Non mi sbagliavo, questa storia è proprio bellissima... Le caratterizzazioni, i paesaggi, Gellert in forma d'aquila, qualcosa che scritta da altri mi sarebbe sembrata forzata ma che qui contribuisce splendidamente a dargli forma e sostanza!
"Come se avessi potuto sottomettermi a quello stupido sistema delle Case e al suo controllo" > frasi del genere sono così da lui... oppure il fatto che la violenza ingiustificata non sia tra i suoi difetti perché se gli inferiori stanno al loro posto non c'è motivo di far loro del male... sono così pregne della cultura tedesca di quell'epoca, certe considerazioni! Per come ce lo mostra l'autrice, a Grindelwald ben si addice il Lucifero miltoniano, soprattutto per via del suo animo ribelle, per le visioni di grandezza che prospetta all'amico verso la fine del capitolo.
"Certo, uno poteva provare affetto per questi bambini e non sminuirli per la loro mancanza di comprensione. Ma l'amicizia, un'amicizia vera e gratificante, presupponeva qualcos'altro." Questa parte mi è molto piaciuta perché si vede spesso nei libri come Albus sia quasi condiscendente con certe persone... senza arroganza, ma proprio come se parlasse con dei bambini -- penso tipo a come tratta Fudge/Caramell. Credo che questo lato l'abbia molto in comune con Gellert, e solo con lui si sente alla pari, di certo ciò è reciproco.
E sono lietissima che il riferimento a Midsummer Night's Dream non sia solo metaforico, ma proprio letterale, non vedo l'ora di vedere come sarà la festa... ahahah, Puck batte Pix dieci a uno XD
La parte finale del dialogo tra Albus e Gellert giuro che mi ha fatto tremare... è stata così intensa, meravigliosa... La visione di ogni capitale del mondo e la promessa di Gellert, "ti darò tutto questo", e Albus che prova a non essere trascinato via dalla sua corrente ma è così difficile... La prospettiva di un Mondo Magico unito, di maghi e streghe consapevoli dei loro poteri, senza che siano costretti a nascondersi; sono idee che hanno una base razionale, quale popolazione non vorrebbe essere riconosciuta, vivere liberamente la propria cultura...?
"Questa stupida, borghese, meschina, retrograda educazione che ti ha addossato sensi di colpa insuperabili e senso di responsabilità per qualunque cazzata! Ti lasci mettere i piedi in testa da uomini insignificanti, castrare e impastoiare davanti alle loro carrette come una bestia da soma! Insomma, che ti è successo? Dove sono rimaste le tue visioni?" E Gellert che si lascia andare per un attimo alla... rabbia? No, è qualcosa di diverso, è il sentimento di una persona sicura della propria teoria che però non riesce a convincerne un'altra. Non capisce come Dumbledore possa essere così codardo, o almeno, lui la vede in un certo senso come codardia, non avere il coraggio dei propri ideali, qualche valore potrà essere sacrificato per uno scopo più grande... E... quelle sono scuse, sotto sotto? Il suo rammarico... credo sia sincero, d'altra parte dicevamo che la violenza immotivata non è nelle sue corde. Lui e Albus hanno gli stessi ideali, ma Gellert non ha scrupoli morali: temo sia tutta qui la differenza. E nei libri vediamo bene come anche Albus sia capace di manipolare quanto lui, di tralasciare i principi per il Bene Superiore... non è un concetto che abbandona, lo rivede solamente.
La scena davanti allo specchio, con Albus che sembra un buffone con la maschera da asino, ha un ché di tragicomico, un'ironia amarissima...
Aspetto con impazienza il seguito e spero che questa magnifica ff veda la fine :)
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