Would You Be

di ignorance
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 11 Febbraio - I Atto. ***
Capitolo 2: *** 12 Febbraio - II Atto. ***
Capitolo 3: *** 14 Febbraio - Ultimo Atto. ***
Capitolo 4: *** 13 Febbraio - Spin Off I. ***
Capitolo 5: *** 13 Febbraio - Spin Off II. ***



Capitolo 1
*** 11 Febbraio - I Atto. ***


Commenti dell'autrice: Sono un'idiota. Sì, okay, un grande inizio. Era un po' che premeditavo di postare 'sta cosetta, scritta a Natale, perdio, in tema Valentiniano (?). E ora, me tapina, perdo la cognizione del tempo e mi sveglio il 13! *piange*
Me lo hanno dovuto sillabare, che domani è San Valentino - da qui si vede l'importanza che questo giorno ha per me, hum. Quindi, ciancio alle bande (?), tutti i miei già idioterrimi progetti sono miserevolmente saltati.
Comunque, non mi darò per vinta. Posterò i due capitoli che avrei dovuto postare ieri in successione, non preoccupatevi, quindi (ma chi si preoccupa?), se vedrete un aggiornamento superveloce. Cioè, stasera posto il secondo.
Domani quello di San Valentino, e in successione i due Spin Off.

Spero sarete così buoni da farmi pervenire delle recensioni già stasera, insomma. Così so che ho fatto bene a non aspettare l'anno prossimo. *sgrat*
Disclaimers: I personaggi non mi appartengono e mai mi apparterranno - a meno che io non trovi un genio della lampada. In quel caso, poveri mortali, tremate!

Sommario: Hermione sentimentale, Ron mangia e Harry grugnisce! La fantastica idea di Fred e George!



***



“Cercate un/una ragazzo/ragazza per San Valentino? Avete voglia di sentirVi amati e desiderati, di ricevere almeno un regalo e di copulare senza impegno? Siete disposti a tutto purché qualcuno Vi dia una mano (e forse anche più) in merito? Allora siete nel posto giusto! Il servizio di S. Valentino Weasley Tw. Vi offre una gamma di persone come Voi, alla ricerca dell’amore perduto e senza impegno! Per il tanto temuto 14 Febbraio, Vi garantiamo un servizio efficiente ed una persona con cui passare il Vostro tempo. Il tutto gratuitamente e senza impegno, ci teniamo a sottolinearlo, e solo per un giorno. Se volete saperne di più, leggete il dettagliato regolamento qui a fianco. E se Vi abbiamo convinto, compilate il modulo che comparirà qui sotto e imbucatelo entro la mattina del 13 Febbraio negli appositi contenitori posti ad ogni entrata delle classi e dei Dormitori. Garantiamo la completa anonimità. Il divertimento è assicurato!”.

Hermione lanciò un’occhiata di sbieco ai suoi due interlocutori e spiò con attenzione la reazione di entrambi.

“Per Merlino, Dumbledore dev’essersi completamente rincitrullito!”, esclamò Ron, diventato di un vago colore rossastro. “Cioè, è piuttosto ovvio che Fred e George avrebbero ucciso per avere la sua approvazione. Ma- ecco, è il fatto che l’abbiano ottenuta ad essere inquietante!”, soggiunse, deciso.

Harry emise un grugnito neutro e scrollò le spalle. L’eloquenza fatta persona, dissertò Hermione, ostentando un sorriso dolce e girandosi verso di loro. “Ma no, Ron!”, esclamò. “Invece io penso che sia un’idea molto romantica. Chissà che iscrivendosi non si possa realmente trovare l’anima gemella…” lasciò la frase in sospeso e sorrise ancora, con un’aria vagamente nostalgica. “Se Dumbledore ha accettato, deve sicuramente pensare lo stesso.”, ribadì, perdendo un po’ il tono mieloso e assumendo un’aria stranamente agguerrita.

“…No, Harry?”, tentò, fissandolo con sussiego. “Non pensi anche tu che sia un’idea fantastica?”

Harry annuì, un po’ titubante, e cercò con lo sguardo l’aiuto dell’amico, che si stava fissando le scarpe con aria abbattuta. Perché diavolo Hermione doveva avere sempre un parere differente dal suo? “Oh, sicuro.” Borbottò Ron, vagamente risentito. “Dumbledore, che uomo nobile”.

Hermione parve ingigantirsi sotto il suo sguardo. “Be’, non pensi anche tu che sia comunque meglio che passare San Valentino da soli, come sicuramente accadrà?”, lo rimbrottò, lanciando uno sguardo impietosito sia a lui che a Harry. “Oh, Ron, non capisci che è un’occasione per fare nuove esperienze? Potrebbe risultare una cosa unica nel suo genere, potrebbe addirittura rivelarsi determinante nella… ehm, nelle nostre vite!”

Ron le scoccò uno sguardo confuso ed annuì. Sembrò rimuginarci per qualche istante, poi tentò timidamente: “Mmm, in effetti…”

Hermione annuì con ferocia e puntò lo sguardo su Harry, che messo in soggezione non poté che assentire col capo. “Bene!”, esclamò quindi Hermione, “è deciso! Ci iscriveremo!”. Prese per il gomito Ron, che avvampò, e lo spinse gentilmente verso i moduli affissi al muro, vicino all’annuncio a caratteri rossi che aveva letto sulla Bacheca della Sala Comune.

Questi guardò i fogli indeciso, come se potessero improvvisamente attaccarlo; poi ne staccò tre, risoluto, e li sventolò verso Hermione. Lei li afferrò e sorrise ancora. “Ohh, dov’è la mia piuma?”, brontolò quindi, occhieggiando tutto intorno. Parve non trovarla, perché si girò verso Ron e Harry e porse loro uno sguardo di scuse. “A quanto pare l’ho lasciata in Biblioteca. Sentite, è quasi ora di pranzo. Vado a recuperare la penna e compilo anche i vostri moduli, se non vi dispiace. Ho anche già letto il regolamento, è una cosa piuttosto semplice. Vi raggiungo in Sala Grande.” Senza aspettare la loro risposta, girò i tacchi e partì alla volta della Biblioteca, lasciandoli interdetti.

Ron si grattò la nuca e rivolse uno sguardo stranito ad Harry, che semplicemente diede una spallucciata. “Le donne.”, fece Ron, come se fosse la fine di un lungo e difficile discorso. Poi indicò con il pollice l’entrata del Dormitorio e chiese: “Andiamo?”

Harry annuì.

Lanciò un ultimo sguardo incuriosito al biglietto affisso in Bacheca e seguì Ron, che aveva già varcato il Buco del Ritratto e lo stava aspettando.



“Mmm”, mugugnò Ron, masticando una coscia di pollo. “Che ne pensi di questa storia di San Valentino?”, chiese. Senza aspettare risposta, continuò: “Non è che a me convinca tanto, sinceramente. Voglio dire, che diavolo significa senza impegno? Che se va male t’impegni a non pestare nessuno? Insomma, non può essere una buona idea, non credo che- Oh! Hermione! Hai già fatto?”

Hermione si sedette alla tavolata ed annuì. “Ho imbucato tutti i moduli”, assicurò, raggiante. “Pare che avremo un San Valentino fantastico, eh?”

Ron assentì, un po’ incerto. “Come no”, sussurrò, e fortunatamente non lo sentì nessuno.

Dopo essersi servita un’abbondante porzione di pollo e patate, Hermione cominciò a parlare. “La cosa è semplice, come vi ho detto. A San Valentino, Fred e George assegneranno a ciascuno di noi una persona con cui uscire. Il fatto è che non sapremo chi sia questa persona fino a quando non la vedremo, proprio il 14, sul luogo dell’incontro, scelto anch’esso dai gemelli. Ognuno s’impegna inoltre a comprare un regalo per la persona prescelta – purtroppo bisognerà andare ad istinto – e a non protestare né chiedere di cambiarla. L’altra semplice condizione è l’obb- um, la necessità di rendere felice il proprio ‘Valentino’, chiunque esso sia. Questo comprende da contatti di natura casta come semplici baci fino a… ahem, tutto il resto.”

Ron sembrò trasformarsi. Passò da una delicata sfumatura azzurrina fino a raggiungere l’aragosta blu del Pacifico, per poi tramutarsi in una più classica aragosta rossa. “Quindi saremo costretti a sbaciucchiarci con persone che neanche conosciamo?”, indagò, paonazzo, deglutendo il pollo e rischiando di strozzarsi.

Hermione parve pensarci un po’. “Be’, l’idea è quella. Comunque non penso che sia poi così terribile”, ponderò, imbarazzata. “Potresti trovare come compagno qualcuno che ti piace sul serio, ecco. Non che io abbia qualcuno in particolare, eh!”, chiarì velocemente. “Si procederà comunque ad una somministrazione di una sorta di potente afrodisiaco che imporrà di baciare la persona prescelta… Per far sì che tutti rispettino l’impegno preso, ovviamente.”

Cadde il silenzio.

“E Dumbledore ha permesso tutto questo?”, esclamò Ronald, incredulo.

Hermione annuì, decisa. “Certo”, disse. “Non sarà mica pericoloso!” Ron non sembrò molto convinto. Addentò il pollo con foga e si rabbuiò di colpo.

“Umm, Harry, tu cosa ne pensi?”, chiese infine Hermione, per smorzare la tensione.

“Non saprei”, disse. “Potrebbero esserci dei lati positivi”, cominciò, abbattuto, “ma al momento non ne vedo neanche uno”. Masticò un po’ le patate e poi chiarì: “Insomma, sono sicuro che ci siano… Forse. Ma immaginati essere costretti a baciare Pansy Parkinson a S. Valentino. Una tortura!”

Ron assentì con un grugnito triste.

“Ohh, vi prego, ragazzi! Vedrete che sarà divertente! Inoltre non penso che le probabilità di essere accoppiati con la Parkinson siano poi molte.”

Harry parve soppesare per un po’ le parole – invece stava semplicemente deglutendo. “Be’, con la fortuna dalla mia parte, sono sicuro che se possibile andrà anche peggio”, dissertò infine, procurandosi un assenso da parte di Ronald, che gli piantò una debole pacca d’incoraggiamento sulla spalla. “Cioè, sempre che esista, un peggio della Parkinson”.



***





Il Pertugio:

Ve lo giuro, il capitolo principale è luuuungo. Per i miei standard, eh.
Tra parentesi, mi sono seriamente modernizzata. Non ve ne frega una cippa, immagino, ma ho creato una pagina su Faccialibro. Per chi se ne intendesse, insomma, credo che potrei seriamente mettermici e aggiornarvi sulle mie peripezie. Se vi interessasse, è questa.
Ebbene, devo scappare. Fatemi pervenire un paio di pomodori, se vi va, potrebbero invogliarmi ad andarmene. Il miglior metodo è via recensione, eh, ve lo dico. *ride*
A stasera!

(Il titolo è ridicolo, lo so. Ma l'ho salvata così, di getto, su Word, e ormai l'ho catalogata sotto quel nome. Dovrei ricominciare tutto da capo e, seriamente, non ne sono in grado. D: *ridacchia*)

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Capitolo 2
*** 12 Febbraio - II Atto. ***


Commenti dell'autrice: aggiornamento superveloce, come promesso. Vi ricordo di dare un'occhiata alla mia super nuova pagina su Faccialibro. Yea, mi sono modernizzata anche io.
Disclaimers: i disclaimers mi deprimono, guardate il capitolo precedente e lo saprete.

Sommario: Cotte giovanili e decolleté abbondanti. Appuntamenti al buio, brontolii e temi di Pozioni. Harry prova fiotti di gratitudine, ma non sa che tutto ciò gli si ritorcerà contro!



***







Ron correva. Correva per i corridoi, trafelato, senza voltarsi indietro né preoccuparsi delle persone che gettava a terra. “Harry!”, gridava, boccheggiante, continuando a correre sempre più forte.

Quando si trovò davanti al Ritratto della Signora Grassa, si bloccò per un pelo senza schiantarsi e slittò con il naso sull’abbondante scollatura dipinta del ritratto. “Ragazzo!”, esclamò la Signora Grassa, oltraggiata. “Insomma, almeno la decenza di chiedere un appuntamento, prima!”.

Ron divenne rosso pomodoro e bofonchiò qualcosa, prima di balbettare la parola d’ordine. La Signora gli lanciò uno sguardo mieloso e ruotò sui cardini per farlo passare. “Allora ci vediamo dopo!”, cinguettò.

A passo di marcia, rosso fino alla punta dei capel- be’, sì, entrò nella Sala Comune e raggiunse velocemente la poltrona dove Harry si stava grattando il naso con la punta della piuma, fissando stolidamente il tema di Pozioni che avrebbe dovuto fare.

“Harry!”, ripeté Ron con veemenza, torcendosi le mani. Poi si fece dubbioso. “Ahem, disturbo?”

Harry lo guardò per qualche istante, un po’ interdetto. “Certo, Ron. Non vedi che sto cercando di fissare una pergamena vuota in santa pace? Cos’è, non si può più?”, sbottò. Però si sistemo meglio sulla poltrona per fargli spazio e fece un grande sorriso. “No, che non disturbi.”, assicurò quindi, divertito.

Ron parve sollevato e azzardò un sorrisetto, accomodandosi sul bracciolo. Prese un respiro e partì in quarta: “Harry, non credo sia una buona idea. Non abbiamo avuto tempo per parlarne perché Hermione è sempre in giro, non so se hai notato, sembra quasi che voglia assicurarsi che io non te ne parli, mi terrorizza, è assurdo! Voglio dire, penso di avere almeno il diritto di decidere cosa fare del mio San Valentino, e invece lei è sempre lì a fissarmi! Mi mette terribilmente in soggezione. Mi sento controllato a vista, capisci? Non capisco neanche perché tutto questo entusiasmo, poi!”. Prese un altro respiro e si preparò al resto, ma Hermione sbucò dal Ritratto e sorrise, agitando una mano e venendo loro incontro trotterellando.

“Vedi?”, ebbe il tempo di gemere Ron, sconfitto.

Hermione fece loro un grande, enorme sorriso e si mise a sbirciare la pergamena di Harry. “Non me lo dire. Non hai ancora iniziato il Tema?”, buttò fuori, un po’ preoccupata. “La scadenza è domani! Harry, devi muoverti.”

Harry rimase un po’ stranito dal repentino cambio d’argomento, ma non si perse d’animo. “Um, è che non mi viene-”, tentò, intercettando lo sguardo disperato che gli rivolse Ron ma non interpretandolo.

Hermione parve più entusiasta che scontenta. “E tu, Ron? L’hai già finito?”, domandò, scrutandolo apprensiva.

Dopo un attimo di silenzio, egli fu costretto a sbatacchiare la testa in diniego. “…No”, ammise, sconsolato.

Calò il silenzio.

“..Be’? Vai a prendere la roba, no? Io e Harry ti aspettiamo qui.” Ron si alzò a malincuore e scoccò un ultimo sguardo desolato ad Harry. Poi corse su per le scale del Dormitorio maschile.

“Allora, Harry.” Hermione si sistemò frettolosamente i capelli in una enorme coda e si sedette sul bracciolo prima occupato da Ron, sporgendosi in avanti per vederlo meglio. Tirò fuori dalla borsa, che aveva appoggiato ai piedi della poltrona, una pergamena lunghissima, fitta di una scrittura meticolosa e terribilmente ordinata, e gliela porse. “Questi sono i miei appunti. Il Tema preferirei che non lo consultaste, se non ti dispiace”, soggiunse, lievemente imbarazzata.

Harry semplicemente sorrise. “Grazie, Hermione.”

Lei arrossì. “E di che?”, brontolò, spiccia. “Dovresti sbrigarti, Harry.”

Harry le lanciò uno sguardo colmo di gratitudine e ridacchiò. “Significa che sarà un lavoro lungo e doloroso?”, indagò quindi, temendo il peggio.

Hermione non cercò neanche di negare. Gli porse un sorriso di scuse e si schiarì la gola. Harry la scrutò per qualche istante, poi il suo viso si aprì in un sorriso tetro e i suoi occhi s’incollarono alla pergamena. Be’, sperava solo che finisse presto.



Ron si grattò il naso e buttò fuori un enorme sospiro, guardando abbattuto la sua pergamena, quasi totalmente intonsa. “Vi prego, ditemi che abbiamo finito”, mugolò, guardando implorante i suoi due amici.

Hermione gli lanciò uno sguardo da invasata. “Starai scherzando, Ronald.”, disse, con gli occhi fuori dalle orbite, sporgendosi a sbirciare la sua pergamena. Questi tentò invano di respingerla con una mano, ma la sua resistenza venne presto abbattuta. “Tutto qui?!”, esclamò Hermione, agguerrita. “Sono sei ore che ci stiamo lavorando, e tutto quello che hai saputo scrivere è ‘l’Amortentia ha la singolare capacità di indurre l’amore nella persona che la assume’?!”.

Ron si fece piccolo piccolo sotto il suo sguardo accusatore. “Be’, ho sonno”, si giustificò debolmente, sbadigliando, come a dimostrazione. Hermione emise un gemito disperato e guardò Harry, come a cercare sostegno.

Ma Harry si stava massaggiando la fronte, occhieggiando freneticamente gli appunti e trascrivendoli quasi alla lettera sulla sua pergamena, quindi non vi badò.

Almeno fino a quando Hermione non gli sfilò il foglio da sotto il naso e sbuffò. “Okay, andate a dormire.”, sbottò, lanciando ad entrambi uno sguardo di rimprovero. “Subito.”, soggiunse. “Qui finisco io. In cambio, non voglio sentirvi fiatare riguardo a qualsiasi argomento io vi proponga, perlomeno per due settimane. Con questo intendo nessuna rimostranza, d’accordo? Nessuna.”, chiarì.

Si ravviò i capelli, incredibilmente crespi, e sprofondò nella poltrona, portandosi dietro i temi di Ron, di Harry, i propri appunti e in bilico sul tomo di Pozioni due piume e la boccetta d’inchiostro. “Be’?”, fece poi, scrutandoli torva. “Siete ancora qui?”

Ron si defilò molto in fretta, balbettando ringraziamenti e patetiche scuse. Harry invece si tirò su gli occhiali sul naso e sorrise. “Grazie davvero, Hermione”, disse, stringendole dolcemente un braccio.

“Cosa? Oh, certo, certo. Nessun problema, Harry. ‘Notte.”, borbottò quella, facendo vagolare lo sguardo tra le varie pergamene con aria indaffarata. Solo quando Harry se ne fu andato si concesse un enorme sospiro e abbandonò la testa contro la poltrona. “Haa”, sbuffò tra sé e sé, “menomale che dopodomani è San Valentino.”



***



Il Pertugio

Come promesso, l'aggiornamento. A domani il capitolo corposo, quello imporante. *annuisce*

Vorrei ringraziare tutti voi che avete letto, seguito, preferito e recensito. Non sapete quanto vi adori, non lo immaginate neanche!

Au revoir, a domani. ♥

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Capitolo 3
*** 14 Febbraio - Ultimo Atto. ***


Commenti dell'autrice: come promesso, il capitolo luuungo. E lungo lo è davvero, se avete mai letto qualcosa di mio. Un felice, felicissimo San Valentino a tutti, dolce e amaro o quello che preferiscono le vostre papille gustative. Le mie, per esempio, ormai sono totalmente andate. Stanotte non ho chiuso occhio e adesso sono simil-influenzata, quindi, be', spero passiate una giornata migliore della mia - non che ci voglia poi molto, hum.
Come al solito le recensioni sono immensamente apprezzate. Perché è San Valentino, perché sono influenzata e perché in cambio riceverete un sacco di ammmmore e un paio di profiteroles con la crema ricoperti di cioccolato. (Tranne a Lupin_love, lei si merita due cesti enormi di frutta, conditi di tanto amore)

Grazie a Human_, inoltre, che si è subita questa storia per prima, proprio nel periodo natalizio. Roba da strapparsi i capelli, chi è che pensa a San Valentino durante Natale? Una piccola dedica, perché se la merita tutta quanta.

Oh, e sono tanto orribile da fare pubblicità alla mia Oneshot Drarry Advantages e alla mia deserta pagina Facebook, che se terrete d'occhio vi potrebbe sorprendere (ma dove?).

Sommario: di schiuma rosa, coniglietti, grandi amori, regali azzeccati e tanto, tanto odio. Quel tipo di odio carino, però.



***



Quando Harry si svegliò, provò una sensazione di occlusione allo stomaco al solo pensiero che lampeggiò nella sua mente offuscata: San Valentino.

Serrò con decisione gli occhi, desiderando ardentemente di potersi riaddormentare e risvegliarsi due secoli dopo. San Valentino era sempre, sempre stata la sua tortura. Frotte di gufi recanti pacchi e pacchetti invadevano la Sala Grande, a colazione, per recapitare miriadi di doni a tutti. Tutti, compreso lui.

L’orrore sconfinato che gli provocavano le schiere agguerrite di gufi che atterravano nel suo calice era semplicemente indescrivibile. Gli mandavano cioccolatini, lettere sdolcinate; orsacchiotti, persino. Lo odiava. Odiava essere sotto lo sguardo di tutti, costretto ad accettare tutte quelle cose sgradite da persone sconosciute e a dover trasportare tutto in camera, infognando pacchi, pacchetti e pacchettini e spargerli per la stanza.

Ron lo trovava divertente. Non che fosse un enorme problema, Ron non era mai stato un campione d’empatia. Vederlo che mangiava i cioccolatini indirizzati a lui e leggeva i bigliettini sbattendo le ciglia era accettabile, quasi.

Il problema era lui. Quell’orribile sguardo di sufficienza, quella faccia da schiaffi e il profilo spigoloso che lo sbeffeggiavano ad ogni gesto, l’odioso sorrisetto che gli increspava le labbra mentre lo guardava arrossire ad ogni pacchetto.

Lo stomaco gli si strinse dolorosamente. Malfoy.

Pregò di essersi sbagliato, che il suo calendario biologico avesse toppato, sperò quasi di essersi svegliato morto. Però socchiuse gli occhi, e il soffitto del baldacchino era ancora lì. Che ostinazione.

Spalancò gli occhi, e il soffitto del baldacchino era scomparso. Finalmente. Al suo posto, la faccia lentigginosa e perplessa di Ronald Weasley, che lo scrutava dall’alto.

Harry si tirò a sedere con un urletto vagamente terrorizzato. “Ron?!”, esclamò, vedendo il sorriso dell’amico allargarsi a dismisura. Provò l’impulso di coprirsi il petto con la coperta, ma poi notò che aveva indosso il pigiama e si sentì un po’ stupido.

Ron ridacchiò, guardandolo. “San Valentino!”, gli fece presente, come se non ne fosse già abbastanza consapevole. “Amico, riceverai un numero enorme di regali! Ti immagini?”

Già. Immaginava. Cos’avevamo detto dell’empatia?

Harry storse la bocca. “Sì, giusto.”, borbottò. “San Valentino”.

Ron non sembrò fare caso al suo umore tetro e sorrise. “Forza, Harry, vestiti! Ci perderemo la colazione!”, incalzò. “E la consegna dei regali”, soggiunse, piuttosto ovviamente.

“Come faremmo, senza?”, concordò ironicamente Harry. La stretta allo stomaco s’intensificò. Si prospettava una giornata meravigliosa. Già, meravigliosamente dimenticabile.

***

Quando scesero a colazione, la maggior parte degli studenti era già seduta. Il vociare era assordante, così come il tintinnare allegro delle posate nei piatti, che a Harry appariva semplicemente lugubre.

Mentre si serviva tristemente dalla caraffa di succo di zucca, una voce lo richiamò dallo stato d’incoscienza in cui era caduto. “Mi dispiace distoglierti dal tuo abbattimento cosmico, sai.”, brontolò Hermione, guardandolo raggiante. “Ma volevo solo consigliarti una cosa. Stai bene attento al- ehm, ai gufi che riceverai. Tra uno dei… Suppongo tanti, ci sarà quello con il luogo e l’ora dell’incontro di San Valentino”.

Fu solo allora che Ron parve prestare attenzione al discorso. Finì di masticare la sua pancetta ed alzò lo sguardo. “Oh, giusto. Ehm, siamo sicuri che sia una buona idea?”

Hermione parve oltraggiata. “Vi ricordo che avete promesso. Niente rimostranze, per due settimane”, protestò. Abbandonò il tono irato immediatamente, però. “Sicuramente ci saranno anche allegati i filtri di cui vi ho parlato”. Bevve un sorso di succo e di zucca e sorrise. “Oh, eccoli che arrivano”, osservò allegramente. Effettivamente, una schiera compatta di gufi stava planando verso le tavolate. Era impressionante. Harry cercò di deglutire il suo porridge, ma la gola gli si era seccata tanto che era come cercare di far passare una palla di piombo in un maccherone.

Un numero infinito di gufi atterrarono nel suo piatto, combattendo contro tute le leggi della fisica. All’improvviso, la sua visuale si riempì di piume, becchi e artigli. Il suo succo di zucca schizzò ovunque, il porridge e le salsicce volarono in aria, mentre tutta la tavolata Gryffindor cercava di ripararsi, chi con le mani, chi con la Gazzetta del Profeta appena ricevuta, chi correndo via strillando.

Ron rischiò di morire strozzato da una fetta di pane, mentre Hermione sfilava la sua missiva dalla zampa del gufo postino che le si era poggiato elegantemente sulla spalla, flemmaticamente.



Dopo la venticinquesima volta che Ron ripeteva la scenetta dei gufi, Harry si alzò dalla poltrona, seccato. “Vuoi piantarla, Ron?”, stridé, lanciandogli uno sguardo rabbioso.

Il rosso si bloccò nel bel mezzo della parte in cui Harry si era quasi messo a piangere dalla disperazione e un paio di primini protestarono con dei gridolini.

“Abbiamo capito tutti che è divertentissimo, ma- te ne prego, la smetti?”, Harry addolcì appena il tono, e Ron tornò a sedersi sulla poltrona, rigido. “Senti, vado ad aprire un po’ dei pacchi per cercare quello dei tuoi fratelli, vieni?”, tentò. “Hermione è già lì”, soggiunse.

Ron annuì, alzandosi dalla poltrona e affiancandoglisi con aria impettita. Salirono le scale per il Dormitorio in silenzio.

Quando entrarono, la prima cosa che videro fu Hermione Granger, i capelli persino più crespi del solito, seppellita tra cartacce colorate. Cartacce principalmente rosa confetto, a dir la verità. La seconda fu la quantità industriale di scatole e di orsacchiotti sparsi in giro. La terza, i baldacchini coperti di schiuma rosa. Un’agghiacciante schiuma rosa.

Hermione li guardò. “Oh, Harry!”, esclamò. “Menomale che siete venuti, temevo di metterci tutto il giorno.” Si passò una mano tra i capelli cercando di pettinarseli, ma rinunciò subito e la lasciò cadere, sconfitta. “Ron, vieni qui, per favore. Aiutami ad aprire queste lettere”.

Harry si guardò intorno e il suo stomaco sembrò arricciarsi su sé stesso dal disgusto e dalla disperazione. Mentre Ron si faceva strada tra la moltitudine di cartacce, come avrebbe fatto durante un’abbondante nevicata, si accasciò a terra; fortunatamente, la caduta fu attutita da una dozzina di lettere e una scatola di cioccolatini al Whiskey.

Hermione lo scrutò un attimo, strappando con le dita una lettera rossa. “Tutto questo stress non ti fa bene, lascia che te lo dica, Harry”, disse, seria. “Insomma, capisco dopo tutta la storia del Ministero, il fatto che tu sia il Prescelto e via dicendo, ma… Insomma, un po’ di ritegno!” brontolò, guardandosi intorno. “Se Alicia Crumbley ti avesse davvero amato tanto come proclama nella sua lettera, non vi avrebbe messo un incantesimo Schiumante accluso”, dissertò infine. “Schiuma rosa”, ricalcò schifata.

Ron scoppiò a ridere. “Ho deciso, amico. Non ti invidio, decisamente.”

Harry intuì che avrebbe dovuto sentirsi almeno un po’ rincuorato. “Oh, be’, sono veramente felice di sentirtelo dire”, ribatté, ironicamente. “Comunque, qui sotto ho una scatola di cioccolatini al Whiskey. Ne vuoi uno?”

Hermione lo guardò con una vaga aria di rimprovero. “Non dovresti mangiare cose che non vuoi”, lo rimbrottò. Harry si scrollò nelle spalle e lanciò a Ron un cioccolatino.

“Be’, cosa vorresti che facessi? Che buttassi tutti questi cioccolatini? La gente muore di fame, sai, Hermione.” Ron ridacchiò.

Lei lasciò perdere. “Piuttosto, Harry, vieni ad aiutarci!”, ingiunse infine. “Ohh, che carino questo coniglietto rosa!”, esclamò in un gridolino.

Harry sorrise. Si alzò e li raggiunse, sedendosi sul suo letto e scostando un po’ di schiuma. Prese in mano un paio di lettere imbustate e cominciò ad aprirle una ad una. “Te lo regalerei, se tu non mi avessi appena fatto capire che è una cosa terribilmente sbagliata accettare regali che non si vogliono”, disse, raccogliendo dalle mani di Hermione il suddetto coniglietto e poggiandoselo accanto. “Sai, penso che lo restituirò alla legittima proprietaria. O lo butterò, perché no.”

Agitò il coniglietto per aria, calamitando lo sguardo di Hermione, che sbuffò. “Be’, non dico che sia una cosa giusta”, ritrattò questa, dubbiosa “però è anche vero che non puoi rispedirli proprio tutti al mittente. Alcune non si sono neanche firmate!”

Harry ridacchiò e le porse il coniglietto. “Tieni, te lo regalo”, rise, un po’ rincuorato. Riprese ad aprire un po’ di lettere e riuscì a fare un largo sorriso. “Grazie”, disse.

Hermione rispose con un cenno imbarazzato, Ron arrossì e distolse lo sguardo. “E di che, amico?”, fece, impacciato, stracciando un altro paio di lettere.

“Eccola!”, ruggì Hermione, agitando una lettera e una boccetta. “L’ho trovata!”. Stracciò la busta e ne estrasse il contenuto, scorrendolo freneticamente con lo sguardo. Sospirò di sollievo e rivolse uno sguardo sorridente ad Harry. “L’appuntamento è stasera, alle cinque, al Lago Nero”, cinguettò. “Dovrai bere da questa bottiglietta poco prima, mi raccomando. Fa parte del regolamento, non potrai sgarrare. D’accordo?”

Harry annuì, un po’ preoccupato. Prese la boccetta dalle mani di Hermione e sospirò. “Allora, che ne facciamo delle altre lettere?”

Hermione mormorò qualcosa che suonava come “Scusate tanto”, e scandì: “Evanesco!”. Sia la schiuma che tutte le lettere sparirono, sgomberando finalmente la stanza. “Era l’unico modo”, spiegò, un po’ rattristata. Però si rianimò immediatamente. “Bene, adesso vado a prepararmi per l’appuntamento”, esclamò, arrossendo di colpo. Girò i tacchi e aprì la porta, però si volse indietro.

“Ehm, Harry, che ne farai dei pupazzi?”, domandò, in imbarazzo.

Harry sorrise. “Puoi prenderli, Hermione”, concesse, divertito. “Considerali come un ringraziamento per tutto quello che hai fatto.”

Lei arrossì ancor più furiosamente e con la bacchetta fece levitare tutti i pupazzi, il coniglietto rosa in testa, e se li portò via richiudendosi la porta alle spalle.

Fu allora che Ron si alzò faticosamente in piedi e gli posò una mano sulla spalla. “Be’, anche il mio appuntamento è tra poco”, mormorò, frettolosamente. “Ecco, io dovrei… Sì, insomma…”

Harry lo guardò e rise. “Vado a fare due passi, Ron. Fai pure con comodo.” E ridendo uscì dal Dormitorio, portandosi dietro le scuse imbarazzate del rosso. Decise di concedersi un po’ di tempo da solo, sulla Torre di Astronomia, prima di andare a prepararsi. Insomma, le cinque gli apparivano una meta ancora molto lontana.

Uscì dalla Sala Comune indossando un paio di jeans e un maglione nero e a passi lenti si lasciò condurre dall’inerzia fino alla Torre.

Rimase ad ammirare il sole che calava inesorabilmente per qualche ora, poi dissertò che era il momento di andare. L’ansia lo assalì a tradimento, martoriandogli lo stomaco mentre si metteva addosso un semplicissimo dolcevita al posto del magione e cercava di rendersi presentabili i capelli.

Ah, al diavolo. Lasciò cadere la mano, che stava cercando di sistemarsi le impossibili ciocche nere, lungo il fianco e tirò un lungo sospiro. Che idea terribilmente stupida.



***



L’idea di star per incontrare una persona sconosciuta ed essere costretto a baciarla non lo galvanizzava affatto. Oppure, ancor peggio, incontrare una persona conosciuta ed essere costretto a baciarla.

Harry si sistemò il mantello, prese il regalo che aveva comprato il giorno precedente ad Hogsmeade – sotto la benedetta supervisione di Hermione, ovviamente – ed ingollò il liquido rosso della boccetta inviatagli dai gemelli Weasley.

Una sensazione bruciante lo percorse da capo a piedi, come se il sangue gli si fosse trasformato in fuoco nelle vene. Durò solo qualche istante, ma Harry dissertò che l’avrebbe ricordata per tutta la vita. Haa, che andassero tutti al diavolo.

Scese le scale con il cuore in gola, e con ancor più apprensione uscì in giardino, occhieggiando al cielo terso e al sole ormai al tramonto. Cercò di allungare il passo più che poteva, e solo quando arrivò in prossimità del Lago Nero si fermò. Non c’era ancora nessuno. La stretta al cuore si allentò notevolmente. Be’, se non altro non era in ritardo.

Si sedette su di una roccia, guardando distrattamente la superficie del lago che s’increspava al vento e occasionalmente l’emergere della punta di uno dei tanti tentacoli della Piovra Gigante, che si arricciavano su sé stessi e poi scomparivano.

Senza rendersene conto, si perse nei suoi pensieri. Vagolò tra reminiscenze del passato, pensieri sconnessi, cose da fare, e si dimenticò di ogni altra cosa, persino del freddo. Quando finalmente scorse una figura avvolta in un lungo mantello che avanzava verso di lui, era totalmente rilassato.

La guardò lottare contro il vento, che si era levato furioso all’improvviso, sotto la luce piacevolmente aranciata. Non gli passò nemmeno per la mente di andarle incontro.

I problemi cominciarono quando la figura cominciò a farsi più vicina, e le forme cominciarono a distinguersi. Capelli biondi, quasi bianchi, viso affilato, occhi grigi come il cielo in tempesta. Dannazione, che diavolo voleva Malfoy?

Malfoy non sembrò meno sorpreso di lui. Solo, lo diede meno a vedere. Lo scrutò per qualche istante, e le sue labbra assunsero il solito ghigno maligno e beffardo. “Potter.”, salutò freddamente, tenendosi a distanza.

Harry si accorse di essersi alzato in piedi. Rispose allo sguardo con una buona dose di rabbia e replicò con un “Malfoy” che avrebbe gelato il sangue nelle vene a chiunque. Peccato che quello che si trovava davanti fosse proprio Malfoy, il Re dei Ghiaccioli.

Lo Slytherin non parve turbato di vederlo lì, coi nervi tesi e rigido come una statua. Aspettò, semplicemente. Harry si chiese cosa stesse aspettando, quindi scattò. “Sei venuto a rovinarmi l’appuntamento, Malfoy?”, stridé tra i denti, guardandolo in cagnesco.

Malfoy si trattenne per non ridergli in faccia. “Ma guarda, pensavo di chiederti la stessa cosa.”

Harry sembrò confuso. Si grattò la nuca, dimenticando la sua rabbia, e gli lanciò uno sguardo indagatore. “Quindi non sei qui per questo?”, domandò.

Invece che rispondere male, come avrebbe fatto di solito, Malfoy annuì. “Certo che no, Potter. Non sei così importante da monopolizzare anche il mio San Valentino.”, flautò, sardonico.

“Quindi…”, cominciò Harry, scrutandolo torvo. “Tu…?”

“Sarei il tuo Valentino, sì”, replicò Malfoy, vagamente divertito, come registrò Harry. Divertito, sì, ma malvagiamente, si appuntò. “Potter, sei davvero così squallido?”, chiese quindi Malfoy, guardandolo ironico. “Ti sei davvero proposto per questa buffonata organizzata da quegli idioti dei Weasley?”

Harry lo guardò. “A quanto pare anche tu, direi”, ribatté, piccato.

Malfoy si scrollò nelle spalle. “Una scommessa con Zabini”, chiarì, tagliente.

“Be’, anche io”, replicò subito Harry, mentendo con una certa nonchalance. Hmm, doveva essere l’effetto della pozione.

A proposito, gli effetti della pozione quali erano, precisamente…? Harry non aveva pensato di informarsi, in quanto aveva pensato che se Hermione era così sicura non sarebbe stato niente di terribile. Ma trovarsi Malfoy come Valentino non era contemplato in nessun piano, ecco.

“Malfoy, ma tu sei un maschio!”, realizzò Harry, fissandolo.

“Be’, è già tanto che tu l’abbia notato, imbecille come sei” Malfoy scrollò le spalle. “Sì, sono un maschio, allora?”

Harry lo guardò ancora. “Io non sono gay”, chiarì, serio. “E Hermione lo sa bene. Almeno quanto tutta la scuola sa che tu, invece, lo sei”, disse.

Malfoy sembrò risentito. “Ma come, Potter, non hai neanche avuto il coraggio di compilarti i moduli da solo?”, indagò, ghignando. “Comunque, dev’esserci stato qualche errore, evidentemente”, scrollò ancora le spalle e gli girò la schiena. “Andiamo a lamentarci con quei cretini dei Weasley e risolviamo la cosa”. Guardò distrattamente il cielo che imbruniva e sbuffò. “Che tu sia dannato, Potter”, ringhiò. “Anche a San Valentino dovevi capitarmi tra capo e collo”.

Harry non ci fece caso. Deglutì e cercò di non guardarlo. Perché diavolo Malfoy gli sembrava… Affascinante? Di schiena, per di più! Haa, che orrore. Quello stupido damerino stronzo.

Malfoy cominciò a camminare, e Harry lo seguì a poca distanza. Camminarono in silenzio fino a che raggiunsero il Secondo Piano.

“Be’, ti sei divertito a leggere tutte quelle lettere adoranti, Potter?”, buttò lì Malfoy, sogghignando, a quel punto. “Chissà che tra quelle non ci fosse anche quella della Lenticchia femmina, che ti dichiara il suo imperituro am-”

Ma si interruppe, perché venne sbattuto al muro con forza da un pugno nello stomaco. Harry non l’aveva nemmeno fatto intenzionalmente, i suoi muscoli erano scattati da soli. Malfoy emise un gemito, poi cercò di divincolarsi dalla stretta ferrea con cui Harry l’aveva intrappolato contro il muro e scalciò un po’.

“Che diavolo, Potter?”, gridò, tirando invano il braccio che lo teneva inchiodato alla parete, schiacciandogli lo stomaco, per tentare di sfuggirgli.

“Devi stare zitto, Malfoy”, scandì Harry, rabbiosamente. Il mal di testa lo stava distruggendo. Aveva cominciato a martellargli le tempie da quando erano rientrati nel Castello, e non aveva smesso un attimo di trapassargli il cervello come una lama. Lentamente, si fece indietro, aspettandosi perlomeno un gancio.

Che non arrivò.

Malfoy lo stava fissando. “Potter?”, chiese. “Stai per morire?”, ironizzò, per smorzare la tensione. “No, perché mi farebbe piacere saperlo. Sai, per godermi meglio il momento.”

Harry prese un respiro e riaprì gli occhi, che aveva serrato inconsciamente. “Assolutamente no”, disse, amaramente. Represse un gemito e guardò Malfoy. “Tu hai preso la pozione dei Weasley?”, chiese.

Malfoy strinse gli occhi. “Certo che no”, sbottò. “Vai a fidarti dei Weasley. Potrebbe essere stato anche un veleno, per quanto ne sapevo.” Parve individuare l’espressione angosciata di Harry, perché ghignò. “Ma sicuramente tu l’hai presa, no?” Non attese nemmeno risposta. “Stupida fiducia e lealtà Gryffindor”, borbottò. “Un filtro strano che t’impone di baciare una persona che nemmeno conosci”, esclamò, quasi incredulo. “Sei proprio un imbecille, eh?”

Harry si massaggiò freneticamente le tempie. “Pensi che sia una specie di effetto collaterale?”, domandò, affidandosi suo malgrado alle sue abilità pozionistiche.

Malfoy ci pensò su qualche istante. “…No”, comunicò quindi. “Niente del genere. Piuttosto, considerando il tipo di divertimento che piace a quegli idioti, dovrebbe essere una sorta di punizione per non aver… Fatto quello che dovevi fare”, e qui ammiccò, sogghignando.

Harry lo fissò per una manciata di secondi. Poi gli si gettò addosso, e Malfoy fu costretto a immobilizzarlo a sua volta con le braccia. “Che diavolo fai, Potter?”, esclamò, impettito.

Harry avvampò, staccandosi e facendosi indietro. “Non mi dire, Potty”, soffiò lo Slytherin, ridacchiando senza ritegno, indietreggiando verso il muro opposto. “Stavi seriamente cercando di baciare… Me?”

“Sei fuori di testa, Malfoy?”, gracchiò Harry. “Non voglio farlo! Non voglio assolutamente. Ma fa dannatamente male, dannazione!”, imprecò. Avrebbe ucciso Fred e George. Li avrebbe ridotti in minuscoli pezzettini e li avrebbe sparsi al vento, ma solo dopo averli torturati crudelmente per ore ed ore.

Malfoy rise. “Oho, dov’è finito il Potty dall’animo nobile e gentile di cui si narra nelle leggende?”

Vide Potter girarsi verso il muro. Non ebbe il tempo di reagire, che egli vi sbatté la testa contro.

Rimase di sasso. Tanto di sasso che si precipitò a prenderlo per le spalle e lo sbatté a sua volta con le spalle contro il muro e lo scrollò. “Potter, ti sei rimbecillito?”, stridé, allacciando lo sguardo al suo. “Ti ammazzerai!”

Potter esibì un sorrisetto amaro. “Be’? Non volevi festeggiare?”, ironizzò, stropicciandosi la fronte con la mano.

Malfoy tossicchiò. “Certo che no, Potter. Voglio essere io ad ucciderti, io solo. Il tuo suicidio non mi darebbe alcuna soddisfazione. Troppi pochi urletti terrorizzati e grida di pietà”.

Harry rise. “Sei proprio uno stronzo, non è così?”, borbottò, accasciandosi contro il muro con un sospiro dolorante. Malfoy si chinò verso di lui e lo scrutò, torvo.

“Ovvio che sia così.”, fece, con tono di sufficienza. “Fa così male?”, indagò quindi, vagamente incuriosito ma senza un briciolo di pietà.

Potter alzò lo sguardo al cielo e storse la bocca. “No, è una meraviglia”, assicurò, ironico, lasciandosi però sfuggire un gemito. “Pensi che ci sia un antidoto o roba del genere? Voglio dire, se andassi in Infermeria.”

“Chissà”, rispose Malfoy, compiaciuto. “I Weasley sono dei professionisti indiscussi, nel creare pozioni stupide e senza antidoti”.

Harry serrò gli occhi. “Ti odio, Malfoy”, sbottò.

“Oh, grazie mille, Potter! Era questo il regalo che volevi farmi? Lo apprezzo immensamente”. Malfoy finse di asciugarsi una lacrimuccia, melodrammaticamente, ma Harry si perse quel meraviglioso sfogo artistico, in quanto aveva gli occhi chiusi.

Quando sbirciò tra le ciglia, vide Malfoy che girava i tacchi e cercava di fuggire. Si tirò in piedi con uno scatto di reni e lo afferrò per la spalla, tirandoselo addosso e schiacciandolo contro il muro. “Sei un vero codardo”, gli ringhiò contro la guancia. Poi premette con forza le labbra sulle sue e lo costrinse ad allargarle con la lingua, mordendogliele e graffiandole coi denti.

Mentre gli esplorava il palato, si accorse che Malfoy cominciava quasi inconsciamente a ricambiare il bacio. Il suo corpo si avvinse a quello di Harry, le sue dita si arricciarono contro il suo dolcevita, e Harry gli passò le dita tra i capelli, strattonandoli forte e costringendolo a esporsi ancora di più.

A corto d’aria, si staccarono. “Dannato, dannatissimo Potter”, sputò Malfoy, boccheggiando in cerca d’ossigeno. Harry gli strattonò di nuovo i capelli e cominciò a mordergli il collo, mentre lo Slytherin gemeva scandalizzato, ma non si sottraeva. “Hai scoperto un tuo lato omosessulae sconosciuto, Potter?”, soffiò sprezzante, con il poco fiato rimastogli.

Harry gli ridacchiò contro. Attese che riprendesse fiato mordicchiandogli la carne pallida, poi catturò di nuovo le sue labbra, stavolta senza incontrare una così agguerrita resistenza. Si baciarono a lungo, quasi saggiandosi a vicenda, mentre il corpo di Malfoy sembrava tradirlo su tutta la linea, spingendosi di più contro quello di Harry.

Alla fine di quel bacio, Potter poggiò la fronte contro quella di Malfoy e si tenne tanto vicino che condivisero l’aria, mentre cercavano di riprendersi. “Il dolore è sparito”, mormorò Harry, incredulo.

Malfoy allora contrasse le dita sul suo dolcevita e lo scostò lentamente. “Bene, adesso che stai meglio, possiamo andare a protestare?”, sbottò, cercando di recuperare un po’ di dignità.

Vide Potter piegare leggermente la testa e le sue labbra incresparsi d’un sorriso. “Fai pure”, mormorò, girandogli la schiena.

“Cosa?”, protestò. “Tu non vieni, Potter?”

“Perché dovrei?”, fece Harry, incamminandosi verso la direzione opposta in cui sarebbe dovuto andare.

Malfoy gli corse dietro e lo bloccò prendendolo per un braccio. “Sei veramente uno stronzo, Potter”, ringhiò. “Io ti ho aiutato, tu ora dovresti aiutare me. Non fa parte di quelle regole da rincoglioniti dei Gryffindor? Dove sono la lealtà, il cazzo di altruismo?”, quasi gridò, rabbioso. “Adesso tu vieni con me. Mi aiuti a fare una testa così a quei coglioni dei Weasley, a spaccare tutto quello che mi capita sotto tiro e poi ci prendiamo a pugni, capito?”, stridé.

Harry sorrise. “Non ci penso nemmeno”. Si girò a fronteggiarlo e lo guardò diritto negli occhi. “Però se vuoi posso prenderti a pugni”.

Malfoy rimase interdetto. “Cos’è, ti è dato di volta il cervello?”, borbottò. “Solo per un bacetto? Ti prego, Potter, sei patetico!”

Potter si strinse nelle spalle, poi si divincolò e si rigirò, cominciando a camminare. Malfoy lo prese alle spalle e gli tirò un pugno sul naso. Harry non ricambiò, rimase semplicemente fermo. Allora lo Slytherin gli tirò i capelli e se lo tirò contro le labbra, sentendo il sapore del sangue sulla lingua. Cercò di infondere in quel bacio tutto l’odio e il risentimento del mondo, e morse forte la lingua di Potter, che però non si staccò.

Gli ansimò in faccia. “D’accordo”, brontolò. “Niente proteste contro i stupidi Weasley. Perlomeno, posso avere il mio regalo di San Valentino?”

Harry ridacchiò. “Non ci penso nemmeno. L’hai detto tu, tutte quelle cose sull’idiozia di passare il San Valentino con gente che nemmeno ami”.

Malfoy parve offeso. “Non mi ami?”, esclamò, melodrammaticamente. “Ma come, e io pensavo che la nostra fosse una relazione basata sulla fiducia reciproca e via dicendo”, strascicò.

Vide Potter fermarsi a pensare. “Be’, potrei anche decidere di dartelo. Se…”

“Okay, Potter, mi avrai”, lo interruppe. “Ti bacerò, sarò meno stronzo, usciremo insieme e saremo una perfetta coppietta felice, se è proprio questo che vuoi.”, concesse, passandogli una mano sul petto con fare malizioso e un po’ scocciato.

“Ho detto qualcosa del genere?”, domandò innocentemente Harry, posando la mano sulla sua con aria casuale. “Io pensavo di chiederti di toglierti dai piedi e basta, ma se ci tieni tanto…”

Malfoy gli diede un pugno sul braccio, secco ma non abbastanza forte da fargli veramente male. “Te l’ho già fatto sapere che ti odio, Potter?”, indagò, seccato.

“Sono sei meravigliosi anni che non fai altro che ripetermelo”, gli fece presente quello, schiacciando le labbra contro le sue e tirandogli i capelli. “Ti odio anche io, nel caso volessi saperlo.”

“Bene, Potter. Ora che siamo arrivati a questo grado della nostra relazione, dammi il mio regalo”.

“Opportunista”, sbottò Potter, però allungò la mano e gli porse una minuscola scatolina di velluto rosso.

Malfoy la prese, la guardò piuttosto male e la aprì. La richiuse immediatamente e le sue guance si arrossarono. “Cosa sei, un dannato prestigiatore?”, borbottò.

Harry sorrise, enigmatico. “Se non lo vuoi, me lo riprendo”, disse, tendendo la mano.

“Non ci penso nemmeno, Potter!”, esclamò Malfoy, stringendo la scatolina tra le dita. “Sai come si dice, a caval Donato non si guarda in bocca”, motteggiò, prendendo il braccialetto d’argento in essa contenuto e rigirandoselo tra le dita.

Harry gli prese il polso e vi agganciò il braccialetto, occhieggiando soddisfatto e un po’ stranito i serpenti intrecciati tra loro che andavano a costituirne la complessa struttura. Si appuntò mentalmente di ringraziare Hermione - e di farle un interrogatorio, anche - e lasciò un bacio leggero sulle nocche di Malfoy, che arrossì. “Cosa sei, scemo?”, lo rimbrottò questi, però un angolo delle sue labbra si arricciò verso l’alto.

“Stupido, sdolcinato Potter, cosa fai stasera?”, chiese, guardando distrattamente il soffitto.

“Esco. Vado ad Hogsmeade con Draco Malfoy. Lo conosci?”, tentò. “Quell’idiota che odio tanto”.

“Hum, sì, mi pare di aver sentito parlare di lui. Dicono che sia il più affascinante della scuola.”

“Ah, ma davvero? Devono essermi sfuggite, quelle voci.” Potter rise. “Comunque, il mio regalo dov’è?”

“Stai scherzando, Potter? Il tuo regalo, ovviamente, sono io!”

“…Spilorcio.”





***





Il Pertugio:

Siete contenti? Era davvero lungo, dài. Cioè, magari non siete contenti, però io lo sono abbastanza, per essere ridotta ad uno starnuto/colpo di tosse vivente. Okay, non mi lamento più.

Recensioni immensamente gradite, vi ricordo. E grazie a tutti, quelli che seguono, preferiscono, recensiscono, ricordano o semplicemente leggono e poi dimenticano.
Buon San Valentino! (Personalmente, sono riuscita a rimediare una piccola fedina d'argento come regalo, direi che sono estremamente felice). Vi lascio con una piccola perla che non guasta mai, nonstante sia stata usata e riusata in un sacco di occasioni, purtroppo, persino da gente che Il Piccolo Principe non l'ha nemmeno mai letto. O, se l'ha fatto, non l'ha capito.

"Non si vede bene che col cuore. L’essenziale è invisibile agli occhi”
Il Piccolo Principe - Antoine Jean Baptiste Marie Roger de Saint-Exupéry, perché è giusto ricordare tutto il nome.



Non credete di esservi liberati di me! Mancano i due Spin Off, che posterò domani e dopodomani. Alla prossima!

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Capitolo 4
*** 13 Febbraio - Spin Off I. ***


Commenti dell'autrice: eccoci qui con lo Spin Off, il primo di due, un piccolo excursus sul come si siano svolte le cose nell'ombra.
Le recensioni sono immensamente gradite. Anche i pomodori, eh.
Vi ricordo di dare un'occhiata alla mia deserta pagina Facebook, e alle mirabolanti avventure di... be', nessuno.

Sommario: Imbrogli, dolci pensieri e rapidi sorrisi luminosi. Le tende che celano la vera essenza di Hermione Granger!



***



Harry si grattò la nuca. “Regali?”, ripeté stolidamente, lanciando uno sguardo con occhi da triglia tutt’intorno - come se la sua confusione fosse tanta da mettere a soqquadro l’intera Sala Comune.

“Certo. Il giorno di San Valentino non vorrai mica presentarti a mani vuote?”, brontolò Hermione.

Ron intercettò gli occhi di triglia di Harry e gli rivolse un’amara occhiata disperata – per quanto riguarda l’amarezza non se ne sarebbe mai accorto, neanche guardandosi allo specchio. Quella “amico, capisco bene cosa provi, perché lo sto patendo anche io”. Quella che emanava una tale quantità di solidarietà maschile che lo rincuorò un po’.

Harry sbatacchiò leggermente la testa. “Be’, suppongo di no”, tentò.

Chissà come, il sorriso di Hermione non lo rassicurò.

“Bene”, esclamò quella, con quel sorriso indecentemente largo. “Pare proprio che sia tu che Ron fareste meglio a fare un giretto ad Hogsmeade, oggi”. Ron sbiancò. Aveva sperato, era quasi certo, che lei si fosse dimenticata di lui.

Annuì docilmente, guardandosi le scarpe, in sincrono con Harry.

Hermione girò i tacchi, sventolando la mano, con i crespi capelli alla volta della Biblioteca. Ma venne prontamente placcata da un Harry piuttosto disperato.

“Hermione”, boccheggiò questi, con un’espressione affranta da targa dorata. “Non ho idea di cosa comprare!”



***



Hermione sbuffò. “Non mi dire, hai bisogno di consulenza”.

Harry le lanciò uno sguardo terribilmente colpevole. Annuì lentamente e le strinse goffamente un braccio. “Non ti ringrazierò mai abbastanza, Hermione”.

Lei sorrise. “Puoi dirlo forte”, brontolò, ridendo. “E sentiamo, l’indecisione starebbe in…?”. Si guardò intorno e ammirò la sobrietà della gioielleria in cui Harry l’aveva condotta. Non pensava che l’avrebbe mai detto, ma aveva un buon gusto. Tra l’altro, non pensava nemmeno che esistesse, un negozio del genere, ad Hogsmeade.

Harry la condusse davanti ad una vetrina. “Insomma, non ho idea di cosa potrebbe mai piacerle”, ponderò, impacciato. “E non vorrei nemmeno essere tanto scortese da parteggiare per un simbolo o… ahem, roba simile”.

Hermione sorrise bonariamente. Proprio da lui, cercare di andare incontro ai gusti di una persona che neanche conosceva. Guardò attentamente gli articoli esposti e rivolse all’amico un rapido sorrisetto luminoso. Indicò con il dito un anellino d’argento piuttosto anonimo. “Direi che quello può andare”, commentò solo, mentre Harry si affrettava a chiamare l’addetto a gran voce. Forse fu anche per quello che non la vide allontanarsi velocemente e sparire dietro una tenda.

Quando si presentò alla cassa, Hermione era proprio di fianco a lui, con un bel sorriso che le stirava le labbra. Lo osservò mentre estraeva i soldi e mormorò qualcosa, che Harry non colse. “Scusa?”, domandò, prendendo il pacchetto dalle mani del negoziante che glielo tendeva con un grande sorriso – forse più per la cifra assurda che gli aveva fatto pagare per un misero anellino che per reale allegria.

“Oh? Niente, niente. Sono solo contenta che tu abbia trovato il tuo regalo, finalmente”, dichiarò Hermione, vagolando distrattamente con lo sguardo sul soffitto.

“Be’, sì. Grazie ancora”, mormorò Harry, arrossendo un po’. Hermione gli strinse dolcemente il braccio con le dita e lo tirò via, spingendolo fuori dal negozio.

“E di che?” disse, sorridendo. “Torniamo al castello, su. Spero che Ron abbia preso il regalo”, soggiunse, con l’aria leggermente preoccupata.



***



Il Pertugio:

Non me lo dite, lo so che non ve ne fregava niente. Co-omunque, domani lo Spin Off sarà più interessante, eh. Compariranno, finalmente, Fred e George, i meravigliosi deus ex machina di questa storiella.
Nient'altro da dire, uhm. A parte, ATTENZIONE: se non gradite le twincest, il prossimo - e ultimo, alleluia - capitolo potrebbe non piacervi. Perdonatemi, ma l'avviso non ho potuto inserirlo, in quanto non è presente. (Non che sia questa cosa eclatante, eh)
Alla prossima!

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Capitolo 5
*** 13 Febbraio - Spin Off II. ***


Commenti dell'autrice: la fine! Quella seria e commovente, insomma. Purtroppo non posso dire di essere commossa, se non per quelle due o tre recensioni ricevute.
Niente amarezza, suvvia. ATTENZIONE: accenno di twincest. Se non gradite, la porta è quella. (?)

Vi ricordo di dare un'occhiata alla mia deserta pagina Facebook, e alle mirabolanti avventure di... be', nessuno.

Sommario: Fred e George Weasley ridacchianti in una classe vuota, contenitori per biscotti, spie e coppie del secolo. Organizzazioni criminali vincenti!



***



Fred Weasley, stravaccato su di un banco, rideva. Rideva sguaiatamente, agitando un contenitore in ceramica con entrambe le mani – quello che si sarebbe detto essere un contenitore per biscotti.

George Weasley, stravaccato sul banco dalla posizione speculare a quella del gemello, rideva della stessa risata incurante. E anche lui agitava un contenitore per biscotti identico a quello tra le mani del fratello, addirittura nel colore ocra e nella scritta “Biscuits” stampata sul fronte.

“Mmm, Theodore Nott”, borbottò Fred, tirando fuori dal contenitore un bigliettino e sbirciando ciò che vi era scritto sopra.

“Ernie McMillan”, rispose subito George, guardando il bigliettino che aveva appena estratto dal suo contenitore. Appuntò con la piuma i due nomi, separati da un imbarazzante cuoricino, su una lunga pergamena fitta di molti altri nomi e cuoricini, poi sospirò.

I due si guardarono per qualche istante, increduli. Il labbro inferiore di entrambi cominciò a tremolare, prima piano e poi sempre più violentemente.

“Ernie McMillan e Theodore Nott, eh”, ripeté George, con la voce che tremava forse più del suo labbro. Lui e Fred si guardarono ancora per un po’, estremamente seri e compunti, poi scoppiarono a ridere.

“Quanto amo questo lavoro!”, esclamò Fred, con le lacrime agli occhi.

“La cosa migliore che abbiamo fatto di qui al mese scorso”, concordò l’altro, asciugandosi la guancia col palmo della mano. “L’idea del parrucchino nella minestra meritava”, soggiunse poi, dubbioso.

Il gemello annuì. “Abbiamo quasi finito, Georgie”, sghignazzò, “ed è stato quasi più divertente delle coppie etero!”

George storse il naso al nomignolo e borbottò qualcosa, corrugando la fronte. Si rischiarò subito dopo e assentì con il capo. “Haa, Parkinson e Paciock saranno perfetti, insieme”, ricordò quasi con nostalgia, massaggiandosi la punta del naso con le dita. “Certo che l’accoppiata Hermione-Ron non poteva essere più ovvia”.

Fred si lasciò scappare una risatina e tornò a scorrere la lista con lo sguardo. Poi posò il suo contenitore di ceramica sul banco e occhieggiò al suo interno con una certa curiosità. “Mi rimangono due bigliettini, Georgie”, disse, vagamente deluso. Il gemello si strinse nelle spalle, come a dire ‘Che ci vuoi fare, è la vita’.

Fred non perse altro tempo e pescò un altro bigliettino dal vaso. “Fred Weasley”, fece, alzando le sopracciglia.

“George Weasley”, ribatté immediatamente l’altro, buttando il suo bigliettino per terra e sorridendo divertito. “Pare che saremo di nuovo io e te, Freddie”, cinguettò, scendendo dal suo banco con un colpo di reni e avvicinandosi al banco del fratello con una sola falcata.

Fred gli lanciò un’occhiataccia dall’alto e aprì le gambe, sistemandosi meglio sulla superficie di legno con una certa nonchalance – la quale venne fatta in pezzettini e soffiata via dal gemello, che s’insinuò in quello spazio con altrettanta noncuranza, allacciando le braccia al suo collo e poggiandogli il naso sulla giugulare. Fred buttò fuori un sospiro e rise piano. “Pare proprio di sì”, disse.

“Lo sai chi rimane, no?”, sbuffò George, incredibilmente divertito, mordicchiandogli la porzione di pelle che aveva sotto la bocca.

“Certo. Malfoy…”

“E l’incredibile Potter!”

“La coppia dell’anno”, commentò Fred, allungandosi per scrivere sulla pergamena. “Un classico”, soggiunse, colorando con l’inchiostro nero il cuoricino che univa i due nomi.

“Del decennio!”, rettificò George, terribilmente serio.

Sorrisero e annuirono. “Già.”

Fuori dalla porta, due identici sorrisi feroci si dipinsero sui volti di Hermione Granger e Blaise Zabini, con le orecchie premute contro la porta e l’aria di chi è completamente innocente.

Si scambiarono uno sguardo d’intesa e sussurrarono: “La coppia del secolo!”.



***



Il Pertugio:

I ringraziamenti, come d'obbligo. Un grazie infinito e una dedica particolare a carlikiller, non sai quanto ti ringrazio. Perché le tue recensioni mi hanno spinto ad andare avanti a pubblicare la storia, che altrimenti avrei già bella che cancellata. A Furere e skigiu, che hanno recensito almeno una volta. A Human_, lei sa il perché - sono tanti, i perché, non mi va di elencarli tutti.
Infine, grazie ad AliGrifondoro, carlikiller, derri, grappetta666, hay_chan, Malas, MaraMalfoy, May Des, rutix2003, Scorpioncina, SilviAngel, Spencer Tita, Yeeabu, _anna123, perché, seppur silenziosamente, c'eravate.
E alla prossima, sempre che ci sia!

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