Are you lost or incomplete?

di cyclopis
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** introduzione - So I look in your direction. ***
Capitolo 2: *** 1° capitolo - This is the strangest life I've ever known. ***
Capitolo 3: *** “Può anche non piacerti il mondo, o forse a lui non piaci te.” ***



Capitolo 1
*** introduzione - So I look in your direction. ***


-
Are you lost or incomplete?






a J.K Rowling, per avermi fatto sognare con questa saga.


 
So I look in your direction 
-introduzione-







 







Hermione Jane Granger sfogliava velocemente un libro della Biblioteca con un certo nervosismo. Di solito si vedeva la dolce Grifondoro assaporare dolcemente ogni parola incisa con l’inchiostro, sfiorare le pagine di pergamena con i polpastrelli come se fossero seta più pregiata; seduta a gambe incrociate, la gonna si posava sulle sue gambe magre fino alle ginocchia, le labbra arricciate e i capelli crespi per l’umidità.
«Certo che Piton è proprio un idiota. » -sbuffò qualcuno dietro di lei, gli occhiali rotondi appollaiati sul naso. «Tre pagine di tema sull’amortentia.» -La guardò insistentemente, deglutendo un po’ a fatica.
«Se pensi che ti farò copiare il tema ti sbagli di grosso, Harry! Devi studiare, ecco, studia.>>
Hermione sbottò seccata, fulminandolo con lo sguardo castano.

« E comunque ciao, eh!».
 In realtà era la solita routine: Harry o Ron che le chiedevano di dare uno sguardo ai compiti che lei aveva già finito prima ancora che fossero assegnati, lei che li sgridava, lei che gli lasciava la pergamena. Quel giorno, però, Hermione era particolarmente..nera. I suoi capelli stavano diventando qualcosa di inguardabile, aveva un mal di testa assurdo e.. non riusciva nemmeno a leggere  un bel libro!
«Voi maschi non capite proprio nulla» -Non è proprio giornata, pensò la ragazza quando un’altra voce giunse alle sue orecchie. La più piccola dei Weasley, capelli rosso fiamma e una tipa che sapeva il fatto suo. «Hermione è spaventata»-ridacchiò.
«Spaventata?>> -Harry la guardò perplesso.
«Si, spaventata>> - Hermione picchiettò le dita sul tavolo.
«Perché?>>
Ginny alzò un sopracciglio con disappunto.-
« Sei il cercatore dei Grifondoro,capitano pure, e non sai che dalla prossima settimana il vecchio Silente farà la settimana dedicata alle quattro case?».
«Ovvio che lo so ma perché dovrebbe spaventare Hermione? » -Rise il ragazzo sopravvissuto, guardandola di sottecchi. La ragazza in questione si torturava le labbra fino a quando non sbuffò così sonoramente da far spaventare Ginny che aveva ammiccato verso un tassorosso.
«Harry, sarà basata sul Quidditch.»-sbottò Hermione, pronunciando quelle parole come qualcosa di orribile.- «E Silente vuole fare dalle lezioni per quei pochi studenti dalsesto in su che non sanno volare in modo che tutti nella settimana potremmo giocare a Quidditch e fare tutte quelle cose che gli verranno in mente. Dopo la guerra ovviamente vuole che l’unità sia la cosa principale. Non poteva fare qualcosa di più semplice, che ne so, tipo imporre un saluto o che so io?»
Per chi conosceva Hermione, sapeva benissimo che lei e Quidditch non andavano per niente d’accordo, al solo ricordo del primo anno rabbrividiva e inoltre aveva ancora un livido nel braccio e un bernoccolo nella fronte perché quella stupida scopa le era finita addosso senza nessuna pietà. Ovviamente quello era il motivo principale del nervosismo della grifondoro.
«Ti farò io lezioni, sarà semplice vedrai!»-Harry con la sua sincerità e il suo sorriso era spiazzante ma le amiche si guardarono, alzarono gli occhi al cielo, sospirarono e Ginny gli scompigliò i capelli neri.
«Unità, Harry. Le lezioni verranno fatte dai capitani e da due persone della squadra ma ovviamente saranno fatte da case diverse. Ad esempio ai Grifondoro potrebbe capitare il capitano di corvonero, tassorosso o peggio..».
«…serpeverde.»- concluse Hermione.
Harry rimase un attimo in silenzio poi non riuscì a reprimere una risata.

« Ma ti immagini? Lezioni di Quidditch, scopa e Malfoy che ti fa lezioni. Peggio di cos..ahi il collo!».

La grifondoro prese i suoi libri con un grugnito e con grandi falcate scomparve dalla biblioteca. Ginny scosse la testa reprimendo un sorriso.

 
° ° °
 
 
La McGrannit sorseggiò il suo tè ai frutti di bosco, i suoi occhi da sopra la tazzina scrutavano con interesse Silente che con il suo naso adunco stava parlando con un ritratto che ritraeva un uomo dai baffi lunghi e neri e un capello con una piuma: si inchinò e scomparve.
«Minerva.»- i
Il sorriso del mago più anziano e più potente di tutto il mondo magico era solo per quella donna che in quel momento era avvolta da un lungo mantello viola con riporti dorati. 

«Grazie per essere venuta. Un po’ di zucchero?»-Albus mise in bocca un dolcetto al limone e la professoressa notò con una certa sorpresa una rivista di moda babbana vicino ad un libro di incantesimi. Si schiarì la voce e si mise più comoda.
 
« Bene, Minerva, devi solo organizzare la lista degli alunni del sesto anno in poi. Non saranno più di una sessantina. Corvonero con Tassorosso, Serpeverde con Grifondoro.>> Disse.
« Preside ma andrà tutto bene? Queste lezioni, serpe verde e grifondoro poi! Non andranno mai d’accordo. » -con disappunto posò la tazzina da tè -«e poi il prossimo mese ci sarà questa settimana delle Casate  e queste gare con il quidditch e il ballo che vuole far organizzare ai prefetti.. non penso che gli studenti collaboreranno. Non voglio portare nessuno in infermeria. »
 
Albus Silente sorrise, infondo non c’era bisogno di spiegazioni. Ciò che faceva il preside non era fatto a caso, sapeva come gestire quel tipo di situazioni. Era un uomo intelligente e di poche parole, i fatti parlavano per lui.
«Non preoccuparti Minerva. » - mormorò, scoprendo i denti in un sorriso. 
«Vuoi un pasticcino alla crema?».
 
 

 


° ° °



Draco Malfoy fece uscire un po’ di fumo dalle sue labbra, gli occhi grigi erano puntati sulla scacchiera.
 «Scacco matto»-
Il suo amico italiano aveva detto con un sorriso smagliante. Gli occhi blu velati da una certa malizia e soddisfazione. Non che fosse difficile battere qualcuno a scacchi soprattutto se quel qualcuno era Draco Malfoy che aveva appena sbattuto nel tavolo il suo bicchiere vuoto di un whiskey che gli aveva migliorato la giornata.
«E’ assurdo.»-disse il biondo, passandosi una mano affusolata tra i serici capelli chiari. Zabini era una delle persone più intelligenti che Draco avesse conosciuto, che finalmente non era solo un suo tirapiedi ma qualcuno con cui parlare. Era molto simile a lui, in effetti: adorava i piaceri materiali, del sesso e dell’alcol, tutti e due ribelli come se fosse il destino di ogni nobile purosangue ma ,a differenza di Malfoy, con il sangue freddo, capace di farti ragionare e amava qualsiasi cosa fosse bella.Spendere soldi in vestiti, spendere soldi in qualsiasi cosa, belle donne e se c’era qualche cosa che stonava lui storceva il naso e non ne dava nemmeno attenzione, per l’appunto ,come Draco, non amava i mezzosangue che erano considerati quasi come una ragazzina bassa e brutta, un qualcuno di spiacevole da guardare. Solo che Draco amava fare battutine pungenti e diversi insulti invece che non dare alcuna attenzione, non riusciva a tenere la bocca chiusa.
 
«Non è assurdo, sei tu l’incapace.>> - disse con leggerezza, cercando tra le tasche le sue sigarette. Trovando solo il velluto pregiato e niente che potesse portagli nicotina al cervello, ne rubò una a Draco che si stava alzando sbuffando.
«Che stupidaggine, Blaise. Vogliamo una rivincita?>> - un leggero ghigno increspò le labbra del giovane che subito dopo si vide una ragazza spuntargli alle spalle e scoccare prima un bacio nella sua guancia e poi in quella di Blaise.
«Smettila Draco, a scacchi contro di te ci vince pure Millicent.>> - ridacchiò Pansy che si gettò sulle poltrone verde scuro della sala comune serpe verde. Le luci delle candele creavano leggeri giochi di luce sulle pareti, ogni figura del quadro russava leggermente: solo Salazar Serpeverde – o meglio, la sua statua posata su un tavolino di legno scuro – sembrava essere in perenne allerta. Grigia chiaro, i capelli lunghi del fondatore e labbra piegate in una smorfia di superiorità.
«Beh ragazzi, io vado a dormire. Ieri Draco mi ha fatto andare in bianco con quelle due corvonero. Credo che siano le più spietate.>>- disse Blaise, circondando mollemente le spalle di Pansy.
«Devo dire che l’anno scorso era più divertente.»- mormorò pensieroso Draco . « Non era così difficile portarsi a letto qualcuna. Ora mi capitano solo racchie.»
«Sei più brutto.»-
Con voce cristallina Pansy aveva sventolato la mano dove portava tre anelli sottili d’oro e uno più grande con una pietra piccola e rossa incastonata all’interno.
 «Ormai preferiscono Potter.»- Draco piegò le labbra in una smorfia di puro disgusto, Blaise e Pansy risero di gusto. Che la ragazza non lo pensasse davvero era ovvio: impossibile dire che Draco Malfoy fosse brutto perché faceva la sua figura, era una bellezza particolare. Negli anni era cresciuto parecchio di altezza, i capelli erano di un biondo chiaro e la sua pelle bianca come quella di un fantasma: con quegli occhi grigi, il fisico magro ma con quelle spalle larghe e i muscoli giusti e non troppo accennati lo rendevano quasi simile a un dolce angelo.
 
 
 
Certo, pensò, un angelo più simile a Lucifero. Apparentemente.

 
Si disse, Draco non era davvero perfido e cattivo come l’avevano dipinto, non aveva mai avuto quel carattere forte simile al padre, era meno coraggioso, più casinista. Più infantile, più influenzabile.

°°°

 
«Devo andare a letto. » - all’improvviso Draco si alzò, slacciandosi la cravatta verde argento,interrompendo i pensieri di Pansy .«Domani devo fare lezioni ai grifondoro. Ve ne rendete conto?»- Gettò l’indumento nella poltrona. «Ci mancava solo questa, lezioni a quattro sfigati che non sanno stare su una scopa, idioti.»
 
 
 
 




 
° ° °




La bacheca della scuola di stregoneria di Hogwarts era piena di foglietti di ogni genere, di ogni colore e di ogni forma. Si avvicinava il quattordici febbraio e anche nel mondo dei maghi il giorno di San Valentino era abbastanza gettonato: si notavano post it con scritto “consigli d’amore da Calì Patil” e qualche studentessa di primo che si segnava il numero della camera in modo da andarla a trovare. In un foglietto giallo acceso invece, a caratteri cubitali, c’era scritto che da Tiri Vispi Weasley erano arrivati nuovi prodotti strabilianti. Ad Hermione, però, ciò che faceva più paura era quel foglio di pergamena firmato da Albus Silente dove c’erano già una ventina di firme in ogni Casata per le lezioni di volo; la sua mano le tremò leggermente quando avvicinò la piuma nera per scrivere il suo nome, sbattè più volte le palpebre e alla fine si allontanò di un passo prendendo un bel respiro: il volo era qualcosa che mai avrebbe voluto ripetere, qualcosa che non poteva imparare dai libri, qualcosa di nauseante e che le faceva tremare le gambe tanto da farla crollare.
«OhNon ci credo Granger, sarai la mia alunna. » -
Draco Malfoy si avvicinò con la mano infilata in tasca e il capo leggermente chinato verso il foglietto pieno di firme. Hermione si sentì pizzicare la guancia da quei capelli biondi e subito incrociò le braccia al seno e gli lanciò un’occhiata per niente felice.
«Già, non vedevo l’ora.»- disse sarcasticamente.
Non che loro due si scambiassero molte battute, le poche volte era più qualcosa del tipo “Mezzosangue, Furetto, insulti, insulti. Lo sguardo le cadde nella divisa di quidditch vede e argento che fasciava bene il corpo del ragazzo, la scopa che quasi gli fece venire un conato di vomito, la linea dolce del collo e la sua faccia insopportabile. Doveva davvero lui essere il suo maestro di volo?
« Bene, allora cerca di vestirti decentemente per la lezione, non fare troppe storie e legati quei capelliper Salazar!»- storse le labbra in una smorfia squadrandola da capo a piedi.
«Come ti permetti, Malfoy?»- disse Hermione tra i denti,sfiorandosi di riflesso i capelli un po’ crespi che, fortunatamente, con il tempo si erano alleggeriti creando dei boccoli più definiti. – «Sono pur sempre un prefetto che può toglierti punti e una strega che ti può schiantare contro il muro.»
«Anche io, inoltre il tuo nuovo maestro di volo che può benissimo riferire la tua poca voglia di lavorare..»- mormorò con un sorrisetto, le iridi argentate che luccicavano di malizia e divertimento. « Vedi, io sono pur sempre una serpe e non ci penserei più di due volte a farti abbassare qualche voto da Piton o metterti nei guai, Granger. E certamente i sangue sporco come te non meritano di stare qui.» - concluse con una certa perfidia ritrovandosi ad uscire la bacchetta in un secondo facendola scontrare con quella della ragazza.
«Non giocare con me, Malfarret.»- disse tra i denti Hermione, puntando la bacchetta sul collo del ragazzo, lo stesso che stava facendo lui.
Non ci sarebbero mai riusciti, ecco. Troppo rancore, troppa stupidità da parte di quel serpeverde figlio di Mangiamorte. Il suo respiro era leggermente accelerato, guardava dritto il viso sfilato del giovane, la barba bionda appena visibile e le labbra sottili e rosee piegate in una smorfia di disappunto.
«Torna dai tuoi amichetti e dalle tue ochette, Malfoy. E’ solo quello che sai fare oltre essere un codardo.» - Disse giusto il tempo di ritrovarsi il polso tra le dite affusolate di lui, bianche come lo zucchero, sentendo la pressione di un anello grande con una incisa sopra.
«E tu Mezzosangue devi stare attenta con le parole. Forse ancora non hai capito con chi ti stai mettendo contro, tu e gli altri due.»-ringhiò a voce bassa, le ciglia lunghe e scure che coprivano leggermente le pagliuzze azzurre dei suoi occhi, guardandola sopra i suoi venti centimetri di differenza. Lasciò il suo polso e si voltò prendendo la sua borsa e la scopa strappando il foglio dalla bacheca e mettendolo in tasca.
 
Hermione poteva definire quelle litigate quasi un clichè. 
Tolse una ciocca riccia dal suo viso accaldato andando da Harry e Ron che l’aspettavano in sala comune. Sospirò piano, gli occhi ambrati che cercavano inconsapevolmente quel mantello nero ormai scomparso.
 
 
 
 







 
 ANGOLO UTRICE :D


Allora cari ragazzi, salve a tutti e blabla vi prego leggete questo angolo çwç. Allora è la mia prima seria fan fiction, consigli taaanti consigli che sarò pronta a seguire, comunque.
-Il titolo di questa fan fiction è di una canzone dei Coldplay, gruppo che amo.
-E' una piccola introduzione, non un vero capitolo, dove descrivo un pò la situazione e i personaggi anche se cambieranno nel tempo e li conoscerete pian piano.
- Sarà una stupidaggine, ok già mi deprimo appena posto ._.
  IMPORTANTE!
Il libro non conta la morte di Silente, lui è rimasto vivo fino al sesto, la guerra è stata vinta dalla parte del bene *ohyeah* peccato. ahah, no scherzo..sì. Draco è comunque un ex mangiamorte.
La relazione Draco/Hermione sarà inizialmente complicata ma non la voglio appesantire troppo. Qui volevo solo far capire che Draco non ha cambiato i suoi ideali radicalmente e che Hermione ancora non lo sopporta e non lo vede già subito uno strafigo da stupro (però lo è 8D)
Ecco, recensite queste cinque paginette di introduzione?:3 In ogni caso non mi bloccherò, questa volta è una fan fiction scritta per sfogo!
 
 

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Capitolo 2
*** 1° capitolo - This is the strangest life I've ever known. ***


1° capitolo 

This is the strangest life I've ever known.
-the doors-



























 

a S. ,  
perchè so già che non avrò mai il coraggio di dirtelo.

 




















 
"Non c'è tempo d'interessarsi a tutto. Ci si può solotanto interessare a ciò che ne vale la pena."
- Aldous Huxley.   

 
 
 



 
 
Lisa Turpin aveva l’abilità di allontanare chiunque con una sola parola, qualcosa di davvero eccezionale anche per un mago. Lisa era una ragazza con i capelli neri ed oleosi, le gambe magrissime che erano leggermente storte e il viso a forma di cuore così pallido da far notare delle vene bluastre che uscivano leggermente di fuori dalla fronte quando si trovava davanti al professor Piton.
Lisa invidiava profondamente tutte le belle ragazze del sua anno. Loro erano perfette, amavano far ondeggiare i capelli curati e indossavano corte gonne che facevano risaltare le loro gambe sode e lunghe che i ragazzi amavano guardare. Lisa Turpin, inoltre, aveva avuto cotte per ragazzi impossibili e che probabilmente sapevano a stento della sua esistenza, forse il nome suscitava qualche pensiero che ruotava intorno alla parola scacchi.

Club degli scacchi, per precisione.

I passi della ragazza corvonero rimbombavano nei corridoi deserti di Hogwarts. In quel momento gli studenti erano già nelle loro stanza, avevano finito di pranzare e di conseguenza nessun occhio indiscreto poteva scrutare Lisa che teneva tra le dita magrissime – praticamente scheletriche – una scopa da corsa, le labbra sottili e incolori mormoravano un incantesimo contro un gatto dagli occhi gialli luminosi, Gazza lo chiamava da lontano.
«Finalmente, eccoti.»- mormorò Calì Patil annoiata, spuntando da dietro un pilastro, passando una mano scura tra i lunghi capelli neri. «Stavo per andare via.»
«Scusa ma avevo dimenticato la scopa, dopo ho lezione..»- gracchiò, starnutendo e afferrando gli occhiali spessi e indossandoli per vedere meglio ciò che la grifondoro le stava porgendo.
«Se dalla tua bocca uscirà il mio nome, Turpin, tu sei morta.»- la guardò dall’alto in basso con le sopracciglia elegantemente arcuate.
Calì Patil e sua sorella non erano mai state troppo simpatiche con quelle che consideravano delle semplici sfigate e con le persone che potevano metterle in una brutta situazione. Lisa non le sembrava più affidabile di un troll. “Calì, non è una stupida, è pur sempre una corvonero.” aveva sbottato Padma, lei non poteva che darle ragione.
«Puoi stare tranquilla, io..»- venne interrotta bruscamente dalla mano della ragazza che le diede senza troppe cerimonie una scatoletta rossa.
«Se lo viene a sapere Piton che gli ho rubato l’amortentia rischio l’espulsione, Lisa.>> - disse a voce bassa.
La corvonero riuscì a vedere le ciglia nere e allungate dal mascara.
 «Un passo falso e la tua faccia si riempirà di brufoli.». - sussurrò minacciosa.
Lisa annuì velocemente e con dita tremanti afferrò la scatola e la guardò con i suoi acquosi occhi azzurri. «Effetti collaterali?»
«Se ne mangia troppi potrebbe essere ossessivo, poi non ne ho la più pallida idea. Ricorda che non è amore ma solo una forte infatuazione»- scrollò le spalle con disinteresse.
La Turpin evitò di commentare: era una corvonero, mica una stupida. Avrebbe fatto lei stessa la pozione se la scuola – dopo vari incidenti del genere- non avesse messo sotto chiave gli ingredienti ricoperti da ragnatele per mostrarli solo in rare lezioni.

«A chi la devi dare?» - disse curiosa la ragazza dalle origini indiane.
«Questi non sono affari tuoi. » - Lisa le lasciò un pugno di pergamene ai suoi piedi.
«Fa ciò che vuoi.»
Calì Patil scomparve ondeggiando sui tacchi alti lasciando nelle sue mani quella scatoletta rossa.
L’avvicinò al petto e giocò con il nastro rosso guardando il suo riflesso in una delle tante finestre che le mostravano il grande giardino della scuola, il cielo era di un azzurro così acceso che sembrava fosse estate ma sentiva fino alle ossa il freddo di quella giornata, il piccolo strato del ghiaccio residuo che era posato sulle panchine e sulle foglie degli alberi.
La ragazza accarezzò  la scatola e l’aprì trovando dei dolcetti di tutte le forme e colori decisamente invitanti con un profumo così buono da farle venire la voglia di prenderne uno. Lo chiuse di scatto.
Quella era una cosa importante e, soprattutto, per una sola persona.




° ° °





Mentre Hermione rimetteva il tappo alla boccetta dell’inchiostro e spostava i libri spessi, Ron ed Harry erano seduti su una grandissima poltrona rosso scuro mentre lanciava un’occhiata, quasi inconsapevolmente, alla finestra ricoperta parzialmente dalla tenda chiara: lì, in quel piccolo squarcio di vetro, riusciva a vedere il campo di Quidditch e la squadra serpeverde che marciava verso di esso. Non poteva davvero farci nulla, quella squadra le provocava repulsione come le loro divise sudice e sporche di fango, gli stivali che finivano tra la terra e quello sguardo così duro da farle pensare che non sarebbero state delle belle lezioni di volo.
«Oggi ho visto Draco Malfoy.»- disse all’improvviso Harry, la testa appoggiata nell’incavo del suo braccio. - «Mi ha fatto passare la voglia di fare queste lezioni.»
«Io credo mi divertirò.»- rispose Ron in tono pensoso. «Le serpeverde sono così belle.»
Hermione storse la bocca in una smorfia a quelle parole: che fossero belle non c’era dubbio, il vero problema era che non si poteva tollerare tanta superficialità, antipatia e vigliaccheria in una sola persona.
«Fratellino. »- esordì Ginevra . «Non hai speranze. Ne sei consapevole?»
«E tu potresti farti gli affari tuoi, che dici? »- sbottò infastidito mentre salutava con un cenno del capo Colin Canon che stava facendo un servizio fotografico a Seamus e Dennis che cantavano a squarciagola “Ti sei innamorato di una strega dai capelli d’oro” delle Sorelle Stradivarie.
«Pensi solo a mangiare, Ronny.»- ridacchiò. «Io»- disse con tono provocatorio. -«se non fossi tua sorella ci penserei due volte a stare con te, Hermione tu come hai fatto? Ah sì, non c’è bisogno di risposta, ti ha lasciato.»
Hermione sentendosi tirata in causa, con poca voglia alzò gli occhi castani dal suo libro sospirando piano.
«Non l’ho lasciato.E’ stata una decisone..»- ma la Weasley la interruppe con un gesto della mano. Scoppiò in una fragorosa risata davanti al viso rosso del fratello.
«La mamma gli ha ripreso l’orsacchiotto per consolarlo»- lo scimmiottò. C’erano alcuni momenti in cui Ginny doveva stuzzicare suo fratello, un po’ come praticare un hobby per lo stress.
«Non è vero!»- disse lui, cercando di afferrarla facendo rotolare giù la boccetta d’inchiostro che scivolò dal tavolo fino ad arrivare a terra sporcando metà del tema di Hermione e i pantaloni di Harry.
«Cazzo.»- gridò.
Il ragazzo che era sopravvissuto, strofinando le mani sulla macchia di inchiostro finendo per sporcarselo e che stupidamente le portò in faccia. - «Merda!»-seguito da una sequela di insulti irrepetibili e interminabili.
«Il mio tema, il mio tema, RON!»- Hermione si alzò di scatto con gli occhi sgranati, il viso a chiazze rossastre per poi indicarlo minacciosamente. Lui però era troppo impegnato ad acchiappare sua sorella che gli aveva appena fatto uno sgambetto facendolo rovinare a terra.
«La mia bacchetta, dov’è?»- urlò tra la confusione: Ginny che rideva, Ron che gridava ahi, ahi, Harry che imprecava contro Merlino, Salazar e Morgana,  Seamus e Dennis che cantavano, gli altri che guardavano perplessi e commentavano.
Appena la trovò, l’afferrò come se fosse un salvagente in mare aperto e urlò - «Gratta e netta!»-pulendo il suo tema e i pantaloni di Harry per poi rivolgersi a tutti gli altri. «Silenzio!» - e si trovò una ventina di paia d’occhi puntati su di lei che sembrava la figlia della McGrannit, una perfetta imitazione che in pochi sapevano fare così bene.
«Io vado a lezione di volo.»- annunciò con il mento in su, afferrando la scopa e prendendo un bel respiro. L’ora era vicina. Salutò gli altri con un cenno del capo nel silenzio tombale della sala mentre qualcuno sbuffava scocciato, quelli del primo la guardavano impauriti e i suoi amici sorrisero intimoriti per poi continuare a punzecchiarsi. «Ah.»- si bloccò un attimo, voltandosi. «Dieci punti in meno a grifondoro.»
E si chiuse la porta alle spalle.
«Santa Madonna»- disse sommessamente Ron. - «Dieci punti
 


 

° ° °





"Ci sono persone da cui vorrei essere capito e che vorrei capire.
Quanto agli altri, se non mi capiscono fino in fondo, pazienza, mi devo rassegnare. “
- Haruki Murakami. 






 

Una voce calda le mormorava parole indistinte, i suoi denti affondavano piano sulla pelle delicata del collo. I capelli biondi le sfiorarono la guancia, la sua mano grande finì nel suo interno coscia e oltre fino a farla ansimare leggermente.
Le dita affusolate di Terence Higgs si strinsero tra la maglietta dell’allenamento trovandola leggermente sudata, allacciò le gambe nei suoi fianchi e e baciò le labbra morbide di Draco Malfoy.
Quest’ultimo era posseduto dalla lussuria. C’erano momenti in cui lui doveva necessariamente divertirsi con qualcuna e Terence  era sicuramente quella giusta: poco prima che facesse la doccia l’aveva vista spuntare con un sorriso malizioso, parole seducenti e quei pochi gesti giusti per iniziare una buonissima conversazione.



«Draco, sono venuta per una visita»- il ragazzo si voltò a guardarla mentre un sorriso pigro si distendeva sulle sue labbra chiare, scrutandola con attenzione.
«Salve, dolcezza »- mormorò con voce suadente, avvicinando la sua mano al fianco di lei. C’erano ragazze con cui non c’era bisogno di grandi conversazioni, c’era chi voleva solo sesso e lui poteva benissimo accontentarle. Terrence, ex componente della squadra, era una bellissima mora con due occhi verde scuro che spiccavano nel suoi incarnato chiaro. Proporzionata, sexy e non la sua prima volta a letto con lui. 
«Quasi quasi mi sei mancato.»- sussurrò lei che aveva allacciato subito dopo la bocca con la sua in un bacio appassionato. Draco l’afferrò, ridacchiando, scambiandosi poche battute per passare al meglio. Ovviamente il posto non era tra i migliori, erano disponibili solo delle panchine:  lei gli tolse la felpa verde e argento della squadra, lui – abile e seducente- con un sensuale ghigno dipinto sulle labbra si preparò ad essere un amante perfetto. Forse era la caratteristica di maggior parte dei Slytherin, almeno a letto erano dolci.
 



«Abbiamo,tipo, interrotto qualcosa? ».
Blaise, seguito da Theodore Nott, li guardavano con un certo divertimento squadrando la scena con malizia. Non che non si sapesse che Terrence avesse avuto qualche storia con Draco, e che quest’ultimo era un buon amante del sesso e sì, sapevano pure che era da loro – non solo da slytherin ma da adolescenti vogliosi – farlo molte volte soprattutto se c’era chi disponibile ma non prima di una partita, non in uno spogliatoio!
«Tu che dici, Blaise?».
Era appena uscito un ringhio Draco che mollò Terrence mentre cercava di sistemarsi la camicetta semi sbottonata e sistemando la gonna che era salita parecchio; mormorando un “tolgo il disturbo” , superò i due ragazzi sotto lo sguardo tra il divertito e lo sbalordito di Theo.
«Draco i doveri ti chiamano.»- disse l’amico con la sua divisa da scuola. Lui ovviamente non giocava nella squadra.
Il biondo, dal canto suo, si sedette sulla panchina fumandosi una sigaretta. Guardò i due, buttando dalla bocca un po’ di fumo alla menta.
«Non potendo scagliarvi una maledizione cruciatus, credo proprio che dovrò adempiere ai miei doveri. »- ormai arreso a quella sua sfiga continua, afferrò i lembi della sua giacca cercando di rendersi il più presentabile possibile. Si appoggiò al muro e ricevette una pacca nella spalla dal suo amico Blaise –
«Sappiamo che è difficile fare lezioni a Grifondoro.»- disse. «Sappiamo che è difficile quest’anno.»  – concluse poi seriamente, stringendogli un braccio.
Gli occhi grigi incontrarono quelli color cobalto di Blaise. Era uno dei pochi che sapeva quanto davvero stesse poco bene Draco: suo padre era ad Azkaban e sua madre era lì con lui. I suoi genitori, coloro che lo avevano amato nonostante tutto quello che era successo non erano lì, non c’erano i rimproveri dell’austero Lucius Malfoy e gli abbracci imbarazzati di Narcissa. Draco sentì quella ferita riaprirsi, si era ripromesso che quell’anno l’avrebbe usato solo e soltanto per divertirsi, per non pensare a nulla. Si era detto che avrebbe fatto quello che tutti gli studenti dell’ultimo anno avrebbero fatto. Divertimento.
«Andiamo Blaise. »- disse, senza troppe spiegazioni. Lui non ne voleva dare.
 


 

° ° °



 

“Non rispondeva mai alle domande, ma quando si arrosisce vuol dire sì,  non è vero?
- Antoine De Saint-Exupéry.    
 







Draco Malfoy era oggettivamente bello. Bello, bastardo e quel suo essere così..serpeverde che attirava le ragazze. Le corvonero e tassorosso non ci pensavano due volte a sospirare quando vedevano quel viso d’angelo e i sorrisi maliziosi che dedicava, le grifondoro invece lo avrebbero sempre visto come il viziato, codardo, ricco Malfoy. Magari certo, qualcuno commentava il suo di dietro oppure non riusciva a staccare lo sguardo da quel profilo nobile e rimanere un po’ abbagliate nel suo modo di fare – si intende a parte gli insulti e magari qualche residuo di infantilità- però ecco, avrebbero sempre detto che Malfoy sarebbe stato l’ultima persona a cui avrebbero pensato.
Forse.
Solo Hermione Granger non lo guardava nemmeno con la coda dell’occhio, sembrava più voler combattere con la sua scopa da corsa. La guardava con la mano tesa verso di essa e con la voce tremante disse «Su!»- ma la scopa non si degnò nemmeno di tremare, muoversi, fare un piccolo cenno come per dire “ ti ho sentita”. Nulla.
Prese un bel respiro.
«Su!»- riprovò.- «Su!»- e un’altra volta . -«Su! Dannazione,su, su, su!»- stava per sferrargli un calcio quando delle dita si strinsero sulla sua spalla.
«Granger.»- pronunciò quelle parole con tono appositamente strascicato, la guardò, quasi esasperato, spostandola leggermente. - «Sapevo già che eri un’incapace ma potresti ecco..smetterla di gridare, non concludi nulla.»- sbottò scocciato.
«Malfoy.»disse lei, coprendosi con quel mantello pesante e lanciandogli un’occhiataccia. Un leggero venticello le spostava i capelli davanti gli occhi grandi e scuri. «La scopa non mi ascolta.»- Draco roteò gli occhi al cielo e, senza nemmeno pronunciare qualsiasi parola, la scopa volò tra le sue mani candide. Sorrise quasi, il sole illuminava il viso del ragazzo, chinandosi verso di lei. Trattava quella scopa come qualcosa di prezioso, ormai dopo anni Draco riusciva a domarle con un solo gesto o forse anche con il solo pensiero. Aveva visto più volte lo stesso modo di guardare in Harry, quella passione che era il Quidditch.
«Posso?»- disse il serpeverde senza davvero volere una risposta. Alzò una gamba saltando sulla scopa e poi fece un cenno ad Hermione. .
«Sali.»- ordinò con tono duro e un sopracciglio elegantemente alzato. Le abitudini nei toni dei due ragazzi sembravano non poter scomparire più.
«E perché dovrei?»- aveva risposto di rimando senza pensare che quello era il suo maestro e quella la lezione di volo. Povera ingenua.
«Mezzosangue non ho tutto questo tempo da perdere. Sali.»
L’afferrò poco gentilmente facendola mettere davanti. Le prese le braccia facendole allungare per tutto il manico e alla fine lui mise le sue mani sulle sue avvicinando la guancia a quella di Hermione. Draco per un attimo si bloccò, giusto un momento, sentendo quella pelle color pesca che profumava di vaniglia. Era ghiacciata: represse l’istinto di portare le mani bianche ed eleganti per riscaldarla. Quest’ultima a quel contatto sobbalzò mentre il suo viso diventava qualcosa di molto simile a un pomodoro.
«Malfoy ma che fai?!»-
Strillò lei mentre il sangue scorreva sul suo viso rendendolo così accaldato che il freddo intorno a lei lo sentiva appena. Gli afferrò, come per bloccarlo, la canotta che aveva sotto la felpa e la lasciò immediatamente capendo che con quella serpe tutto poteva andare contro di lei dato che la malizia sembrava essere il suo ingrediente principale.
«Capisco che la mia bellezza fa questo effetto.»-disse gongolante mentre un ghigno sensuale si dipinse sul suo volto. «Ma Granger, potresti reprimere questi istinti , sai, sono pur sempre un puros..»
Hermione si mosse così tanto che caddero entrambi a terra finendo sul prato verde e gelato: la grifondoro tossì sputacchiando qualche ciocca bionda, sentendo qualcuno di abbastanza pesante sopra la sua pancia. Sopra di lei vide gli occhi grigi di lui, le pagliuzze più chiare e alcune più azzurre, le ciglia scure, il naso sottile: Hermione sentì qualcosa nello stomaco, come un vuoto.
«Ma che cazzo fai?!»- Draco si massaggiò il capo biondo dolorante che aveva sbattuto contro la scopa caduta a terra. Gli altri studenti, chi in aria, chi a terra, li guardava perplessi.  Solo una ragazza dai lunghi capelli neri oleosi, le gambe magre ma storte di nome Lisa stringeva il manico fino a far diventare le sue nocche rosse.
«Spostati, furetto. Mi fai male! »- posò le sue mani sul petto largo di lui, spingendo verso l’alto.
«Ecco, non sai fare nulla Mezzosangue, niente, zero..».
«Scherzi? Sei tu l’incapace!».
«Io?».
«Si, tu!».-strillò.
«Ma se sei tu che mi hai messo le mani addosso con chissà quali intenzioni..».
Hermione assunse un color porpora dandogli un pugno sulla spalla -“ahi!” - «Ma che cosa vai dicendo!».
«Idiota.»- Draco la guardò offeso, rimettendosi in piedi e togliendo la polvere dai pantaloni.
«Idiota.»Hermione fece pressione sulle mani, afferrò la scopa per andarsene proprio quando la lezione era finita.
 



 ° ° °





 
Ginny Weasley era distesa sul suo letto dalle lenzuola rosso e oro quando sentì bussare alla sua porta. La sua chioma rossa era aperta a ventaglio sul cuscino, gli occhi si aprirono lentamente quando il sole aveva inondato la sua stanza. Nel suo letto sembrava esser passato un uragano: la coperta era metà sul materasso e metà a terra, le lenzuola erano ammucchiate in fondo e il cuscino maltrattato e vestiti a terra. Se l’avesse vista Hermione l’avrebbe fatto uccidere, ovviamente non lei personalmente, avrebbe trasgredito le regole.
La stanza delle due amiche era piuttosto spaziosa, alle pareti due lanterne erano appoggiate con dentro  la cera che scivolava lungo una candela bianca. Due grandi bauli di legno si trovavano davanti ad ogni letto, quello di Hermione era ordinatissimo: i vestiti erano piegati in modo perfetto e una bustina era adagiata sopra di essi ed emanava un profumo di rosa. Quello di Ginny invece era pieno di pergamene e boccette di vario tipo, spiccava anche una bottiglietta di gin e un reggiseno di pizzo nero. Due opposti.
«Avanti.»- disse più forte.
Dalla porta una testa bionda apparve. Luna Lovegood – o come la chiamavano a scuola Lunatica- era una delle più care amica della piccola Weasley: biondissima, gli occhi leggermente sporgenti e vestiti alquanto bizzarri.
«Luna, vieni, vieni!»- la rossa si mise a sedere, distendendo le labbra in un dolce sorriso.
«C’è qualcosa che posso fare per te? »- disse a mo’ di saluto quando sfiorò con la bocca la guancia di Luna che strofinò stancamente gli occhi e lisciando le sopracciglia pallide.
«Beh, a parte il fatto che forse abbiamo trovato il Ricciocorno Schiattoso e che Silente mi ha affidato un giorno delle settimane delle Casate, nulla!» - disse con la sua solita voce trasognata. Luna era una tipa strana –a detta di tutta la scuola- e nessuno poteva davvero dargli torto. Una volta era arrivata con un cappello a forma di leone per la partita, abiti alquanto strani e l’orecchino con una rapa ma Ginny poteva benissimo affermare che era forse una delle persone migliori che avesse incontrato. Hermione all’inizio aveva avuto qualche dubbio sulla personalità e sanità di Luna ma aveva constatato che, per quanto stramba fosse, era meglio di una Lavanda Brown.
«In che senso?»- disse sorpresa la rossa.
«Ho pensato di fare qualcosa per San Valentino dato che la settimana capita proprio in quel periodo. Una fiera magari! O potremmo organizzare una ricerca per il Ricciocorno..»- mormorò con un mezzo sorriso, come se fosse appena caduta dalle nuvole.
Ginny, quasi per paura che facesse qualcosa di davvero strano, la fermò ridendo.
«O magari potremmo organizzare una bella pattinata sul ghiaccio!».
Luna la guardò, piegò a destra il capo arricciando leggermente le labbra rossastre.
«Potrebbe essere un’idea!».
 



° ° °




Al Paiolo Magico, su un tavolo quadrato di legno di ciliegio, tre ragazzi erano seduti con tre fumanti burrobirre in dei boccali enormi. Il brusio dei diversi studenti e la musica che trasmettevano alla radio era sempre la stessa, le finestre grandi mostravano dei fiocchi che, teneri, si posavano a terra e sul davanzale creando un piccolo strato di neve candida. Si vedevano le sorelle Calì che passeggiavano a braccetto sorridenti, qualche bambino che divertito ammirava una scopa da corsa dal prezzo strabiliante.
Harry si lamentava di qualche ragazza che lo aveva fermato per uscire solo perché era il “bambino che era sopravvissuto” e Ron perché Lavandra Brown non smetteva di mandargli biglietti che profumavano di rose con frasi sdolcinate capaci di causargli conati di vomito.
Il solito trio felice, poteva dire la gente che li vedeva. Hermione però quel giorno aveva un mal di testa assurdo tanto che dovette portare più volte le dita alle tempie.
«Hermione, qualcosa che non va?». La grifondoro sorrise dolcemente mostrando i denti bianchi e piccoli alle parole di Ron. Ronald Weasley era stato il suo ex ragazzo al sesto anno. Non aveva considerato davvero un errore la loro relazione, anzi, ad Hermione piaceva ancora. Quando però Ron aveva cominciato ad essere più assente e più simile a un amico che ad un fidanzato, lei aveva dovuto parlarne e alla fine si erano lasciati. Lei aveva sempre detto che era meglio così ma lui era pur sempre il ragazzo che avrebbe sempre visto nella sua vita, mano nella mano con lei.
«Va tutto bene, il quidditch mi fa stare male.»- ridacchiò mentre Harry le accarezzava fraternamente la testa.
«Come è andata la lezione»- disse Ron.
«Malfoy è un'idiota ».
«Non è una novità»- borbottò Harry, portando il boccale alle labbra prendendo un grande sorso di burrobirra fumante.
«Lo so. » - Hermione sospirò, appoggiando il mento sul tavolo. - < Un piccolo ragazzo biondo si sedette all'improvviso davanti a loro con un sorriso enorme e le orecchie leggermente a sventola. Un flash accecò Hermione che sventolò le mani di fronte il suo viso per evitare che fosse fatta qualsiasi fotorafia. 
In quei momenti odiava profondamente Colin Canon.
«Una foto per il giornalino della scuola» - esordì contento.
«Perchè?» - disse sorpresa la ragazza, guardando con sfida la macchinetta nera del grifondoro.
«Beh, sei la caposcuola e rappresentante della settimana delle Case. No?»

La ragazza imprecò sotto voce, alzando gli occhi al cielo.


Proprio quando si aggiunse Seamus, Hermione sentì una risata bella, leggera ma quasi fastidiosa per le orecchie di lei.
Possibile che quel furetto dovesse necessariamente rovinargli la giornata? Non gli bastava una lezione di volo, l’inchiostro nel tema e lui come insegnante? Anche al Paiolo doveva trovarlo?
Non che le importasse, pensò esasperata, se quel figlio di mangiamorte fosse stato però più lontano da lei si sarebbe trovata meglio. In quel periodo particolarmente  - essendo entrambi caposcuola e stesse lezioni- si erano ritrovati a parlare ( insultarsi) più spesso. Si disse che ormai riusciva a distinguere il suono della risata, basso e quasi tenero ma allo stesso tempo sensuale.
Sensuale?
No, sensuale no. Si disse, rimanendo un attimo interdetta dai suoi stessi pensieri.
«Vero Hermione?»- scherzò Colin, dando un leggero pizzico sul braccio, riportandola alla realtà.
«Ehm, sì.»- ridacchiò, ignara di quel che stessero dicendo. Si voltò incontrando per un attimo il suo sguardo che sembrò cancellare le distanze tra loro, giusto il tempo che entrambi lo distolsero quasi infastiditi anche se forse non lo erano davvero. Il ricordo di quel giorno era quasi divertente.
«Avete visto mi ha dato ragione!»- gli altri risero e Hermione inarcò un sopracciglio confusa.
«Harry, si può sapere a che cosa ho detto sì? ».
«Che Victor Krum ce l’ha piccolo e tu lo sai bene!».
La Burrobirra le andò di traverso facendola quasi soffocare.

Idioti.
 
 









Angolo autrice! :') 

Allora ragazzi ecco il primo capitolo, ho aspettato molto poco per metterlo proprio perchè non è lunghissimo ma anche perchè avevo postato solo  il prologo :3 gli altri capitoli verranno messi dopo 4/5 giorni, se posso prima e se non posso, dopo XD
-Lisa Turpin in  realtà è una tassorosso nei libri.
-Terrence dovrebbe essere più grande di Draco ed è l'ex capitano della squadra.
-Amortentia l'ho messa come ingrediente principale del filitro d'amore, sperando sia così!
- Hermione stava con Ron ma è ancora innamorata di lui. Lui non ricambia moltissimo, sappiamo com'è, pensa solo al quidditch ;)
-Non voglio far sembrare Draco un triste ragazzo che si rifugia nel sesso. Il sesso esiste nella vita di tutti, lui trova semplicemente le facili e si diverte. E' triste perchè i suoi sono in una prigione, che non lo sarebbe? Ma non farò pesare questa cosa anche se ovviamente nel corso della storia spunterà nuovamente fuori.
GRAZIE per le recensioni, davvero. Sono sorpresa :3 risponderò subito.
Un bacio, Giuuuls.

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Capitolo 3
*** “Può anche non piacerti il mondo, o forse a lui non piaci te.” ***


2° capitolo



 

“Può anche non piacerti il mondo, o forse a lui non piaci te.”
-negrita-











 

A mia madre,
perchè  ha ormai gli occhi rivolti al passato.

 






 
Perché pensi sempre a te?”
 “Se non ci penso io, chi ci pensa?” cesare pavese, il mestiere di vivere.




 
 
 
 
Quel sabato ad Hogwarts il cielo era leggermente nuvoloso, qualche corvo – posato sulle insegne dei vari negozi di Diagon Halley- scrutava gli studenti con gli occhi neri e vigili, le piume così nere da mandare qualche riflesso argentato.
Ai bordi delle strade, la neve si era depositata lungo la strada e, a detta di tutti, quello era il momento più brutto: non era più bianca come lo zucchero, morbida per creare qualche creativo pupazzo di neve, ma era mista al fango e semi ghiacciata.
Andando avanti e percorrendo le strade colme di ragazzi con cappelli a punta, Zonko – che aveva riaperto finalmente con la gioia di tutti - mostrava fiero una vasta gamma di scherzi da fare ai professori che minacciavano di darti meno G.U.F.O o M.A.G.O .
Che negozio inutile!-aveva detto una volta Hermione Granger.
Invece, una piccola parete era occupata da un piccolo negozio, probabilmente il più famoso: la porta era stretta e cigolava, la vetrina era così opaca da poter vedere a stento una scritta in caratteri corsivi con scritto “Olivander”e una piccola bacchetta disegnata con qualche scintilla che usciva dalla punta. Lì, maghi e streghe erano entrati e usciti con bacchette di ogni tipo e con in testa la frase del misterioso Olivander “E’ la bacchetta che sceglie il mago” e nessuno aveva avuto mai dubbi su quello.
Ma gli studenti avevano oltrepassato tutti quei negozi arrivando davanti ad un altro i cui colori sprizzavano gioia e felicità.
Dai Tiri Vispi Weasley, Fred e George accoglievano gli studenti a braccia aperte, i capelli rossi che ricadevano lisci sul loro viso allegro.

«Solo per oggi, per un galeone d’oro, potrete avere il cofanetto con i tutti i metodi per saltare la scuola. » - gridavano.
In effetti, tutti conoscevano il torrone per far sanguinare il naso o le merendine per il vomito: utilizzate da tutti gli studenti delle Case, erano ormai super gettonate ad Hogwarts.
Tra il via vai di studenti che afferravano filtri d’amore, orecchie oblunghe o abbracciavano inteneriti delle Puffole Pigmee, Ron aveva appena afferrato un telescopio avvicinando il suo occhi azzurro alla lente. Chiunque era tentato di sfiorare quegli articoli, l’unico problema –forse un po’ grave-  era il fatto che a qualcuno mancava una descrizione o anche un non avvicinarsi. Harry,per l’appunto, si spaventava di toccare qualcosa dato che l’ultima volta aveva afferrato una penna ritrovandosi la mano piena di pustole.

«No, Ron!» - Hermione cercò di toglierlo dalle sue mani ma quello che vide fu solo un pugno ricoperto da un guanto che finì contro l’occhio del ragazzo, il quale fece un salto così grande da finire a terra tra le risate di tutti.
«Ecco, volevo dirtelo.» - scrollò le spalle la ragazza, aiutando Ron  ad alzarsi. Hermione sorrise; quella volta aveva i capelli non troppo crespi e quindi legati in una mezza coda, truccata leggermente e con una gonna un po’ più corta.
Lo fai per mio fratello? Ginny Weasley l’aveva guardata minacciosamente – quelle minacce che si facevano per paura di vedere un’amica soffrire- e la caposcuola aveva urlato subito che no, non era affatto per lui. Aveva avuto anche un certo sospetto che l’amica le stesse preparando qualche appuntamento con qualcuno e quella sì che era una cosa di cui avere paura. Gli ultimi tre, Tom, Jace e Edward –rispettivamente corvonero, tassorosso e grifondoro- erano stati un puro disastro.

«I miei fratelli sono dei veri idioti.» - sbottò Ronald, massaggiandosi la parte dolorante che aveva assunto una preoccupante tonalità color prugna.
«Fratellino! » - dissero in coro i gemelli, guardandolo con un sorriso a trentadue denti. «Sempre il solito, eh? »
«Salve ragazzi.» - Hermione stava controllando gli oggetti esposti con aria torva. Non c’era che fidarsi dei Weasley. « Non fate nulla di illegale vero? Sono un caposcuola.».
«Granger»- Fred sorrise languido, circondandole la spalla con un braccio.
«Oggi sei davvero bellissima.» - George le scoccò un bacio sulla guancia. Hermione sorrise appena, non riuscendo a trattenere l’allegria di fronte alle moine dei due fatte a scopo di aggraziarsela.
«Per oggi passo, ma. »- li avvertì puntandogli un dito contro. «La prossima volta non sarò così buona.»- disse, arricciando leggermente le labbra, l’espressione decisamente addolcita.
Harry, dal canto suo, sembrava essere ingrossato di almeno cinque chili con quel suo cappotto, due sciarpe, guanti e il mantello sopra, tutto completato da un capello di lana che gli nascondeva metà viso.

«Ragazzi, questo cosa sarebbe?» - disse preoccupato, mostrando un oggetto sfiorandolo con un dito, contento che questo non si fosse riempito di strane cose o che non fosse spuntato qualche cosa di bizzarro.
«La nostra nuova invenzione.» - disse George fiero.
«Un tacco.» - sorrise Fred. -«Da mettere sulle scarpe per farle diventare super allunganti. Potresti crescere di almeno dieci centimetri con quel coso piccolo.>>
«Assolutamente fantastico e costa solo due galeoni!».
«Un’offerta da non mancare, decisamente.»
Hermione alzò un sopracciglio, sembrava una televendita babbana.
Harry abbassò leggermente gli occhiali rotondi mentre i verdi occhi chiari scrutavano quel tacchetto nero e lucido. Sicuramente i due fratelli inventavano oggetti che riuscivano a fare la loro ricchezza. Si aggirarono per più di mezz’ora in quel labirinto che odorava di caramelle e cioccolato sentendosi come in un paradiso per bambini monelli. Due grandi contenitori erano pieni di palline colorate e accanto c’era un piccola mensola dedicata alle caramelle tutti gusti + 1 “ormai ci occupiamo anche di cibo!” avevano detto i Weasley e nessuno poteva negargli che avevano un certo fiuto per gli affari.
 



° ° °

 



“Voglio stare sola” “Anche io voglio stare solo”
 “ Ti va di stare soli insieme?”
─ jim belushi, la vita secondo jim.





 
 
Harry era appena uscito da Tiri Vispi quando Padma Patil le si era avvicinando agitando la mano. Qualche fiocco di neve si posava sui loro visi, le nuvole bianche però sembravano allontanarsi dalla zona.  Era una bella ragazza, pensò, alta e con i capelli scuri. Pur non avendo gli stessi lineamenti dolci di sua sorella, gli occhi con un taglio più particolare, il suo viso con il naso non troppo piccolo e affilato le dava quasi un’aria da principessa indiana. I denti bianchi si mostrarono in un sorriso che era tutto miele.
Harry si chiese quanto potesse essere vero.
Pur essendo circondato da amici di cui poteva fidarsi – e pure con Padma aveva buoni rapporti- non era mai sicuro che la gente che lo abbracciava, gli parlava, volesse davvero stare con lui per come era o solo perché nella sua fronte pallida spiccava una cicatrice violacea a forma di saetta. Ogni sera si chiedeva se quelle persone che lo cercavano non lo facessero perché sapevano che era il prescelto, colui che aveva sconfitto uno dei maghi più potenti al mondo, Voldemort.
 Per un certo periodo aveva usufruito di quei vantaggi, divertendosi, ma quando quei pensieri si erano catapultati con violenza nella sua testa, non era più sicuro di voler essere Harry Potter ma un ragazzo normale che aveva ancora il profumo dei dolci di sua madre nella palle e che abbracciava suo padre che lo veniva a prendere a scuola per le vacanze di Natale e gli chiedesse che aveva combinato a scuola e se aveva vinto la partita di Quidditch.
Un leggero vuoto si aprì nello stomaco di Harry, ricordando quanto gli mancassero delle attenzioni da parte di genitori che non aveva mai potuto conoscere

 «Ciao Padma».- disse il ragazzo, sorridendo a sua volta.
«Harry! Volevo chiederti una cosa.» -Aveva una bella voce, pensò. Non troppo squillante come quella di Calì. Portava solo un guanto, l’altra mano più scura era screpolata e le unghie perfette si stavano pian piano rovinando.
«Dimmi.» - si riscosse Harry dai suoi pensieri, constatando che stava notando troppi particolari. Si strofinò il naso congelato dal freddo.
«Ti andrebbe di uscire domani con me?» - mormorò e sembrò davvero imbarazzata. -« Se ti va, ovviamente.. puoi anche rifiutare, non mi offendo.» - aggiunse velocemente, guardandolo di sottecchi con gli occhi truccati leggermente.
Harry rimase interdetto per qualche secondo. La guardò per un attimo, gli zigomi alti arrossati, il cappotto che fasciava bene il suo corpo snello e non seppe cosa rispondere: era carina ma non lo aveva mai interessato davvero, lei e sua sorella sembravano troppo prese a scalare la cima dell’importanza a scuola e forse non bisognava nemmeno fidarsi di loro.
Il ragazzo sopravvissuto però era ormai un diciassettenne e, anche se non era un ragazzo alto e ben impostato ma piccolo e con gli occhiali attaccati con lo scotch, era diventato anche lui ben visto con i suoi occhi grandi e verdi e i capelli neri che gli conferivano un’aria trasandata ma bella. E da diciassettenne che era non trovò un buon motivo per rifiutare un invito di una ragazza carina.

«Per me va benissimo.»
E mentre i due sorridevano, un capo dai lunghi capelli rossi correva via con gli occhi lucidi, sulla spalla la sua Puffula Pigmea.
 



°°°




 
“Perché le persone interessanti sono così poche?
Con tanti milioni, perché sono così poche?”
-charles bukowski.
 







 
 
 
Daphne Greengrass era bellissima, senza dubbio.
Aveva spezzato metà dei cuori di Hogwarts che si erano lasciati ammaliare da quella chioma che sembrava risplendere come l’oro e da quegli occhi azzurri simili ai cieli limpidi d’estate.
Non amava le persone che facevano rumore con le posate quando mangiavano, quelli che deglutivano facendo troppo rumore, quelli che dicevano troppi cioè, quelli che ridevano troppo, quelli che parlavano senza fermarsi e quelli che parlavano così poco da non essere notati. Odiava il disordine, i gatti, il caffè troppo zuccherato e il rock n’roll. Odiava i fiori troppo profumati e il rosa.
Daphne Greengrass –come Pansy- era stata spesso associata a Draco Malfoy.
In effetti questo rispecchiava la realtà solo a metà. Quando aveva sedici anni era stato il primo ragazzo a cui si era concessa ma era così diverso da lei che alla fine il loro rapporto era diventato solo baci e attrazione fisica tanto che alla fine tutto era andato a scemare fino a che non era rimasta pura amicizia e nient’altro. Nonostante ciò gli studenti di Hogwarts non facevano altro che parlare e tra le tante persone di cui parlvano c’era pure Daphne. Daphne che si diceva fosse l’amica usata da Draco Malfoy quando aveva bisogno di sesso.

«Certo che è assurdo.» - disse con voce strascicata Daphne, sorseggiando del tè al bergamotto. Anche nei piccoli gesti trasudava di nobiltà.- «Immaginare che Draco con i suoi amici faccia sesso a volontà. Capisco il suo essere frivolo ma credo che se lo siano immaginato come uno che organizza orge a Nocturn Alley.»- concluse.
Blaise storse la bocca reprimendo le risate alla parola frivolo che Daphne aveva usato per voler dire “acchiappa-femmine, alcol, sesso a volontà”.

«In effetti Draco non ha mai toccato né te né Pansy e nessun’altra delle sue amiche. Draco è semplicemente uno che si diverte non un ninfomane.»
Entrambi, quando parlavano, senza accorgersene assumevano quella decadenza antiquata e, seduti entrambi sulle poltrone scure bevendo tè, formavano un quadretto decisamente particolare. Mancava solo il mignolo alzato e il cameriere lì accanto.
«E tu, Daphne?»
La ragazza alzò lo sguardo, sbattendo più volte le ciglia.
«Io cosa?»
Blaise sorrise, gli occhi chiari che risaltavano sulla pelle scura, i capelli neri e corti che mostravano dei bellissimi ed eleganti lineamenti.
«Non hai trovato l’amore dopo quel ragazzo?>> - disse piano, chinandosi verso di lei. In pochi sapevano della sua storia con un ragazzo di Beauxbatons purtroppo finita male. I Greengrass erano una famiglia importante che teneva molto alle loro tradizioni e certamente quel ragazzo francese non era tra i candidati per il matrimonio della Serpeverde.
«Non mi importa più nulla. Non fa per me.» - non un accenno di sorriso, solo fermezza nel suo sguardo.
«L’amore?»-disse.
«Già.»
Blaise la guardò, tra le ciglia folte, e  posò la mano calda sul viso congelato dell’amica, senza un accenno di rossore, e sfiorò con il pollice la linea delle labbra che si era fatta improvvisamente dura. Avrebbe voluto urlare a tutta la scuola che quella ragazza non era come sembrava, non una ragazza facile ma una che semplicemente stava resistendo a ciò che il futuro poteva darle e che lei non voleva accettare.
«Non ci credo.» - Mormorò Blaise percependo appena il respiro della ragazza.
«Non ho scelta.»- disse Daphne e alzò un angolo delle labbra rosee.
«Tutti possono scegliere. Basta volerlo.»
 


° ° °

 


 
“Una volta ero disperato, e un mio amico mi disse: <>
Così sorrisi, e naturalmente andò peggio.”─groucho marx.
 







Hermione Granger era seduta sotto una quercia secolare. Sentiva dietro la sua schiena il legno scheggiato e il leggero muschio verdognolo che si era formato qua e là; tra le mani un grande libro era posato sulle gambe magre e fasciate da dei jeans stretti. Quel giorno non c’era tanto freddo, si riusciva a stare sul prato anche con una felpa e sciarpa senza beccarsi un raffreddore o addirittura la febbre.
Antiche Rune in quel momento era il mondo dove la ragazza si era immersa senza riuscire a sentire e vedere nient’altro: ogni volta che leggeva era ciò che accadeva, forse era quello il trucco dei suoi voti alti.
Con la sua piuma scriveva quel tema che doveva essere lungo almeno due pagine, fortunatamente lei cominciava sempre qualche giorno prima ma – nonostante questo- lei si ritrovava sempre con qualcosa da fare ogni giorno senza un attimo di tregua. Sospirò mentre reprimeva la voglia di lasciarsi cadere tra il prato morbido e fresco.
Si portò una mano alle labbra per nascondere uno sbadiglio.
Da quando aveva sonno quando studiava? Hermione sgranò leggermente gli occhi, abbracciando quasi possessivamente il libro di Antiche Rune: le palpebre erano pesanti e delle ombre violacee la rendevano più simile a uno zombie che a una persona umana.
Certamente la ragazza che le stava passando davanti se la passava meglio.
Non ricordava come si chiamava, qualcosa come Marie o Sophie ed era una studentessa nuova. Aveva lunghi capelli neri e gli occhi color carbone, il fisico snello e il viso allungato e bello, la classica ragazza a cui avrebbe fatto una fotografia se avesse avuto una macchina a portata di mano o che avrebbe dipinto se avesse avuto quella capacità.
Hermione si raggomitolò meglio vicino alla quercia per non farsi vedere, non le andava di salutare o di parlare con qualcuno ma soltanto riprovare a studiare dato che le lezioni di volo erano così tante da farla ritirare alla sala comune con le ossa a pezzi: fortunatamente Draco si era concentrato sugli altri ragazzi, temeva però il suo momento in cui avrebbe dovuto combattere con lui e litigare come sempre.

«Draco!»
Ad un certo punto sentì la ragazza pronunciare quel nome con voce alta ed Hermione si voltò di scatto, gli occhi ridotti a due fessure e i capelli che – per il gesto repentino –le erano finiti davanti agli occhi scuri.
La scena che le si presentò davanti era la seguente: la ragazza – Marie, Sophie o qualsiasi nome lei avesse- aveva poggiato le sue mani sulle spalle di un giovane ragazzo per salutarlo. Quest’ultimo era più alto di lei, i capelli che sembravano oro pallido sotto la luce del sole, la camicia bianca e candida spezzata da una cravatta allentata verde argento. La ragazza, con fare serio, avvicinò la sua bocca all’orecchio, gli disse qualcosa e lui, dopo un attimo di confusione, ridacchiò appena e annuì.

«Chissà che cosa combina Malfoy.» - disse tra sé e sé. Di certo non poteva lasciare che quel ragazzo facesse qualcosa di strano. Ecco.
Appena li vide scomparire dietro alcuni pilastri del “terrazzo” di Hogwarts, Hermione scattò in alto, indossò una cuffia scendendola fino a metà viso e corse per raggiungerli e , trovati, con passo felpato si accinse a seguirli. Certo che però non è giusto quello che sto facendo, si disse la ragazza fermandosi per un attimo e cercando di pensare che cosa fosse sbagliato e cosa meno: arrivò alla conclusione che era una grifondoro e che lui era un serpeverde, quindi lei era in giusto e lui stava per fare qualcosa di circospetto.
Sì, perchè alle parole della ragazza, Malfoy aveva avuto uno sguardo sinistro.
Dopo diversi tentativi di origliare la loro discussione si ritrovò davanti al campo di Quidditch dove Marie/Sophie diede un foglio di pergamena con delle chiavi a Malfoy e lui – dopo essersi guardato due o tre volte intorno- entrò dove tenevano le divise delle case, le scope e gli spogliatoi. Prima ovviamente le aveva mormorato qualcosa con un pigro sorriso che danzava sulle labbra e lei assunse un’aria maliziosa facendoli un gesto che Hermione interpretò come “a dopo”.

«Non ci posso credere!» - sussurrò Hermione, uscendo la bacchetta. L’indomani doveva esserci la partita serpeverde – grifondoro, quel vigliacco di un Malfoy stava per boicottare la gara!
Come ben si sapeva, la grifoncina aveva un grande senso della giustizia, ma soprattutto c’erano momenti in cui agiva d’istinto e non usava la sua solita calma e saggezza da brava so-tutto-io. Inoltre conosceva Draco Malfoy da troppo tempo per poter dire che lui faceva proprio quel che sembrava: la ragazza aveva rubato le chiavi (che venivano date solo per allenamenti autorizzati) e chissà in cambio che cosa le aveva proposto.
Si mise a correre, afferrò la maniglia, spalancò la porta –  sentendosi come in un film poliziesco- e con la bacchetta puntata disse:

«Sei nei guai, Malfoy. Dopo questa sarai squalif...»
La voce le morì in gola.
Rimase un attimo a squadrarlo, le spalle larghe, i rigonfiamenti delle braccia e gli addominali ben definiti ma non troppo visibili. Perché non era vestito? Ritrovarsi Draco Malfoy mezzo nudo con solo un asciugamano legato alla vita decisamente non era quello che si aspettava.

«Granger?».
«Tu dovresti boicottare la partita!» -urlò lei, mettendosi all’improvviso le mani davanti gli occhi.
«Dovrei?» - alzò un sopracciglio, avvicinandosi ad Hermione.
«Non muoverti!» -
Afferrò una divisa e gliela lanciò, parecchio rossa in viso. Il suo peggior nemico di fronte a lei in quelle condizioni, non era proprio il caso.

«Non hai mai visto un uomo nudo, Granger?» - un sorriso malizioso si dipinse sulle sue labbra che formarono subito dopo in un ghigno mentre la mano tratteneva l’asciugamano. Subito dopo però si ricordò che quella era la peggior grifondoro dopo San Potter e che lo stava minacciando con una bacchetta puntata al cuore. Non che pensasse davvero che lei potesse fargli qualcosa dato che era intenta a nascondersi con la mano in modo da non vedere nulla. «E poi, che ci fai qui?»- sbottò scocciato.
«Tu che ci fai qui!»- Hermione decise di guardarlo abbassando piano la mano. Aveva così caldo che portò due dita alla cravatta in modo da allentarla un po’.
«Sei tutta rossa.» - disse Draco con tanta disinvoltura e tranquillità tanto che piegò anche il capo seguendo il gesto delle sue mani alzando l’angolo della bocca in un sorriso sghembo.
La Granger era diventata più carina: nonostante quei capelli indomabili, il suo viso aveva assunto dei bei lineamenti addolcendoli, il fisico aveva finito di modellarsi bene. Ovviamente, Draco pensò, era una Sanguesporco quindi tutto annullava quei complimenti stupidissimi che le aveva fatto mentalmente. Anche quel rossore adorabile. Sì.
Draco fece finta di niente, fece finta di non aver pensato nulla. Era un ragazzo con gli ormoni impazziti ma non fino a tanto di mischiarsi con certa gente, si disse.

«Rispondi o giuro che andrò dritta dalla McGrannit e...» - parlò a raffica fino a che non venne bloccata dalla mano del biondo che le intimò con un “sssh” di stare zitta e che la guardava con gli occhi grigi allarmati.
«Ok,ok Mezzosangue. Stai zitta.» - mormorò mentre quella si dimenava con tutte sue forze.
«Mollami!» - disse tra i denti sentendo le sue dita sulle spalle mentre lei non osava sfiorare nemmeno con il polpastrello la pelle nuda del capitano serpeverde. Draco lasciò la presa con una smorfia, passando una mano vellutata tra i capelli chiari.
«Tiger ha rotto la doccia così ho fatto rubare le chiavi per entrare qua dentro. Ok?» - Esasperato, la scrutò con un certo interesse.
«Non ti credo.»-.
«Mezzosangue.» - disse lui con voce rauca, mordendosi un labbro. Hermione seguì quel gesto senza rendersene conto, quasi rapita.
«Furetto.» - sospirò lei.
«Non chiamarmi così!» - sbottò, al solo pensiero di esser diventato quell’animaletto gli veniva la nausea. Sotto lo sguardo di tutti poi! Era stata una delle peggior figure di merde mai vissute .
«L’unica volta dove sei sembrato adorabile.»- sorrise, sentendo il profumo di menta sulle labbra.
«Uhm.» .
Ci fu un attimo di silenzio. Si sentiva il vento e l’orologio che scoccava le dodici.

«Non ti credo davvero.» - Hermione scosse la testa, ritornando seria.
«Non credermi. Io ti sto dicendo la verità.» - disse duro.
 Hermione incrociò le braccia al petto, sbattendo più volte le palpebre. Non poteva far altro che notare che dopo tutti quegli anni erano maturati: riuscivano a parlare e in mezzo c’era solo qualche insulto ma non troppi, giusto da rendere una discussione normale tra due persone che non potevano sopportarsi. Certo, si leggeva ancora la poca tolleranza nell’espressione di Draco e si vedeva che Hermione non aveva voglia di fare un passo avanti per cercare di comprenderlo, forse perché lui era e sarebbe sempre rimasto un mangiamorte e serpeverde, di conseguenza un mix che non le andava per niente bene.
Poi una cosa le venne in mente, non ne sapeva nemmeno lei il motivo.
Una volta Ginny le aveva detto che Malfoy si era fatto davvero carino. Lei di rimando aveva fatto una smorfia di disgusto perché non avrebbe dimenticato quel ragazzino con i capelli biondissimi, la faccia cattiva e gli occhi troppo chiari che lei una volta li aveva paragonati all’ acqua sporca.
Posò gli occhi castani su di lui e non poté fare a meno di notare che Malfoy era un bel ragazzo, il viso aveva dei lineamenti particolari, labbra sottili e gli occhi che di acqua sporca non avevano un bel niente, anzi, erano delle iridi argentate così particolari che completavano bene quel viso da angelo e nobile.
Ma lei, Hermione, non era pronta per vederlo come ragazzo. E quando pensò come sarebbe stato essere accarezzati da quelle grandi mani bianche da pianista, si disse che stava diventando troppo frivola. O forse stava impazzendo.

«Granger ti sei imbambolata? » - ridacchiò Malfoy, afferrando il borsone e uscendo il pacchetto di sigarette.
«No.» - rispose secca con una smorfia per le cose che le erano passate per la mente. Pensò a Harry e all’odio che provava per quel ragazzo che si trovava davanti a lei, pensò a Ron.
«Dieci punti in meno a serpeverde, Malfoy. Non dovresti essere qui, è contro le regole. >>-il suo sguardo corse al suo Marchio nero che spiccava nell’avambraccio chiaro come se volesse dirgli “dieci punti in meno per quello che sei stato.”
Draco rimase con la sigaretta tra le due dita, gli occhi ridotti a due fessure, il poco fumo che usciva dalle sue labbra invitanti. Erano passati da battute divertenti, a quel modo infantile che si erano portati dietro da anni, a insulti velati, disprezzo che avevano ancora l’uno per l’altro. Hermione lo guardò per un attimo, uscì chiudendosi la porta alle spalle pensando che c’era qualcosa di sbagliato in tutto quello.
C’era qualcosa di sbagliato in tutto quello che aveva detto e pensato.
Forse non era solo Malfoy quello che non era nel giusto.
Forse anche lei faceva la sua parte.
 







 
ANGOLO AUTRICE
Ho aggiornato presto ( e spero di arrivare a mettere il terzo capitolo ma ne dubito) perché non avrò il PC per qualche giorno (poi vi farò sapere) dato che devo portarlo a riparare .__. Magari cercherò di aggiornare tramite un altro pc ma non assicuro nulla.
 
Allora ragazzi LEGGETE perché è giusto darvi dei chiarimenti soprattutto sul rapporto Draco/Hermione.
Draco la trova una bella ragazza –e che c’è di male?- ma per me gli ideali, i pensieri di Draco non scompaiono così da un momento all’altro dopo anni e anni perché hermione si è fatta un bel culo (per interdeci ecco XD) così semplicemente si dice che è una sanguesporco e gli basta per mettergli apposto il cervello. Ovviamente, per adesso. Quando il loro rapporto si farà diverso sarà tutta un’altra storia.
Quando Hermione dice che non lo vede come un ragazzo e pensa a Harry e Ron voglio far capire che primo, Hermione lo vede come il bambinetto di sempre e non si accorge di come è diventato (quindi questo per il lato estetico di Draco) poi pensa agli amici e a tutte le cose che lui aveva fatto passare  a loro e “insulta” Draco con lo sguardo posandolo sul marchio rovinando diciamo il momento che si era creato. Per adesso non ci sono innamoramenti, nulla. Si stanno conoscendo e ce ne vorrà un po’ anche se la ff non sarà eccessivamente
Comunque ! 8 recensioni *___* wah, rispondo s u b i t o. Ringrazio i 17 che mi seguono
 e i 4 che mi hanno messo tra i preferiti ! :3 siete tutti bellissimi.

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