Recensioni per
Cosa ci facciamo qui?
di Tatika_Tai_Tacchan

Questa storia ha ottenuto 6 recensioni.
Positive : 5
Neutre o critiche: 1 (guarda)


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Recensore Junior
13/11/15, ore 15:00

- scambio recensioni -
Io ti conosco. E tu mi conosci, se io conosco te. O almeno così dovrebbe essere, a rigor di logica, ma con me non si può mai dire. (Sembro una stalker, vero?)
Mmm... mi sembra che tu abbia recensito la mia Malec My Immortal, o mi sbaglio di grosso? Andrò a controllare, anyway.

Devo farti qualche appunto: sul "perché" va l'accento acuto, non grave; le "E" maiuscole invece di avere l'accento hanno l'apostrofo (non capisco perché nel 2015 per accentare le maiuscole si debbano ancora usare i codici risalenti agli albori dei computer, bah).

A parte questo... da classicista I feel you. Anche da ginnasiale ho parecchie cose contorte dentro, forse anche più di te. Il fatto è che io le esterno tirando pugni a un sacco (e nel contempo sclerando per l'istruttore DA STUPRO), mentre tu scrivi una poesia.
Ti invidio, sappilo. Da piccola scrivevo filastrocche, ma non sono mai stata capace di comporre una poesia. Magari lo sono, ma non è il mio genere.
A questa poesia, come hai detto tu, possono essere dati molti significati. L'hai scritta in modo che ogni studente liceale riesca a rispecchiarvisi, e ogni studente più grande o più piccolo possa ripensare ai tempi passati oppure pensare al futuro.
Personalmente ritrovo me stessa nella maggior parte dei versi. Potrei commentarli ad uno ad uno, ma preferisco darti una visione d'insieme di quelle che sono state le mie sensazioni durante la lettura.
Mi hai trasmesso monotonia, rassegnazione, dubbiosità, tutte intese però in senso "positivo". L'atmosfera è allo stesso tempo pesante e piena di risate. Quel "Professoressa, posso andare al rogo?" mi ha fatto provare qualcosa che non riesco a spiegarmi... queste poche parole urlano frustrazione, voglia di lasciar perdere, di buttarsi tutto alle spalle. Ma come la fenice che risorge dalle sue ceneri, così il rogo può essere un nuovo inizio, un'ancora di salvezza, una via di fuga, che non necessariamente ci porterà a una vita più facile, ma senz'altro a una vita migliore.
Non dico altro perché se continuassi farei un baffo all'Ulisse di James Joyce. Ne uscirebbe una recensione ancora più strana, quindi è meglio se mi fermo.
Complimenti, di cuore. Mi hai trasformato la giornata da così a così (cit. pubblicità delle Gocciole). Sto iniziando a pormi delle domande filosofiche.
Baci e abbracci (pubblicità occulta n. 2),
Federica

Recensore Junior
12/11/15, ore 22:35

Ciao! Sono passata per lo scambio. ^^
Premettendo che quello poetico non è il mio genere preferito, questo breve testo mi è piaciuto.
A colpo d’occhio, il layout si adatta molto al messaggio della poesia, così come l’ho interpretato: la linea spezzata costringe l’occhio a un movimento quasi ipnotico, così come ipnotica è la ripetizione di certe frasi che tornano ossessivamente all’interno del testo, contribuendo a creare una sensazione di ansia, ripetitività senza via d’uscita.
Ho apprezzato che tu non abbia usato la rima – elemento irrinunciabile, nella mia idea nebulosa di poesia, forse un po’ troppo classica – perché ha reso il pezzo leggibile quasi come la prosa; al contrario, il gran numero di figure retoriche (le elecanzioni, le ripetizioni, i parallelismi e gli accostamenti) rendono il resto molto ricco ed evocativo, nonostante la sintassi sia generalmente semplice, cosa che non conferisce al componimento un gusto così barocco da risultare insostenibile.
Forse la mia figura preferita è “le tue dita buie illumino”, forse l’unico momento di luce in tutta la poesia; per il resto, l’atmosfera è buia, cupa e tutto pare decomporsi insieme alla stagione calda, persino i cuori che “raggrinziscono”.
Penso tu sia riuscita a creare bene la giusta atmosfera, fredda e soffocante. Mi sono ritrovata particolarmente nelle tre frasi in anafora, e in quelle seguenti, nel paradossale tentativo di stringere un legame, ma che non sia troppo stretto; nell’illusione che, una volta finito il liceo, l’inverno finirà, illusione troppo sottile per crederci per davvero – e di qui l l’adunaton dell’uscire da un inverno infinito.
Il Natale mi pare un po’ il simbolo di questa illusione: le prime vere vacanze (che ricordo aspettavo con ansia), la metà dell’anno dopo la quale tutto è in discesa. Mi sono chiesa come mai tu non abbia usato la maiuscola; ci sto ancora riflettendo. La mia ipotesi, probabilmente sbagliata, è che in questo modo tu lo desacralizzi, per così dire, ne sminuisca l’importanza, come a sottolinearne l’insignificanza.
Insomma, in generale mi ha dato da pensare, ed è stato interessante da leggere. Ti faccio i miei complimenti e ti saluto!

Recensore Master
12/11/15, ore 17:05

Ciao.
Ho riletto più di una volta i primi versi.
La prima impressione nel leggerla tutta era di pura malinconia. Quella frase ripetuta mille volte, mi stava angosciando.
C'è un pezzo della poesia "rubare i nostri cuori raggrinziti.
Inginocchiata davanti al termosifone
preghi la neve di entrare" in cui mi trasmette qualcosa di sofferto, come se la vecchiaia si porta qualcosa di bello. L'inverno è la morte. Ma anche la rinascita che avviene dopo con la primavera. Ci sono parole distorte, e io li ho intese al mio modo. cmq bella. Hai espresso le tue sensazioni.
Heart

Recensore Junior
18/10/15, ore 20:53

Ciao eccomi qui per lo scambio.. a recensire sul filo del rasoio. Le tue sono poche parole, ma che riesco a mostrare benissimo i sentimenti e lo stato d'animo in modo da creare forte empatia con il lettore. Leggendola ho provato angoscia, nostalgia, tristezza e ti apre gli occhi su delle cose che normalmente non pensi. Hai fatto davvero un bel lavoro, complimenti!

Recensore Veterano
09/10/15, ore 20:01

Ciao, sono qui per lo scambio di Facebook!
Ho avuto qualche seria difficoltà con questa recensione, e non solo perché frequento la sezione poesie poco o niente (ne ho lette un numero ridicolmente basso e recensite anche meno), ma perché ho avuto qualche difficoltà nella lettura stessa.
Il tono mi è sembrato un po' troppo altalenante e sono dovuta passare più volte sugli stessi versi per afferrarne il significato.
L'ho trovata molto cruda e sinceramente mi ha messo un po' d'ansia, anche se posso immaginare che il tuo obiettivo fosse esattamente questo. Descrive una realtà da incubo (e Dio solo sa se la scuola non lo è) con toni che non lasciano nessuna speranza neanche per il futuro, che è nero come nero è il presente, mentre l'edificio è opprimente così come il modo di scrivere.
Inoltre la ripetizione del "è quasi Natale" magari era inserita per dare una speranza, ma vi ho avvertito un che di soffocante, come una cantilena inquietante in un film dell'orrore, una minaccia da cui non si può sfuggire.
Per quanto riguarda lo stile, ho visto che ti sei impegnata molto ma purtroppo mi è sembrato un po' pretenzioso. Direi che semplificando un po' avresti ottenuto lo stesso risultato se non con impatto maggiore.
Non credo di avere altro da aggiungere, se non il fatto che si tratta di opinioni personali di una ragazza che in materia di poesia è piuttosto ignorante. Cioè io parlo tanto per esprimere un giudizio, ma so di non saper fare di meglio, eh, quindi...
A presto!

Vic

Recensore Master
09/10/15, ore 13:25

ciao! innanzitutto voglio dirti che è la prima poesia che mi ritrovo a commentare, e spero che questa recensione non ti lascerà a bocca asciutta. se così sarà, ti prego, perdonami, ma davvero non sono abituata né a leggere né a scrivere poesie (xD), quindi l'unica cosa che posso fare è tentare di dirti cosa mi ha fatto provare la lettura del tuo testo.
per prima cosa, un grande senso d'ansia.
ormai mi sono diplomata da un bel po' di tempo ma il liceo resta per me, come per molti, una di quelle esperienze che segnano, in un modo o in un altro. mi sono ritrovata in molti di questi pensieri, nella frustrazione di ritrovarsi all'interno di un meccanismo piuttosto falso che ti fa sentire inadeguato, non soddisfatto, non compreso... ho avuto la sfortuna di avere pochi professori che sapessero fare davvero il loro mestiere, che capissero gli studenti e che sapessero andare al di là del voto per insegnare qualcosa ai ragazzi, quindi penso di capire questo senso di impotenza.
ci sono due frasi che vengono ripetute quasi ossessivamente; sfido chiunque a trovare uno studente che non si sia mai chiesto "cosa ci facciamo qui?". molto spesso a scuola l'apprendimento, che serve a condurre l'individuo sulla strada della crescita, passa in secondo piano, e il risultato è proprio questo. ed è molto triste che si perda il senso e la vera importanza della scuola come luogo di cultura.
"è quasi natale"... qui ci ho visto l'ansia di voler arrivare il più in fretta possibile a una pausa da tutto ciò.
questo senso di negatività rivolto anche al futuro mi ha colpito, ma posso assicurarti che uscire da un ambiente soffocante e poco stimolante è già qualcosa :)