Recensioni per
Deus ex machina
di Suilejade

Questa storia ha ottenuto 2 recensioni.
Positive : 0
Neutre o critiche: 2 (guarda)


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Recensore Veterano
28/12/15, ore 01:40

Insolito? Non direi, questo è l'animo umano nel suo caleidoscopio di colori.
Contorto? Come sopra, non direi. È contradizione. Questo è il termine che userei per ciò che dici di te.
O almeno così mi appare.
Che scortese, non mi sono neanche presentato. Servo umile della mente umana, amante dei caprici dell'anima e lettore del cuore, pit. Molto piacere.

Se c'è una cosa che mi ha spinto ad aprire è stata sicuramente la "trama" che hai accennato. Se c'è una cosa che invece ho amato, è stato il tuo essere sincera con te stessa e con tutti quelli che l'avranno letta per poi "Che cos'è questo?" ed infine chiudere tutto e andarse.

Abbiamo somiglianze, per certi aspetti ma diametralmente opposti quando si parla del complesso generale. Sei effettivamemte contradditoria e più penso a ciò che dire tra le molte idee che mi frullano in testa mi riesco a concentrare solo su questa.

Ho sempre trovato che le persone, in un modo o in un altro fosserò tutti "Mary Sue", perché sono quasi sempre pronti con una reazione, un azione, o un silenzio. Poi ci siamo "noi", quei particolari esseri di carne, sangue e nervi che appaiono ogni tanto in base a non so quale calcolo o statistica che non sono perfetti.

Come te, ad esempio, che per ogni quindici/venti difetti trovi un pregio o semplicemente non li vedi perché troppo presa dal resto. Affermi tu stessa "esibizionista" solo per poi dire "riservata", e ciò non mi sembra possano esattamente convivere eppure, tu li leghi a te nel medesimo istante. Io, ad esempio, odio il mio corpo ma ho una tendenza per le manie di grandezza, ti pare logico?

Credo di star uscendo un po' fuori dal contesto stesso, quindi mi fermo qui ma con una piccola idea diciamo. Noi creiamo e modelliamo i protagonisti delle nostre storie cercando di definirli al meglio, e poi noi stessi siamo un caleidoscopio di tante cose, più o meno utili, più o meno profonde. Quindi perché lo facciamo? È una cosa che mi chiedo da un po' di tempo ormai, chissà se tu saprai darmi una risposta.
pit

Nuovo recensore
29/10/15, ore 01:26

Ciao,
partiamo dalla scelta della bandierina. Ho dato un giudizio neutro per il semplice fatto che tu non vuoi essere "giudicata", vuoi solo sfogare quello che hai dentro ed essere capita, quindi metto da parte la "toga" (?) da recensore, per mettermi a nudo come essere umano e parlare con te, almeno con la te qui rappresentata.

Sono sceso in quest'angolo di storie introspettive per il semplice fatto che anch'io sono in un periodo no; è iniziato così, dal nulla, per quanto il motivo sia lo stesso ormai da mesi. Sono venuto qui per leggere di qualcuno che non se la passa bene come me. Perché? Credo per dare forma al mio "dolore" -se vogliamo chiamarlo così-, magari condividendo le emozioni di qualcun altro. Come tanti libri, serie tv e film -che a te piacciono, da quanto leggo- decantano: l'uomo ha bisogno di relazionarsi con gli altri, condividere esperienze e sentimenti per sentirsi veramente appagato.
Leggendo questo tuo sfogo, ho visto tanti errori che ho fatto e che continuo a commettere. Parlerò al plurale e spero di non offenderti facendolo, ma sento che il tuo stato emotivo, per quanto le situazioni siano diverse, sia molto simile al mio.

Tre punti fondamentali ci rendono simili, se non uguali.

-Metodi di difesa: ci fingiamo disinteressati, apatici, poco inclini a ritenere gli altri veramente importanti. Siamo consci che è solo una maschera? Sì, eppure per noi è di più di questo. Vogliamo che sia di più. Come se davvero ne avessimo bisogno, vogliamo che tutte quelle caratteristiche, all'apparenza negative, diventino parte di noi, eppure non ci riusciamo fino in fondo. Dico questo perché anch'io, come te, sono pieno di tutti quei difetti ed altri mille ancora, eppure ho anche quelle caratteristiche di cui parli dopo, quei lati positivi che facciamo fatica a trovare...o forse ad ammettere. Questi ultimi sono sì, dei lati positivi, ma anche dei punti deboli, zone di noi stessi scoperte, pronte ad essere bersagliate, magari anche involontariamente, dagli altri. Per questo ci rifugiamo nei nostri lati negativi, vogliamo sentirci protetti, al sicuro nelle nostre armature di cinismo e "buon senso".
-Rapporti affettivi: davvero non ci importa nulla? Quante volte abbiamo evitato di rispondere a domande del tipo: "Chi sono i tuoi veri amici? Mi hai mai voluto bene? Pensi che dovrei cambiare?" o se abbiamo risposto erano frasi fatte o mugolii per cambiare discorso. Fingiamo che non ci importi degli altri. Ci importa? No, sì. Non è questo quello che conta davvero. Perché siamo come tutti gli altri esseri umani che vivono su questa Terra: un attimo prima vogliamo così tanto bene ad una persona, da sembrare ridicoli, ed un attimo dopo, quella stessa persona, ci è completamente indifferente. Lunatici? Siamo umani, gli altri fingono di non essere così. Noi, invece, cerchiamo di capire il perché di queste emozioni fugaci, effimere. Ce lo spieghiamo dicendo che i rapporti umani non fanno per noi, che siamo degli esseri votati alla solitudine, incapaci di dare agli altri quello che vogliono davvero. Mentiamo a noi stessi, ecco la verità.
-Di cosa abbiamo bisogno? La domanda che più ci poniamo. Un attimo prima pensiamo sia l'isolamento, poi che si tratti della persona giusta, arriviamo persino a dire che tutto si può risolvere in noi stessi. Troveremo mai una risposta? Francamente, non credo. Lo ribadisco, siamo umani, non avremo mai certe risposte -e qui "certe" va inteso sia come aggettivo semplice, che come aggettivo indefinito-. Eppure continuiamo a ricercare in noi stessi, tramite terapie auto-somministrate, metodi per cercare una sorta di pace interiore, quello di cui abbiamo veramente bisogno. Qui le nostre strade, la tua e la mia, si dividono, oppure diventano un tutt'uno con quelle di ciascun essere umano. Ognuno ha bisogno di qualcosa di unico e specifico? Oppure l'intera razza umana anela la stessa medesima cosa? Non conoscendo né l'una, né l'altra, rispondere è impossibile.

Siamo simili per questo e per tanto altro, eppure siamo così diversi. Non la trovi una cosa fantastica? Come me fingi di essere la "brutta e cattiva", la "cinica e stronza" di turno. Siamo veramente così? Ci importa? A me, no. Ora voglio essere così, quindi mi accetto per come sono. Se domani non mi piacerò più, vedrò di cambiare. Continuerò in eterno ad analizzare me stesso. Magari un giorno troverò la pace come i monaci tibetani, oppure finirò con un nulla di fatto, a vivere una vita monotona e priva di significato. Non ci voglio pensare, cerco di cogliere il momento, alla latina maniera, un "carpe diem" conscio dell'attimo come unico momento in cui riesco ad agire, ad accettare la vita per quella che è, godendomela appieno. Non cadrò negli eccessi, nella malinconia o nell'euforia, semplicemente vivrò. Ed in quei momenti in cui non saprò dove sbattere la testa, come quello in cui hai scritto questo sfogo, come quello che stavo vivendo fino ad un attimo prima di iniziare a recensire queste tue parole, mi metterò a scrivere.
La scrittura può essere un fantastico metodo di "cura". Se vogliamo vederla in maniera elitaria, ci solleva dalla condizione del resto della razza umana, aiutandoci a sopportare il dolore che affligge ogni homo sapiens. Essa è un dono di cui non saremo mai grati abbastanza. Se vogliamo vederla in un altro modo: la scrittura è fra le poche cose che ci permette di andare avanti. I poeti, gli scrittori, gli artisti sono le persone che soffrono di più, perché sentono di più, ecco perché cantano, scrivono, creano cose così divine. Se dobbiamo soffrire così tanto -e qui pecco di superbia, inserendoci fra le fila di artisti che ci hanno preceduto-, almeno permetteteci di trovare un modo per continuare a vivere, non dico felicemente, ma a testa alta.

Per questo, grazie. Sembrerà strano, ma io ringrazio te. Scrivere, per me, per gli altri, non ha importanza. Ma scrivere è la mia medicina, come è stata e sarà per sempre la tua.
Un ultimo consiglio: fingi quanto vuoi, sii quel che vuoi, nega quanto ti pare, ama o fingi di amare chiunque tu voglia...ma fatti sempre quella domanda: "Di cosa ho veramente bisogno?". Ti aiuterà a definirti, a "rimettere ordine", per citarti.

Un saluto ed un augurio per tutto quello che verrà,
Mitrion -uno scrittore, anzi, un essere umano come te-