Ciao bella! Eccomi qui! Scusa per il terribile ritardo ma oltre alle mille cose da fare ho anche appena aggiornato la mia ff, ma ora sono qui ed è questo l'importante! c:
Mi piace tantissimo questa storia! ;)
La mia parte preferita è:
“Io… giuro che non capisco!” Harry sospirò e mi sollevò il viso.
“Certo che non capisci. È per questo che devo starti lontano… perché è giusto che tu sia così… ingenua come sei!” disse. Il suo tono era dolce, ma quella sua affermazione mi diede un po’ fastidio. Appoggiai le mani sul suo petto e sospirai.
“Non sono ingenua e non ho bisogno di essere protetta! E da cosa poi?” chiesi, sollevando il viso. Incontrai i suoi occhi e il mio cuore si bloccò per un secondo, poi riprese a battere più forte del dovuto. Harry scosse la testa, con un’espressione indecifrabile in viso, poi posò le labbra sulle mie. Finalmente la sua bocca sulla mia. Finalmente il suo profumo nei miei polmoni. Fu l’istante più bello della mia esistenza. Ma durò solo pochi secondi.
“Capisci ora? È da questo che voglio proteggerti… da quello che potrei farti!” sussurrò, appoggiando la fronte contro la mia. Tutto lì? Era quello il problema? Per me non era un problema. Io non avevo paura di Harry. Non avevo paura di quello che poteva farmi. Avevo più paura di non poter più sentire le sue labbra, era quella la mia unica preoccupazione in quel momento. Volevo di nuovo quel sapore. Sospirai. Premetti le labbra sul suo collo, Harry sussultò. Succhiai la sua pelle con un’audacia che non credevo di avere e lo sentii gemere leggermente.
“Perché nessuno chiede mai il mio parere? Io non voglio essere protetta Harry! Soprattutto non da te!” dissi. Sentii le mani di Harry sulle mie gambe e sobbalzai. Sollevai il viso, ma Harry non disse nulla. Cercò le mie labbra e io non mi tirai indietro. Mi sfiorò il labbro inferiore con la lingua e io non esitai a rispondere alla sua richiesta. Schiusi le labbra e la sua lingua incontrò la mia. La tempesta riprese il suo corso, ancora più devastante. Le sue mani risalirono sulle mie gambe nude, fino alla vita, sollevandomi il vestito. Harry mi spinse contro il suo corpo. Mi lasciai sfuggire un gemito, quando mi resi conto che si stava eccitando. Io gli facevo quell’effetto, era stupendo. Harry mi morse il labbro. Gli circondai il collo con le braccia e mi avvicinai ancora di più a lui. Harry sollevò il mio abito, ormai stropicciato, fin sopra le mie gambe. Ero praticamente in intimo, seduta sopra di lui. Il respiro mi mancava, mentre lui cercava incessantemente la mia lingua con la sua. Ansimai. Solo allora Harry si fermò.
“Martina non posso… lo sai… tuo fratello mi ucciderebbe e poi… gli ho promesso che ti avrei sempre protetta io, quando lui fosse tornato in Italia…”
“C… cosa?”
“Sì… tuo fratello ha previsto tutto… cioè, se io promettevo di difenderti significava anche che ti avrei difesa da me, capito? Però… non aveva previsto, e nemmeno io lo avevo previsto, che ti avrei rapita e ti avrei tenuta da sola con me in uno stanzino… tu… sei la sorellina di Dani, non ti ho mai visto come… come quello che sei ora…” Mi sollevò e mi appoggiò a terra.
“Mi dispiace, Martina… sono un cattivo ragazzo… lo sai…” disse, guardando per terra. Prese la chiave, nella tasca posteriore dei pantaloni e aprì la porta che dava all’interno della scuola.
“Vai… mi dispiace di averti trattato così!” disse. Spalancai la bocca, mentre lo guardavo uscire da quella porta. Harry percorse il corridoio deserto in direzione della palestra, senza nemmeno degnarmi di un minimo sguardo.
POV HARRY
Non sapevo precisamente cosa mi fosse preso. Martina, la piccola Martina. Non era mai stata così provocante, mai così… così eccitante. Lei e i suoi capelli sempre ribelli, quella sera raccolti. Lei coi suoi grandi occhi castani, così dolci da far tremare le gambe. Lei con quel sorriso ingenuo. Era bella, bellissima. E la sua ingenuità la rendeva ancora meglio. Ma era così che doveva restare. E io non potevo comprometterla ulteriormente. Non avevo mai pensato a Martina in quel modo, veramente. Per me era stata solo una novità, quando era arrivata qui dall’Italia, ma ora mi rendevo conto che Daniele non aveva tutti i torti a tenerci lontani da lei. In effetti avevo cominciato a guardarla in modo diverso, da quando non avevo più 8 anni e da quando lei non ne aveva più 6. Era cresciuta. Si sentiva una donna, ma io non ero certo che lo fosse ancora e avevo paura di ferirla. Mi fermai in mezzo al corridoio e sospirai. L’avevo lasciata con l’amaro in bocca, ero davvero stupido!
“Harry… Harry Styles… brutto pezzo di idiota che non sei altro! Ascoltami quando parlo e non fare finta che non ti sia costato nulla lasciarmi così!” La voce di Martina rimbombò per il corridoio. Sospirai. Se fossi tornato indietro non avrei più risposto delle mie azioni, lo sapevo. Mi voltai e la guardai severo, mantenendomi a distanza.
“Martina… tu… non sai quello che stai facendo!” la avvisai, sperando che capisse da sola che era meglio starmi alla larga. Martina scosse la testa. Lo chignon le si era completamente disfatto, aveva le labbra leggermente gonfie per i miei baci e le guance rosse. Era ribelle e bellissima. Era che… non me ne ero mai reso conto, ma lo era sempre stata. Mi si avvicinò lentamente. Io non indietreggiai, rapito da lei.
“No, Harry... lo so benissimo! Vuoi spacciarti per il cattivo ragazzo? Bene! Ma non puoi farmi vedere il paradiso e poi andartene da solo all’inferno…” disse, poi chiuse gli occhi, li riaprì, come se avesse avuto un’idea improvvisa e mi corse incontro. La presi tra le braccia e lei premette le labbra sulle mie con urgenza.
“Io vengo con te… all’inferno ci vengo con te!” sussurrò, sulle mie labbra. Sorrisi. Il mio cervello mi imponeva di starle lontano, ma tutto il resto di me sapeva che la cosa giusta da fare era riportarla in quello stanzino e darle quello che voleva e avere quello che io volevo. Le mie mani scivolarono sul suo fondoschiena. Feci un po’ di pressione e lei saltò, avvinghiando le gambe intorno alla mia vita. Cercai la sua lingua con avidità crescente, mentre le mie mani risalivano di nuovo lungo le sue cosce nude. Sentii l’eccitazione crescere di nuovo, incessantemente. Martina stava scatenando una rivoluzione. Tornai di corsa nello stanzino e chiusi la porta alle nostre spalle, con un calcio. La adagiai sul tavolino e scansai con le mani le cose che c’erano appoggiate, facendole cadere.
“Hai visto cosa fanno i cattivi ragazzi? Non ti possono nemmeno garantire un letto!” sussurrai, facendo scendere le labbra sul suo collo. Le succhiai la pelle e lei gemette, provocandomi un leggero brivido. Appoggiò le mani sulle mie spalle.
“Harry… sai cosa me ne frega di un letto? In questo momento potrei farlo ovunque con te, lo sai...” mormorò, con una nota di eccitazione nella voce. Le pizzicai leggermente la pelle e lei sussultò. Risalii con le mani lungo le sue gambe e le sollevai il vestito fino sotto il seno. Lei allargò le gambe e io salii sul tavolino, poi mi sdraiai sopra di lei, sostenendomi sui gomiti per non pesarle. Le lasciai una sciai di baci lungo il ventre fin sotto il reggiseno. Lei ansimò e si mosse impaziente sotto di me. La guardai e le baciai le labbra con passione. Martina infilò le mani tra i miei capelli e si sollevò verso di me. La feci sollevare e le sfilai il vestitino che indossava. Era sexy con quel vestito, ma la preferivo senza, in quel momento. Le sfiorai il seno ancora coperto con la mano e lei ansimò, inarcando il petto verso di me. Feci correre la mano lungo la sua schiena, facendola gemere, reclinando leggermente il capo all’indietro. Le baciai l’incavo del collo, poi scesi sulla spalla, mentre cercavo di slacciarle il reggiseno. Finalmente riuscii a sfilarglielo e lo lanciai per terra. Le accarezzai il seno nudo, sentendo il suo piacere crescere in modo incontrollato sotto il mio tocco. Ansimò.
“Harry… oh… mio dio…” mormorò. Decisi di vedere quanto potevo farla godere così, e portai la bocca sul suo seno. Le pizzicai un capezzolo con le labbra e lei gridò leggermente. Sorrisi. Era tenerissima. Passai all’altro seno e la notai mordersi il labbro, per trattenersi.
“Ehi, piccola… non ti sente nessuno qui” sussurrai, sfiorandole l’orecchio con le labbra. Alle mie parole Martina ansimò più forte, infilò di nuovo le mani tra i miei capelli e mi spinse il viso sul suo petto, a chiedermi di fare di più. Non mi lasciai ripetere l’invito. Le accarezzai la vita con le mani e scesi lasciandole piccoli baci sul corpo, tracciando la linea del suo ventre con la lingua. Scesi dal tavolo, per fare meno fatica. Lei mi guardò perplessa, ma io tirai l’elastico dei suoi slip, poi lo lasciai andare, facendola sussultare. Mi chinai e le baciai la gamba, lasciando baci leggeri, sempre più vicino alla sua intimità. Ad ogni mio bacio il suo respiro si faceva un po’ più profondo e spezzato dal piacere. Le scostai l’intimo e, prima che potesse dire o fare qualcosa, infilai un dito dentro di lei. Martina gridò e io sorrisi. Inarcò il bacino assecondando i miei movimenti.
“Dio… Harry… ti prego” ansimò. Aggiunsi un altro dito, cercando di essere delicato. Lei gridò di nuovo, rendendomi partecipe del suo piacere.
“Harry…” Capii che stava per venire, ma non ero certo di volerle far provare piacere così. Mi interruppi. Martina si sollevò e mi fissò perplessa e confusa.
“Io… ehm… voglio farti provare piacere…. sul serio!” tentai di spiegare. Lei sorrise timidamente, con le guance leggermente rosse. Ricambiai il suo sorriso. Martina si sedette e si sporse verso di me, poi infilò le mani sotto la mia maglietta. Rabbrividii per il suo gesto così inaspettato. Lei risalì fino al mio petto, dove indugiò, accarezzandomi lentamente. La mia erezione ormai si faceva vedere e sentire. La volevo così tanto da non essere più padrone delle mie azioni e lei così non faceva altro che aumentare il mio desiderio. Mi sfilò la maglietta e la gettò a terra, poi posò le labbra sul mio petto. Ansimai, mordendomi il labbro.
“Marty… tu...” Lei mi zittì, baciandomi la bocca, con urgenza. Le sue labbra scesero sul mio collo, esigenti. Poi sulla spalla e sul petto. Scese anche lei dal tavolino. Il mio respiro affannoso riempiva il silenzio della stanza. Mi piaceva da morire quella tortura. Martina posò le mani sui miei fianchi e lasciò scendere le labbra sempre più giù, seminando umidi baci su tutto il mio corpo. Arrivò fino ai miei jeans. Sfiorò con la mano la mia erezione che premeva per essere liberata. Mi lasciai sfuggire un gemito, che lei interruppe, sbottonandomeli e abbassandomeli, insieme ai boxer.
“Martina…” cercai di avvisarla, di dirle che poteva ancora fermarsi, ma lei prese il mio membro con le mani, facendomi ansimare. Lo accarezzò per tutta la lunghezza, muovendo piano la mano su e giù.
“Martina non devi farlo per forza... se non...” Fu di nuovo lei a zittirmi, appoggiando le labbra sul mio membro e prendendolo in bocca. Sussultai, scosso dall’improvviso e intenso piacere. Istintivamente portai una mano tra i suoi capelli e le mossi piano il capo, guidando i suoi movimenti. Lei assecondò il ritmo che le stavo dettando. Ansimai più forte.
“Martina… mio dio… ti prego…” mormorai, piegando la testa all’indietro e chiudendo gli occhi. Cercai di avvisarla che stavo per venire, lei staccò le labbra e si scansò, lasciandomi venire. Recuperai fiato.
“Tu… ma come…” Cercai di dire qualcosa. Lei sollevò le spalle, si pulì la bocca e abbassò lo sguardo, arrossendo leggermente. Volevo proteggerla, ma per qualche assurdo motivo quel suo gesto mi convinse che la desideravo da impazzire. Senza pensarci due volte, le presi il viso e la baciai, poi le sollevai le gambe e la misi seduta sul tavolo. Martina si sdraiò e io mi allontanai un secondo. Controllai nel portafoglio, nella tasca dei miei jeans, e, come mi aspettavo, trovai un preservativo. La guardai per un secondo infinito, rendendomi finalmente conto che aveva 16 anni, che era bellissima, che era cresciuta con me ed io stavo crescendo con lei. Mi sdraiai sopra di lei e le feci aprire leggermente le gambe, poi entrai in lei, cercando di essere delicato. Martina gridò, poi si morse il labbro e si aggrappò alle mie spalle, graffiandomi leggermente. Era eccitante.
“Harry…” ansimò. Quando cominciò ad assecondare le mie spinte, aumentai leggermente il ritmo. Le sue mani corsero lungo la mia schiena, innescando una lunga catena di brividi, che percorrevano tutto il mio corpo senza pietà.
“Mio dio… sì… più forte Harry, ti… prego” mi supplicò. Avvertivo il suo piacere crescere ad ogni mia spinta, come il mio. Inarcò il bacino, assecondando i miei movimenti. Avvicinai il viso al suo per sentire le sue piccole grida di piacere. Mi resi conto che eravamo quasi al limite. Diedi un’ultima spinta e Martina gridò, più forte di prima. La stanza rimbombò del mio nome: il suono migliore che avessi mai sentito. Venni anche io e mi lasciai andare appagato. Mi stesi al suo fianco, per quanto il tavolino freddo, duro e piccolo mi permettesse. La presi tra le braccia, mentre lei cercava di recuperare un po’ di energie. Appoggiò la testa sul mio petto e vi lasciò un bacio leggero. Sorrisi.
“Come stai?” chiesi.
“L’inferno non è poi tanto male, sembrava di più il paradiso…” mormorò. Risi e lei mi assecondò.
“Sai… mi dispiace davvero per quello che ti ho fatto, ma… ormai ci sei entrata e… uscirne non sarà così facile!” dissi, sincero. Lei sospirò e si sollevò a cercare di nuovo le mie labbra.
Sei davvero bravissima a scrivere! :D
Ciao bellissima, alla prossima! :** |
