Recensioni per
When you smile
di MissAdler

Questa storia ha ottenuto 47 recensioni.
Positive : 47
Neutre o critiche: 0


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Nuovo recensore
15/03/20, ore 16:58

Si parte con il sorriso di John in tutti i suoi dettagli più fini, per arrivare ad un epilogo delizioso. Questa storia ha riempito il vuoto lasciato dalla quarta stagione. Grazie per averla scritta

Recensore Master
20/10/19, ore 01:14

Che prima o poi dovessi approdare qui, lo sapevamo. Che oggi fosse il giorno giusto, me ne sono resa conto nel momento stesso in cui finalmente ti ho conosciuta di persona. E quindi eccomi qui.
Che dire... di cose da dire ce ne sono una marea.
Una delle cose che mi piace sempre tanto nel tuo raccontare John è la coesistenza in lui di sacro e profano, di delicatezza e violenza, di preghiera e imprecazione. Perchè lui è così, una contraddizione continua, o meglio: una coesistenza quasi armoniosa di opposti, una contraddizione cui solo Sherlock riesce a dare senso e significato. Tutto questo si realizza nella scena d'amore che ci mostri a scatti, esattamente nel modo in cui viene elaborata dalla mente di Sherlock.
Mi è piaciuto molto quel primo momento di osservazione silenziosa, poi seguito dal flashback di Sherlock che rivive nella sua mente il dono che si sono fatti l'uno dell'altro.
È tutto potentemente (e dolorosamente) intenso.
Questo dolore l'ho sentito tanto nello sguardo di Sherlock su John, nella nostalgia che ho provato a leggere di quel "ragazzo col bastone", nella commozione che mi ha stretto la gola a quel "salvarsi". John ha deciso finalmente di meritarsi di vivere, e questo grazie, tramite, solo con Sherlock. Quanta forza serve per accettare una cosa così grande?
Tanta, davvero tanta. Grande almeno quanto quella cosa che Sherlock non sa definire, ma è la stessa di cui John si spoglia lasciandosi finalmente andare con lui.
Un'altra cosa mi ha commosso: la ninnananna di John. Tante volte l'ho immaginato cantare, con la sua voce un po' nasale e sommessa, ma calma e rassicurante. E mi stringe il cuore tutte le volte, quindi son contenta di ritrovarlo anche qui.
Così come la scena in obitorio. C'è molto più di un John che prende Sherlock contro la parete di un loculo. C'è John che decide che può perdonarsi. C'è John che sbatte sì Sherlock contro la parete, ma non per fargli del male. Anzi per procurargli più piacere possibile nel minor tempo possibile. Il parallelismo tra le due scene è affascinante e potente. A maggior ragione se si pensa che John è andato abbastanza avanti da permettere a se stesso di agire così.
Fino a nominare Mary con serenità.
Fino a sorridere di gioia nel vedere Sherlock cullare Rosie sulle ginocchia.
Ne abbiamo parlato di quella scena... già sai. Ma aver notato che sì, è la stessa del primo capitolo, ora però più vera, più forte, realmente felice, è stato bellissimo.
Perchè poi è John a rivolgere lo stesso pensiero su Sherlock. Guardare chi ami come guardarsi allo specchio, giusto?
E la Bellezza, quella vera, è contagiosa.
Grazie per aver scritto questa fic.
Ti abbraccio forte
Izu

Recensore Master
29/09/19, ore 20:03

Ciao carissima.
Wow, e ripeto: wow. Sono un po' sconvolta da questo capitolo per tanti motivi. Uno è che mi conferma la sensazione che già avevo che la pensassimo in modo molto simile su John. Questo capitolo mi fa ritrovare gli stessi pensieri e riflessioni che mi hanno portata a scrivere Out of the sinking, e lo trovo pazzesco. Il riferimento a TLD, il senso di colpa, la necessità di perdono, la rabbia che si porta dentro. La frustrazione dovuta al fatto che Sherlock non gli abbia mai recriminato nulla.
E, al centro di tutto questo, Sherlock e John. Il loro continuo rincorrersi, salvare uno la vita dell'altro, forse ferendosi a vicenda nel mentre, ma incapaci di non orbitare uno intorno all'altro.
Anche questo mi sconvolge.
Loro sono destinati a collidere. Mi è piaciuto che sia stato John a provocare finalmente quella collisione, benchè fosse stato Sherlock ad arpionarlo alla parete.
Anche qui ho apprezzato molto come rafforzi il pov di Sherlock anche nei piccoli particolari, come quei tredici minuti impiegati da John per addormentarsi. Solo Sherlock avrebbe potuto contarli.
Così come conterebbe i cocci di John nel ricostruirlo.
Mi fai sentire così forte il loro dolore, la loro rabbia, il loro amore.
Non posso che ringraziarti, come sempre, e farti tanti tanti complimenti.
A presto, un abbraccio
Izu

Recensore Master
29/09/19, ore 00:18

Vedi? Te lo dicevo.
Questa lettura sarà un viaggio lungo il viale dei ricordi, della nostalgia, della contemplazione della bellezza.
Non mi riferisco solo a quella di John, che acceca Sherlock portandolo finalmente a comprendere la vera natura dei suoi sentimenti. È bello vederlo cedere alla tenerezza, ammettere di poter amare. Se lo merita, se lo meritano entrambi.
Però, ecco, la bellezza di cui parlo è una bellezza più universale che tu sai raccontare così bene. È nella scelta delle parole, del significato di cui le carichi, nelle immagini che evochi.
John è "silenzioso e caldo" come un campo di grano, e questa immagine è perfetta e bellissima.
Grazie, davvero, per quello che doni con la tua scrittura.
With love,
Izu

Recensore Master
25/09/19, ore 15:23

Eccomi qui! Era da tempo che questa storia stava nelle seguite, e non vedevo l'ora di avere un secondo di tempo per venire qui e recensirla.
Adesso quel tempo ce l'ho e sono felice.
Non ho commentato molto di tuo, ma io amo come scrivi. E un po' è dovuto al fatto che mi sembra di capire abbiamo un modo molto simile di "sentire" John. Per questo mi fa particolarmente piacere leggerne come lo scrivi tu, che hai uno stile stupendo.
Questa storia so che mi farà piangere. Già lo so perché sono commossa e con occhi lucidi fin da questo primo capitolo.
La stessa amarezza, malinconia che sfocia in tristezza, che Sherlock percepisce in John pervade queste righe e ti avvolge durante la lettura. Mi sento sempre molto coinvolta dalla tua scrittura.
Sento una nostalgia profonda al tuo nominare il John ragazzo, quello "col bastone incontrato al Barts". Perché mi manca molto quello che era, nonostante il John di ora non abbia nulla da invidiare, se non un peso meno oneroso sulle spalle, che si riflette nelle sue rughe più evidenti e negli occhi sempre più spenti.
Come mi dicevi, anche tu ti concentri sul post s4. Qui il fulcro è il bisogno di Sherlock di ripagare il valore che Mary ha dato alla sua vita, sacrificandosi per lui. E, di conseguenza, il senso di impotenza nel non riuscire ad aiutare John come vorrebbe.
Mi piace molto che il pov di Sherlock sia reso anche dai termini utilizzati. Come una telecamera, le prime righe del capitolo fanno uno zoom sul viso di John, descrivendolo con minuzia scientifica e termini quali "orbite oculari". Non so, mi rafforza la sensazione che sia proprio Sherlock a parlare, sebbene il narratore sia in terza persona.
Che dire, complimentissimi.
Cercherò di correre il prima possibile al secondo capitolo.
Intanto, un grande grazie a te per questa perla preziosa.
Un abbraccio,
Izu

Recensore Master
18/06/19, ore 21:07

Ciao carissima MissAdler! ^^

Eccomi di nuovo a godere di questa bella lettura, complice anche una serata estive piacevolmente mite. Il tema del sorriso torna ancora in questo capitolo, ma stavolta non rimane un evento breve e isolato e sembra che il divario post quarta stagione sia stato completamente risolto. L’unione tra Sherlock e Watson – questa cosa mi è piaciuta proprio tanto – non passa attraverso qualcosa di eccezionale, ma nella risoluzione di un caso e nella scelta di un nome per l’articolo di un blog. Watson rimane enigmatico. Ne cogliamo ogni ruga d’espressione o aspetto, lo osserviamo con la stessa lente d’ingrandimento che fa parte dell’abbigliamento tradizionale dell’investigatore, ma in fondo rimane come una sfinge sia per noi che per Sherlock, la cui ammirazione nei confronti dell’amico amato potrei definire senza ombra di dubbio come vibrante. Sherlock interpreta ogni cosa di John, eppure egli rimane altro, lontano, distante.

Sì, perché conosci la natura umana e la sai declinare anche a questi due personaggi, senza forzar loro la mano, ma anzi, riconoscendo il difficile meccanismo introspettivo che fa parte della natura di Holmes e che lo costringe a sezionare non solo ogni movimento muscolare di Watson e a connettere i dati, ma anche ad ammettere un qualcosa che non è decifrabile né classificabile come l’amore e che potremmo definire come l’esatto opposto della razionalità.

Il sorriso di Watson è l’elemento cardine cui ruota il capitolo, ma in verità l’argomento è l’amore e l’attesa e la comprensione e la difficoltà di comunicare con il partner o – come in questo caso – con quello che è stato nostro partner e che ci coinvolge molto più di quanto credevamo possibile. A far da sfondo a tutto, gli apprezzatissimi richiami alle origini, al Watson dei primi episodi. Passato, presente e futuro in questo modo si riconnettono alla perfezione. Mi lasci sempre senza parole per l’intensità dei sentimenti che risiedono nelle tue storie. Una passione che non è mai esibita o gridata ma che proprio in virtù del suo essere rinchiusa spesso in una dimensione introspettiva quando esplode lo fa con molta più forza. <3
Veramente bellissima, come sempre del resto!
Un caro saluto e al prossimo capitolo, mia cara!
Shilyss
(Recensione modificata il 18/06/2019 - 09:08 pm)

Recensore Master
13/06/19, ore 19:34

Carissima missAdler, <3

PERDONO se ti recensisco solamente oggi <3, ma credevo di avere più tempo sabato e sono tornata solamente oggi da un breve, ma denso, viaggio nel nord intrapreso in questi ameni giorni. E ora sono qui a leggerti e recensirti, ancora un po’ stravolta, ma vigile e presente, e soprattutto ad apprezzare di nuovo la tua capacità di raccontare l’innamoramento e la struggente dolcezza che lo contraddistingue. È vero, amiamo delle persone che ci sono accanto anche i nervosismi, le idiosincrasie, le contraddizioni. Amiamo tutto, di loro, e a volte l’amore è qualcosa di doloroso. Il tuo Sherlock ha come sempre tutte le caratteristiche del personaggio che lo definiscono come IC, ma quello che ho apprezzato maggiormente è che ha un modo di soffrire e di guardare Watson virile e maturo. È un’analisi attenta, la sua, oserei dire quasi chirurgica e microscopica, che si sofferma intensamente sui dettagli, come il conto dei muscoli che Watson muove sorridendo o increspando le labbra, ma è anche un’analisi che procede nel tempo, che rivede e paragona il John soldato che fingeva inconsapevolmente di zoppicare con l’uomo spezzato di oggi.

Ecco un’altra cosa che ho apprezzato. Non c’è una negazione di Mary e della sua importanza, ma una lettura profonda della sua morte e di quello che ha significato per John, che comunque l’ha amata al punto da sposarla e da farne la madre dei propri figli nonostante l’intensissimo rapporto con Sherlock, non ancora pronto per evolversi in altro e qui ripreso nonostante tutto lo strazio della quarta serie non senza dolore e difficoltà. E l’amore di Sherlock è totale senza essere però banale o malato o eccessivo o fuori dalla realtà. È, invece, una presa di coscienza amara e matura anche nell'accettazione di non poter fare nulla, così evidente nel pezzo del brano dove Sherlock amaramente constata che Watson per quel giorno non sorriderà mai più. Alla sua descrizione accorata e accurata si lega anche altro: una normalità che è solo la maschera di una passione bruciante che, come sappiamo, connette due anime canonicamente affini e complementari, così come complementari sono le anime divise del Simposio di Platone – che ci posso fare se mi fai sempre fare riferimenti classici?? XD. –

Il fatto di subire il dolore in silenzio è un’accettazione totale di un presente problematico, ma anche della stessa natura di Watson, che è un personaggio più complesso di quanto non sembri di primo acchito. Generalmente è il brillante Holmes a catturare lo sguardo del lettore/spettatore perché è colui che, grazie al suo genio, risolve in pochissimo tempo e con grande arguzia ogni tipo di caso, anche il suo complesso. Vedere il brillante protagonista che guarda alla sua spalla con questa devozione, con questo amore, con questa infinita dolcezza e questa compassione nel senso latino del termine è stata un’esperienza come sempre intensa. Con grande semplicità e senza arzigogoli mi hai dato una lettura profonda e attenta dell’amore e di quello che decidiamo anche di subire, sempre per amore.

Un caro saluto e a presto (nonché ancora scuse infinite),
Shilyss

Recensore Master
17/03/19, ore 23:19

E così, peccato davvero, si conclude questa tua preziosa storia.
Ciò che hai raccontato si può rappresentare come un difficile e sofferto cammino dal buio alla luce.
Infatti, nel primo capitolo dominano l’impossibilità di trovare un motivo per non morire soffocati dalla rabbia, soprattutto verso se stessi, e mi riferisco a John, e l’impotenza dolorosa di fronte ad un dramma umano tanto grande, e qui m’immagino perfettamente Sh che segue costantemente, con il suo sguardo acuto ed indagatore, anche i più impercettibili cambiamenti sul volto del suo ex “conduttore di luce”.
Via via, attraverso un’ afosa giornata di luglio ed una tempesta di emozioni, di sensi di colpa che esplodono improvvisamente e l’urlo straziante di un sentimento che è alla ricerca drammatica della possibilità di vivere, siamo veramente arrivati all’abbagliante luminosità diffusa da un amore che è riuscito a trovare la strada per uscire e per gridare la propria esistenza.
L’immagine iniziale di John che dorme e sta sognando, è aria nuova per Sh che ritrova un’energia che non aveva mai avuto prima perché, ora, è consapevole che le nubi siano passate e non c’è alcun dubbio, Watson è lì con lui e per lui.
Infatti predominano i vocaboli positivi, come ad esempio “russare sommesso”, “petto rilassato”, “labbra leggermente dischiuse”…
Attraverso queste parole, hai saputo trasmetterci il senso di pace, di tranquillità, di approdo in un porto sicuro che ha portato la vita nel cuore di Holmes. Ed è attraverso il tornare dolcissimo, nella sua mente, delle emozioni e sensazioni da poco provate con John, che entriamo nella parte tendente al rating rosso del capitolo.
Ti voglio lasciare un’osservazione a proposito di ciò.
Hai descritto il loro trovarsi ed il loro esprimersi reciprocamente la totalità del legame, che scorre inscindibile anche attraverso la comunicazione di gesti e di comportamenti che dimostrano cosa siano l’uno per l’altro, in una maniera davvero lontana da volgarità o facili eccessi banali e poco significativi.
Infatti, nel tuo racconto, che non scade mai nella grossolanità, s’intrecciano le diversità che li rendono unici e complementari: l’essere impetuoso ed il vigore travolgente di John che, prepotentemente, entra e fa sua la silenziosa, ma testarda e meravigliosa, devozione che Sh ha per lui, forse già da quel primo incontro al Barts. Ed è tutto da te descritto con sguardo delicato e rispettoso di quella che dev’essere la naturale riservatezza dedicata all’essere coppia completamente.
Perciò le luci soffuse del tuo modo di raccontare del loro essersi fusi l’uno con l’altro, mi sono giunte gradevoli e davvero efficaci per non precipitare in una rappresentazione di pessimo gusto.
In questo capitolo, poi, introduci la tenera presenza di Rosie che corona, con “i suoi boccoli dorati”, la salvezza di John e, ovviamente, quella di Sh.
Desidero evidenziare una frase, fra molte altre pure meritevoli di essere menzionate, perché mi ha trasmesso un sapore d’originalità e di particolare efficacia narrativa. Cioè parla d’amore in un modo nuovo, non sentito o letto, qui nel fandom, troppe volte: “…Magnifico mentre trascinava la sua vita in salvo e te sul pavimento…”.
Ti ringrazio per averci lasciato questa storia bellissima.
P.S. “…spero non ne sia uscito un pastrocchio…”: se definisci in tal modo la tua storia, che è veramente ben riuscita e coinvolgente nella sua delicata e preziosa credibilità, allora figuriamoci cosa tiri fuori a proposito di belle ff…Non fustigarti troppo: sei proprio brava.

Recensore Master
17/03/19, ore 01:30

Effettivamente posso capire bene le difficoltà cui accenni nelle Note finali, perché, anche la semplice lettura di questo splendido capitolo, forse il più bello fino ad ora, non lascia indifferenti, perché, attraverso la tua descrizione del dolore di John e del suo disorientamento nelle ombre del passato, veniamo toccati anche noi nelle corde più nascoste della nostra sensibilità e di ciò che hanno lasciato le esperienze della vita.
Ma questo non è strano o fuori luogo perché un buon libro, un particolare testo poetico o, più concretamente, una ff come questa, rivelano la loro validità e la loro qualità quando riescono a farci sentire come nostre le emozioni che, all’apparenza, non ci appartengono in quanto espresse da un personaggio che vive solo nella finzione.
Mi spiego meglio: hai descritto in maniera così coinvolgente e credibile il dolore e la disperata, inconsapevole richiesta d’aiuto di John che l’abbiamo fatta nostra.
Parlo, ovviamente, per me, ma è molto difficile non restare scossi di fronte alle tue preziose parole che lo ritraggono mentre, improvvisamente, grida, si slancia con violenza verso l’ammutolito Sh che, per un tragico riflesso condizionato, cerca la salvezza ritraendosi di colpo contro il muro e coprendosi in un istintivo gesto di difesa, il volto.
Così abbiamo rivissuto con lui il tragico momento del massacro all’obitorio, visto in TLD, in cui tutto lo splendore ed il fascino inimitabile del consulting, venivano travolti ed oltraggiati dalla furia cieca di quel John così inguardabile nella sua rabbia.
Ci hai davvero trasmesso quel dolore, quella cecità, quella rinuncia ad un’umanità più accogliente e generosa. Non è che nella vita si ripetano spesso scene del genere, ma sono sicura che tutti abbiamo provato l’offesa, la rabbia, l’aggressione, anche solo verbale, ma tagliente e pericolosa, e abbiamo dei comportamenti in cui a volte, passato l’attimo, non ci riconosciamo.
Siamo tutti un po’ John ed un po’ Sh, ed è per questo tuo raccontare di cose umane e verosimili, con uno stile che scaturisce direttamente dal cuore per la sua immediatezza, che la tua ff è davvero particolare e va dritta nell’animo di chi legge.
Ritrai, nella loro variabilità fugace, i gesti e le espressioni di John che lo definiscono in tutto il suo tormento, fino a culminare in quel suo inginocchiarsi sul pavimento, finalmente consapevole di ciò che ha fatto, e quel lasciarsi travolgere dai singhiozzi.
Intensa e profondamente IC il tuo mettere in risalto il continuo, affannoso registrare la realtà circostante che fa lo sguardo di Sh, che riconosce ogni particolare del suo pianto, della sua rabbia e sa leggere nei suoi pensieri, tanto è l’amore che prova per lui.
È anche la formidabile qualità della sua intelligenza che, ora, si è messa, umilmente, al servizio del suo cuore.
E, secondo me, è proprio il suo cuore ad animare il gesto improvviso ed inatteso con cui egli pone fine al disorientato livore di John: infatti gli fai sferrare un pugno che pone fine all’impietoso elenco, di conseguenze possibili e probabili del terribile stato d’animo del medico, che la sua mente di raffinato consulting gli fa scorrere davanti agli occhi (“…stanza che prenderà in affitto…ecc…”).
In questo modo fai emergere, statuaria, la figura di Holmes che, ora, dopo anni d’attesa e di silenzio, ha la situazione sotto controllo, vede con chiarezza la strada da percorrere per ritrovare il suo John.
Molto intensa la scena relativa a tutto ciò, che tu rappresenti con lucida precisione, non facendoti sfuggire nemmeno il moto fugace di un sopracciglio che si alza a suggellare la forza ritrovata per salvare qualcosa di vitale come la presenza di Watson, del magnifico “conduttore di luce”.
Indimenticabile l’ultima immagine, in cui la luce della vita e della speranza ritorna negli occhi di chi si era perduto su strade oscure e lontane.
Un pezzo, questo capitolo, veramente notevole.

Recensore Master
16/03/19, ore 15:24

"...cappa di piombo...aria greve...papaveri avvizziti...sole rovente ed impietoso...": questo capitolo inizia con il tuo rendere concreta l'atmosfera soffocante del capitolo precedente. Infatti trasmetti, ben tangibili, le sensazioni di oppressione, aridità, morte di ogni speranza, che hanno caratterizzato il pezzo precedente.

Il proseguire con l'uso della seconda persona singolare, nella narrazione, ci permette ancora di sentirci proprio dentro l'animo di Sh, cristallizzato nell'attesa di un qualcosa che, forse, non verrà mai.
Sì, perché il primo capitolo ci ha lasciato il sapore malinconico della fine di un'era, della morte di ogni possibilità di risveglio di desideri sempre sopiti da mille paure e di proiezione verso un futuro positivo.

Tu ti rivolgi a Sh ma sentiamo perennemente che incombe, cupa, l'incapacità di John di chiudere, finalmente, i conti con il passato e di definire un percorso di vita diverso dal lasciarsi condurre solo da una desolante forza d'inerzia.

Racconti di una giornata che porta una novità per Sh e cioè il vedersi affiancato da Watson nella risoluzione di un caso.
E com'è rivelatore quel suo accettare un caso "da sei" per cercare di smuovere il suo "coinquilino" e scuoterlo dal suo trascinarsi quasi abulicamente nella routine quotidiana…
Pensando allo Sh dei tempi mitici del 221b delle prime due Stagioni, comprendiamo come qui lui dimostri veramente quanto grande sia il suo sentimento per John, dimostrandosi disposto a "volare basso" con la sua formidabile intelligenza. Ma l'ha fatto per lui ed il vederlo accanto a sè, sul luogo del crimine, impegnato nell'osservazione minuziosa del cadavere, costituisce un motivo di gioia.

Ed in quello spettacolo di desolazione e di morte, Sh sente che John è davvero tutto ciò che si possa desiderare, perché l'energia della sua presenza gli trasmette la corrente vitale dell'eccitazione.
Paradossale, certo, di fronte ad un corpo putrefatto, ma è lo scenario adeguato al consulting che sente, concretamente, quello che è l'importanza del medico per lui, proprio su un luogo del suo lavoro. E qui cade, sconfitta dall'attrazione per John, quell'affermazione che lui fa in ASIP sulla sua scelta di vita che si basa sul "matrimonio" con la sua professione.

Non è più così, infatti, perché rappresenti uno Sh che si accorge, nell'atteggiamento di attesa che i presenti esprimono nei suoi confronti, di non essere concentrato sul caso, ma affascinato dai gesti lucidi e professionali di John ("...nell'attesa di essere illuminati...").
Poi si è, come Sh, travolti da ciò che aspettavamo con ansia e cioè il sorriso di John, un segno del suo desiderio di rinascere e di andare oltre i fantasmi cupi del passato.
John sorride davvero, facendo dilagare nel cuore del consulting tutto il calore della speranza e del sollievo.
Sembra proprio tornato il suo blogger e, per accoglierlo, Sh fa l’unica cosa giusta: criticando acidamente la scelta del titolo per la pubblicazione sul blog delle notizie relative al caso appena risolto, si ripresenta con la sua “vecchia” maschera d’arroganza e di odiosa superiorità (“…È un titolo orrendo…”).
Ed è proprio la strada di casa quella che si riapre davanti al cuore di Holmes.
Bravissima.

Recensore Master
15/03/19, ore 00:56

Arrivo finalmente anch’io a lasciare qualche osservazione a questa tua storia che, da troppo tempo, ma purtroppo non è l’unica, occhieggia da mesi tra quelle da recensire e mi accorgo che sono preceduta da molti interventi di altri lettori. Questo mi fa piacere perché le ff che meritano dovrebbero avere sempre un riscontro del gradimento che trovano nel fandom.
Le tue Note introduttive, che collocano i fatti nel post quarta Stagione, già mi preparano ad un’atmosfera impegnativa.
Infatti sono sicura che, alla maggioranza dei cultori della Johnlock, in cui mi colloco, sono rimaste ancora negli occhi le terribili immagini di un John cambiato e reso più aspro rispetto a quello che esprimeva, con la sua vitalità, il meglio del clima goliardico del 221b, ai tempi d’oro delle prime due Serie. Inoltre difficile dimenticare quello Sh così dimesso e sconfitto, rannicchiato disperatamente, pieno di lividi, sul pavimento dell’obitorio in TLD, dopo il pestaggio subito ad opera del suo ex conduttore di luce.
Ma l’invito ad “entrare” nelle vicende è facilmente da accogliere perché all’ingresso, se così si può dire, poni i versi immortali di Neruda.
La scelta che hai fatto è sorprendentemente coerente con il contenuto di questo primo capitolo perché, in essi, è quasi automatico leggervi la disperata devozione con cui Sh vive della presenza di John di cui è, chiaramente, innamorato da sempre.
La strategia stilistica che adoperi per raccontare è una delle più delicate da “maneggiare” perché usi la seconda persona singolare ed è facile scadere in una pseudo lettera zeppa di banalità.
Tu, invece, riesci a farci vedere John con gli occhi di Sh, con tutta la forza di quel sentimento che ha attraversato, cocciuto ed inestinguibile, le più terribili tempeste ed il trascorrere inesorabile del tempo.
È una quotidianità che appare connotata da un consueto svolgersi di riti usuali, come il guardare la tv, ma è solo apparenza.
Infatti scorre un fiume di dolore tra i due di Baker Street e si ha la triste sensazione che nulla potrà mai permetterne l’attraversamento per arrivare alla meta di un essere, finalmente, in due, davvero.
Ci rendi partecipi dello strazio di Sh che, purtroppo per lui, conosce “ogni microespressione di quel volto” e, quella che vede, è la rappresentazione replicata, ormai giorno per giorno, di un dolore straziante e profondo, di fronte al quale si sente del tutto impotente.
Impotente e tormentato dai complessi di colpa per non aver capito che, il tenere fuori Watson dal piano per eliminare la rete criminale di Moriarty, come abbiamo visto in TRF, gli ha sì salvato la vita ma ha spento qualcosa che era davvero vivo e profondo, permettendo al destino di intrecciare, tragicamente, le loro strade con quella di Mary (il mio incubo).
Attraverso le tue parole, sai esprimere una tenerezza ed uno sconfinato affetto che trasformano, quello che era uno splendido consulting, in un uomo disperato che non riesce a superare il confine con il possibile. Rimane, Sh, in una dimensione inespressa, di attesa e di dolore per non aver la forza ed il coraggio di osare quello che potrebbe dare una svolta alla sua vita, ormai arenata nelle deduzioni di ciò che significa uno sguardo, un sorriso spento, un sospiro denso di parole non dette.
Bellissimo, veramente, il ritratto di quel John così diverso, ormai invecchiato e stanco, la cui luce si sta spegnendo inesorabilmente.
Complimenti.

Recensore Master
12/03/19, ore 23:52

Ciao cara, eccomi qui per lo scambio! :)

Aspettavo con un po’ di timore questo capitolo perchè, essendo il penultimo, mi aspettavo un picco di drammaticità ed Angst e…beh, non sono stata delusa. Alla fine mi hai anche dato una grande gioia, ma diciamo che l’inizio è stato decisamente doloroso.

Lo stile continua ad essere molto diretto ed io continuo ad adorare ogni singola parola che usi. É tutto evocativo a livelli quasi cinematografici, nella sua semplicità: con poche parole dipingi scene più che credibili, precise, e si ha modo di immergersi nei pensieri di Sherlock, in quella narrazione che ci guida attraverso i suoi sentimenti e quello che vive con John. I termini che utilizzi sono perfetti per il POV di Sherlock, sono tutti vocaboli scelti con cura e le frasi le leggo come una voce nella mente del personaggi, ogni scena mi fa figurare senza sforzo Benedict e Martin. 
Quando una fanfic diventa, nella mia testa, praticamente una puntata extra della serie con voci, personaggi e tutto quanto, per me vuol dire che è scritta estremamente bene e che l’autrice ha fatto un lavoro eccelso. Quindi davvero, complimenti.
Ormai te li faccio ogni volta, non mi sopporterai più LOL


L’IC di Sherlock rimane costante dall’inizio alla fine: inizialmente è sicuramente molto più preciso (lui con il violino, a suonare perché Rosie si addormenti fra le braccia di John, il fatto che anche lui abbia preso sonno precisamente dopo tredici minuti), tutto ha urlato “Sherlock” dall’inizio alla fine. Anche la freddezza con cui, poi, dice a John che quella scazzottata in obitorio gliel’ha lasciata fare (e non fatico ad immaginare la scena)…questo è lo Sherlock che mi piace, quello che rimane lucido e che nonostante tutto riesce a pronunciare quelle parole che sono una secchiata d’acqua gelida su John. Sherlock, l’ho detto e lo dirò sempre, è un personaggio complesso: qui, tra le “onde” scostanti delle sue emozioni, che vanno dall’interesse amoroso ad un moto di paura spontaneo, fino al confronto verbale e, finalmente, al momento tanto atteso, l’hai mantenuto IC sempre. Ho amato tantissimo questa presa sul personaggio.

John è leggermente più difficile da gestire perché è preda delle proprie emozioni, ma anche qui credo che tu abbia fatto un lavoro superlativo. Dopo due capitoli in cui si andava gradualmente migliorando, in cui la figura di John sembrava “uscire” momentaneamente dal trauma che ha vissuto e dal lutto, tutto ritorna indietro alla disperazione in questo capitolo.
 ”John non sorride perché è felice. John sorride perché gli piace giocare con la morte.” è uno dei back-to-reality più difficili e onesti che Sherlock potesse mai avere: lui ama quel sorriso, ormai è chiaro, ma deve far molto, molto male rendersi conto che non deriva da un miglioramento, da gioia o felicità, ma da un desiderio quasi masochistico. Ed è qualcosa di irrazionale, qualcosa che Sherlock non comprende al 100%, ma questo non gli impedisce di continuare ad ammirare la bellezza di John anche nella disperazione. Il tuo John è, al pari di Sherlock, molto IC: fragile e scosso, vittima delle proprie paure e di tutto ciò che ha vissuto, ma allo stesso tempo orgoglioso e dignitoso. Il suo pianto è “nascosto”, ma ho amato come sia sufficiente perché Sherlock lo abbracci con estrema delicatezza, con la paura di romperlo in qualche modo: credo che tutti prima o poi ci siamo trovati in una situazione del genere con qualcuno che avevamo paura di ‘rompere’, anche se probabilmente in un contesto più contenuto, e credo che tu abbia reso benissimo la sensazione, l’esitazione di quel momento.

La dolcezza di quel gesto è lancinante, così come è terribile psicologicamente la discussione a seguire. Finalmente John ammette il proprio (assurdo, ma non posso biasimarlo) senso di colpa, ammette la rabbia provata in passato nei confronti di Mary (legittima) e la paura di essere un mostro. Ne esce davvero tutto lo schifo per se stesso e la frustrazione che John aveva imbottigliato, finché BAM. 

A quel: “E ora lo sai, Holmes. ” potrei o non potrei aver gridato. Scratch that, ho decisamente urlato.

Era dall’inizio che Sherlock voleva baciare John, e finalmente c’è riuscito. É un bacio decisamente messy, doloroso quasi, sa di salato, ma è bellissimo ed è ancora più bello che ne seguano tanti, tanti altri con una smania che finalmente rende gli occhi di John più limpide (e ho il sospetto che questo sì lo aiuterà a lasciar andare e far pace con il passato) <3


Io sono un budino di feels, John è bellissimo, Sherlock è felice e tutto va bene. Non vedo l’ora di leggere la conclusione, anche se ho un po' di paura perchè il dramma e il pianto sono sempre dietro l'angolo con loro due, ed in più sono tristissima che questa storia sia già quasi al termine 
Quindi grazie, grazie per la bellissima lettura e per questa doccia di angst fortunatamente con un finale felice (adoro le escalation di questo tipo, e questa è flawless) <3 

Al prossimo capitolo, non vedo l'ora!
(É l'ultimo piango fiumi di lacrime)

Ellie

Recensore Veterano
12/03/19, ore 01:21

Eccomi, è bella questa storia, c'è una buona dose di dolore e poi c'è una rinascita,c'è amore.
Amo molto Sherlock in questa storia, amo vedere come prende consapevolezza sempre più prepotentemente di ogni sentimento che prova verso John, di quanto gli manchi non vederlo sorridere e di quante cose ama del suo dottore. Capisco John, i suoi pensieri, i suoi turbamenti, il suo non sentirsi mai abbastanza, il suo sentirsi nulla e voler sparire nel baratro che lo accarezza.
Ma Sherlock.. Sherlock non può perderlo di nuovo e fa quello che avrei fatto anche io, scuote John, con quel pugno per smuoverlo (che male la deduzione che fa in quel momento😢) e quel "saprei tenerti testa".
E John finalmente capisce, e il peso non scompare ma diventa molto meno pesante e finalmente accetta, accetta di essere imperfetto, umano, accetta l'amore di Sherlock e il suo per il consulente e questo lo cura, è un passo nella giusta direzione per guarire. Bello anche come scrivi di come si completino, in ogni modo e situazione, anche senza parole, di come si appartengano.
Appena riesco arrivo anche per le altre❤️.
Un abbraccio Pri

Recensore Master
05/03/19, ore 01:40

Buonasera <3
Allora, arrivo per lo scambio del Giardino e questo capitolo mi è quasi piaciuto più del primo.
C’è una forma di poesia estremamente diretta nel tuo stile che mi fa arrivare le sensazioni di Sherlock tipo treno in faccia (ed è super positivo). É un modo di scrittura che non avevo mai davvero incontrato prima, ma che continua a piacermi tantissimo e che si presta ai pensieri di Sherlock e ad una narrazione per lo più interna, che alterna momenti di grandissimo lirismo (John è bello d’estate. È bello esattamente come dovrebbe esserlo un campo di grano nel mese di luglio. che ho adorato, insieme ad altre frasi che mi hanno lasciata WOW) a descrizioni che sono invece molto più spoglie e dirette (lo sguardo fisso su una larva che striscia fuori da un profondo squarcio sul torace della vittima ad esempio, una descrizione sulla quale non ti soffermi perché Sherlock non vi si sofferma, troppo interessato invece ad osservare un John nuovamente sul campo). Insomma, è un tipo di scrittura che mi affascina, che rende molto piacevoli da leggere anche pezzi che, scritti diversamente, forse risulterebbero troppo “pesanti” ed introspettivi: credo sia un bellissimo (e funzionale) equilibrio tra in-sight di Sherlock, le sue sensazioni, e frammenti di scena vera e propria che si dipanano di fronte ai suoi occhi, ma che sono sempre “distratti” dalla presenza di John ed i sentimenti che suscita nel nostro caro Holmes. Non so se mi sono spiegata, se non l’ho fatto perdonami haha, semplicemente è un approccio stilistico molto particolare e che continuo ad apprezzare tantissimo. 


Passando al contenuto del capitolo, non mi aspettavo che si aprisse con un caso: condivido lo stupore di Sherlock nel vedere John di nuovo a studiare una vittima (molto chiare e precise, anche se circoscritte, le descrizioni) e ad occuparsi di un lavoro con lui. Non so perchè, pensavo avrebbe passato ancora un po' di tempo in solitaria, ma ho apprezzato moltissimo il cambio di mood. Ho /adorato/ l’eccitazione particolarissima che nasce nella mente di Sherlock, il fatto che proprio mentre John sta facendo qualcosa di tutto fuorché sensuale lui si renda conto che, oh, no, aspetta, forse non era un sentimento così platonico. Al contrario. Allo stesso tempo, trovo molto da Sherlock non stare a pesarci troppo, quando qualsiasi persona normale avrebbe detto “wait, what, sto pensando a certe cose con un cadavere davanti”. É palese che Sherlock sia troppo high-functioning sociopath per fregarsene qualcosa del contesto, oltre che dotato di una mente sufficientemente razionale dal riconoscere l’eccitazione e depennare in maniera altrettanto razionale “platonico” dalla lista. Ho adorato, assolutamente IC.
É 100% da lui un approccio del genere, allo stesso tempo travolto da qualcosa che gli elettrizza ogni singolo nervo sotto la pelle eppure pronto ad abbandonarsi all’evidenza degli eventi. Se John sapesse 😩 Non sta facendo nulla di allucinante, eppure è ignaro della tempesta che sta scatenando.

Altra cosa che ho apprezzato molto è la frase di transizione che ricollega la seconda parte alla prima: il gesto di John in macchina, così semplice, che per l’appunto alla luce degli avvenimenti precedenti ha tutto un altro senso. Trovo sia un espediente molto interessante per ricordare al lettore il cambiamento avvenuto nella mente di Sherlock, che ricorda la presenza /fisica/ di John oltre che mentale e l’interesse che improvvisamente suscita, ed è un cambiamento dal quale non si torna indietro. Ho adorato, di nuovo.


La descrizione del sorriso di John è ancora una volta estremamente toccante, proprio perché siamo abbastanza “dentro” la testa di Sherlock da rimanerne stupiti a nostra volta: credo sia un pezzo super-immersivo, e allo stesso tempo Sherlock è terribilmente tenero (e un po’ goofy, come sempre) quando teme di non riuscire a non apparire sorpreso di fronte a questa reazione inaspettata. Anche la deduzione John Watson si è divertito è molto bella, perché non è la deduzione del genio, del detective, è più che altro l’accorgersi di due persone che si conoscono ormai benissimo, che sono intime e (speriamo ancora non per molto e che le cose evolvano LOL) legate dall'amicizia. Insomma, ho apprezzato davvero tanto la sottigliezza che richiama sia all’IC di Sherlock che effettivamente al suo rapporto con John.

Ho apprezzato ancora una volta l’IC dei personaggi, che si vede in moltissimi dettagli che riesci a sparpagliare senza sforzo: il dialogo e la menzione più che naturale al blog, il fatto che Sherlock non gliene lasci passare una con quella frase finale (ti pareva che non gli sarebbe andato bene haha), l’attenzione medica che John mette inizialmente nello studiare il cadavere ignaro di quello che sta passando nella mente dell’amico. Tutti i riferimenti alle serie e alla loro esperienza passata, da quella volta che ha finto in Metro con la bomba (quante sberle gli avrei tirato oh) a Buckingham Palace, fino al dramma con Eurus e ai mutamenti (ovvi per chi ha visto la stagione, direi) che ha portato, non fanno che aggiungere texture e profondità ai sentimenti di Sherlock, alle esperienze che ha accumulato con John nel bene e nel male. Ho davvero trovato che aggiungessero realismo ai suoi pensieri.

Dunque, direi che a questo punto farti (ancora una volta haha) i miei più grandi complimenti per lo stile eccelso e la meravigliosa gestione dei personaggi potrebbe essere un po’ ridondante ma…sono davvero bellissimi, complimenti! Un capitolo che mi è piaciuto un sacco, che mi lascia a chiedermi /come/ (e se, ma suppongo di sì) Sherlock uscirà da questo sulking solitario e che mi ha lasciata ancora una volta super intenerita per John (cucciolino :<) e per il suo ritorno "al vecchio John" di sette anni prima. 

Non mancherò di leggere il prossimo capitolo e ancora tanti, tanti, tanti complimenti per come stai gestendo l’introspezione di Sherlock, che sicuramente è tutto meno che un personaggio facile.



Ellie

Recensore Master
26/02/19, ore 23:02

Ciao, eccomi qui per lo scambio del giardino...
Finalmente sono arrivata alla fine di questa storia. Finalmente e purtroppo :( perchè non avrei voluto finirla... soprattutto perchè è scritta magnificamente e hai un dono per descrivere certi sentimenti, certe introspezioni, certe coppie e certi personaggi... certe sfaccettature di personaggi. Personaggi complessi come Sherlock, Sherlock e Jonh, Sherlock che descrive John, Sherlock che si vive John, questo nuovo John, questo John vecchio, questo John ritornato <3 Oddio, mi ripeto, ma mi hai lasciato completamente senza parole. Soprattutto nella parte dove Rosie e John sono seduti accanto a Sherlock e John dice "papà Sherlock" <3 <3 <3 awww, ti giuro che mi ha commosso <3 Troppi cuori per te e per questo momento tenerissimo. E ho amato da morire anche il momento in cui Sherlock rivive il flash dell'obitorio, esorcizzato dopo quanto successo attraverso il gesto di fare l'amore, di viversi insieme in quel contesto, proprio in quel luogo così doloroso. Anche la frase finale, dove il narratore diventa onniscente e ci rivela che anche John pensa che Sherlock sia bellissimo quando sorride. Un pezzo molto toccante pure quello *________*
Awwww, mi fai fangirlare troppo! Spero che la one shot a rating rosso arrivi presto (o è già arrivata e me la sono persa?) perchè gli accenni qui sono stati perfetti, mai volgari, travolgenti. Davvero davvero brava
Ancora tantissimi complimenti, non vedo l'ora di rileggerci presto
Alice :)

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