Sirius - Amore sui banchi di scuola

di WhoLocki_Martell
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Il primo incontro ***
Capitolo 3: *** I primi malintesi... ***
Capitolo 4: *** Ora di voltare pagina ***
Capitolo 5: *** Polisucco ***
Capitolo 6: *** Carmen è Sam ***
Capitolo 7: *** Scambio di corpi - parte 1 ***
Capitolo 8: *** Back to my(?) body ***
Capitolo 9: *** // ***
Capitolo 10: *** Epilogo A ***
Capitolo 11: *** Il ballo ***
Capitolo 12: *** Forse una svolta? ***
Capitolo 13: *** La scelta ***
Capitolo 14: *** // ***
Capitolo 15: *** Epilogo B - The best ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


- << Hai aperto un documento word >> - (Sirius con tono di accusa)
- << Ehm … >> - (me tergiversa).
- << Avevi promesso che non avresti più scritto fan fiction su di me >> -
- << Non ho resistito… >> -
*Sirius afferra il mouse e comincia a leggere*
- << Cioè, vuoi raccontare com’è che stiamo insieme >> -

- << Sì >> -
- << Avresti dovuto chiedermi il permesso! >> -
*Me fa la faccia tenera*
- << Posso? >> -

*Sirius sbuffa perché non mi resiste*
- << OK. Ma io sarò il supervisore!!! >> -

*Gli do un bacio sulla guancia*
- << Grazie! >> -

 
Prologo

Era inutile. Non avevo resistito al potere soporifero della lezione di Matematica.
Qualcuno bussò alla porta, e senza aspettare risposta entrò.
Tutti scattarono in piedi, io compresa, visto che ad entrare era stato il Preside, che noi alunni chiamavamo Voldemort.
- << Accomodatevi, ragazzi >> - disse con un fiato che nemmeno gli Spettri dell’Anello.
- << Ragazzi >> - ripeté - << molto in ritardo e in circostanze molto particolari, un nuovo ragazzo si è iscritto nella nostra scuola, e precisamente nella vostra classe. Arriverà domani, e anche se parla benissimo l’italiano è inglese. Vi prego di accoglierlo bene. Adesso scusate, ho degli impegni. Buongiorno, ragazzi. >> -
Alle ultime parole, di nuovo scattammo tutti in piedi.
 
- << Inglese, eh? >> - dissi alla mia compagna di banco, con quel certo tipo di sorriso che riservavo soltanto alle conversazioni che avevano come tema Marchisio o Matri.
- << L’avrei preferito francese >> - rispose lei maliziosa.
- << Se è appetibile, mi va bene anche nativo dell’Alaska >> - dissi ridendo.
- << Comunque, domani sarò assente >> - disse sconsolata.
- << Ti farò sapere io com’è >> - dissi concludendo, visto che Homer, ossia il prof di Mate, ci guardava.
- << Fagli una radiografia anche per me >> - bisbigliò lei, maliziosa più che mai.
Io, per tutta risposta, cacciai la lingua alla maniera del nostro adorato Principino, Claudio Marchisio.
Intanto guardai il foglio del quaderno che mi stava dinanzi.
L’equazione di una parabola(y=x^2 + 3x + k + 8) e quella di una retta (y=x + k) erano esuli tra cuoricini e miliardi di “Sirius”.
La bellezza del Principino e quella di Matri, sono indiscutibili, ma da quando avevo letto Harry Potter, il mio cuore era tutto suo, e nessuno riusciva a competere con lui.
Persino i ragazzi “reali”, non quelli famosi, li confrontavo con lui.
E fino ad allora, nessuno era ancora riuscito a batterlo.
-------------------
Angolino dell’autrice
Un prologo pazzo per un’autrice a dir poco folle.
Mah. Chi lo sa, se continuerò a scrivere…
Recensioni, please.
Grazie a chi lo fa.
Halfblood_vampire :*

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Capitolo 2
*** Il primo incontro ***


- << Quando hai intenzione di continuare a scrivere ? >> - //Sirius con tono riottoso.
- << Adesso ti va bene che scrivo ? >> - //me con tono gongolante.
- << Ci sono tre persone che hanno recensito, tre che hanno aggiunto la tua storia tra le preferite e due tra le seguite. Penso che, nonostante stiano cerebralmente peggio di te, meritino un secondo capitolo >> -
- << Hai r… Ehi, ma tu come fai a sapere queste cose se non le so nemmeno io ? >> - //me con tono stupito.
- << Ho aperto il tuo profilo EFP >> - //Sirius ammette le sue colpe.
- << Non dovevi farlo >> - //me si finge arrabbiata.
- << Mi perdoni ? >> - //Sirius sussurra mentre mi bacia sul collo.
- << Continua e forse lo farò >> - //me pervertita, che vi lascia immaginare cosa sia successo dopo…

 

Il primo incontro

 

Dopo la solita passeggiata di due km, arrivai a scuola.
Erano le 7:50, e davanti al cancello non c’era nessuno della mia classe, così decisi di entrare per andare in aula.
Arrivata dinanzi alla porta dell’aula III^AP, cioè la mia, vidi un ragazzo imbambolato lì davanti a guardare la scritta.
- << Permesso ? >>-dissi col solito tono arrogante e strafottente che usavo (e ancora uso) con gli sconosciuti.
- << Scusa, non mi ero accorto di essere d’intralcio >> - disse voltandosi verso di me, con tono gentile, come se non avesse notato il mio tono scorbutico.
Lo squadrai per un istante.
Era alto, biondo, con gli occhi azzurri, aveva la carnagione abbastanza chiara e le labbra carnose e rosse.
“Non è il mio tipo” pensai, entrai in classe senza nemmeno rispondergli “non assomiglia nemmeno vagamente a Sirius, né a Murtagh, né ad Aragorn e nemmeno al Principino. È uno sfigato” conclusi.
E allora perché ero completamente arrossita quando mi aveva guardata negli occhi?
Aprì una finestra e mi sedetti sul davanzale per togliermi di dosso la calura causata dalla passeggiata e da quello sguardo.
Lui, intanto, andò vicino al mio banco a leggere le scritte con cui io e le mie amiche ci eravamo prodigate di decorare la bacheca.
- << Tu devi essere quello nuovo, l’inglese >> - dissi, tanto per spezzare quel silenzio in cui non mi trovavo a mio agio, anche se ottenni un tono un po’ acido.
- << Già, disse, ignorando ancora una volta la mia scortesia, venendo verso di me -<< mi chiamo Sss… Sam Bottom >> -
- << Perché Sssam? Sembri Gollum>> - dissi ridendo.
- << Nulla, un momento di confusione >> - disse lui arrossendo.
“Evvai, 1 a 0 per me” disse una vocina dentro di me.
“Ma sei arrossita prima tu!” disse un’altra vocina, indesiderata.
“Ok” rispose la prima vocina seccata “1 a 1”.
- << Io sono Carmen, anche se nell’elenco sono Carmela Giglio >> - e gli porsi la mano.
In quel momento suonò la campanella, e nei successivi cinque minuti gli altri miei compagni di classe finalmente arrivarono.
Con piacere, notai che solo i ragazzi avevano il coraggio di presentarsi.
Delle ragazze si avvicinò solo la papera-troietta della nostra classe, dicendo:
- << Ciao, sono Roxy >> - usando il diminutivo di una che pratica il mestiere suddetto.
- << Piacere, sono Sam >> - disse lui formale, stringendole la mano per un solo istante.
- << senti Sam, se ti va puoi sederti vicino a me >> - disse con l’aria della sexy-innocentina (che le usciva pure male).
- << Spero non te la prenderai >> - disse Sam con un sorriso da modello - << ma almeno per oggi volevo sedermi vicino Carmen >> - concluse, sorprendendo me per prima.
- << Ok >> - disse lei, con un sorriso che non le prendeva gli occhi, e andò via.
Poi si avvicinò mia cugina.
- << Vale ! >> - esclamai felice, scendendo dal davanzale e baciandole le guance.
- << Lui è Sam >> - dissi, presentandoglielo.
- << Molto piacere >> - esclamarono contemporaneamente, poi vale si girò verso di me e disse:
- << è il primo giorno e già gli dai fastidio !? >> -
- << Stronzi >> - dissi, mentre Sam e Vale cominciarono a ridere.
- << Buongiorno >> - disse Ahrahra, ovvero la prof. di Letteratura, entrando senza farsi sentire, e tutti corremmo a sederci.
                                                                    ***
La prima ora finì, la prof. di Letteratura uscì ed entrò quella di Inglese.
- << Good morning >> - esclamammo tutti insieme, alzandoci in piedi.
- << Good morning >> - rispose la professoressa, posando le sue cose sulla cattedra.
- << Puoi farmi un favore, Sam ? >> - chiesi, a bassa voce nel solito chiasso del cambio dell’ora, dopo che ci fummo riseduti.
- << Certo >> - rispose lui.
- << Puoi controllarmi la pronuncia? Cioè, io leggo e tu mi dici come vado >> - chiesi un po’ imbarazzata.
- << Comincia >> - disse.
- << Allora… Death of a legend. Sir Alec Guinness was a famous British actor, who in 1955 met … >> -
- << Leggi proprio bene >> - disse Sam interrompendomi, guardandomi le labbra.
- << Beh, grazie >> - dissi con gli occhi bassi, ignorando la direzione dei suoi occhi.
- << Oggi interroghiamo … Giglio Carmela ! >> - disse la prof, specificando il nome, visto che in classe eravamo in due con lo stesso cognome.
                                                         ***
- << What the IT has changed? >> - (cosahacambiato l’Informatica?)
Stavo elaborando la risposta, quando sentì la mia voce dire:
- << The IT haschanged the way we live and do business>> - (l’informatica ha cambiato il modo di vivere e di fare affari).
- << But has not changed … >> - (ma non ha cambiato…)
- << The law of supply and demand>> - (la legge della domanda e dell’offerta) dissi anche questa volta senza alcun controllo sulla mia voce.
                                                          ***
Tornai al mio posto stralunata.
- << Che voto hai avuto ? >> - mi chiese Sam levandomi il libretto di mano, con un’inspiegabile ilarità negli occhi.
- << 8 e ½ >> - risposi sedendomi, con tono assente.
- << E non ne sei felice ? >> - chiese, sorridendomi apertamente.
- << Mi prometti di non ridere ? >> - dissi tutt’a un tratto.
- << Sì >> - disse semplicemente.
- << Prima ho provato una sensazione strana >> - e mi interruppi.
- << Ti ho promesso di non ridere, dai >> - mi incitò, mettendo una sua mano sulla mia.
- << Quando rispondevo … Non ero io a controllare la mia voce >> - sputai tutto d’un fiato, rendendomi conto di quanto la cosa fosse ridicola detta ad alta voce.
- << In che senso ? >> - disse, mantenendo quel brillio ironico negli occhi.
- << Non ero io a comandare il mio corpo >> - cercai di spiegarmi.
- << Maddai >> - disse Sam sorridendo.
- << Come se un mago avesse lanciato un Confundus o un Imperio >> -
Sam si fece serio.
- << Un mago ? >> -
- << O una strega >> -
- << Tu credi nell’esistenza della magia ? >> - chiese.
- << Era solo un paragone >> - dissi guardandolo male.
In quel momento mi accorsi di due cose strane: 1) con questa facevano tre volte che beveva da una bottiglietta di plastica quella che presumevo fosse acqua; 2) aveva trattenuto il respiro fino ad allora.
Perché l’aveva fatto?
----------------
Angolino dell’autrice
Lo so che ho descritto un figaccione, ma SIRIUS è MEGLIO. u.u
Spero che questo capitolo non abbia deluso le vostre aspettative.
Ovviamente, potete lasciarmi una recensione, anche critica. E scusate se non vi rispondo, ma davvero non ho tempo. Appena ne avrò risponderò a tutte. Grazie.
Halfblood_vampire :*

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Capitolo 3
*** I primi malintesi... ***


- << Toh, la scrittrice in erba continua e persevera nella sua malattia >> - // Sirius vuole sfottermi.
- << Non rompere >> -
- << Uh, come siamo fini oggi >> -
- << Non scocciare >> -
- << Ho capito l’antifona. Vabbè, dai, fammi leggere le recensioni >> -
- << Ecco >> -
- << Allora … Imperio ti ha brillantemente fatto capire che usavo Polisucco, e, a riprova della sua intelligenza, dice che ha capito la storia (bissiamo sul fatto del sogno, visto che non è corrisposta) >> -
- << Ma come sei acido ? Cos’è, vuoi rubare il mestiere a Severus “Renato Zero” Piton ? >> -
- << No, no … poi, psichedelica666 … ma che cazzo di nome è ? >> -
- << Sono gusti, scemo >> -
- << Vabbè, in ogni caso dice che vuole saperne di più… E tu sicuramente l’accontenterai, no ? Muori dalla voglia di dir tutto di noi >> - // a queste parole Sirius fa dipingere sulla mia faccia la seguente espressione -----------> -.-”.
- << Poi una che ha scritto un romanzo al posto del nick >> -
- << Il titolo ? >> -
- << No, no… PiccolaStellaSenzaMeta … Ti dice che è carino… Beh, ti ha fatto dei complimenti sensati… Mi sta simpatica >> -
- << Ok. Ora, se non ti dispiace, restituiscimi il computer >> -
- << Sì, sì, io intanto vado a dormire >> - //si trasforma in cane nero e si accoccola ai miei piedi.

 

Ora che siamo tranquilli, una cosa prima del capitolo, senza scocciarvi tanto: GRAZIE.  Grazie di aver recensito, di avermi mandato messaggi privati per farmi i complimenti, per aver aggiunto la mia storia alle preferite e alle seguite.
Queste sono le soddisfazioni di una fanwwriter. GRAZIE.

 

15/03/2012
Caro diario, quella di oggi è stata davvero una giornata… intensa.
Perché? Aspetta che ti racconti tutto e capirai.

 

Quel giorno, come al solito, sentì suonare la sveglia del cellulare, e come al solito lo afferrai, lo spensi e mi girai dall’altra parte per continuare a dormire.
Una ventina di minuti dopo (alle 7:05, cioè), sentì mia mamma strillare, per cui tesi le braccia in avanti, a mo’ di zombie, e mi alzai, facendo cadere TUTTE le coperte per terra.
Alle 8:00, dopo una colazione fugace come al solito (latte e quattro biscotti, altro che le colazioni degli Hobbit), una mezzora di doccia calda (che aveva scatenato irripetibili urli di mio fratello), e un quarto d’ora tra vestirsi (jeans, felpa e scarpe sportive), truccarsi (ombretto celeste, matita nera, mascara, terra), e acconciarsi i capelli (con l’immancabile rosa fra di essi), fui pronta.
Salutai mia madre e in dieci minuti fui a scuola.
Visto che erano le 8:10, tutti i ragazzi e tutte le ragazze della mia classe erano già presenti. Dopo un solo minuto, in cui riuscì solo a salutare tutti, suonò la campanella ed entrammo.
Ci tengo a specificare che non eravamo una classe di secchioni, ma Sam non era fuori, per cui sommate il fatto che volevo sperare che fosse già dentro col fatto che sono una che si fa facilmente seguire, e vedete cosa ottenete.
- << Allora, com’è ? >> - mi chiese la mia migliore amica, Ale, nonché compagna di banco e assente il giorno prima, mentre salivamo la rampa che portava al piano del biennio1.
- << È un bravo rag… >> - cominciai, ma Vale (mia cugina) mi interruppe.
- << È da sbavo >> - disse con tono folle.
- << Suddai, un po’ di decenza >> - dissi con tono palesemente forzato, visto che io e i doppi sensi eravamo (e ancora siamo) una cosa sola.
- << Cosa ti succede ? >> - mi chiese Ale, non capendo perché fossi diventata così improvvisamente seria.
- << Vuole fare la modesta >> - intervenne ancora una volta Vale - << soltanto perché ieri erano seduti vicini >> -
- << Davvero ? >> - mi chiese Ale sbigottita, mentre io dissi : - << cosa c’entra modesta ? >> -
- << Nulla >> - rispose mia cugina - << era solo per rendere l’idea >> -
Intanto entrammo in classe, e la mia speranza si avverò: Sam era già lì, e aveva messo la sua sacca di D&G al posto di Ale, cioè affianco a me.
- << E io dove mi metto ? >> - chiese Ale brusca, scatenando un sacco di “ehm ehm” eloquenti, in risposta alla sua domanda.
- << Potresti sederti di fianco a Nadia >> - proposi io a bassa voce, per non farmi sentire da Sam.
- << Ottima idea, Carmen >> - disse la mia amica da lata voce, posando bruscamente la sacca di Sam di fianco a Nadia.
Io rimasi a bocca aperta, e guardai stupefatta prima la mia amica e poi Sam, che aveva osservato tutta la scena, vicino alla finestra.
In quel momento entrò la prof. di Storia, la Pellegrino, e tutti ci sedemmo, compreso Sam, a cui era toccato il posto dinanzi a me.
- << Sam >> - sussurrai per chiamarlo.
Lui, per tutta risposta, non si girò, ma cominciò a scribacchiare nervosamente.
- << Sam ! >> - dissi, stavolta ad alta voce.
Lui anche stavolta non mi rispose, ma mi lanciò il foglietto su cui aveva appena finito di scrivere.
“La prossima volta dimmelo che ti do fastidio” lessi, mentre l’umiliazione mi investiva in pieno.
***
Appena suonò la quarta ora, tutti scattammo come molle troppo cariche e cominciammo a prepararci per andare nel laboratorio di Matematica.
Io fui la prima. Quell’ora di laboratorio per me era fondamentale. Dovevo spiegare tutto a Sam.
Avevamo già avuto un’ora di laboratorio, la seconda, con Tecnica, ma io dovevo chiarire con la mia amica (che non aveva idea del fatto che … sì, insomma, io e Sam ci sopportavamo), e poi lui era troppo impegnato a scherzare con Roxy – piccola fitta di gelosia.
Arrivati nel laboratorio, Sam si sedette alla mia postazione di lavoro.
- << Questa sarebbe la mia postazione >> - dissi titubante.
- << Vuoi cacciarmi anche da qui ? >> - chiese lui con tono aggressivo.
- << Certo che no >> - dissi, cosciente del fatto che la sua rabbia era più che giustificata.
- << Ti ringrazio >> - disse sarcastico.
- << In realtà vorrei parlarti >> - dissi io.
- << Per dirmi cosa ? >> - chiese Sam brusco - << per chiedermi scusa di aver preferito la tua amica a me ? Per non aver avuto il coraggio di dire “spostati” ? >> - concluse con l’intenzione di ferirmi, come io avevo ferito lui.
- << No >> - dissi fredda - << in realtà volevo dirti che la mia amica ha agito di sua spontanea volontà, e che a me avrebbe fatto piacere che tu ti sedessi ancora vicino a me. Ma ora che ci penso, questo computer è lento, e Gerardo prima mi ha chiesto se avevo il coraggio di fare una corsa al computer mentre Homer spiega >> - conclusi alzandomi.
- << No, aspetta >> - disse Sam, afferrando le mia mani, che stavano raccogliendo sacca e giubbotto.
- << Cosa vuoi ? >> - chiesi con tono offeso.
- << Dirti che c’è più coraggio nel fare le corse al computer in prima fila che non a quello in quarta >> -
Lo guardai con la voglia di sorridere. Comunque, mi risedetti.
- << E comunque >> - concluse - << io sono più bravo di Gerardo a correre >> -
***
Appena suonò LA campanella, scattammo fuori, e fummo “liberi” di uscire.
I primi dieci metri fuori da scuola la nostra classe li percorse tutti insieme, poi al primo incrocio ci dividemmo in due gruppi.
Io, le mie amiche e alcuni ragazzi tirammo dritto, mentre tutti i ragazzi (compreso Sam) e Roxy voltarono a destra.
Per il tratto che seguì, io e le mie amiche, in presenza dei ragazzi (e soprattutto di Gerardo, la mia vecchia fiamma) parlammo di tutto e niente.
Ma quando, all’incrocio successivo, io e le mie amiche più strette, Ale e Vale, voltammo a sinistra, e tutti/e gli/le altri/e a destra, cominciammo subito a parlare di quel che più ci premeva.
- << Gli hai spiegato ? >> - chiese Ale alludendo a Sam.
- << Certo >> - risposi io, non aggiungendo, com’era mio solito, null’altro.
- << Carmen >> - intervenne Vale - << ma voi… voglio dire, tu e Sam… cioè, si può parlare di un voi ? >> - concluse, temendo di essere indelicata dopo la batosta sentimentale, alias Gerardo, appena passata.
- << Certo che no ! >> - risposi io - << due giorni che ci conosciamo, e uno in cui abbiamo già fatto lite … >> -
- << … e in cui vi siete già riappacificati, vi portano ad essere la coppia dell’anno >> - mi interruppe Ale.
- << Sì, e domani saliremo sul Titanic >> - dissi scherzando.
In realtà, immaginarsi vicina a Sam – vicina sentimentalmente – non era proprio orripilante.
Ma perché dirlo alle mie amiche?
Mi vogliono bene, ed io le adoro, ma sapevo cosa avrebbero fatto allora: appena avessi manifestato interesse per Sam, mi avrebbero incoraggiata per farmi scordare Gerardo.
Prima o poi lo avrebbero capito. Ovvio, erano e sono le mie migliori amiche.
Ma… meglio attendere e non farsi troppi film.
1: no, no, ragazze, non siete impazzite, ho detto biennio. Ero (cioè sono XD) nella III^AP, ma per problemi motori di una mia amica (abbastanza seri) siamo giù al piano del biennio.
----------------
Angolino dell’autrice (ennesimo XD)
Di nuovo ciao, ragazze, e ancora grazie.
Chiedo scusa per quelle cavolate che ha detto Sirius, se vi hanno dato fastidio posso anche modificarle.
Un’ultima cosa: ho notato che nel capitolo precedente sono state saltate due battute per alcuni errori di spaziatura.
Rimedierò appena potrò.
Grazie di tutto.
Recensite, se vi va.
Vostra, halfblood_vampire :*

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Capitolo 4
*** Ora di voltare pagina ***


Questo è per tutte voi che mi sopportate ancora.
E per Tigre p. Mi sei mancata un mondo mentre eri a Londra. Ti voglio bene.

 

- << Cos’è questa storia di Gerardo? >> - // Sirius geloso.
- << È una vecchia storia, non mi va di parlarne >> -
- << Vecchia? >> -
- << Assolutamente. Gelosone, io amo solo te >> - // me bacia Sirius.
- << Non cercare… di sviare… così >> - // me gli sta mordicchiando l’orecchio e Sirius vuole resistermi.
- << Ok >> - // me si ferma bruscamente.
Sirius sbuffa. Poi // - << Oh, dannazione, continua >> -
 

Ora di voltare pagina


Oh no. La sveglia non può suonare ogni giorno, pensai sconsolata al pensiero di cominciare una nuova noiosa giornata, ancor più noiosa visto che a cominciare era il venerdì. E poi avevo sonno.
Mi trascinai come uno zombie dal letto fino alle seguenti due ore.
La professoressa di Ragioneria, nonché vice-preside, come al solito non si presentò in classe, così incrociai le braccia, poggiai la testa su di esse e cominciai a sonnecchiare sul banco.
- << Sveglia >> - trillò una voce sottile, che in quel momento mi sembrò un urlo.
- << Patty, ti sembra il caso di … >> - dissi, o almeno tentai, con la lingua impastata, ma lei mi interruppe e disse:
- << Su, non fare la mamma pigra, alzati >> -
Mi trascinò per un braccio alla “nostra” finestra.
Dopo qualche bacio e qualche abbraccio, la nostra dose di coccole quotidiane, sussurrai - << ho sonno >> - con tono lamentoso.
- << Non mi interessa >> - rispose lei - << oggi che non c’è… tu e Sam … eh? >> - chiese alludendo.
- << Oh, ma dai, Patty, due giorni che lo conosco ti fanno già pensare che mi piace? >> - chiesi io con tono inquisitorio.
- << Io non penso >> - rispose lei - << mi limito soltanto ad osservare >> -
Mi presi un attimo di pausa per rispondere.
Il suo biondo assurdo…
Il suo azzurro incredibile…
Le sue labbra mor…
Ehi, io che ne sapevo (allora) delle sue labbra?
- << Perché nel caso l’avessi pensato… Beh, ci avresti visto giusto >> - capitolai di fronte all’offerta della mia “figliozza” di ascoltarmi.
- << Allora ti piace? >> - chiese con tono leggermente curioso.
- << Oh… Mi piace è una parola grossa… Mi interessa. E mi intriga. Tutto qui >> -
In quel momento suonò la campanella della seconda ora.
Oddio, ma che avevo fatto per tutta un’ora?
***
Eccolo.
Sam.
In classe.
- << Il trucco è ricordarsi di respirare >> - mi sussurrò Patty all’orecchio.
Sorrisi. Quella battuta era proprio nel mio stile.
Sam non si diresse verso di me. Si diresse verso…
- << Troia >> - sussurrai.
Come gongolava. Com’era felice lei che Sam aveva salutato lei e non me.
Ale e Vale smisero di chiacchierare tra loro per osservare la scena.
E quel che videro mi piacque.
Sam, infatti, guardò verso la finestra. Vedendomi, liquidò Roxy e gli altri con poche parole e si diresse verso di me.
- << Ciao >> - disse semplicemente, prima di baciare me e Patty sulle guance.
Io non risposi, ma semplicemente ricambiai i baci.
- << Dicevamo? >> - dissi, appena mi staccai da lui, rivolgendomi a Patty.
- << Sono di troppo? >> - chiese, e per la prima volta mi sembrò quasi di vedere la sua sicurezza minata.
- << Certo che no >> - mi affrettai a rassicurarlo - << puoi unirti a noi, se ti va >> -
- << Io e Carmen stavamo parlando di un argomento scottante >> - cominciò Patty con tono cospiratorio.
Io la guardai con sguardo omicida, ma lei  evitò i miei occhi, perché sapeva che altrimenti sarebbe scoppiata a ridere.
- << Carmen … >> - continuò con tono misterioso - << mi stava parlando delle sue conquiste >> -
La guardai con gli occhi sbarrati. WTF!?
- << Continua >> - disse Sam - << sono curioso >> -
- << Allora >> - ma dovevo dire le mie VERE conquiste? O dovevo inventarle?
- << Ti stavo dicendo che Saverio… ehm, insomma… mi ha… mi ha… baciata >> - dissi, optando per la mia avventura estiva.
- << Oooh >>  - disse Patty.
- << Sì, ma io gli ho detto che non potevamo più vederci >> -
- << No! >> - disse Patty.
- << Fatto bene! >> - esclamò Sam.
- << Fatto bene? Quel ragazzo l’ha corteggiata per tutta un’estate e tu dici “fatto bene” ? >> - chiese Patty con tono stupefatto.
- << Vabbè, lui non sa tutta la storia >> - disse giustificandolo.
- << E tu ti degneresti di raccontarmela? >> - chiese Sam.
- << Ok. Allora…
Un biliardino malconcio e sporco, tre ragazzi e una ragazza che si scatenano lì vicino. Gli sguardi timidi di esultanza che si scambiano un ragazzo e una ragazza che stanno insieme in squadra quando fanno “goal”.
Stessa spiaggia, stesse persone, stesso biliardino, due giorni dopo. I timidi sguardi lasciato posto ad un “batticinque” continuo, visto che il ragazzo e la ragazza insieme a biliardino sono imbattibili.
Un giorno dopo, due giorni dopo, una settimana. Il ragazzo e la ragazza sono sempre lì tutte le mattine a giocare.
Ma lui… lui non batte più cinque. Quando lei segna, lui le accarezza la spalla, oppure le sposta i capelli che nella foga le sono finiti dinanzi al volto.
E lei pensa a quant’è carino lui, e si tortura al pensiero di un amore non corrisposto che si porta dietro da due anni.
Quindici agosto.
Sapete che quello è un addio perché lei non verrà più al mare, ma tu non riesci a lasciarla andare, tu, che coi tuoi amici ti vantavi di tante avventure, ti sei innamorato di una ragazzina di un’altra città, che ama un altro, e tu lo sai.
Ma sapete che è un addio, e avete deciso di darvi un addio in grande.
È tra le tue braccia, lei è tra le tue braccia, state ballando un lento con tante altre coppie.
E poi, sul morire della musica…
Tu la baci.
Oh, come sono buone le sue labbra. Le hai sempre immaginate così, piene, inesperte, ingenue e dolci.
Ti separi e la guardi negli occhi.
Si, per un attimo hai sperato vanamente.
Quello è un addio.
 
Chiusi gli occhi. Ripensando a quell’avventura, mi resi conto di quante occasioni avevo sprecato prima e dopo Saverio per colpa di Gerardo.
Guardai Sam, che stava formulando un suo parere sulla faccenda.
No, lui non era ancora mio, ma giurai che avrei fatto di tutto per averlo.
- << Io penso che tu >> - disse Sam lentamente - << sia una ragazza che non si rende conto di quel che la circonda >> -
- << Eh !? >> - dissi presa alla sprovvista.
- << Voglio dire >> - si spiegò Sam - << che non ti rendi conto dei ragazzi che cercano di far colpo su di te >> -
- << E ora cosa c’entra? >> - dissi ad alta voce, allibita, mentre Patty si faceva piccola e andava via.
- << Se fossi più sveglia, saresti già fidanzata >> - affermò Sam.
- << Perché una persone è sveglia se è fidanzata ? >> - chiesi alterandomi.
- << Nel tuo caso sì >> -
- << Senti un po’, caro >> - dissi, avvicinandomi a lui - << potrei farti un elenco mediamente lungo di ragazzi a cui piaccio >> - il mio viso era incredibilmente vicino al suo - << e poi ti farei un nome, quello dell’unico che ho amato >> - Dio quant’è bello - << e ti direi quanto ho sofferto per lui >> - il tuo profumo è delizioso, Sam - << e forse capiresti perché non mi fido più di nessuno.
- << Però da… Simone? … no, Saverio… ti sei fatta baciare >> - sussurrò.
- << Perché non era una cosa seria >> - spiegai, completamente ipnotizzata dai suoi occhi.
Si avvicinò ancor di più a me, avvicinò le sue labbra al mio orecchio e sussurrò:
- << Consentimi… di farti cambiare idea >> -
Le sue labbra sfiorarono la pelle tra il mio collo e il mio orecchio, e un brivido mi percorse tutta, da capo a piedi.
- << Sì >> - sussurrai semplicemente.
Qualcuno tossicchiò.
Mi guardai attorno. Metà della classe ci fissava ipnotizzata. L’altra metà aveva abbassato gli occhi imbarazzata.
Mi scostai da lui, ma a poco servì.
Eravamo entrambi appoggiati al davanzale.
Ma comunque i nostri occhi rimasero agganciati.
Sentì delle risatine arrivare dal gruppo delle mie amiche, a cui con piacere io mi sarei unita più tardi per raccontare “tuuutti” i particolari.
Ma più tardi.
In quel momento c’era spazio solo per Sam.
-------------
Angolino dell’autrice
Ragazze, scusate davvero per il ritardo, ma è stata colpa di due meravigliosi film, “La Compagnia dell’Anello” e “Le Due Torri” se non ho scritto per niente.
Vi piace questo capitolo?
Per favore, per favore, recensite, perché a me non piace, sono tentata di eliminarlo.
Se non vi piace ditemelo, vi prego.
Vostra, Malandrina1995(vi piace il mio nuovo nick? xD) :*

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Capitolo 5
*** Polisucco ***


Innanzi tutto, un grandissimo grazie a Justin, che mi ha salvato a scuola dalle minacce di Tigre p (sei il mio salvatore xD).

Un bacio anche a lei, colei che è mia figlia xD (che bello tuo papà eh?).

E un bacione grandissimo a tutte che voi che recensite, che avete messo la mia storia tra le seguite o tra le preferite, o semplicemente leggete in silenzio. Mi date una gran voglia di continuare.

GRAZIE

Polisucco

Quel giorno, tornai a casa stralunata e allucinata.

Sam mi aveva baciata!!!

Non sulla bocca, però…

- << Tutto bene, Carmen? >> - mi chiese mia madre quando arrivai a casa.

- << Benissimo >> - risposi, guardando, senza vederla, la televisione.

***

- << Oggi credo che non uscirò con te, mamma >> - dissi dopo pranzo, quando io e lei ci occupavamo di riordinare la cucina.

- << Come mai? >> - mi chiese un po’ contrariata. Beh, come non capirla, in quartiere era risaputo che “Carmen in casa da sola = stereo a palla per tutto il pomeriggio”.

- << Dovrei studiare Letteratura ed Economia Politica… >> - spiegai mentendo. In realtà, ero già andata alle interrogazioni di quelle materie, ma lei che ne sapeva?

- << Capisco… Beh, allora buono studio >> - mi disse congedandomi.

Andai nella mia camera, e comincia a riordinare un po’ anche lì. Gli abiti che avevo indossato al mattino erano ancora lì, con la sacca, l’mp3 e i miei due cellulari.

Riordinando, il mio pensiero tornò a Sam.

Ripensai alle sua labbra… Mi avevano soltanto sfiorato la pelle, eppure era una sensazione indimenticabile.

Quando finì di conservare tutto, mi sedetti alla scrivania e presi il diario, in cui di solito tengo tutti quegli obbrobri che pomposamente oso chiamare fan fiction (ovviamente, il diario è di Harry Potter).

Cominciai a scrivere qualcosa su Murtagh e Nasuada (sezione Eragon) sulla base di una canzone di Jovanotti, credo “Le tasche piene di sassi”, o qualcosa di simile, ma non riuscivo a concentrarmi, così cominciai a sfogliare il diario.

Trovai tutte le scritte che avevo fatto fino a settembre, ovvero “Ti amo G.”, “non posso vivere senza te” e cose del genere.

Quelle scritte ebbero il potere di smontarmi.

Com’era possibile scordare un sentimento del genere, se era stato vero? Com’era possibile che mi fossi completamente dimenticata di lui solo grazie ad un ragazzo che conoscevo a malapena?

Mi presi la testa fra le mani e mi trattenni dal piangere.

Stava per passare un anno da quando io e lui avevamo ballato insieme, eppure lo pensavo ancora e mi impediva di godermi i bei momenti della vita.

***

Guardai l’orologio.

Cavoli, erano le sette. Che avevo fatto fino a quel momento?

Avevo giocato al computer…

Avevo pensato a Sam…

Avevo fatto finta di studiare…

Beh, pensai, non è stato proprio un pomeriggio inutile.

Anche se lo era stato, non volevo comunque ammetterlo.

Ad ogni modo, afferrai il pigiama e andai in bagno. Accesi lo stereo in camera di mio fratello, con inserito il cd che avevo fatto io di Inna (volevo riprendermi), e cominciai a mettere acqua calda e bagnoschiuma ai frutti rossi (regalo di compleanno) nella vasca.

Quando fu tutto pronto, ci entrai e mi sdraiai completamente, con solo la punta del naso fuori dall’acqua.

Così rilassata, entrai in uno stato di trance della durata di quindici minuti, dove Gerardo era solo una vana preoccupazione e Sam l’unica realtà esistente e consentita.

Immaginai di baciargli le labbra…

Di sedermi accanto a lui e semplicemente guardarlo estasiata…

Poi suonò il citofono.

- << Miseriaccia! >> - esclamai uscendo dalla vasca.

Misi l’accappatoio e le ciabatte e andai a rispondere.

Mamma mi raccomandava sempre di non farlo, ma io lo facevo giusto per il gusto di fare cose “proibite” senza essere scoperta.

- << Chi è? >> - risposi.

- << Carmen! Puoi scendere un attimo? >> -

Oh mio Dio, era Sam! Come sapeva dove abitavo? E cosa voleva?

- << Veramente no… Mi stavo facendo la doccia… >> - spiegai rammaricata.

- << Capisco… >> - rispose lui - << vabeh, se ripasso tra… un po’… ti va di fare un giro? >> -

Si!!!, pensai.

- << Ripassa tra dieci minuti >> - risposi, cercando di controllarmi.

- << Certamente >> - accettò lui.

- << Allora a dopo >> - dissi sbrigativa, chiudendo il citofono.

E adesso che mi metto? pensai in preda al panico.

Non potevo essere né troppo elegante, né troppo sexy, né troppo sportiva.

Aprì l’armadio, frenetica.

Alla fine, optai per il pantalone viola, un dolcevita nero, scarpe “Timbaland” (o si dice Timberlake?) viola, e un giubbotto viola.

Misi un ferettino con una rosa (viola, che ve lo dico a fare?) nei capelli.

In quel momento risuonò il citofono.

Erano passati dieci minuti precisi.

Era anche lui impaziente come me?

Scesi di corsa le scale, e lo ritrovai seduto su una stupenda moto rossa.

- << Ti aspettavamo >> - disse, a mo’ di saluto.

- << Buonasera >> - risposi io, ammirando la moto.

- << Preferisci camminare a piedi o con la moto? >> - mi chiese sorridente.

Mi guardai attorno.

Tutti i miei vicini di casa mi guardavano ridendo, alludendo e cose del genere.

- << Meglio la moto >> - risposi, fregandomene di tutti.

Presi il casco, rosso anch’esso, che lui mi porgeva e lo indossai.

Le scarpe, con una gomma molto resistente, si trovarono davvero benissimo in quell’occasione.

- << Dove preferisci andare? >> - mi chiese.

- << In un posto che ti piace >> - risposi.

Lui non parlò, ma si concentrò sulla guida, lasciandomi a stringere – solo per tenermi in equilibrio – il suo corpo meraviglioso.

Mi portò ad una piazzetta, che nella nostra città conosciamo come “La Mezzaluna”, in onore di una fontana che si trova lì, a forma proprio di mezzaluna.

Scendemmo dalla moto, e lui si tolse il casco.

- << Il mio non me lo tolgo >> - dissi - << fammi una foto >> -

Gli porsi il telefono, l’LG, e lui scattò.

- << Sto malissimo! >> - dissi quando la vidi.

- << Ma no >> - mi contraddisse lui - << stai bene >> -

Io non risposi, imbarazzata, ma lo guidai verso una panchina.

- << E così ti piace questo posto? >> - chiesi, tanto per dire qualcosa.

- << A te no? >> - chiese.

- << Io ci sono cresciuta, qui >> - risposi.

- << Adesso si spiega tutto >> - replicò.

- << Tutto cosa? >> -

- << Il fatto che non ti piace questo posto >> -

- << Non ho detto questo! >> - esclamai.

- << Scusami un attimo >> - disse lui.

Afferrò la solita bottiglietta (da dove la prese non lo capì) e bevve.

- << Ma cos’è che bevi continuamente? >> - chiesi curiosa.

- << Acqua >> - rispose nervoso.

- << Mah >> - dissi io dubbiosa.

- << Non ti fidi di me >> - affermò, un po’ offeso.

- << No, certo che mi fido, altrimenti non sarei qui, ma… >> - dissi, interrompendomi.

- << Non mi credi >> - disse semplicemente.

- << Io… fammela bere >> - dissi, non sapendo in che guaio mi stavo per gettare.

- << No! >> - esclamò gridando.

- << Allora non è acqua! >> - dissi io vittoriosa.

- << No… è…è…una medicina >> - concluse improvvisando.

- << Come no >> - dissi, non bevendomi (scelta del verbo casuale) la sua bugia.

- << Te lo assicuro >> - mi disse.

- << Fammi vedere >> - dissi malintenzionata.

Lui prese la bottiglia e cercò di allontanarla da me, ma io fui più lesta e la afferrai.

Lui tentò di riprenderla, così mi alzai e cominciai a correre.

La aprì.

- << No!!! >> - strillò vedendo quel che stavo per fare.

Troppo tardi.

Le mie labbra si erano avvicinate alla bottiglia.

----------------

Angolino dell’autrice

Ciao a tutte!!!

Oggi silenzio stampa di Sirius, è offeso perché voi volete sapere troppo di noi, ma non temete, tornerà.

Non so come dirvi che vi voglio bene tutte. Ci siete sempre, e mi date voglia di continuare, anche se, sinceramente, ultimamente non sto scrivendo più bene come prima.

Ma ho troppe cose da fare: scuola, alternanza scuola-lavoro (il che comporta un mucchio di studio in più), e varie fan fiction in corso.

Ma cercherò sempre di continuare, ve lo prometto.

Adesso vado, non ho niente da fare ma voglio tirarmela (scherzo xD)

A proposito: ho davvero il diario di Harry Potter.

Se non ci credete, la prossima volta vi posto le foto.

Così imparate a non credermi (e io dovrei avere sedici anni di età mentale u.u).

Vado perché mi state tirando troppi pomodori.

Vostra (se non mi volete ritorno mia) Malandrina1995 :*

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Capitolo 6
*** Carmen è Sam ***


Carmen è Sam

- << Bleah! >> - esclamai.

Mi trattenni a viva forza dallo gettare a terra quella porcheria.

Era disgustosa.

- << Tieni >> - dissi porgendogli la bottiglia, mentre cominciavo a grattarmi la fronte.

- << Vieni >> - disse frenetico, afferrandomi per trascinarmi in un portone in una delle strade vicine.

Lo ammetto, per un momento pensai a tutt’altro, ma solo poi mi accorsi di sentirmi “strana”.

- << Ma cosa mi sta succedendo? >> - chiesi, presa dal panico.

I capelli mi davano la dolorosa sensazione di spilli che si stavano infilando nel capo.

Gli occhi non avevano più bisogno di occhiali.

Mi sentivo stringere il seno.

Allungare le braccia e il torace.

E apparve… si, insomma, come dire… un… organo. Prettamente maschile.

-<< Cos’era quella cosa? >> - strillai.

In preda la panico, cominciai a girare nervosamente nell’androne del palazzo in cui ci trovavamo.

Casualmente mi avvicinai ai vetri del portone.

Sbarrai gli occhi come un’indemoniata.

- << AAAAAHHHHH >> -

Gettai un urlo potentissimo.

- << Zitta, Carmen >> - sussurrò Sam, afferrandomi emettendomi una mano sulla bocca.

- << Io… io… casa >> - tentai di dire.

- << Zitta, calma >> - mi bisbigliò.

Afferrai di nuovo la bottiglietta che aveva in mano Sam, e la annusai.

- << Tu la bevi ogni ora >> - sussurrai, mentre il cervello cominciava a mettere insieme un po’ di pezzi.

8 ½ a Inglese e la mente Confusa…

Acqua ogni ora…

Il suo nervosismo nel parlare di Magia…

- << Dimmi chi sei! >> - esclamai gridando.

In quel momento, una nuova ondata di panico mi assalì.

Chi era lui?

A chi avevo permesso di baciarmi?

Di portarmi in moto?

- << Non posso dirtelo >> - sussurrò alla fine, dopo qualche secondo.

- << Ad ogni modo, non mi interessa >> - dissi autorevole - << tu adesso risolvi questa situazione, poi ognuno per i fatti suoi, io per la mia strada e tu per la tua >>

- << Intendi dire… >> - cominciò, ma io lo interruppi.

- << Intendo dire che non ti guarderò, non ti penserò nemmeno più! Non voglio parlare con una persona di cui non conosco il vero aspetto! >> - gridai.

- << Capisco >> - disse sospirando.

- << Ad ogni modo >> - continuò - << sarai me per un’ora, poi… >> -

- << Un’ora? >> - lo interruppi - << ma io devo tornare a casa ADESSO! >> -

- << Adesso? >> - mi chiese, sforzandosi di non farsi prendere dal panico anche lui.

- << ORA!!! >> -

Si guardò attorno, cercando una soluzione, poi chiese:

- << Hai qualche capello sulla schiena? >> -

Mi tolsi il giubbotto senza discutere e controllai.

Per fortuna, ce n’erano due.

Glieli porsi.

- << Allora >> - spiegò - << io ora bevo la Polisucco, divento te e vado a casa tua. Tu, invece, prendi la moto e vai a casa mia >> -

Mi sembrò un buon piano.

- << Ok >> - bisbigliai infatti - << dov’è casa tua? >> -

Mi spiegò dov’era (a pochi passi da lì), poi mise i capelli nella pozione, che divenne rossa.

La bevve.

Sotto i miei occhi, lo vidi diventare la mia fotocopia.

Che strana sensazione.

Io non ero più io, ma ero lì davanti.

Che casino.

- << Io adesso mi Materializzo a casa tua. Domani mattina aspettami a casa, così ritorniamo noi stessi >> -

Un secondo prima che si Smaterializzasse gli afferrai il braccio.

- << Sam … >> -

- << Sì? >> - chiese.

- << Cambiati ad occhi chiusi >> - dissi imbarazzata.

- << Anche tu >> - disse malizioso.

Nonostante tutto, sorrisi.

Lui, finalmente, si Smaterializzò.

Io tornai alla moto.

Per fortuna, in giro c’era solo qualche vecchietto, che non sembrava troppo stupito di vedere un ragazzo vestito da ragazza.

Misi di corsa il casco. Capirete, mi sentivo ridicolO con gli abiti di una ragazza – i miei.

A velocità folle sulla bellissima moto di Sam, corsi al palazzo che lui mi aveva indicato come sua attuale abitazione.

“Oddio” pensai.

Come avevo fatto a scordarmene? Lì vicino c'era uno dei bar più in di Cerignola, il “Maxi bar”, come al solito pieno di ragazze/i alla moda.

Per nessun motivo al mondo mi sarei levata il casco.

Ok, sarebbe stato Sam a fare una brutta figura, ma poiché ero stata costretta io ad essere Sam per un'ora...

Che casino!

Entrai nel portone senza che nessuno/a mi avesse notata/o.

Mi guardai attorno. Mi trovavo in uno di quei palazzi lussuosi che si vedono in tv, nelle serie preferite dalle casalinghe, dove il portiere ti ferma per dirti che hai ricevuto delle bollette, o per avvisarti di non sporcare perché l'impresa di pulizie ha appena lavato lo splendente granito del pavimento.

Per fortuna non c'era nessuno, così mi sfilai il casco e mi infilai nell'ascensore. Quarto piano. Ok. Facile.

Presi le chiavi che avevo trovato sotto il sellino della moto. Ultima porta. Bene.

La aprì e cercai a tentoni un interruttore.

Wow. Che casa. Mi trattenni dallo spalancare la bocca.

Il trionfo del moderno, del minimalista, della tecnologia.

La casa dei miei sogni. Il bianco e il nero gli unici colori permessi.

E sugli scaffali del soggiorno...

- << Non ci credo >> - sussurrai.

I videogiochi per PS3 riempivano tutti i ripiani.

E al posto d'onore, le versioni estese di Assassin's Creed.

Caddi quasi in deliquio guardando gli altri videogiochi.

Gta Sant'Andreas, The Sims – tutte le versioni esistenti, Tomb Rider, Dante's Inferno, Fast and Furios...

Chiunque fosse lui, era sicuramente un ottimo ragazzo se adorava quei videogiochi.

Mi tolsi il giubbotto, cercando di non guardare il suo – cioè il mio – corpo.

Che muscoli!

Ok, mi dissi. Afferra un videogioco e comincia a giocare.

Non guardare il suo/tuo corpo.

E NON fare guai, conclusi, mentre quattro o cinque cd cadevano a terra con gran fracasso.

Cominciai a giocare.

Non guardai il suo corpo, davvero.

Ma non potei fare a meno di notare che le dita era davvero... come dire, pronte.

Sembravano nate per tenere in mano dei joystick.

-----

Un breve angolino dell'autrice

  • Sirius non vuole parlare con voi. Ha detto che ha in serbo per voi una sorpresa (non so quale).

  • Non so pubblicare le immagini, per cui se non mi dite come si fa niente foto del diario.

  • Sono in enorme ritardo a pubblicare, per cui potete picchiarmi, ma lo sono perché ho dovuto studiare per la certificazione Cisco.

Detto questo, vi lascio. A breve il prossimo capitolo.

Bacio, Malandrina1995 :*

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Capitolo 7
*** Scambio di corpi - parte 1 ***


Scambio di corpi - parte 1


Ciao a tutte.
Innanzitutto mi presento, perché anche se non sembra sono educato.
Ovviamente, devo fare una cosa “fast and furios” perché se quella rompiPluffe scopre che le ho preso il portatile… rompe le Pluffe!
Mi chiamo Sirius Black e sto con questa qua.
Sì, insomma, Carmen.
Lei vi ha detto di quella sera.
Che ne dite se vi offrissi un punto di vista alternativo a quello di una sedicenne isterica?
Se vi parlassi, quindi, di quel che ho fatto quella sera, di quel che ho provato?
Sono emozioni che non ho mai confidato a nessuno, nemmeno a lei, perciò ritenetevi fortunate e buona lettura.
Allora…
 
La vidi diventare Sam Bottom sotto i miei occhi. La situazione, per me, era alquanto buffa, ma potevo capire come si sentiva, per cui non risi per nulla, anzi cercai di rassicurarla.
In effetti, mi ero cacciato in un bel guaio, ma me ne resi conto solo quando lei mi chiese di dirle chi fossi in realtà.
E cosa dovevo dirle? “Sono Sirius Black, un diciottenne del Mondo Magico, un Mago, come hai già capito”?
Preferì mantenere l’anonimato, per questo non ribattei quando disse che non voleva vedermi più.
Come non capirla?
Avevo portato in moto quella ragazza, l’avevo baciata, e adesso scopriva di non conoscermi. Comprensibile che fosse diffidente nei miei confronti.
Fu una liberazione quando mi Smaterializzai e Rimaterializzai a casa sua, quando finalmente sfuggì al suo sguardo accusatore.
Entrai in camera sua, ordinatissima, e mi stupì. Chi l’avrebbe mai detto, Carmen ordinata?
Aprì il suo armadio per cercare un pigiama.
Era gigantesco, dovete credermi, era grande quanto l’armadio ch’era nella camera da letto dei suoi genitori.
Sfortunatamente, aprì il lato sbagliato, infatti vidi solo cappotti, giubbotti, e indumenti in generale troppo pesanti da mettere a Marzo.
Aprì l’altro lato dell’armadio, e quel che vidi non mi piacque.
Il pigiama, abbastanza doppio, era tra un sacco di roba estiva.
Pantaloncini, top, il tutto alquanto striminzito.
I genitori le facevano indossare quelle cose?
Diedi un freno alla mia gelosia e afferrai il pigiama, viola a pois bianchi.
Chiusi gli occhi mentre mi cambiavo.
Ok, quella ragazza mi piaceva, ma non avrei mai invaso la sua intimità, mai senza il suo permesso.
Era già tanto doversi sfiorare il viso per doversi togliere i capelli dinanzi agli occhi.
Accesi il lume sulla sua scrivania per poter spegnere il lampadario, che faceva fin troppa luce, e mi guardai un po’ in giro.
La sua camera era piena di bambole, sicuramente ad opera della madre, perché Carmen non mi sembrava troppo amante di esse.
Mi avvicinai alla sua libreria.
“Eldest”… Che cavolo di titolo era?
“I pilastri della terra”… “Harry Potter”… “Il Signore degli Anelli”…
Un’altra sorpresa. Chi l’avrebbe mai detto, Carmen lettrice?
Il ripiano inferiore era pieno di quei noiosi, inutili libri di scuola. Sorrisi nel vedere un biglietto scritto in grafia elegante che annunciava “L’Indice dei Libri Proibiti”.
Sotto, infine, c’erano due portelle.
Le aprì.
Eccola lì, la vera Carmen, quella che avevo sempre immaginato.
Quei due ripiani nascosti dalle portelle erano il trionfo, il tripudio del disordine.
Ma non mi fermai a guardare.
Un quaderno aveva attratto la mia attenzione.
Il suo diario segreto.
Lo aprì ad una data a caso fra le ultime.
“Oddio, Sam è bellissimo! Hai presente uno di quelli nati per fare i modelli? Quelli biondi, con gli occhi azzurri, alti, fisicamente ben messi? Ecco, è lui. Sam è questo. Uno di quei ragazzi che li vedi e ti fanno perdere la razionalità. Uno di quelli che li vedi e gli vuoi saltare addosso…”
Voltai pagina di scatto.
Ero geloso del ragazzo a cui avevo rubato il corpo.
Perché non avevo scelto uno bruttissimo? Probabilmente non mi avrebbe mai guardato, ma avrei capito se mi voleva fisicamente, o per altro di più… vero? Non so come dire.
Andai più avanti.
“Forse dovrei frenarmi, o forse no. Ma io sento delle affinità con lui… Oltre quel fisico stupendo, c’è qualcosa che mi attira. Forse è quel perenne brillio ironico che ha negli occhi. È molto sicuro di sé, e sai che a me piacciono le sfide.
Ovviamente, l’ideale sarebbe che lui si innamorasse di me ed io di lui. Per me, sarebbe per sempre. Ma deve succedere, non posso forzarmi come ho fatto già una volta.”
Questo era già meglio. Mi andava “a genio”.
Stavolta, sfogliando le pagine, andai tantissimo indietro.
Volevo vedere cosa pensava quand’era, diciamo, più piccola.
“Ricordati questa data, caro diario, 28 Maggio 2011. Perché? Perché ho ballato con Gerardo! Oddio, è stato stupendo! Essere fra le sua braccia… Okay, non sapeva ballare, ma non ,me ne frego, io lo amo, come non ho mai amato nessun altro.”
Rimasi un po’ interdetto. Ma stava parlando del nostro amico di classe?
Cosa poteva trovarci Carmen in un ragazzo del genere?
Immerso nei miei pensieri, sentì qualcuno inserire la chiave nella toppa della porta principale.
Misi immediatamente tutto a posto. Era comunque il mio diario, no?
Spensi il lume nella mia/sua camera e andai in corridoio.
- << Buonasera >> - mi disse quella che doveva essere mia/sua madre.
- << Ciao >> - dissi titubante, non ancora abituato ad una voce femminile.
Sentì due voci maschili provenire da una delle stanze ch’era all’altro lato del corridoio, così andai a vedere.
Un ragazzo e un uomo in cucina. Mio fratello e mio padre.
- << ‘Sera >> - azzardai.
Mio (?) padre non rispose, mentre mio (?) fratello disse solo “scema”.
Che cordialità.
Sedetti ad una sedia a caso e accesi il televisore.
Però. Niente male quello schermo piatto.
Solo che non c’era niente che mi piacesse fra quel che stavano trasmettendo, così cominciai a guardarmi attorno.
La cucina era di legno, ma, come il resto della casa, era moderno, seppur diverso dal mio adorato minimalista.
Bene.
- << Apparecchiamo? >> - disse quasi festante mia (?) madre.
Sorrisi e non risposi.
Dio, quella donna era Carmen da grande.
- << Ho detto: apparecchiamo? >> - ripeté meno cordiale.
- << Certo >> - risposi.
Cosa dovevo fare?
Lei cominciò a togliere il vaso e le altre cianfrusaglie dal tavolo.
Io cominciai ad aprire cassetti a caso cercando una tovaglia.
Mio (?) padre e mio (?) fratello mi guardavano male.
Le serata era appena all’inizio.
 
Un’ora dopo ero nel letto di Carmen.
Finalmente.
Poco prima, ero stato sul punto di dire che non ero lei,quando mia madre mi aveva chiesto che voto avevo preso ad un voto di Matematica.
Mi rigirai nervoso nel letto, e affondai il viso nel suo guanciale.
Si sentiva il profumo del suo shampoo.
Camomilla.
In ogni caso, non riuscivo a dormire.
Mi alzai, e molto silenziosamente, a tentoni, andai ad accendere il lume.
Poi aprì la portella della libreria e presi di nuovo il suo diario.
Lo aprì alla prima pagina.
“30 Settembre 2009.
Caro diario,
credo di essermi presa una cotta. Pesante. Impegnativa.
Per un ragazzo della mia classe.
Che mi sta seduto davanti.
Non è bello, caro diario, ma è spiritoso, gentile, timido, silenzioso, divertente.
Non lo amo, sarebbe da sciocchi dirlo.
Ma…
Adoro le sue lentiggini, ho voglia di baciarlo.”
Mi rifiutai di leggere oltre. Ero geloso. Problemi?
Guardai i bordi della pagina.
GERARDO.
Andai a cercare dove aveva scritto che ci aveva ballato insieme.
29 Maggio 2011.
Riguardai la data alla prima pagina.
30 Settembre 2009.
Oddio.
Era sempre la stessa persona?
Da un lato ero geloso, dall’altro invidioso. È molto significativo che una ragazza si innamori di un ragazzo a quattordici anni, e a sedici lo ami ancora.
Avrei voluto che fossero le mie lentiggini (inesistenti) quelle che adorava.
Le mie labbra quelle che voleva baciare.
Pian piano tornai alla realtà.
Che possibilità aveva Sirius Black?
Ancor meno di Sam Bottom.
Andai a rileggere il passo che avevo letto prima.
“… sento delle affinità con lui… Oltre quel fisico stupendo, c’è qualcosa che mi attira. Forse è quel perenne brillio ironico che ha negli occhi. È molto sicuro di sé, e sai che a me piacciono le sfide.”
Andai un po’ indietro.
“30 Ottobre 2011
Caro diario,
è successa una cosa stupenda.
Ho smesso di soffrire.
Ho smesso di guardare Gerardo come Dante guardava Beatrice.
Non mi ama.
Non mi vuole.
Nemmeno mi guarda.
Vuole lei, Rossella.
Ma finalmente me ne sono fatta una ragione.
Che sia felice.
Io sarò felice per lui.
Tanto, adesso non lo guarda nemmeno.
Adesso tocca a me.
Giocare.
Far soffrire.
Fare la stronza.
Ce ne sono ragazzi che me lo permetteranno.
Non dico no all’amore, certo!
Ma non è il momento.
Ora vado.”
Oddio.
Quanto dolore trapelava da quella pagina.
Lei sicuramente non se ne accorgeva.
Ma dal tono si sentiva che soffriva.
Comunque, chiusi il diario.
Spensi la luce.
Andai a dormire.
“Te lo farò scordare. Una volta per sempre, Carmen, chiuderai col passato. Buonanotte.”
---------
Angolino dell’autore
Ciao a tutte di nuovo =)
In realtà non ho niente da scrivere, però vedo Carmen che fa quest’angolino e volevo farlo pur io xD.
Recensite in tante, così vede che sono più bravo di lei e continuerà a farmi scrivere.
Grazie a chi lo farà.
E non abituatevi a questo romanticismo, eh, perché non sono SEMPRE così.
Un bacio, Sirius :*

Carmen mi dice che vi aveva promesso la foto del suo diario... Eccolo


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Capitolo 8
*** Back to my(?) body ***


Ciao a tutte, ragazze. Sono ancora io, Sirius.
Per favore, non mi svenite ai piedi, lo darò a tutte l’autografo!
Prima di continuare – sì, sono bello e letterato – ringrazio il mio adorato Prongs – e no, non sono gay – e Tigre P che hanno recensito lo scorso capitolo.
A proposito, Tigre P, devo dirti alcune cose. Primo, non sono il tuo papPino, e Carmen non è la tua mammina.
Oppure sì? Non credo che tra i prodigi della medicina babbana ci sia quello di far nascere prima la figlia e poi la mamma…
Secondo, lei è la mia ragazza, e posso leggere il suo diario quando voglio! Ok?!
In ogni caso, sei simpatica e ti voglio bene.
Ora continuo la storia…
 
Le 8:10 a.m. finalmente. Stare nel corpo della ragazza che mi piace si stava rivelando una tortura.
Prima avevo dovuto fare colazione con latte bollente invece che col mio adorato caffè nero.
Avevo dovuto solo far finta di lavarmi, mi sentivo sudiciA ma non volevo vedermi nudA.
Mi ero vestitA in una maniera semi-decente, avevo optato per un jeans e una felpa bianca per non sbagliare.
Avevo svoltato l’angolo di casa sua e finalmente mi ero potuto Smaterializzare per poi riMaterializzare a casa mia.
Ero apparso direttamente in salone; sperai che non mi vedesse, visto che la Polisucco aveva appena cessato il suo effetto.
Timore vano.
La trovai avvolta in uno dei miei accappatoi, addormentata sul divano di pelle nera nel salone, davanti al televisore ancora acceso.
Lo spensi e misi Carmen in una posizione accettabile per la sua schiena.
Gemette nel sonno, e pregai che non si svegliasse. Non avevo il coraggio di affrontarla.
Strinsi i pugni, e poi li allentai. Ero nervoso.
Schiuse la bocca e girò il capo, senza saperlo, verso me.
Cedetti all’unica occasione che avevo, visto che non voleva più parlarmi.
Mi inginocchiai e la baciai.
Un vero bacio. Alla francese.
All’inizio, addormentata, non reagì, così pensai di ritirarmi.
Ma poi…
La sua lingua si avvinghiò alla mia, animata di propria volontà.
Le sue braccia si strinsero attorno al mio collo.
Fu un bacio lunghissimo. Bellissimo. Intenso.
La speranza si accese. Magari non avrebbe litigato con me…
Soddisfatta, mi lasciò libero il collo e staccò le sua labbra dalle mie.
<< Sam >> mormorò, assaporando il mio nome come fosse Nutella (so che l’adora).
Il suo equilibrio mentale si spezzò e spalancò gli occhi.
<< Sam?! >> esclamò.
E adesso?
Corsi in cucina e bevvi un po’ di Polisucco di riserva.
Lei corse, ma quando arrivò mi vide già trasformato.
<< Codardo >> disse << mi fai schifo >>
La guardai in silenzio. Aveva gli occhi pieni di lacrime e qualunque parola l’avrebbe probabilmente offesa.
Andai in camera mia e mi tolsi i suoi abiti. Annusai a lungo la sua felpa, che odorava di frutti di bosco, poi portai tutto da lei.
Lei mi guardò con odio, poi afferrò i suoi abiti e corse a vestirsi.
<< Con questo considero conclusa la nostra conoscenza >> disse fredda.
La guardai.
I suoi capelli erano impeccabili, i suoi occhi non più lucidi, e gli abiti non tradivano che c’era stato il mio corpo dentro loro.
Era distante.
Non era la ragazza pazza, avventata, spericolata e impulsiva che avevo intravisto per un po’.
Era una persona ferita.
Quando andò via – senza sbattere la porta, che calma ammirevole! – mi resi conto che aveva scordato il dolcevita nero che aveva la sera prima.
--------------
Angolino dell’autrice
Ohmmioddio, scusatemi, scusatemi, scusatemi!!!
È una vita che non aggiorno!
Perché? oh, beh, vi giuro che non cerco scuse – lapidatemi, trucidatemi, decapitatemi – ma davvero, per tutta l’estate non avevo a disposizione internet, mi dispiace davvero!!!
Non mi credete? Beh, sappiate che quest’estate vi ho pensate sempre, e ho pensato che il minimo che potessi fare fosse concludere la storia per poi pubblicarla quando avrei avuto internet.
E poi, beh, non posso proprio evitare di darvi due notizie.
1. sono in Inghilterra! (e mi manca l’Italia xD)
2. Questa è la mia ultima fan fiction. Non so se gioirete o vi mancherò, però è così. Finirò di pubblicare questa e l’altra sul Signore degli Anelli e poi mi dedicherò alla mia originale. L’intenzione è di scrivere una trilogia o tetralogia, così, beh, questo è il mio addio a EFP. Per quanto riguarda le due non complete su Twilight (una AU e un sequel di BD), beh, non mi ispirano più. La verità è che non apprezzo più Twilight come prima. Quindi, beh, non riesco proprio a scriverci qualcosa. Mi scuso con chi le seguiva. Per chi segue questa o quella su ISDA, invece, non disperate, ci sentiamo presto!
Vostra, Carmen :*

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Capitolo 9
*** // ***


cap9

E se invece il destino avesse deciso di darci un’altra possibilità?

O se invece l’avessimo scelto proprio noi?

 

Fosse dipeso da me, in quel momento avrei spaccato il mio cellulare.

Ancora una volta, puntuale, eccolo lì a vibrare e suonare sul comodino, a sancire l’inizio di una nuova giornata e contemporaneamente di una nuova settimana.

Solita routine, solo che oggi avevo ancor meno voglia del solito di prepararmi per uscire. E non cercai di negare, era colpa di quel ragazzo che mi avevano presentato sabato, il quale, al secondo incontro, il giorno prima, si era già rivelato un porco.

E, sì, non ero entusiasta di rivedere Sam.

 

Un’ora e mezzo dopo io e la mia amica di banco, Ale, ce la spassavamo un mondo a dire scemenza una dopo l’altra durante l’ora di Diritto.

Con l’interrogazione già fatta e diciassette persone ancora da interrogare, eravamo praticamente intoccabili.

<< Tua nonna porta il bikini per fare la spesa >> dissi sparando l’ennesima cazzata.

<< Passando a fatti seri >> disse Ale, ignorando il mio insulto preferito << com’è andata ieri? >>

Con la coda dell’occhio, guardai i due seduti dietro di me.

Vale e la sua vicina di banco avevano mal di Diritto, così dietro me erano seduti Sam e il mio migliore amico (che preferisco chiamare D.).

Guardai Ale e pensai che la verità avrei potuto dirla più tardi, così dissi << Benissimo, Rino è stupendo e poi è dolce da morire! >>

Dietro di me sentì interrompersi una conversazione sul calcio.

<< E vorresti rivederlo? >> mi chiese Ale.

<< Può darsi >> dissi sorridendo. “Ma anche no” pensai disgustata.

<< Carmen si è innamorata, Carmen si è innamorata! >> canticchiò lei.

Annalisa e Giorgia, le nostre amiche sedute davanti a noi, sentendo quel melodioso canto si voltarono ridendo.

<< Chi è lo sfortunato? >> chiese Giorgia scherzando.

La conversazione sarebbe sicuramente continuata, ma il prof. ci guardò abbastanza eloquentemente, così decidemmo di tacere.

Presi il diario della mia amica per scriverle qualche insulto, ma mi fermai per ascoltare. I due dietro noi avevano ripreso a parlare, ma non di calcio.

<< Potresti venire anche tu se ti va >> stava dicendo proprio in quell’attimo Sam sorridendo.

<< Ma io non conosco i tuoi amici >> obiettò D., ma Sam lo interruppe.

<< No, non sono tutti ragazzi, ci saranno anche le mie amiche… Magari riusciremo a combinare qualcosa, eh? >> gli rispose Sam ridendo.

D. accettò. Io strinsi i pugni.

Se questa era una guerra, beh, l’avrei vinta io.

Proprio in quell’attimo vibrò il cellulare.

Era Rino che mi augurava una buona giornata.

Stavo per rimettere il cellulare a posto, ma mi interruppi.

Perché non iniziare da subito la controffensiva?

 

L’uscita da scuola fu un delirio. Stavamo ancora ridendo tutti per le cazzate sparate durante l’ultima ora col prof. di Mate (xD).

Mentre stavo uscendo dal cancello, Ale mi tirò una gomitata nelle costole.

Mi girai verso di lei per dirgliene quattro, ma lei mi indicò con gli occhi di guardare avanti…

In direzione di Rino.

Ci salutammo con due baci sulle guance, poi mi chiese << Abito vicino casa tua… Torniamo a casa insieme? >>

Un qualunque pretesto mi avrebbe fatto comodo in quel momento per rifiutare.

Ma casualmente mi girai verso sinistra, e vidi Sam e D.

D. parlava mentre Sam lo ignorava e mi osservava attento.

<< Perché no? >> dissi sorridendo, prendendo sotto braccio Rino.

<< Ci vediamo domani >> continuai rivolta ad Ale, baciando anche lei sulle guance (siamo un popolo affettuoso).

Cominciammo a camminare, ma Rino disse << Aspetta>>. Mi fermai per capire quale fosse il problema, ma lui, senza parlare, mi mise le mani sulle spalle e… mi sfilò la sacca.

<< Non voglio che ti stanchi >> disse lui a mo’ di spiegazione.

<< Sei molto gentile >> dissi stupita.

<< A proposito di gentilezza >> disse con tono imbarazzato, riprendendo a camminare << vorrei scusarmi con te per ieri. Mi sono comportato… male. Scusami >>

Le sue scuse erano sincere, lo sentivo dal tono. E poi, beh, anche il fatto che tenesse gli occhi bassi e fosse tutto rosso in faccia confermava la sua sincerità.

<< Devo essere onesta >> dissi a bassa voce << ieri sei stato… disgustoso, ecco! Però, davvero, accetto le tue scuse >> conclusi sorridendo.

<< Allora… accetterai anche questo >>. Prese qualcosa dalla tasca e me la mostrò. Era un braccialetto di cuoio con le estremità in corda, tutto marrone con uno strano simbolo tribale al centro.

<< è molto particolare >> dissi, porgendogli il polso affinché me lo infilasse << mi piace >>.

<< Ed è anche molto significativo >> mi spiegò << chi me l’ha venduto mi ha detto che nella sua tribù indossano questi bracciali solo se regalati da qualcuno che ci vuole dimostrare fedeltà in battaglia.

<< Oh >> dissi semplicemente guardando il bracciale, che ora era attorno al mio polso, con una punta di ammirazione in più.

 

Tornai a casa tutta felice. Rino era stato impeccabile. Aveva portato la mia sacca per tutta la strada fino a casa mia ed era stato a discreta distanza da me per non impormi la sua presenza.

Solo ad un certo punto si era avvicinato molto. Quando stavo per centrare una pozzanghera (uscita da non so dove e fatta di non so cosa visto che non aveva piovuto) mi aveva messo una mano sul fianco per tirarmi via.

Sebbene da un lato mi fosse dispiaciuto che la mano l’avesse subito ritratta, d’altra parte considerai il fatto che probabilmente non voleva farmi pressione.

 

Quel pomeriggio, comunque, evitai del tutto il mio diario.

E cosa ci avrei scritto? Che non sapevo nemmeno quel che volevo?

Ammetterlo dinanzi a me era una cosa, ma ammetterlo dinanzi a qualcun altro (fosse anche qualcuno di carta che non esisteva)…

Nemmeno per sogno.

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Angolino dell’autrice

Ecco a voi un nuovo personaggio, Rino.

Ah beh, come al solito esiste davvero (sono così egocentrica da definire autobiografica questa fan fiction), ma purtroppo non mi considera come fa in questa storia.

E poi Sirius è sempre figo. Anche la parte “Sam” esiste davvero. Non si chiama così, ma è affascinante anche lui.

Va beh, non vi annoio oltre.

Come al solito, sono lieta di ricevere critiche educate, e perché no, anche complimenti.

Baci! Vostra Carmen! :*

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Capitolo 10
*** Epilogo A ***


ep

Epilogo A

Ciao a tutte!

Beh, non, questa non è la fine della mia ff, solo che mi sono chiesta: e se Carmen (cioè io) quel sabato mattina, dopo essere uscita da casa di Sam/Sirius, avesse deciso per davvero di non vederlo più?

Potete anche non leggere questo capitolo, non inciderà assolutamente sul corso della storia, ma se volete farlo, beh, buona lettura.

 

E così era tutto finito, pensai accasciandomi senza forze dietro la porta che avevo appena chiuso.

Perché avevo ceduto all’ennesimo colpo di fulmine? Perché ero stata così stupida?

Guardai l’ora al cellulare. Le 7:58. la scuola sarebbe cominciata fra una decina di minuti, ma al pensiero di stare cinque ore nell’aula in cui avevo conosciuto quel bugiardo, beh, mi venne voglia di bigiare scuola (fare filone, come si dice dalle mie parti).

Mi alzai dal freddo pavimento di granito con l’intenzione di girovagare fino alle 11:10, per poi ritirarmi a casa dicendo a mia madre che mancava il prof. di Diritto ed Economia.

Quando aprì il pesante portone del palazzo in cui mi trovavo, mi colpì l’aria quasi fredda del mattino.

Strano. Era da un po’ che l’aria si stava riscaldando, e adesso tornava ad essere fredda.

Forse fu questo che mi riportò alla realtà. Il sentire l’aria fredda sul mio viso.

In ogni caso, mi dissi che non potevo saltare scuola, almeno finché non avessi imparato a fare bene la firma di mia madre.

Ero senza libri, ma non era un problema. Era periodo di interrogazioni, ed io ero stata la prima volontaria.

Nulla da temere, quindi.

 

Arrivai presto a scuola. In fondo, era a circa 200 m da casa di Sam.

Appena mi avvicinai al solito punto di ritrovo della mia classe, la mia migliore amica, Alessia, mi si avvicinò con espressione sovraeccitata.

<< Dovevi arrivare prima! >> mi disse sorridendo senza nemmeno darmi il tempo di salutarla.

<< Perché? Cos’è successo? >> chiesi curiosa.

<< è passato un mio amico, che volevo presentarti >> spiegò.

La guardai negli occhi. Non mi prendeva in giro, non era uno dei nostri soliti scherzi. Era vero.

<< E chi è? >> chiesi, sempre più curiosa di conoscere questo ragazzo.

<< Non te lo diciamo >> intervenne Vale, che nel frattempo si era avvicinata a noi << quando lo conoscerai, solo allora potrai sapere chi è >>

Lei e Ale si guardarono con un sorriso di intesa e io alzai gli occhi al cielo, rassegnata.

Perché ero fregata. Non mi avrebbero detto niente.

 

Poco più tardi, in classe, guardai con studiata freddezza (dentro stavo morendo) il posto vuoto rimasto, quello di Sam.

Girai di scatto la testa e abbassai lo sguardo sul mio banco, pensando alla serata che stava arrivando e al ragazzo che volevano presentarmi.

Magari, con un po’ di fortuna, sarebbe stato anche carino…

Non come S…

“Merda” pensai, dandomi mentalmente della “cogliona patentata”.

 

Roma, 10 anni dopo.

“Dopo tutto questo tempo?”

“Sempre.”

Fissai con gli occhi lucidi lo schermo e mi diedi della vecchia emotiva.

Dovevo smetterla di rivedere Harry Potter.

<< Questa è indubbiamente la parola migliore che dice Piton in otto film >>

Sorrisi a quell’affermazione.

<< Anch’io te l’ho detta qualche anno fa, mia piccola Lily >>

Mi lasciai cingere dalle braccia di mio marito.

Ecco qual è lo scotto quando si decide di sposare un potterhead fanatico.

L’essere chiamata Lily.

Non che la cosa mi desse propriamente fastidio, eh.

Spensi il lettore dvd e il televisore e mi diressi nella stanza degli ospiti (quella che in un futuro lontano sarebbe diventata la camera delle mie figlie) e presi uno dei miei innumerevoli diari segreti.

Oh, cavolo. Il primo. Avevo preso il primo.

Curiosa, mi chiesi se mi sarei riconosciuta in quelle pagine, che narravano la storia di una ragazzina poco sana di mente, cioè io a 14-16 anni.

Un’ora e mezza dopo, chiusi il diario, perplessa.

Ricordavo tutto quel che era scritto in quel diario con sorprendente chiarezza, ma arrivata a marzo del mio terzo anno di superiori avevo dei vuoti di memoria.

Avevo letto di un certo Sam che mi aveva dato del filo da torcere,ma sinceramente non lo ricordavo proprio.

Ricordavo benissimo quello nominato dopo, Rino, quello che mi aveva presentato la mia amica e che poi avevo sposato, ma questo Sam…

No, proprio non lo ricordavo.

Se avessi creduto all’esistenza della magia, beh, ci avrei visto lo zampino di un Incantesimo di Memoria.

<< Stupidate >> dissi ad alta voce, come a convincere me stessa.

Non potei fare a meno, però, di pensare a zio Vernon e al suo “Non esiste quella roba. La magia”.

Sorrisi, concludendo che quello non era un film di HP, ma la realtà.

Semplicemente, Sam era qualcosa che il mio cervello non riteneva degno di essere ricordato.

------------------

Angolino dell’autrice

Ho scritto questo capitolo tra il 12 e il 13 luglio.

Mi mancavate un sacco.

Fatemi sapere che ne pensate di questa idea e se ho citato come si deve zio Vernon ;D

A presto, Carmen.

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Capitolo 11
*** Il ballo ***


snz Il ballo

La settimana passò veloce, ma non degna di eventi di nota.
Tutti i giorni Rino passava da scuola a prendermi, e anche se Sam fingeva che la cosa non gli interessasse, se gli si diceva qualcosa quando c'era lui bisognava ripetergliela due o tre volte prima che capisse.
Purtroppo questo fatto fu quello che forse determinò un periodo di lite fra me e Sam, che non ci parlavamo più.
Molte volte lo sorprendevo ad osservarmi, ma non mi interessava - o almeno questo era quello che mi dicevo.
Non era stato sincero con me, punto.
Inoltre, alcuni compagni della nostra classe avevano organizzato una serata da passare tutti insieme, sabato, in un locale per ballare.
Eravamo tutti in fibrillazione per quella serata, ragazze e ragazzi indistintamente. Sì, a sedici anni non è molto raro avere una cotta per un compagno o una compagna di classe.
Il sabato, alle 22:00, eravamo tutti in tiro davanti all'ingresso del locale.
Io e le mie amiche stavamo confrontando l'altezza dei nostri tacchi (tipo i troll che confrontano la lunghezza delle loro mazze), ma ad un certo punto ammutolirono tutte, mentre guardavano attente verso una direzione comune.
Un dio biondo in camicia Ralph Lauren, leggermente aperta a lasciar intravedere un ciondolo Paciotti a forma di pugnale argentato con la punta rivolta verso il basso, pantaloni 9.2 e scarpe Hogan color crema.
Ecco cosa stavano guardando.
Peccato non sapessero che quella era un'immagine rubata.
<< Andiamo dentro? >> chiesi ad alta voce battendo le mani.
Prendemmo posto. Patty alla mia destra. Ale alla mia sinistra.
Sam difronte.
Bella serata si prospettava.
E non potevo ancora immaginare quanto lo sarebbe stata.

Le 23:00. Un'ora dopo eravamo ancora seduti al tavolo, senza aver ballato nemmeno un po'. Fino ada allora era stato un delirio. Prima c'erano voluti dieci minuti perchè arrivasse una cameriera. Poi era finalmente arrivata, am non era italiana e ci erano voluti trentacinque minuti perchè prendesse le ordinazioni.
E poi, inspiegabilmente, era circa un quarto d'ora che stavamo seduti senza far niente.
Ma in quel momento mi scocciai.
<< In piedi a ballare!!! >> esclamai gridando, alzandomi dalla sedia << o siete venuti qui solo per mangiare? >>
Quasi tutti si alzarono, Sam compreso.
Mi tolsi il foulard fucsia che avevo messo come coprispalle - qualche mia amica scherzosamente fischiò - e rimasi solo col tutone color safari che indossavo, con la schiena coperta solo da uno strato di velo e con dei tacchi fucsia, alti ma non troppo per poter ballare comodamente.
In pista cominciammo a scatenarci. Era davvero bello, ballare, saltare come pazzi, gridare le poche parole in inglese che sapevamo delle canzoni...
Ad un certo punto sentì due mani premere, calde e gentili, sui miei fianchi.
Mi girai di scatto.
<< Ciao >> sussurrò Rino.
<< Ciao >> dissi con un gran sorriso, continuando a ballare << imbucato? >>
<< Sono solo venuto a vederti... Le tue amiche mi hanno detto che oggi sei proprio bellissima, così sono corso qui >>
Mi guardai attorno. Il divertito gruppetto delle mie amiche ci guardava ridacchiando.
<< E' valsa la pena venire, comunque >> continuò << sei bellissima >>
Io non risposi. Però sorrisi imbarazzata ed abbassai gli occhi.
<< Adesso vado >> bisbigliò << non voglio essere un intruso >>
Gli sorrisi quando andò via, ma appena uscì corsi al tavolo a bere un bicchiere d'acqua e a sedermi un po'.
Una certa Patty si avvicinò di corsa.
<< Tra rose e fior nasce l'amor... >>
Non risposi, ma le tirai un tovagliolo.
Che gradazione di rosso avevo raggiunto?
In quel momento al tavolo arrivarono gli antipasti, così corsero tutti a sedersi.
Non ci perdemmo niente di speciale, comunque, perchè in pista avevano messo i balli di gruppo.
Quando invece ci rialzammo, passavano i lenti.
E i ragazzi avevano voglia di ballarli.
Ale fu invitata a ballare dal suo storico spasimante, Patty fu invitata da Paperino, mentre persi di vista le altre.
Feci l'occhiolino a Patty, un po' imbarazzata ma decisamente felice nelle braccia del suo cavaliere (che teneri *__*).
Quasi speravo che tornasse Rino, quando una mano battè sulla mia spalla.
Sam.
<< Possiamo ballare... e magari parlare? >> mi chiese arrossendo?
NO!!!
Però l'antipatica della classe se lo stava mangiando con gli occhi.
<< Sì >> risposi bruscamente, prendendo la mano che mi porgeva.
In pista mi mise le mani sui fianchi e mi strinse forte a sè.
<< Sei carina oggi. Molto >> disse dopo qualche secondo.
<< Anche il biondo a cui hai rubato l'aspetto >> risposi tagliente io.
Lui non rispose, anche se quello era stato davvero un colpo basso, e mi sentì soddisfatta per averlo messo a tacere.
<< Forse >> continuai stuzzicandolo << è meglio il biondo di te >>
<< Cosa? >> chiese.
<< Intendo dire: forse hai rubato l'immagine di un altro perchè il tuo aspetto è troppo brutto >> mi spiegai meglio.
<< Non lo puoi dimostrare >> disse con uno scintillio ironico negli occhi.
<< E tu non puoi dimostrare il contrario >> replicai subito.
Non mi rispose più per tutta la durata della canzone.
Solo allora mi resi conto di quale canzone stavamo ballando.
Careless whisper.
L'avevo già ballata due volte.
Col ragazzo che amavo.
Con la mia avventura estiva.
Non c'è due senza tre, come si suol dire.
Il terzo era Sam. Che per me cosa significava?
Quando provai a staccarmi, visto che la canzone era finita, lui mi trattenne un attimo di più e bisbigliò: << Invece sì >>
<< Sei pazzo? >> dissi ad alta voce << parli da solo? >>
<< No, non sono pazzo. Ma sì, posso dimostrarti il contrario >> disse concitato.
Attorno a noi tutti saltavano e si agitavano, visto che il dj stava passando dell'house, ma noi eravamo immobili.
<< Domani. Ti chiamo io >> e detto questo fuggì dalla pista.
Io ritornai lentamente a sedermi al mio posto.
Il tavolo era quasi deserto, c'era solo qualche timido più Patty che si massaggiava le caviglie.
<< Mi fa troppo male la destra >> sospirò << qualcuno ha piedi da elef... Ehi, ma che ti succede? >>
Forse ero... pallida? Spaventata? Eccitata? O tutt'e tre le cose insieme?
<< Ehm ... se lo vuoi sapere... >> cominciai ma mi interruppe e disse con tono sepolcrale << Ho un appuntamento domani >>
Sarei volentieri scoppiata a ridere, invece dissi col suo stesso tono << Ehm... ecco... anch'io ho un appuntamento domani... ma non con Rino >>

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Angolino dell'autrice
Ciao gente!
Come vi sembra questo capitolo? sicuramente vi sarà piaciuto più degli altri, perchè c'è la mia Tigre p che fa conquiste. xD
No va beh, seriamente. Se vi va recensite. Aspetto i vostri pareri.
E anche Sirius che mi vuole spezzare le gambe perchè non sapeva cosa mi aveva detto Rino (da Hanna Potter ribattezzato Rinoceronte lol xD).
Alla prossima :D
Carmen :*

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Capitolo 12
*** Forse una svolta? ***


Forse una svolta?

Non è importante saperlo.
L’amore è una conoscenza
a se stante, non sempre
consapevole.

 

<< Ma hai capito allora? >> mi chiese Patty leggermente scocciata?
No. Non la stavo ascoltando, in verità.
<< Sì, perfettamente >> risposi in tono vacuo.
<< Sì, certo >> ribatté. Cazzo, quando si tratta di me non riuscirò mai ad ingannare quella ragazza.
<< E va bene >> capitolai << non ti stavo ascoltando >>
<< Capitan ovvio >> disse rassegnata << ma vorrei sapere perché >>
Mi guardai attorno, cercando di tergiversare. Ma il mio tentativo di cambiare discorso fallì. Se nella villa di Cerignola si cerca qualcosa di interessante, beh, meglio cercare di leccarsi la punta del naso con la lingua, perché c’è molta più probabilità di riuscirci.
<< Ehm… >> capitolai infine << come ti ho detto ieri, oggi avrei un appuntamento >>
<< Con chi? >> chiese subito curiosa.
Arrossì furiosamente, ma non risposi.
<< Dai, chi è? >> insistette lei.
<< Ehm… non è Rino >> cominciai.
<< Sì, l’avevo capito, dici! >>
<< Se arriverà vedrai >> ribattei delusa.
<< Perché dici se? >> chiese Patty dubbiosa.
<< Perché aveva detto che si sarebbe fatto sentire per l’orario, ma non l’ha fatto >> spiegai ancora più delusa.
Appena finì di parlare arrivarono le altre.
Dopo esserci salutate, cominciammo a camminare per il centro.
<< Dimmi chi è >> disse di nuovo Patty bisbigliando.
In quel momento mi squillò il cellulare.
<< Pronto? >> risposi assorta, visto che mi stavano chiamando da un numero che non conoscevo.
<< Dove sei? >>
Il mio cuore saltò un battito. Era Sam.
<< Come fai ad avere il mio numero? >> chiesi perplessa.
<< L’ho rubato dalla rubrica di D. Adesso mi dici dove sei? >> concluse impaziente.
Gli risposi, indicandogli uno dei bar più famosi della mia città.
<< Aspettami lì. Arrivo fra cinque minuti >> disse bisbigliando, e chiuse la chiamata.
Rimasi a fissare il telefono per qualche istante.
<< Ho un appuntamento! Ho un appuntamento! Ho un APPUNTAMENTO! >> dissi sempre più eccitata, e di conseguenza alzando sempre più la voce.
<< Con chi? >> chiesero le mie amiche all’unisono.
Beh, come biasimarle! Avevo praticamente strillato!
<< Con Sam! >> esclamai senza riflettere.
Solo un attimo dopo mi resi conto di aver praticamente sganciato una bomba a mano.
Le mie amiche mi guardarono incredule.
Poi…
<< Lo sapevo! >> << Ma lui ti piace? >> << … è bello, però… >>
Non provai nemmeno a farle tacere. Dopotutto, se sganci una bomba e non scappi ti ferisci anche tu.
O comunque rimani invischiata in quel che accade dopo.
<< E come mai? >> mi chiese qualcuna.
<< Non lo so >> mentì << ha detto che vuole parlarmi >>
Ma probabilmente nessuna mi sentì.
Per loro era importante solo che dovessi incontrarmi con Sam.
Continuammo a camminare, anche se i miei pensieri erano praticamente in un’altra dimensione, quando incontrammo un po’ di nostri amici di classe.
Un mormorio divertito si diffuse tra noi, e Patty, divenne l’oggetto di parecchie frecciatine.
M. era lì.
Decisi che forse era il momento di vestire i piani di una wedding planner, così presi a braccetto Patty e mi avvicinai a lui.
Se si volesse fare una guida sui segni che contraddistinguono una cotta da una COTTA PAZZESCA CHE TI FA PERDERE LA RAGIONE, dovrebbero usare quei due come esempio.
Arrossirono, cominciarono a ridacchiare, e Patty a balbettare.
<< Bella la festa ieri >> dissi, tanto per partire sul neutrale.
M. lanciò un’occhiata di sfuggita a Patty e disse << sì, molto bella >>
<< Il cibo era ottimo >> si inserì Patty a bassa voce.
<< La carne soprattutto >> dissi facendo un doppio senso, ed entrambi si guardarono e si sorrisero.
In quel momento mi arrivò un sms – della Vodafone – ma finsi che fosse importante e mi allontanai, lasciandoli soli.
Dopo qualche minuto, li vidi allontanarsi insieme.
Sorrisi soddisfatta. Finalmente si erano decisi!
Il potente rombo di una moto ci fece tacere tutti, in quanto rendeva impossibile sentire qualsiasi altro rumore.
Arrossì di colpo. Era lui.
Si fermò di fronte a me, con qualcosa come una settantina di persone a guardarci.
Non aveva il casco e i suoi biondissimi capelli erano scompigliati al vento, ma cercai di non farmi impressionare.
<< Ciao >> disse rompendo il silenzio imbarazzato.
<< Dov’è il casco rosso? >> chiesi. Quella moto e quel casco (e anche quel motociclista, lo ammetto) mi affascinavano.
<< Dove l’hai lasciato tu >> disse << lo rivuoi? >>
Ignorai quel che le mie amiche si dicevano tra di loro.
Avrei detto tutto di me e Sam un’altra volta, se ne avessi avuta la voglia.
<< Certo che no >> risposi. Cavolo, anch’io avevo una pettinatura da salvaguardare.
<< Allora… >> disse con tono imbarazzato << vuoi salire? >>
Mi girai verso le mie amiche. Forse si aspettavano che chiedessi loro consiglio.
In ogni caso, la loro faccia sbigottita quando dissi << Torno fra poco >> in una qualunque altra situazione mi avrebbe fatto ridere.
Tutte, tranne in quella.
Salì sulla moto e salutai con la mano le mie amiche e gli altri compagni della mia classe fermi ancora lì a guardarmi incantati e stupefatti.
<< Dove mi porti? >> chiesi con tono pratico.
<< A casa. Dove posso essere me stesso >>
Sulla sua moto sfrecciamo fino a casa sua.
Il tragitto fu molto breve. Scesa dalla moto, mi girai verso il bar vicino casa sua (il bar cool, do you remember?), e subito mi pentì di averlo fatto.
C’era Rino con gli amici.
<< Ciao >> disse sorridendomi, venendomi incontro dal tavolo al quale era seduto con gli amici a consumare un aperitivo.
Il suo sorriso si spense all’istante, mentre gli occhi abbracciavano Sam, la moto e le mie guance leggermente arrossate.
<< Vedo che hai compagnia. Non voglio disturbare >> disse, tornando indietro.
<< No! Aspetta! >>
Lo seguì e lo bloccai, mettendogli le mani sulle spalle.
<< Davvero >> continuò a voce bassa << non voglio… >>
Lo guardai negli occhi.
Quei pochi istanti bastarono a farmi decidere. A lasciarlo andare.
Cosa gli avrei detto?
Scusa? Scusami per averti ferito?
E poi? Non avrebbe mica potuto dire non fa niente?
Perché non avrebbe mentito.
Il mio salire sulla moto aveva fatto la differenza.
Non l’avrei fatto per nessun altro. Per Sam sì.
Non sarei salita sulla moto di nessun altro, nemmeno su quella di Rino, se ne avesse avuta una, ad essere sincera.
<< Vai dai tuoi amici >> bisbigliai, mentre lottavo per non abbracciarlo << e divertiti >>
Lui mi guardò male, poi disse con sarcasmo << ma certo che mi divertirò! Sicuro! >>
Mi voltò le spalle e cominciò a camminare, a testa alta ma comunque ferito.
Poi si voltò, e con tono beffardo disse << Buon divertimento anche a te >>ù
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Angolino dell’autrice
Ciao a tutte! L’ennesimo capitolo di questa assurda fan fiction è arrivato!
Due piccole cosucce – o forse tre – e poi vi lascio :D
Innanzitutto grazie a chi continua a recensire, è importante per la mia autostima xD
Inoltre, volevo avvertirvi che per rispetto nei confronti di Tigre p non ho scritto il nome intero di M., e ne altro su di lui, ma se vi va leggete
qui la sua ultima fan fiction, capirete di più :D
Ultimo, so di aver detto che questa era la mia ultima ff, ma se vi va leggete la mia collaborazione con Tigre p, nel mio account
qui o nel suo qui.
Magari potete farci sapere che ne pensate :D
Adesso vi lascio, buona serata :D

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Capitolo 13
*** La scelta ***


dca

Mi voltai indietro, verso Sam, con gli occhi pieni di lacrime.

Quei pochi giorni in cui ci eravamo visti mi erano bastati ad affezionarmi all’animo gentile di Rino.

Guardai Sam, e forse in quel momento lo odiai.

A vuoto, comunque. Se non avessi voluto salire sulla sua moto lui non mi avrebbe costretta.

Entrammo in silenzio nell’atrio e poi nell’ascensore.

Una volta in quello spazio angusto, fu impossibile evitare di guardarci.

Lui allungò una mano, forse per accarezzarmi, ma a metà strada cambiò idea e la abbassò.

<< Era davvero innamorato di te >> disse semplicemente.

Io lo ignorai e non risposi, per cui lui continuò dicendo: << Se non fosse mio rivale mi dispiacerebbe di lui ancora di più >>

Ma quello fu troppo.

<< Rivale un corno! >> sbottai << sono qui solo per vedere chi sei davvero, non per altro! >>

In quel momento la porta dell’ascensore si aprì, e per lui fu una fortuna. Altrimenti non sarebbe riuscito a nascondere la sua espressione delusa, che io comunque colsi di sfuggita.

Entrai nel suo appartamento, per me ormai familiare.

Si guardò attorno, poi si voltò verso di me e disse: << Quindi… sei qui solo per vedere chi sono, giusto? >>

<< Esatto >> risposi prontamente, ignorando il suo tono… offeso? confuso?

<< Beh, allora… accomodiamoci e aspettiamo >> disse, tuffandosi nel divano di pelle nera in cui avevo dormito quella famosa notte.

Mi guardai attorno, indecisa.

Alla fine mi tolsi il copri spalle beige, in tinta con le scarpe e il pantalone, e rimasi in camicia.

E mi sedetti a distanza da lui.

<< Non sono scomode? >> chiese, indicando i miei dodici centimetri di tacco.

<< Per niente >> risposi << certo, delle scarpe basse sarebbero più comode, ma anche queste non sono male >>

<< Se vuoi puoi toglierle >> disse, poi aggiunse frettolosamente << se ti va, ovvio >>

All’inizio pensai che non farlo sarebbe stato meglio, ma poi mi dissi che ero a casa sua, sul suo divano, per cui togliersi le scarpe non era chissà che provocazione.

Rimasi a piedi nudi e incrociai le gambe.

Lo guardai negli occhi e vidi che mi stava studiando attentamente, così chiesi: << Perché non mi parli un po’ di te? >>

<< Oh >> disse, colto di sorpresa << ehm… perché dovrei? >>

<< Beh, almeno io ho avuto la delicatezza di chiedertelo guardandoti negli occhi… ma se vuoi posso leggere anch’io il tuo diario segreto >> conclusi, con un’espressione tra l’ovvio e il realizzato.

<< Come lo sai? >> chiese di getto.

A quel punto non mi trattenni e sorrise trionfante.

Senza ovviamente dirgli che avevo colto il suo odore fra quelle segretissime pagine.

<< Dai, come lo sai? >> chiese curioso.

Non risposi. Mi sentivo troppo importante.

Ma me ne pentì.

Perché prese un cuscino e me lo lanciò in piena faccia.

Aprì la bocca, tra lo scandalizzato e l’indignato, e poi feci l’unica cosa che c’era da fare.

Gli rilanciai il cuscino.

Cominciò una lotta furiosa.

Dieci minuti più tardi, mi arresi. Mi aveva incastrata tra il suo corpo e una montagna di cuscini alle mie spalle.

Tolsi il fermaglio dai miei capelli, ormai tutti fuori posto.

<< Questo non basterà a fermarmi >> disse decisa << voglio sapere di te >>

Rendendosi conto di essermi troppo vicino si fece indietro.

E finalmente cominciò a parlare.

<< Beh, che dire… mi chiamo Sirius Black, e ho 18 anni… fisicamente sono quanto di più diverso tu possa immaginare di questo corpo… sono molto più bello, ovviamente… e odio la mia famiglia >>

<< Come mai? >> lo interruppi.

<< Beh… Credo tu abbia ormai capito che la Magia esiste e che io la so usare… secondo loro, in pratica, ci sono tipi e tipi di maghi >> spiegò disgustato.

<< Una sorta di razzismo dei maghi >> dissi cercando di capire.

<< Sì, più o meno >> mi rispose, guardando fisso un punto lontano, perso nei suoi pensieri.

<< Non credo di essere nella graduatoria dei maghi >> dissi, scherzando ma non troppo.

<< Per la cronaca >> spiegò, alzando senza accorgersene la voce << sono scappato da casa loro perché odiavo il loro sentirsi superiori >>

Pensai che era meglio non replicare.

Era pur sempre la sua stupida famiglia.

Ad un tratto, però, si calmò e cominciò a cercare qualcosa sotto i cuscini del divano.

Un joystick della PS3.

<< Ti va una corsa? >> propose.

Perché no?

 

Che onta. Stavo per essere battuta di nuovo.

Finché all’ultimo giro non lo sorpassai miracolosamente.

<< Mangia un po’ di polvere >> dissi, strillando l’ennesimo insulto.

Stranamente, lui non mi rispose.

Lo guardai con la coda dell’occhio per vedere se per caso non stesse facendo qualche suo trucchetto per vincere – ci eravamo scherzosamente insultati dall’inizio del gioco – e immediatamente il joystick mi cadde di mano.

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Angolino dell’autrice

Ragazze, ma pensate sia sorda?

Ho sentito fin qui le parolacce che mi avete rivolto.

Ahahahahahaha :D

Godo come una BBBestia {cit. Michael Righini} a tenervi col fiato sospeso :D

Spero vi sia piaciuto questo nuovo capitolo.

A cinque recensioni il prossimo :D

Baci, Carmen :* :D

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Capitolo 14
*** // ***


tr

Due piccole cose prima di cominciare :D questo è il penultimo capitolo :D Ho sentito il vostro urlo di gioia, comunque mi sono divertita a scrivere questa ff.

E, dopo non vi scoccerò. Spero apprezzerete il capitolo e recensirete.

Alla prossima e ultima volta :D

<< Oh… mamma santissima! >> esclamai.

Vi sfido a trovare parole più adatte di queste.

Avevo il mio idolo assoluto dinanzi ai miei occhi, colui che in automatica associavo al principe azzurro!

All’inizio avevo pensato ad un’omonimia, ma ora non avevo più dubbi.

Era lui! Il mio principe azzurro personale!

Dopotutto, Sa… Sirius non mi aveva mentito.

Senza Polisucco era diversissimo.

E mille volte più bello.

Aveva dei lunghi capelli neri e gli occhi grigi, caratterizzati dal solito brillio ironico, e delle labbra più carnose di come le immaginavo.

Fisicamente era abbastanza da far venire l'acquolina in bocca, ed era ancora più alto di Sam, cazzo!

<< Beh… alla fine mi hai conosciuto >> disse semplicemente.

Poi, non so cosa mi prese in quel momento, ma allungai una mano verso Sirius e gli toccai i capelli.

Lui mi guardò con sguardo interrogativo.

<< Curiosità >> dissi.

Volevo solo controllare che il mio idolo fosse reale.

Però, cavolo, che bei capelli morbidi!

<< Immagino voglia tornare dalle tue amiche ora >> disse alzandosi.

<< Sì… meglio di sì >> gli risposi.

“ No, no, stupida, rimani! “ sussurrò, anzi urlò concitata la mia vocina interiore.

Mi rimisi le scarpe e mi riaggiustai i capelli (per quanto possibile).

<< Credo che questo sia un addio >> disse prima di aprire la porta.

Non gli risposi, ma annuì col capo.

<< Beh, allora è stato un piacere conoscerti. Davvero >>

Non gli risposi, non lo guardai, non mi girai verso lui andandomene.

Non volevo che mi vedesse con gli occhi lucidi.

Beh, addio.

 

Passarono tre giorni da quell’oretta passata con Sirius. A scuola non si era più presentato,e a me dispiaceva. Ok, era stato un bugiardo, ma mi piaceva. E probabilmente gli piacevo anch’io. Dopotutto, perché mi aveva baciata?

Il mercoledì pomeriggio non resistetti più. Mi vestì velocemente, afferrai le chiavi di casa e il cellulare e fui da lui dopo soli venti minuti.

Se non dovevamo più vederci, volevo dargli un vero addio.

Arrivata nel suo palazzo, al suo piano, mi fermai un attimo.

“E adesso?”

Mi gettai a capofitto nella situazione.

Meglio non pensarci, altrimenti avrei finito per demordere.

Continuai diritto e arrivai alla porta di casa sua.

Ma la trovai spalancata.

Suonai comunque il campanello, e lui disse << avanti >>.

Entrai, e la bocca mi rimase spalancata.

Mobili, divano, televisore, dischi, tutto volatilizzato.

C’era solo lui, che continuava a cercare di far chiudere uno scatolone.

<< Ciao >>  disse, mentre dalla tasca afferrava la sua bacchetta.

<< Ti trasferisci? >> chiesi, con tono studiatamente freddo.

<< Sì >> rispose guardandomi negli occhi << ti ho rivelato chi sono. È meglio che sparisca da qui >>

<< Non ti fidi? Pensi che lo dirò a qualcuno? >> chiesi precipitosa.

<< Veramente sì >> disse abbassando gli occhi << non ti sei confidata con le tue amiche? >>

<< No >>.

<< Come? >> chiese incredulo, alzando di scatto la testa << non condividi con loro tutti tuoi segreti? >>

<< Io… tu sei qualcosa che non voglio condividere >> risposi arrossendo.

Era chiaro che non intendevo al segreto con quella frase.

<< Nemmeno io >> replicò di rimando << quando ti ho visto con quel … quel… >>

Espirò profondamente e si passò una mano tra i suoi disordinati capelli.

Avrei voluto essere io a farlo.

<< Rino? >> chiesi << non lo vedo più. Avevo già scelto prima di domenica. E non lui >>

Lo vidi diventare ancora più incredulo.

<< Mi stai dicendo… >>

<< Sì >> lo interruppi, esasperata << secondo te cosa sono venuta a fare qui? >>

Sorrise imbarazzato, poi lentamente mi si avvicinò.

<< Se non vuoi, fermami>>

Gli sarei scoppiata a ridere in faccia. Se non vuoi?

Mi arrivò vicino. Sicuramente sentiva il mio cuore.

Poi mi mise una mano tra i capelli, e mi attirò a sé.

Ero totalmente avvinta a lui, che mi teneva l’altra mano sulla schiena.

E poi, mi baciò.

Un bacio forte, intenso, ricco di passione.

Lui lo voleva.

E io ancor di più.

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Capitolo 15
*** Epilogo B - The best ***


last

Ciao a tutti :D finalmente mi sono decisa a pubblicare :D non è una gran conclusione, ma spero di rallegrarvi per una decina di minuti.

Buona lettura :D

 

Qualche anno dopo

 

<< E ti ricordi  di quando, a Bournemouth, andasti a bussare alla sua stanza e ti venne ad aprire in accappatoio? >>

<< Eh, lo ammetto, ero proprio bellissimo a 17 anni >>

Tutti scoppiammo a ridere, mentre Patty sorrideva, ma non replicò, troppo imbarazzata per farlo.

Stavamo parlando della nostra memorabile vacanza studio in Inghilterra che avevamo fatto il 4° anno di scuola superiore.

Che ricordi!

Beh, sì, avevo un po’ esagerato nel rivangare quell’episodio, ma in fondo era dal terzo anno di scuola superiore che volevo vedere Patty e M. insieme, quindi ero scusabile.

E poi, era da un po’ che non vedevo una delle mie migliori amiche. Precisamente da qualche anno prima, da quando mi ero trasferita a Londra insieme a Sirius.

Il mio adorato fidanzato era seduto al mio fianco, di fronte a M.

Ci trovavamo in un agriturismo un po’ fuori Cerignola, e Sirius non aveva bevuto la Polisucco.

Gli avevo chiesto di non costringermi a mentire almeno di fronte a loro, e lui aveva accettato, anche se per un momento M. ci aveva guardati come due spostati.

Io e Patty incrociammo gli occhi, soddisfatte della felicità di cui eravamo protagoniste.

Cosa potevamo desiderare di più?

<< Patty, se fossi al posto tuo la ripudierei for ever >> le disse Sirius, per stuzzicarmi.

<< Io, invece, se fossi al posto tuo farei meglio a tacere >> replicai pronta.

M. ci guardò divertito, poi scosse la testa per far ondeggiare i capelli, che portava più lunghi da un lato, e disse << la mia bellezza fa scandalo >>

Scoppiammo ancora a ridere, mentre Patty esclamava – come al solito - << LOL! >>

Quella parola mi riportò in mente mille cazzate fatte insieme, e mi prese un agrodolce nostalgia dei bei tempi andati.

<< Vieni, Patty, andiamo in bagno >> dissi tutt’ad un tratto.

Quello era l’unico posto dove potevamo parlare da sole, senza che quei due potessero seguirci.

E poi, si sa che le donne in bagno ci vanno solo in due.

La toilette era stupenda, decorata con marmo rosa e con della musica in sottofondo.

Gli specchi erano immensi e c’era persino un distributore di trucchi.

<< Che c’è? >> mi chiese lei appena mi chiusi la porta alle spalle.

Bene. Aveva capito che qualcosa mi frullava in testa.

<< Allora, come va? >> le chiesi.

Lei non rispose, ma aprì la pochette nera che aveva portato insieme con lei e mi mostrò una scatolina di velluto blu.

<< Me l’ha regalati qualche mese fa >> spiegò, e poi mi porse il pacchetto.

Io lo aprì subito, curiosa.

L’anello all’interno era d’oro bianco, con un diamante molto grande (non so quanto, non sono un’orafa) incastonato al centro.

Non aveva nessun altro decoro, se non il nome di M. inciso all’interno.

<< E perché non lo indossi? >> chiesi, aggrottando la fronte.

<< Devo ancora dirlo ai miei >> spiegò.

Io tacqui, pensando che quella era davvero la fine di un’epoca e l’inizio di un’altra – altro che calendario Maya!

<< E tu? >> chiese << non ti ha ancora chiesto di sposarlo? >>

Arrossì e non risposi, mentre il ricordo di una sera di qualche settimana prima mi colpiva con tutta la sua forza.

<< Allora? >> insisté Patty, e io le raccontai tutto: di come una sera mi avesse bendato gli occhi, per poi restituirmi alla luce solo una decina di minuti dopo.

Allora mi ero guardata attorno e avevo riconosciuto una delle cabine del London Eye, nella quale appunto ci trovavamo, con il suggestivo sfondo dell’Houses of Parliament e del Big Ben illuminati e riflessi nel Tamigi.

E lui mi teneva strette le mani, e mi guardava intensamente.

No, non ora, avevo pensato, ma era proprio quel che credevo.

<< E perché hai rifiutato? >> mi chiese lei incredula.

<< Non ho rifiutato, ho solo detto che mi serve del tempo… >> tentai di spiegare, ma lei mi interruppe e continuò << Tempo? E perché? sono cinque anni che state insieme, non pensi che abbia aspettato abbastanza? >>

<< Non sono pronta! >> la interruppi furiosa.

<< Non sei pronta? Fa’ come vuoi! Ma ricordati che non aspetterà in eterno >>

Dopo queste parole, Patty uscì dal bagno, lasciandomi da sola con i miei dubbi: e se lui non mi avesse aspettata?

No, dovevo fare qualcosa, e adesso, immediatamente.

Non potevo perderlo per la mia stupida paura di crescere.

Ritornai al tavolo e guardai Patty, facendole l’occhiolino. Aveva colto il messaggio, così attirò su di sé – con piacere – l’attenzione di M.

Io mi voltai verso Sirius e cominciai : << Un po’ di tempo fa mi hai chiesto una cosa… >>

Lui fece finta di non capire, mostrandosi incredulo. Voleva sentirmi ammettere tutto?

Ok, se l’era cercata.

<< Ti ricordi? Eravamo sul London Eye, e tu eri inginocchiato davanti a me, e mi hai detto un sacco di cose sdolcinate del tipo “sei la mia vita”, ecc… >>

<< Sì, sì, ho capito di cosa parli >> mi interruppe, tagliando corto.

Gli sorrisi beffarda. A certi giochi si può giocare in due.

<< Scommetto che c’è un motivo, se mi stai dicendo tutto questo proprio ora >>

<< Già >> balbettai. Perché riusciva sempre a rimettermi al mio posto?

<< E non sei in grado di capirlo da solo? >> gli chiesi sfidandolo.

<< Sì >> rispose sussurrando, avvicinandosi a me << ma voglio che me lo dica tu >>

In quel momento, decisi di ammetterlo.

<< Te lo dirò solo ogni tanto, per cui ascoltami attentamente: ti amo, e voglio sposarti >>

A quelle parole, sorrise e mi diede un casto bacio sulle labbra.

Accidenti, che autocontrollo!

<< Non preoccuparti >> mi disse, quasi mi avesse letto nel pensiero, dopo aver ordinato una bottiglia di Fontana Fredda << noi due festeggiamo dopo >>

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Angolino dell’autrice

Non so davvero che dire.

Una storia nata per scherzo, che mi ha fruttato tanti complimenti. E anche qualche critica, ma quelle ci sono sempre, perché nessuno è perfetto.

Spero che la mia storia vi sia piaciuta, davvero, che vi abbia emozionato quanto ha emozionato me.

Arrivederci a tutti :D

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