Personaggi:
Sirius
Black, Lily Evans in Potter
Note:
//
Contesto:
Prima
Guerra
Genere:
Introspettivo,
malinconico, triste
Rating:
Verde
NdA:
La storia si è classificata seconda al contest “Sfida
alle 100 parole - IV edizione”
indetto da RosmaryEFP.
La
sfida prevedeva che scrivessi tre drabble di 100 parole esatte l'una
ispirandomi a un prompt e a un pacchetto. Io ho scelto il pacchetto
15, Sirius/Lily, “vanità”.
Titolo:
“Come
statue di sale”
[100 parole]
Come statue di sale
Eri
perfetta. Lo diceva chiunque.
Le persone guardavano l’anello
che James t’aveva
messo al dito e v’adoravano
– ma
non proprio tutti.
C’era
qualcuno che sembrava non trovarti poi così
irresistibile.
“La
perfezione in natura non esiste, Lunastorta.”
L’aveva
detto, una volta. Non pareva riferirsi a te, ma il suo sguardo
irrisorio t’aveva
fatta sentire inerme.
Sirius aveva la bellezza innaturale d’una
statua di sale –
e i suoi occhi d’argento
sembravano urlare “la perfezione non esiste” ogni volta
che James t’accarezzava.
Sapevi
che non avresti dovuto accettare quella tacita sfida, ma Sirius non
sbagliava e tu perfetta non eri.
La
tua vanità non poteva sopportare che lui
dubitasse.
*
“È
l’ultima
volta, Sirius.”
Lui
spense la sigaretta e s’appropriò
dei tuoi fianchi –
il sollievo che
provasti
fu istantaneo.
“Non
era l’ultima, l’ultima volta?” ti sussurrò
contro le labbra, con quel sorriso divertito ch’era
così crudele, così
Black, il
suo retaggio e il suo terrore.
Pensasti di fermarti, ma sapevi che
lui non l’avrebbe
permesso. Era stata la tua stupida vanità a spingerti tra le
sue braccia, era stato il tuo unico difetto... e ora sarebbe stata la
sua, di vanità, a impedirti di scappare via –
nessuna chiudeva con Sirius Black, nessuno poteva spezzargli
il cuore perché le statue di sale un’anima
non l’hanno.
*
“Sai
perché abbiamo cominciato, Evans? Volevo capire se fossi degna
di lui.”
Sirius ti
osservava
con disprezzo, ritto sulla soglia di casa tua.
“E non lo
sei.”
“Infatti. Sono degna di te.”
Era la prima volta che vedevi Sirius restare senza parole –
i suoi occhi d’argento
erano increduli, il volto paralizzato in una smorfia
impossibile.
“Sono
degna di te.”
Ripetesti, soltanto per il gusto di ferirlo,
di fargli del male –
perché non era da tutti trasformare Sirius Black in una statua
di sale vivente.
“Va’
al diavolo, Evans.”
Sapevi che non te l’avrebbe
mai perdonato. Non quello,
non l’aver
infranto la sua vanità illusoria in mille, fragili pezzi.