I want you, again. di Chocolatewaffel (/viewuser.php?uid=81734)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Don't understimate the letters ***
Capitolo 2: *** You can't forget the past ***
Capitolo 3: *** Sunflowers ***
Capitolo 4: *** And now, what do I do? ***
Capitolo 5: *** I wish you were here ***
Capitolo 6: *** Do you like to confuse me, right? ***
Capitolo 7: *** Our secret place ***
Capitolo 8: *** Goodbye my lover ***
Capitolo 9: *** I'll forget you.. maybe ***
Capitolo 10: *** I still think about you ***
Capitolo 1 *** Don't understimate the letters ***
prologo kat
.: I WANT YOU, AGAIN :.
- Non sottovalutare le lettere -
Una ragazzina rilesse per l'ultima volta quella lettera che la stava
facendo diventare matta.
Sospirò e con tutto il coraggio di cui
era capace si diresse, con le lacrime agli occhi, all'armadietto del
ragazzino per lasciargli la lettera.
Un ragazzino rilesse per l'ultima volta la lettera della ragazzina per
accertarsi di aver capito bene quello che stava leggendo.
Sospirò e con tutta la lentezza di cui era capace si sedette,
con lo sguardo annoiato, al proprio posto.
La ragazzina si abbandonò sul letto sospirando affranta, si sentiva sola.
Il ragazzino si abbandonò sul letto di fianco ad una biondina, si sentiva amato.
La ragazza rileggendo la brutta della lettera, che aveva consegnato
tempo addietro al ragazzino, non riesce a trattenere che le lacrime le
bagnino il viso.
Il ragazzo rileggendo la lettera stropicciata, che gli aveva consegnato
tempo addietro la ragazzina, riesce a trattenere a stento che le
lacrime gli bagnino il viso.
La ragazza trovandoselo davanti dopo tutto quel tempo non riesce a fare
altro se non scappare per non fargli capire quanto, ancora, ci tenga a
lui.
Il ragazzo ritrovandosela davanti dopo tutto quel tempo non riesce a
fare altro se non inseguirla per farle capire quanto, adesso, ci tenga a lei.
Lei non vuole più essere considerata un giocattolo.
Lui non la considera più da tempo un giocattolo.
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ANGOLO DI ChocolateWaffel (e voi direte: "e chissenefrega")
Aaaaaaaaallora, come avrete già capito questa è
una riscrittura, spero, migliorata e completa della mia precedente fanfiction
"Katharin Kimmel una ragazza come tante".
I
personaggi presenti nella storia, ovviamente non mi appartengono e i
fatti narrati non sono mai successi e, probabilmente, mai succederanno.
Spero che l'introduzione vi sia piaciuta e di avervi incuriosito almeno
un po'. Ok ok. Lo so che è improbabile che vi abbia incuriosito
però la speranza è l'ultima a morire, no? *-*)
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Capitolo 2 *** You can't forget the past ***
cap 1 kat
Ed ecco a voi il primo capitolo. Lo so
che è molto simile, praticamente uguale, a quello della storia
precedente ma dopo questi primi capitoli la storia si
evolverà. Prometto.
Bene, detto questo, buona lettura e, se avete anche un po' di tempo,
fermatevi qualche secondo in più per commentare, pleeease :D
- Non puoi dimenticare il passato -
Una ragazza dai lunghi capelli rossicci stava camminando sommersa dai
ricordi per le vie di Magdeburgo, una città impregnata di ricordi ancora vivi in lei.
Quello non era un giorno a caso ma era esattamente il 23 Marzo,
ossia il
giorno in cui, quattro anni addietro, la sua adorata zia era morta.
L'aveva lasciata sola e lei, da sola, si era fatta sopraffare da tutto
e da tutti senza mai riuscire a ribellarsi o a farsi valere.
Inconsciamente
aveva percorso le vie di quella città del passato e, dal cimitero, si era ritrovata
davanti alla scuola che aveva frequentato per un anno.
Se Magdeburgo era
piena di ricordi quel posto ne era stracolmo e purtroppo nessuno di
quelli era particolarmente positivo o, anche se per breve lo erano stati, si erano ben
presto trasformati in alcuni dei suoi incubi peggiori.
Guardando il cortile antecedente alla scuola, la fermata del pulmino
scolastico e l'entrata si sentì travolta da tutti i ricordi che fino ad allora era riuscita a tenere lontani.
Risentiva tutte le voci e gli schiamazzi, rivedeva tutti i volti dei
suoi compagni, risentiva l'odore nauseabondo dello sgabuzzino e
immancabilmente risentiva il suo profumo, il suo tocco, le sensazioni e le emozioni
che provava in sua compagnia.
Ecco, lo stava rifacendo, stava per risprofondare nei ricordi, ormai gli
occhi le si erano inumiditi, le gambe iniziavano a non sopportare
più il suo peso e scongiuravano di potersi lasciare andare. Cosa che
sarebbe sicuramente successa se una voce alle sue spalle non l'avesse chiamata distraendola temporaneamente dai suoi
pensieri.
Quella voce, l'avrebbe riconosciuta fra mille. L'aveva ascoltata per un
anno intero dal vivo e l'ascoltava tutt'ora alla radio o in tv.
Con la mente ritornò velocemente al giorno in cui sentì quella voce per la prima volta, il 7 Settembre 2004.
Per Katharin Kimmel e per molti altri ragazzi della Germania quello
sarebbe stato un giorno particolare. Il giorno in cui avrebbero dovuto
cominciare un nuovo, lungo e stressante anno scolastico.
Per la ragazzina c'era anche un'altra importante
novità: avrebbe cominciato il nuovo anno scolastico in un'altra
scuola e in un'altra città.
La cosa le metteva un po' di
inquietudine, anzi "un po'" era un'eufemismo, lei era completamente e
semplicemente terrorizzata. Come l'avrebbero accolta i
nuovi compagni? La scuola era bella? I professori erano severi o
simpatici? Sarebbe riuscita ad integrarsi?
Per scoprire le risposte a tutte quelle domande c'era solo un modo
ossia alzarsi, vestirsi, prendere il pulmino scolastico e andare a
scuola. Niente di più semplice, no? No.
Tutti questi motivi non erano abbastanza validi per spronarla ad alzarsi.
Dopo un mugugno assonato la ragazzina si era rigirata nel suo caldo
lettone quando un urlo la svegliò completamente e chi poteva
essere se non sua madre?
MAMMA: Kat, alzati!!! Non vorrai mica arrivare in ritardo il primo giorno di scuola vero?
Uff. Ecco, ora sì che aveva trovato un valido motivo per lasciare il suo
comodo letto e andare incontro alla sua sorte crudele. Mai fare
arrabbiare la madre. Mai.
In meno di mezz'oretta era già pronta perciò ne approfittò per fare la colazione con calma.
Appena finito di risciacquare i piatti controllò l'orologio, 7.19. Era ora di andare.
Con un lungo respiro di autoincoraggiamento aprì la porta di casa,
salutò la madre con un educato "ciao" e si incamminò verso la fermata.
Alle
7.23 era arrivata a quella che tutti in quel paesino disabitato avevano il coraggio di chiamare
"fermata". Come si faceva a chiamare fermata una sottospecie di misera
baracca decadente? Bah. Una cosa bella di Kiel erano
proprio le fermate dei bus. Su questo non c'era dubbio.
Alle 7,34 il bus era finalmente arrivato. Ben 2 minuti di
ritardo!
Se c'erano delle cose che proprio non sopportava erano proprio
queste; i ritardi e il disordine. Entrambi finivano sempre per lo
scombussolarti i programmi e crearti dei problemi.
Quando era salita sul bus si era immaginata di sentire un gran fracasso come su quello che prendeva a Kiel
invece, se non fosse stato per la musichetta di qualche lettore CD in
sottofondo, ci sarebbe stato un silenzio di tomba.
Tutti gli occhi erano
puntati su di lei. Perché era nuova o perché aveva
qualcosa di strano addosso?
In ogni caso non riusciva a muoversi, le gambe non davano segno di
volersi muovere, riusciva solo a guardare tutti quei volti che
la stavano fissando e, sfortunatamente, giudicando.
Per sua fortuna, prima di svenire per l'imbarazzo, aveva incrociato lo
sguardo di
un ragazzo strano seduto nei primi posti che, col labiale continuava a
ripeterle "siediti, siediti, siediti" . Quando finalmente era riuscita
a ricollegare il cervello alle funzioni motorie, si era seduta
velocemente. Subito dopo aveva iniziato a levarsi un leggero
brusio di sottofondo che in pochi minuti erano diventati dei veri e
propri schiamazzi.
Come si era sentita stupida!
Ecco, un'altra cosa che odiava era quella
di essere al centro dell'attenzione, tutti che ti fissano, tutti che ti
giudicano, tutti che sono pronti a parlare male di te appena volti loro le
spalle.
Appena era arrivata a scuola si era fiondata giù dal bus per poi
dirigersi velocemente verso l'ingresso dove si trovava la segreteria. Sperava davvero di
mettere fine il prima possibile a quell'imbarazzo, le sembrava quasi di
sentire i commenti malevoli degli altri ragazzi e le loro fastidiose risatine alle sue spalle.
Una volta entrata in
classe aveva riconosciuto alcuni di quei ragazzi che, quasi volessero
darle la conferma della sua figuraccia, appena la videro iniziarono a
sghignazzare.
Le prime tre ore di lezione se le ricordava bene. Le aveva
passate con la testa immersa nel libro, quasi sperando che questo la
rendesse invisibile cosa che, evidentemente, era impossibile.
Appena era suonata la campanella che segnava l'inizio dell'intervallo
se l'era filata, di nuovo, ed era andata alla ricerca del suo armadietto.
Non aveva mai avuto un armadietto e la cosa l'entusiasmava. Che cosa
stupida entusiasmarsi per così poco, ma allora non aveva molte
altre cose per cui avrebbe potuto essere felice.
Le veniva sempre da sorridere quando ripensava al suo primo armadietto. La prima volta
lo aveva quasi rotto nel vano tentativo di aprirlo. Ed era stato proprio allora
che aveva incontrato di nuovo il misterioso ragazzo che l'aveva aiutata
sul pullman qualche ora prima.
Era da cinque minuti buoni che cercava di aprire quell'aggeggio ma, da
quando era arrivata, non aveva ancora fatto progressi anzi, si era
rotta un'unghia. Non che le interessasse particolarmente dell'aspetto
delle sue mani ma faceva male, tanto male. Stava per andare dal preside
a lamentarsi quando lo stesso ragazzino del pulmino era accorso in suo
aiuto, non senza nascondere una sorta di divertimento nella voce.
RAGAZZO: E' inutile che tiri con tanta forza..
KAT: Davvero? E allora mi spieghi come faccio ad aprire questo sportello dispettoso?
RAGAZZO: S-sportello dispettoso? Oddio.. Ahahah.. Comunque devi fare così
Sotto lo sguardo attento di Kat il
ragazzo diede una botta allo sportello per poi fare pressione sul
codice e infine tirare con decisione.
KAT: M-ma, così lo romperai!
E invece no, si era pure aperto quel benedetto sportello.
RAGAZZO: Naaaaah, sono sportelli tarocchi, o fai così o non si aprono. Io sono Bill, tu?
KAT: Mi chiamo Katharin, ma per gli amici Kat, piacere.
BILL: Bene, Katharin ma per gli amici Kat, ora è meglio se vado. Ci si vede.
Risvegliatesi dal leggere stato di trans in cui era finita la ragazzina, più a se stessa che al ragazzino che orami si era dileguato tra la folla, sussurò un flebile: "Mi farebbe piacere se tu mi chiamassi Kat.."
KAT: Bill?
Che domanda sciocca, certo che era lui.
Chi altri poteva guardarla con
quello sguardo così dolce? Nessuno.
Dopo pochi secondi le
lacrime che fino ad allora era riuscita a trattenere iniziarono a
uscire copiose per poi bagnarle il viso pallido.
Il moro, vedendo la reazione della
ragazza, l'aveva raggiunta a grandi falcate per abbracciarla e
cullarla dolcemente. Non gli era mai piaciuto vederla piangere. Per
essere più precisi non gli piaceva vedere nessuno piangere ma
lei, la sua piccola Kat, meno di tutti.
Quando si accorse che l'amica si stava
riprendendo, si staccò quel tanto che bastava per poterla guardare negli occhi e si decise a parlare.
BILL: quanto tempo.. Perché non ti sei più fatta trovare?
KAT: non volevo.
BILL: mi mancavano le tue risposte. Cosa ci fai in questa landa desolata dimenticata dal mondo?
KAT: sono venuta a trovare la zia. Sai..
BILL: capisco, anch'io stavo andando a trovarla..
Solo in
quel momento la ragazza notò quello che aveva in
mano il ragazzo. Nella destra teneva un paio di occhiali da sole firmati mentre
nella sinistra stringeva un paio di girasoli. Dei girasoli, proprio
come quelli che trovava ogni 23
Marzo sulla tomba della zia da ormai quattro anni. Che fosse stato
lui a metterli per tutto questo tempo?
Ma cosa andava a pensare? Era lì, lo vedeva con i suoi stessi
occhi.
I girasoli erano i fiori preferiti di sua zia, però erano
i fiori preferiti anche di Irina. Magari alla fine lui e Irina si erano
fidanzati. Li aveva sempre visti così bene insieme.
Irina era stata la sua ancora di salvezza quell'anno, l'unica che non le avesse mentito.
"Bill, Bill, Bill". Ormai riusciva a pensare solo a quel nome.
Insomma, c'erano parecchie possibilità che riuscissero a
diventare amici! Sarebbe stato primo amico maschio, o forse era
semplicemete gentile..
Con questi pensieri e queste nuove speranze era tornata in classe e si
era riseduta al proprio posto. Era così sovrappensiero che non
si era accorta che il posto al suo fianco, che le ore prima era stato
vuoto, era stato occupato da una ragazza.
RAGAZZA: Ciao... Ehi... Ciao.. Ragazza? Sei sorda per caso?.. Ragaz...
KAT: uhm..eh.. ahhhhhhhhhhhhhhhhhhh
RAGAZZA: Aaaaaaaaaaaaahhhhhhhhhhh
KAT: Aaaaaaaaaaaaaahhhhhhhhhhhhh.. ma si può sapere perché urli?
RAGAZZA: Non lo so, tu urlavi e allora mi sono unita a te..
KAT: Sì ma.. Cioè.. Ehm.. Io mi chiamo Katharin...
RAGAZZA: Irina, Irina Lerner, piacere! Da oggi saremo compagne di
banco, sei felice? Io sì! Sai, in questa classe sono tutti con
la puzza sotto il naso. Per la precisione, le ragazze sono delle oche e
i ragazzi.. Beh.. I ragazzi sono ragazzi, solo che questi sono
più stupidi degli altri.. Allora, vedi da quella parte ci sono
quei quattro, quello basso coi capelli a spazzola e l'espressione da
stordito si chiama Christian mentre...
PROFESSORE: Ragazzi, sono in classe!
RAGAZZO: E quindi?
PROFESSORE: Bender, se non vuoi
finire fuori dalla classe chiudi quella ciabatta e siediti! Ma te
guarda, siamo solo al primo giorno e questi
già mi fanno tribolare!
IRINA: Questo è il professore di storia, è un po'
schizzofrenico però è un bonaccione. Lo sai che una volta
con questo prof..
Nonostante gli sforzi non riusciva proprio a ricordarsi di un singolo
momento passato con lei in cui era stata zitta e ferma, o almeno una di
queste due cose. Neanche quella volta che aveva avuto 39 di febbre
stava zitta. Certo, diceva cavolate senza senso,
però parlava, parlava e parlava.
Sì, i fiori dovevano essere sicuramente per lei. Probabilmente non si
ricordava nemmeno dei fiori preferiti di sua zia. Però, chiedere
non le costava nulla..
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Capitolo 3 *** Sunflowers ***
kat 2
- Girasoli -
".. e così ieri mi ha invitato
ad uscire. Ma io non ho accettato, oh no! e poi, sai un'altra cosa?"
Approfittando dei dieci secondi di silenzio che servivano all'amica per
riprendere fiato, con una scusa, raggiunse il suo nuovo amico.
Quel giorno c'era qualcosa di strano. Se non si ricordava male i
Kaulitz non erano mai andati d'accordo coi ragazzetti dell'undicesimo e
del dodicesimo anno e allora, perchè ora erano con loro?
Era stato proprio quello il giorno in cui comprese cosa significasse essere perseguitati da delle cime di rape.
Da quel che si ricordava, Irina era sempre stata una grande
chiacchierona, le sarebbe piaciuto poterla rivedere o, almeno,
risentirla..
Sì, i fiori erano sicuramente per lei. Probabilmente non si
ricordava nemmeno dei fiori preferiti di sua zia, anzi, forse non glielo aveva neanche mai detto.
Però, chiedere
non le costava nulla.
Sorrise debolmente ed indicò i fiori con un lieve cenno del capo "E quelli.?"
Bill seguendo lo sguardo della ragazza notò i fiori che aveva in
mano e un sorriso leggermente imbarazzato gli fece piegare le labbra
verso l'alto "Questi? Sono per tua zia."
Mistero svelato.. "Quindi, sei tu che le porti i fiori ogni anno?"
.. o forse "No".
Com'era possibile ".. No?.."
Gli angoli della bocca del cantante si sollevarono ulteriormente "No, mi ha mandato mio fratello.."
Sgranò gli occhi sorpresa e completamente destabilizzata "T-tuo
fratello? No, non ci credo. E' troppo egocentrico per fare una cosa del
genere!"
Il sorriso non accennava a voler lasciare le labbra del giovane,
però il tono si era abbassato notevolmente "Non è vero. E
lo sai."
A questo punto la domanda non poteva non sorgere spontanea "E, allora, perché ora ho davanti te e non lui?"
Bill la guardò dolcemente per qualche secondo per poi
sciogliersi in uno dei suoi adorabili sorrisi.
Quei sorrisi che non
potevano far altro se non metterti di buon umore. Quei sorrisi veri che
rivolgeva solo alle persone che ne considerava degne e lei, una volta,
faceva parte di quel gruppo. Anzi era la simile ad un membro onorario
del fanclub "sorriso di Bill".
"Mi ha mandato lui. Oggi stava troppo male. Non sai che fatica che
ho fatto per dissuaderlo dall'andare lo stesso, l'unico modo è stato quello di
promettere di andarci io stesso."
Dalle labbra della rossa riuscì ad uscire solo un "ah"
bisbigliato con voce leggermente arrochita dal sua travaglio interiore.
Vedendo che la sua vecchia amica non aggiungeva altro Bill riprese la
parola. "Mi sei mancata sai, anzi, ci sei mancata." Soprattutto a Tom.
Tom, solo sentirne il nome le provocava migliaia di brividi d'eccitazione lungo la
schiena, almeno quante erano le fitte di paura allo stomaco.
Se non si ricordava male
per lui il cuore iniziò a palpitarle subito. Bill lo considerava un vero e
proprio colpo di fulmine. Peccato solo che non fosse corrisposto anzi,
nonostante condividessero la stessa classe e lo stesso migliore amico
non si rivolgevano quasi mai la parola, non si salutavano nemmeno. Questo
per lo meno fino a quel giorno..
"Come conquistare un ragazzo". Pag 23 di "Bravo".
Fase numero 1: attirare la sua attenzione.
Doveva riuscirci, a costo di prendere
un 5 lei doveva riuscire a conquistarlo e quello, sembrava il giorno
ideale per mettere in atto il suo piano.
L'amico si era fermato per avvertire
il fratello che quel giorno sarebbe rincasato un po' più tardi
del solito. Quello era il momento giusto. Doveva farsi notare. Per ora
bastava che riuscisse a salutarlo senza fare figuraccie.
"Hei Bill! Kat..". Sapeva il suo
nome, questo era già un grande passo avanti ora toccava a lei.
Doveva rispondere al saluto.
"C-c-c-c-c-c-c-c-CIAO!".
I due fratellini stavano confabulando
tra loro quando l'urlo della ragazzina non rischiò di romperli i
timpani. Si girarono allibiti a guardarla e notarono che aveva
assunto un bel colore scarlatto e sorrideva soddisfatta. "Ma sei
normale?".
Ok, forse la fase uno non era andata proprio a buon fine.
Tom.. Tom lo aveva notato appena entrata in classe. Lo trovava..
Diverso. Tanto per cominciare non era a fare gruppo con quei due
giganti semi-pelati che erano sul bus con lei e che iniziavano a ridere
solo nel guardarla..
Cos'altro c'era di diverso in lui? Tutto, a partire dai capelli, dai
vestiti, dal modo di camminare, dallo sguardo e da tantissime altre
cose. Peccato che non le avrebbe mai rivolto la parola.
Lei non era propriamente una di quelle che sarebbero mai riuscite ad attirare le sue attenzioni.
Si può ben immaginare la sorpresa che aveva provato quando aveva
scoperto che lui era il fratello di Bill. In realtà avrebbe
potuto fare 2+2 e arrivarci prima. Insomma sul bus erano
sempre seduti vicini, nonostante lo stile erano molto simili e poi
erano spesso insieme, da soli ma insieme.
Forse se anche con Tom avesse avuto lo stesso legame che aveva con Bill le
cose sarebbero andate diversamente.. No.. Tom era, anzi, è fatto
così e non cambierà mai.
Uno sguardo che cercava disperatamente di sembrare più forte di
quello che era si specchiò negli occhi nocciola del ragazzo ,
comunicandogli molto più delle parole "Mpf, non credo, sai?"
" Dovresti.. Kat, è passato molto tempo, pensavo che fossi riuscita a perdonarlo.."
"Difatti.. Bill.. Preferirei non parlarne..". Aveva spostato lo
sguardo quasi infastidita. Quel contatto la stancava, quegli occhi
erano troppo simili ai quelli di Tom.
".. senti, ti va di andare a prendere un caffè? Giusto per
parlare un po' dopo tanto tempo.. come due buoni vecchi amici che si ritrovano dopo tanto tempo.."
Kat come unica risposta si limitò ad annuire debolmente.
Tom, sentire quel nome le aveva riportato alla mente un'infinità di ricordi tra i quali l'inizio di tutto.
Quella era una giornata che procedeva particolarmente bene, soprattutto
perché quelli del 12° anni erano in giro e quindi non
c'erano molti bulletti, o per lo meno non quelli che li infastidivano
di solito, per questo Bill quel giorno era particolarmente felice e
continuava a parlare, cosa che faceva sempre, ma quel giorno era una
cosa impressionante.Non si era fermato nemmeno mentre pranzavano nella
mensa scolastica.
A dirla tutta però non si ricordava neanche uno degli argomenti
trattati dal ragazzo, un po' per il tempo trascorso da allora e un po',
buona parte, perché era troppo intenta a fissare Tom per stare
ad ascoltare l'amico. Quel giorno anche il bel rasta li aveva onorati
della sua presenza.
Irina invece era a casa con l'influenza. Poco male, l'avrebbe assillata
nel pomeriggio del breve sguardo che le aveva dato Tom. Sembrava
un'illusa? Beh, lo era.
Alla prima ora del pomeriggio al professore di scienze era venuta la
brillante idea di fare una ricerca a coppie che poi avrebbero dovuto
esporre.
"Allora, questa volta volevo fare qualcosa di diverso quindi
ho pensato di farvi fare un approfondimento sul capitolo 4,5 e 6. Su
questi capitoli poi dovete fare una presentazione al computer e poi
esporla alla classe. Avrete un mese per finirla. Domande?"
Appena il professore finì di
parlare un paio di compagni alzarono la mano con molta enfasi e dei
sorrisi innoccenti, decisamente poco credibili, stampati in faccia.
Senza lasciare il tempo di parlare ai suoi alunni il professore si
affrettò ad aggiungere la sua sentenza, nonchè
condanna. "No, è ovvio che voi due non potrete stare in coppia insieme, le coppie le sceglierò io."
Lo sguardo annoiato del professore non ammetteva repliche ma, nonostante questo,
dei lamenti iniziarono a sorgere dalla classe. Mentre la classe faceva
notare, in modo particolarmente rumoroso, il proprio disappunto per la
scelta presa dal professore, il cuore di
Katharin aveva iniziato a battere più forte.
E se fosse finita con lui?
"Vediamo un po', per le coppie
seguiremo l'ordine del registro ossia: Bauer e Bender, Bender se non la
smetti di fare quei gesti poco carini a Bauer ti faccio fare la ricerca
da solo, Bernhaput e.."
Se non si sbagliava, ed era
più che sicura di non sbagliarsi, seguendo l'ordine alfabetico
lei sarebbe dovuta finire in coppia con..
" ..Kaulitz e Kimmel, Kimmel per l'amor di Dio cerchi di far
entrare qualcosa nella testa del signorino Kaulitz, poi abbiamo.."
Ecco. Era stato in quel preciso istante che era cominciato l'inizio della fine del suo piccolo ed insignificante mondo.
"Bene, vi lascio gli
ultimi 10 minuti per decidere come impostare il lavoro. Bernhaput per
favore eviti di frignare, è abbastanza grande per poter fare
coppia con una persona che non sia la sua amica."Dopo questo richiamo
il professore alzò gli occhi al cielo borbottando qualcosa.
Le mani erano sudate, il cuore le
batteva a mille, le sue capacità
oratorie erano definitivamente andate a farsi benedire per non parlare
del fatto che non riusciva nemmeno a guardarlo negli occhi per
più di due secondi di fila, a essere sincere non riusciva
neanche ad alzare lo sguardo dal suo quaderno. C'era sempre stato quel
coniglio che ti salutava sullo sfondo della copertina?
"Beh, sembra che ci toccherà fare il lavoro insieme.. ". Tom
si era seduto sulla sedia di fronte al suo banco e la fissava annoiato.
Forse avrebbe dovuto dire qualcosa di divertente, bastava anche
qualcosa di intelligente ma l'unico suono che uscì dalle sue
labbra fu un mugugno insicuro.
Ancora si dava della stupida per quei versi che le erano uscito dalle labbra in segno di assenso.
"Bene, allora un giorno mettiti d'accordo con Bill, vieni da noi e facciamo questa menata. Ok?" Non stupendosi particolarmente del comportamento della ragazzina Tom si affrettò a concludere quel monologo.
Ma anche questa volta l'unica risposta che ricevette fu un flebile "mmmhh-h"
DRIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIN
L'ora dopo l'aveva trascorsa guardando impazientemente l'orologio e, al
suono della campanella, si era diretta velocemente a casa dell'amica.
Il cantante sorseggiò cautamente un po' del suo caffè e
poi decise di rompere il silenzio che si era venuto a creare dopo
l'argomento "Tom". Non gli piaceva il silenzio, lui preferiva di gran
lunga il chiasso, la vita. "Allora, ora dove abiti?"
La ragazza soffiò cautamente sulla sua tisana e, dopo una breve
pausa, si decise a rispondere "siamo tornati a vivere a Kiel, e
voi?"
"Un po' qui un po' in America. Siamo cittadini del mondo!".
Cercò di riderci su ma ormai non poteva più negarlo.
Iniziava ad essere stanco. Avrebbe tanto voluto capire dove fosse il
suo posto, Amburgo? Berlino? Los Angeles? o Magdeburgo?
"Irina?" La domanda lo colse un po' alla sprovvista. Non si aspettava
che alla fine si sarebbe decisa a parlare di sua spontanea
volontà. "Chi?... Ah, quella che non chiudeva la bocca neanche
per dormire. Non so, ho perso i contatti. Dei vecchi tempi ci sentiamo
solo con Andreas.. Te lo ricordi?"
E chi se lo dimenticava..
Note
Mi spiace vedere che la storia non vi invogli a lasciare un commentino
D: . In ogni caso ringrazio chi ha letto. alla prossima :)
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Capitolo 4 *** And now, what do I do? ***
Kat 3
BABOOM. Ed eccomi ritornata
*partono i cori da stadio che mi elogiano*. Sì, ok, basta
fantasticare. Vi lascio al nuovo, sì fa per dire, capitolo.
Buona lettura.
- E ora cosa faccio? -
"Irina?"
La domanda lo colse un po' alla sprovvista. Non si aspettava che alla
fine si sarebbe decisa a parlare di sua spontanea volontà.
"Chi?... Ah, quella che non chiudeva la bocca neanche per dormire. Non
so, ho perso i contatti. Dei vecchi tempi ci sentiamo solo con
Andreas.. Te lo ricordi?"
E chi se lo dimenticava..
Erano passati due giorni da
quando il professore di scienze li aveva affidato quel compito e quel
giorno Irina era ancora a casa ammalata mentre Bill non si era fatto
vedere, probabilmente era un problema di famiglia perché non
c'era neanche Tom. In ogni caso lei era in mensa.. da sola.
Dopo aver
girovagato un po' alla ricerca di un posto dove sedersi dovette
accomodarsi al solito ultimo tavolo sulla sinistra, quello vicino al
cassonetto della spazzatura che tutti snobbavano per ovvie ragioni. Insomma, come sempre solo che quel giorno non c'era il
chiacchiericcio degli
amici che le avrebbe alleviato un po' la sofferenza di dover sentire un
simile tanfo.
Era lì da una decina
di minuti buoni quando un ragazzo biondo le si era parato di fronte con
un sorrisone stampato in faccia e sempre con quel sorriso aveva iniziato uno sproloquio destinato a durare fino alla fine del pranzo.
"ciao io sono Andreas, tu
devi essere Katharin, giusto? Bill mi ha parlato molto di te, sai oggi
non è potuto venire perché è dovuto andare a
trovare la nonna che ha avuto un malessere, detto fra noi, è
tutta una scusa per non venire a scuola.. Posso sedermi?"
"CERTO! .. uhm, cioè, sì certo accomodati pure.."
La rossa sorrise a quel dolce ricordo. "Certo, gli devo ancora un
favore per essere venuto a salvarmi in mensa quel giorno in cui non
c'eri"
Raccogli la palla al balzo Bill! "Giuuusto, allora ti andrebbe
di venire a trovarci questa sera, ci sarà anche Andreas.."
"Bill, io.."
Doveva riuscirci! Ne andava della suo orgoglio. "Avanti Kat, non puoi rifiutare, lo hai detto tu stessa che gli
devi un favore e questo gli farebbe piacere!"
"Sì ma.."
"E poi, beh, nel caso ti annoiassi potrai anche andartene, nessuno te lo vieta."
"Ci manca! però vedi.."
"Ti pregooooooooooooooooooo. tra l'altro quasi sicuramente Tom non si farà neanche vedere dal tanto sta male e poi.."
"BILL!!!"
".. sì?"
"Ok". Sia chiaro lo faceva per Bill e Andreas, certamente non per rivedere Quel Coso.
"No ma dai! Kat uffa! passa almeno a fare un salt.. ok? ok.. OK!"
La ragazza in quel momento non era proprio riuscita a trattenersi dallo
scoppiare a ridere nel vedere l'amico fare un sorriso a trentadue denti
e alzare i pollici in segno di vittoria, proprio come quando aveva
preso
un 2 in matematica grazie alle sue ripetizioni. Non aveva mai faticato
tanto per far capire concetti tanto semplici a qualcuno. La testa dura
doveva essere nel DNA dei Kaulitz.
"Bene, allora a casa mia per le sei!"
"Ma sono le 6 meno dieci!"
"Ah... allora facciamo per le sette, ok? ok! Ciao Kat a dopo!"
Quando sorrideva era proprio tenero anche se, si era fatta incastrare alla grande.
L'ora seguente per Katharin era stata all'insegna dell'indecisione;
come vestirsi? cosa dire? andare o chiamarli per avvertirli della sua
mancanza? e qui sorgeva un altro problema perché non aveva
chiesto a Bill il suo numero? e se Tom si fosse fatto vivo cosa avrebbe
dovuto faredire? era educato scappare dalla finestra di una casa
durante una rimpatriata fra amici? e se non lo fosse stato quale scusa
avrebbe potuto usare per svignarsela? Andreas sarebbe stato contento di
rivederla?
Insomma la sua testa era popolata da un'infinità di domande che le facevano venire un gran mal di testa.
Alla fine decise ad andare vestita nello stesso modo in cui era
uscita nel pomeriggio, cercare di evitare di scappare e, nel caso fosse
stato estremamente necessario, farlo dalla porta usando la scusa di
aver lasciato la cena nel forno. L'idea non era proprio delle migliori
però, era già meglio di niente.
Uscendo di casa non aveva potuto evitare di guardarsi allo specchio
notando di essersi vestita in modo
sobrio ma decisamente femminile.
Era stata proprio l'immagine che aveva visto
nello specchio che ora la stava torturando impedendole di pensare ad altro se
non al motivo, infantile, per cui aveva iniziato tempo addietro a
vestirsi così.
Quella volta avrebbe dovuto vedersi con Bill a casa sua ma
lui..
"è..è.. è ANDATO
DAL PARRUCCHIERE!?!??!?!!??!?" Più o meno era quella la frase
che aveva ripetuta per una decina di minuti lì, al freddo, col
ragazzo per cui sbavava che la guardava abbastanza male.
"Sì, è quello che ho appena detto.."
"Uhm, sì certo, eheh.. eh.. eh..."
".."
".."
FRUSH FRUSH.. Il vento che soffiava come unico rumore.. FRUSH FRUSH.
"Senti, vuoi salire? Così almeno possiamo iniziare quella benedetta ricerca"
FRUSH FRUSH
".. Kat?"
Sempre più FRUSH FRUSH
"KIMMEL!"
"Eh? uh! Sì certo.. FANTASTICO!". Il FRUSH FRUSH le aveva dato alla testa.
Occhi a palla, sguardo perplesso,
bocca spalancata e punti interrogativi che troneggiava sulla sua testa.
Ecco il ritratto di Tom in quel momento. "Sì, meraviglioso"
Come
minimo gli sarà sembrata pazza, effettivamente quella volta un po'
stordita lo era. Per essere sincere era sempre un po' impacciata quando so trovava con lui.
Il suo fisico da dietro toglieva tutte le parole, anzi, una la lasciava. "meraviglioso.".
"eh?"
" "eh" eh?"
"EH?.. Uff, Cosa hai detto prima?"
" "meravigliosa", la vostra camera è davvero davvero graziosa"
"Ooooook, senti stranaamicanonhocapitoperqualeassurdomotivodimiofratello vado
a prendere qualcosa da bere tu.. boh. Fai pure quello che ti pare"
Ed era
stato proprio quel "qualcosa da bere" che dieci minuti si era versato
sul suo maglione verde rancido inzuppandoglielo e costringendola a rimanere in canottiera.
A ripensarci ora aveva come l'impressione che da quel momento era
cambiato qualcosa, o meglio Lui aveva iniziato a trattarla come una
ragazza e non più come uno sfigatello di terza categoria.
"Tooooooomi! Kat è arriv.. Ciao Kat. Ehm Kat, p-peeerchè sei in canottiera?"
"Ehi fratellino, finalmente ho capito perché siete amici. Sotto quei
maglioni enormi e dai colori ehm.. un po' orrendi, si nasconde una
ragazza davvero niente male. Che ne dici Kat?"
Sì, era stato
decisamente quello il momento in cui aveva deciso di cambiare un po' e
curarsi di più. Quel tanto che bastava per non sembrare una barbona, o
meglio, quel tanto che bastava per essere considerata una donna da Tom
Kaulitz, ricordato anche come l'oggetto dei suoi desideri più nascosti, ma neanche troppo bene.
DINDLON
Fortunatamente ad aprire erano andati Simone con il suo consorte.
Diverse volte aveva avuto modo di parlare con quella signora e la
considerava fantastica, niente a che vedere con sua madre. Inoltre
cucinava delle frittelle fantastiche.
"Salve signori Kaulitz è un piacere riveder.."
La frase della rossa era stata stroncata da un abbraccio-stritolata da parte di una giovane donna conosciuta anche come Simone
"Cara è da una vita che non ci vediamo. Come sei cresciuta, e
come ti sei fatta carina. Vero caro?". Che dolce Simone. Perchè
quello scapestrato non aveva preso da lei?
"Certo amore, ora però lasciala respirare"
"Ma Gordon è da una vita che non la vediamo.."
"Sì, e se la soffochi questa sarà anche l'ultima volta che la vedremo in vita"
Lo sguardo leggermente severo del marito alla fine riuscì a
convincere Simone a lasciare la presa dalla sua povera vittima che finalmente
poteva ricominciare a respirare ed a tornare di un colorito roseo e non
più blu.
"I ragazzi sono di sopra nella camera degli ospiti, vai pure"
"Ehm.. grazie Simone.. grazie Gordon"
I due sorrisero vedendo la ragazza salire lentamente, moooooolto lentamente, le scale.
"No scusa, ma perché ti ha ringraziato?"
Il marito alla domanda ingenua della sua adorata mogliettina, la quale
non si accorgeva di quanto fossero pericolosi i suoi abbracci, sorrise
intenerito scuotendo leggermente il capo, per poi avviarsi a guardare
la tv in soggiorno, seguito subito dopo dalla moglie ancora confusa.
Ok, era ancora in tempo per scappare bastava scendere le scale,
salutare i due coniugi e sgattaiolare via. Perfetto, stava per mettere
in atto il suo piano quando una voce vagamene terrificante alle sue spalle la fece
sussultare. "Ciao ragazza che è sparita senza lasciare neanche un
cavolo di recapito telefonico e che ora mi intralcia il passaggio"
La ragazza aveva già preso fiato pronta per urlare quando lo
stesso ragazzo le tappò la bocca, la sollevò e la
trascinò nella camera degli ospiti.
Chiedo scusa a tutti quelli che
seguivano la storia per il mostruoso ritardo e chiedo anche scusa in
anticipo nel caso non potrò ripostare prima di settembre (vado
al mare. Abbronzatura aspettami!). Comunque, spero che vi sia piaciuto.
Bacioni.
Anna Kaulitz:
Ehm, credo di essere un po' in ritardo.. perdono. *Si genuflette con enfasi sperando in un perdono*
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Capitolo 5 *** I wish you were here ***
kat 3
- Vorrei che tu fossi qui -
Ok, era ancora in tempo per scappare bastava scendere le scale,
salutare i due coniugi e sgattaiolare via. Perfetto, stava per mettere
in atto il suo piano quando una voce vagamene terrificante alle sue spalle la fece
sussultare. "Ciao ragazza che è sparita senza lasciare neanche un
cavolo di recapito telefonico e che ora mi intralcia il passaggio"
La ragazza aveva già preso fiato pronta per urlare quando lo
stesso ragazzo le tappò la bocca, la sollevò e la
trascinò nella camera degli ospiti.
"ehi ma sei pazza?" . Era solo un sussurro e questo, rendeva la cosa ancora più inquietante.
Con una lentezza disarmante si girò e, per sua fortuna si ritrovò lui: "A..Andreas?"
L'anico la guardò male per un secondo "ma dai! e chi ti aspettavi che fosse?"
Kat a quel punto, con un salto degno di una ginnasta, si era ritrovata
attaccata ad Andreas e dopo pochi secondi aveva sentito un'altra
persona, Bill, che si era unita all'abbraccio urlando "sììììììììì, abbraccio di gruppo, che bello!!!! "
Forse non aveva fatto così male a partecipare alla serata, anche perchè di Tom non c'era nessuna traccia
Era passata un'oretta da quando era arrivata ed ora stavano
chiacchierando tranquillamente del più e del meno. Sì,
era proprio felice di aver accettato l'invito di Bill. Non
riuscì a finire di formulare il pensiero che la
porta si spalancò in modo tutt'altro che delicato e una voce
aveva iniziato ad urlare commenti poco educati. Chi poteva essere se
non..
"Tomi! Che bello che ti sei svegliato! Hai visto chi è venuto a trovarci?"
Dalle sue labbre incredule uscì solo un sussurro. "Kat.."
"Tom.. io.. io.. IO DEVO ANDARE A TIRARE FUORI LA CENA DAL FORNO!!!!!"
Un "eh?!"collettivo si era alzato dai tre ragazzi.
Imbarazzata, e resasi conto della scusa inefficace quanto banale, la
ragazza ripetè quello che aveva appena detto"ehm.. io devo
andare a tirare fuori la cena dal forno.."
"Sì, quello lo avevamo capito, lo hai urlato! Però.."
Andreas era stato l'unico a trovare il coraggio di parlare ma, neanche
lui, riuscì a farle cambiare idea.
"Scusate, devo andare a tirare fuori la cena dal forno.. beh, sì, insomma ci sentiamo ciao"
Senza lasciare il tempo necessario per rispondere agli amici, la ragazza si
era fiondata fuori dalla camera passando di fianco ad un Tom
momentaneamente shockato.,che era rimasto appoggiato allo stipite della porta spalancata.
Dopo aver salutato frettolosamente i due coniugi si era catapultata
fuori cercando le chiavi per aprire l'auto ma, dopo la quarta chiave
che aveva provato ad infilare nella toppa della macchina senza successo, si era
accorta che stava piangendo.
Che stupida, piangere per lui dopo tutto
questo tempo.
"E' una mia impressione o stavi cercando di scappare da.. me?".
Katharin si voltò di scatto trovandosi davanti Lui, Lui che col
tempo era diventato perfetto! Nonostante il colorito un
po' troppo pallido, la barba incolta e le occhiaie lui era semplicemente
perfetto. Non avrebbe trovato altri aggettvi più adeguati per
descriverlo.
"Perfetto.."
"Eh? parli ancora da sola? sei proprio assur.."
La frase venne interrotta da un attacco di tosse che lo fece piegare su
stesso fino a farlo poggiare inevitabilmente alla ragazza che, presa dallo spavento, lo stava
sorreggendo con non poca fatica.
Il suo calore sulla pelle, il suo odore e il suo respiro sul collo,
tutto questo insieme di sensazioni le facevano tornare in mente un
sacco di emozioni e di ricordi come la prima volta in cui Tom le aveva
rivolto, di sua iniziativa, la parola a scuola e cosa questo avesse comportato.
"Ehi Kimmel! Ho notato con piacere che oggi non stai indossando uno dei tuoi famosi "maglioni scaccia persone"!"
Doveva mantenere la calma. La rivista
diceva che bisognava essere distaccate.. distaccate.. "Già,
tutto lascerebbe supporre che sia così"
1 a 0 per Kat.
Ci mancava solo che non lo notasse! Aveva passato tutta la domenica a
stressare la cugina affinché l'aiutasse a modernizzare il suo
armadio e, in caso, a prestarle qualcosa di carino.
"Sì..
certo. Tralasciando le supposizioni, questo pomeriggio ti andrebbe di
venire a casa mia per finire la ricerca? I miei sono a lavoro e Bill
esce con Andreas, così abbiamo la casa libera e possiamo
concentrarci.. sullo studio"
Ora invece doveva essere diligente e responsabile.. diligente e responsabile. Beh, quelle erano le sue specialità.
"Ok, sì
è una buona idea finire il lavoro subito, così dopo
possiamo studiarlo per bene, decidere come esporlo, decidere se fare
degli approfondimenti, dividerci le parti da esporre, scegliere il..
Il piccolo Tom aveva spalancato gli occhi, quella ragazza era veramente strana.
"Ooooook. Senti io vado al cesso, all'uscita aspettami così prendiamo insieme il pulmino"
Nel pomeriggio si era creata un'atmosfera di imbarazzo visto che, non
avendo quasi niente in comune, non sapevano di che parlare così
Kat presa dalla disperazione più totale gli fece la prima
domanda che le era venne in mente. Peccato che la domanda in questione
fosse una domanda di merda.. letteralmente parlando.
"Alloraaaaaaaaaaaa.. come è andata in bagno?"
" C-cosa? .. ahahhahahahhahahahahhahahha Cazzo Kimmel! ahahah Sei una cosa assurda!"
"No, cioè, volevo dire.. posso andare ai servizi igienici?"
"Dove? Al cesso?"
"gabinetto"
"cesso"
"bagno"
"cesso"
"wc"
"cesso"
"toilet"
"cesso"
"sì vabbeh, come ti pare. Allora, posso andarci?"
"dove?"
"uhm.. al.. cesso"
"certo! infondo al corridoio a destra.. e poi fammi sapere come va.. ahahahahahahah"
"sei uno screanzato"
Quando era tornata dal bagno
aveva trovato il ragazzo comodamente spaparanzato sul letto che si
rigirava un rasta fra le dita
"Allora? come è andata?"
La ragazzina per tutta risposta lo guardò male. Quel ragazzino
era sicuramente molto bello ma era anche un gran maleducato.
"Che ci fai sul letto? abbiamo ancora un sacco di lavoro da fare!"
"Sì, decidere il titolo
della ricerca di biologia sul capitolo 4,5, e 6 che si chiamerà
"ricerca di biologia sul capitolo 4,5, e 6" mi sembra un lavoro
piuttosto arduo"
"vero?"
Ok, era ufficiale. O lei era strana, ma strana forte, oppure era lui
che non capiva il suo umorismo. Purtroppo il suo infallibile istinto
gli suggeriva la prima delle due possibilità.
"Senti geniaccio perché al posto di scervellarti su cose inutili non vieni qua a farmi compagnia?"
"Uhm"
La ragazza intimidita si era seduta sul bordo del letto e dalla parte
opposta rispetto a Tom 'costringendolo' a doverla tirare per un braccio per
farla avvicinare e baciarla.
Il chitarrista dopo essersi ripreso da quell'attacco di tosse aveva
notato che la ragazza era finita in uno dei suoi stati di trans e aveva
quell'adorabile broncio assorto. Lo sguardo perso che guardava
chissà dove. Le labbra arricciate in un tentativo di
concentrazione. Come faceva a resisterle?
Piano si abbassò
ulteriormente fino a far sfiorare le proprie labbra con quelle di Kat
e, notando che da parte sua non avveniva nessuna reazione, la
baciò.
Le sue labbra leggermente ruvide sulle sue morbide e calde
Le sue labbra leggermente ruvide sulle sue morbide e fredde.
Le sue lacrime che davano un sapore amaro al suo primo bacio
Le sue lacrime che davano un sapore amaro all'ultimo di un'infinità di baci scambiati con Tom
Le sue mani leggermente callose che si infilavano sotto la maglietta per sfiorarle i fianchi in un moto di eccitazione
Le sue mani ormai callose che si infilavano sotto la sua giacca a vento per cingerle i fianchi in un moto di possessione
I suoi occhi che si sbarravano piacevolmente sorpresi e un po' spaventati
I suoi occhi che si sbarravano sorpresi e decisamente spaventati
Il ragazzo che con fare sicuro la faceva sdraiare sopra di se
Il ragazzo che con fare insicuro la faceva appoggiare all'auto
Il bacio che diventava sempre più passionale
Il bacio che diventava sempre più passionale
Le mani di Kat appoggiate contro il petto del ragazzo in un vano tentativo di allontanarlo
La mano di Kat che tirava un ceffone al ragazzo con tutta la rabbia che aveva accumulato in quegli anni
"T-Tom.. io.. f-fermo..T-Tom.. Ti prego fermati.."
"Ma si può sapere che cazzo fai?!?! Non pensi di esserti divertito abbastanza?!?!"
"Ehi piccola Katy che succede? Pensavo che lo volessi anche tu.."
"Kat.. io.. pensavo che lo volessi anche tu"
"S-scusa ma non me la sento di andare oltre"
"Stai scherzando vero?"
Il piccolo Tom era rimasto in silenzio non sapendo come poterla incoraggiare
Il grande Tom era rimasto in silenzio non sapendo come poter rimediare al suo errore
"è meglio che vada"
"è meglio che vada"
E fu così che la piccola Kat uscì dalla stanza del ragazzo chiudendo delicatamente la porta
Ed è così che Kat si decise ad entrare in macchina sbattendo violentemente la portiera
Il ragazzo rimasto da solo
nella sua cameretta aveva guardato la ragazza uscire dalla sua stanza
con fare scocciato e intanto pensava a quanto fossero stupide certe
ragazzine
Il ragazzo rimasto solo nel cortile della sua casetta aveva guardato la
ragazza andarsene con fare desolato e intanto pensava a quanto fosse
stato stupido a lasciarsela scappare
La ragazza arrivata a casa si
era accarezzata più volte le labbra con delicatezza cercando di
ricordarsi esattamente le sensazioni appena provate
La ragazza arrivata a casa aveva iniziato a fregarsi le labbra con rabbia cercando di dimenticarsi le sensazioni appena provate
Quella notte, a letto, la ragazza aveva pianto sapendo che non sarebbe mai riuscita a dimenticarsi o a smettere di amare Tom
Quella notte, a letto, la ragazza aveva pianto sapendo che non sarebbe mai riuscita a dimenticarsi o a smettere di amare Tom
E' incredibile vedere che nonostante tutti i cambiamenti alla fine i sentimenti rimangono sempre gli stessi.
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Capitolo 6 *** Do you like to confuse me, right? ***
kat 5
-Ti piace confondermi, vero?-
Ed eccola lì, era già passato un anno dall'ultima volta
che era venuta a trovare la zia e che Lo aveva rivisto eppure le
sembrava che quell'arco di tempo non fosse niente. Le sembrava che
tutto fosse accaduto solo il giorno prima, e invece no. Ne Tom ne Bill
ne Andreas l'avevano cercata dopo quella volta. Da quel giorno tanto, anche se avessero
voluto, non avrebbero potuto rintracciarla quindi non poteva essere
delusa eppure, un po', lo era.
Uscendo dal cimitero non era riuscita a trattenersi dal sospirare,
senza neanche capire se lo avesse fatto per il sollievo o per la
delusione di non averlo rivisto. Nel preciso istante in cui aveva
finito di formulare il pensiero aveva sentito una voce, a lei molto
famigliare, chiamarla. Non ci poteva credere quel tipo era davvero
testardo, ottuso, egoista e incredibilmente.. irresistibile.
La domanda le sorse spontanea "che ci fai qua?".
Il ragazzo, non calcolando minimamente la domanda fatta dalla rossa, si
era guardato un po' intorno e, alla fine, si era degnato di emettere
suono per parlarle.
"Fa un freddo cane, è da questa mattina che ti aspettavo. Andiamo al bar."
Senza neanche darle il tempo di rispondergli si era incamminato verso la direzione opposta a dove aveva parcheggiato l'auto.
La prima tentazione della rossa era stata quella di girarsi dall'altra
parte, prendere l'auto, andarsene e, se ce ne fosse stata l'occasione, investirlo.
Questi buoni propositi, però, erano andati in fumo quando Tom si
era voltato verso di lei sorridendo dolcemente e intimandola di
seguirlo.
Dopo tutti questi anni ancora non riusciva a resistergli e a non rinnegare se stessa pur di stare con lui.
Il piccolo Tom si aggirava per i
corridoi della scuola con lo sguardo annoiato quando una bisbiglio alle
sue spalle aveva attirato la sua attenzione.
"T-T-T-Toooooo-T"
Una ragazzina dai capelli rossi spettinati, con lo sguardo basso e le guance arrossate si
stava torturando le mani cercando di pronunciare il suo nome, eppure
non gli sembrava che fosse un nome così difficile.
"Tom."
La bambina sorrise imbarazzata. "Ehm.. sì. "
"..."
"..."
Un sospiro per non scoraggiarsi e un'occhiata veloce all'orologio."Dimmi Kat. Cosa vuoi?"
"Ah ehm, per quanto riguarda il nostro lavoro di gruppo pensavo
che, beh, sì insomma, se puoi e se vuoi, cioè, non ti
voglio obbligare, però, beh sì ecco, insomma.."
"Kat, arriva al punto, ti prego"
"Questopomeriggiovuoivenireafinirelaricercaacasamia?"
"Eh?"
Ci erano volute ore interminabili di preparazione psicologica. Non
poteva ripeterlo un'altra volta. Insomma. Il suo cuore non avrebbe
retto..
"Se non mi sbaglio abbiamo già finito"
Dì le magiche parole che possono interessare Tom, avanti; dille!
"..ho la casa libera.."
"Ah, ok. Allora, questo pomeriggio da te, per le quattro va bene?"
"S-sì"
"Bene"
"Già"
" ..."
"..."
Si sentiva un po' strano. Come se fosse in obbligo aggiungere qualche altra parola. L'ennesimo sospiro.
"Che ci fai qui? La lezione è già iniziata da un po'.."
"Al pulmino non si è fermato e sono dovuta venire in bici"
"Ah... IN BICI!??! Da casa tua fino a qua?!"
"Già, è stato un po' faticoso però.."
e ANCHE L'ENNESIMA RISATA INVOLONTARIA. "Ahahahhahahahahahhahahahah"
"EHI! non c'è niente da ridere! Tu piuttosto, perché sei qui?2
"Mi hanno buttato fuori dalla classe"
"Ah"
A quel tempo proprio non riusciva a capacitarsi di come facesse il suo
"amico" a restare indifferente davanti ad una cosa del genere. Se
allora l'avessero cacciata fuori dalla classe se ne sarebbe vergognata
tantissimo.
"Bene io vado in classe. A dopo."
"A dopo, ci vediamo questo pomeriggio."
Ed era con quella frase che si era resa veramente conto di quello che
stesse facendo. Lei si stava rinnegando solamente per non stare senza
di lui.
Dopo Quel pomeriggio passato insieme non riusciva più a
stare senza che i loro occhi si incrociassero, senza che si
rivolgessero la parola, senza che si toccassero. Dal suddetto giorno però, non si erano più neanche salutati.
Il bar in cui l'aveva portata era proprio di fronte al cimitero.
Come si faceva ad aprire un bar con "vista panoramica" su un cimitero?
I due giovani si erano accomodati in un tavolino appartato e dopo poco
una cameriera, che sembrava aver preso troppo confidenza con Tom, era
andata a prendere le ordinazioni.
La ragazza, leggermente infastidita dal comportamento della donna e
del silenzio che si era creato, decise di fare lo sforzo immane
di rivolgergli la parola per prima. "Poco fa hai detto che sei qui da questa mattina.."
"Per la precisione da ieri. Non volevo rischiare che tu venissi il giorno prima pur di evitare di vedermi."
Doveva ammettere che l'idea l'aveva sfiorata poi però aveva
deciso che non doveva cambiare le sue "tradizioni" per lui. Sì,
come no. Voleva solo avere una, anche se piccola, possibilità di
vederlo.
"Quando sono entrata non ti ho visto.."
"Ero qui, cioè, lì"
Il ragazzo aveva indicato un tavolino attaccato alla vetrina senza
distogliere lo sguardo dagli occhi di Kat per poi sorridere sghembo.
Conosceva quel sorriso, voleva riprendere in mano la situazione. Voleva
essere lui a tenere le redini della coversazione.
"Non avrai mica pensato che ti avessi aspettata per due giorni fuori al freddo, vero?"
"..perché?"
"Perché rischiavo di prendermi un accidente, ecco perché!"
"No, non quello. Perché sei qui.. con me?"
"Perché l'anno scorso sei scappata e non abbiamo finito il discorso.."
"Ecco a voi, una camomilla per la signorina e un altro cappuccio da
portare via per te".Con un sorriso che andava da una parte all'altra
del viso la cameriera
aveva ammiccato ai due clienti, per poi tornare dietro al bancone.
Ed
eccola lì, nonostante non stessero insieme lei era
incredibilmente e irrimediabilmente.. gelosa.
"Come mai ha così tanta confidenza con te? Ci sei andato a
letto?". Doveva essere una frecciatina eppure percepiva chiaramente la
paura di una sua possibile ammissione.
"No, però abbiamo passato insieme quasi due giorni quindi un
po' di confidenza l'abbiamo. Noto una certa ostilità nella tua
voce.."
"Scherzi vero?"
"Magari mi sono sbagliato, ma ne dubito"
"Tom, io ti odio, questo l'hai capito vero?"
"Balle, e lo sai. Se tu mi odiassi davvero ora non saresti qui con me"
"Sai una cosa? hai ragione. Non so proprio che mi sia preso. Ciao
Tom è stato bello rivederti, si fa per dire, ovviamente."
Così dicendo la ragazza aveva lasciato i soldi per pagare la
camomilla ed era uscita seguita dal ragazzo, il quale beveva tranquillamente il suo cappucino e che sembrava aver
già previsto una reazione simile.
"Dove andiamo?"
Lo guardò truce per qualche secondo, ma quel tipo era serio? "Io a casa, te dove ti pare"
Mentre stava per inserire le chiavi nella toppa dell'auto aveva sentito
che qualcuno gliele stava togliendo di mano. Girandosi aveva visto il
ragazzo mettersi le chiavi in tasca e osservarla con sguardo serio.
"Non costringermi a bucarti le ruote della macchina"
"C-cosa? Ma io ti denuncio!"
Il ragazzo sorridendo beffardo aveva alzato le spalle, dando poco peso alle parole della ragazza
"Sai cosa mi cambia. Tanto una denuncia l'ho già ricevuta"
"Beh. hanno fatto bene. Ora dammi le chiavi."
Il chitarrista, continuando a sorridere, si era incamminato
verso una cadillac nera enorme per poi sedersi al posto del guidatore.
Quindi, quella doveva essere la sua macchina? Accidenti, niente a che
vedere con la sua misera automobilina.
Vedendo che il ragazzo stava facendo retromarcia per uscire dal
parcheggio la rossa si era riscossa dai suoi pensieri e, senza
pensarci minimamente, gli era corsa dietro per poi sedersi nel posto di
fianco a quello di Tom.
"Ridammi le chiavi"
"Dove vuoi andare di bello?"
"A casa, con la mia macchina"
"Questa mi sa tanto di richiesta indecente"
"Tom, dammi le chiavi". La calma la stava lentamente abbandonando.
"Ok, allora decido io. Se non mi ricordo male una volta mi hai detto che ti sarebbe piaciuto andare al parco
divertimenti Elbauenpark"
"Non ci credo. Te lo ricordi ancora?"
"Già. Sinceramente neanch'io pensavo di starti ad ascoltare. Evidentemente lo facevo inconsciamente"
"Ma che cosa carina"
"Beh, è la verità. E poi è questo il motivo per cui siamo qua"
"Ossia?"
"Voglio dimostrarti che ora potremmo riprovarci"
A quelle parole Kat, per quanto fosse in collera con il ragazzo,
non era proprio riuscita a rispondere.
Il resto del viaggio
lo avevano passato chiusi in un religioso
silenzio, rotto soltanto dalla musica che passava dalla radio. Le
piaceva quel silenzio, si sentiva bene, non era il solito silenzio
imbarazzato era un silenzio di pace e forse, proprio per questo, ad un
certo punto si era appisolata.
L'unico neo in quella scenetta di pace
era proprio Tom, il ragazzo che la faceva sentire così bene. Non
sarebbe dovuto succedere.. di nuovo.
A risvegliarla dal suo momento di
pace ci aveva pensato lo stesso Tom annunciandole che erano arrivati. Ma che
fortuna!
L'inizio della giornata non era andata proprio come voleva ma,
alla fine, Tom si era comportato da vero gentiluomo. L'aveva
accompagnata su tutte le attrazioni, anche quelle che lui considerava
"infami", non aveva tentato di baciarla o di metterla in situazioni
imbarazzanti, non si era lamentato e, soprattutto, non ci aveva provato
con tutte quelle che passavano, anche perché la metà di
loro erano bambine e l'altra metà superava, o ci andava molto
vicino, i 40 anni.
Sì, la giornata era stata decisamente piacevole, peccato che sulla strada
del ritorno il discorso fosse ricaduto sul passato e la litigata era
stata inevitabile, o meglio era stato inevitabile che lei si
arrabbiasse costringendo Tom ad accostare per poi tornare alla sua
macchina a piedi.
Sfortunatamente aveva iniziato a piovere e lei,
naturalmente, non aveva l'ombrello.
Fortunatamente mancava poco al
parcheggio del cimitero.
Sfortunatamente le chiavi della sua macchina le
aveva ancora Tom.
Fortunatamente Tom era appoggiato alla sua macchina con le
chiavi in mano e fregandosene altamente della pioggia.
Sfortunatamente
aveva le mascelle contratte e lo sguardo duro, chiaro segno che voleva
approfondire il discorso iniziato poco prima e che non era più particolarmente felice.
Fortunatamente.. no niente. I
"fortunatamente" erano finiti, in compenso poteva elencare un lunga
lista di "sfortunatamente", tra i quali il fatto che lei fosse irrimediabilmente
attratta dal ragazzo che voleva investire.
Dopo aver fatto un profondo respiro si era diretta con passo sicuro verso la sua macchina
"Dammi le chiavi!"
"E io cosa ci guadagnerei a lasciarti andare così? Eh?"
"Beh, potresti maturare un po' e smettere di pensare solo a te stesso! Cavoli Tom, il mondo non gira intorno a te!"
Notando un lampo di rabbia nei suoi occhi Kat non era riuscita a
trattenersi dall'indietreggiare. Dopotutto, l'ultima volta che lo aveva
visto così arrabbiato, il piccolo Tom aveva mandato due ragazzi della sua
età in infermeria, uno col naso sanguinante, l'altro con un dente rotto e un occhio nero.
"Tu pensi che io sia un egoista, insensibile, puttaniere senza
cuore, vero? Beh sai una cosa. E' vero sono un egoista di merda
però tu lo sei più di me, e sai perché?
Perché quella che si ostina a farci soffrire entrambi sei TU!
Quella che
deve crescere sei TU! TU non io! Sei tu quella che deve superare quello
schifo di passato per poter essere felice.. con me. CAZZO KIMMEL IO TI
VOGLIO E TU VUOI ME! Perché devi creare altri problemi?"
La voce della ragazza era resa insicura da un groppo alla gola, non voleva piangere lì, davanti a lui
"Quindi tu, staresti dando la colpa a me?"
"No. Te l'ho detto lo stronzo sono stato io però ora sono qui,
pentito che ti sto chiedendo, implorando, di perdonarmi ma tu sei troppo
accecata dalla rabbia e dal dolore per accorgertene, o mi sbaglio?"
Tom non si era mai rivolto a lei in maniera tanto... dolce. L'aveva spiazzata. di
nuovo.
Sentiva che la testa le pulsava, sentiva tutti i sentimenti repressi
tornare
a galla insieme alla speranza. Speranza che forse per loro un futuro
potesse esserci. Il punto era; lei voleva mettersi in gioco, di nuovo?
Vedendo la ragazza indietreggiare ulteriormente il chitarrista l'aveva afferrata per
un braccio e l'aveva baciata. L'aveva baciata con foga e
aveva cercato di mettere in quel bacio tutto il dolore che aveva
provato. Voleva lasciarlo di nuovo? Beh lui non le avrebbe reso il
lavoro tanto facile.
La stringeva a se come se fosse sua e lei, alla fine, aveva ceduto e
aveva risposto al bacio. A quel bacio bagnato, dalla pioggia e dalle
sue lacrime. A quel bacio che aspettava da un anno. A quel bacio che si
aggiungeva ad una fila di altri baci che avrebbe voluto
dimenticare
Quando era venuta a mancare l'aria Tom si era allontanato leggermente
da lei senza però smetterla di guardarla negli occhi.
"E tu, vorresti rinunciare a questo?"
Senza rispondergli, anche perché non ci sarrebbe riuscita, Kat gli fece
segno di ridarle le chiavi e, stranamente lui gliele porse senza fare storie. Per un
momento lo aveva guardato stranita ma poi le aveva prese.
"E' inutile.."
L'ombra del sospetto iniziò a suggerirle che fosse successo
qualcosa per cui lei non sarebbe particolarmente impazzita di gioia.
"..ti ho bucato le gomme"
Il momento di silenzio che era seguito all'affermazione del ragazzo era
paragonabile solo alla calma prima della tempesta. La rossa, infatti,
dopo aver constato lo stato effettivo delle sue gomme si era
completamente ripresa dal bacio avvenuto poco prima e si era messa ad urlare
imprecazioni varie, arrivando perfino a minacciarlo di segnargli l'auto.
Dopo dieci minuti buoni la ragazza si era finalmente calmata, o per lo
meno aveva smesso di urlare.
"Bene. Allora oggi ti accompagno a casa e domani ti accompagno dal gommista. Sei contenta?"
Come risposta aveva ricevuto solo un grugnito però gli andava bene. Presto lei avrebbe ceduto completamente.
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Capitolo 7 *** Our secret place ***
kat 6
-Il nostro posto segreto-
Era stanchissima ma, nonostante questo, non riusciva proprio a prendere
sonno. I ricordi degli ultimi due giorni la stavano facendo
letteralmente impazzire: perchè doveva essere tutto così
dannatamente complicato?
Tutto era cominciato il giorno prima, per l'esattezza quando il beota
le aveva bucato le gomme dell'auto. Dopo quella genialata il suddetto
l'aveva accompagnata a casa. Bisogna sottolineare che il viaggio
lo aveva passato a lamentarsi che, per colpa sua e delle sue
scenate da "ragazzina in piena crisi adolescenziale", stavano bagnando
i sedili della sua povera "Suzanne".
Alla fine, non contento, era rimasto per qualche ora ad importunarla a casa sua, con la
scusa che si sarebbe preso sicuramente una broncopolmonite se non si
fosse asciugato subito.
Il giorno seguente alle 9,08, con ben otto minuti di ritardo, era
passato a prenderla per portare l'auto dal gommista anche se, dopo pochi
chilometri, si era accorta che stavano andando nella direzione opposta rispetto al
cimitero dove la sua adora macchinina la stava ancora aspettando.
Con un sospiro rassegnato si era lasciata sprofondare nel
sedile per poi chiedere dove cavolo stessero andando ma, come
risposta, aveva ricevuto solo un'alzata di spalle. Perfetto, poteva dire addio alla
tranquillità anche quel giorno.
Quando aveva notato che si stavano allontanando dalla strada principale
e che si stavano addentrando sempre di più nella boscaglia
l'intuito le aveva suggerito il posto in cui avrebbero passato la mattinata.
Poteva dire addio anche alla pulizia delle scarpe e dei jeans.
Guardandosi intorno non era riuscita a trattenere un sorriso nostalgico
sembrava tutto così uguale all'ultima volta in cui erano venuti.
Un Bill in miniatura saltellava da
una parte all'altra del sentiero parlando, o meglio, sbraitando quanto
le sarebbe piaciuto quel posto.
Una Kat leggermente meno entusiasta
aveva risposto all'amico in modo pacato "Bill, non credo. Qua è
pieno di erbacce e insetti"
"Dai, che manca poco"
Come poteva mancare Tom? Il suo raggio di sole, la sua unica speranza,
e anche l'unico vero motivo per cui aveva deciso di partecipare a
quella folle gita indetta dal suo, fra poco decapitato, migliore amico.
Effettivamente dopo solo altri
dieci minuti in mezzo a quella sterpaglia erano arrivati in uno spiazzo
di verde in riva al fiume.
"Nostro padre ci ha portato qui un paio di volte un paio di anni fa. Voleva insegnarci a pescare.. bah. Allora?"
Ritirava quello che aveva pensato. Il
suo migliore amico sarebbe sopravvissuto almeno fino alla prossima
folle idea in cui l'avrebbe trascinata.
"Bill.. è bellissimo" .
Ed era un posto stupendo per davvero. Non pensava che l'Elba potesse avere anche un lato tanto bello.
Quel pomeriggio lo avevano passato a ridere e a scherzare.
Era nel mezzo della contemplazione del suo passato quando aveva
iniziato a sentire un ronzio fastidioso nelle orecchie che altri non
era se non Tom, che la intimava a scendere dall'auto.
Stavano ripercorrendo in silenzio il sentiero, fatto anche quel giorno
di tanti anni addietro, quando aveva sentito la mano di Tom stringere
la sua. In quel preciso istante era arrossita come non faceva
più da tempo, fortunatamente il ragazzo le voltava
le spalle e per questo non l'aveva notato.
Dopo cinque minuti di religioso silenzio la rossa, che aveva raggiunto
un colore violaceo, aveva pensato fosse meglio intavolare un discorso
piuttosto che restare in silenzio tutta la giornata.
Con un po' di esitazione gli aveva chiesto come stessero Bill e
Andreas, ma come risposta aveva ricevuto solo un'alzata di spalle
seguita da un fliebile "il solito". Non scoraggiandosi aveva ritentato
altre quattro o cinque volte ad intrattenere un discorso decente con
Tom, ma ogni volta questo rispondeva con un'alzata di spalle e, in casi
eccezionali, con qualche parola.
Alla fine non aveva potuto fare altro
se non arrendersi sconfortata.
Dopo altri cinque minuti di silenzio era stato Tom a parlare per primo.
Si era girato verso di lei e con aria seria le aveva chiesto di non
arrabbiarsi per quello che stava per dirle ma: "si erano persi" per poi
aggiungere un rassicurante "se sei stanca ti porto in braccio" seguito
da un sorriso malizioso. No grazie Tom!
"Katy! Cosa è successo? Ti sei fatta male?"
"No no, tranquillo Bill è solo una storta alla caviglia"
"Ce la fai a stare in piedi?"
"Credo di sì"
Bugia. Appena aveva provato ad
alzarsi era caduta rovinosamente a terra sporcandosi ulteriormente il suo bel
vestitino azzurro che si era messa per sembrare più carina.
"Sei un'imbranata! un'imbranata e pure bagnata" . Ed ecco che arrivava il ragazzo carico di finezza.
"TOM!"
La voce del moretto la raggiunse come la luce di un faro colpisce una nave nel bel mezzo di una tempesta portando speranza.
"Non è mica colpa
sua se mentre correva su un terreno pianeggiante è inciampata in
un sasso minuscolo ed è caduta come una pera cotta nel bel mezzo
dell'unica pozzanghera che c'è a distanza di miglia!"
Peccato che davanti al faro è situato un scoglio che fa colare a picco la nave.
"Grazie Bill.. o almeno credo"
"Di niente... ma.. ora.. noi.. tornare... "
Il gemello, quello che adorava
definirsi intelligente, si trattenne a malapena dall'uccidere il
fratello, quello che chiamava amorevolmente "rincoglionito" .
"Bill parla in un tedesco grammaticalmente corretto. Per favore"
BILL: NOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO
"EH?"
Gli occhi del moretto si spalancarono e iniziarono ad inumidirsi. "Non voglio morire qui! Ora sono
troppo giovane e bello per fare una fine del genere e poi, a dirla
tutta, mi devo rifare la tinta. Se non mi rifaccio la tinta mi
seppelliranno stintato. Esiste la parola "stintato"? Anzi no! Non mi
interessa. Potremmo lasciarti a morire qui da sola Kat, però se
lo facessimo non saremmmo dei veri amici, vero?. Oddio! Il sole sta
tramontando. Chiamiamo i soccorsi! No! Ho il cellulare scarico..
MOOOOOOORIREEEEEEEMOOOOO TUUUUTTIIIIIIII"
Nel mentre in cui il piccolo Bill
faceva la sua sclerata pomeridiana delle 17.30, Tom aveva già preso sulle
spalle la piccola Kat e insieme si stavano incamminando verso la fermata del
bus.
Quella era stata una delle volte in cui si era sentita maggiormente
vicino a Tom, non solo sotto il punto di vista fisico ma anche
perchè si era sentita in armonia con lui. Avevano scherzato e
riso in modo complice, come non avevano mai fatto.
Finalmente erano arrivati. Certo, ci avevano messo 53 minuti al posto
che una ventina di minuti, i capelli erano scompigliati e pieni di
foglie, aveva i jeans strappati e le scarpe infangate però alla
fine ce l'avevano fatta. Erano arrivati nel loro angolo di paradiso.
"Questo posto è bellissimo"
Era l'ennesima volta che lo ripeteva ma stavano per andarsene, non
poteva evitare di sottolinearlo.
Il moretto le sorrise dolcemente di rimando. "Vero. Da oggi in poi questa
sarà la nostra base segreta! Quando saremo tristi verremo qui e
ci sentiremo subito meglio!"
"Bill, fratellino, non puoi obbligare le persone a venire qua quando sono tristi."
"No, ma saranno loro a farlo. Ad esempio, tu oggi eri triste e sei venuto con noi."
"In realtà sono venuto perchè mi hai praticamente obbligato a farlo"
"Dettagli. Da ora in poi ogni
volta sarai triste potrai venire qui che ci saranno dei ricordi
fantastici pronti a consolarti"
"Tom.."
"Mmmh?"
"Ci sei più tornato?"
A giudicare dalla sua espressione spaesata non aveva seguito il filo dei
suoi pensieri ma, dopo pochi secondi, il viso le era sembrato illuminarsi
e le aveva risposto guardando un punto indefinito davanti a sé.
"No. I ricordi non erano così "fantastici" da potermi
consolare però, spero che dopo oggi potrò venirci. Anzi,
in realtà, spero che dopo oggi non abbia più bisogno di
questo posto. Kat, hai pensato a quello che ti ho chiesto ieri?"
La domanda a cui si riferiva gliel'aveva posta la sera prima,
dopo averla accompagnata a casa.
"C'è ancora una
possibilità per un noi?". Ed era proprio per quella domanda che
aveva passato la notte a fare le pulizie in casa cercando
disperatamente una risposta che però, non aveva ancora trovato.
"Io.. non lo so.."
Il ragazzo l'aveva guardata intensamente per poi sciogliersi in un
sorriso. "E va bene. Anche se questa possibilità non ci fosse
non importa. Me la creerò da solo."
Lo aveva sempre saputo che Tom non si arrendeva fino a quando non
otteneva ciò che voleva però non si sarebbe mai aspettata
di diventare uno dei suoi "obbiettivi".
Dopo aver risolto questo dubbio il chitarrista era tornato il ragazzo
solare di sempre, probabilmente voleva solo liberarsi del peso.
A pensarci bene si era divertita come non succedeva da tempo o per lo
meno si era divertita fino a quando non si erano baciati. Di nuovo.
Stavano discutendo del periodo in cui Bill si era tinto i capelli di
rosso quando il cellulare le aveva segnalato l'arrivo di un nuovo
messaggio. Per l'esattezza il tredicesimo da quando era uscita col suo vecchio "amico".
Non aveva fatto in tempo a finire di leggerlo che Tom le aveva
strappato di mano il cellulare per poi leggere il messaggio a sua volta.
"E questo tizio chi sarebbe?"
"Un amico"
"Un amico?"
La stava guardando scettico per poi iniziare a leggere il messaggio con
voce storpiata " -Mi manchi tantissimo. Non vedo l'ora di rivederti.
P.S. sei
davvero sicura di non volere che passi a prenderti?- più
un'infinità di cuori che mi stanno facendo venire la carie."
"Dai Tom. Ridammi il cellulare. Devo rispondergli"
"Hai ragione. Bisogna proprio rispondergli!"
Sentendo quella frase, che sembrava più una minaccia che un
semplice constatazione, la ragazza si era spaventata e aveva iniziato
ad
urlare una serie di "no" seguite da minaccie di diverso
tipo.Vedendo che questo tipo di approccio col ragazzo non funzionava
aveva provato anche a strappargli il cellulare di mano, attraverso
degli "attachi frontali", con scarsi
risultati.
Tom nel frattempo aveva iniziato a scrivere la risposta per il fantomatico "Lukas" e, nel frattempo, la leggeva ad
alta voce, in modo che anche la proprietaria del telefonino potesse esserne a
conoscenza. "A me no. Non vedo l'ora che tu sparisca dalla mia vita e,
nel caso non lo avessi capito, no che non voglio che tu mi venga a
prendere. Baci baci coglione e a mai più risentirci.".
Kat era disperata, pur di impedirgli di inviare il messaggio era
arrivata persino a rincorrerlo per tutto il prato fino a quando quel..
babbuino, non si era bloccato di colpo non lasciandole il tempo di
fermarsi a sua volta.
Ed era stato quello il motivo per cui ora si
trovava sdraiata sopra Tom ed era sempre per quello che pochi secondi
dopo aver capito la situazione in cui si era cacciata aveva sentito le
labbra di Tom sulle sue.
Migliaia di scariche elettriche partivano
da ogni singolo centimetro di pelle a contatto con quella di Tom per poi
diffondersi in tutto il suo gracile corpo.
Le farfalle nello stomaco, i brividi,
la sensazione di libertà e di pace. Tutto queste sensazioni che solo Tom era in grado di
darle. Neanche Lukas, per quanto fosse
dolce e affascinatne, poteva anche solo lontanamente eguagliare quello che provava con
Lui. Lui, probabilmente l'unico che avrebbe mai potuto amare.
Nonostante questi sentimenti però, l'orgoglio era più forte
perciò, anche se a malincuore, si era staccata dal ragazzo.
"Tom, basta. E' sbagliato"
"Avanti Kat, non puoi essere seria. Questo tizio non è quello giusto per te"
"E chi sarebbe il "tizio giusto" per me. Tu?"
"Fammici pensare.."
Il ragazzo si era grattato con aria pensierosa la guancia per poi
incastrare gli occhi della ragazza con i suoi e rispondere un secco
"sì".
"Cavoli Tom! mi hai fatto perdere sette chiamate di Lukas!"
"In realtà sei stata tu a decidere di non rispondere"
"Non è vero! sei stato tu.. tu sei stato.."
Non riusciva proprio a completare la frase. In realtà non riusciva neanche a riordinare i
propri pensieri, figuriamoci se riusciva a dire una frase di senso
compiuto. "Fortunatamente" il chitarrista le era venuto incontro
"Cosa? A baciarti. Sì Kat, sono stato io, ma tu hai
risposto. E dopo, anche mentre squillava il cellulare, non ti sei
opposta anzi.."
Era quasi l'alba quando Kat aveva finalmente trovato un po' di pace nel fantastico mondo dei sogni.
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Capitolo 8 *** Goodbye my lover ***
kat 7
- Addio amore mio -
Erano le 8.07 quando aveva sentito qualcuno bussare incessantemente alla sua porta.
Erano le 8.17 quando per disperazione si era buttata giù dal letto per andare ad aprire.
Erano le 8.18 quando si era ritrovata Tom Kaulitz alla sua porta con lo sguardo accusatore.
Erano le 8.19 quando il suddetto aveva deciso di smetterla di fissarla per parlarle
"E' vero che vuoi ripartire oggi? "
"Tom.. sono le otto di mattina, non ne possiamo riparlare in un altro momento?"
"Tipo? L'anno prossimo?"
"Ma sai che hai avuto proprio una buona idea?"
La ragazza con un sonoro sbadiglio ed un cenno del capo richiuse la porta in faccia al suo "amico".
Neanche cinque secondi dopo "Qualcuno" aveva ricominciato a bussare la porta.
Spazientita spalancò la porta e, neanche il tempo di aprire bocca, che aveva visto un'ombra passarle
di fianco per poi sedersi, con estrema delicatezza, sul divano.
"TOM!...vabbeh, lasciamo perdere. Almeno togli i piedi dal tavolo!"
Il ragazzo, con fare annoiato, aveva guardato a intermittenza i suoi
piedi e la ragazza, che lo guardava con aria minacciosa, per poi
rimettersi esattamente com'era prima del rimprovero della padrona di
casa.
"Senti, posso farti una domanda?"
Sapeva che molto probabilmente se ne sarebbe pentita, ma era troppo stanca per discutere.
"Dimmi"
"Perché a diciotto anni passati metti ancora quei pigiami "anti-ragazzo"?" . Per l'appunto.
"Eh?"
La ragazza abbassando lo sguardo capì perfettamente il perchè di quella domanda.
Il suo pigiama "anti-ragazzo", come lo definiva quella sottospecie di ragazzo, consisteva semplicemente in un bellissimo
completo rosa cosparso di coniglietti e di due taglie più
grande. Però insomma, un pigiama doveva essere messo per stare
comodi, no?
"Se non sapessi cosa c'è sotto stai sicura che non ti degnerei di uno sguardo"
"Grazie Tom."
"Di cosa?"
"Di avermi dato l'ennesima dimostrazione di quanto tu possa essere
superficiale! Non toccare niente, N-I-E-N-T-E, vado a cambiarmi"
"Tom sei il ragazzo più superficiale che conosca!". Un
Bill stizzito stava urlando contro quello che sarebbe dovuto essere suo
fratello. Forse avevano sbagliato culla. Forse era stato adottato.
Forse, c'era ancora speranza.
"Perchè?". Un Tom annoiato osservava il gemello dimenare le braccia arrabbiato.
"Cos'è la prima cosa che quardi in una ragazza?"
"Tette"
"E l'ultima?"
"Fondoschiena"
"Secondo te perchè ti reputo superficiale?"
"Non lo so. Però l'amica che ti sei scelto non ha ne delle brutte tette ne un brutto
fondoschiena.. Penso che tu sia più superficiale di me!"
"EHI!" Una Kat completamente rossa era intervenuta nella discussione dei gemelli.
"Oh, ciao Kat"
"Tom, sono con voi da quasi un'ora"
"Certo certo, hai visto che bel culo che ha quella moretta?"
"Sei così.. "
"Superficiale". Quella volta fu costretta a dare piena e completa ragione a Bill.
"Forza e coraggio! Prima o poi maturerà.. credo" . Un Andreas ottimista cercava di riportare la quiete.
"Tom, cosa stai facendo con le mie ciabatte?"
"Tu sei una feticista dei conigli! Cioè, pure le ciabatte a forma di coniglio! e per di più rosa! R O S A ! !"
"So come sono fatte le mie ciabatte. Non le trovi tenerissime?"
Nel dirlo aveva congiunto le mani al petto come se stesse pregando, gli
occhi le si erano illuminati ed erano diventati a forma di cuore. Il
tutto era abbastanza inquietante.
"Sì, vabbeh. Ci hai messo mezz'ora a prepararti lo sai?
Trenta minuti d'orologio! Anzi, trentadue! Ti facevo più veloce
Kimmel!"
"Allora, che ci fai qui?"
Evidentemente non era di buon umore però, per quanto fosse
felice di vederlo, il commento di prima l'aveva ferita. Si stava
sentendo di nuovo una sfigatella, emarginata e di quattordici anni
senza speranze.
"E' vero che vuoi partire oggi?"
"Vero"
"E perché non me lo hai detto? Perché sono dovuto venirlo a sapere da Bill e Andreas?"
"Avanti Tom! Non fare tante scene era ovvio che dovessi ripartire. E
poi, te lo avevo detto che, appena mi avessero cambiato le gomme, me ne
sarei andata. Ricordi?"
"Capisco.. dai andiamo.."
"Dove?"
"A fare un giro. Questa casa mi sta opprimendo"
Faceva ancora un po' di fatica ad ammetterlo ma Lei proprio non poteva
perderla, non voleva perderla. Non ora che l'aveva appena ritrovata.
Non ora che aveva capito quanto fosse stato stupido a trattarla in quel
modo. Non ora che aveva capito il perchè del vuoto che aveva nel
cuore da diversi anni e non ora che sapeva come riempirlo.
Camminavano fianco a fianco e ogni tanto le loro braccia si sfioravano.
Con un po' di fantasia poteva fingere che fossero due fidanzatini che
camminavano per le vie della città dicendosi tante cose tenere, cose che solo due innamorati potevano dirsi.
Peccato che fra i due l'unica innamorata fosse lei. Per lui, invece, era tutto un gioco.
"Te lo ricordi?"
"Il parchetto di fronte a casa di mia zia? Direi di sì"
TOM: E ti ricordi quella volta che lo abbiamo fatto nella cas.."
"NON OSARE CONTINUARE! Me lo ricordo anche da sola grazie... Ohmmamma,
sto realizzando ora che se ci avessero scoperto saremmo potuti finire
anche nei guai..
"Era questo a rendere la cosa ancora più eccitante, non credi?"
E cosa poteva rispondergli? "Oh Tom, io mi eccito anche solo a
guardarti quindi non c'è bisogno di farlo in situazioni tanto
imbarazzanti". No, era decisamente meglio stare zitta e godersi quella pace che solo il silenzio poteva darle..
Sfortunatamente per lei dopo pochi secondi il silenzio era stato rotto
da un leggero cigolio provocato dall'altalena su cui Tom
si stava leggermente dondolando.
"Dai.. vieni qua"
Con passo leggero gli si era parato di fronte, era davvero sicura di volerlo lasciare. Così?
"Dai siediti, non ti mangio mica"
"No."
E, per rendere meglio l'idea, aveva incrociato le braccia al petto e
voltato il viso dall'altra parte puntando lo sguardo sulla "famosa"
casetta dei bambini.
Il chitarrista, vedendo che la giovane non si decideva a muoversi,
aveva afferato il suo esile polso per poi darle uno strattone facendola
accomodare sulle sue gambe.
Ne era sicura. Da un momento all'altro sarebbe svenuta.
Sentirlo
così vicino le faceva battare particolarmente forte il cuore e
mancare il respiro. Nonostante il rischio però, si decise a
rilassare i muscoli e circondare con le braccia il collo del ragazzo
appogiando la testa sul suo petto.
Era un momento decisamente perfetto; il vento che le accherazzava il
viso scompigliandole leggermente i capelli, il battito del cuore di Tom
che la tranquillizava, il suo buon odore nelle narici e le sue enormi
mani sulla sua piccola schiena che l'accarezzavno dolcemente come a
volerla rassicurare.
Il momento idiliaco venne però interroto dalla fastidiosa suoneria del suo
cellulare che segnava una chiamata in arrivo. Lukas.
Con un po' di
rammarico dovette staccarsi dal corpo caldo di Tom in modo da poter
rispondere.
Alla fine della chiamata non era riuscita a trattenere un sospiro
affranto e, stropicciandosi gli occhi stanchi, si era incamminata verso
l'uscita del parchetto salutando debolmente Tom.
"Ciao principessina, sei già partita?"
"No no. Ora parto."
"Mi manchi tanto, sai?"
"..anche tu"
"Eehi!cos'era quell'attimo di pausa?"
"Lukas scusa ma ora devo andare. Ci vediamo questa sera, ok?"
Fortunatamente quello era l'ultimo pacchetto. Con un sospiro di
sollievo stava aprendo la portiera della macchina quando due braccia forti
le circondarono la vita e un sussurro la fece sussultare. "Non mi
lasciare".
"Mi spiace Tom ma devo andare. Lukas mi aspetta"
E, ondevitare una possibile replica da parte del ragazzo, si era affrettata ad aggiungere
"Forse non è lui quello che amo veramente però mi rende abbastanza felice.
E mi tratta con rispetto E.. mi riempie di attenzioni E.. mi..."
I singhiozzi le impedirono di finire la frase ma quello che aveva detto
era bastato per farsi lasciare da Tom e per stordirlo.
Velocemente si chiuse in macchina e partì aprendo i finestrini,
in modo da dimenticare il calore del corpo del ragazzo contro il suo.
Lentamente si era abbracciato cercando di ricordare il calore del corpo della ragazza contro il suo.
Dopo pochi kilometri era stata costretta a fermarsi sul ciglio della
strada a causa delle lacrime che le offuscavano la vista e di un
sorriso tirato che le faceva male.
Dopo pochi passi aveva raggiunto la sua Cadilac e aveva lasciato uscire
una lacrima cercando un po' di conoforto tra i sedili della sua
adorata Suzanne.
Con gli occhi leggermente arrossati erano arrivati a casa facendo preoccupare le persone che li amavano.
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Capitolo 9 *** I'll forget you.. maybe ***
kat 8
- Ti dimenticherò.. forse -
Il pomeriggio del 26 Marzo Tom Kaulitz, il chitarrista dei Tokio
Hotel, il "Sexgott" rubacuori e bastardo del gruppo si era trascinato
in casa con gli occhi leggermente arrossati e l'aria stanca. Si era
rinchiuso in camera e vani erano i tentativi dei genitori e del
fratello di farlo scendere a mangiare.
Stava male, stava dannatamente male e la colpa di tutto quel dolore era solamente ed unicamente sua.
Perché si capisce l'importanza di una persona solo dopo averla persa?
In quel momento gli tornò in mente una scena avvenuta tempo
addietro, quando ancora non si era reso conto di quello che stava
accadendo dentro di lui.
Un ragazzino moro era appostato
da circa dieci minuti dietro alla porta della camera del fratello,
cercando in tutti i modi che conoscesse di attirare la sua attenzione.
BILL:
TomTomTomTomTomTomTomTomTomTomTomTomTomTomTomTOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOM..
Tommino, Tomminnuccio, Tommibello, Tommicaro, To...
TOM: CHE C'è? Dimmi che c'è?!?!?!?!?!
BILL: Katy se ne è andata veramente. Prima sono andato a casa di sua zia ma c'erano solo i camion per i traslochi.
Gli occhi del moretto si riempirono di lacrime al pensiero di aver
perso una delle sue poche vere amiche. Si era affezionato a quella ragazza
un po' strana, dalla chioma rossa, le guance perennemente arrossate e con una cotta pazzesca per il
fratello.
TOM: dai Bill. Te lo aveva detto che probabilmente sarebbe dovuta ripartire
BILL: ..è stata colpa tua, vero Tomi?
TOM: co-come?
BILL: l'hai usata proprio come tutte le altre, vero? Ma sai una cosa va
bene e sai perché? Perché, anche se sei mio fratello nonchè la
persona a cui voglio più bene al mondo, ti considero un babbeo e
i babbei capiscono di aver bisogno di una cosa solo quando la perdono e
tu, razza di babbeo senza cervello, l'hai appena persa. Divertiti con
le tue numerose "amiche"
Solo ora riusciva a capire fino in fondo cosa significasse la frase del
fratello. Perché quel moretto petulante, aveva già capito tutto tempo prima. Forse ancora
prima che lui e Kat andassero a letto insieme per la prima volta. E
allora, perché non lo aveva avvertito di quanto fosse pericolosa?
Perché l'aveva lasciata entrare nella loro vita facilitandole il
compito di ferirlo?
BILL: TOM?
TOM: non ora Bill, non ora
Perché non lo lasciavano in pace?
Ok. lo capiva che volevano il
suo bene e stronzate simili però, cazzo! Quel giorno non era
giornata! L'indomani sicuramente li avrebbe fronteggiati tutti con il
suo solito sorriso strafottente e con la sua solita allegria ma quel
giorno no. Quel giorno voleva semplicemente restare in camera sua ad
autocommiserarsi.
BILL: Tom.. io.. mi spiace
Ma che carino si dispiaceva per il suo "fratellone" quando buona parte del problema lo aveva causato lui.
Perché doveva avere un fratello tanto stupido che nel
ventunesimo secolo credeva ancora nel "vero amore" e "nell'anima
gemella"? Quelle sono tutte Stronzate.
La prossima volta che gli avrebbe esposto le sue
stupidissime teorie sull'amore gli avrebbe rotto quegli adorabili
dentini rifatti che si ritrovava.
La mattina del 28 Marzo si era alzato presto, tanto non sarebbe
riuscito a riaddormentarsi comunque, si era vestito in modo informale e
facendo meno rumore possibile era uscito di casa e aveva preso il suo
unico VERO amore: Suzanne.
Dopo mezz'oretta era arrivato a destinazione.
Come un'automa aveva percorso il sentiero che portava al loro posto segreto.
Una volta arrivato si era sdraiato sull'erbetta e dopo un po',
sopraffatto dalla stanchezza arretrata e dai ricordi, si era
addormentato.
TOM: cazzo piccola Kat, questa ricerca di biologia è stata proprio interessante. Dovremmo rifarla qualche volta
Il ragazzino stravaccato sul suo letto ammiccò sensualmente verso la ragazzina al suo fianco.
Ora che la poteva guardare con più tranquillità poteva
tranquillamente ammettere che era proprio bella. I capelli rossicci
sparsi sul cuscino come a voler far risaltare ulteriormente il suo viso
pallido. Le sue manine che stringevano convulsivamente il lenzuolo
mentre cercava di restare il più coperta possibile, quelle
stesse manine che poco prima toccavano inesperte il suo corpo. Le
labbra rosse che continuava a torturare e poi c'erano quegli occhi
azzurri che quando ti fissavano ti mettevano a disagio, quegli stessi
occhi che ora si erano inumiditi.
Con uno scatto la ragazzina si era alzata dal letto e mormorando delle
scuse sconnesse era corsa in bagno trascinandosi dietro tutto il lenzuolo.
Sentiva una voce conosciuta chiamarlo, quello era una
persecuzione! Neanche mentre dormiva poteva stare in pace. Voltandosi
dalla parte opposta del seccatore lo aveva intimato "gentilmente" a
lasciarlo in pace.
Ma potrebbe mai essere che qualcuno lo asseconda? Certo che no.
Dopo aver constatato che il ragazzo si era seduto di fianco a lui,
ignorando i suoi grugniti, e che non sembrava intenzionato ad andarsene
si era messo a sedere anche lui.
TOM: allora, che vuoi?
ANDREAS: come stai?
Per tutta risposta il chitarrista si era limitato a guardarlo male.
ANDREAS: domanda stupida. Mi dispiace che fra te e Kat non abbia funzionato
TOM: non prendermi per il culo Andreas. Lo so che piaceva anche a te
Il biondino sorrise sarcastico, oramai era stato scoperto, perché avrebbe dovuto continuare a mentire e a trattenersi?
ANDREAS: già, dimenticavo che tu sei bravo a capire gli altri almeno quanto fai schifo a capire te stesso
TOM: perché non ci hai mai provato con lei?
ANDREAS: che senso avrebbe avuto? Non aveva altri occhi che per te.
Quello che però non riesco a capire è quando tu abbia smesso di
considerarla come un... gioco
TOM: credo che tutto sia cominciato circa tre anni dopo la sua
partenza. Per essere precisi, il terzo anniversario dalla morte di sua zia.
Quel giorno eravamo a casa per una breve pausa e così, come
l'anno precedente, ho comprato un girasole e sono andato al cimitero.
Quella donna sì che era veramente in gamba, aveva creduto nei
Devilish, aveva creduto in me, glielo dovevo. Sta di fatto che quella
volta mentre mi stavo allontanando l'ho vista davanti alla tomba con in
mano il mio girasole, lei era.. più bella che mai. Indossava un vestitino bianco, sembrava un angelo. Andreas te lo giuro era.. era..
Durante il discorso sul suo volto si era fatto spazio un sorriso dolce e malinconico.
Dopo un momento di pausa e un pesante sospiro aveva continuato.
TOM: sì, credo che sia stato proprio quello il momento in cui ho realizzato quanto mi mancasse
ANDREAS: e non sei andato da lei..
TOM: no. Credo che stesse piangendo. Io.. ogni volta che le ero vicino
lei diventava
triste e poi nella lettera, mi aveva chiesto esplicitamente di
lasciarla andare, di dimenticarla e, se ci fossimo rivisti, di
ignorarla. Volevo farla contenta.. queste però sono solo delle
stupide scuse. La verità
è che quella volta ho avuto una paura fottuta.
ANDREAS: e così l'anno scorso hai chiesto a Bill di cercarla.
TOM: non proprio, non è che gliel'ho chiesto, non ce n'era
bisogno, tanto sapevo che rompipalle com'è se l'avesse vista
l'avrebbe costretta a venire a trovarci comunque.
ANDREAS: però le cose non sono andate come volevi e ora sta con..
TOM: Lukas, sì. Che imbecille.
ANDREAS: se ti può consolare io l'ho sempre detto che tu non capisci un cazzo.
TOM: grazie Andreas, tu sì che sei un vero amico. Piuttosto,
dov'è quell'essere nato il mio stesso giorno?
ANDREAS: ci sta aspettando in macchina. Tom, sono tutti preoccupati per
te, reagisci e poi.. parla con Bill. Continua a dire che è
colpa sua..
Il chitarrista si limitò ad annuire stanco.
Avrebbe dovuto pensarci, Bill aveva capito anche questo ed ora ci stava
male. Ci mancava solo di ferire un'altra persona a cui voleva bene.
Andreas, capendo che era meglio lasciare l'amico da solo con i suoi
pensieri, se ne andò il più silenziosamente possibile.
Infondo, un po' lo capiva. Anche lui aveva dovuto rinunciare a Kat per
un altro. Che poi "quell'altro" fosse un emerito idiota era tutta
un'altra storia.
Tom, riacquistata la sua tanto agognata solitudine si risdraiò sull'erba fresca e si riaddormentò.
La voleva.
Era da quasi due settimane che non assaporava il sapore
della sua pelle, che non sentiva il suo calore addosso, semplicemente
gli mancava sentirla sua. Era diventata la sua prediletta, quasi una
necessità.
Impaziente si appoggiò contro la parete dietro di lui. Finalmente
dopo poco tempo la porta del ripostiglio si era aperta lasciando intravedere dietro di se
una chioma rossiccia. Quando la riconobbe non riuscì a trattenere un sorriso
soddisfatto.
TOM: ehi piccoletta, come mai questo ritardo?
KAT: ehm.. il professore stava spiegando una cosa interessante così ho aspettato che finisse per chiedere di uscire..
Il ragazzino con i rasta senza neanche ascoltare la risposta della
rossa aveva iniziato a lasciarle una scia di umidi baci sul collo fino
ad arrivare al lobo dell'orecchio che morsicchiò con bramosia.
Con un braccio le avvolse la piccola vita facendola staccare dalla
porta e con l'altro fece scattare la serratura. La ragazza con quel minimo di ragione che le era rimasta aveva
provato a protestare ma il ragazzino la interruppe impossessandosi
delle sue labbra appena dischiuse.
Quando la "piccoletta" scese a baciargli il mento, per poi
passare al collo e soffermarsi sul pomo d'Adamo, su cui disegnò
dei piccoli cerchi con la lingua, non riuscì più a
trattenersi. Voleva farla sua in quel preciso istante.
Con fare sicuro la prese per i fianchi e la sollevò, facendola
sedere sullo scaffale dietro di lei. Le sue gambe avevano
avvolto la
sua vita, quasi avesse paura che da un momento all'altro se ne andasse,
nel mentre le loro lingue erano impegnate a "danzare"
passionalmente. Le alzò delicatamente la maglietta e
iniziò a lasciare umidi baci anche sul ventre piatto per poi
risalire fino al seno che torturò con la lingua per un po' di
tempo.
Si
sfilò velocemente i pantaloni per poi sfilarle, con più
calma, i jeans e le mutandine, accarezzando, con le dita appena
callose, le gambe magre di lei che man mano venivano liberate da
quei pantaloni infine, con movimenti rapidi, si mise il preservativo
che aveva aperto nell'attesa.
Con un sussurro roco le chiese se era
pronta e, sentendo le sue gambe stringersi ulteriormente intorno alla
sua vita, interpretò la risposta come ad un sì. Il
piccolo Tom la prese in braccio
di nuovo e, tenendola per il sedere, la sollevò. La cosa gli richiedeva un grande sforzo
ma non se ne curò così per un po' la tenne sollevata,
baciandola lascivamente prima di decidersi a passare alla parte, che
lui, considerava la migliore.
Lei accarezzò dolcemente i rasta
del ragazzo che la fece posare sul suo membro eccitato. Appena si fu
abituata alla nuova presenza assecondò il ragazzo nelle spinte
per tacilitargli il lavoro fino a quando non riuscì a trattenere
un gemito più forte dei precedenti che stimolò il ragazzo,
al punto di farlo venire.
Si rivestirono in fretta senza parlare, senza gesti affettuosi, c'erano solo
le sue lacrime che le inumidivano gli occhi, come ogni volta, a fargli
capire che per lei non era un gioco come per lui. Fortunatamente non
aveva mai pianto davanti a lui, scappava sempre prima. Proprio come
quella volta che, dopo aver controllato che il corridoio fosse libero,
se ne era andata velocemente com'era venuta.
Si era svegliato di soprassalto quando delle goccioline iniziarono a
bagnarlo, infastidito si coprì con il cappuccio della felpa e,
con passo svelto, raggiunse la macchina per poi tornare a casa. Appena
tornato si aspettava di vedere il fratello o la madre venirgli incontro
preoccupati ma, stranamente, aveva trovato l'abitazione deserta
così ne approfittò per farsi una doccia rilassante.
Mentre si stava asciugando distrattamente i capelli controllando
l'e-mail sentì la porta della stanza aprirsi e una presenza
dietro di se. Anche senza voltarsi sapeva già di chi si trattasse.
TOM: sto bene.. scusa. Non è stata colpa tua
Non lo poteva vedere ma era sicuro che ora stesse sorridendo sollevato.
Non servivano altre parole per capire quello che entrambi stavano
provando infatti, poco dopo, sentì le rassicuranti braccia del
fratello abbracciarlo da dietro e infondergli la forza che lui stava perdendo.
Quella volta non riuscì a trattenere che l'ennesima lacrima gli
scorresse lungo le guancia per poi cadere nel vuoto.
Mentalmente si ripromise che quella sarebbe stata
l'ultima lacrima che avrebbe versato per lei. Da ora in poi lui sarebbe
stato felice o comunque, ci avrebbe provato con tutte le sue forze.
Con una sicurezza che aveva perso negli ultimi giorni prese la chitarra
e si mise a strimpellare qualche nota. Sì, lei e Suzanne
sarebbero state le uniche due donne della sua vita.
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Capitolo 10 *** I still think about you ***
kat 9
E finalmente eccomi con l'ultimo
capitolo e, neanche questa volta posso evitare di chiedere scusa per il
ritardo. Ringrazio tutti quelli che hanno seguito e, in particolare Sunshine_JG
che ha sopportato i miei continui ritardi e mi ha supportato. Non sono
mai stata brava con le parole quindi vi lascio alla lettura. Buona
lettura :D
- Continuerò a pensarti -
Era seduta sul davanzale della finestra mentre con le braccia
esili si stava
stringendo le ginocchia, un po' per difendersi dal freddo e un po' per
difendersi dalla paura . Difendersi da quella paura che la faceva
tremare più di quanto riuscisse a fare l'arietta gelida che
entrava dalla finestra.
Da lì a poco sarebbe dovuto arrivare anche lui. Ormai era
questione di minuti.
Con che coraggio lo avrebbe potuto guardare in
faccia questa volta? Nessuno. Cosa gli avrebbe potuto dire questa
volta? Niente.
Lei non era così forte. Non poteva superare illesa una
situazione del genere. Forse, se ora se ne sarebbe andata avrebbe potuto
evitare tutto questo. No, "le paure vanno affrontate o puoi dire addio
alla felicità", sua zia glielo aveva insegnato con tanto amore e
lei avrebbe rispettato i suoi insegnamenti.
Con un sospiro scese dal
davanzale per andare ad aprire. Ogni 'driiin' del campanello
corrispondeva ad una fitta allo stomaco ed ogni volta era sempre
più dolorosa.
Non dovette aspettare molto per vedere la figura del ragazzo entrare e guardarla leggermente spaesato ed allarmato.
Non seppe dire per quanto tempo stettero lì a guardarsi
negli occhi però ora poteva rispondere con sicurezza alla
domanda di prima. Niente. Non c'era niente che potesse dire, non ce ne
sarebbe stato bisogno.
Con movimenti lenti, ma che non riuscivano a nascondere la
trepidazione, il ragazzo richiuse la porta dietro di se per poi
avvicinarsi alla ragazza. La sua calma sparì completamente
quando fu difronte alla ragazza difatti, dopo averla abbracciata con
forza, aveva iniziato a darle baci schioccanti prima sul collo per poi
risalire fino alla sua bocca.
Si fermò e la guardò intensamente. Lo ammagliava anche
coi capelli spettinati e gli occhi stanchi. Forse in quei giorni di
lontananza era diventata ancora più attraente. Per lei, nel suo modo semplice delicato, sarebbe
sempre stata bellissima.
"Posso?"
Potere; una parola che solitamente viene usata con arroganza e che
suscita diffidenza. Quella volta però, quella piccola parola
sussurrata con voce roca e insicura l'aveva rassicurata.
"Devi"
Dovere; una parola che solitamente viene usata con arroganza e che
suscita ostilità. Quella volta però, quella piccola
parola detta con voce tremante ma sicura lo aveva rincuorato.
Con foga la fece sdraiare sul divano e cominciò a riscoprire e
assaporare ogni singolo pezzo di pelle di quel corpo che, lo faceva letteralmente
impazzire.
Inutili furono i deboli tentativi della ragazza per attraversare il
soggiorno e andare fino alla camera da letto. La voleva lì, in
quel momento, era da troppo tempo che non la sentiva sua.
Senza aspettare che fosse pronta la penetrò, subito dopo un urlo
di dolore si propagò per tutta la casa, sostituito quasi subito
da gemiti di piacere. Sentiva le sue unghie graffiargli la schiena, il
suo respiro affannato sul collo, i suoi capelli stuzzicargli
leggermente la guancia e poi un altro urlo ma, questa volta, di piacere. Aveva urlato il suo nome. Quelle
poche lettere ebbero il potere di risvegliarlo dallo stato di trans in
cui era finito da quando aveva letto il messaggio. Quello non era frutto della sua fantasia.
Si svegliò che era quasi mattina e lui era lì, al suo
fianco. Sorrise ripensando alla serata precedente.
Dopo quella "prima
volta" lo avevano rifatto senza la paura di star vivendo un sogno. Era
stato più dolce ed appagante. Le era quasi sembrato di rivivere
la sua prima volta solo che dieci, anzi cento, volte meglio.
Facendo attenzione a non svegliare il ragazzo si alzò e si
rivestì. Stava per uscire quando "una voce" le fece notare che non poteva usare la macchina senza chiavi.
Dopo aver controllato minuziosamente in tutte le tasche, comprese
quelle nascoste, della sua borsetta fu costretta a dargli ragione.
Sospirò affranta. Che sciocca che era stata, pensava veramente
di potersela cavare così facilmente? "Allora dove sono?"
Non ricevendo segni di vita da parte del ragazzo gli si avvicinò
per squoterlo ricevendo come risposta solo dei mugugni assonnati.
"E va bene. Le troverò da sola"
Senza avere neanche il tempo di girarsi si sentì trattenere
dalla forte stretta del ragazzo intorno al polso. Abbassò lo sguardo su di lui e lo vide;
finalmente aveva aperto gli occhi e la stava guardando con sguardo
imperturbabile. "Perchè siamo qui?".
Come poteva
rispondergli? Nonostante stesse aspettando quella domanda dalla sera
precedente ora non riusciva proprio a trovare le parole per esprimersi
e, non sapeva neanche cosa avrebbe dovuto esprimere.
Era appena arrivata a casa quando gli
aveva scritto quel semplice messaggio "a casa mia fra mezz'ora". Aveva
bisogno di rivederlo, immediatamente
Era comodamente spaparanzato sul
letto quando la fastidiosa musichetta del suo cellulare gli aveva
annunciato l'arrivo di un messaggio. Svogliatamente aveva
preso il cellulare e aveva visto chi era il mittente. Kat.
Velocemente lo lesse "a casa mia fra mezz'ora", non riusciva a crederci.
Appena risuscì a metabolizzare
il significato di quello che aveva appena letto, si era fiondato fuori
di casa urlando ai genitori di non aspettarlo in piedi perchè
avrebbe tardato sicuramente.
"E' stato solo.. un errore. Uno stupido errore dettato
dall'impulsività. Dimenticalo" .
Percepiva chiaramente la
menzogna presente in quelle parole sperava solo che il suo
interlocutare non avesse la stessa accortezza. Con le lacrime che
minacciavano di uscire si girò di scatto cercando di riassumere
un tono deciso. "Ora lasciami andare". Quelle parole colpirono entrambi
come un pugno nello stomaco. Era pronta, ora lui l'avrebbe lasciata,
magari l'avrebbe insultata. Questa volta se lo meritava e lo sapeva.
La voce che le rispose non sembrava quella del ragazzo che era abituata
a conoscere. Quella voce era fredda, tagliente e faceva male, faceva
dannatamente male. "Stai scherzando vero?" "no, è stato.. bello
ma
io non posso proprio fare altro con te" "è per quel tipo? come
cazzo si chi.." "no".
Sentì la stretta intorno al suo fragile polso
stringersi uleriormente. Stava per esplodere, ne era certa. Con uno
strattone il ragazzo la fece sdraiare sotto di sé e
cominciò a baciarla con forza. Le risbottonò la camicetta
e le baciò avidamente ogni singolo pezzo di pelle che man mano
veniva riscoperto.
Dopo una prima flebile resistenza la ragazza aveva lasciato che le
braccia le ricadessero lungo i fianchi e le lacirme, che aveva tanto
faticato a trattenere, scorressero libere sul suo volto.
"Ok, ho capito. Fai quello che vuoi, dopotutto è questo che fai con tutte le ragazze, vero Tom?"
Tom si immobilizzò di colpo e l'abbracciò con forza, le faceva quasi male.
"Non dire stronzate. Tu non sei "tutte" "
"Allora lasciami andare"
Il ragazzò si staccò quel tanto da poterla guardare in
faccia, aveva uno sguardo sicuro, come sempre, eppure questa
volta riusciva a leggervi dentro anche una lieve incertezza. Stupido e impulsivo, non poteva essere cambiato.
"Ma se lo facessi ti tratterei veramente come "tutte" "
La rossa gli sorrise tristemente.
"Lo so, ma almeno sarei io a decidere"
Senza risponderle fece leva sulle braccia per sollevarsi e poi si
lasciò cadere al suo fianco "allora vattene, le chiavi sono
nella tasca destra della mia giacca"
Il ragazzo la guardò sconsolato uscire da quella stanza, era
inutile. A quanto pareva l'aveva ferita troppo per poter tornare
indietro.
Si era vestito con estrema lentezza ed era uscito da quell'appartamentino che, almeno per quella notte, lo aveva reso libero.
Aveva appena chiuso la porta quando girandosi se l'era trovata davanti che lo fissava leggermente imbarazzata.
Era ovvio che fosse rimasta, le doveva ridare le chiavi
dell'appartamento della zia. Lentamente gliele porse e, quando
sentì le sue piccole dita fredde, sulle sue le afferrò
delicatamente il polso. Glielo doveva dire.
Incatenò i suoi occhi nocciola con quelli chiari della ragazza e
con lo sguardo più duro che riusciva a fare iniziò
a parlare.
"Mi spiace per quello che ho fatto, però sappi che tutto
quello che ho detto in questi giorni era vero. Detto questo, la
prossima volta che starai per fare "uno stupido errore dettato
dall'impulsività" non contare su di me."
Vedendo gli occhi lucidi della ragazza che lo guardavano completamente
persi si sciolse in un sorriso rassicurante e, mentre le scompigliava
leggermente i capelli, le sussurrò all'orecchio "buona fortuna
piccola Kat".
Se ne stava andando, stava per iniziare ad andare oltre, quando si
sentì afferrare il giaccone da due manine deboli. In quel
momento gli sembrò che il tempo si fosse fermato.
"Cosa provi per me?"
La voce era tremante ed insicura, un po' per l'imbarazzo un po' per la paura della risposta.
"Non lo so."
Era rimasta spiazzata. Non si aspettava certamente una risposta del
genere. Lasciò la presa dalla giacca del ragazzo e sorrise. Si
era illusa di nuovo.
Dopo un profondo respiro. che avrebbe dovuto incoraggiarlo, continuò.
"Non lo so cosa provo per te, però so che ti voglio. Non
come ti volevo prima ora è come se volessi tutto di te.. Riesci
a capire?"
".. vorresti una relazione normale?"
Tom sorrise ironico e si girò a guardarla
"Beh, per quanto si possa definire normale una relazione sotto i riflettori o nascosta.. sì"
Un silenzio opprimente seguì le parole del ragazzo fino a quando non fu lui stesso a romperlo.
"Vorresti provare l'ebrezza di una relazione simile?"
La rossa gli sorrise scettica ed alzò un sopracciglio divertita.
"Prova a richiedermelo decentemente Kaulitz"
"Kathatrin Kimmel ti andrebbe di lasciar perdere quello sfigato del
tuo uscente per provare l'ebrezza di stare con il sottoscritto?"
" .. relazione normale?"
"Relazione normale. Con tanto di pranzi e cene fuori. Serate in famiglia e.. che cazzo fanno le altre coppie "normali"?"
"Si rispettano, si vogliono bene e se lo dimostrano, e poi.."
"Sì sì, tutte quelle menate lì. Allora, accetti?"
Così dicendo le prese le mani tra le sue e le strinse delicatamente.
"Mmmmh, sì"
"..."
"..."
"..."
"Tom, a questo punto tu dovresti dire o fare qualcosa.."
"Come scusa?"
"Ho detto che tu a questo pun.."
"Sì quello l'ho capito. Prima cosa hai detto?"
"Ehm.. sì?"
L'espressione di Tom passò dallo spaesato al sorridente e la
baciò con dolcezza per poi abbracciarla. Finalmente la poteva
abbracciare come si deve.
"Cosa ti ha fatto cambiare idea?"
"Io.. non lo so. E' stato istintivo"
"Dì la verità, Lukas non è dotato quanto me"
"TOM!" Nonostante l'imbarazzò non riuscì a trattenere un
lieve risata imbarazzata. Effettivamente, sotto un certo punto di
vista, Tom aveva ragione.
"Hai ragione, meglio una dimostrazione pratica"
Così dicendo la sollevò con facilità cercando con l'altra mano di aprire la porta dell'appartamento.
"Che stai facendo?"
"Ti voglio dimostrare quanto ci tengo a te"
"E secondo te portarmi a letto sarebbe una dimostrazione d'affetto?"
Il ragazzo la guardò leggermente spaesato per poi sorriderle
innocentemente e cercare di far capire anche a lei la sua logica
ferratta.
"Bill dice sempre che "fare l'amore" è la massima manifestazione d'amore che due persone possano fare"
"Bill ha ragione"
"E allor.."
"Ma questo per te non vale. Tu sei un caso a parte."
Aveva appena finito la frase quando era riuscita a liberarsi dalla
stretta di Tom e a riappoggiare i piedi per terra. Sotto lo sguardo
sempre più confuso di Tom, si era diretta verso l'uscita.
"Dai, portami a fare colazione!"
"Cosa? Io ho detto pranzi e cene, non colazioni!"
"Muoviti o ti manderò una cartolina da Kiel con i saluti di Lukas"
Sbuffando divertito il ragazzo le corse dietro e, senza pensarci, le strinse la mano.
I due ragazzi guardarono il parchetto di fronte a loro con un sorriso appena accennato e tenendosi per mano.
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