Recensioni per
Di vetri infranti e attimi rubati
di Mary Black

Questa storia ha ottenuto 143 recensioni.
Positive : 143
Neutre o critiche: 0


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Recensore Master
10/10/17, ore 16:40

Seconda classificata al contest Sfida alle 100 parole – IV edizione

Grammatica: 10/10
Perfetta!

Stile e lessico: 8/10
Partendo dallo stile, trovo che la tua storia abbia un ritmo molto particolare: accelera e decelera d’improvviso, con degli scossoni violenti che richiamano la violenza che i tuoi personaggi si riversano addosso l’un l’altro – capoversi brevi, dialoghi isolati, frasi sintatticamente più pretenziose, è un ritmo da montagne russe che hai saputo gestire bene, perché comunica con efficacia il significato e l’emozionalità stessi di ciò che stai raccontando.
La scelta di un punto di vista specifico, quello di Lily, fatta tramite la narrazione in seconda persona, non ha penalizzato lo svolgersi della vicenda né l’interfacciarsi dei due personaggi, stilisticamente quindi è una narrazione riuscita, perché non inficia la comunicazione, ma anzi dà quella dose di crudo distacco che consente al narratore di porsi a metà tra le emozioni dei personaggi e la curiosità dei lettori.
Alla narrazione in seconda persona hai associato il tempo passato, scelta molto indovinata: se avessi usato il presente non avresti potuto dare al ritmo quell’andamento da montagne russe, perché il presente attualizza e, volente o nolente, dà un ritmo più rapido allo svolgersi degli eventi – il passato, invece, è per natura cristallizzato, e il tuo alternare tra momenti passivi (imperfetto) e momenti attivi (passato remoto) ha ovviamente collaborato alla particolarità del ritmo.
Un altro elemento strutturale che caratterizza la raccolta è l’aumento progressivo del discorso diretto: dalla prima alla terza drabble aumentano le frasi dette dai personaggi, trovo che questo escamotage ti abbia permesso di svelare lentamente le caratterizzazioni e “le carte in tavola” – trovo che questo sia ancora un altro elemento collegato al ritmo della storia di cui ti parlavo. L’insieme è gestito molto bene, c’è coerenza e la progressione è calibrata in maniera tale da risucchiare il lettore in questo vortice che, ad un certo punto, incalza.
Ci sono solo due situazioni che a mio avviso presentano qualche piccola incertezza e sono il motivo per cui il punteggio in questa voce è 8/10 anziché il massimo:


ti sussurrò contro le labbra, con quel sorriso divertito ch’era così crudele, così Black, il suo retaggio e il suo terrore”: l’espressione in corsivo trovo che non sia coordinata al meglio con i segmenti precedenti. Probabilmente qui ha giocato un ruolo determinante il limite di cento parole, ma l’espressione appare sintatticamente slegata, manca un coordinante (una parola, un’espressione o un segno di punteggiatura più efficace della virgola, forse una lineetta avrebbe già reso più coeso il tutto). Il soggetto grammaticale sembra essere “sorriso”, e immagino che il senso dell’intero periodo sia che il sorriso di Sirius rimanda al suo essere un Black, quindi al suo retaggio e al suo terrore più grande (somigliare ai membri della propria famiglia), ma il concetto non è espresso al meglio, a mio avviso è infatti penalizzato dalla costruzione della frase.

Pensasti di fermarti, ma sapevi che lui non l’avrebbe permesso. Era stata la tua stupida vanità a spingerti tra le sue braccia, era stato il tuo unico difetto... e ora sarebbe stata la sua, di vanità, a impedirti di scappare via – nessuna chiudeva con Sirius Black, nessuno poteva spezzargli il cuore perché le statue di sale un’anima non l’hanno”: ho riflettuto a lungo se riportare questa situazione in “grammatica” o in questo parametro, ma considerata l’impostazione stilistica della tua storia ho reputato corretto parlartene qui. Tu infatti hai alternato imperfetto/trapassato prossimo e passato remoto per alternare i momenti attivi e quelli passivi. In questo caso specifico passi dall’uno all’altro nello stesso periodo, scelta non del tutto corretta, difatti a una prima lettura si può avere l’impressione che tu abbia fatto confusione con i tempi verbali. In coerenza alla struttura della storia, quel “Era stata” e l’intero periodo che ne segue va introdotto in un capoverso a parte, utile a creare il passaggio temporale da un piano all’altro della narrazione.

Proprio in virtù di questa alternanza che hai portato avanti, non reputo scorretto né inesatto il passato remoto in questo punto:

Ripetesti, soltanto per il gusto di ferirlo, di fargli del male”: ho interpretato come scelta specifica l’utilizzo del passato remoto per il verbo che regge il dialogo.

Per completezza ti riporto anche un’espressione che, a voler badare alla grammatica virtuale, potrebbe risultare inesatta, ma che in realtà non poteva essere scritta diversamente:

Non era l’ultima, l’ultima volta?”: il soggetto è “l’ultima volta”, la frase non marcata sarebbe infatti “l’ultima volta non era l’ultima?”. Ma è evidente che tu qui abbia riprodotto un gergo colloquiale e che abbia riprodotto con l’uso della punteggiatura la marcatura del parlato, che inserisce una spontanea cesura all’altezza della tua virgola – “non era l’ultima / l’ultima volta”. Quindi, ottimo lavoro!

Passando al lessico, non ho appunti da farti. L’ho trovato gestito molto bene e adatto di volta in volta alla narrazione indiretta e al discorso diretto. Diversamente dal tuo solito, il lessico in questo caso non appare particolarmente ricercato né pieno, è invece molto spontaneo e diretto, un mix adatto a una trama fatta di istinti e a uno stile dai ritmi altalenanti – non hai scelto una veste pomposa e pretenziosa per il registro linguistico, ma hai saputo comunque tenerti al di fuori del cerchio della banalità e al contempo hai saputo scegliere parole che comunicassero nell’immediato il senso di ciò che accade nella storia.
In conclusione, quindi, a parte quelle situazioni riportate, come sempre lo stile e il lessico non presentano sbavature e sono scelti con estrema attenzione.


Titolo: 5/5
Credo che il tuo titolo sia tra i più riusciti. È sicuramente presente nella storia, ne è anzi un elemento portante, un filo conduttore che si snoda lungo l’intera raccolta: dalla prima alla terza drabble. È poi un titolo molto intrigante: Come statue di sale incuriosisce, apre a più scenari. È inoltre un presagio di sventura, di conseguenza anticipa e prepara all’atmosfera che si respira lungo l’intera narrazione – dire di una persona che somiglia a una statua di sale, è noto, non è complimento, implica un fermo immagine, l’impatto con un evento inaspettato e spiacevole. Un elemento che ho poi trovato particolarmente interessante è il fatto che il testo etichetti come statua di sale sempre e solo Sirius, e non Lily che è il personaggio-punto di vista della narrazione; la cosa crea un effetto molto singolare, perché la tua Lily – che “accusa” Sirius di essere una statua di sale, illudendosi dunque di essere migliore di lui – si rivela forse la “statua” più riuscita: vittima della propria vanità, si ritrova, alla fine, a rivolgersi a Sirius fredda e apatica come una statua di sale e finalmente disposta ad accettare di essere indegna come lui (parafrasando il tuo “sono degna di te”) – ed è qui che il titolo risulta pienamente compiuto: il suo plurale acquisisce un senso e dà grande spessore alla storia. Perfetto, sul serio!

Utilizzo (e originalità) del prompt: 9/10
Vanità, forse uno dei prompt più complessi, perché tra i più banali. Hai ragione quando nelle note scrivi che è stato difficile trovare una chiave di lettura, perché Vanità è oggettivamente banale: un peccato, una caratteristica, un vizio – comunque lo rigiri, resta banale perché stra-abusato, soprattutto nelle narrazioni. La sfida consisteva proprio nel cucirgli un abito che fosse al tempo stesso su misura (quindi senza tradirne il significato) e originale, trovo che tu ci sia riuscita! La vanità su cui è costruita la tua storia non è fisica né mentale, è una vanità emotiva: i tuoi personaggi credono di saper gestire le emozioni, ed entrambi restano impigliati nella tela che loro stessi hanno tessuto con vanità e arroganza. Inoltre, sei riuscita a tramutare un concetto come “vanità” in un pretesto di lussuria, elemento non del tutto innovativo, ma neanche così scontato. Passando all’utilizzo vero e proprio, è indubbio che il prompt – ripreso anche testualmente – sia alla base della storia: ne condiziona sia lo svolgersi della trama che le caratterizzazioni dei personaggi. Il motivo per cui ho dovuto, mio malgrado, detrarre un punto è la compresenza di un altro concetto, che è così forte, presente e totalizzante da oscurare in alcuni punti il prompt scelto: parlo delle famose statue di sale. Se mi avessero chiesto di indovinare su quale prompt fosse stata costruirla la storia, sarei stata molto indecisa tra i due concetti. Per questo motivo ho dovuto assegnarti 9/10 anziché 10/10: è una penalità minima perché il lavoro fatto sul prompt è davvero ottimo, ma non posso ignorare che vi sia un altro elemento portante e che sia tanto invasivo da oscurare talvolta il prompt.

Caratterizzazione e IC dei personaggi: 10/10
Non era per niente facile, eppure ci sei riuscita! Come sai, sono molto critica sulle Sirius/Lily a causa dell’ingombrante presenza di James – è difficile rendere IC un Sirius Black che tradisce James intrattenendosi con Lily, ma tu hai aggirato l’ostacolo in maniera molto furba e a mio avviso molto coerente alla controparte cartacea.
Inizio proprio con Sirius, il mio preferito (in questa storia, ma un po’ in tutte!), che brancola nel buio della propria esistenza e delle proprie false illusioni, che appare un po’ indispettito dall’idea di dover dividere James con Lily e che per questo motivo tenta una meschina rivalsa su di lei: “La perfezione in natura non esiste”, lei è come tante altre anche se è riuscita a conquistare James. Nelle azioni di Sirius ho rintracciato il bisogno di rivendicare il primato, di marcare il territorio nel modo più sbagliato possibile: agisce d’istinto, non ragiona, non capisce che potrebbe ferire se stesso, lei e soprattutto James, tutto ciò che il tuo Sirius riesce a capire è che Lily deve sapere di essere una tra le tante, che forse James un giorno si stancherà di lei, che non sarà mai alla sua altezza, che James alla fine preferirà sempre intrattenersi con un proprio pari – Sirius. Hai messo in scena la parte peggiore del personaggio, la parte più Black, che gli si ritorce contro alla fine della storia, quando Lily, come una statua di sale, gli ricorda che sono entrambi peccatori, che hanno sbagliato alla stessa maniera, che essendo traditori sono degni l’uno dell’altra – e lì Sirius rivela le proprie fragilità, costretto a vedere un riflesso impietoso di se stesso. Una caratterizzazione ottima, molto profonda e molto IC.
Passando a Lily, l’ho trovata ben caratterizzata: ne hai caratterizzato una debolezza e ciò la rende umana. Ho trovato molto originale il fatto che tu abbia usato ciò che sappiamo di lei (“è perfetta”) per ribaltarlo al negativo: la Lily della tua storia è imperfetta, è una giovane donna vittima della vanità che cede alle lusinghe di un diavolo tentatore. Nonostante questo, però, nel finale Lily riacquista parte delle caratteristiche positive che la contraddistinguono, perché la sua ammissione di colpa non è altro che il coraggio di assumersi le conseguenze delle proprie azioni; forse non confesserà a James di averlo tradito, ma è lì a fare i conti con la propria coscienza, a prendere atto delle proprie debolezze, ad ammettere con lucida freddezza di non essere affatto perfetta. Non reputo OOC questa caratterizzazione perché sappiamo poco di Lily Evans ed è lecito supporre che non potesse essere perfetta – nessuno lo è – e la maniera in cui hai approfondito i suoi demoni è a mio avviso realistica e convincente.
Menzione a parte per James: lui non c’è, ma si sente. È nella sfida tra Sirius e Lily, nella gelosia irrazionale e immotivata di lui e nei rimorsi di lei. James è una presenza invadente, e mi spezza il cuore dire che lui c’è perché c’è Sirius che lo considera una parte di sé pur nel tradimento – un tradimento che comprende solo alla fine.

Totale: 42/45

Recensore Master
30/09/17, ore 19:52

Ciao Mary! Le Sirius/Lily non mi fanno impazzire, ma ero comunque curiosa di vedere cosa avresti ideato. Avevi una sola parola come prompt, una parola generica come "vanità", con cui è facile scadere nel banale, specie se associata a due personaggi descritti come molto attraenti. Credo che la sfida lanciata da Rosmary fosse proprio questa: scrivere qualcosa d'opposto a tutto questo, qualcosa degno d'essere letto e ricordato, e ci sei riuscita! Per prima cosa ho adorato la duplice importanza che hai dato alla vanità, perché riguarda sia Lily che Sirius. All'inizio, quasi fosse un espediente voluto, c'è quel secco e diretto "Eri perfetta.", che posiziona subito la visuale su Lily, poi a sorpresa si scopre che il legame centrale con la vanità ce l'ha Sirius. La mia parte preferita è quella che sta nel mezzo delle drabble, dove la vanità più superficiale di Lily si scontra con quella più terribile, più Black, di Sirius. Hai usato uno stile limpido, chiaro, che si lascia leggere senza veli: proprio come la vanità, che induce chi la possiede a mostrare e lasciarsi guardare, ma al tempo stesso l'effetto creato è quello di un contrasto, perché la vanità può anche indurre le persone a nascondere il loro io più profondo. E l'io più profondo di Lily è quella ragazza che sa di non essere perfetta, che non sopporta il dubitare di Sirius. Sirius, d'altro canto, riflette il prompt nella sua essenza più pura, a tutto tondo, perché è il desiderio di essere sempre scelto a discapito degli altri, d'essere sempre il migliore - anche del migliore amico - a fargli iniziare il suo gioco con Lily.
Lily pedina, Sirius burattinaio all'inizio, poi il contrario alla fine. Queste drabble giocano su un incontrarsi e uno scontrarsi continuo, tra la vanità e il senso di prevalsa. Ho adorato il modo in cui Lily, con poche parole taglienti, ha ribaltato la situazione tra lei e Sirius. E che dire di quel piccolo, minuscolo dettaglio della sigaretta? Io le odio inserite in questi contesti, lo sai, ma qui l'ho trovata un mezzo perfetto (sì, sono io che lo dicendo, ancora non ci credo)!  È come se Sirius, spegnendo quella sigaretta e toccando subito dopo Lily con tanto di frase di scherno, avesse metaforicamente spento e schiacciato Lily, la sua dignità. Sirius che rimanda al freddo perché ha gli occhi d'argento, perché è una statua di sale, perché ha una bellezza innaturale, viene associato a fuoco spento mentre è con Lily, Lily che invece rimanda al fuoco sia per aspetto che per indole. Io amo questi dettagli, magari involontari, che pero saltano subito all'occhio e che rendono un testo già curato ancor più interessante. Parlando sempre di dettagli - anche se questo per me non lo è poi tanto - il fatto che tutto inizi con "eri perfetta" e finisca con "fragili pezzi" intensifica ancor più quel senso di contrasto che riempie le drabble. Sirius, la statua di sale senza un'anima, si ritrova in mille pezzi per opera della sua stessa preda. Lily non sarà riuscita a spezzargli il cuore, ma ha comunque trovato un altro modo per farlo a pezzi. Bellissime, davvero bellissime.

Recensore Master
30/09/17, ore 18:53

Ciao Mary :D
Non sai quanto sono felice di aver letto una Sirius/Lily scritta da te **
Comincio dall'interpretazione che hai dato del prompt: è semplicemente duplice – e questo non me lo sarei aspettata per niente! Insomma, leggendo "vanità" viene naturale associarvi qualcuno di narcisista come Sirius, non avrei mai pensato a Lily come vanitosa, eppure sei riuscita a renderla piuttosto credibile persino in questa veste. Non è infatti la vanità comunemente intesa a spingere Lily tra le braccia di Sirius, è una vanità che invece la istiga a vedersi come perfetta e a non accettare opinioni contrarie e questo è senza dubbio per me un punto di originalità. La vanità di Sirius è ciò che invece la tiene avvinta a lui, un po' come se fossero due calamite: nessuna si può allontanare a meno che una cessi di attrarre l'altra – o vada in pezzi, come la vanità di Sirius.
Mi è piaciuto tantissimo anche il fatto che nessuno dei due sia innamorato dell'altro, che a farli finire insieme sia stata più che altro "voglia di vincere": proprio questo motivo che sta alal base del rapporto che hai mostrato, ha reso entrambi più cinici, più sprezzanti, in particolare nel dialogo dell'ultima drabble. In quest'ultima è Lily a ferire Siuris, mentre nella precedente è lui che la sbeffeggia, perché per Sirius tutto è un gioco.
Passando allo stile, le immagini che sei riuscita a creare sono a dir poco meravigliose: l'idea delle statue di sale è poetica e azzeccata e trovo che si sposi divinamente con la vanità che impregna tutte le drabble – come la vanità, anche le statue possono andare in pezzi.
In bocca al lupo per il Contest!
Un bacio

Recensore Veterano
30/09/17, ore 17:37


Tu, come Freya, non smetti mai di deludermi, né di stupirmi: le tue storie sono sempre una certezza! *_* E, poi, non vedevo l'ora di leggere una Sirius/Lily scritta da te (anche se vorrei tanto che tu ci scrivessi su almeno una Flashfic :D). Ne avevamo parlato e, in effetti, non avevi un prompt semplice. O, meglio, associato ai due sarebbe stato di semplice uso solamente se si fosse poi sfociati nel banale. Inutile dirti che ce l'hai decisamente fatta nel trasformare qualcosa che poteva essere prevedibile in qualcosa di magnifico, soprattutto considerando i limiti imposti dal contest per quanto riguarda il numero di parole da poter utilizzare! Il fulcro del prompt, la vanità, emerge in ogni dove, in ogni rigo di queste trecento parole... hai caratterizzato in maniera sublime entrambi, hai espresso la loro vanità in mille sfumature diverse, in ogni singolo gesto e dettaglio, sapendola intrecciare per bene anche con altri aspetti del loro carattere: c'è la vanità un po' superficiale di Lily, che si trasforma in determinazione quando si sente "minacciata"; c'è la vanità arrogante di Sirius, che si sente in diritto di dire quello che vuole e di fare quello che vuole, in qualunque contesto e con chiunque, senza pensare un secondo alle conseguenze, quella vanità che va a braccetto con la sicurezza di sè, la consapevolezza innata, magari anche senza cattiveria e secondi fini, di essere "seguiti" e di potersi ergere al di sopra degli altri. Sono due tipi di vanità che si incontrano, si intrecciano fra di loro, per poi arrivare a scontrarsi e a crollare entrambe sotto la consapevolezza di aver fatto qualcosa solo per il gusto di provare a se stessi di poterlo fare, senza poterne effettivamente trarre nessun beneficio. Sì, lo so, lo sproloquio psicologico non serviva, ma mi esalto sempre quando leggo qualcosa che riesca a farmi "partire la mente" in questo modo e che mi permetta di fare analisi così per cercare di carpire i motivi dietro le azioni dei personaggi. Vuol dire che l'autore ha fatto un lavoro magistrale, perché è riuscito a dare un input incisivo e a metterci tanto del suo in personaggi fondamentalmente immaginari, è riuscito a scandagliarli e a dire tanto su di loro, senza però dire tutto, lasciando un margine di spazio per permettere al lettore di trarre le sue riflessioni personali e restare comunque incantato dal resto.
Insomma, drabble splendide, personaggi sublimi (il mio preferito è Sirius, se non si fosse capito xD), stile come al solito magnifico (tutti quei "argento", "perfezione", "irresistibile", "vanità" mi hanno fatto pensare a una bellissima campana di cristallo scintillante alla quale, però, basterebbe pochissimo per frantumarsi in mille pezzi) e ho adorato tantissimo il titolo e il suo essere un po' un secondo filo conduttore per le drabble.
In bocca al lupo, cara!

Giulia