La premessa -dovuta, giusto per spiegare e chiarire meglio la mia recensione- è che io amo gli estremi, quando si parla di finzione.
Mi piacciono i personaggi coloriti, le descrizioni approfondite, l'addentrarsi nelle emozioni e nei particolari quasi "morbosi" .
La quotidinità, le descrizioni accurate, l'introspezione ed il verosimile sono caratteristiche imprescindibili, per farmi amare -quasi a priori- una storia...ma, trattandosi appunto di finzione, non ho mai disdegnato anche le scene vivide, o un po' più forti dell'usuale.
E devo dire che qui ne hai fatto un uso molto più che buono, e di sicuro non a caso: questo tipo di approccio descrittivo è perfetto, per l'intreccio che hai voluto descrivere e per la tipologia dei personaggi.
Federico e Alessandro sono due ragazzi -ormai quasi uomini fatti e finiti- consapevoli delle loro scelte, di loro stessi, dei loro sentimenti e dei loro corpi. Non sono ragazzi timidi, o confusi, o inconsapevoli.
Mi è piaciuto Federico, con la sua irruenza, le sue battute, i suoi eccessi e il suo fregarsene delle convenzioni e delle regole, tanto da preferire le feste e la fotografia agli studi e ad un lavoro in giacca e cravatta, tanto da non farsi scrupoli a lanciare frecciatine alle volte di Rossella; mi piacciono la sua gelosia anche aggressiva e la sua possessività, che vogliono quasi fare da contrappasso al fatto che non potrà mai avere l'altro solo per sé, o almeno mai interamente.
E mi piace il fatto che, nonostante questo, non abbia mai interferito con la libertà e le decisioni di Alessandro.
E mi è piaciuto anche Alessandro, che all'inizio ti sembra quasi assuefatto a quel tipo di società, di persone, di decisioni, di regole non scritte, quasi come ad una droga. Ti sembra che non sia più capace di smettere, che cerchi di farsi bastare la sua vita parellela.
Che gli venga ormai naturale pianificare, organizzare, essere sempre puntuale e ligio al dovere.
Poi invece capisci, riga dopo riga, quanto male in realtà gli faccia questa situazione. Paradossalmente, forse è quello che risente di più dell'intera faccenda, proprio perché quelli con Federico sono gli unici momenti in cui mi sembra di sentire che 'respiri davvero'.
Quando penso ad Alessandro, mi viene in mente l'immagine di un impiegato, o un libero professionista, che torni a casa dopo una estenuante giornata di lavoro, e che si liberi di giacca e cravatta seduta stante. E mi fa pena, tanta. E' più forte di me XD
Perché si percepisce chiaramente che i momenti in cui sta davvero bene sono pochi, molto pochi.
E boh, niente, li amo e basta. Amo il loro cercare di districarsi in mezzo a tutto questo, quasi come funamboli ormai esperti, amo il loro continuare a cercarsi sempre e comunque, amo la loro disperata e fiera resistenza.
Ti voglio ancora più bene, quando mi partorisci queste perle **
Aspetterò con ansia l'epilogo (anche se dovesse essere very angst, e CON QUESTO HO DETTO DAVVERO TUTTO ahahahahah XD)
Baciozzi,
Marty.
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