Recensioni per
Carry on your way, guys.
di Vampiresroads
http-equiv="content-type"> ma cristoddio delf, meno male che non era triste e che era na cosetta leggera leggera che doveva fa schifo! eccheccazzo, ragazza mia, devi imparare a giudicare i tuoi scritti in maniera oggettiva e un po' meno critica perché sennò mi farai morire cwc storia bellissima, anzi, lettera bellissima; molto profonda e toccante, dove l'amarezza per una vita sprecata, passata a fare ciò che si pensa sia quello che ce la farà amare di più ma che in realtà ci porta sempre più in basso, l'amore per dei figli mai conosciuti fino in fondo e il dispiacere per non essere stato lì per chi se lo meritava si fondono insieme meravigliosamente, creando un effetto terribilmente realistico e opprimente, in senso positivo. l'amalgamarsi di tutti questi elementi porta il lettore a sentirsi malinconico e ferito, proprio come billie, e lo fa riflettere fino in fondo sulla vita che sta vivendo e ha vissuto; gli ricorda che non si vive solo per se stessi ma anche per gli altri, che ci si può sempre fidare del prossimo se si trovano le persone giuste e che la felicità non arriva dai beni materiali, ma da quelli spirituali, dall'aiutare chi ne ha bisogno, dal donare qualcosa di nuovo ogni giorno, solo per il gusto di farlo e non per il proprio tornaconto; gli fa sovvenire i momenti più toccanti della sua adolescenza, della sua infanzia e della sua vecchiaia, in un'unione tristemente intrigante che lo porta all'autoanalisi, al rivivere tutto ciò che lo ha portato a dubitare di se stesso o degli altri, una o più volte nella vita, e gli suggerisce che c'è sempre speranza, se si ascolta il prossimo e non ci si rinchiude in se stessi. billie dà a tutti una lezione per vivere molto importante e che tutti dovrebbero tenere bene a mente: a vivere solo per se stessi si finisce a rimpiangere ogni mossa, mentre a dedicarsi completamente a migliorare l'esistenza agli altri ci si sente fieri di se e si ha la sensazione di non aver buttato al vento anni e anni di esperienza. dal testo non hai lasciato intendere fino in fondo cosa fosse stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso e aprire gli occhi a billie joe, ma la parte delle critiche e delle opinioni altrui fa pensare molto al fatto del 'vendersi', fa sembrare tutto il resto del testo come scritto da un uomo che si è reso conto di aver sacrificato la propria individualità per far felice la massa, e la cosa mi ha lasciato un po' l'amaro in bocca, se devo essere sincera, perché secondo me non si sono venduti, ma si sono applicati per migliorarsi e rinnovarsi, anche se con american idiot può sembrare che abbiano solo cercato di andare incontro all'apprezzamento pubblico. per come la vedo io, quell'album non è il loro capolavoro, ma è ben fatto e merita. le canzoni diventano popolari se sono ben fatte e orecchiabili, non solo perché l'artista si è ''venduto'' o perché si è pubblicizzato in maniera esagerata. certo, a volte è così, ma non sempre; quindi bho, questa parte mi ha vista un po' contrariata, anche se è ben scritta e regge benissimo il confronto col resto. allo stesso tempo, però, so anche che quando si legge qualcosa di tuo, non ci si può fermare al primo significato intuibile, quello più ovvio e semplice, ma si deve andare più a fondo e 'scavare' all'interno dell'opera, fino a raggiungere uno strato che tu hai posto sotto gli occhi di tutti ma che non tutti sono in grado di notare; e solo allora si può cominciare a dire di aver capito qualcosa. secondo me, oltre al classico comportamento di tradire se stessi, la propria originalità e le solite cose trite e ritrite che tutti condannano, hai messo sotto i riflettori la classica vita di un punk, come ce la si aspetta e come la vivono molti: spartana nel senso degli affetti, dove spesso non ci si cura degli altri ma solo di se stessi e del proprio gruppo, sballata al massimo, dominata da feste e rave scatenati organizzati nei posti più impensabili, egocentrica e egoistica, sregolata, faticosa e rigenerante allo stesso tempo, vista male da tutto il resto della popolazione e comunque molto diversa dalla classica vita di un operaio o di una persona con un lavoro e un posto di lavoro fissi, che fanno le stesse cose giorno dopo giorno, con spaventevole regolarità. secondo me, di questa vita, hai sottolineato la finta sensazione di libertà che regala quando ci si ritrova a viverla, ma anche il senso di amaro e disprezzo una volta raggiunta la vecchiaia, quando ti ritrovi completamente sballato di fronte agli altri vecchi e la cerchia di amici che ti supportano ancora si è notevolmente ristretta, riducendosi a quei pochi membri della tua band e a qualche familiare (se sei fortunato). sei costretto a renderti conto che la vita non è poi così un film e che l'hai sprecata per la maggior parte, non coltivando gli affetti giusti e cercando apprezzamento nell'alcol e nella droga, e ti ritrovi a pensare, grigio e solo, che forse era meglio passare degli anni tranquilli ma lunghi piuttosto che vivere alla giornata, senza mai sapere se saresti stato vivo la settimana successiva; e non puoi fare a meno di realizzare che alla fine hai buttato troppe occasioni al vento per seguire il sogno della tua giovinezza. d'accordo, hai passato degli anni da urlo, ma poi che ti rimane? l'ombra di ciò che sei stato e che saresti potuto essere, tanti ricordi ma ancor più rimpianti; e non hai nessuno con cui sfogarti, perché le tue amicizie si limitavano a radunarsi attorno al bancone del bar ogni sabato sera e poi tanti saluti, chi s'è visto s'è visto. insomma, hai centrato un punto vivo che nessuno nota, quando descrive la sua vita ideale, e che invece tutti dovrebbero tenere a mente, perché la vita del punk è la vita della frenesia, del divertimento e della spensieratezza, ma anche della menzogna, del tradimento e del sentirsi completamente 'obbligati' a comportarsi in modo sfrenato e disinibito, come per dimostrare al mondo che sei 'puro', non commercializzato, non venduto; e alla lunga è molto più stressante che una vita passata a comportarsi in modo gentile e rispettoso. insomma, per come la vedo non ti sei fermata a condannare la vendita del proprio carattere e della propria individualità, ma ti sei 'divertita' a smontare un mito che in realtà è tutto fumo e niente arrosto, che tutti i giovani inseguono e immaginano con un sospiro di puro desiderio ma che non tutti riescono ad ottenere. a questo punto, aggiungerei un ''per fortuna'', e non penso di sbagliarmi completamente nel dire che una vita tradizionale a volte può rivelarsi migliore rispetto a una sfrenata, superficiale, passata tra alcol e droghe, senza coltivare affetti e senza aiutare il prossimo come fanno tanti musicisti; e che billie ha fatto la cosa giusta nel realizzarlo e ricordarlo ai figli, come unico consiglio di un padre che non c'è mai stato veramente - almeno nella fic -. se non ci fosse stata la morte dietro tutto questo, probabilmente avremmo preso tutti la cosa più alla leggera e ce ne saremmo allegramente dimenticati, ma il fatto che c'è il suicidio dietro a questa rivelazione fa riflettere molto di più e fa intuire quanto sia realmente importante essere se stessi fino in fondo, senza però imporre il proprio io su nessun altro, e fa pensare molto allo stile di vita che intendiamo intraprendere in futuro, a quello che invidiamo alle rockstar, a quello che desideriamo fin da piccoli. le tv e i mass media ci hanno riempito di film di questo genere durante l'infanzia e ci hanno riempito la testa col mito del rock n' roll, facendoci credere che lo spendi-spendi dei musicisti fosse figo, divertente, ed è normale che ora questo messaggio ci sia impresso dentro; ma sono proprio scritti come questi che ti fanno tornare coi piedi per terra e ragionare un attimo col cervello, e non con il 'cuore'. hai più che ragione nell'affermare tutto questo, anche se coi panni di billie joe, e non posso fare a meno di stimarti ancora di più dopo una 'storia' come questa. perché non solo è profonda, ti costringe a riflettere e rimuginare e ti rimane in testa a lungo, ma è anche ben scritta, scorrevole, piacevole: viene da se che il lettore non riesca a staccare gli occhi dallo schermo fino alla fine dell'opera. e sì, opera, perché una cosa del genere non può essere ridotta a 'fan fiction', dev'essere affrontata con la massima serietà possibile, dimenticandocisi che l'autrice è ancora un'adolescente e non una scrittrice affermata, e dedicandole il massimo del tempo disponibile, perché più la si legge più si scoprono cose nuove. la tecnica convincente, la stesura incalzante, il font piacevole e il modo di scrivere attirano come non mai, ti costringono a finire di leggere, ti obbligano a non dimenticartene. è una storia meravigliosa, profondissima e meritevolissima, che spero molti avranno la fortuna di leggere. come al solito, mi sono aspettata il meglio e il meglio è arrivato, su un piano che nessuno affronta mai, su una cosa che tutti danno per scontata, su un sogno che in realtà può trasformarsi in un incubo, se non lo si sa gestire bene. i miei più vivi complimenti, delf, perché hai veramente superato te stessa con questo scritto. complimenti davvero, perché prima o poi mi ritroverò a leggerti dietro delle pagine vere, e troverò le tue opere in mezzo ai romanzi più importanti, ai saggi più avvenenti e alle letture più significative, e allora potrò dire ''cavolo, io la conoscevo'' e sentirmi la persona più soddisfatta al mondo. sei una grande, delf, complimenti vivissimi. sei proprio da paura. (Recensione modificata il 21/08/2012 - 02:33 pm) |
E' davvero stupenda! Qualcosa di affascinante e malinconico..allo stesso tempo. |
E' fantastica, punto e stop. |
non smetterò mai di dire che io amo quello che scrivi. |