Let's say I don't want leave you

di aamazayn
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo. ***
Capitolo 2: *** I want to make this. ***
Capitolo 3: *** Happy anniversary, what are you doing? ***
Capitolo 4: *** Maybe, i love you too ***
Capitolo 5: *** Shit!! ***
Capitolo 6: *** Everything is wrong! ***
Capitolo 7: *** You're pretty ***
Capitolo 8: *** But I wouldn't bet your heart on it ***
Capitolo 9: *** Is what really was ***
Capitolo 10: *** I can't quit now, this can't be right ***
Capitolo 11: *** seven hundred forty-five km ***
Capitolo 12: *** the beginning. ***



Capitolo 1
*** Prologo. ***


I’ve never had the words to say
But now I’m asking you to stay

 
Sbuffai, tirando giù le gambe dal seggiolino dell'auto, non appena mio padre riapparve da fuori il negozio.
Nel momento che entrò nell'auto, mi girai verso il finestrino, ignorandolo.
Se avessi vissuto quel momento pochi anni prima, ero certa che avrei sorriso a vedere la neve sull'asfalto, e sul resto del terreno.. Ma accidenti no, la odiavo.
Bloccava ogni mia aspettativa, anzi.. Bloccava anche tutto il resto. 
«Che freddo» Cominciò mio padre, azionando il motore. «Tu non hai freddo?» 
Non mi girai neppure, ma sapevo che stava guardando i miei jeans strappati con fare critico. Sbuffai, ancora, rumorosamente.
«Non lo so» Dissi, appoggiando la testa contro il vetro «Non mi fai uscire da casa» 
«Ne abbiamo già parlato» 
«No in realtà ne hai parlato solo tu!» Risposi a tono, guardando con la coda dell'occhio la sua reazione. 
Non reagì, e dalla sua espressione capì che non mi avrebbe risposto. 
Mi lasciai cadere ancor di più sul sedile di pelle, e chiusi gli occhi amaramente. 
 
Avevo promesso a me stessa di non pensarci più, per il mio bene, ma le cose non stavano andando come avevo previsto. 
Scossi leggermente la testa come per cancellare il pensiero ma nulla cambiò. 
In un modo o nell'altro sapevo che avrei dovuto semplicemente accettare la situazione e basta, lui non si sarebbe più fatto vedere e tutto quello che un tempo pensavamo di avere, andava dimenticato, eppure era più forte di me. Non riuscivo. 
Buttai un occhiata al comodino e cercai con la mano il telefono, nel buio, per guardare l'orario; 
Erano le 
05:23. 
Cercai di tirarmi su con i gomiti dal letto ma con scarsi risultati, ricaddi sul cuscino. La testa mi girava. 
«Brutto segnale» Una voce, che proveniva dalla sedia di fronte al mio letto, mi fece sobbalzare.  
Spalancai gli occhi, incredula e mi portai una mano alla bocca, giusto in tempo per non gridare.  
Zayn, davanti a me, mi sorrise, parecchio divertito. In silenzio, si alzò dalla sedia per raggiungermi. 
«Che cosa ci fai qui?» Gli dissi, bloccandologli il passaggio con la mano. 
«Lo dici come se fosse qualcosa di sbagliato» Rispose lui di rimando, dandomi un'occhiataccia. 
«Be in realtà, se ci pensi bene, lo è. Partendo dal fatto che c'è mio padre giù che dorme, sono le cinque del mattino e..» 
«Va bene, hai ragione, sarà meglio che vada» Ragionò lui e facendo marcia indietro, si diresse a grandi passi verso la porta della mia finestra. Abbassai lo sguardo, un pò delusa. L'avevo convinto troppo facilmente, un tempo sarebbe rimasto lo stesso. 
«Hope.. Questa dovrebbe essere la parte in cui tu mi fermi, mi trattieni e mi dici che non mi vuoi lasciare. Perchè sei ancora lì implata?» 
Scoppiai a ridere, incredula. Poi sospirai: 
«Tu hai guardato troppi episodi di Hannah Montana»
«Mi puoi spiegare che succede?
» Solo dopo avermi nuovamente raggiunta, Zayn si sistemò accanto a me nel letto e nel buio, cercò il contatto con il mio corpo. Il suo odore, una delle cose che più mi erano mancate di lui, mi invase completamente. «Che hai? Perchè non mi hai più detto niente?»
«E' complicato Zayn.. Le cose sono diventate più complicate del previsto»
A quel punto, non mi rispose. Il suo respiro si era accellarato e questo mi spronò a continuare. 

«Diciamo che mio padre non approva» Sussurrai, sbirciando la sua espressone. 
«C-come?» Rispose, e notai nella sua intonazione una leggera delusione «No è impossibile, io gli sono piaciuto, me l'ha detto lui» 
«Anche a me me l'aveva detto, ma non so, poi mi ha chiesto di non uscire più con te» Sussurrai di nuovo, stringendo ancora di più le mani. 
«Che facciamo?» Mi guardò negli occhi.
Non risposi. 
«Non ce la faccio» Mormorò lui «Non ce la faccio a lasciarti» Sussurrò ancora, guardandomi con la coda dell'occhio. 
Sorrisi, incapace di fermare la mia espressione da idiota. 
«Sei qui da meno di un ora, e hai già detto due cose dolci» Dissi, riprendendolo ironicamente «Ammettilo, che ti succede?» 
«In questo momento, vorrei sapere solo che tu non mi vuoi lasciare» Mi comunicò lui, sfregandosi velocemente le mani contro i jeans.
«Si» 
Zayn alzò lo sguardo, chiedendomi indirettamente che cosa stessi dicendo.
«Si, nemmeno io ti voglio lasciare» Lo guardai «Troveremo una soluzione, oppure metteremo una benda sugli occhi di mio padre, così non ti vede» Dissi, sorridendo. 
Zayn fece lo stesso, avvicinandosi ancor di più.
«Ti amo» Sussurrò lui, quando fu abbastanza vicino per poterlo sentire.
«Grazie» Dissi, istigandolo.
«Devi sempre rovinare i miei momenti romantici» Mi riprese, ridendo. 
«E' il mio lavoro, tranquillo» Dissi, guardandolo stringersi a me.


 

Tadadadaaann...Eccomi qua :) (?)
Come la mia testolina aveva già deciso, ho ri-scritto questo capitolo su una vera e propria ff, perchè anche ad alcune di voi è piaciuta:)
Volevo dirvi che mi sento molto orgogliosa di questo! 
Okay direi che il prossimo capitolo lo pubblicherò a breve.. Tipo domani o stasera, perchè lo sto già scrivendo.
Intanto grazie mille per aver letto questo piccolo inizio, spero che qualcuno me lo recensica ancora :)
Al prossimo capitolo, 
Cecilia.

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Capitolo 2
*** I want to make this. ***


'Closer, maybe we’ll be closer,
Stronger than we were before'
 

Aprì gli occhi, per poi richiuderli velocemente. 
Analizzai nella mente la situazioneaggrottando le sopracciglia, prima di sorridere indirettamente sfiorando il braccio di Zayn, che mi stringeva.
Abbandonai le aspettative di tornare a dormire, posizionando lo sguardo su di lui.
I capelli arruffati e l'espressione pacifica lo facevano sembrare più infantile del solito e ancor più bello, riflettei, abbozzando un sorriso.
Mi girai lentamente, un attimo dopo, per riprendere il telefono dal comodino.
Trovai -stranamente- un messaggio di mio padre; 'Torno dopo pranzo, ti voglio bene, papà."
«Tipico» Pensai, alzando gli occhi al soffitto.
Se non era fuori, dettava legge come un giudice senza diploma. Ma di solito era sempre fuori; per lavoro, per altri motivi che non mi interessavano si teneva a distanza da casa, e da me.
La cosa più fastidiosa di lui era come cercasse, comunque, di controllare la mia vita, senza avere una presenza in essa. 
Sbuffai, ripensando ai suoi discorsi stupidi e alquanto frustranti sui miei vari 'no' che dovevano diventare dei 'si', o viceversa, a seconda del suo umore.
Ripensai pure al 'nostro' -per così dire- discorso seccante di ieri su Zayn.
Non aveva dato motivi, non aveva dato spiegazioni, aveva solo sputato sentenze, mi ricordai, muovendo la testa disapprovando i suoi comportamenti immaturi.
«Ti viene male al collo se non la smetti di muovere la testa» Mi sentì dire da una voce assonnata e roca, al mio fianco.
«Posso spingerti giù dal letto in qualunque momento, te lo ricordo » Gli risposi, girandomi.
Non appena incontrai i suoi occhi, il mio cuore mi richiamò. Sperai almeno che non lo riuscisse a sentire pure lui.
«Buongiorno» Disse, baciandomi la fronte «Bel pigiama, comunque» Rise abbassando lo sguardo sui miei pantaloni disegnati.
«Sempre meglio dei jeans, non credi?» 
«Esattamente, ho le gambe indolenzite» Mormorò lui, allungandosi, per poi continuare «Che ore sono?»
«Le dieci e mezza» Dissi, sorridente.
«Ho dormito sei ore» Ragionò ad alta voce.
«Male, aggiungerei» Scherzai, avvicinandomi al suo petto.
«Be' partendo dal fatto che non dormo da quasi due giorni, sono state le sei ore di sonno più comode e belle della mia vita»
Inclinai la testa, confusa.
«Perchè non dormivi?» Chiesi.
Riconoscii il rumore del cuore di Zayn accellerare, e sorrisi leggermente.
«Non mi hai più risposto alle chiamate» Disse semplicemente.
Mi tirai su per arrivare al cuscino, e lo guardai, sorpresa. 
Ero certa di essere arrossita insitintivamente, ma poco importava, ormai.
«Questa è la cosa più dolce che mi hai mai detto» Quasi riflettei, abbozzando un altro sorriso.
«Voglio che questa cosa funzioni» Disse poi, accarezzandomi la guancia con la mano.
«Ho fame, ti va di andare a mangiare qualcosa?» 
«No, Hope» Mi corresse «Tu ora dovresti dire 'Anche io Zayn, ti amo tanto'» Disse imitando la mia voce.
Lo sentì rotolare sul pavimento, ridendo rumorosamente, quasi quanto la sua caduta.
«Ti avevo avverito» Dissi, ridendo alla scena
«Ti amo anche io» Mormorò lui poi, dal terreno, sistemandosi i capelli.
«Mi vado a vestire, muoviti che ho fame» Gli risposi, prendendo dall'armadio una maglietta e un paio di jeans, e uscendo dalla stanza.
Non appena fui da sola, mi morsi il labbro, sorridendo.
 
Zayn cominciò a giocherellare con la bustina dello zucchero appena usata.
«Su, raccontami che cosa ti ha detto tuo padre ieri» Iniziò lui, rompendo il pezzo di carta e spargendolo nel tavolo.
«Te l'ho detto» Dissi, facendo spallucce «Non mi ha dato spiegazioni»
Alzò lo sguardo, lasciando perdere la montagna di bigliettini che aveva creato.
«Allora, hai due opzioni» Rispose, contando con le dita «Prima, faccio finta di crederti e indovino, oppure, seconda; me lo dici»
Alzai gli occhi al cielo, ridendo.
«Va bene, ho capito» Mormorò sconfitto lui, tirando fuori il portafoglio dalla tasca posteriore dei jeans «Sei ostinata» 
«Che cosa facciamo oggi?» Chiesi, fermandolo con il braccio, prima che andasse a pagare la nostra colazione barra pranzo.
«Andiamo al cinema?»
Feci una smorfia.
«Okay, casa mia e seconda stagione di Glee in DVD» Mi comunicò, baciandomi la fronte e avanzando verso il bancone. 
 
 
Sbuffai rumorosamente davanti alla porta di casa, notando la luce accesa.
Serrai le labbra, prima di entrare.
Dalla cucina, sbucò l'ombra di mio padre scura in viso.
Notando la sua espressione, alzai gli occhi al cielo.
«Ecco che ci risiamo» Sussurrai.
«Dove sei stata?» Disse, squadrandomi da capo a piedi, con fare critico e superficiale.
«Da Rebecca..» Risposi, avvicinandomi alle scale «O devo rimanere chiusa in questa prigione?»
«Casa tua non è una prigione» Mi corresse lui.
«Per colpa tua, lo sta diventando» Mormorai, dandogli le spalle.
«Senti, ragazzina, stiamo parlando, non ti girare» 
«Papà, non sono un cane in mezzo alla strada, mollami dal guinzaglio, okay?» Risposi a tono, girandomi verso di lui.
«Che delusione che sei» Ringhiò, andando in cucina.
Osservai la porta, ancora semi-aperta; 
-Sei ancora in tempo per scappare- Mi ricordai, in testa.
«Puoi andare» Mi disse «In camera» Aggiunse, guardando il mio sguardo puntato sulla porta.
In quei cinque secondi, avrei preferito superare il tavolo, l'appendi-abiti e uscire di casa. Avrei preferito rispondergli urlando, liberandomi dei pensieri. Ma non lo feci, tirai su con il naso, e saliì le scale, alla ricerca disperata di non pensare a nulla che lo riguardasse.
Mi chiusi in camera, odiando quella situazione, odiando quello sconosciuto che stava al piano inferiore; perchè quello non era mio padre.
Presi il cellulare dalla tasca dei jeans, e controllai l'orario: 00:56

-Manca poco- pensai, infilandomi il pigiama, e buttandomi nel letto.






Macciao a tutte :')
Chiunque stia ancora leggendo questo capitolo, si merita un grosso abbraccio!
Allora, inzio subito con quale fatto;
1. In questo capitolo non succede niente di niente, però non sapevo come andare avanti, e 
spiegare un po' la situazione :)
2. In questo capitolo Zayn Malik è dolcissimo (C'è almeno per me ahah)
3. Odio il papa' di Hope (per chi non l'avesse capito si chiama così la protagonista) in questo capitolo,
ma tranquille si recupererà tutto nelle prossime puntate (?) 
4. Ti batto un cinque, perchè sei arrivata al quarto punto :)
5. Vipprego, non mi lasciate sola e recensite :)
6. Ho pensato che ad ogni capitolo inserirò una frase di qualche canzone dei ragazzi a caso :)
Okay, dopo questa vi lascio stare e non vi annoio più :)
Al prossimo capitolo, 
Cecilia.


 

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Capitolo 3
*** Happy anniversary, what are you doing? ***


'That I need you here with me now,
Cause you’ve got that one thing'

Non volevo piangere, almeno non più.
Eppure era come se tutto il mondo mi prendesse in giro, come se volesse che iniziassi a piangere.
Se davvero volevo affrontare la situazione e riuscire a fare la forte, dovevo smetterla di lamentarmi.
Mi alzai dal letto silenziosamente, prima di controllare ancora una volta se la macchina di mio padre veramente se n'era andata. 
L'unico vantaggio del suo lavoro era quello, se ne andava senza dare preavviso, e non sapeva quando doveva tornare. L'ospedale dove lavorava lo chiamava a qualsiasi ora, lasciandomi da sola il più delle volte.
Sospirai, andando verso il bagno. 
Riuscii a struccarmi velocemente, e a farmi una coda disordianta senza scoppiare in una valle di lacrime, nel vedere il mio riflesso nello specchio.
Presi una felpa dall'armadio, per poi ritornare a sedermi nel letto.
Dovevo cominciare a dormire perchè il giorno dopo era lunedì, e dovevo andare a scuola. Ma di sonno, in quel momento, non se ne trovava traccia. 
Almeno, non mi sarei addormentata finchè Zayn non fosse arrivato.
Controllai l'orario speranzosa che mancasse poco alle due.
Sbuffai, solo perchè legai l'immagine di Zayn, a quella di mio padre superficiale e critica davanti al mio sguardo. 
-Non vuole che io sia felice, solo perchè lui non lo è- Arrivai a questa conclusione, sdraiandomi sul letto. 
In quel momento sentì bussare ripetutatemente alla finestra.
«Grazie al cielo sei ancora sveglia»  Disse, dall'altra parte del vetro.
«Anche se avessi voluto dormire, non ce l'avrei fatta»  Risposi, facendolo entrare «E comunque un giorno di questi ti farai male, se continui a salire dalla finestra» 
«Lasciami almeno giocare, ragazzina»  Mormorò lui, avvicinandosi a me. 
Lo scansai acidamente, per poi sedermi sul letto, evitandolo.
«Non chiamarmi così»  Sussurrai, stringendo i pugni.
Zayn mi scansò da un lato del letto, per farsi posto, rimandendo in silenzio.
Per cinque minuti buoni, nessuno dei due aprì bocca.
Ero certa che se avessi cominciato a parlare, sarei scoppiata in lacrime, ma infondo che cosa c'era da perdere?
Con la coda dell'occhio, notai la sua esperessione confusa e la sua bocca semi-aperta, intenta a dire qualcosa, ma incerta su che cosa era giusto dire.
«Ho paura, quasi quanto lui»  Dissi, appoggiandomi alla sua spalla.
«Lui ha paura che mi abbia deluso, da quando mamma se n'è andata. Vive di ripensamenti da quando l'ha vista con le valigie in macchina, mentre spingeva sull'accelleratore»  Sussurrai, con voce tremante «E io invece, io ho paura di perdere tutto»  
Zayn era immobile, con lo sguardo fisso sul muro. 
«E non so nemmeno perchè te lo sto dicendo»  Continuai poi, fissando, come lui, il soffitto.
«Se non volessi davvero ascoltare, non starei qui»  Decretò dolcemente, cercando la mia mano nel buio.
«Grazie»  Dissi, ricominciando a parlare.
 
«Lunedì 13 Aprile»  Ripetei, leggendo la pagina del mio diario.
-Era davvero passato così tanto tempo?- Pensai, confusa dalla data.
«Parli da sola, per caso?»  
Rebecca si avvicò al mio banco, sorridendomi. 
Feci spallucce, continuando a guardare la pagina. 
«Hope»  Cercò di farsi notare «Posso parlarti prima che finisca la pausa?»  
Aveva più un aria incerta, che la sua solita espressione. Ma continuava a sorridere, speranzosa.
«Certo»  Risposi, facendole spazio al banco vuoto, di fianco al mio.
«Volevo solo chiederti di non escludermi, dalla tua vita»  Disse lei, osservandomi «Non mi parli dei tuoi problemi da tanto, ma io ci sono, se hai bisogno»  
«Vediamo»  La fermai, stirandomi le labbra «Oggi, odio i miei capelli, vorrei tornare a letto, mio padre ha detto che non devo più vedere Zayn, e lui entra dalla mia finestra ogni notte per poi scomparire prima di svegliarmi, per di più non ho studiato Storia... Direi che sia tutto»  Sorrisi.
«Hai presente quando l'anno scorso ti lamentavi perchè non ti succedeva mai nulla? Mi sa che non lo dirai più»  Mi rispose, abbracciandomi 
«Prendo un foglio e una penna, dobbiamo organizzare i problemi»  Ricominciò poi lei, scogliendo l'abbraccio e cercando nel mio astuccio una penna funzionante.
«Non sai quanto mi sei mancata»  Risi, guardandola.
«Anche tu mi sei mancata» Sorrise, alzando lo sguardo dal foglio pieno zeppo di scritte.
 

Un gruppo di ragazzine rise in coro, e una di loro si sciolse dal gruppo per avvicinarsi a Zayn concentrato con il cellulare, appoggiato a una porta.
Lui, non appena la sentì arrivare, alzò lo sguardo sconcertato.
Nel momento in cui lei sorrise maliziosamente, un sapore di vomito mi finì in bocca.
«Ciao, io sono Michela»  Disse, sorridendo ancor di più a lui.
«Io invece sono "vatteneotiuccido", quindi piacere»  Mi intromisi io, affiancandomi a lui.
Zayn mi guardò stupido e divertito, per poi guardare la ragazzina confusa, che tornava nel suo gruppetto alla fine del corridoio.
Alzai gli occhi al cielo, squadrandola. 
«Bella prova»  Disse lui, baciandomi sulla guancia
«Ottima, direi»  Aggiunsi, osservandolo prendermi la mano
«Sai che giorno è oggi?»  
«13 Aprile»  Risposi, soddisfatta
«Data speciale»  Aggiunse lui, girandosi
«Buon anniversario pure a te»  Mormorai, sorridendo «Che si fa oggi?» 
«Vedrai» Rispose, nel preciso instante in cui la capanella risuonò l'ultima ora di lezione.
 


Se qualcuno è sopravvissuto a questo noiosissimo capitolo, 
dovrebbe essere premiato con una medaglia!!

Questo capitolo è davvero, davvero, davvero,
squallidino :)
Comunque spero che vi sia piaciuto,
Ho introdotto Rebecca, la migliore amica di Hope, e la mamma
in un certo senso.
Ma vi prometto che dal prossimo capitolo 
succederà qualcosa di tipo nuovo (?) :)
Quindi non mi lasciate, ve ne pregoo (:
Vabbene, dopo questa scappo via. 
Prima però, cinque secondi di efuria per le mie 10 -REALI- recensioniii *w*
Voi siete meraviglioseee! 
Grazie di cuore, 
Domani rispondo a tutte, promessooo (:
Cecilia.

 
 

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Capitolo 4
*** Maybe, i love you too ***


'Cause I've got three words,
that I have always been dying to tell you'

«E adesso dove devo andare?»  Chiesi, stropicciando gli occhi da sotto la benda che Zayn mi aveva obbligato a indossare.
«Vai sempre dritto»  Mi sentì dire da dietro, e allungai le mani in avanti, toccando il vuoto.
Avevo bloccato l'instintiva voglia di togliermi quel pezzo di tessuto da dosso e di cominciare a camminare tranquillamente, ricordandomi quanto ci tenesse.
C'era freddo, ma non troppo. L'aria che mi circondava sapeva di mare, ed ero quasi certa di trovarmi in quelle zone. 
«Okay, ora fermati»  Ordinò la voce di Zayn, questa volta davanti a me e mi bloccai sul posto.
Si, eravamo sicuramente in una spiaggia. 
«Perchè sorridi?»  Mi domandò lui, continuando a camminare a poca distanza da me, o almeno, era quello che mi pareva da sotto quella stupida benda.
«Te lo dico solo se mi togli questa cosa da davanti»  Commentai, puntando i piedi.
«Dai, su, siamo quasi arrivati»  Mi ripetè un'altra volta, e così, ricominciai a camminare.
«Fai due o tre passi in avanti»  Continuò a dire, cercando di contare la giusta distanza e neanche al primo, mi stampai contro il suo petto.  Lui, amabilmente, cominciò a ridere.
«Zayn!» Sbottai, allontandomi da lui «L'hai fatto apposta! Lo so!»  Lo sgridai, appoggiando le mani sui fianchi. 
«Okay, ora direi che te la puoi togliere»  Mi disse, ancora divertito.
Con un gesto -e con grande sollievo- levai quell'affare da sopra i miei occhi, appannati e abituati al buio. Pian piano, riconoscii il luogo dove mi trovavo.
Sorrisi instintivamente, e per un secondo immagini confuse vorticavarono nella mia testa. Solo quando Zayn mi prese per mano, attirando la mia attenzione, riuscii a dissuadere i ricordi, e a girarmi verso di lui.
Più che felice, era fiero della mia reazione, d'altro canto tutti avrebbero reagito come me, se il proprio ragazzo riportava in vita il vostro primo incontro. 
Un misto di orgoglio invase anche me, fiera di poterlo chiamare "il mio ragazzo" senza girarci intorno, fiera, pure, di essere la sua ragazza, ovviamente.
«Ti piace?»  Balbettò, speranzoso ma comunque indeciso.
«E' tutto così..Perfetto»  Sussurrai, stringendogli ancor di più la sua mano «Tu sei perfetto»  
Zayn sorrise soddisfatto, e velocemente si avvicinò al mio viso, baciandomi di sfuggita, prima di riprendermi la mano e trascinarmi sopra la torretta dei bagnini.
«Qui» Mi disse, indicando un punto a destra «Qui ti sei presentata la prima volta»  -Come se potessi scordarlo- pensai.
Mi lasciai cadere sul legno bianco, e Zayn fece lo stesso, proprio affianco a me. Risi, immaginando nuovamente la scena di noi due la prima volta insieme, lì.
«Sai quando alle elementari ti chiedono come ti immagini quando finirai la scuola?»  Gli chiesi, voltandomi verso i suoi occhi scuri. 
Lui annuì con la testa, socchiudendoli.
«Io avevo risposto che volevo essere solo felice, e a pensarci bene lo sono, qui con te»  Continuai, alzando gli angoli della bocca e creando un sorriso.
«Ecco, questa è la cosa più bella che ti mi avessi mai detto»  Disse lui, schioccando la lingua e allungando volontariamente la 'a' di mai.
«Fai schifo, Zayn! L'hai rovinata!»  Lo rimproverai, ridendo.
«Però è vero!»  Disse annuendo lui, alzando le spalle «Comunque anche io sono felice con te, ora, qui, e per sempre lo sarò» 
«Non rimedi così facilmente»  Lo criticai, scocchiudendo le labbra e scuotendo la testa
Lui rise, prima di prendermi il viso con le mani e avvicinarsi alle mie labbra, baciandomi ancora.
Recuperai i ricordi chiari, proprio nel momento in cui si staccò da me, e i suoi occhi si illuminarono. 
«Ti amo»  Sussurrò, a poca distanza da me.
«Forse anche io»  Risposi con il labbiale, e il suo viso si tramutò in una bella ma alquanto sorpresa espressione. Corrugò la fronte, e io risi fragorosamente.
«Sei proprio un idota»  Commentai, alzandomi,con le mani, dal legno e scendendo dalla torretta, per arrivare alla sabbia. 
Mi girai solo nel momento in cui capì che lui non si era mosso, ma mi stava guardando quasi incantato, e con la bocca semi-aperta.
«Vinceresti sicuramente nel gioco delle "belle statuine", Malik»  
«Sarebbe ora, perdevo sempre all'asilo»  Mi disse, riprendendosi e raggiungendo la sabbia e me «Vorrei proprio sapere perchè..»  Fece una pausa «Ho questa instintiva voglia di buttarti a terra» 
Proprio come da copione, mi ritrovai al suolo, un secondo dopo aver finito quella frase, con Zayn disteso sopra, che rideva rumorosamente, quasi quanto me. 
«Ecco, ora ho la certezza che sei proprio un bambino!» Gridai, cercando di sfuggire dalle sue braccia, ma fallì amaramente.
Rise ancora, pettinandosi i capelli pieni di sabbia fresca «Peccato che tu ami questo bambino» 
Sbuffai, divertita «Lo sapevo, me lo rinfaccerai a vita!!»  











E se vi dicessi che vi amo, voi mi abbandonereste lo stesso? Ahahahah
No, okay, eccomi qui!!
Tu, du, du, dudududuuu, du 
(musichetta entrata presidente degli Stati Uniti)
Non so nemmeno perchè l'ho scritta, ma ce l'ho in testa da giorni (???)
Ecco, avete scoperto che cosa ho in testa io quando non scrivo ahahah
No, dai, pensiamo alle cose serie.. SONO TORNATAA! :)
A dire la verità, non vi ho mai lasciato ahah
Peròò sto studiando tantissimo in questo periodo e quindi sono riuscita ad aggiornare solo ora
(..Infatti ora devo scappare perchè devo studiare sia Scienze, che Matematica cwc)
Spero che vi sia piaciuto questa sorpresa di Zayn.....
Okay, questo capitolo fa schifo, ma perdonatemi non sapevo come scriverlo.
Rimanete con me, ve ne prego (E fu così  che fuggono tutte ahaha)
IO SPERO DI NO AHAH
Al prossimo (che sarà tra poco -spero-)
Un enorme abbraccio a tutte quelle che mi hanno recensito, o messo nelle seguite la mia storia
Ceci :)
p.s Ieri ho visto "Il bacio che aspettavo", qualcuna l'ha visto? Io sinceramente il finale non l'ho capito granchèèè ahah

 

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Capitolo 5
*** Shit!! ***


'I'll find the words to say
Before you leave me today'
 
Presi un lungo respiro, prima di infilare la chiave nella porta di ingresso, e rumorosamente entrai nella stanza, trovandomi l'ombra di mio padre china su un libro.. Come se non me l'aspettassi.
L'orologio, puntualmente, scoccò e segnò la mezzanotte, e nella mente, mi appuntai di distruggere quell'affare, nel momento più opportuno, perchè quello non lo era di certo.
Tecnicamente, mio padre tirò sul capo, e scorsi in lui la solita aria di amarezza che si portava sempre accanto.
Sbuffai mentalmente, prima di sfilarmi la cartella di scuola dalle spalle.
«Scusa» Dissi, prima che potesse infierire su qualcosa, ma era troppo ovvio che l'avrebbe fatto. 
«Ti sembra l'ora di rientrare!?» Mi domandò, indicando il suo orologio da polso e sbattendo il libro, che teneva sulle sue gambe. 
«La mamma di Rebecca mi ha chiesto di rimanere a cena, aveva preso le pizze, e così..» Mentii spudoratamente.
«Ho capito, ma pure io ti aspettavo per cena» Continuò poi, prendendo il segnalibro dal comodino, prima di appoggiarci sopra il libro appena chiuso.
La tavola era ancora apperecchiata, quindi non mi fu difficile girarmi e notare un solo piatto, un solo bicchiere, e così per tutto il resto.. Quanto poteva blaterare ancora?
«Mi dispiace» Farfugliai, legandomi i capelli distrattamente.
No, in realtà non me ne fregava niente.
Rimase zitto, lì, a fissarmi da capo a piedi, partendo dalle mie all star consumate, fino al cardigan rosso che indossavo. Io, mi strinsi nelle spalle, riprendendo la cartella e avvicinandomi alla porta, fregandomene altamente di lui, e della sua disapprovazione.. Non potevo essere certo, come lo stampino fabbricato di quelle bambole di plastica, no? Per lui, dovevo.. Dovevo eccome.
«Vado in camera, 'notte» Dissi poi, pescando dalla tasca dei jeans grigi il cellulare, e salendo le scale. 
Farneticò qualcosa, ma io non lo tradussi.
 

Guardai di sfuggita la via di Zayn, pur sapendo che me ne sarei pentita, accellerando verso quella di Rebecca.
Un gruppo di case color miele mi piombò davanti, e così, spensi il motore. 
Mi avvicinai a quella più grande e centrale, chiudendo distrattamente la mia auto, fino ad arrivare davanti all'uscio, colpita dai nuovi fiori che avevano messo sulla veranda in bella vista. 
Mi mancava quel posto.
Bussai ripetutamente, giocando con il braccialetto a ciondoli che avevo al braccio, quando il sorriso allegro della mamma di Reb' si vece svelto davanti a me. 
«Ciao Hope» Disse lei, spostandosi leggermente dalla porta «Entra pure, Rebecca è ancora sotto la doccia» 
Si spostò verso il divano di finta pelle, dove probabilmente sedeva prima, e io la seguii, avvicinandomi alle due poltrone abbinate, e pregai in tutti i modi di non far riconoscere il mio disagio.
Lei mi sorrise amabilmente, riavviandosi i capelli ordinati; non c'era nessun confronto con la mia treccia disordinata che mi cadeva sulla spalla. 
«Allora, tuo padre come sta?» Chiese, osservando, anche lei, le mie vecchie all star. Ma erano davvero così male?
«Si..Sta bene»
«Ah, è un sollievo sentirtelo dire» Riprese, distogliendo lo sguardo da me «Mi è sembrato un po' preoccupato ieri sera, al telefono, così..» 
Aspetta.. Che cosa aveva appena detto?
«Che ha detto?!?» Pensai ad alta voce «No, c'è.. Volevo dire.. L'ha sentito al telefono?»
«Si, mi ha chiamato per sapere se eri qui con noi, prima di cena.. Mi è sembrato un po' preoccupato.. Ma, cara, stai bene?»
Non l'ascoltavo più, ero come entrata in uno stato di trance. Se lui l'aveva chiamata, allora lo sapeva, e quindi.. Merda. 
Mi alzai di colpo, sfrugando nella tasca dei jeans il cellulare, sotto lo sguardo attento della donna, che, nel momento in cui mi girai, corrugò la fronte. 
«Mi scusi» Le dissi, indicando l'apparecchio «Ci metto un secondo» 
Non notai la sua reazione, e ignorandola, mi buttai all'esterno della casa, appoggiandomi con la schiena alla porta.
Digitai in fretta i tasti sul cellulare, concentrandomi e lasciando perdere quel dannato rimbombamento che faceva il sangue che mi pulsava nelle orecchie. 
Non avevo paura, cavolo. Mi era solo crollato il mondo davanti; i miei giochi, le mie battaglie erano diventate piccoli pezzi di polvere.
Uno, due, tre squilli.. Nessuno mi rispose dall'altra parte.
«Merda!» Sussurrai ancora, imprecando contro il cellulare.
 

 
Three days later.
Riattaccai il telefono, buttandolo e vedendolo rimbalzare sul mio letto disfatto.
"Non me ne frega niente" pensai, aprendo una delle due ante dell'armadio. 
Davvero poco convincente, persino per me stessa.
Mi strinsi nelle spalle, afferrando un paio di jeans a sigaretta e una canotta dal mucchio, e strisciai con i piedi fino allo specchio.
Non c'era luce fuori, e approffittando dell'orario, presi i trucchi da sopra la scrivania.
"Non ho fatto nulla, non mi importa!" Pensai ancora, passandomi un'altro strato di mascara. Sorrisi al mio riflesso, e accorgendomene, sbuffai sonoramente.
"Smettila Hope!" Mi biasimai, scendendo le scale, non stupendomi dell'odore di caffè di cui la cucina era inondata, e nemmeno nel vedere mio padre che lo beveva, mi fece sobbalzare. Cosa che lui, però, fece eccome. 
Come potevo dargli torto, erano solo le sei del mattino.
«Buongiorno» Dissi, e pochi secondi dopo, smentì la parola, scuotendo la testa. Non lo era affatto, era solo uno stupido giorno.
«A te» 
Alzai lo sguardo su di lui; gli occhi rossi e assonnati e la voce roca puntavano in una sola direzione; aveva fatto il turno di notte, ed era rimasto sveglio, assecondando tutte quelle infermiere striminzite che gli giravano attorno, perse come galline in un pollaio. 
Ma che cavolo?! Hope, sul serio, riprenditi!
Solo dopo, mi accorsi della sua espressione dritta su di me. Anche con alcuni sforzi, non riuscì a descriverla, a rintracciarla.. Era nuova, strana, ed era tremendamente fastidiosa sentirsela addosso. 
Sbuffai rumorosamente, davanti alle mie osservazioni mattutine, e versai del latte e del caffè nella tazza che mi stava davanti. 
«Ti chiederei come mai sei sveglia a quest'ora, ma è così da due giorni» 
Tre, per l'esattezza, lo corressi mentalmente.
Finì la mia colazione, balzando dalla sedia all'uscita, nonostante fossero solo le sei del mattino.
«Ci vediamo dopo! Buona.. Uhm.. Dormita» 
Lasciai il nostro semi-discorso a mezz'aria, stupendomi di come lui non infierì, acconsentendo con la testa. 
"Forse era il sonno che gli dava quell'effetto" Pensai ancora, ma, in verità, non mi importava granchè.
Respirai a fondo l'aria fresca del mattino, infilandomi le mani in tasca e camminando verso la scuola, nonostante fosse così presto.
Solo quando del rumore invase i miei assurdi pensieri, mi stupii nel riconoscere la mia scuola a poca distanza da me.
Le voci provenivano da un gruppo di ragazzine, in mezzo alla strada, che ridevano fragorosamente facendosi foto bizzarre e, a mio parere, ridicole. Ma contente loro..
Potevo sembrare una sfigata alternativa? Forse lo ero pure, ma di certo non mi prendevano affatto le compagnie e le amiche rumorose di cui la mia scuola era, ormai, troppo piena. 
Attraversai il cancello dell'istituto, alzando gli occhi al cielo, per poi guardare il parcheggio, già pieno, nonostante l'ora. 
L'auto di Reb', lucida e pulita, era parcheggiata nell'angolo. Sorrisi, accorgendomene, e accellerai il passo fin verso il corridoio.
Non alzai lo sguardo, fino a che non fossi certa di incontrare solo i suoi occhi castani.
Mi sorrise, allegramente, io ne sforzai leggermente uno, che parve di più come un ghigno. 
«Buongiorno» Disse lei, notandolo.
«Non lo è» Decretai, appoggiando la schiena al muro giallo sciupato della scuola, chiudendo per un attimo gli occhi. La testa mi girava, eccome. 
«Non ti ha richiamata?»
«No»
«Che intendi fare?»
«Non lo so» Feci una pausa «Anzi, no, lo so.. E' lui che non vuole più fare»
«Che cosa intendi dire?» 
«Non vuole più fare qualsiasi cosa con me, accanto»
«Non essere ridicola, Hope! Ne abbiamo parlato pure ieri, tu sei sempre pessimista!» Schioccò la lingua, gesticolando con le mani. 
«E se invece fossi realista?» Dissi, fermandomi di colpo dal camminare verso l'aula «Non mi chiama da tre giorni, non viene più ne' a casa mia, ne' a scuola!» 
«Hope, il suo pick-up è parcheggiato fuori» Sussurrò lievemente, cercando di far copire le sue parole con il rumore dell'inizio lezioni. Peccato che lo io sentii, lo stesso.
Sgattaiolai frettolosamente, verso la vetrata, spingendo ogni tanto, qualsiasi persona mi venisse contro. 
Un pick-up grigio chiaro, leggermente disastrato, era fermo a lato della strada che portava a scuola.. 
Scossi la testa, passandomi una mano nei capelli, e uscendo, l'aria mi investi completamente, me ne fregai, presi un'altro bel respiro, e mi allontanai da quell'edificio, e anche -ma soprattutto- da lui.





bhjjhasjhasjhasjhsakjjas
sinceramente non so che dire di questo capitolo -è la prima volta, eh?-
non so se mi piace, o se lo odio (no, dai, io non odio nessuno ahah)
doveva essere più lungo, ma poi vi ho risparmiato e scriverò il colpo di scena (musica di sospance)
nel prossimo!
Lo so che dico che scrivo sempre presto, poi non succede mai, ma le idee mi volano via troppo in fretta!
Spero che non mi abbiate abbandonato!!!
Grazie mille a tutte quelle che leggono e che mi receniscono!
Siete meravigliose, 
Cecilia :)

p.s Grazie a 'love is fearless' per avermi spronato a scrivere questo capitolo, ho seguito i tuoi ordini amica mia!!!:') 

 

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Capitolo 6
*** Everything is wrong! ***


'Try to scream out my lungs
But it makes this harder
And the tears stream down my face' 
Il gioco del silenzio non faceva affatto per me. 
Perchè era quello che stavamo facendo, era solo silenzio.
Zayn non mi chiamava da tre giorni, non si faceva sentire, non si faceva vedere.
Era brutto sapere la risposta alle domande, ancor prima di farmele.
Era brutto conoscere quel ragazzo così tanto bene, da sapere che c'era qualcosa che non andava in lui, o che non andava in me.
Calciai un sasso, lungo il marciapiede desolato.
Era brutto, soprattutto, conoscere i suoi passi, le sue mosse, continue e ripetute.
Non mi sembravo paranoica, accidenti, mi sembravo solo realista. Per il rapporto che avevamo creato, quei dannati lunghi giorni erano un ovvia risposta alle mie domande.
Mi strinsi nelle spalle e ripresi la concentrazione sull'esterno.
Il tempo era pessimo, come il mio umore, e anche la mia figura non lo era di meno. Passai due minuti buoni a guardarmi in una vetrina.
I capelli castani erano più mossi del dovuto, con tutta l'umidità nell'aria e il mio sguardo, spento e piatto, era molto più concreto della mia testa, che cercava di non fermasi alle apparenze. Perchè in apparenza, Zayn non voleva più vedermi.
Ma forse era venuto a scuola per parlarmi? Forse voleva giustificare la sua assenza in quei dannati e lunghi giorni? O forse voleva farla finita?
Ricominciai a camminare, più forte e più veloce, cercando comunque di mantenere un'andatura stabile e normale, ma in realtà avrei preferito correre via. Da cosa, poi?
Dalla mia scuola, dalla mia vita, da quel ragazzo, e dalle mie paranoie.
Odiavo le mie speranze, odiavo conoscerlo fin troppo bene, odiavo rivivere quel momento un'altra volta, odiavo sentire la sua voce nella testa, e odiavo.. odiare.
Quando arrivai a poca distanza dal parco, mi nascosi sotto la casetta di legno, oramai malandata e distrutta. 
Quella situazione era così confusa, soprattutto perchè un momento prima tutto andava per il verso giusto, e pochi minuti dopo, tutto era sbagliato.
Appoggiai il mento sulle mie ginocchia, socchiudendo gli occhi;

Mio papà sa tutto.
Chiamo Zayn.
Non mi risponde, non mi risponde più.
Non si fa vedere, così per tre giorni; ne' a scuola, ne' a casa.
 
La cosa più assurda era che non c'era nessuna apparente spiegazione.
«Merda» Sussurrai, quando mi accorsi di stare per piangere.
Non volevo farlo, perchè quello avrebbe ammesso di essermi innamorata di Zayn, anche se era ovvio, anche se era tremendamente vero!
 
Avete presente quando volete sistemare qualcosa, ma non volete fare nulla che non sia piangere e disperarvi?
Scossi la testa velocemente, cercando di coprire il rumore che proveniva dalla mia vetrata. Ma non c'era nessuna probabilità che finisse, se non andavo a fermarlo io.
Mi alzai di botto, e noncurandomi della testa che batteva forte -quasi fosse un avvertimento- spalancai la finestra della mia camera.
La figura davanti a me, ritrasse la mano e se la rimise nella tasca dei jeans, tenendo constantemente lo sguardo su di me.
L'aria fredda sbattè dritta sulle mie guance, facendomi ritrarre all'interno, e Zayn fece un passo in avanti, proprio verso di me.
«Pensi che ti farò entare davvero?»
«Non voglio entrare, infatti» Rispose, di conseguenza.
«E allora che cosa vuoi?»
«Ti devo parlare»
 
Una scossa lungo la schiena, fu quello che mi fece capire il tutto.
Presi due, tre, quattro, cinque respiri, prima di buttarmi a terra e sbattere pure la testa contro lo scuro della vetrata. 
Iniziai a piangere, fin troppo.
Forse per il bruciore che mi faceva la testa, forse per il fatto che avevo perso tutto, perchè era la verità; non avevo più niente.
La figura che pian piano, attraverso il mio dolore, avevo dimenticato, si mosse, sporgendosi verso la ringhiera.
«Forse è meglio che vada» Sentii sussurrare da una voce troppo dura, troppo ferma per essere la voce di cui mi ero dannatamente innamorata. 
Come poteva essere la stessa, che mi faceva tenere in vita?
Come poteva essere la stessa, che mi aveva sussurrato ti amo, non so quante volte?
Ti amo, cazzo, ti amo.. Baggianate.
«Ma non hai detto nulla» 
«Penso che tu abbia già capito»
Ed ecco, un'altro susseguirsi di scosse sulla schiena, e delle altre fottute lacrime.
«Senti Hope..»
«Vattene!» Dissi, scandendo le parole.
«Mi dispiace»
«Vattene, porca puttana!» Gridai a pieni polmoni, alzandomi di colpo e sbattendo la finestra dietro di me.
Continuai a piangere, stringendo i pugni, il più forte possibile, cercando di mascherare dolore con altro dolore.
Poi sentii qualcuno entrare nella mia porta, e avvicinarsi a me.
Affondai la testa nella sua spalla, e continuai a singhiozzare stretta a lui, stretta nelle braccia di mio padre, come se fosse l'unica cosa giusta in tutta quella merda della mia vita.












gvgsdgsdgsdggsd
*dadadannnn.. dadadannn*
ve l'avevo detto, o no, che doveva esserci un colpo di scena?
triste, è vero, ma è sempre un colpo di scena?
ok....
lo so che non ci state più capendo niente!
(in realtà, nemmeno io ahahah)
spiegherò tutto nei prossimi capitoli!
love you guys, 
grazie per tutte le recensioni.. dovreste vedere la mia faccia quando le leggo, siete meravigliose!
Cèc :)


 

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Capitolo 7
*** You're pretty ***


'And well there must have been a time
I was a reason for that smile,
So keep in mind'

Non avevo idea di che ore fossero, o quanto tempo fosse passato dall'ultima volta che avevo ragionato con gli occhi aperti.
Li socchiusi leggermente, e trovai la mia camera spenta e buia. 
Era ancora notte? Non era ancora passata quella maledetta notte?
Tastai nel buio il mio comodino, fino a che non afferrai il mio telefono, portandomelo sotto il naso.
Era il 20 aprile.
Sbarrai gli occhi, alzandomi di scatto a sedere, ma per colpa di un dolore lancerante alla testa, ritornai a sdraiarmi sul cuscino.
Come era possibile? Avevo dormito quasi due giorni interi?
La testa mi esplodeva, piena di ricordi e successioni di momenti che avrei preferito non ricordare. 
Mamma, Zayn, chi altro doveva andarsene ancora?
 
Buttai la testa all'indietro, e prontamente, la sbattei contro il muro bianco della torretta dei bagnini. 
Imprecai contro quel ammasso di legno, e solo dopo ritirai le mie accuse, dato dal fatto che era stato il mio unico riparo dalla pioggia per ormai mezz'ora. 
E lo sarebbe stato per ancora un bel po' di tempo, visto che non avevo nessuna intenzione di ritornare a casa, e prendere in mano la situazione.
Non volevo vedere che le cose erano cambiate, e che sarebbero state tali per sempre.
Per sempre? Parola grossa, parola ormai troppo usata o sfruttata, ma diresti mai che è una mamma a far terminare quel tempo? 
Ok, dire che quella era mia mamma era triste, strano, odioso da pronunciare.. anche se lo stavo solo pensando.
Già il fatto che non l'avevo mai chiamata così, in tutta la mia vita era bizzarro.
Ma vedere la sua macchina uscire dal vialetto, con lei dentro che rideva di gusto, nel salutarmi beffarda faceva male, perchè poi io ero sua figlia, e l'amavo a modo mio.
«Cazzo!» Sbraitò qualcuno, non troppo distante da me. 
Solo quando la luce del lampione lo rese più evidente, il mio cuore sussultò più del dovuto.
L'andatura sbilenca -forse per qualche drink di troppo- e i pantaloni bassi avanzarono lungo la spiaggia alla ricerca di un riparo, proprio come avevo fatto io prima, e mi stupii nel vederlo rincorrere verso la mia direzione.
Solo quando il moro si accorse di me, allora si fermò. 
L'aria da duro e da prepotente lo circondava, così come tutte le volte che l'avevo osservato passare nel corridoio della mia scuola. Perchè lui era Zayn Malik, ed era il più forte di tutti. 
«Ehi, ciao» Disse, ricominciando a camminare svelto, verso il mio stesso riparo. 
Abbassai lo sguardo, ignorandolo. Come lui aveva sempre fatto con me da circa.. tre anni, diciamo? Li stavo davvero contando?!
Sbuffai, attirando la sua attenzione su di me. 
«Sei carina» Disse semplicemente, e anche se non lo guardavo, la punta del suo tono era maliziosa, e sapevo che stava sorridendo come un idiota.. Ecco, parola giusta.. Lui era un idiota. 
Roteai gli occhi al cielo, per poi guardarlo. Quando i nostri occhi si incrociarono, la sua espressione si tramutò, o almeno credo, notando i miei occhi arrossati.
«Sei davvero così sicuro che visto che sto qui a piangere, cadrò tra le tue braccia?» 
«No, però.. Vabbè senti io me ne vado» Mi comunicò lui, un attimo dopo.
«Tu dimmi se ne sei sicuro» 
«No, non ne sono così sicuro ora» 
Era sobrio, strano ma vero, cosa che non rispecchiava alquanto la sua camminata di pochi attimi prima... Ma mi importava davvero?
Non mi risposi.
«Il solito» Commentai, alzando gli occhi al cielo.
«Il solito fa schifo, io volevo solo sapere come stavi» 
«Che?» 
Pensai troppo velocemente per rendermi conto di averlo detto ad alta voce.
«Ti ho visto uscire di casa, circa venti minuti fa, piangevi e così ti ho seguito» Il suo tono era piatto e asciutto, come se avesse detto la cosa più naturale e semplice del mondo «Ho cercato una scusa per venirti in contro, ed eccomi qui» Non appena finì la frase, sorrise leggermente, timidamente e spaventato dalla mia seguente reazione. 
Stranamente, sorrisi anche io, e ne seguii un lungo silenzio imbarazzante.
Poco dopo, presi coraggio e girai la testa verso di lui, notandolo con le labbra semi-aperte, intento sul dire qualcosa.
«Mia mamma se ne è andata» Dissi, chiaramente. «E' per questo che piangevo»
«Ah» Si limitò a dire, facendo passare altri secondi e altro silenzio «Ti verrei ad abbracciare, ma ho paura della tua reazione, quindi credo che rimarrò qui nel mio angolo, e ti abbraccierò virtualmente»
Risi fragorosamente per la sua risposta.
«Faccio così tanta paura?» Chiesi.
«Diciamo che le occhiate che mi dai tutti i lunedì nell'ora di inglese, e i venerdì in quelle di chimica, parlano chiaro. Per non parlare di quelle che mi lanci mentre passo per il corridoio..»
Fermi tutti, che stava blaterando? 
Zayn Malik mi aveva notata?! Sapeva che esistevo?!
Persi l'autocontrollo e il muro da dura che mi ero costruita da tre anni, in circa due secondi, perchè era davvero una bella soddisfazione ripeterselo in testa.
Mi accorsi solo dopo di quanto le mie labbra si erano inarcate e di quanto la vicinanza con Zayn si era dimezzata. 
«Quindi, posso abbracciarti?» Mi domandò, sedendosi al mio fianco.
«Può darsi» Dissi semplicemente.
«Potrei non staccarmi più, te ne rendi conto?» 
Risi ancora, e di mia spontanea volontà mi avvicinai al suo petto stringendolo a me, così poco dopo, Zayn ricambiò la stretta.
 
L'ennesimo colpo alla mia porta, mi fece sbuffare sonoramente. Spalcancai gli occhi, rendedomi conto di essermi riaddormentata nuovamente, e li richiusi poco dopo.
Quanto ci voleva a capire che non volevo parlare con nessuno?
«Vattene» Comunicai a qualsiasi persona aspettasse dietro alla mia porta.
La testa di mio padre sbucò nella mia stanza, accennando un sorriso. 
«Sono le otto e mezza» Mi disse, grattandosi una guancia.
«Lo so» 
«Bisogna che mangi qualcosa»
«Non ho fame» Dubitavo che si bevesse la mia scusa banale, ma lo speravo.
«Ti verrà mangiando allora, sto preparando la colazione» Mormorò, continuando a fissarmi.
«Come vuoi» 
Lo sentii sospirare, indietreggiando «Fra cinque minuti è pronto, vieni giù» Continuò poi, chiudendo la porta dietro di sè.
Mi tirai cautamente su, alzandomi a fatica con i gomiti, per di più con lo stesso forte dolore alla testa. 
Rintracciai il telefono sulle coperte, notando le ultime chiamate perse. C'erano più di venti chiamate di Rebecca e due di Brittany, la mia vicina di casa nonchè cugina di Reb'. 
Ignorai il tutto, promettendomi di richiamarla non appena ebbi finito di mangiare, e mi capultai verso la cucina, nel migliore e più veloce modo possibile. 
Non avevo mai visto la mia tavola così piena di cose da mangiare, in tutta la mia vita. C'era davvero di tutto.
Mio padre spuntò da dietro il piano cotture, con indosso il grembiule da cuoco -roba da non credere-.
«Chi sei tu e che fine ha fatto mio padre?» Lo accusai ridendo, formando con le dita una pistola invisibile. 
«Metti giù l'arma, soldato. Ho solo pensato che avessi avuto fame, visto la tua assenza di cibo da ormai due giorni» 
Gli sorrisi, e stranamente, era davvero un sorriso vero.
Non di quelli che facevo per convincerlo nei miei rientri a casa, ne' di quelli che li facevo per non farlo arrabbiare. 
 
Stavo scoppiando, come un cannone, come una bomba a mano, come qualsiasi altra cosa che scoppiava in un momento non stabilito.
Mi buttai a peso morto sul letto, incontrando sotto la schiena il mio cellulare. Altre chiamate da parte di Rebecca, l'ansia in persona. 
Digitai il suo numero, e aspettai che mi rispondesse dall'altra parte.
«Te sei fuori» Decretò, rispondendo.
«Perchè?» Mi scappò una risata.
«Primo mi hai fatto preoccupare per tre giorni, e secondo.. Mi hai fatto preoccupare per tre giorni, Hope! Dove sei sparita?»
«Puoi venire a casa mia? E' lunga da spiegare la faccenda» Le chiesi.
«Non posso, c'è Brittany da me.. Vieni tu, dai!» Disse poi.
«Arrivo subito, prepara i fazzoletti» Le comuncai.
«Che vuoi dire?»
Non feci in tempo a rispondere, chiudendo la chiamata.
Presi i primi vestiti che pescai dall'armadio, e mi buttai in bagno velocemente.










Ma ci credete che ho pubblicato un capitolo, dopo solo un giorno?!
Io no ahahah
Mi sento soddisfatta di me stessa (?)
...Ma non tanto soddisfatta di questo capitolo :)
Allora, vediamo di chiarire un po' la faccenda:
Ah, già, un'altra mia soddisfazione è stata quella nel vedere TUTTE le vostre recesioni (dio, ragazze vi amo) che mi dicevano:"Non ho capito nulla" 
ahahahah, ebbene si, ragazze, non capirete nemmeno in questo capitolo un tubo di niente.
La parte scritta in corsivo è il ricordo della prima volta in cui si sono parlati Hope e Zayn (I nostri Zope ahahah)
e niente, è solo un capitolo di passaggio per spiegarvi, nel prossimo,  perchè quella testa di cocomero di Malik ha lasciato la nostra
compagna di giochi da sola cwwwc (?)
Poi, che dire, Hope sta malissimo (maddai) proprio perchè è una ragazza sola, e Zayn era diventato la sua ancora di salvezza, diciamo :)
Coomunque, se avete bisogno di me seguitemi su twittah @aamazayn
e vi spiego un po' di più.. (vi seguo a ruota, comunque :)
Spero che dopo questo capitolo, non mi abbandoniate perchè io mi sento troppo orgogliosa di voi, 
che mi scrivete quelle recensioni, vi giuro, siete carinissime e dolcissime :')
Love you soooo much,
Cèc :)

 

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Capitolo 8
*** But I wouldn't bet your heart on it ***


'You're messin' with my head
Boy, that's what you do best'
 
Mi stirai le labbra, mantendendo lo sguardo fisso sulla strada, e non sul viale alla mia destra che pian piano stavo attraversando, e soprattutto, non sulla casa di Zayn. 
Non avrei più potuto prendere quella scorciatoia, non avrei più potuto parcheggiare l'auto e andare a casa sua, non avrei mai più potuto scogliere un suo abbraccio istigandolo, e non avrei più potuto sgridarlo, rovinando tutti i nostri ricordi.
Perchè era logico, sarebbero stati solo ricordi; era tutto quello che potevo dire con assoluta certezza.
Mentre accelleravo sul motore, delle immagini mi tornarono in mente con una chiarezza stupefacente. Forse perchè sapevo quello che mi stava per accadere.
Con mossa decisa, cercai di scrollarmeli da dosso, ma con risultati pessimi, tornai a ricordare.
Mi mancavano tutte quelle cose che non avevamo fatto, e che avremmo potuto fare se solo non fosse passata quella maledetta notte.
Tutta quella situazione mi spaventava.
Cambiai la marcia, osservando distratta i miliardi di pini che trovavo sia a destra che a sinistra dalla strada, che stavano rischiando di farmi addormentare con la loro terribile, ipnotica montonia. Meglio della mia vita, logico.
Attraversai le strade del tutto avvolta dai miei pensieri, e solo quando girai verso la casa di Rebecca, ripresi a concetrarmi e parcheggiai.
Presi un respiro a pieni polmoni, e specchiandomi provai un sorriso forzatamente, e mi passai un dito sotto entrambi gli occhi, sciupando ancor di più il trucco già terribilemente degradato.
Mi avvicinai alla porta, titubante, per poi bussare due volte. Con simili probabilità avrei dovuto reggere lo sguardo attento della madre della mia amica, e così sbuffai amaramente.
Malgrado le mie aspettative, quando la porta si spalancò mi trovai Brittany all'entrata. Ringraziai con tutto il cuore nel vederla apparire sulla sogliola, e non potendolo evitare, squadrai la sua figura come sempre perfetta, sempre rimasta tale da quando eravamo bambine e giocavamo insieme davanti a casa, essendo non solo la cugina della mia migliore amica, ma anche la mia vicina.
Prima ancora che si rendesse conto della mia presenza, ero già diretta verso la camera di Reb, restante comunque ancora incerta e dubbiosa.
Aprii la porta e un odore di cannella mi investi, e pochi secondi dopo, la mia migliore amica fece lo stesso. 
«Sei viva allora!» Esclamò scogliendo l'abbraccio e continuando a sorridermi.
«Non so se è proprio giusto usare quel termine» Replicai, notando la figura di Brittany accostata alla porta, e distrutta, mi avvicinai al letto.
Aggrottarono entrambe le sopracciglia, guardandomi, e io sorrisi il più decentemente possibile, ma il risultato non fu dei migliori a quanto potevo notare dalle loro faccie. 
«Vi do il permesso di tirarmi un bel pugno sul naso, nel caso scoppiassi a piangere» Continuai, spostandomi leggermente e facendole sedere entrambe di fronte a me.
Odiavo essere così melodrammatica, e odiavo stare in quello stato di trance per più di tre giorni; ma soprattutto odiavo il fatto che la colpa era soltanto mia.
Non potevo indicare qualcuno e andarmene noncurante dei sentimenti degli altri, perchè in quel caso, l'unica protagonista e antagonista di me stessa ero solamente io.
«Il problema più difficile è parlare, perchè questo significherebbe ammettere la verità» Balbettai, pensando ad alta voce. Feci una lunga pausa, osservando le lenzuola di Reb, mandando giù un groppo di saliva. «Zayn mi ha mollata» Soffiai, corrugando le labbra «Tre giorni fa, sul balcone»
Rabbrividi, alzando gli occhi su entrambe le bocce spalancate delle ragazze e sorrisi fintamente. 
«Non ho parole, Hope» Sussurrò la mora, Rebecca, e fu in quel momento che cominciai a spiegare quella notte, per la prima volta.
Non potevo continuare a nasconderlo a me stessa, era chiaro, anche se volevo svegliarmi da quell'incubo il prima possibile, e non volevo ammettere che fosse la dura realtà e che non mi sarei, di certo, svegliata.
«Non avrei mai pensato che tu e Zayn vi sareste lasciati» Commentò Brittany, un secondo dopo. 
«Nemmeno io» Disse a denti stretti Reb, stringendo i pugni. «Lo odio, diamine!»
Non riuscii a non trattenere un lieve sorriso sulla sua espressione arrabbiata, e questo scatenò un altra aria ancora più confusa sulle loro faccie.
Era così da quando ero entrata, e più che strano era inquietante.
I pensieri continuavano a farmi girare la testa, e strusciando le mani sui jeans notai pure la mia immagine nel grande specchio della camera. Sguardo assolto, spento e un espressione piatta, il tutto incorniciato dai miei capelli disordinati e secchi. 
Che cosa mi era successo? Ero io quella?
«Ma, aspetta tu hai detto che tutto questo è successo venerdì, giusto?»
Rabbrividi quando incrociai gli occhi chiari di Brittany, confusi. Annuii con la testa, accasciandomi ancor di più sul materasso.
«Come è possibile che io abbia visto entrare in casa tua, Zayn, martedì mattina, allora?» 

















sbgshgahashashgashasbgasgh
bello come inizio, non trovate?
ok, benissimo.. inizio con il mio piccolo space giusto perchè devo andare a pilates :)
mi odiate? non ci capite più niente?
ma si, ragazze, vi amo pure io! sdjhasg
ahahahah..... questo capitolo mi è uscito alla peggio,
scusatemi cwc
ma non potevo più aspettare a riscriverlo!
ora scappo via, spero che qualcuno mi lasci una recensione ahaha
aggiungo solo che, nel caso non mi odiate troppo, ho scritto anche questo: 'And you're just a beautiful mistake' se lo volete leggere c:
(ho già il prossimo capitolo pronto, buahahah)
ringrazio ancora tutte quelle che mi scrivono/leggono i capitoli! Non potrei amarvi più di così, credetemi!
Ora scappo viaaa, i love you so much
Cèc :)))

 

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Capitolo 9
*** Is what really was ***


'And as I walk up to your door
My head turns to face the floor
Cause I can't look you in the eyes and say'
 
Zayn
Tuesday, April 14th, 02:23 a.m


'..Vorrei parlare con te, Zayn, al più presto, spero che tu non ignori questo messaggio. Se vuoi passare domani mattina sono a casa, grazie'
Rintracciai il tasto della segreteria, nel buio, e riascoltai il messaggio.
Ero quasi certo che fosse un sogno, oppure un incubo. Peccato che non stavo sognando, proprio per niente. Lo stomaco mi si stava schiacciando contro la spina dorsale. 
Però, siccome non riuscivo bene a mentire nemmeno a me stesso, decisi di pizzicarmi il dorso della mano, controllando.
Rimasi sveglio, come prima, con gli occhi puntati sul soffitto scuro.
Del resto poteva essere uno scherzo, no? Uno di quelli di pessimo gusto, certo.
Affondai la mano sotto il cuscino senza pensarci, mentre una voce roca e abbattuta continuava a ripetersi nella mia stanza. 
Erano ormai le due del mattino passate, ma io continuavo a rimanere sveglio. La voce scandì il mio nome con deferenza, e io avevo la senzazione di stare sbiancando, sempre di più. Ma era notte, nessuno poteva vedermi. 
Perchè non dormivo? Perchè non lo stavo facendo come ogni sana persona normale?
Faticavo a tenere tutti quei pensieri insieme nella testa, ecco perchè. Sopratutto, perchè non riuscivo a conciliare il fatto che il padre della mia ragazza, che mi odiava profondamente, volesse vedermi, parlare, coversare con me. 
Rabbrivi di colpo. 
Be', aveva senso, probabilmente mi voleva cacciare dal paese, oppure mi avrebbe preso a badilate nel momento più oppurtuno. Fatto stava che voleva vedermi e io avevo paura, una terrificante paura di lui.

 
 
Tuesday, April 14th, 9:34 a.m
 
Giocherellai con il volante, mentre aspettavo che uno dei due semafori della città diventasse verde. Diedi un occhiata a sinistra e brontolai. 
Che cosa diamine stavo facendo? Hope mi avrebbe ucciso.. Naturalmente, se non l'avrebbe fatto prima suo padre.
Scattò il verde e nella fretta, accellerai più del dovuto, schiacciando il piede con forza e guidai fino alla mia destinazione. 
Riuscii a raggiungere il mio traguardo dopo pochi minuti; dopo essere sceso dal mio pickup mi guardai intorno, notando con sollievo che il viale era deserto. 
La casa di Hope si trovava in una tranquilla strada privata, aveva le persiane azzurre e una bandiera inglese che sventolava dal tetto, così da quando l'avevo vista la prima volta.
Sorrisi leggermente, davanti all'ingresso, prima di ritrarre la mano con cui avrei voluto bussato, se l'avessi fatto. Non ero certo della situazione, peccato però che bussai tre volte instintivamente. Che idiota.
Charlie, il padre della mia ragazza, sbucò da dietro la porta e cercò di non fare smorfie nel vedermi sulla soglia. 
«Ciao, come va?» 
Benchè la domanda fosse chiara, non risposi, lui si fece da parte e io entrai nella casa.
«Buongiorno, ho letto il suo messaggio» dissi, dopo un momento di silenzio.
«A quanto pare, siediti ragazzo» 
Risultò sforzarsi nel guardami meno torvo di quanto avesse voluto fare. Di solito si sedeva sulla poltrona, mentre si affiancò al tavolo e io lo seguii, drizzando le spalle.
«Volevo parlarti di mia figlia, ma credo che il discorso sia abbastanza chiaro Per un breve instante, la situazione si affievolì – Sai, ragazzo, siete molto ingenui voi due» 
Ecco fatto, come non detto.
«Che intende dire?» 
«Secondo te non vi ho visto tutte quelle sere? Non vedo mia figlia uscire con te?» Mi chiese con tono calmo e pacato. Non risposi, e lui continuò.
Fece una breve risata. Diverente, certo.
«Quando Hope era piccola, mi parlava spesso di quanto amasse il teatro. Provavamo scene di recitazione quasi tutte le sere, e così decidemmo di voler espandere il suo talento Tossì più volte La Helgton, come scuola teatrale, ci sembrava ottima per la sua dote»
La Helgton? Che c'entrava?
«Ti chiederai che c'entra questo con te. Dista da qui 745 chilometri»
Invece, malgrado la mia confusione, capì il tutto.
Era proprio quello il punto, la distanza. Sapevo bene ciò che voleva dire, e sapevo che cosa aveva avuto intenzione di fare. 
«Se quello che ho fatto hai pensato che sia sbagliato, te ne posso dare conto. Ma so quanto ci tiene Hope, sono suo padre dopotutto, e so quanto ci tiene a te. E' sbagliato rischiare di perdere tutto, soprattutto per il premio»
Il suo discorso non faceva una piega, forse l'unico sbaglio in tutto quello ero io. Non potevo di certo rovinare tutto. Toccava a lui, a lei, decidere. Non a me. 
Sospirai, accennando lo sguardo di Charile su di me. In quel momento, quando i nostri due sguardi si incrociarono capì il perchè ero li, quello che mi voleva chiedere, quello che dovevo fare.
«Me ne vado» Sbottai, alzandomi di scatto e dirigendomi verso la porta.
Ignorai le sue parole, ignorai la pioggia che ormai batteva contro il mio corpo. 
Sbattei gli occhi più volte, annebbiati, piangevo forse ma non ne ero così certo. Raggiunsi l'auto grigia mentre lo sfondo era in confusione e in perenne cambiamento. Vedevo, nella mia testa, me e Hope, sempre io e lei. La sua risata, il suo profumo, le sue parole, e le mie promesse.
Che dovevo fare?! Che cazzo dovevo fare?!
Buttai le mani sul volante, e la testa pure. Piangevo si, ma dovevo andarmene da lì. 
Nella fretta di fuggire affondai il piede sull'accelleratore, e nel silenzio, riuscivo solo a sentire le mie lacrime scendere. Probabilmente, con la velocità che stavo acquistando, sarei andato a sbattere. Ma non mi importava, l'unica cosa davvero importante era Hope, e il suo futuro. 
Io che avevo da offrile?
Poc corn e film? Davvero? 
Il dolore era stravolgente. Proprio così, non capivo, non trovavo un senso al fatto che stavo bene fino a nemmeno venti minuti prima, e in quel momento, dovevo terminare tutto, la nostra relazione doveva finire. 
La realtà era che sapevo che fare.
La realtà era che di futuro non doveva essercene per me, con lei.
La realtà era lei, io, suo padre.
La realtà era il teatro.
La realtà era la mia vita, le differenze, le mie stupide scelte.
La realtà era che riuscivo solo a precepire il mio corpo divincolarsi ma non riuscivo a muovermi dal dolore, dai pensieri, dalla mia vita.
La realtà, quella vera, quella triste, quella che disprezzavo, era sopraggiunta troppo in fretta, e io non riuscivo più a controllarla.
 
 
 
Thursday April 16th, 11:57
 
Non era più solo un incubo; i pini neri parevano avanzarsi verso di me, mentre sfrecciavo sull'asfalto. Parcheggiai lontanto, come mio solito.
Tutte tecniche che avevamo progettato insieme.
Una sagoma della casa con le tendine blu incombeva sempre più vicina a me, e i pini si agitavano appena, quando me la trovai davanti. Scavalcai la spiepe, aggrappandomi al pezzo di ferro che sbucava dal muro e raggiunsi il balcone, quel balcone. 
E poi, come un lambo, la scena cambiò. Non c'eravamo più io e lei sdraiati lì a vedere le stelle, c'era solo un disastro che stavo per compiere. 
Strinsi le mani fino a toccarmi le unghie con i palmi, doloranti per i troppi pugni che avevo afflitto al muro nel panico. 
Scossi i vetri, e la mia vista si affilò, all'improvviso tutto si fece più chiaro, mentre una figura piombò davanti a me.
Hope non piangeva, ma faceva dei grossi respiri veloci, spaventati.
Tutto era perfetto, ma poi una piccola cosa, irrilevamente, era andata storta.
«Pensi che ti farò entare davvero?»
Ero io quello che non riusciva a respirare, contorsi le labbra a muoversi, le bolle d'aria a trasformarsi in sussurri sulla mia lingua. 
«Non voglio entrare, infatti»
 


















Non potete immaginare quanto sia stato difficile per me scrivere questo capitolo,
per farvi risultare tutte le cose alla massima chiarezza, e spero che qualcosina l'abbiate capito.
Sono tipo in una fase 'depressayoh' perchè mi dispiace ahahah
Dovete immaginarvi me che vado da mia sorella triste e sconsolata e le leggo il capitolo ahah
Detto questo, volevo rubarvi cinque secondi per ringraziarvi:
siete davvero davvero davvero gentili, secondo me vi pagano per tutto quello che mi scrivete :') Anche se non ho capito se vi piace la storia o no ahahah
mi tirate su di morale, e mi fate stare meglio, quuuindi GRAZIE!
Spero davvero che ora vi sia più chiaro....
Ora sicuro mi trovo a leggere: 'non ho capito nulla lo stesso' ahahah
benissimo, non scoraggiamoci :')
stay strong, sempre e comunque, no?
ancora grazie mille, vi voglio bene!
cèc :)
 
p.s non per dire eh, ma ho pubblicato il capitolo esattamente oggi per la data giusta (14 aprile) ahahah sono molto soddisfatta :')

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Capitolo 10
*** I can't quit now, this can't be right ***


'You’ve almost had enough
And your actions speak louder than words
And you’re about to break from all you’ve heard'
 
Ora ogni tassello andava al suo posto, e tutto stava crollando.
Chiusi gli occhi, massaggiandomi le tempie. Il dolore continuava inesorabile il suo cammino, mentre io faticavo appena a camminare con un'andatura che risultasse.. decente? Erano solo dettagli.
Per un attimo, ma solo per un attimo, pensai di scendere dall'auto, ma con scarsi movimenti, rimasi lì dov'ero ormai da più di un'ora.
Conoscevo a memoria tutti i sempreverdi che circondavano quel viale, e quanti fiori contenessero i vasi delle case che a destra, continuavano fino a fine via. 
In quel momento, erano state le cose più interessanti che avessi mai visto.
Tutto sembrava ciò, con i miei grandi sforzi di far risultare i miei pensieri concentrati su altro che sul dato di fatto che erano sesanta minuti dove, costante, ero rimasta in macchina davanti a casa di Zayn senza fare un solo passo verso quella. 
L'unica mia consolazione era che ero sola, e che nessuno oltre a me, logico poteva darmi della pazza, o robe del genere. 
Con un grande sospiro, buttai uno sguardo sulla casa bianca e la mia mente fu invasa da una miriade d'immagini diverse, che io, fino a quel preciso instante, avevo cercato speranzosa di ignorarle; all'improvviso capivo perchè mio padre mi aveva ordinato di smettere di vedere il mio ragazzo, e lui aveva deciso che era giusto per la mia vita. 
Compresi la verità fin dall'inizio, e sentii il volto impallidirsi, mentre i piedi ormai intopiditi, si addormentavano pian piano. 
Ripensai alle ore trascorse in sala, alle mie risate esuberanti mentre mio padre cercava in tutti i modi di far rimanere il tendone delle mie scene teatrali, il più dritto possibile. Il mio stomaco protestava debolemente nauseato, più perchè tutte le risposte alle mie domande erano sempre state davanti a me.
Ricordai dell'iscrizione alla scuola di teatro, ricordai il viso orgoglioso di mio padre, e tutti i miei pensieri si focalizzarono su Zayn, da lì in poi. 
A quel punto non sentivo dolore, nemmeno ero arrabbiata, ma soltanto delusa e confusa. Scossi la testa, consapevole dell'espressione che pian piano stava mutando il mio volto.
Mi sporsi per accendere la radio.
Riconoscii le parole, ma la voce della canzone che credevo stesse andando avanti non era la stessa che conoscevo. Era femminile, dato di fatto, acuta e decisamente bella. 'Lea Michele - Without you' 
Feci un sospiro, prima che potessi ripensare a tutte le volte che ero caduta dal divano, troppo piccolo della casa di Zayn mente guardavamo Glee, insieme:

"I can’t rest, I can’t fight, all I need is you and I..Without you"
 
Cosa avrei fatto quando sarei andata alla Helgton?
Non mi risposi.
Immaginai cosa sarebbe stata la mia esistenza se non avessi mai parlato con Zayn.. Invece, sarei riuscita a vivere senza di lui?
Prima che potessi accorgermene, il protagonista interdetto dei miei pensieri si buttò nel mio campo visivo, parcheggiando e scendendo dall'auto grigia. 
Sospirai, comprendendo che lui di certo non riusciva a vedermi, dato che la mia posizione non era favorevole a quello. 
Tanta calma e tranquillità apparivano sul suo viso, dove non riuscivo a vedere nessuna traccia di ansia. Procedeva con gesti duri ma sicuri, verso la porta. Rimase bloccato davanti a quella per più di.. un minuto? Persi il conto, ipnotizzata da ogni suo movimento. Si girò di scatto, dopo poco, e giurai a me stessa di aver visto i suoi occhi scuri decisi prima, ma quando la mia vista si affilò assunsero un'aria delusa, ed ero quasi certa che stesse piangendo.
Strofinò con cura gli occhi, e mentre la canzone continuava ad andare, io continuai ad osservarlo pieno di controllo, o senza.
"I am lost, I am vain, I will never be the same"
 
Scrollò le spalle, infine, ma le mani restarono salde.
Avevo la tentazione ad afferrare la maniglia della portiera, e andare da lui. Ma mi bloccai, per un assurdo e stupido motivo contrassi i muscoli a qualsiasi movimento. Poi lo vidi di getto, buttarsi sull'entrata, chiudendosi dietro di sè la porta e la mia visuale.
Mi sforzavo tanto di continuare a vivere, mentre non lo stavo facendo senza di lui.
Meditai sulle mie parole, sulla canzone che ormai era finita; esaminai ancora i tre sempreverdi dall'altra parte della strada, e poi non so come mi ritrovai davanti alla porta di legno scura ad aspettare che qualcuno mi venisse ad aprire.
Non capii cosa stava accadendo neanche quando, davanti a me, il sorriso sforzato della madre del ragazzo che avevo appena visto piangere mi accolse, che poi lui era il mio ragazzo, e doveva ritornare -o restare- tale.


















djsdhsdghsdgsdhgsdd
sono l'unica così eufrorica?
mmmmh, avete capito perchè vero? dfhsdfjhsd
okk, vi ho fatto aspettare tanto per questo capitolo, e vi chiedo scusa, e lo so che non dice nulla di particolare, anzi
è una palla assurda con i pensieri di Hope, ma comunque non potevo tagliarli!
ora scappo via e comincio a scrivere l'altro, così vi tolgo ogni dubbio!
adesso rispondo pure alle vostre recensioni che.. credetemi ragazze quando vi dico che siete stupende,
non sono certa di meritarvi!
mi dispiace per l'insensato capitolo!
love you so much, 
ricordo che se volete seguirmi su twittah sono @aamazayn e se mi dite chi siete, vi seguo indietro!! 
così diventiamo tutte amiche ahah
oooook, scappo via!
ciao bellissime, 
l'ho già detto che vi amo?
grazie di cuore, 
Cèc :)

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Capitolo 11
*** seven hundred forty-five km ***


'From the moment I met you, everything changed
I knew I had to get you'
 
Che cos'è l'amore?
Nonostante le luci irrilevanti del cielo offuscato risultavano vaghe, riconobbi la stella polare alzando la testa. Ormai il cielo pian piano si stava scurendo, lasciando tramontare il sole nell'ombra di Ovest.
Restai ancora una volta in attesa di qualcosa, ma in quel momento tutte le mie paure mi risultavano sciocche. 
L'aria lisciò appena le foglie al confine della staccionata, dietro alla casetta di legno e alle due altalene. 
Il primo istinto, prodotto da un periodo pieno di insicurezze, fu di chiedermi in che cosa avessi sbagliato. 
Dicono che l'amore è il pilota che manovra il mondo in tutte le sue sembianze e caratteristiche, resta comunque una medaglia con la doppia faccia; in grado di ferirti, di distruggerti. L'amore vero non ha mai una bella fine, perchè l'amore vero non finisce mai. 
Avevo sempre pensato di conoscere la risposta. 
Un tempo ero convinta che l'amore fosse stare con Zayn il più possibile. Capire il perchè di tutto ciò era troppo stravolgente, non mi importava.
L'amavo, no? Perchè chiedersi come mai?
Forse era chiedere troppo? 
L'altalena azzurra continuò a dondolarsi debolmente, trasportata dalle punte di plastica delle scarpe del moro. Ma tutto quello era secondario. La parte più importante dei miei sensi e della mia mente era concentrata sul volto di Zayn.
Nonostante il fatto che mi fosse di schiena, con il capo chino, il mio sguardo catalogò tutto il resto e tutti i suoi possibili movimenti.
Attraversai la vetrata. 
Così, quando mi ritrovai sull'erba scura e coperta dal leggero buio di cui il cielo ormai era completo, presi un grosso respiro di liberazione. Non avevo bisogno di aria, ma mi piaceva. Tutto -nel millesimo di secondo che era appena passato- sembrava più leggero, definito. 
Riuscii ad intravedere il capo di Zayn alzarsi leggermente, e poi non passò il minimo frammento di tempo, e quasi in assenza di movimento, arrivai verso di lui.
Continuai a guardare, in qualunque modo, il volto del moro chino verso la terra.
Le mani teste sopra la testa lo coprivano per la metà, e intravisi il colore violaceo sulle nocche. La sorpresa svanì piano e il niente occupò la mia mente, in quell'inutile instante. Non sapevo che dire, la mia testa era completamente vuota. 
Lasciò cadere una mano, e la prima cosa che notai fu la pelle fin troppo chiara, quasi risultasse pallida, l'arco del mento teso come la mascella. Socchiuse le labbra, prima di respirare a fondo. 
«Posso sedermi?»
La mia parola mi colse di sorpresa, domandosa e particolarmente acuta.
A bocca chiusa, brontolò qualcosa, annuendo. 
«Come stai?»
Ci pensò su. «Non so» sussurrò mentre fissavo le sue labbra «Tu?»
«Nemmeno io»
Spostò l'altro braccio e io, a mio malgrado, ingoiai il dolore e il senso di amarezza. Si asciugò gli occhi dorati gonfi e rossi, e mi guardò con timore. 
«Chi l'avrebbe mai detto, eh»
Il suo tono di voce mi fece quasi sussultare, ma rimasi immobile sul posto. Era raschiata, secca, acuta. 
«Sai a che cosa pensavo, mentre stavo qui?» Si dondolò docilmente sull'altalena scricchiolante. «Al modo in cui ci siamo conosciuti, sembra come un film, chiudo gli occhi e ti rivedo, penso all'anno scorso, alle tue facce buffe, alla tua risata e a quando mi hai presentato a tuo..» tentennò, ansimando «A tuo padre; è una persona fantastica, vuole il meglio per te, anche se tu a volte non ci credi» 
Di riflesso, la mia bocca si schiuse ma lui non si fermò appena. 
«Tuo padre è fiero di te, e pure io lo sono. Posso ripetermi quanto voglio che tu devi avere un buon futuro lontano da me, ma alla fine non lo penso. Odio anche solo ammetterlo» Affermò infine «Non sono pronto a lasciarti, ma so che quella scuola è giusta per te, e forse se è così, io non lo sono»
Riuscivo soltanto a seguire i movimenti dei suoi occhi, attontita e assolta dalle sue parole, prima di interroperlo. Se non mi aspettavo di stare lì seduta, era certo che non avevo la minima idea di ascoltare il monologo che aveva appena terminato. 
«745 chilometri, Zayn» mi scostai una ciocca di capelli dietro l'orecchio «Non ho idea di come siamo arrivati qui, pensa a quando arriveremo lì?»
Esaminai la sua espressione con sospetto e lui si aprì in un sorriso sereno. 
«Tutto qui?» Alzò un sopracciglio. 
«Mmh, non so che altro dire» Ammisi. 
«Proprio tutto?» Il suo volto s'illuminò di un sorriso, più vero e più autentico mentre la pelle tornava olivastra e gli occhi ancora più dorati. Compresi nel millesimo dopo, e prima di protestare, sbuffai divertita. 
Mi chiesi se realmente era successo tutto quanto. Sapevo bene che se non fossi mai uscita da casa mia in lacrime quel giorno di Aprile dell'anno prima, la mia esistenza non avrebbe preso quella piega. Non avrei mai conosciuto l'amore, lo stesso che con i mille dubbi, mi pareva così chiaro davanti a lui. 
Mi ritrovavo a rammentare com'era iniziata, seppur non fosse ancora finita. 
Blaterai qualcosa sottovoce.
«Come? Non ho sentito bene, scusa?» Inarcò le labbra, mostrando i denti bianchi, più convinto che dubbioso.
«Ti amo anche io Zayn» 
Sotto gli applausi divertiti di lui, mi dondolai sull'altalena sollevata, e felice.
 

L'amore poi, cos'è? Datemi la vera definizione. 



















gfhgffsdgfsdfdssdgdhs
esattamente.... sono viva!
questo capitolo l'ho scritto, cancellato, riscritto, cancellato e ora.. beh,
non ne sono convinta ma non mi dispiace :)
strano, ma vero eh?
oooook, ora momento molto sad:
manca un capitolo, solo uno!
a meno che la mia mente non sprigioni altri cambiamenti, ma non penso.....
intanto vi ringrazio,
non so se mi merito tutte le vostre parole!
vi amo, 
ricordatevelo!
grazie, grazie, grazie, grazie!


Cèc :)

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Capitolo 12
*** the beginning. ***


'You save me
When you leave it's gone again'

Ti è bastato sapere che c'ero, guardandomi in lontananza, come quando scorgi un viso dall'altra parte della strada mentre guidi. 
Magari sul tuo pick-up grigio maleandato.
Siamo andati ovunque su quell'ammasso di ferri vecchi.
Anche al ballo del liceo, o almeno sulla strada giusta che naturlamente abbiamo cambiato per andare a vedere le stelle. 
So esattamente a che cosa illudo quando penso alle tue tanto amate nike blu, alla giacca di pelle nera, e agli auricolari pressanti nelle orecchie. 
Ho perso una persona, e ne ho trovata una decisamente meglio. 
E ora, davanti a questo specchio, vedo un paio di dècolletèes color cappuccino, un vestito con una grande macchia sul petto  aranciastra e un sorriso.
E sai a che cosa sto pensando? 
A te.
 


Il giorno della mia partenza è stato duro, forse per la mia camicia cobalto fin troppo accesa, forse perchè stavo abbandonando tutta la mia vita, per aprirne una nuova.
Sono ancora indecisa, tutt'ora. 
Avevo la valigia che mi aveva regalato Rebecca, turchese con un portachiavi dorato con su inciso ”Credo in te" che, ad ogni mio passo, balzava da destra a sinistra.
Stringevo gli occhi tra i passi stretti sul marciapiede, trattenendo le lacrime, il rimorso, l'attesa. 
Un ritardo.
Un ritardo di uno stupido treno che non aveva la minima idea di che cosa stessi aspettando. 
Avevo deciso di non dirti nulla, di scappare, nonostante le mie promesse, il mio amore per te, la mia decisione. 
Non riuscivo a capire. 
Forse pensavo sarebbe stato più semplice non vedermi più? Diciamo che con tutte le mie aspettative, avevo allagrato lo sguardo di pochi centimetri e mi autoconvincevo che lo stavo facendo solo per te. 
E poi ho capito.
Tu non la conosci, è passata nella mia vita quando ancora non c'eri, ma ha lasciato un impronta fossile. 
Una mamma con il suo bambino mi sono passati accanto, e mentre il figlio salterellava entusiasto, la mamma rideva compiaciuta.
Ti avrei lasciato come lei aveva fatto con me. 
***
Chiazze nere oscillavano sull'asfalto, e ogni tanto qualche macchina nera sfrecciava veloce lasciandosi alle spalle altra pioggia. 
Sei arrivato sul fondo del viale, così tanto di fretta che hai dovuto tastare bene le stesse nike per terra per non scivolare. 
Quasi tutti i passanti avevano il giornale o anche solo una mano sul capo per cercare di proteggersi dalle gocce che si accumolavano sull'asfalto, tranne te che correvi dall'altra parte dell'isolato verso di me. 
La tua giacca di pelle scura, gli auricolari del telefono alle orecchie e la bocca schiusa incerta sul chiamarmi, ma timoroso sul fatto che io, anche accorgendomene, mi sarei girata. 
Come avrei potuto non farlo?
Uno dei tuoi lacci si è inzuppato in una pozzanghera d'acqua nera, nel momento in cui ti sei fermato. Hai posato le mani sui jeans della levis, e hai ricominciato a respirare correttamente. Sempre mantenendo lo sguardo su di me, e io, naturlamente, su di te.
Avevi un foglio stretto tra una delle due mani.
 
 
Ho riletto il tuo cognome e poi di nuovo il tuo nome sulla stampa lucida dell'ammissione alla scuola di canto, alla scuola più stimata di tutta la contea, la stessa che occupa il settore musicale, teatrale e cinematografico. 
Se ha ragione la Disney, un buon finale nelle storie c'è sempre, allora.
Anche se non sono ben certa che questo sia un finale.
Fra poco avrai un audizione per un grande reality show inglese, di cui ora non ricordo il nome.
Ho il tuo anello al dito, ce l'ho fatta, ma ora non so più come sfilarlo.
Comunque ci siamo promessi il per sempre, no? Come questo anello rimarrà per sempre nelle mie dita. 
Penso proprio che di fine qui non ce ne sia nemmeno una traccia, penso proprio che questo sia soltanto l'inizio.
Come nella serie di Hannah Montana, giusto?
Andiamo nella stessa scuola, ora.
Come Lilly e Miley, soltanto che noi siamo Hope e Zayn, quella strana e quello che sputa addosso al mio vestito nuovo, la spremuta di arancia troppo aspra.
Ah già, il reality show si chiama X factor.




















 


jsdgdhdsjdsghfvdshdsgbhds
vi chiedo scusa in anticipio per questo mio space che sarà un pò luunghino :)
inizio?
1..2..3


non ci posso credere che sia finita :'(((((((
partendo dal fatto che non avrei mai pensato di scrivere in questo modo, questo finale 
spero vi piaccia e che io abbia reso concreta l'idea :)
anche se so che non sono sempre così chiara tralàlàaaa
allora.. mmh, bene.
un GRAZIE è abbastanza? 
non penso.
anche perchè io non saprò mai come ringraziare tutte quelle che mi hanno scritto, letto,
messo tra i preferiti la storia
, o anche solo quelle che hanno aperto la mia finestra djgdhs
davvero, davvero, davvero ragazze.. voi mi fate stare bene!
ed è proprio per questo (dan dannn) che ho già pubblicato un'altra storia :)
coooomunque, (mi perdo sempre ahah) 
ringrazio le persone che sono state con me in questa storia!
mi mancheranno i miei Zope tralààlàà 
a voi?


vi amo ragazze.
grazie di tutto, e visto che sono il vostro incubo eccovi qua il link della prossima ff:
and you're a just beautiful mistake 
(cliccateci sopra, amiche!)

una mia grande soddisfazione è il fatto che sono sempre riuscita a mettere una canzone dei ragazzi 
all'inizio di un brano ahahahaha
oooook, ora smetto di scocciarvi!

Cèc :)
@aamazayn on twitter! 

 






 
 
 
 

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