Recensioni per
Mugiwara's Christmas
di Red Robin
Storia molto carina, soprattutto per il fatto che fa riferimenti alla precedente ** |
Eeeeeh Babbo Nataleee XD (???) Oh Rufy... :P |
Griglia di valutazione e giudizio al racconto It’ a sled that?, di Red Robin, partecipante al contest Character Contest, indetto da me medesima. Dal momento che il contest non è stato considerato valido non ci sarà una classifica, e non verranno rilasciati i premi.
Stile: 9/20 Purtroppo il voler risolvere in un sol colpo il problema del contest e di cosa pubblicare sotto Natale ti si è ritorto contro.
La trama di questo shot è così debole e sfilacciata che stento a definirla trama. Non c’è conflitto, non c’è pathos, non c’è nulla. Le gag non fanno ridere, le parti tenere non mi hanno intenerita.
INTERLUDIO: il sesso anale
Ah, premetto una cosa: io uso la prima persona, l’adoro, praticamente uso solo quella da anni. Questo vuol dire che mi sono esercitata molto e posso dire con assoluta certezza che è la più difficile da gestire: ogni cosa deve essere filtrata dal personaggio punto di vista, e se da un lato è comodissima per l’introspezione, presenta tutta una serie di limitazioni di cui non dovrei preoccuparmi con un narratore onnisciente.
[…] la voce del marimo disturbò il mio lavoro nell’entrare la nel mio regno,
Non è ben chiaro il significato di urtandomi: se è urtare nel senso di infastidire, è ridondante (sappiamo già che Sanji è irritato, è implicito nel fatto che la voce di Zoro abbia disturbato il suo lavoro), ma se urtare è inteso nel senso letterale e fisico nel termine, allora va spostato prima, e magari mostrato (Zoro si avvicinò e mi diede una gomitata). Inoltre, sono restia a considerare “muro” le pareti di una nave. Se apro la pagina di Wikipedia a proposito, la definizione che mi dà di muratura è “la tecnica per costruire una parete in pietre naturali o artificiali (mattoni)”. C’è bisogno di mattoni, dunque, perché una parete possa essere considerata muro. Mattoni che non possono stare su una nave, la renderebbero troppo pesante. È nota infatti la lentezza delle navi mercantili, con la stiva piena di merce preziosa non che pesante, che diventavano facili prende per le navi piccole e veloci dei pirati. Io sostituirei “muro” con il più generico “parete”. Con un sospiro afferrai la nuova tazza chiedendomi dove fosse finita quella precedente che gli avevo dato poco prima, e la riempii con della cioccolata ancora calda, porgiendogliela.
Perché incasinarsi così? Allora, facciamo un passo alla volta. Dato che non c’è un ordine cronologico naturale tra le tazze (e dato che non hai insinuato che ce ne fossero di altri tipi), precedente faresti meglio a toglierlo, perché oltretutto il concetto di anteriorità viene espresso dal più corretto “che gli avevo dato poco prima”. Dopo “poco prima” io metterei un punto, giusto per spezzare la frase in due più corte, e toglierei anche quel gerundio finale che proprio non si può sentire. Il gerundio indica contemporaneità, ne consegue che Sanji riempie la tazza di cioccolata e allo stesso tempo porge la tazza. A chi? Dato che Dick viene nominato un paio di righe più su, penso che scrivere “al ragazzino”, o “al bambino”, possa essere fattibile. Anche perché il verbo porgere vuole sempre il complemento di termine, ma scrivere “gli” confonderebbe le idee: ci sono un po’ di sostantivi sparsi per quelle due righe, il collegamento non sarebbe immediato. Ci sarebbe solo un secondo di ritardo, ma tanto basta per infastidire. […] domandai, come se fosse la cosa più logica da chiedere. E a ben guardare, lo era a tutti gli effetti; o almeno, lo era dal mio punto di vista.
Uno dei modi più efficaci per fare una buona introspezione è far ragionare un personaggio. In questo caso l’occasione c’era, ma scritta com’è stata scritta è più che inutile: è dannosa, perché noiosa. Se è davvero così importante inframmezzare una battuta, almeno scrivi qualcosa di interessante, approfondisci. Non ti sto dicendo di essere prolissa, neh, perché otterresti lo stesso risultato di prima, e cioè di risultare noiosa. Ma spiega in due parole perché Sanji pensa quello che pensa. Qual è il ragionamento che segue? L’indomani era arrivato, ovvero la viglia.
“Viglia” è l’apposizione di “l’indomani”, perché è così lontana? Spostala prima del verbo, la frase sarebbe più fluida. [...]era l’archeologa di bordo, e lo era di tutti
Nel senso che se la fa con tutti? [...]rimanendo solo con Dick in poco tempo
Perché sempre giri di parole? Perché non mostrare Zoro che se ne va? [...]nel cappottino che, fortunatamente, gli avevamo comprato nell’isola precedente. Certo che a volte la gente è strana: non spende più di mezza parola quando ha l’occasione di approfondire psicologicamente il proprio personaggio punto di vista, però si preoccupa di specificare che Dick indossa un cappottino che fortunatamente è stato comprato sull’isola precedente. Non per dire, ma era davvero così importante specificarlo? Non bastava mettere un punto dopo aver scritto che Dick si stringe nel suo cappottino? Ho notato che non hai ben chiara la punteggiatura da utilizzare nei dialoghi. Ti riporto uno specchietto che ogni tanto fa capolino nelle mie recensioni. L’ho scritto dopo aver controllato i miei libri ed ebook, quindi è corretto al 100%. Per dei dialoghi i segni più comuni da utilizzare sono le caporali: «». Ad ogni modo, le regole usate per le virgolette sono le stesse dei trattini, tranne un caso in cui differiscono. Ne parlerò a tempo debito.(i dialogue tag sono i dissi, mormorai, esclamai...)
Quando un personaggio A dice qualcosa e il personaggio B compie un gesto, si scrive così: battuta A, a capo, azione B. se invece lo stesso personaggio A parla e poi dice, dopo le virgolette, si va sulla stessa riga. stessa cosa se il personaggio A prima fa qualcosa e poi parla. Per la punteggiatura delle battute le schema è il seguente:
«Faremo così» dissi.
Alcuni dopo la caporale di chiusura mettono una virgola. «Faremo così», dissi. Io la trovo inutile, ma non è una cosa sbagliata. Se dopo la battuta il personaggio che ha parlato compie un'azione allora ci vanno il punto fermo, il punto interrogativo o il punto di domanda. Ci va l'iniziale maiuscola. «Sono stufa di te.» Sara interruppe la telefonata. Valgono le stesse regole se dopo la battuta si va a capo:
John scosse la testa. «Ho da fare.» Alcuni mettono i punti fermi fuori dalle caporali. Anche questo non è assolutamente un errore, ma dato che il punto interrogativo e quello esclamativo vanno sempre dentro, perché non uniformare tutto e mettere anche i punti fermi all'interno? In questo caso, però, con i trattini le regole differiscono: il trattino si mette solo all'inizio.
John scosse la testa. - Ho da fare. Come vedi il trattino è separato sia dalla parole che segue sia da quella che precede. Cosa che non si fa con le caporali (e tutti gli altri tipi di virgolette), poiché la caporale di apertura si attacca alla parola che precede, mentre quella di chiusura si attacca a quella che segue. Se un personaggio compie un'azione e poi parla dev'esserci il punto fermo dopo l'azione e la battuta vuole la maiuscola: Indy tese una mano insanguinata verso di me. «Afferrala!» Nel caso il dialogue tag interrompa la frase di una battuta, ci vuole la virgola alla fine della prima parte della battuta, il dialogue tag con l'iniziale minuscola e la virgola alla fine, e la seconda parte della battuta vuole l'iniziale minuscola: «Non dirmi,» dissi, «che intendi veramente fare una cosa del genere.» Se ci sono i punti di sospensione, e la battuta è inframmezzata da un dialogue tag o da un'azione, allora ci vuole la minuscola per la seconda parte della battuta e il dialogue tag, mentre la maiuscola per l'azione. «No, io credo...» Si massaggiò le tempie. «...che sia l'unica cosa da fare.» Se il dialogue tag precede la battuta ci vogliono i due punti. La battuta inizia con la maiuscola:
Ci pensai, poi gli risposi: «Andrò da sola, grazie.»
Tu inserisci un sacco di dialogue tag. Io sono una che, quando possibile, cerca di evitarli. Il loro scopo è di indicare il tono di una battuta, o il personaggio che in quel momento sta parlando. Ma se il tono traspare dalla battuta e si capisce chi stia parlando (perché compie un’azione, o è un botta e risposta, o per qualche altro motivo) allora il mio consiglio è di eliminarli, perché appesantiscono la lettura, che invece deve essere il più rapida possibile. Inoltre, certi dialogue tag sono orribili a sentirsi, indipendentemente dalla loro utilità. Da pagina 1 abbiamo: Sembrò volermi chiedere conferma
Che è pure sbagliato, ma ne parlerò una volta arrivati agli errori di grammatica. Da pagina 2: Quasi ironizzai
Che non ha proprio senso: che Sanji volesse fare dell’ironia lo si è capito dalla sua battuta sarcastica. Non c’è bisogno, appunto, di specificare ulteriormente quello che Sanji ha fatto. Inoltre, quel “quasi” non serve a niente. È indeciso, e io odio le indecisioni. Yoda una volta disse “Fare. O non fare. Non c’è provare.” Forse unica citazione bella di quella cretinata di Star Wars. È un principio che a me piace un sacco, ma si può trasportare anche alla scrittura: i personaggi fanno o non fanno, esattamente come le persone reali in carne ed ossa o saltano sul treno un attimo prima che le porte si chiudano o arrivano sul binario giusto quando il treno è già partito. Non c’è spazio per i tentativi, né per le azioni quasi fatte, o per le cose che sono più o meno qualcosa. Provare, tentare, cercare, quasi, piuttosto, circa, sono parole in più, che non servono. Perché è così importante eliminare tutte quelle parole? Perché non danno l’idea del qui ed ora. Non c’è Federica che cerca di prendere il treno, c’è Federica che corre verso il sottopassaggio, s’inciampa sulle scale e si sbuccia un ginocchio. Impreca, si rialza e sente il cigolio del treno che riparte. Io sono puntigliosa, non quasi puntigliosa. Sanji è ironico, non quasi ironico.
Risposi nell’immediato E così discorrendo. Questi dialogue tag non sono grammaticalmente sbagliati ma, appunto, suonano molto male. Alcuni sono così altisonanti che suscitano involontaria ilarità.
Fortunatamente la tua grammatica è ampiamente sufficiente. Tolto quel bruttissimo “it’ a sled that?” di cui abbiamo già abbondantemente discusso non ci sono errori da far accapponare la pelle. Quelli che ho trovato sono i seguenti: Diventando una distesa bianca
Non è un errore, ma lo metto comunque qui tra gli errori. Una distesa è uno spazio molto ampio, cosa che assolutamente non si può dire di una qualsiasi nave, neppure dei giorni d’oggi. Potrei pensare che la “distesa banca” si riferisca al paesaggio (cosa possibile se la nave è attraccata da qualche parte) ma nel testo tu ti riferisci proprio alla Sunny, quindi... Giustificata con i suoi sei anni di età.
Giustificata DAI suoi sei anni di età. Qui ci vuole il complemento di causa efficiente. sembrò volermi chiedere conferma
Dal momento che è la battuta il complemento oggetto di dialogue tag, “conferma” diventa complemento di fine o scopo, dunque ci vuole una preposizione. A conferma. E dal momento che la domanda la pronuncia, il verbo sembrare non va più bene. Deve essere sostituito. gli tenni presente
Gli feci presente. Tenere presente esiste come espressione, ma non si usa come hai fatto tu. Non vuole il complemento di termine, tanto per cominciare, e poi il significato letterale è “tenere in conto di qualcuno, di qualcosa”. Che sì, in senso lato può significare anche ricordare, ma non è la stessa cosa. e quasi presi a ridere quando Rufy venne da me a chiedere se aveva scritto bene la lettera, e la mostrò al piccoletto A parte che ci vuole congiuntivo (avesse), chi ha scritto la lettera? Rufy? E perché la dovrebbe mostrare a Dick?
Refuso: passare dei guai. |
In giro di un petosecondo rieccomi a recensirti XD |
Mi è piaciuta molto. Sopratutto tutto ciò che ha fatto Rufy e le reazioni della ciurma. |
Premettendo che ormai Dick è diventata quasi un'icona sacra insieme a questi due - beh, aye, come al solito esagero, ma lo sai che a quest'ora io non riesco a commentare come si deve, infatti sto sparando un mucchio di cretinate ma va beh -, forse, dopo tutto quello che è successo durante quest'anno - anche per quanto riguarda i Mugi, a quanto pare -, il loro Natale senza di lui non sarebbe stato lo stesso |