Fiore a otto petali di Kira90 (/viewuser.php?uid=58014)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Drabble 1-5 ***
Capitolo 2: *** Drabble 6 - 8 ***
Capitolo 1 *** Drabble 1-5 ***
FAN 1 MISSING MOMENTS (1-5)
[Vince x Nev Drabble Series – Missing Moment di Ancora una Conquista ]
note autrice : questa è una
serie di otto drabble, missing moments della mia prima ff Ancora una
Conquista, concluse da una one shot, spin off della stessa ff; la serie
celebra il pairing secondario Vincent Tiger x Neville Paciock. Per
avere una comprensione completa delle drabble si consiglia di leggere
la fanfiction cui fanno riferimento, qui il lik : efp link Ancora una Conquista
avvertimenti : la serie di drabble,
dal carattere introspettivo, sarà un 'alternanza di P.O.V. di
Neville e Tiger, con rating basso, mentre la one shot finale
avrà rating R o al più NC-17.
Nota secondaria : il mio Tiger
è questo qui sotto. Anche se in realtà Josh H.
interpreterebbe Goyle, ma oh, andatevi a leggere la descrizione nei
libri, Goyle è quello più basso e grassoccio ! u.u Su
Neville - Matthew Lewis spero non ci saranno obiezioni di sorta
^^
Serie scritta per il Blue Moon Festival, indetto su LJ da lordvoldemort e Duedicoppe. Qui il link : Blue Moon Festival
FIORE A OTTO PETALI
primo petalo –
Piangeva serrando i pugni, i pezzi
della sua amata Agremilda
del deserto giacevano davanti a lui su di un telo
bianco avorio. Ne aveva accarezzato piano ogni filamento, mormorando
parole di scusa, e le aveva detto addio prima che si spegnesse del
tutto. Adesso lasciava che fosse la rabbia, un fiume caldo e
impetuoso che gli imporporava le guance e gli faceva divenire lucidi
gli occhi, a guidarlo : gli scorreva sotto pelle e aspettava,
paziente, il momento giusto per esplodere. Neville strinse la
bacchetta, flettendo piano le dita appiccicose di resina, dopo aver
chiuso il telo con un nodo e aver riposto l'involto nel suo baule,
insieme ai cocci dell'antico vaso. Non poteva riparare nessuna delle
cose che amava, era sempre stato così. Gli restava la vendetta,
soltanto la vendetta. E anche se dopo non avrebbe smesso di fare
male, anche se il dolore avrebbe continuato a pulsare sordo, almeno
avrebbe goduto nell'infliggerne a sua volta, almeno un po', su
quel grosso scimmione di Tiger. E se ne avesse provato almeno un po',
si diceva Neville, forse avrebbe smesso di piantargli sulla nuca
quelle pietre dure che aveva per occhi, avrebbe smesso di spuntare da
dietro ogni angolo per provocarlo, ferirlo. Anche nei suoi sogni,
Vincent forse avrebbe smesso.
secondo petalo -
Lo aveva spinto, insultato,
affatturato. Era il principale responsabile di lunghe giornate
trascorse in un letto dell'infermeria nel corso degli anni passati.
Soprattutto dell'ultimo. Lo aveva ferito, ripetutamente. Perché lo
odiava ... Vincent digrignò i denti e assottiglio lo sguardo, fisso
su quel corpo accucciato, su quella schiena che a tratti sobbalzava,
su quel culo ...
Scosse violentemente la testa. Niente
culo. Niente sedere ... non era certo per vederlo chinarsi che aveva
gettato a terra il suo prezioso vaso ! Fu quando il grifondoro si
sollevò e puntò su di lui lo sguardo, lucido, denso di una furia
mai vista prima, che Vincent capì perché lo aveva fatto. Volevo
solo che mi guardasse. Che guardasse ME.
terzo petalo -
Uno contro l'altro,
in un vero duello, a questo si era dovuti arrivare. Se le erano
suonate di santa ragione, davvero. Ed era stato come tornare a
respirare dopo mesi di apnea. Neville sorrise, soddisfatto anche se
dolorante, perché aveva vendicato finalmente la sua pianta, e il suo
orgoglio, e forse si era anche guadagnato il rispetto dell'altro. Un
effetto collaterale più che benvenuto. Distese gambe e braccia, ed
ebbe un sussulto : la sua pelle aveva incontrato altra pelle. Ormai
stava per addormentarsi, aveva esaurito tutte le sue energie e non
gli sembrava strano rimanere così, attaccato al corpo del ragazzo
che detestava, dormire con lui su quella comoda poltrona. Era ...
piacevole. E caldo. E muscoloso. Non era tanto male, davvero. Neville
si assopì, stretto in quel morbido abbraccio. No, non era così
male, questo Vincent.
quarto petalo -
Non lo vedeva da
settimane, se non a lezione. Stavano facendo di tutto per evitarsi :
dopo quella mattina, tutto era cambiato. Tiger si passò una mano sul
volto arrossato, cercando di calmarsi, cercando di regolarizzare il
battito. Si sporse appena un poco oltre l'armatura dietro cui si era
nascosto, libro di pozione sotto braccio. Neville era lì, circondato
dai suoi amici, occhi luminosi e un bel sorriso, appena cinque metri
li separavano, cinque metri e il guscio metallico di una guardia
fantasma, e lui non trovava il coraggio di farsi vedere... Maledizione.
Nei suoi sogni era molto più semplice ... Lui sarebbe uscito allo
scoperto, avrebbe camminato baldanzoso, con eleganza, con un ghigno
seducente sul volto, e avrebbe catturato lo sguardo dell'altro
godendo del rossore che gli avrebbe incendiato le guance. Gli
avrebbe detto qualcosa di fico e poi ... Vince fece una smorfia,
fissandosi le scarpe. Seducente, lui ? Lui era ... ''uno con la
stazza di un gorilla ma col cervello di un'ameba. Non sei certo il
suo tipo, Vince, rassegnati''
La risata leggera
di Neville lo raggiunse, facendogli desiderare, per la prima volta in
vita sua, di essere affascinante come Draco Malfoy. Subito dopo
cacciò quel ridicolo pensiero dalla testa, e, accortosi che il
corridoio era nuovamente deserto, si precipitò fuori dal cono
d'ombra, diretto alle serre. Due ore di erbologia con i grifondoro.
Maledizione.
quinto petalo -
Avevano parlato
tutta la notte, e anche quando Ron ed Herm avevano deciso di tornare
al dormitorio, alzandosi mano nella mano e guardandolo come se si
aspettassero di essere seguiti, lui aveva scosso discretamente il
capo ed era rimasto seduto. Era sin troppo meravigliato,
incredibilmente meravigliato ! Tutto il dolore, gli affanni, la
rabbia degli ultimi mesi ... Pouff ! Erano scomparsi, come neve
disciolta al sole di cui non sia rimasto altro ricordo che l'impronta
bagnata sull'asfalto. Così era rimasto lì, seduto vicino a Vincent,
che come lui sembrava non essere intenzionato a rispettare il
coprifuoco. Non avevano lasciato quella vecchia aula in disuso,
nemmeno dopo che persino Pansy, Blaise e Nott se ne erano andati,
lanciando loro sguardi maliziosi. Spalla contro spalla si erano
sussurrati cose, i visi tra loro così vicini da sfiorarsi a ogni
timido movimento ; avevano parlato di tutto, si erano detti l'un
l'altro cose che mai avrebbero pensato di confidare ad anima viva,
fino a che le mani non si erano casualmente, naturalmente
intrecciate, e a nessuno dei due era venuto in mente di scostarle.
Quando Neville fece ritorno alla Sala Comune era ormai l'alba : aveva
uno stupido sorriso stampato sul volto, e l'impronta di un bacio
sull'angolo destro della bocca.
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Capitolo 2 *** Drabble 6 - 8 ***
sesto
petalo -
Gli occhi enormi di Alice
Paciock lo
fissavano, sorprendentemente intensi ; Vince trattenne il respiro
davanti a quel minuzioso esame. Era seduto sul bordo della piccola
sedia, teso come una corda, le braccia incrociate al petto ...
Aveva passato l'esame con Augusta la
settimana prima, quando a tradimento quella donna dall'aspetto
formidabile e dal cipiglio severo era comparsa a Hogwarts e li aveva
beccati insieme nei pressi della serra. Era stato terribile, e allo
stesso tempo esaltante : Neville si era eretto a suo difensore,
fissando sua nonna con un' inedita determinazione. E adesso, il
fantasma di quello sguardo era su di lui. Tiger sentiva un velo di
sudore ricoprirgli la fronte ...
- Uh, ... salve, signora Paciock –
mormorò; un senso di pietà lo attanagliava,
rimirando il
volto magro e sciupato, le ciocche bianche e stoppose, di quella che
in passato doveva essere stata una signorina davvero bella e gioiosa.
Alice ovviamente non rispose. Stava lì, accanto al marito
dormiente,
immobile su quel letto candido, e si limitava a fissarlo con l'ombra
di un timido sorriso. Ma quel sorriso era rivolto a suo figlio
Neville, Vincent ne era più che certo ; si grattò
la nuca, a
disagio, e sospirò. Almeno aveva tentato. Si
voltò a guardare
sconsolato il ragazzo alle sue spalle, e notò che la vecchia
Augusta
scuoteva piano il capo, probabilmente delusa di qualcosa. Ma che si
aspettava ? Fece per alzarsi e raggiungerli, a occhi bassi.
Inaspettatamente, uno strattone al suo mantello da viaggiò
lo fermò,
tanto che Vincent si voltò di scatto, spaventato e
incredulo,
ritrovandosi davanti al naso una cartina dai vivaci colori. Una volta
che ebbe messo a fuoco, riconobbe un incarto di Gomme Bolle Bollenti.
Quando finalmente uscirono dal Reparto
Lungodegenti Per Lesioni Permanenti da Incantesimo, Neville gli
stringeva forte il braccio, come a sostenersi, e piangeva
silenziosamente, ma inspiegabilmente sorrideva. Anche gli occhi di
Augusta erano lucidi. Qualunque cosa fosse successa là
dentro,
doveva essere molto importante. Vincent dispiegò l'incarto
con cura
e lo ripose in tasca.
settimo petalo -
Neville
si era diretto allegramente
alla Stanza delle Necessità, convinto che niente potesse
andare
storto : tutti loro meritavano di festeggiare, senza più la
minaccia
di un processo a pendere sulle loro teste... Salutò Seamus e
Dean,
che giocavano rumorosamente a Sparaschiocco da un lato, ed erano
riusciti a coinvolgere anche Justin; poco più avanti
battè una mano
sulla spalla di Greg, che parlottava di chissà che cosa con
Luna,
Pansy e Herm : il serpeverde gli fece una smorfia, tanto familiare
per averla vista decine di volte sul volto di Ron, e alzò
gli occhi
al cielo, rassegnato a sorbirsi una lunga, lunga discussione,
sull'esistenza o meno di certe strane creature ...
Harry e Draco non erano ancora
arrivati, chissà per quale motivo ... - Oh, eccoti ! -
esclamò il
grifondoro, avendo trovanto Vince, finalmente. Era mezzo nascosto da
una grande e pesante tenda di velluto blu notte.
- Hey – rispose il serpeverde, con un
sorriso tentennante, mentre continuava a sondare preoccupato la sala
intera.
- Bella vero ? - disse Neville,
riferendosi alle decorazioni fastose sui tavolini e sulle pareti.
Niente di troppo pretenzioso a dire il vero, rispetto alle feste di
Natale o al famoso Ballo del Ceppo, ma un po' ci si avvicinava.
- Uh .. si -
- Qualcosa non va? -
- Uhm ... si ... cioè, no ! Cioè ...
Non credo che dovresti stare qui – balbettò il
ragazzo più grande
in risposta.
Neville gonfiò piano le guance, per
poi rilasciare il fiato in un soffio offeso. Non mi vuole qui?
Sbattè rapidamente
le palpebren preso alla sprovvista. Dopo tutto quello che avevano
passato, non si aspettava un rifiuto così netto. Si
girò di scatto,
un fastidioso groppo in gola, voleva correre via ...
Codardo
...
E
poi accadde.
Si sentì afferrare un polso, e subito una corrente
tiepida lo
avvolse; il momento dopo era completamente nudo, abbracciato al
serpeverde, e qualunque tentativo di staccarsi o di ricoprirsi veniva
magicamente vanificato.
- Ecco, lo sapevo
che sarebbe accaduto ! - borbottò Vince al suo orecchio;
attorno a
loro uno scroscio di mormorii e risatine. Nev chiuse gli occhi.
L'imbarazzo era enorme, schiacciante, ma mai quanto la sensazione
delle grandi mani dell'altro sulla sua pelle. Quelle mani,
che lo
avevano fermato, ora lo trattenevano.
ottavo petalo -
Il
rumore
fastidioso dei pettegolezzi e delle risate li avrebbe probabilmente
seguiti per mesi, ma al momento era scemato fino a scomparire del
tutto. Vince faceva scorrere le mani lungo quel corpo sodo, su e
giù
per la schiena ampia, sulle braccia, e poi risaliva di nuovo sul
collo ...
Erano
soli, non
doveva vergognarsi più di nulla. Lo aveva desiderato per
mesi, e ora
che stava accadendo ... Per Salazar, non è che
stava sognando,
vero ? Un gemito, una sensazione bagnata sull'orecchio, era
la
lingua di Neville quella che scorreva lenta e bollente sul suo lobo ?
- Oh,
santo Merlino
! - esclamò, spalancando gli occhi. No, non stava sognando.
Decisamente. Sentì il grifondoro ridacchiare e decise di
vendicarsi
portando a sua volta le labbra sul suo collo.
Quella
sera si
scoprirono giocando, con le dita tracciarono mille nuove strade su di
loro, si baciarono, si venerarono, si amarono. Col passare
delle
ore le luci si erano affievolite, i tavoli imbanditi erano scomparsi.
La Stanza sapeva : non era di cibo, che avevano fame.
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