La verità - il tredicesimo apostolo

di NeverMe
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 16: *** lamentela ***
Capitolo 17: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 18: *** Che palle. ***
Capitolo 19: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 20: *** Capitolo 19 ***



Capitolo 1
*** capitolo 1 ***


Non era mai stata una di quelle donne che si abbandonano alla sofferenza, che si buttano sul letto e piangono per amore, non era da lei, ma ora non lo sapeva più.
Non sapeva cosa le stesse succedendo, era al lavoro e ascoltava le parole del suo paziente con lo sguardo perso nel vuoto.
Non era in quella stanza, lei era con Gabriel, era a villa Antinori e lo stava baciando, lo stava baciando ancora, l'avrebbe baciato all'infinito.
La voce del poverino che, seduto accanto a lei, le raccontava i suoi timori le giungeva quasi ovattata, da lontano, eppure le sue parole la scossero.
"Sa dotteressa, ogni tanto mi sento come se la mia vita mi soffocasse, le persone che frequento, la scelte che faccio..."
Anche lei si sentiva soffocare. Il pensiero di non poter più rivedere Gabriel la faceva sentire vuota. Lui aveva scelto, lei no, lei non aveva potuto scegliere niente, era rimasta schiacciata da una decisione che non le apparteneva.
A quel pensiero il dolore si fuse con la rabbia dando vita a una reazione chimica che lei stessa non seppe spiegarsi.
Fece una cosa che non si sarebbe mai sognata di fare: si alzò in piedi e chiese al paziente di poter rimandare la seduta e poi disse alla sua segretaria di voler cancellare tutti gli appuntamenti della settimana.
Non lo sapeva ancora cosa volesse fare, ma doveva fare qualcosa, doveva fare qualcosa che la facesse sentire viva perchè sentiva che stava morendo dentro.

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Capitolo 2
*** capitolo 2 ***


"Dio ci mette continuamente di fronte a delle scelte e noi dobbiamo essere in grado di decidere. Non ci dice cosa sia bene e cosa sia male. Nella vita non esistono il bene e il male in assoluto. E' la nostra coscienza che deve suggerirci la strada da percorrere..." era un discorso ispirato quello di Gabriel Antinori, o forse un modo per convincersi di aver fatto la cosa giusta. La scissione tra le sue scelte e il suo desiderio aveva gettato la sua anima in un tumulto implacabile.

Sarebbe stato un male scegliere Claudia? No. No, non lo sarebbe stato, eppure lui aveva dei doveri e non poteva ignorarli.
Ma stando così le cose poteva davvero dire di aver preso una decisione? No. No, era così ovvio, fosse stato per lui avrebbe scelto lei, lei, lei e ancora lei. Non poteva dire di aver scelto niente, ma ormai era tardi per tornare indietro, troppo tardi.
"Padre? Padre, si sente bene?" Aveva smesso di parlare all'improvviso, travolto dal flusso ininterrotto dei suoi pensieri e un brusio aveva incominciato a levarsi timorso tra i fedeli.
Arrossì.
"Sì, sto bene, scusate, ho mal di testa. Questa mattina uscendo di casa avrei fatto bene a scegliere di prendere un'aspirina" sorrise forzatamente e riprese a parlare.

Fu un inferno. Il tentativo di cacciare ogni altro pensiero mentre si rivolgeva al suo uditorio fu un inferno.

Si cambiò d'abito e montò in sella alla sua moto per andare alla congregazione.

All'improvviso si sentì mancare il respiro. Gli parve di sentire le sue mani avvolgersi intorno al suo petto e il suo viso morbito adagiarsi sulle sue spalle. Assaporò quel momento consapevole del fatto che non fosse reale. Non gli importava.

Accese il motore, aveva anche un altro pensiero che non lo faceva dormire e doveva parlarne con qualcuno.

***

"Alonso!"
"Gabriel! Che cos'hai mi sembri preoccupato..."
"Ho parlato con mia madre"
"Che?"
"Ho parlato con mia madre. L'altro giorno ero in chiesa ed ho visto una donna davanti al confessionale, mi ha detto di aver abbandonato suo figlio e di essere pentita, ma di non voler chiedere perdono a Dio. Voleva chiedere perdono a me"
"E tu che le hai risposto?"
"Niente, è sparita senza lasciare traccia"
L'anziano gesuita gli battè una mano sulla spalla.
"Gabriel... è giusto che tu pensi a lei, ma non fare della sua ricerca la tua ragione di vita, ok?"
Gabriel sorrise debolmente.
"Gabriel..."
"Sì?"
"Un giro sulla tua moto me lo fai fare?"

Questa volta l'uomo gli sorrise di un sorriso vero. L'unica persona a parte Claudia che era capace di farlo sorridere nonostante ogni preoccupazione ce l'aveva davanti agli occhi. L'unico rimpianto in quel momento fu quello di capire di non poter pensare a niente senza pensare a lei.

Spero che vi piaccia anche se non scrivo chissà quanto bene, ad essere sincera è fatta anche un po' di fretta perchè non ho tanto tempo... Però ci tenevo a dare la mia versione dei fatti :P

Ringrazio tantissimo coloro che hanno commentato il capitolo precedente, mi ha fatto molto piacere!

Un bacione!

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Scese nervosamente le scale del suo studio, non sopportava più quelle pareti, non sopportava più la terra sotto i piedi, voleva andare via!
Salì in macchina e partì veloce.
Cerò di calmarsi, di fare un po' di autoanalisi, ma fu inutile. Sia inconsciamente che consciamente stava opponendo una grade resistenza. Che bisogno aveva di analizzarsi? Lo sapeva perfettamente che cosa le passava per la testa. Non c'erano mostri da sconfiggere, non c'era niente.
Non era nel posto giusto, non lo era.
Più chilometri faceva più si rendeva conto di aver sbagliato strada, ma non le importava, continuava a guidare.
Aveva bisogno di fare qualcosa che rompesse quell'equilibrio malato che rischiava di generarsi da quando Gabriel l'aveva abbandonata e lo stava facendo. Al diavolo tutto!
Sì fermò di fronte ad una casa e citofonò.
"Mamma... sono io, Claudia"
La donna aprì la porta con un'espressione piacevolmente sorpresa.
"Claudia! Che bello vederti... ma cosa ci fai..."
"Andiamo via"
"Via dove? Ma Claudia cosa...?"
"Andiamo via, non importa dove, mi sono presa una settimana di pausa dal lavoro, andiamo da qualche parte insieme"
La guardò con sospetto.
"Claudia che cosa stai dicendo? Perchè?"
"Perchè ho bisogno di stare con te, non ci sei mai stata ed io non ti ho mai chiesto niente, ma adesso ho bisogno di te..." La guardò con un'espressione dolce e decisa.
"Vado a fare le valige! Ma... aspetta, dove andiamo?"
"Non lo so"
"Come non lo sai? E io cosa devo portare con me?"
"Non lo so, prendi quello che vuoi, cazzo"
Sua madre non le chiese più niente, prese un paio d'abiti e li infilò in una borsa.
Durante il viaggio Claudia non disse quasi niente.
Sua madre, invece, continuava a parlare, meglio, sentendo la sua voce la psicologa non riusciva a pensare, era proprio quello che voleva.
"No! Claudia, prendi questa uscita! Prendi questa uscita!" disse sua madre afferrando il volante.
"Mamma ma che cosa stai facendo? Sei impazzita?"
"C'è un mare bellissimo qui!"
"E tu come fai a saperlo?"
"Perchè ci sono venuta con... ci sono venuta da giovane... ci andiamo? Ti prego..."
Sapeva che stava per dire ci sono venuta con tuo padre, la sua voce si era incrinata mentre cercava un altro modo per completare la frase, rimasero entrambe in silenzio adesso. Unite dallo stesso dolore.
Era così assurdo.
"E' splendido davvero" disse ad un certo punto Claudia guardando fuori dal finestrino.
"Ed io che ti avevo detto? Pensi che dica stronzate?"
Passarono una bella giornata e la sera andarono anche in un pub.
Bevvero qualche mojto e brindarono ad un nuovo rapporto.
"Claudia..." le disse ad un certo punto sua madre "... adesso che sei un po' brilla me lo vuoi dire che cos'hai?"
"Niente"
"Ah no... non te la caverai così! Non ho fatto tre ore di viaggio in macchina per sentirmi dire niente! Che cosa ti è successo?"
"Gabriel" rispose Claudia fissando le foglie di menta nel suo bicchiere come se avessero un particolare fascino.
"Gabriel chi? Il prete..."
Le venne da ridere, il prete, sì il prete, quel Gabriel che sarebbe rimasto un prete per sempre. Sì sentì stupida, si sentì eretica, ma per un attimo sentì di essere gelosa di Dio perchè gliel'aveva portato via, perchè Gabriel amava più lui che lei.
Gabriel il prete, sì, quel Gabriel, non il suo Gabriel.
"Perchè ridi adesso? Ho detto qualcosa di sbagliato?"
"No, no è giusto. Hai detto la cosa giusta".
"Non ti capisco..."
"Mamma io lo amo".
Ci fu un attimo di silenzio. Le due donne si guardarono e in quello sguardo c'era tutta la comprensione e l'affetto che possano scambiarsi una madre e una figlia unite da una sorte simile: quella di non poter vivere il loro amore improbabile.
"Un altro mojito?" chiese infine sua madre.
"Due" rispose Claudia.

Spero vi sia piaciuto almeno un po', lo so che tendo ad essere un po' prolissa e mi dispiace... se avete qualche critica da fare dite pure, se posso migliorare cercherò di farlo :) Ah e grazie dei vostri commenti, davvero mi hanno fatto moltissimo piacere!

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


"E' stata una serata incredibile!" disse Claudia ridendo.
"Perchè?" domandò sua madre traballando.
"Tu sei ubriaca..."
"No! Tu sei ubriaca!"
Le risate di Claudia si interruppero all'improvviso.
"Cos'è successo? Hai una faccia..."
"Mi sembrava di aver visto, non mi crederesti..."
"Che cosa?"
"L'acqua"
"No tesoro, questa non è l'acqua, è alchool!"
"No intendevo dire, il mare, ho visto qualcosa emergere dall'acqua..."
"Non sapevo che l'alchool avesse effetti allucinogeni..."
"Non li ha infatti!"
"Mi sa che è meglio che andiamo a dormire, lo troveremo un albergo in questo stato? Spero che non ce lo immaginiamo... se ci immaginiamo di essere in un albergo e poi dormiamo su una panchina..."
"Mamma non succederà. L'alchool NON HA effetti allucinogeni" Sapeva che non le avrebbe mai creduto.
Nemmeno lei credeva a se stessa. Solo Gabriel le avrebbe dato retta, certo dopo averla presa in giro per il suo miracoloso cambiamento d'opinione, ma le avrebbe creduto. Lui credeva in tutto, ma per qualche ragione non nel loro amore.
E così Claudia smise di credere a quello che aveva visto, consapevole che fosse solo l'ennesima scusa per richiamarlo

*** Gabriel aveva bisogno di vederla, da lontano, sapeva che se le avesse parlato le avrebbe fatto del male e non voleva. Così pensò che non ci sarebbe stato niente di male a guardarla da lontano, a vegliare su di lei, per assicurarsi che stesse bene...
Sorrise pensando alla facilità con cui sapeva mettersi nei guai. Claudia non aveva la minima concezione del pericolo, non aveva paura di niente, era così tremendamente incosciente.
Si nascose dietro un albero e aspettò di vederla rincasare dal lavoro, la immaginò intenta a cercare le chiavi di casa con l'espressione contrariata e salire le scale.
La immaginò buttarsi sul divano e accendere la televisione.
La immaginò addormentarsi ancora vestita e sorrise.
Si sentiva uno stalker, ma in fondo non c'era niente di male, insomma, non la stava spiando o pedinando, voleva solo assicurarsi che stesse bene.
Passarono i minuti, era in ritardo. Forse aveva avuto un emergenza con un suo paziente.
Passò un'ora e lei non c'era.
Il cuore incominciò a martellargli prepotentemente il petto.
E se le fosse successo qualcosa?
Smise di sorridere al pensiero della facilità con cui si metteva nei guai. Lui non era con lei. Non aveva idea di dove fosse...
Si sentì perso.
Dov'era la sua Claudia?

Continuo a sfornare capitoli. Sono in crisi d'astinenza! Datemi la seconda serie prima che io muoia! Grazie mille del vostro sostegno, mi da la carica :P

Un bacione a tutti!

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


"Alonso!"
"Gabriel... sono le due di notte, perchè mi telefoni a quest'ora?"
"Sono preoccupato per Claudia, questa notte non è tornata a casa!"
"E tu come fai a saperlo?"
Il gesuita arrossì, cosa avrebbe dovuto rispondergli? Che aveva passato ore nascosto sotto casa sua aspettando di vederla rincasare?
"Me l'hanno detto" mentì.
"Chi?" chiese l'altro con poca convinzione.
"Persone..."
"Ah, persone! Strano, credevo te l'avessero detto degli oggetti! E queste persone chi sarebbero?"
"Ok, basta non ce la faccio! Non me l'ha detto nessuno ok? E' dalle otto che l'aspetto sotto casa sua, non volevo parlarle, non volevo fare niente, volevo solo assicurarmi che stesse bene..."
"Certo..." fece l'altro.
Gabriel lo ignorò "... ma evidentemente non sta bene perchè non è qui..."
Alonso sospirò tristemente.
"Gabriel, torna a casa, vai a dormire"
"Non posso, non fino a che non scopro dove si trova"
"Gabriel, ti prego! E' una persona adulta, se non rincasa ci può essere un motivo che non sia il rapimento da parte di una navicella extratterestre"
Ci fu un attimo di silenzio.
"Pensi che sia con un altro?"
Gli occhi gli erano diventati lucidi. Come poteva averlo già dimenticato? Ok, lui si era comportato da schifo con lei, ma non poteva fargli questo, non poteva! Il loro amore contava così poco per lei? Come faceva a lasciarsi baciare da un altro senza pensare al loro bacio davanti alla villa dei suoi genitori? Come poteva?
E lui come poteva essere così egoista da essere geloso? Che diritto aveva di arrabbiarsi? In fondo lui non l'aveva forse già tradita con la congregazione? Era giusto che le cose andassero così.
Una lacrima però ne era poco convinta e gli rigò il viso.
"Non intendevo questo Gabriel"
"No, no, lo so... devo andare" e riattaccò.
Neanche il tempo di tornare a casa e già stava affogando nelle lacrime. Proprio lui, Gabriel Antinori.
Non si riconosceva più.
E chissà quanto si sarebbe fatto male con i suoi stessi pensieri se mezz'ora più tardi non fosse arrivato a casa sua Alonso con in mano una bottiglia di vino dicendo "Beviamone un po', non è mica peccato! Anche Gesù lo beveva con i suoi apostoli!".


Mi sono resa conto che potrebbe sembrare che io voglia incoraggiare il consumo di bevande alcoliche, non è così! :)

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


"Fratelli, abbiamo un nuovo caso a cui indagare. In una località marittima delle persone giurano di aver visto l'acqua assumere forma umana" la voce di Isaia rimbombava tra le pareti della Congregazione mentre Gabriel sospirava annoiato.
"Sembra un caso interessante" fece eco qualcuno seduto a quel tavolo.
Già, sembrava un caso interessante. Peccato che adesso che era al direttorio lui non avrebbe potuto indagarvi direttamente.
"Chi pensate dovrebbe occuparsene?"
"Gabriel" suggerì inaspettatamente Alonso.
"Come?"
"Gabriel"
"Ma Alonso! Gabriel è al direttorio, non gli spetta il lavoro di ricerca sul campo..."
"Beh mi spiace perchè io credo che padre Antinori abbia già dimostrato una grande predisposizione nella risoluzione di casi come questo, sarebbe un peccato essere privati di così tanto talento"
Gli altri membri si guardarono per un attimo, indecisi sul da farsi, ma poi inaspettatamente si levò un mormorio di assenso. "Facciamo uno strappo alla regola".
Il cuore di Gabriel si rigirò su se stesso, fino quasi a strozzarsi. Credeva che non avrebbe mai più potuto farlo e invece!
"Grazie Alonso" gli disse infine quando furono soli.
"Ma figurati, mi sembravi un uccello in gabbia. Non sei un topo di biblioteca come me" e gli sorrise dandogli una pacca sulla spalla.
***
L'acqua le scivolava sulle spalle facendole male. Si era appena svegliata dopo una notte passata a ridere come una pazza con sua madre, se qualcuno le avesse detto qualche mese prima che sarebbe successo probabilmente non ci avrebbe creduto. E questi erano gli aspetti positivi.
Gli aspetti negativi erano che i postumi della sbornia facevano sentire il loro eco in modo insistente e che quella notte aveva sognato Gabriel. Lui era sotto casa sua ad aspettarla. Lei gli si avvicinava e senza dirgli niente lo tirava a sè e lo baciava con forza e lui non poteva resistere, non poteva fare niente per ribellarsi. Accettava il suo amore senza opporsi, anzi, anche lui la baciava, le accarezzava i capelli e la teneva stretta a sè. Aprì gli occhi senza sapere se fossero bagnati per colpa della doccia o delle lacrime e all'improvviso nell'acqua vide un volto. Fece uno scatto indietro facendo cadere a terra il bagnoschiuma, ma poi si disse che andava tutto bene, che era solo frutto della sua immaginazione.
***
Faceva caldo quando scese dalla moto, ma l'aria era investita da una brezza leggera che rendeva meno estenuante essere intrappolato in quella divisa da sacerdote.
La gente camminava tranquillamente stringendo tra le mani enormi coni gelato, tutto sembrava al suo posto, non l'avrebbe mai detto che in quel posto accadessero cose misteriose.
Entrò in un negozio a caso, tanto per fare qualcosa se ci fosse stata Claudia avrebbe detto qualcosa tipo...
"Andiamo a prendere un gelato? Ho una fame che non te lo immagini".
Si blocco per un attimo.
Qualunque cosa fosse quello non era un suo pensiero, era la sua voce, ne era sicuro!
Si voltò e lei era lì intenta a guardare distrattamente alcuni cappellini di paglia.
"Provati questo, ti sta benissimo!" le stava dicendo sua madre mentre senza fare troppi complimenti glielo piantava in testa. "Ma sei pazza? Sembro uscita da... da... non lo so!"
Sorrise nel vederla. Era perfetta anche con addosso quel cappello ridicolo. I capelli mossi le ricadevano sulla fronte e quelle labbra perfette sorridevano. Ma era un sorriso distante, malinconico. Chissà se anche lei lo stava pensando.
No. Ancora una volta non poteva permettersi di essere così egoista!
La cosa che più voleva al mondo era andare da lei, parlarle, chiederle come stava e dirle che era bella, di comprarlo quel cappello perchè le stava bene, perchè a lei stava bene tutto. Ma non poteva farlo! Non poteva! L'avrebbe ferita e non voleva, doveva andare via, ora che lei stava ricominciando a sorridere. Doveva andare via. Non aveva il diritto di...
Stava indietreggiando quando inavveritiamente andò a sbattere contro uno scaffale facendo un gran baccano.
"Ma cosa diavolo..." disse Claudia voltandosi.
E lo vide. Sì, lui non avrebbe voluto, se avesse potuto sparire!
Lei lo vide e il tempo si fermò quel tanto che bastava perchè tutti i ricordi annullassero la distanza che li divideva.
Lei gli si avvicinò, si stava avvicinando.
"Gabriel..." gli disse con voce tremante, fermandosi poco distante da lui, davvero troppo poco distante.
Lui non rispose. Lei lo guardava diritto negli occhi, senza nessuna insicurezza e questo lo faceva sentire spaesato, avrebbe voluto rompere il contatto visivo, ma non poteva!
"Mi dispiace" le disse " io non volevo, me ne stavo andando. E' che, sai, ti ho vista e non ho più capito niente... non volevo che mi vedessi, o forse sì, una volta mi avevi spiegato in realtà i nostri gesti nascondono le nostre vere intenzioni e io magari consciamente non volevo che tu mi vedessi, ma inconsciamente sì e quindi sono andato a sbattere e tu ti sei girata... mi dispiace..."
Lei lo fissava con occhi lucidi e tremanti.
Non rispose niente.
Gli si gettò tra le braccia e lui la prese, la prese al volo mentre le loro labbra si univano.
Lei lo baciava e lui era del tutto impotente, non poteva resisterle, non poteva opporsi al loro amore.
L'avvicinò di più a sè e le accarezzò piano la schiena e anche quando le loro labbra si separarono non la lasciò andare continuò a tenerla vicino e ad accarezzarla con tenerezza, senza accorgersi che il proprietario del negozio imprecava contro di lui.


Grazie mille a chi ha commentato la mia storia e anche a chi la sta leggendo, spero che vi piaccia la piega che le sto facendo prendere...
Un bacione!

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


I lampioni sembravano voler rubare luce alla luna mentre avvolti nel silenzio passeggiavano lungo la spiaggia, erano rimasti soli.

"Penso che sia il caso che io vada" le aveva detto sua madre.

"No, mamma non te ne andare, se pensi che io abbia sbagliato..."

"Non lo penso, penso invece che voi due abbiate qualcosa in sospeso da chiarire e che non possiate farlo con me in mezzo alle scatole... fammi sapere come è andata ok?" e poi l'aveva salutata con un abbraccio.

Il mare mormorava al di là di quegli sguardi che fingevano di non lanciarsi.

Dopo aver riso del fatto che il proprietario del negozio si fosse arrabbiato tantissimo con Gabriel per aver distrutto qualche paio di occhiali da sole non si erano più rivolti la parola.

Claudia poi trovò il coraggio di fermarsi di fronte a lui cercando qualcosa da dire, ma non fece in tempo a dire niente che lui le aveva già sfiorato le labbra tutto tremante.

E poi erano rimasti lì a guardarsi negli occhi, lei cercando una risposta, lui anelando nuovamente verso le sue labbra.

Forse non era il caso di parlare subito di loro, era ancora troppo presto perchè potessero avere le idee chiare.

"Come mai sei qui?" gli chiese Claudia.

"Delle persone dicono di aver visto l'acqua assumere forma umana... e io..."

"Come?"

"Sì, lo so che non ci credi, ma..."

"No, no Gabriel, credo di averlo visto anch'io"

Cercò di non sorriderle compiaciuto ma non ce la fece.

Era esattamente la reazione che lei si aspettava da lui.

"Mi aiuterai?" le chiese con dolcezza.

E lei gli rispose con un sorriso.

Ok scusate se continuo a scrivere, magari anche male, ma non ce la faccio... io li amo!

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


"Dove andrai a dormire?"
Si sentì stupida dopo aver fatto questa domanda, lui avrebbe potuto pensare che lo stesse invitando nella sua camera d'albergo per fare l'amore con lui, del resto ora che non c'era sua madre... o cielo, ma cosa stava facendo? Stava valutando l'idea? O gliel'aveva veramente chiesto per quella ragione? Sperò con tutto il cuore di non essere arrossita, se l'avesse fatto lui avrebbe capito cosa le passava per la testa.
"Non... non lo so, io mi sono dimenticato di cercare un albergo quando..." questa era in assoluta la risposta più idiota che potesse darle, a parte il fatto che già di per sè era da stupidi andare lontano da casa senza sapere dove passare la notte, ma a parte quello... lei avrebbe potuto pensare che lui lo dicesse soltanto perchè sperava che lo invitasse ad andare da lei.
Ci fu un attimo di silenzio.
"Beh, mia madre non c'è... c'è un letto libero nella mia stanza e l'albergo è già pagato per due persone..." questa volta fu sicura di arrossire, anche perchè aveva apertamente confessato a se stessa quale fosse il suo desiderio.
"Grazie ma, sei sicura?" ma che cosa le stava chiedendo? Non c'era malizia nel suo invito e la sua domanda adesso suonava tanto come un: sei sicura di voler fare l'amore con me? Ma a lei non era nemmeno passato per la testa, di questo era sicuro.
"Ehm... quello che voglio dire è... non vorrei disturbare..."
"No, non preoccuparti, tu non puoi russare più di mia madre" e gli sorrise complimentandosi con se stessa per come aveva allentato la tensione.
Grazie al cielo lei era riuscita a toglierlo d'impiccio gli sorrise anche lui e le sfiorò la schiena con una mano mentre riprendevano a camminare.
***
Da quando l’aveva visto non aveva avuto il tempo di pensare a niente.
Cercava disperatamente di capacitarsi del fatto che averlo di nuovo accanto avrebbe dovuto turbarla ma non ci riusciva! E non riusciva a preoccuparsi per il futuro, a pensare a quanto sarebbe stata male se poi non avesse scelto lei, ma non ci riusciva! Non ci riusciva era troppo felice di poterlo guardare, abbracciare e parlargli ancora.
Adesso lui stava dormendo, lo sentiva dal suo respiro.
I loro letti erano separati da una distanza di tipo mezzo metro, era troppo e troppo poco.
Faceva freddo tra quelle coperte, avrebbe voluto intrufolarsi sotto quelle di Gabriel e scaldarsi col calore del suo corpo e poi baciarlo e fargli dimenticare che faceva freddo spogliarlo e passare finalmente la notte insieme a lui, ma non poteva.
Per fortuna esistono i sogni.
***
Da quando l'aveva vista non aveva avuto il tempo di pensare a niente, era troppo agitato ma adesso che era solo nel silenzio di quel letto aveva tutto il tempo di sentire la propria anima sussurrargli cosa volesse davvero.
Era stato così bello rivederla, così inaspettato e soprattutto era stato esattamente come non aveva mai avuto il coraggio di sognare. Non era cambiato niente, niente! Erano sempre loro, complici come lo erano prima.
L’aveva baciata, Dio, sì, l’aveva fatto e l’aveva tenuta stretta tra le braccia, non avrebbe mai più voluto lasciarla, ma adesso, cosa avrebbe fatto?
Non lo sapeva. Non ne aveva idea, l’unica sua certezza era quella di essere estremamente confuso.
E adesso la sentiva respirare nel letto vicino al suo, probabilmente si era già addormentata.
Gli venne voglia di stare a guardarla mentre dormiva, ma non lo fece, altrimenti non ce l’avrebbe fatta, sarebbe entrato nel suo letto le avrebbe baciato la fronte, le guance, poi le labbra e le avrebbe sussurrato che era suo, eternamente suo!

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


Aveva una sete incredibile e decise di alzarsi per bere qualcosa, non ce la faceva più a rimanere sotto quelle coperte, la opprimevano.
Aprì il lavandino e incominciò a bere l'acqua corrente, era così poco aggraziata, ma così bella allo stesso tempo, con l'acqua che le bagnava la canottiera del pigiama scendendole lungo il collo.
"Hey" disse Gabriel avvicinandosi.
Aveva gli occhi assonnati, ma sorridenti.
"Hey" gli rispose lei.
"Che ci fai sveglia?"
"Non riuscivo a dormire e tu?"
"Nemmeno io..."
Parlando si erano avvicinati pericolosamente e adesso potevano sentire l'uno i respiri dell'altro sulla propria pelle. Claudia aveva fatto scorrere una mano lungo la schiena, facendogli venire i brividi, poi aveva incominciato ad accarezzare quelle braccia rese muscolose da ore e ore di canottaggio e che ora sembravano nate soltanto per stringerla.
Accadde senza che se ne rendessero conto, anche se in realtà non desideravano altro dal primo momento che si erano incontrati.
Gabriel si avvicinò alla sua bocca ed incominciò a baciarla come aveva fatto quella meravigliosa mattina davanti a Villa Antinori.
Le sue mani la accarezzavano in modo desideroso ed insicuro allo stesso tempo, ma a lei piaceva quel tocco imperfetto, la faceva sentire desiderata, amata e protetta allo stesso tempo, le faceva capire che lei era tutto per lui.
Ma lui si sentiva così stupido, così inerme, così poco Gabriel, ma forse era arrivato il momento di smetterla con le insicurezze e di lasciarsi guidare, lasciarsi guidare dalle sue mani, dalle sue labbra, lasciarsi guidare verso il suo letto, lasciarsi insegnare ad amare.

***

Si svegliò di soprassalto.
"Gabriel stai bene?" gli chiese Claudia preoccupata "Hai avuto un incubo?"
Non era un incubo era il più bel sogno che avesse mai fatto in tutta la sua vita.
"No, no, non preoccuparti, sto bene"
Lei si sedette sul bordo del suo letto guardandolo enigmatica, ignara di essere stata nei suoi sogni fino a cinque minuti prima. Per qualche ragione tutte le volte che la sognava finiva per fare l'amore con lei, di solito però aveva tempo di svegliarsi, fare una doccia gelida e non pensare più a niente.
Adesso invece lei era lì accanto a lui e lo accarezzava, lo accudiva convinta che fosse scosso a causa di qualcosa di terribile.
Quelle erano le carezze che aveva sempre desiderato, le mani che aveva sognato, l'unica donna che avesse mai amato. E lui era un prete, un dannatissimo prete che non poteva fare a meno di amare lei più di quanto non amasse Dio.


Spero di non avervi annoiato... Un bacione!

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


Secondo la sveglia erano le 6 del mattino, teoricamente avrebbe avuto ancora un'oretta per dormire, ma non ci riusciva, non gli interessava.
Quella notte lei gli era stata accanto, l'aveva abbracciato, accarezzato, l'aveva difeso da fantasmi che nella sua mente in realtà non esistevano e stringendolo tra le braccia aveva aspettato che si addormentasse per poi accoccolarsi sul suo petto e raggiungerlo nel mondo dei sogni.
Non l'aveva più sognata, non ne aveva bisogno, lei era lì accanto a lui, gli bastava svegliarsi per sentire il peso del suo corpo e il suo respiro sul collo.
Quello era di sicuro uno dei momenti più intimi che la sua coscienza avrebbe mai potuto sperare di immaginare ed era vero.
Lei era lì addormentata accanto a lui e lui si chiese per quale miracolo gli fosse concesso avere accanto quell'angelo. Quella notte lei gli era stata accanto, lo aveva rassicurato, era così protettiva nei suoi confronti.
Avrebbe dovuto essere lui a proteggerla.
Avrebbe voluto essere lui a proteggerla.
Ma lei non gliel'avrebbe mai lasciato fare, lei era wonder woman, era il suo angelo custode, come l'aveva definita Murder.
L'unica cosa che lui poteva fare per lei era lasciarla fare, lasciarsi proteggere, in fondo anche questo era un modo di proteggerla.
Trovò così miracoloso il fatto che lei si fidasse di lui, che si lasciasse abbracciare nel sonno.
Era anche meglio che fare l'amore, non che lui l'avesse mai fatto, ma tutte le volte che l'aveva sognato non era stato così bello... ma forse sembrava tutto migliore solo perchè era reale. Approposito di realtà provò ad affacciarsi nella sua mente la congregazione, ma la scacciò con violenza.
Non voleva pensare alla congregazione.
Voleva vivere quel momento.
Le mani di lei si contrassero in un pugno e nel sonno gemettè appena e gli venne così istintivo abbracciarla più forte e baciarle la fronte.
Avrebbe voluto difenderla anche dai suoi incubi.
"Gabriel..."
Stava sognando, non era sveglia.
"... non andare via"


Lo so, lo so, ci sto mettendo mille anni, scusatemi tanto! Nel frattempo però vi ringrazio tutte :)

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


"Sei silenzioso stamattina, è a causa dell'incubo di ieri sera? Se vuoi puoi parlarmene... magari come psicoterapeuta non sono del tutto inutile, i sogni sono la trasposizione delle nostre paure e dei nostri desideri, sono messaggi provenienti dall'inconscio trasfigurati in forme simboliche che potremmo provare a sciogliere insieme... Certo se tu non te la senti... Magari dovreste parlare con qualcuno con cui hai un legame meno... cioè... in ogni caso se vuoi parlare io ci sono" stava farneticando, lo sapeva bene, ma andava avanti a parlare sperando che lui le dicesse qualcosa, qualsiasi cosa.
Quella mattina Gabriel era strano aveva gli occhi tristi, ma le sorrideva forzatamente, da quando si era svegliato l'unica cosa che le aveva detto era stata che sarebbero dovuti andare ad interrogare dei testimoni.
"Claudia io..."
"Sì" lo guardò ansiosa sperando che le dicesse qualcosa di importante.
"... ho parlato con mia madre" ok non era quello che avrebbe dovuto dirle, ma non ce la faceva, non dopo averla sentita invocare il suo nome nel sonno.
Che cos'ero io per te Claudia? Una paura o un desiderio? La stessa cosa che sei tu per me, la mia paura più grande. La paura di desidertarti troppo, di desiderarti tanto da perderti.
Si faceva schifo per come la stava illudendo.
Lei gli aveva detto di starle lontano se non avesse voluto stare con lei e lui invece era lì e le chiedeva ancora una volta di aiutarlo e ancora una volta era diviso fra il suo amore per lei e la chiesa.
"Che cosa? Perchè non me l'hai detto prima? Quando è successo?"
Gabriel le appoggiò delicatamente una mano sul viso. "Calmati è successo poco prima che venissi qui, eravamo in confessionale e lei mi ha chiesto scusa per avermi abbandonato"
"E poi?"
"E poi è sparita! Non ho idea di dove sia o di come fare a trovarla"
"Mi dispiace" disse piegando leggermente la testa di lato e guardandolo con gli occhi lucidi, come faceva sempre quando era preoccupata per lui.
Lui le sorrise forzatamente, ancora una volta.
"Andiamo?"
"Andiamo"

***

"Erano più o meno le due di notte e stavo nuotando..."
Claudia e Gabriel si lanciarono uno sguardo d'intesa, fingendo di non ridere sotto i baffi.
"... avevo fatto una scommessa con i miei amici e... l'avevo persa... dicevo che stavo nuotando quando all'improvviso un onda ha assunto la forma del volto di un uomo e quell'uomo sembrava un sacco il vecchio Antonio... so che potreste pensare che fossi drogato o che..."
"Non siamo qui per esprimere giudizi di alcun genere... chi è il vecchio Antonio?"
"Un vecchio pazzo, è sparito un po' di mesi fa e da allora nessuno sa più niente..."
"Aveva amici, parenti?"
"Una moglie, a mio avviso ancora più suonata di lui..."
"Dove vive?"
"Là in quella casa sul molo..."
"Grazie mille"

***

Gabriel busso alla porta di legno e venne ad aprire una vecchina che vedendoli face per richiuderla dicendo "Chi siete e cosa volete da me?"

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Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***


"Stia tranquilla signora, non vogliamo farle del male è che ci siamo persi e vorremmo delle indicazioni" mentì Claudia sussurrando poi a Gabriel "In questi casi è meglio non tentare un approccio troppo diretto".
La vecchina si fece da parte per lasciarli entrare "Da dove venite?"
"Da Roma"
"Ah Roma..." borbottò muovendo a stento le labbra circondate da rughe che sembravano covergere verso due occhi verdi e impertinenti, da ragazzina.
"Che belle foto" disse Gabriel osservandone una in cui c'era lei molto più giovane abbracciata sulla riva del mare ad un bell'uomo che doveva essere il vecchio Antonio.
La donna lo ignorò "Lei è un prete?"
"Io... io... sì... sì..."
"Non mi sembra tanto convinto"
L'uomo fece per rispondere, ma non sapeva cosa dire.
"Se finge di esserlo non è un bravo attore, siete venuti a derubarmi? Avete sentito dire che qui abita una vecchia pazza ed avete pensato di tentare un colpo?"
"No signora, non è così..." si intromise tristemente Claudia. Putroppo Gabriel era davvero un prete.
La donna la guardò inclinando leggermente il viso, ispezionando gli occhi della psicoterapeuta.
"Perchè quell'espressione afflitta? Le dispiace che lui sia un prete?"
I due si guardarono imbarazzati ed abbassarono lo sguardo.
"Raccontatemi la vostra storia!" la vecchina sembrava aver preso fin troppo confidenza, dai suoi occhi era sparita ogni traccia di diffidenza, ora c'era solo curiosità.
"Non è una storia interessante"
"Allora perchè non volete raccontarla?"
"Non c'è nessuna storia da raccontare"
"Se non è interessante vuol dire che invece c'è, o sbaglio?"
Nessuno dei due rispose.
"Va bene, va bene, non sono affari miei è che... mi dispiace, io non parlo mai con nessuno, volete intrattenervi un po' con me?"
E così si ritrovarono a bere un te in una piccola e buia cucina ornata di tazzine e piattini antichi, dipinti a mano.
"Dite la verità, perchè siete qui?"
"Noi volevamo soltanto delle informazioni..."
"Bugiardi! Bugiardi ditemi la verità!" iniziò a singhiozzare "Ditemelo che non sono pazza vi prego! E' davvero lui no? Non sono io che me lo immagino... è Antonio, è il mio Antonio?"
"Di cosa sta parlando signora?"
"Lo sapete! Lo sapete di che cosa sto parlando!" urlava e non esitava a passare lo sguardo dall'uno all'altro cercando di leggergli dentro.
"Chi è Antonio signora?"
"Antonio è l'amore della mia vita. Dicono tutti che è scomparso, che non tornerà mai più ma io lo vedo! E lo so che non sono l'unica, lo so che non sono pazza! Lo vedo ogni volta che guardo questo dannato mare! Ma... ma quando esco di casa e lo chiamo lui... lui scompare e io... vi prego non ditemi che sono pazza..."


Scusatemi se vi sembra un po' troppo sbrigativo, ma c'è un motivo se la vecchina non si fa così tanti problemi a parlare con loro, spero di riuscire a spiegarlo presto... ha a che fare con uno dei nodi centrali di tutta la storia... ok non parlo più :)

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Capitolo 13
*** Capitolo 13 ***


"Lui era tutto per me. Ma lui amava il mare più di quanto non mi amasse, quel vecchio pazzo! Era un pescatore da giovane, un abile pescatore... era capce di andare lontano, ha portato anche me con lui ogni tanto, ma io non sono mai stata capace di capire... Poi tre mesi fa... era... era così tanto tempo che non navigava più... ha deciso di riprendere a navigare, ha detto che sarebbe stata l'ultima volta!" incominciò a singhiozzare più forte "e... e io temo che lo sia stata, ma se è così perchè continuo a vederlo? Perchè?" Claudia abbracciò la signora senza dire nulla.

***

"Poverina, che cosa possiamo fare per lei Gabriel?"
"Dovremmo dirglielo" rispose guardandola negli occhi.
"Stai scherzando vero? E se poi è veniamo a sapere che è soltanto un'allucinazione collettiva? Non possiamo illuderla così!"
"Ma Claudia! L'hai visto anche tu, per due volte!"
"Una delle quali ero ubriaca"
"Ma come fai a negare qualcosa di così evidente?" senza rendersene conto si erano avvicinati e i loro visi erano tanto vicini che potevano respirare l'uno i sospiri dell'altro.
"Non sono l'unica a negare qualcosa di evidente Gabriel" disse poi lei voltandosi e camminando lontano da lui.
Quelle parole avevano risvegliato in lei frammenti di quel sogno aveva fatto la notte precedente... lei era lì pronta ad aprirgli il suo cuore, desiderava solo delle risposte.

***

"Gabriel, ti prego non posso più aspettarti, quest'attesa mi sta uccidendo, ti prego dimmi cosa vuoi dimmelo adesso" lo guardava con gli occhi pieni di lacrime desiderando che lui la prendesse tra le braccia e non la lasciasse andare mai più.
Ma lo sguardo di lui era così assente, così lontano...
"Te l'ho già detto mesi fa qual'è la mia scelta Claudia! Io rimarrò all'interno della congregazione"
Lei si era sentita morire. Il freddo, i suoi occhi assenti, le passavano attraverso non la vedevano, il freddo.
"Io non ti amo! Come fai a negare qualcosa di così evidente? Se ti avessi amata davvero non avrei avuto nessun dubbio!"
E poi si era allontanato senza curarsi di lei che, caduta in ginocchio, tra le lacrime sussurrava "Gabriel... non andare via..."


Scusate se ogni volta scrivo un capitoletto scarso è che in questo periodo non ho proprio tempo, tra lo studio e tutto il resto... mi viene da spararmi, solo che meno tempo ho più mi viene da perderne, non so quanto sia normale... Scusate lo sfogo/scusa... Baci!

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Capitolo 14
*** Capitolo 14 ***


Forse aveva fatto male ad andarsene via così, in fondo lui non aveva colpe se nei suoi sogni l'aveva lasciata. Ma lui aveva colpa delle sue paure, delle sue angosce. Se soltanto le avesse dato qualche certezza in più. Lei le cercava ogni volta nei suoi occhi e ogni volta le sembrava di averle, le sembrava di vedere il suo amore incondizionato, ma non le trovava mai nelle sue parole, mai, mai che le desse una conferma, un cenno di assenso. Si limitava ad avvicinarsi, ad arrischiarsi a baciarla e ad allontanarsi come se non fosse successo niente. Come se fosse stato sbagliato. E così se n'era andata, non aveva più voglia di starlo ad ascoltare, non voleva più saperne dei suoi discorsi sulla cosa giusta da fare. L'aveva lasciato lì ad urlare il suo nome e un "dannazione" che tra le sue labbra faceva quasi ridere. La strada era finita. C'era solo il mare adesso di fronte a lei, non sapeva dove andare. Forse era meglio tornare indietro, sì sarebbe stato decisamente meglio, anche perchè l'alternativa era farsi una nuotata e come ipotesi non era proprio il massimo.
Le parve di vedere un ombra là in fondo, ma non ci fece caso e la figura sorride sapendosi insospettata.

***

"Dannazione" era l'ultima cosa che aveva detto vedendola andare via. Ma che cosa le era preso? Fino a pochi secondi prima andava tutto bene e adesso era tutto sbagliato. Si chiedeva cosa potesse aver fatto o detto ma non trovava risposta. E' vero quella mattina non era stato molto carino con lei, ma l'aveva fatto perchè si sentiva in colpa e chissà come mai quando l'ultima cosa che desideri al mondo è ferire una persona il risultato che ottieni è proprio quello. Aveva imparato in fretta che valeva anche e sopratutto quando ami... ami, già lui l'amava. Ma non gliel'aveva ancora detto, non come si deve. E sopratutto non gliel'aveva dimostrato. Era stato un vero idiota. Ecco, la sentenza. Epigrammatica, quasi lapidaria. Lui era stato un vero idiota. Cosa aveva sbagliato? Tutto! Era così semplice la risposta! Tutto! Doveva prendere una decisione e doveva farlo alla svelta. Non poteva lasciarla sul filo di un rasoio cercando di capire da ogni suo gesto se ci fosse o meno nel futuro una possibilità per loro.
"Padre Antinori..." ecco la vecchina corrergli incontro. Li aveva seguiti per tutto il tempo? "Senta, vorrei parlare con lei..."
Nonostante fosse ancora sovrappensiero trovò la forza per concentrarsi e risponderle "Sì, mi dica...".
"Io voglio che lei sappia che sento di potermi fidare di lei... qualcosa non va?".
Anche Claudia si fidava di lui. Glielo aveva detto un secondo prima che lui la baciasse, lo aveva fatto sciogliere, gli aveva reso impossibile controllarsi.
Perchè le persone si fidavano di lui, lui non valeva niente, era un uomo come tutti, non era degno della fiducia di nessuno. Proprio di nessuno. "No, va tutto bene" Fece finta di crederci. Gabriel lo capì vedendola fare le spallucce da sotto il poncio in lana, troppo pesante per quella calda giornata estiva.
"Non ho mai celebrato un funerale per il mio Antonio. Io... non volevo capacitarmi della sua morte, capisce?" incominciò a singhiozzare sommersamente "Un funerale avrebbe reso tutto più vero e io sono stata egoista, non volevo soffrire, non gli ho mai detto addio. Ma... ma forse è il caso che io mi liberi da questi fantasmi, è il caso che gli dia il saluto che si merita... potrebbe celebrare il suo funerale per me? La prego..."

***

"Oggi siamo qui per dare l'estremo saluto al nostro fratello Antonio, il signore l'ha accolto tra le sue braccia..." si sentiva strano, si sentiva male, l'ultimo funerale che aveva celebrato era stato quello di Pietro. Rivedeva davanti agli occhi le immagini di quel giorno e si sentiva sprofondare, il dolore, il senso di colpa, la rabbia, gli occhi di Giulia, così simili nel dolore nonostante l'età a quelli della vecchina. L'odore della salsedine gli inondava i polmoni, la moglie dell'anziano signore aveva deciso di celebrare il suo funerale nel luogo che più amava.
La signora quando Gabriel ebbe finito il proprio discorso fece naufragare tra le onde un mazzo di girasoli dicendo "Spero che tu li riceva, amore mio" e poi era successo... I girasoli si erano improvvisamente innalzati retti da una mano incolore e tutt'intorno il mare era piatto e d'innanzi alla donna c'era lui. Ogni goccia d'acqua scivolando e tornando al suo posto formava il suo viso e su quel viso un sorriso e su quel volto bagnato nuove gocce a scendere giù per le guance come lacrime. E quelle mani le accarezzarono il volto e quel sorriso la baciò piano sulla bocca e sembrò dirle con la voce del mare "Ti amerò per sempre". Poi scomparve e la vecchietta prese a ridere e a piangere e domandare se non fosse un allucinazione o se fosse per caso un miracolo...


Non ci credo! Sono riuscita a scrivere un capitolo di una lunghezza decente! Hip Hip Urrà! Ok, adesso vado a studiare ç.ç

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Capitolo 15
*** Capitolo 15 ***


Lei. Lei era la sua scelta. Capì che aveva sempre avuto la risposta, ma faceva finta di non essene certo per un malato senso del dovere. Che idiota. Lo capì vedendo in quell'amore il suo amore per Claudia, un amore in grado di vincere la morte e tornare senza violenza, come se non ci fosse niente di più naturale. Capì che non poteva perderla. Capì che non gli sarebbe bastato un ultimo bacio prima di dirsi addio. Lui voleva una vita con lei.
"Io non lo so" si limitò a rispondere alla donna in lacrime. "Devo andare" e poi i suoi piedi erano partiti veloci, senza meta, dov'era Claudia? Sembrava che i suoi piedi lo sapessero, beati loro. Le sue labbra, invece, erano già da lei, beate loro, sì, beate loro.

***

La signora si asciugò le lacrime e sorridendo si voltò verso un'altra donna che camminava con passo felpato sulla spiaggia.
"Grazie Armenia, mi hai fatto un grandissimo favore"
"No, grazie a te Clara. Sono davvero due bravi ragazzi"
"Sì, si lo penso anch'io" rispose Clara Antinori non potendo non sorridere. Aveva raggiunto il suo scopo.

***

Eccola. Si stava avvicinando. L'avrebbe tolta di mezzo con calma. Sì, si sarebbe divertito ad ucciderla. L'avrebbe ascoltata invocare la sua pietà, l'avrebbe illusa e piano piano le avrebbe succhiato via la vita... avrebbe voluto essere un vampiro per morderle il collo e prendersi tutto il suo sangue e poi guardarla così, esamine, con gli occhi vuoti mentre esalava l'ultimo respiro. Alla sua mente perversa questa immagine si presentava come qualcosa di terribilmente sensuale. Poi avrebbe portato il suo corpo da lui e avrebbe riso vedendolo impazzire per il dolore e poi avrebbe visto quel dolore trasformarsi in rabbia. I suoi occhi diventare rosso sangue e passare al lato oscuro. Gabriel avrebbe cercato di ucciderlo dimenticandosi che lui era una creatura dell'inferno. Eccola. Si appogiò alla parete, pronto a prenderla per le spalle e tirarla verso di sè chiudendole la bocca...
"Claudia..." no, non era possibile! Non adesso!
"Claudia!" dannazione. Per quella notte aveva fallito.

***

Clara Antinori entrò nella villa gettando la giacca a terra e non sembrò sorpresa avvertendo un'oscura presenza alle proprie spalle.
"Buona sera Serventi, brutta serata?"
"Non prendermi in giro. A che gioco stai giocando?"
"Gioco? Dovresti sapere che a me non piace giocare..."disse accarezzando il mento dell'uomo che la guardava gelidamente. Era immobile, sembrava imbalsamato.
"Perchè l'hai fatto?"
"Non so di cosa tu stia parlando..."
"Credevo che fossimo tutti d'accordo. Gabriel deve rovesciare la chiesa. Il suo amore" ebbe un conato di vomito nel pronunciare quella parola "per quella donna manderà tutto in fumo, lo capisci? A te importa più della sua felicità che della nostra setta... ma adesso basta! Da questo momento tu non sei più il capo, chiaro? D'ora in avanti comando io qui!" il tono della sua voce era cresciuto parola dopo parole, ma la donna era rimasta impassibile.
"Come preferisci..." e poi si era buttata sul divano dicendo "Vuoi del vino?"
Serventi in uno scatto rabbioso prese la bottiglia e la gettò a terra "SMETTILA! STAI FORSE CERCANDO DI FARMI DIVENTARE MATTO? VOGLIO SAPERE CHE COSA DIAVOLO HAI IN MENTE E SUBITO!" Le sue mani si stringevano intorno alla gola di lei che usava il fiato che le rimaneva per ridere e ridere ancora... e sussurrare giocosa all'orecchio del suo assassino, poco prima di morire "Non è mio figlio il nostro apostolo..."

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Capitolo 16
*** lamentela ***


Avevo scritto il sedicesimo capitolo, putroppo ho il vizio di scrivere direttamente online, così appena ho finito ho cliccato su anteprima in modo tale che me lo pubblicasse ed è uscita la scritta "effetturare il login", cosa che chiaramente avevo già fatto, altrimenti non sarei neanche riuscita a scrivere. Morale della favola, il capitolo che aveva scritto è andato e adesso non ho il tempo materiale di riscriverlo. Che palle! Scusatemi...

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Capitolo 17
*** Capitolo 16 ***


"Claudia..." Gabriel avanzava verso di lei con il fiatone, come aveva fatto a riconoscerla in quell'oscurità? Non lo sapeva nemmeno lui, ma vedendo la sua figura esile da lontano aveva immediatamente capito che era lei.
Si era fermato a pochi passi di distanza e cercando di riprendere fiato le aveva sussurrato un faticoso ciao.
"Ciao" gli rispose avanzando un poco verso di lui "Gabriel... mi dispiace, non sarei dovuta andare via così, ma..." ma il resto della frase le morì in gola, anzi fu divorato direttamente dalle labbra di Gabriel, che si erano chiuse con dolcezza sulle sue prima di dirle "Ti amo". Quelle parole tremarono leggere nell'aria, trasportate da una flebile brezza marina.
Lei era rimasta interdetta e poi guardandolo aveva trovato soltanto la forza di chiedergli "Come?"
"Ti amo" le aveva ripetuto lui avvicinandosi, accarezzandole la guancia. Aveva scelto lei? Cosa significava quel ti amo? Aveva scelto lei? L'aveva fatto davvero? Claudia intraprese una dura lotta contro le proprie lacrime.
"Ma?" gli domandò un po' scettica.
Lui sorrise, perchè sorrideva? "Ma niente. Ti amo e basta"
"Nient'altro"
"Un'altra cosa ci sarebbe..."
Ecco lo sapeva, l' amava, ma non poteva stare con lei, non avrebbe mai e poi mai lasciato la congregazione e...
"Voglio sposarti"
... avrebbero passato insieme una e una sola notte, ma pur di averlo lei ci sarebbe cascata perchè... cosa?
"Claudia, mi hai sentito? Ti prego dimmi qualcosa..."
Ma lei non disse niente, perse definitivamente la sua battaglia contro le proprie lacrime e gli si gettò tra le braccia e lui la prese, sì, la prese e la strinse e forte e le baciò i capelli, le guance, le lacrime, le labbra, le spalle... "Hai scelto me..." continuava a ripetere lei ad ogni bacio e stringendola gabriel sentì i sussulti del suo pianto trasformarsi in una risata piena di gioia, poi caddero entrambi sulla spiaggia e i baci si fecero sempre più intensi e le loro mani sempre più curiose.
Gabriel capì in un modo che lo fece sembrare quasi stupido che lei gli stava chiedendo di più e che lui non glielo stava negando, o forse era il contrario? Non lo sapeva.
Per un attimo si chiese se fosse il caso, se fosse il momento o il posto adatto, ma le loro ombre sulla sabbia erano già fuse l'una nell'altra e così smise di farsi domande. Che senso aveva, che senso aveva dopotutto?
Non esistevano parole che valessero quanto quel momento e lui si sentiva così agitato, ma la sua ombra si muoveva sicura sul corpo di lei e poteva sentire il cuore che le pulsava sotto il seno e il suo sorriso, il suo sorriso sulla propria pelle e il mare che gemeva con loro, che senso aveva tutto? Che senso aveva prima di quell'ultimo bacio che si erano dati prima di sprofondare nella passione più pura? E dirsi ti amo, sì ti amo affondando le proprie mani nei capelli dell'altro e le unghie nella sabbia, nel vano tentativo di trovare qualcosa a cui aggrapparsi per non essere proiettati verso il cielo. Ma se fossero stati insieme non importava su quale sconosciuto pianeta sarebbero finiti... E le loro ombre si accasciarono esauste, ma felici, senza smettere un secondo di stringersi, ridendo insieme della loro gioia... e le impronte dei loro corpi sulla spiaggia a testimoniare il loro amore...

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Capitolo 18
*** Che palle. ***


Ancora una volta avevo scritto questo cazzo di capitolo on line e adesso non esiste più perchè quando ho schiacciato pubblica è uscita la scritta: please login. Questo sito fa schifo.

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Capitolo 19
*** Capitolo 17 ***


Io credevo davvero che sarebbe durata per sempre. Saremmo tornati a Roma, mi avresti sposato. E avremmo passato insieme tutta la vita. Io lo sentivo. Doveva essere così? Forse, in un altro mondo è stato così davvero... ma nel mio mondo no.
Nonostante siano passati vent'anni da quando mi hai scritto che eri troppo codardo per dirmelo a voce, ma che dovevi andare via io ancora non mi do pace.
Ti ho cercato per giorni sai? Ho passato notti cercare il tuo nome su internet, per capire se insegnassi in qualche altra università, se facessi qualunque altra cosa... ho cercato un segno della tua vita. Mi sarebbe stato sufficiente, forse.
Ed ho pianto così tanto. Ho stretto il cuscino al petto, l'ho baciato immaginando che fossi tu. Mi sono svegliata credendo di sentire ancora le tue carezze...
Mi hai ferita nel profondo dell'anima, ma non mi hai lasciata sola...


<< Cazzo! >> si morse le labbra << Mi scusi padre... le ho fatto male? >>
Il prete tese la mano alla ragazza, la aiutò a rialzarsi. << No, non preoccuparti. Tu stai bene?>>
Lei sorrise, aveva gli occhi azzurri e i capelli castani le ricadevano morbidi sulle spalle << Io sì, il mio di dietro avrebbe da ridire... ma io sto bene! >> Alzò gli occhi al cielo. << Mi scusi... ho un linguaggio un po' colorito! >> Incominciò a torturarsi le mani.
<< Ti ho già vista da qualche parte? A messa magari? >> Lei scoppiò a ridere << Piuttosto improbabile >>
Eppure aveva un viso così familiare << Atea? >>
Sembrò pensarci su un po' << Non direi atea... agnostica più che altro. Quella atea è mia madre! Non sa che fatica faccio a spiegarle che la verità sta sempre nel mezzo! >> Gabriel sentì un pugno allo stomaco << Tua madre è molto convinta delle sue idee? >>
<< Non sa quanto! A volte è impossibile fare un discorso con lei senza intraprendere una battaglia intellettuale. Fortunatamente lei circoscrive le sue argomentazioni al campo del razionale, il che mi da un grande vantaggio... il problema è che secondo i suoi personalissimi criteri altre possibili spiegazioni non dovrebbero essere considerate valide! Tutto bene? >>
Il cuore di Gabriel incominciò a battere all'impazzata, non riusciva a respirare.
La ragazza lo fece sedere, gli mise una mano sul viso << Sta avendo un attacco di panico. Non si preoccupi, adesso sistemiamo tutto. Si concentri solo sul suo respiro. >>
Aveva voglia di piangere. Quella non poteva che essere la figlia di Claudia.
<< Va meglio? >>
Lui annuì.
<< Oh, meno male! Me lo ha insegnato mia madre cosa fare. Lei è una psicoterapeuta, sa? >>
Aveva i suoi lineamenti. Le sue labbra. I suoi capelli... E alle sue spalle c'era lei. Immobile, come pietrificata. Bella come l'ultima volta che l'aveva vista, anche se qualche ruga cercava di nascondere la sua bellezza. Ma era un tentativo vano.

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Capitolo 20
*** Capitolo 19 ***


Gabriel aprì gli occhi, Claudia era tra le sue braccia, dormiva, dormiva come la notte prima, ma lo stringeva più forte e sembrava serena. Le baciò la fronte, poi la prese tra la braccia e cercando di non svegliarla la riportò nella camera d'albergo. Aveva ancora un po' di sabbia tra i capelli.
Si erano addormentati in spiaggia, dopo aver fatto l'amore, dopo aver parlato, dopo aver telefonato ad Alonso per chiedergli che fosse lui a sposarli.
La fece sdraiare sul letto, brontolò qualcosa, forse un insulto. Gabriel sorrise e le mise la coperta.
Andò in bagno a farsi una doccia, chissà magari lei si sarebbe svegliata, l'avrebbe raggiunto ed avrebbero fatto l'amore anche lì... in fondo era così semplice... era così bello, così puro... Si chiese come diavolo facesse la chiesa a considerare l'amore fisico come un peccato. Se non è solo fisico in realtà non è fisico per niente, trascende tutto, è al di là dei baci, al di là delle parole, al di là di due persone...Claudia evidentemente dormiva troppo bene visto che non lo aveva raggiunto. Si rivestì e tornò in camera da letto.

"Nadia, andiamo via." Prese la ragazza per mano e la trascinò via, come se avesse paura di lui. Come se temesse che lui potesse parle del male. Ma Claudia sono io, sono ancora il tuo Gabriel. Io non ti ho abbandonato, te lo giuro. Io non volevo. Io volevo solo proteggerti.

Seduto sul letto, accanto a Claudia, c'era lui: Serventi. La guardava fisso e si voltò soltanto quando si accorse della presenza di Gabriel.
L'espressione sul suo volto non cambiò di una virgola.
Gabriel aveva la gola secca, non riusciva a muoversi, avrebbe voluto prenderlo e scaraventarlo via, lontano da lei, lui doveva starle lontano.
"Vedo che i miei messaggi fino a questo momento non ti sono stati sufficientemente chiari." Non riusciva a dire niente, ma doveva parlare, doveva dirgli di andarsene. Doveva ucciderlo, spedirlo all'inferno, da dove era venuto!
"Tua madre è una donna molto sciocca Gabriel. Lei aveva sposato la giusta causa, ma poi... ha cambiato idea, ha deciso che la tua felicità era più importante e adesso... è morta" il suo volto pallido si increspò in un sorriso. "Ti conviene ascoltare il mio consiglio se non vuoi che la tua amata la raggiunga".
Gabriel sentiva il proprio cuore sanguinare, lo sentiva contorcersi, urlare. "Pensaci. Mi basta un tocco. Un singolo tocco e lei morirà. I tuoi poteri non possono niente contro di me. Di questo ti ho già dato prova."

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