Tutto è relativo, a seconda del punto di vista da cui lo si guarda. Il bene e il male possono perdere il distacco definito per diventare parte di un'unica grande verità, oppure restare divisi come il bianco e il nero, pronti per essere identificati nettamente. Tutto a seconda del punto di vista di chi giudica. Probabilmente, un criminale non vede mai se stesso "cattivo", perché dietro ai propri gesti c'è sempre una motivazione, c'è un impulso che lo giustifica, che lo porta ad agire secondo una morale che normalmente viene giudicata sbagliata. Ed è facile irritarsi nel vedere i volti esterefatti di chi giudica senza sapere quelle motivazioni, è sempre irritante essere giudicati.
Il tuo brano mi ha sorpreso: nonostante fosse chiaro che il personaggio principale non fosse uno stinco di santo, leggere nelle ultime righe del suo triplo assassinio, compiuto mentre continuava a riflettere tra sé, quindi con estrema freddezza, mi ha lasciato sopresa e colpita dalla violenza che nonostante non sia stata descritta, è apparsa lampante davanti ai miei occhi.
E anche se è un atto che obiettivamente non si può giudicare bene, in qualche modo il passato del protagonista lascia comprendere le sue motivazioni e porta a considerare che è vero, che nessuno può giudicare l'altro senza conoscere davvero il motivo che lo spinge ad agire in un determinato modo, per quanto obiettivamente sbagliato possa essere.
Mi è piaciuta molto la costruzione del brano, suddiviso a seconda del piano raggiunto dall'ascensore: oltre a scandire le fasi di pensiero del protagonista, rende ancora più lampante quanto tutto quel pensare e l'azione violenta che ne è scaturita, siano avvenuti quasi in un battito di ciglia, a dispetto della narrazione che invece è posata e più lenta.
Complimenti ^_^ |
