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Autore: Fear    10/12/2013    6 recensioni
{ STORIA MOMENTANEAMENTE SOSPESA }
[Angst; H/C, storico, dark; whump ― Rein!centic, introduzione di nuovi personaggi, hints!various pairings]
C'è tanta felicità a questo mondo; in futuro ce ne sarà abbastanza anche per noi.
Se un giorno qualcuno ti chiamerà bugiardo, se cercheranno di farti del male con quelle parole senza cuore, se il mondo non crederà più in te, se cercheranno di metterti su una corona di spine, io sarò il tuo unico e solo alleato. Conosco la solitudine e il dolore. Quindi, tutto ciò che mi è stato dato, offro tutto a te.
Sono tua.
Cit/: Si aspettava di poter avere il mondo, ma era diventato fuori dalla sua portata, così scappava via durante il sonno. E sognava il paradiso.
La sua pelle era di porcellana, avorio e acciaio.
[...]
Prima o poi la mia mano le raggiungerà, ma siccome l'orizzonte è eccessivamente lontano, le tue parole sono come un cielo di primavera; anche se so che non arriverà, oggi sto di nuovo pregando.
• {ispirata alla saga "Cronache del Ghiaccio e del Fuoco" di George R. R. Martin}
Genere: Dark, Drammatico, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shoujo-ai | Personaggi: Nuovo Personaggio, Rein, Un po' tutti
Note: AU, Cross-over, OOC | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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{Note dell'autrice: è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d'autore, dell'opera 'Come il cielo di primavera'. Alcuni personaggi non mi appartengono e la storia non è stata scritta a scopi di lucro.

Canzone consigliata per leggere il capitolo: Solo di Iyaz.
Con un grosso e grasso scusate sono tornata - anche se non me ne sono mai andata. Però la scusa questa volta ce l'ho: adesso non mi ricordo perfettamente quando, ma più o meno una settimana fa il mio Ernesto (il mio PC, per chi ancora non lo sapesse) è andato in coma. Cioé, ammetto che è stata colpa mia: l'ho bruciato, ed è dovuto andare all'ospedale per computer e indovinate un po'? È tornato dopo due settimane senza dati. Tutto quello che avevo non c'è più: immagini, documenti importanti, video. Per tre giorni sono stata in stato vegetale e ho quasi ucciso mio padre, incolpandolo di aver firmato il documento senza leggerlo - fatto assolutamente normale Poi sono arrivati anche gli esami, lunedì scorso; inglese, francese, matematica, tedesco, geografia e biologia, ora mi manca solo storia che è domani. Quindi potete immaginare che da brava studentessa, mi sono data da fare e ho studiato.
Come avete potuto capire, sono stata parecchio impegnata in questo ultimo mese, ma nel week-end sono fortunatamente riuscita a scrivere e ieri sera ho finito il capitolo. Quest'ultimo è per la maggior parte di passaggio, tranne la parte finale, e dà spazio ai pensieri di Rein e alla vita che ha condusso dopo dieci giorni in al villaggio.
Ora, domandina: le canzoni che vi metto sopra, le usate? No, perché altrimenti non le metto, anche perché alla fine io ho la mia playlist personale e ascolto un po' tutte le canzoni, da Talk Darty, a Radioactive e My Dearest, non so se mi spiego. Poi scelgo quella che secondo me è più adatta, leggo il capitolo con quella determinata canzone e decido.
Ah, e altre due cose: il capitolo è stato betato (notizia del 04/01/2014). Poi, non so quando aggiornerò la prossima volta; il quindici vado in Italia per le vacanze di Natale, dalle mie sorelle, il mio cagnone e i miei nipotini. Quindi tra tutto questo, vedere Catching Fire, andare da Mimmo, andare a prendere Dana (la piccola pastore australiano di mia sorella) e un milione di altre cose, non posso promettervi nulla. Non vi prometto che aggiornerò prima di Natale né prima dell'anno nuovo. Tornerò verso il quattro o il cinque di Gennaio, ma forse e sottolineo forse, riesco ad aggiornare almeno una volta durante le vacanze.
Detto questo sparisco che ho già scritto troppo in questo angolo autrice, e vi lascio alla storia, spero che vi piaccia.
Per scrivere questo capitolo ho presto spunto da un scena in Game of Thrones con la mia adorata Dany aka Emilia sonolaperfezione Clarke e la frase iniziale appartiene alla poesia "A volta basta il mare..." del blog Riflessi d'acqua.
Un abbraccio da Rebecca Arya Baratheon
 

 

Come il cielo di primavera
I giorni di sole e delle risate che non sentiamo più


Capitolo IV - Quarto petalo
Percezioni, impressioni, istanti, frammenti... dettagli di un giorno qualunque.

 

Maestoso, freddo come un diamante, c'era uno spesso muro davanti alla finestra di Rein; pochi metri sopra l'orizzonte le nuvole sembravano le setole di un pennello che aveva ormai dipinto quel cielo. Quanto avrebbe voluto Rein vedere una tavola azzurra, un sole radioso e caldo, come quello che c'era quando suo padre la portava a giocare in giardino, quel sole che ti accarezzava la pelle, che ti baciava lievemente la frangetta spettinata.
In compenso gli uccellini cinguettavano, troppo. Nella vera vita e nella letteratura. Certe volte, quando poteva, Rein pensava a qualcosa di differente da dire, un copione ben scritto che fa pensare agli altri al mattino, senza il bisogno di passerotti o del lento risvegliarsi del sole. Perché nemmeno lo sbattere d'ali di un passero solitario può lontanamente far ipotizzare la desolazione oltre le mura del villaggio.
Il vento soffiava da nord, sopra gli umidi campi e distese di alberi da frutto, cercando di portare via le ultime ombre della notte. Rein pensava questo, o più che altro, sperava. Ma sapeva benissimo che le ombre erano ancora lì e la stavano osservando, erano già dieci giorni che occhi astratti la scrutavano da lontano, e lei voleva avere delle risposte.
Il ragazzo dagli occhi blu era scomparso così come era apparso più di una settimana prima, quando l'aveva salvata dalle grinfie del male. La porta chiusa, serrata con una chiave senza nome; nessuno dal quel giorno indefinito era venuto da lei. Solo una lettera, tre giorni dopo il suo arrivo, era stata infilata sotto la porta della sua stanza e non possedeva nulla di speciale: nessun mittente, nessun destinatario, sopra scritte delle semplici frasi in inchiostro nero pece, con una calligrafia perfetta. Diceva che presto Sua Maestà la regina le avrebbe concesso udienza per darle le spiegazioni che senza dubbio avrebbe desiderato.
Ed era stanca, davvero tanto. La notte non riusciva a chiudere occhio, nonostante le coperte in cui dormiva fossero calde e soffici. Quel maledetto villaggio, quel maledetto castello e adesso anche una regina. Non le importava di questo, l'unica cosa che veramente voleva erano della risposte e le voleva avere subito.
Alle sue spalle, ci fu un discreto e improvviso bussare alla porta.
Rein strizzò gli occhi, continuando a guardare fuori dalla piccola finestrella, l'unico suo modo per, in un certo senso, comunicare con la realtà. Delle voci di strada ogni tanto giungevano sino alla sua finestra, attraversando le sottili tende color malva. Aveva sentito che il posto in cui si trovava era libero, una cittadina che era andata oltre la schiavitù, eppure quando guardò la serva entrare ed inchinarsi davanti a lei, non poté fare altro che dubitare della libertà concessa in quel posto.
Rein cercò di sforzarsi e ricordare il nome della ragazza; ella era graziosa, come una gracile margherita: i lunghi capelli castano chiaro e quegli occhi verde smeraldo che davano l'impressione di averne viste davvero tante, nonostante la giovane età della loro proprietaria.
«Spero abbiate avuto una piacevole nottata, Vostra Grazia», Lara, ecco come si chiamava la giovane fanciulla, gentile come il suo nome. Rein si allontanò dalla finestra e le sorrise.
Lara riempì la vasca da bagno con l'acqua calda che aveva probabilmente portato dalle cucine e in essa versò oli profumati d'estate, quell'estate che sembrava così assente in quel luogo. Quando finì si avvicinò a Rein e, inchinandosi ancora una volta, le prese delicatamente la mano accompagnandola al bordo della vasca interrata nel pavimento. La ragazza sfilò la tunica di cotone grezzo dal corpo latteo di Rein e la condusse nell'abbraccio del liquido trasparente. Rein non gridò né si lamentò della temperatura dell'acqua, nonostante fosse bollente, odiava ammetterlo, ma quel calore le piaceva, la faceva sentire bene e la liberava da tutta la sporcizia mentale.
Lara raggiunse il bordo della vasca e si inginocchiò dietro Rein, lavando accuratamente i lunghi capelli azzurri, sciogliendone i nodi e accarezzandoli come se fossero un tessuto pregiato.
Dopo, mentre la giovane le strofinava i piedi con una pietra pomice rosata, Rein si girò verso il suo viso sorridente e con occhi imploranti la pregò di darle qualsiasi informazione possibile. Lara sorrise, com'era sempre solita a fare e iniziando a lavare il piede destro fece illuminare il viso di Rein con una sola frase: «Oggi, sua Meastà la regina Earine chiede la vostra presenza a corte, Vostra Grazia».
A quella confessione, Rein mise da parte le buone maniere - che avrebbe senz'altro dovuto mantenere per un bel po' di tempo non appena sarebbe uscita da quella stanza - e sguazzando nell'acqua abbracciò l'ancella, facendola sobbalzare. Rein la strinse ancora di più e a quel punto anche Lara ricambiò, impacciata, probabilmente non abituata a simili gesti d'affetto.
«Vi ringrazio, Vostra Grazia» disse finendo il suo lavoro.
Una volta che fu pulita, Rein prese nuovamente la mano di Lara e uscì dalla vasca - come nuova, e mentre l'inserviente provvedeva ad asciugarla, un'altra donna entrò nella stanza dopo qualche breve colpo alla porta. Ella era anziana, sulla sessantina ed i suoi capelli grigi come l'argento erano raccolti in uno chignon ordinato ed impeccabile. Non disse una parola, ma si avvicinò allo sguardo curioso di Rein. Aveva tra le mani della stoffa color blu polvere, che sembrava morbida e perfetta al solo contatto visivo. Rein si avvicinò piano e la vecchia ancella le porse quella che Rein si accorse essere una tunica, così che potesse esaminarla. La toccò e quando i suoi polpastrelli sfiorarono il tessuto, per un attimo allontanò la mano, intimorita; era talmente liscia da sembrare dell'acqua corrente tra le sue dita.
«Questa è pura bellezza, Vostra Grazia. È stata tessuta appositamente per voi ed è di un colore che farà risaltare l'oceano che avete negli occhi» proclamò la serva sorridendo con lo sguardo. Rein rimase sorpresa; tutto questo era per lei? Lei che per loro non era nessuno? Lara avrebbe dovuto essere quella a ricevere un simile regalo, lavorava tutti i giorni, tutte le stagioni, questo era quel poco che aveva raccontato a Rein, e si prendeva cura di bellissime dame e confessò che Rein era una delle più sublimi che avesse mai avuto l'onore di conoscere.
Guardò inevitabilmente Lara, la quale la scrutava con occhi espressivi e luccicanti. E alla fine sorrise anche Rein, abbandonandosi di nuovo alle sue cure.
L'ancella più anziana le spazzolò con tocco deciso i lunghi capelli finché non furono splendenti come le acque di un fiume di montagna. La giovane poi la profumò con un'essenza, anch'essa estiva, di lavanda e rose, che le pose sui polsi, dietro le orecchie, in mezzo al seno e per ultimo, tanto freddo che le fece mordere le labbra sotto lo sguardo divertito di Lara, in mezzo alle gambe, giù sull'intimità.
La vestirono con l'abito celeste portatole dall'ancella e le infilarono dei sandali dorati ai piccoli piedi. Poi Lara le sistemò delicatamente una tiara argentea sui capelli setosi e le fecero scivolare attorno ai polsi dei braccialetti dello stesso colore della tiara, con incastonate delle piccole gemme, probabilmente d'acquamarina. Per ultimo, venne il collare, un pesante gioiello decorato a mano, sfavillante e appariscente, semplicemente bellissimo.
Sia Lara che l'anziana donna rimasero senza fiato contemplando la bellezza nordica di Rein. Lara, più eccitata di Rein stessa, le sussurrò: «Sembrate una principessa, Vostra Grazia», aggiungendo poi: «Siete davvero bellissima».
Una principessa, Rein pensò. Suo padre, Toulouse, la faceva sentire come una regina anche senza pesanti braccialetti d'argento o vestiti di seta pregiati. Chissà cosa loro veramente volevano dire con quella parola.
Rein studiò - senza prestare troppa attenzione - la propria immagine riflessa nello specchio non perfettamente cristallino.
Un gelo improvviso le percorse la colonna vertebrale, increspando la pelle delle sue braccia nude. Per un attimo volle dare a monte tutto il lavoro delle due serve, ma poi si tranquillizzò al toccò della mano di Lara sulla sua.
«Ora, tutto quello che manca è un sorriso, Vostra Grazia».
Rein sorrise, sinceramente.

I corridoi del palazzo erano immersi in una cupa tenebra.
Lara e l'anziana serva precedevano Rein; conoscevano ogni singolo angolo di quel castello, come se fossero le loro tasche.
Arrivarono davanti ad un portone immenso dopo aver percorso un corridoio ampio e ornato da diversi pilastri di marmo. C'erano quattro guardie all'entrata, due a destra e due a sinistra, le lance erette, puntate al soffitto quasi inesistente, talmente era in alto. L'aria era pesante e Rein non si sentiva a suo agio vicino a quelle armi, a quei volti coperti da spessi elmi di ferro, a quelle emozioni mancate.
L'anziana ancella fece un breve cenno del capo ad una delle guardie per poi spostarsi e lasciargli guardare Rein. Lui osservò e annuì, poi tutte e quattro le guardie si mossero in contemporanea e la porta si aprì sotto un solo ed unico annuncio: «Sua Maestà la Regina Earine della Casata Astraea, Prima del Suo Nome e Protettrice del Reame».
E fu proprio in quel momento, quando varcò l'entrata, che strinse la mano di Lara tanto da farle male, quando intravide l'oceano nel rosso dei suoi occhi.

   
 
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