Recensioni per
Accettazione
di hapworth

Questa storia ha ottenuto 3 recensioni.
Positive : 3
Neutre o critiche: 0


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Recensore Veterano
13/09/18, ore 18:10
Cap. 1:

[Valutazione del contest "Il contest di G" indetto sul forum di EFP]

Titolo: 
“Accettazione” è una parola importante, e usarla come titolo per una storia che parla di bambini è stata secondo me una scelta coraggiosa perché avrebbe potuto risultare anche troppo ingombrante col suo significato profondo. 
Invece l’ho trovata perfetta: l’accettazione è il vero cuore pulsante di questa storia, e il fatto che si capisca soltanto alla fine rende il titolo assolutamente perfetto. 



Caratterizzazione dei personaggi: 
Nonostante i personaggi della tua storia siano tutti bambini, e quindi ben diversi da quelli che conosciamo, li hai caratterizzati tutti davvero molto bene, appoggiandoti al poco che ci è stato concesso di vedere della loro infanzia per sviluppare delle personalità a tutto tondo. 


Todoroki è il protagonista assoluto ed è anche quello attraverso i cui occhi il lettore segue l’intera vicenda. 
Ho trovato molto verosimile la sua paura iniziale per il primo giorno di scuola, perché sappiamo – e lo ricordi anche tu nella storia – che suo padre gli ha sempre impedito di giocare con gli altri bambini, – per proteggere loro ufficialmente, ma probabilmente per non fargli “perdere tempo” e costringerlo ad allenarsi – quindi non ha nessuna idea di come ci si debba relazionare con i coetanei. 

Inoltre, alla paura per l’ignoto si aggiunge quella per suo padre: Endeavor pretende da suo figlio una disciplina ferrea e un carattere forte, e purtroppo trovo assolutamente verosimile che sia arrivato addirittura a picchiarlo per “educarlo” in tal senso. 


La madre di Todoroki invece è dipinta come una figura dolce e comprensiva, che lo consola quando piange e lo coccola per farlo calmare e infondergli coraggio. 
Una donna che ama alla follia il proprio bambino e vorrebbe proteggerlo da tutto e da tutti… ma non ci riesce. Non da suo marito. 


Anche da fuori della porta Todoroki sente un sacco di rumore, e non appena entra in classe eccolo di fronte a una scena che non aveva mai visto né immaginato, e qui ho trovato la sua reazione davvero IC: il Todoroki che abbiamo imparato a conoscere è un tipo timido e pacato che mal sopporta sia i prepotenti che gli esibizionisti… e in questo caso Bakugo è entrambe le cose, dal suo punto di vista. 

Senza contare che quel suo esaltare tanto le Unicità, quando Todoroki avrebbe volentieri fatto a meno della sua per poter giocare come tutti gli altri bambini e smettere di far spaventare la madre, glielo fa probabilmente rimanere subito antipatico a pelle. 


Mi è particolarmente piaciuto come hai saputo gestire proprio Bakugo, nonostante in questa fic sia un personaggio secondario: entra in scena prendendo in giro Midoriya perché è un “Deku inutile e senza Unicità”, ma perde subito interesse per lui non appena arriva un bambino nuovo con cui comincia a vantarsi della propria Unicità e, al contempo, sonda il terreno per scoprire se il nuovo arrivato potrebbe essere qualcuno “alla sua altezza”. Qualcuno con cui confrontarsi e, forse, da inserire nella sua cerchia di seguaci. 

Mi è piaciuto perché – anche se è un po’ triste da dire – per lui punzecchiare Midoriya è ormai tanto banale da essere quasi noioso, un qualcosa con cui ammazzare il tempo ma che non ha una reale attrattiva, e quindi ho trovato azzeccata la tua scelta di farlo desistere non appena ha trovato un’alternativa più intrigante. 


Tornando al protagonista, non dimentichiamoci che nella tua storia Todoroki è un bambino solo e impaurito, anche se cerca di non darlo a vedere, e in quel bambino isolato e preso in giro da tutti gli altri ha trovato uno spirito affine. 

Non solo, probabilmente, in maniera più o meno inconscia, ha anche pensato che dal momento che erano entrambi senza amici potevano essere l’uno l’amico dell’altro e farsi forza a vicenda. 


E ora veniamo a Izuku: è assolutamente naturale che si sia messo a piangere quando tutti gli altri lo prendevano in giro, soprattutto perché colpivano un tasto dolente… ma mi è piaciuto tantissimo che poi si sia preso la sua rivalsa. 

Magari potrebbe sembrare una cosa di poco conto, ma in quel suo ribadire che “sono ancora piccolo” ho visto sia la forza che nasconde dietro un’apparenza di fragilità, sia soprattutto la volontà di non arrendersi mai: sa che probabilmente gli altri hanno ragione, che lui non avrà mai un’Unicità, ma ammetterlo ad alta voce equivarrebbe ad arrendersi e Midoriya è un tipo che non si arrende mai. Neppure quando dovrebbe. 


Rivalsa spalleggiata proprio da Todoroki, che – come ci si aspetta da qualcuno con la sua spiccata intelligenza – usa a proprio vantaggio le informazioni che aveva ottenuto in un contesto completamente diverso, così da ribaltare la situazione e “salvare” Midoriya dai bulli come si conviene a un vero eroe

Molto tenera la scena di lui che si accuccia davanti a Midoriya e gli tende la manina per presentarsi, sorridendogli incoraggiante: è vero che Todoroki è una persona timida e introversa, ma è anche dolce e sensibile e non è difficile immaginare che da bambino – senza quel gravoso carico emotivo che gli è calato sulle spalle dopo l’incidente con sua madre – fosse disponibile ad avvicinarsi così a qualcuno, anche se appena conosciuto. 


Il modo spontaneo con cui Midoriya chiama il suo nuovo amico “Shou-chan” è davvero adorabile, oltre che coerente con il suo personaggio, e la postilla del “anche Kacchan si arrabbia quando lo chiamo così” è la cosiddetta ciliegina sulla torta per siglare una caratterizzazione assolutamente perfetta. 


Come perfetta – e adorabile – è la reazione di Todoroki, che arrossisce per la timidezza ma nonostante questo non si tira indietro, grato per l’opportunità di avere finalmente qualcuno che non lo temesse per via del suo aspetto, qualcuno che sapeva guardare al di là delle apparenze… qualcuno come un amico, come Izuku, capace di fargli capire con un unico abbraccio quanto possa essere bello sentirsi accettati. 



Stile e trama: 
Qualche appunto tecnico prima di passare alla valutazione vera e propria: 
- Ci sono svariati casi in cui non hai utilizzato correttamente la virgola per chiudere gli incisi, e questi errori intaccano la fluidità della lettura. Un esempio tra tutti: […] la sua mamma gli sorrideva dolcemente, gli accarezzava le guance, asciugandogli le lacrime e lo faceva sentire meglio […] --> “asciugandogli le lacrime” è una frase incisiva e quindi ci vuole la virgola dopo “lacrime”, oppure va tolta quella prima di “asciugandogli”. 
Se il problema è la presenza della “e” (anche se non tutti gli errori sono come questo), sappi che – a differenza di quanto insegnavano alcuni anni fa – non è sbagliato a prescindere inserire una virgola prima delle congiunzioni, perché ci sono alcuni casi in cui non solo la virgola è tollerata, ma addirittura obbligatoria. 
Per ulteriori chiarimenti ti rimando alla mia pagina giudice, dove ho stilato un prontuario per il corretto utilizzo della virgola. 
- Quando un discorso diretto è seguito da una frase indiretta con verba dicendi et declarandi, il discorso diretto non deve mai terminare con un punto fermo (e la reggente inizia per minuscola, ma questo già lo fai); invece segni come punto interrogativo o esclamativo o puntini di sospensione possono essere usati tranquillamente. 
- Quando cambia il soggetto di un discorso diretto è obbligatorio andare a capo, anche se le due parti di dialogo sono separate da una frase indiretta. 

Bene, e adesso cominciamo. 

Lo stile della tua storia è molto introspettivo, con pochissimi dialoghi e ancor meno descrizioni a intervallare una lunghissima immersione nei pensieri di Todoroki… eppure, nonostante questo, la lettura non è mai pesante: scorre fluida dall’inizio alla fine, con una sintassi semplice e ben curata e un linguaggio quotidiano che rimane sempre a un livello quasi basilare. 

E questo… questo l’ho apprezzato moltissimo. Dico davvero: hai raccontato qualcosa dal punto di vista di un bambino come Todoroki, e l’hai fatto con le stesse parole che potrebbe aver utilizzato un bambino, senza innalzare l’asticella verso una vetta che avrebbe reso il tutto forse più altisonante e magari più grammaticalmente appropriato, talvolta… ma sicuramente meno indicato per il motivo per cui era stato creato. 

Magari il mio ti sembrerà uno sproloquio senza senso, ma per riuscire ad immergermi fino in fondo in una storia con narratore selettivo io ho bisogno che questa utilizzi il modo di parlare e pensare del narratore stesso… e tu lo fai, e questo – sì, mi ripeto – mi è piaciuto moltissimo. 


La trama non è molto articolata di per sé, – e questo è quasi ovvio in una storia che punta moltissimo sull’introspezione – ma l’idea di raccontare proprio il primissimo giorno di scuola è davvero carina, e volente o nolente scatena fin da subito un effetto nostalgia che aleggia nell’aria fino alla fine, mescolandosi alle altre emozioni che suscita la storia. 


La prima parte della fic è un excursus su Todoroki, sulla sua paura e sul rapporto con i genitori; qui, porti alla luce con delicatezza una situazione familiare davvero poco felice – per utilizzare un eufemismo – e trovo adeguato il tuo sottolineare più volte che Todoroki si impone di essere forte per non far arrabbiare suo padre: quell’uomo ha condizionato la sua vita fin da piccolissimo, ed è ovvio che gran parte dei suoi comportamenti, soprattutto da bambino, fossero volti non tanto a renderlo orgoglioso – questo sarebbe anche una bella cosa – quanto a non voler scatenare la sua ira. 


Per quanto riguarda invece quello che potremmo definire “l’episodio scatenante”, diciamo che il fatto che Bakugo abbia sempre preso in giro Midoriya per il suo essere senza Unicità è stato rimarcato più volte nel canon, e l’ho trovato un espediente plausibile da utilizzare anche in questo contesto. 

Sì, magari non è il massimo dell’originalità, ma è comunque una scena di forte impatto che sicuramente comporta interessanti spunti di azione e riflessione, soprattutto in una storia prevalentemente introspettiva come la tua. 

Senza contare che abbiamo sempre visto tutto questo dal punto di vista di Midoriya o di Bakugo, vittima e carnefice, e osservare invece il tutto attraverso gli occhi di una terza persona, in questo caso Todoroki, è stato decisamente interessante.


Infine, arriviamo al vero fulcro di tutta la storia, il cuore pulsante che batte sotto al titolo e che arriva in punta di piedi, quasi nascosto nella nuvola di fumo alzata da quell’episodio di bullismo: l’incontro con Izuku. 

In realtà ho già detto quasi tutto nel punto di sopra, ma ci sono rimaste alcune questioni in sospeso. 

Una tra tutte: Aveva gli occhi davvero grandi e davvero verdi. --> La dolcezza di questa frase è qualcosa che non riesco a descrivere a parole. Quel “davvero” reiterato a così breve distanza rende perfettamente l’idea dell’innocente stupore tipico dei bambini, ed è un perfetto esempio di ciò che ti ho detto all’inizio, e che mi è piaciuto da morire. Insomma, ma quanti pizzicotti verrebbe voglia di dare a un baby!Shouto che pensa una cosa così adorabile? Quanti? 

Ok, sto delirando. Chiedo scusa. 

Tornando a noi, anche questo dialogo, come il precedente con Bakugo, è ben costruito e molto realistico: è facile immaginarsi dei bambini così piccoli parlare tra loro rivolgendosi esattamente le parole che hai scritto tu, e questo è sempre una cosa positiva per la storia perché favorisce non poco l’immedesimazione del lettore. 


Oh, e poi c’è il momento di stupore in cui Todoroki si rende conto che quello che Izuku chiama “Kacchan” è il bambino prepotente di prima, e davvero è una cosa impagabile: sembra che sia combattuto tra pensieri del tipo “quel tipo è troppo cattivo per avere un soprannome così carino” e “questo bambino ha qualche rotella fuori posto per dare un nomignolo del genere a qualcuno che lo tratta così male”… e la cosa mi ha fatto morire dal ridere, soprattutto perché rimarcata da “preso da un pensiero folle, realizzò: Kacchan era quel tizio.” 


Concludo dicendo che personalmente adoro i what if, e anche se mi rendo conto che una cosa del genere avrebbe a dir poco stravolto la trama di BNHA l’idea che quei due si siano incontrati da bambini mi intriga moltissimo: se fosse davvero successo sono sicurissima che avrebbero finito con lo stringere subito amicizia – forse proprio per il motivo che hai raccontato tu – e allora… chissà. Forse la vita di entrambi sarebbe stata più semplice, sapendo di poter contare l’uno sull’altro.



Gradimento personale: 
Forse si è già capito, ma la tua storia mi è piaciuta davvero molto: mi piace il personaggio di Todoroki e adoro il modo in cui l’hai reso nella tua storia. 
E poi c’è la scena finale, con quell’abbraccio spontaneo che mi ha fatto quasi piangere dalla tenerezza e che è il perfetto suggello della loro neonata amicizia. 



A presto!
rhys89

Nuovo recensore
25/10/17, ore 12:23
Cap. 1:

Le storie ambientate durante l'infanzia dei personaggi sono un mio debole e anche quando variano dal canon mi piacciono, sono adorabili, come adorabile è la tua storia!
Non ho idea del perché non volessi pubblicarla, ma l'ho apprezzata davvero molto: tutto è ben curato, i personaggi sono ben caratterizzati e c'è questo contrasto di angst e fluff che crea un equilibrio importante, evitando alla storia di essere eccessiva (e noiosa) o per il troppo fluff o per eccesso di dramma che già conosciamo all'interno della serie.
Todoroki non è il mio personaggio preferito, ma quando una scrittura sapiente sa andare oltre alla sua personalità lo apprezzo ed ho apprezzato questo Shouto che qui impara la bellezza degli abbracci e gli viene regalata la possibilità di un futuro meno duro. Non c'è troppa azione, non accade poi molto, il più è la parte introspettiva, ma è interessante, ricca di pensieri che rendono Shouto ben delineato e - per me - più amabile.

Recensore Master
23/10/17, ore 17:22
Cap. 1:

Ciao! ^^
Ho trovato questa one-shot adorabile, e mi dispiace che sia già finita (╥_╥)
Mi piace anche il modo in cui hai descritto i pensieri del piccolo Shouto, e ho trovato il suo comportamento in linea con il personaggio e per nulla ooc.
Un abbraccio,
Hiddlesthug ☆