Three Days to Say I Love You

di jewellangela
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. Jusendou ***
Capitolo 2: *** L'Affare ***
Capitolo 3: *** La quiete prima della tempesta... ***
Capitolo 4: *** Il Terzo Giorno ***



Capitolo 1
*** 1. Jusendou ***


Tre Giorni per Dire Ti Amo

di Angela Jewell



Sommario: A Jusendou, Akane ritorna in vita… ma a che prezzo?

Disclaimer: Come la maggior parte delle persone sa, non possiedo questi personaggi (sfortunatamente!) e li sto prendendo semplicemente in prestito per questa storia. Quindi, se vi preoccupaste di denunciarmi, perdereste e vi fareste anche del male. =P


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ATTENZIONE: Questa storia appartiene ad Angela Jewell ed io la sto traducendo con il permesso dell’autrice.
WARNING: This story belongs to Angela Jewell, and I’m translating it with author’s permission.

ChiuEs
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Capitolo 1
Jusendou


Akane non si era fatta illusioni sulla morte. Sua madre era morta, dopotutto. Perciò, quando infine aprì gli occhi per ritrovarsi completamente avvolta dall’oscurità, non poté dire di essere realmente sorpresa. Non c’era nulla di caldo, confortante, o glorioso nell’andare all'altro mondo. Il dopo-vita era freddo, e scuro, proprio come l’aveva immaginato.

Ma cosa veniva dopo?

Ne aveva viste di cose essendo stata un’artista marziale, cose che sfuggivano ad una spiegazione-- fantasmi, demoni, spiriti-- non poteva dimenticare tutte le cose che aveva affrontato quand’era in vita. Ma queste entità soprannaturali come avevano cominciato ad esistere? E dov’erano in quel momento?

Oppure, pensò con un brivido, era questa vuota, silenziosa oscurità, tutto quello che c’era veramente?

D’altra parte, Akane non poteva dire di essere particolarmente contenta della sua situazione. Tutto sommato, non era stata la consapevolezza di una morte imminente a spingerla a stringere la presa attorno a quel rubinetto a forma di drago.

Tutto ciò che le importava in quell’occasione era salvare Ranma.

Ranma.

Al pensiero del suo fidanzato, il cuore di Akane fece un balzo. Doveva essere furioso con lei, in quel momento-- non che lei potesse biasimarlo. Anche lei si sarebbe arrabbiata se lui avesse finito col morirle davanti. Ma come poteva immaginare lei quello che sarebbe accaduto? Non è che il rubinetto dell’acqua fosse stato proprio corredato di istruzioni.

Più Akane pensava a Ranma, più la sua mente divergeva verso le varie altre fidanzate del ragazzo. Come avrebbero preso la sua morte Ukyo e Shampoo? si chiese. Si sarebbero sentite sollevate, visto che il principale ostacolo fra loro e Ranma era stato finalmente tolto di mezzo? O avrebbero provato vera tristezza nell’apprendere che se n’era andata?

Akane quasi rise all’idea. Ah, chi voleva prendere in giro: Shampoo era quasi certamente oltre l’estasi, e Ukyo, l’affezionata, graziosa amica d’infanzia di Ranma, probabilmente stava già distribuendo gli inviti al matrimonio proprio in quei minuti. Akane ebbe un moto di stizza a quel pensiero.

Beh, non se lei fosse riuscita ad evitarlo, rifletté ferocemente.

Che non si fosse fatta illusioni sulla morte non stava a significare che si sarebbe semplicemente seduta là con indolenza e l’avrebbe accettata.

Raccogliendo il poco coraggio cui riuscì a fare appello, Akane aprì la bocca e gridò più forte che poté, “C’è qualcuno qui?!”

O almeno, questo era quello che avrebbe voluto dire… se un qualsiasi suono fosse venuto fuori.

Gli occhi di Akane si allargarono per la paura e la ragazza avvertì il principio di un attacco di panico nascerle dentro. Se non riusciva nemmeno a parlare, allora come avrebbe potuto-- Akane zittì il pensiero, per paura di conoscere la risposta. Radunò le forze, invece, e provò a sedersi-- solo per rendersi conto che non poteva. Tutto il suo corpo era completamente congelato.

Si sentiva senza peso-- come se stesse galleggiando.

Ora poteva avvertire il panico che cominciava a crescere… Ranma, invocò. Dove sei?

“Calmati, ragazza,” ordinò improvvisamente una voce nell’oscurità. Akane si guardò intorno e boccheggiò. Verso di lei stava camminando la donna più bella che avesse mai visto.

Capelli lunghi e neri fluttuavano attorno alla dama e sembravano mischiarsi alle tenebre circostanti; un netto contrasto con la sua pelle, che era pallida e bianca, come l’avorio. I suoi occhi erano grandi, e grigi, e sebbene non particolarmente gentili, suggerivano che la sua sapienza era molto vasta a dispetto dell’età che dimostrava. L’oscurità stessa si smembrava all’incedere della donna, che era circondata da un’abbagliante luce bianca.

La figura si erse fieramente in fronte ad Akane, la serica veste che si adagiava lungo il pavimento ai suoi piedi. La sola cosa che pareva rovinare la sua perfetta immagine era l’espressione fredda, calcolatrice che aveva in viso. Sebbene quella donna fosse stupenda, era una bellezza algida.

Akane la fissò, rapita.

“Calmati, ragazza,” ripeté la donna. La stava squadrando con i suoi occhi grigio acciaio, e dopo averla osservata più da vicino, Akane notò che aveva due piccole corna sulla cima del capo.

Chi è quella? si domandò distrattamente. Il fascino iniziale si era presto trasformato in sospetto non appena aveva studiato la donna con uno sguardo più attento, e guardingo. Ma soprattutto, pensò, cosa è quella? Mille possibilità le passarono per la mente: era un demone? Una Yurei? Un orco? Una Hannya?

La donna sorrise enigmaticamente a quell’ultima congettura.

Akane la guardò sorpresa. Lei non poteva… poteva? In fin dei conti, una Hannya era una creatura gelosa, orrenda; non ciò che stava di fronte a lei…

Con un’occhiata fugace, Akane incontrò gli occhi della creatura ancora una volta. E questa volta, la ‘donna’ ammiccò.

Questa era la prova di cui Akane aveva bisogno. “Tu-- tu sei una…” s’interruppe con sorpresa, realizzando di aver parlato ad alta voce.

L’Oni sorrise.

“Sei molto perspicace” replicò con un sogghigno. “Certo, non mi sarei aspettata nulla di meno da qualcuno con il tuo potere.”

Akane non sapeva per certo a quale potere il demone si stesse riferendo, e in quel momento non doveva necessariamente importarle. “Cosa può volere una Hannya da me?” domandò, arrivando subito al punto.

L’Oni scosse la testa leggermente, i suoi capelli ondeggiarono intorno a lei. “Niente,” disse semplicemente, sorridendo. “Sono qui solo per aiutarti.”

Akane la guardò con sospetto. Non importa quanto innocente e bendisposta la Hannya potesse apparire, lei sapeva che era meglio non credere ciecamente ad un Oni. Ma un’altra, più insistente parte di lei, si era resa conto che era sufficientemente disperata da esser pronta a provare qualsiasi cosa pur di andarsene da quel posto… “Okay allora,” disse lentamente. “Rispediscimi indietro.”

La Hannya rise, coprendo la bocca con una mano per contenersi. “Temo che non sarà così facile, ragazzina,” disse, sorridendo nuovamente. “Vedi, normalmente hai solo due opzioni quando raggiungi questo posto. O stare qui.” L’Oni accennò alle tenebre circostanti. “Oppure scegliere di trapassare.”

Akane si accigliò, nessuna delle due opzioni la allettava.

“Naturalmente,” l’Oni continuò, scrollando le spalle con indifferenza. “Potrei essere in grado di offrirti una sorta di alternativa se nessuna di queste soluzioni ti interessasse.”

“Un’alternativa?” Akane trattenne il respiro, intimidita dalla speranza. “Che tipo di alternativa?”

L’Oni si avvicinò ad Akane, così tanto che potevano quasi toccarsi. “Posso rimandarti nel tuo mondo,” disse, una luce strana le riempiva gli occhi. “Ma,” aggiunse lentamente, “devo sapere una cosa, prima.”

Akane era a disagio sotto la forza della sua occhiata, eppure si scoprì incapace di distogliere lo sguardo. “Cosa?” domandò.

“Il tuo fidanzato,” la donna esordì all’improvviso. “Lo ami?”

Akane percepì il suo viso arrossarsi mentre l’imbarazzo si espandeva lungo tutto il suo corpo. Qualunque domanda si fosse aspettata, decisamente non era quella.

“Ranma?” domandò incredula. “Cosa c’entra lui in tutto questo?”

La Hannya sospirò profondamente, e a guardarla negli occhi sembrava che stesse per arrabbiarsi. Ma solo per un momento. Veloce com’era apparsa, l’ira era svanita. “Lui c’entra eccome in tutto questo,” disse semplicemente. Akane indugiò, aspettando che lei continuasse il discorso.

L’Oni, tuttavia, rimase in silenzio.

Capendo che la Hannya non aveva intenzione di spiegarsi meglio, Akane prese a guardare il pavimento, arrossendo furiosamente. Sapeva che si sarebbe dovuta affrettare a negare-- dopotutto, era ciò che aveva sempre fatto, a quanto poteva ricordare. Eppure per qualche ragione le parole si rifiutavano di venire a galla.

Sebbene lo avesse detto un’infinità di volte, la verità era che lei non odiava Ranma.

Vero, il suo fidanzato poteva essere insensibile, sconsiderato, e rude a volte; ma lei sapeva che avrebbe sempre potuto contare su di lui quando ne avesse veramente avuto bisogno—situazione attuale esclusa—e sperava che lui provasse la stessa cosa nei suoi confronti. Ma amore? Scosse il capo, i suoi pensieri stavano prendendo una piega scomoda.

Nervosamente, Akane posò il suo sguardo turbato in quello della Hannya, non sapendo come rispondere alla sua domanda.

E si raggelò.

Anche se l’Oni in sé non era cambiata, c’era qualcosa di strano nei suoi occhi-- qualcosa che non riusciva nemmeno a spiegare. C’era calma in quello sguardo, conforto, e per un momento avrebbe potuto giurare di aver visto nelle profondità di quegli orbi grigio scuro un qualcosa che la attirava, che la chiamava.

E non importa quanto lo volesse, non poteva distogliere lo sguardo da lì.

“Va tutto bene, ragazzina,” la donna disse quieta, la sua voce dolce, ma ferma.

Gli occhi dell’Oni rimanevano fissi saldamente nei suoi, e lei poteva sentire sé stessa essere risucchiata sempre più nella loro profondità. Fu in quel momento che realizzò, con sorprendente chiarezza, che le parole dell’Oni non erano state pronunciate ad alta voce.

Si accorse di questo qualche secondo dopo: una presenza sconosciuta si stava facendo strada attraverso la sua mente, analizzando gli intimi recessi dei suoi pensieri.

Akane capì istintivamente che era l’Oni, quella presenza.

Questa volta non fu sorpresa quando la voce la raggiunse. “Rimani calma, Akane, e non provare a combattermi,” la istruì la Hannya, la sua voce dura e autoritaria. “Fra poco sarà tutto finito.”

E, ancor prima di comprendere quello che stava succedendo, Akane avvertì i suoi muri difensivi crollare uno dopo l’altro, sotto il freddo, distruttivo potere della Hannya. Non ci volle molto perché anche l’ultima barriera cadesse, e le sue difese fossero completamente annientate. Improvvisamente, si sentì nuda e vulnerabile, e davvero, davvero arrabbiata.

Come osa?! pensò, infiammandosi. Akane scosse debolmente il capo, tentando di liberare la mente dalla confusione. Ma, non importava quanto ci provasse, i suoi occhi rifiutavano di lasciare quelli della Hannya. Anche in quel momento riusciva a sentire l’Oni scandagliare la sua mente, alla ricerca di qualsiasi memoria, qualsiasi sentimento che riguardasse il suo ostinato fidanzato.

Centinaia di immagini si presentarono davanti a lei, senza essere state invitate. Ranma che rideva, Ranma che abbozzava un sorriso, Ranma che la definiva carina…

…Ranma che la salvava.

Lui doveva sempre salvarla…

Con la stessa rapidità, la Hannya andava avanti, cercando i ricordi sulle altre fidanzate di Ranma. Ukyo, Shampoo, Kodachi… Akane sentì le familiari fitte di gelosia mentre rivedeva Ranma interagire con ognuna di loro ancora una volta nella sua mente. Shampoo che lo baciava, Shampoo che lo abbracciava, Ranma che parlava in difesa di Ukyo, Ranma che mangiava il cibo preparato da Kodachi…

Akane poteva avvertire la rabbia crescere mano a mano che ogni immagine la assaltava…

…e avrebbe giurato di vedere l’Oni sorridere.

“La gelosia non è un qualcosa da temere, Akane,” spiegò la Hannya con complicità. “È solo il segnale che tu provi--che a te sta a cuore. È semplicemente un altro aspetto dell’amore.”

Akane tornò a guardare altre immagini di Ranma che balenarono nella sua mente. Ranma geloso di Do-chan, Ranma che lottava contro Shinnosuke, Ranma che le sbraitava contro perché era stata carina con Ryoga…

…Ranma che le diceva che voleva soltanto che lei fosse felice.

Se quello che la Hannya aveva detto era vero, ciò stava a significare che Ranma la amava, in fin dei conti?

Prima ancora di lasciarle il tempo per riflettere sulla questione, l’Oni avanzò nella ricerca, ma questa volta focalizzandosi di più sulle emozioni che stavano dietro ai ricordi. Il cuore di Akane si scaldò al ricordo di quanto fosse felice quando Ranma era tornato a casa dopo la battaglia contro Herb, o di quanto contenta si fosse sentita sedendogli in grembo dopo che lui aveva sconfitto la sua tutina da combattimento…

…e di quanto fosse felice quando Ranma le aveva preso la mano a Ryugenzawa.

Akane sorrise dolcemente a quei ricordi.

Era come se fosse stato rimosso un velo; liberando tutti quei pensieri e quelle sensazioni che lei aveva sempre avuto bisogno di proteggere—da Ranma, dalla sua famiglia, dalle altre fidanzate di lui. E ora, quello splendido, caldo e potente sentimento la stava abbracciando completamente.

Io amo Ranma, pensò con meraviglia, tutti i suoi precedenti dubbi spariti. Io amo quello stupido imbecille del mio fidanzato.

Dopo questa scoperta, Akane sentì che la sua connessione con la Hannya si era spezzata. Guardò l’Oni nuovamente, questa volta con uno sguardo limpido e sicuro, e si sentì sollevata quando vide che stava sorridendo.

“Ora posso aiutarti,” la Hannya rispose.



Fine del Capitolo 1




Note dell’autrice

Okay, nel caso non lo aveste ancora capito, questa storia è ambientata durante la vicenda di Jusendou—nel momento in cui Ranma sta cercando di ottenere l’acqua fredda per Akane, e in cui gli occhi di lei si sono chiusi completamente…

Ho fatto molte ricerche sulle Hannya, ma la mia biblioteca non ha molto a riguardo, e su Internet ci sono sorprendentemente poche informazioni. Per di più molto di quello che ho trovato è contraddittorio-- così, in sostanza, ho deciso di usare quello che mi piaceva e lasciar perdere il resto, dal momento che comunque non se ne sa molto di loro. Ma diciamo che in pratica le Hannya sono semplicemente le versioni femminili degli Oni… ;)

Questa storia si svolge tutta dopo la fine del manga, quindi se mi riferissi a momenti che non avete ancora letto, o che vi hanno completamente confusi, allora sentitevi liberi di andare sul mio sito e leggere la sezione MANGA MOMENTS. **Pubblicità senza vergogna, pubblicità senza vergogna.**
Ho inserito molti di questi momenti là—e se non ci sono ancora, lavorerò a quelli mentre redigerò questa fanfiction. Ad ogni modo, spero che questa storia vi piaccia… lo prometto, Ranma farà la sua apparizione nel prossimo capitolo.

homepage: ranma-romance.com



Note della traduttrice

Do-chan = è il nome della tutina da combattimento di Akane.

Beh, ragazzi, spero vivamente anch’io che questa fanfiction vi interessi. Come molti di voi già sapranno, Angela Jewell è un’autrice molto stimata nel fandom ranmaceo, e tradurre le sue storie anche nella nostra lingua più che un impegno è un vero e proprio piacere.
Ho cercato di essere il più fedele possibile all’originale inglese, e anche se alcuni punti hanno richiesto una piccola interpretazione per risultare comprensibili… beh, spero di aver fatto un buon lavoro ^^.

Prima di lasciarvi, due suggerimenti:
- visitate il sito dell’autrice (che è ovviamente in inglese): oltre alle sue fanfiction, troverete sezioni dedicate al manga della Divina, fanart, AMV… ve lo consiglio caldamente.
- non lasciatevi sfuggire She walks in beauty, altra fanfiction della Jewell presente nel sito, tradotta in italiano dalla bravissima lithtys.

Mi raccomando, recensite! L’autrice sarà contentissima di ricevere i vostri commenti.

A presto, con il secondo capitolo ^^

ChiuEs


PS: Ringrazio Simone per la sua preziosa consulenza ^__-




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Capitolo 2
*** L'Affare ***


Tre Giorni per Dire Ti Amo

di Angela Jewell



Sommario: A Jusendou, Akane ritorna in vita… ma a che prezzo?

Disclaimer: Come la maggior parte delle persone sa, non possiedo questi personaggi (sfortunatamente!) e li sto prendendo semplicemente in prestito per questa storia. Quindi, se vi preoccupaste di denunciarmi, perdereste e vi fareste anche del male. =P


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ATTENZIONE: Questa storia appartiene ad Angela Jewell ed io la sto traducendo con il permesso dell’autrice.
WARNING: This story belongs to Angela Jewell, and I’m translating it with author’s permission.

ChiuEs
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Capitolo 2
L’Affare


La Hannya studiava Akane attraverso le palpebre abbassate, la sua espressione fredda e calcolatrice. Tutti i segni della gentilezza di poco prima erano scomparsi, e Akane sentiva crescere il suo disagio sotto l’intensità di quello sguardo. A suo parere, mai come in quel momento l’Oni era stata più simile a un demone.

“Così, hai detto che potresti aiutarmi?” Akane domandò debolmente, arrivando subito al punto. La sua testa ancora girava poiché la sua memoria era stata da poco scandagliata, ma, cosa abbastanza strana, la sua mente era completamente aperta—si sentiva come se non avesse mai pensato più chiaramente.

Un piccolo sorriso si formò sul volto della Hannya mentre annuiva. “Ho detto che posso aiutarti—ma che lo faccia o meno dipende da te.”

Akane aggrottò la fronte. Avrebbe dovuto immaginare che l’Oni non avrebbe reso le cose facili. “Bene allora,” affermò concisamente, “cosa puoi fare?”

Il sorriso della Hannya svanì e la sua espressione divenne seria. “Io posso riportarti in vita,” disse adagio, con cautela. “Ma c’è una condizione. Ci sono prezzi, sai, e ci sono regole.”

Akane annuì. Aveva vissuto con Nabiki abbastanza a lungo da capire che ogni cosa aveva un prezzo. “Che tipo di regole?” domandò inquieta.

“Beh, è più di un piccolo affare, in realtà,” spiegò la Hannya, cominciando ad avvicinarsi lentamente. “Ti rimanderò indietro ad una condizione, e se non sarai in grado di sottostare ai… termini… del nostro accordo,” l’Oni fece una pausa per sorriderle. “Allora apparterrai a me.”

Akane deglutì nervosamente. Negli occhi dell’Oni c’era uno sguardo predatore che la spaventava—sembrava un lupo che fissava la sua preda. “Che cosa vuoi da me?” chiese, improvvisamente terrorizzata dalla donna che stava di fronte a lei.

La Hannya fece un passo indietro. “Tu hai, diciamo, un potere che io desidero ardentemente,” replicò con leggerezza. “Se c’è la possibilità per me di ottenere quel potere, è naturale che sia disposta ad aiutarti.”

Akane la guardò stranita. “Potere?” domandò in preda alla confusione. “Ma io non ho nessun potere.”

L’Oni sorrise. “Non tutti i poteri possono essere visti, Akane.”

Questo aveva senso. Happosai e Cologne non sembravano molto forti a prima vista, ricordò a sé stessa, eppure entrambi erano dotati di poteri che altri potevano a malapena immaginare.

Akane volse lo sguardo alla Hannya, la sua espressione seria e fiduciosa. “E cosa accadrebbe se riuscissi a stare ai patti?” domandò.

L’Oni si adombrò, accigliandosi. “Il nostro accordo verrebbe assolto. Tu continueresti a stare dove sei, viva e felice.”

La voce di Akane vacillò. “E se fallissi?” chiese fiocamente.

La Hannya semplicemente sorrise.

Beh, magnifico, rifletté Akane. Non importa cosa accadrà, ordinò a sé stessa, non perdere. Con una forza che non sapeva di possedere, Akane raccolse il coraggio di fare la domanda che aveva temuto di porre per tutto il tempo.

“Cosa dovrei fare?”

Gli occhi della Hannya parvero luccicare nell’oscurità, e Akane sentì il timore ritornare. “C’è una cosa che devi capire, prima,” disse l’Oni, afferrando un lembo della sua morbida veste e stringendola con forza nel palmo. “Io sono una Hannya, Akane,” spiegò. “Prima di ogni altra cosa, è fondamentale che tu capisca questo.” Sospirò, evidentemente persa nei propri pensieri, poi stizzita lasciò cadere la seta sul suo fianco. “Per questa ragione, l’unico potere di cui dispongo è il potere di riunire gli amanti divisi—o di condannarli.”

Akane avvampò. “Amanti divisi?” chiese, imbarazzata. “Ma io non sono—voglio dire, Ranma e io non siamo—”

La Hannya troncò le parole della ragazza con un’occhiata gelida. “Tu sei stata strappata da lui,” affermò irritata. “Non importa come. L’unica cosa che importa è che ho il potere di riunirvi per breve periodo. Che questo periodo venga poi prolungato o meno, comunque, dipende da lui.”

Gli occhi di Akane si spalancarono. “Da lui?” domandò incredula. “Ma… continuo a non capire. Cos’ha a che fare Ranma con tutto questo?”

L’Oni ghignò, scoprendo i denti. “Come ho detto,” replicò con freddezza. “Ogni cosa dipende da lui. Che tu vinca o meno, che io vinca o meno. Lui, mia cara, è la chiave.”

Akane la guardò rabbiosamente. “Perché?” chiese con nervosismo. “Come?”

La Hannya la fissò con gli occhi grigio acciaio mentre parlava con tono più basso. “Lui deve dire di amarti entro tre giorni,” spiegò. “Se ce la farà, vincerai tu—ma se non lo farà—” s’interruppe, lasciando la frase in sospeso.

Akane rimase shockata, non sicura di come avrebbe dovuto reagire. Ranma? Dire che mi ama? La ragazza sentì tutta la speranza svanire. Era impossibile! Persino lei non era stata in grado di ammetterlo fino a che la sua mente non era stata invasa dall’Oni—l’idea di Ranma che diceva quella cosa era semplicemente ridicola. E in tre giorni! Quello stupido testardo sarebbe morto prima di dire qualcosa del genere.

“Tu lo ami,” disse l’Oni, percependo il suo tentennamento. “Questo dovrebbe essere tutto l’incentivo che ti serve.”

“Sì, io lo amo,” replicò lei con astio. “Ma non ho idea di cosa lui provi per me.” Facendo una pausa, Akane si accigliò, e fece un profondo, tremante respiro. “Oltretutto,” continuò, “lui ha altre due fidanzate, ricordi? E nel caso tu te lo sia scordata dopo avermi scavato dentro la testa, io sono quella NON-carina.”

La Hannya si pose una mano sulla tempia riflettendo. “Beh, mi dispiace ma le condizioni sono queste. Si tratta di quello o,” fece un ampio movimento con la sua mano, disegnando un cerchio all’interno del vuoto che le circondava. “O di questo. La scelta sta a te. Ma, ti avverto,” aggiunse, stringendo le palpebre. “È l’unica opportunità che avrai.”

Akane annuì silenziosamente, assorta nei pensieri.

Non sapeva cosa fare.

Voleva vivere, questo lo sapeva, ma avrebbe dovuto rischiare? Dopotutto, non sapeva nemmeno se poter confidare o meno nel fatto che l’Oni mantenesse la parola—se per miracolo Ranma avesse ammesso che l’amava e lei fosse morta ugualmente?

Lì, almeno, sarebbe potuta trapassare… forse avrebbe addirittura ritrovato sua madre.

Il pensiero della madre, tuttavia, riportò alla mente ricordi della sua famiglia. Immagini della faccia di suo padre rigata dalle lacrime riempirono la sua testa, e Akane scosse la testa, per cacciarle via. Allora, più immagini apparvero: Kasumi e Nabiki, che piangevano—avevano tutti sofferto enormemente quando la loro mamma era morta. Lei non poteva sopportare di far passare loro tutto questo di nuovo…

E ovviamente c’era Ranma.

Sapeva che lui si sarebbe considerato responsabile della sua morte, anche se non era stata colpa sua… e non poteva digerire il pensiero di Shampoo e Ukyo che usavano la sua morte come espediente per allungare i loro artigli su di lui.

E il signor e la signora Saotome, i suoi amici a scuola… non poteva abbandonarli tutti così all’improvviso, giusto?

Akane provò a sorridere.

Ranma lo avrebbe fatto, ricordò a sé stessa. Se si fosse ritrovato in quella situazione al suo posto, non c’era dubbio che lui avrebbe accettato. Lui avrebbe guardato a quella come ad un’altra sfida—un altro avversario da sconfiggere. Francamente, quell’idiota era alquanto prevedibile.

Il sorriso di Akane vacillò.

Ma lui era sempre più forte di lei… non importa quanto duramente lei tentasse di uguagliarlo…

Scosse il capo, tentando di liberarsi da pensieri così deprimenti. Non sarebbe andata da nessuna parte se avesse continuato a paragonarsi a Ranma, decise. E poi, c’era ancora qualche cosa che aveva bisogno di sapere prima di fare la sua decisione finale. Akane pose lo sguardo sulla Hannya. “Le regole,” disse, ricordando che non le sapeva ancora. “Hai detto che c’erano delle regole. Quali sono?”

“Ah,” disse l’Oni, evidentemente lieta dell’interesse che lei aveva mostrato. “Ce ne sono poche, ma sono tutte molto importanti,” spiegò. “Regola numero uno: non ti è permesso confessargli che lo ami. Se lo farai, perderai automaticamente.”

Il cuore di Akane precipitò. “Ma non è giusto,” esclamò. “Come posso fare in modo che lui lo dica, se non posso nemmeno rivelargli ciò che provo?”

La Hannya la guardò a palpebre socchiuse. “Deve dirlo di sua spontanea volontà, Akane,” le ricordò. “Se tu lo dicessi per prima, gli verrebbe data, per così dire, una piccolo spinta. E questo,” disse, agitando un dito in direzione di lei, “renderebbe tutto troppo facile.”

“Ma non è giusto,” ripeté Akane.

L’Oni sorrise. “Io devo avere qualche tipo di vantaggio,” replicò. “Altrimenti, che gusto ci sarebbe nel giocare? Sono le regole che lo rendono stimolante. Senza una sfida, non sarebbe altrettanto giusto per me, no?”

Akane s’infuriò in silenzio. Era tipico degli Oni volgere le cose a loro favore. “Hai detto che c’erano poche regole,” sibilò, ribollendo. “Quali sono le rimanenti? Deve avere gli occhi bendati e stare in equilibrio sulla cima della Torre di Tokyo mentre lo dice, o cos’altro?”

La Hannya ridacchiò. “No, no, ragazzina, niente di simile,” disse. “Come ho spiegato prima, lui deve dirlo entro tre giorni. Il conto alla rovescia comincerà non appena aprirai gli occhi.”

“E terminerà alla stessa ora del terzo giorno, giusto?”

L’Oni annuì. “Dopo—dopo anche solo un minuto— sarà troppo tardi.”

Akane corrugò la fronte mentre cercava di assimilare tutte le nuove informazioni.

“E naturalmente,” l’Oni continuò, il suo tono che diventava serio e duro. “Nessuno deve venire a conoscenza della chiacchierata che abbiamo avuto qui oggi: niente su di me, sul nostro accordo, o sulla tua effettiva morte. Ma oltre a queste,” continuò fermamente, “non ci sono altre regole. Puoi provare qualsiasi cosa ti venga in mente per fargli ammettere i suoi sentimenti per te. Anche se,” aggiunse, “non ti è consentito usare magie, trucchetti, o droghe—”

“—e lo deve dire di sua spontanea volontà,” la interruppe Akane. “Sì, lo so.”

“Bene allora,” l’Oni proruppe, guardandola con impazienza. “Hai già preso la tua decisione?”

Scuotendo il capo, Akane sospirò. “Posso avere ancora un po’ di tempo per schiarirmi le idee?” domandò quietamente.

“Certo.”

Guardandosi attorno, Akane esaminò i dintorni. Non riusciva nemmeno ad immaginare come sarebbe stato rimanere intrappolata in quel posto per l’eternità—stare lì soltanto un momento di più, sarebbe stato già troppo. L’oscurità intorno a lei era opprimente e la piccola quantità di luce che l’Oni sprigionava non alleviava per nulla le sue preoccupazioni.

Ma un destino come questo sarebbe stato peggiore di quello che la Hannya aveva in serbo per lei, nel caso avesse fallito?

Akane gemette per la frustrazione. Non riusciva a trovare un qualcosa che l’aiutasse a prendere quella decisione.

Era tutta colpa di Ranma, pensò con rabbia. Sarebbe stato molto più facile decidersi se solo lei avesse saputo cosa quello scemo provava nei suoi confronti. La odiava? Gli piaceva almeno un po’? Aveva lei perlomeno una chance?

Se avesse accettato l’offerta, come avrebbe potuto essere sicura di non aver già perso in partenza? Akane sospirò, sentendosi impotente.

E fu in quel momento che la udì: una voce, che la chiamava.

Ma non era una voce qualsiasi.

“Ranma?” Akane prese a guardarsi attorno, in cerca del fidanzato.

Lo sentì di nuovo; Ranma, che la supplicava di aprire gli occhi.

Accanto a lei, la Hannya sorrise.

Come può essere? si chiese Akane. Perché poteva sentirlo ma non poteva vederlo?

“Lui non è qui, Akane,” l’Oni spiegò, “Lui è a Jusendou, e ti sta aspettando…”

Akane ricacciò indietro un’ondata di disappunto, annuendo in silenzio. Naturale, pensò mestamente. Non c’era possibilità che lui si trovasse lì… Ogni altro pensiero venne spazzato via quando la voce di lui tornò a farsi sentire da lei. Ma c’era qualcosa di… strano in quella. Non suonava ultra-determinata, boriosa, o arrogante, come al solito.

Sembrava… così triste.

Stava piangendo…?

Lei rimase lì, stupita, ascoltando attentamente ogni parola che Ranma pronunciava, non credendo alle sue orecchie. Lui la stava pregando, scusandosi, implorandola di aprire gli occhi e tornare da lui.

Poi, improvvisamente, la disperazione aveva lasciato la sua voce e lui le aveva chiesto semplicemente di ascoltare, dicendo che c’era qualcosa che voleva rivelarle…

…E il respirò di Akane le si fermò in gola mentre il suo cuore accelerava i battiti. Aveva potuto sentirlo—il dolore nella sua voce, il senso di colpa—e quando lui aveva urlato il suo nome, tutte le sue emozioni l’avevano inondata, con più forza che mai: l’agonia—l’amore—la stava abbracciando, la stava circondando.

Akane sorrise lievemente. Finalmente, sapeva cosa doveva fare.

Si voltò verso l’Oni. “D’accordo,” disse con calma. “Accetto le tue condizioni.”

“Allora chiudi gli occhi,” ordino la Hannya.

E Akane ubbidì.

Fine del Capitolo 2




Note dell’autrice

Whoa! Ci credete che ho finito questo capitolo in UN giorno solo? Sono ancora sotto shock. Non ho MAI scritto un capitolo così velocemente prima d’ora (basti chiedere alle persone che hanno aspettato per circa sei mesi il nuovo capitolo di THE GAME). Comunque, davvero, questo capitolo si è semplicemente scritto da solo! Naturalmente era solo la prima bozza e ho dovuto metterlo a posto un po’, tuttavia—UN giorno! Mi sorprendo di me stessa a volte ;)

Mi spiace davvero di aver detto che avreste visto Ranma in questo capitolo e che invece non sia successo… ma dovevo interrompere qui. Era questo il capitolo voluto… Ma non preoccupatevi—Ranma c’è nel prossimo. Lo prometto. Infatti, è la prima parola. ^_^

Ad ogni modo, mi auguro che abbiate gradito la storia fino ad ora.



Note della traduttrice

Bene, sono riuscita a postare anche il secondo capitolo… sono già ad un terzo del progetto.^^

Ringrazio tutti coloro che hanno commentato: akane!!!, DolceMella, forevergiulia, Giulia, Kikka 21, lithtys, Lynn, MarySaeba92, orange, Ruka88, Uotani, Watashiwa7. Ho spedito le vostre recensioni tradotte ad Angela, quindi le ha lette anche lei! Grazie a nome di entrambe.
Non mi resta che salutarvi, alla prossima!^^


PS: Again, grazie Simone ^_-



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Capitolo 3
*** La quiete prima della tempesta... ***


Tre Giorni per Dire Ti Amo

di Angela Jewell



Sommario: A Jusendou, Akane ritorna in vita... Ma a che prezzo?

Disclaimer: Come la maggior parte delle persone sa, questi personaggi non mi appartengono (sfortunatamente!) e li sto semplicemente prendendo in prestito per questa storia. Contro la loro volontà... *Ranma e Ryoga stipati nel mio sgabuzzino*

Per i tre giorni, racconterò il giorno del Matrimonio Fallito come fosse la continuazione del primo giorno. Questo rende più facile mantenere il tracciato, visto che non siamo sicuri di quanto tempo sia trascorso tra Jusendou e il matrimonio fallito... e così facendo, non devo provare e mettere in scena il resto di questa storia su di una barca (o qualunque mezzo abbiano scelto per tornare a Nerima...).


[Questa storia appartiene ad Angela Jewell ed è tradotta con il permesso dell’autrice.]

Stray cat Eyes






Capitolo 3
La quiete prima della tempesta...


Ranma...

Akane aprì gli occhi per vedere il suo fidanzato inginocchiato davanti a lei, i suoi occhi pieni di incredulità; le sue guance, sporche e segnate dalle lacrime. Debolmente, sollevò una mano, desiderando di sfiorare il suo volto. Anche se non poteva dirlo a parole, poteva ancora cercare di farglielo capire in qualche altro modo...

... E Ranma continuava a fissarla, avendo paura di chiudere gli occhi - paura di battere le palpebre. La sua stretta attorno a lei era tesa come se lui l’avesse tirata più vicino, spaventato che lei potesse svanire da un momento all’altro. “A... Akane?” Domandò balbettando, speranzoso.
Infine, scostandosi, abbassò lo sguardo sul volto di lei e la sua bocca si spalancò dalla sorpresa. Akane lo stava guardando, sorridendo raggiante.

“Ciao, Ranma.” Disse dolcemente.

Il sollievo era chiaro sul viso di lui mentre la guardava, e lei vide che le sue lacrime avevano finalmente smesso di cadere.

“Akane...”

“Mi dispiace,” replicò lei, guardandolo da vicino. “Riuscivo a sentire tutto... Solo che non potevo muovermi per rispondere.” S’interruppe, valutando la sua reazione. Ranma impallidì, sgranando gli occhi terrorizzato.

“Eh? Tutto?” Chiese, arrossendo furiosamente.

Akane assentì con il capo. “Certo,” rispose. “Ogni parola.” Vide Ranma scostarsi, le mani sul volto. Non poteva esserne sicura, ma sembrava che fosse sprofondato nei suoi pensieri... benché non vi fosse alcun bisogno di guardarla con quell’aria così atterrita.

Beh, almeno non aveva negato nulla, pensò la ragazza con sollievo. Inoltre, probabilmente gli serviva soltanto un altro po’ di tempo per uscire allo scoperto e dirglielo... l’aveva colto alla sprovvista, dopotutto.

Akane si alzò a sedere, quando Ryoga si precipitò da lei, saltando su Ranma nel farlo.

“Akane!” gridò, raggiungendola. “Per fortuna stai bene!” Poteva vedere il sollievo e la preoccupazione sul suo viso; sentimenti che si erano riflettuti su quello di Ranma solo pochi istanti prima.

“Mi spiace di avervi fatto preoccupare,” rispose lei, colpevole, accorgendosi di aver completamente dimenticato i suoi amici. Lanciò un’occhiata veloce a Ranma, che si era rigirato per scrollarsi Ryoga di dosso. Non aveva ancora detto una parola; ma, infondo, non se l’era aspettato così presto.

Akane sorrise con difficoltà. Lui l’avrebbe detto, giusto? Lo guardò allontanarsi da lei, dirigendosi verso le pozze dell’acqua che li aveva inondati.

E per un attimo, avrebbe potuto giurare di aver sentito la Hannya ridere.


*----------*----------*


Giorno 1
Il giorno del mancato matrimonio
Tentativo #1: L’Approccio Diretto

Il tempo era infine venuto, e il momento era perfetto. Né fidanzate né rivali erano lì ad interromperli; nessun membro della famiglia era lì vicino ad origliare, pronto a metterli in imbarazzo.

Per una volta, erano completamente soli.

E Ranma era là, seduto accanto a lei, che si agitava nervosamente.

Finalmente, dopo minuti di scomodo silenzio, lui si voltò a guardarla, arrossendo appena. “Perché quest’improvviso cambiamento?” Domandò curioso, per una volta del tutto serio. “Cosa ti ha fatto desiderare di procedere con il matrimonio?”
Akane avvampò, stringendo in grembo il bouquet di fiori. “Beh...” Cominciò a disagio, i suoi occhi fissi a terra con convinzione. Aveva deciso poco prima che chiederglielo a bruciapelo sarebbe stato il modo migliore - e giacché la Hannya non l’aveva menzionato, era sicura di non stare infrangendo nessuna regola.

Di certo, aveva ancora qualche problema nel raccogliere tutto il coraggio che le serviva per formulare le parole.

Prendendo un profondo, calmo respiro, Akane parlò. “Ranma,” disse infine, la sua voce più bassa e meno sicura di quanto volesse. “Tu mi ami. E’ vero?” Poi, alzò gli occhi per incontrare il suo sguardo...

E gli occhi di Ranma si allargarono. “Um... E’ vero?” chiese lui, sinceramente sorpreso. Inclinò la testa, confuso. “Cosa te lo fa pensare, Akane?”

Akane abbassò gli occhi al pavimento, troppo imbarazzata per guardarlo negli occhi. “Ma... quando stavi piangendo per me a Jusenkyo... Potrei giurare di averti sentito dire... sai, dire che mi amavi.”

Ranma la guardò perplesso, come se si stesse scervellando, cercando di ricordare. Poi, il suo volto divenne rosso. Agitando i pugni, si voltò verso di lei. “Sono sicuro di non averlo detto!” gridò arrabbiato. “So che non l’ho fatto! PER NIENTE!”

“Qual è la differenza?” Urlò lei di rimando, offesa più dalla sua reazione che dalle sue parole. “Sono ancora certa di averti sentito, in qualche modo!”

Ranma indietreggiò di un paio di passi, mettendosi in posizione da difesa. “Cosa?” domandò, spostando le mani in alto davanti a sé - pronto a schivare un attacco imminente. “Vuoi combattere?” Akane gli diede le spalle, infuriandosi in silenzio. Quello stupido, pensò adirata. Non avrebbe mai potuto rispondere ad una semplice domanda senza farla suonare come un insulto. Sospirò, portandosi una mano alla testa, costernata.

Una cosa era sicura. L’approccio diretto non era affatto il modo migliore...


*----------*----------*


Il matrimonio, naturalmente, era stato un fallimento. E nonostante lei fosse un po’ contrariata, non poteva dire di essere esattamente sorpresa.

Ma era sfortuna.

Una parte di lei si era accorta che sposare Ranma gli avrebbe forse dato quella spinta in più per dirle quelle parole... invece un’altra parte di lei ammetteva che così avrebbe potuto allontanarlo ancora di più...

Si accigliò all’idea. Non voleva affatto forzarlo a fare niente - soprattutto qualcosa di così importante. Ma che altro avrebbe potuto fare?

I suoi occhi caddero su di un libro posato sulla sua scrivania - libro che Nabiki le aveva dato come “ringraziamento” per aver reso il matrimonio così proficuo. Era intitolato Come sedurre il tuo uomo e mantenerlo sedotto. Onestamente, pensò, imbarazzante. A volte non riusciva a credere a Nabiki.

Spostandosi dalla scrivania, Akane guardò la piccola finestra dal suo letto - quella su cui Ranma era solito arrampicarsi ad ogni occasione. Non poteva far altro che desiderare di sapere cosa pensava lui di tutta la situazione. Sapeva che era ancora infuriato con Happosai per aver bevuto la Nanniichuan - quello era ovvio - ma come si sentiva per il matrimonio mandato all’aria? E ce l’aveva con lei per non avergli detto prima della Nanniichuan?

Spontaneamente, i suoi occhi si diressero nuovamente verso il libro sulla scrivania.

Sospirando, Akane si tirò giù dal letto. Sapeva che era inutile impuntarsi sul matrimonio fallito; specialmente quando c’erano cose più importanti di cui preoccuparsi.

Ma come poteva far sì che Ranma le dicesse di amarla?

Aveva già pensato di chiederglielo direttamente... e non era andata secondo i suoi piani. Lei non voleva allontanarlo, spaventandolo - voleva solo dargli una piccola spinta...

Di nuovo i suoi occhi si spostarono sul libro.

Beh, valeva la pena di tentare, decise, alzandosi dal letto e avvicinandosi alla scrivania. Lottando contro l’imbarazzo, e con diversi, veloci sguardi in entrambe le direzioni per assicurarsi che nessuno la stesse spiando, cominciò a sfogliare le pagine.

La seduzione dipende dal tuo atteggiamento, lesse, i suoi occhi che sondavano la pagina. Credi di essere sexy, e ti sentirai sexy. Si fermò, lasciando che l’informazione le s’imprimesse nella mente. Beh, per lei aveva perfettamente senso, si disse. Ogni volta che Ranma le aveva detto di non essere carina, neppure una lei l’aveva contraddetto o aveva cercato di provargli di stare sbagliando. Sicuro, si era arrabbiata e lo aveva colpito una volta o due, ma quello non aveva esattamente cambiato la sua opinione di lei...

Incoraggiata, continuò a leggere.

Sfortunatamente, molte delle cose che lesse non potevano essere applicate su di lei, così si ritrovò a saltarne la maggior parte, e indugiò solo sulle parti interessanti e utili. Infine, una volta deciso che avrebbe raccolto tutte le informazioni che le sarebbero servite, rimise velocemente il libro sulla scrivania.

Un piccolo sorriso si disegnò sul suo viso mentre guardava fuori dalla finestra.

Forse aveva un’idea, dopotutto...


*----------*----------*


Giorno 2
Tentativo #2: La Sottile Arte della Seduzione

La prima parte del suo piano era andata sorprendentemente bene. Un sottile cenno qui, una lamentela lì - e prima di saperlo, Ranma era stato costretto dai loro genitori a portarla fuori per un appuntamento. Ma non un’uscita qualsiasi: un vero appuntamento! Ma quello che la stupì di più fu il fatto che lui non aveva discusso né protestato nemmeno una volta!

Sapeva che era sciocco alimentare le proprie speranze - soprattutto dopo quanto lui aveva detto al matrimonio fallito - ma ancora non poteva fare a meno di sentirsi almeno in piccola parte speranzosa.

E per una volta, si sentiva come se ci fosse una buona ragione: l’appuntamento, finora, era stato perfetto.

Lei aveva tenuto a bada la sua rabbia - lui aveva tenuto la bocca chiusa - e non avevano né litigato né lottato. In qualche modo erano riusciti ad evitare il raggio d’azione dei loro pretendenti.

Ma una parte di lei continuava a preoccuparsi...

Dopotutto, aveva solo altri due giorni.

Akane scosse la testa risolutamente, cercando di mandar via quei pensieri. Sapeva che non avrebbe concluso niente se avesse continuato a indugiare sul suo patto con la Hannya.

E non aveva nessuna intenzione di rovinare il loro appuntamento con pensieri così deprimenti: specialmente quando le informazioni che aveva racimolato da quel libro la stavano ripagando così bene - non aveva mai visto il suo fidanzato così tranquillo e timido, prima. E non le aveva detto che non era carina neppure una volta sola!

Non che potesse, anche se avesse voluto.

Quella sera, lei era consapevole di non sembrare per nulla la ragazza priva di fascino, sex-appeal e maschiaccio che lui le diceva sempre di essere.

Indossava uno dei vestitini corti e neri di Nabiki - cosa che le era costata un po’ di yen in cambio. E nonostante quello non fosse il suo stile, sapeva che le stava bene. L’abito era stretto nei punti giusti; e le sue curve erano esaltate alla perfezione. E l’espressione incredula sulla faccia di Ranma quando lei era apparsa prima che lui potesse accertarsi che fosse vero, rafforzava la sua determinazione.

Akane sorrise al ricodo, abbassando lo sguardo sul fidanzato.

Improvvisamente, lui si voltò verso di lei, i suoi occhi blu pieni di sorpresa nell’accorgersi che lei lo stava fissando.

Arrossendo, lei guardò velocemente da un’altra parte.

Finalmente, dopo diversi istanti, la voce di Ranma ruppe quello scomodo silenzio. “Dunque, umm, ad ogni modo,” disse, prendendo un respiro profondo. “Volevo dire che mi... sai... dispiace.”

Akane lo guardò confusa. “Ti dispiace?” domandò. “Per cosa?”

“Sai... tutta la faccenda del matrimonio,” spiegò, guardandola con la coda dell’occhio. “Davvero non sapevo che sarebbero stati disposti a fare questo. Voglio dire, sì, okay, certo, sapevo che Shampoo l’avrebbe fatto - ma Ukyo. Non pensavo che si sarebbe abbassata al loro livello.”

Akane scosse tristemente la testa, nonostante, dentro di sé, stesse sorridendo. Lui si stava scusando per il matrimonio, pensò felice.

“E’ tutto okay,” rispose riluttante, accigliata. “Capisco perché l’abbiano fatto. Mi dispiace solo che tu abbia perso la Nanniichuan...”

Ranma scosse il capo, sorridendo affettatamente. “Sì, beh, so che non è stata davvero colpa tua,” replicò, fissandola. “Anche se avresti potuto dirmelo prima.”

“Scusami,” disse lei debolmente, il suo sguardo fisso a terra. “Stavo solo cercando di aiutare.”

Lui sorrise. “Sì, lo so.”

Con un sospiro, lei si voltò, i suoi occhi concentrati sugli alberi e i cespugli, prendendo a passeggiare. “Sarai sollevato dal fatto che il matrimonio sia stato rovinato, penso. Giusto?” gli chiese, cercando di mantenere la propria voce salda. “Infondo, so che non volevi veramente sposarmi.”

“Ah. Sei proprio una stupida,” replicò Ranma, tenendola per un braccio, fermandola. “Mi sono solo scusato perché è stato rovinato, no?”

Akane scostò la sua mano dal proprio braccio. “Anche se non fosse stato interrotto, tu non avresti voluto andare avanti,” scattò.

Uno sguardo venne dagli occhi di Ranma ai suoi; la sua espressione seria e rigida. “Avrei potuto farlo.” disse debolmente, la voce che perdeva gran parte della sua forza. “E’ solo che non voglio essere spinto a farlo - non voglio che noi siamo spinti a farlo. Voglio dire, non sei stanca del loro intromettersi di continuo, Akane? Perché io sono sicurissimo di esserlo.”

Akane lo guardò sorpresa, le sue parole che le risuonavano nella mente.

Lui sarebbe andato avanti con le nozze...?

“Ranma...”

Lentamente, Akane riuscì a toccare il suo braccio - solo per vederselo portar via un secondo dopo da una certa Amazzone cinese. Lei ritrasse rapida la mano, stringendosela contro il petto e ignorando la piccola fitta di dolore che si espandeva ovunque nel suo braccio.

“Quindi essere vero dopotutto,” disse Shampoo, i suoi occhi che sondavano quelli del suo futuro marito. “Lanma esce con Akane per appuntamento.” L’Amazzone dai capelli lilla non aspettò una risposta. Voltandosi verso la sua rivale, con gli occhi che mandavano fiamme, sollevò i bombori in gesto di sfida. “Akane non tocca futuro marito di Shampoo.”

Akane non ebbe la possibilità di replicare. Una mano forte l’afferrò per un braccio e lei fu spinta bruscamente indietro. Poi Ranma le fu davanti, coprendola alla vista della giovane cinese.

“Dacci un taglio, d’accordo, Shampoo?” protestò. “Distruggere il nostro matrimonio non è stato abbastanza?”

Akane alzò lo sguardo dal punto in cui la sua mano era ferma sul braccio, verso il suo volto determinato e pronto, con il cuore che batteva. Sta affrontando Shampoo, pensò meravigliata.

La stretta di Shampoo sui suoi bombori non s’allentò. “Futuro marito non interferisce,” rispose, guardando torva Akane oltre le spalle di Ranma. “Essere cosa tra Akane e Shampoo.”

Ranma rise amaramente. “Oh,” replicò, scaldandosi. “Quindi suppongo di non avere voce in capitolo, huh?”

Shampoo abbassò i suoi bombori e fissò il Consorte confusa. “Lanma essere di Shampoo per legge - non avere bisogno di dire niente.” ribatté.

Akane poté sentire la stretta di Ranma aumentare appena sul suo braccio, alle parole dell’Amazzone. “Quindi è così?” fece lui, la sua voce fredda come il ghiaccio.

Detto questo, non si lanciò contro Shampoo - cosa che lei si era quasi aspettata - ma fece invece qualcosa che Akane sapeva non avrebbe potuto piacere di meno alle sue rivali.

Le voltò le spalle.

“Andiamo, Akane,” disse, prendendole saldamente una mano nella sua. “Continuiamo con il nostro appuntamento.”

“No finire qui!” gridò Shampoo, la sua voce dura. “Lanma essere di Shampoo per legge: donna che interferisce essere ostacolo!”

Veloce, Ranma si voltò nuovamente, gettando uno sguardo penetrante in direzione della cinesina. “Non avvicinarti a lei,” la ammonì, i suoi occhi incolleriti. “Non voglio dover combattere con te. Ma dovendo lo farò, Shampoo.”

Akane mosse un passo indietro, stupita. L’Amazzone la stava guardando in cagnesco, gli occhi freddi e duri. Non poteva ricordare l'ultima volta in cui l’aveva vista così arrabbiata. E poi, rapidamente, la giovane cinese si volse senza una parola, svanendo tra le ombre.

“Ranma” chiamò Akane improvvisamente, confusa. “Perché non mi ha attaccata e basta? Si sarebbe detto che volesse.”

“Stupida: non ti attaccherebbe quando ci sono io.”

Akane lo guardò, stranita. “Ma perché no? Lo faceva sempre.”

Uno sguardo indecifrabile partì da Ranma nel volgere gli occhi su di lei, e poi, veloce com’era venuto, scomparve. “Quello era prima di Jusendou.” disse piano. E Akane sentì la sua stretta sulla mano rinsaldarsi.

Il resto del loro appuntamento trascorse per lo più in silenzio.


*----------*----------*


Akane sorrise, stendendosi sul letto, ripensando agli eventi della giornata. Sapeva che non era stato un totale successo - l’opportunità di usare tutto quel che aveva imparato sulla seduzione era andata a rotoli, specialmente con l'interruzione di Shampoo... ma, in un certo senso, era quasi felice che le cose fossero andate in quel modo.

Se doveva far sì che Ranma ammettesse i suoi sentimenti, voleva che lo dicesse a lei - il maschiaccio privo di fascino - non a qualcuno che lei stava fingendo di essere.

E nonostante non ci fossero state dichiarazioni d’amore, il loro appuntamento era stato... bello. Perfetto, anche.

Era consapevole del fatto che le rimanesse solo un altro giorno, ma, per una volta, si sentiva come se tutto stesse andando per il verso giusto...

... Non c’era modo in cui potesse sapere che la Hannya stava osservando ogni sua mossa, un sorriso sul suo volto nell’aspettare il momento opportuno.



Fine del Capitolo 3



Note dell’autrice

Mi dispiace che vi sia sembrato che i primi due giorni siano passati troppo in fretta, ma sono sicura che la maggior parte di voi si saranno accorti che la vera azione non comincerà fino al terzo giorno. Pensavo a una sorta di riscaldamento per i primi due giorni - almeno, dopo che lei si era resa conto che l’approccio diretto non poteva funzionare.

E inoltre, sapete come si dice: Molte persone danno il meglio sotto pressione. ;)

Okay, se non ve ne eravate ancora accorti, questa storia è ambientata durante la saga di Jusendou - nel momento in cui Ranma sta cercando di prendere l’acqua fredda per Akane, e i suoi occhi si sono completamente chiusi...

Questa storia è totalmente basata sul manga, quindi se ho fatto riferimento a momenti che non avete ancora letto, o che magari avete confuso, allora sentitevi liberi di andare sul mio sito web e di leggere la sezione MANGA MOMENTS. **pubblicità senza vergogna, pubblicità senza vergogna**

In ogni caso, spero che questa storia vi sia piaciuta, fin qui... ^_^



Note della traduttrice

Salve a tutti! ^^
Bene, come avrete già capito, la traduttrice da questo capitolo in poi non sarà più ChiuEs, ma io (Stray cat Eyes); avendo lei dei problemi di tempo, mi sono proposta per continuare questa fanfiction, ed ho ottenuto il suo consenso. (Evviva! ^///^)

(A proposito, se stai leggendo: Grazie ancora, Ste! *__*)

Ora, so di non essere all’altezza di ChiuEs, o chissà quanto esperta, e che molte frasi possono sembrare tradotte un po’ alla lettera, ma vi giuro che ce l’ho messa e ce la metterò tutta perché la differenza tra la traduzione di ChiuEs e la mia non vi causi problemi!
Okay, forse la mia non rende vera e propria giustizia alla grande maestria di Angela Jewell, ma capirete anche voi che alcune cose (espressioni particolari o detti, per esempio) vanno interpretate, ed io non sono proprio una cima...

A questo proposito vi segnalo la frase di Ryoga da me tradotta con “Per fortuna stai bene!”: l’originale diceva in verità Grazie a Dio stai bene!”.
Il motivo per cui ho preferito cambiare questo particolare, è che quel “dio” stonava un po’; per intenderci, non si adattava molto bene alla realtà in cui vivono Ranma & Co., che sono - se non erro - shintoisti. E’ stato un mio cruccio, tutto qui.

Nel caso preferiate la versione originale, segnalatemelo pure e vi accontenterò! -_^
E non fatevi scrupoli nel farmi notare gli eventuali errori presenti nel capitolo: ve ne sarò grata! ^^

Un grazie va a ChiuEs, a tutti coloro i quali hanno recensito i precedenti capitoli, e a chi ha continuato a sperare che questa fanfiction fosse aggiornata.
Continuate a seguirci, mi raccomando!




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Capitolo 4
*** Il Terzo Giorno ***


Tre Giorni per Dire Ti Amo

di Angela Jewell



Sommario: A Jusendou, Akane ritorna in vita... Ma a che prezzo?

Disclaimer: Come la maggior parte delle persone sa, questi personaggi non mi appartengono (sfortunatamente!) e li sto semplicemente prendendo in prestito per questa storia. Quindi, se mi farete causa, perderete e vi farete anche del male...


[Questa storia appartiene ad Angela Jewell ed è tradotta con il permesso dell’autrice.]

Stray cat Eyes





Capitolo 4
Il Terzo Giorno

La Hannya era di nuovo nella sua mente, e questa volta non c’era niente che potesse fermarla. Ma sembrava... diverso da prima. La prima volta, l’Oni aveva cercato ricordi e sensazioni felici - qualunque cosa potesse aiutarla a capire i sentimenti di lei per Ranma. Ma ora le immagini che le invadevano la mente sembravano fare l’esatto contrario; questa volta lui le gridava contro, la chiamava stupida.

I loro rispettivi nomignoli infantili echeggiarono nella sua testa mentre riviveva lotte e litigi passati - maschiaccio, stupida, senza fascino, priva di sex-appeal, pervertita - e non ci volle molto perché lei sentisse quella rabbia familiare, quella frustrazione e la tristezza caderle addosso.

La ragazza cercò di combattere quelle crudeli memorie con altre, felici e piacevoli: tentò di ricordare la volta in cui lui le aveva detto che era carina, o una volta in cui le aveva detto qualcosa di gentile - ma anche quei momenti erano troppo pochi e lontani, e subito ricordi più dolorosi vennero a rimpiazzarli...

Provò a chiuderli fuori dalla sua mente, ma niente sembrava funzionare.

E poi, senza preavviso, i ricordi svanirono e Ranma era lì, davanti a lei. Lentamente Akane cominciò a camminare verso di lui, il suo cuore palpitante - solo per fermarsi improvvisamente durante il percorso. Gli occhi di lui erano stretti dalla rabbia, e il ghigno sul suo volto la fece esitare sul parlargli.

Allora, Shampoo e Ukyo comparvero accanto a lui. Un sorriso irreale si affacciò sul viso di Ranma mentre ciascuna delle due gli afferrava possessivamente una delle braccia. “Vedi, Akane,” sembrava dire, prendendo a ridere. “Perché dovrei scegliere una stupida ragazza priva di fascino come te, quando potrei averle entrambe?” E poi si tendeva per baciare dolcemente ognuna di loro sulle labbra...

... E i ricordi ritornarono, ora più insistenti che mai.

Di nuovo stava rivivendo ogni momento che Ranma aveva trascorso con le sue altre fidanzate - le tante volte in cui era stato baciato da Shampoo - tutte le volte in cui lei lo aveva visto in una posizione sospetta con Kodachi o con l’Amazzone...

... Ranma che mangiava felice il cibo di Ukyo mentre la cuoca di Okonomiyaki lo guardava, sospirando beata. E ancora, i ricordi erano svaniti, e Shampoo, Ukyo e Kodachi la stavano guardando, soddisfatte, dei sorrisi gongolanti sui loro visi.

E fu allora che sentì la voce della Hannya nella sua mente... che insultava, che rideva. Poi, fu circondata dalle tenebre.


*----------*----------*


Akane si svegliò dal sogno; il cuore che batteva, il corpo teso.

Le parole della Hannya risuonavano nella sua testa, nonostante lei combattesse l’improvvisa paura che l’attanagliava. “Riprenditi,” ordinò, determinata, stringendo forte la coperta nei pugni. “E’ solo un sogno. Non era reale.”

Sedendosi sul letto, Akane scosse la testa, spingendo via quelle memorie indugianti. Sapeva che era inutile combatterle; una sensazione di urgenza la prese ora più che mai.

Quello era l’ultimo giorno.

Saltando giù dal letto, Akane agguantò i vestiti e si diresse velocemente in bagno. Era consapevole di avere molto tempo per rimediare. Il giorno precedente non era stata tanto aggressiva quanto avrebbe voluto...

E ora, non c’era tempo da perdere.


*----------*----------*


Giorno 3
Tentativo #3: Nabiki
(Usando il Fattore Gelosia)

Akane guardò sua sorella da vicino.

Sapeva di dover fare molta attenzione a ciò che diceva. Prendere in prestito il vestito era stato abbastanza per sollevare i sospetti di Nabiki; era sicura che sapesse già che qualcosa non andava. E ora, il fatto che fosse di nuovo da lei, chiedendole un favore, stava probabilmente solo incrementando la sua curiosità.

E l’ultima cosa che Akane voleva era una Nabiki curiosa.

“Dunque,” cominciò sua sorella, sorridendo appena. “Come posso aiutarti stavolta? Sei pronta per passare alla lingerie?”

Akane si accigliò in risposta, ma ignorò il commento. “Ho bisogno di un aiuto,” iniziò esitante.

“Per cosa?” domandò Nabiki, protendendosi verso di lei impaziente.

Akane deglutì nervosamente. “Ranma.”

La bocca di Nabiki si spalancò per la sorpresa, mentre la guardava meravigliata. “Wow,” disse infine, con gli occhi larghi. Si spinse verso di lei, osservando sua sorella con un ritrovato rispetto. “Devo ammetterlo, non pensavo che l’avresti detto direttamente: soprattutto non così presto. Di solito ostenti indifferenza o lo neghi - e poi attacchi.”

“Nabiki!” la riprese Akane, aggrottando le sopracciglia. “E’ una cosa seria. Mi serve il tuo aiuto.”

Nabiki si sporse dal letto, la sua espressione che diveniva cupa. “Certo che lo è,” replicò, nascondendo un ghigno. “Cos’ha fatto questa volta?”

Akane arrossì, dando le spalle alla sorella, troppo imbarazzata per incontrare il suo sguardo. “Non è tanto quello che ha fatto, quanto quello che non ha fatto.”

Gli occhi di Nabiki si accesero. “Ah, vedo,” rispose, con aria cospiratoria. “Così sei finalmente pronta per passare al livello successivo?” Guardò sua sorella con approvazione, poi annuì. “Beh, non posso dire che non sia stato divertente guardarvi girare intorno ai vostri sentimenti l’uno per l’altra, ma penso che quando è troppo è troppo. Quindi,” domandò, una scintilla nei suoi occhi. “Cosa posso fare per aiutarti?”

Akane si fermò, persa fra i suoi pensieri. Questa era la parte che la terrorizzava. “Ho bisogno di qualche idea,” spiegò piano, avvampando. “Voglio che mi dica - che ammetta di...” si bloccò, frustrata. Perché era così difficile dirlo? Quella era sua sorella - era Nabiki! Non era Ranma. Traendo un respiro profondo, prese il coraggio a quattro mani. “Voglio che mi dica che mi ama,” proruppe. Poteva sentire il proprio viso ardere dall’imbarazzo, mentre si accucciava giù sul pavimento.

Nabiki la guardò attentamente.

“Akane,” disse, lentamente, curiosa. “Cos’è successo esattamente a Jusendou?”

Akane alzò lo sguardo, sorpresa. Lei non poteva sapere del suo patto, vero? “Cosa vuoi dire?” domandò, cercando di sembrare indifferente.

Nabiki la guardò stranamente. “Non può essere una coincidenza,” replicò, con gli occhi stretti. “Quando Ranma se n’è andato, voi due vi parlavate appena, e poi, improvvisamente, dopo Jusendou, desideri sposarlo?” Nabiki s’interruppe, scuotendo la testa. “So che dev’essere successo qualcosa, là - e sono sicura che sia qualcosa di grosso - qualcosa che non ci hai detto. Non avresti accettato di sposare Ranma senza una buona ragione.”

“Avevo una buona ragione,” ribatté lei sulla difensiva, raddrizzando la schiena. “Dovevo farlo, o non avrebbe ottenuto la Nanniichuan!”

Nabiki rise. “Akane,” disse, incredula. “Pensi davvero che crederei che quella era l’unica ragione? Sappiamo entrambe che papà gliel’avrebbe data lo stesso. Avresti potuto più semplicemente dire di no.”

“Ti ho già detto che cosa è successo,” disse lei, a disagio, cambiando velocemente argomento. “Non so cos’altro vuoi che ti dica.”

Sua sorella alzò un sopracciglio. “Non ti sto chiedendo di quello che ci hai detto,” spiegò, incrociando le braccia contro il petto. “Ti sto chiedendo di quello che hai tralasciato.”

Spostando i suoi occhi sulla finestra, Akane sospirò. A volte Nabiki era troppo percettiva per poterle piacere. Sapeva che avrebbe dovuto andare prima da Kasumi...

“Beh?” incalzò Nabiki impazientemente.

Akane sospirò in segno di sconfitta, cedendo. Non ci volle molto per raccontare a sua sorella tutto ciò che era accaduto a Jusendou - specialmente la sua esperienza quasi-mortale. Quando erano tornati a Nerima, all’inizio, tutti avevano pensato che fosse meglio tralasciare il fatto che lei era stata vicina a morire: se non altro per evitare che Soun si preoccupasse inutilmente. Quando lei ebbe finito, Nabiki - la sua flemmatica, irremovibile sorella - la guardò un po’ impallidita. Non ci mise tanto, comunque, per riacquistare la propria compostezza.

Akane rabbrividì al pensiero di come avrebbe reagito se avesse saputo tutta la verità. Ma non c’era modo in cui potesse parlarle della Hannya e dell’accordo preso con lei...

“Lo ami davvero, è così?”

Lei alzò lo sguardo, stupita di vedere l’espressione seria sul viso di Nabiki. La sua sorella maggiore la stava guardando con un misto di ammirazione e sorpresa, nonostante vi fosse un’altra emozione, qualcosa di indecifrabile che stava sotto la superficie. Era invidia? L’espressione svanì altrettanto velocemente quanto era apparsa...

Akane, incapace di formulare parole, annuì semplicemente.

Sospirando, Nabiki si guardò attorno nella stanza. “Bene, non posso dire di capire davvero cosa ci trovi in lui... ma se è quello che vuoi, allora ti aiuterò.” Tornò a voltarsi verso di lei, con aria seria. “E la risposta è così semplice, che non ti chiederò nulla in cambio.”

Akane aspettò pazientemente, col cuore che batteva. Se qualcuno poteva risolvere il suo problema, sapeva che sarebbe stata Nabiki...

“Akane,” disse sua sorella lentamente, fermamente. “Diglielo.”

Lei sentì il cuore spezzarsi a quelle parole. Scuotendo il capo, cercò di mantenere la propria voce salda. “Non posso dirlo,” finì, vacillante.

Nabiki gemette. “Pensaci, Akane,” le disse, protendendosi verso di lei. “E’ di Ranma che stiamo parlando. Senza offesa, ma guardiamo in faccia la realtà: il ragazzo è troppo ottuso per immaginare una cosa simile tutto da solo. L’unico modo per farglielo dire, è che tu lo dica per prima.”

“Ma non posso,” insisté Akane, abbassando la voce. “Hai visto cos’è successo con Shampoo e Ukyo... dirglielo lo allontanerebbe soltanto.”

Nabiki rise. “Akane,” disse, “sei proprio una sciocca.”

La sua testa scattò a quelle parole. “E questo che significa?” domandò, fissando sua sorella.

Nabiki sospirò frustrata nell’incontrare lo sguardo di Akane. “Quello che intendo,” reiterò, “è che non puoi comparare la tua situazione a quella di Shampoo o di Ukyo. Primo, tu non gli hai mai dato la caccia - hai sempre negato il fidanzamento, e lottato con le unghie e con i denti.” Si interruppe per sorridere. “Questo vuol dire che una tua dichiarazione significherebbe qualcosa. Sei l’unica che non l’abbia trattato come un trofeo da vincere - e secondo,” continuò, contando sulle dita i punti che elencava, “quello stupido ama te. Se avesse amato una di loro, se ne sarebbe andato già da tempo.”

Akane si voltò, dandole la schiena. “Anche se mi ama veramente,” controbatté, “parte del motivo è anche il fatto che lui si senta in dovere. E l’ultima cosa che voglio è che si senta obbligato a ricambiare i miei sentimenti.” Si fermò, sorpresa dalla forza delle proprie parole. Fu solo allora che si accorse di credere davvero ad ogni cosa che stava dicendo. Si voltò ancora verso sua sorella, i suoi occhi preoccupati. “E’ per questo che voglio che sia lui a dirlo per primo. Allora saprò che non mi ricambia soltanto a causa dei nostri padri, e del suo onore.”

Nabiki annuì, comprendendo. “Cercherò di pensare ad una via alternativa,” la rassicurò.

Akane sospirò, sollevata. “Grazie,” rispose.

Nabiki rimase in silenzio per diversi minuti, riflettendo. “C’è un altro modo,” disse lentamente, sollevando lo sguardo. “Sai quanto geloso possa essere Ranma - quindi perché non sfrutti questo? Se penserà di poterti perdere, forse avrà più voglia di dirtelo per evitarlo.”

“Geloso?” Akane lasciò che quella parola le rotolasse sulla lingua. Sembrava una buona idea, “Ma come?” chiese.

Nabiki fece spallucce. “Usa Ryoga, o Mousse o chiunque altro. Ranma,” spiegò, battendo le palpebre, “penserà al resto.”

Akane ripensò a tutte le volte in cui Ranma era stato geloso. Ricordava ancora quanto arrabbiato e ferito fosse stato quando pensava che lei gli avesse preferito Shinnosuke... o quanto si fosse dato da fare per sabotare il suo appuntamento con Ryoga. Con Shinnosuke, aveva quasi rinunciato a lei...

Ma quello era prima di Jusendou, ricordò a se stessa.

Avrebbe voluto sapere come lui si sarebbe comportato, ora. Si sarebbe quietamente arreso come prima? O avrebbe combattuto per lei? In ogni caso, doveva ammettere che l’idea suonava interessante...

“E’ una buona idea,” disse lentamente, dando voce ai propri pensieri, “ma non credo che Ranma sia capace di essere geloso di Mousse - lui è innamorato di Shampoo. E non sono sicura di dove sia Ryoga. E’ scomparso proprio dopo il matrimonio fallito.”

“Beh, c’è sempre Kuno,” replicò Nabiki con un sorriso compiaciuto.

Akane la guardò come se le fossero spuntate due teste. “Neanche per idea,” ribatté, montandosi al solo pensiero. “Inoltre,” aggiunse, “Ranma non crederebbe mai che ho un appuntamento con Kuno. E non c’è modo in cui ne sia geloso - disgustato, sì - ma non geloso.”

Nabiki sembrò pensierosa per un momento. “Visto che Ranma sa che tu non daresti mai volentieri un appuntamento a Kuno, questo potrebbe giocare a tuo vantaggio,” ribatté, pensosamente. Un piccolo sorriso stava nascendo sul suo volto mentre l’inizio di un’idea prendeva forma. “Potrebbe immaginare da sé che sei sotto una sorta di incantesimo o qualcosa del genere,” fece spallucce.

“Ma non accadrà,” disse Akane, accigliandosi.

Nabiki sospirò frustrata guardando sua sorella. “La pensi come se fosse tutto sbagliato, Akane,” le disse. “Non c’è niente di male nel lasciargli credere che tu sia sotto una qualche maledizione. Oltretutto,” continuò. “Non si sa mai... potrebbe essere la spinta in più di cui ha bisogno.”

“Ma io non voglio indurlo con l’inganno a dirlo,” protestò lei, ricordando le parole dell’Oni.

Nabiki scosse la testa, guardandola un po’ seccata. “Non sto esattamente dicendo di ingannarlo,” disse lentamente. “Solo di... fuorviarlo un pochino.”

Akane la guardò dubbiosa. “Come può essere diverso da Shampoo che usa la spilla della discordia?” domandò.

“Perché,” replicò Nabiki, freddamente. “Non lo staresti forzando ad ammettere nulla - starebbe facendo tutto lui. Non è come se io fossi dietro di lui sussurrando ‘Hey, Ranma! Dille che l’ami - questo spezzerà l’incantesimo!’ Inoltre,” proseguì, “non è una solida garanzia che funzioni del tutto. Ma non puoi mai saperlo,” aggiunse con un’alzata di spalle.

“E se invece colpisse Kuno?” domandò Akane, ricordando i soliti modi di Ranma con il fastidioso Kendoista.

Nabiki si fermò. “Se ci prova, tu gettati davanti a Kuno per fermarlo. Sai che Ranma non farebbe nulla se ci sei tu fra loro. Aggiungi un paio di lacrime, e lui sarà in mano tua.”

Akane parve pensierosa per un attimo. C’erano molte cose che le piacevano, in quell’idea - ma altrettante che non le andavano giù. Ma, odiava ammetterlo, la parte più promettente del piano era che non c’era nessun altra idea a competere con quella... ed ora non c’era tempo per essere esigente.

“Beh, prendere o lasciare,” disse Nabiki, che sembrava improvvisamente disinteressata e annoiata. “Ma è tutto quello che posso inventarmi con così poco preavviso. Chiedimelo di nuovo domani, se non funziona. Magari allora avrò pensato a qualcos’altro.”

Akane annuì con fare assente, i suoi pensieri che vagavano. Non importava cosa sarebbe successo, doveva far sì che funzionasse - avrebbe anche potuto non avere un domani per tornare...


*----------*----------*


L’incontro con Nabiki era andato sorprendentemente bene. Non si era lasciata sfuggire nulla sulla Hannya, o sul patto che aveva fatto con lei. E più pensava al suo piano, più le piaceva. Nonostante detestasse il pensiero di fingere di essere innamorata di Kuno, sapeva che avrebbe potuto essere ciò di cui Ranma aveva bisogno per dirle quelle parole...

Dopotutto, quando lei aveva inghiottito la pillola che l’avrebbe fatta innamorare per un giorno, Ranma aveva voluto ritrasformarsi in un ragazzo solo per lei - e quello era stato soltanto per un giorno! La sua situazione con Kuno non sarebbe stata tanto diversa, cercò di convincersi.

Akane rinforzò la propria determinazione, dirigendosi fuori della porta verso il dojo, raccogliendo tutto il suo coraggio. Sapeva che Ranma era lì che si allenava - era l’unico posto in cui sapeva di poterlo trovare sempre, ogni volta che lui non era a tavola, divorando la cucina di Kasumi.

Con mano salda e sicura, Akane fece scivolare la porta scorrevole, solo per essere più vicina ad avere altre difficoltà. Ranma era là, davanti a lei, un’espressione sorpresa sulla sua faccia mentre guardava la sua fidanzata. Akane scacciò via il ricordo del suo sogno, sorridendogli impacciata.

“Ah, ehi, Akane,” disse lui, sorridente. “Che c’è?”

Akane arrossì, abbassando lo sguardo sul pavimento. “Veramente, stavo cercando te,” rispose, cercando di suonare indifferente.

Gli occhi di Ranma si allargarono, guardandola. “Me?” domandò, deglutendo nervosamente.
“Guarda, Akane, giuro che non ho fatto niente,” disse, sulla difensiva. “Quando mi sono svegliato lei era già...” s’interruppe, accorgendosi dello sguardo assente negli occhi di lei. “Ehm, comunque, è stato solo un malinteso,” terminò ingenuamente.

Akane lo fissò, colta di sorpresa. Di cosa diavolo stava parlando?, avrebbe voluto sapere. “Lo so,” replicò, cercando di fare del suo meglio per non suonare confusa dal suo commento. L’ultima cosa che voleva era litigare con lui. “Speravo solo che tu potessi incontrarmi al parco tra una mezzora,” disse, tentando di sorridere.

Ranma appariva visibilmente rilassato alle sue parole, e la mano gli scivolò inavvertitamente dietro la testa. “Ah, sì, certo,” disse, sorridendo. “Ma perché vuoi che ci incontriamo lì, Akane? Voglio dire, non possiamo semplicemente andarci insieme?”

Era tipico di Ranma essere gentile proprio quando lei era in procinto di mentirgli, pensò abbattuta. Scuotendo la testa, si accigliò. “Ho alcune cose da sbrigare, prima,” rispose, anche se dovette lottare contro un improvviso senso di colpa.
Lanciandogli un rapido sguardo, sorrise. “Ma ti aspetterò alla fontana, okay? E non fare tardi!” aggiunse velocemente, prima di voltarsi per andarsene.

Ranma annuì semplicemente.

Incedendo oltre le porte esterne, Akane si diresse verso la residenza privata Kuno. Sapeva che convincere Kuno ad andare con lei sarebbe stato facile - bisognava solo che convincesse se stessa a pronunciare le parole che la terrorizzavano...


*----------*----------*


Una mezzora dopo, Ranma si stava dirigendo al parco, tenendosi facilmente in equilibrio sul recinto di rete d’acciaio nel correre. Avrebbe voluto sapere perché, per prima cosa, Akane desiderava incontrarlo al parco... Aveva diverse idee; sperava solo che nessuna di quelle fosse esatta.

Non poteva negare che, da quando erano tornati dal viaggio, la sua fidanzata si era comportata stranamente. Non era necessariamente un cattivo cambiamento - infatti, per la verità gli piaceva, segretamente. Dopotutto, non era da tutti i giorni che la sua fidanzata, maschiaccio privo di fascino, si facesse in quattro per essere carina con lui. Ma, nonostante questo, lui ancora non riusciva a trovarsi a proprio agio con quel cambiamento.

Non era sicuro del come o del perché, ma sapeva che aveva qualcosa a che fare con Jusendou.

Jusendou.

Ancora adesso, tre giorni dopo, il solo menzionare quel posto gli faceva venire i brividi lungo la spina dorsale. Aveva cercato di liberarsi dei ricordi - aveva provato con la meditazione e con l’immergersi nelle arti marziali - ma nulla sembrava funzionare.

Non riusciva ancora a scacciare dalla sua mente l’immagine di Akane morente tra le sue braccia.

Da che erano tornati, c’era sempre stata quella paura nascosta in un angolo della sua mente. Una paura irrazionale che ancora qualcosa non andasse bene. Il che sembrava completamente sbagliato. Dopotutto, aveva seguito tutte le regole del caso - sconfitto l’uomo cattivo, salvato la ragazza - quindi perché sentiva che c’era ancora qualcosa fuori posto?

Ranma lanciò uno sguardo al cielo, infastidito dalla visione di nuvole nere che si addensavano sopra di lui. Grandioso, pensò arrabbiato, proprio quello che mi serviva - pioggia. Prima che potesse completare il pensiero, gocce di pioggia avevano cominciato a cadere, e presto si ritrovò più piccolo, più furioso, e donna.

Sospirando dalla frustrazione, smise di correre. Sapeva che il locale “da Ucchan” era lì vicino, e non poteva fare a meno di bramare dell’acqua calda ed un ombrello - e magari anche del cibo caldo. Nonostante avesse appena divorato alcuni dei manicaretti di Kasumi, sapeva di avere ancora spazio per una Okonomiyaki o due. Ed era anche già in ritardo, quindi che differenza faceva qualche minuto in più? Almeno, quando fosse arrivato, avrebbe potuto dire di essersi fermato in un negozio per prendere un ombrello per lei.

Inoltre, cercò di convincersi, Akane non sarebbe stata tanto stupida da aspettarlo in piedi sotto la pioggia. Probabilmente, appena aveva cominciato a piovere, lei aveva deciso di tornare a casa. Annuendo risoluto, Ranma cambiò velocemente direzione, dirigendosi verso il ristorante di Ukyo.

Poteva sempre parlare ad Akane più tardi, decise.


*----------*----------*


Akane s’infuriò silenziosamente correndo per le strade, cercando Ranma. L’ombrello che Kuno le aveva prestato volava dietro di lei mentre correva, sospinto dal vento. Nonostante facesse un buon lavoro nel proteggerla da gran parte della pioggia, piccole, occasionali raffiche di vento continuavano a spostarlo nel tentativo di metterlo in difficoltà. Il suo viso e le mani erano freddi mentre stringeva il manico, e malediva la propria stupidità per non essersi cambiata i vestiti nei pochi minuti che aveva usato per correre a casa. Aveva imparato a proprie spese che il vestito color rosa chiaro che aveva scelto specificamente per quella occasione non serviva a riscaldare. Aveva freddo, ed era bagnata e avvilita.

E sapeva che il tempo che le rimaneva stava lentamente scorrendo via...

Il suo fidanzato aveva mancato di venire al parco come aveva detto che avrebbe fatto e, come risultato, lei aveva dovuto difendersi da Kuno per un’intera mezzora mentre aspettava il suo arrivo. Il capoclasse aveva preso la pioggia come un segno degli Dei - affermando che avrebbero dovuto andare in una casa da té dove avrebbero riscaldato i loro corpi tanto quanto i loro cuori, ed era stato fastidiosamente insistente finché non avevano raggiunto la meta.

Avrebbe dovuto sapere che il piano non avrebbe funzionato.

Stare accanto a Kuno per cinque minuti era stato molto più di quanto lei potesse sopportare - fingendo che lui le piacesse, si era accorta che la cosa rasentava l’impossibilità - specialmente quando non sapeva se il risultato finale sarebbe stato quello di cui lei aveva bisogno. E dopo che il Kendoista l’aveva abbracciata per la centesima volta, aveva infine deciso che quando era troppo, era troppo. Con un calcio ben piazzato, lo aveva spedito in volo.

Ora, il suo piano era rovinato. Non aveva nessuna idea, il suo fidanzato non c’era, e il tempo stava scadendo.

E dove poteva essere Ranma? Akane diede uno sguardo alla vetrina di un altro negozio nel passare, cercando la familiare camicia rossa cinese e la treccia, solo per non trovare nulla. E perché, fra tanti giorni, proprio oggi quello stupido doveva farla aspettare, pensò furiosamente. Lanciando uno sguardo veloce all’orologio, Akane sentì il suo cuore stringersi dolorosamente nel petto.

Doveva trovarlo alla svelta.

Affrettando il passo, prese a dirigersi verso il locale “da Ucchan”. Sapeva che era un tiro a lunga distanza, ma se lui non era casa, sapeva anche che c’erano buone possibilità che fosse con Shampoo o con Ukyo. Ricordando il suo sogno, Akane fece del suo meglio per combattere la rabbia e la gelosia che riaffioravano al solo pensiero.

Pregò, per il bene di entrambi, che lui fosse da qualche altra parte...


*----------*----------*


Ranma, intanto, era da Ucchan. L’artista marziale era seduto di fronte alla sua “fidanzata carina”, e si agitava nervosamente. Le parole “Ran-chan, dobbiamo parlare,” avevano riacceso in lui una paura che poche altre parole avrebbero potuto. Sperava solo che non fosse qualcosa di eccessivamente serio. Akane si sarebbe già arrabbiata parecchio per il suo ritardo - l’ultima cosa che voleva era avere un’altra donna arrabbiata a suo carico.

“Allora, che c’è Ucchan?” domandò. Cercò di suonare indifferente e incurante, ma si trovò a fallire miseramente.

Ukyo si sedette ragguardevole davanti a lui, le mani in grembo. Ranma la guardò nervosamente, a disagio con la ragazza seria e determinata che gli sedeva di fronte. Guardando momentaneamente altrove, tentò di distrarsi gettando uno sguardo nella stanza di lei - come sempre, era per lo più vuota e spoglia. Un piccolo futon e una cassettiera erano l’unico arredo: non poteva evitare di compararla a quella di Akane, la cui stanza sembrava sempre riempita con di tutto e di più - un barbo, un giornale, un libro di scuola. Non si era mai accorto di quanto le due ragazze fossero diverse tra loro... e non riusciva a credere che due camere da letto potessero essere così differenti.

“Deve essere destino,” disse Ukyo infine, alzando lo sguardo su di lui mentre rideva affabilmente. “Sei venuto proprio quando stavo pensando a te.”

“Ehm, certo,” disse Ranma goffamente, muovendosi a disagio sotto il suo sguardo. “E grazie per avermi dato l’acqua calda,” aggiunse, accennando al suo attuale aspetto fisico. “Non pensavo che oggi avrebbe piovuto.”

“Non è niente,” replicò Ukyo, sorridendo.

“Allora, cosa c’è, Ucchan? Di cosa volevi parlarmi?”

La sua amica d’infanzia lo guardò, per poi riportare velocemente il suo sguardo al pavimento. “Bene,” disse piano, la sua voce appena tremante malgrado i suoi sforzi per controllarla. “C’è qualcosa che ho bisogno di sapere: qualcosa che vorrei sapere già da molto tempo.” Fece una pausa, tornando a fissarlo, la sua mascella irrigidita con risolutezza. “Ranma,” domandò. “Tu ami Akane?”

La bocca di Ranma si spalancò per la sorpresa mentre la guardava. Ukyo, comunque, non aspettò una sua risposta. “Quello che voglio dire,” proseguì, arrossendo furiosamente, “è che ho sentito di ciò che è successo a Jusendou, e poi con il tuo matrimonio...” deviò, scuotendo la testa con determinazione. “Ranma,” ripeté, la sua voce salda. “ho bisogno di sapere di chi sei innamorato. Se non è lei, allora significa che sono io, giusto?”


Ranma emise un respiro profondo, fissando arrabbiato fuori della finestra. “Diamine,” si lamentò, arrossendo un po’. “Perché la gente continua a chiedermelo? Prima Akane, ed ora tu?”

Gli occhi di Ukyo si allargarono per lo stupore, e lei si protese in avanti. “Quindi non la ami?” chiese conferma, la sua voce speranzosa. “Cioè, ho sempre pensato che non l’amassi, ma volevo esserne sicura,” aggiunse velocemente. Il suo viso era raggiante di felicità nel guardarlo.

Ranma fissò il pavimento, sfuggendo agli occhi di lei. Prendendo un respiro profondo, rialzò lo sguardo verso la ragazza. “Ukyo,” disse dolcemente, in tono di scusa. “Io non posso sposarti... Lo sai questo, vero?” Guardò, tormentato dal senso di colpa, il suo volto abbassarsi e le lacrime cominciarono a raccogliersi nei suoi occhi.

Lei scosse la testa, ricacciando indietro le lacrime. “Certo che puoi,” replicò quietamente, fissandosi le mani. “Tu non la ami, quindi non c’è niente che possa impedirtelo.”

“Non ho detto che...” Ranma si fermò e sospirò. “Vedi, la verità è che io e Akane ci sposeremo, che lo vogliamo o no. E’ solo questione di tempo.” Si interruppe, guardandola con la coda dell’occhio. “Ma voglio che continuiamo ad essere amici, Ukyo - non importa ciò che accadrà.”

Ukyo alzò lo sguardo, adirata e con gli occhi spalancati. “Amici?” chiese incredula. Rise amaramente, mordendosi il labbro tremante, il suo corpo scosso nonostante cercasse di controllarsi. “Mi hai mai vista come qualcosa di più?” domandò incerta, piena di risentimento.

Ranma rimase in silenzio.

“Non è giusto,” continuò arrabbiata, asciugandosi le lacrime. “Come potevo avere una possibilità, quando tu ti rifiutavi di ammettere il fatto che ero solo un’amica?”

“Ukyo...” Ranma la guardò vulnerabile, incerto su cosa dire. Odiava vederla così triste e addolorata.

Improvvisamente, Ukyo alzò la testa e lo fissò direttamente, uno sguardo indecifrabile nei suoi occhi, mentre sembrava prendere una qualche decisione a lui sconosciuta. Poi, prima che Ranma potesse accorgersi di cosa stesse succedendo, Ukyo lo aveva raggiunto e stava premendo fermamente le labbra contro le sue. Ranma s’irrigidì, non sapendo come reagire...

... E Akane lasciò cadere il suo ombrello nel guardare attraverso la finestra - non credendo ai suoi occhi. Il suo corpo era intorpidito e lei si volse indietro, l’ombrello completamente dimenticato mentre scendeva le scale alla cieca.

Nella stanza da letto, Ranma aveva infine allontanato Ukyo da sé. Guardò la sua amica, un’espressione preoccupata sul suo volto. “Ukyo,” disse, gentilmente, tranquillamente. “Mi dispiace, non...”

Ukyo scosse il capo, fermandolo. Lacrime fresche si raccolsero nei suoi occhi mentre puntava lo sguardo altrove. “Vattene,” gli disse, indicando la porta.

Ranma si alzò in piedi. “Stai bene?” domandò, preoccupato.

Il dito di Ukyo rimase in aria, indicando silenziosamente. Lei restò calma, e continuò a rifiutarsi di guardarlo.

Arrendendosi, Ranma aprì la porta e uscì dalla stanza. Si voltò un’altra volta, fissò tristemente Ukyo. Non avrebbe voluto ferirla, ma sapeva di non poter lasciare che lei si prendesse in giro...

Più silenziosamente che poté, chiuse la porta. E lì, giacente a terra ai suoi piedi, c’era, abbandonato, un ombrello bagnato.

Da dove veniva? Si chiese, chinandosi per prenderlo.

Stringendolo tra le mani, Ranma scese le scale, per fermarsi quando si accorse dell’espressione di Konatsu. “Cosa c’è?” domandò, una paura improvvisa che si dibatteva nel profondo della sua mente.

Il Kunoichi inclinò la testa nel guardarlo. “Spero non le dispiaccia che io lo chieda,” disse timidamente, “ma potrei domandare cosa è successo al piano di sopra? Quando la signorina Akane è corsa via da lì, stava piangendo terribilmente.”

Ranma si fermò di colpo. “Akane?” Guardò l’ombrello, poi tornò a fissare Konatsu. “Akane era qui?”

Konatsu annuì.

Un’espressione di orrore attraversò il volto di Ranma e lui abbassò lo sguardo sull’ombrello. E poi, senza altre parole, corse via dal ristorante.



Fine del Capitolo 4



Note dell’autrice

Non preoccupatevi, trovere ciò che la Hannya ha detto nel sogno di Akane nel prossimo capitolo, quindi non pensiate che io l’abbia buttato lì e poi me ne sia dimenticata. =)

Confessione: Per Konatsu, l’ho chiamato Kunoichi. Ad essere onesta, non avevo idea di cosa significasse. Penso voglia dire “donna ninja” - o qualcosa del genere - ma l’ho sempre associato al suo nome, per qualche ragione, quindi pensavo, da qualche parte nel profondo della mia mente, “so quello che sto facendo”. Quindi, finché qualcuno non mi invii una e-mail e mi dica che si tratta di un dolce tipico giapponese o qualcosa di simile, credo che continuerò ad usare questo termine nella mia testa...

Spero che questa storia vi sia piaciuta fino ad ora... Mancano solo uno o due capitoli! Beh, quando l’ho cominciata, credevo di finirla in tre capitoli - dunque è ovvio che non sono mai stata brava nel giudicare questo genere di cose... ^^



Note della traduttrice

Salve a tutti, utenti di EFP! -_^

Innanzitutto, partiamo con il colmare gli eventuali dubbi che lascia la nostra mitica Angela Jewell.
La parola Kunoichi significa realmente Ninja donna, benché non sia riuscita a trovarne la radice. (Mi dispiace, ma dovrete accontentarvi! XD)

Per chi volesse poi saperlo, i capitoli mancanti (quelli che devo - in parte - ancora tradurre) sono sul serio due, più l’epilogo (povera me, in che guaio mi sono cacciata! XDD..).

Bene, vorrei intanto ringraziare tutti coloro i quali hanno voluto seguire ancora Three Days to Say I Love You, e chi ha posto fiducia in me (vorrei dirvi che fate male, ma non vorrei spaventarvi.. -_^); a questo proposito, colgo l’occasione per ringraziare ancora una volta ChiuEs per avermi permesso di continuare la traduzione di questa fanfiction (non riterrò mai abbastanza i ringraziamenti! Grazie, grazie, grazie!), e chi ha recensito:

Robbykiss

akane_val

gabrychan

TheBestLady

Goten

DolceMella

lavs684

Laila

Vi ringrazio di tutto cuore per le recensioni: sono felice che il mio “adattamento” non vi causi problemi o noie, ma per qualunque cosa/critica/consiglio, ci tengo a ricordarvi che accetto tutto di buon grado: quindi sentitevi libere/i di dirmi ciò che sentite! ^^

E ricordate: come scrive sempre Angela Jewell (anche se finora non l’ho ancora tradotto)

Reviewers = motivation to write
(Recensioni = motivazione per scrivere)

Continuate a seguirci! -_^


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