Buon pomeriggio.
O almeno è quello che dice l’ora perché io ho perso la cognizione del tempo settimane addietro, il cielo perennemente grigio e cupo non aiuta molto, né a ritrovare il buonumore grazie alla serotonina, ormone che si trova nel cioccolato - ma io non posso certo farmi delle scorpacciate! - o che comunque il sole, grazie ai suoi raggi ultravioletti, ne stimola il rilascio. Ma giorni e giorni - o meglio, settimane e settimane - di pioggia possono capitare solo a Verbania.
Ora che ho terminato la sessione d’esami, potrò commentare con un ritardo meno lampante, si spera.
Che dire … questo capitolo mi è piaciuto più del precedente, anche se entrambi sono estremamente eleganti, descrittivi e meravigliosi.
Credo che diverrà il mio secondo capitolo preferito della storia.
Adoro quando per descrivere delle sensazioni si usa la natura, ma solo se fatto bene e devo dire che tu i sei superata.
Ho adorato ogni singola parola del capitolo, la più piccola delle descrizioni, gli eventi così come sono presentati.
Non si tratta di leggere e basta.
No.
Assolutamente no!
Si tratta di leggere, entrare nel capitolo, lasciarsi dietro la realtà quotidiana, immedesimarsi in qualcuno dei personaggi, guardare la scena da lontano ma al contempo da vicino. Sì, è proprio questa ultima azione che riesci a compiere scrivendo. Ed io ho bisogno di questo per farmi piacere un libro, un capitolo, una fan fiction, per evadere dalla realtà ed entrare in un’altra realtà parallela con molti riferimenti al quotidiano. È come se ci trasportassi in un universo parallelo ed immaginario, ma al tempo stesso ci portassi anche i problemi di un considerevole numero di persone, a partire dall’autolesionismo alle disabilità, senza scostarti troppo dalla realtà vera e propria. O almeno questa è la mia impressione. Dà la sensazione di inoltrarsi in qualcosa di nuovo e poi quando esci dall’atmosfera del capitolo ti guardi attorno e pensi “non mi ero distaccata così tanto da questo”.
Nonostante tratti di argomenti delicati, che purtroppo vengono un po’ snobbati all’interno del Fandom, li sai gestire in una maniera impressionante, in senso positivo, ovviamente.
Giusto l’altro ieri ho letto una fanfiction sul suicidio, trattato in modo assolutamente esemplare anche solo accennandolo, ed ora leggo un chiaro riferimento alla disabilità con tutto ciò che può comportare, soprattutto a livello psicologico, e tu sei riuscita a trattarlo con una semplicità tale che mi lascia stupita.
In sole poche righe hai impresso le emozioni, i pregiudizi delle persone, il dolore, il fattore psicologico, la voglia di continuare a lottare. Davvero brava, devo assolutamente dirlo, anche se risulta palese e, forse, tu ti sarai stancata di leggerlo ad ogni capitolo.
Lo so, sto diventando incredibilmente ripetitiva. Chiedo venia.
Ho adorato l’ingresso di Rein, così lento e ben descritto. Gli occhi puntati su di lei, il timore di venire giudicati, il sole in contrasto col cielo pallido, la vista della regina Earine. Una donna da sembrare una bambola, ma con dei sentimenti tanto profondi da comprendere Rein con un solo sguardo.
Ho adorato la sua descrizione, come ha zittito la corte con una sola occhiata - magari potessi fare tacere gli altri nello stesso modo -, il suo modo di porsi così gentile e, in particolar modo, ho apprezzato come abbia condiviso il suo dolore con la blu.
Mi ha incuriosito Ser Kysrad, spero ci racconterai qualcosa su di lui e magari del legame che lo lega alla regina. Non so, ma ho come l’impressione che tra i due vi sia un legame, non ho ancora capito di che tipo - e se esiste -, ma mi è sembrato di intuire che ci fosse qualcosa di accennato, qualcosa di più, un volersi bene, qualcosa di profondo.
– «Si può anche imparare a non piangere. Ma ci sono dei momenti in cui le lacrime diventano troppe e non puoi impedire che cadano, e quando ciò succede, esse non sono più semplici gocce salate, ma si tramutano in uno strano liquido rossastro: sangue». –
In assoluto la mia frase preferita. Sono assolutamente d’accordo con Vostra Maestà, puoi anche fermare le lacrime, anche per anni, ma quando diventano troppe cadranno sul volto anche per una sciocchezza e tutti trasformerai in una bomba ad orologeria. Conosco bene questa sensazione.
E con questo concludo sperando di potere leggere al più presto il prossimo capitolo,
Honey. |