matta per caso? Hai davvero intenzione di frequentare questo tipo? Sai almeno chi è?- esclamò schioccato.

- Io sarei matta? E tu allora, chi ti credi di essere per potermi dire chi frequentare? Ti pensi tanto migliore? Vuoi che ti ricordi tutto quello che hai fatto ultimamente? Eh?-

Lui si allontanò di qualche passo.

Il suoi occhi si fecero cupi, e tristi, provocando una piccola fitta nel cuore della rosa, che però decise di ignorare quella sensazione.

Strinse le mani a pugno e continuò a squadrarlo furiosa.

- Non provare mai più a intrometterti in questo modo nella mia vita. Non ne hai nessun diritto, non dopo avermi chiesto di dimenticare tutto, di dimenticarmi di ogni tuo errore e poi accettare come se niente fosse i tuoi ordini. Non sono disposta a sopportare tutto ciò-

- E ora vattene- concluse glaciale.

Lui sembrò incassare il colpo in silenzio, la guardò negli occhi per un altro attimo, provocando in lei migliaia di sensazioni a cui non sapeva dare significato, e continuò ad avanzare all’indietro.

- Come vuoi- rispose impassibile e sta volta volse loro le spalle, allontanandosi del tutto.

Solo in quel momento Sakura si rese conto di avere il respiro affannato, il viso accaldato e il battito a mille.

Si sentì toccare una spalla.

- Saku-

Si girò di scatto e tirò uno schiaffo deciso sulla guancia del ragazzo.

Lui la guardò schioccato, portandosi una mano alla zona lesa.

- Non credere che non sia infuriata anche con te. Come ti sei permesso di venire qui, davanti tutti e dire quelle cose? Di dire quelle cose su noi due poi? Pensi non l’abbia capito che lo hai fatto apposta per provocarlo?-

Lui puntò i suoi occhi profondi su quelli verdi ed incandescenti di lei.

- E non credi che mi sia concesso, almeno un po’, di essere geloso?- rispose con tono non più derisorio.

Lei inspirò ed espirò lentamente.

- Se sei geloso, è un tuo problema, non mio. E non è giusto e non accetterò che la cosa poi vada a riscuotersi su di me. Ti ricordo che non sono impegnata con te, quindi vedi che una cosa del genere non si ripeta mai più- proclamò dura.

Si aspettò di vederlo replicare in qualche modo, ma lui rimase in silenzio, serio, a guardarla.

Fece un piccolo sospiro e spostò lo sguardo altrove.

- Immagino tu abbia ragione, ed è vero che non sei in alcun modo impegnata con me. Ma è anche vero che sei consapevole di quello che provo per te e di quello che a quanto pare, sembra provare anche quell’altro. Quindi evita comunque di scaricare tutta la tua incomprensione su di me. Il mio comportamento è molto più giustificabile di quello che hai avuto tu. È evidente che non sei stata molto sincera con entrambi, non credi?-rispose calmo, con quel suo sguardo profondo che come una volta, la denudava di ogni sicurezza e che ancora una volta, le diceva di non poter scappare, di non poter più ingannare nessuno, proprio come tanti anni fa.

Solo che, mentre lo osservava allontanarsi lentamente e risalire nella sua lussuosa macchina, per la prima volta, era lei a sentirsi in colpa nei suoi confronti, a sentirsi veramente una disonesta, una persona sbagliata.

 

 

 

Era riuscita a dormire solo poche ore, afflitta da continui incubi, e alla fine si era arresa ed era rimasta distesa sul letto ad osservare il soffitto ed aspettare che sorgessero le prime luci del mattino.

Ripensò a tutto quello che era successo il pomeriggio prima.

Quando la sua mente ripercorse il suo litigio con Itachi strinse le mani attorno ai bordi del cuscino con rabbia.

Sapeva di aver esagerato almeno in parte, di essere stata forse troppo dura con lui e di averlo ferito.

Ma d’altronde come si era permesso lui ad arrivare lì e comportarsi in quel modo, dopo tutto quello che aveva fatto? Perché si comportava in quel modo dopo averle detto di dimenticare ed averla ignorata del tutto, come fosse sparita dalla faccia della terra?

Ma infondo non era solo questo, lo sapeva.

Dopo gli anni passati, dopo il tempo passato a convincersi che ormai non aveva più nessun problema al riguardo, sapeva di essersela presa tanto perché l’aveva spaventata vedere quella reazione in lui.

Non poteva più sopportare che qualcuno si comportasse in quel modo con lei, decidendo al posto suo, senza nemmeno chiederle un opinione, non dopo l’esperienza passata con Hiroshi.

Era troppo per lei, e anche se sapeva che Itachi non era certo quel tipo di persona, che non aveva nulla a che fare con un tipo come Hiroshi, non aveva potuto fare a meno di saltare sulla difensiva a quella sua reazione, era stato più forte di lei.

Sapeva in ogni caso che tralasciando la sua reazione influenzata dai suoi eventi passati, il comportamento di Itachi era stato comunque assurdo e che non meritava in ogni caso di non farglielo notare.

Poi la sua mente si spostò al ragazzo dai capelli rossi e quello sguardo che la faceva tremare ogni volta.

Ricordò lo schiaffo con cui lo aveva colpito e le parole di lui dopo.

Non poté fare a meno di sentirsi in colpa.

Sì, era arrabbiata perché era andato a trovarla lì senza dirle niente, ma sapeva che infondo lui aveva ragione.

Che tutto quello forse non sarebbe successo se fosse stata più sincera con entrambi, con se stessa, con tutti.

Vedere l’incontro di loro due, era stato come vedersi confrontare le sue due vite separate e rendersi conto solo in quel momento di quello che veramente era la sua esistenza.

Cominciò a chiedersi quando di preciso il controllo sulla sua vita, sui suoi segreti, era cominciato a sfuggirle di mano, fino ad arrivare a quel punto.

Perché aveva continuato con quella sua doppia vita, anche dopo essersi trasferita a Tokyo, perché non aveva semplicemente provato ad ambientarsi e ad essere più sincera con tutti?

Perché non aveva provato a ricongiungere quelle due vite, invece di dividere la sua personalità in due parti?

Per quale motivo si era lasciata andare a quella situazione, senza provare nemmeno a combattere, a cercare di cambiarla?

Dov’era finita tutta la sua forza, tutto il coraggio che credeva di avere?

 

 

 

 

 

 

 

 

 E-ehm..allora?? che ne pensate?? Ve l'aspettavate da Sakura una reazione simile??Scommetto che speravate in qualche scazzotata o sfida all'ultimo sangue..ma in quel caso alla fine sarebbe rimasto in vita solo uno e avrei perso uno dei protagonisti..e poi si sarebbe scoperto subito con chi alla fine si mette sakura..quindi.. ( risata malvagia)

Tralasciando questo, che ve ne pare?? :P Sarà stata troppo crudele Sakura con il nuovo membro dell'Akatzuki, e il rosso è riuscito a prendere più punti anche con le lettrici??
Vi avviso comunque che i prossimi due capitoli saranno molto più sereni e..speciali, indovinate cosa accadrà?? Ho lasciato degli indizi in questi due capitoli, chissà se indovinate :P
Fatemi sapere se vi piace, bacioni e al prossimo capitolo, ovvero mercoledì :D
bacioni,
lovemusic

 

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Capitolo 23
*** Capitolo 23 ***


 

 Le note a fine capitolo,

Buona lettura!

 

 

 

 

 

 

Capitolo 23

 

Alla fine aveva finito per addormentarsi di nuovo e aprendo gli occhi stanca, si accorse che a svegliarla era stato il suono del suo telefono che squillava.

Senza nemmeno guardare il mittente aveva premuto sul tasto verde e si era portata il piccolo apparecchio  vicino l’orecchio.

- Hn..Pronto?-

- Hey ragazzina, non dirmi che stavi ancora dormendo-

Scattò in piedi come una molla, con i capelli completamente arruffati, il pigiama stropicciato e l’espressione di chi aveva appena sentito scoppiare una bomba atomica.

Si guardò attorno sconvolta, come ad aspettarsi che lui fosse lì, vicino al suo letto, o dentro l’armadio.

- S..Sasori?-

- Indovinato! Però..per essere appena sveglia, riesci persino a formulare qualche parola sensata!- rispose una voce divertita dall’altra parte della cornetta.

Lei rimase per qualche attimo in silenzio, sbattendo le palpebre perplessa.

- Ragazzina?-

- Perché, mi stai chiamando?-

- Perché ti sto aspettando fuori, ovviamente. Forza, vestiti il più velocemente che puoi e vieni giù-

Senza nemmeno accorgersene era già arrivata alla finestra, con il viso ed il busto sporto fuori, ad  osservare nel panico quello che c’era nei dintorni.

Sentì una risata provenire dalla cornetta.

- Qualcosa mi dice che ti sei subito fiondata alla finestra per controllare dove fossi, ho indovinato?- fece derisorio.

- Sasori..-

- All’inizio avevo pensato di aspettarti direttamente sotto il portone di casa, poi ho avuto come la strana sensazione che avresti provato ad uccidermi se lo avessi fatto, così mi sono limitato a parcheggiare alla via parallela. Allora, che dici ce la fai a prepararti in poco tempo?- continuò lui tranquillamente.

Lei si sbatté una mano in faccia, ormai senza parole.

- Si può sapere perché sei venuto?-

Sentì un sospiro.

- Ma come, ti sei dimenticata? Ti avevo detto che uno di questi giorni ti avrei portata in giro, anche ieri ero venuto per darti la conferma,visto che non ero sicuro che mi avresti risposto al telefono- spiegò come se stesse parlando con un bambino piccolo, celando di poco il tono divertito.

Lei tornò a sedersi lentamente sul bordo del letto, tenendo la cornetta attaccata al’orecchio e un espressione sbalordita.

Uscire insieme? Con lei? Anche dopo..tutto quello che era successo ieri?

Fece un profondo sospiro.

- Lo sai che non puoi fare così, come ti pare a te, vero?  E se mi rifiutassi di uscire?-

- Mhh..beh allora vorrà dire che mi troverò qualcos’altro da fare per passare il tempo. Che so, potrei casualmente passare a salutare Kira e conoscerlo meglio, magari sono anche fortunato e capita che ha una figlioccia niente male e dai strani capelli rosa..chissà-

Passarono altri attimi di silenzio.

-...-

- Ragazzina?-

- Dammi cinque minuti e arrivo-

E con uno scatto chiuse la telefonata.

Si lasciò cadere all’indietro, a braccia spalancate, provocando un leggero tonfo del materasso.

Fece un lungo sospiro e subito dopo, senza nemmeno dare alla sua mente il tempo di concepire la cosa, aprì l’armadio e cominciò a cercare qualcosa da mettersi, prima di farsi una doccia veloce.

 

 

- Sakura? Tesoro stai uscendo?-

La rosa si sentì fermare dalla voce della madre e fece qualche passo indietro, fino a fermarsi sulla soglia della cucina, dove sua madre e Kira stavano seduti in tutta tranquillità a fare colazione insieme.

Si spostò una ciocca di capelli dietro l’orecchio li guardò.

- Sì. Non so di preciso quando torno, se faccio tardi vi faccio sapere comunque-

Si sentì squadrare dalla testa ai piedi, con sguardi indagatori.

Un piccolo sorriso malizioso spuntò tra le labbra di Kira.

- Come siamo carine oggi, ti devi vedere con qualcuno di speciale?-

Si sentì arrossire fino alle punte dei capelli.

- Cosa?? Esci con un ragazzo e non dici niente alla tua mamma??-

 Lei protese subito le mani in avanti con enfasi, come per stopparli e loro rimasero perplessi.

- Alt! Siete completamente fuori strada, esco solo con un amica, niente di più, davvero!- rispose e con tono frettoloso aggiunse – E ora devo proprio andare che sono in ritardo, ciao!-

E mentre si incamminava velocemente verso la porta d’uscita, fece finta di non vedere i visi sghignazzanti dei due.

Camminando con passi veloci verso la via parallela, si chiese perché cavolo si era vestita in quel modo.

Guardò il suo vestito bianco a fiori e la sciarpa bianca, ormai era arrivata la primavera e faceva abbastanza caldo per poterli indossare.

Per quale motivo si era sentita tanto ansiosa davanti all’armadio, nello scegliere cosa mettersi?

Non bastava prendere i primi capi che capitavano, magari prendendo proprio i più brutti,tanto per enfatizzare quanto fosse contraria a quell’uscita?

Invece, da quando aveva chiuso la telefonata, si era sentita il cuore battere all’impazzata, da brava cretina.

Ma si disse che era solo perché era successo tutto all’improvviso, perché non sapeva dove l’avrebbe portata, cosa avrebbero fatto.

Arrivata a destinazione sembrava ormai essersi auto convinta del tutto che fosse così poi, quando dopo averlo cercato con lo sguardo lo aveva trovato, la sua menta si era azzerata.

Era lì, con il peso su una gamba e appoggiato tranquillamente sullo sportello di quella audi bianca che gli aveva visto guidare anche altre volte, in tutto il suo splendore.

Portava dei non troppo aderenti jeans scuri, una maglietta scura con sopra una camicia di lino bianca a mezze maniche e i capelli rossi ribelli e liberi di muoversi con il vento che li spazzolava dolcemente.

Continuò ad avvicinarsi finché non vide anche lui rimettersi del tutto in piedi e sorridere malizioso.

- Per un attimo ho pensato che ti avessero rapita durante il tragitto..-

- Purtroppo non sono stata così fortunata- fece lei scocciata, guardando da un'altra parte.

Era strano vederlo di giorno, in mezzo a un posto pubblico, sorridente e vestito con quella camicia di lino che sembrava stargli dannatamente bene.

Lo sentì ridacchiare.

- Vedrai che ti farò cambiare idea, e sarai contenta di non essere stata rapita-

- Dici?- fece scettica.

- Scommettiamo?-

Lei come risposta sbuffò e continuò a guardare da un'altra pare, rigida e con le braccia incrociate sul petto.

Lo vide muoversi e andare dall’altra parte della macchina, per poi aprire lo sportello e con gesto teatrale ed elegante farle cenno di accomodarsi. 

- Signorina..- la invitò.

Lei roteò gli occhi al cielo e andò a sedersi, sentendo la mano di lui sfiorale la schiena per aiutarla nel movimento.

Avvertì le goti farsi rosse al sentire quel leggero contatto.

- Oggi comunque sei molto bella, stai bene con quel vestito- le sussurrò in un orecchio, facendola diventare più rossa di un pomodoro.

Poi si alzò e la guardò malizioso.

- Ti sei fatta così carina per me?-

Lei schioccò la lingua indignata e chiuse con indifferenza lo sportello.

- Hn, non montarti troppo la testa, che già lo sei troppo- rispose stizzita.

Lui sorrise divertito e andò a sedersi al posto del volante.

- Bene, si parte!-

- Dove stiamo andando?-

- E’ una sorpresa! Preparati però, non sarà un viaggio breve-

- Cosa?- esclamò lei, agitata.

Lui continuò a sorridere, divertito, senza però più rispondere.

Lei lo guardò per ancora un po’ sconcertata fino a lasciarsi andare sul sedile, sconfitta, e guardare fuori dal finestrino con espressione corrucciata.

Lui la osservò con la coda dell’occhio, accese la radio e sorrise di nuovo.

- Brava ragazzina-

Lei lo gelò con lo sguardo e tornò a guardare fuori.

 In quale cavolo di situazione si era appena cacciata?

 

 

 

 

 

 

                                                                                                          

 

 Holaaaa, scusate se non ho postato ieri ma questi giorni mi hanno chiamata all'improvviso per lavoro e non ho proprio avuto il tempo di postare, il capitolo non è lunghissimo, ma cercherò di rimediare con il prossimo :P

Che ne pensate di questo chap :)? Vi è piaciuto?

 Sono curiosa comunque, chi di voi era riuscita ad indovinare che andava a finire così il capitolo? E se no, cosa vi eravate immaginate? fatemi spaere e un bacione grande, con questi capitoli ho deciso di dedicare alla sfortunata protagonista qualche momento di romanticismo e serenità ma tranquille, non durerà molto u.u

Un Bacio,

lovemusic

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 24
*** Capitolo 24 ***


 

 

                                                                                                          

 

 Avviso che per farmi perdonare del ritardo ho allungato il capitolo!! ;)

Le note a fine capitolo.

Buona lettura!

 

 

 

 

 

 

 

 

Capitolo 24

 

Oltre il vetro trasparente, si poteva immaginare il rumore delle onde che andavano a dissolversi sulla sabbia bianca e pulita.

Il sole era caldo, il cielo senza nuvole e pareva esserci un leggera brezza che muoveva la superficie liscia della sabbia.

Sembrava tutto meraviglioso, o per lo meno era quello che pensava Sakura, che ormai da qualche minuto si era concentrata a forza sul panorama della spiaggia per non pensare a dove fosse, con chi e cosa stesse facendo.

Alla fine aveva finito con l’addormentarsi in macchina e quando si era risvegliata, si era vista davanti ad un piccolo villaggio vicino alla spiaggia.

E ora, si trovava in quella che sembrava essere la casa di lui, un abitazione non molto grande ma dall’aspetto accogliente, a pochi metri dal mare.

Peccato che non fosse proprio quello l’aspetto che le metteva più agitazione.

- Ti dico che è così, perché non provi mai a seguire un mio consiglio?-

- Puoi ripeterlo anche all’infinito, non mi convincerai mai a lasciar crescere i capelli, arrenditi-

- E io continuo a pensare che ci staresti benissimo..ah Sakura cara, scusa se ti ho fatto aspettare, ti piace il tè vero?-

Sakura si girò di scatto con un sorriso agitato stampato in volto e annui convinta.

- Non si preoccupi signora e grazie mille per il tè- fece imbarazzata.

Vide la signora anziana sorridere affettuosa e avvicinarsi al tavolo al centro con la teiera in mano, mente Sasori la seguiva con le tazze.

- Tesoro per favore non chiamarmi signora, mi fai sentire vecchia! Puoi chiamarmi semplicemente nonna Chiyo, va bene?-

- Come se nonna non fosse da vecchia..-

La signora dette una leggera pizza sulla spala del rosso.

- E tu smettila!-

- Va bene va bene..-

I due si sedettero a tavola e la guardarono.

Lei per un attimo non comprese poi si accorse di essere rimasta lì, immobile accanto alla finestra, così si sbrigò ad avvicinarsi e accomodarsi al suo posto.

Prese a soffiare imbarazzata sulla tazza fumante di tè caldo e a guardarsi intorno.

Ok, ammetteva che questo davvero non se lo aspettava.

E meno male che si era vestita decentemente!

La nonna, Sasori l’aveva portata a conoscere la nonna.

Questo sì che l’aveva sorpresa!

Continuò a guardare le pareti con tutte le foto di Sasori da piccolo.

Scacciò subito dalla testa i pensieri di quanto fosse tenero  quando era bambino.

Quella a quanto pare, pensò, era la casa dov’era cresciuto da piccolo.

Era cresciuto con la nonna, il che aveva senso, dato che era rimasto orfano.

Ma tra tutti i pensieri che si era fatta, aveva sempre dato per scontato che fosse cresciuto un po’ per strada o in affidamento a famiglie poco raccomandabili, che lo avevano fatto diventare quello che era adesso.

Invece no, era cresciuto lì, in una casa accogliente, con una nonna amorevole e presente.

In tutti quei riquadri dove lo ritraevano da piccolo, sorrideva felice su tutte.

Forse aveva ragione chi diceva che non bisognava mai soffermarsi solo sull’apparenza.

Anche se questo non spiegava il come allora lei avesse sempre conosciuto un Sasori completamente diverso da come appariva in quelle foto.

- Lo sai Sakura, sei proprio carina! Devi essere proprio una santa per stare con questo scapestrato qui, immagino la pazienza!-

Lei si girò di scatto, rossa in viso e pronta a specificare che si era fatta un idea completamente sbagliata.

- Nonna, te l’ho già detto, Sakura è solo una mia amica, smettila di stressarla- precisò il ragazzo con tranquillità, mentre anche lui soffiava sulla tazza per renderla più fredda.

Sakura lo guardò sorpresa, si aspettava che lui cercasse di incastrarla, come sempre, ma quel giorno sembrava così diverso, così maturo rispetto le altre volte.

- Va bene va bene, era tanto per dire!- sbuffo allora Chiyo.

Poi si girò verso Sakura e poggio una mano calda su quella di lei, sorridendo affettuosa.

- Sappi comunque che sono molto contenta che tu sia qui, se non fosse per te, chissà quanto altro tempo avrei dovuto aspettare prima di rivedere questo qui! È così menefreghista che si fa rivedere ogni morte di papa! –

- Aah nonna, non ricominciare con la stessa solfa. Lo sai benissimo che sono sempre impegnato a lavoro, non ho tempo per queste cose!-

- E così per te è così poco importante andare a trovare la tua nonnina che sta sola a casa, lo sai, con la mia età ormai..potrei non esserci più da un momento all’altro, e tu fai così??-

- Nonna! Finiscila con questa storia, non è divertente!-

- Guarda che dico sul serio, non ti importa niente di me!-

- Ma non è vero!-

Sakura sorrise intenerita mentre un piacevole sensazione calda le avvolgeva lo stomaco.

Vedendoli lì a bisticciare in quel modo, come aveva visto in quei vecchi film di natale in quelle famiglie sempre felici, si sentì investire da un onda di tenerezza e triste nostalgia.

Infondo pensò, non le sarebbe dispiaciuto poter vivere anche lei dei momenti così, far parte anche lei di un qualcosa di unito, dove c’era amore, dove le persone si volevano bene.

Rimase ancora un po’ a guardarli mentre parlavano e scherzavano insieme, finché notò gli occhi di Sasori soffermarsi su di lei e scrutarla dentro. Rimase in silenzio per qualche attimo.

- Nonna, noi andiamo adesso, forse torniamo per pranzo ok?- e si alzò dalla sedia con il suo solito gesto elegante con cui riusciva a fare ogni cosa.

Vide Chiyo annuire sorridente e accompagnarli alla porta.

- Come se non lo sapessi che tanto non torni, sarò pure invecchiata, ma ancora non sei in grado di fregarmi!-

Sasori sorrise divertito e le diede un bacio sulla guancia prima di uscire dalla porta.

Sakura allungò la mano per salutarla imbarazzata e uscire al più presto quando Chiyo con un unico gesto la abbracciò con affetto.

Rimase stupita a ricambiare impacciata quel saluto.

- E’ stato un vero piacere conoscerti Sakura, spero di rivederti presto. Sono contenta che ci sia una ragazza in grado di far sorridere così il mio Sasori, e sono contenta che quella ragazza sia tu.- le sussurrò felice su un orecchio prima di staccarsi.

Poi si allontanò e le fece spazio per uscire.

- Arrivederci cara-

- A-arrivederci..- riuscì a balbettare lei per poi allontanarsi come in trans, ancora stupita di quelle parole e di quell’abbraccio così pieno di affetto verso lei, una ragazza qualunque che a mala pena conosceva.

Raggiunse il ragazzo che la aspettava sul vialetto senza più trovare il coraggio di voltarsi dall’altra parte, per l’imbarazzo.

- Che ti ha detto?-

Si girò verso Sasori con espressione perplessa.

- Come?-

- Ti ha detto qualcosa?-

Lei sorrise e si portò con la mano destra una ciocca dietro l’orecchio.

- No, tranquillo, mi ha solo salutata-

- Uhm..ok. Andiamo?-

- Dove?-

Lui sorrise malizioso.

- Lo scoprirai presto..-

Non fece in tempo a replicare che il ragazzo si era già avviato, così si sbrigò a raggiungerlo e a tenere il suo passo veloce.

 

- Allora, ti piace?-

Passarono dei minuti.

- Ragazzina?-

Sakura voltò il capo a guardarlo meravigliata.

- Ma è..bellissimo! era qui che mi volevi portare allora?-

- Sì..- e anche lui tornò con il capo verso il panorama.

Sakura guardava estasiata la vista del mare e le onde che si andavano a schiantare contro le rocce sotto la scogliera su cui si trovavano.

Non c’erano dubbi che quello fosse il posto più bello del posto da cui guardare il mare.

Avevano fatto una piccola salita, superato un piccolo bosco ed erano arrivati lì, in quel posto così bello e allo stesso tempo così isolato.

- Ma possibile che non ci venga nessuno qui, sembra così desolato..-

- Non tutti conoscono la strada per arrivarci, e poi in questa zona ci abitano più che altro persone anziane. Quindi diciamo che questo è sempre stato il mio posto speciale, che conoscevo solo io, dove potevo starmene in pace quando non volevo vedere nessuno-

Lei lo guardò stupita.

In quel momento, fu come se qualcosa l’avesse risvegliata e riportata alla realtà.

- Sasori..-

- Hn?-

- Perché mi hai portata qui?-

Anche lui allora si girò a guardarla.

- Perché hai deciso di mostrarmi questo posto che per te è così importante, e mi ha presentato tua nonna? Che cosa significa tutto questo?-

Lui continuò a fissarla in silenzio, per qualche attimo, con quell’aria così calma, così serena, mentre lei si sentiva il cuore battere a mille e attendeva in ansia.

Era da quando erano arrivati, da quando era scesa dall’auto che le sembrava di sognare, di trovarsi in un altro mondo.

- A dire la verità non so nemmeno io il perché. So solo che ti avevo detto che ti avrei fatto conoscere di più di me, che volevo la smettessi di guardarmi solo come quel membro dell’Akatzuki con cui litigavi, e alla fine mi sono ritrovato a portarti qui. Forse l’ho fatto perché nel corso di questi ultimi mesi anch’io ho smesso di considerarti come la ragazza con la moto del deposito. Per una serie di coincidenze che per te immagino siano state indesiderate, ho finito per scoprire altri tuoi lati di te, di chi sei veramente, di cosa fai nella vita. E quindi ora eccomi qui..tutto ciò, ti spaventa?-

Lei rimase stupita a ricambiare quello sguardo che per la prima volta vedeva così sincero e limpido.

Tutto quello, la spaventava?

- Un po’..- mormorò in risposta, senza rendersene conto.

Lui annui tranquillo e andò a sedersi su una grande roccia, poi indicò la parte vicino a lui, invitandola a sedersi lì.

Sakura si avvicinò e rimase in silenzio.

- Che cos’è che ti spaventa di preciso? Non ti sarà venuta l’ansia per via di mia nonna, no?-

Lei negò subito con il capo per poi sorridere imbarazzata.

- Figurati, tua nonna è una persona adorabile. È solo che, vedere che tu vuoi farmi conoscere tutto questo, scoprire tutti questi lati di te, mi ha lasciata parecchio stupita. Anche dopo quello che è successo ieri..dopo aver visto tutti i miei lati negativi, sembri così sicuro a voler creare un legame con me e poi non capisco, com’è possibile che tu sia finito a far parte dell’Akatzuki? Perché hai deciso di intraprendere quella strada e diventare quella persona?-

Lui sospirò e tenne lo sguardo verso il mare.

- Te l’ho già detto Sakura, le nostre motivazioni sono più tosto simili. Il motivo per cui sono finito in quell’organizzazione è una storia parecchio lunga da raccontare ma ciò non significa che per quelle volte in cui mi hai incontrato al deposito tu abbia il diritto di potermi classificare o giudicare. D’altronde, mi sembra che tu abbia già cominciato a cambiare un po’ idea in questi ultimi mesi, in quelle occasioni in cui abbiamo potuto conoscerci di più e tu stessa, devi ammettere che hai sempre cercato di mascherare la tua identità e mostrarti diversa con tutti, fino a crearti una doppia vita, o sbaglio?-

Lei spostò lo sguardo altrove, imbarazzata.

Vero, tutto ciò che aveva appena detto era vero, come ogni volta in cui avevano parlato.

Era sempre stato il motivo principale per cui lo aveva odiato infondo, il fatto che lui riuscisse sempre a leggerle nell’anima e a dire verità che lei più tosto preferiva tenere celate, che riuscisse sempre a smascherarla, anche quando abitava ancora con Hiroshi e voleva disperatamente avere una vita sempre sotto controllo, dove lei era una ragazza forte e invincibile, quella tosta che a quattordici anni stava già su una moto da corsa a fare gare clandestine, a vincere i primi posti.

Anche lì lui era stato quello che la smascherava sempre, che scopriva con tranquillità ogni suo punto debole e ci giocava senza scrupoli.

E dopo due anni che lo aveva incontrato, le cose avevano preso una piega inaspettata.

Era stata così tanto con la testa persa tra i suoi problemi della vita di tutti i giorni, con Itachi, con sua madre e Kira, che non si era accorta di tutti quei cambiamenti avvenuti con lui.

Dalla prima volta in cui l’aveva rincontrato, dalla serata della sparatoria dove l’aveva baciata, dai primi messaggi a quella sera a casa sua, non riusciva più a considerarlo come prima, ad odiarlo con la stessa intensità.

Questo perché, si rese conto con suo grande stupore, lui aveva smesso di ferirla.

Da quando si erano rivisti, Sasori aveva smesso di usare le sue debolezze per prendersi gioco di lei, anche quando aveva scoperto della sua doppia vita, aveva mantenuto il silenzio, anche quando aveva fatto l’incidente con la moto ed era così fragile da spezzare, così indifesa, non aveva fatto nulla per ferirla.

- Hey ragazzina, se rimani così taciturna potrei arrivare a pensare che davvero non ti piace stare in mia compagnia, cos’è ti scandalizza così tanto che ti abbia portata qui? Eppure ti avevo avvisata che ti avrei portata a fare qualche giro e ne saresti stata stupita..eh..-

Lei scosse la testa.

- Non è questo, è solo che c’è ancora una cosa che non riesco a capire, una cosa a cui non riesco a dare una spiegazione..-

- Di che parli?-

Sakura puntò gli occhi fermi su quelli di lui.

- Perché da quando ci siamo rincontrati al deposito, qualche mese fa, sei cambiato così tanto? Mi ricordo molto bene di quanto ti piacesse torturarmi e di quanto ti stessi antipatica pochi anni fa, perché invece quando mi hai rivista hai insistito tanto per conoscermi e hai smesso di prenderti gioco di me?-

Lui spalancò gli occhi stupito per poi spostare lo sguardo altrove, mentre un lieve rossore andava a depositarsi sulle guancie.

Rimase perplessa, perché reagiva così?

- A dire la verità, il motivo per cui ho smesso in quei anni di venire insieme a Kakuzu a ritirare la percentuale al deposito è stato proprio a causa tua-

A quelle parole, Sakura sentì il cuore perdere un battito.

Cosa??

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 Oooooook, salve, come state?? Mi state per tirare i pomodori per avervi lascato proprio su questo punto??

Se vi può far piacere saperlo ho già scritto l'altro capitolo, quindi sarò puntuale, il che è un miracolo con tutti gli impegni che ho tra studio e lavoro ultimamentexD

Allora, che ve ne pare, come sta andando questo appuntamento tra i due?? Il prossimo continuerà da dove ho lasciato e sarà un capitolo dove verranno spiegate un po' di cosette, ci sarà anche la risposta alla domanda che mi ha fatto pochi capitoli fa Without_loved :PMi sono emozionata molto a scrivere questi capitoli e spero di avervi trasmesso qualcosa ^^

Fatemi sapere, un bacio

lovemusic

Ps. per chi di voi ha appena iniziato scuola e per chi l'università volevo farvi gli auguri per questo nuovo inizio, siete depresse o contente che le vacanze siano finite??xD

io con l'estate che ho appena passato sinceramente, direi che sono quasi contenta, e voi?? :P

 

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Capitolo 25
*** Capitolo 25 ***


 Le note a fine capitolo.

Buona lettura!

 

 

 

 

 

Capitolo 25

 

 

- A dire la verità, il motivo per cui ho smesso in quei anni di venire insieme a Kakuzu a ritirare la percentuale al deposito è stato proprio a causa tua-

A quelle parole, Sakura sentì il cuore perdere un battito.

Cosa??

 

- Hai ragione, a quei tempi mi divertivo a prenderti in giro e stuzzicarti, eppure non so darti di preciso una spiegazione del perché nemmeno io. Probabilmente era solo perché ti vedevo così simile a me, anch’io avevo cominciato a condurre una vita rischiosa per far vedere a tutti che ero forte e capace di tutto, quindi penso chi mi impuntassi tanto a provocarti e a far cadere ogni tua sicurezza perché in realtà non volevo vedere anche te fare quella fine, che in fin dei conti, non porta a nulla..-

Vide che Sakura lo guardava sbalordita.

Lui cominciò a ridacchiare portandosi una mano dietro la nuca.

- E poi diciamo che alla fine ero anch’io ancora un ragazzino e agivo secondo il mio istinto senza pensare molto alle conseguenze, o a quello che provavano gli altri..-

- E..perché dici che hai smesso di venire al deposito per colpa mia?-

Lui rimase un attimo in silenzio a guardarla.

- Non so se ti farebbe veramente piacere saperlo..-

Lei rimase in attesa e lui si lasciò andare a un altro sospiro.

- Ti ricordi l’ultima volta che sono venuto? Prima che scomparissi?-

Lei annuì, con aria pensierosa.

Ricordava fin troppo bene, pensò.

Quel giorno era stato un disastro e a mala pena era riuscita a scappare dopo che Hiroshi l’aveva picchiata così tanto da farle perdere i sensi. Non ricordava di averlo visto spesso così in collera con lei.

Ed era arrivata al deposito con i lividi ben evidenti, il labbro spaccato e un occhio gonfio.

Quella volta Hiroshi era stato così infuriato da non preoccuparsi di non rendere evidente i lividi e quello che le aveva fatto.

Era stata una giornata terribile e che preferiva non ricordare ma nonostante tutto, non riusciva a capire come quella sera potesse c’entrare qualcosa con Sasori.

Ora che ci ripensava, non era nemmeno andata con Suigetsu per il pagamento, l’aveva solo intravisto dalla finestra della capanna dove si era messa a riposare.

- Lo so che quella sera non ci siamo parlati, ma io ti ho vista..- disse ad un tratto lui, risvegliandola dai suoi malinconici ricordi.

Arrossì imbarazzata, intendeva dire che l’aveva vista in quelle condizioni, con quei lividi?

- Quella sera dopo il pagamento con quel ragazzo che sta sempre con te avevo deciso di rimanere un po’ lì per passare il tempo e mi ero chiesto dove fossi finita tu, che ormai eri diventata il mio passatempo preferito in quel posto diciamo, e così passeggiando per il posto ho visto quel tuo amico che si dirigeva e entrava verso la casetta all’inizio del bosco..e l’ho seguito-

Sakura si irrigidì sul posto, senza più riuscire a regolarizzare il respiro.

Le tornò in mente quel momento, e quello che era successo.

 

/ Flashback /

Da quando era scappata di casa, senza nemmeno pensarci, aveva chiamato Suigetsu e era andata in quel luogo che per quanto assurdo potesse sembrare, le risultava il più sicuro al mondo dove rifugiarsi.

E ora si trovava lì, distesa su quel divano vecchio e impolverato cercando di trattenere i tremiti di paura che ancora le attraversavano il corpo, cercando di dimenticare quello che le era appena successo.

Non aveva mai visto Hiroshi così arrabbiato, così violento con lei.

E tutti quei lividi, sua madre se ne sarebbe sicuramente accorta, e allora cosa sarebbe successo? Sarebbe cambiato qualcosa? Avrebbe smesso di vivere dentro quell’inferno?

Sentì il rumore di una porta aprirsi di colpo.

Alzò il capo con fatica e vide il suo amico dai capelli argentati venirle incontro di corsa e con il respiro affannato.

 - Sakura, scusa se ci ho messo così tanto, quel deficiente di Kakuzu non mi lasciava in pace, diceva che i conti non gli tornavano e  queste cazzate qui..ho portato questo comunque-

E le mostrò la piccola cassetta dei medicinali che teneva in mano.

Sakura tentò di mettersi a sedere mentre il ragazzo si accomodava sul lato del divano e apriva la cassetta.

- Si può sapere cosa ti è successo? Chi ti ha ridotto in queste condizioni?-le chiese dopo aver cominciato a medicarla.

Lei spostò lo sguardo altrove,pensierosa.

- Nessuno, è stato un incidente..non preoccuparti-

Vide Suigetsu stringere con forza le mani a pugno e fare un lungo sospiro.

- E’ stato di nuovo lui vero?? il compagno di tua madre? È così?-

Lei abbassò lo sguardo senza rispondere.

- Si può sapere perché ti ostini a negarlo, persino a me??E perché non lo denunci? Non devi permettergli di farti questo Sakura, dillo a tua madre no?-

Lei alzò il capo furiosa verso di lui.

- Perché, credi davvero che mia madre non si sia accorta di quello che succede? Ho cercato in mille modi di farglielo capire, di farle aprire gli occhi, e lei ha sempre visto tutto, ha sempre avuto la possibilità di sapere, ma non è questo che vuole!-

Il ragazzo rimase a guardarla con sguardo triste, mentre delle lacrime cominciavano a scorrere per le guance della sua amica che continuava a urlare.

- A lei non importa più niente di me! Da quando mio padre non c’è più esiste solo lei e il suo dolore, e non gli interessa di quello che provo io, di quello che mi succede! Preferisce tenere gli occhi chiusi e fingere di non sapere piuttosto che ammettere che anche questo amore che prova è sbagliato, che soffrirà di nuovo, che dovrà ricominciare da capo un'altra volta, vuole rimanere così e fingere che sia tutto perfetto, solo di questo gli importa!-

- Sakura..- sussurrò lui.

Lei cominciò a piangere sempre di più, mentre i singhiozzi le impedivano di respirare regolarmente.

Suigetsu guardò la sua amica senza sapere come reagire, era la prima volta che la vedeva in quello stato e un istinto di rabbia incontrollata si riversò verso quell’uomo e quella madre che la facevano soffrire in quel modo.

- Sakura..puoi venire a stare da me se ti va, per tutto il tempo che vuoi. Non posso prometterti una vita magnifica e piena di agi, ma almeno starai lontana da loro, non dovrai più rivederli..- pronunciò serio e con lo sguardo fisso sulle spalle tremanti di lei.

- Grazie Suigetsu..ma non posso..-

- Perché no?!? Per qual motivo ti ostini a restare lì?-

Sakura smise di piangere e tornò a guardarlo negli occhi, con espressione rassegnata.

- Perché non posso..lasciare mia madre. Non posso abbandonarla. Lo so che tutto quello che mi sta accadendo è colpa sua, che dovrei andarmene e basta ma non..non ce la faccio. Lei è mia madre capisci? L’ho vista in tutti questi anni soffrire così tanto fino a ridursi a quello che è ora..e anche se non riesco a perdonarla..non posso lasciarla anche io. Non sopravvivrebbe anche a questa perdita..lo so..e non posso farlo..non posso..- e la sua voce divenne un sussurro, mentre i suoi occhi tornavano a riempirsi di lacrime.

Si sentì avvolgere dalle braccia dell’amico con forza.

- Sakura, non ti preoccupare, ti capisco. Ma ricordati che in qualsiasi momento, puoi chiamarmi e io ci sarò per te, capito? Non dimenticarlo Sakura..-

 

/ Flashback /

 

Sakura si sentì il corpo gelare.

- Hai sentito tutto, vero?- chiese, con tono freddo.

Sasori annuì con un leggero cenno del capo.

- Ero rimasto dietro la porta socchiusa per vedere quando se ne andava quando ho sentito quello che stavate dicendo..-

Lei si alzò con calma e cominciò ad allontanarsi.

- Hey aspetta! Dove stai andando?- chiese lui, non capendo quella reazione.

- Me ne vado- rispose gelida.

Lui si affrettò a raggiungerla e la fermò per un polso.

- Ma che stai dicendo?- esclamò scocciato.

Lei si girò dalla sua parte furiosa e con uno strattone si liberò dalla sua presa.

- Ho detto che me ne vado! Pensi che non l’abbia capito?? Non voglio la tua compassione, pensi davvero che mi vada bene che tu fai tutto questo per me perché ti faccio pena?? Avrei preferito che continuassi a prenderti gioco di me a questo punto!—

Lui la guardò ad occhi spalancati.

Lei fece di nuovo per andarsene ma il ragazzo la bloccò con le braccia, stringendola a se in un abbraccio per non farla muovere.

- Lasciami ti ho detto! Non voglio la tua stupida compassione!-

- Allora ho davvero ragione a chiamarti ragazzina!-

- Cosa??- esclamò in risposta lei, ancora più infuriata.

- Si può sapere come ti viene in mente di pensare che io faccia tutto questo per una ragazza, solo per pietà nei suoi confronti?? Sei diventata stupida per caso?-

Lei rimase ferma, con il battito a mille, e senza riuscire a replicare altro, a ragionare con calma.

I ricordi di quella sera e sapere che proprio lui, che proprio Sasori sapeva tutto su di lei, che sapeva anche del suo passato , l’aveva fatta sentire così fragile, da perdere il controllo.

Cercò di tornare calma, di regolarizzare il respiro affannato.

- E allora perché?? Eh?-

Lui fece un lungo respiro e lasciò la presa su di lei.

- Non ho mai provato pietà nei tuoi confronti Sakura, anzi, il contrario. Come ti ho già detto ho sempre rivisto in te alcuni miei modi di fare e per questo insistevo tanto a darti fastidio, come uno stupido, perché non pensavo..ma poi, dopo aver sentito quello che avevi detto dietro quella porta, ho capito che non eri come credevo..-

Si avvicinò a lei fino a ridurre di pochi centimetri la distanza tra di loro.

- Ragazzina..tu sei molto più forte di quanto credi. Ci vuole coraggio per fare le scelte che hai fatto tu. Non sei mai fuggita, sei rimasta dove sentivi che avevano bisogno di te. È per questo che ho deciso di lasciarti in pace..di andarmene..perché il tuo comportamento mi ha fatto pensare molto anche a me stesso..e a quelle scelte che avevo fatto io invece..-

Si allontanò di nuovo mentre le gote tornavano a farsi rosse e spostò lo sguardo altrove, evasivo.

- Ma questi sono altri discorsi comunque..poi alla fine, quando qualche mese fa sono ritornato e ti ho rivista non sono più riuscito a ignorarti..e anche se all’inizio ti provocavo giusto per curiosità..ho cominciato a interessarmi davvero a te..e tu a me..e ora eccoci qui -

Passò qualche attimo di silenzio.

Poi tornò a guardarla.

- Sei ancora arrabbiata con me?-

Lei sbuffò imbarazzata, abbassando lo sguardo a terra.

Che razza di figuraccia aveva appena fatto? Si vergognava da morire, però..non poteva fare a meno di sentirsi un po’ felice.

Era la prima volta che qualcuno le diceva una cosa del genere, che le diceva di essere coraggiosa e forte.

E a dirglielo era stata proprio la persona che l’aveva sempre ferita così tanto per le sue debolezze, che conosceva tutto il suo passato e la sua doppia vita.

Tornò a sedersi sul masso.

- Evidentemente non mi conosci così bene, per pensare tutte queste cose su di me. Non sono così coraggiosa come dici tu..credimi-

Alzò per un momento lo sguardo su di lui, non ricevendo risposta, e lo vide sorridere.

- Cosa ci trovi da ridere?-

- Niente ragazzina..niente-

- E finiscila di chiamarmi ragazzina!-

- Perché, ti da veramente così fastidio?-

- Beh, vedi un po’ tu!-

Lui scoppiò di nuovo a ridere e allora lei si girò dall’altra parte del masso, con le braccia incrociate e un espressione imbronciata.

- Sakura..-

Lei girò di poco la testa.

- Ecco..già meglio- rispose secca e tornò a guardare dall’atra parte.

Quando sentì tutto quel calore avvolgerla ci mise qualche secondo a capire che la stava abbracciando.

Sasori aveva avvolto le sue braccia attorno al corpo di lei e la stringeva con delicatezza.

Sakura si irrigidì sul posto mentre il suo colorito andava a farsi sempre più rosso e il battito improvvisamente più veloce.

Volle scacciarlo, allontanarlo da se e fargli anche qualche battuta, giusto per zittirlo come si deve.

Eppure..non ci riuscì.

Alla fine rimase lì, ferma tra le sue braccia senza cercare di divincolarsi, mentre il suo corpo tornava pian piano a sciogliersi e appoggiarsi al corpo caldo e accogliente di lui.

Che stava succedendo, perché si sentiva così..serena?

- Sakura..- fece di nuovo lui e quel tono di voce, quel modo di pronunciare la sua voce più volte e con quella lentezza..le fecero tornare in mente la voce e il viso di un ragazzo moro, dai capelli lunghi e il sorriso sempre così gentile, così distante.

Durò solo un attimo però, perché fu subito pronta a scacciare quell’immagine.

Il pensiero di lui le causava ancora troppa rabbia e lei non riusciva più ad essere arrabbiata in quel momento, non voleva più esserlo.

- Sakura..e tu..sei riuscita a perdonarmi?-

Lei girò di poco il capo a guardalo sorpresa, arrossendo subito dopo aver notato la poca distanza che divideva i loro visi.

Lo sguardo di lui in quel momento sembrava star cercando qualche risposta, qualche significato profondo dentro di lei.

- Io ho già cambiato la mia idea su di te da tanto tempo ormai..e tu? Vorrei sapere se hai smesso di considerarmi come un nemico in grado di ferirti..se hai cominciato a guardarmi anche come una persona normale..come qualcuno con dei sentimenti, non una persona vuota..–

Sakura sgranò gli occhi sorpresa, notando per la prima volta qualcosa di cui prima non si era mai accorta.

Aveva sempre dato per scontato che fosse solo lei quella assillata da mille dubbi, piena di confusione e di insicurezze e che tutti gli altri invece fossero molto più forti, che avessero tutte le risposte.

Ma ora si trovava davanti ad un ragazzo che come lei voleva qualche risposta, qualche certezza.

Lui che era sempre stato in grado di ferirla quando voleva e che si era sempre dimostrato un muro impossibile da scavalcare ai suoi occhi ora le stava chiedendo qualche conferma.

E lei si rese conto che volendo, avrebbe potuto ferirlo.

Sarebbe bastato così poco, e avrebbe potuto spezzare il suo cuore in un attimo, e fargli quello che lui anni prima aveva fatto con lei.

Ma era questo che voleva? Ora che sapeva di avere questo potere in mano, cosa avrebbe scelto?

Sospirò profondamente e puntò i suoi occhi verdi e limpidi in quelli cioccolato di lui.

- Pensi che mi troverei qui adesso, se non fosse così?- sussurrò senza nemmeno accorgersene e sorrise.

Vide l’espressione di lui rilassarsi, sollevata e ricambiare il sorriso.

Non riuscì nemmeno a capire di preciso quando le loro distanze cominciarono a accorciarsi tanto da far combaciare le proprie labbra.

L’unica su cui riusciva a concentrarsi in quel momento furono le labbra morbide e carnose di lui e di tutte le calde emozioni che le stava trasmettendo quel bacio dolce, lento e senza fine.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Saaalve!! ^^ ho deciso di postare il capitolo un giorno prima perchè domani lavoro e non ho tempo per postare u.u
In ogni caso...che ne pensate??? Come ho già detto nel scorso capitolo..mi è piaciuto molto scrivere questi capitoli...perchè sono trapelati di più i veri sentimenti dei personaggi e più verità..e..Vi è piaciuto?? Fatemi sapere miraccomando, ci terrei molto a capire se è stato tutto fuori luogo o vi è piaciuto..compresa la scena dolce con sasori.. :)
Per il momento sakura sembra presa totalmente da lui..ma sarà sempre così?? chi lo sa chi lo sa...nel frattempo godetevi questo capitolo di pace :)
Scusate per queste note da schifo ma devo prepararmi per uscire e sono in gran ritardo!
Cercherò di essere puntuale per il prossimo capitolo e nel frattempo mando un bacione grande a tutte le persone che leggono e hanno ancora la pazienza di seguire questa storia..e soprattutto a chi recensisce!
Baci baci,
lovemusic

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Capitolo 26
*** Capitolo 26 ***


 

 Dai che sta volta ho saltato solo una settimana, miracolo divino! xD * si ripara in attesa dei pomodori marci*

 Le note a fine capitolo

Buona lettura!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Capitolo 26

Era passato un giorno da quando Sasori l’aveva riportata a casa.

Ma alla ragazza sembrava fosse passato solo qualche attimo.

Sentiva dentro di se una gran confusione di emozioni che tentavano di esplodere ogni momento.

Avevano trascorso la giornata dandosi baci infiniti e facendo qualche passeggiata..ma più passava il tempo e più Sakura sentiva il bisogno di scappare.

E in fondo le aveva fatto piacere che Sasori fosse stato così comprensivo, che non avesse insistito o si fosse rifiutato di riportarla a casa.

Le aveva detto che capiva, che poteva prendersi tutto il tempo che voleva per pensarci, perché non era certo uno di quei ragazzini che pretendono subito di fare la coppietta innamorata che passeggia per i negozi di dolci ed è sempre felice.

No, perché lui era Sasori.

Un ragazzo imprevedibile dai cui ci si poteva aspettare di tutto, tranne che si comportasse come tutti gli altri.

Era un criminale, un membro di una pericolosa organizzazione, un essere capace di diventare spregevole e di ferirti..e un ragazzo romantico, che è cresciuto con quella nonna dolce e affettuosa da quando i suoi genitori erano morti, che nascondeva un lato così sensuale e profondo, come un grande buco nero che ti risucchia in un mondo pieno di piaceri e di peccati, dove però trovavi anche amore, tanto amore.

Un ragazzo che si apriva alla ragazza che le piaceva, che le faceva capire che era importante.

Tutto ciò però non bastava per calmare l’animo inquieto della rosa.

Nonostante tutto, non era riuscita a togliersi di dosso quel disagio, quella strana sensazione che la opprimeva.

E tutto per colpa di lui.

Solo per colpa sua.

O forse era lei che non voleva accettare di dimenticarlo??

Come poteva, d’altronde, cancellare del tutto i sentimenti verso quel ragazzo moro e dal sorriso gentile?

Nonostante l’appuntamento romantico appena vissuto, non poteva fare a meno di sentirsi vuota, come fosse solo un guscio che custodiva il nulla.

E la cosa che più la faceva arrabbiare era il non sapere il perché.

O probabilmente era proprio il sapere la causa, o meglio chi le aveva causato quelle sensazioni, che le provocava tutta quella ira.

- Sakura?-

La rosa aprì gli occhi di scattò e girò il capo verso la porta della sua camera.

- Che c’è mamma?-

Sawako abbassò per un attimo lo sguardo imbarazzata, poi fece un sonoro sospiro e decise di entrare nella camera di sua figlia, chiudendosi la porta alle spalle.

Raggiunse la figlia a letto e si accomodò al lato opposto.

- Posso parlarti un attimo?-

Sakura la guardò per un attimo perplessa per poi annuire lentamente.

Vide la madre passarsi la mano tra i capelli nervosa e posare lo sguardo altrove.

- Volevo solo sapere..come stavi-

Continuò a non capire.

Allora Sawako decise di lasciarsi andare e farsi più coraggio.

- Ultimamente sei tornata ad essere molto chiusa..e scontrosa..-

- Anche con Kira..-

Sakura rotò gli occhi al cielo scocciata.

- Mamma..-

- E non iniziare ad arrabbiarti subito, non sono venuta per litigare, lo vedi come sei?-

Rimase allora in silenzio ad ascoltare, senza sapere più come controbattere.

- Sakura..-iniziò lei.

- Ti va di parlarmi di quello che senti, di quello che provi? Perché non tenti di sfogarti con qualcuno, vedrai..che ti sentirai meglio..e vorrei che mi parlassi delle cose che ti danno fastidio di noi..di Kira..dacci almeno la possibilità di rimediare, no?-

- Mamma..- sospirò lei calma e Sawako allora attese in silenzio, speranzosa.

- Non ho niente da dire-

La donna sgranò gli occhi sconvolta mentre sentiva una familiare stretta dolorosa al cuore.

Cercò di non rendere troppo evidente tutta la tristezza che quella risposta le aveva suscitato e tentò di riprendere la calma.

- Tesoro..- e sta volta il suo tono di voce assunse un'altra tonalità, un suono dolce, ma profondamente triste.

- Lo so che..non sono stata una buona madre..che non ho fatto altro che causarti sofferenze su sofferenze..e tu sei sempre stata lì a prenderti cura di me..ad aiutare chiunque ne avesse il bisogno..proprio come tuo padre..-

E a quelle parole Sakura ebbe un sussulto.

- Ma spero che tu un giorno possa perdonarmi..e che mi dia la possibilità di prendermi io cura di te..e di comportarmi da madre per una buona volta-

Sakura notò gli occhi della madre farsi lucidi e guardare distrattamente la parete accanto, in attesa di una risposta.

Non era il momento adatto..quello..non era proprio il momento giusto.

Non per Sakura almeno.

Si alzò a sedere, attirando l’attenzione della madre su di se e posò i suoi occhi verdi limpidi in quelli lucidi di lei.

- Non so se una cosa del genere potrà mai accadere. Non so più se c’è ancora spazio nel mio cuore per te e per Kira..mi dispiace mamma- rispose fredda.

Vide scendere una lacrima dagli occhi di sua madre e percorrere lentamente le guance.

Spostò lo sguardo altrove e rimase in silenzio e con il corpo rigido.

- Capisco..- la sentì sussurrare, poi udì solo un leggero rumore di passi e una porta che si apriva e richiudeva.

Si accasciò sul letto con un leggero tonfo mentre gli occhi, che cominciarono a farsi sempre più umidi, fissavano con sguardo vacuo il soffitto della stanza.

Cosa aveva appena fatto? Perché le aveva risposto in quel modo, perché l’aveva fatta soffrire così tanto?

Eppure, nonostante tutto il dolore che provava per tutto ciò che era appena successo, non riusciva a lasciarsi andare.

Si sforzava di trattenere le lacrime e tutte quelle sensazioni che tentavano di fuori uscire.

Perché per quanto fosse stata una risposta dolorosa e crudele, era stata sincera.

Sakura si era resa conto che non sapeva davvero se ce l’avrebbe fatta, se sarebbe mai riuscita a perdonarla del tutto, ad adattarsi a quella nuova famiglia.

Per tutti quegli anni non aveva fatto altro che convincersi di voler a tutti costi rimediare il rapporto, far diventare tutto bello e perfetto eppure, nel momento in cui la madre si era fatta avanti e aveva fatto la fatidica domanda, la risposta che aveva finito per dare non era quella che lei stessa si era aspettata.

E forse davvero era diventata un mostro anche lei..proprio come quell’Hiroshi..chissà se in tutti quei anni di convivenza non avesse infine preso qualcosa anche da lui.

Forse allora, era per questo che si trovava meglio con uno come Sasori..era per questo che uno invece come Itachi non l’aveva mai voluta.

Nessuno vuole un mostro, nessuno.

 

 

 

 

La mattina seguente era andata a scuola che si sentiva a  pezzi, con il desiderio di trovarsi in mezzo alle altre persone pari a zero.

In quei ultimi giorni aveva finito per ritornare distante persino con Ino e Hinata, e con tutti i suoi amici.

Le sembrava di essere tornata sul punto di partenza di quando si era trasferita a Tokyo, dove lei si trovava nuovamente dentro quella palla di vetro e non vedeva più nessuno, non sentiva più niente.

Solo che sta volta non c’era più un'altra vita dove rifugiarsi, non c’era più la Sakura motociclista su cui sfogarsi, perché anche lì ormai c’era troppo confusione, perché alla fine anche quelle due vite erano finite inevitabilmente per scontrarsi e adesso non sapeva nemmeno più chi era la vera Sakura o meno.

Al suono della campanella che segnava l’inizio della ricreazione aveva usato una scusa banale e palesemente falsa che nemmeno si ricordava più per allontanarsi dalle due ragazze e se ne era andata dalla classe senza più guardare nessuno.

Sapeva di averle deluse, si immaginava già Ino tutta arrabbiata che camminava in cerchio nervosa mentre sparava insulti e imprecazioni verso di lei e Hinata che cercava di giustificarla, come sempre, ma alla fin fine anche lei ci rimaneva male e non capiva veramente perché la loro amica si ostinasse tanto a tenerle alla larga, invece di sfogarsi.

Sakura continuò a camminare a testa bassa cercando di acuire i sensi di colpa e salendo le scale verso il terzo piano, invece di scendere per la mensa.

Cercò di non pensare al fatto che a quel piano si trovavano le classi dei quinti, sperando quindi di non incontrarlo, di non incrociare anche i suoi occhi, e si diresse verso il terrazzo.

Oltrepassò tutti i ragazzi e le ragazze del quinto che uscivano dalle classi senza rivolgere lo sguardo verso nessuno.

Una volta raggiunta entrò dalla porta di sicurezza dopo essersi accertata che nessun docente l’avesse notata e la richiuse una volta varcata.

Sapeva che se l’avessero vista l’avrebbero rimandata in classe, visto che era vietato per gli studenti stare in terrazza.

Strizzò gli occhi per pararsi dai raggi del sole e si guardò intorno. Un enorme rialzo sotto il cielo azzurro si estendeva di fronte a lei.

Cercò un posto all’ombra ed andò a sedersi lì, appoggiandosi poi con la schiena al muro e chiudendo gli occhi stanca.

Aveva dormito poco e niente quella notte.

Non era riuscita a smettere di pensare a quello che aveva detto alla madre il giorno prima.

E non era solo il senso di colpa a  farla sentire in quel modo, ma anche il senso di solitudine che la devastava.

Se non riusciva ad avere degli affetti famigliari, come poteva sperare che quelle che credeva fossero legami fossero veri, che  fosse davvero in grado di costruire un amicizia con Ino, Hinata, Yuki,  Naruto e tutti gli altri?

Aveva come la sensazione che prima o poi anche loro si sarebbero accorti di tutto, che avrebbero saputo del suo lato cattivo, che non perdonava, e allora l’avrebbero allontanata, l’avrebbero mandata via.

La sua testa vagava tra questi pensieri bui con tanta intensità da non accorgersi di un rumore di una porta che si apriva e del leggero suono di passi che si avvicinavano.

Si accorse di non essere sola nel momento in cui sentì una presenza sedersi accanto a lei e il suo gomito sfiorarsi con un altro.

Aprì gli occhi di scatto e girò il capo alla sua destra.

Itachi guardava con sguardo perso le nuvole sul cielo.

Si sentì pervadere da migliaia di brividi.

- Lo sai che se ti avesse visto un professore adesso staresti già in vice presidenza?-

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 Oooook innanzi tutto notizia IMPORTANTE..siamo mooolto vicini alla fine del racconto..il prossimo capitolo l'ho già scritto...dovrebbero mancare all'incirca tre capitoli o 4 alla fine...e sinceramente mi sento così strana a pensarci...oddio T.T

Comunque..cof cof..ripenseremo a questo più in la..che ne pensate del capitolo? Sinceramente non è che ne sia molto convinta..come in tutti i miei capitoli del resto..più che altro spero si sia notato il turbamento che sta vivendo la nostra protagonista..se state capendoo più o meno del perchè..se vi ha colpito la scena con la madre, è stato un po' triste come capitolo lo so...

Diciamo che a segnare l'inizio della fine ( che parolonexD) è proprio il fatto che nella sua vita stanno venendo a galla tutti i suoi problemi e le sue insicurezze, non può più nasconderle, e si ritroverà ad affrontarle e a fare delle determinate scelte..per lei che ha sempre preferito condurre doppie vite piu tosto che affrontare di petto tutti i suoi problemi lo trovo abbastanza giusto..secondo voi sarà abbastanza forte e saprà risolvere tutto? :P

Lo sò sono sadica vi ho lasciate sul più bello..ma tranquiiiilleeee il prossimo capitolo sarà tutto ItaSaku..e non mancheranno i colpi di scenaxD

Fatemi sapere i vostri pareri, scusate come al solito del ritardo e un bacione grande a tutti :)

 

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Capitolo 27
*** Capitolo 27 ***


 

 Le note a fine capitolo..

Buona lettura!

 

 

 

 

 

 

Capitolo 27

- Lo sai che se ti avesse visto un professore saresti già finita in presidenza?-

Disse con tono calmo, rilassato.

E senza capire il perché, senza riuscire ad a darsi un logica spiegazione che potesse spigare tutto, anche Sakura era calma.

Più che calma, sarebbe meglio definire stanca.

Guardò il suo profilo cercando di ignorare il cuore che batteva all’impazzata e chiedendosi di nuovo del perché non si trovasse già a cacciarlo via, ad urlargli contro quanto era arrabbiata con lui, invece di rimanere immobile a studiare per l’ennesima volta il suo profilo, pensando a quanto fosse bello e le solite idiozie.

Forse era il suo stato catatonico di tutti quei giorni o forse quella strana sensazione di vuoto e tristezza che la avvolgevano a renderla  così silenziosa.

E adesso, dopo quello che si erano detti le ultime volte,  dopo tutti i problemi che le aveva causato, si trovavano insieme sulla terrazza a guardare le nuvole sul cielo.

- Potrei dire lo stesso per te, cosa ci fa lo studente modello in una zona vietata?- rispose sarcastica.

E che studente modello, pensò ironica, tanto bravo da entrare in un organizzazione criminale per noia.

E poi si chiese per quale motivo le parlasse ancora. Sapeva di averlo ferito quel giorno con Sasori, anche se non aveva ancora ben capito del perché lui si fosse intromesso, e si chiedeva quindi del perché facesse finta di niente.

Represse tutti quei pensieri infantili e pieni di speranza che le suggerivano tutte quelle risposte assurde, come per esempio che lo facesse perché in realtà prova davvero qualcosa per lei, qualcosa di così forte da non riuscire a lasciarla ed altre baggianate.

- Ti ho vista passare davanti alla mia classe ed entrare qui- rispose breve, lasciando per sottointeso quindi che fosse venuto apposta per lei, che non fosse stata una coincidenza.

Lei rimase in silenzio senza saper cosa dire.

Pensò a quando ancora non era cominciato niente.

Quando era ancora la nuova arrivata chiusa e silenziosa, quando lo aveva incontrato le prime volte e per quei due anni si era limitata ad osservarlo da lontano, cercando di auto convincersi che non le piacesse affatto, che si trattasse di semplice attrazione infantile.

E allora si sarebbe solo sognata di trovarsi in una situazione del genere come quella che stava vivendo.

Di trovarsi accanto a lui da sola su un terrazzo, di conoscere così tante cose di lui, di esserne così perdutamente innamorata.

Perché era quello infondo, una stupida ragazzina innamorata di un tipo misterioso e assolutamente incomprensibile.

Quell’Itachi dell’imponente famiglia Uchiha, quello dallo sguardo enigmatico, al centro dell’attenzione di tutti, irraggiungibile e avvolto da un alone di mistero che attraeva come una calamita. Come  anche quello che voleva diventare un medico, e amava i bambini, che le era parso di intravedere quei tempi.

Era come la mela di Adamo ed Eva, quella mela sul ramo più alto, sull’albero proibito, nella zona del peccato.

Come quella mela che sai che non dovresti mangiare, che non potrai mai raggiungere su quel ramo, perché non sei abbastanza alta per raggiungerlo, non sei abbastanza importante, ma la vuoi comunque, la desideri in continuazione e non riesci a togliertela dalla testa.

Poi quando le cose sembravano prendere una piega buona, che mai si sarebbe aspettata, si era ritrovata a cadere per terra. Mentre quel ramo dove la mela rimaneva appesa si alzava ancora di più, diventava sempre più irraggiungibile.

E in quel momento vorrebbe tanto chiedergli milioni di cose, del perché l’avesse baciata, del perché fosse venuto da lei quando l’aveva vista con Sasori, del perché si preoccupasse per una come lei se poi tornava freddo, se poi era fidanzato con quella Konan.

Ma non può, non ce la fa. È troppo stanca, è troppo vulnerabile, e un altro rifiuto, un'altra parola fredda e crudele non riuscirebbe a reggerla.

Devo dimenticarlo, pensò, devo dimenticarmi per sempre di lui e andare avanti.

E le tornò in mente Sasori, il suo corteggiamento, le sue parole, i suoi baci.

- Non c’è bisogno che mi eviti comunque-

Fece ad un tratto lui e Sakura sussultò dalla sorpresa, riprendendosi dai suoi pensieri.

Che intendeva dire?

Lui si girò a guardarla e fissò quegli occhi nero pece in quelli verdi limpidi di lei.

- Ieri sera non ti sei presentata alla cena a casa mia, sono venuti solo Kira e la signora Sawako –

Sakura sgranò gli occhi sorpresa. Poi abbassò lo sguardo triste. Sua madre non le aveva detto niente della cena, non si erano proprio parlate dopo quel discorso in camera sua, se proprio doveva essere sincera. Non c’era da stupirsi che non le avesse detto niente. Nessuna delle due aveva trovato ancora il coraggio di guardarsi in faccia, soprattutto Sakura.

- Se è a causa della mia presenza che non sei voluta venire, allora mi dispiace. Mi dispiace se ti ho causato tanti problemi negli ultimi tempi. Sono stato uno stupido- Sakura rimase a bocca spalancata ad ascoltarlo.

- Ma viste comunque le tue ultime decisioni che hai preso riguardo la tua vita, direi che non c’è più niente da chiarire. Direi che se è questa la direzione che hai deciso di prendere, andando a fare la motociclista in quel luogo e frequentando quello, allora tutte le nostre incomprensioni non hanno più valore. Evidentemente mi ero fatto un idea su di te e ho agito di sproposito in base a quelle  e forse per te è lo stesso, ma adesso non c’è più nulla per cui litigare. È meglio per tutti se dimentichiamo tutto quanto e facciamo finta di niente. –

- Quindi puoi venire insieme a Kira da noi tutte le volte che vuoi, la mia presenza non deve più essere un motivo di fastidio- concluse freddo.

Sakura strinse i pugni con rabbia.

Lei e le sue stupide speranze.

Quindi era questo il motivo per cui era venuto a parlarle? Per darle una specie di addio con scuse incomprensibili e dirle come al solito di dimenticare tutto, di fare finta che loro due non si siano mai conosciuti perché era meglio così, perché era rimasto deluso da quello che lei si era rilevata essere veramente?

Sentì una dolorosa stretta al cuore.

Era così che avrebbero reagito anche i suoi amici,una volta scoperto chi era lei veramente? Sarebbe stata questa la loro reazione?

Tutto ciò le faceva male, tremendamente male,e non sapeva nemmeno dire con precisione se quel dolore fosse provocato perché si aspettava una razione del genere o perché era stato proprio lui a dirle tutte quelle cose.

Tornò a guardarlo con sguardo triste.

- Se è questo quello che vuoi, allora va bene. Non credere però di potermi giudicare in questo modo solo per delle mie scelte di vita. Solo perché non conoscevi alcune cose di me, non vuol dire che io ti abbia mentito. Non ho mai finto con te, sono sempre stata me stessa, sempre. Se c’è qualcuno qui che invece ha recitato per tutto il tempo sei stato tu. Anch’io mi ero fatta un idea su di te, credevo veramente che fossi diverso, che ci fosse qualcosa di più, ma mi sbagliavo- Itachi spostò lo sguardo altrove, come fosse consapevole di quello che le stava dicendo e rimase in silenzio.

Sakura si alzò in piedi, davanti a lui, pronta ad andarsene.

- E mi dispiace, ma non posso dimenticare tutto questo- e dopo avergli dato le spalle, con il cuore a mille,  cominciò ad allontanarsi in fretta.

Arrivata alla porta allungò la mano verso la maniglia e fece per aprire quando si sentì afferrare d’un tratto da dietro.

La presa sulla mano la fece girare completamente fino a trovarsi davanti al moro che la spinse con un unico movimento verso il muro bloccandola tra le sue braccia.

Ebbe solo un attimo per concepire che si ritrovava il suo viso a pochi millimetri di distanza prima di ritrovarsi le sue labbra premere con energia verso le proprie.

E lì, senza più ragionare, senza più farsi domande sul perché o sul come, decise semplicemente di chiudere gli occhi e rispondere con foga a quel bacio.

Sentì la lingua di lui cercare di farsi spazio tra le sue labbra e lei in risposta le aprì in attimo, desiderosa di ritrovare il suo sapore, di poterlo assaporare più a fondo.

Lo sentì afferrarle i polsi e portarli entrambi ai lati del suo capo, mentre con il corpo si avvicinava, aderendo completamente al suo.

Ogni cellula di lei andò in fiamme a quel contatto, al sentire tutto il suo corpo caldo a contatto con il proprio.

Il cuore batteva all’impazzata e all’altezza dello stomaco sentiva un calore insopportabile aumentare, scendere e spostarsi al basso ventre, provocandole migliaia di brividi e un desiderio forte che non aveva mai provato.

Continuò a ricambiare in un bacio rabbioso, che sembrava nascondere mille risposte, mille desideri.

Il moro le lasciò un polso per spostare la mano sul fianco di lei, stringendo con una presa forte e dolce allo stesso tempo.

Lei avvolse il braccio attorno al collo di lui e si attaccò ancora di più al suo corpo quando sentirono improvvisamente dei passi avvicinarsi.

Si staccarono di botto, e Sakura cercò di capire cos’era appena successo, mentre tentava di mettere a fuoco il ragazzo davanti che sembrava affannato e accaldato tanto quanto lei.

- Hey Rikudo che stai facendo lì? La lezione sta per cominciare-

- E’ che mi è sembrato di sentire delle voci..beh non  importa, arrivo subito!-

Sentirono a poca distanza dalla porta.

Quando udirono poi dei passi allontanarsi Sakura fece un sospiro di sollievo, poi tornò a guardare Itachi.

Lui la osservava con sguardo indecifrabile, le guance ancora arrossate dalla foga di prima e il respiro leggermente accelerato.

- Addio Sakura..- sussurrò e i suoi occhi sembravano veramente tristi, come se davvero non volesse tutto questo, come se stesse per partire per sempre e volesse darle un ultimo saluto.

Sembravano nascondere qualcosa, qualcosa di pericoloso, quegl’occhi .

Sakura rimase in silenzio a guardarlo senza riuscire a dire nulla, mentre lo vedeva allontanarsi e rientrare per primo dentro scuola.

Si portò una mano al petto come per cercare di calmare i battiti frenetici del suo cuore.

Ripensò a quello che era appena successo e a tutte le sensazioni travolgenti che aveva appena provato.

Possibile che si potesse arrivare a provare tanto anche solo con un bacio, possibile che tutto questo lo provasse proprio con lui?

Doveva dimenticarsi di Itachi Uchiha, doveva dimenticarlo per sempre.

Ma ora, ora che aveva appena dato un morso a quella succosa mela proibita, sarebbe riuscita nel suo intento?

 

 

 

 

Aaaaaallora..ma ciao!!! Che mi dite di bello?? XD

Vabbè, bando alle ciance, che ne dite del capitolo??? Sono stata molto indecisa sul come scriverlo..eeee sì ho aggiunto una piccola scena piccante tra la protagonista e il nostro bel moretto..che dite vi è piaciuta?? Non è che io sia proprio esperta nel descrivere queste scene quindi fatemi sapere dove ho fatto schifo e se non ha trasmesso niente..ci tengo! Allora..ve lo aspettavate una reazione del genere da parte del moro?? ormai si sta dimostrando sempre più imprevedibile eh..e per chi lo aveva tanto richiesto ho voluto dedicare tutto il capitolo a loro..:P e poi vorrei sapere quale scena del bacio avete preferito..se con sasori o con itachi :)

Ok ok..sono stra insucura su questo capitolo...quindi scappo va..pima che mi arrivino le verdure marce addosso!

un bacio e al prossimo capitolo che spero arriverà al più presto!

Alla prossima,

lovemusic ;)

 

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Capitolo 28
*** Capitolo 28 ***


Ecco finalemnte il capitolo, anche se vi avviso, sarà un capitolo di passaggio ;)
Buona lettura e scusate per l'attesa!



Capitolo 28

 

- Sono arrabbiate con me, vero??-

Naruto si girò sorpreso dalla sua parte, mentre Sasuke si limitava a un espressione accigliata.

Sakura continuò a mantenere lo sguardo verso la porta della classe da cui erano appena uscite le due amiche, per andare da chissà quale parte.

Dall’altro giorno in cui era scappata da loro per andare al terrazzo, dove poi era successo..tutto quello, le due sembravano  evitarla.

Ino pareva furiosa con lei e anche Hinata infondo, per quanto tentasse di rimanere gentile nei suoi confronti, rimaneva delusa, delusa da lei.

Naruto cominciò a ridacchiare nervoso portando una mano dietro la nuca.

- Ahahah ma no Sakura-chan, sarà sicuramente una tua impressione!! Magari sono solo sovrappensiero!-

- O magari si sono stancate di avere un rapporto d’amicizia a senso unico..- fece con tono calmo il moro davanti.

Lei e Naruto si girarono a guardarlo di scatto.

- Ehy teme la vuoi finire con le tue stupide frasi senza senso?? Non impicciarti nelle questioni degli altri!-

Cominciò a urlargli addosso il biondo mentre Sakura continuava ad osservarlo in silenzio.

Sasuke si limitò a ricambiare quello sguardo senza rispondere all’amico.

- Non è un amicizia a senso unico, tengo molto a loro- rispose seria lei e nel frattempo mille pensieri al riguardo cominciarono ad affollarle la mente.

Lui inarcò un sopraciglio e si spostò completamente verso di lei.

- Ah no? strano , a vedervi sarebbe difficile da capire, lo sarebbe per tutti. Se anche fosse che veramente ci tieni, non è che tu l’abbia mai dimostrato molto direi- sentenziò l’altro con calma facendo diventare il biondo rosso dalla rabbia.  Sakura rimase immobile, ferma come una statua.

- Ma brutto teme!! La vuoi finire con queste cavolate!! Sakura-chan tranquilla, davvero, sono sicuro, anzi, siamo tutti certi che anche tu sei legata a loro, non c’è mica bisogno di appendere i manifesti, va bene anche come sei tu..-

Sbatté le palpebre perplessa, va bene anche come sei tu??                     

Ignorò per il momento quelle parole associandole a una incapacità del biondo nel raggruppare due parole insieme e si concentrò sull’altro.

- Strano che uno come te mi venga a fare la predica su come si dimostra l’amicizia verso qualcuno, no?- fece con una non tanto celata vena di nervosismo.

Lui sorrise divertito.

- Beh io almeno non vado a dire che faccio le cose diversamente da come sono o di comportarmi da bravo amico. Ma visto come sembri convinta allora dimmi, sai che Naruto e Hinata hanno cominciato a frequentarsi?- la rosa spalancò gli occhi sorpresa e girò il capo a guardare Naruto, che nel frattempo era diventato rosso come pomodoro dall’imbarazzo.

- He he..S-Sakura-chan, scusa pensavo lo avessi già saputa da Hinata..-

- Oh..- fece lei confusa, mentre una sensazione di tristezza a cui non riusciva a dare spiegazione si faceva strada in lei.

- Sono felice per voi..-

- Ah e un'altra..- fece Sasuke, attirando nuovamente l’attenzione smarrita di lei su di se.

- Sapevi che i genitori di Ino hanno deciso di divorziare? Non che sia una che fa trasparire molto quando è triste ma..se persino io che non ho rapporti di grande confidenza con lei lo so, mi meraviglia che tu ne rimanga tanto sorpresa, e che non ne sia stata informata-

Sakura rimase semplicemente spiazzata.

Tornò a guardare verso la porta come a voler cercare le loro figure, mentre un forte moto di tristezza la avvolgeva completamente.

Improvvisamente si sentiva come un pesce fuor d’acqua.

Si puà sapere dov’era stata in tutto quel periodo?? Perché non le avevano detto nulla?? Possibile che dopo tutti quei sforzi fatti per ambientarsi e legarsi a loro, per uscire da quella boccia di vetro che l’aveva sempre tenuta esclusa, si fosse di nuovo isolata e persa tra i suoi pensieri e i suoi problemi?

Sentì di nuovo quella familiare sensazione di angoscia che provava quando Hiroshi le toglieva tutte le certezze che si creava nella sua vita, quando tutte le sue abitudini e piccole gioie scomparivano per dare spazio al vuoto più totale, dove c’era lei, che aveva finito per il rimanere sola, lontana da tutti.

Lontana da sua madre, lontana da gli amici, lontana da tutta la realtà e gli affetti che la circondavano.

- In conclusione- aggiunse il moro affondando i suoi occhi profondi in quelli persi di lei- se dovessimo classificarti al livello di amicizia tra tutti noi direi che..risulteresti poco più di una conoscente-

- Teme!! Finiscila!!-

Sakura spostò lo sguardo altrove, senza riuscire a contro rispondere in alcun modo.

Infondo, pensò, lo sapeva.

Sapeva benissimo quanto fossero vere quelle parole, quanto questo fosse stata lei stessa a causarlo.

Non aveva fatto altro che tenere segreti e mentire per pura paura di non essere capita ed allontanata, senza rendersi conto che in tal modo aveva ottenuto solo il risultato contrario.

Sapeva tutto questo, lo sapeva bene, ma il sentirselo dire in faccia in quel modo, trovarsi ad ammetterlo realmente le aveva fatto male.

Tutto questo faceva davvero molto male.

Sasuke continuò a studiare pensieroso la reazione della ragazza, ignorando le prediche dell’amico e concentrandosi solo su di lei.

Chissà se in questo modo, le cose si sarebbero finalmente un po’ smosse, pensò.

Sakura passò la ricreazione e il resto delle ore in silenzio a guardare fuori dalla finestra, sbirciando di tanto in tanto le sagome delle sue amiche che seguivano con tranquillità la spiegazione del professore.

Che razza di amica falsa, che era stata.

Non aveva fatto altro che pensare ai suoi problema senza mai concentrarsi sulle persone intorno, senza mai darle importanza.

Era questo che Itachi vedeva in lei e che non voleva, pensò con sofferenza, era per questo che le aveva detto addio, che ogni volta se ne andava?

Si sentì male a ripensare a lui, al calore del suo corpo, alle sue labbra, al suo sguardo triste.

Accantonò il pensiero e si concentrò sulla spiegazione.

All’uscita dell’edificio scolastico camminava a testa basta e pensierosa sena tener conto di nessuno, desiderosa soltanto di ritornare al più presto a casa.

Desiderosa che diventasse al più presto sera per poter salire in moto, e partire, partire a tutta velocità.

A pochi metri dalla svolta per prendere la prima via a destra si sentì afferrare per un braccio e quando girò il capo per vedere chi fosse spalancò gli occhi sorpresa.

 

 

 

 

 

 

- Hai freddo per caso?- disse notando che le sue spalle tremolavano senza sosta.

Sakura continuò a guardarlo come fosse pazzo.

- Fammi capire, mi hai trascinata fino a qui per chiedermi se ho freddo??-

Lui allargò le palpebre sorpreso e infine prese a giocherellare con la catenina dei jeans a disagio.

- No..certo che no..e scusami, non volevo trascinarti in quel modo. Solo che non volevo ci vedessero-

- Non credo ci fosse comunque bisogno di fare tutta quella scena!!-

- Lo so..perdonami-

Lei rimase per qualche attimo a fissarlo in silenzio.

Fece per parlare quando fu interrotta dalla sua voce.

- So che non ho nessuna scusante per averti trascinata a venire con me..ma vorrei lo stesso che mi dessi la possibilità di chiarirmi e di spiegarti tutto..me lo permetterai?-

Studiò i suoi lineamenti per qualche minuto nel silenzio più totale.

Infine si lasciò andare a un sonoro sospiro e stringendosi nel suo sottile giacchetto in quella giornata così folata puntò i suoi occhi verdi smeraldo su quelli persi di lui.

- Va bene, non c’è bisogno di fare tutti questi giri di parole-

Lui sorrise raggiante.

Lei rimase seria a fissarlo.

- Yahiko, cos’è che vuoi dirmi?-

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

muahahahahah, ok ammetto che mi sono sentita particolarmente sadica nello scrivere l'ultimo pezzo!
Chi di voi aveva capito che si trattasse di Yahiko? a chi avevate pensato altrimenti??
Tralasciando questo, buona sera care lettrici ( e lettori se vi sono) ! Dopo una lunga attesa, e mi scuso di nuovo per questo ma cause maggiori me l'hanno impedito, sono riuscita finalemente a postare!!
Che ne pensate del capitolo?? Ovviamente non mi convince affatto, avrei voluto scrivere molto di più ma essendo di passaggio avrei finito con il dare troppe informazioni..
Non so se avete notato..ma sembra che negli ultimi capitoli pubblicati la vita di Sakura stia prendendo una piega piuttosto spiacevole sotto tutti i punti di vita, sembra che tutto stia andando a rotoli..e questo è quello che ci porterà alla fine del racconto, dove la nostra protagonista dovrà finalmente decidersi a fare qualcosa per riparare la situazione e trovare una direzione nella sua vita, secondo voi come andrà a finire??
Spero non vi stiano annoiando sinceramente, ho questa paura inconscaxD
Fatemi sapere miraccomando :)
Ringrazio di nuovo per tutte le persone che mi seguono e recensiscono, come state?? come vi butta la vita?? :)
Fatemi sapere, un bacio grande
lovemusic

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Capitolo 29
*** capitolo 29 ***


Felice anno nuovo a tutti i lettoriii!!

Vi avviso che essendo gli ultimi capitoli per necessità ho raddoppiato la lunghezza di questi capitoli poi fatemi sapere se invece sarebbe meglio farli più brevi.

Le note a fine capitolo,

buona lettura! 

 

Capitolo 29

Lui sorrise raggiante.

Lei rimase seria a fissarlo.

- Yahiko, cos’è che vuoi dirmi?-

 

- So che ti sembrerà assurdo..ma vorrei che tu mi aiutassi-

Sakura rimase per un attimo interdetta.

- Aiutarti?-Lui si guardò attorno a disagio.

- Riguarda Konan-

Roteò gli occhi al cielo. Che altro altrimenti? Doveva immaginarlo.

- Yahiko ti ripeto per l’ennesima volta che io e Konan non siamo –

- Lo so lo so- la interruppe il ragazzo sospirando.

- L’altra volta, hai fatto quello che ti ho chiesto-

Lei spalancò gli occhi sorpresa.

 - Anche se non mi conoscevi affatto e non sei in buon rapporti con lei hai deciso comunque di aiutarmi-

Sbuffò scocciata.

- Questo non vuol dire che-

- Che mi aiuterai di nuovo sì so anche questo-

Passò qualche attimo di silenzio.

- Solo che davvero, sei l’unica persona a cui posso chiederlo..nessuna di quelle sue amiche mi ascolterebbe-

Sakura pensò che effettivamente quelle amiche dovevano essere molto più intelligenti di lei al momento.

- Io vorrei che tu le parlassi..-

Si passò una mano tra i capelli innervosita.

Perché cavolo si trovava ancora lì??

Con tutto lo stress che aveva dovuto sopportare in quei giorni in quell’ istante sentiva solo il bisogno di tornare a casa e dormire.

E magari chissà, non svegliarsi più.

Sì, voleva solo questo.

Cominciò a indietreggiare con passi lenti e trascinati.

- Senti Yahiko, mi dispiace, mi dispiace davvero ma non posso aiutarti-

Lui spalancò gli occhi sorpreso.

-  Ho già parecchio a cui pensare da me e soprattutto non ho alcun interesse ad aiutare una come Konan, già non capisco come tu possa preoccuparti tanto per una persona del genere, quindi..-

Voltò le spalle al ragazzo e fece per incamminarsi.

- Sakura aspetta!-

- Io capisco di non poterti costringere, ma credimi Konan non è come credi, lei non è cattiva..ha solo paura di non essere accettata se si mostrasse realmente per com’è-

Sakura a quelle parole sorrise ironica.

Allora infondo ce l’avevano qualcosa in comune.

Yahiko cominciò a camminare in cerchio portandosi le mani tra i capelli con fare agitato.

- E’ solo che si tratta di una questione importante. Se Konan e Itachi continuano così, potrebbero davvero finire in guai seri-

Il corpo di Sakura divenne di marmo.

Si girò di scattò verso il ragazzo.

- A che ti riferisci?-

Lui si fermò a guardarla con aria improvvisamente più controllata.

- Sei disposta ad aiutarmi?-

Si avvicinò a lui con passi decisi.

- Vedremo, credo che prima dovrai spiegarmi un po’ di cose-

Si guardarono in silenzio per qualche attimo, poi lui annui lentamente e le prese una mano.

- Seguimi-

 

 

 

- Da dove vuoi che inizi?-

- Dall’inizio, spiegami tutto per favore - rispose seria e con il cuore che batteva a mille.

Non poteva farsi sfuggire nulla, non voleva più nessun fraintendimento.

- Beh allora..immagino tu ti sia chiesta come mai uno come me voglia aiutare Konan-

Si limitò ad osservarlo con attenzione

- ..vedi io e lei siamo amici di infanzia-

Lei lo fissò perplessa.

- Io Konan e un nostro amico, Nagato, eravamo diventati migliori amici quando eravamo all’orfanotrofio-

Rimase di sasso.

Orfanotrofio?

- Intendi dire che..?-

- Sì, è stata adottata, i suoi veri genitori l’hanno abbandonata quando nacque così la sua infanzia l’ha passata all’orfanotrofio, dove ha conosciuto poi me e Nagato –

A stento riusciva a credere a quelle parole.

-  Il punto è che prima che venisse adottata..io lei e Nagato avevamo preso una brutta strada..non era facile sopravvivere nella zona in cui siamo cresciuti, venivamo denigrati e disprezzati da molti, così per cavarcela  in qualche modo abbiamo provato ad inserirci in quei gruppi di teppisti. Eravamo così stupidi..-

Sakura rimase in silenzio ad ascoltare.

Sapeva di cosa stava parlando. Sapeva quanto la solitudine riuscisse a portare a gesti estremi.

- Facevamo di tutto per compiacere i ragazzi più grandi che comandavano. Spesso ci mandavano a rubare nelle case dei ricchi, per testare la nostra fedeltà..o probabilmente solo per divertimento..fatto sta che noi eseguivamo gli ordini..fino a che un giorno ovviamente non fummo scoperti-

 

/ FLASHBACK/

 

 

- Nagato muoviti!!sei sempre la solita lumaca!- esclamò sussurrando il ragazzino dai capelli color rame.

- Nagato su! O ci scopriranno!- ripeté la bambina dai corti capelli blu.

- Eccomi! Scusate ma mi sembrava di aver visto qualcuno..-

- Non dire cavolate Chiyu ci ha detto che oggi erano partiti tutti!-

Il ragazzo dai capelli rossi , lunghi tanto da coprirli in parte gli occhi, chinò la testa dispiaciuto.

- Lo so ma credevo davvero di aver visto qualcuno..-

Konan roteò gli occhi al cielo sbuffando.

- Sei il solito fifone!-

Yahiko fece un profondo respiro e cominciò a incamminarsi tra i cespugli.

- Lasciamo perdere ora, forza andiamo!-

Konan sorrise guardandolo con occhi che brillavano dall’adorazione.

- Ecco visto Nagato, dovresti essere più coraggioso, proprio come Yahiko!-

E corse a raggiungerlo.

Il ragazzo rimasto per ultimo si affrettò a raggiungerli borbottando un “ sempre la solita storia..”

Camminarono per un po’, stando attenti a non stare troppo in vista, in caso di telecamere, perché ormai sì, erano diventati esperti, e arrivarono infine alla loro meta.

Guardarono per un attimo la finestra socchiusa come fosse il Santo Graal, poi si inoltrarono all’interno di essa.

Si fissarono tra loro perplessi.

- Hey ragazzi..a me questa non sembra la camera di un bambino..- sussurrò Nagato agitato.

- Non è che per caso ci hanno detto una cavolata..-

- Sta zitto!- lo interruppe urlando l’altro per poi ricordarsi l’attimo dopo di aver alzato troppo la voce.

Guardò in cagnesco l’amico.

- Non dire cavolate Nagato!! Sicuramente avremo capito male le indicazioni, Chiyu non ci direbbe mai una bugia, ha detto che ormai siamo anche noi le gruppo e tra compagni non ci si frega!-

Continuò  sussurrando e guardandosi in torno con fare sempre più agitato.

- Lui non lo farebbe mai..ne sono sicuro..- e voltò loro le spalle cercando di trovare una soluzione.

Quella casa era enorme, come avrebbero fatto a trovare la camera senza indicazioni, prima che qualcuno della servitù li scoprisse?

Konan guardò i due con fare preoccupato, poi si avvicinò al ragazzo dai capelli rossi dandogli una pacca sulla spalla. Non le piaceva vederli litigare in quel modo.

-  Dai..lo sai che non ce l’ha con te..-

Poi cominciò a guardarsi intorno con occhi curiosi.

Quella camera da letto doveva essere sicuramente dei genitori. Era grande e luminosa, con un enorme letto dall’aria decisamente comoda e un armadio che la ragazza si sarebbe solo sognata di poter avere.

Senza accorgersene si avvicinò e aprì un anta di essa.

- Bene..per prima cosa, dobbiamo controllare se ci sono persone in giro.. –

Guardò meravigliata tutti quei vestiti eleganti. Portò una mano e cominciò ad accarezzarli.

- E magari potremmo provare a cercare la camera giusta..-

Quelli sì che erano abiti da principessa!

- O forse potremmo semplicemente prendere qualche gioiello di valore che troviamo qui così non torniamo a mani vuote..-

- Che bello..chissà se da grande potrò mettere anche io un vestito del genere..-

I due ragazzi si girarono stupiti a guardarla.

La loro compagna stava con un lungo vestito blu notte tra le braccia e un sguardo sognante di fronte lo specchio.

- Konan! Smettila di sognare e non toccare niente! Non devono trovare niente fuori po-

- E voi chi siete?-

I tre si gelarono all’istante.

Girarono lentamente lo sguardo verso la porta.

Una donna dai lunghi capelli biondi, alta e dai brillanti occhi azzurri li osservava perplessa.

- Come avete fatto ad entrare qui?- continuò avanzando a passi lenti verso di loro.

I tre cominciarono a sudare freddo.

Yahiko diede una fugace occhiata alla finestra ancora aperta.

Troppo lontana.

- Ecco..noi..- cominciò a balbettare.

- Noi stavamo cercando un bambino che abita qui- continuò prontamente Nagato.

I due si voltarono a guardarlo meravigliati.

Yahiko sorrise compiaciuto.

- Un bambino?-

- Sì un bambino, Itachi!-

La signora continuò a guardarli sempre più perplessa.

- Volevamo chiamarlo per giocare ma non sapevamo dove trovarlo..- concluse il rosso.

La donna bionda allora incrociò le braccia al petto con fare scettico e rimase ad osservarli incuriosita per un po’.

Vide lo stato trasandato e un po’ malandato dei loro abiti fino a posare gli occhi sulla ragazzina accanto lo specchio.

Il suo viso assunse un espressione ancora più confusa al vedere il suo vestito blu dello scorso anniversario tra le sue esili braccia.

Konan cominciò ad annaspare presa dal panico.

- I-io..stavo solo vedendo..- e si sbrigò a poggiarlo sul letto, gettandolo con una foga tale che sembrava scottasse.

- Mi scusi..- 

La donna continuò ad osservarla incuriosita in silenzio.

Infine si voltò verso gli altri due.

- Mi dispiace avvisarvi che cui non c’è nessun bambino di nome Itachi –

Poi per un fugace istante, i suoi occhi sembrarono perdersi nel vuoto.

- Non c’è proprio alcun bambino qui..- sussurrò come stesse parlando più a se stessa.

La sua voce tornò poi decisa.

- Credo che abbiate sbagliato isolato, forse cercavate Itachi  della famiglia Uchiha che si trova tra tre strade parallele. Questa è casa Mitsubishi –

- E voi sinceramente non mi sembrate i classici amici che frequenta quel bambino..da dove venite?-

  / flashback/

 

                            

- Da quel giorno le cose presero una piega diversa..-

- La signora Mitsubishi cominciò a visitare sempre più frequentemente il nostro orfanotrofio per vedere Konan..fino a quando non decise di adottarla-

Sakura non sapeva cosa dire. Era rimasta sbalordita.

- A quanto pare non potevano avere figli e avevano finito con l’innamorarsi di lei-

Incrociò le braccia strette al petto.

E dire che si dava tutte quelle arie e la derideva perché lei invece non apparteneva a quella tanto elogiata classe altolocata!

Nemmeno lei ne faceva realmente parte!!

- Se posso essere sincera mi è sfuggito il punto dove lei sarebbe dovuta diventarmi simpatica. Con quel passato alle spalle il suo comportamento adesso risulta solo più arrogante di quanto già non lo fosse- rispose secca.

Poi si ricordò che doveva portare ancora un po’ di pazienza.

Doveva andare infondo per scoprire cosa c’entrava Itachi in tutto questo.

Sapeva di non doverlo fare, che lui ormai non le riguardava più, che doveva dimenticarlo.

Peccato che stesse facendo l’opposto.

Yahiko spostò lo sguardo altrove, pensieroso.

- Te lo ripeto..credimi Konan non è cattiva come credi, non è stato facile dopo l’adozione per lei ambientarsi in quel mondo con amici completamente diversi da quelli con cui era abituata ad avere contatti, soprattutto quando poi anche Yahiko è stato adottato e portato via..ma comunque non posso costringerti a cambiare opinione sulle persone, quello dipende da te..-

Sakura lo guardò in attesa.

- In conclusione posso dirti che non è mai diventata come loro, anche se non lo dimostra, ha continuato ad avere idee tutte sue. E’ stato questo a farla andare tanto d’accordo con Itachi –

Un brivido scese lungo la colonna vertebrale della rosa.

- Sono diventatati amici fin da piccoli, lui effettivamente preferiva stare in compagnia nostra che con quelli della sua scuola- aggiunse sorridendo nostalgico.

- Aveva un modo di fare tutto suo sotto quella facciata da genio perfetto!-

Sakura cominciò a dondolare sulla sedia con fare nervoso.

E lei che credeva di essere stata l’unica a vederlo in maniera diversa, che Konan fosse troppo stupida per capirlo.

Invece erano amici d’infanzia.

- Il punto è che da quando il signor Mitsubishi e Il signor Uchiha hanno deciso di farli sposare per ampliare i loro campi negli affari le cose sono andate precipitando-

- Cosa?- esclamò Sakura prima ancora di rendersene conto.

Yahiko si portò le mani alle tempie con fare nervoso senza accorgersi dello stato di lei.

- Ho provato a farli capire che non devono permettergli di decidere così della loro vita, che così saranno infelici..ho provato a dirlo a lei..ma per loro tutto il carico delle società sta nelle loro spalle ed è loro responsabilità far in modo che vadano avanti. Così Konan da allora ha tagliato tutti i contatti con me e si rifiuta di parlarmi..-

- E in fondo potrei anche accettarlo, trovare un altro modo con calma per parlarle ma da quando ho saputo che Itachi è entrato in un organizzazione criminale per scoprire chi è che vuole far crollare l’impresa Uchiha ho capito che non potevo più far finta di niente-

Tornò a guardare serio Sakura , che nel frattempo sembrava essere diventata di marmo.

- So che tutto questo ti sembrerà assurdo ma infondo anche il tuo patrigno  è a capo di quell’impresa.

Itachi non si rende conto del rischio che corre, se scoprono che vuole sabotarli si troverà in guai seri, lui e le società Uchiha e Mitsubishi  e sono sicuro, sono certo che Konan non ne sappia niente, non potrei mai credere che gli abbia permesso di fare una cosa del genere. Quindi ti prego Sakura, convinci Konan a permettermi di parlarle o nel caso estremo raccontale tutto tu –

- Questa cosa riguarda molte più persone di quanto pensi, te compresa-

 

 

 

 

 

 

Holaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa!!
Felice anno nuovo a tutte/i!!!
In realtà questo capitolo era pronto da un po' ma essendomi trasferita ho dovuto aspettare che mi trasferissero internet a casa nuova per pubblicarlo, mi dispiace!
A parte il tempo passato a festeggiare il fatto che non vivrò più con i miei genitori ( scappa una lacrimuccia felice) ho cercato di scrivere un capitolo decente e che dia una svolta più decisa verso la conclusione.
E quindi ecco la fatidica domanda finale, che ne pensate di questo capitolo??
L'ho riletto così tante volte che non saprei giudicare da me se non in maniera negativa!
é stato comunque un capitolo pieno di sorprese e soprattutto dove viene svelato il mistero di itachi e di konan, allora?? Sorprese o ve l'aspettavte? siete rimaste deluse??? é stato un capitolo noioso?
Fatemi sapere per favore e siate sincere, ne ho un disperato bisogno credetemi!
Sono avvolta da i miei soliti dubbi quindi fatemi sapere miraccomando!
Per il resto spero di non avere di nuovo qualche "blocco dello scrittore" e di riuscire a postare la più presto.
Un bacio,
lovemusic!

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Capitolo 30
*** capitolo 30 ***


Ed ecco qua il nuo capitolo!
Tenendo conto che avevo già avvisato che questi capitoli sarebbero stati più lunghi tengo comunque a precisare che sono completamente sprovvista del dono della sintesi e quindi ho finito per scrivere più di quanto avessi inizialmente deciso.
Tralasciando questo dettaglio, sperando che non vi addormentiate durante la lettura,
Vi auguro buona lettura!



Capitolo 30

Aveva dormito per quello che le era sembrato durare solo un istante.
Non aveva fatto altro da quando era tornata a casa.
Aveva varcato l’entrata ignorando palesemente sua madre e Kira e salito le scale come in uno stato di trance.
Infine si era sdraiata a peso morto sul suo grande e morbido letto e guardato il soffitto per quelle che le erano sembrate ore senza fine alla ricerca disperata di un po’ di sonno.
Alla ricerca di un po’ di pace.
Perché quella giornata era stata un perfetto esempio di come probabilmente sarebbe stato l’inferno.
Si era resa conto di aver perso le sue più care amiche, di aver vanificato tutti i suoi sforzi per socializzare e reinserirsi nella vita normale e infine aveva scoperto la verità su Konan e Itachi.
Una verità che l’aveva sconvolta
Erano amici d’infanzia, il loro fidanzamento era stato deciso dai loro genitori e la verità per la quale Itachi era entrato nell’Akatsuki era lo spionaggio.
Tante, troppe scoperte.
Improvvisamente si sentiva come un estranea che approdava in un pianeta sconosciuto, dove tutto è ignoto e niente le appartiene.
Era di nuovo in quella stramaledetta bolla di vetro, di nuovo immersa nel caos più totale della sua mente.
O forse era lei ad esagerare come al solito?
Per quanto al momento si trovasse in bilico, era riuscita ad ottenere dei notevoli cambiamenti nella sua vita.
E non tutto era così perso come voleva auto convincersi.
Prese tra le mani il telefono e aprì la cartella dei messaggi in arrivo.
I primi cinque appartenenti tutti alla medesima persona.
 Sorrise divertita.
In fondo era rimasto ostinato e cocciuto come quando l’aveva conosciuto qualche anno prima.
Premette su uno di essi e cliccò sul tasto rispondi.
Digitò poche parole e rigettò l’apparecchio tra i meandri delle coperte.
Si sistemò meglio sul letto e chiuse gli occhi.
Dato l’impegno che si era presa per l’indomani sarebbe convenuto dormire per lo meno qualche ora.
Pochi minuti e finalmente cadde nel mondo dei sogni.




- Buon giorno..-
- Buon giorno-
- Di un po’..non dovresti essere a scuola in questo momento?- fece scherzoso.
- E tu non dovresti essere a lavoro?-
Sasori sorrise divertito.
- Bene..vorrà dire che andremo a fare i fuggitivi da qualche parte-
Sorrise. – Buona idea-
E senza che lei se ne rendesse conto le prese il volto tra le mani dandole un delicato bacio a fior di labbra.
- Certo che ne hai impiegati di giorni per farti risentire..per un attimo ho pensato che dall’ultima volta avessi avuto dei ripensamenti-
Sakura rimase per qualche attimo rigida sul posto.
Non si era aspettata da subito quella reazione così audace.
Puntò i suoi occhi verdi in quelli castani del ragazzo che sembravano guardarla come non ci fosse altro al mondo.
Effettivamente non sapeva nemmeno lei di preciso cosa l’avesse spinta a ricontattarlo.
Non tanto perché presa dai ripensamenti, quanto dagli ultimi avvenimenti trascorsi che l’avevano resa confusa e persa.
Le sembrava scorsa un eternità dal loro ultimo e dolce incontro, soprattutto dopo aver incontrato Yahiko.
Eppure la sera prima, dopo aver trascorso tutte quelle ore a pensare e ripensare, le era venuta voglia di vederlo.
Abbassò un attimo lo sguardo imbarazzata per poi riportarlo su di lui.
I capelli rosso scuro ribelli e trasandati come il loro padrone, la giacca verde militare aderente e con il pellicciotto bianco che gli davano l’aria molto più giovane e frizzante di come fosse più solitamente abituata a vederlo e quell’espressione tentatrice ed enigmatica, che l’avevano sempre messa a disagio.
Evidentemente certe cose non sarebbero mai cambiate.
Quel potere che ogni volta aveva su di lei quando si incontravano, quella sensazione di paura e attrazione fatale che esercitava su di lei sarebbe sempre rimasta.
I suoi occhi sarebbero sempre riusciti a darle quei brividi d’eccitazione ogni volta che li puntava sui suoi, ne era certa.
Eppure ormai c’era qualcosa di più.
Quell’irritante e provocatore ragazzo dai capelli rossi ora la teneva tra le braccia e sorrideva.
Erano loro due, di giorno, accostati sulla sua bella e costosa auto a darsi il buon giorno.
Prese a sua volta il suo viso tra le mani e sorrise divertita.
- Beh..diciamo che l’idea di te che stai lì a penare per me non mi disgusta del tutto, forse è stato per questo-
Senza lasciargli tempo di rispondere riavvicinò le loro labbra approfondendo il saluto di poco prima.
E come fossero nuvole di fumo soffiò via tutte quelli immagini, tutti quei pensieri su quella persona sbagliata, su quello cui si era ripromessa di non pensare più.
Perché ormai aveva accettato la realtà su quel ragazzo moro e dal sorriso gentile.
Tutto quello su cui si era convinta di sapere, di pretendere, non erano state altre che illusioni.
Il ragazzo a cui aveva sempre rivolto i suoi pensieri non era lo stesso che pensava e ormai i loro destini erano stati decisi.
Lui stesso aveva deciso il suo destino.
Poco contavano le parole di Yahiko, lo sapeva.
Si staccò con lentezza dal bacio rimanendo ancora per un po’ ad occhi chiusi.
- Che cos’hai?-
Sbatté più volte le palpebre e si staccò velocemente da lui, ancora un po’ intontita.
Si maledì per l’ennesima volta.
Doveva smetterla con tutti quei pensieri, non ne valeva più la pena.
- Niente..sono solo un po’ sovrappensiero-
Lui fece un espressione maliziosa e il suo solito sorriso sghembo.
- Lo sarai ancora per poco, ho deciso di rendere questo secondo appuntamento molto più interessante di quanto tu creda..-
Lei inarcò un sopraciglio perplessa.
- Secondo appuntamento?-
- Oh sì, e non preoccuparti, sarà il primo di molti-
E senza darle tempo di contro rispondere la trascinò in macchina e partì a tutta velocità.
- Spero scherzi- sussurrò terrorizzata.
Lui la fisso divertito.
- Ma dai..vorresti dirmi che ti fai tranquillamente giri suicidi su quella specie di arma da guerra con le ruote e hai paura di questo?-
Sakura deglutì a fatica continuando a guardare esitante quello che le si poneva davanti.
Due frisoni alti e imponenti mangiavano tranquillamente l’erba per terra trascinando di tanto in tanto lo zoccolo in avanti e dietro e agitando l’enorme coda nel tentativo di scacciare le innumerevoli mosche.
- N-no..certo che no..-
Lui scoppiò a ridere senza ritegno beccandosi uno sguardo raggelante in risposta.
- Fantastico, andiamo allora!-
Poco dopo erano in sella a passeggiare tranquillamente per quel prato che non sembrava avere fine.
Rimasero a parlare e punzecchiarsi a vicenda come una coppia alle prima armi per un tempo che non seppe definire.
Dalla luce accecante del sole stanziato in alto in cielo dovette constatare che fosse più o meno mezzogiorno.
- Quindi è davvero questa la prima volta che sali su un cavallo?-
- Già..direi che queste sono più cose che si addicono ai ricconi viziati come te-
- Oh beh questo è poco ma sicuro..per le piccole fuggitive come te invece ci sono le Kawasaki, no?-
Sorrise divertita continuando a guardare il paesaggio davanti.
Passarono qualche minuto in silenzio a ciondolare sulla morbida sella.
- In realtà non posso dirti di preciso quali fossero i passatempi preferiti dei bambini ricchi, a quei tempi non è che avessi tutti questi amici, se proprio vuoi saperlo i piccoli ereditari non sono dei tipi proprio socievoli-  
- Chissà perché l’avevo intuito..-
- Già, credo proprio che se avrò un figlio, lo manderò nelle scuole pubbliche, dove si potrà trovare almeno qualcuno sano di mente- fece con un aria stranamente seria e lo sguardo perso nel vuoto.
Sakura rimase a guardarlo intenerita.
Le sembrava ancora assurdo che quello fosse lo stesso ragazzo che aveva conosciuto ai depositi.
- Allora come hai conosciuto questo hobby?-
Lui la guardò con la coda dell’occhio studiando l’espressione del suo viso, poi tornò a guardare di fronte.
- E’ stato mio padre a farmi innamorare di tutto questo. Quando ero piccolo mi portava sempre con se a fare lunghe passeggiate e tornavamo solo quand’era ora di cena e mia madre ci aspettava all’uscio della porta tutta furiosa e pronta per la ramanzina. Dopo la sua morte ha continuato mio nonno, anche se inizialmente per un po’ di anni mi sono rifiutato di farlo, era qualcosa che associavo troppo a mio padre e non volevo condividerlo con nessun’altro-
Sakura lo guardò stupita.
Come lo capiva.
Comprendeva esattamente quello che sentiva.
Solo che lei a differenza sua, non era ancora riuscita ad andare avanti, ad accettare la presenza di una nuova figura paterna.
- E tu?- sussultò sorpresa, troppo presa dai suoi pensieri.
- Io cosa?-
- Tu non hai dei passa tempi  o hobby che facevi con tuo padre?-
In un attimo gli occhi della rosa si incupirono e le due pozze verdi divennero di un grigio tetro.
Fu solo un attimo, ma al ragazzo non sfuggì.
Tornò a guardarlo sorridente come se niente fosse successo.
- Beh a dire la verità non è che mi ricordi molto, ero ancora troppo piccola quando mio padre è morto..-
Sasori rimase in silenzio ad ascoltare.
-..anche se in effetti c’era qualcosa che facevamo sempre solo noi due e amavo, anche se forse è un po’ scontato..-
- Cosa?-
In quel momento Sakura sorrise come non l’aveva mai vista, con le goti leggermente arrossate, gli occhi limpidi e l’espressione serena.
- Mi portava al Luna Park come sorpresa e poi ogni volta salivamo sulla giostra del nostro quartiere. Era un po’ vecchia e lenta in realtà ma ai miei occhi ricordavo risultasse come la cosa più bella al mondo. Salivo lì e tutto cambiava, io ero una principessa sul cavallo bianco e papà..papà era il mio principe azzurro, era tutto il mio universo-
Rise imbarazzata.
- Lo so..è proprio infantile..-
Sasori la guardava imbambolato come incantato.
Accortosi degli occhi della rosa su di se arrossì e tornò a guardare davanti.
- Tsk..vorresti dire che non avevi problemi a salire su dei pericolanti cavalli di legno e hai tutta questa fifa per quelli veri?-
Sakura divenne rossa di stizza.
- Hey!! Fifa? Io? Ma fammi il piacere! Voglio proprio vederti su una moto da corsa, e poi vediamo chi è che ha fifa qui!-
Lui allora assunse la sua solita aria provocatoria.
- Ah sì? Vediamo se riesci a starmi dietro allora, ragazza coraggiosa!-
E in un attimo diede un leggero colpo di gambe e partì al galoppo.
Senza che potesse fare nulla il frisone sotto di lei prese energia incontrollato e partì al galoppo dietro il primo.
- AH! Ma sei matto!! Fermati!!feeee – gridò cercando di ritirare le redini il più possibile.
Sasori scoppiò a ridere divertito.
- Su su ragazza coraggiosa!! Cos’è, hai fifa?-
Sakura gli mandò un occhiata di fuoco prima di tornare con l’attenzione sull’animale sotto di se.
- Shhh, buono cavallino, buonoo.. ti prego!- sussurrò disperata.



- Me la pagherai, stanne certo-
- Ma dai…è stato così terribile?- fece sarcastico mentre riponeva la sua sella e quella di lei al proprio posto.
Sakura continuò a cercare di scrollarsi la paglia che le si era attaccato agli stivali.
- Tu stai in guardia, che la prossima volta che vieni al deposito la facciata di un tronco potrebbe essere l’ultima cosa che vedi-
Sasori sbuffò divertito.
- Esagerata..-
- Più tosto, sbrigati a cambiarti-
- Perché?-
- Vieni a pranzo da me-
Lei lo osservò scettica.
- Non capisco se il tuo è più un ordine o un invito-
- Direi una via di mezzo-
-  Oh beh, allora- e scosse la testa rassegnata.
In poco tempo si ritrovarono nella sua grande cucina, dal solito colore rosso lucente che le faceva ritornare alla mente diversi ricordi.
Cominciò a rigirarsi sulla sedia a disagio.
L’ultima volta che era stata in quel luogo, con lui, tutto era cambiato.
Dall’odiarlo a morte si era ritrovata a baciarlo sdraiata su un lungo e soffice divano bianco.
Il che non è proprio quello che si fa generalmente con le persone che si odiano.
- Che c’è? Non ti piace?-
- Ah? Ah no no-
- Eri di nuovo sovrappensiero?- fece attento.
Lei lo guardò stupita.
- Più o meno..stavo ripensando all’ultima volta che sono stata qui-
- Oh ti riferisci a quella volta in cui mi sei saltata addosso-
Lei spalancò la bocca sbalordita.
- Cosa?!-
- Che volevi farlo per forza insomma, ti riferisci ad allora no?-
Sakura arrossì fino a diventare bordò e rimase per qualche attimo shoccata.
- Io non ti sono saltata addosso! Ma che cavolo dici???-
La scrutò con la coda dell’occhio e sorrise mellifluo.
- Oh beh..se lo dici tu, sarà così..-
- E’ così di certo!- esclamò al colmo e con tutta furia si alzò in piedi e uscì a passi decisi dalla cucina.
Senza rendersene conto cominciò a camminare alla cieca in ricerca di qualche sfogo e salì le scale fino al piano superiore.
Lei che gli salta addosso, che assurdità!!
Arrossì  ancora di più al pensiero di dover ammettere quanto effettivamente si fosse comportata in maniera strana quella sera.
Ma non era in se, aveva appena avuto un incidente!
Sicuramente tutto ciò era stato causato da una qualche commozione cerebrale del momento!
Che bisogno c’era di spiattelarglielo in faccia in quel modo?
Fece un profondo respiro e cominciò a guardarsi intorno.
Perfetto.
Tra tutti i posti doveva proprio andare in camera sua, così si che faceva la figura della maniaca.
- Sei ancora arrabbiata?-
Si girò di scatto e lo vide appoggiato allo stipite della porta.
- Figurati- fece scontrosa.
Lui sorrise divertito avvicinandosi.
- Scusami, volevo solo punzecchiarti un po’. Non mi piace vederti troppo con il pensiero da un'altra parte-
E avvolse le braccia attorno alla sua vita.
- Vorrei che rimanessi concentrata qui, con me-
A quel contatto migliaia di brividi percorsero il corpo della rosa.
- Vorrei che ogni attimo che passi qui i tuoi pensieri fossero rivolti solo a me, come mi accade ogni volta che mi stai vicina- continuò avvicinandosi lentamente verso il suo corpo.
E come sempre, senza che potesse fare nulla per impedirlo, si ritrovò intrappolata dai suoi occhi, fragile e priva di difese.
La rabbia e l’imbarazzo di prima svaniti chissà dove.
- Però..non ti facevo così romantico- cominciò sarcastica e fece per continuare a provocarlo ma lui fu più veloce e le tappò le labbra con le sue in un attimo.
Baciò lentamente ogni centimetro del labbro inferiore fino a prenderlo tra i denti e tirarlo lentamente.
Portò una mano sulla nuca della rosa e la spinse verso di se.
Sakura avvolse le braccia al suo collo e si lasciò andare a quelle dolci carezze partecipando con foga.
Si staccò dalle labbra di lui e andò a posarne altri piccoli sugli zigomi, le guance, il mento, fino a scendere e dare un morso deciso su di esso.
Sasori sussultò sorpreso  e la strinse di più a se, portandola con passi trascinati verso il letto.
Senza rendersene conto la ragazza con un leggero tonfo si ritrovò sdraiata tra le soffici coperte di quel grande letto e il corpo dell’altro sopra il suo, caldo e morbido allo stesso tempo.
Portò una mano tra quei capelli rossi e li strinse con forza quando il rosso cominciò a darle del piccoli baci per tutta la lunghezza del collo, lenti e alternati a piccoli morsi.
Spostò il capo indietro e aprì la bocca in cerca di più aria.
Chiuse gli occhi e sospirò rumorosamente quando sentì la mano di lui che le stringeva forte il fianco.
Sentì le sue labbra posarsi sul suo orecchio e mordicchiarle il lobo mentre le mani di entrambi cominciavano ad esplorarsi di più.
Si sentiva come se fosse su una nuvola, la percezione del tempo e di ciò che la circondava sbiadita e i sensi appannati.
Era questa quindi la sensazione che si provava?
O forse era solo lui a sortirle quell’effetto?
Un piccolo gemito sfuggi dalle sue labbra quando senti il bacino di lui spingere contro il suo.
Automaticamente, come se il suo corpo agisse di propria volontà, allargò di un po’ le gambe da permetterli più spazio mentre il rosso ripeteva il movimento spingendosi ogni volta con più energia in una lenta ma piacevole tortura come a voler simulare quello che entrambi desideravano più ardentemente in quel momento.
- Sakura..- sussurrò sospirando al suo orecchio.
Sakura spalancò gli occhi sussultando mentre davanti le si presentava il volto del ragazzo moro.
Chiuse gli occhi sconvolta, imponendosi di cancellarlo assolutamente, perché una cosa del genere non doveva in alcun modo accadere, ma nelle sue orecchie non faceva altro che sentire la sua voce che la chiamava sussurrando mentre si avvicinava lentamente e la baciava.
Quando sussurrava il suo nome e faceva quel suo solito sorriso dolce  ogni volta che la incontrava per caso, quando la vedeva appostata lì dal signor Teuchi, quando incrociava il suo sguardo per i corridoi della scuola, quando le offriva la mano e la portava su quella vecchia giostra arrugginita e la faceva ridere come non mai.
Quando la prendeva e sbatteva al muro per darle il suo bacio d’addio, quando la guardava con qui occhi che sembravano dei pozzi senza fondo e continuava a sussurrare il suo nome in quel modo.
A ripeterlo all’infinito.
Sakura..Sakura..Sakura..
 - Sakura..-
Riaprì gli occhi di scatto come risvegliata da un sogno e vide quelli di Sasori guardarla con una strana luce malinconica.
- Perché piangi Sakura?-
Lei rimase immobile, mentre con il battito a mille si portava la mano ad asciugare quelle lacrime che nemmeno si era resa di aver versato.
- Ho fatto qualcosa che non dovevo?- chiese malinconico.
Sakura rimase lì sdraiata con il corpo ancora intrecciato al suo senza sapere cosa dire, cosa spiegare.
Era tutto un disastro, tutto senza senso.
- Oppure eri di nuovo..sovrappensiero?- sussurrò triste.
Sakura continuò a guardarlo senza sapere cosa dire.
- Sasori..-
Lui sprofondò il viso tra la spalla e il collo di lei.
- In quei giorni in cui non ti sei fatta sentire mi ero preparato a tutto, mi ero detto che se avessi scelto l’altro sarei riuscito ad affrontare la cosa e ad accettarla-
Sakura sussultò sorpresa.
- Ma evidentemente ho sopravvalutato di troppo le mie capacità, perché fa parecchio male-
Sakura posò una mano sulla sua spalla.
- Sasori..-
Lui alzò il capo per guardarla e Sakura rimase disorientata di fronte quello sguardo così triste.
Lo vide sorridere sarcastico.
- E così..immagino che l’Uchiha abbia vinto eh? Dovevo immaginarlo..-
E senza darle tempo di rispondere si scostò da lei e si sedette al bordo del letto dandole le spalle.
Sakura asciugò in fretta le lacrime che uscivano incontrollate dai suoi occhi mentre il cuore continuava a battere all’impazzata.
Era così??provava davvero ancora qualcosa per Itachi?
Si guardò i palmi delle mani con occhi persi per qualche attimo e infine si portò una di esse sul petto, come a voler calmare quel cuore che furioso batteva senza sosta per farsi sentire più che poteva.
Come fosse la voce della sua coscienza e fosse stanca di non essere ascoltata.
Sospirò profondamente e si avvicinò al rosso abbracciandolo con delicatezza da dietro.
- Ti prego..scusami-
- Avevi ragione tu, non ho fatto altro che giocare senza  pensare alle conseguenze, a cosa stessi giocando, senza mai ascoltare il mio cuore..è tutta colpa mia-
E si strinse con più forza a lui nascondendo il viso tra le spalle.
Rimasero per un po’ in quel modo, senza dire niente.
Sasori poggio le mani sopra quelle di lei e le carezzò per un po’.
Sorrise tristemente.
- Esagerata..come se dipendesse solo da te-
Si girò dalla sua parte e prese il suo viso tra le mani.
- Credi che se fossi stata chiara dall’inizio mi sarei arreso per caso?- e lei lo guardò stupita.
- Non sono certo la persona più onesta di questo mondo. Non mi sarei fatto tutti questi scrupoli a rubarti all’Uchiha. E per quanto mi riguarda, non smetterò mai di arrendermi- e avvicinò di più il viso fino a far scontrare i loro sospiri.
Sakura chiuse gli occhi senza accorgersene e sentì le labbra del rosso posarsi sulla sua fronte e poi allontanarsi.
Riaperte le palpebre lo vide sdraiato sul letto a guardare con aria persa il soffitto.
- Non è che io sia tipo da favorire un mio avversario in amore sai..ma credo che questa cosa riguardi anche te-
Lei lo guardò perplessa senza capire.
- Sì è cacciato in grossi guai. Per quanto sono riuscito a capire si è infiltrato per scoprire quale dei membri miri a distruggere l’aziende di suo padre e del tuo patrigno. Mi è bastato guardarlo poche volte per capire che non è tipo da entrare per altre ragioni nell’Akatsuki. La persona che lui cerca per sua sfortuna è il capo dell’organizzazione e credo abbia scoperto la vera identità dell’Uchiha. L’ho capito quando l’altra sera ho sentito di un incarico affidatogli in una vecchia industria abbandonata. Dovrebbe andare a incontrare una persona di un certo calibro e ottenere delle informazioni e un incarico del genere non viene affidato al novellino appena entrato. Credo che quando entrerà lì dentro troverà una brutta sorpresa-
Sakura rimase sbigottita ad ascoltarlo in silenzio.
Sasori posò gli occhi sulla sua figura con sguardo malinconico.
- Secondo il mio informatore l’incontro avverrà domani sera, dopo mezzanotte. Alla vecchia industria di latte verso la periferia-
Sakura si portò la mano al petto cercando di calmarsi e recuperare la ragione.
Tutto quello che aveva sentito..Yahiko aveva detto la verità?
Itachi era stato mandato lì per essere eliminato?
- Sakura- la richiamò il rosso.
- Qualcosa mi dice che anche se ti dicessi di farti da parte non mi presteresti attenzione-
Lei non rispose e continuò a guardare nel vuoto.
- Ascoltami però, non fare niente di sconsiderato. Nessuno conosce il volto del capo dell’organizzazione ma di certo so che ha molto potere e che nessuno sarebbe disposto ad andargli contro. Fossi in te cercherei di persuadere l’Uchiha a non presentarsi e abbandonare l’organizzazione. È la cosa migliore che puoi fare-
Sakura sospirò pesantemente e tornò a guardare con espressione decisa il volto del rosso.
- Sasori..grazie-
Lui distolse lo sguardo senza rispondere.
- Avanti, scendiamo. Ti riporto a casa-
 

 













Parto sempre dal fatto che mi scuso per il mio ritardo ma ho parecchio da studiare e poco tempo purtroppo.

Ed ecco qua quello che almeno in teoria dovrebbe essere il pen'ultimo capitolo di questo racconto!!
Innanzi tutto mi scuso per tutte le fan della coppia Saso/Saku...perdonatemiiiii!
E' una decisione che avevo preso fin dal'inizio che ho cominciato a scrivere la storia per quanto nel corso degli eventi abbia avuto delle tentazioni a cambiare idea...quindi per tutte quelle a cui ho spezzato il cuore chiedo umilmente scusa ma il momento della scelta sarebbe dovuto arrivare.. u.u
Per il resto, come vi è sembrato il capitolo?? Spero di non essere caduta nello sdolcinato scontato ( anche perchè non sono per niente esperta nello scrivere scene di sentimenti  o un tantino hot!) e che questo procedere della storia non vi deluda o annoi..perchè sono i miei dubbi più grandi!
Quindi mi fareste un enooooorme piacere se mi scriveste il vostro parere, è molto importante per me! Su come è stato scritto, sulla trama in generale, e sono aperta a tutte le critiche che per quanto dolorose fanno crescere!
In realtà avevo già scritto un capitolo ma mi sembrava troppo strano e distaccato al momento e ho riscritto tutto da capo ( ragione in più del mio ritardo).
E per quanto riguarda le fan della coppia Ita/Saku spero di avervi fatto felici e che il modo in cui l'abbia descritto vi abbia accontentato!!
sperando che questa bronchite del cavolo mi passi (credo mi sia ritornata anche la febbre -.-) vedrò di aggiornare al più presto!!
Bacioni grandi,

Lovemusic

 

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Capitolo 31
*** capitolo 31 ***


 

 

 

Capitolo 31

 

 

 

 

 

 

 

Erano scomparsi nel nulla, volatilizzati!

La scorsa notte non aveva chiuso occhio per tutto il tempo.

E il giorno seguente l’aveva passato a cercare Itachi e Konan per ogni angolo della scuola.

Niente.

Alla fine era solo riuscita a scoprire che Konan era partita per una questione familiare, nient’altro.

Di Itachi nulla.

Sasuke aveva detto solo di saperlo in giro per qualche commissione per il padre e che non sapeva quando sarebbe tornato.

Perfetto.

Stanca e depressa decise di tornare a casa e rinchiudersi in camera per un po.

Cosa poteva fare? Dopo quello che le aveva detto Sasori, non poteva rimanere ferma a non fare nulla.

Eppure in quel momento si sentiva così impotente.

Si impose di rilassarsi rigirandosi continuamente tra le lenzuola e di pensare ad altro.

Voltò lo sguardo verso la porta.

Ormai era tempo che non parlava più con sua madre.

Entrava a casa, scambiava uno sguardo fugace come segno di saluto e trascorreva il tempo rimanente in camera.

Poi a cena stavano tutti e tre lì, seduti sul quel grande tavolo, avvolti dal silenzio più totale.

E nemmeno Kira aveva più le forze, nemmeno lui sapeva cosa fare. Sakura credeva di capire il perché, infondo lo si poteva intuire.

Il suo forte senso di protezione verso Sawako era in lotta con la voglia di farle riunire.

E non sapeva più se essere arrabbiato con lei per le ferite inferte alla compagna o il voler guarire ancora il loro rapporto, avvicinarsi ancora a lei.

Tornò a guardare il soffitto con la fronte corrucciata e l’espressione perplessa.

Certo però, che sta volta poteva incolpare solo se stessa per tutto questo.

In fondo si era sempre ritenuta così forte, capace di superare ogni situazione, ogni problema.

E invece, con tutto quello che le era successo, non aveva fatto altro che farsi trascinare nel buio e causare problemi a tutti quelli che aveva in torno.

A far soffrire tutti quelli che la circondavano, amici, ragazzi.

Che disastro.

Si alzò di scatto e andò a posizionarsi davanti lo specchio.

Quella non era lei.

Quella non era la vera Sakura, sì di questo ormai ne era sicura.

E infondo era questo il suo vero problema.

Capire chi è veramente.

La Sakura di Tokyo, o la motociclista coraggiosa?

Posò il palmo della mano sulla sua immagine riflessa e strinse l’altra in un  pugno stretto.

Non poteva continuare così per sempre, condurre quella doppia vita per l’eternità.

Era arrivato il momento di scegliere.

Il momento di prendere una decisione,la decisione finale.

Scese le scale con una calma quasi innaturale e entrò in cucina con passi decisi.

Vide la madre che apparecchiava e Kira sedersi sul suo solito posto.

I due accortesi della sua presenza rimasero per qualche attimo in silenzio a guardarla e quando lei con indifferenza andò a sedersi tornarono alle loro mansioni.

Cenarono nel solito silenzio forzato mentre il suono continuo delle posate si disperdeva nell’aria.

Gli occhi verdi di Sakura andarono a posarsi per un momento sulla madre che taciturna e con lo sguardo basso mangiava svogliata il suo pasto, per poi spostarsi sulla figura di Kira.

Rimase per qualche attimo imbambolata a fissarlo perplessa.

Da quando il suo volto aveva assunto quell’espressione così malinconica?

Era tutta colpa sua allora?

Poi in un attimo le ritornò in mente il discorso di Yahiko.

Effettivamente in quel periodo doveva essere avvolto da mille preoccupazioni, se quello che il ragazzo le aveva riferito era vero.

E dire che cercava sempre di mostrarsi sereno e non scaricare mai sugli altri le sue ansie.

Si chiese per quale motivo non fosse mai riuscita in quei tre anni ormai ad accettarlo.

Sapeva dall’inizio di sbagliare a considerarlo come Hiroshi, ad odiarlo per quello.

Eppure ogni volta che lui aveva tentato di avvicinarsi e farle capire che voleva diventassero una famiglia, non aveva fatto altro che allargare le distanze, e trattarlo male.

Cominciò a chiedersi se il vero problema non fossero state le brutte esperienze quanto altro.

E mentre addentava lentamente un po’ di riso ripensò a suo padre.

Sapeva che era quello il vero motivo.

Non aveva mai voluto accettare di sostituirlo, con nessuno.

Probabilmente questo Kira l’aveva capito fin dall’inizio, eppure non riusciva a comportarsi diversamente.

Strinse con forza la mano sotto il tavolo e si lasciò andare a un profondo sospiro.

- Sta sera devo uscire- esclamò d’un tratto.

I due la guardarono sorpresi per qualche attimo.

- Dove vai?- chiese con perplessità Kira.

- A trovare mio padre-

Lo sguardo di Sawako si fece più cupo e girò il capo dall’altra parte sena proferir parola.

Kira sorrise e posò la posata sul piatto.

- Va bene, vuoi che ti accompagno in macchina?-

Lei rimase per qualche attimo in silenzio a pensare, poi tornò a guardarlo.

- No, mi farò dare un passaggio da Yuki e poi rimarrò a dormire da lei-

- Oh..d’accordo. Stai attenta allora e qualsiasi cosa chiamaci d’accordo?-

- Ok- e con passi veloci uscì dalla cucina senza più guardarli.

Cominciò a salire le scale di tutta fretta quando si sentì afferrare con delicatezza per un braccio.

Spostò gli occhi ripetutamente dal braccio al viso di Kira.

- Volevo parlarti un attimo -

- Di cosa?-

Lui mollò la presa e fece un profondo sospiro.

- Ho saputo di quello che vi siete dette l’altro giorno, tua madre me l’ha raccontato..-

E prima ancora di lasciarlo finire, come una stupida, andò sulla difensiva.

- E allora?tu che c’entri?- fece scontrosa.

Allora lui assunse quell’espressione seria che spesso assumeva e puntò i suoi occhi scuri e decisi su quelli verdi di lei.

- Niente..ovviamente. il vostro rapporto rimane vostro, ma non voglio che ti dimentichi che noi siamo una famiglia e sono venuto qui solo per parlarti-

Lei attese in silenzio quella che era sicura sarebbe stata una predica.

-  E volevo solo dirti che..tu sei libera di scegliere quello che vuoi e se quella è la tua scelta, allora la rispetteremo-

Sakura allargò gli occhi sorpresa.

- Ma come ho già detto, questa è la tua famiglia e che lo sarà per sempre. So che magari non è come tu la vorresti, so che non potrò mai prendere il posto di tuo padre e non lo pretendo di certo- e a quelle parole la rosa sussultò sconvolta- però devi capire che noi ci saremo sempre. E se tu hai un problema, un qualsiasi problema, potrai sempre contare su di noi, va bene?-

Distolse lo sguardo mentre il battito cardiaco accelerava drasticamente.

- Ok..- sussurrò spaesata.

Salì le scale di tutta fretta senza più voltarsi, gli occhi che senza controllo si inumidivano sempre di più.

Una volta pronta prese il telefono, inviò il messaggio e uscì di casa.

 

 

 

 

- Ah ma senti senti!! E’ così che si fa allora? Non solo scompari per settimane intere senza farti sentire, oltretutto mi tocca anche farti da complice!-

- Yuki lo so, sono imperdonabile e non ho scuse, ma ti prego puoi farlo per me? Quando avrò finito ti spiegherò tutto ok?-

- Come minimo direi!! Ahhh..e va bene…ti coprirò e se chiamano i tuoi dirò che stai da me, ok? Tu però vedi di non fare niente di pericoloso come tuo solito!-

Sakura sorrise sollevata.

- Grazie mille Yuki!! Ti devo un favore!!-  e chiuse la telefonata.

Per fortuna la prima amica conosciuta a Tokyo aveva sempre mantenuto il suo segreto.

Si ricordava ancora di come sfortunatamente l’avesse pescata al telefono mentre parlava di una gara con Suigetsu e di quanto tempo avesse impiegato per convincerla a mantenere il silenzio.

Per lo meno, nonostante non avessero la possibilità di vedersi molto, aveva ancora un’amica.

Rimase per un attimo immobile di fronte alla porta bianca prima di prendere coraggio e poggiare la mano sulla maniglia.

Richiuse la porta dietro le spalle e pose lo sguardo di fronte a se.

- Ciao papà..-

L’uomo stava sdraiato e immobile come sempre, coperto dal leggero lenzuolo bianco e il viso addormentato.

Si sedette accanto e strinse quella mano grande tra le sue.

- Sai papà..ultimamente credo di aver combinato un sacco di disastri..la mia vita è un disastro..e adesso sinceramente non ho la più pallida idea di che cosa fare..- poggiò la testa sul morbido materasso e si lasciò andare ad un profondo sospiro.

- Ti prego papà svegliati, ho tanto bisogno di te. Ho bisogno che tu mi dica cosa fare, chi essere..ti prego..-

Alzò di nuovo il capo mentre una piccola lacrima solcava la guancia della rosa.

- Non ti sveglierai mai più..vero?-

E strinse la sua mano con tutte le forze mentre un nuovo peso andava ad appesantirle il cuore.

Perché si era ostinata per tutto quel tempo? Perché si era sempre rifiutata di crederci?

Aveva l’impressione che solo in quel momento si fosse davvero resa conto della realtà, della verità.

Lui non si sarebbe più risvegliato.

Mai più.

Sorrise malinconica.

- Sta volta però ho deciso di farmi coraggio e risolvere tutti i miei problemi da me. Non so come farò, ma troverò un modo, vedrai-

E infine si lasciò andare rimanendo in silenzio con le mani strette attorno alla sua in silenzio.

Restò così per un tempo che le sembrò infinito fino a quando non si accorse di dover andare prima di far tardi all’appuntamento.

Salutò suo padre e uscì dalla camera e si diresse verso la sua meta, finalmente, un po’ più sollevata.

 

 

 

 

 

- Sei arrivata finalmente! Si può sapere cosa c’era di così urgente da farmi venire fino a qui? Non potevi dirmelo al telefono?- fece  con tono irritato.

- Scusami Suigetsu ma sapevo che poi mi avresti solo asfissiata di domande e basta, ti conosco..-

- Hey!- fece lui contrariato e con le braccia incrociate strette al petto.

- Volevo dirti che prendo la mia moto per sta sera, devo andare da una parte e mi serve la chiave del garage dove la tieni-

Lui la guardò sbalordito.

- Cosa? E perché ti serve la moto? Non rischi di farti scoprire così?- chiese perplesso.       

- Il posto dove devo andare si può raggiungere solo in macchina, non posso prendere mezzi pubblici-

- Ah..vuoi che ti accompagni io allora?-

- No. Questa è una cosa che devo fare da sola-

Lui la guardò per qualche minuto in silenzio.

- Sakura..che hai in mente di fare? È qualcosa di pericoloso, vero?-

Lei spostò lo sguardo da un'altra parte.

- Sakura..-

Tornò a guardarlo decisa.

- Suigetsu, ti prego. È una cosa davvero importante per me e sono in ritardo. Non posso spiegarti molto, ma ti prometto che starò attenta, ok?-

Lui continuò a guardarla con espressione indecisa.

- Sei sicura che non vuoi che venga?-

- Suigetsu, ti prego-

Il ragazzo sospirò frustrato e aprì la cerniera del taschino destro della giacca, tirandone fuori un mazzo di chiavi.

- Tieni- fece scontroso e guardando da un'altra parte.

Sakura sorrise sollevata e prese le chiavi dalla sua mano.

Lui d’improvviso l’abbracciò stretta a se e affondò il viso nei suoi capelli.

- Sakura- sussurrò preoccupato – Stai attenta-

 

 

 

Agganciò il casco e guardò l’ora sull’orologio che aveva al polso.

Le ventidue e trenta.

Era in ritardo.

Doveva sbrigarsi, non poteva perdere altro tempo.

Partì a tutta velocità come se stesse gareggiando e superò tutte le altre macchine passando tra di loro come fossero districati alberi di una foresta.

Continuò ad aumentare, stando attenta a rispettare le indicazioni stradali e non perdersi.

Diverse macchine suonavano ripetutamente il clacson inveendole contro ma li ignorò allontanandosi sempre più velocemente da essi.

Almeno quelle gare le erano servite a qualcosa.

Arrivata ad un bivio girò a destra e si ritrovò su una piccola stradina deserta e non illuminata.

Rallentò la velocità sempre più gradualmente.

Ormai era vicina, non poteva farsi sentire.

Cercò di guardarsi intorno nonostante la scarsa illuminazione a causa dei vari lampioni rotti fino a quando non individuò quello che sembrava essere un grande edificio ormai abbandonato e in condizioni rovinate.

Non appena si accorse di due piccoli fari illuminati ai piedi dell’edificio spense quelli della moto  insieme al motore.

Il cuore cominciò a batterle all’impazzata.

Prima di farsi prendere dal panico cercò con lo sguardo il posto più vicino dove nascondere la moto e la trascinò a piedi una volta trovata.

Una volta essersi accertata di non essere seguita cercò di avvicinarsi per poter osservare meglio la situazione.

Un rivolo di sudore le attraversò la tempia mentre si addentrava tra gli alberi e tentava di guardare chi ci fosse dall’altra parte.

Guardò l’ora.

Le ventitré e un quarto.

Possibile che fossero già arrivati?

E lei che voleva arrivare prima degli altri per poter avvisare in tempo Itachi e portarlo con se.

In quel modo anche fossero stati scoperti non avrebbero potuto seguirli in macchina.

Per lei seminarli sarebbe stato un gioco da ragazzi.

Una volta più vicina si nascose dietro un albero e cercò di osservare meglio.

Si affacciò per guardare.

Una macchina. Nient’altro.

Nessuna persona in vista, nessun suono, solo il silenzio totale e la luce dei fari accesi dell’auto.

Ingoiò a vuoto e si portò una mano al petto nel tentativo di calmarsi.

Non aveva nemmeno portato un arma con se, possibile che fosse così stupida?

Avrebbe potuto chiederlo a Suigetsu, perché non l’aveva fatto?

Dopotutto  non era la prima volta che si ritrovava in situazioni del genere.

Fece per tornare a nascondersi quando sentì una mano tapparle la bocca, un'altra afferrarla per il collo e sbatterla contro il tronco.

- Chi sei?-

Sakura chiuse gli occhi terrorizzata da quella voce così spaventosamente minacciosa.

Sta volta era la fine, lo sapeva.

Sasori l’aveva avvertita, ma non aveva voluto ascoltare.

E ora si trovava tra le mani di un assassino.

Sentì il fiato dell’altra persona sul viso e tremò spaventata.

Successe tutto in un secondo.

La mano dal collo si spostò alla testa abbassandole il cappuccio della felpa.

Subito dopo sentì la presenza allontanarsi.

- Sakura..?-

Fece la voce sta volta con tono completamente diverso.

Sakura sussultò sorpresa nello riconoscere quel timbro e aprì gli occhi.

Itachi la guardava come se avesse appena visto un fantasma.

Sakura non sapeva se fare i salti di gioia per essere ancora viva e non sgozzata da qualche sconosciuto o cercare di ritornare alla realtà.

Si portò una mano al petto e ricominciò a respirare.

- Dio, meno male che sei tu. Per un attimo ho temuto il peggio- sussurrò senza accorgersi e Itachi la guardò ancora più stralunato.

- Sakura…che cosa ci fai tu qui?- chiese lentamente e scandendo al meglio le parole, come per assicurarsi di essere compreso.

In quel momento la ragazza sembrò ritornare alla realtà e posò i suoi occhi su quelli sbalorditi di lui.

- Sono venuta a prenderti. Non puoi rimanere qui un secondo di più, dobbiamo andarcene-

- Cosa?- chiese lui sempre più confuso.

- Aspetta, sei in missione anche tu? Come hai fatto a sapere che ero qui?-

Lei inspirò profondamente tentando di mantenere la calma.

Non potevano perdere altro tempo, dovevano scappare prima che venissero scoperti.

- Sakura rispondimi!- sbottò lui irritato alzando inconsapevolmente il tono della voce.

In un attimo lei lo afferrò per il braccio invertendo le posizioni e sbattendolo contro lo stesso tronco e avvicinandosi a lui fino a far aderire i loro corpi.

Ignorò le sensazioni che quel contatto le provocava e posò un dito sulle labbra di lui.

- Abbassa la voce! Vuoi per caso farci scoprire?-

Lui la guardò con espressione contrariata ma rimase in silenzio.

Sakura si guardò intorno per assicurarsi che fossero soli.

- Siamo soli, non sono ancora arrivati- sussurrò freddo lui.

Allora lei tornò a guardarlo più tranquilla.

- Non sono in missione, ho saputo di quest’incontro da Sasori-

A quel nome vide l’espressione di Itachi farsi ancora più irritata.

- Mi ha detto che questa è una trappola. Itachi, so tutto, Yahiko mi ha detto del vero motivo per cui sei entrato nell’organizzazione, e ora il capo di questa lo sa, e ha organizzato quest’incontro per eliminarti-

Lui la guardò sorpreso senza riuscire a dire niente.

Si guardò intorno spaesato.

- Quell’idiota di Yahiko..- imprecò sottovoce.

- Itachi!- lo chiamò lei irritata prendendolo per il mento con una mano e avvicinandoselo al se.

- Non è il momento di pensare a queste cose ora, persino io so che questi compiti non vengono dati ai nuovi arrivati, che c’è qualcosa che non quadra. Dobbiamo scappare, subito!-

- Lo so che è una trappola, ci sono arrivato anch’io a questo-

Sakura rimase bloccata.

Cosa?

Lui tornò a guardarla con lo stesso sguardo freddo che aveva assunto ormai negli ultimi tempi.

Un sguardo vuoto e privo di sentimenti.

- Mi sono preparato a tal proposito, e sta sera arriverò alla conclusione della mia ricerca. Sta volta sono sicuro che verrà anche il capo dell’Akatsuki, un fanatico del genere vorrà essere presente per far valere la sua posizione e darmi la lezione che mi merito- continuò serio.

Sakura lo guardò spaesata.

- Ma ti rendi conto di quello che dici?come puoi pensare di cavartela con tanti uomini armati contro di te? Sei diventato matto?-

Lui spostò lo sguardo da un'altra parte.

- La cosa non ti riguarda, troverò un modo da me-

Lei lo guardò sbalordita senza riuscire a dire nulla per un po’.

Infine abbassò lo sguardo a terra stringendo le mani a pugno con forza.

- Ora ho capito-

Lui tornò a guardarla perplesso.

- Ora ho capito cosa significava quel addio dell’ultima volta, il perché fossi così..- alzò gli occhi su di lui furiosa.

- Sei solo un codardo!-

Itachi sussultò sorpreso a quella reazione.

- Cosa?-

- Hai sentito bene, sei solo un codardo! Si può sapere cosa ci fai qui, ti è improvvisamente venuta voglia di suicidarti? E tutti i tuoi sogni di diventare medico, di essere una persona diversa da tuo padre? Oh ma certo, dato che non hai avuto coraggio di ribellarti a tuo padre hai semplicemente scelto di abbandonarti a questo destino e scamparla con questa assurda missione? Quale sarebbe la tua soluzione? Farti ammazzare così non dovrai fare nessuna scelta sulla tua vita?- sputò sprezzante.

Itachi rimase per un attimo spiazzato prima di ritornare ad assumere la solita facciata gelida.

- Anche se fosse, tutto questo non ti riguarda. E tu invece’ perché sei venuta qui? Se ti do così fastidio cosa ci sei venuta a fare? a questo punto tanto valeva che te ne rimanessi da quello- rispose freddo.

Sakura sentì il sangue risalirle fino alla testa.

Cominciò a colpire il suo petto ripetutamente mentre piccole lacrime calde si facevano strada tra le guance gelate dalla’aria fredda di quella notte.

- Mi stai davvero chiedendo il perché? Ma sei stupido?! Dio come ti odio!- fece sempre più arrabbiata quando il ragazzo l’afferrò per il polso e ribaltò nuovamente le posizioni facendo aderire la schiena di lei al tronco.

 - Smettila di urlare o ci sentiranno!- fece sbalordito e confuso dalla situazione.

Sakura smise di dimenarsi e si abbandonò sul suo petto sfinita.

Era così stanca.

- Perché continui a farmi questo effetto anche dopo tutto questo? Perché il mio cuore continua a battere così forte quando ti sto vicino, dopo tutte le volte che ti sei preso gioco di me?-

Sentì il corpo di lui irrigidirsi.

- Davvero non ci arrivi a capire perché sono qui? Non è forse evidente che non riesco a smettere di pensare a te? E io che mi ero ripromessa di dimenticare te e tutti quei momenti che abbiamo passato quando ho saputo di Konan, ed ero davvero decisa a dimenticarti, a non pensarti più. Poi tu arrivi, mi baci, giochi con i miei sentimenti e pretendi poi che io rimanga impassibile e continui per la mia strada come se niente fosse successo. E ora ti aspetti anche che io rimanga in disparte mentre decidi di farti ammazzare? Come fai ad essere così egoista?- sussurrò tra le lacrime, il viso affondato sul suo petto.

Rimasero qualche attimo in silenzio.

- Io..non ho mai voluto prendermi gioco di te, scusami-

Continuarono a stare fermi nella stessa posizione.

- E’ vero, ho dei sogni molto diversi da quello che mio padre vorrebbe per me e tu Sakura, fai parte di quel sogno. Quando immaginavo un futuro diverso, dove potevo fare quello che veramente volevo, in quei pensieri tu apparivi sempre accanto a me. Eri sempre lì, costante, non volevi mai andar via. Anche questa parte del sogno però è ben lontana da quella che mio padre ha scelto per me, così mi sono imposto di allontanarmi da te per non pensarci più, per non pensarti più. Ma non sono riuscito a controllarmi e ho finito con il ferirti. Quando ti avvicinavi alla fine, tutte le mie certezze crollavano, come ogni volta che mi parlavi, come adesso-

Sakura alzò il capo sorpresa e puntò i suoi occhi umidi su quelli tristi di lui.

- Perdonami, Sakura -

Non lo fece finire di parlare. Azzerò la distanza tra i loro corpi e lo abbracciò stretto a se.

Il ragazzo rimase per un attimo fermo, poi avvolse le braccia attorno al suo esile corpo e la strinse forte a se.

Sakura avrebbe voluto rimanere così per sempre.

E se da un momento all’altro si svegliasse e scoprisse che era stato solo un sogno? Era tutto troppo perfetto per essere vero. Lui voleva lei, da sempre, come lei, come aveva sempre cercato di negarsi ed ora era tutto fin troppo intenso per crederci.

Voleva solo rimanere lì e stare tra le sue braccia per l’eternità.

Il rumore di un motore risuonò nell’aria e in un attimo i due si staccarono guardandosi intorno preoccupati.

Itachi la strinse ancora di più a se e cercò di sporgersi un po per controllare la situazione.

Due macchine si erano fermate accanto la sua.

Vide scendere tre uomini da ciascuna di essa.

Troppi, molti più di quanti ne avesse calcolati.

Imprecò a bassa voce quando notò la pistola sulla cintura di uno di essi.

- Itachi, sono troppi, dobbiamo andare via!- sussurrò Sakura preoccupata.

- Lo so, ma devo almeno vederlo, sono sicuro che si trova dentro una delle macchine, ne sono certo.-

Sakura lo guardò sempre più in ansia senza sapere cosa dire.

Sarebbe riuscita a convincerlo a lasciar perdere? Pensò a una soluzione possibile.

Il cuore nel frattempo batteva all’impazzata.

Itachi vide alcuni di loro parlarsi con aria irritata e aprire gli sportelli della sua macchina nel tentativo di trovarlo.

Non era rimasto più molto tempo prima che venissero a cercarli.

Poi notò uno di loro avvicinarsi allo sportello posteriore della seconda auto e sussurrare qualcosa a qualcuno all’interno di essa.

- Sta per uscire- sussurrò Sakura che con la coda dell’occhio tentava di intravedere qualcosa.

- Shhh- la ammonì lui, in ansia.

Sentì la ragazza muoversi come se stesse cercando qualcosa ma rimase concentrato sulla figura che stava uscendo dall’auto.

Il suo corpo divenne di marmo quando finalmente lo vide.

Poi sentì un leggero clik sotto di se e vide che la ragazza aveva appena scattato una foto con il telefono.

- Ma cosa..-

- Non abbiamo più tempo, andiamo!-

E quando rialzò lo sguardo vide alcuni uomini dirigersi verso la loro direzione.

Senza più pensare Sakura lo afferrò per il polso e lo trascinò dalla parte opposta.

Corsero più veloce che poterono senza più preoccuparsi di non fare rumore, dai colpi di sparo giudicarono di essere stati ormai scoperti.

- Dove stiamo andando??la mia macchina sta dall’altra parte!-

- Non preoccuparti, ho una soluzione, fidati di me!-

Itachi la guardò perplesso mentre correvano senza sosta verso l’uscita.

Guardò indeciso la sua figura, i lunghi capelli rosa ondeggiare con i suoi passi e la sua espressione rossa dalla fatica, infine decise di non dire nulla e continuò a seguirla.

Anche volendo non avrebbe potuto fare altrimenti, il suo cuore ormai si fidava ciecamente di lei.

Sakura si fermò di botto, facendo scontrare i loro corpi.

- Siamo arrivati!-

E la vide mentre tirava fuori una moto verde acceso e gli tirava tra le mani un casco.

- Sbrigati, non abbiamo tempo da perdere!- affermò agitata mentre si infilava il suo di casco.

Rimase per qualche attimo perplesso, poi all’ennesimo rumore di sparo decise di tornare alla realtà e si infilò il casco per poi sedersi dietro la rosa che in un attimo partì e uscì dalla stradina fino a tornare sulla via principale.

- Reggiti forte!-

 

 

 

 

 

 

 

 Ooook lo so, sono imperdonabile e mostruosamente in ritardo!!!

Ma vi prego abbiate un po di comprensione, sono in pieno periodo d'esami!!! E in più vivere da sola non è facile come pensavo ne così spensierata come esperienza, almeno ora come oraxD quindi non ho mai tempo per nulla, perdonatemi!!

Questo capitolo lo avevo già scritto da un bel po e avevo deciso che sarebbe stato l'ultimo ma dato che ho finito col scrivere parecchio e che non ho ancora raggiunto la fine, il prossimo capitolo dovrà essere l'ultimo (l'ho diviso in due parti, diciamo)

Mi scuso se l'avete trovato magari..chessò..banale?? Lo sò, rileggendolo non facevo altro che trovare difetti e punti da criticare e credo davvero che sia un po troppo banale e scritto con le zampe di gallina ma davvero non ho forze metali per riscrivere tutto da capo e figuriamoci per l'ispirazione.

Spero che non l'abbiate trovato illeggibile e che abbiate un po di tempo per darmi un vostro piccolo parere su come lo avete trovato ecc, anche piccolo piccolo piccolo mi va benissimo!! :P

Accetto anche insulti, anzi sono quasi più preparata a quelli!!

Spero di aggiornare al più presto anche se non posso promettervi nulla e vi mando un bacione enorme!!

Ringrazio per le recensioni del capitolo scorso e anche se non ho potuto recensire ci tengo a ringraziarvi di tutto cuore e dirvi che come al solito mi hanno fatto molto piacere e come sempre siete in grado tutte di ridarmi sicurezza e farmi andare avanti anche quando ho meno ispirazione, grazie mille, davvero!

Alla prossima,

lovemusic

 

 

 

 

 

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Capitolo 32
*** 32 ***


Buooona sera!! Ed eccomi che finalmente dopo mesi di assenza trovo il coraggio di pubblicare finalmente questo ultimo capitolo..( in attesa che arrivino tutti i pomodori marci)  Nella speranza che non vi siate ormai scordate( anche se me lo meriterei in pieno lo so) spero vi godiate insieme a me questo ultimo capitolo..

Buona lettura!!!!

Capitolo 32

 

 

 

 

 

Quando spense il motore della moto fu come risvegliarsi  da uno stato di trans, troppo occupata a seminare dei possibili inseguitori si accorse solo in quel momento di dove si trovava.  Le si gelò il sangue.

Come diavolo aveva fatto ad essere così stupida da dirigersi a casa con una Kawasaki verde fosforescente in piena notte, un Itachi ancora sconvolto e parcheggiare proprio sotto casa??

Scese velocemente dal sedile e togliendosi il casco controllò immediatamente che non ci fossero luci accese.

Sospirò sollevata ringraziando il cielo che non si fosse svegliato nessuno. Nel caso contrario sarebbe stato alquanto difficile spiegare la moto, il ragazzo e la situazione in se.

Sentì Itachi togliersi anche lui il casco con movimento lento e fece per parlare ma venne subito interrotto dalla rosa.

- Porto la moto dietro casa così che non la vedano..torno subito.  Tu aspettami qui. –

E senza aspettare una risposta prese la moto e dandogli le spalle cominciò a trascinarla dall’altra parte della casa.

Un agitazione sempre più intensa cominciava a farsi spazio dentro di lei. Cosa doveva fare adesso? Come doveva parlare ad Itachi dopo quello che si erano detti poco prima? Cosa faceva ora che l’aveva trascinato con la forza via da quel posto? Si impose di darsi una calmata e di affrontare i problemi uno alla volta. Appoggiò la moto dietro un albero cercando di nasconderlo il più possibile e ,rimandando inconsciamente la questione a un altro momento, con passi lenti e incerti tornò indietro con la paura di non trovarlo più lì.

I suoi muscoli tesi allo stremo si rilassarono leggermente quando vide che lui era ancora lì ad aspettarla.

Questo voleva dire che non si era pentito di quello che le aveva detto per caso? Che poi non sapeva cosa pensare al riguardo della sua confessione di prima. Si le aveva detto di ricambiare anche lui quei sentimenti che anche lei provava ma non per questo aveva detto di voler quindi ritornare sui suoi passi. E se adesso se ne usciva dicendo che comunque non voleva più rivederla? Che preferiva continuare con la vita che suo padre aveva deciso per lui?

Era così confusa che sarebbe potuta scoppiare da un momento all’altro.

Una volta averlo raggiunto si guardarono in silenzio per qualche minuto che le sembrò un eternità.

- E ora?- fece con la sua solita voce indecifrabile, anche se un po’ più roca del solito.

Lei lo guardò per un attimo spaesata, cercando di capire a cosa si riferisse quella domanda. Poi quando lo vide guardarsi intorno con aria preoccupata capì a cosa si riferiva.

- Andiamo in camera mia per il momento e poi decidiamo cosa fare ok?-

- E come facciamo a entrare senza rischiare di svegliare Kira e tua madre?- chiese perplesso.

Lei si diresse verso la grande faina che si ergeva di fronte alla finestra della sua camera e lo guardò ammiccante.

- In questo sono diventata piuttosto pratica negli ultimi anni. Tu segui i miei movimenti e cerca di non cadere ok?- e ignorando il suo sguardo sorpreso si girò a guardare il grande tronco dai vari rami che si prolungavano fieri verso il sole e cominciò a risalire poggiandosi su quest’ultimi.

Quando sentì dei movimenti dietro di lei capì che il moro la stava seguendo e sorrise agitata. Non avrebbe mai aspettato di risalire la faina insieme a lui nel cuore della notte e portarlo in camera sua.

Entrò all’interno di quest’ultima con movimenti controllati e lenti per non destare troppo rumore e aspettò che l’altro la raggiungesse.

 

 

Cinque minuti dopo erano seduti ciascuno ad un estremo del letto a guardare il pavimento in assoluto silenzio e la tensione era così pressante da mozzare il respiro ad entrambi.

La rosa sentì il ragazzo sospirare pesantemente,stanco e triste e voltò subito lo sguardo su di lui, sperando che dicesse finalmente qualcosa.

Lui continuò però a guardare per terra e senza rivolgere nessuno sguardo parò stanco – Lo sai vero che adesso siamo in guai grossi? Credi davvero che quell’uomo mi lascerà andare, soprattutto dopo che ho scoperto la sua identità? Lo conosco troppo bene, so che non si arrenderà finché non mi vedrà morto. -

Sakura corrucciò la fronte confusa. Conoscerlo bene? Com’era possibile? Prima ancora che potesse chiedere il ragazzo rispose alle sue domande.

- Lui è mio zio, Madara Uchiha. E sinceramente non sono nemmeno tanto sorpreso che sia lui a condurre quella banda di criminali e cerchi di abbattere la società di mio padre e Kira. Dopo tutto è quello che ha sempre cercato di fare-

Sakura lo guardò sbalordita. Suo zio voleva davvero così tanto la rovina dei suoi parenti? A tal punto da arrivare a uccidere tranquillamente suo nipote per arrivare ai suoi scopi?

Lo sguardo del moro si posò finalmente su quello perplesso e adesso impaurito di lei e ricominciò a parlare.

- Inutile spiegarti tutta la storia. È troppo lunga e insensata per poterla descrivere. Riassumo solo dicendo che riguarda i soliti problemi familiari alla Uchiha e un patrimonio diviso, secondo mio zio, in maniera del tutto inappropriata e decisioni riguardo all’impresa per niente condivise da quest’ultimo-  si alzò distogliendo lo sguardo da quello della ragazza e andando a guardare verso la finestra con sguardo pensieroso.

- Come puoi vedere dire di no o fare di testa propria in casa Uchiha può diventare dannoso, per non dire fatale. Ecco perché voglio che tu capisca che non dovevi venire sta sera e lasciarmi al mio destino. Io sono pronto ad affrontare quello che è il mio destino ma se poi ti vedo e sento la tua voce..- tornò a guardarla con sguardo vuoto- tutte le mie certezze cadono e l’unica cosa che voglio é scappare per sempre via da qui e portarti con me-

Sakura lo guardò per un attimo paralizzata senza sapere cosa dire. Il cuore le batteva all’impazzata dall’emozione. Quindi non si era pentito di quello che le aveva detto? Guardandolo negli occhi in quel momento lesse tutti i suoi dubbi e le sue debolezze e capì che se lo avesse voluto in quel momento, le sarebbe bastato dirgli che per lei andava bene. Che per lei andava bene scappare e stare insieme per sempre in qualche posto sperduto nel mondo dove sarebbero stati solo loro due e nessun’altro della loro vita precedente. Si rese conto che le sarebbe bastata una parola ora e l’avrebbe convinto davvero a farlo.

L’idea le fece venire più brividi di adrenalina nel corpo di quanto ne avesse mai provate in vita sua e il cuore aumentò i battiti all’impazzata.

Sarebbero potuti essere finalmente felici, a dispetto di tutto e tutti.

Distolse lo sguardo triste e strinse forte i pugni contro il piumone del letto. Scappare e abbandonare tutte le persone che si volevano bene non avrebbe risolto nulla però.

Si alzò lentamente e si avvicinò al moro prendendogli il viso tra le mani e avvicinandoselo al suo.

- Scappare non serve a nulla Itachi - gli disse sussurrando guardandolo negli occhi con intensità.

- Credimi, io l’ho fatto per tutta la vita. Per tutta la mia esistenza non ho fatto altro che scappare e cercare di crearmi altre vite, altre personalità, altri ricordi e rifugiarmi in essi. Questo però non serve a niente. Perché i problemi rimangono comunque, i brutti ricordi o le decisioni da prendere nella vita non spariranno e non si può ignorarli per sempre. Bisogna affrontarli- cercò di mantenere lo sguardo fermo sul suo nonostante sentisse gli occhi farsi umidi. Avvicinò ancor di più il viso dell’altro al suo fino a far aderire le loro fronti.

- Anche se noi scappassimo non faremmo altro che scaricare il problema di tuo zio su tuo padre, Kira e probabilmente anche Sasuke- e sentì il moro sussultare al sentire il nome di suo fratello in quel contesto, come se solo l’idea di vederlo finire in mischiato in quella faccenda lo devastasse completamente. E probabilmente era così.

- Lo so- cominciò a rispondere sussurrando anche lui con tono deciso- per questo sta sera ero andato a risolvere la situazione una volta per tutte, così sarò certo che/-  - Smettila di dire ancora queste idiozie!- lo interrompe alzando inconsapevolmente di poco il tono della voce e guardandolo severa.

- Lo sai bene anche tu che da solo non puoi fare niente se non finire in seri guai, smettila di attaccarti tutte le responsabilità da solo! E francamente non mi importa se hai ancora intenzione di continuare a seguire gli ordini di tuo padre riguardo la tua vita e..il tuo fidanzamento- aggiunse guardando da un'altra parte e allontanandosi leggermente da lui dopo averlo sentito irrigidirsi. Stava davvero per dirglielo? Aveva davvero il coraggio di rischiare il tutto per tutto?

-  Io..io ti amo- disse tornando a guardarlo negli occhi, nonostante si sentisse il viso andare completamente in fiamme e le ginocchia cedere.

- E..non ho più intenzione di stare ferma a guardare mentre cerchi di rovinarti la vita. D’ora in poi non ti lascerò più solo e insieme cercheremo di risolvere tutto. Te lo prometto-

Distolse di nuovo lo sguardo sentendosi morire dopo averlo visto guardarla stupito e in silenzio.

Beh, almeno ci aveva provato si disse, sentendo come se il cuore fosse stato preso a morsi da un leone.

- Ovviamente non sei costretto a ricambiare quello che ti ho detto io/- e non riuscì a finire di parlare che si sentì afferrare per il viso dalle sue mani calde e le sue labbra poggiarsi sulle sue in bacio caldo e bagnato che durò per un tempo che le sembrò infinito. Il suo cuore ricominciò a battere veloce mentre avvolgeva le braccia attorno al suo collo. Sentì una mano del moro lasciare il suo viso per andare a poggiarsi sulla sua schiena pressando verso il suo corpo fino a farli aderire completamente mentre il loro bacio si approfondiva sempre più .

Si staccarono dopo un lasso di tempo che le sembrò durare troppo poco per i suoi gusti e sta volta fu lei a prendere il suo viso tra le mani e stringerlo forte.

- Ti fidi di me? È questa la tua risposta? Lascerai che ti aiuti?- chiese guardandolo dritto negli occhi.

Lo vide socchiudere per un attimo gli occhi mentre le sue labbra rilasciavano un sonoro sospiro.

- Sì. – e tornò a guardarla con quei occhi che non sembravano più così bui e misteriosi come prima.

Un incredibile sensazione di calore si diffuse nel cuore della ragazza che per la prima volta dopo anni si sentì di essere al posto giusto, nel momento giusto e con la persona giusta.

Non c’era più niente nascondere o da fingere, nessuna bolla di cristallo in cui chiudersi.

Ora era semplicemente Sakura. Sakura Haruno. E questa Sakura non si era mai sentita così forte e amata come in quel momento, a dispetto di tutto.

- Bene- sussurrò.

Si allontanò lentamente per poi dirigersi verso la porta della stanza.

- Dove vai?-

La rosa si girò sorridendo – Torno tra poco, tu aspettami qui ok? Risolveremo tutto- e senza aspettare una risposta uscì richiudendosi la porta alle spalle.

 

 

 

 

 

 

- Sakura?? che succede? Che è successo, stai bene?- chiese un Kira decisamente assonnato mentre cercava di mettere a fuoco la ragazza che aveva dinanzi tentando di capire quale fosse il motivo per cui la sua figliastra che tanto lo odiava l’avesse svegliato nel cuore della notte.

Sakura fece un profondo sospiro per darsi coraggio prima di parlare.

- Lo so che è notte tarda e che dovrei trovarmi a letto in questo momento ma..tu l’ultima volta mi hai detto che se avessi avuto un qualsiasi problema..io..- e le lacrime stavano offuscando così tanto la vista che non riusciva nemmeno a continuare quello che aveva iniziato.

Non credeva che lasciarsi finalmente andare, aprirsi alle persone a cui più si era negata sarebbe stato così difficile e intenso.

- Sakura, che succede?? Mi stai facendo preoccupare!-

- Lo so che ti ho sempre trattato con odio e che non ho mai voluto accettare questa casa, il vostro matrimonio e..te. ma in questo momento non so più che fare e l’unica persona su cui sento di potermi fidare e chiedere aiuto..sei tu- sparò di getto annaspando ogni tanto tra i leggeri singhiozzi.

-  Perché nonostante tutto il mio trattamento non ti sei mai arreso e mi hai sempre trattato come avrebbe fatto papà e questo mi dava così sicurezza ma allo stesso tempo mi faceva così tanto arrabbiare perché pensavo che non ci dovesse essere nessuno a sostituire il suo posto e che dopo le esperienze passate sarebbe stato meglio non fidarsi più di nessuno e – non riuscì a concludere tutto il suo sfogo che si sentì stringere dalle braccia del suo patrigno.

- Sakura..va bene, va tutto bene davvero. So quanto sia stata dura per te accettare e vivere tutti questi cambiamenti per questo non mi sono mai arrabbiato o arreso. L’importante è che tu senta di avere una famiglia che ti aspetta e che ti vuole bene e soprattutto che non ti abbandonerà mai, ok? Ora..perchè non mi spieghi con calma cosa ti è capitato?- Sakura si lascò andare ancora per un po’ tra quelle braccia sentendosi finalmente con meno peso sulle spalle e poi si staccò lentamente asciugandosi con una manica della maglietta gli occhi.

- Devi prima venire in camera..e poi..ti spiegherò tutto-

 

 

 

 

 

I due giovani sedevano l’uno accanto all’altro sul morbido materasso della ragazza tenendo lo sguardo basso senza il coraggio di proferire più nulla.

Sentirono Kira sospirare pesantemente mentre con le dita della mano continuava a fare dei circoli sulle tempie nel tentativo di calmarsi un po’.

- E così questo è quanto giusto? Avete altro da dirmi?- i due scossero la testa mantenendo il silenzio.

- Aah che disastro. Itachi ti rendi conto del rischio che hai appena corso? Sai che avresti potuto finire in seri guai o rischiare addirittura la vita? Come ti è saltato in mente di fare tutto da te senza parlarne prima con tuo padre?!- Sakura sentì il moro accanto a se irrigidirsi ma mantenere comunque il silenzio.

- Itachi..guardami- il moro alzò infine lo sguardo fino ad incontrare quello di Kira.

- Itachi..sapevamo già di Madara e dell’organizzazione- anche Sakura alzò sta volta lo sguardo sconvolta. Cosa? Aveva sentito bene?

-  E non fate quella faccia stupita. Non siamo certo nati ieri e sia io che tuo padre conoscendo tu Zio abbiamo sempre preso le giuste precauzioni e tenuto d’occhio tutti i suoi spostamenti e quello che faceva. Perché credi sennò che ancora non abbia fatto nulla contro la nostra azienda?-

- Quello che non mi aspettavo e che sicuramente nemmeno tua padre si aspetterebbe è che sia riuscito per un pelo a incastrare il figlio prodigio. Forse tuo padre ha fatto troppo affidamento sulle tue grandi capacità dimenticandosi che sei solo un ragazzo e che per quanto sveglio sei ancora troppo giovane per poterti occupare di cose del genere. Tutto quello che hai sentito Itachi, tutte le voci che hai ricevuto riguardo all’organizzazione che complotta la nostra rovina non sono arrivate a caso proprio all’orecchio dell’erede dell’azienda. Tuo zio voleva tenderti una trappola Itachi e ci è riuscito. Perderti avrebbe reso tuo padre un uomo debole e facile da attaccare diversamente da ora. Per fortuna siete riusciti a scampare per miracolo voi due o non voglio nemmeno immaginare come sarebbe andata a finire..- sospirò stanco e allo stesso tempo sollevato passandosi una mano sulla fronte.

- E..- cominciò spaesato il moro. Dalla sua voce roca trapelava tutta la sua confusione e dalla sua espressione sembrava aver finalmente realizzato la situazione e quello che stava per fare solo un oretta fa. Come aveva fatto ad essere così stupido e non pensarci prima?

- E..cosa si fa ora?-

- Ora? Ora l’unica cosa da fare è andare a parlare della cosa con tuo padre e risolveremo da noi la situazione con tuo zio, non preoccuparti. L’unica occasione che aveva di poterti sfruttare per i suoi comodi l’ha persa e ormai non c’è più nulla che lui possa fare di tanto irreparabile. Non avrà più il coraggio ne la possibilità di avvicinarsi a te dopo che ha perso quest’occasione, potete rilassarvi entrambi-

Itachi continuava a guardare nel vuoto senza più riuscire a dire nulla.

Kira fece per uscire dalla porta ma decise di girarsi un ultima volta verso i ragazzi.

- Vado subito a parlare a Fugaku per cui Itachi quando avrò finito io di parlargli vorrà sicuramente vederti, tu vieni però solo quando sarò io a dirtelo, va bene? E per quanto riguarda voi due..non mi interessa sapere cosa sia successo di preciso ma mi aspetto che tu Itachi - e pronunciando il suo nome il suo tono   assunse un suono più duro e serio di quanto non fosse già – ti decida a parlare con tuo padre di tutto ciò che ti ha spinto a smettere di affidarti a lui e fare tutto da solo. Per quanto ti possa sembrare severo è pur sempre tuo padre e la tua felicità e quella di Sasuke valgono molto più dell’azienda e di qualsiasi altra cosa. Non avere paura e dì tutto quello che non hai mai avuto il coraggio di dirgli..tenere segreti e non aprirsi in famigli fa solo male a te stesso e chi ti vuole bene- e concludendo questo rivolse un ultimo sguardo alla rosa per poi uscire definitivamente dalla stanza e scendere le scale verso l’uscita.

Dopo qualche minuto di silenzio nel quale i due rimasero seduti a guardare il pavimento la rosa portò la mano sopra quella del ragazzo e la strinse dolcemente.

- Andrà tutto bene, ok?-

Itachi alzò lo sguardo verso di lei con espressione persa e impaurita. Prima che se ne accorgesse si ritrovò tra le braccia del ragazzo che la stringeva come se non ci fosse un domani.

- Starai qui con me vero? Non mi lasci vero?- sussurrò con voce quasi inudibile.

Lei sorrise serena e ricambiò anche lei l’abbraccio con stessa intensità.

- No che non ti lasciò, starò qui con te adesso e per sempre. Te lo prometto-

E dopo pochi minuti si ritrovarono a dormire intrecciati nello stesso abbraccio senza la minima intenzione di lasciare la presa sull’altro. 

Non importa tutte le difficoltà che avrebbero incontrato e quanto ci avrebbero messo.

Finche stavano insieme, Sakura era pronta ad affrontare tutto e tutti senza più nascondersi.

Insieme sarebbero riusciti a superare tutto, ne era più che certa.

 

 

 

 

 

 

 

 

 Coff coff...ed eccoci alla fine!!! Prima di tutto chiedo immensamente perdono per questo mio stratosferico ritardo e mi dispiace per tutte le lettrici che hanno dovuto attendere tanto..so cosa si prova in questo caso, per questo mi inchino chiedendo perdono!!!! purtroppo avevo perso completamente l'ispirazione di scrivere e non c'era nulla da fare!! Secondo, passando al racconto..questo era l'ultimoooo! Vorrei solo dire che ci tengo davvero tanto a questo racconto poichè è la mia prima long e poichè mi ha coinvolta più di qualsiasi altra cosa io abbia scritto fino ad ora. E' stato davvero un traguardo scrivere questo ultimo capitolo e concludere per cui per come sono emozionata non riesco nemmeno a dare un giudizio finale..

Spero solo che vi sia piaciuta come fine..che non l'abbiate trovato troppo  banale o che non vi siano rimasti troppi dubbi..che non sembri tutto campato per aria. Per ora non so dare un parere oggettivo quindi spero di leggere un vostro parere al riguardo e dirmi cosa vi ha trasmesso questo racconto o cosa ne pensate di questa fine..  un saluto grande a tutte le persone che hanno letto ( nonostante la itasaku e sasosaku non siano certo le più ambite nel sito), che mi hanno seguita, messa tra le preferite e ricordate e soprattutto un grazie immenso a chi ha avuto la pazienza di recensire!! Senza di voi non sarei mai riuscita a continuare e migliorare e leggere i vostri pareri mi ha dato davvero molta fiducia e conforto, grazie mille davvero!! un bacione a tutte e alla prossima!!

lovemusic

 

 

 

 

 

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