Volevo dirti che ti amo

di Stiaref
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Incipit / Pain ***
Capitolo 2: *** Hope ***
Capitolo 3: *** I'm with you ***
Capitolo 4: *** I don't let you alone ***



Capitolo 1
*** Incipit / Pain ***


Volevo dirti che ti amo

- Incipit -

Pain

 

Dicono che l'amore faccia bene al cuore... è vero.

Solo, nel momento in cui credi che tutto sia perfetto, nel momento in cui credi di essere davvero felice, tutto scompare, lasciandoti una voragine dentro al petto;

una voragine che brucia senza sosta squartando quella piccola parte di cuore che ancora ha la forza di andare avanti.

 

Ebbene sì, è così che mi sento: vuota, inutile.

Oramai, sono un corpo che cammina animato solo dal sostegno di chi ancora mi vuole bene, delle persone che mi amano, come mio padre, Charlie; che non ho la minima idea di come faccia a sopportarmi, a starmi così vicino, nonostante tutto quello che gli ho fatto passare.

Forse era destino che andasse così, era già tutto scritto. Dopotutto io, misera umana, come potevo anche solo pensare di essere amata da uno come lui? Da un essere tanto perfetto tanto irraggiungibile.. Illusa. Sono stata un'illusa, sciocca umana... e masochista.

Sì, perché alla fine tutto quello in cui ho sperato mi ha inevitabilmente portato altro dolore... in fin dei conti, me la sono cercata, altroché.

Da quando mi sono trasferita qui a Forks, sono riuscita solo a portare disgrazie a chi mi è stato intorno, dovrei andarmene, non farmi più vedere; ma so già che non ci riuscirei, non posso semplicemente scappare – inutilmente – da un dolore senza fine, non posso dimenticare... neanche volendo. Senza contare che così farei soltanto soffrire mio padre, che non desidera altro che la mia compagnia e la mia... com'è che si chiama? Ah già, felicità.

Quasi mi vien da ridere. Io, felice? Proprio io?

Che amarezza, devo aver fatto qualcosa di davvero terribile in una vita precedente per meritarmi tutto questo dolore, e soprattutto quella nuvola di malasorte che mi segue ovunque vada.

Edward... come può un singolo nome, causarmi tutte queste sofferenze? Ogni volta che lo penso, ogni volta che penso a quello che c'è stato e a quello che invece sarebbe potuto essere, la voragine si spalanca sempre di più, se possibile.

Sento come una fitta allo stomaco, un groppo in gola, per non parlare degli incubi che ogni dannata notte mi perseguitano.

Dio, è come se cadessi in un pozzo senza fondo, senza uscita; come se sprofondassi in un abisso infinito, e non avere più la forza per tornare a galla a respirare, a vivere.

Solo una persona riesce in qualche modo, ad alleviare il mio dolore, o almeno, a metterlo da parte per un po, finché non rimango di nuovo sola, perché è in quei momenti che mi colpisce maggiormente; quando abbasso le difese, quando divento più fragile.

Solo con questa persona riesco a sopportare la mia vita.

E questa persona è il mio sole personale: Jacob.

 

***

 

Angolo dell'autrice

Ehilà! Salve a tutte, eccomi qua con la mia primissima fan fiction di questa splendida saga che ci ha rapito il cuore *_* Vi prego ditemi che come prologo non è venuto poi così orrendo ç__ç

Ci tengo molto alla vostra opinione, e vorrei sapere se può essere almeno definito accettabile *^*

Ok, bando alle ciance xD Vorrei conoscervi un po per sapere se quello che ho in mente possa piacervi o meno ^_^ Voi siete... TEAM JACOB o TEAM EDWARD? *^*

Io non dico niente, anche se probabilmente avrete già capito quale sarà la futura coppietta di questa fic x'D Vi chiedete il perché di questa mia folle idea? Eccovi accontentate: mi sono chiesta “Perché non dare anche al cuccioloso Jake un'opportunità per conquistare la nostra Bella? E se Edward non tornasse?” Muahahah chissà come si svolgerà la storiaa? Beh io credo di saperlo xD

Comunque sia, non mancheranno i colpi di scena! Ma soprattutto, sarà vero quello che ho appena scritto sopra? Edward tornerà prima o poi? Tutto questo lo scoprirete nel prossimo episodio! XD

Ahahah ok, basta. Non vorrei che mi lanciaste i pomodori dietro ^_^'

Mmh... un'altra cosa: secondo voi Jake dovrebbe essere già licantropo a questo punto? Non vorrei annoiarvi troppo con la trasformazione e i giorni in cui, per questo motivo, starà separato da Bella. Che ne dite? Facciamo che sia già in grado di trasformarsi? ^_^'

Beeeeh, grazie dell'attenzione :D

Aspetto le vostre recensioni! (Spero positive ç_ç)

Ditemi che ne pensate perché, vi ripeto, ci tengo TAAAANTISSIMO alle vostre opinioni :')

Detto questo, al prossimo capitolo! Rispondete alle domande mi raccomando! :D

Baci baci!

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Capitolo 2
*** Hope ***


Volevo dirti che ti amo

Chapter 02:

 

Hope

 

Mi svegliai di soprassalto, sempre per l'ennesimo incubo.

Guance arrossate, lacrime agli occhi, respiro affannato, fronte imperlata dal sudore; ero a pezzi.

Guardai l'ora, erano appena le sei del mattino.

Mi voltai verso la finestra: un altro giorno di pioggia.

Mi soffermai con lo sguardo su un punto indefinito fra gli alberi, immersa nei pensieri.

In qualche modo, era come se il tempo andasse secondo il mio stato d'animo.

Sbuffai. Andai in bagno e mi sciacquai il viso; preferii non guardarmi allo specchio, e presi tutto l'occorrente per una doccia risanante. Era tutto ciò di cui avevo bisogno, in quel momento. Il getto dell'acqua fresca scacciò via ai pensieri negativi e cercai di rilassarmi al meglio per poter affrontare un'altra noiosa, monotona, mattinata di scuola.

Chissà se sarei riuscita ad andare avanti, a dimenticare. La risposta? No, impossibile.

Scossi la testa e mi avvolsi nell'asciugamano, mi frizionai i capelli e li asciugai, dopodiché tornai in camera mia e mi preparai per la scuola.

Scesi le scale svogliatamente, e trovai mio padre in cucina, pronto per andare a lavoro.

«Buongiorno Bella» mi salutò, sorpreso nel trovarmi già alzata e vestita – in genere la mattina mi alzavo sempre dopo che lui era già uscito -.

«'Giorno papà» mi avvicinai e mi versai un bicchiere d'acqua .

«Come mai già in piedi?» mi chiese, osservando la mia reazione. In questi ultimi mesi mi riempiva di attenzioni, preoccupandosi per ogni sciocchezza.

Era vero che ero particolarmente vulnerabile, ma alle volte esagerava, mettendomi a disagio.

«Stamani ho il compito di biologia, vorrei essere a scuola in anticipo» era vero, o almeno, lo era in parte.

«Capisco» borbottò sistemandosi la giacca. Fece una pausa, cercando le le parole giuste. Poi continuò «Bella, tesoro... non so più come dirtelo» restai ad ascoltarlo, con lo sguardo basso «sei giovane, non puoi rovinarti la vita in questo modo, tu devi... riuscire a dimenticarlo, devi vivere Bella! Non frequenti i tuoi amici da quanto? Più di tre mesi? Apri gli occhi: lui non tornerà più, devi accettarlo! Vivi Bella! Se può farti stare meglio... vai a Jacksonville, da tua madre. Forse cambiare aria ti aiuterà. Io... tesoro, non posso più vederti così!» sbottò esasperato. Sentii una fitta dentro, mi faceva male il petto. Mi era stata appena sbattuta la verità in faccia, nient'altro che l'amara verità. Finalmente lo guardai in faccia, e vidi sul suo volto lo sguardo disperato di un padre in pena per la figlia, mi si strinse il cuore, un'altra fitta...

Aveva ragione, dovevo accettare la realtà, per quanto dolorosa poteva essere... dovevo andare avanti, in qualche modo. Così lo stavo solo facendo soffrire, e non volevo che stesse male per colpa mia...non più. Non se lo meritava.

«Io.. hai ragione papà, solo... non voglio andarmene da qui» No, non potevo farlo.

«Bella, neanche io voglio che tu te ne vada. Credimi. Ma se può farti stare meglio, io...»

«No, papà. Ti prego fammi restare...io... starò meglio» feci una pausa, dovevo trovare una soluzione «oggi vado... da Jake» soffiai quelle parole consapevole che mi avrebbe fatto bene rivedere il suo sorriso, e poi, dovevo ammettere che mi era mancata la sua presenza. Sì, sarei andata a trovarlo.

«Oh... bene. Mi fa davvero piacere Bella, così ti distrarrai un po. Adesso sono più tranquillo... brava, devi superare questa cosa una volta per tutte, e sono sicuro che la compagnia di Jacob ti aiuterà molto. E' un bravo ragazzo» sollevato, nonché entusiasta della notizia appena ricevuta, si avvicinò a me e mi strinse in un abbraccio affettuoso. Ricambiai, con una nuova speranza nel cuore.

 

A scuola, le ore di lezione sembravano non finire mai; poi, a mensa decisi di sedermi al tavolo con i miei vecchi amici. – in genere me ne stavo seduta al suo posto, distaccandomi da tutto e da tutti, dal mondo intero - Presi una mela e una bottiglietta d'acqua e con lo sguardo scorsi, al centro della sala, il tavolo con i miei amici.

Sollevata, ma un po in ansia – mi avrebbero accettata? - mi avvicinai a loro, c'erano tutti: Angela, Jessica, Mike, Eric, Tayler e infine Lauren – anche se per quest'ultima il termine “amica” non era proprio adatto: non mi aveva mai sopportato – Giunta vicino al gruppo, salutai, cercando di sembrare il più normale possibile.

«Ciao ragazzi... posso sedermi con voi?»

L'unica a rispondermi fu Angela -la ragazza con la quale avevo instaurato un rapporto più stretto – «Ma certo Bella! Siediti pure» Così, mi misi fra lei e Jessica, che come gli altri non aveva aperto bocca, ancora sconvolta che mi fossi fatta viva.

Li guardai uno alla volta: Mike mi sorrise, Lauren rimase impassibile, Eric e Tayler tornarono con i volti sui loro vassoi, non sapendo cosa dire; mentre Jessica mi lanciò una battutina.

«Finalmente ci degni della tua presenza, quale onore!» abbassai lo sguardo, non sapevo cosa risponderle.

Dopo un po riuscimmo a tirare su dei discorsi sensati, parlammo normalmente del più e del meno - evitando l'argomento Cullen – e tutto sembrò tornare come prima.

Le lezioni successive passarono abbastanza in fretta, e quando uscii mi diressi nel parcheggio, verso il mio pick-up scolorito; sollevata dal fatto che, visto che era sabato, non ne avrei più saputo di scuola fino a lunedì.

Arrivata a casa, preparai il pranzo, e dopo un quarto d'ora Charlie tornò a casa.

Mentre pranzammo, mi chiese come fosse andata a scuola e non appena gli dissi che avevo provato a riallacciare i rapporti con i miei amici, non ne fu che felice.

Appena finito di mangiare sparecchiai mentre Charlie andò, come al solito, sul divano a guardare la TV. Pulii il tavolo e rigovernai i piatti sporchi, poi mi diressi in camera mia a fare i compiti. Finii che erano appena le quattro del pomeriggio, decisi di andare, dovevo farlo per Charlie, per me stessa.

Scesi di sotto, salutai mio padre, e uscii di casa.

Il tragitto in auto fu abbastanza breve, arrivai a La Push alle quattro e un quarto, il rombo del pick-up era a dir poco assordante, tanto che vidi Billy affacciarsi alla finestra e pochi secondi dopo un Jacob sorpreso che usciva di casa.

Un Jacob... diverso. Era molto più alto e robusto – non sembrava affatto due anni più piccolo di me - rispetto all'ultima volta che lo avevo visto, si era tagliato i capelli e... si era fatto un tatuaggio?

Fui molto più sorpresa io di quanto non lo fosse lui nel vedermi.

Mi corse incontro e mi abbracciò di slancio, sollevandomi da terra «Bella!» che era felice era dir poco; e anche io ero felice, la sua gioia mi contagiava... era una bella sensazione tornare a sorridere dopo tanto – troppo – tempo.

Un momento... avevo sorriso veramente? Era incredibile l'effetto che Jacob aveva su di me, mi faceva stare bene.

«Ciao Jake!» lo salutai con entusiasmo, mi era mancato tanto.

«Che bello vederti! Che ci fai da queste parti?» dolce come sempre.

«Beh... diciamo che avevo voglia di vederti» sorrisi, di nuovo . Lui si illuminò «sei cambiato» affermai.

«Eh già, non immagini quanto» fece un sorriso amaro che non capii, chissà, prima o poi ne avremmo riparlato.

«Mi sei mancato Jake» confessai. Vidi il suo sorriso allargarsi ancora di più, se possibile.

«Anche tu mi sei mancata... da quando hai iniziato a frequentare i succh... emh, i Cullen, è diventato praticamente impossibile passare un po di tempo insieme» Ed ecco un'altra fitta, con un braccio mi strinsi il petto per cercare di fermare il dolore, gesto inutile.

Jacob parve accorgersene, lo vidi dal suo sguardo dispiaciuto.

«Scusa» era sincero, sapeva lo stato in cui ero caduta negli ultimi mesi, probabilmente glie lo aveva riferito Billy, sempre in contatto con mio padre.

«Fa niente. Ormai... è acqua passata» Dio quanta fatica pronunciare quelle parole, a coglierne la realtà.

«Beh? Che ti va di fare?» fece per cambiar discorso, sapeva che parlare di quell'argomento mi metteva a disagio «Che ne dici di una passeggiata sulla spiaggia?» propose. Dire che era al settimo cielo non bastava. Adoravo il suo carattere così spontaneo e incredibilmente solare e luminoso. Mi faceva star bene: se lui era felice, lo diventavo anch'io, incondizionatamente.

«Certo, volentieri» accettai con piacere. Quanto tempo era passato dall'ultima volta che passeggiammo sulla spiaggia di La Push? Quando mi raccontò... no, basta. Basta pensarci, basta.

Non potevo rovinami una così bella giornata in compagnia del mio sole.

No, era escluso.

Jake non se lo meritava.

Decisi di divertirmi, dopo tanto tempo passato all'ombra di un cuore spezzato.

Jacob oramai era la mia salvezza, lo era sempre stato.

Lui era il mio porto sicuro, il mio sole pronto a scaldarmi in ogni volta che ne avessi bisogno. Mi stava aiutando e io mi sarei fatta aiutare.

Dovevo continuare a vivere; per me, e per chi mi voleva bene.

Camminammo sull'immensa spiaggia, il luogo che ci rappresentava di più, consapevoli di una nuova speranza, una speranza che avrebbe riempito i nostri cuori.

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Capitolo 3
*** I'm with you ***


Volevo dirti che ti amo

Chapter 03:

I'm with you

 

 

Parlammo del più e del meno, seduti sul nostro tronco sbiadito, non avevamo molto da raccontarci. O almeno, per me era cosi. Da una parte avevo voglia di parlare, di alleggerire il peso che mi opprimeva, ma dall'altra c'era qualcosa che mi bloccava, la parte che non voleva sfiorare l'argomento.
D'un tratto Jacob si fece pensieroso.
«Bella?» mi domandò, dopo un po che stavamo in silenzio, chissà cosa lo turbava.
«Si?» Risposi, attenta.
«Forse, sarebbe meglio... Se...»
«Se?» Ripetei, incitandolo.
«Beh, è difficile da spiegare» si volto verso il mare «Forse... è meglio se, ci andiamo piano... Credo sia meglio per te se...»
«Jake, non vuoi più vedermi?» Mi misi in piedi. Faceva male dire quelle parole ma continuai lo stesso, dovevo spiegargli che avrei capito, che lo avrei accettato.

«Posso capirti.. Non ti preoccupare, non mi arrabbierò con te, non potrei mai. Io... ti lascerò andare» Tenevo lo sguardo basso, gli occhi iniziarono a pizzicarmi. No, non dovevo assolutamente piangere, non ora almeno, non ora che gli avevo appena detto di non preoccuparsi; no, altrimenti non sarei stata affatto credibile.

Anche il mio sole mi stava abbandonando? La mia unica speranza di sopravvivere.. Per me era la fine.

Perché la mia vita mi riservava tutto questo dolore? Perché?
Domande, domande.. Tutte con la stessa risposta: ero io che non andavo. Io sapevo solo far soffrire le persone a me care, inevitabilmente. Esercitavo un'aura negativa che avrebbe coinvolto chiunque mi fosse stato vicino. Io ero sbagliata, non sarei mai dovuta esistere, la vita delle persone che amavo sarebbe stata più semplice senza di me. Ed anche Jacob lo aveva capito. Dovevo accettarlo, dovevo riuscire a non pensare a come sarebbe stata la mia vita senza il sole, il mio sole.
Resto in silenzio qualche minuto, con uno sguardo indecifrabile che passò dallo sconvolto ad un espressione... Rabbiosa? Poi si alzò di scatto e mi afferrò per le spalle, in una stretta leggera, ma sicura e determinata.
«No Bella! Io ti voglio!» Che cosa...

Potevo giurare di aver visto un leggero rossore sulle sue guance bronzee. No, impossibile. Eppure...

«Cioè...» Si schiarì la voce, poi continuò «Voglio continuare a vederti Bella, io... ci tengo a te, è per questo che...» Voleva rassicurarmi, ma poi si fermò un attimo diventando sempre più furioso. Che stava succedendo?

«Dannazione! Adesso che finalmente...» in quel momento aveva un'espressione mista fra rabbia e dolore «Bella io... la tua vita non è al sicuro se resti al mio fianco, ma non posso resistere ancora dallo starti lontano» ancora... aveva detto ancora. Che voleva dire?

E poi perché era pericoloso stargli accanto? Non ci capivo più niente.

Questa situazione mi era talmente familiare... Basta! Dovevo pensare a Jake, dannazione!

«C-che vuoi dire?» La mia voce era un sussurro.

«Bella, quanto vorrei poterti dire ogni cosa... Solo, è complicato» ma che diamine significavano quelle parole? Cosa c'era da sapere?

«Jacob, non riesco a capire. Aiutami per favore» la mia era una supplica, mi tremava la voce, ed iniziavo ad avere paura. Paura di perderlo.

«Bella tu... in realtà lo sai già»

«I-io lo so già?» Cosa? Come potevo saperlo? La straziante sensazione che di lì a poco ogni cosa sarebbe cambiata non ne voleva sapere di abbandonare la mia mente. Il mio cuore.

Cosa sarebbe successo? Avrei perso per sempre il mio sole?

 

Jacob POV

Le avrei detto tutto? Ma soprattutto: lo avrebbe accettato? Mi avrebbe accettato?

O sarebbe scappata via? Sicuramente sì...

Si sarebbe allontanata da me, l'avrei persa per sempre, ora che ci stavamo finalmente riavvicinando...

Avrei potuto solo osservarla da lontano, dietro le quinte. Come avevo sempre fatto, del resto. Sin da quando era ancora fra le braccia di quello schifoso succhiasangue.

Quell'essere ripugnante che l'aveva drogata, ipnotizzata e poi abbandonata come un cane, lasciandola al suo destino; lasciandola nel baratro più totale del suo dolore.

Non lo avrei mai perdonato per questo. Mai.

Ogni volta che mio padre mi raccontava come fosse diventata la vita di Bella, come quella fetida feccia l'aveva ridotta, e di come soffrisse Charlie a vederla spenta, priva di quella luce negli occhi che tanto amavo, priva del suo essere; era una pugnalata in pieno petto.

Ogni dannata notte andavo da lei, a controllare che stesse bene, che almeno il suo sonno fosse in pace.

La finestra era sempre aperta, forse sperava che il so succhiasangue potesse tornare da lei un giorno. Mi sentivo un groppo in gola, un dolore lacerante in mezzo al petto.

Come poteva aspettarlo ancora dopo tutto quello che le aveva fatto passare? Che stava tutt'ora passando...

Lui non sarebbe mai tornato, mai. Perché se solo ci avesse provato, lo avrei rispedito da dove fosse venuto a calci nel didietro, se non addirittura ucciderlo, avrei potuto farlo senza problemi, non aspettavo altro.

Non doveva più illuderla e farla soffrire. Non glie lo avrei permesso, per nessuna ragione al mondo.

Ogni volta che entravo nella sua camera, la trovavo con il volto contorto in un'espressione di dolore, le guance bagnate dalle lacrime che continuavano a rigarle il volto nonostante stesse dormendo. Era una visione orribile, ogni volta che la trovavo in quello stato sentivo il cuore andarmi in frantumi; mi sedevo sul letto accanto a lei, la accarezzavo per darle conforto, per farle capire che, anche se non lo sapeva, io avrei sempre vegliato su di lei. Sempre, sempre e ancora sempre.

Prima di andarmene la coprivo in modo che non sentisse freddo, e silenzioso come un ricordo, me ne andavo dopo averle lasciato un leggero bacio sulla guancia, un bacio che racchiudeva tutto il mio amore per lei.

Provavo dolore, soffrivo con lei, e mi odiavo; odiavo me stesso per non esserle potuto stare accanto a consolarla, a farle tornare il sorriso, la voglia di vivere.

Odiavo l'essere che ero diventato, l'essere che mi impediva di starle accanto come desideravo. Quello stesso essere che aveva cambiato la mia esistenza.

Ero un licantropo adesso.

Anche se col passare del tempo avevo imparato ad accettarlo, a convivere con quest'altra metà di me stesso, perché mi sarebbe stata d'aiuto a proteggere la mia Bella.

Poteva servirmi come sfogo personale, per sentirmi rinascere e far scatenare la mia natura selvaggia.

Ma la paura restava, la paura di farle del male, di poter perdere il controllo anche solo per un istante. Ne ero terrorizzato; per questo, le avevo detto che non era sicuro per lei stare con me. Ma non le avrei mai fatto del male, mai. Lo sapevo, non l'avrei mai ridotta in quello stato, non io. Io l'avrei protetta da tutto e da tutti, dando la vita se necessario.

Sì, lo avrei fatto, perché l'amavo con tutto me stesso. Dio se l'amavo...

L'amavo da morire e volevo gridarlo al mondo intero, l'amavo come non mi era mai successo in tutta la mia vita.

Sin da bambini, quando giocavamo insieme, sentivo che lei era speciale; non era come gli altri, lei era la fonte del mio sorriso, e lo è ancora adesso.

Quando l'avevo vista venire da me, nella mia riserva, il mio cuore era letteralmente esploso di gioia ed incredulità al tempo stesso. Lei era venuta da me, mi cercava, cercava in me quella speranza che l'avrebbe aiutata a sopravvivere al suo dolore.

Ed io l'avevo accolta a braccia aperte, perché era vero: io ero la sua unica via d'uscita dal suo dolore opprimente. Io l'avrei salvata, solo io potevo farlo. E ne ero totalmente felice, felice di rivedere il sorriso sulle sue labbra, felice di vederla vivere.

Ma la paura restava...

Perciò volevo avvertirla, dirle che, nonostante tutto, sarebbe potuta essere in pericolo standomi vicino. Questa consapevolezza mi attanagliava.

Basta, basta pensarci. Io non le avrei mai fato del male.

Fu questo a darmi il coraggio per continuare il discorso.

Prima per poco non le rivelavo i miei sentimenti, così, di punto in bianco.

No, non era il momento giusto, non ancora. Dovevo aspettare che si fosse ripresa del tutto,così che potesse essere libera di scegliere, libera di poter amare ed essere finalmente felice.

Mi corressi subito, alquanto imbarazzato. Le dissi che in realtà, lei sapeva già il mio segreto.

Fu la volta in cui, passeggiando sulla spiaggia, poco dopo il suo arrivo qui a Forks, le raccontai le antiche leggende dei Quileute e delle sanguisughe.

Sarebbe stato più facile quindi, se avesse ricordato; sarebbe stato più facile per tutti, non volevo che ci fossero segreti tra noi, volevo sentirla vicino a me e poterle raccontare ogni cosa liberamente. Era importante che sapesse.

Mi rifiutavo di pensare alla possibilità che si allontanasse da me, che mi temesse, non ne sarei uscito vivo.

«I-io lo so già?» Vidi la sua espressione spaesata e preoccupata al tempo stesso, non aveva idea di cosa stessi parlando, glie lo si leggeva negli occhi.

«Bella, ricordi la prima volta che passeggiammo qui a La Push?» Le chiesi ansioso.

Ci pensò un attimo, poi annuì.

«Beh... ricordi anche cosa ti dissi?» Procedevo con calma, non volevo confonderla più di quanto non fosse già.

«S-si... mi parlasti delle leggende sui... freddi» Notai un brivido percorrerla e si strinse le braccia al petto, ma non per il freddo.

Lei non sapeva che io sapevo.

«Credo di sapere perché ricordi solo quelle...» Affermai, impassibile.

Lei mi guardò interrogativa. Risposi subito alla sua domanda silenziosa.

«Bella, so tutto tranquilla. Solo... non ricordi altro?» Okay, forse avevo esagerato.

Qualcosa mi disse che quello che stava per dirmi, non era affatto la risposta alla mia domanda.

«Cosa? C-cosa sai Jacob?» Appunto.

«Bella» dovevo stare attento a non ferirla «so dei Cullen»

Il suo cuore perse un battito, potevo sentirlo. Impallidì di colpo, cercai di calmarla.

«Bella, respira... non è successo niente, tranquilla» seguì il mio consiglio e tornò a respirare, sapevo che di lì a poco mi avrebbe riempito di domande.

«Da quanto... d-da quanto lo sai?» le tremava la voce.

«Diciamo che l'ho saputo poco dopo il loro arrivo in città» Era la verità. Infatti, subito dopo il loro arrivo, subii la trasformazione che mi avrebbe cambiato la vita.

Bella non rispose,sembrava stesse elaborando tutte le informazioni ricevute.

Le sfiorai un braccio «Bella va tutto bene?» Era gelata.

«Si» un comune essere umano non avrebbe di certo sentito la sua voce, mosse a malapena le labbra.

«Vieni qui» la avvolsi in un abbraccio, così si sarebbe riscaldata. Mi mancava il contatto con il suo corpo, mi stavo inebriando del suo dolce profumo.

«Va tutto bene...ci sono io adesso. Devi stare tranquilla» Le accarezzavo i capelli e sentivo che ad ogni mio tocco si rilassava.

I tremori diminuirono, fino a scomparire. Ricambiò timidamente il mio abbraccio, poggiò il viso all'altezza del mio cuore, lasciandosi cullare dai battiti regolari e intensi.

«Non lascerò che tu soffra di nuovo Bella... te lo pometto. Io ci sarò sempre per te, ti proteggerò a costo della mia vita. Faremo scomparire il dolore che ti opprime, piano piano... hai sofferto troppo Bella. Troppo. Permettimi di starti vicino, permettimi di aiutarti» Le sussurrai piano, con la voce roca dall'emozione, vicino ad un orecchio.

Sentii le lacrime sfuggite al suo controllo bagnarmi il petto. Si sentiva finalmente capita, lo percepivo. Si strinse più forte a me, come a volermi ringraziare.

Sentivo il suo bisogno d'affetto; era di una tenerezza disarmante. Lei, così piccola e fragile, qui a piangere tra le mie braccia.

Il desiderio di proteggerla si faceva sempre più vivo in me.

«A-avevi detto che...» Mi sussurrò con voce spezzata e sorpresa al tempo stesso.

Già, poco prima le avevo detto che per il suo bene, sarebbe dovuta stare lontana da me.

Ma forse, dopotutto, avrei solo peggiorato le cose.

«Ssh... dimentica quello che ti ho detto. La tua felicità è la cosa più importante» adesso singhiozzava silenziosamente.

«N-non mi l-lascerai?» Come potevo anche solo pensare i lasciarla?

«No, Bella. Non ti lacerò mai» Poggiai la testa sulla sua, per trasmetterle sicurezza.

«Grazie Jake... grazie» mi disse felice, ma sempre sussurrando.

Il suo cuore batteva a mille, in sincronia col mio. Era una sensazione indescrivibile... meravigliosa.

«Non devi ringraziarmi, piccola» Sentii le sue labbra stirarsi in un sorriso, lo feci anch'io, automaticamente «Però devi ricordare, Bella... sarebbe molto più facile se tu lo facessi. Mi prometti che lo farai? Per favore...» Non poteva rifiutare, doveva sapere ogni cosa.

Mi diede un segno d'assenso. La scostai, a malincuore, da me per guardarla in faccia: aveva gli occhi lucidi e le guance arrossate.

La accarezzai dolcemente, la sua pelle andava a fuoco. Mi sfuggì un altro sorriso, era dolcissima.

«Forse è meglio che ti riporti a casa, si è fatto tardi. Ne riparliamo domani»

«Okay» Si scostò, imbarazzata; e insieme raggiungemmo il suo pick-up.

Forse da qui in avanti, una volta svelata la verità, sarebbe andato tutto per il meglio.

 

 

 

 

Angolo dell'autrice

Ed eccomi qua! Scusate il ritardo ma in questi giorni ho avuto un sacco da fare ç__ç

Per di più, questo capitolo è stato proprio un parto! °^°

Ho dovuto persino dividerlo a metà, e cambiare il titolo, altrimenti sarebbe stato troppo lungo ^_^'

Beh, spero vi piaccia :3

Ringrazio di cuore le due anime che hanno recensito fin'ora, senza il parere di voi lettori, non so cosa farei!

Adesso vado che domattina devo alzarmi presto T^T

Spero che continuerete a seguirmi, ci tengo davvero tanto :)

Grazie a tutte, anche alle lettrici silenziose che leggono soltanto e a quelle che hanno messo la storia tra le seguite, ricordate e preferite :')

Ah dimenticavo! La mia mente contorta ha elaborato un'ideuzza per una nuova fan fiction un po diversa, ecco il link :) http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=994338&i=1 Mi piacerebbe moltissimo se deste un'occhiata e mi faceste conoscere le vostre opinioni *-*
Spero vi piaccia, fatemi sapere mi raccomando *^*
Bacioni a tutte :*

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Capitolo 4
*** I don't let you alone ***


 

 

Volevo dirti che ti amo

Chapter 04:

I' don't let you alone

 

Ancora scombussolata dal vortice di emozioni provati pochi minuti prima, salii sul mio pick-up, al posto del passeggero. Non cercai di controbattere quando Jacob m disse che avrebbe guidato lui, sapevo benissimo che io non ne sarei stata capace.

Il viaggio passò in silenzio, ognuno nei propri pensieri.

Ancora non ci credevo... Davvero Jake sapeva tutto? Come l'aveva scoperto? E perché non me ne aveva mai parlato? La testa iniziò a girarmi tanta era l'ansia che mi sentivo addosso.

Chiusi gli occhi e quando li riaprii eravamo già arrivati sotto casa mia.

«Grazie per avermi accompagnata» non potei che ringraziarlo, poi però, un dubbio. «Ma Jake, adesso tu come ritorni a casa?» Non ci avevo proprio pensato, avevo la mente occupata da ben altri pensieri, che stupida, avrei dovuto guidare io e portarlo a casa sua.

«Oh non preoccuparti per me» sorrise, ma non mi convinse per niente.

«Prendilo tu il pick-up, me lo riporti domani» dl mio tono capì che non accettavo una risposta negativa. E poi, sarei dovuta andare comunque da lui, quindi non c'erano problemi.

«Sicura?»

«Sicura. Tanto non mi muovo fino a domani» sembrò essersi convinto.

«Beh, grazie» e mi regalò uno dei suoi splendidi sorrisi, come se fosse felice che mi preoccupassi per lui; che poi, non c'era niente di cui sorprendersi, lo avrebbe fatto chiunque per un amico.

«Allora... ci vediamo domani» la mia non era una domanda. Avevo bisogno di sapere cosa lo tormentava tanto.

«Certo» gli rivolsi un ultimo sguardo e feci per uscire, ma quando mi alzai per poco non caddi. Mi girava forte la testa, tanto che dovetti sorreggermi allo sportello del pick-up.

Jacob fu subito al mio fianco e mi aiutò a stare in piedi.

«Bella, va tutto bene?» chiese allarmato.

«Si... mi gira solo un po la testa. Non è niente, scusami»

«Di che ti scusi, Bella? Vieni che ti aiuto» mi passò un braccio intorno alla vita in modo che potessi sorreggermi a lui. Arrivammo davanti alla porta di casa, dove frugai nella borsa a tracolla per cercare le chiavi; Charlie non era ancora rientrato, quella mattina mi aveva avvertito che avrebbe fatto tardi la sera.

Aprii e feci per ringraziarlo, ma lui entrò insieme a me per assicurarsi che stessi davvero bene e che di lì a poco on cadessi per terra; considerando il mio scarso equilibrio quando sono in forma, non mi sorpresi che non si fidasse a lasciarmi in quelle condizioni.

«Quando torna Charlie stasera? » Mi chiese, probabilmente per sapere quando tempo sarei rimasta da sola.

«Non lo so di preciso, mi ha detto solo che farà tardi» alzai le spalle, mettendomi le mani nelle tasche dei jeans.

Lui annuì, ma continuai per fargli capire che non doveva preoccuparsi inutilmente «Jake non preoccuparti per me, torna pure a casa» tentai, ma non era convinto, si vedeva lontano un miglio.

«Sicura di riuscire a sopravvivere finché non arriva Charlie?» Sorrise scherzoso, feci la finta offesa, ma poi sorrisi anch'io.

Quel ragazzo riusciva sempre a tirarmi su di morale in qualsiasi situazione.

«Si, Jake. Al peggio, inciamperò su una pantofola. Tranquillo, non mi ucciderò per questo» Scherzai, lui ridacchiò, ma non ne voleva sapere di lasciarmi sola.

«E non ceni? Se ti venisse fame, chi mi assicura che non ruzzolerai giù dalle scale nel tentativo di arrivare in cucina?» Dio mio!

«Jake!» Esclamai sconvolta. Lui si mise a ridere, poi continuò.

«Niente da fare. Non mi muoverò da qui finché non sarai al sicuro. Sai, con tutti i pericoli in agguato...» Spalancai gli occhi, mi stava forse prendendo per i fondelli?

«Ma quali pericoli Jake? Non sono un caso così disper-» non finii la frase che nel voltarmi ad accendere la luce, persi quel poco equilibrio rimastomi e per poco non caddi se due braccia forti non mi avessero sorretta in tempo.

«Dicevi?» Disse con il viso a pochi centimetri dal mio. Mi guardava con un sorrisetto divertito, come a farmi notare che aveva perfettamente ragione sul mio conto.

Arrossii immediatamente e non solo per la sua vicinanza, ma anche per aver fatto l'ennesima figura da idiota.

Okay, ero davvero un caso disperato, il contrario di quello che pochi secondi fa stavo cercando di dire.

Vedevo tutto intorno a me girare velocemente e d'istinto chiusi gli occhi; mi aggrappai a Jake e poggiai la testa nell'incavo del suo collo.

Sentivo il suo cuore battere veloce come il mio, ed il suo respiro caldo sfiorarmi le guance.

Nel giro di pochi istanti sentii il pavimento mancare sotto i miei piedi e mi ritrovai completamente fra le braccia del mio salvatore – sorrisi all'idea – ma non ci feci molto caso, non riuscivo a pensare a niente se non a quel tremendo capogiro.

Mi sentii adagiare sul mio letto, delicatamente, lui si sedette vicino a me sfiorandomi la fronte con una mano e facendovi delle leggere circonferenze con il pollice.

Quel semplicissimo tocco riusciva a rilassarmi, chissà, forse era una qualche tecnica dei Quileute.

«Gira ancora molto?» Mi domandò premuroso.

«No, ora da distesa va un po meglio... grazie Jake, di tutto» Era stato davvero carino a preoccuparsi per me. Mi riferii anche al fatto che lui c'è sempre stato, specialmente in quel periodo buio che mi attanagliava l'esistenza, in cui lui era la mia unica ancora di salvezza , la mia luce... il mio sole.

«Figurati. Hai bisogno di qualcosa? Vuoi un bicchiere d'acqua?»

«No, Jake. Va bene così» ora poteva tornare a casa, ero davvero un disastro; se avesse avuto qualche impegno, io glie lo avevo praticamente stroncato. «Adesso puoi andare se vuoi» Sì, avrei dovuto aspettare solo l'arrivo di Charlie, qui, sul letto. Niente di così “pericoloso”. Dovevo solo sperare di non pensare a niente, o non ne sarei uscita viva.

«E' incredibile il tuo senso d'ospitalità» ridacchiò «Vuoi proprio mandarmi via» fece il finto scandalizzato.

Roba da pazzi, veramente.

«No, scemo! Solo, avrai altro da fare che stare dietro ad una frana come me. E poi, adesso sono al sicuro come vedi» Si mise a ridere di gusto, non la smetteva più.

Cercai di trattenermi ma era proprio impossibile resistere; dire che la sua risata era contagiosa era niente, perciò mi lasciai andare anch'io.

Adoravo i momenti di spensieratezza come quelli, quei momenti in cui la mente si libera da tutto e da tutti, quei momenti in cui pensi solo ad essere te stessa ed a divertirti... quei momenti di pura gioia e pace interiore.

Quei momenti da Jacob.

Quando ci calmammo – dopo cinque minuti buoni – rispose alla mia constatazione di poco fa.

«Bella, non ho niente da fare. E poi, è decisamente più divertente stare qui con te che annoiarsi in un salotto davanti ad una partita di football» scherzò lui.

«Wow, devo dire che nessuno mi aveva mai paragonato ad una partita di football» rise «... dovrei offendermi?» a quel punto sorrisi anch'io.

«Nah, Bella Swan è una partita molto più interessante» Disse semplicemente, con occhi luminosi.

«Oh, quale onore» dissi a fatica, sentii le guance andarmi a fuoco. Era incredibile come riuscisse a cambiare totalmente atmosfera in una frazione di secondo.

Distolsi lo sguardo dal suo, trovando improvvisamente interessante l'abatjour sul comodino al lato del letto.

Lo sentii soffocare una risata, mi voltai abbastanza da poter scorgere sul suo volto un'aria pensierosa; poi si portò un dito sotto al mento e mi guardò sorridendo.

«E così... non vuoi che me ne vada» a quel punto sfoderò il suo sorrisetto sghembo e compiaciuto.

Ecco a cosa stava pensando! Era incredibile quel ragazzo.

«Non ho detto ch-»

«Oh si che lo hai detto» mi interruppe. Lo guardai storto.

«Beh, non volevo essere scortese» incrociai le braccia al petto come una bambina.

Ormai mi ero dimenticata persino del mal di testa.

«Che c'è? Stai tentando di ribaltare la situazione? Tanto è inutile, quel che è detto è detto; non puoi lanciare il sasso e poi ritirare la mano» Mi imitò, incrociando le braccia. Gli posai un dito sulle labbra.

«Va bene Jake, hai vinto tu. Mi rendo conto che questa è una battaglia persa in partenza, ripongo le armi»

Sorrise lui.

«Bella, mi spieghi com'è che stiamo parlando di guerra?»

«Ah non chiedermelo, credo di aver perso il filo del discorso»

Ci mettemmo a ridere ancora una volta, con Jake era tutto così spontaneo, naturale. Era praticamente impossibile non essere di buon umore.

«Comunque, stavamo discutendo sul fatto che hai detto di non volere che me ne vada»

«Davvero l'ho detto? Non ricordo...» scherzai, ormai esasperata.

«Quindi, in realtà non vuoi che sia qui»

«Jake, per favore!» Sbottai, portandomi un cuscino sulla faccia. Non sapevo cosa dire, troppo era l'imbarazzo.

Ma perché diamine il discorso si era spostato su quelle sciocchezze?!

«Che c'è? La scelta è tua: vuoi che me ne vada oppure no?» Non la smetteva di sorridere. Dio, quanto gli piaceva mettermi alle strette!

Non dissi niente, incapace di spiccicare parola, tanto ero sconvolta.

Fu lui a rompere quel silenzio.

«Okay. Allora, per favore di sua maestà, mi congedo» Fece per alzarsi teatralmente da letto ridendo sotto i baffi, ma lo trattenni per un braccio.

«Aspetta» mi guardò interrogativo, ma come se sapesse già che lo avrei fermato.

Stetti al gioco e risposi a tono.

«Sua maestà desidera che tu resti»

Vidi i suoi occhi illuminarsi, io distolsi lo sguardo.

Ma che mi era saltato in mente? Forse, semplicemente non volevo restare sola.

Tornò a sedersi vicino a me, il sorriso a trentadue denti.

«A cosa devo questo cambio d'idea?»

Decisi di essere sincera.

«Beh... non mi va di restare sola» ammisi abbassando lo sguardo imbarazzata «ma se vuoi andare, va» mi affrettai a dire; non doveva sentirsi per nessuna ragione obbligato a restare con me.

Mi accarezzò una guancia, era così caldo.

«No, non ti lascio sola» sussurrò improvvisamente dolce. Sentii un tonfo al cuore, quelle cinque parole mi diedero un piacevole senso di protezione, di sicurezza.

Jake era davvero un angelo.

Mi spostai di lato, per fargli spazio vicino a me. Sprofondai nel cuscino e mi poggia una mano sulla fronte; la testa stava tornando a farsi sentire. Soffocai un gemito e feci un respiro profondo, come a calmare il dolore. Probabilmente Jacob se ne accorse perché sparì dietro la porta, tornando pochi minuti dopo con un fazzoletto bagnato che mi posò delicatamente sulla fronte. Al contatto con esso sussultai, non abituata a quel freddo improvviso.

Il mio medico personale si stese vicino a me per poi circondarmi la vita in un abbraccio. Mi accoccolai meglio al suo petto, sentendomi improvvisamente in pace con il mondo.

«Va meglio adesso?» sussurrò.

«Sì... grazie, Jake»

«Di niente»

Iniziò ad accarezzarmi lentamente in un tocco morbido e delicato; era davvero rilassante. Mi lasciai cullare da quei movimenti leggeri, mi sentivo al sicuro da tutto e da tutti, dalla sofferenza, dal dolore... e ne avevo dannatamente bisogno. Bisogno di sicurezza, di calore, ma soprattutto bisogno di Jake.

Pensai seriamente che Jacob fosse un dono del cielo. Un angelo sceso a terra per alleviare il dolore di un cuore in frantumi; per regalare un po di pace ad una anima condannata all'eterna disgrazia come la mia.

Gli volevo un bene dell'anima.

Non so quanto tempo restammo in quella posizione, sentii gli occhi farsi pesanti, ero consapevole che di lì a poco sarei caduta fra le braccia di Morfeo – anche se preferivo di gran lunga quelle fra cui ero adesso – Un momento, stop. Ma che... Dio mio. Il mal di testa doveva proprio darmi i numeri se mi ritrovavo a pensare cose simili.

Ma dopotutto, si stava così bene...

Ancora in bilico tra la realtà ed il mondo dei sogni, sentii il materasso muoversi; Jake stava scivolando silenzioso dalle mie braccia, mettendosi poi a sedere.

Probabilmente stava rientrando Charlie da lavoro.

Fui percossa da un brivido, il calore che poco fa avvolgeva il mio corpo non c'era più; venne poi sostituito dal piumone del mio letto che sentii coprirmi fino al mento.

Jake si sporse sul mio viso .

«Buonanotte stella. Vedrai che starai meglio... tornerai ad essere felice, te lo prometto»

Dopo quelle parole sussurrate dolcemente – di cui non ero del tutto sicura se avessi sentito veramente o se stessi solo sognando – sentii due labbra calde posarsi delicatamente sulla mia guancia destra, per poi sparire.

Istintivamente allungai una mano, come a trattenerlo con me ancora un po, ma non lo sfiorai neanche. Mugolai qualcosa di apparentemente incomprensibile, ma non ci feci troppo caso.

Dopo pochi secondi, i sensi mi abbandonarono completamente, cullandomi in un sonno – per la prima volta dopo tanto, troppo tempo – senza incubi.

Di Jake potevo fidarmi, era il solo in grado di capirmi davvero, e forse, per questa volta mi sarei lasciata aiutare.

 

 

 

 

 

Angoletto mio

Salve a tutti!

Ecco finalmente l'altra parte, ovvero il finale, del capitolo precedente. Come vi sembra?

Ho voluto ritagliare ai nostri quasi-piccioncini un momento di svago e “divertimento” pre tempesta. Come vi è sembrato il lupacchiotto? Sinceramente mi sono divertita a scrivere dei loro battibecchi tenerosi :3

Bella si avvicinerà sempre di più alla verità... ma il fatto è: come la prenderà? Bene? Male?

Chissà!

Spero vi sia piaciuto e sarei molto felice se mi lasciaste un commentino, anche piccino picciò... tanto per sapere cosa ne pensate :)

Adesso vi lascio.

Bacioni :*

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