Recensioni per
Shuffled Jukebox 2.0
di Francine
Ho iniziato a stilare questo commento a Capodanno, in preda al mio moto periodico – a ritmo di rivoluzioni ricorrenti – di buone intenzioni e ottimismo, quello che in media dura cinque minuti, se va bene; e di fatti mi sono persa per strada sospinta dal quel “c’hai paura”, in chiusa. Ti ho raccontato della mia Odissea tra le risse – troppo poco violente, dannazione! – di grammatici ed italianisti di varia estrazione sull’ortografia del “ci” (e contingentemente del “che”) eliso. Mi ero ovviamente persa il punto di partenza della suddetta Odissea, perché ho la stessa memoria a breve termine di un pesce rosso ubriaco. XD La deriva, pur statisticamente rilevante, dei miei buoni propositi e delle nobili intenzioni è quasi ridotta ad un elemento di contorno di fronte al mio rimbambimento galoppante – anzi, rampante. |
Immortalia ne speres, monet annus et almum |
Lo so che potrei e dovrei dire tante cose: sugli incontri di fronte alle lapidi, i narcisi e il Kerameikos; sul Lutto, quello con la elle maiuscola, classico dei classici dalle nostre parti; e su quanto in mano a te sia centrato, quel Lutto, raccontato con semplicità ed efficacia, nella sua contrapposizione ai dettagli delle cose abituali della vita, come la busta dell'ouzerì di Stravos, inequivocabile. Lo so, lo so. Ma tutto quello cui riesco a pensare è che Milo abbia un cavatappi in tasca. E niente, a me un uomo organizzato e preparato all'evenienza, soprattutto se l'evenienza è sbevazzare e l'uomo è Milozzo bello bello col cavatappi in tasca, manda l'unico neurone in brodo di giuggiole. |
Io credo che pochi, pochissimi, quasi nessuno, in questo fandom, abbiano catturato il personaggio di Death Mask con la stessa arguzia, pregnanza e sottigliezza con cui sai trattarlo tu. Il problema è alla base, ché pochi personaggi sono stati tanto bistrattati dalla cialtroneria del Cialtronissimo quanto il povero Death Mask. Ma è notorio che in Saint Seiya le cose con apocalittici problemi alla base siano le più succulente su cui mettere la penna, soprattutto quando si tratta di una penna come la tua. |
Nel tentativo di accingermi un po' maldestramente a riprendere i mille fili che ho in sospeso – perché sarò anche una lettrice distratta, ma ho le smanie di completezza, quindi prima o poi arrivo, a passo di tartaruga, certo, ma alla fine della fiera il Piè veloce assaggerà la polvere comunque – mi sono resa conto di non essermi manifestata per questi lidi dall'Anno Domini 2017. E mi chiedo come sia possibile, ché a me sembra ieri, per rimanere in tema di percezione falsata dello spazio-tempo. Ma forse, quando lo spazio-tempo perde appunto di senso, possiamo concederci ad libitum un attimo a contemplare un cielo nero di velluto e la bellezza geometrica di un triangolo di stelle. E tra tutto il resto – bello, aggraziato, essenziale, come sempre – a me è quel triangolo di stelle che resta impresso negli occhi, o che forse mi risuona da qualche parte che qualcuno definirebbe anima. La magia della tua penna si estrinseca anche lì, nel farmi capire Esmeralda e, per un momento, nel farmi sentire con lei. |
La propria natura è un dono e una catena: ci consente di essere ciò che siamo, ma allo stesso tempo ci chiude nei confini dei nostri desideri, di ciò che siamo disposti a fare e non fare - ma in fondo consiste proprio in questo l'essere, no? |
Un dio comanda, un fedele obbedisce: così vuole la storia, no? |
Ciao! |
Non si può certamente biasimare Aiolia. |
Il passato è conosciuto. |
Sono entrata in Efp con un umore in down. Guardo le ultime storie postate e chi trovo? Francine! *_* |
Mi fa piacere leggere qualcosa di tuo, è da un po' che aspetto te lo confesso. Molto toccante questo brano, Milo avrebbe la pretesa di "confortare" Aiolia, o almeno di distoglierlo dai suoi pensieri, come se lui non stesse soffrendo per dipartita di Camus. Il bue dice cornuto all'asino. |
Il personaggio di Shura è uno di quelli che più mi comunica malinconia, all’interno dell’universo Saint Seiya (e dire che, di gente disgraziata, c’è n’è a bizzeffe). |
Questo capitolo contiene spunti che si riallacciano alle “riflessioni” da me sviluppate nella recensione al precedente, ampliandone lo spettro; qui, è la dimensione umana, quotidiana a prevalere sul rapporto Dea-cavalieri. La spontaneità con cui i ragazzi presentano quel ramo di Mimosa a Saori l’ho trovata simile a quella di cinque fratelli che omaggino la bella cugina un po’ altezzosa; e lei, di fonte alla semplicità disarmante di un simile gesto, non può che emozionarsi. In maniera discreta, senza scene madri, ma in un modo sufficiente a trasmettere loro la sua gratitudine. |
Il rapporto che c’è fra Seiya e Saori è tutto particolare: un Dio non dovrebbe fare favoritismi, ma nel caso di Pegasus a me sembra che si possa lecitamente parlare di “diletto fra i diletti di Atena”. Del resto, il mondo mitologico è pieno di figure simili e, in fondo, la dedizione di Seiya è così indiscutibile, inossidabile e inattaccabile che sarebbe difficile non ripagarla. Questo soprattutto perché Saori, oltre che Dea, è anche umana; e, secondo me, la sua componente mortale molto incide sul legame che ella, negli anni, ha instaurato coi suoi cavalieri, Pegasus in primis. |