Ciao Pixel, come promesso continuo spassionatamente nella lettura di questa storia, che sto apprezzando sempre di più per l'ottimo feeling tra lo stile e le ambientazioni di Genova: riesci perfettamente a farne emergere lo spirito.
Inizio subito dicendoti che ci sono riversi refusi e sviste nel testo: errori di battitura, puntini di sospensione (devono essere sempre tre), punteggiatura errata tra i dialoghi.
Questo però non è il tratto che mi interessa maggiormente in questa sede e non mi ci soffermo più di tanto. Ciò che mi ha catturato sono state alcune espressioni o battute che vorrei riportarti per complimentarmi con te:
- Vi sto dando gli occhi degli Austriaci perchè possiate accecarli, le loro orecchie a cui sussurrare informazioni ingannevoli e la loro bocca per cantare i loro segreti.
- Genova avvolta dal mantello nero della notte pareva una donna misteriosa, tanto inquieta quanto affascinante. Anche se mai, mai e poi mai quella città avrebbe potuto trasmettere inquietudine a Stefano. L'affetto e la devozione che provava il giovane verso la sua terra era molto più nobile che l'amore che certi uomini millantano di avere per le proprie donne.
Non era mai andato via da lì e non aveva intenzione di farlo, a differenza di tanti suoi coetanei che vedevano nel sogno di spostarsi verso altri mondi l'apice del loro desiderio di libertà. Dopotutto, Genova è sempre stata una città di marinai, una terra di mare, un paradosso. Forse per questo l'amava.
Un giorno, dopo essere riuscito a rendere la sua amata una città libera, allora forse sarebbe partito anche lui. Ma per ritornare, sempre.
Ho trovato la prima molto ben riuscita e poetica, sagace e perfettamente coerente con il personaggio vispo e sveglio di Isabella. A tal proposito voglio farti i complimenti per il bellissimo lavoro introspettivo che hai fatto con lei, così come avevi fatto nel capitolo precedente con il nostro Stefano. Isabella è una ragazza ribelle, forte, figlia di un marinaio cresciuta con la capacità di difendersi e il bisogno di dover badare a se stessa; è intelligente, forte, arguta, rappresenta la donna indipendente che non vuole sottostare agli uomini e desidera diventare parte attiva del movimento. E' vero però che ci sono molte cose che non mi convincono del tutto, forse perché la mia personalità è molto più affine ai modi di Riccardo. Anche lui e Lorenzo stanno prendendo forma: se il secondo è sensibile, pacato e di buon cuore, un vero gentiluomo, il primo è focoso, iracondo, impulsivo e diffidente, un po' rozzo a tratti. Entrambi li hai resi ben distinti e coerenti con la loro caratterizzazione, dall'inizio alla fine. Complimenti.
Per ritornare all'argomento Isabella, non escludo la truffa da parte di questa ragazza. Non è un pensiero che avevo all'inizio ma che si è fatto strada al momento dell'imboscata: una coincidenza che ha dell'incredibile e che mi ha messo in allerta, così come il fatto che ella avesse con sé un'arma.
A proposito dell'arma, credo che ci sia un buco nel comportamento di Stefano: la ragazza aveva affermato di non essere armata, e nel momento in cui Stefano le vede tirare fuori l'arma e sparare, beh, credo sia opportuno che le faccia notare la bugia detta e che si faccia alcune domande su di essa. Tutto qui, per il resto è perfetta la trama e la caratterizzazione del personaggio.
Riguardo la seconda citazione che ti ho riportato, devi sapere che anche io amo fare paragoni nei miei scritti con le città e le donne, inoltre ho una predilezione per il mare e i marinai, per il significato di libertà e infinito e viaggio che tale forza della natura mi trasmette, e cerco sempre di farlo trasparire nelle mie storie. Quindi, ritrovare un accenno affine ai mie gusti nella tua storia mi ha fatto spuntare gli occhi a cuoricino. Sono questi particolari metaforici che mi colpiscono sempre. E poi ho adorato il paradosso: la terra del mare. Mi ha ricordato una delle strofe delle canzoni de "La sirenetta 2 - Ritorno agli abissi", e mi ha fatto sorridere.
Posso dirti che ho trovato emblematica di Genova la descrizione che ne fai, così come ho trovato perfetto il senso che hai dato all'essere marinaio, un senso che si rispecchia anche nelle parole di Isabella quando dice che suo padre, per quanto amasse lei e sua madre e soffrisse nello starle lontano, non poteva fare a meno del mare. E anche questo - scusami, ti sto rompemdo - mi ha ricordato la canzone di Raf e Tozzi, che io adoro.
Infine molto bello il modo in cui Isabella umilia alla fine, e anche prima, il nostro protagonista, non solo facendogli vedere l'incoerenza tra il suo comportamento e le sue parole, nonché con gli ideali che si è prefissato di mantenere e propagare, ma anche il modo in cui gli fa notare che la modestia, per uno ambizioso come lui, non è proprio il caso di osteggiarlaXD
Bene, ti faccio ancora i complimenti e ci sentiamo al prossimo capitolo.
A presto! |