Primo classificato – Nelith
Una notte a Kowloon
Sintassi, ortografia, punteggiatura
Hai scritto una OS abbastanza lunga, per cui è normale che ci sia qualche refuso.
Sostanzialmente, non hai problemi di sintassi o di ortografia; la vera pecca che ho riscontrato nella tua storia è un uso un po’ troppo approssimativo della punteggiatura. L’idea che mi sono fatta è che, evidentemente, non hai ben chiara in testa la funzione di ogni singolo segno. La confusione è abbastanza generalizzata: ho trovato virgole al posto dei due punti o al posto dei punti fermi, e qualche imprecisione sull’uso del punto e virgola.
Cito qualche esempio dal testo per spiegarti come lo avrei corretto:
Aveva rifiutato la sua offerta di accompagnarlo, con lui accanto non sarebbe riuscito a pensare ad altro e avrebbe ignorato uomini con cui avrebbe avuto una possibilità.
Non c'era un'insegna al neon che svettava sull'edificio, solo il misero graffito di un fiore di loto stilizzato, seminascosto tra molti altri, in fondo non era più in America, in Cina, certi locali, non erano visti di buon occhio.
Nel primo caso, al posto della virgola che ti ho messo in evidenza con il grassetto, andrebbero utilizzati i due punti. Il motivo è semplice: ciò che segue a quella virgola altro non è che la spiegazione dell’affermazione precedente. Immagina di sostituire a quella virgola un perché/infatti: ebbene, i due punti coprono la medesima funzione esplicativa del perché/infatti.
Nel secondo caso, alla prima virgola va sostituito il punto fermo. Sintatticamente parlando, infatti, la prima frase che precede quella virgola e quella che, invece, la segue, hanno due soggetti diversi: nel primo enunciato è insegna (luminosa), nel secondo caso è Gao. La differenza tra le due frasi sta anche nella funzione che ricoprono rispetto alla narrazione: la prima è una descrizione, la seconda è una constatazione. La diversità che ricorre tra gli enunciati è, insomma, troppo netta perché sia sufficiente la sola virgola: quest’ultima, infatti, ha lo scopo di separare parole, espressioni o frasi che, comunque, abbiano un qualche tipo di legame, che sia il soggetto logico/grammaticale, la contemporaneità di due azioni differenti o simili. Mi rendo conto che tale spiegazione non sia molto chiara: il problema, fondamentalmente, è che, tolti i casi in cui esiste una regola ben precisa e accettata quasi all’unanimità – come l’obbligo della virgola in caso di proposizioni incisive o l’omissione della stessa tra soggetto e verbo o tra soggetto e predicato –, diventa difficile scegliere a quale segno di interpunzione affidarsi senza mettere in gioco un minimo di soggettività. A volte, infatti, la scelta tra un punto, o un punto e virgola, o una virgola non dipende tanto dalle regole grammaticali – spesso, per altro, imprecise o inesistenti – ma dall’interpretazione dello stesso scrittore.
La seconda virgola che ti ho segnalato, invece, andrebbe sostituita con i due punti per il motivo che ti ho spiegato in precedenza. Prova a sostituire mentalmente quella virgola con infatti e ti sarà più semplice capire il perché sono più indicati i due punti.
Gli esempi che ti ho citato io sono i più semplici da gestire, ma ci sono, indubbiamente, casi in cui è oggettivamente difficile dire se sia meglio/più corretto inserire una virgola, piuttosto che un punto e virgola o un trattino medio spaziato. Il consiglio più utile che mi sento di darti è di leggere ciò che scrivi come se non fossi tu l’autore, ovvero senza l’intonazione che tu sai essere corretta. Segui semplicemente i segni di interpunzione così come li hai inseriti: probabilmente ti renderai conto da sola che alcune virgole creano una pausa troppo debole e che sarebbe meglio, dunque, sostituirle con segni di interpunzione più forti.
Nel testo ho trovato vari casi di segni di punteggiatura sbagliata simili ai casi che ti ho segnalato, per cui non te li cito tutti quanti. Prova a rileggere il testo seguendo i miei consigli e, se dovessi comunque avere delle difficoltà, non avrò problemi a segnalarti nei dettagli le frasi che mi hanno convinta poco.
Rimanendo in tema di punteggiatura, ti faccio inoltre presente che ho riscontrato degli errori nell’impostazione delle battute dialogate.
Cito dal testo:
«Un po' molto. Ho visto come ci hai guardato di recente.» gli si piazzò davanti con le braccia incrociate. «Non sono l'unico ad averlo notato.» Gao impallidì.
«Non esattamente.» rispose appoggiando la bottiglia ormai vuota sul bancone.
Nel primo caso, l’errore sta nell’aver scritto gli con la lettera minuscola. Infatti, la frase che segue la chiusura delle virgolette non regge la battuta dialogata – per intenderci, non c’è come verbo principale un rispose, disse etc, riferito esplicitamente a colui che ha pronunciato la frase – ma è indipendente rispetto ad essa, anche se colui che ha pronunciato la battuta è la stessa persona che poi si è piazzata davanti. Ma solo poi! Il pronunciare la frase e dopo piazzarsi davanti sono due azioni indipendenti.
Quando la frase che segue la chiusura di una battuta non regge la battuta stessa, è obbligatorio che essa cominci con la lettera maiuscola.
Nel secondo caso, invece, l’errore è praticamente inverso: la frase che segue la chiusura delle virgolette regge la battuta dialogata, per cui è corretto l’aver scritto rispose con la lettera minuscola, ma è sbagliato l’inserimento del punto fermo al termine del discorso diretto. Nel caso di battute rette esternamente – ovvero, come quelle dell’esempio che ti ho citato – è possibile inserire, prima della chiusura delle virgolette, soltanto punti esclamativi e punti interrogativi. Qualora, come nel tuo caso, si necessitasse del punto fermo, questo non va inserito poiché, in realtà, va posticipato alla fine della frase reggente. Hai, dunque, due possibilità: non inserire alcun segno prima delle virgolette (ovvero: «non esattamente» rispose appoggiando la bottiglia ormai vuota sul bancone.), oppure inserire una virgola dopo le virgolette (ovvero: «non esattamente», rispose appoggiando la bottiglia ormai vuota sul bancone.). Entrambe le opzioni sono corrette e usate nell’editoria.
Passo ora a ricordarti le norme sull’uso corretto dei puntini di sospensione.
Ricorda: i puntini non devono mai essere separati con uno spazio bianco dalla parola che li precede. Cito dal tuo testo:
Michael ... sospirò
In questo caso, comunque credo si tratti semplicemente di un refuso.
Inoltre, dopo i puntini di sospensione, è bene che la parola cominci con la lettera maiuscola, soprattutto nei casi in cui tali puntini indichino effettivamente la fine di una frase – per quanto, appunto sospesa.
Cito dal testo:
Non potevo lasciare Michael da solo a Hong Kong... no, non è vero.
Il no che segue i puntini è una presa di coscienza da parte del personaggio il quale, resosi conto del fatto che sta mentendo a sé stesso, interrompe il pensiero precedente per ammettere la propria verità. Quel no, non è vero non ha alcun legame sintattico con la frase precedente, dunque deve cominciare con la lettera maiuscola.
Ultima nota circa l’uso della punteggiatura: in caso di incisive, ovvero di parole, espressioni o frasi la cui eventuale assenza non inciderebbe sulla correttezza sintattica dei periodi in cui sono inseriti, occorre utilizzare il trattino medio spaziato invece che quello breve.
Esempio tratto dal testo:
Ricordò il modo in cui il ragazzo si voltò verso di lui quando aprì la porta - sotto la doccia, la mano di Gao scivolò tra le gambe, afferrando il sesso irrigidito da quel ricordo -, gli aveva fatto l'occhiolino tra gemiti e ansiti, pietrificandolo sul posto.
Il trattino breve – quello, cioè, che hai inserito tu – serve solamente per la composizione di parole composte o come segno grafico per andare a capo. Al suo posto, dunque, dovresti inserire quello medio (–). Lo so: non è presente sulla tastiera; tuttavia puoi trovarlo facilmente tra i simboli di Word.
Per quanto riguarda l’ortografia, ti cito l’uso di una preposizione articolata sbagliata:
Ricordò quello che era successo alcune sere prima al Zàijǐng li […]
L’errore che hai commesso riguarda la scelta dell’articolo determinativo (il) da affiancare alla preposizione semplice a. La parola che segue, infatti, inizia con la lettera z. La regola vuole che le parole comincianti con questo suono abbiano come articolo determinativo lo. Ne consegue dunque, che la proposizione articolata sia allo (a + lo) e non al (a + il).
Ti segnalo, infine, qualche refuso che ho trovato qua e là:
l'idea che fosse il compagno di Feng Xiaolòng bastava a tenerlo buoni
Perché dovrei lavorare per qui massacratori pazzi?
senza difficoltà
Sensaziomi
un un rauco
Credo che alcuni di questi refusi dipendano dal fatto che non hai inserito il correttore automatico. Se così fosse, ti consiglio di farlo perché è un aiuto valido per scovare quei piccoli errori che facilmente sfuggono alla vista, soprattutto in caso di testi abbastanza lunghi.
8/10
Appropriatezza lessicale e stile
Non ho nulla da ridire circa l’appropriatezza lessicale di questa storia. Hai usato un linguaggio molto chiaro e diretto, non risparmiando, quando necessario, dei termini anche forti e volgari (cito, ad esempio, cazzo). Sull’utilizzo di questi ultimi si potrebbe discorrere a lungo. Ciò che penso io – ma che, ovviamente, potrebbe non trovare tutti d’accordo – è che il genere di una storia e le dinamiche in essa narrate necessitino di un linguaggio adeguato, qualunque esso sia. Ciò significa che, a mio avviso, non esiste un solo modo corretto per esprimersi ma occorre adeguare il lessico, lo stile e anche la sintassi al tipo di racconto che si sta scrivendo.
Passando al caso specifico, i toni della tua storia sono abbastanza cupi, nonostante i tentativi più o meno riusciti dei vari personaggi di sdrammatizzare. L’ambientazione è quella che è: una Hong Kong divisa tra le belle vetrine dei negozi e lo squallore delle zone controllate dalle gang. La realtà è a tal punto drammaticamente assorbita dai protagonisti che la vivono con estrema normalità e tanto l’incursione della polizia in un locale gay, quanto una sparatoria, si ritrovano ad essere uno dei tanti normali intermezzi dalla quotidianità.
Il sesso è vissuto allo stesso modo: cozzano prepotentemente da una parte i sentimenti – quelli di Gao per Michael – e dall’altra il bisogno di fare sesso. Bisogno quest’ultimo che prevale sull’amore. Ecco perché ritengo che l’uso sporadico, esattamente come hai fatto tu, di termini come cazzo o culo sia assolutamente adeguato alla storia. Magari, se avessi descritto una scena di sesso in un contesto di vero amore, probabilmente non avrei detto la stessa cosa.
Tralasciando ora i termini più propriamente erotici, passo a commentare positivamente la scelta di inserire qua e là qualche parola in cinese – opportunamente dotate di note esplicative. Trovo la tua scelta ragionevole e assolutamente lodevole: il modo migliore per far capire in quale ambiente si svolga un racconto non è tanto il citare il luogo stesso, quanto inserire nella storia dei dettagli che lo facciano capire. Tu lo hai fatto con cura e discrezione: non hai esagerato con l’inserzione di parole in cinese ma, quelle poche che hai utilizzato, hanno un ruolo quasi strategico.
Per quanto riguarda lo stile, non ho molto da ridire. Fondamentalmente la storia è scritta molto bene, nonostante la punteggiatura renda, in alcuni casi, un po’ difficoltosa la lettura. Narrazioni, descrizioni e battute dialogate si alternano con grande equilibrio, senza che ci sia una netta predominanza di una sulle altre.
L’unica piccola pecca che mi sento di farti presente riguarda la difficoltà nel seguire bene alcuni avvenimenti. Nella tua storia, infatti, compaiono molti personaggi e, spesso, questi si trovano a interagire fra di loro. In alcuni punti della narrazione, però, spesso il soggetto rimane sottinteso e, dunque, è possibile evincerlo solo dal contesto. Tuttavia, proprio a causa della presenza di così tanti personaggi, non è sempre immediatamente semplice capire a chi tu ti stia riferendo e, più di una volta, ho dovuto rileggere i passi da capo. Il consiglio che voglio darti è di scrivere esplicitamente chi sia il soggetto quando a interagire sono più di due personaggi. Non importa se ciò comporta delle ripetizioni: è in gioco, comunque, la comprensione della storia.
9,5/10
Trama: originalità e sviluppo
A livello di intreccio, la tua storia mi è piaciuta tantissimo. Premetto che non sono molto abituata a leggere storie slash e dunque tendo sempre a partire un po’ prevenuta. La mia non è omofobia – lungi da me! –, semplicemente, spulciando qua e là nel sito, mi sono resa conto che l’omosessualità è ormai vista come una moda e spesso tante autrici scrivono di coppie omosessuali e descrivono il sesso tra loro senza la benché minima cognizione di causa, solo per attirare qualche lettore in più. Tanti racconti mancano, insomma, di contestualizzazione e, nonostante le coppie protagoniste di queste storie siano gay, di fatto non ci sono elementi caratterizzanti tali da distinguerle dalle coppie etero.
Ciò premesso, occorre aggiungere un altro elemento importante prima di poter analizzare nel dettaglio la trama della tua storia: l’ambientazione e, di conseguenza, il contesto in cui si muovono i protagonisti.
Siamo a Hong Kong; il personaggio principale è un malavitoso e, nel corso della sua vita, ha fatto la spola tra l’America e la Cina lavorando sotto diversi capi. Di lui si mettono in evidenza alcuni episodi del passato, i suoi sentimenti per il fidanzato del boss Feng e la lunga astinenza sessuale di cui è vittima. Il sesso, nella tua storia, si intreccia inestricabilmente ai rapporti con il narcotraffico: non solo, come già detto, il protagonista si crea delle fantasie erotiche sul compagno del suo ex boss, ma, preso dal desiderio di porre fine alla sua castità, finisce in un locale gay gestito da un ragazzo implicato anch’egli nel mondo della malavita.
La trama è un susseguirsi di desideri assopiti che tentano di esplodere, di sogni irraggiungibili che il protagonista deve in qualche modo compensare, di istinti sessuali che occorre spegnere il prima possibile. Gao è infatuato di Michael e, probabilmente, ne è innamorato; eppure, alla provocante proposta di quest’ultimo di curare insieme la sua castità, il protagonista rifiuta, temendo la reazione di Feng, e temendo di non poter poi notare eventuali uomini con cui avrebbe davvero una possibilità. Egli, dunque, va a cercare questi uomini in un locale per gay. Il suo desiderio è esplicitamente quello di andare a puttane, di curare davvero la sua castità, ma senza Michael.
Alla fine, ci riesce; ma solo dopo essere scampato alla polizia prima e a una sparatoria poi. Tian è l’uomo che compensa la mancanza di sesso di Gao. Lo fa con dedizione, passione e consapevolezza. Egli intuisce tutto: sa che il suo occasionale compagno ha i pensieri rivolti a un altro uomo ma decide comunque di assecondarlo, di fargli provare quel piacere fisico che egli brama da tanto tempo. Anche Tian, in fondo, ha una vita sentimentale burrascosa: il suo compagno – un padre di famiglia, tra l’altro – lo ha mollato, lasciandolo solo sentimentalmente e solo nella sua attività lavorativa (a proposito: il doppio senso del palo è una finezza stilistica e semantica non da poco!). Insomma, nella tua storia c’è tanto di tutto: amore, sesso, malavita, trasgressione, sparatorie, triangoli sentimentali e sessuali – questi ultimi, però, solo nelle fantasie del protagonista.
Non so se tutto ciò possa bastare davvero a definire questa storia come originale; una cosa è certa: originale è il modo in cui hai cercato di incastrare, senza creare intrecci improbabili, il sesso e il malaffare, così come è anche originale la cura con cui hai trattato il modo di approcciare di due persone omosessuali e l’atto sessuale in sé. In quest’ultimo caso, parlo di originalità in quanto, rispetto a tante storie in cui il sesso vissuto tra i due amanti gay non differisce quasi per nulla da quello vissuto tra due amanti etero – e da qui si nota la totale mancanza di informazione di tanti autori –, nella tua i dettagli sono talmente ben esplicitati che sembra quasi di poterli toccare con mano i due uomini che si concedono l’uno all’altro. E il loro modo di muoversi e di interagire non lascia dubbi sul fatto che siano, appunto, entrambi uomini.
Tralasciando la questione dei sentimenti espressi nel racconto, è comunque l’intreccio in sé a funzionare alla perfezione: non hai risparmiato le dovute spiegazioni circa i ruoli che i vari personaggi ricoprono all’interno della storia; hai fatto sì che lo sfondo malavitoso fosse sempre presente nella narrazione, come a voler ricordare a Gao, desideroso di concedersi una serata di divertimento, chi egli sia veramente e quale ruolo ricopra nella società; hai creato degli episodi brevi ma significativi come contorno all’incontro sessuale tanto ambito – e, nel finale, finalmente trovato – dal protagonista, come ad esempio la chiacchierata tra lui e Michael, l’incursione della polizia nel locale e la fuga in una zona controllata da gente evidentemente nemica al boss Wang.
Il tutto, in poco più di seimila parole.
Davvero un ottimo lavoro!
10/10
Caratterizzazione dei personaggi
Inutile dire quanto anche i personaggi, oltre alla trama stessa, siano ben curati. La caratterizzazione del protagonista è praticamente perfetta: di lui ci fai conoscere tutto, dai sentimenti più puri – come l’amore per Michael – alle perversioni più erotiche – come l’idea di far sesso con quest’ultimo in una sorta di triangolo dove, al vertice, c’è comunque Feng (immaginò quegli occhi verdi da gatto sopra di lui che lo fissavano. Immaginò quel corpo farsi strada dentro di lui, mentre Xiaolòng lo prendeva a sua volta). Non sono da meno i velati timori di Gao quando rifiuta la proposta di Michael. In lui, evidentemente, cozzano a più riprese il desiderio di possedere Michael e la paura di fare un clamoroso buco nell’acqua bramando a tutti i costi una persona che non gli appartiene.
Hai costruito, insomma, un personaggio molto umano, che nasconde dentro di sé tanta forza d’animo – quella che tira fuori in occasione della sparatoria – e anche tante insicurezze e fragilità. Non è coraggioso a tal punto da accettare di mettere una pietra sopra alla sua castità insieme a Michael; non è deciso a tal punto da non pensare a Michael mentre fa sesso con Wu; non ha un autocontrollo sufficiente da poter impedire l’orgasmo dopo un anno di inattività sessuale.
È completo, insomma. Completo di vizi, virtù, punti di forza e di debolezza. Mi piace anche come lo hai inserito all’interno del contesto della malavita: è in gamba nel suo ruolo e, probabilmente, sa di essere anche temuto; ma, appunto, rimane fedele a quel ruolo e capisce i limiti che esso gli impone. Non è il boss e non è nemmeno il compagno di Michael.
Anche i personaggi che grafitano intorno a Gao sono caratterizzati molto bene.
Innanzitutto, c’è Michael, il compagno e pupillo del boss. Viene presentato come un personaggio che ha avuto il tempo di maturare e l’opportunità per cambiare. È un ragazzo trasgressivo, in parte sfrontato, molto sicuro di sé e amante del rischio. L’occhiolino lasciato a Gao quando viene sorpreso nel bagno con Feng la dice lunga sulla sua totale mancanza di inibizione e sulla sua giovanile sfrontatezza. Sta con il boss, dunque; però, non esita a provarci con Gao. Lo fa in maniera molto esplicita, con un giro di parole talmente allusivo che quasi non può definirsi tale. Mi pare, insomma, che, rispetto a un’ipotetica scala di maturità, Michael si collochi agli antipodi rispetto al protagonista.
Ottima anche la caratterizzazione di Wu. Il suo essere comprensivo nei confronti dei sentimenti di Gao per il misterioso compagno del boss e, al contempo, la sua voglia di dedicarsi a lui e alla nottata di sesso che stanno per trascorrere insieme denotano un carattere fondamentalmente forte e ben formato e una personalità piuttosto matura. Anche lui ha i suoi problemi sentimentali e, dopo la rocambolesca serata appena trascorsa, non esita a raccontarli a Gao. Ha un ruolo nella malavita che lo rende molto più simile al protagonista di quanto non possa sembrare durante la sua prima entrata in scena. Sa il fatto suo, insomma; ma non abbastanza da potersela cavare dopo essere stato abbandonato dal compagno – e palo! – e sorpreso dalla polizia. Ciò lascia intendere che, evidentemente, ha meno esperienza di Gao nel campo malavitoso. Quest’ultimo, infatti, sembra molto sicuro di sé quando gli spiega che non ricadrà su di lui la colpa di quanto avvenuto nel locale.
Gli altri personaggi figurano più che altro come comparse, ma sono fondamentali per coprire i tasselli mancanti. Pur non avendo direttamente dei ruoli attivi all’interno della trama, contribuiscono a farne capire il senso: Feng è una sorta di fantasma, compare nei pensieri di Gao talmente spesso da indurre il ragazzo a non accettare la proposta di Michael; Sun è la “puttana” con cui Gao avrebbe fatto sesso se non fosse intervenuta la polizia; Chen è l’amico etero che non risparmia qualche battuta di troppo sulle lesbiche.
Insomma, la dovizia di particolari con cui hai curato i tuoi personaggi ti fa guadagnare anche qui il punteggio pieno.
10/10
Uso della citazione
L’uso che hai fatto della citazione è praticamente perfetto e ciò non soltanto perché l’hai inserita in modo magistrale nel suo contesto, ma anche perché essa permea tutta la storia e, in funzione di essa, il protagonista si muove sulla scena da te disegnata.
La castità si può curare, se presa in tempo.
È una massima che suona un po’ beffarda, questa; eppure, cela dietro di sé una profonda verità: la castità non fa parte della natura umana e, dunque, può essere scherzosamente interpretata come una malattia. In fondo, l’uomo è fatto di istinti che, sì, devono sottostare quasi sempre alla ragione; ma, in taluni casi, reprimerli con troppa forza e troppo a lungo può essere controproducente. E, in effetti, i “sintomi” della castità non tardano a venire fuori: il povero Gao fatica a mantenere il controllo del proprio corpo e cede all’orgasmo prima di quando avrebbe dovuto. La citazione, insomma, è onnipresente, perfettamente inserita senza alcuna forzatura all’interno di una trama costruita appositamente per accoglierla al meglio.
Complimenti anche qui!
10/10
Attinenza al genere obbligatorio
La storia è ovviamente erotica e a rating rosso – rosso fuoco, direi! È rossa non soltanto per quanto concerne le scene di sesso descritte, ma anche in relazione all’ambientazione in cui si svolge la trama. Il bordello, il sobborgo di Hong Kong, i locali frequentati dalla malavita. C’è molta azione nella tua storia, violenta al punto giusto da essere sufficiente da sola ad alzare il rating. Ovviamente, non c’è dovizia di particolari nelle descrizioni delle sparatorie e delle uccisioni, dunque sono solo le scene ad alto tasso erotico a colorare di rosso il rating; però, nonostante questo, tali episodi contribuiscono non poco a creare un clima teso e violento, rendendo particolarmente focosi gli atti sessuali proprio perché vissuti con la spregiudicatezza di chi sa di essere perennemente nei guai.
10/10
Gradimento personale
Probabilmente, è superfluo dire quanto io abbia apprezzato questa storia; ma lo faccio ugualmente perché credo sia giusto gratificare un bravo autore. Ho già detto tutto ciò che avevo da dire, in realtà, per cui non mi dilungherò ancora molto. Il tuo racconto è talmente realistico da lasciare al lettore la sensazione di assistere sul serio agli eventi. La trama è apprezzabile sotto ogni punto di vista e hai dimostrato senza alcun dubbio di saper maneggiare con estrema bravura il genere erotico con coppie omosessuali.
A questo punto, l’unico consiglio che posso darti è quello di revisionare la storia dal punto di vista della punteggiatura e dell’ortografia. Ti ho già evidenziato a grandi linee quali problemi ho riscontrato nel testo, ma, ovviamente, non ho potuto citare proprio tutte le imperfezioni. Magari, con l’aiuto di una brava beta-reader riusciresti a individuare più facilmente i difetti e a capire come mai commetti tali errori.
Pensaci, ne verrebbe fuori una storia degna di una segnalazione per le scelte!
Tot: 57,5/60 |