Come da titolo, l’ineluttabilità della condizione umana rispetto ai giganti fa da sfondo alla storia. Ottimo il passaggio di consegne tra capitoli e paragrafi, ogni personaggio viene ben trattato, sia per dettagli che per caratterizzazione.
Marco rivive in un flash quello che avrebbe potuto fare e la realtà che lo circonda, viene assorbito dallo spirito della morte abbandonando ogni volontà ma il pensiero per Jean, riporta la mente in uno stato di lucidità. Ripensa alla giornata con l’amato e ciò che ha provato in sua compagnia. Alla sua morte, si consacra definitivamente a Jean che, dal lato opposto, combatte speranzoso fino a quando la sensazione della loro unione viene spezzata da un brivido. Il riconoscere la sua nuova solitudine strazia Jean che perde il contatto con la realtà sfociando in un rifiuto dell’accaduto.
“ Nel suo cuore Marco sarebbe stato sempre vivo, lo avrebbe ritrovato in ogni luogo, nelle forme che l'acqua assumeva, nel suo riflesso allo specchio, nella maglietta spiegazzata che gli apparteneva e che giaceva, senza essere toccata, sulla spalliera della sedia. “
Niente da dire, mi piace solo questo passaggio … mischia realtà ed immaginazione alla perfezione.
“Il cielo stava crollando, la terra tremava, il fuoco lo consumava da dentro otturandogli i polmoni e rendendo arsa la gola e lui era solo, come mai lo era stato.”
Idem … come sopra.
Nel ricordo di Marco, misto alla speranza di ritrovarlo ancora vivo, Jean trova una nuova ragione di vita. Sterminarli tutti affinché meno persone soffrissero come aveva sofferto lui. La vista del corpo esanime lo piega, quasi fino a spezzarlo. Comprende di essere debole ma non si arrende, nella disperazione trova la forza per andare avanti fino a quando non si sarebbero incontrati ancora. |