Recensioni per
Down in the Hole
di BlackSteel

Questa storia ha ottenuto 107 recensioni.
Positive : 106
Neutre o critiche: 1 (guarda)


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Recensore Junior
11/08/16, ore 11:00

Credo che questa storia sia accattivante, coinvolgente, scritta nel modo che più le permette di dar fondo al proprio potenziale. Ottima, in quest’ottica, la scelta della prima persona (di cui pure non sono un’amante) che da corpo a introspezioni non lineari ma per questo coinvolgenti e realistiche, oltre a minimizzare l’eterogeneità della scrittura a più mani. Ottima anche perché permette "salti" da personaggio a personaggio, la creazione di un puzzle interessante nella singolarità dei suoi pezzi, ma di cui si desidera vedere la forma finale. A tal proposito credo che il nome del personaggio a inizio pov sia superfluo: si capisce benissimo di chi state scrivendo.

Ho qualche riserva sui protagonisti, tuttavia non sono queste riserve, comunque molto contenute, la causa del mio parere non completamente positivo.
I protagonisti di questa storia sono un gruppo disparato, ma alcuni fra loro mi sono parsi un po’ scontati, pensati per rivestire ruoli "classici": così Henry (il rapinatore geniale e gentiluomo che ricorda il famigerato Edward Pierce di Crichton), Julian (condannato a essere il tristemente immancabile schiavo sessuale) e Blas (lo psicopatico preda di allucinazioni che rimanda agli stragisti di Columbine, Virgina Tech, eccetera). Quel che conta, però, è come questi personaggi verranno sviluppati, anche perché non è detto che sia l'originalità degli stessi a rendere una storia altrettanto originale.
Chi fin qui trovo più affascinate e forse meglio scritto è Sebastian. Credo che nello svolgimento del racconto si sia persa la sua ossessione per il fuoco, ma questo è stato tutt’altro che negativo. Personalmente mi è parso più interessate il Sebastian-carcerato che per sopravvivenza, sfruttando una mera coincidenza, si improvvisa Ariano. Le sue considerazioni sono divertenti, per certi versi dissacranti e impregnate di una lucidità che si discosta dall’ossessione che dimostra nel prologo, ma al contempo permette l’emersione di un personaggio più autentico.

Come avrete capito, il problema che imputo a questo racconto esula dalla sua costruzione, dalla resa dei personaggi o da grammatica, lessico, stile e quant’altro. Il problema riguarda un messaggio rintracciabile nel testo, non esplicito e probabilmente non voluto, ma per me molto disturbante.
Il racconto si propone di riprendere una (terribile) situazione delle carceri statunitensi in cui diverse formazioni, spesso di connotazione etnica diversa, legate ai gruppi malavitosi locali, si fanno “guerra” fra loro sotto gli occhi corrotti delle guardie carcerarie.

Nella storia tutte queste formazioni dovrebbero essere egualmente negative, tant’è che i protagonisti (cattivi sì, colpevoli sì, ma non quanto gli altri) si configurano come degli outsider di qualsiasi schieramento. Ma in verità a questi gruppi non viene assegnata la stessa connotazione negativa, o almeno non si insiste su di essa allo stesso modo: sono solo gli Afro a stuprare e mortificare, sono quasi sempre loro – sin qui – a identificarsi come i "cattivi" per antonomasia. E nella storia lo stupro e la pubblica gogna che ne deriva si configurano come i peggiori tra i crimini. Crimini che in un universo di "cattivi" segnano il confine tra "buoni fra i cattivi" e "cattivi fra i cattivi".
Inoltre nessuno dei vostri protagonisti, stando alle descrizioni e alle foto dei bellissimi presta-volto è di origine afroamericana (o latinos o orientale o indiana) e l’unico altro personaggio di cui avete riportato il volto e il terribile King G, brutto, cattivo maximo e… nero.
Non dovrei sentire la necessità di precisare che nelle carceri americane gli stupri non sono perpetrati solo dai gruppi afroamericani.
Non dovrei sentire la necessità di precisare che per quanto la popolazione bianca negli States superi il 60% contro il 12% di quella nera, il tasso d’incarcerazione di quest’ultima è quattro volte quello della popolazione bianca e i detenuti neri in attesa della pena capitale sono il 42% del totale. Tassi comunque troppo elevati perché si tratti solamente di una "propensione" al crimine, data da emarginazione e isolamento sociale.
Non dovrei sentire la necessità di precisare che proprio in questo periodo è tornato a far sentire la propria voce il gruppo Black Lives Metter che professa rispetto, giustizia e dignità (anche) per la popolazione nera in uno Stato, in un mondo, in cui il colore della pelle è ancora un indizio di colpevolezza, un difetto, una discriminante.
Ma siccome sento la necessità di precisare queste cose, la vostra storia, per quanto ben scritta e strutturata, non può convincermi appieno.

(Recensione modificata il 28/08/2016 - 09:03 pm)