Recensioni per
La Felicità
di hipopo

Questa storia ha ottenuto 657 recensioni.
Positive : 654
Neutre o critiche: 3 (guarda)


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Nuovo recensore
14/06/21, ore 18:41
Cap. 53:

molto drammatico al di fuori degli schemi ma bello nel contmpo perchè l'amore rionfa sempre mi farebbe piacere ci fosse un seguito

Recensore Master
15/01/21, ore 17:42
Cap. 48:

Ho letto in questi giorni tutta la ff con interesse, incuriosita dalla premessa, cioè che Oscar e Fersen avessero una relazione di tipo puramente fisico. Devo dire però che andando avanti nella lettura non ho mai incontrato nessun elemento che riconducesse al titolo, in quanto è la sofferenza psichica e fisica ad avere la meglio in questa storia. Di felicità non ce n'è un grammo.
Il personaggio di André è, secondo me, molto distante dall'originale perché scappa dal suo amore (contrariamente a quanto afferma di non poter fare nell'originale), compie dei veri colpi di testa, comportandosi in modo infantile, agendo per ripicca nello sposare Diane (André non credo avrebbe mai fatto una cosa del genere), abbandonando sua la figlia in preda a deliri da folle e lasciando di nuovo il suo grande amore per vagare come un clochard.
Un André molto diverso e per i motivi sopra non molto simpatico.
Non ho poi ben compreso nemmeno che sentimenti André provasse per Diane e se questo matrimonio era un modo solo di trovare compagnia e ristoro, sfruttando la prima capitata.
Nell'insieme la trama è originale. Oscar deturpata e traumatizzata a tali livelli, non credo sia mai stata descritta.

Recensore Veterano
04/05/20, ore 20:38
Cap. 43:

Questo è senza dubbio il capitolo per eccellenza del dolore anche se in verità questa storia ne è costellata, in misura e grado diverso, fin dal suo prologo.
È anche il capitolo della “mancanza” vera e non soltanto quella fisica, anche se anche quella ha assolutamente il suo giusto peso. 
Non pensavo in tutta onestà che avrei, un giorno, scritto un commento critico a questa storia che ho tra le preferite dalla notte dei tempi.
Avevo espresso, in una recensione di un po’ di tempo fa, la mia speranza, nata tra le righe del non detto, che lei sarebbe sopravvissuta.
Così è stato grazie alla volontà dell’autrice e all’aiuto di un amico, è accaduto ad un prezzo forse fin troppo salato ma è così che succede, sempre, per le cose belle e più preziose. 
Purtroppo però qui alla dinamica manca il nesso logico, manca la causa dell’effetto.

Il “vuoto” del prologo ritorna e reclama, più prepotente che mai, il suo posto nella storia e nel cuore di Oscar ma non si capisce più da cosa sia stato “scavato”.
Quando il laudano finisce il suo effetto palliativo si riaffaccia il dolore fisico e dell’anima, immagino per la morte di Lefevre, innescando così il circolo vizioso della dipendenza, ma il lettore si ritrova un po’ confuso e disperso tra scenari sfuggenti.
Il laudano, come tutte le droghe, scava e svuota ma che sia stato davvero solo il laudano ad aver reso la nostra eroina un “monumento” mi resta di difficile comprensione.
Oscar è diventata una dipendente nel tentativo di lenire il dolore fisico? 
La protagonista è quindi diventata la dipendenza?
Non dubito della bravura dell’autrice nel saper trattare una tematica tanto delicata come questa ma qui stiamo parlando di Oscar François De Jarjayes.

Non mi è chiaro da cosa scaturisca la “caduta” di Oscar, ovvero se sia stata l’esplosione in sé e aver toccato con mano la morte di Lefevre, reazione eccessiva per una donna forte come Oscar per poi pure per il soldato Jarjayes che alla morte dovrebbe essere preparato, o se scaturisca invece da la felicità non risolta che io, forse fin troppo ingenuamente, mi illudevo avesse raggiunto nell’amore di e per André.
Se era stato difficile, per me lettrice, accettare quel “siamo il cancro che tutto divora” di capitoli addietro perché espressione troppo estrema e dal connotato negativo per il loro amore, avevo accolto comunque quella visione in virtù della sua accettazione e del suo superamento da parte degli stessi André e Oscar.
Penso, con grosso rammarico, che la storia stia perdendo in coerenza a meno che il filo conduttore di essa sia stato, e da sempre, la contrapposizione, diventata alternanza, della eroicità con la non eroicità dei protagonisti, come se non potessero essere tutti e due dannati o santi insieme e mai allo stesso tempo.
È come se l’André degli ultimi capitoli, quello che le azzecca tutte, abbia ragione di essere solo quando Oscar perde la sua forza e la sua eroicità perché la sua esclude quella di lei.

Tornando nello specifico del capitolo, mi domando quale  dolore spingerebbe mai Oscar a non tornare da André e da quella bambina che lei considera sangue del suo sangue.
Il capitolo in sé appare essere una rappresentazione sublimata dell’idea del dolore e del vuoto ma manca, a mio parere, il quid che farebbe “assumere” loro significato e pienezza.
L’idea del dolore rimane astratta o possibilmente colmata della ragione sbagliata, non voglio dire certo che le ferite non contino, anzi,  ma che ha ragione André ossia che “c’è qualcosa che sarà sempre più reale del buio e del dolore.”
Non vorrei che le ferite avessero trasformato Oscar in quello che non è mai stata e che la forma avesse ucciso la sostanza. 
Voglio dire che Oscar sarebbe meno bella solo se perdesse la propria essenza e non tre dita e un occhio e forse la rotula di un ginocchio, non posso credere che la sua grande sensibilità e la sua capacità di amare siano andare perdute davvero. 
Non sono neanche persuasa che sia quello il caso ed è probabile che la mia critica nasca proprio dal fatto che il tutto non abbia contorni nitidi, essa non vuole tuttavia togliere nulla tua scrittura che rimane sempre efficace e potente, mi spiace solo di non essere riuscita, stavolta, a comprenderne o condividerne appieno le tematiche e i risvolti.

Ciao e alla prossima.

Minaoscarandre