E ecco che siamo all’ultimo capitolo.
Per prima cosa, grazie, GRAZIE mille per le note finali, davvero interessantissime per chi voglia saperne di più, ben fatte e descrittive. *-*
Passando al capitolo vero e proprio, questa volta la voce è quella di Cassandro, l’”antagonsita”.
Devo dire che mi piace molto come tu l’abbia legato al concetto del “sentirsi soffocare”: dal clima, dalle aspettative, dal rapporto con gli altri. Ne risulta un personaggio molto umano: non il più simpatico del reame, certamente, ma sicuramente non un antagonista monodimensionale, privo totalmente di cuore e di affetti.
Particolarmente mi è piaciuta la menzione del fratellino, ma credo sia significativo che l’unico a cui riesca ad attaccarsi e che riesca ad attaccarglisi a sua volta, sia un ragazzino tanto più piccolo di lui. Il bisogno di Cassandro di comandare, di prevalere, mi sembra evidente, ed evidentemente frustrato.
Non rappresenta neanche un degno opponente per Alessandro, e il suo unico compagno, Filota, non è neppure un amico ma un mero compagno di stanza per necessità. L’opinione di Efestione su di lui espressa nella seconda parte è di certo la più accurata, e anche la più sinistra, considerando come poi sarebbero andate le cose in futuro: di certo troviamo in lui desiderio di far parte della cerchia di Alessandro, in virtù, se non della propria abilità, almeno del proprio status; frustrato in questo, non può fare a meno di disprezzare quanto di fatto comprerebbe, se potesse, riversando l’odio verso di sé su Alessandro – e su Efestione, perché sono l’uno parte dell’altro.
La sua vita è un susseguirsi di paragoni con Alessandro: anche la sua descrizione della scena di battaglia mostra un timore che a malapena cela, di lui, e sottolinea ancora una volta la natura bestiale e divina di Alessandro; entrambe le cose riemergono quando i due si scontrano per Efestione, così come le insicurezze sia sue, che di Alessandro, si esplicitano nella seconda parte, che segue il momento di intimità tra loro (meraviglioso, delicato, seducente).
Come Alessandro, Efestione è spaventato dal loro legame, ma allo stesso tempo onorato, forse, di esercitare tanto potere su un essere già così straordinario quanto è Alessandro – sono indispensabili, l’uno per l’altro, e disposti a gettarsi nel fuoco l’uno per l’altro.
La metafora di Orfeo è ben azzeccata – e se non ricordo male, tornerà in un altro tuo scritto, ma rovesciata: come per Patroclo e Achille, sottopelle la sensazione è che sarà Alessandro/Achille a morire per primo, ma in entrambe le occasioni il Fato si beffa delle aspettative, e, come il Pelide, per Alessandro si avvererà il peggiore incubo.
Un paio di annotazioni:
“cazzone” -- > posso capire che tipo di sensazione tu voglia creare con questo termine, ma l’ho trovato dal gusto un po’ troppo moderno per la materia trattata. Magari trovare un sinonimo più “anticheggiante”?
“sesso” --- > ecco, parlare di sesso in questo momento storico è proprio anacronistico: fino al ‘700, la parola “sesso” indicava solamente quello biologico, non l’atto sessuale (non lo sapevo neanche io ma ora che lo so, lo sto predicando un po’ ovunque).
La valutazione complessiva è assolutamente positiva: ho adorato la storia, leggere una versione così evidentemente documentata, così accurata, così ben fatta dal punto di vista della caratterizzazione. ç_ç
Niente, leggerò il seguito col massimo piacere! |